Presidente. – L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0138/2007).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio:
Annuncio l’
interrogazione n. 1 dell’onorevole Manuel Medina Ortega (H-0517/07)
Oggetto: Approccio globale in materia di immigrazione
Viste le conclusioni del Consiglio “Affari generali”, svoltosi a Lussemburgo il 17 e 18 giugno scorsi, concernenti l’ampliamento e il rafforzamento dell’approccio globale in materia di immigrazione, nonché le difficoltà inerenti al funzionamento di meccanismi di cooperazione permanente intergovernativa in materia, quali misure pensa di poter adottare il Consiglio per lo sviluppo di politiche comunitarie più incisive in questo settore, in particolare mediante l’attribuzione di efficaci poteri decisionali alla Commissione o a Frontex su questioni come l’avvio di progetti pilota di associazione?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Le istituzioni comunitarie attuano una serie di misure previste dalle conclusioni del Consiglio del 18 giugno 2007 nei limiti delle competenze conferite loro dal Trattato, in cooperazione con gli Stati membri e, ove ciò sia opportuno, con i paesi terzi interessati.
Il controllo e la sorveglianza delle frontiere esterne sono responsabilità degli Stati membri. Tuttavia, è nell’interesse di tutti gli Stati membri che aderiscono all’accordo di Schengen, non solo di quelli che hanno frontiere esterne, di far sì che i controlli alle frontiere esterne siano efficaci, motivo per cui sono state prese alcune misure per promuovere la solidarietà e la cooperazione fra gli Stati membri in questo settore.
L’istituzione di un’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea, un’agenzia che va comunemente sotto il nome di Frontex, mediante il regolamento (CE) n. 2007/2004, ha rappresentato un passo importante nella promozione della solidarietà.
Allo stesso modo, la capacità di Frontex è stata ulteriormente rafforzata con l’adozione il 12 giugno di quest’anno della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituiva un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere nonché dall’istituzione, nel 2007, del registro centralizzato delle attrezzature tecniche disponibili, noto come toolbox, mantenuto dagli Stati membri e disponibile all’occorrenza agli altri Stati membri
Le operazioni congiunte e i progetti pilota vengono lanciati con l’assenso degli Stati membri interessati. Le squadre di intervento rapido alle frontiere vengono istituite in risposta a una domanda presentata da uno o più Stati membri. Frontex coordina tali attività.
Attualmente non vi sono piani relativi ad un ampliamento del campo di applicazione della competenza decisionale della Commissione o di Frontex in questo contesto. Inoltre, l’approvazione della decisione n. 574/2007/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che istituiva il Fondo per le frontiere esterne per il periodo 2007-2013 come parte del programma generale “Solidarietà e gestione dei flussi migratori” costituisce un altro importante passo per la promozione della solidarietà e costituirà un nuovo mezzo per ampliare gli aiuti finanziari agli Stati membri che applicano le disposizioni dell’accordo di Schengen alle loro frontiere esterne.
Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Signor Presidente in carica del Consiglio, grazie molte per le informazioni fornitemi. Sono consapevole dei limiti costituzionali dello sviluppo di queste misure di cooperazione, nonché della resistenza di molti Stati membri all’assunzione di maggiori impegni, ma corriamo sempre il rischio che le parole dell’Unione europea non vengano poi confermate dai fatti, nella fattispecie per quanto riguarda il funzionamento del meccanismo di Frontex. In conseguenza della natura strettamente intergovernativa e volontaria della cooperazione, spesso le parole dell’Unione europea sono solo parole, ovvero, per dirla in altre parole, un programma comincia a essere operativo e viene interrotto perché o i governi non hanno messo a disposizione le risorse materiali, oppure, dopo averle offerte, le ritirano, il che vuol dire che finiamo per avere delle ripetute dichiarazioni che non fanno altro che deludere l’opinione pubblica, annunciando il ritiro dei fondi una volta che l’operazione è stata avviata o dopo periodi di tempo molto brevi.
Spero che la Presidenza incoraggerà il consolidamento di un sistema che dia un carattere più permanente a questo tipo di operazioni.
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Comprendo la sua preoccupazione. Comunque sia a mio parere dobbiamo, anche in questo caso, guardare con ottimismo ai progressi compiuti. Se pensiamo da dove siamo venuti e dove eravamo, l’istituzione di Frontex, a mio parere, è già un progresso e un passo avanti nella cooperazione all’interno dell’Unione europea sulle questioni concernenti la gestione delle frontiere esterne.
Come lei dice, potremmo sviluppare le capacità e le competenze di Frontex, qualora gli Stati membri lo desiderassero. Tuttavia, vi è una parola che si confà a questo contesto, una parola che non è intergovernativa, ma una parola fondamentale, direi una parola sulla quale si basa la nostra Unione: solidarietà.
Anche qui dobbiamo fare affidamento su questa solidarietà, solidarietà con gli Stati membri che potrebbero prima o poi averne bisogno. Questa parola, una parola che non ha sostituti, denota non una realtà intergovernativa, ma piuttosto un’unione.
Hubert Pirker (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, vorrei essere più specifico. L’idea di Frontex è eccellente, ma la sua attuazione lascia a desiderare. Una delle ragioni è che gli Stati membri non forniscono il personale o le attrezzature che avevano promesso. Il Commissario Frattini ha scoperto che è stato fornito solo il 10 per cento. Vorrei che mi dicesse – e come a me anche al Parlamento – quanto personale e quante attrezzature tecniche promesse da quale Stato membro sono stati in realtà messi a disposizione finora e cosa ancora non è stato messo a disposizione, e come intende intervenire per fare in modo che tutti gli Stati membri diano finalmente quanto hanno promesso, affinché Frontex possa funzionare tutto l’anno.
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio – (PT) Capisco anche questa domanda rivolta dall’onorevole deputato. Dobbiamo tenere a mente gli impegni che abbiamo assunto nell’ambito di Frontex, sia in termini di attrezzature, di finanziamento che di personale, e dobbiamo adempiere ai nostri impegni, e vorrei sottolineare che la Presidenza non ha omesso di richiamare l’attenzione su tali aspetti.
Se non ci atteniamo ai nostri impegni, allora dobbiamo correggere urgentemente la situazione. E’ l’unico modo di garantire che Frontex possa esercitare in modo efficace il ruolo e le competenze adesso conferiti.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Sarei interessato a sapere se sia stato preso in considerazione il coinvolgimento delle piccole e medie imprese; dopotutto, queste danno un contributo essenziale all’occupazione in Europa. Vorrei anche sapere in quale misura – come avvenuto negli Stati Uniti – sono state aggiunte nell’agenda di Lisbona iniziative in relazione all’occupazione delle donne. Il Consiglio ha preso provvedimenti per integrare in modo corrispondente i lavoratori?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Vorrei dire che, per quanto riguarda la gestione di Frontex e la questione più generale dell’immigrazione, gli obiettivi di fondo della Presidenza portoghese sono di combattere l’immigrazione illegale in modo più efficace e migliorare l’adattamento, l’integrazione e la qualità di vita di quanti lavorano fra noi e contribuiscono legalmente al nostro sviluppo economico e sociale.
La Presidenza portoghese ha assunto diverse iniziative in questo campo. Non bisogna dimenticare le misure fondamentali che sono state prese in questo campo per quanto riguarda le relazioni con i paesi terzi. L’immigrazione sarà sempre all’ordine del giorno della Presidenza e del Consiglio nel loro dialogo con i paesi terzi.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 2 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0520/07)
Oggetto: Aggiornamento della legislazione del lavoro per quanto attiene all’uguaglianza di genere
Quali differenze di trattamento tra uomini e donne constata il Consiglio nel settore del lavoro retribuito?
Qual è il quadro geografico delle discriminazioni negli Stati membri?
In che modo intende il Consiglio contribuire a far sì che il problema del trattamento discriminatorio sia affrontato nel quadro delle discussioni sull’aggiornamento della legislazione del lavoro, affinché uomini e donne abbiano accesso in modo agevole e sicuro ad un lavoro di qualità?
È possibile concordare misure di salvaguardia intese a proteggere la maternità e la possibilità di conciliare lavoro e vita di famiglia nel settore privato?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Per quanto riguarda le differenze di trattamento tra uomini e donne nel settore del lavoro retribuito, la legislazione di base è già stata approvata, ivi comprese alcune direttive che prescrivono un trattamento equo per ciò che riguarda la retribuzione, l’accesso al lavoro, la formazione professionale, le promozioni e le condizioni di lavoro.
Inoltre, la Commissione ed Eurostat sono responsabili del monitoraggio della situazione in questo settore nelle diverse regioni dell’Unione europea. E’ ovvio che, per formulare le politiche, è necessario disporre di dati di alta qualità che coprano l’intera Unione europea. A tale riguardo sono lieto di citare l’accordo recentemente raggiunto fra il Consiglio e il Parlamento sull’istituzione dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, che sarà attivo proprio in questo settore.
Per quanto riguarda la questione dell’ammodernamento della legislazione sul lavoro, il Consiglio può assumere l’iniziativa solo sulla base di una proposta legislativa della Commissione. Tuttavia, il Consiglio applica anche dei metodi più aperti per il coordinamento nell’ambito della strategia europea per l’occupazione. In questo settore strategico la nostra attenzione si concentra attualmente sulla recente comunicazione della Commissione sulla “flessicurezza”, che cita in particolare l’uguaglianza di genere come uno degli eventuali principi comuni da concordare a livello europeo.
