Presidente. − L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:
- la relazione dell’onorevole Katerina Batzeli, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sulla ristrutturazione dell’industria dello zucchero (COM(2007)0227 - C6-0176/2007 - 2007/0085(CNS)), e
- la relazione dell’onorevole Katerina Batzeli, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sull’organizzazione comune dei mercati nel settore dello zucchero (COM(2007)0227 - C6-0177/2007 - 2007/0086(CNS)).
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare l’onorevole Batzeli e tutti i membri della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per il lavoro svolto nel redigere questa proposta, che vorrei ora illustrare nel suo contesto.
Come è noto, dopo un primo anno abbastanza promettente, l’anno successivo il fondo di ristrutturazione non è stato all’altezza delle nostre aspettative.
Come si ricorderà, erano stati previsti circa 1,5 milioni di tonnellate di quote rinunciate per il primo anno e più di 3 milioni di tonnellate per il secondo. In realtà, le quote rinunciate nei primi due anni sono state pari a 2,2 milioni di tonnellate soltanto, a fronte dei 4,5 milioni di tonnellate previsti.
Sono tuttora convinta che il fondo di ristrutturazione sia un buono strumento che dovrebbe essere rafforzato e potenziato alla luce delle esperienze pregresse.
In merito alla proposta di cui dobbiamo occuparci oggi, vorrei subito chiarire che non si tratta di rinegoziare la riforma dello zucchero del 2005. Alla luce dell’insufficiente adesione al fondo di ristrutturazione nei primi due anni della sua attivazione, il nostro obiettivo attuale è quello di far sì che funzioni con successo negli ultimi due anni. Altrimenti, nel 2010 verrà imposto un taglio non compensato delle quote.
Questa proposta offre un’opportunità estremamente interessante alle imprese e ai produttori che intendono rinunciare a quote di produzione nella campagna di commercializzazione 2008/2009, mantenendo invariate le condizioni di massima dell’ultimo anno del periodo di ristrutturazione. Per la prima volta i coltivatori potranno innescare il processo di ristrutturazione, ma solo fino a un massimo del 10% della quota a loro assegnata. La percentuale dell’aiuto alla ristrutturazione riservata ai coltivatori è fissata al 10% e a tale contributo sarà aggiunto un importo pari a 237,5 euro per tonnellata, il che assomma a un importo totale pari a 300 euro per tonnellata di quota revocata.
Penso che sia un’offerta molto interessante per i coltivatori e non vedo nessuna necessità di andare oltre. E’ per questo motivo che non potrò sostenere gli emendamenti alla proposta di ristrutturazione del fondo, che chiedono di rivedere gli importi dei contributi versati (segnatamente gli emendamenti nn. 6, 7 e 12) e le quote percentuali che spettano agli agricoltori (emendamento n. 8).
Un elemento di retroattività garantirà che le imprese e i coltivatori di barbabietola da zucchero che fino ad oggi hanno già aderito al programma di ristrutturazione non siano penalizzati.
Come richiesto dall’emendamento n. 9, l’ammissibilità dei produttori di cicoria e di sciroppo di inulina al pagamento retroattivo sarà esplicitamente menzionata nel testo finale. Inoltre, le aziende che saranno ristrutturate durante la campagna di produzione e di commercializzazione 2007/2008 potranno essere esentate dal pagamento del contributo di ristrutturazione per la parte di quota che era stata oggetto di ritiro preventivo nella campagna 2007/2008, a condizione di rinunciare a una parte corrispondente della propria quota. E, last but not least, a titolo di incentivo supplementare le aziende che partecipano al regime di ristrutturazione volontario vedranno riconosciuti i loro sforzi in caso di una riduzione obbligatoria delle quote.
Per raggiungere più facilmente un equilibrio di mercato durante la fase di ristrutturazione, si propone di rendere la formula del ritiro preventivo uno strumento permanente anche al di fuori della fase di ristrutturazione, proprio come suggerito nella relazione dell’onorevole Batzeli.
