Presidente. – Sono molto lieto di porgere un caloroso benvenuto al Parlamento europeo al Presidente in carica del Consiglio, il Primo Ministro portoghese, José Sócrates.
(Applausi)
Come sempre, è un piacere accogliere in Aula il Presidente della Commissione, José Manuel Durão Barroso.
(Applausi)
Come potete indovinare dai nomi, si tratta di una formazione molto speciale. Il Portogallo è al centro dell’Unione europea. Con grande piacere, do la parola al Presidente in carica del Consiglio europeo, il Primo Ministro José Sócrates.
José Sócrates, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Signor Presidente, caro Hans-Gert Poettering, signor Presidente della Commissione europea, caro José Manuel Durão Barroso, onorevoli deputati, all’inizio del semestre di Presidenza portoghese, in presenza dei rappresentanti legittimi dei cittadini d’Europa, vorrei riaffermare il principio informatore di questa Presidenza: costruire un’Europa più forte per un mondo migliore.
A tal fine, assumiamo un chiaro impegno: faremo tutto il possibile per superare il periodo di dubbi e incertezze riguardo alla direzione che il progetto europeo dovrà seguire. Qui, nella sede della democrazia europea, chiediamo a tutti gli onorevoli deputati di sostenerci verso la realizzazione di questo obiettivo comune.
E’ risaputo che il Portogallo non è uno Stato membro fondatore della Comunità europea. Tuttavia, quando nel nostro paese fu ristabilita la democrazia, nel 1974, dopo 48 anni di regime autoritario, il nostro obiettivo principale era far parte delle Comunità europee, come si chiamavano allora. Tale obiettivo fu conseguito nel 1986. Ora esercitiamo per la terza volta la Presidenza del Consiglio dei ministri dell’Unione e vorrei ribadire la determinazione e l’impegno del governo portoghese di promuovere e rafforzare i valori di pace, libertà, solidarietà e prosperità che ispirarono i paesi fondatori nel 1957, valori che, tutti insieme, ora che siamo 27 Stati membri e quasi 500 milioni di cittadini, abbiamo riaffermato a Berlino in marzo.
Onorevoli deputati, confido nel fatto che questo semestre segnerà l’uscita dall’impasse e dagli impedimenti che da troppo tempo bloccano il progetto europeo. L’esempio del progetto di integrazione europea motiva molti popoli e molti paesi in ogni angolo del pianeta, i quali sono i primi a chiedere all’Unione europea di svolgere un ruolo più attivo sulla scena internazionale e fanno fatica a comprendere le nostre esitazioni.
Ho sempre considerato e continuo a considerare il progetto europeo come uno dei progetti politici più nobili e vitali della nostra epoca. La costruzione dell’Europa è importante per l’economia europea, per la promozione dei valori europei e per i cittadini europei. Tuttavia, la costruzione dell’Europa è altrettanto importante per rispondere alle sfide globali, per cogliere le opportunità di cambiamento offerte dalla nostra epoca e per costruire un mondo più giusto, più stabile e più sviluppato. Non sono solo i popoli europei ad avere bisogno di un’Europa più forte. Anche il mondo ha bisogno di un’Europa con una voce più propositiva.
Signor Presidente, onorevoli deputati, penso converrete con me che il successo di una Presidenza dipende sempre dalla chiarezza del suo programma. Le nostre priorità per i prossimi sei mesi sono ben definite: la riforma dei Trattati, un programma per la modernizzazione delle economie e delle società europee e il rafforzamento del ruolo dell’Europa nel mondo.
La sfida maggiore, è chiaro, è rilanciare il processo di riforma dei Trattati, sulla base del mandato adottato dall’ultimo Consiglio europeo. E’ per me un piacere lodare, qui dinanzi a voi, i meriti della strategia e dei negoziati condotti dal Cancelliere tedesco Angela Merkel, che abbiamo sempre sostenuto durante gli ultimi sei mesi. Vorrei anche riconoscere ed esprimere gratitudine per la chiarezza delle posizioni espresse dal Parlamento nella risoluzione adottata sulla base della relazione Barón Crespo-Brok, che ha portato a un accordo tra gli Stati membri che preserva gli obiettivi essenziali del Trattato costituzionale e recepisce i segnali trasmessi dai referendum francese e olandese.
I progressi compiuti all’ultimo Consiglio europeo sono stati possibili solo grazie all’impulso fornito dal Parlamento europeo, che ha sempre mantenuto una posizione ferma, coerente e costruttiva in materia e non si è mai rassegnato all’impasse in cui ci trovavamo.
L’accordo raggiunto al Consiglio europeo del 21 e 22 giugno si traduce in un mandato chiaro e preciso, che il Portogallo ha sempre considerato indispensabile. Vi sono ora le condizioni necessarie per procedere.
Vorrei parlare chiaro, dinanzi all’Assemblea, e dire che vi è un punto su cui non ho alcun dubbio: il momento decisivo è stato nell’ottobre 2006, quando i capi di Stato e di governo dei tre paesi che avrebbero costituito il trio di Presidenze – Germania, Portogallo e Slovenia – hanno deciso di dare priorità, nel loro programma comune, alla soluzione della crisi istituzionale. All’epoca, nell’ottobre 2006, pochi credevano che tale obiettivo fosse realizzabile. La verità è che tale obiettivo è ora alla nostra portata.
Ci avviamo quindi verso la meta con fiducia. Spetta a noi raggiungerla: trasformare il mandato in un nuovo Trattato. So che ci attende un lavoro di negoziazione e di concertazione difficile e impegnativo. Sono naturalmente preparato ai problemi che sempre emergono, soprattutto nelle fasi finali dei processi negoziali, ma so che possiamo farcela. Una cosa mi è chiara: il nostro mandato non è cambiare il mandato. Il nostro mandato è trasformare il mandato in un Trattato.
Il mandato, inoltre, è chiaro. E’ chiaro riguardo alle parti del precedente Trattato costituzionale che devono essere abbandonate, è chiaro riguardo a ciò che deve essere preservato nel Trattato di riforma ed è chiaro riguardo agli aspetti innovativi che devono essere aggiunti al Trattato di Nizza.
Il meglio che si possa fare, onorevoli deputati, è approfittare dello slancio politico. Dobbiamo muoverci rapidamente. Per questo motivo, ho deciso di aprire la Conferenza intergovernativa il 23 luglio, a margine del Consiglio “Affari generali e Relazioni esterne”. Sempre il 23 luglio, distribuiremo un progetto di Trattato elaborato sulla base delle istruzioni dettagliate contenute nel mandato.
Nel corso della stessa settimana, organizzeremo riunioni con esperti giuridici per analizzare il testo e individuare potenziali difficoltà. La riunione informale dei ministri degli Esteri del 7 e 8 settembre servirà a fare il punto della situazione. Intendiamo assumere un ruolo attivo e assicurare che si possa raggiungere l’accordo sul Trattato durante il Consiglio europeo informale del 18 e 19 ottobre a Lisbona. Questo è il nostro obiettivo e penso converrete con me che il calendario è quello che più si avvicina allo spirito e alla volontà di tutte le Istituzioni europee ed è anche quello che serve meglio gli interessi dell’Unione.
Per conseguire questo obiettivo, faccio assegnamento sul Parlamento europeo. Anche per questo ho sostenuto che alla Conferenza governativa dovranno partecipare tre rappresentanti del Parlamento europeo, e non due come è avvenuto in precedenti occasioni, in modo da garantire una maggiore rappresentanza dell’Assemblea.
Per lo stesso motivo, intendo inoltre proporre che, quando la Conferenza intergovernativa si riunisce a livello di capi di Stato e di governo, il Parlamento sia rappresentato dal suo Presidente.
So di poter contare sul contributo di tutte le Istituzioni. Ringrazio la Commissione europea e la Banca centrale europea per la rapida adozione dei loro pareri.
Ringrazio il Parlamento per gli sforzi volti a far sì che anche il suo parere possa essere adottato oggi, in modo da soddisfare tutte le condizioni necessarie per l’apertura della Conferenza intergovernativa entro questo mese.
So di poter contare sulla volontà e sull’impegno di tutti gli Stati membri. E’ un momento di convergenza, in cui tutte le Istituzioni si uniscono affinché una decisione rapida sul Trattato possa trasmettere un chiaro segnale di fiducia e di determinazione dell’Europa nel portare avanti il suo progetto.
Signora Presidente, onorevoli deputati, la riforma dei Trattati è comunque solo uno dei compiti che attendono l’Unione nei prossimi sei mesi e, se me lo permettete, vorrei dedicare alcuni minuti ad alcune altre questioni di estrema importanza all’interno dell’Unione. A parte la questione istituzionale, i cittadini europei chiedono risposte alle questioni che incidono direttamente sulla loro vita quotidiana e per le quali riconoscono che l’Europa deve produrre risultati concreti, che facciano la differenza e contribuiscano a migliorare le loro condizioni di vita. Ritengo che nessuno abbia dubbi sul fatto che l’Europa deve investire di più nella modernizzazione.
Poco più di sette anni fa, l’allora Primo Ministro del Portogallo, António Guterres, presentò all’Assemblea la strategia di Lisbona. Finora, tale strategia è stata la tabella di marcia per la modernizzazione dell’economia e delle società europee.
Provo quindi particolare soddisfazione nel dire che la “strategia di Lisbona” sarà di nuovo al centro dei nostri piani. La strategia definita nel 2000 per rafforzare la competitività e la coesione sociale, investendo nella conoscenza e nell’innovazione, rimane la giusta direzione da seguire e gode tuttora del sostegno delle principali forze politiche europee.
Ciò che intendiamo fare è contribuire attivamente a un nuovo ciclo dell’agenda di Lisbona, che sarà adottato nella primavera del 2008, durante la Presidenza slovena. Ci prepareremo a questo nuovo ciclo, garantendo l’equilibrio tra le tre componenti dell’agenda: quella economica, quella sociale e quella ambientale.
La revisione del mercato interno ci permetterà di porre l’accento sulla competitività delle imprese, sull’apertura dei mercati e sull’eliminazione dei costi contestuali e sul ruolo che le industrie culturali possono svolgere in termini di creazione di posti di lavoro, crescita economica e innovazione.
Il prossimo semestre sarà particolarmente importante anche per quanto riguarda le scelte di politica energetica e ambientale e, in questo ambito, l’obiettivo dell’Europa può essere uno solo: rimanere all’avanguardia in campo ambientale, in particolare nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Realizzeremo quindi gli obiettivi di promuovere il dibattito su un piano d’azione tecnologico per l’energia e l’ambiente e daremo risalto al ruolo dei biocombustibili, soprattutto nel contesto della relazione emersa dal primo Vertice tra l’Unione europea e il Brasile.
Vogliamo dare alla dimensione sociale della strategia di Lisbona la visibilità e l’importanza che merita. Dieci anni dopo il lancio della strategia europea per l’occupazione, consideriamo essenziale incoraggiare un dibattito sulle migliori forme di coordinamento delle politiche in materia di occupazione, al fine di rafforzare la creazione di posti di lavoro sostenibili nel contesto della concorrenza globale. Questa linea di azione della Presidenza portoghese sarà strettamente associata alla formazione delle risorse umane, alla conciliazione del lavoro con la vita familiare e alla lotta contro la povertà e l’esclusione.
Il modello sociale europeo, con la sua nota diversità, impone una riflessione comune sulla sostenibilità dei regimi pensionistici e l’individuazione delle riforme necessarie sui mercati del lavoro e nei sistemi di protezione contro i rischi sociali. In questo contesto, il dibattito sulla cosiddetta “flessicurezza” dovrà incentrarsi sulla necessità di trovare soluzioni integrate ed equilibrate, che si dovranno riflettere in principi generali comuni a livello europeo, che tengano conto delle diverse realtà sociali presenti nei vari Stati membri dell’Unione.
Onorevoli deputati, per la Presidenza portoghese, uno dei valori fondamentali del progetto europeo sta nel binomio libertà-sicurezza. In questo contesto, il rafforzamento della cooperazione di polizia e giudiziaria nella lotta al terrorismo e alla criminalità sarà una priorità della Presidenza.
Il terrorismo rimane una delle maggiori minacce per la pace e la sicurezza internazionale. Le democrazie non temono il terrorismo e sanno come essere ferme di fronte a questa minaccia. Un buon esempio di tale fermezza è stato fornito la settimana scorsa dal governo britannico, al quale vorrei esprimere la solidarietà di tutti i paesi dell’Unione.
La lotta al terrorismo deve quindi rimanere un obiettivo comune a tutti gli Stati membri, perché solo la cooperazione europea ci permetterà di proteggerci, di prevenire e di sconfiggere il terrorismo.
La Presidenza portoghese si adopererà al fine di realizzare le iniziative in corso nell’ambito della strategia dell’Unione europea contro il terrorismo, del piano d’azione per la lotta al terrorismo e del proseguimento della strategia volta a prevenire la radicalizzazione e il reclutamento di terroristi, che sarà rivista nei prossimi sei mesi.
Consideriamo pertanto urgente trovare un sostituto per il signor De Vries e definire strumenti e un mandato che gli permettano di svolgere le sue funzioni in modo efficace.
Onorevoli deputati, la storia insegna che non vi è libertà senza sicurezza. Per questo motivo, la politica di sicurezza dell’Unione è essenziale anche per preservare il carattere aperto e tollerante delle società europee.
Non nascondo quindi il mio orgoglio nel dire che è stato il Portogallo a proporre ed è stata un’impresa portoghese a concepire la soluzione tecnologica SIS-ONE4ALL, volta a permettere ai nuovi Stati membri di aderire pienamente all’area Schengen e a far sì che le frontiere con tali paesi possano sparire al termine della Presidenza portoghese.
Soddisferemo quindi uno dei più grandi desideri dei cittadini di tali paesi: la libera circolazione delle persone nel territorio dell’Unione.
Onorevoli deputati, vorrei anche spendere alcune parole sulla politica di immigrazione. Presteremo particolare attenzione a questo tema durante la nostra Presidenza. L’Europa è oggi un’area che accoglie milioni di immigrati che vivono, lavorano e crescono i loro figli qui tra noi e il cui contributo è essenziale per la crescita economica europea.
Dobbiamo quindi elaborare una politica di immigrazione europea, fondata sulla prevenzione dell’immigrazione clandestina, ma anche una politica di inclusione e di integrazione degli immigrati legali e di cooperazione efficace con i paesi d’origine, in grado di regolare i flussi migratori nell’interesse di tutti.
Solo una politica efficace sia nel paese d’origine sia in quello di destinazione, che affronti sia le cause che gli effetti, sarà all’altezza dell’entità del fenomeno e compatibile con i nostri valori e con le nostre responsabilità.
Signor Presidente, onorevoli deputati, l’attuale situazione internazionale crea responsabilità specifiche per l’Unione europea e vorrei ora parlarvi del programma di politica estera dell’Unione europea durante la Presidenza portoghese. I cittadini europei chiedono inequivocabilmente all’Unione di svolgere un ruolo attivo sulla scena internazionale, sulla base dei valori di diritto internazionale, rispetto reciproco, dialogo e cooperazione. Altrettanto inequivocabili sono le aspettative della comunità internazionale riguardo a un ruolo coerente e impegnato dell’Unione nelle grandi tematiche internazionali.
In questo secondo semestre del 2007, si dovranno prendere decisioni improcrastinabili su questioni globali delicate: il futuro del Kosovo, il programma nucleare dell’Iran, la crisi umanitaria in Darfur. Si svolgeranno diversi vertici bilaterali di particolare importanza: con l’India, la Cina, la Russia e l’Ucraina. Le relazioni con gli Stati Uniti, nel contesto definito al Vertice di Washington durante la Presidenza tedesca, saranno seguite con l’attenzione e l’impegno che l’importanza strategica delle relazioni transatlantiche impone e merita.