Accogliamo inoltre con favore il fatto che il Consiglio europeo di primavera del 2007 abbia deciso di istituire un’alleanza per la famiglia che faccia da piattaforma per lo scambio di opinioni e conoscenze sulle buone pratiche e sulle politiche per la famiglia.
Per quanto riguarda la questione dell’introduzione di clausole per la tutela della maternità e la conciliazione della vita professionale con quella familiare nel settore privato, sono lieto di poter citare le direttive già approvate nel campo della maternità e dei neonati sul luogo di lavoro.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Presidente in carica del Consiglio per aver ricordato quelle misure che, come sappiamo, sono state prese nell’interesse dell’uguaglianza. La mia domanda riguarda la discriminazione positiva nella legislazione di alcuni Stati membri. Ad esempio, le madri godono di soglie di pensionamento inferiori; ciò sarà oggi condannato dalla Commissione, che sta citando tali Stati membri dinanzi alla Corte di giustizia? Il Consiglio intende prendere una decisione favorevole a tale discriminazione positiva?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Una lettura attenta dei programmi delle Presidenze tedesca, slovena e portoghese mostreranno che le questioni sociali, in particolare le questioni concernenti l’uguaglianza di genere e la tutela della famiglia, sono in cima alle nostre preoccupazioni.
In collaborazione con la Commissione e ognuno nella propria sfera di competenze, presenteremo naturalmente una serie di misure che possano essere più mirate e riflettano le nostre preoccupazioni sulle questioni di carattere sociale. Tali preoccupazioni sono fondamentali in una società moderna come quella dell’Unione europea, considerando le rispettive competenze della Comunità e degli Stati membri.
Vorrei rassicurare l’onorevole deputata sul fatto che le questioni sociali, in modo particolare quelle relative alla tutela della famiglia, sono una priorità per tutte e tre le Presidenze e, nella fattispecie, della Presidenza portoghese. Spero che, da qui a dicembre, non avremo disatteso le aspettative in questo ambito.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) Nel 1975 l’Unione europea adottò alcuni atti giuridici che vietavano la discriminazione nel pagamento degli stipendi e richiedevano che uomini e donne percepissero gli stessi stipendi per gli stessi lavori. Sono passati ormai 30 anni, eppure tali atti giuridici non hanno ancora trovato attuazione. Vorrei chiedere al Consiglio di far presente la sua posizione. Gli Stati membri possono scegliere da soli quali atti attueranno e quali no? Qual è la situazione in Portogallo?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Ancora una volta vorrei ribadire quello che è competenza dell’Unione europea, ovvero la politica e la legislazione, e quello che invece è la responsabilità degli Stati membri (occorre tenerne conto), e vorrei aggiungere che l’uguaglianza di genere rappresenta una questione fondamentale per il Portogallo.
Devo dire inoltre che, nell’Unione europea e nella fattispecie nel nuovo Trattato di riforma – come già sancito nel Trattato costituzionale – l’uguaglianza rappresenta per noi una questione di fondo nel processo di integrazione europea e fa parte dell’acquis di quei principi fondamentali che sicuramente saranno sempre in cima alle nostre preoccupazioni.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 3 dell’onorevole Chris Davies (H-0523/07)
Oggetto: Palestina
Qual è la posizione attuale del Consiglio in merito ai contatti diretti con i rappresentanti eletti del popolo palestinese che prestano servizio nell’amministrazione a Gaza?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Vorrei ricordare all’Assemblea che il Consiglio, nelle sue conclusioni del 23 e 24 luglio 2007, ha ribadito il suo pieno sostegno al Presidente Abbas e al governo guidato dal Primo Ministro Fayyad.
Il Consiglio ha riaffermato la sua posizione sugli eventi intervenuti a Gaza: l’unico modo di raggiungere gli obiettivi nazionali palestinesi con mezzi pacifici, giuridici e democratici è il perseguimento della riconciliazione e dell’unità nazionale sulla base del programma ideato dal Presidente Abbas.
Il Consiglio ha inoltre dichiarato che l’Unione europea è contraria a qualsiasi divisione dei Territori palestinesi e ha confermato che l’Unione europea è pronta a collaborare con tutte le parti palestinesi la cui politica e il cui agire riflettano i principi del Quartetto.
L’Unione europea ha ripreso le relazioni con l’Autorità palestinese. Abbiamo cominciato a fornire aiuti finanziari e tecnici diretti al governo palestinese. Nelle sue conclusioni del 23 e del 24 luglio 2007, il Consiglio ha ribadito la sua promessa di contribuire a creare le istituzioni e l’economia del futuro Stato palestinese e ha sottolineato la necessità di sviluppare appieno l’economia dei Territori occupati palestinesi, promuovendo fra l’altro la cooperazione col settore privato palestinese.
Il Consiglio ha reiterato il suo sostegno alla polizia civile palestinese mobilitando di nuovo la missione EUPOL COPPS. La Commissione ha inoltre invitato Israele a creare le condizioni per l’operato di tale missione.
Chris Davies (ALDE). – (EN) La politica dell’Unione europea è stata, fin dalle elezioni palestinesi, di rifiutarsi di parlare ai rappresentanti eletti legati a Hamas. Ogni volta che Hamas ha fatto un piccolo passo che potrebbe essere interpretato come un passo nella nostra direzione, gli abbiamo sbattuto la porta in faccia.
Da colloqui da me avuti con i colleghi del Presidente in carica a Lisbona, so che vi sono membri del suo governo che ritengono che tale politica sia stato un disastroso fallimento. Ma in questa istanza, il suo lavoro è di parlare a nome del Consiglio e difendere l’indifendibile. Può dire all’Assemblea sotto quali aspetti pensa il Consiglio che la sua politica sia stata un successo?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Vorrei evidenziare che il Quartetto per la pace nel Medio Oriente si è riunito di recente a Lisbona. Siamo fiduciosi, e crediamo che riusciremo a ideare misure nel quadro del mandato del Quartetto, nonché nel quadro delle competenze dell’Unione europea, le quali possano contribuire all’avanzamento del processo di pace in Medio Oriente. La situazione sul campo è rimasta immutata per molti anni e sappiamo che si tratta di una situazione complessa e difficile che non può essere risolta dall’oggi al domani.
Tuttavia, riteniamo che adesso potrebbero esservi le condizioni politiche che ci consentano di fare progressi. La Presidenza portoghese intende lavorare per raggiungere tale obiettivo, spirito che è condiviso dal Consiglio dell’Unione europea.
Non dobbiamo lasciarci sfuggire questa opportunità. Dobbiamo sfruttare il contesto politico e l’attenzione attualmente rivolta alla soluzione di questo problema, attenzione che attualmente è tangibile nel processo di pace in Medio Oriente. Dobbiamo essere realistici ma fiduciosi e non arrenderci.
David Martin (PSE). – (EN) Vorrei riformulare l’ottima domanda dell’onorevole Davies. Il Consiglio ritiene che possiamo fare progressi in Medio Oriente senza coinvolgere Hamas? Senza coinvolgere Hamas nei colloqui, il Quartetto può riunirsi quanto vuole, ma non vi sarà alcuna soluzione. Il Consiglio è pronto ad ammettere che prima o poi dovrà incontrarsi faccia a faccia con Hamas per risolvere la situazione?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Come lei sa, il Consiglio ha concordato una serie di principi e di linee strategiche per il processo di pace in Medio Oriente cui intende attenersi; esso crede in tali principi e in tali linee strategiche, che danno l’impronta alla sua azione politica, e intende attenervisi anche in futuro.
Presidente. − Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 4 decade.
Annuncio l’
interrogazione n. 5 dell’onorevole David Martin (H-0526/07)
Oggetto: Aiuto per il commercio
Le Presidenze finlandese e tedesca si meritano un elogio per aver attribuito priorità agli aiuti per il commercio.
Quali saranno i passi che la Presidenza portoghese intende compiere per garantire che la spesa della Commissione, e soprattutto degli Stati membri, per l’assistenza relativa al commercio continui a seguire correttamente la sua traiettoria verso l’obiettivo di 1 miliardo di euro l’anno entro il 2010? In caso non ne fosse ancora in possesso, intende la Presidenza chiedere chiarimenti in merito all’impegno finanziario dei singoli Stati membri per l’obiettivo di 1 miliardo di euro?
Come intende assicurare che gli Stati membri e la Commissione forniscano un’assistenza adeguata negli ambiti identificati nel 2006 dalla task force della OMC sugli aiuti al commercio, quali l’adeguamento legato al commercio e le infrastrutture commerciali, che, non essendo inclusi nella definizione di assistenza in campo commerciale, non rientrano nell’obiettivo di 2 miliardi di euro?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) La Presidenza portoghese è determinata a portare avanti con successo il lavoro delle Presidenze finlandese e tedesca e ad attuare le conclusioni sull’aiuto per il commercio approvate dal Consiglio il 15 maggio 2007, in particolare per quanto riguarda la finalizzazione della strategia dell’UE in materia di aiuti al commercio in tempo utile per essere inclusa nella prossima valutazione globale dell’OMC degli aiuti al commercio, esercizio che si volgerà a novembre del 2007.
Uno degli obiettivi della Presidenza è quello di raggiungere un accordo sulla strategia dell’UE in materia di aiuti al commercio al Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” di ottobre, ivi compreso un piano dei passi specifici previsti per raggiungere i 2 miliardi di euro per l’assistenza relativa al commercio entro il 2010, in particolare l’importo di 1 miliardo di euro che gli Stati membri devono stanziare per soddisfare i bisogni identificate dai paesi in via di sviluppo.
La Presidenza confida nel fatto che tali obiettivi saranno raggiunti. La strategia mira anche a dare un contributo alla più ampia strategia dell’UE in materia di aiuti al commercio e alla definizione delle misure da attuare.