Il progetto di regolamento proposto intende creare un sistema sicuro e rimuovere gli ostacoli esistenti. Tutto ciò farà sì che il fondo operi con successo durante il terzo anno, senza cambiare l’organizzazione del mercato comune dello zucchero, che si basa sulla riforma del 2005. Le misure proposte sono attentamente studiate per creare forti incentivi per tutte le parti interessate al processo di ristrutturazione.
Desidero ringraziare tutti voi per la valida collaborazione, che ci ha permesso di rispettare la nostra rigida scaletta per realizzare un sistema molto più efficiente entro l’anno commerciale 2008/2009. Mi rendo conto che il meccanismo del fondo debba essere migliorato per raggiungere il nostro scopo e so bene che se ciò non sarà possibile non ci saranno vincitori, ma solo vinti. Pertanto, sono molto grata del sostegno ricevuto dalla commissione per l’agricoltura e dai parlamentari tutti.
Katerina Batzeli (PSE), relatore. – (EL) Signor Presidente, signora Commissario, permettetemi di ricordarvi innanzi tutto che nel suo parere iniziale sull’organizzazione comune del mercato (OCM) dello zucchero il Parlamento europeo ha sottolineato che la proposta della Commissione avrebbe dovuto contribuire all’effettiva funzionalità del nuovo sistema tutelando i coltivatori di barbabietola e i lavoratori degli zuccherifici e delle zone di produzione, che risentiranno dell’abolizione delle quote. Questo era il nostro impegno politico e l’accordo in base al quale abbiamo dato il nostro consenso alla Commissione.
Tuttavia, la decisione finale presa dal Consiglio nel 2005 sulla ristrutturazione del settore dello zucchero non è stata all’altezza di tali aspettative. Si tratta di un settore abbastanza importante per l’equilibrio del mercato dei seminativi, per l’approvvigionamento degli zuccherifici e delle fabbriche di bioetanolo in Europa e per lo sviluppo di nuove politiche in vista di un nuovo assetto delle OCM nell’ambito della revisione della PAC. Le decisioni del Consiglio sono state condannate sin dall’inizio ad avere un impatto limitato e marginale poiché si è trattato di una semplice accozzaglia di richieste nazionali e di meccanismi complessi.
Questa decisione, e l’attuazione che ne è stata data a livello nazionale, ha fatto sì che la riduzione della produzione a tutt’oggi non abbia superato i 2,2 milioni di tonnellate a fronte di un obiettivo di circa 6 milioni di tonnellate entro il 2010. Vorrei ricordarvi che dopo il 2010 le regioni di produzione, i lavoratori e i produttori non riceveranno più nessun tipo di compensazione dal fondo di ristrutturazione, che è totalmente autofinanziato.
Erano questi i termini dell’importante questione politica di cui ci stavamo occupando in seno alla commissione per l’agricoltura e sviluppo rurale, quando si è dovuto prendere una decisione in merito alla relazione che stiamo esaminando.
Signora Commissario, abbiamo compiuto notevoli progressi in seno alla commissione per l’agricoltura in vista di un’attuazione senza intoppi a livello nazionale delle decisioni comunitarie. Non abbiamo cercato di rivedere in modo radicale l’OCM dello zucchero, come lei fa comunque notare nel suo testo. Non abbiamo cercato di proporre una revisione a diverse velocità giacché in molte regioni, come l’Irlanda, la produzione dello zucchero è già stata parzialmente ridotta o completamente abbandonata.
Inoltre, abbiamo tenuto conto degli accantonamenti di bilancio esistenti, che ammontano a circa 3 milioni di euro. Se questo denaro non verrà usato, non potrà essere riconvogliato nel settore, ma andrà a finanziare altri progetti oppure dovrà essere restituito.
Infine, alla luce del principio di proporzionalità e di uguaglianza dei coltivatori di barbabietola da zucchero, dobbiamo tutti concordare con il principio della retroattività delle misure proposte, al fine di non instaurare un clima di ingiustizia per i produttori, gli zuccherifici e le regioni che hanno già aderito al nuovo sistema.