In ogni caso, assumeremo le responsabilità che spettano alla Presidenza e lavoreremo in stretta cooperazione con l’Alto rappresentante per la politica estera, Javier Solana, e con la Commissione europea.
Vorrei richiamare l’attenzione su tre iniziative alle quali siamo particolarmente legati e cui merita dare risalto: il Vertice UE-Brasile, già avvenuto, il Vertice UE-Africa e le riunioni euromediterranee.
In questa prima settimana di Presidenza, abbiamo già svolto il Vertice con il Brasile, nell’ottica di spostare le nostre relazioni su un livello superiore di comprensione reciproca e stretta cooperazione su tutti i piani. Questa iniziativa è particolarmente cara a noi portoghesi, che con il Brasile condividiamo la lingua e molti elementi della nostra cultura e della nostra storia. Vogliamo creare le condizioni politiche perché, come avviene con altre potenze economiche emergenti, si possano instaurare relazioni ufficiali vantaggiose per l’Europa e per il Brasile e contribuire così ad approfondire anche le relazioni che desideriamo intrattenere in generale con tutta l’America latina.
I più stretti legami con il Brasile daranno anche risultati concreti in termini di risposta alle sfide globali. Il Vertice della scorsa settimana con il Presidente Lula ha anche permesso di mantenere aperte alcune possibilità che dovremo ora esplorare nei negoziati del ciclo di Doha, e faremo tutto il possibile per sostenere l’azione della Commissione europea in questo ambito. Sono tra coloro che ritengono che i negoziati del ciclo di Doha siano un fattore importante per la regolamentazione della globalizzazione e che la loro conclusione sarà molto positiva. Deve continuare a essere una priorità per le Istituzioni europee.
Le riunioni ministeriali EUROMED si inseriscono in un quadro di cooperazione consolidato, il cosiddetto processo di Barcellona e la nuova politica di vicinato, e sottolineano l’importanza che attribuiamo al rilancio di un dibattito politico fondamentale con i nostri partner a sud del Mediterraneo. Condividiamo preoccupazioni comuni e dobbiamo affrontare sfide di sviluppo e di coesione sociale che evidenziano la crescente interdipendenza tra le due sponde del Mediterraneo e siamo convinti di poter contribuire a superare alcuni ostacoli in settori fondamentali, quali la gestione dei flussi migratori e il potenziale contributo che le diaspore possono dare allo sviluppo dei paesi di origine, con il sostegno e l’impegno dei paesi europei e delle istituzioni internazionali competenti.
Infine, intendiamo organizzare il secondo Vertice UE-Africa, dopo aver partecipato al Vertice precedente al Cairo, nel 2000, che come ricorderete si svolse durante la Presidenza portoghese. Senza trascurare alcune difficoltà che dovranno essere superate, siamo convinti che nulla possa giustificare il fatto che, per oltre sette anni, non si sia tenuta alcuna riunione di questo tipo al massimo livello, dal momento che si tratta di due continenti che hanno stretti legami storici e una significativa interdipendenza nel mondo attuale.
Il Portogallo si trova in una posizione particolarmente favorevole per assumersi questa responsabilità e conta molto sull’Unione africana e su tutti i paesi europei e africani per garantire che il Vertice offra la possibilità di rilanciare il dialogo e la cooperazione sui temi di grande interesse comune. Ci assumiamo quindi il compito di definire un nuovo partenariato strategico tra l’Unione europea e l’Africa, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, la pace, la lotta alle malattie endemiche e una cooperazione equilibrata nella gestione dei flussi migratori, che sia reciprocamente vantaggiosa.
Signor Presidente, onorevoli deputati, questo è il nostro programma, che vi ho descritto brevemente. So che esercitiamo la Presidenza in un momento estremamente delicato della situazione internazionale e che abbiamo definito obiettivi ambiziosi. Sappiamo che le Presidenze, da sole, non risolvono tutti i problemi che emergono, ma sappiamo anche di poter cambiare lo stato di cose adottando obiettivi chiari, procedendo con umiltà e dimostrando la volontà di raggiungere il necessario consenso.
Molti filosofi europei descrivono il mondo di oggi come un mondo “post”: post-democratico, post-moderno e post-industriale. Un mondo “post”. In realtà, questo concetto significa soltanto che viviamo in un mondo che cambia, che cambia rapidamente, e non comprendiamo ancora bene ciò che accade.
Tuttavia, tra tutte queste incertezze e incognite, una cosa è certa: in un mondo che cambia, il peggiore errore è rimanere immobili. E’ un errore che l’Europa non può e non deve commettere. Onorevoli deputati, è nostro fermo proposito assicurare che l’Europa non rimanga immobile e che il progetto europeo prosegua nell’interesse di un mondo migliore.
(Applausi)
Presidente. – Signor Presidente del Consiglio, la ringraziamo per la presentazione del suo programma. L’applauso dimostra che è stato accolto in modo molto positivo dal Parlamento europeo. La ringraziamo soprattutto per aver chiarito che il Parlamento europeo sarà rappresentato a tutti i livelli della Conferenza intergovernativa. Lei ha sempre sostenuto questo approccio, che costituisce la condizione essenziale perché il Parlamento europeo possa approvare la convocazione di una Conferenza intergovernativa. In seno al Parlamento europeo abbiamo grandi aspettative anche per quanto riguarda la cooperazione con il Segretariato generale del Consiglio.
Vorrei ora invitare il Presidente della Commissione, José Manuel Durão Barroso, a prendere la parola.
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. – (PT) Signor Presidente, signor Primo Ministro, onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto rivolgere un saluto molto speciale al Primo Ministro del Portogallo all’inizio della Presidenza portoghese. Il programma della Presidenza è ambizioso ed esigente e la Conferenza intergovernativa naturalmente occuperà un posto prominente, soprattutto fino al Consiglio europeo di ottobre, ma la Presidenza portoghese non si riduce alla questione importantissima del Trattato. Tra gli altri compiti impegnativi figurano le relazioni esterne, che prevedono vertici importanti con molti nostri partner, l’agenda di Lisbona rinnovata per la crescita e l’occupazione, e l’innovazione.
La Commissione ha adottato ieri il suo parere per la Conferenza intergovernativa. Come ho già affermato dinanzi al Parlamento, la CIG imminente sarà molto diversa da quelle precedenti. Grazie al lavoro già svolto, in particolare agli sforzi della Presidenza tedesca, che desidero lodare, e grazie al fatto che siamo riusciti a compiere progressi concreti, possiamo dire che il livello di dettaglio di questo mandato è senza precedenti. Non si è mai cominciata una Conferenza intergovernativa con un mandato così preciso. In alcuni ambiti, infatti, il mandato adotta i testi della CIG del 2004 e in altri utilizza un linguaggio ben sviluppato dal punto di vista giuridico e tecnico. In conseguenza di questo livello di precisione, possiamo ora dire che il punto centrale non è più il contenuto politico, in quanto, sugli elementi essenziali, la questione è stata risolta in occasione della riunione del Consiglio europeo, bensì la necessità di rimanere fedeli al contenuto del mandato.
Dobbiamo quindi essere chiari al riguardo. Vorrei essere chiaro sulla posizione della Commissione: difendiamo pienamente il mandato e riteniamo che la questione non debba essere riaperta. Il nodo della questione, come ha già detto il Primo Ministro Sócrates, è trasformare il mandato in un Trattato, non definire un nuovo mandato. Ciò sarebbe estremamente negativo e, a mio parere, sarebbe inconcepibile tornare indietro rispetto a quanto è stato deciso all’unanimità. Sarebbe un segno di grande mancanza di fiducia se ora tentassimo di rinegoziare un mandato che è stato approvato da tutti. Senza fiducia negli impegni assunti non è possibile costruire un’Europa forte.
E’ anche vero che, dal punto di vista della Commissione, il mandato non è ideale né perfetto. Su molti punti avremmo dovuto essere più ambiziosi. In ogni caso, nessuno considera il mandato ideale, e questo è il modo in cui funziona e ha sempre funzionato il progetto europeo. Dal 1957, abbiamo sempre portato avanti il nostro progetto di integrazione attraverso il compromesso politico, non con soluzioni ideali. Sarà così anche questa volta. Non dobbiamo peraltro dimenticare che l’accordo raggiunto al Consiglio europeo ha richiesto trattative difficili, sulla base di un compromesso politico delicato. La nostra responsabilità è salvaguardare tale compromesso alla Conferenza intergovernativa, fino alla ratifica definitiva.
La Commissione sostiene pienamente l’intenzione della Presidenza portoghese di condurre una Conferenza intergovernativa concentrata e rapida. Comincerà il 23 luglio e, se tutto va bene – e da parte nostra faremo tutto il possibile a tal fine – potrà concludersi con il Consiglio europeo informale di ottobre. La Commissione si riserva tuttavia il diritto di esprimere il suo parere sulle posizioni e proposte dei governi degli Stati membri durante la CIG e, in particolare, rimarremo vigili per assicurare che il mandato sia rispettato. Pensiamo sia nostro dovere farlo.
Signor Presidente, signor Primo Ministro, onorevoli deputati, come ho già detto, la Presidenza portoghese va al di là dell’importantissima questione del Trattato e constato con soddisfazione che il Primo Ministro e Presidente in carica del Consiglio intende prestare particolare attenzione alla strategia di Lisbona. La strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione, che abbiamo rilanciato insieme nel 2005, comincia a produrre risultati incoraggianti. La disoccupazione nell’Unione europea è scesa dal 10 per cento nella metà degli anni ’90 al 7 per cento nel giugno scorso.
Le nostre analisi dimostrano che anche la disoccupazione strutturale è in calo, il che è abbastanza incoraggiante per l’Europa nel medio e lungo periodo. I nostri dati rivelano anche un aumento dell’occupazione femminile del 50 per cento. Questi elementi sono molto positivi per un’Europa che vogliamo rendere più competitiva, più giusta e più coesa.
Anche la crescita economica ha raggiunto i livelli più elevati dal 2000, in un contesto di rafforzamento del potenziale e della crescita dell’economia europea, il che ci induce a ritenere che la recente crescita sia strutturale e non solo congiunturale. In grande misura, è giusto dirlo, il progresso si deve alle riforme ispirate dalla nuova agenda di Lisbona per la crescita e l’occupazione. La verità è che l’Europa, fornendo ai diversi governi degli Stati membri un quadro comune di riforme, facilita, sostiene e rafforza proprio questo ciclo di riforme che, di sicuro con ritmi diversi e in ambiti differenti, tutti i governi europei in un modo o nell’altro stanno attuando.
E’ quindi giusto sottolineare qui che la tanto criticata strategia di Lisbona è un fattore cruciale per la modernizzazione economica e sociale dell’Europa. Tuttavia, la verità è che non vi è spazio per l’autocompiacimento. Molto resta da fare per rendere l’economia europea più competitiva e la società europea più giusta. In particolare, dobbiamo rafforzare il contributo dell’innovazione alla crescita economica. So che è una priorità della Presidenza portoghese e accolgo con grande favore questa scelta. L’innovazione è il filo conduttore dell’insieme costituito dal piano tecnologico per l’energia, dall’Istituto europeo di tecnologia e dalla prima comunità della conoscenza e dell’innovazione, che vogliamo si dedichi proprio alle questioni energetiche e alla lotta ai cambiamenti climatici e ci auguriamo sia lanciata durante la Presidenza portoghese. Questo è l’esempio più chiaro del fatto che la nuova strategia di Lisbona mira a collegare i diversi aspetti, come questo elemento centrale che riguarda la lotta ai cambiamenti climatici e la sicurezza energetica. Per ottenere risultati in tale campo, dobbiamo fare di più in materia di innovazione ed è per questo che apprendo con soddisfazione che la Presidenza portoghese intende proporre l’innovazione quale tema essenziale per il Consiglio europeo di dicembre. L’istruzione, la ricerca scientifica e l’innovazione sono elementi fondamentali della società europea che vogliamo costruire in risposta alle preoccupazioni e alle sfide più urgenti del nuovo secolo.
Per conseguire gli obiettivi fissati nel quadro della politica europea per l’energia e il clima, abbiamo elaborato una strategia ambiziosa e coerente, volta a garantire la sostenibilità, la sicurezza di approvvigionamento e la competitività europea. Tuttavia, va sottolineato che per il successo di tale strategia dobbiamo lodare le conclusioni del Consiglio europeo di marzo, che hanno segnato una svolta storica nel contesto dell’energia e della lotta ai cambiamenti climatici.
Per poter ora conseguire risultati, dobbiamo intensificare gli sforzi nei settori della ricerca scientifica, dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione. Il piano tecnologico nel settore delle tecnologie energetiche pulite è un pilastro fondamentale di tale strategia. La creazione dell’Istituto europeo di tecnologia, accolta in modo molto positivo dal Parlamento europeo, costituisce un altro strumento essenziale per rafforzare la competitività dell’Europa, tramite la promozione di sforzi a livello europeo e un migliore collegamento tra conoscenza e innovazione.
Signor Presidente, signor Primo Ministro, onorevoli deputati, come la Commissione afferma nel parere approvato ieri, il Trattato di riforma rafforzerà la capacità di azione dell’Unione nelle relazioni esterne, il che è estremamente simbolico: due pilastri centrali della Presidenza portoghese sono proprio la riforma istituzionale e le relazioni esterne dell’Unione. La cooperazione attiva tra la Presidenza e la Commissione in quest’ultimo campo è evidente. La scorsa settimana, il Primo Ministro Sócrates e io ci siamo recati ad Accra per la sessione finale del Vertice dell’Unione africana e il giorno dopo abbiamo partecipato al primo Vertice UE-Brasile.
Con il Brasile, il nostro partner strategico più recente, condividiamo un programma ambizioso, che comprende l’energia, principalmente i biocombustibili, che devono essere sostenibili, la lotta ai cambiamenti climatici e le relazioni commerciali. Nel caso del commercio internazionale, abbiamo rivolto al Presidente Lula un appello molto forte affinché si raggiunga un accordo nei negoziati di Doha. La Commissione insiste sull’importanza commerciale di Doha, perché il commercio è un motore di sviluppo e di crescita economica. Il commercio ha sollevato milioni di persone dalla povertà in Asia e può continuare a farlo, non solo nei paesi asiatici, ma anche in America meridionale e in Africa.
Il commercio internazionale si deve però basare su norme e istituzioni multilaterali e l’Unione europea deve svolgere un ruolo fondamentale nel consolidamento delle norme e della governance internazionali. Doha è quindi una questione essenziale. Non riguarda soltanto il commercio, per quanto il commercio sia di per sé importante, riguarda anche la nostra visione multilaterale. Non si può sostenere attivamente il multilateralismo e poi difendere l’unilateralismo nel commercio. Dobbiamo compiere progressi anche in questo ambito, perché non è solo un’agenda commerciale, è un programma per lo sviluppo sociale, un programma che può rafforzare i nostri legami con i paesi in via di sviluppo.
Nel caso del continente africano, il partenariato strategico tra l’Europa e l’Africa è essenziale anche per la stabilità internazionale. L’Unione europea è il maggiore donatore di aiuti finanziari, economici e tecnici all’Africa. L’Europa è il maggiore partner commerciale del continente africano e importa più di tutti gli altri paesi del G8. Sin dall’inizio del suo mandato, la Commissione che ho l’onore di presiedere ha dato la massima priorità alle relazioni con l’Africa. Per esempio, la Commissione ha aperto il primo Istituto di storia dell’Unione europea al di fuori dell’Europa ad Adis Abeba, dove abbiamo svolto una riunione di lavoro con la Commissione dell’Unione africana. Tuttavia, molto resta da fare nelle relazioni tra europei e africani. L’imminente Vertice UE-Africa, che sarà organizzato dalla Presidenza portoghese, offre un’occasione unica per stabilire un programma ambizioso, che comprenda questioni concrete quali l’energia, l’immigrazione, la lotta ai cambiamenti climatici e, ovviamente, la democrazia e i diritti umani. Abbiamo il dovere di parlare con i nostri partner africani delle questioni legate alla democrazia, ai diritti umani e alla governance. Parliamo con il resto del mondo, sarebbe incomprensibile non parlare con l’Africa. Senza dubbio vi sono alcuni problemi politici e diplomatici da risolvere, ma questi problemi, dei quali dobbiamo riconoscere l’importanza, non possono e non devono costituire un ostacolo all’avvio di un partenariato strategico essenziale per il futuro della globalizzazione. L’Africa e l’Europa devono lavorare insieme.