Pertanto, la Presidenza portoghese ha presentato il 5 luglio 2007 un progetto di strategia dell’UE in materia di aiuti al commercio che è al vaglio delle formazioni del Consiglio competenti. La bozza di strategia deve essere vista nel contesto del seguito da dare alle raccomandazioni presentate nel 2006 dalla task force dell’OMC “Aiuti al commercio”.
David Martin (PSE). – (EN) Trovo che la risposta del Presidente in carica dia motivo di essere ottimisti e gli faccio i miei auguri in vista della riunione di ottobre. Spero che ne ritorni vincitore.
Se ciò si verificherà, ha intenzione di pubblicare verso la fine di quest’anno dati sulla misura in cui i singoli Stati membri hanno contribuito agli aiuti al commercio? Sappiamo che l’importo di 1 miliardo di euro della Commissione è molto trasparente, ed è alquanto ovvio come questo miliardo venga speso. Non è così chiaro invece da dove dovrebbe venire l’ammontare di 1 miliardo di euro che devono stanziare gli Stati membri, se ciò stia effettivamente avvenendo e da chi vengono questi fondi. Ha intenzione il Consiglio di pubblicare tali dati a novembre o dicembre?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Ringrazio l’onorevole deputato per le sue parole di incoraggiamento e di fiducia. La Presidenza e il Consiglio adotteranno le iniziative necessarie al riguardo, in linea con le pratiche, le condizioni e le disposizioni legislative rilevanti.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 6 dell’onorevole Esko Seppänen (H-0527/07)
Oggetto: Politica della dimensione nordica
La Presidenza portoghese del Consiglio ha dichiarato che intende promuovere la cooperazione dell’UE con i paesi del Mediterraneo. Dato che l’UE possiede anche una dimensione nordica, come intende la Presidenza del Consiglio promuovere nel contempo anche la politica della dimensione nordica e la relativa attuazione?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Abbiamo attuato la politica della dimensione settentrionale dall’inizio di quest’anno sulla base di due documenti adottati al vertice sulla dimensione nordica di Helsinki del novembre 2006.
Il documento quadro strategico e la dichiarazione politica adottati a Helsinki rappresentano un punto di svolta per la dimensione nordica, in quanto fanno di questa politica una politica comune a tutti i partner della dimensione nordica, ovvero l’Unione europea, la Russia, la Norvegia e l’Islanda. Raggiungere un ampio consenso su questa nuova politica rappresenta un obiettivo centrale e comprende la piena partecipazione della Russia a tutte le strutture e le attività della dimensione nordica.
Anche gli altri partecipanti e attori principali della dimensione nordica, in particolare i quattro consigli regionali settentrionale e le istituzioni finanziarie internazionali saranno coinvolti nel processo. La dimensione nordica rappresenta attualmente una piattaforma permanente per la discussione delle questioni e dei problemi afferenti alla regione settentrionale.
La Presidenza portoghese porterà senz’altro avanti il lavoro in questo ambito. Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre dovrebbe svolgersi a Reykjavík una riunione del gruppo direttivo, il cui obiettivo è dare continuità alle riunioni ministeriali e degli alti funzionari. Durante la Presidenza portoghese è in programma una riunione degli alti funzionari, il 21 novembre in Russia.
Essendo un paese mediterraneo, il Portogallo vorrebbe vedere un dibattito politico più ampio e intenso con i nostri partner della riviera sud del Mediterraneo nel quadro di Euromed. I paesi dell’Unione europea e di Euromed hanno interessi comuni e si trovano a fronteggiare sfide analoghe.
E’ nel nostro interesse ampliare la cooperazione comunitaria con tali paesi, soprattutto per quanto riguarda il problema dei flussi migratori e dello sviluppo sociale. Allo stesso tempo, continueremo a lavorare all’attuazione della politica della dimensione nordica. Per quanto riguarda invece Euromed, molti risultati si potrebbero ottenere con una cooperazione concreta sulla base del buon vicinato, di un partenariato per l’uguaglianza, sulla responsabilità comune e sulla trasparenza.
Esko Seppänen (GUE/NGL). – (FI) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, il ruolo della Russia nello sviluppo della dimensione nordica è fondamentale. Le relazioni dell’Unione europea con la Russia sono importanti al riguardo. Intende la Presidenza promuovere questo autunno dei colloqui con la Russia sull’Accordo per il partenariato e la cooperazione?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Come sapete, nel corso del suo semestre la Presidenza portoghese organizzerà un vertice con la Russia a Mafra, una città non lontana dalla nostra capitale, Lisbona. Auspichiamo di riuscire ad affrontare nel corso di questo vertice tutte le questioni relative alla cooperazione e alle relazioni fra l’Unione europea e la Russia, nel campo economico, scientifico e culturale nonché nei settori relativi alla libera circolazione di persone nell’area europea.
A nostro parere è di importanza strategica stabilire relazioni reciprocamente vantaggiose con la Russia, sulla base di principi e valori comuni.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 7 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0530/07)
Oggetto: Frontex
Può il Consiglio indicare quali esperienze ha acquisito negli ultimi mesi con il sistema Frontex e come considera l’idea di far evolvere questo sistema in un’effettiva Guardia di frontiera europea sul modello tedesco della guardia federale di frontiera?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) L’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea, nota col nome di Frontex, istituita dal regolamento (CE) n. 2007/2004, che ho citato in precedenza, ha per obiettivo il miglioramento della gestione integrata alle frontiere esterne dell’Unione.
Il ruolo e le funzioni di Frontex sono delineati nel regolamento, che tiene conto del fatto che gli Stati membri sono responsabili del controllo e della sorveglianza delle frontiere esterne. I poteri di Frontex sono stati recentemente rafforzati con l’approvazione, il 12 giugno 2007, della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo per la creazione delle squadre di intervento rapido alle frontiere.
Il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni del giugno 2007, accoglieva con favore l’accordo sulle squadre di intervento rapido alle frontiere nonché il lancio della rete europea di pattuglie costiere e la creazione di uno strumentario centralizzato di attrezzature tecniche da mettere a disposizione degli Stati membri e da parte loro.
Attualmente non vi sono altre proposte di emendamenti del regolamento Frontex. Il programma dell’Aia che rafforza la libertà, la sicurezza e la giustizia, esorta la Commissione a presentare al Consiglio una valutazione dell’agenzia entro la fine del 2007, che dovrà analizzare le funzioni dell’agenzia e indicare se questa debba assumere altre responsabilità relative ad aspetti della gestione delle frontiere.
Bernd Posselt (PPE-DE). − (DE) Ero interessato non tanto alla regolamentazione, quanto alla visione. Nel 1998 presentai una relazione all’Assemblea sull’allargamento e la sicurezza interna, nel quale proponevo un servizio frontaliero europeo. Il Vertice di Tampere si occupò di questa proposta, oltre alla proposta di creare un’Accademia europea di polizia. Frontex fu creato come un primo passo in quella direzione. La Presidenza del Consiglio condivide la visione di sviluppare ulteriormente Frontex e le squadre di intervento in un servizio frontaliero europeo vero e proprio per la tutela comune delle nostre frontiere esterne?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Ritengo che Frontex si evolverà e amplierà le sue responsabilità in conformità delle esigenze e, ovviamente, della volontà degli Stati membri.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 8 dell’onorevole Sarah Ludford (H-0533/07)
Oggetto: Miglioramento della cooperazione di polizia
Quali sono le intenzioni della Presidenza portoghese in merito al progresso di due importanti proposte della Commissione volte ad aumentare la sicurezza dei cittadini dell’Unione europea contro la criminalità e il terrorismo, nello specifico COM(2005)0317 definitivo, sul miglioramento della cooperazione di polizia tra gli Stati membri alle frontiere interne e COM(2005)0490 definitivo, sullo scambio d’informazioni in virtù del principio di disponibilità?
Dato che non tutti gli elementi di tali proposte sono stati integrati nella decisione di Prüm, la Presidenza non ritiene che il mancato raggiungimento di un accordo tra gli Stati membri invierebbe un segnale negativo riguardo l’importanza e l’urgenza con cui essi affrontano la sfida dell’applicazione transfrontaliera della legge?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) La Presidenza concorda sul fatto che il miglioramento della cooperazione transfrontaliera allo scopo di applicare la legge non è solo una questione di estrema importanza, ma anche una sfida.
Il progetto di decisione del Consiglio sul miglioramento della cooperazione transfrontaliera, in particolare per quanto concerne la lotta al terrorismo e la criminalità transfrontaliera (la famosa Decisione di Prüm), sulla quale il Consiglio ha raggiunto un’intesa politica nel giugno 2007, rappresenta un progresso notevole nell’attuazione del principio di responsabilità e nel consolidamento della cooperazione transfrontaliera di polizia, soprattutto per mezzo di operazioni congiunte e fornendo assistenza per eventi di massa, disastri e incidenti gravi.
La Presidenza è dell’avviso che la decisione di Prüm debba essere attuata quanto prima, al fine di poter ottenere risultati tangibili. La Presidenza intende perciò fare in modo che nei prossimi mesi siano fatti dei progressi sul progetto di decisione del Consiglio per l’attuazione della decisione di Prüm.
La Presidenza concorda con i deputati che non tutti i punti contenuti nelle due proposte della Commissione, una sul miglioramento della cooperazione di polizia e l’altra sul principio di disponibilità, sono compresi nella decisione di Prüm. Tuttavia, una parte considerevole della proposta della Commissione sulla cooperazione di polizia è coperta dalla decisione di Prüm, e la Presidenza non ha alcun motivo di credere che la riapertura della discussione sulle altre parti produrrebbe un risultato diverso dal quello ottenuto nell’aprile del 2006.
