Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0133/2007).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.
Prima parte
Su richiesta del Commissario Verheugen il Tempo delle interrogazioni avrà inizio con l’interrogazione n. 28.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 28 dell’onorevole Catherine Stihler (H-0493/07):
Oggetto: Consultazione sull’informazione dei pazienti
La Commissione come intende consultare formalmente le organizzazioni dei consumatori nell’apprestare la relazione sulle prassi correnti in materia di informazione ai pazienti, come prescritto dall’articolo 88 bis della direttiva 2004/27/CE(1): “Entro tre anni dall’entrata in vigore della direttiva 2004/726/CE la Commissione, previa consultazione delle associazioni dei pazienti e dei consumatori, degli Stati membri e degli altri soggetti interessati, presenta al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sulle attuali prassi in materia di informazione, in particolare via Internet, e sui loro rischi e benefici per i pazienti”?
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevole Stihler, conformemente all’articolo 88 bis della direttiva 2001/83/CE, la Commissione sta preparando una relazione sulle prassi correnti in materia di informazione ai pazienti sui medicinali. La relazione riassumerà la situazione attuale, ma non stabilirà ancora alcun orientamento politico né avanzerà proposte poiché, ai sensi dell’articolo 88 bis, verranno definiti in seguito, quale passo successivo. Quando la versione definitiva della relazione sarà disponibile, verrà immediatamente presentata al Consiglio e al Parlamento europeo.
Nella fase di preparazione della relazione, i servizi della Commissione hanno tenuto ampie consultazioni con le associazioni dei pazienti e dei consumatori, con gli Stati membri e gli altri soggetti interessati. Secondo la consueta procedura, la consultazione pubblica ha avuto una durata di oltre due mesi, da aprile a giugno di quest’anno. La proposta è stata pubblicata sul sito web della Direzione generale Imprese e Industria, con la richiesta di inviare pareri.
Finora sono giunti più di 50 contributi, e ogni giorno ne arrivano altri. Dieci di questi contributi provengono da associazioni di pazienti o di consumatori. E’ una prova lampante che le associazioni dei consumatori e tutti gli altri soggetti interessati, così come i cittadini, hanno avuto l’opportunità di esprimere la loro opinione sulla relazione, e di contribuire alla sua stesura – ed è infatti ciò che è largamente avvenuto.
Le risposte ricevute sono state esaminate con molta attenzione, e la relazione definitiva dovrà considerare, sulla base di questo esame, la migliore strategia per assicurare a tutti i cittadini europei il medesimo accesso alle più chiare informazioni possibili sui medicinali.
Desidero assicurare all’onorevole parlamentare che si tratta di una questione che mi sta personalmente a cuore e che farò quanto è in mio potere per condurre il processo a conclusione nel più breve tempo possibile. Tuttavia, è essenziale che le nostre proposte si basino su informazioni esaustive e ampie consultazioni con i cittadini: a mio avviso, precisione e qualità sono, a questo proposito, ben più importanti della velocità.
Catherine Stihler (PSE). – (EN) La ringrazio signor Commissario. Ritengo ci sia grande preoccupazione sulla modalità di consultazione delle parti. Molti di noi pensano che non debbano esserci cambiamenti all’attuale normativa, ovvero che si debba mantenere il divieto sulla pubblicità destinata al consumatore senza possibilità di sorta di reclamizzare direttamente i prodotti farmaceutici. E’ necessario assicurare un maggiore coinvolgimento dei consumatori al Forum farmaceutico, prestando particolare attenzione a ciò che pazienti e consumatori in genere desiderano e hanno bisogno di sapere piuttosto che alle informazioni che l’industria intende fornire. Pertanto, signor Commissario prenderà in considerazione cambiamenti al programma adottato, in modo da prevedere un adeguato esame di tutti i punti di vista alternativi e affrontare il problema delle informazioni e delle soluzioni da individuare mettendo il paziente al centro dell’attenzione?
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. – (DE) Onorevole Stihler, vorrei anzitutto assicurarle che concordiamo pienamente sulla valutazione politica secondo la quale non bisogna aprire le porte alla pubblicità dei prodotti nel settore dei farmaci da vendersi dietro presentazione di ricetta medica; per quanto mi è possibile, ciò non succederà. L’unico obiettivo deve essere quello di fornire ai pazienti informazioni obiettive, esaurienti e neutre, fare in modo che non si confondano e garantire che tutti abbiano pari accesso a tali informazioni obiettive e neutrali.
Il problema che oggi ci troviamo ad affrontare è che alcuni gruppi di pazienti hanno accesso a ogni sorta di informazione via Internet e mediante altre moderne tecnologie di comunicazione, mentre molti altri non dispongono di queste informazioni: è una situazione che deve essere eliminata.
Vorrei ribadire in maniera chiara che non dobbiamo oltrepassare la linea che separa l’informazione al paziente dalla pubblicità dei prodotti. Inoltre, dobbiamo stabilire con estrema chiarezza quali regole e quali criteri applicare alle informazioni.
Per quanto riguarda il calendario, ho già dichiarato che la fase di consultazione si è conclusa. Attualmente stiamo lavorando a pieno ritmo per il completamento della relazione definitiva sulla base di tali consultazioni. Come ho detto poc’anzi, farò del mio meglio per velocizzare tale processo. Ad ogni modo, esso sarà portato a termine entro la fine di dell’anno.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 26 dell’onorevole Brian Crowley (H-0467/07):
Oggetto: Lotta alla disoccupazione giovanile e a lungo termine nell’UE
Può la Commissione comunicare quali misure sta adottando quest’anno per combattere la disoccupazione giovanile e a lungo termine nell’UE e per garantire che i cittadini comunitari privi di un impiego abbiano accesso a corsi di formazione di alta qualità nel campo delle tecnologie dell’informazione?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, il mercato del lavoro in Europa sta complessivamente migliorando, in maniera rapida ed efficace. In Europa non c’era mai stato un numero così alto di persone che lavorano, e i dati relativi alla disoccupazione sono da molto tempo a un minimo storico. Resta comunque vero che il tasso di disoccupazione tra i giovani rimane alto, circa il doppio della media dell’UE. Il problema della disoccupazione giovanile è innanzitutto di competenza degli Stati membri, nel contesto delle loro politiche riguardanti il mercato del lavoro. E’ anche vero, tuttavia, che l’UE deve contribuire a risolvere questo problema.
Il compito principale dell’UE consiste nel sostenere gli Stati membri nei due seguenti settori:
– coordinamento e controllo della politica nazionale in materia di disoccupazione degli Stati membri nel contesto della strategia di Lisbona, e
– sostegno finanziario, in particolare mediante il Fondo sociale europeo.
Il quadro per il coordinamento delle politiche è fornito dalla strategia di Lisbona rivista. La Commissione controlla attentamente le politiche nazionali in materia di disoccupazione. Nell’ultima relazione comunitaria sulla disoccupazione, Commissione e Consiglio hanno sottolineato l’urgente necessità di migliorare la situazione dei giovani nel mercato del lavoro. Sebbene gli Stati membri si siano impegnati a offrire ai giovani nuove possibilità, la maggior parte dei 4,6 milioni di giovani disoccupati non riceve offerte di lavoro, né di istruzione o formazione professionale nei primi sei mesi di disoccupazione. I giovani che trovano lavoro spesso devono accettare condizioni contrattuali incerte. La Commissione ritiene che si tratti di una condizione insoddisfacente e ha raccomandato agli Stati membri di migliorare la situazione per i giovani, in particolare nel settore dell’istruzione e della formazione professionale.
Dal punto di vista della Commissione, occorre avviare iniziative specifiche nei tre settori seguenti.
In primo luogo, l’inclusione sociale, che è un prerequisito essenziale per lo sviluppo sostenibile in Europa. La Commissione sosterrà una coesione attiva, volta ad aiutare le persone che sono emarginate a integrarsi nel mercato del lavoro, nonché i programmi che garantiscono un salario minimo adeguato e l’accesso a servizi sociali di alta qualità.