Vorrei anche far notare che siamo preoccupati dalla relativa inefficacia dell’ampio grado di flessibilità e di sussidiarietà degli Stati membri. Questa flessibilità si è tradotta in una nazionalizzazione non ufficiale delle misure: gli Stati membri sono stati liberi di applicare la nuova OCM come meglio hanno ritenuto, soggiacendo alle pressioni esercitate dalle associazioni di categoria e dagli enti locali. Il modo in cui gli Stati membri trattano il concetto e la politica di flessibilità dovrebbe essere motivo di preoccupazione per le nostre prossime revisioni, come pure dovrebbe esserlo la questione di come debba essere usata questa politica nell’ambito delle decisioni sulla valutazione dello stato di salute della PAC.
Signora Commissario, vorrei adesso passare dalle questioni politiche a quelle tecniche, che pure saranno decisive per il corso della revisione dell’OCM. Per quanto riguarda la modifica del regolamento n. 318/2006, riteniamo che sia necessaria una più equa applicazione delle riduzioni finali delle quote nel 2010. Se si ritiene necessaria una riduzione lineare delle quote nel 2010, la nostra commissione ritiene che tale riduzione debba essere scaglionata in due fasi. Durante la prima fase si dovrebbe effettuare un taglio lineare del 13,5%. Durante la seconda fase si dovrebbe dare attuazione alla proposta della Commissione; conseguentemente, gli Stati membri e le imprese che hanno rinunciato a una parte di quote durate il regime di ristrutturazione, sarebbero esentati. L’esenzione dovrebbe essere in linea con gli sforzi compiuti a livello nazionale.
Tuttavia, vorrei far notare alla Commissione e al Consiglio, che non partecipa alla discussione odierna, che dobbiamo tener presenti i minori contributi versati dalle imprese che hanno volontariamente ridotto le loro quote scegliendo il regime di ristrutturazione, o che hanno aderito al meccanismo di ritiro preventivo. Noi proponiamo un uso più ampio e più a lungo termine del meccanismo di ritiro preventivo per permettere al settore di adattarsi in modo più graduale alle sfide del futuro. Poiché fino ad oggi la questione del ritiro preventivo non ha ancora trovato spazio all’interno del compromesso raggiunto a livello del Consiglio, con il suo accordo, signora Commissario, vorrei includervela.
Per quanto riguarda la modifica del regolamento n. 320/2006 sul regime di ristrutturazione, che indubbiamente è l’aspetto centrale della riforma, la mia relazione propone quanto segue:
- in primo luogo, aumentare da 237 a 260 euro per tonnellata l’importo complessivo che spetterà ai produttori. Nonostante il suo disaccordo, noi insistiamo su questo punto perché siamo convinti che sia un grosso incentivo per indurre i produttori ad accettare il concetto del 10% di rinuncia volontaria;
- in secondo luogo, elevare al 50% la percentuale di compensazione unica, attualmente fissata al 10%, di cui possono beneficiare i produttori che aderiscono al fondo di ristrutturazione. Tale aumento rappresenta un impegno politico da parte del Parlamento europeo e dimostra che gli aiuti dovrebbero essenzialmente essere destinati ai produttori. Si tratta di un messaggio politico piuttosto che finanziario;
- in terzo luogo, la compensazione versata alle imprese che producono bioetanolo dovrebbe passare dal 35% al 100% poiché a nostro parere occorre incentivare in modo significativo il settore delle energie rinnovabili;
- in quarto luogo, un fattore di grande rilevanza per le regioni è mantenere gli aiuti alla diversificazione nelle regioni dove gli zuccherifici hanno chiuso: tali aiuti dovrebbero rimanere pari a 109,5 euro per tonnellata di zucchero non prodotta fino al periodo 2009/2010. In questo modo, signora Commissario, intendiamo sia aumentare i finanziamenti per ridurre l’impatto sulle regioni sia offrire incentivi supplementari. La revisione non mira a modificare disposizioni generali, bensì a potenziare gli incentivi;
- in quinto luogo, la rinuncia al 10% di quote dovrebbe valere prima di tutto per i piccoli produttori o per quelli meno competitivi;
- in sesto luogo, deve essere aumentato l’aiuto alla ristrutturazione in caso di abbandono parziale, portandolo da 218,75 euro a 625 euro per il periodo 2008/2009. Devo ammettere che la posizione della relatrice è particolarmente significativa nel sostenere argomenti come questo.