Ho detto più volte che l’Unione europea ha una missione da compiere nel XXI secolo, cioè promuovere la giustizia, la libertà e la solidarietà a livello globale. L’Unione europea non può e non deve essere un gruppo di paesi che guardano solo al loro interno. L’Unione europea può e deve essere una forza per la riforma e la stabilità nel mondo e una forza per la difesa degli interessi europei e la promozione dei nostri valori. Siamo una comunità di valori, i valori della libertà e della solidarietà. Il continente africano è senza dubbio una regione che ha bisogno del nostro sostegno e del nostro impegno. L’Unione europea non può chiudere gli occhi davanti al dramma che si consuma così vicino a noi.
Prima di concludere, vorrei augurare al governo portoghese il massimo successo e confermare la disponibilità assoluta della Commissione a collaborare con la Presidenza. Posso dire che ho piena fiducia nelle capacità del Portogallo, un paese che ha dato prova della sua convinzione europeista, e nella capacità del governo, delle autorità e di tutte le forze politiche portoghesi di lavorare a favore dell’Europa. Condividiamo con la Presidenza portoghese lo splendido slogan che ha scelto per questo periodo: un’Europa più forte per un mondo migliore. Sapremo lavorare insieme per raggiungere tali obiettivi.
(Applausi)
Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, Primo Ministro Sócrates, Presidente Barroso, onorevoli colleghi, il mio gruppo accoglie con favore il motto ambizioso della Presidenza portoghese: “Un’Unione più forte per un mondo migliore”. Ponendo la volontà di costruire al centro del suo mandato, la Presidenza portoghese segue le orme della Presidenza tedesca. Facendo tesoro della dinamica creata dai risultati conseguiti dal Cancelliere Merkel, lei dimostrerà, Primo Ministro Sócrates, che il successo di una Presidenza dipende da una ferma volontà politica e da una strategia di convergenza su priorità ambiziose, ma realistiche.
Il suo successo dipenderà anche dalla cooperazione con il Parlamento. Associateci in modo molto stretto ai vostri lavori e alle vostre decisioni.
Per il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, la riforma istituzionale, la sicurezza dei nostri concittadini, il completamento del mercato interno e il consolidamento della crescita sono gli aspetti fondamentali della sua Presidenza. L’accordo raggiunto il 21 e 22 giugno riprende l’essenza dei progressi contenuti nel testo precedente. Se gli Stati membri lo ratificheranno entro la primavera del 2009, l’Europa potrà infine adottare decisioni in modo efficace, trasparente e democratico in settori quali la sicurezza, la crescita, l’energia, il clima e la demografia.
Tornare indietro sugli impegni presi significherebbe considerare l’Unione europea come un castello di carte: se ne manca una, l’intero edificio crolla. A parere del nostro gruppo, in particolare Elmar Brok che lo rappresenterà, la Conferenza intergovernativa deve essere dedicata al perfezionamento giuridico dei Trattati rivisti e dovrà concludersi, come lei desidera, Primo Ministro Sócrates, entro il Consiglio europeo d’autunno.
Primo Ministro Sócrates, se un’Unione più forte per un mondo migliore motiva la sua azione, lei non può trascurare la sicurezza dei nostri concittadini, e stamattina ne ha parlato a lungo. Gli attentati terroristici nel Regno Unito e altrove in Europa e l’interruzione del cessate il fuoco da parte dell’ETA ci preoccupano e richiedono un coordinamento antiterrorismo a livello europeo. Signor Primo Ministro, so che gli Stati membri sono restii a cooperare in questo settore. Il principio “ciascuno per sé” deve essere estirpato, la sicurezza dei cittadini d’Europa deve prevalere. Di fronte alla criminalità internazionale, alle cellule terroriste, alla complessità delle reti e alla sofisticatezza dei metodi, non ultimo per quanto riguarda l’immigrazione, rischiamo di essere colpiti e abbiamo il dovere di agire senza indugi. Il posto vacante di coordinatore antiterrorismo dell’Unione è intollerabile. La ringrazio per il suo impegno.
Primo Ministro Sócrates, dobbiamo dimostrare di promuovere la nostra sicurezza con la stessa determinazione con cui affrontiamo i cambiamenti climatici e l’energia. Le vittime degli attentati terroristici ci impongono di rimanere uniti. Sotto la sua leadership, ci attendiamo più coesione e un maggiore coinvolgimento degli Stati membri in un modello di coordinamento antiterrorismo efficace.
Per quanto riguarda le altre priorità, quali il completamento del mercato interno e il consolidamento della crescita, i nostri concittadini aderiranno all’ideale europeo soltanto se vedranno che il nostro modello sociale, la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali, ma anche dei servizi, e la promozione dell’istruzione, della formazione e dell’innovazione si tradurranno in miglioramenti concreti nella loro vita quotidiana.
Per diventare lo spazio economico più avanzato del mondo sono necessari volontà politica e coraggio. Il Portogallo ha avuto l’audacia di proporre la strategia di Lisbona. Ora ha l’occasione di fornire il migliore servizio post-vendita. Attribuiamo importanza sia alla dimensione sociale sia alla dimensione economica dell’integrazione europea.
Primo Ministro Sócrates, al pari suo, desideriamo compiere progressi con l’Africa sulle questioni legate alla migrazione e rafforzare i legami con il Brasile e i paesi emergenti. Come lei, consideriamo le relazioni transatlantiche una priorità. Negli ultimi mesi, la nostra cooperazione ha visto un salto qualitativo e si devono ora compiere progressi. Posizioni ferme riguardo ai nostri valori e un dialogo continuo devono caratterizzare le relazioni di vicinato con i Balcani, l’Ucraina, la Bielorussia e naturalmente con la Russia.
Signor Primo Ministro, il gruppo PPE-DE le augura il massimo successo per l’Unione più forte per un mondo migliore che lei sinceramente desidera. Saremo al suo fianco nella difesa dei valori di pace e di solidarietà, di coraggio e di responsabilità.
(Applausi)
Martin Schulz , a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, quasi esattamente un anno fa, il 1° luglio dello scorso anno, si è disputata un’interessante partita di calcio, vinta dal Portogallo ai rigori dopo i tempi supplementari. E’ stata una partita tesa. I portoghesi hanno mantenuto i nervi saldi e hanno mandato a segno tutti i calci di rigore. La palla è ora sul dischetto. Ha detto tutto ciò che c’è da dire sulla Conferenza intergovernativa. Ora deve mandare la palla in rete. Dopo aver ascoltato il suo intervento stamattina, ho l’impressione che lei abbia la stessa forza di carattere della nazionale di calcio portoghese. Se segnerà il rigore, in ottobre avrà anche la coppa!
(Applausi)
Siamo realistici, Primo Ministro Sócrates. Il mandato non contiene tutto ciò che avremmo potuto desiderare, ma riconosciamo che non si poteva ottenere di più nei negoziati. Il mandato contiene comunque un buon accordo. Deve chiarire a tutti i partecipanti alla Conferenza intergovernativa che non si può tornare indietro su quanto è già stato deciso.
A questo punto, vorrei rivolgere un’osservazione all’onorevole Joseph Daul. Ho senz’altro notato che questa è la posizione del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei e mi auguro che tutte le componenti del gruppo PPE-DE, fino ai presidenti di commissione appartenenti al vostro gruppo, siano dello stesso parere.
(Applausi)
Quanto più alta è la commissione, tanto meno sicuro mi sento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, che cosa succederebbe se tornassimo indietro? Ci troveremmo di nuovo nella situazione di crisi che abbiamo appena superato e, se saremo in crisi, signor Presidente del Consiglio, i lodevoli obiettivi che ha appena descritto saranno di nuovo irraggiungibili. Come possiamo attuare realmente una strategia di Lisbona coesiva con un’Europa a due velocità? Le due cose si escludono a vicenda.
Lei ha ragione: dobbiamo infondere nuova linfa alla strategia di Lisbona. Tre anni fa, si è deciso di rilanciare la strategia di Lisbona. A distanza di tre anni, non abbiamo compiuto grandi progressi. E’ positivo che lei, in veste di Presidente in carica del Consiglio, dica che lavoreremo sodo per accelerare e intensificare il processo. Sono due i motivi principali per intensificare il processo: lei ha ragione a dire che vogliamo concentrarci sulle qualifiche. Se vogliamo diventare il continente più competitivo basato sulla conoscenza, dobbiamo concentrarci sulle qualifiche, ma ciò che vogliamo dalla strategia di Lisbona è soprattutto stabilità sociale.
Se abbiamo una maggiore crescita economica, ed è già così, abbiamo più posti di lavoro, le riforme funzionano e, grazie al governo di Gerhard Schröder, cominciano a produrre risultati anche nel mio paese, se abbiamo più posti di lavoro, ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno è che la crescita sia duratura e garantisca una stabilità sociale sostenibile. Altrimenti, la strategia di Lisbona non avrà alcuna utilità.
Se, come lei ha giustamente affermato, signor Presidente del Consiglio, stiamo cercando un argomento che ci obblighi ad agire come una Comunità, e una Comunità di 27 paesi, in cui vi sia enorme sostegno popolare, tale argomento è la protezione del clima. Il concerto Live Earth dello scorso fine settimana ha dimostrato chiaramente con quanto entusiasmo i giovani sono pronti a sostenere un’idea. Facciamo buon uso di questo entusiasmo. Questi giovani vanno al concerto e quando è finito si chiedono: e adesso?
Bono e Herbert Grönemeyer non possono offrire la soluzione. Possono forse promuoverla, ma spetta a noi offrirla tramite azioni concrete. Se offriamo tale soluzione, tuttavia, se realizziamo i nostri obiettivi ambiziosi, sono certo che i cittadini d’Europa ci sosterranno e questo è precisamente ciò di cui il progetto europeo ha bisogno.
Quando parlo di protezione del clima, signor Primo Ministro, le sono molto grato per la sua strategia per l’Africa e l’America latina, perché senza Africa e senza America latina la protezione del clima non sarà realizzabile. Nel caso dell’Africa, dobbiamo riconoscere l’amara verità che si tratta del continente più colpito dal riscaldamento globale, pur essendo quello che meno vi contribuisce. E’ un fattore molto significativo per la situazione drammatica degli africani.
Le sono molto grato anche per la sua posizione sull’America latina. Le relazioni transatlantiche dell’Unione europea vanno ben oltre le nostre relazioni con gli Stati Uniti d’America. Soprattutto, è nostro compito sostenere l’America latina nella ricerca di soluzioni multilaterali ai conflitti internazionali, nella riforma delle Nazioni Unite e nella gestione delle crisi dovute ai mercati finanziari. Quali paesi sono stati più colpiti? L’Argentina, e anche il Brasile. La cooperazione dell’Europa con l’America latina è indispensabile. E’ un’iniziativa cui il mio gruppo aderirà e darà il suo sostegno in autunno e le siamo molto grati per aver organizzato questo Vertice.
In seno all’Assemblea, vi sono persone che si innervosiscono subito quando due oratori provenienti dallo stesso paese intervengono l’uno dopo l’altro. Signor Presidente, oggi abbiamo visto un Presidente del Consiglio portoghese di sinistra e un ex Presidente del Consiglio di destra lavorare insieme per l’Europa. Lo considero molto significativo. Il superamento di ciò che ci divide al nostro interno per lavorare insieme in Europa a favore di tutti, questo spirito comunitario di superamento delle divergenze, è ciò che definisce l’idea di Europa. E’ esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per costruire un’Europa più forte, perché, come lei ha giustamente affermato, non solo l’Europa, ma il mondo intero ha bisogno di un’Europa forte e unita. Possiamo realizzare questo obiettivo soltanto se sapremo superare le divergenze e se ci concentreremo su ciò che ci unisce. Le auguro quindi il massimo successo per la sua Presidenza.
(Applausi)
Graham Watson, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, il programma che ha presentato associa obiettivi chiari a grandi ambizioni. Il successo non è immanente, ma i Democratici e i Liberali sperano molto in un gioco di coppia dell’Unione europea sotto i due José. Infatti, lei sembra concorrere per gli allori del liberalismo economico. Come potrebbe titolare il quotidiano britannico Daily Mirror: “E’ l’unica via, José!”.
Chi, se non voi due, potrebbe convincere i governi d’Europa della bellezza di Lisbona e dell’importanza della sua agenda? Rimettete in moto Lisbona: la necessità di consolidare le finanze pubbliche, l’impegno in materia di disciplina finanziaria e gestione del debito, lo stimolo a completare e rafforzare il mercato unico. Sì, anche di fronte all’opposizione populista presente nei vostri stessi partiti. Il libero mercato non ha sollevato milioni di persone dalla povertà soltanto in Asia: lo ha fatto anche con 50 milioni di persone nell’Unione europea solo negli ultimi 10 anni. Ancora più importante, è necessaria una ripresa economica sostenibile in Europa, fondata sulla creazione di posti di lavoro, non sulla manipolazione dei tassi di cambio per far salire e scendere la crescita indotta dalle esportazioni. Di conseguenza, il mio gruppo accoglie con favore la sua intenzione di avviare la discussione sulla “flessicurezza”. Dobbiamo modernizzare la protezione sociale e i sistemi previdenziali per far fronte alle sfide di un mercato globale. E’ necessario proteggere i lavoratori, non i posti di lavoro non concorrenziali. La nostra rete di sicurezza sociale non deve proteggere le imprese in fallimento, ma le persone che vi lavorano, aiutandole a trovare nuove opportunità di lavoro. L’unico modello sociale europeo che conta per me è quello che salvaguarda la nostra prosperità preparando le nostre popolazioni al futuro.
Se parliamo di futuro, non dimentichiamo la lotta ai cambiamenti climatici. Esaminiamo il modo in cui possiamo associare le agende di Göteborg e di Lisbona e usare l’innovazione nelle tecnologie ecologiche per essere più innovativi, creare più posti di lavoro e guidare il mondo nel definire l’agenda per i cambiamenti climatici.
Signor Presidente in carica del Consiglio, lei ha ragione a porre l’accento sull’Africa, scoperta, sfruttata e poi abbandonata dagli europei. Il fatto che lei abbia convocato il primo Vertice UE-Africa dopo sette anni la dice lunga sulla sua volontà politica in materia. E’ stato il continente dimenticato troppo a lungo. L’Africa ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno dell’Africa per affrontare con successo l’immigrazione, le malattie e i cambiamenti climatici.
La Cina offre denaro in cambio di risorse naturali e armi al posto del denaro. Questa è la strada del colonialismo economico del XXI secolo ed è la direzione sbagliata per l’Africa. Tuttavia, l’Europa deve evitare di parlare delle dimensioni imperialistiche. Dobbiamo trarre insegnamento dal passato e creare un partenariato nuovo e generoso.
In materia di giustizia e affari interni, apprezziamo il fatto che la sua Presidenza si concentrerà su una serie di misure volte a rafforzare il settore della giustizia nell’Unione europea. In seguito alle dichiarazioni eloquenti del ministro degli Interni tedesco Schäuble, il mio gruppo rimarrà vigile per prevenire l’erosione delle libertà civili su cui si fonda la nostra società.