In secondo luogo, l’apprendimento permanente, dal momento che non vi è alcun dubbio che l’istruzione genera istruzione e che coloro che hanno ricevuto un’istruzione e dispongono di qualifiche superiori hanno maggiore accesso all’apprendimento permanente rispetto a coloro che ne hanno maggiore bisogno, vale a dire i lavoratori con qualifiche inferiori o i lavoratori anziani con qualifiche superate. Per quanto riguarda la strategia di Lisbona, la Commissione ha emesso una serie di raccomandazioni per gli Stati membri nel settore dell’istruzione e della formazione professionale, in particolare riguardo all’abbandono precoce degli studi, con la prospettiva di innalzare i livelli di istruzione dei cittadini europei. Vorrei sottolineare che l’obiettivo fondamentale dell’UE è portare il numero di abbandoni scolastici precoci al di sotto del 10 per cento. La cifra attuale è del 15,2 per cento e in alcuni casi significativamente maggiore. La riduzione degli abbandoni scolastici precoci è a nostro avviso uno dei fattori più importanti per accrescere le opportunità dei giovani nel mercato del lavoro. Un’altra raccomandazione della Commissione riguarda il sostegno alla mobilità geografica. Nonostante la disoccupazione, ci troviamo di fronte a una situazione in cui in alcune regioni e settori non è presente una forza lavoro sufficiente. E’ pertanto necessario esortare i giovani a sfruttare tali opportunità di lavoro.
Un’ulteriore possibilità risiede nel sostegno finanziario dell’UE mediante il Fondo sociale europeo. Oltre alla politica di coordinamento, l’Unione sostiene gli sforzi degli Stati membri di modernizzare il mercato del lavoro. Nel periodo 2007-2013 gli Stati membri riceveranno 72,6 miliardi di euro per finanziare la riforma dei mercati nazionali del lavoro, oltre il 90 per cento dei quali andrà direttamente a soddisfare gli obiettivi di Lisbona. L’investimento nel capitale umano, che rappresenta un terzo della dotazione finanziaria del Fondo sociale europeo, costituisce la priorità più importante per il 2007-2013. Un ulteriore 30 per cento dell’importo verrà assegnato alla coesione sociale con stanziamenti a favore dei gruppi sfavoriti.
Il Fondo sociale europeo ha già prodotto risultati pratici. Ogni anno, circa 2 milioni di persone ottengono accesso all’occupazione sfruttando il sostegno dei progetti del Fondo sociale europeo. Nel 2007, il 25 per cento dei disoccupati nell’UE parteciperà a progetti del Fondo sociale europeo, di cui beneficiano circa 1 milione di persone sfavorite o emarginate dalla società. Circa 4 milioni di persone ogni anno portano a termine corsi di formazione quale parte del programma di apprendimento permanente, sostenuto dal Fondo sociale europeo.
Dato che, come ho evidenziato, la questione della disoccupazione giovanile rimane un problema, la Commissione sta cercando soluzioni più efficaci. Per questa ragione, al momento la Commissione sta ultimando una proposta di comunicazione sull’inserimento dei giovani nella scuola, nel mondo del lavoro e nella società, la cui adozione è prevista per il settembre di quest’anno. La comunicazione in questione sarà accompagnata da un documento di lavoro della Commissione sull’occupazione giovanile.
Onorevoli deputati, come ho sottolineato, la questione della disoccupazione giovanile è certamente soprattutto di competenza degli Stati membri, delle loro politiche sull’occupazione, delle loro politiche in materia di istruzione e così via, anche se l’UE non può e non intende rimanere inoperosa.
Brian Crowley (UEN). – (EN) Signor Presidente, ringrazio il Commissario per la sua risposta. Nel poco tempo a mia disposizione, intendo concentrarmi su tre settori specifici.
Innanzi tutto, a proposito della disoccupazione giovanile, abbiamo notato una grave carenza di competenze, non solo per quanto riguarda Internet, il settore della comunicazioni o la tecnologia, ma anche in termini di competenze tradizionali, ad esempio quelle di falegnami, elettricisti, operai edili specializzati, eccetera. Non sembra esserci alcuna nuova iniziativa per costruire sulle risorse esistenti.
In secondo luogo, in relazione alla questione della mobilità, ci sono barriere che si ripercuotono sui giovani, in particolare, negli spostamenti per ottenere posti di lavoro e sul riconoscimento dei loro titoli di studio qualora ne siano in possesso.
In terzo luogo, e per finire, in relazione alla disoccupazione di lunga durata, i programmi di reinserimento sono importanti, in quanto consentono ai lavoratori di conservare parte dei loro diritti sociali e pertanto li aiutano a integrarsi nuovamente nel sistema lavorativo. Quali specifiche proposte ci sono al riguardo?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. – (CS) Questi due punti sono certamente molto importanti e potremmo approfondirli a lungo, tuttavia risponderò brevemente, se possibile. Naturalmente, nell’ambito del quadro della politica attiva sull’occupazione del Fondo sociale europeo, ci stiamo adoperando per aumentare le competenze, e come lei ha giustamente sottolineato le qualifiche non sono una questione meramente intellettuale, ma coinvolgono altresì le professioni manuali e altre attività. Pertanto, la Commissione sta preparando un dibattito, nell’ambito del forum per la riforma, per affrontare il futuro mercato del lavoro, vale a dire, un mercato del lavoro che preveda posti che nel lungo termine possano essere considerati stabili o emergenti, e parte del nostro impegno consisterà nel formulare requisiti adeguati per le qualifiche, moduli idonei ad acquisire qualifiche e metodi flessibili e dinamici per perseguire l’equilibrio tra il futuro mercato del lavoro e le qualifiche.
Per quanto riguarda la mobilità dei lavoratori, ancora una volta abbiamo a disposizione tutta una serie di elementi e modalità per sostenerla. Il più importante è l’obiettivo stabilito dal mio collega il commissario Figel, vale a dire il quadro per il sul riconoscimento delle qualifiche non soltanto nei settori in cui le qualifiche vengono già riconosciute ma anche in altri settori, compresi i cosiddetti mestieri. Credo che se avviamo questo progetto, miglioreremo significativamente la situazione dei giovani nel mercato del lavoro.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 27 dell’onorevole Olle Schmidt (H-0487/07):
Oggetto: Europa: un luogo di rifugio per scrittori e giornalisti perseguitati
L’UE ha il dovere di appoggiare un dibattito aperto nelle società chiuse e nei regimi dittatoriali. Tuttavia in troppi paesi l’espressione di opinioni continua a comportare pericolo di morte. In tutto il mondo giornalisti e scrittori vengono uccisi, rapiti e perseguitati. La libertà di espressione è importante affinché i regimi totalitari possano evolversi verso società aperte e democratiche. La Commissione potrebbe trasmettere un segnale chiaro sul valore della libertà di espressione offrendo un rifugio temporaneo a scrittori e giornalisti perseguitati a causa delle restrizioni della libertà di espressione. Di recente una proposta in tal senso è stata avanzata dal governo danese.
E’ la Commissione disposta a prendere l’iniziativa di offrire un rifugio nell’UE a scrittori che rischiano persecuzioni a causa di restrizioni alla libertà di espressione?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – (EN) Le condizioni secondo le quali si può concedere a cittadini di paesi terzi una protezione internazionale come lo status di rifugiato bisognoso di protezione sussidiaria in uno Stato membro sono state armonizzate a livello comunitario. Infatti, la direttiva sulla qualifica di rifugiato 2004/83/CE impone agli Stati membri dell’UE interessati l’obbligo di riconoscere lo status di rifugiato ai cittadini di paesi terzi che cercano protezione sulla base di timori fondati di essere perseguitati a causa delle loro opinioni politiche.
In tale contesto, il concetto di opinione politica comprende qualsiasi opinione riguardante argomenti che coinvolgano lo Stato, il governo o la società, superando l’identificazione con uno specifico partito politico o una ideologia riconosciuta.
Gli Stati membri sono pertanto obbligati in virtù del diritto comunitario a offrire protezione a giornalisti e scrittori che, per avere esercitato la loro libertà di espressione, hanno, nei loro paesi di origine, fondati timori di persecuzioni sotto forma di rischi per la loro vita, la libertà fisica o altre gravi violazioni dei loro diritti umani.
La Commissione sostiene ogni iniziativa di singoli Stati membri volta a innalzare il livello di protezione concesso agli scrittori e ai giornalisti che vengono perseguitati limitando la loro libertà di espressione.
Olle Schmidt (ALDE). – (SV) Sono soddisfatto della risposta. Intendo approfittare della mia interrogazione per chiedere al Commissario di unirsi agli Stati membri nell’intraprendere un’iniziativa per regolamentare maggiormente la questione e garantire che gli scrittori e i giornalisti che possono venire in Europa siano posti effettivamente in condizione di farlo. Ritengo che sia un nostro dovere, considerata la gravissima situazione mondiale. Mi permetto di ricordare al signor Commissario che, lo scorso anno, 113 persone che lavoravano nei mezzi di comunicazione sono state assassinate, 807 sono state imprigionate, circa 1 500 hanno subito aggressioni fisiche e 56 sono state rapite. Tra gli scrittori, 18 sono stati uccisi e 144 messi in prigione. E’ tempo di intervenire. Una sovvenzione comunitaria potrebbe essere considerata in linea con quanto suggerito dal signor Commissario.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, ben volentieri rispondo all’onorevole deputato. Poiché la direttiva è in vigore, tutti gli Stati membri sono obbligati a rispettarla. Un aspetto su cui si può fare probabilmente di più è quello dell’informazione e della comunicazione verso i paesi d’origine: lì probabilmente vi è scarsa conoscenza delle possibilità offerte dalla legge europea di trovare protezione quando si è un giornalista e si è a rischio.