La proposta della Commissione sul principio di disponibilità descrive i principi generali e copre sei tipi di dati, ma la decisione di Prüm si occupa effettivamente solo di dati relativi al DNA, impronte digitali e dati di immatricolazione dei veicoli. La Presidenza ritiene che l’attuazione graduale del principio di disponibilità sia l’opzione più realistica e pratica e sia anche uno dei metodi con più probabilità di dare dei risultati concreti a breve termine nella cooperazione di polizia quotidiana e per migliorare la sicurezza dei cittadini dell’Unione europea.
La Presidenza ritiene che tali risultati concreti lancerebbero un segnale forte sull’importanza e l’urgenza della questione della cooperazione transfrontaliera, dimostrando così che una cooperazione concreta è possibile ed è già in fase di attuazione, anche se solo parzialmente. Ciò non significa che non vi sia bisogno di portare avanti l’impegno per raggiungere un livello ancora più elevato di cooperazione sull’applicazione della legge, soprattutto mediante gli elementi contenuti nelle proposte della Commissione.
E’ però sperabile che tutto ciò possa essere fatto sulla base dei risultati ottenuti finora, nonché sulla base dei risultati ottenuti con l’attuazione della decisione di Prüm.
Sarah Ludford (ALDE). – (EN) Signor Presidente, può il Consiglio confermare che le discussioni in seno al Consiglio stesso sia sul principio di disponibilità che sulla misura relativa alla cooperazione di polizia sono state sospese? Avete preso atto del fatto che il trattato di Prüm è meno ambizioso di entrambe, e pertanto le avete sospese? Perché il Consiglio continua a legiferare su cose che violano la privacy dei cittadini, ma non può affrontare alla radice il problema della cooperazione di polizia? Uno degli ostacoli al riguardo è, ovviamente, la mancanza di un quadro generale di protezione dei dati. La Presidenza tedesca ci aveva promesso che quest’anno sarebbe stato adottato uno strumento del genere. La Presidenza portoghese sta perseguendo questo obiettivo, e quali sono i principali ostacoli? Il Consiglio e gli Stati membri devono portare avanti una cooperazione di polizia concreta in un quadro rigoroso per la protezione dei dati.
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) La Presidenza portoghese si sta muovendo in questo campo in maniera ambiziosa ma realistica. Quando prendiamo in considerazione le misure già prese o quelle da prendere, teniamo sempre conto del punto di partenza e del punto che vogliamo raggiungere e, sulla questione della cooperazione di polizia, abbiamo compiuto, a mio parere, dei progressi notevoli rispetto al nostro punto di partenza. Forse non abbiamo fatto tutti i progressi che molti avrebbero voluto vedere, ma qualcosa è stato fatto e si farà ancora, se gli Stati membri daranno la loro approvazione.
La Presidenza portoghese pertanto sosterrà, svilupperà e attuerà le misure che sono state concordate e che a nostro avviso rappresentano uno sviluppo positive nella cooperazione di polizia rispetto alla situazione di partenza.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 9 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0536/07)
Oggetto: Ecumenicità del Patriarcato di Costantinopoli
Una serie di fatti dimostrano il tentativo delle autorità turche di mettere in dubbio l’ecumenicità del Patriarcato di Costantinopoli. In concreto, il Ministro degli Affari esteri ha escluso espressamente, attraverso sue dichiarazioni, l’eventualità che il governo turco riconosca l’ecumenicità del Patriarcato. Ad alcuni autorevoli rappresentanti turchi è stato vietato di partecipare a un ricevimento al Patriarcato in quanto nel suo invito il Patriarca si definiva ecumenico. Il nuovo dogma della sicurezza nazionale turca cita che “occorre impedire i tentativi di superare l’attuale regime del Patriarcato”. Infine con sentenza del 26 giugno 2007 l’Alta Corte di Cassazione turca ha ritenuto che il Patriarcato di Costantinopoli è privo di qualsiasi ecumenicità e che il Patriarca è solo il primate della comunità greco-ortodossa di Istanbul.
Può il Consiglio dire se la posizione delle autorità turche nei confronti del Patriarcato di Costantinopoli sia conforme con i criteri politici di Copenaghen e con gli obblighi assunti dalla Turchia nell’ambito della procedura di preadesione? Quali passi immediati intende compiere presso le autorità turche?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Il Consiglio ha ripetutamente sottolineato l’importanza che attribuisce alla questione della libertà religiosa in Turchia. Le minoranze e le comunità religiose incontrano ancora difficoltà per quanto riguarda la personalità giuridica, i diritti di proprietà, le scuole, la gestione e la formazione interna, i permessi di soggiorno e di lavoro relativi al clero turco e non turco, oltre alla possibilità da parte del clero straniero di essere eletti a capo delle loro comunità religiose.
I problemi specifici che il Patriarcato ortodosso si trova a fronteggiare, in particolare l’utilizzo del titolo ecclesiastico di Patriarca ecumenico, devono anch’essi essere esaminati in questo contesto. La situazione non deve colpire i diritti garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La libertà religiosa è un settore fondamentale in cui è urgentemente necessario fare dei passi in avanti; è inoltre necessario intraprendere delle azioni specifiche per l’adozione e l’attuazione di una normativa adeguata in conformità alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e alla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Più nello specifico, una delle priorità a breve termine nelle relazioni fra l’Unione europea e la Turchia è l’adozione di una normativa che sia conforme alle norme europee in materia e fornisca una risposta a tutte le difficoltà in cui si dibattono le minoranze e le comunità religiose non musulmane. Analogamente, deve essere sviluppata anche la tolleranza sociale.
In questo contesto, posso assicurare l’onorevole deputato che la questione della libertà religiosa continuerà a essere monitorata da vicino, come parte dei negoziati di adesione nel quadro del capitolo 23, “Sistema giudiziario e fondamentali”, nonché del processo di riforme in corso in Turchia, e sarà sollevata a tutti i livelli ogniqualvolta ciò sia richiesto, cosa che è successa all’ultima riunione della troika ministeriale fra l’Unione europea e la Turchia tenutasi ad Ankara il 4 giugno.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, nei due minuti e mezzo a sua disposizione, lei ha confermato l’esistenza del problema che ho delineato nella mia interrogazione, ma non ha adottato una chiara posizione al riguardo.
Il 22 agosto il Commissario Rehn, parlando a nome della Commissione, ha detto che il Patriarca e il Patriarcato devono essere liberi di utilizzare il titolo ecclesiastico “ecumenico’ e ha aggiunto che la Turchia deve garantire alle comunità non musulmane la possibilità di acquisire uno status giuridico.
Il Consiglio condivide questa inequivocabile posizione adottata dalla Commissione? Se sì, perché non lo dice chiaramente? In caso contrario, quali sono le ragioni? Qual è il motivo per cui è così reticente?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Onorevole Papadimoulis, a mio parere, per quanto riguarda la questione dei diritti umani nelle nostre relazioni con la Turchia, la Presidenza e il Consiglio sono stati chiari, esigenti e irremovibili sia adesso che nel passato, e continueranno a esserlo anche in futuro. Credo che sia dunque fuori luogo esprimere dubbi, riserve o scetticismo al riguardo.
Manterremo la nostra posizione nei nostri colloqui con la Turchia, segnatamente nel processo negoziale relativo all’adesione della Turchia all’Unione europea.
Bernd Posselt (PPE-DE). − (DE) Abbiamo discusso di questo diverse volte prima del presente Tempo delle interrogazioni, e vorrei chiedere quando la legislazione turca in materia di religione verrà effettivamente adottata. Oltre un anno fa ci fu assicurato che ciò sarebbe avvenuto, e non è successo nulla. Si tratta di un aspetto specifico non solo in relazione ai negoziati di adesione del paese, ma anche in relazione al suo rispetto dei criteri politici di Copenhagen. Lo Stato non ha il diritto di intromettersi negli affari interni di una Chiesa e privarla arbitrariamente di qualsiasi status giuridico.
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Come l’onorevole deputato sa, esiste una sorta di riesame annuale del processo di adesione della Turchia all’Unione europea. Tale riesame, o valutazione del processo, ha luogo nel secondo semestre di ogni anno e comporta un’analisi e una discussione di tutte queste questioni sulla base delle relazioni della Commissione.
Ciò avverrà ancora una volta quest’anno durante la Presidenza portoghese e rappresenterà un’opportunità, meglio ancora, l’opportunità giusta, per affrontare tali aspetti, cosa che sarà fatta dal Consiglio.
Presidente. – Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 10 decade.
Annuncio l’
interrogazione n. 11 dell’onorevole Mairead McGuinness (H-0540/07)
Oggetto: Esito del Vertice UE-Brasile
Può il Consiglio dare la sua valutazione dell’esito del Vertice UE-Brasile svoltosi il 4 luglio 2007, particolarmente per la sua dimensione economica e di relazioni commerciali?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Come sapete, il Vertice fra l’Unione europea e il Brasile si è tenuto a Lisbona il 4 luglio con l’obiettivo di lanciare un partenariato strategico bilaterale per rafforzare la cooperazione fra entrambe le parti in tutta una serie di settori di interesse comune.
E’ stata approvata una dichiarazione congiunta relativa a diversi ambiti in cui dobbiamo consolidare le nostre relazioni bilaterali, ed è stato concordato che tale partenariato con il Brasile debba avere un carattere operativo e guardare al futuro. L’Unione europea e il Brasile hanno lavorato insieme a un piano d’azione che contenesse proposte concrete, comuni e coordinate sulle questioni che possono contribuire a formulare un’agenda comune.