(Applausi)
Vogliamo che il Consiglio adotti la decisione quadro sulle garanzie procedurali, quale misura di accompagnamento necessaria per il mandato di arresto europeo. Lanciamo un monito contro una risposta al terrorismo che alteri la natura della nostra società, restringendo le libertà per le quali vi siete battuti nella rivoluzione dei garofani.
Due settimane fa, l’Assemblea ha applaudito il Consiglio per l’accordo sul mandato per la CIG, ma la scorsa settimana abbiamo appreso da alcuni suoi colleghi in seno al Consiglio che erano false promesse. Dunque, è stata una vittoria effimera. Ritengo di non parlare solo a nome del mio gruppo, ma anche di numerosi altri colleghi in seno all’Assemblea, se la esorto a garantire che il pacchetto approvato al Vertice di giugno non sia smembrato.
Da una scuola della penisola di Sagres, il suo paese è diventato famoso nel mondo come nazione di navigatori. In veste di Presidente in carica del Consiglio, lei avrà bisogno di tale esperienza per navigare nelle acque insidiose dei negoziati in seno al Consiglio.
Le auguriamo buona fortuna e vento in poppa. Boa sorte!
(Applausi)
PRESIDENZA DELL’ON. DOS SANTOS Vicepresidente
Brian Crowley, thar ceann an Ghrúpa UEN. – A Uachtaráin, is í an aidhm is mó a bheidh ag an Uachtaránacht seo a chinntiú go síneoidh ceannairí an Aontais Eorpaigh Conradh nua an Aontais Eorpaigh níos déanaí sa bhliain. Tháinig na ceannairí ar shocrú ginearálta polaitíochta ag an gcruinniú mullaigh deireanach ach tá obair mhór fós le déanamh sula mbeidh an conradh cinntithe go hiomlán. Beidh an Phortaingéil i mbun cruinnithe mullaigh go hidirnáisiúnta leis an mBrasaíl, le ceannairí na hAfraice agus le rialtais Mheiriceá, na Síne agus na hIndia.
(EN) Soprattutto quando parliamo dell’Africa, abbiamo sentito tutti le preoccupazioni e le difficoltà che numerosi colleghi sollevano riguardo alla partecipazione di determinate persone alla conferenza. Forse, anziché rimanere ai margini e gridare “no”, questo Vertice africano potrebbe essere un’occasione per incoraggiare altri paesi africani a cooperare tra loro, a usare il metodo di coordinamento aperto per garantire adeguati controlli democratici e adeguate procedure per i diritti e le libertà individuali.
Si parla spesso del Darfur, ma raramente si dà sostanza reale ai discorsi; il Vertice africano ci offre una nuova possibilità per cercare di riunire insieme le parti e gli elementi disparati del conflitto e assicurare che si individui una soluzione chiara che permetta di compiere progressi.
Per quanto riguarda il Trattato di riforma, come lei ha giustamente ricordato, il mandato per la CIG è stato definito in termini molto specifici. Su diversi punti, dovremmo ampliare o modificare tali termini, a dispetto di ciò che altri possono pensare. Sarà bene esaminare ciò che abbiamo e ciò che è stato concordato dai 27 governi.
Consentitemi di riassumere ciò che il Trattato di riforma dovrebbe essere in una sola frase: il Trattato di riforma deve darci la libertà che vogliamo, che non è la libertà di fare tutto ciò che vogliamo, bensì la libertà di realizzare tutto ciò che desideriamo. In particolare, quando parliamo di questa libertà, dobbiamo tenere conto del nostro clima, soprattutto dei cambiamenti climatici. Come ho detto a Lisbona, sono lieto che il Vertice con il Brasile ci abbia offerto la possibilità di promuovere il concetto di energie rinnovabili e di esaminare soluzioni atte a creare una nuova organizzazione del commercio mondiale e un nuovo partenariato con il mondo in via di sviluppo e, aspetto più importante, garantire che i nostri cittadini abbiano i diritti e la libertà di avere successo in Europa.
Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. – (PT) Signor Presidente, un’Europa più forte per un mondo migliore.
Uma Europa mais forte para um Mundo melhor”: a me e al mio gruppo piace molto il vostro slogan e ritengo che vi siano tre cose che la Presidenza dovrebbe fare affinché nei prossimi sei mesi ci ricordiamo di quest’Europa più forte.
Per quanto riguarda la Conferenza intergovernativa, non dovete avere nessuna tolleranza per coloro che vogliono rivedere al ribasso gli accordi raggiunti, trovando nel contempo degli spazi per eventuali miglioramenti, per esempio nel campo dei cambiamenti climatici, e cercare di promuovere e di permettere l’apertura della Conferenza intergovernativa all’intrusione del Parlamento europeo e del dibattito pubblico. Queste sono per noi le condizioni per la riuscita della riforma dei trattati, una riforma che non sarà l’ultima perché noi ci impegniamo fin d’ora in questo Parlamento a rilanciare la battaglia per la Costituzione europea.
Sulla strategia di Lisbona, pensiamo che non si compirà nessun progresso se, nei prossimi sei mesi, non sarete in grado, insieme alla Commissione e al Parlamento, di rafforzare l’agenda dei cambiamenti climatici, giacché quest’ultima non può essere separata dall’agenda di Lisbona. Dopo le decisioni adottate durante la Presidenza tedesca, è arrivato il momento di agire, rifiutando la tentazione di molti Stati membri di perdersi in mercanteggiamenti e negoziati in cui ognuna delle parti ha come obiettivo di ridurre al minimo i suoi impegni.
Per questo motivo vogliamo rilanciare – e la preghiamo di prenderla in considerazione – l’idea di un Patto per il clima e per la sicurezza energetica, fondato sull’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature a 2°C rispetto al livello preindustriale e su strumenti che includano dei meccanismi sanzionatori, esattamente come il Patto di stabilità. Tre devono essere le linee di azione, per le quali vorremmo dei risultati concreti entro sei mesi e sulle quali le chiedo di reagire già in questo dibattito: la questione del risparmio energetico; i trasporti, incredibilmente rimasti fuori dagli accordi della primavera passata e responsabili del 30 per cento delle emissioni; le energie rinnovabili, per le quali purtroppo la Commissione Barroso ancora non ha fatto nulla, soprattutto per quanto riguarda la direttiva “heating and cooling”.
La questione delle energie rinnovabili mi permette, Presidente, di portare alla sua attenzione la questione dell’agrocarburante e dei rapporti con il Brasile. Noi siamo preoccupati: la visione mistica e il significato miracoloso dato dal Presidente Lula l’agrocarburante, come nuovo “oro verde” non ci piacciono; né ci piace affatto che i temi della deforestazione, dell’importazione illegale di legname, della sicurezza alimentare e del contributo europeo allo sviluppo di tecnologie innovative per le energie rinnovabili siano stati esclusi dall’agenda.
Vorrei fare brevemente un commento analogo sulla questione dell’Africa. Le belle parole dei Presidenti Sócrates e Barroso hanno un risvolto concreto preoccupante, che la prego di tenere in considerazione: la pressione esercitata dall’Unione europea su vari paesi africani perché sottoscrivano l’accordo di partenariato economico entro fine anno. La Commissione si serve del danaro del Fondo di sviluppo per convincere questi paesi, in molti dei quali la società civile è contraria, perché un’apertura totale dei loro mercati non farebbe altro, in ultima analisi, che ridurre e limitare la loro possibilità di integrazione sul mercato internazionale.
Avrei voluto dirle molte altre cose, signor Presidente, ma non posso. Mi auguro di avere altre occasioni per farlo.
(Applausi)
Ilda Figueiredo, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Signor Presidente, ciò che abbiamo appena appreso dall’attuale Presidente del Consiglio dimostra che questa è l’ennesima occasione mancata per iscrivere all’ordine del giorno alcuni gravi problemi economici e sociali che richiedono cambiamenti politici e risposte da parte delle Istituzioni comunitarie: per esempio, le disuguaglianze nella distribuzione del reddito, l’aumento del lavoro precario e la povertà in cui vivono circa 80 milioni di persone, tra cui un numero crescente di lavoratori con basse retribuzioni e minori diritti, anziani con pensioni da miseria, donne e bambini cui sono negati diritti umani fondamentali.
Anziché dare priorità alla modifica degli obiettivi e statuti della Banca centrale europea, in modo da esigere che sia soggetta al controllo democratico, e di limitare l’aumento dei tassi di interesse e l’esacerbazione delle ingiustizie sociali, si insiste sull’ossessione di riprendere le principali proposte contenute nel progetto neoliberale e militarista di Trattato costituzionale e aumentare la concentrazione del potere delle grandi potenze dell’Unione europea. Anziché lottare per la soppressione o almeno una revisione radicale del Patto di stabilità e di crescita e della strategia di Lisbona, al fine di rilanciare gli investimenti pubblici e delle piccole e medie imprese, anziché limitare le liberalizzazioni e privatizzazioni di settori e servizi pubblici fondamentali, nell’ottica di creare più posti di lavoro con diritti e di ridurre la povertà e l’esclusione sociale, si insiste sulla priorità della sacrosanta concorrenza per accrescere il potere dei gruppi economici e finanziari. Invece di proporre misure che rispettino la dignità di chi lavora e migliorare la situazione sempre più precaria di milioni di lavoratori, soprattutto donne e giovani – come diverse migliaia di persone hanno chiesto alla manifestazione organizzata dalla Confederazione generale dei lavoratori portoghesi il 5 luglio a Guimarães – si insiste sulla “flessicurezza”, che significa soprattutto “flesfruttamento” dei lavoratori.
Per questo insistiamo sulla necessità di un’inversione di rotta da parte dell’Unione europea, per questo diciamo che è ora di ascoltare le esigenze della popolazione, di approfondire la democrazia, di impegnarci a favore di un’Europa sociale più giusta, caratterizzata dal progresso e da una migliore distribuzione del reddito. E’ ora di osservare il principio di Stati sovrani con pari diritti, di rafforzare la cooperazione e la solidarietà internazionale, di impegnarci fermamente a favore della pace, che sia in Medio Oriente, in Palestina, in Iraq, in Afghanistan o in Africa.
Riaffermiamo la nostra opposizione a un progetto di Trattato cosiddetto di riforma, ma che, nella pratica, non è altro che la riproduzione del Trattato costituzionale attraverso una grande cortina di fumo, che serve a evitare i referendum e ridurre la democrazia e la possibilità della popolazione e delle istituzioni nazionali di esprimere il loro parere, per timore del dibattito pluralistico e dell’opinione pubblica nei nostri paesi. Per questo motivo, vogliamo un referendum in ogni Stato membro, come chiede l’opinione pubblica nei nostri paesi.
Patrick Louis, a nome del gruppo IND/DEM. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, un quotidiano polacco di recente ha pubblicato la storiella seguente: quando si è svolto il primo referendum europeo? Risposta: quando Dio, dopo aver creato Eva, disse ad Adamo: “scegli tua moglie”.
L’immagine calza a pennello. Ora, ben lontano dal paradiso terrestre, la Presidenza portoghese è subentrata alla Presidenza tedesca. Quest’ultima sarà ricordata per l’astuzia con cui ha tentato di imporre ai cittadini francesi e olandesi un testo appena ritoccato e sfrondato, che avevano respinto tramite referendum. Questo minitrattato non è altro che la Costituzione mascherata. Alcuni anni fa, il Ministro Padoa Schioppa, il padre dell’euro, scrisse un articolo per una rivista francese, in cui in sostanza affermava che l’integrazione europea è opera di un dispotismo illuminato più che della democrazia. Ne abbiamo ora una fulgida dimostrazione, con questa manipolazione grossolana. Come si può affermare che il nuovo testo risponde al desiderio espresso dai francesi e dagli olandesi nei referendum, senza sottoporlo a un’analoga prova referendaria?
Se me lo permette, signor Presidente, vorrei esprimere un desiderio agli albori della Presidenza portoghese. Se non vogliamo che i popoli d’Europa si allontanino definitivamente dalla classe politica, è necessario che la Presidenza portoghese si discosti totalmente dai metodi di un’altra epoca e intraprenda subito la sola vera riforma europea che i popoli si attendono: meno tecnocrazia, e più democrazia.
Bruno Gollnisch, a nome del gruppo ITS. – (FR) Signor Presidente, vorrei cogliere l’occasione per esprimere ancora una volta la nostra gratitudine per la magnifica accoglienza riservata di recente da lei e dal suo governo ai presidenti dei gruppi parlamentari a Lisbona: essa testimonia la sua volontà di lavorare seriamente con il Parlamento.
Non possiamo che approvare diversi suoi obiettivi, la cui ambizione non ci sorprende, tra cui quello di contribuire a risolvere i problemi in Africa, problemi che, dobbiamo riconoscerlo, non fanno che aggravarsi in seguito al ritiro dei paesi europei, al contrario di ciò che alcuni vorrebbero farci credere. Anche gli sforzi a favore dell’America latina, in particolare del Brasile che vi è caro e vicino, sono giustificati. Come ho già avuto occasione di dirle, penso che l’unico modo di conferire legittimità e trasparenza alla politica internazionale europea che lei desidera sviluppare sia distinguerla da quella della superpotenza egemonica che sono diventati oggi gli Stati Uniti d’America.
Signor Presidente, temo che l’onorevole Watson e molti altri al suo seguito confondano due elementi: da un lato, il necessario ripristino delle libertà economiche all’interno di una nazione o di una zona in cui i parametri siano pressoché identici sul piano della protezione sociale e, dall’altro, un libero scambio sfrenato, che si traduce in una concorrenza perfettamente sleale, fondata sul dumping sociale. La verità è che, inizialmente, un’economia si sviluppa solo se è protetta, il che vale per i grandi partner sul mercato mondiale, che oggi sono il Giappone e la Cina.
Infine, per quanto riguarda la Conferenza intergovernativa, lei dovrà seguire una tabella di marcia che le è stata proposta e che è un vero e proprio manuale di raggiro degli elettori. Infatti, si conserva la sostanza di una costituzione che, come è appena stato detto, è stata respinta, e si cambia solo il vocabolario. E’ vero: si abbandonano i termini “costituzione”, “ministro degli Esteri”, “legge quadro”, non si menziona la Carta nel testo e ci si accontenta di pubblicarla sulla Gazzetta ufficiale. Tuttavia, si conferma l’estensione delle competenze dell’Unione, il voto a maggioranza qualificata e una presidenza unica, che oggi ci priverebbe della sua presenza, se fosse in vigore. Si conserva tutto ciò cui i cittadini non hanno aderito e che con tutta probabilità respingerebbero, se solo fossero adeguatamente informati.
Signor Presidente, lei rappresenta una nazione piccola in termini di dimensioni, ma gloriosa per l’immensità della sua epopea. Tanta gloria è stata possibile solo grazie alla lotta costante che il Portogallo ha sempre condotto, dalla sua nascita e in tutta la sua storia, per difendere la sua indipendenza. La scongiuro, non si renda complice della scomparsa del bene più prezioso della sua nazione e di tutte le nostre nazioni: la nostra indipendenza nazionale.
Gianni De Michelis (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Primo ministro Sócrates, abbiamo apprezzato la presentazione delle linee guida che il Portogallo intende seguire nei prossimi mesi: naturalmente condividiamo la priorità per la Conferenza intergovernativa e non possiamo che farle i migliori auguri affinché possiate raggiungere l’obiettivo di trasformare integralmente e fedelmente il mandato in un nuovo trattato.
Come lei stesso ha detto, per la Presidenza non ci sarà solo questo impegno nei prossimi mesi. Apprezziamo l’elenco delle priorità che vi siete dati e capiamo le ragioni per le quali su alcune di queste priorità – Lisbona, l’Africa, il Brasile – vi sarà un impegno particolare del Portogallo ma ci permettiamo nel contempo di sottolineare il fatto che per trasformare il vostro slogan in realtà e per dimostrare che un’Europa più forte può servire a un mondo migliore, è necessario che oltre alle intenzioni vengano i fatti, i quali non vengono scelti da noi bensì dalle priorità oggettive della realtà che ci circonda.