Per quanto riguarda i programmi di comunicazione, tutti gli Stati membri debbono sapere che la Commissione europea è pronta non solo a cofinanziarli ma anche a promuoverli. Quindi una migliore conoscenza per una migliore applicazione di una direttiva che esiste esattamente nei termini che Le ho descritto.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Signor Presidente, desidero esprimere il mio pieno sostegno all’interrogazione dell’onorevole deputato, in quanto lo spirito che muove e guida l’Unione europea è davvero l’opposto di quello che regna in paesi dove si verifica il bando e il rogo di libri, seguito dalla persecuzione dei loro autori. Vorrei approfondire la questione. A mio parere, è necessario non soltanto concedere a questi cittadini una particolare protezione, ma l’UE deve anche preoccuparsi di garantire che le opere di tali autori possano essere diffuse, vale a dire divulgate proprio al fine di sconfiggere la dittatura di cui sono vittime. La Commissione intende sostenere questi cittadini non soltanto consentendo loro di soggiornare da noi ma anche promuovendo le loro opere?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, noi abbiamo già immaginato addirittura dei programmi per far conoscere le opinioni di persone che, nei loro paesi, vengono definite scrittori dissidenti, in modo da promuovere la diffusione di idee liberali e democratiche. Il nostro obiettivo finale è quello di far conoscere tali idee proprio nei paesi da cui questi scrittori o questi giornalisti provengono.
E’ nostro compito diffondere i valori democratici al di là dei confini europei e credo che sia giusto farlo anche utilizzando la voce di scrittori e di giornalisti coraggiosi, che debbono essere protetti in Europa ma le cui idee devono essere conosciute anche nei paesi da cui sono fuggiti. Quindi in linea di principio sono d’accordo con tale impostazione.
Jim Allister (NI). – (EN) Pensando ai giornalisti minacciati e perseguitati, è difficile non fare riferimento al recente rilascio di Alan Johnston a Gaza, accolto con sollievo da tutti noi. Tuttavia, la Commissione è d’accordo che occorre trovare un attento equilibrio e far sì che le organizzazioni terroristiche, come Hamas, non vengano valorizzate o ricompensate per aver avuto un ruolo nella liberazione resasi necessaria a seguito di un avvenimento che non sarebbe mai dovuto accadere, ovvero la soppressione della libertà di un giornalista coraggioso come Alan Johnston? Signor Commissario vuole fare un commento a riguardo?
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. – Signor Presidente, è evidente che su questa impostazione l’Europa si è già espressa per voce dei ministri degli Esteri dell’Unione europea: la liberazione delle persone rapite è un dovere che diplomaticamente impegna l’Europa.
La liberazione di Alan Johnston è stato un atto da noi apprezzato ma, ovviamente, come Lei ha detto, nessuno ritiene di dover ricompensare Hamas che, come tutti sanno, è tuttora nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Ciò detto, è evidente che quello che a noi preme maggiormente è che vengano salvate vite umane e che i giornalisti possano svolgere la loro attività, anche in aree difficili e in zone di conflitto o ad alto rischio, altrimenti verrebbe meno la missione propria di un giornalista, che è andare anche dove è pericoloso e riferire quello che ha visto e sentito.
Seconda parte
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 29 dell’onorevole Stavros Arnaoutakis (H-0500/07):
Oggetto: Rischio di scomparsa delle riserve ittiche nel Mar Egeo
Stando a taluni studi scientifici resi pubblici sembra che le riserve ittiche del Mar Egeo si riducano pericolosamente con il conseguente rischio di un crollo del settore alieutico. Tale situazione è aggravata dalla mancata applicazione di sostanziali misure a favore di una gestione sostenibile dell’attività alieutica, come pure dall’uso incontrollato di strumenti e pratiche che arrecano gravi colpi agli ecosistemi in cui si riproducono le popolazioni di pesci.
Poiché la Commissione ha il dovere di proteggere tale area dal propagarsi di fenomeni analoghi al fine di, da un lato, mantenere almeno le riserve ittiche e, dall’altro, proteggere la pesca costiera che è un mezzo di sopravvivenza per i pescatori interessati, cosa intende essa proporre per far fronte a questo grave problema?
Joe Borg, Membro della Commissione. – (EN) Ringrazio l’onorevole Arnaoutakis per l’interrogazione relativa al Mar Egeo e alle sue risorse ittiche. Va ricordato che il Consiglio dei ministri ha adottato la proposta di regolamento relativa alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse di pesca nel mar Mediterraneo intorno alla fine del 2006. Tale regolamento è poi entrato in vigore nel gennaio 2007. La Commissione ritiene che il regolamento rappresenti una risposta valida ed energica ai problemi sollevati dall’onorevole parlamentare sia per quanto riguarda le piccole specie pelagiche che quelle demersali. Per altre specie altamente migratorie come il tonno rosso, la Comunità ha inoltre adottato recentemente una nuova normativa che contribuirà a migliorare lo stato di conservazione di tali stock.
Mi si consenta di sottolineare che fissare misure di gestione non è comunque sufficiente se non vengono realizzati un’opportuna applicazione e il controllo delle misure. Sia gli Stati membri che le organizzazioni dei pescatori hanno un ruolo fondamentale da svolgere al riguardo. La Commissione vigilerà attentamente per assicurare il rispetto di tutte le misure. Per questa ragione il 2 aprile 2007 ho scritto ai ministri degli Stati membri interessati di valutare il livello di applicazione del regolamento pochi mesi dopo la sua adozione. I miei uffici continueranno a controllare la situazione e l’attuazione da parte degli Stati membri delle varie disposizioni contenute nel regolamento.
Oltre alle misure comunitarie che potranno essere ulteriormente integrate in futuro, è essenziale anche promuovere misure di gestione della pesca nel quadro della Commissione generale della pesca per il Mediterraneo (CGPM), affinché anche i paesi del Mediterraneo che non fanno parte dell’Unione possano contribuire alla sostenibilità delle risorse marine viventi.
La partecipazione attiva di scienziati degli Stati membri all’attività del comitato consultivo scientifico della CGPM è importante in questa prospettiva. Nel caso del Mare Egeo, è soprattutto responsabilità della Grecia e della Turchia assicurare un’opportuna cooperazione scientifica per fornire un valido parere scientifico per la gestione della pesca.
Al fine di assicurare e promuovere ulteriore cooperazione scientifica nel bacino orientale del Mediterraneo, la Commissione, unitamente a Grecia e Italia, intende sostenere un nuovo progetto regionale FAO denominato EastMed.
Stavros Arnaoutakis (PSE). – (EL) Signor Presidente, ringrazio il Commissario per la sua risposta e vorrei rendergli noto che nell’Egeo e nel Mediterraneo in generale sono attivi pescatori degli Stati membri dell’Unione europea e di paesi terzi.
Tuttavia, i pescatori greci e comunitari operanti nella zona subiscono tutte le limitazioni e applicano le direttive pertinenti, a differenza dei pescatori di paesi terzi, che pescano senza restrizioni e spesso senza controllo.
Cosa intende fare la Commissione per risolvere immediatamente il problema?
Joe Borg, Membro della Commissione. – (EN) Come ho detto poc’anzi, la Commissione ha facoltà di intervenire direttamente nella gestione della pesca nell’ambito delle acque comunitarie, in particolare coinvolgendo i pescatori della Comunità. A questo proposito ho fatto riferimento in particolare alla normativa relativa al Mediterraneo, appena entrata in vigore e di cui stiamo eseguendo un attento controllo per verificarne la corretta applicazione.