L’interessante discussione ha toccato le relazioni bilaterali fra l’Unione europea e il Brasile, le questioni regionali, in particolare gli sviluppi in Europa e in America latina, ma anche le questioni internazionali come l’Agenda di sviluppo di Doha, un multilateralismo efficace, il cambiamento climatico, la lotta alla povertà e all’esclusione sociale nonché le questioni legate all’energia.
Per quanto riguarda le relazioni commerciali, anche se il Vertice di Lisbona non era la sede appropriata per negoziati di carattere tecnico, si è proceduto a un interessante scambio di opinioni. Il Commissario per il commercio Peter Mandelson ha ribadito che il raggiungimento di risultati positivi nel ciclo di Doha per lo sviluppo è e continuerà a essere una priorità per l’Unione europea.
Nonostante i risultati deludenti della recente riunione del gruppo G4 a Potsdam, i colloqui sono continuati a Ginevra e nessuno voleva perdere l’opportunità di pervenire a un accordo ambizioso, equilibrato e di ampia portata.
Il Brasile era del parere che le posizioni negoziali delle due parti non erano così distanti. Il proseguimento del confronto e un maggior coordinamento dovrebbero consentire di concludere un accordo. Entrambe le parti sono concordi sul fatto che il conseguimento di un accordo a Doha contribuirebbe al raggiungimento di un accordo fra l’Unione europea e il Mercosur.
Per quanto riguarda le questioni del cambiamento climatico e dell’energia, entrambe le parti hanno fatto riferimento alla conferenza internazionale sui biocombustibili, tenutasi il 5 e 6 luglio a Bruxelles, come a un passo nella direzione giusta per dissipare le critiche secondo le quali l’utilizzo di biocarburanti è nocivo.
In tale contesto il Presidente della Commissione José Manuel Barroso ha citato tre settori fondamentali: la creazione di norme tecniche per un mercato internazionale dei biocombustibili che sia sostenibile, i biocombustibili come un mezzo per ridurre le emissioni di gas serra e il raggiungimento della sicurezza dell’approvvigionamento alimentare.
Il Presidente Lula a sua volta ha collegato il dibattito sul cambiamento climatico alla riduzione dell’inquinamento, affermando che la politica dell’energia combinata che il Brasile ha portato avanti negli ultimi 20 anni ha dimostrato di essere più ecocompatibile dei motori ad alta tecnologia dell’Unione europea. Inoltre, ha smentito le teorie secondo le quali l’Amazzonia e la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare sarebbero a rischio.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Grazie molte per aver descritto esaurientemente la gamma di tematiche che sono state discusse. Com’è ovvio, l’agricoltura è stata una di queste, ma vorrei chiedere se è stata discussa la controversa questione delle esportazioni di carne di manzo dal Brasile verso l’Unione europea, nonché le preoccupazioni relative alle norme in questo settore, e se vi è un’unità di intenti fra le due parti riguardo all’OMC, ovvero al ciclo di Doha. La questione delle diverse norme, ovvero le norme più elevate dell’Unione europea rispetto a quelle dei paesi che non ne fanno parte, e nella fattispecie del Brasile, è stata sollevata durante i colloqui?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Il vertice si è tenuto, come è già stato detto, su iniziativa della Presidenza portoghese; è stato il primo vertice col Brasile e speriamo che porterà allo sviluppo di relazioni strategiche con questo paese.
Si è trattato di un primo passo, che aveva per obiettivo quello di individuare gli ambiti e i settori dove vorremmo sviluppare relazioni più strette col Brasile. Le questioni economiche sono state sollevate, ma lei capirà che sono state affrontate in un quadro più generale e strategico, concentrandosi in particolare su questioni che sono all’ordine del giorno del processo negoziale di Doha.
Ovviamente, le questioni più specifiche dovranno essere a un livello più tecnico ed adeguato. Nel frattempo le questioni legate al commercio in generale e le preoccupazioni che sia l’Unione europea che il Brasile nutrono al riguardo sono state affrontate con grande apertura e franchezza, dove ogni parte ha espresso le sue posizioni nonché la speranza che il processo negoziale di Doha possa portare ad una conclusione positiva.
Jim Allister (NI). – (EN) Interpreto la sua risposta come un “no” alla domanda dell’onorevole McGuinness, ovvero non vi siete scomodati per fare pressioni sulle autorità brasiliane in relazione alle basse norme sanitarie riguardo alle loro esportazioni di carne di manzo e all’assoluta mancanza di tracciabilità dei loro allevamenti di bestiame.
Gli allevatori e i consumatori europei saranno molto delusi dal fatto che non abbiate sollevato questo problema così importante.
Quando si renderà conto il Consiglio delle conseguenze sanitarie per i cittadini europei e farà pressioni sul Brasile affinché questi garantisca una tracciabilità realistica del proprio bestiame?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) A mio parere, col lancio di questa iniziativa da parte della Presidenza portoghese, vi sono tutte le condizioni per un dibattito aperto e schietto col Brasile su tutte le questioni che potrebbero disturbare le nostre relazioni bilaterali, bensì anche su tutte quelle questioni che potrebbero svilupparle e rafforzarle.
Ritengo inoltre che, laddove l’Unione europea e il Brasile abbiano divergenza di vedute, il vertice e l’iniziativa della Presidenza portoghese rappresentano uno strumento molto utile per l’avvio e l’ampliamento di un dibattito schietto sulle questioni dove le posizioni delle due parti possono non coincidere.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 12 dell’onorevole Marianne Mikko (H-0542/07)
Oggetto: Assistenza UE all’Estonia con riguardo agli accordi con la Russia sulla pesca sul lago Peipsi
Il Consiglio è senza dubbio a conoscenza che 126 chilometri della frontiera UE-Russia corrono lungo il lago Peipsi. Gli accordi bilaterali Estonia-Russia hanno coordinato la protezione dell’ecosistema sensibile e delle riserve ittiche del Peipsi. Tuttavia, vi sono prove del pericolo causato alle riserve ittiche dal mancato rispetto degli accordi da parte della Russa e si sono andate accumulando.
In particolare sul lato russo si usa la sena danese quasi tutto l’anno, invece del periodo limitato convenuto. I mercati russi offrono prove affidabili che le misure ufficiali russe sono inadeguate a proteggere i pesci sottotaglia di numerose varietà del Peipsi.
La parte russa ha ritardato i negoziati fino alla stagione autunnale 2007 con vari pretesti.
Che cosa intende fare il Consiglio per assistere lo Stato membro UE Estonia in quelli che essenzialmente sono negoziati tra la UE e la Russia sulle quote e la loro gestione in futuro?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) In risposta all’interrogazione dell’onorevole deputato sui negoziati fra l’Unione europea e la Russia sulle quote e la loro gestione nel futuro, il Consiglio vorrebbe sottolineare che, nonostante la politica comune della pesca riguardi nello specifico la conservazione, la gestione e lo sfruttamento delle risorse acquatiche vive, il regolamento del Consiglio (CE) n. 2371/2002 del 20 dicembre 2002 relativo alla conservazione e allo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell’ambito della politica comune della pesca definisce “risorse acquatiche vive” come le “le specie acquatiche marine vive disponibili e accessibili, comprese le specie anadrome o catadrome durante la loro vita in mare”.
Inoltre, il 28 luglio 2006 la Comunità europea e il governo della Federazione russa hanno siglato un accordo bilaterale sulla cooperazione nella pesca e nella conservazione delle risorse marine nel Mar Baltico, accordo che dovrebbe essere firmato e dovrebbe entrare in vigore non appena la Federazione russa avrà espletato le sue procedure interne per la firma.
L’accordo copre tutte le acque del Mar Baltico e i suoi stretti, ma esclude le acque interne. Nonostante l’area geografica di applicazione dell’accordo, l’articolo 13 prevede che le parti possano di comune accordo ampliare la cooperazione sulla gestione delle specie anadrome e catadrome, ma esclude le specie il cui intero ciclo vitale si dipana nelle acque interne.
Di conseguenza, in virtù dell’attuale normativa comunitaria, il Consiglio può solo raccomandare all’onorevole deputato di rivolgere la sua interrogazione alla Commissione europea, così che la questione sia sollevata nel contesto dell’accordo bilaterale fra la Comunità europea e il governo della Federazione russa, non appena tale accordo entrerà in vigore.
Marianne Mikko (PSE). – (ET) Ma la risposta, in relazione al lago Peipsi, non mi soddisfa completamente: per dimensioni è il terzo lago dell’Unione europea e l’unico dove è attiva un’industria della pesca professionale. Non è un bacino idrico interno all’Estonia, bensì un lago di frontiera con un paese terzo, ovvero la Russia. Per quanto riguarda uno sfruttamento razionale delle risorse ittiche, l’Estonia, uno Stato membro dell’Unione europea, sta facendo tutto il possibile per garantire la conservazione delle risorse del lago Peipsi, il che non può invece essere detto della Russia.
Vorrei quindi sapere nondimeno dal Presidente in carica del Consiglio quanto segue: come intende il Consiglio indurre la Russia a conservare le risorse ittiche del lago Peipsi come sta facendo l’Estonia? Quale tipo di responsabilità propria è in grado di proporre oggi in qualità di Presidente dell’Unione europea? Lei ha citato la Commissione ma la risposta da lei fornita riguardava maggiormente i mari. Il lago Peipsi è un lago di frontiera la cui situazione è molto particolare, non trattandosi di uno specchio d’acqua interno.