In proposito, vorrei richiamare la Sua attenzione e quella della sua Presidenza sulla priorità delle priorità, che è data da una regione vicino a noi nel Mediterraneo, il Medio Oriente, su cui l’Europa può e deve fare di più. Detta regione è stata scarsamente presente nel recente passato ma oggi che i pericoli si accentuano, e si accentuano di conseguenza anche le opportunità, l’Europa deve dimostrare di saper essere più forte per contribuire a un mondo migliore.
João de Deus Pinheiro (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, signor Primo Ministro, lei avrà certamente notato, come me, l’ondata di aspettative e simpatia che suscita in ogni ala dell’Emiciclo, e deve esistere una ragione. La ragione è, naturalmente, il modo fermo e deciso con cui lei ha respinto qualsiasi interferenza con le decisioni del Consiglio europeo di giugno. Continui a seguire questa linea e di sicuro otterrà un sostegno ancora più forte dopo il Consiglio europeo informale di settembre.
Ha parlato anche della strategia di Lisbona e della necessità di un nuovo ciclo. Siamo tutti d’accordo. Dobbiamo però ricordare che uno dei motivi per cui la strategia iniziale di Lisbona si è incagliata è il peccato originale di non aver conferito alla Commissione la responsabilità di condurre la strategia, compito per il quale il modello intergovernativo si è rivelato inadeguato.
Negli ultimi anni, il Presidente della Commissione – e ciò gli fa onore – ha cercato di approfittare degli spiragli per far avanzare la strategia. Nondimeno, è necessario che il Consiglio accetti un coinvolgimento ancora più profondo della Commissione, al fine di conseguire gli obiettivi ambiziosi che lei ha descritto nel suo discorso, signor Primo Ministro.
Riguardo alle relazioni esterne, va detto che si parte con il piede giusto. Il Vertice con il Brasile è stato un chiaro successo, come posso confermare dopo aver ascoltato le dichiarazioni del Presidente Lula alla Conferenza dei presidenti a Bruxelles.
Vorrei anche dire che né in Africa né in Europa si può essere ostaggi di Robert Mugabe. Dobbiamo dirlo a chiare lettere. Il Vertice deve essere dedicato alla discussione e non può incentrarsi su questo tema unico o principale. Vi sono molte altre questioni, cui lei ha accennato, che dovranno essere affrontate nella nostra discussione e nel nostro dialogo e partenariato con l’Africa.
Un’ultima osservazione, signor Presidente. Nel caso delle relazioni con la Russia, signor Primo Ministro, lei ha avuto il coraggio di fare visita al Presidente Putin in un clima che sapeva non sarebbe stato favorevole. Deve ora cercare di persuadere i suoi colleghi della necessità di coinvolgere la Russia allorché si affrontano i problemi internazionali, perché la Russia deve far parte della soluzione, non del problema.
Signor Primo Ministro, lei ha il sostegno dell’Assemblea e ha sicuramente il sostegno del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei per il programma ambizioso che ha presentato. Sono al suo fianco, e le auguro il massimo successo.
Edite Estrela (PSE). – (PT) Signor Presidente, ascoltando il Presidente del Consiglio e il Presidente della Commissione mi sono sentita molto orgogliosa di essere portoghese. E’ un momento destinato a rimanere negli annali delle Istituzioni europee.
E’ la prima volta che, in seno al Parlamento, il dialogo europeo al più alto livello è condotto in portoghese. In passato, il portoghese ha fatto il giro del mondo. E’ stata inoltre la prima lingua europea a stabilire un dialogo tra l’Oriente e l’Occidente. Oggigiorno, il portoghese è parlato da più di 220 milioni di persone distribuite nei cinque continenti. Come disse il poeta portoghese António Ferreira: “Fiorisca, si parli, si canti, si ascolti e a lungo viva la lingua portoghese”.
La Presidenza portoghese è appena cominciata e ha già lasciato un segno indelebile. Il primo Vertice UE-Brasile è stato un successo. Era urgente inserire la “B” di Brasile nei partenariati strategici dell’Unione europea con i paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). La correzione è stata fatta. Esistono ora migliori condizioni perché l’Europa dia nuovo impulso alle relazioni con il Mercosur e ai negoziati di Doha. La Presidenza portoghese è quindi iniziata nel migliore dei modi. Vorrei che avesse altrettanto successo con le altre priorità, in particolare l’adozione del nuovo Trattato e il secondo Vertice UE-Africa. Il dialogo con l’Africa è essenziale nella lotta contro l’immigrazione clandestina e i cambiamenti climatici.
Riguardo al Trattato, come ha detto il Primo Ministro, il mandato del Consiglio è preciso e chiaro: niente è aperto alla discussione. La sostanza è decisa, manca solo la formulazione esatta. Il mio augurio è che non vi siano incidenti di percorso. Non vogliamo che l’Europa rimanga paralizzata perché inciampa in una virgola o si scontra con una parola. Sarebbe il peggior segnale che si possa trasmettere ai cittadini e al mondo.
Noi europei abbiamo bisogno di un’Europa forte e unita, capace di rispondere alle sfide della globalizzazione. Un’Europa più forte per un mondo migliore e, come direbbe Cardoso Pires: “E agora, José?” (E ora, José?). E’ il momento di mettersi al lavoro. Le auguro buona fortuna, perché il successo della Presidenza portoghese sarà il successo dell’Europa.
Annemie Neyts-Uyttebroeck (ALDE). – (NL) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, vorrei congratularmi con il Portogallo per la sua Presidenza ed esprimere la mia gratitudine per il suo impegno a lavorare in stretto contatto con il Parlamento. Può essere certo, signor Presidente, che la prenderemo in parola.
Accogliamo con favore la sua decisione di organizzare un Vertice UE-Africa e un Vertice UE-Brasile. Per quanto riguarda il Vertice UE-Africa, tuttavia, dobbiamo essere assolutamente chiari sul fatto che durante la sua Presidenza le sanzioni dell’Unione non saranno solo accademiche. Per dirla tutta: a un Vertice come questo, non vi è spazio per leader che hanno ridotto e continuano a ridurre la loro popolazione in miseria e alla fame. Se una posizione così netta non le facilita le cose, signor Presidente, è pur vero che questo è frutto di un sistema che a suo tempo abbiamo introdotto noi. Le auguro buona fortuna per il Vertice con il Brasile. Il Brasile è un paese importante, e un rafforzamento dei legami tra l’Unione e l’America centrale e latina è uno sviluppo molto positivo.
Vorrei anche rivolgerle una domanda. Secondo un opuscolo che ho letto sulla sua Presidenza, è sua intenzione contribuire al disarmo e alla non proliferazione. Le sarei grata se potesse approfondire un po’ l’argomento.
Infine, vorrei accennare a una questione che non è ancora stata sollevata. Signor Presidente, è chiaro che, nei prossimi sei mesi, anche lei dovrà far fronte a tutte le crisi che potrebbero insorgere ovunque nel mondo. Una sarà senza dubbio in cima all’ordine del giorno, e la discuteremo proprio oggi pomeriggio: la crisi in Medio Oriente e in Palestina. Mi auguro che anche lei possa offrire un contributo positivo in questo ambito.
Mirosław Mariusz Piotrowski (UEN). – (PL) Signor Presidente, le priorità presentate dal Presidente del Consiglio e lanciate dalla Presidenza portoghese suscitano grandi speranze. E’ particolarmente importante rafforzare le relazioni transatlantiche, non solo nella guerra al terrorismo internazionale, ma anche nel campo delle relazioni economiche e della ricerca.
La Presidenza ha inoltre fatto pregevoli dichiarazioni sulla necessità di contribuire alla stabilizzazione dei Balcani occidentali e di elaborare una strategia, insieme con i partner africani, per lo sviluppo del continente. Adotteremmo volentieri anche un quadro per le prospettive di adesione all’Unione dell’Ucraina durante il Vertice UE-Ucraina.
Purtroppo, la Presidenza portoghese ha ereditato il cosiddetto “nuovo Trattato costituzionale”. Speriamo che questa scomoda eredità non eclissi gli ambiziosi obiettivi stabiliti dalla Presidenza, che hanno un’importanza reale per il futuro dell’Europa e del mondo.
PRESIDENZA DELL’ON. POETTERING Presidente
Alyn Smith (Verts/ALE). – (EN) Signor Presidente, provengo dalla Scozia, una piccola nazione marittima sull’Atlantico, e vorrei esprimere le mie calorose congratulazioni agli onorevoli colleghi portoghesi e ringraziare il Primo Ministro Sócrates per l’entusiasmo, il realismo e l’ambizione di cui ha dato prova oggi. Vorrei solo che il mio paese, la Scozia, potesse assumere il posto che gli spetta per diritto naturale, quale Stato membro e partner costruttivo ed entusiasta, ma ci arriveremo, perché abbiamo davvero molto in comune. Vogliamo realismo, vogliamo dinamismo, vogliamo riforme, vogliamo progressi e, nel Trattato di riforma, lei ha la possibilità di conseguire tutto questo per noi.
Il mio partito ha deciso, tutto sommato, di non poter raccomandare a suoi elettori il precedente progetto di Costituzione, ma ciò fa parte del passato e valutiamo ora i suoi sforzi con spirito imparziale e con un atteggiamento aperto e costruttivo. Le facciamo i nostri migliori auguri. L’Unione è lungi dall’essere perfetta, ma ciò che funziona va salvato e promosso. Se riuscirà a fare tesoro dei successi ed eliminare tutto ciò che non funziona – come questo edificio, magari! – mi auguro di potermi congratulare con lei anche in dicembre.
Miguel Portas (GUE/NGL). – (PT) Il Primo Ministro Sócrates dice di aver ricevuto un mandato chiaro e preciso. Concordo. Tuttavia, sa bene che, in Spagna e in Lussemburgo, i governi sosterranno che il nuovo Trattato è identico a quello precedente e sarà sufficiente la ratifica parlamentare. Sa anche che, in Francia e nei Paesi Bassi, i governi diranno l’esatto contrario, per sostenere infine la stessa cosa: non vi sarà alcun referendum. Mi chiedo il motivo del suo silenzio al riguardo. Ci attendono sei mesi di linguaggio ambiguo o una visione politica che coinvolga i cittadini nella decisione?
Mi interrogo anche su altri silenzi. L’Europa non ha una politica sull’Iraq; è necessario che Washington decida di richiamare a casa i suoi ragazzi perché se ne adotti una? L’Europa ha due politiche sul programma nucleare iraniano; è necessario che cadano bombe sull’Iran per comprendere che avremmo dovuto prevenire l’escalation? L’Europa ha una politica irresponsabile per la Palestina e il Libano: in un caso, ha sempre sostenuto il suo Presidente senza riconoscere i governi, nell’altro, sostiene il governo ed è contro il Presidente. Deve succedere il peggio perché si riesca a comprendere che il nostro ruolo dovrebbe mirare a favorire l’intesa interna? L’estate scorsa vi è stata una guerra fuori programma. Un anno dopo, è di nuovo in agguato. Primo Ministro Sócrates, la eviteremo solo se vogliamo evitarla.
Nigel Farage (IND/DEM). – (EN) Primo Ministro Sócrates, lei partecipa a un grande inganno: il tentativo di raggirare i cittadini britannici, francesi e olandesi per far loro accettare un Trattato senza un referendum. L’altro giorno lei ha detto che questo Trattato è meno federalista. Le chiedo: meno federalista di che cosa? Davvero non è riuscito a inventare qualcosa al riguardo.
Per fortuna, vi sono alcune voci oneste nell’Unione, le quali affermano che si conserva la sostanza della Costituzione e l’unica cosa che abbiamo cambiato è la terminologia. Altri dicono che abbiamo il 90 per cento, o il 99 per cento, di ciò che era originariamente previsto.
Che si stia al vostro gioco o che si sia onesti, conosciamo tutti la verità: se nel Regno Unito si indicesse un referendum, il 70 per cento o forse più dei cittadini britannici direbbe “no”. Mi chiedo se non sarebbe meglio per tutti se il Regno Unito non facesse parte dell’Unione europea. Perché non divorziamo alla svelta? Possiamo farlo con grande rapidità: lasciamo perdere gli avvocati, sigliamo un accordo di libero scambio, instauriamo una relazione di tipo svizzero. Penso che sarebbero tutti molto più felici, di sicuro noi lo saremmo.
Già che ci siamo, semplicemente non sopporto di ascoltare lei e il Presidente Barroso blaterare sull’Africa e su ciò che dobbiamo fare per aiutare la popolazione africana. Impedire a Robert Mugabe di partecipare al Vertice di dicembre sarebbe un ottimo inizio: questo trasmetterebbe un buon messaggio.
Tuttavia, le lancio una vera e propria sfida, una cosa concreta che potrebbe fare. Ieri, il Presidente Barroso ha parlato dell’Unione come di un impero e, per quanto riguarda l’Africa, lo è davvero! La esorto a porre fine agli accordi di pesca con l’Africa occidentale. Fermi le sue flotte. Impedisca alle flotte spagnole di saccheggiare le risorse dell’Africa occidentale e di uccidere pescatori africani. Se lo farà durante il suo semestre di Presidenza, davvero avrà fatto qualcosa di positivo per l’Africa. Per favore, agisca!
Irena Belohorská (NI). – (SK) Nonostante le numerose sfide cui dovrà far fronte, e quella più seria è l’organizzazione di una Conferenza intergovernativa incaricata di negoziare il progetto di Trattato costituzionale, sono lieta che la Presidenza portoghese affronterà anche altre questioni.
La questione principale riguarda le strategie nei settori di competenza degli Stati nazionali, per esempio il settore sanitario. Questa settimana, precisamente il 12 e il 13 luglio, il ministro della Sanità organizzerà una tavola rotonda dedicata alle strategie sanitarie in Europa e avrò l’onore di partecipare alle discussioni. La riunione affronterà questioni quali le discrepanze tra i sistemi sanitari degli Stati membri, la legislazione nel settore dei servizi sanitari, il problema della crescente incidenza dei tumori nell’Unione europea e la mobilità dei pazienti e degli operatori sanitari. Sono lieta che alle discussioni parteciperanno anche rappresentanti della Slovenia, che tempo fa ha annunciato che la lotta contro il cancro sarà una delle grandi priorità della sua Presidenza.
Signor Primo Ministro, le auguro il massimo successo.
Timothy Kirkhope (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, questa Presidenza comincia in un momento importante per l’Unione europea. Sono lieto che il mio paese e il suo paese abbiano lo stesso santo patrono, San Giorgio, famoso per aver combattuto draghi e affrontato problemi difficili. Mi auguro che lo farà anche questa Presidenza. Sono molto soddisfatto del forte accento che pone sui problemi dell’Africa. La situazione drammatica del continente e la lotta contro la povertà globale sono questioni che stanno molto a cuore al partito conservatore britannico.
Tuttavia, penso di doverla anche esortare ad assicurare che il Vertice UE-Africa previsto per la fine dell’anno si svolga senza la partecipazione di Robert Mugabe. Insieme con i miei colleghi, tra cui l’onorevole Van Orden, da tempo insisto su questo aspetto, perché considero intollerabile che l’Unione riceva tale tiranno in Europa in un momento in cui le sofferenze del suo popolo sono sotto gli occhi di tutti e dovrebbero essere in cima ai nostri pensieri.
Per quanto riguarda la CIG, il progetto di mandato può anche essere molto preciso, ma non è necessariamente quello giusto. Siamo fermamente convinti che, a prescindere dalla forma in cui si presenta questa Costituzione, si debba svolgere un referendum, di sicuro nel Regno Unito. Infatti, riteniamo che la promessa fatta dal nostro Primo Ministro uscente, ora ex Primo Ministro, Tony Blair, di indire un referendum sul nuovo Trattato debba essere assunta e mantenuta dal suo successore, Gordon Brown.