Chiaramente il Mar Mediterraneo, e l’area orientale del Mediterraneo, coinvolge paesi terzi con i quali abbiamo delle relazioni. Con la Turchia in particolare esiste un legame di associazione, e la Turchia è anche un paese candidato all’adesione. Per quanto riguarda la pesca, cerchiamo di lavorare a stretto contatto con i paesi terzi in altre sedi responsabili della gestione della pesca nel Mediterraneo, in particolare con la CGPM, la Commissione generale della pesca per il Mediterraneo. Per quanto riguarda le specie altamente migratorie, esiste l’ICCAT, la commissione responsabile del tonno rosso, in particolare, e del pesce spada. In questo settore ci stiamo attivando per lavorare a stretto contatto con i paesi terzi che fanno anche parte di questi forum al fine di portare avanti misure normative comuni. In tal modo stiamo cercando di mantenere e istituire regole il più possibile eque e comuni.
Naturalmente è fondamentale che l’Unione europea prenda l’iniziativa, e quindi, nello stabilire il nostro regime normativo per la pesca nelle acque comunitarie, abbiamo definito regole esemplari, ma facciamo il possibile per far sì che i paesi terzi che hanno diritto di pesca nel Mediterraneo adottino misure analoghe attraverso la CGPM e l’ICCAT, affinché i nostri pescatori non vengano penalizzati da norme di gestione della pesca più severe.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Nelle ultime settimane, siamo venuti a conoscenza di problemi emersi nel suo paese, Malta, riguardanti quindi la pesca costiera in un’altra zona del Mediterraneo. Ci sono possibilità particolari, programmi o strategie per promuovere in maniera specifica la pesca costiera e la protezione dei pescatori locali?
Joe Borg, Membro della Commissione. – (EN) La pesca costiera nel Mediterraneo è una questione particolarmente delicata, in quanto ha caratteristiche più specifiche rispetto alla pesca nel Mare del Nord, per esempio, che comprende principalmente catture miste. Pertanto, non è possibile essere così selettivi come vorremmo e le misure applicate nel Mediterraneo si basano maggiormente su provvedimenti tecnici che sulla fissazione di quote e di un totale ammissibile di catture.
Tuttavia, alla luce di ciò, la politica della pesca nel Mediterraneo ha introdotto, per la prima volta, normative piuttosto severe volte a regolamentare la pesca nel Mediterraneo e in particolare la pesca costiera. Gli Stati membri sono tenuti a preparare piani di gestione per la pesca tenendo conto della lunghezza delle coste e, in particolare, misure relative alla tipologia delle attrezzature utilizzate, nonché misure relative alla taglia minima di sbarco.
Attualmente stiamo controllando che la normativa venga applicata, come ho sostenuto nella mia risposta all’interrogazione. Essa è stata adottata solo alla fine dello scorso anno ed è entrata in vigore all’inizio di quest’anno. Le scadenze vengono introdotte nel corso di quest’anno e dell’anno prossimo. Mi auguro che entro i termini stabiliti nel regolamento gli Stati membri avranno adottato le misure necessarie per poter ottenere una pesca più sostenibile nel Mediterraneo, in particolare riguardo alla pesca costiera.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Mi congratulo con l’amico onorevole Arnaoutakis per la sua interrogazione e ringrazio il Commissario per la sua risposta. Tuttavia, vorrei sapere a quali condizioni le catture dei pescatori di paesi terzi vengono importate e distribuite sul mercato nell’Unione europea.
Un aumento della pesca significa anche un aumento della domanda causata da prezzi più bassi. Non si tratta soltanto di metodi di pesca.
Joe Borg, Membro della Commissione. – (EN) Le norme applicabili all’importazione del pesce sono regolate conformemente alle disposizioni generali relative ai negoziati OMC e al regime OMC. Vi sono settori in cui, in relazione alla pesca in particolare, non vige una liberalizzazione completa e, pertanto, esistono misure di protezione dell’industria comunitaria. Tuttavia, è necessario attendere di vedere come si svolgeranno le discussioni nel corso dell’anno al fine di valutare quali ulteriori liberalizzazioni si verificheranno riguardo ai prodotti ittici importati.
Detto questo, è comunque importante sottolineare che nei prossimi mesi dell’anno presenteremo misure per combattere la pesca illegale. In virtù di tali misure, qualora il pesce venisse catturato da imbarcazioni che battono la bandiera di un paese terzo e tali imbarcazioni non fossero in grado di dimostrare che il pesce è stato catturato secondo criteri di sostenibilità – in altre parole, nell’ambito, per esempio, di limiti di quote e dei parametri di norme applicabili in diverse organizzazioni per la gestione della pesca regionale, quale, nel caso del Mediterraneo, la CGPM – allora tale pesce sarà considerato illegale e non verrà concessa l’autorizzazione a sbarcarlo nello Stato membro in cui avrebbe dovuto essere sbarcato. Questo ci permetterebbe di disporre di misure molto efficaci, che spero ci aiuteranno a limitare gli sbarchi di pesce catturato illegalmente.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 30 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0452/07):
Oggetto: Tutela dei diritti del fanciullo nelle relazioni esterne dell’UE
La comunicazione della Commissione sulla strategia europea per i diritti del fanciullo pubblicata il 4 luglio 2006 valuta, nell’ambito dell’Unità tematica “situazione mondiale”, che circa 300 000 ragazzi combattono come soldati bambini in più di 30 conflitti armati in tutto il mondo. Benché ci si attenda che il tema dei bambini soldato sia già stato oggetto di normalizzazione e si siano ridotte le situazioni estreme di violazione dei loro diritti, spesso la stampa internazionale fa riferimento al fenomeno del reclutamento di bambini soldato desumendo esempi concreti da taluni paesi dell’Africa e dell’Asia.
Come percepisce la Commissione, nell’ambito delle sue relazioni esterne, il fenomeno dell’impiego di bambini in imprese militari? Quali provvedimenti concreti intende prendere per far sì che la lotta contro l’arruolamento dei bambini costituisca una priorità della sua agenda politica riguardo a quei paesi in cui i bambini sono costretti a partecipare ad azioni militari? Come incoraggerà l’applicazione del Protocollo aggiuntivo della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo affinché gli Stati rispettino la condizione del compimento del 18° anno di età per i giovani che partecipano alla formazione militare e agli scontri armati?
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) La Commissione non solo condanna vivamente e duramente il reclutamento e l’utilizzo di bambini nei gruppi e nelle forze armate, ma contribuisce anche attivamente a un costante impegno internazionale, ricorrendo a tutti i mezzi disponibili per combattere tale fenomeno. Ci stiamo adoperando, sia a livello politico che mediante i nostri diversi strumenti di finanziamento, per promuovere i diritti del bambino nei conflitti armati.
E’ possibile distinguere tre livelli. Uno è il livello politico. L’Unione europea ha istituito una base particolarmente solida per lavorare su queste questioni. Dal 2003, sono stati adottati numerosi documenti politici che comprendono gli orientamenti dell’UE su bambini e conflitti armati, le strategie comunitarie per il sostegno al disarmo, alla smobilitazione e alla reintegrazione e la checklist per l’integrazione della protezione dei bambini coinvolti in conflitti armati nelle operazioni PESD e, infine, la comunicazione della Commissione verso una strategia dell’UE sui diritti dei minori dal 2006.
Attualmente, nei nostri dialoghi politici con i paesi partner, solleviamo regolarmente questioni relative ai diritti dei minori. Ad esempio, abbiamo discusso con il governo libanese la ratifica del protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo. Abbiamo inoltre esortato gli Stati che non l’hanno ancora fatto a ratificare e ad applicare in toto lo statuto del Tribunale penale internazionale che considera l’arruolamento dei minori come un crimine di guerra. Abbiamo sostenuto finanziariamente la recente revisione del principio di Città del Capo, che ha portato lo scorso febbraio all’adozione dei principi di Parigi. Continuiamo altresì a collaborare e a sostenere attivamente i rappresentanti speciali dell’ONU per i bambini nei conflitti armati, l’UNICEF, l’OHCHR, l’UNHCR e altri organismi non governativi.
In secondo luogo, abbiamo fatto di questo problema un’alta priorità nei nostri impegni assistenziali a livello di singolo paese, per esempio in relazione a progetti sul disarmo, la smobilitazione e i programmi di reintegrazione in Sudan o in riferimento alla prevenzione del reclutamento dei bambini in Colombia o alla smobilitazione, reintegrazione e prevenzione del reclutamento di soldati bambini. Ciò ha consentito la smobilitazione di più di 3 000 bambini.
Infine, nell’ambito del nuovo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, abbiamo inoltre stanziato un importo totale di 6,8 milioni di euro per il periodo 2007-2010, con l’intento di tutelare i diritti dei bambini nelle situazioni di conflitto armato.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Ringrazio la signora Commissario per la risposta. Tuttavia, vorrei chiederle di indicarmi quali azioni precise saranno intraprese per accogliere questi bambini nell’Unione europea.