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) L’onorevole deputata dice che la sua domanda non cambia, ma anch’io devo dire che la mia risposta purtroppo non cambia. Le raccomanderei, come ho fatto alla fine del mio ultimo intervento, di rivolgere la propria interrogazione alla Commissione europea.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 13 dell’onorevole Brian Crowley (H-0547/07)
Oggetto: Relazioni UE/Bosnia
Potrebbe il Consiglio fare una dichiarazione che dia una valutazione aggiornata delle relazioni attuali UE/Bosnia?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) La situazione politica in Bosnia-Erzegovina sta attraversando una fase molto delicata.
La sentenza della Corte di giustizia internazionale in merito alla causa intentata alla fine di febbraio dalla Bosnia-Erzegovina nei confronti di Serbia e Montenegro, e concernente l’applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, ha riportato a galla gli antagonismi che sembravano in qualche modo essersi calmati in seguito alla formazione del Consiglio dei ministri il 9 febbraio.
L’Unione europea ha dichiarato alle autorità bosniache che teme che il deterioramento del clima politico nel paese, il ritorno della retorica nazionalista e la mancanza di una volontà politica di raggiungere un accordo mettano a repentaglio il processo di riforme. La Bosnia-Erzegovina deve agire con efficacia come un unico spazio economico e amministrativo al fine di garantire ai propri cittadini il progresso, sulla via che porta verso l’adesione all’Unione europea.
Per quanto riguarda le relazioni con l’Unione europea e il processo di stabilizzazione e associazione, i negoziati tecnici sull’accordo di stabilizzazione e associazione si sono conclusi a dicembre, dopo che tutti gli Stati membri avevano dato il loro pieno sostegno al risultato dei negoziati tecnici su tale accordo del 3 maggio. I colloqui sull’accordo di stabilizzazione e associazione tardano a concludersi a causa della mancanza di qualsiasi progresso tangibile nel campo della riforma della polizia.
L’Alto rappresentante e Rappresentante speciale dell’Unione europea di recente nomina, Miroslav Lajčak, che si è insediato ai primi di luglio, ha fissato come le sue priorità immediate, in linea con le preoccupazioni del Comitato direttivo del Consiglio per l’attuazione della pace e del Consiglio dell’Unione europea, la creazione di un clima politico costruttivo e la ristrutturazione delle forze di polizia. In tale contesto, l’Alto rappresentante e Rappresentante speciale dell’Unione europea è fiducioso che sia possibile compiere progressi entro la fine di questo mese.
Brian Crowley (UEN). – (EN) Vorrei ringraziare il Presidente in carica del consiglio per la risposta fornita. Anziché soffermarmi su ogni singola questione, mi concentrerò sulla questione della riforma delle forze di polizia, perché attualmente si tratta del tema più urgente. Vi sono proposte da parte del Consiglio per quanto riguarda l’istituzione di una squadra di facilitatori che facciano sì che le varie tradizioni esistenti in Bosnia-Erzegovina si mettano d’accordo su una base comune o su un codice comune per come deve funzionare la polizia, cosa che esiste già nel campo della protezione delle frontiere ma non in quello della polizia?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Grazie per la sua domanda, per il suo suggerimento e per l’opinione da lei espressa. Siamo ovviamente impazienti di sentire quali proposte presenterà l’Alto rappresentante e Rappresentante speciale dell’Unione europea in materia di riforma della polizia in Bosnia-Erzegovina sotto il presente capitolo della cooperazione di polizia. Se tali proposte prendessero la forma di un punto sollevato dal Rappresentante speciale con il Consiglio, nonché di una soluzione o proposta dall’Alto rappresentante, che sta lavorando direttamente su questo dossier, il quale, come lei ha detto giustamente, è di fondamentale importanza per la stabilità della Bosnia-Erzegovina, se ci venisse fatta una tale proposta, ovviamente il Consiglio la considererebbe.
Crediamo che qualsiasi suggerimento, misura o proposta che possa essere concretamente di aiuto nel raggiungere l’obiettivo fondamentale e definitivo della stabilità e del progresso in Bosnia-Erzegovina debbano essere presi in considerazione.
Presidente. − Le interrogazioni nn. 14, 15 e 16 sono state ritirate.
Presidente. − Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 17 decade.
Annuncio l’
interrogazione n. 18 dell’onorevole Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (H-0559/07)
Oggetto: Corte dei conti europea
Il Trattato di Maastricht del 1992 ha modificato significativamente il quadro istituzionale dell’UE, incorporandovi la Corte dei conti europea (articolo 7 del Trattato). Facendo della Corte dei conti una delle sue Istituzioni fondamentali, l’Unione dimostrava l’importanza che attribuiva alla trasparenza e alla necessità di migliorare la sua attività.
Il Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa(1) ha modificato anche il quadro istituzionale, escludendone la Corte dei conti che quindi rientra tra le Altre Istituzioni e gli Organi consultivi dell’Unione nel titolo IV, capo II della parte I del Trattato.
I lavori in corso per il nuovo trattato non comprendono piani di modifica del quadro istituzionale, con il conseguente deterioramento dello status della revisione contabile esterna delle Istituzioni europee. Dato che l’Unione dovrebbe migliorare la propria responsabilità nei confronti dei cittadini, il Consiglio può spiegare la sua decisione di abbassare lo status della Corte dei conti?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) La presente interrogazione probabilmente otterrà la risposta più rapida di questa seduta, perché non rientra nel mandato del Consiglio esprimere commenti sul lavoro della Conferenza intergovernativa per la riforma dei Trattati che, come sappiamo, ha avuto inizio il 23 luglio 2007.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE). – (PL) Signor Presidente, a me sembra che questa sia una questione di competenza del Consiglio, soprattutto perché stiamo discutendo di un nuovo Trattato destinato a rivoluzionare la nuova Unione europea, e il fatto che la Corte dei conti sia relegata nella categoria “altre istituzioni e organi consultivi” rappresenta un grave declassamento di questa istituzione agli occhi dei cittadini.
La funzione di controllo della Corte dei conti non si basa soltanto sul monitoraggio delle spese e del fatto se i nostri fondi comuni, i fondi pubblici dell’Unione europea, siano stati stanziati in maniera adeguata; essa è il custode della disciplina di bilancio in tutta l’Unione europea, nonché nel Consiglio, nel Parlamento e nella Commissione europea. Le sue raccomandazioni e i suoi giudizi ci aiutano tutti nel nostro lavoro. La forte posizione della Corte dei conti deve essere chiara ed evidente a tutti i cittadini dell’Unione europea, dal momento che è l’istituzione che cementa la fiducia dei cittadini nell’Unione europea.
Se lei pensa che questo non sia di competenza del Consiglio, allora desidererei sapere chi è competente in materia, perché il mandato del Consiglio, nonché il mandato del lavoro attualmente in corso, includono anche la giusta collocazione la Corte dei conti, e a mio parere il modo giusto di collocarla è di inserirla fra le istituzioni comunitarie più importanti (mi riferisco al nuovo Trattato che stiamo elaborando).
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Naturalmente ho preso nota delle sue preoccupazioni e dei suoi commenti, ma sono qui nella veste di rappresentante del Consiglio. Il Consiglio di per sé non è autorizzato a commentare il tema della Conferenza intergovernativa, dove gli Stati membri siedono intorno a un tavolo per discutere di determinate questioni proprio nella loro veste di Stati membri, ovvero in quanto Stati sovrani e indipendenti che agiscono indipendentemente da Stati membri. Il Consiglio non ha pertanto alcuna competenza per esprimere commenti a tale riguardo. Comunque, la Conferenza intergovernativa ha i suoi organi, le sue strutture e una presidenza e ovviamente prenderà nota, se lei desidera, di ogni proposta, critica o consiglio su come facilitare il lavoro della conferenza intergovernativa. Tuttavia, il Consiglio dell’Unione europea di per sé non è, come ho detto, autorizzato a commentare sul lavoro della Conferenza intergovernativa a causa della natura giuridica della Conferenza.
Presidente. – Poiché gli autori non sono presenti, le interrogazioni nn. 19 e 20 decadono.