Abbiamo altre gravi preoccupazioni. Siamo preoccupati per la nostra costante devozione alla libera concorrenza, per la posizione giuridica del cosiddetto opt-out britannico dalla Carta dei diritti fondamentali e per il crollo del terzo pilastro, ma attendo con fiducia una discussione positiva su questi temi durante la CIG.
Infine, vorrei accennare alla risoluzione sulla CIG, in cui si chiede di includere nel mandato la questione delle due sedi del Parlamento. Ritengo sia l’occasione perfetta per dimostrare che l’Europa ascolta i cittadini. Le spese continue ed enormi comportate dagli spostamenti tra Bruxelles e Strasburgo indeboliscono la posizione del Parlamento e la questione va risolta al più presto.
Enrique Barón Crespo (PSE). – (PT) Signor Presidente, Presidente Barroso, signor Presidente in carica del Consiglio, esprimo il mio sostegno al programma della Presidenza portoghese, perché, signor Presidente, c’è una cosa peggiore di rimanere immobili, ed è compiere passi indietro.
(ES) In questo momento, svolgiamo un esercizio di realismo politico. Non siamo del tutto soddisfatti del mandato, ma riteniamo sia prova di realismo politico.
Noi, il Parlamento europeo, e molti cittadini – la maggioranza – volevamo il Trattato costituzionale, accettiamo l’idea di trovare una via d’uscita attraverso un mandato molto chiaro, ma penso che mai nella storia vi sia stato un mandato con un numero di note a piè di pagina tanto elevato. Non dobbiamo dimenticarlo.
Tutti conosciamo l’abilità con cui gli esperti giuridici risolvono i problemi. Alcuni temi richiamano l’attenzione. Per esempio, siamo qui riuniti sotto la bandiera europea. Che cosa intendiamo fare, signor Presidente? Ammaineremo la bandiera o le nostre riunioni saranno considerate illegali? E’ un aspetto importante, e per certi versi è persino umiliante.
Esiste un altro problema significativo, cioè come lo spiegheremo ai cittadini. Avremo Trattati di 1 500 pagine, come l’elenco telefonico. Intendo dire che dobbiamo trovare il modo di spiegare ciò che stiamo facendo e dobbiamo farlo difendendo i progressi, la personalità giuridica, l’estensione del voto a maggioranza qualificata e della codecisione, i progressi nel campo della politica estera...
Dobbiamo spiegare tutto questo, ma non sarà affatto facile e, di conseguenza – poiché la difficoltà sta nei dettagli – dobbiamo valutare con molta prudenza come si evolve il mandato. Il Parlamento europeo e penso anche i parlamenti nazionali e la società civile seguiranno la situazione con grande attenzione.
Ciò detto, signor Presidente, le auguro che la Presidenza portoghese si concluda con un Trattato di Lisbona e mi auguro che sia un Trattato di riforma, non di controriforma.
Bronisław Geremek (ALDE). – (PL) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, ho ascoltato il suo intervento di oggi e ho letto il discorso che ha pronunciato dinanzi all’assemblea della Repubblica a Lisbona con grande attenzione. Ha definito un programma di ampia portata per la Presidenza portoghese e le auguro il massimo successo. Vorrei tuttavia esporre la mia interpretazione personale del suo programma e sollevare tre questioni fondamentali.
La prima e la più ovvia è il nuovo Trattato costituzionale. La Presidenza tedesca ha compiuto alcuni progressi ed è riuscita a imbastire un compromesso difficile. Ogni Stato membro può pensare di aver perso qualcosa nel processo negoziale: è questa la natura dei compromessi. Tuttavia, l’Europa ha ora la possibilità di rafforzare la propria unità. Il mandato, approvato all’unanimità, deve essere attuato e a nessun paese, compreso il mio, dovrà essere permesso di ritrattare gli impegni presi. La Presidenza portoghese ha ora il difficile compito di creare il consenso necessario per l’approvazione del Trattato. Vorrei anche lanciare un appello, come ha fatto l’onorevole Barón Crespo, affinché si trovi il modo di renderlo il più chiaro possibile per il comune cittadino europeo.
La seconda questione è la definizione di una politica di solidarietà europea, quale la politica energetica comune europea, che dimostri che l’Europa si è unita in modo profondo e irreversibile, in seguito alla svolta epocale del 1989. Un altro esempio di politica di solidarietà è legato all’idea storica di libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione europea, cioè la piena apertura dell’area Schengen ai nuovi Stati membri. Solo un’Europa senza frontiere interne può veramente essere una comunità unita.
Il terzo compito è adempiere gli impegni dell’Europa nei confronti del resto del mondo. Il Portogallo ha evidenziato l’importanza del Brasile, che ha legami storici con l’Europa, oltre a enormi potenzialità di sviluppo. Tuttavia, il programma della Presidenza assicura anche un dialogo rinnovato con l’Africa. E’ un compito estremamente importante, che deriva dalla responsabilità storica dell’Europa nei confronti del continente africano, ricco di risorse naturali non sfruttate, ma attualmente devastato dalla povertà, dalle malattie e dalla violenza etnica.
Sono queste le sfide della nostra epoca, che possono e devono stimolare il processo di integrazione europea.
Mario Borghezio (UEN). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, fa bene la Presidenza portoghese a impegnarsi nel dialogo con l’Africa, alla quale occorre forse è più la presenza, ad esempio, di un esercito di piccole e medie imprese europee, che tornino e facciano nascere in quelle regioni un’economia sana, piuttosto che un’invasione di cinesi o di multinazionali non sempre ispirate a criteri umanitari. Tuttavia, è altrettanto indispensabile escludere da quel Vertice un leader come il signor Mugabe, che l’Europa dovrebbe condannare non solo per le sue iniziative e per le sue attività antiumanitarie ma per il suo razzismo antibianco e antieuropeo, perché il razzismo va condannato ovunque e non soltanto in alcune direzioni.
Ci preoccupa invece l’atteggiamento del signor Manuel Lobo Antunes verso un’apertura nei confronti del dossier Turchia estremamente rapida e veloce. Non è assolutamente necessario affrettare le cose per molti motivi, primo fra i quali la permanenza del rischio di far entrare in Europa un paese nel quale vige la sharia. Si tratta di questioni molto preoccupanti, anche di natura geopolitica: ad esempio, signor Presidente, non vogliamo che l’Europa finisca col confinare con l’Iraq, l’Iran e con altri paesi di questo genere.
Jana Bobošíková (NI). – (CS) Signor Presidente, la Presidenza portoghese desidera completare il processo di adozione del Trattato europeo e al tempo stesso affrontare le sfide della concorrenza globale. Devo dire che si tratta di processi incompatibili e contraddittori. Dal nuovo testo si evince chiaramente che il Trattato mira a preservare sistemi sociali eccessivamente costosi e inefficienti. E’ altrettanto chiaro che i leader degli Stati membri dell’Unione credono a una fantasia bolscevica di prezzi stabili e piena occupazione. Più precisamente, l’Unione si è di nuovo allontanata dal suo principio fondatore di libera concorrenza economica senza ostacoli, che è stato semplicemente espunto dal nuovo Trattato.
Signor Presidente, devo ricordare ancora una volta che il rifiuto della libera concorrenza economica quale forza trainante dell’economia europea costituisce un grave monito per tutti i cittadini democratici. Il passo è breve tra calpestare le libertà delle imprese e calpestare i diritti umani e le libertà fondamentali. Il principale orientamento dei politici democratici deve essere la reintegrazione nel Trattato della libera concorrenza economica, con effetto immediato.
Elmar Brok (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, consentitemi di fare alcune osservazioni. Solo alcune, perché concordo con quanto hanno affermato il Presidente della Commissione e il Presidente in carica del Consiglio riguardo alla Conferenza intergovernativa. Il compito della Conferenza intergovernativa è fare il meno possibile. Si tratta di adempiere il mandato conferito alla CIG, non di sviluppare nuove idee. Posso immaginare molte cose che si dovrebbero includere in un Trattato di questo tipo. So che mancano alcuni elementi che erano presenti nella Costituzione, ma questo è il momento storico in cui dobbiamo trasformare ciò che è stato concordato in un testo giuridicamente vincolante. Per questo motivo, riteniamo di dover sostenere la Presidenza e il suo impegno ad attuare il mandato, al fine di concludere il processo quanto prima possibile.
Anche se i simboli e molti altri elementi – in particolare la trasparenza – sono andati perduti, ritengo che, in seguito alla Convenzione, cui avevano contribuito anche i rappresentanti dei parlamenti nazionali, abbiamo ora maggiore democrazia ed efficienza. L’efficienza si rafforza tramite l’estensione del voto a maggioranza qualificata, le norme in materia di politica estera e di sicurezza e alcuni altri elementi. Si potrebbero introdurre ulteriori miglioramenti, ma la prospettiva è migliore della situazione attuale.
Allorché si applica il voto a maggioranza qualificata, il Parlamento europeo ha potere di codecisione. Se il Trattato entrerà in vigore, il Parlamento europeo avrà pari diritti di codecisione nel 90-95 per cento dei casi.
Alcuni aspetti sono stati trascurati: in futuro, il Consiglio europeo, sulla base di una maggioranza qualificata, proporrà al Parlamento europeo, alla luce dei risultati delle elezioni europee e previa consultazione del Parlamento stesso, un candidato alla Presidenza della Commissione. Ciò rafforzerà i diritti dei cittadini, perché, tramite il Parlamento, i cittadini avranno una linea diretta con la Commissione, il che le conferirà ampia legittimità. Si tratta di un progresso decisivo, legato alla Carta dei diritti fondamentali. Se promuoviamo determinati valori nel mondo, dobbiamo anche applicare noi stessi tali valori e renderli giuridicamente vincolanti. Di conseguenza, una Carta dei diritti fondamentali vincolante è indispensabile per garantire i diritti dei cittadini. Al riguardo, gli unici a essere defraudati sono i cittadini britannici.
Klaus Hänsch (PSE). – (DE) Signor Presidente, si sente affermare in varie occasioni che questa Conferenza intergovernativa affronterà solo gli aspetti tecnici del Trattato. Non è vero! Lei, signor Presidente del Consiglio, lo ha dimostrato: il significato politico della Conferenza intergovernativa sta nel fatto che essa si atterrà al mandato e a nient’altro che al mandato. Il significato politico sta nella chiara volontà di concludere i negoziati in ottobre e di persuadere tutti i 27 Stati membri che questa è la direzione giusta per l’Europa in questo momento storico. Non ho dubbi sul fatto che lei, con la chiarezza del suo programma e con la sua ferma volontà politica, avrà successo.
Il presidente del mio gruppo ha detto che lei deve solo mandare la palla in rete dal dischetto di rigore. Caro Martin, non dimentichiamo un aspetto: non siamo ai rigori finali, questo è un calcio di rigore a metà partita! La partita continuerà. Si deve ancora giocare tutto il secondo tempo, cioè il processo di ratifica. L’esperienza insegna che potrebbero ancora sorgere alcuni problemi. A mio parere, sarebbe quindi utile, signor Presidente del Consiglio, se lei cercasse di persuadere in modo informale i suoi colleghi in seno al Consiglio della necessità di una rapida ratifica entro i prossimi 12 mesi. Sarebbe positivo se i Paesi Bassi e la Francia, che hanno votato “no”, fossero i primi a ratificarlo. Sarebbe altrettanto positivo, signor Presidente del Consiglio, se lei riuscisse a convincere il nuovo Primo Ministro britannico, Gordon Brown, a far sì che il Regno Unito non sia il fanalino di coda del processo di ratifica, bensì il suo capofila. In tal modo, trasmetterebbe un segnale all’intera Europa.
Simon Busuttil (PPE-DE). – (MT) La ringrazio, signor Presidente. La settimana scorsa, ho avuto l’occasione di visitare uno dei quattro centri di detenzione a Malta, in compagnia del presidente del nostro gruppo, l’onorevole Daul. Attualmente, questi centri di detenzione nell’insieme ospitano più di 1 400 persone, tutti immigrati che hanno corso enormi rischi per attraversare il Mediterraneo. Infatti, sono stati salvati dall’annegamento dalle squadre di pattugliamento marittimo maltesi. Ho parlato con un immigrato dalla Nigeria, un paese che dovrebbe avere abbondanti risorse naturali. Con le lacrime agli occhi, questo ragazzo di 17 anni continuava a insistere sul fatto di voler entrare in Europa, ma affermava che persino rimanere chiuso in un centro di detenzione era meglio che tornare in Nigeria. Ciò dimostra che la nostra politica volta a promuovere lo sviluppo nel continente africano finora è fallita. E’ questa politica che può portare, nel lungo periodo, a una riduzione dell’afflusso di immigrati in Europa. Tuttavia, essa deve andare di pari passo con altre politiche, che richiedono urgente e immediata attenzione, volte a rafforzare la lotta contro l’immigrazione clandestina, in particolare contro la rete della criminalità organizzata che la pratica e che sfrutta le disgrazie di queste persone. Abbiamo visto alcune imbarcazioni utilizzate dagli immigrati per attraversare il Mediterraneo. Sono tutte delle stesse dimensioni, hanno tutte lo stesso tipo di motore e sono in condizioni allucinanti e pietose. In genere, trasportano circa 30 persone, un carico sufficiente perché comincino a imbarcare una quantità d’acqua tale da farle affondare al primo segno di vento o di maroso. Non stupisce che, prima di partire dalla Libia, queste persone siano informate che il loro viaggio li porterà in Italia o a Malta, o alla morte per annegamento. Ogni persona paga 1 000 dollari per la traversata: un totale di 30 000 dollari, quasi tutti di profitto. Chi lo sa, forse questi soldi servono a finanziare il terrorismo. Vi ringrazio.
Martine Roure (PSE). – (FR) Signor Presidente, Primo Ministro Sócrates, sono lieta che la giustizia e gli affari interni costituiscano una delle priorità della sua Presidenza. Condividiamo infatti una visione globale e comune dell’immigrazione. E’ vero, dobbiamo condurre un’autentica politica di cooperazione con i paesi d’origine, che deve basarsi sul rispetto dei diritti fondamentali, ma è altrettanto urgente aprire canali di immigrazione legali a livello europeo e ci attendiamo una discussione costruttiva con la Presidenza sulla definizione dei diritti comuni dei cittadini di paesi terzi che lavorano legalmente in Europa.
Va da sé che le dichiarazioni di buone intenzioni dei Consigli europei in materia di solidarietà europea per quanto riguarda la gestione delle frontiere e dei flussi migratori devono essere seguite da azioni concrete. Per questo motivo, è urgente che il Consiglio si concentri sulla necessaria revisione – e insisto su questo punto – del regolamento Dublino II. Contiamo inoltre sulla Presidenza portoghese per far sì che il Consiglio si impegni a trovare un accordo sulla direttiva “rimpatrio”, che rispetti il diritto di asilo e il principio di “non respingimento”.
(Applausi)
Luís Queiró (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, la Presidenza europea cominciata pochi giorni fa ha di fronte sfide che esigono capacità negoziale, volontà politica e visione strategica.
In primo luogo, la questione istituzionale. Ora che il mandato per la CIG – preciso, come richiesto – è stato adottato, si spera che il governo portoghese riesca a negoziare una riforma dei Trattati della portata necessaria e sufficiente a superare la crisi istituzionale. Tra le modifiche di rilievo, l’Unione europea cesserà di avere Presidenze a rotazione, come la sua, e un Commissario per ogni Stato membro. Eliminati questi elementi nazionali, in nome dell’efficacia, la responsabilità maggiore è ora ridurre la distanza tra i cittadini e l’Unione europea, e il miglior modo di farlo è costruire un’Europa che produca risultati negli ambiti che preoccupano i cittadini: l’economia e l’occupazione.