Come relatrice vorrei sottolineare che alcune proposte della commissione per l’agricoltura andrebbero sottoposte a un riesame per motivi di proporzionalità. Perciò penso che dovremmo considerare di attingere ai finanziamenti del Fondo di ristrutturazione ma anche a ulteriori finanziamenti del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia.
Quindi, nella mia qualità di relatrice, vorrei dare il mio appoggio agli emendamenti dal n. 27 al n. 30, che sanciscono tre principi fondamentali:
- primo, la retroattività del provvedimento, perché i produttori, le imprese e le regioni che hanno progressivamente ottemperato sin dall’inizio alla nuova OCM non possono essere penalizzate;
- secondo, l’entità dell’aiuto che deve essere ragionevole e accettabile per tutti (e non di 625 euro per un anno);
- terzo, l’importanza di aumentare retroattivamente fino alla fine del periodo di transizione l’ammontare degli aiuti concessi agli zuccherifici a fronte di un parziale abbandono della produzione.
Per concludere, mi sia lecito esprimere un monito. Sono in atto negoziati tra la Commissione e i paesi ACP nell’ambito degli accordi di partenariato economico. La Commissione sembra pronta ad abolire sia la clausola di salvaguardia per quanto riguarda i quantitativi totali di zucchero che possono essere importati nella Comunità da ogni paese partner, sia la clausola del prezzo minimo per lo zucchero importato. Inoltre, è stato proposto che l’accesso al mercato della Comunità sia liberalizzato analogamente a quanto previsto per i sedici paesi aderenti al protocollo dello zucchero.
Signora Commissario, io credo che noi siamo qui chiamati a svolgere un compito importante. Decisioni di questa portata, adottate al di fuori dell’ambito istituzionale, non dovrebbero essere valide, perché inficiano il ruolo politico e istituzionale svolto dal Parlamento europeo.
László Surján (PPE-DE), relatore per parere della commissione per i bilanci. – (HU) Grazie di avermi dato la parola, signor Presidente. La commissione per i bilanci appoggia sostanzialmente la proposta e trasmetto le mie personali congratulazioni alla relatrice. E’ sempre molto difficile, qualunque siano le circostanze, cercare di persuadere i coltivatori di un certo settore a rinunciare alla produzione. Tra l’altro, sostenere e finanziare questo tipo d’iniziative non ci mette in buona luce nemmeno agli occhi dei cittadini europei.
Cionondimeno, se si rende necessario un intervento di questo tipo e se per di più l’impatto sul bilancio generale dell’Unione europea non è maggiore di quello dei regimi attuali, in tal caso è bene che esso sia ben mirato e che gli aiuti e il sostegno giovino a coloro che sono veramente interessati dal punto di vista della produzione, come avviene in questo caso.
E’ però un grave problema che vi siano paesi che hanno già rinunciato a parte delle loro quote per poi scoprire che la normativa è in seguito cambiata. La relazione propone soluzioni per risolvere tale situazione e invito il Parlamento a sostenerle nella loro forma attuale. Grazie della gentile attenzione.
Albert Deß, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, vorrei brevemente passare in rassegna l’ultima riforma. Molti coltivatori di barbabietola da zucchero si chiedono perché sia necessaria una riforma della normativa che disciplina questo mercato, dato che quella esistente ha abbondantemente superato l’esame del tempo. Vi sono due ragioni principali per cui questa riforma era ed è necessaria. In primo luogo, qualche anno fa, sulla scia dell’iniziativa “Tutto fuorché le armi”, fu deciso che a partire dal 2009 tutti i prodotti importati dai paesi più poveri, ad eccezione delle armi, avessero libero accesso al mercato europeo. Il settore dello zucchero risente anche di questo.