Annuncio l’
interrogazione n. 21 dell’onorevole Marian Harkin (H-0566/07)
Oggetto: Demarcazione tra Stati membri di Schengen e non Schengen
Tenendo conto delle dichiarazioni sia dell’irlandese Taoiseach Bertie Ahern sia del Primo Ministro britannico Gordon Brown che hanno affermato che entrambi i paesi hanno bisogno di porre termine alla demarcazione tra gli Stati membri di Schengen e non Schengen, e in vista delle priorità della Presidenza portoghese relativamente a Schengen, il Consiglio può commentare come intenda aprire ulteriormente i controlli di frontiera e la cooperazione tra Stati membri di Schengen e non Schengen prima della fine della Presidenza?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Nel corso della Vertice del 12 e 13 giugno 2007 il Consiglio ha chiesto alla Presidenza portoghese di attenersi al calendario per le visite di valutazione al sistema d’informazione Schengen, con l’obiettivo di adottare entro il novembre 2007 le decisioni di cui si fa menzione al paragrafo 2 dell’articolo 3 dell’atto di adesione del 2003 in relazione a quegli Stati membri che hanno aderito all’Unione europea nel 2004 e hanno avuto tempo fino alla fine di dicembre 2007 per mettere termine ai controlli alle frontiere terrestri interne e alle frontiere marittime, e fino a marzo 2008 al più tardi per quanto riguarda le frontiere aeree, non appena saranno soddisfatte tutte le condizioni. Per quanto riguarda l’Irlanda e il Regno Unito, l’articolo 4 del protocollo 2 del Trattato di Amsterdam che incorpora l’acquis di Schengen nel campo di applicazione dell’Unione europea afferma che l’Irlanda e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, che non sono vincolati dall’acquis di Schengen, potrebbero partecipare ad alcune o a tutte le disposizioni di questo acquis. Tali Stati membri fino ad oggi non hanno chiesto di applicare le disposizioni dell’acquis di Schengen relative all’abolizione del controllo delle persone alle frontiere interne. Poiché l’Irlanda e il Regno Unito non hanno avanzato una richiesta del genere, la Presidenza del Consiglio può fare poco a tale riguardo.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Grazie per la sua risposta. Vi sono state dichiarazioni da parte del Primo Ministro Gordon Brown e del Primo Ministro irlandese Bertie Ahern sul fatto che entrambi i paesi devono porre fine alla demarcazione tra Schengen e non Schengen. Tuttavia, nella sua risposta lei dice che non è stata ricevuta alcuna richiesta formale da parte dei due paesi. Vi è stata una richiesta informale o un avvicinamento da parte del Regno Unito o dell’Irlanda a tale riguardo, e può spiegarmi come è possibile applicare solo parte dell’acquis di Schengen, e non tutto?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Non posso aggiungere niente su questa domanda di quanto non abbia già detto nel mio primo intervento. Ovviamente, l’accordo di Schengen contiene delle disposizioni e degli articoli sull’applicazione e sul campo di applicazione dell’accordo, e dobbiamo attenerci a tali articoli e disposizioni.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 22 di Proinsias De Rossa (H-0568/07)
Oggetto: Creazione della sottocommissione UE-Israele sui diritti umani
Nel novembre 2005, la sottocommissione UE-Israele sul dialogo e la cooperazione politica ha creato un gruppo di lavoro UE-Israele sui diritti umani.
Il Consiglio esaminerà l’opportunità di elevare di grado il gruppo di lavoro UE-Israele sui diritti umani in una sottocommissione sui diritti umani che si riunisca più regolarmente del gruppo di lavoro (che al febbraio 2007 si era riunito soltanto in due occasioni) e che potrebbe tenere consultazioni regolari e sistematiche con la società civile in Israele, nei territori palestinesi occupati e nell’UE per valutare la situazione dei diritti umani in Israele e nei TPO?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Il gruppo di lavoro sui diritti umani UE-Israele, istituito in occasione della riunione della sottocommissione UE-Israele sul dialogo politico e la politica del 21 novembre 2005, rappresenta una piattaforma che rende possibile un’analisi regolare, sistematica e approfondita, nonché consente a entrambe le parti di discutere di questioni legate ai diritti umani, come auspicato dall’onorevole deputato, e come si augura anche il Consiglio.
Inoltre, i diritti umani sono un tema costante a tutti i livelli degli attuali contatti politici fra l’Unione europea e Israele. Le organizzazioni della società civile, come viene menzionato nell’interrogazione dell’onorevole deputato, stanno già contribuendo a questi cambiamenti.
Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Sinceramente, la sua è una non risposta. Ho chiesto se il gruppo di lavoro, che si è riunito solo due volte dal 2005, sarebbe stato elevato di grado a una sottocommissione sui diritti umani.
Dopo 40 anni di occupazione dei Territori palestinesi, si assiste a chiare violazioni dei diritti umani dei palestinesi legate all’occupazione da parte di Israele dei Territori palestinesi.
Chiedo al Consiglio di indicare qual è la sua attitudine in quanto a elevare di grado il gruppo di lavoro sui diritti umani a sottocommissione, la quale potrebbe riunirsi regolarmente e mantenere una qualche pressione sulle autorità israeliane affinché rispettino le norme relative ai diritti umani, rispetto che ci attendiamo da tutte le società civilizzate e le democrazie.
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Vorrei ricordare all’onorevole deputato che, come ho già detto, il rispetto e la tutela dei diritti umani sono questioni sempre all’ordine del giorno del dialogo fra l’Unione europea e i paesi terzi.
Rappresentano una delle preoccupazioni del Consiglio, nonché una preoccupazione costante delle varie Presidenze del Consiglio, e ciò vale anche per la Presidenza portoghese. Il Portogallo è particolarmente attento alla questione dei diritti umani, a causa della sua storia. Solo ieri ho avuto l’opportunità di far presente ad alcuni onorevoli deputati del Parlamento che, poiché abbiamo avuto in Portogallo una dittatura fino al 1974, siamo particolarmente sensibili a tutto quanto abbia a che fare con la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani. Tali questioni ci stanno particolarmente a cuore, ed è per questo motivo che esse sono all’ordine del giorno del nostro dialogo con le autorità israeliane.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 23 di Johan Van Hecke (H-0572/07)
Oggetto: Situazione nello Zimbawe
La crisi politica ed economica nello Zimbawe sembra avere assunto “dimensioni tali da minacciare la sopravvivenza”. La polizia ha arrestato più di 1 300 commercianti e imprenditori che si rifiutavano di ridurre del 50% i prezzi dei loro prodotti, come imposto dal governo del Presidente Mugabe. A seguito del dimezzamento dei prezzi la popolazione ha preso d’assalto le grandi catene di negozi. I generi di prima necessità come zucchero, olio e pane si possono ancora trovare solo sul mercato nero. Le stazioni di benzina sono a secco. Secondo testimoni oculari, militanti del partito governativo hanno saccheggiato numerosi negozi. L’inflazione, la più alta del mondo, è la conseguenza della costante emissione di denaro, con il quale il governo paga funzionari, agenti e soldati. Secondo il partito di opposizione MDC, il governo cerca di assicurarsi il voto dei poveri a dieci mesi dalle elezioni presidenziali. I rappresentanti del partito governativo Zanu-PF avrebbero respinto una richiesta del Presidente sudafricano Mbeki di recarsi a Pretoria.
Qual è la posizione del Consiglio? Intende chiedere al governo dello Zimbawe di assumersi più chiaramente la responsabilità della crisi?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Il Consiglio sta monitorando con attenzione la crisi politica ed economica in Zimbabwe. Il Consiglio ha discusso di questa questione alla sua riunione del 23 aprile 2007 e ottenuto ulteriori informazioni sul problema alla sua riunione del 22 luglio, dunque molto recentemente.
La strategia del Consiglio è di pubblico dominio ormai da quando sono state introdotte le misure restrittive. Nel 2002 il Consiglio decise di introdurre misure restrittive nei confronti dei leader dello Zimbabwe, dichiarando che, fintanto che fossero continuate le violazioni dei diritti umani, il Consiglio avrebbe ritenuto necessario mantenere misure restrittive nei confronti del governo dello Zimbabwe e di quanti sono responsabili di tali violazioni, nonché delle violazioni della libertà di parola, associazione e assemblea. Inoltre, il Consiglio ha dichiarato che tali misure sarebbero state revocate solo quando vi sarebbero state le condizioni per garantire il rispetto dei diritti umani, i principi democratici e lo Stato di diritto.
In risposta ai recenti atti di violenza e alle violazioni dei diritti umani, il Consiglio ha deciso il 23 aprile di ampliare l’elenco dei divieti in materia di visti. Da quando sono state introdotte le misure restrittive, il Consiglio ha cercato di coinvolgere le istituzioni multilaterali africane. Il Consiglio ha sistematicamente incluso la questione dello Zimbabwe nell’ordine del giorno delle riunioni ministeriali organizzate con la Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe fin da quando le misure vennero introdotte. Inoltre, l’Unione europea ha sollevato il problema dello Zimbabwe con la Commissione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite.
Il Consiglio ha elogiato in modo particolare l’iniziativa della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe e il mandato attribuito al Presidente Mbeki per facilitare il dialogo fra l’opposizione e il governo, nonché la nomina del Signor Kikwete a Presidente della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe. Il Consiglio è ansioso di vedere i primi risultati di queste iniziative africane e, se necessario, rivedrà la sua posizione di conseguenza.
Johan Van Hecke (ALDE). – (NL) Signor Presidente, la situazione in Zimbabwe si sta gradualmente facendo disperata, per dirla con un eufemismo. Purtroppo, la comunità internazionale sta a guardare impotente.
Vorrei rivolgere una breve domanda supplementare al Consiglio, dal momento che la Presidenza portoghese sta organizzando un vertice UE-Africa a Lisbona per l’8 e il 9 dicembre. Tale vertice non ha potuto tenersi negli ultimi anni, perché non si riusciva a raggiungere un accordo sulla questione se invitare o meno il Presidente Mugabe. La mia domanda è molto specifica, e mi aspetto una risposta altrettanto specifica: la Presidenza intende invitare il Presidente Mugabe a Lisbona a dicembre? In secondo luogo, in quale modo il Consiglio spera di sollevare la questione della situazione in Zimbabwe al vertice?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Come ho fatto presente, l’Unione europea ha monitorato con attenzione la situazione in Zimbabwe e ha adottato le misure che ritiene più appropriate in tale ambito. A sua volta il Consiglio europeo ha sempre affermato chiaramente nelle conclusioni dei suoi vertici che è di importanza strategica per l’Unione europea portare avanti un dialogo globale, di ampia portata e dettagliato con l’intero continente africano.