Al riguardo, in questi ultimi tempi si parla molto di “flessicurezza”. Riconosciamo che, senza occupazione, non vi è alcun modello sociale da difendere e che l’occupazione si protegge con imprese agili e competitive, che si adattino continuamente al mercato. Tuttavia, rendere più flessibile il mercato del lavoro non è l’unica risposta, né è l’unico modo di ottenere la sostenibilità economica che promuoviamo.
L’Europa avrà successo se avremo la volontà politica di investire nelle sue potenzialità specifiche e, al tempo stesso, nella ricerca, nell’innovazione e nella visione a lungo termine. Una di tali potenzialità è la nuova politica europea in materia di acque, alla quale il Parlamento europeo darà un importante contributo nella votazione di oggi. Nello sfruttamento delle risorse, nei trasporti, nel commercio, nel settore ambientale, nella ricerca scientifica, nell’ambito della protezione contro le catastrofi ambientali, ma anche contro le pratiche illecite e criminose, sono necessarie nuove risposte globali. Ci attendiamo che la Presidenza portoghese al momento opportuno dia un impulso decisivo a questa politica.
In proposito, vorrei fare un’ultima osservazione. La pace, la sicurezza, la lotta al terrorismo, lo sviluppo economico nei paesi vicini, la lotta all’immigrazione clandestina e l’approvvigionamento energetico sono tutte preoccupazioni che trarranno giovamento da una strategia che formi alleanze e comprenda i partner del sud. E’ sempre più necessario un nuovo partenariato per il Mediterraneo e la Presidenza portoghese è in una posizione favorevole per promuovere il rilancio di questo dialogo di importanza strategica per l’Unione europea.
Signor Primo Ministro, le auguriamo buona fortuna e il massimo successo nei prossimi sei mesi. Sappiamo che, se andrà bene a lei, di sicuro andrà bene all’Europa.
Jan Marinus Wiersma (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei cominciare con una questione urgente. Ho appena ricevuto la notizia che la pena di morte inflitta alle infermiere bulgare in Libia è stata confermata. Vorrei rivolgere un appello diretto al Primo Ministro Sócrates, perché intervenga a nome dell’Unione europea, al fine di assicurare che sia concessa una forma di grazia o si stabilisca un contatto diretto con il Colonnello Gheddafi per chiedere la sospensione della sentenza.
(Applausi)
Siamo davvero sbigottiti dal fatto che i giudici libici abbiano riconfermato la pena di morte inflitta a cittadini europei, che dovrebbero essere rilasciati e autorizzati a tornare a casa in Bulgaria. Signor Primo Ministro, la esorto a fare tutto il possibile perché le autorità libiche comprendano il parere inequivocabile del Parlamento europeo e dell’Unione europea in generale.
Vorrei conoscere il suo parere sulle questioni di politica estera: come vede i futuri sviluppi delle relazioni con la Russia, i preparativi per un accordo di partenariato e di cooperazione, quali misure potrà adottare per assicurare che, nella seconda metà del 2007, riusciremo a definire un mandato per riprendere e per avviare negoziati sul nuovo accordo di partenariato e di cooperazione. E’ molto importante condurre discussioni con le autorità russe sulla necessità di relazioni più trasparenti nel settore dell’energia, sui problemi presenti nel nostro comune vicinato, ma anche riuscire a rilanciare il dialogo sui diritti umani e sulla democrazia tra la Russia e l’Unione europea e sviluppare meglio la nostra agenda multilaterale per quanto riguarda l’Iran, il futuro sistema delle Nazioni Unite, Kyoto, eccetera.
In secondo luogo, vorrei sapere che cosa pensa dei futuri sviluppi riguardanti il Kosovo, un problema che si lega anch’esso alle nostre relazioni con la Russia. Siamo lieti che vi sia ora un periodo di tre o quattro mesi durante i quali si potranno condurre ulteriori trattative, soprattutto con il nuovo governo, che sosteniamo con vigore, considerato il ruolo importante del partito democratico al suo interno. Che cosa può fare per garantire che si giunga infine a un risultato accettabile – magari non del tutto accettabile, ma più accettabile – per la Serbia, che ottenga il sostegno della Russia in seno al Consiglio di sicurezza e tenga unita l’Unione europea? Le proposte del signor Ahtisaari dovrebbero costituire una base, ma sarà necessario creare una situazione in cui l’operazione dell’Unione europea in futuro si fondi su una risoluzione delle Nazioni Unite. Ci attendiamo che il Kosovo riesca infine a definire il suo statuto.
(Applausi)
Presidente. – La ringrazio, onorevole Wiersma. Con il suo consenso, farò una dichiarazione sulla questione delle infermiere più tardi, quando l’Assemblea sarà al completo, prima della votazione.
Othmar Karas (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, i compiti sono stati assegnati e i messaggi che intendiamo trasmettere all’Africa e all’America latina sono quelli giusti. La Conferenza intergovernativa dovrà discutere gli aspetti tecnici e perfezionare il contenuto del Trattato e le decisioni adottate al Vertice, non negoziare un nuovo Trattato.
Come oggi avrà notato, il problema non è il Parlamento europeo, né la Commissione, né i cittadini d’Europa. L’unico problema che può avere è la vanità di alcuni Stati membri e capi di Stato e di governo in seno al Consiglio. Le dico quindi: faccia sì che, sotto la sua Presidenza, tutti si attengano a ciò che è stato deciso, tutti mantengano le promesse, tutti rispettino gli impegni finanziari – penso a FRONTEX – e si assumano nei loro paesi la responsabilità di ciò che si sono impegnati a fare a livello europeo, cioè realizzare progetti concreti e rispettare le regole, anziché presentare interpretazioni astute – penso alla Francia, in particolare. Signor Primo Ministro, se garantirà la realizzazione di ciò che è stato deciso, lei creerà una nuova dinamica nell’Unione europea e avrà meno problemi.
Bogusław Sonik (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, ogni Presidenza dell’Unione porta con sé nuove sfide, nuovi obiettivi e nuove opportunità, ma anche nuovi potenziali errori e intoppi. Ho letto con attenzione le interviste rilasciate alla stampa dal Primo Ministro portoghese sulla politica orientale dell’Unione europea, e ciò che ho letto mi preoccupa profondamente.
Lei ha detto, cito: “quando negoziamo con la Russia, non dobbiamo evidenziare solo le nostre differenze, ma anche le nostre affinità…”. E’ una dichiarazione sorprendente, che potrebbe essere interpretata come l’annuncio di un cambio di tono nella politica orientale dell’Unione, a favore di un atteggiamento remissivo e, non ho paura di dirlo, incline a fare grandi concessioni.
L’Unione europea deve continuare a seguire il percorso tracciato dalla Presidenza tedesca, che si fonda sulla solidarietà e sull’unità. Solo la solidarietà ci permetterà di agire in modo efficace nelle nostre relazioni con la Russia. Qualsiasi mancanza di coerenza sarà interpretata come un segno di debolezza dai nostri partner orientali.
Vi sono molte questioni da affrontare, tra cui la controversia irrisolta sull’esportazione di prodotti alimentari polacchi in Russia e la necessità di condurre una politica di solidarietà energetica, che impedisca a Mosca di esercitare pressioni sui singoli Stati membri.
José Sócrates, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Signora Presidente, onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto ringraziarvi per le vostre osservazioni nel corso della discussione, e anche per le critiche del mio intervento e delle intenzioni della Presidenza. Vorrei che sapeste tutti che queste osservazioni e queste critiche mi sono molto utili nei compiti che devo svolgere in veste di Presidente del Consiglio. Penso però di non sbagliarmi se dico che, da quanto ho sentito in generale, le osservazioni fatte dagli onorevoli deputati sui compiti dell’Unione per i prossimi sei mesi coincidono in larga misura con il programma che ho presentato. Sono molto soddisfatto di constatare che vi è ampio consenso politico riguardo a ciò che dobbiamo fare nei prossimi sei mesi. E’ un aspetto che riveste enorme importanza per l’Europa.
Non è stato difficile individuare queste priorità, perché siamo tutti consapevoli di un fatto molto semplice: quello che l’Europa si attende – ciò che l’economia europea, la società europea e il mondo si attendono – è che l’Unione risolva una volta per tutte la sua crisi istituzionale, perché negli ultimi due anni la situazione su cui abbiamo riflettuto è stata intesa da tutti come una situazione di crisi istituzionale che l’Europa era incapace di risolvere. Il chiaro segnale che dobbiamo trasmettere al mondo e agli europei è che riusciremo a risolvere la crisi e superare l’impasse. Per questo motivo, sono lieto di cogliere negli interventi di tutti gli onorevoli deputati l’idea che pervenire rapidamente a un Trattato debba essere la nostra priorità naturale.
Non so se sia un calcio di rigore, ma la verità è che dobbiamo mettere a segno questo punto il più rapidamente possibile. Mi compiaccio anche del fatto che gli onorevoli deputati condividano l’idea della Presidenza secondo cui, per ottenere un Trattato, bisogna anche approfittare del momento politico attuale, del clima politico attuale, della convergenza politica attuale, al fine di trasformare quanto prima possibile il mandato in Trattato. Sono quindi soddisfatto di constatare che il calendario che ho presentato, l’idea di muoversi rapidamente, incontri anche consenso politico. Inoltre, non vi è alcun motivo per non farlo. Come ho detto, è ciò che l’economia europea si attende, ciò che le altre Istituzioni europee si attendono e ciò che il mondo si attende: che risolviamo in fretta la crisi.
Il consenso finale, o accordo, o compromesso che cerchiamo di raggiungere è un impegno talmente chiaro e preciso, che nessuno si aspetta che ci si impantani in discussioni interminabili, tanto più che le discussioni si svolgeranno a porte chiuse. Sono quindi soddisfatto di constatare che vi sia accordo generale sull’idea che si debba dare priorità alla conversione del mandato in Trattato. Ho naturalmente affrontato la questione del mandato e ho dichiarato che, se esiste una cosa che la Presidenza non ha, è il mandato di riaprire o modificare il mandato che ha ricevuto. Questo riveste enorme importanza e mi sembra anche fondamentale. Nessuno se lo aspetta e sono certo che tutti gli Stati membri presenti quella notte, che hanno assunto un impegno a favore di un solido accordo, siano pienamente consapevoli del fatto che ciò significherebbe gettare discredito sulle Istituzioni e sulla stessa Europa. Sono quindi certo che nessuno Stato membro e nessun leader politico difenda questa possibilità e che il Parlamento mi sosterrà se affermo che il nostro dovere è tener fede al mandato e trasformarlo in un Trattato.
Vorrei anche dire una cosa ovvia: questa Unione dipende da tutti, e tutti sono necessari. So bene qual è il compito che attende la Presidenza: far sì che si possa giungere a un accordo tra i 27, non 26, né 25, né 24: i 27. Questo è ciò che distingue un’unione da un’alleanza. Non siamo un’alleanza, siamo un’Unione e, in quanto tale, tutti siamo indispensabili e tutti dobbiamo essere “a bordo”. Per questo motivo dico che faremo del nostro meglio per procedere il più rapidamente possibile e ottenere ciò che tutti desideriamo: che in ottobre, alla prima occasione, non l’ultima, ma la prima, l’Europa sia in grado di trasmettere un segnale chiaro agli europei e al mondo e confermare che ha superato la sua crisi istituzionale.
Vorrei anche spendere alcune parole sulla ratifica del Trattato. La ratifica a livello nazionale è un problema degli Stati membri, non un problema europeo. A questo punto, dopo aver ascoltato quanto ho ascoltato, vorrei ricordare che, in nessun luogo al mondo, nelle democrazie liberali, la ratifica parlamentare è considerata illegittima o incompatibile con i migliori valori delle democrazie moderne. Ritengo che il tentativo di svalutare la ratifica parlamentare non renda onore alla democrazia rappresentativa. Comprendo molto bene che alcuni difendano i referendum e in determinati momenti promuovano la democrazia diretta. Lo considero molto positivo e penso che i referendum e una maggiore partecipazione popolare arricchiscano la democrazia. Ma mai, mai, in nessuna circostanza ho sostenuto che una democrazia più diretta e partecipativa possa essere usata contro la democrazia rappresentativa. Lo considero un argomento pretestuoso e vorrei che fosse chiaro. I parlamenti hanno il potere legittimo di approvare trattati e di farlo in nome del popolo. Questo insegnano le teorie democratiche, e convivo con questi valori da così tanto tempo che non ho alcuna intenzione di rinunciarvi, tanto meno in questo momento.
Un secondo punto che vorrei affrontare, onorevoli deputati, è la politica estera, che sarà una priorità anche di questa Presidenza. Sarà una nostra priorità perché non può cessare di esserlo. Se esaminiamo la politica estera dell’Unione europea, è facile constatare che presenta una serie di lacune. Naturalmente, è nostra intenzione colmare tali lacune. Ne abbiamo già colmata una, quella del Brasile.
La verità è che l’Unione europea organizza vertici con la Cina, con l’India, con la Russia, ma non con l’altro BRIC, il Brasile. Non lo fa e deve farlo, perché in tal modo garantisce la coerenza della nostra politica nei confronti delle potenze economiche emergenti e riconosce maggiore importanza alle relazioni tra l’Europa e l’America latina. Queste relazioni strategiche sono inoltre importantissime per risolvere le questioni legate alla governance mondiale. A mio parere, in seguito all’avvio di questo partenariato strategico con il Brasile, l’Europa si trova in una posizione migliore per esercitare la sua influenza sulle questioni politiche globali.
Su una cosa non ho dubbi: la politica estera europea si è arricchita in conseguenza dell’accordo raggiunto al Vertice con il Brasile. Staremo a vedere, ma nutro grandi speranze sulla possibilità che il Vertice abbia contribuito a creare un clima più favorevole al dialogo politico tra l’Europa e il Brasile, il che permetterà a sua volta la continuazione del ciclo di Doha e dei negoziati relativi a un accordo sul commercio mondiale. Ho grandi speranze al riguardo e sono tra coloro che credono nei vantaggi derivanti dal successo del ciclo di Doha e da un accordo in tale ambito per tutto il mondo, per una migliore regolamentazione della globalizzazione, per la promozione di una maggiore libertà di scambio e per lo sviluppo, soprattutto nei paesi meno avanzati.
Vorrei fare alcune osservazioni sull’Africa e dire che anche per l’Africa è necessario adottare una politica specifica. L’Europa deve decidere se vuole compiere progressi o rimanere com’è, e sono già sette anni che ci troviamo in questa situazione. Qualcosa dobbiamo fare, e vorrei ricordare a tutti che la scelta è già stata fatta, almeno nove mesi fa. Il Consiglio europeo ha già deciso di organizzare un Vertice, e alle ultime tre riunioni ha dichiarato che tale Vertice si sarebbe svolto quest’anno, durante la Presidenza portoghese. E’ passato il momento di pensare al Vertice. E’ ora di organizzarlo.
Vorrei dire quanto segue sul Vertice con l’Africa. Innanzi tutto, ritengo che l’Europa non possa continuare a pagare il prezzo di non avere un dialogo politico strutturato, istituzionale e strategico con l’Africa. Penso sia un errore che stiamo già pagando a caro prezzo. Paghiamo un prezzo qui in Europa, ma pagano un prezzo anche gli africani, e alcuni vivono peggio a causa della mancanza di questo dialogo. Se qui in Aula pensiamo ai diritti umani e alla fame, dobbiamo anche pensare che l’organizzazione di un Vertice con l’Africa rappresenta un grande contributo, non solo per risolvere i problemi di sviluppo e offrire risposte migliori al problema della fame in Africa, ma anche per trovare soluzioni migliori ai problemi di governance e di diritti umani nei paesi africani.