In secondo luogo, vi è una decisione dell’OMC in base alla quale bisogna eliminare le eccedenze. Ciò significa che dobbiamo ritirare dalla produzione più di 6 milioni di tonnellate di zucchero. Signora Commissario, abbiamo presentato proposte in Parlamento nel 2005 e lei ha appena detto che il fondo di ristrutturazione non è stato all’altezza delle nostre aspettative. Devo dire qui oggi che se la Commissione e il Consiglio avessero seguito più da vicino le proposte del Parlamento nel 2005, probabilmente il volume delle quote di zucchero rinunciate volontariamente sarebbe stato molto superiore.
Adesso abbiamo l’opportunità di apportare correzioni e di potenziare gli incentivi. Io posso solo chiedere alla Commissione e al Consiglio di accettare le proposte. Vorrei ringraziare la relatrice, onorevole Batzeli, per il testo da lei presentato. La commissione per l’agricoltura ha seguito tali proposte praticamente alla lettera, salvo piccole correzioni, ed io credo che se le seguirà anche la Commissione, gli incentivi saranno potenziati al punto tale che vi saranno volumi molto più consistenti di rinunce volontarie di quote di zucchero. Vorrei dire, signora Commissario, che molti membri della commissione per l’agricoltura hanno ascoltato con attenzione i produttori di barbabietola da zucchero. Se le richieste qui presentate vengono soddisfatte, io credo che la riforma abbia successo.
Csaba Sándor Tabajdi, a nome del gruppo PSE. – (HU) Commissario Fischer Boel, credo che la relazione dell’onorevole Katerina Batzeli e il parere dell’onorevole Surján László siano tecnicamente e politicamente validi ed estremamente corretti. Ripristinare l’equilibrio sul mercato è importante e noi siamo ancora ben lungi da poter raggiungere entro il 2010 questo obiettivo che riguarda la produzione di zucchero e la coltivazione della barbabietola da zucchero in Europa.
Non invidio la Commissione o il Parlamento, perché non è facile portare ordine e equilibrio in un settore distorto, estremamente complicato e eccessivamente sovvenzionato come questo che, rispetto ad altri settori meno favoriti, è stato in fin dei conti il figlio prediletto della PAC (politica agricola comune).
Concordo pienamente sulla necessità di un sistema di compensazione. Se attueremo un sistema con un’ulteriore riduzione del 10%, vi sarà sempre un’eccedenza pari a 2,1 milioni di tonnellate e, se non riusciremo a gestirle entro il 2010, dovremo decidere una riduzione supplementare del 14%.
Credo che sia ingiusto, e invito il Commissario e la Commissione a valutare attentamente la cosa, che i paesi che come l’Italia, il Portogallo e la Finlandia hanno fatto le maggiori riduzioni debbano comunque procedere ad un’ulteriore riduzione del 10%, come tutti gli altri paesi. Questo è sleale.
Sono anche d’accordo che dovremmo fare di più per tutelare gli interessi dei piccoli e medi coltivatori, perché la regola del “chi prima arriva meglio alloggia” li pone in una situazione di svantaggio rispetto alle multinazionali per quanto riguarda l’informazione. In Ungheria uno zuccherificio su cinque ha chiuso. Il miglior produttore di zucchero ha cessato l’attività, ma né gli industriali né i coltivatori ne sono usciti male. L’unico aspetto non adeguatamente disciplinato nella precedente normativa era quello dell’indennizzo dei dipendenti degli zuccherifici.
Infine, penso che sia importante che gli zuccherifici non si vedano imporre prelievi di ristrutturazione nel caso riducano le loro quote. Esiste una precisa richiesta in merito ed io invito il Commissario Fischer Boel a sostenere tale richiesta, perché incoraggerà ulteriori riduzioni e contribuirà a ripristinare l’equilibrio sul mercato. Ancora una volta, aiutare i piccoli e medi coltivatori è importantissimo perché questo ha un enorme impatto sociale su tutti i coltivatori di barbabietola da zucchero in Europa. Grazie dell’attenzione.