E’ tale mandato, che ci viene conferito dal Consiglio europeo, a riflettere l’interesse e l’impegno in questo dialogo globale che dobbiamo sostenere con i paesi africani, perché vi sono molte questioni di cui discutere con l’Africa, nonché molte altre in merito alle quali è possibile cooperare. E’ con tale obiettivo in mente e con questa intenzione che la Presidenza portoghese è determinata a condurre il secondo vertice UE-Africa a Lisbona a dicembre. Siamo convinti che tale vertice sia nel nostro interesse e nell’interesse degli altri Stati membri, dell’Unione europea e dell’Africa.
Dobbiamo discutere con l’Africa di immigrazione, economia, commercio, energia, clima, e anche naturalmente di diritti umani e buon governo, questioni di cui stiamo già discutendo e che abbiamo già discusso al primo vertice tenutosi al Cairo nel 2000 durante la precedente Presidenza del Portogallo.
Si tratta di un obiettivo che ci prefiggiamo per la nostra Presidenza e che ci sforzeremo di raggiungere in stretta collaborazione con i nostri partner, sia all’interno dell’Unione europea che in Africa.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 24 di Danutė Budreikaitė (H-0575/07)
Oggetto: Gasdotto settentrionale
Durante la Presidenza tedesca dell’UE il suo rappresentante ha dichiarato che “Nord Stream” è un progetto di imprese private sul quale l’UE non ha alcuna influenza.
Il 15 luglio 2007 il Ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, in un’intervista alla televisione lituana, ha affermato che “Nord Stream” non è un progetto tedesco o russo, bensì transeuropeo. L’UE sarebbe contraria al progetto se fossero compromessi gli interessi energetici ed ecologici della Lituania.
Quale posizione assume la Presidenza portoghese al riguardo? Ritiene che “Nord Stream” sia un progetto privato oppure comunitario? Quale collocazione avrà nella futura politica energetica dell’UE?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Per quanto riguarda i punti sollevati dall’onorevole deputata nonché la prima domanda, il Consiglio vorrebbe sottolineare il fatto che non rilascia commenti sulle notizie apparse sui mezzi d’informazione.
In secondo luogo, e in risposta alla seconda domanda, il Consiglio desidera ricordare all’onorevole deputata che Nord Stream è un progetto privato portato avanti dalla Nord Stream AG come società mista. Inoltre, come il Consiglio ha menzionato nella sua risposta all’interrogazione orale H-0121/07 dell’onorevole Nils Lundgren sul gasdotto russo-tedesco nel Mar Baltico, lo sviluppo di un gasdotto fra la Russia e la Germania attraverso il Mar Baltico è stato dichiarato un progetto di interesse europeo nella decisione n. 1364/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio. Per una spiegazione più dettagliata di tale dichiarazione, il Consiglio rimanda l’onorevole deputata alla risposta a tale interrogazione.
Per quanto riguarda la terza domanda, il Consiglio richiama l’attenzione sul fatto che la costruzione di un nuovo gasdotto nell’Europa settentrionale lungo quella rotta è conforme all’obiettivo della politica energetica dell’Unione europea per migliorare la sicurezza in materia di approvvigionamento della Comunità. Una diversificazione efficace delle fonti di energia e delle rotte di trasporto è stato citato nel piano d’azione comunitario del Consiglio europeo del marzo 2007 come uno dei mezzi per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento. L’acquis comunitario sarà sempre applicato nella sua interezza ovunque ciò sia necessario, ivi compresa in particolare la normativa comunitaria sull’ambiente, a quelle parti del gasdotto costruite sul territorio degli Stati membri dell’Unione europea.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) Ho difficoltà a capire se si tratti di un progetto privato o di un progetto comunitario. Il gasdotto viene fatto passare dal Mar Baltico, nelle vicinanze non di due soli paesi, ma di svariati di essi. E’ grande il rischio che vengano sollevate delle armi che giacciono sul fondo marino. Il progetto non è ancora decollato che la Russia e la Germania hanno già cambiato il tracciato.
Vorrei dire che è difficile allo stato attuale delle cose capire di chi è il progetto. Si tratta di un progetto privato o dell’Unione europea? Il gasdotto viene fatto passare dal Mar Baltico, nelle vicinanze non di due ma di vari paesi. E’ grande il rischio che vengano smosse armi che giacciono sul fondo marino. Il progetto non è ancora decollato che la Russia e la Germania hanno già cambiato il percorso perché è stato scoperto che vicino alla Danimarca, alla Finlandia, all’Estonia e alla Svezia vi è un’elevata concentrazione di armi risalenti alla seconda guerra mondiale. Può essere un progetto privato se crea non solo un problema di approvvigionamento energetico, ovvero di approvvigionamento di gas, per i paesi limitrofi, ma anche un problema ecologico nel Mar Baltico?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Per quanto riguarda tale questione, non ho molto da aggiungere a quanto ho detto nel mio primo intervento, ovvero ripetere che l’acquis comunitario sarà applicato nella sua interezza ove necessario e sempre dove sono in gioco delle questioni ambientali. Spero pertanto che la nostra dichiarazione dissipi i dubbi e fornisca una risposta alle preoccupazioni espresse dall’onorevole deputata.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 25 di Luisa Morgantini (H-0576/07)
Oggetto: Mordechai Vanunu condannato a sei mesi di prigione
Il 2 Luglio 2007 Mordechai Vanunu, pacifista da oltre venti anni ed ex tecnico nucleare, è stato condannato dalla Corte della Magistratura di Gerusalemme a sei mesi di prigione perché, secondo le autorità israeliane, non avrebbe rispettato un’ordinanza amministrativa che limitava la sua libertà di espressione e di movimento.
Vanunu è stato sequestrato a Roma, trasferito in Israele e lì imprigionato e accusato di alto tradimento per aver parlato dell’armamento nucleare di Israele al Sunday Times. È stato giudicato a porte chiuse e condannato a 18 anni di carcere, 11 dei quali passati in completo isolamento. Uscito di prigione nel 2004, è stato sottoposto, a norma della precitata ordinanza, a notevoli restrizioni delle sue libertà (in particolare, gli sono negati i contatti con cittadini di altri paesi ad esclusione di Israele, le relazioni con ambasciate e consolati, il possesso di un telefono cellulare, l’accesso ad internet o il diritto a lasciare lo stato di Israele).
Quali azioni il Consiglio intende intraprendere a tal proposito nei confronti delle autorità israeliane per reagire a tali violazioni dei diritti fondamentali di parola e movimento?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Come avrete potuto constatare dalle nostre risposte alle interrogazioni nn. H-0577/04, H-0302/05, P-1687/05 e E-3413/05, il Consiglio sta seguendo con grande interesse il caso di Mordechai Vanunu, in particolare la sua situazione in seguito alla sua scarcerazione nel 2004, citata dall’onorevole deputata nella sua interrogazione.
Presidente. – Annuncio l’
interrogazione n. 26 di Richard Howitt (H-0578/07)
Oggetto: Progressi relativamente alla direttiva sui lavoratori temporanei
Quali sono i risultati delle consultazioni iniziali intraprese dalla Presidenza portoghese in vista della ricerca di un accordo sul progetto di direttiva sui lavoratori temporanei [COM(2002)0701]?
Il Presidente in carica si aspetta di mettere in votazione la proposta modificata di direttiva in Consiglio nel corso dell’attuale presidenza e quale calendario ha stabilito per i negoziati informali e formali relativi ?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Desidero fare presente che, in conseguenza delle consultazioni preliminari con gli Stati membri, la Presidenza portoghese ha deciso di riaprire la discussione sulla proposta di direttiva sui lavoratori temporanei, che reputa essere un elemento importante nella discussione sulla flessicurezza.
Dal momento che tale dossier non è stato esaminato dal Consiglio dal 2004, è importante fare il punto della situazione e riflettere sulle eventuali strade da seguire. La Presidenza adotterà entro breve delle misure al riguardo.
Richard Howitt (PSE). – (EN) Vorrei ringraziare il Presidente in carica del Consiglio per le calorose parole pronunciate. La flessicurezza è sì un principio valido, come affermiamo in quest’Aula e nelle istituzioni europee, ma molte persone dicono che la flessibilità è ben visibile, mentre dove è la sicurezza? La direttiva sui lavoratori temporanei è tuttora una cartina tornasole per vedere se vi è abbastanza sicurezza. Mi chiedo quali siano secondo il Consiglio gli ostacoli esistenti attualmente all’interno del Consiglio europeo dei ministri che stanno impedendo di compiere progressi. Nonostante la solerzia della Presidenza, lei quanto confida nel fatto che il Consiglio riuscirà veramente a trovare un accordo durante il semestre portoghese?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. – (PT) Ringrazio l’onorevole deputato per la sua domanda. Come ho già indicato, si tratta di un dossier che la Presidenza vuole portare avanti. Abbiamo sempre detto che il successo di una Presidenza dipende innanzi tutto dalla presidenza stessa, bensì anche dall’impegno, dalla cooperazione e dalla volontà di progredire degli Stati membri. Ci troviamo di fronte a una questione che non possiamo portare a termine senza il sostegno di tutti gli Stati membri.
Saremmo lieti se, durante il nostro mandato, potessimo almeno compiere progressi significativi, se non raggiungere un pieno consenso. Ci adopereremo in tal senso, nella speranza che i nostri partner accettino i nostri suggerimenti e le nostre proposte, affrontando allo stesso tempo la questione con realismo, perché sappiamo che ci troviamo di fronte a una discussione complessa e a una questione complessa, come mostra la storia di questa direttiva.
Per quanto riguarda la flessicurezza, posso dirvi che per il Portogallo e per questa Presidenza portoghese flessicurezza significa flessibilità ma anche sicurezza e che le due cose devono andare di pari passo. Grazie molte.
Presidente. – Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, sospesa alle 19.00, è ripresa alle 21.00)