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Come ho detto poc’anzi, disponiamo di diversi orientamenti e stiamo attuando gli orientamenti esistenti. Ho appena fatto riferimento, ad esempio, alla strategia dell’UE sui diritti del fanciullo. Ciò avviene innanzi tutto mediante il dialogo politico. In secondo luogo, sosteniamo i paesi partner nell’attuazione delle loro stesse strategie. Questo significa che stiamo lavorando con i singoli paesi, oltre ad aver sostenuto finanziariamente la recente revisione dei principi di Città del Capo. Come ho riferito, ciò ha portato ai principi di Parigi e noi stiamo esprimendo ufficialmente il nostro sostegno politico a tali orientamenti.
Ci stiamo adoperando per lavorare su tutti i vari fronti, aiutando i paesi ma utilizzando anche i nostri progetti.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 31 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0460/07):
Oggetto: Strategia per la regione del Mar Nero
Qual è la strategia della politica estera UE per proseguire lo sviluppo della regione del Mar Nero e in che modo vi influiscono le questioni dei diritti umani, della sicurezza e della politica energetica?
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) La presente interrogazione verte sulla strategia della regione del Mar Nero. Oltre ai tre Stati membri, la regione del Mar Nero comprende altri sette paesi che rientrano nelle politiche dell’Unione: una di queste è la politica del vicinato, la seconda è costituita dal processo di preadesione nel caso della Turchia, e poi abbiamo il partenariato strategico con la Russia. Tali politiche, e soprattutto la politica europea di vicinato, determinano la nostra strategia nei confronti della regione nel suo complesso.
Promuovere la stabilità e la prosperità è pertanto uno degli obiettivi principali che perseguiamo, offrendo programmi di cooperazione concreti. Di recente abbiamo presentato, come saprà, un’iniziativa di sinergia del Mar Nero che è appena stata adottata sotto la Presidenza tedesca.
La regione riveste per noi un’importanza fondamentale, in particolare per le forniture energetiche dell’UE – non si tratta soltanto della sicurezza di approvvigionamento, ma anche di diversificazione. Stiamo inoltre promuovendo un dialogo con tutti i paesi del Mar Nero sulla sicurezza energetica volto a fornire un quadro trasparente per la produzione, il trasporto e il transito, non solo in un contesto regionale ma anche per migliorare la sicurezza energetica e le forniture mediante la diversificazione.
Stiamo inoltre lavorando per aggiornare le infrastrutture energetiche esistenti e per promuovere lo sviluppo di nuove infrastrutture nel contesto del corridoio energetico Mar Caspio-Mar Nero-UE. Teniamo conto altresì di tutte le norme sui diritti umani quali stabiliti dal Consiglio d’Europa e dall’OSCE che si applicano anche a tutti gli Stati del Mar Nero. Intendiamo quindi migliorare il rispetto dei diritti umani, ma è nostra intenzione anche sostenere e rafforzare le strutture democratiche e la società civile in particolare. Questa è la strada giusta.
Infine, il terzo fattore è la sicurezza e, in particolare, i “conflitti congelati” che rappresentano una sfida enorme. Ci auguriamo che l’attivo coinvolgimento dell’UE negli attuali impegni per affrontare tali conflitti offrirà un’opportunità per risolverli in un futuro non troppo lontano.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signora Commissario, la ringrazio per la risposta molto precisa ed esaustiva. Ho adesso altre due domande complementari. In primo luogo, giovedì, nel corso di un dibattito su argomenti urgenti e di attualità, discuteremo della Transnistria. Come valuta signor Commissario la situazione in Moldavia?
La mia seconda domanda riguarda le tensioni in tre Stati del Caucaso meridionale, trasformatesi negli ultimi giorni e settimane in una sorta di battaglia procedurale. La Commissione ha assunto un ruolo di mediatore in questo contesto?
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (DE) In primo luogo, per quanto riguarda la Transinistria e la Moldavia, abbiamo avuto importanti discussioni con il Presidente Voronin in persona proprio di recente, e posso dirle che stiamo lavorando a stretto contatto con il Presidente, ovviamente nel quadro della nostra politica di vicinato.
Siamo a conoscenza di trattative che intercorrono tra il Presidente Voronin e il Presidente della Russia Putin, ma la cosa importante è che sono collegate ai nostri negoziati “cinque più due”. Ci stiamo adoperando per dare alla Moldavia ogni sostegno possibile nel processo. Molto spesso bisogna sollevare questioni relative ai diritti umani – come ho fatto personalmente, sia in una lettera al Presidente Voronin che in modo diretto nel corso dei nostri dialoghi –, ma è indispensabile sostenere tale paese, il più povero in Europa, ed è quanto stiamo facendo con i nostri programmi.
Per quanto riguarda le tensioni nel Caucaso meridionale, è vero che sono aumentate. Abbiamo sottolineato in varie occasioni che una soluzione ai conflitti in Ossezia del sud, in Abkhazia e ovviamente nel Nagorno-Karabakh è possibile soltanto intensificando il dialogo politico. Ci teniamo a stretto contatto con i vari inviati speciali dell’Alto rappresentante, e abbiamo incanalato la nostra politica di vicinato verso la creazione di un ambiente propizio che consenta di trovare una soluzione.
Se, da un lato, il Nagorno-Karabakh ha avuto un’opportunità – che purtroppo il Presidente deve ancora sfruttare, ma tutti speriamo in una svolta – e si registrano alcuni progressi nell’Ossezia del sud, dall’altro in Abkhazia ci sono problemi sempre maggiori e occorre prestare particolare attenzione nei confronti di questo paese.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) La signora Commissario ha citato una serie di importanti settori della politica nella sua risposta all’interrogazione dell’onorevole Posselt. C’è un’ulteriore questione che vorrei affrontare. La situazione nell’area del Mar Nero ha fatto sì che l’UE abbia anche qui un importante confine esterno. Ne derivano questioni che riguardano il superamento sia legale che illegale del confine. Che opportunità ci sono nei settori della politica in materia di immigrazione e visti e di prevenzione dell’immigrazione clandestina?
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (DE) Onorevole Rack, vorrei precisare a questo proposito che in questa zona sono coinvolti diversi Stati. Da un canto ci sono i nuovi Stati membri Bulgaria e Romania, che forniscono un contributo adeguato alla formulazione congiunta della politica in materia di migrazione dell’UE.
Dall’altro, ovviamente, ci sono altri Stati, tra cui la Turchia, paese candidato. A tempo debito, quando la questione verrà affrontata come capitolo, la Turchia dovrà accettare e adottare l’acquis comunitario.
Le relazioni con alcuni di questi paesi rientrano nell’ambito della politica di vicinato, e a questo proposito operiamo in due ambiti principali: da un lato, i provvedimenti volti a facilitare la concessione dei visti e, dall’altro lato, la questione degli accordi di riammissione – per prevenire l’immigrazione clandestina per quanto è possibile.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) Vorrei porre una domanda riguardante la chiusura delle unità 3 e 4 della centrale di Kozloduy in Bulgaria. Sebbene il trattato di adesione abbia stabilito che venissero chiuse, ritiene che al momento, considerata l’attuale situazione energetica in Europa e nel mondo, sia giusto chiudere uno o tutti i blocchi di una centrale energetica avviata e sicura, in attivo dal punto di vista economico?
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Vorrei ricordare che questa è una delle ragioni fondamentali che ha portato all’iniziativa di cooperazione di sinergia del Mar Nero e a istituire un Consiglio economico del Mar Nero quale strumento per portare avanti la cooperazione. Vorremmo vedere, da una parte, i nostri paesi partner, i paesi del vicinato e, dall’altra, gli Stati membri lavorare a stretto contatto con il paese nostro candidato, la Turchia, ma anche in particolare con il partner strategico, vale a dire la Russia.
Siamo agli albori di questa nuova politica e sono dell’opinione che essa debba crescere. A Istanbul ha avuto luogo un incontro che mi auguro offrirà d’ora in poi la possibilità di rafforzare e approfondire la nostra cooperazione. Tuttavia, credo che al momento sia troppo presto per fare una valutazione. Ora è tempo di proseguire e fare ciò che è possibile, ma l’intento è senza dubbio quello che ho descritto.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 32 dell’onorevole Evgeni Kirilov (H-0479/07):
Oggetto: Situazione delle infermiere bulgare e del medico palestinese in Libia
Può la Commissione fornire aggiornamenti in merito alla situazione delle infermiere bulgare e del medico palestinese in Libia, a seguito della recente visita del Commissario Ferrero-Waldner e del Ministro tedesco Steinmeier? Può formulare alcune conclusioni e valutazioni politiche circa le modalità con cui stanno procedendo i negoziati con le autorità libiche?