Andrzej Tomasz Zapałowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, nella sua forma attuale la riforma del settore saccarifero è inaccettabile. Colpisce innanzi tutto i produttori e i lavoratori degli zuccherifici. La solerte attività svolta dai gruppi europei per acquisire gli zuccherifici dei paesi dell’Europa orientale prima del loro accesso all’UE fa sorgere il dubbio che la riforma fosse già stata pianificata con largo anticipo, per compensare con fiumi di danaro i proprietari degli zuccherifici che avrebbero chiuso i battenti.
Nei nuovi Stati membri, durante la fase di accesso gli agricoltori hanno investito ingenti somme per rinnovare le loro aziende e questo vale anche per i coltivatori di barbabietola. Due anni dopo emerge la necessità di restringere la produzione, proprio quando i principali beneficiari dei fondi a disposizione per la ristrutturazione degli stabilimenti sono per l’appunto i nuovi proprietari degli zuccherifici. Per la sola Polonia, le stime parlano di circa dieci stabilimenti che chiuderanno.
Gli aggiustamenti proposti, che attribuiscono maggiori risorse ai coltivatori dal fondo di ristrutturazione, sono validi. I miei dubbi sorgono quanto agli aiuti a disposizione dei produttori che hanno acquistato zuccherifici in tempi recenti: non potrebbe essere che lo abbiano fatto per poi lucrare chiudendoli?
Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, la normativa che disciplina il mercato dello zucchero non è certo un fiore all’occhiello per la Commissione e il Consiglio. L’onorevole Deß ha già detto che se aveste dato appena un po’ più d’ascolto alle proposte del Parlamento, tanti intoppi non si sarebbero verificati.
Se disponiamo di uno strumento come il sistema delle quote, bisogna usarlo e non minacciarne l’applicazione nel 2010. E poi bisogna che le riduzioni si situino ad un unico livello percentuale o siano scaglionate, ma bisogna prevedere un meccanismo di compensazione. Il vostro meccanismo è andato a ramengo perché avete aumentato le quote di un milione di tonnellate tutto in una volta, convertendo lo zucchero C in zucchero di quota. Inoltre, far gravare questi finanziamenti sulle spalle dei consumatori tramite il meccanismo dei prezzi ha fatto sì che l’industria saccarifera non abbia più avuto interesse alla ristrutturazione. Le sovvenzioni all’esportazione non sono state tagliate, mentre invece sarebbe stato necessario.
Gli errori andrebbero chiaramente specificati, invece non vengono corretti neanche adesso. Il fondo di ristrutturazione e i contributi di ristrutturazione sono strumenti essenzialmente discontinui. Le regioni, i sindacati e i coltivatori sono contrari ad utilizzarli. Contrariamente a quanto richiesto dal Parlamento, non vi è stata alcuna diversificazione per salvaguardare lo sviluppo socio ecologico delle regioni. Eppure, tutti questi errori non vengono oggi corretti. Stiamo curando i sintomi sbagliati.
Un altro punto importante è che volete adesso limitare il livello degli aiuti alla ristrutturazione concessi ai coltivatori fissandolo al 10%. Prima, invece, i paesi potevano fissare un prezzo più alto. Oggi presentiamo un’altra proposta e questa volta mi auguro che il Parlamento la recepisca tramite gli strumenti di riferimento appropriati, poiché non avete mantenuto le promesse fatte durante l’ultima votazione, ma anzi ci siete tornati sopra.
Diamanto Manolakou, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Presidente, il nuovo regolamento del settore dello zucchero, che è stato adottato nel 2006 ed ha già ricevuto attuazione, è un amaro calice ed ha già mietuto le sue prime vittime.
Noi, ovviamente, abbiamo votato contro ed abbiamo fatto bene a farlo: gli zuccherifici hanno chiuso e molti coltivatori di barbabietola si sono ritrovati senza lavoro. Essi hanno ricevuto un misero indennizzo al solo scopo di soffocare la loro protesta e la loro opposizione.
Nel mio paese, la Grecia, la coltura della barbabietola da zucchero garantiva tradizionalmente l’autosufficienza della popolazione per quanto riguarda lo zucchero; assicurava inoltre un lavoro a molti agricoltori e operai e rappresentava una fonte di sviluppo economico per le regioni più sfavorite. Oggi, due zuccherifici su cinque hanno chiuso, la produzione è diminuita del 50%, la disoccupazione nel settore è aumentata, i coltivatori sono diventati indigenti ed intere regioni sono devastate.