E’ così che vedo la questione. Ora, il metodo più sicuro per non contribuire a risolvere i problemi è rimanere dove siamo, non intervenire. Penso sia la scelta sbagliata. A proposito dell’Africa, onorevoli deputati, vorrei anche dire che ho ricevuto con tristezza la notizia sulle infermiere bulgare, già annunciata in Aula. Vorrei dire che seguiamo il caso da molto tempo. Come sapete, il Portogallo è tra i paesi che intrattengono le migliori relazioni con i paesi dell’Africa del nord, compresa la Libia, e da molto tempo seguiamo la situazione da vicino e discutiamo con le autorità libiche. Ora abbiamo maggiori responsabilità in questi sei mesi e siamo consapevoli dell’importanza del caso. Ci stiamo lavorando, e me ne sono occupato di recente, insieme con il Presidente della Commissione, quando eravamo ad Accra. Faremo tutto il possibile per garantire un esito positivo. Vi è ancora una possibilità di ricorso. Come ho detto, seguiamo la questione e mi auguro ne comprendiate tutti la delicatezza diplomatica. Il nostro obiettivo è garantire una felice conclusione del caso. Come ben sappiamo, la retorica politica non sempre è utile, ma conoscete tutti il nostro impegno a trovare una soluzione soddisfacente per la questione.
Ancora due osservazioni. In primo luogo, riguardo ai cambiamenti climatici, vorrei solo dire che sono stato ministro dell’Ambiente, ho esercitato una Presidenza in veste di ministro dell’Ambiente, e ricordo quanto fosse difficile all’epoca, nel 2000, parlare di cambiamenti climatici. Tale difficoltà appartiene a un’altra era. La situazione oggi è assolutamente diversa e penso che tutti si rendano conto che la sintesi operativa tra innovazione ed energia si chiama cambiamenti climatici. In diversi settori vi è un grande desiderio di passare rapidamente all’azione, ma penso, e sarete tutti d’accordo, che le decisioni che abbiamo adottato all’ultimo Consiglio europeo di primavera siano assolutamente essenziali per dare credibilità all’Europa in questo ambito e per creare le condizioni politiche che permettano all’Europa di porsi all’avanguardia e dare una risposta politica a questo problema globale.
Seguiremo con grande attenzione questo tema. Io stesso, se riesco a inserirlo nella mia agenda, e tenterò di farlo, sarò presente a Bali, in rappresentanza dell’Unione europea, per pronunciare un discorso che esprima la volontà dell’Unione europea di guidare il quadro post-Kyoto e la risposta del mondo ai cambiamenti climatici. Vorrei tuttavia chiarire che abbiamo un programma interno da rispettare e tale programma comprende il piano tecnologico per l’energia, che realizzeremo insieme con la Commissione, e la creazione dell’Istituto europeo di tecnologia, che sosteniamo con vigore e che lancerà la sua prima comunità della conoscenza e dell’innovazione, una prima iniziativa mirata, giustamente e simbolicamente, proprio ai cambiamenti climatici.
Infine, una parola sui biocombustibili: non esistono soluzioni magiche, ma i biocombustibili al momento rappresentano la risposta più efficace alla necessità di ridurre le emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. Non ho dubbi al riguardo. Se esiste un modo di compiere progressi, se esiste una buona soluzione, in grado di contribuire a tale riduzione, ritengo che non abbiamo alcun diritto di ignorarla, solo perché naturalmente vi saranno conseguenze in altri settori che potrebbero non essere le migliori. Ritengo che il bilancio sui biocombustibili nel complesso sia molto positivo e debba incoraggiarci a promuoverli.
Infine, l’immigrazione. Vorrei chiarire che l’immigrazione sarà uno dei temi più importanti durante la nostra Presidenza. Presteremo grande attenzione al problema. L’Europa deve avere una strategia ben definita in materia di immigrazione. Penso che l’unica possibilità di avere una politica di immigrazione all’altezza del problema e compatibile con i nostri valori sia elaborare una politica fondata su tre pilastri. Il primo comprende la lotta all’immigrazione clandestina, il rafforzamento della sicurezza delle frontiere e la repressione di questo crimine contro la dignità umana. In secondo luogo, dobbiamo lottare anche a favore di una politica inclusiva, una politica umana. L’Europa di oggi è un continente che ospita milioni di immigrati, e anch’essi attendono una definizione dell’immigrazione. In terzo luogo, come terzo pilastro, dobbiamo avere una politica concordata con i paesi di origine, che permetta di regolare i flussi migratori nell’interesse reciproco. Questi sono i tre pilastri su cui deve poggiare la politica europea, ma devono essere tradotti in documenti e, a tal fine, durante i prossimi sei mesi, organizzeremo conferenze e continueremo a lavorare insieme con la Commissione e con il Commissario Frattini, per riuscire a strutturare e pubblicizzare una politica di immigrazione dell’Unione europea coerente, completa e all’altezza della risposta che il problema esige.
Signora Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio ancora una volta per tutte le vostre osservazioni e, per concludere, vorrei dire quanto segue. Abbiamo il nostro piano, cominciamo questo semestre con fiducia, con l’energia e con la volontà di leader politici che, durante tutta la vita politica, hanno sempre creduto nel progetto europeo. Come ho già ricordato più volte, sono nato nel 1957, l’anno dell’Europa, e sono stato eletto al Parlamento un anno dopo il nostro ingresso in Europa. Sono un politico europeo e, per questo motivo, quando vengo qui, lo faccio con il grande onore di chi ha la possibilità di porsi al servizio dell’Europa in un luogo come questo. Cominciamo quindi con fiducia, la fiducia di chi ha grande familiarità con il progetto europeo. Abbiamo un piano, ma un piano è solo un piano. Naturalmente emergeranno imprevisti, situazioni che non rientrano nel piano, fatti che ci sorprenderanno, ed è giusto che sia così in politica, perché, se non fosse così, non sarebbe materia per i rappresentanti politici, perché questa è la loro funzione: affrontare gli imprevisti. Il piano orienterà la nostra azione e, se emergeranno imprevisti e situazioni inattese, saremo presenti, armati di ciò che davvero conta per un rappresentante politico: l’insieme di valori, di principi e di orientamenti che da sempre ci guidano nella costruzione di un’Europa più forte per un mondo migliore.
Presidente . – Grazie, signor Presidente.
Presidente. – Signor Presidente del Consiglio, abbiamo fiducia in lei. Il Parlamento europeo sarà al suo fianco, per garantire che lei abbia successo. Se avrà successo, sarà un successo anche per l’Unione europea. Le facciamo i migliori auguri per la sua Presidenza!
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. – (PT) Signor Presidente, signor Primo Ministro, onorevoli deputati, vorrei innanzi tutto cogliere l’occasione per esprimere la nostra solidarietà con le infermiere bulgare e le loro famiglie e con il medico palestinese, alla luce delle notizie preoccupanti che ci sono giunte. Siamo estremamente delusi da tali decisioni, ma vorrei anche esprimere fiducia nella possibilità di trovare una soluzione. In particolare, vorrei assicurare alle infermiere bulgare e alle loro famiglie che la Commissione europea, insieme con la Presidenza del Consiglio e con gli Stati membri, farà tutto il possibile per salvaguardare il loro diritto alla vita e alla libertà.
Signor Primo Ministro, la discussione ha dimostrato chiaramente che il Parlamento europeo sostiene le priorità della Presidenza del Consiglio portoghese. Come ha detto l’onorevole Schulz, dalle diverse aree politico-ideologiche giunge un messaggio di sostegno al progetto europeo. Il progetto europeo non può essere considerato di proprietà esclusiva dell’una o dell’altra area politico-ideologica. Deve unire le forze politiche che hanno l’obiettivo comune di costruire un’Europa più forte, un’Europa che risponda alle aspirazioni dei suoi cittadini. E’ quanto abbiamo visto oggi in Aula. Siamo pienamente d’accordo riguardo alla vostra analisi della necessità di risolvere la crisi istituzionale. La verità è che la mancata soluzione della questione istituzionale ha gettato un’ombra di dubbio, di scetticismo, di negatività, a volte persino di cinismo, su tutto ciò che l’Europa ha realizzato.
L’Europa non è rimasta bloccata. Negli ultimi anni, e in questo senso la cooperazione tra le diverse Istituzioni è stata molto importante, siamo riusciti ad affrontare questioni difficili, abbiamo approvato un bilancio per i prossimi sette anni, abbiamo raggiunto un consenso difficile su una questione molto controversa, la direttiva sui servizi, siamo riusciti ad adottare, al Consiglio europeo di marzo, il pacchetto di misure più ambizioso presentato finora in materia di lotta ai cambiamenti climatici, e la strategia di Lisbona rinnovata ha dato frutti, grazie a un nuovo sistema di governance. La verità è che oggi l’Europa in generale attraversa un periodo positivo, abbiamo una crescita economica che ci offre nuovi motivi di speranza, creiamo più posti di lavoro dei nostri partner nordamericani e i risultati dell’eurobarometro confermano il più alto livello di fiducia registrato in Europa negli ultimi otto anni. I tempi sono quindi migliori.
Tuttavia, il fatto è che, finché la questione istituzionale non sarà risolta, questo dubbio sarà sempre presente e, soprattutto al di fuori dell’Europa, ci troviamo di fronte a domande cui dobbiamo dare il giusto peso. Ci sentiamo chiedere come possano gli europei voler guidare il mondo nella lotta ai cambiamenti climatici, come possano garantire la sicurezza energetica, come possano trasformare la loro economia in una delle più competitive, più coese e più giuste del mondo, se non riescono nemmeno ad accordarsi tra loro sul funzionamento delle loro stesse Istituzioni e sul modo in cui adottare le decisioni.
E’ quindi una questione di credibilità. Per questo è indispensabile risolvere la questione istituzionale e il Primo Ministro, il Presidente in carica del Consiglio, a mio parere, oggi lascerà l’Aula portando con sé il sostegno inequivocabile del Parlamento europeo, e di sicuro della Commissione europea, affinché trovi una soluzione nel pieno rispetto del mandato e, se possibile, entro il Consiglio europeo di ottobre. Questo deve essere il nostro obiettivo, signor Primo Ministro, e ha tutto il nostro sostegno.
Infine, vorrei dire che abbiamo preso atto delle priorità stabilite per il Consiglio europeo di dicembre: l’immigrazione e le questioni legate alla nuova agenda per la sicurezza, la giustizia e la libertà in Europa. Un miglioramento che abbiamo introdotto nel Trattato è il rafforzamento della nostra capacità di azione in materia di giustizia, libertà e sicurezza. Come è già stato detto in interventi precedenti, le questioni legate all’immigrazione sono fondamentali dal punto di vista umano – sono un dramma umano cui dobbiamo trovare risposta. Per quanto attiene all’agenda per l’innovazione, il Primo Ministro ha appena colto l’occasione di esprimere il suo sostegno chiaro e inequivocabile alla creazione dell’Istituto europeo di tecnologia, al lancio della prima comunità della conoscenza e dell’innovazione, un’iniziativa specificamente mirata al problema dei cambiamenti climatici, e a tutto ciò che si può fare per dare nuovo impulso all’agenda per l’innovazione. E’ uno degli ambiti in cui l’Europa non può permettersi di rimanere indietro, né di perdere terreno, non solo rispetto ai nostri partner nordamericani, ma anche in relazione con altre potenze emergenti. E’ quindi essenziale uno sforzo più risoluto dell’Europa. Ritengo che, se conseguiremo questi obiettivi, potremo essere fieri di noi.
Infine, per quanto riguarda un problema sollevato durante la discussione, che riguarda l’Africa, onorevoli deputati, non possiamo accettare che le nostre relazioni con un continente come quello africano debbano dipendere dall’uno o dall’altro dittatore, di chiunque si tratti. La verità è che l’Europa ha relazioni di partenariato al massimo livello con l’Asia, dove ci sono dittatori, e con l’America latina, dove alcuni paesi non sono democrazie. Per di più, alcuni di tali dittatori sono ricevuti con il tappeto rosso in certe capitali europee. Non riesco quindi a capire perché non si riescano a stringere relazioni ad alto livello con l’Africa, allorché apriamo la porta a chi talvolta ostacola effettivamente lo sviluppo democratico dell’Africa, perché in qualche modo siamo ostaggi dell’uno o dell’altro dittatore.
Sosteniamo quindi con fermezza questa priorità della Presidenza portoghese, e di sicuro uno degli obiettivi di questo Vertice dovrà essere una discussione sulla democrazia, sulla libertà, sui diritti umani e sulla necessità di sviluppare le nostre relazioni a favore di una buona governance in Africa, in tutte le relazioni tra i nostri continenti. Se è così, penso si possa essere soddisfatti di questa Presidenza, perché siamo certi che, durante i sei mesi di mandato, continueremo a compiere progressi verso un’Europa più forte per un mondo migliore. Un’Europa in cui si dimostri nella pratica che siamo uniti e possiamo produrre risultati nell’interesse reale dei cittadini europei.
(Applausi)
Presidente. – La discussione sul programma della Presidenza portoghese è conclusa.
Dichiarazioni scritte (articolo 142 del Regolamento)
Alessandro Battilocchio (NI), per iscritto. – Accanto alla riforma delle istituzioni, senza la quale l’Unione Europea non avrà il ruolo che le spetta a livello mondiale, ed alla sfida per la competitività nell’ambito della strategia di Lisbona, mi auguro che la presidenza portoghese sappia affrontare con vigore quella che, come ho già avuto modo di sottolineare in più occasioni, rappresenta l’impasse principale da superare, ossia l’indipendenza energetica e la sfida contro il cambiamento climatico.
L’energia rappresenterà al contempo il business ed il problema del futuro visti anche l’allarme sull’imminente esaurimento delle fonti non rinnovabili e gli impegni del protocollo di Kyoto. Solo con un’adeguata indipendenza dai fornitori esterni potremo garantire all’Europa un ruolo trainante nell’economia mondiale a lungo termine, cosi come una posizione rafforzata sullo scacchiere geopolitico, non subordinata a ricatti esterni, condizione indispensabile per promuovere la stabilità, la democrazia ed il rispetto dei diritti umani nel mondo. Cerchiamo quindi di concentrare le nostre attenzioni, energie e risorse su ciò che già abbiamo, il nucleare, e su ciò che possiamo avere, le fonti rinnovabili, promuovendo la ricerca, il cofinanziamento degli Stati Membri e del privato, intervenendo sulla fiscalità, riformando il settore dei trasporti, richiamando gli esperti europei fuggiti all’estero per mancanza di opportunità.
Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La Presidenza portoghese deve concentrarsi sull’obiettivo prioritario della firma di un nuovo Trattato istituzionale da parte dei 27 Stati membri il prossimo ottobre a Lisbona, tanto più che il mandato conferito alla Conferenza intergovernativa dall’ultimo Consiglio europeo è chiaro e preciso.
Il lancio di un nuovo ciclo della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione è un’occasione per conferire alla dimensione sociale l’importanza e la visibilità che merita, in particolare tramite un migliore coordinamento delle politiche in materia di occupazione e lo sviluppo della “flessicurezza”, al fine di riconciliare i nostri concittadini con l’Europa e con il suo modello economico rinnovato.
Sono certa che la Presidenza portoghese dedicherà particolare attenzione alle regioni ultraperiferiche dell’Unione, delle quali conosce bene la situazione specifica, con Madera e le Azzorre, al fine di dare nuovo impulso alle azioni comunitarie in loro favore, in particolare quelle che riguardano la politica di vicinato e i costi supplementari dovuti alla situazione ultraperiferica.
E’ indispensabile che l’ultimo Vertice di Bruxelles produca conseguenze benefiche e dimostri che lo spirito europeo rinnovato è più forte degli egoismi nazionali. Mi auguro sinceramente che la Presidenza portoghese riesca a mettere a frutto il forte slancio politico che si è creato al termine della Presidenza tedesca.