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, il caso del personale medico bulgaro e palestinese figura tra le mie massime priorità. Durante la visita in Libia con il ministro degli Esteri Steinmeier, che all’epoca era Presidente in carica del Consiglio, abbiamo compiuto progressi nelle discussioni con le autorità libiche e con i rappresentanti delle famiglie dei bambini. Sembra si sia ora vicini a trovare una soluzione, basata sulla solidarietà umana, che potrebbe produrre risultati.
Le famiglie e il governo hanno un atteggiamento costruttivo e noi abbiamo confermato la nostra disponibilità a prendere in considerazione il proseguimento del piano di azione a Bengasi a favore dei bambini, in particolare per quanto riguarda il Centro di immunologia e malattie infettive di Bengasi.
Siamo ora in attesa della decisione della Corte suprema, che dovrebbe pronunciarsi domani, 11 luglio. Tuttavia, tale decisione non chiuderà la questione, perché è prevista una fase successiva dinanzi al Consiglio superiore delle istanze giuridiche della Libia.
Siamo in stretto contatto con le autorità libiche e naturalmente ci auguriamo che la vicenda si concluda in modo positivo, ma non siamo ancora arrivati a questo punto.
Евгени Кирилов (PSE). – Г-жо комисар, благодаря на Вас и на немското председателство за огромните усилия, които положихте.
Вие, г-жо комисар, характеризирате тези преговори като деликатни. Обикновено често казвате така. Всъщност търпение и деликатност проявява Европейската комисия. Либийският режим, който не иска да търси истинската причина за СПИН-епидемията до този момент, не проявява деликатност и си е намерил за тази цел дългосрочни заложници. Той драстично нарушава човешките права на европейски граждани вече 8 години и развива удобната му теза за независимото либийско правосъдие. А то е толкова независимо, колкото например са либийските медии, които за този период не посмяха нито един път да представят другата гледна точка, за разлика от българските и европейските медии.
Попитах Ви за политическата оценка, защото този процес е политически. Логично е за утрешното заседание на съда в Либия и неговото решение, както и за всички решения до сега, либийските власти да носят отговорност. Бих желал да Ви попитам: „Имате ли алтернативен план за действие (председателят се опитва да го прекъсне.), ако Либия продължи да използва преговорите за удължаването на агонията на медицинските сестри и палестинския лекар?“
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Vorrei dire che per la prima volta nutro la speranza che si possa verificare una svolta positiva. Per il momento, tuttavia, non siamo ancora giunti a questo punto. Non vogliamo un piano B, perché intendiamo veramente lavorare al fine di realizzare il nostro proposito: aiutare le infermiere bulgare e il medico palestinese a ritrovare la libertà.
I prossimi giorni saranno decisivi. Saremo molto solleciti e abbiamo offerto alle autorità libiche la possibilità di disporre di un piano reale a medio termine, per far sì che il centro di Bengasi non sia solo un centro per la città, ma anche un centro regionale per la cura dell’HIV/AIDS in tale area dell’Africa subsahariana.
Non perdiamo quindi la speranza e lavoriamo insieme per trovare una soluzione positiva.
Glyn Ford (PSE). – (EN) Questo è veramente un caso scandaloso. L’onorevole Martin è stato tra i primi a sollevare la questione nella legislatura precedente, prima del 2004. Tuttavia, siamo ancora allo stesso punto. Il governo libico deve riconoscere che questo caso rischia di inasprire in modo permanente le relazioni tra l’Unione europea e la Libia, ed è un vero peccato, considerato che la Libia è appena uscita dall’isolamento. Accolgo con favore la sua proposta per un centro a Bengasi. Mi auguro che domani si prenderà la decisione giusta. In caso contrario, spero che la massima autorità giudiziaria riuscirà ad adottare il provvedimento opportuno. Se così non fosse – e comprendo che lei ora non voglia avere un piano B – tornerà in Aula con nuove proposte di azione, se non otterremo la decisione giusta nelle ultime due possibilità a disposizione?
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Vorrei ribadire che le autorità libiche sono sempre più consapevoli di volere anch’esse intrattenere buone relazioni con l’Unione europea. Penso abbiano compreso che è importante uscire dall’isolamento e che questo caso continua a rappresentare un ostacolo.
Domani, con tutta probabilità, la Corte suprema pronuncerà il suo verdetto, ma sappiamo anche – e penso sia importante sottolinearlo – che tale verdetto non concluderà la questione. Dovremo attendere la decisione politica del Consiglio superiore delle istanze giuridiche.
Se non si perverrà a una soluzione, torneremo senz’altro a discuterne e dovremo valutare quali provvedimenti adottare. Tuttavia, come ho già detto, questa volta nutro un cauto ottimismo. Non perdiamo la speranza, ma non limitiamoci a incrociare le dita e lavoriamo insieme il più possibile. E’ ciò che faremo fino all’ultimo minuto, ve lo garantisco.
Bogusław Sonik (PPE-DE). – (PL) Signora Commissario, per favore evitiamo una situazione in cui l’Unione europea, sull’esempio degli Stati Uniti, finirà col pagare un riscatto, come quello richiesto di recente per il rilascio delle infermiere e del medico dal Colonnello Gheddafi, che pretende una cifra esorbitante per liberare i prigionieri. Non dobbiamo permettere che ciò accada.
Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. – (EN) Non voglio entrare nei particolari delle discussioni in corso con le autorità libiche. Tuttavia, posso assicurarvi che non vi è alcun riscatto da pagare. La nostra unica strategia, sin dall’inizio, consiste nel manifestare solidarietà con la popolazione libica e soprattutto con i bambini contagiati e con le loro famiglie. Inoltre, riteniamo che talvolta sia possibile trasformare un rischio o una situazione difficile in un’opportunità. L’opportunità si traduce nella possibilità che il centro di Bengasi non sia solo un centro per la cura di quei bambini e delle loro famiglie, ma che in futuro diventi un centro di eccellenza per la regione e forse persino per parte dell’Africa subsahariana. Posso assicurarvi che non vi è assolutamente alcun riscatto da pagare.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 35 dell’onorevole Georgios Papastamkos (H-0453/07):
Oggetto: Energia nucleare nella regione dei Balcani
Può dire la Commissione quali progetti relativi alla costruzione di nuove centrali nucleari negli Stati membri dell’Unione europea appartenenti alla Penisola balcanica, e in generale nei paesi dell’Europa sudorientale, le sono stati resi noti? In considerazione della chiusura progressiva dei reattori nucleari di Kozloduj e, parallelamente, della costruzione di una centrale a Belene, come si configura la mappa dell’energia nella regione? Ritiene la Commissione che l’energia nucleare costituisca, per gli Stati in questione, una scelta strategica corretta e legittima volta a soddisfare il loro fabbisogno energetico, tenuto conto delle riserve che vengono espresse al riguardo a motivo dei numerosi eventi sismici di grande intensità che hanno colpito tali paesi in passato?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Per quanto riguarda la regione in questione, sono stati presentati una notificazione relativa alla costruzione di una nuova centrale nucleare e un impegno di chiusura. Il 27 febbraio di quest’anno, la Natsionalna Elektricheska Kompania (la società elettrica nazionale) ha notificato alla Commissione, a norma dell’articolo 41 del Trattato EURATOM, il suo progetto di investimento. La notificazione riguarda la costruzione di una centrale nucleare di terza generazione VVER-1000 a Belene, in Bulgaria.
La chiusura delle unità tre e quattro della centrale nucleare di Kozloduj, che è parte integrante del trattato di adesione della Bulgaria all’Unione europea, è in corso. La Commissione, nel suo ruolo di custode dei Trattati, vigilerà sulla corretta attuazione delle pertinenti clausole di detto trattato. La chiusura di tali unità non dovrebbe causare grandi preoccupazioni per l’approvvigionamento energetico. L’assistenza comunitaria per lo smantellamento degli impianti, sulla base del trattato di adesione, prevede anche misure conseguenti alla chiusura dei reattori, in termini di capacità di sostituzione, efficienza energetica e azioni sul versante dell’offerta.
Inoltre, a parere sia della Commissione sia della Banca mondiale, nell’intera regione sono necessari nuovi investimenti di base. Tuttavia, al momento non si evidenziano particolari problemi strutturali nella generazione di energia.