Gli emendamenti proposti oggi sono tesi a dare piena attuazione al nuovo regolamento. Non ci deve essere nessun rallentamento della progressiva diminuzione del tasso di produzione, che è stato fissato a 2,2 milioni di tonnellate in meno e che deve raggiungere i 6 milioni pianificati di tonnellate in meno.
Ciò comporterà un impatto ancora più forte di quello cui abbiamo già assistito. I vincitori saranno gli industriali dello zucchero, che importeranno zucchero a basso prezzo; i vinti saranno invece i lavoratori dell’industria saccarifera, perché sempre più zuccherifici saranno costretti a chiudere e sempre più piccoli e medi coltivatori di barbabietola saranno spazzati via.
Queste sono le nostre obiezioni, per cui voteremo contro ai provvedimenti aggiuntivi: essi vogliono accelerare il compimento della normativa di base e non sono altro che un ennesimo stratagemma politico della campagna contro l’industria europea dello zucchero e i suoi lavoratori.
Hélène Goudin, a nome del gruppo IND/DEM. – (SV) Signor Presidente, l’industria europea dello zucchero è asfittica. Il polmone artificiale, cioè l’UE, ogni anno le eroga milioni di euro sottoforma di aiuti diretti e di meccanismi d’intervento a favore dei coltivatori. I contribuenti europei stanno sovvenzionando un sistema antiquato che ha fatto il suo tempo. Sfortunatamente, la proposta della commissione significa costi più alti e avanzamento più lento della riforma, l’esatto contrario dell’aggiustamento di mercato di cui ha disperatamente bisogno questo settore così poco competitivo.
I paesi produttori di zucchero al di fuori dell’UE devono poter accedere al nostro mercato interno senza restrizioni. Il nostro sistema commerciale interno basato su condizioni più eque rappresenta uno strumento per i paesi meno progrediti per competere sul mercato globale. La liberalizzazione dell’industria zuccheriera andrebbe anche a vantaggio dei consumatori europei. Essi eviterebbero, infatti, di dover sovvenzionare con le loro tasse un sistema artificiale di sostegno ai produttori e usufruirebbero di prezzi al dettaglio più bassi. Questo sarebbe un vantaggio per tutti.
Jean-Claude Martinez, a nome del gruppo ITS. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, l'OCM dello zucchero funzionava, costava poco ed offriva persino il nostro mercato ai paesi ACP.
Tuttavia, nell’ambito dei negoziati dell’OMC, la Tailandia, l’Australia e soprattutto il Brasile hanno preteso il monopolio dello zucchero. Al contempo, per garantirsi alleati nel ciclo di Doha, l’allora Commissario per il commercio estero, Pascal Lamy, aveva offerto l’eliminazione dei dazi doganali ai 49 paesi meno avanzati tramite il programma “Tutto fuorché le armi”. Così, nel 2009/2010 arriverà in Europa lo zucchero proveniente, in teoria, dai paesi poveri, ma prodotto con capitali kuwaitiani, sauditi o altri in Sudan o in qualche altro paese.
Occorre dunque che i coltivatori di barbabietola europei e i produttori di zucchero delle regioni ultraperiferiche si sacrifichino a vantaggio del Brasile e di altri paesi, onde la riforma del 2006 come per i cereali, il latte e ben presto il vino. I nostri produttori devono scomparire e questo nel gergo europeo si chiama “ristrutturazione”.
Naturalmente, i coltivatori di cereali si fanno pagare per rinunciare: questo si chiama “aiuto alla ristrutturazione”, così come esiste l’aiuto per il ritiro dei seminativi dalla produzione o il premio all’estirpazione.