La Commissione ha sempre sottolineato che spetta a ciascuno Stato membro decidere se fare o meno ricorso all’energia nucleare per la generazione di elettricità. Allorché gli Stati membri decidono di investire in nuovi impianti nucleari, la Commissione esercita i poteri di cui dispone per garantire che i nuovi progetti di investimento soddisfino le norme più elevate in materia di sicurezza e di non proliferazione, come previsto dal Trattato EURATOM.
Riguardo ai problemi sismici, ai sensi dell’articolo 37 del Trattato EURATOM, la Bulgaria è tenuta a fornire alla Commissione i dati generali del progetto relativo allo smaltimento dei residui radioattivi. Questa disposizione si applicherà alla nuova centrale nucleare di Belene. Tali dati devono essere forniti almeno sei mesi prima della concessione di un’autorizzazione a scaricare effluenti radioattivi da parte delle autorità bulgare competenti. Sulla base di tali informazioni, previa consultazione del gruppo di esperti previsto dall’articolo 31, la Commissione esprimerà il suo parere. A tal fine, verificherà se la realizzazione del progetto, sia durante il normale esercizio sia in caso di incidente, possa provocare una contaminazione radioattiva delle acque, del suolo o dello spazio aereo di un altro Stato membro. Poiché l’esame della Commissione contempla anche l’eventualità di incidenti, i dati generali che gli Stati membri sono tenuti a fornire devono contenere anche informazioni sul grado di attività sismica nella regione, sulla probabile attività sismica massima e sulla resistenza sismica di progetto dell’impianto nucleare.
Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EL) Ringrazio il Commissario per la sua risposta.
Signor Presidente, sono passati vent’anni dalla tragedia di Chernobyl, con un numero incalcolabile di morti lente, dirette e indirette. Né l’Organizzazione mondiale della sanità né la Commissione hanno fornito al pubblico dati attendibili su questa tragedia.
Uno studio denominato Pegasos, che mette in correlazione i rischi sismici e l’energia nucleare, è stato pubblicato di recente in Svizzera. Lo studio è uscito sulla Neue Zürcher Zeitung.
La Commissione dispone di dati statistici sulla probabilità di rischio sismico? E’ questo che vogliamo sapere, non se ogni Stato membro è libero di usare o meno l’energia nucleare.
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Secondo il Trattato EURATOM, dobbiamo esprimere un parere. Senza dubbio richiederemo alle imprese interessate a costruire il reattore nucleare tutte le informazioni necessarie e, nel nostro parere, pondereremo la questione con la cura dovuta, sulla base delle informazioni fornite dalle autorità competenti.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, vi sono ancora due direttive all’esame del Consiglio in materia di smaltimento. Ritengo sia urgente portare avanti le discussioni su tali direttive, proposte dalla Commissione e sostenute con vigore dal Parlamento. Ritiene che, con la liberalizzazione del mercato dell’energia, si possano creare anche le condizioni per garantire lo stoccaggio definitivo e lo smantellamento sulla base di norme comuni?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Purtroppo, non vedo il nesso con la liberalizzazione, né il modo in cui potrebbe influenzare la posizione di uno Stato membro. Uno strumento molto più efficace per esercitare un’influenza è il gruppo di alto livello sulla sicurezza e sul trattamento dei residui nucleari, perché questa è la procedura da seguire per riunire tutti gli Stati membri – quelli che producono energia nucleare e quelli che non la producono – e compiere progressi reali sulla questione. La liberalizzazione del mercato non avrà alcun effetto, perché l’energia nucleare fa parte del mix energetico nazionale e ogni paese desidera prendere le proprie decisioni in materia.
E’ una questione politica estremamente delicata, e ritengo che la liberalizzazione del mercato non avrà alcuna influenza su questo tipo di decisione. I paesi che di norma si oppongono all’uso dell’energia nucleare non cambieranno parere. I paesi che usano l’energia nucleare continueranno a usarla. Di conseguenza, il modo migliore di promuovere la direttiva, a mio parere, è lavorare sodo in seno a un gruppo di alto livello comprendente tutti i 27 Stati membri e creare così un più ampio consenso sulla definizione di norme più elevate in materia di sicurezza nucleare e migliore trattamento dei residui nucleari.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) Vorrei conoscere il suo parere in merito alla possibilità di creare una dimensione del Mar Nero. Abbiamo una dimensione settentrionale, in cui si è riusciti a includere la Russia e sono vigore degli accordi (anche se la Russia non sempre vi si attiene). Ritiene possibile usare alcuni elementi della dimensione settentrionale per creare una dimensione del Mar Nero e adottare quindi una posizione che comprenda tutte le questioni?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) La chiusura è dovuta principalmente ai dubbi sui livelli di sicurezza. La questione è stata discussa in modo approfondito nell’ambito della strategia di preadesione e la decisione è stata adottata dalle autorità bulgare sulla base della valutazione della sicurezza. La chiusura non riguarda le forniture o la loro mancanza, ma la sicurezza. Per questo ritengo sia impossibile scendere a compromessi al riguardo. Se si fosse trattato di qualsiasi altro motivo, per esempio di un eccesso di elettricità, se ne potrebbe discutere, ma non è così, è solo per motivi di sicurezza, riconosciuti dalle autorità bulgare quando hanno sottoscritto il trattato. Inoltre, il trattato è stato ratificato da tutti gli Stati membri, e ciò significa che non solo i governi firmatari lo hanno reso vincolante, ma anche che tale obbligo è stato avallato dai cittadini di tutti gli altri Stati membri. A mio parere, non sono emersi nuovi dati che permettano di tornare su questa decisione.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 36 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0474/07):
Oggetto: Mantenimento di riserve di combustibili in Grecia
La Commissione greca della concorrenza, con la sua decisione 334/V/2007 adottata dopo avere esaminato il mercato dei prodotti petroliferi, ha presentato una serie di misure e proposte, in cui viene fatto un particolare riferimento al mantenimento di riserve. La Commissione greca della concorrenza aveva già constatato, in occasione della consultazione pubblica a cui aveva proceduto, l’esistenza di problemi relativi al regime di mantenimento delle riserve: “Con l’attuale regime giuridico di mantenimento delle riserve di sicurezza, si impediscono di fatto le importazioni di prodotti petroliferi e, pertanto, la concorrenza a livello di raffinazione è limitata alle due uniche raffinerie locali. Ciò avviene dato che non sono confrontate con forti pressioni concorrenziali dei prezzi (più bassi) delle importazioni, per cui i prezzi che queste due raffinerie locali fatturano alle imprese che commercializzano i combustibili in Grecia sono più elevati rispetto a quelli di altri paesi dell’Unione europea, nonostante il basso costo del petrolio grezzo di cui beneficiano le compagnie locali di raffinazione”.
Ha il governo greco adottato le misure proposte dalla Commissione greca della concorrenza? Come commenta la Commissione il regime vigente di mantenimento delle riserve e le soluzioni proposte? Ha intenzione la Commissione di intervenire presso il governo greco affinché vengano messe in pratica queste e altre proposte pertinenti volte a rafforzare la concorrenza?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) L’attuale legislazione dell’Unione lascia agli Stati membri la facoltà di scegliere il sistema di mantenimento delle riserve di combustibili e impone alcuni obblighi sui livelli di tali riserve. Prescrive condizioni relative alle disposizioni interne di mantenimento delle riserve, oltre ad alcune condizioni generali che si applicano alle stesse, come i principi di equità, non discriminazione e trasparenza.
Sulla base delle informazioni fornite dalle autorità greche, la Commissione europea al momento non ritiene che vi siano elementi atti a giustificare l’avvio di una procedura di infrazione riguardo alle disposizioni sul mantenimento di riserve adottate in relazione alla direttiva.
Alla luce di queste considerazioni, la Commissione continuerà a verificare con regolarità il livello di riserve mantenuto in Grecia, per garantire l’osservanza dei livelli prescritti dalla legislazione dell’Unione. Al tempo stesso, la Commissione europea desidera ricordare che, nel 2001, la Corte di giustizia delle Comunità europee ha statuito che un sistema di mantenimento di scorte in Grecia, non disciplinato dalla direttiva suddetta, violava l’articolo 28 del Trattato che istituisce la Comunità europea, relativo alla libera circolazione delle merci. Il caso è stato chiuso quando la Commissione ha ricevuto comunicazione che le autorità greche si erano conformate alla sentenza della Corte di giustizia.
Tuttavia, se esistono nuovi elementi a riprova di una violazione dell’articolo 28, quale l’imposizione di divieti o restrizioni all’importazione di prodotti, la Commissione europea esaminerà tali nuove informazioni dettagliate.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signor Commissario, i nuovi elementi sono le proposte della Commissione greca per la concorrenza, secondo la quale i livelli elevati di riserve imposti dal regime giuridico attuale impediscono di fatto le importazioni di prodotti finiti e favoriscono situazioni di oligopolio, in quanto due raffinerie di petrolio dominano il mercato greco.
In Grecia, i prezzi dei combustibili a monte dell’imposta sono tra i più elevati dell’Unione europea.
La questione è: intende intervenire presso le autorità greche affinché siano messe in pratica le proposte della Commissione greca per la concorrenza o preferisce svolgere il ruolo di Ponzio Pilato?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) La Commissione assolve le sue funzioni in modo molto responsabile. Controlliamo veramente il livello delle riserve e le disposizioni relative al loro mantenimento. In questa fase, non disponiamo di elementi atti a dimostrare che la Grecia violi la legislazione in materia. Se riceveremo nuove segnalazioni di violazione di tale legislazione da parte della Grecia, avvieremo immediatamente una procedura di infrazione. Al tempo stesso, sarebbe un errore attribuire alle riserve la responsabilità dei prezzi più elevati, perché le riserve esercitano un’influenza minima sul livello dei prezzi dei prodotti petroliferi.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 37 dell’onorevole Justas Vincas Paleckis (H-0480/07):
Oggetto: L’oleodotto “Druschba”
Nel luglio 2006 la Russia ha interrotto il trasporto di petrolio attraverso l’oleodotto “Druschba” diretto verso la Lituania e la Lettonia. Da quasi un anno non disponiamo di alcuna informazione ufficiale sui motivi dell’interruzione dei trasporti e sulle probabilità di ripresa delle forniture. La Russia giustifica questo fatto con l’esame tecnico e amministrativo ancora in corso riguardo alla riparazione dell’oleodotto “Druschba”, volto a verificare se sia redditizio per la Russia riparare detto oleodotto o se sia opportuno costruirne uno nuovo, che andrebbe da Unetscha a Primorsk via Welikije Luki. In base al parere di esperti, il governo russo ha già preso la decisione politicamente motivata di rinunciare all’oleodotto “Druschba”, poiché il nuovo oleodotto darebbe alla Russia la possibilità di trasportare il petrolio verso l’Unione europea non più attraverso il territorio della Bielorussia e della Polonia, bensì via mare passando per il porto baltico Primorsk. Ciò sarebbe contrario alla strategia dell’UE di ridurre i trasporti di petrolio via mare per evitare conseguenze ecologiche negative e avrebbe ripercussioni considerevoli sull’approvvigionamento di petrolio di 8 paesi, tra cui 6 Stati membri dell’UE, vale a dire la Lituania, la Polonia, l’Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica ceca e la Germania.
In marzo i capi di Stato e di governo dell’UE hanno dichiarato che la politica energetica ha come obiettivo la sicurezza dell’approvvigionamento degli Stati dell’UE con risorse energetiche e la diversificazione della relativa infrastruttura. La chiusura dell’oleodotto “Druschba” rappresenterebbe chiaramente un fallimento di questa politica europea. Quali misure concrete intende adottare la Commissione in questa situazione? Quali sono le previsioni e le raccomandazioni presentate dalla rete di corrispondenti per la sicurezza energetica (NESCO)?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Sin dall’inizio dell’interruzione delle forniture di petrolio attraverso l’oleodotto “Druschba”, la Commissione europea chiede alle autorità russe di garantire trasparenza e di fornire informazioni sulle misure previste per porre rimedio alla situazione. Tale trasparenza è stata chiesta più volte per lettera e in diverse riunioni bilaterali, fino al massimo livello, compreso l’ultimo Vertice UE-Russia nel maggio di quest’anno. La Commissione ha preso atto della decisione del governo russo, del 21 maggio 2007, di procedere ai preparativi per la costruzione di un nuovo oleodotto, che andrebbe da Unetscha al terminale di Primorsk sul Baltico, uno sviluppo che potrebbe verosimilmente determinare una riduzione delle forniture attraverso l’oleodotto “Druschba”.
La possibilità di ulteriori aumenti delle esportazioni di petrolio attraverso il porto di Primorsk evidenzia l’importanza di un solido regime normativo per la sicurezza marittima e i rischi ambientali associati al traffico di petroliere e della sua efficace applicazione. Il Mar Baltico è oggetto di particolare attenzione: creazione di linee di traffico e controllo del traffico di petroliere monoscafo da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima. Nel dialogo sui trasporti, la sicurezza marittima è considerata una delle tematiche più importanti.
La Commissione ritiene che, in presenza di rischi per la sicurezza marittima o ambientale, il trasporto di petrolio tramite oleodotto sia preferibile al trasporto su petroliere. Tali rischi devono essere presi in considerazione da investitori e promotori. Nel marzo 2007, il Consiglio europeo ha adottato una politica energetica per l’Europa, contenente un piano d’azione completo che illustra la strategia. Tale strategia va valutata nel suo insieme. La sicurezza dell’approvvigionamento deve essere conseguita tramite progressi in diverse parti del piano d’azione, in particolare la creazione e il corretto funzionamento del mercato interno dell’energia e la solidarietà tra gli Stati membri all’interno di tale mercato. Ciò comprende anche la diversificazione dell’energia, sforzi in termini di efficienza energetica e, non ultimo elemento, la necessità di esprimere una sola forte voce nelle relazioni esterne nel settore dell’energia.
La rete di corrispondenti per la sicurezza energetica, istituita in maggio, ha appena avviato i preparativi per il suo lavoro, ma sarà un ottimo strumento in futuro per la valutazione dei rischi di fornitura esterni.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (EN) La ringrazio, signor Commissario, per la sua esauriente risposta. In Lituania, i cittadini e anche il governo apprezzano moltissimo gli sforzi della Commissione, ma l’oleodotto “Druschba” di fatto non funziona. Mi spiace dire che le autorità russe non siano disposte a cooperare. Qual è il ruolo della rete di corrispondenti per la sicurezza energetica in questa vicenda?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Riguardo all’oleodotto “Druschba”, non vi è modo di mantenere la questione all’ordine del giorno. La rete di corrispondenti per la sicurezza energetica non può intervenire: il suo ruolo è prevenire o anticipare l’interruzione delle forniture e non può quindi fornire le informazioni necessarie.
Non stiamo chiedendo troppo. Abbiamo bisogno di dati e impegni chiari. Useranno l’oleodotto? In tal caso, quando prevedono di usarlo? Non chiediamo informazioni segrete. Chiediamo solo normali informazioni che buoni vicini dovrebbero scambiarsi, perché non riguardano la sicurezza dell’approvvigionamento. Affermiamo che è una buona idea usare l’oleodotto, perché elimina la congestione del traffico marittimo e riduce i rischi ambientali.
Ci auguriamo tutti che l’oleodotto sia rimesso in funzione quanto prima e, se necessario, siamo disposti a fornire il sostegno richiesto. La rete di corrispondenti per la sicurezza energetica ha quindi un ruolo molto limitato in questo contesto, perché è uno strumento inteso a mitigare i rischi di approvvigionamento.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, abbiamo affidato a coordinatori il compito di occuparsi di diversi gasdotti. Ritiene che la nomina di un coordinatore sarebbe una buona soluzione anche nel caso dell’oleodotto “Druschba”?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. – (EN) Per il petrolio, finora non abbiamo avuto reti energetiche transeuropee. Direi che è senz’altro ora di riesaminare la situazione, perché abbiamo sottovalutato i rischi di approvvigionamento riguardanti il petrolio. Dovremo quindi reinserire il petrolio nel nostro dibattito sull’energia in seno al Parlamento, al Consiglio e alla Commissione.
E’ in preparazione uno studio che valuta tutti i rischi associati all’approvvigionamento di petrolio, presso quali regioni del mondo ci riforniamo, quale ruolo svolge la congestione, quali sono le fonti di rischio, eccetera. Ritengo che a un certo punto dovremo cominciare a promuovere progetti specifici. Un progetto molto ovvio riguardante il petrolio, del quale vorremmo promuovere lo sviluppo, è l’inversione del flusso dell’oleodotto Odessa-Brody-Płock-Danzica, perché trasporta petrolio dalla regione congestionata del Mar Nero verso i suoi mercati. E’ un progetto per il quale posso già dire che prevedo la necessità di nominare un coordinatore, ma il regime giuridico attuale non si applica al petrolio.
Presidente. – Le interrogazioni che non sono state esaminate per ragioni di tempo, riceveranno risposta per iscritto (cfr. Allegato).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, sospesa alle 17.10, riprende alle 21.00)