Tuttavia, diciotto mesi dopo il suo avvio questo programma di aiuti non funziona! Signora Commissario, lei ci sta riproponendo il vecchio ritornello delle montagne di cereali e dei fiumi di latte. Ci sta dicendo che nel 2007/2008 ci saranno 4 milioni di tonnellate di eccedenze, donde le due proposte di regolamento odierne per ottenere l’abbandono, si presume, di circa 4 milioni di tonnellate di zucchero. Aumentano gli incentivi finanziari e i ritiri annui, vuoi grazie a contributi aggiuntivi, vuoi grazie a maggiori sovvenzioni. Certo è che questi aiuti scompariranno nel 2010 e allora i nostri agricoltori saranno eliminati, come pure saranno abbandonati i produttori ACP, per non parlare degli operai; i soli a guadagnarci saranno gli importatori.
Ora, queste politiche malthusiane sono state applicate ai cereali sin dal 1993 e l’onorevole Parish ci ha detto stamani alle 9 che manca il grano, che i prezzi sono alle stelle e che bisogna interrompere il ritiro dei seminativi dalla produzione. Allora, ancora un filo di speranza: nel 2011 ci sarà un nuovo regolamento che ci spiegherà che manca lo zucchero e bisogna ricominciare a coltivarlo!
Jana Bobošíková (NI). – (CS) Onorevoli deputati, come membro di questo Parlamento e rappresentante della Repubblica ceca, dove il mercato dello zucchero è già stato ristrutturato, non posso essere d’accordo con le modifiche proposte. Esse sono inappropriate e ingiuste.
Sta diventando chiaro che la riforma non risulta in una serie di industrie economicamente non competitive, ma crea una situazione sproporzionata dalla quale traggono profitto solo le grandi società saccarifere, senza nessun vantaggio di sorta per i consumatori e i coltivatori.
Non posso spiegare ai cittadini come mai un certo numero di paesi non abbiano affatto rinunciato alle loro quote di zucchero, o vi abbiano rinunciato solo in piccola parte, mentre i restanti paesi dovrebbero adesso pagare loro ancor più denaro per un impegno non rispettato.
In primissimo luogo, non sono assolutamente d’accordo di aumentare gli aiuti in caso di ristrutturazione parziale innalzandoli al livello degli aiuti per la ristrutturazione totale. In secondo luogo, trovo assolutamente ingiustificato portare dal 10% al 50% il livello degli aiuti alla ristrutturazione concessi ai coltivatori di barbabietola e agli appaltatori di macchinari. In terzo luogo, non sono favorevole né a un aumento dei contributi aggiuntivi per i produttori, né a un aumento degli aiuti temporanei alla ristrutturazione e sono contraria a ogni ulteriore forma di finanziamento aggiuntivo per le imprese subappaltatrici. In quarto luogo, la proposta d’inserire nel bilancio di quest’anno gli smantellamenti degli stabilimenti effettuati l’anno scorso, come se fossero stati effettuati in questo o nei seguenti anni finanziari, è a mio avviso completamente assurda.
Al contrario, onorevoli colleghi, la questione fondamentale è per me tener conto del volume totale delle quote rinunciate nell’intero arco di tempo della ristrutturazione. Di certo, non posso accettare che si permetta di tener conto delle quote rinunciate dalle industrie a partire dall’anno finanziario 2008/2009.
Io credo che, a meno che la Commissione non intenda modificare il suo metodo puramente burocratico e altamente ingiusto di gestire la riforma dello zucchero, la miglior cosa da fare sia abolire il prima possibile il sistema delle quote e liberalizzare il mercato dello zucchero.
Kyösti Virrankoski, a nome del gruppo ALDE. – (FI) Signor Presidente, la politica europea dello zucchero si trova in una strana situazione. Le quote di zucchero sono state ridotte di 2,2 milioni di tonnellate ma al contempo la Commissione ha venduto milioni di tonnellate di nuove quote. Pertanto, la riduzione netta è di appena un milione di tonnellate, mentre l’obiettivo era sei volte più grande.
Allo stesso tempo, i grandi paesi produttori hanno solo aumentato la loro produzione. Ad esempio, hanno incrementato la loro produzione la Germania, che produceva circa 240 000 tonnellate all’anno, e la Francia, che ne produceva circa 350 000. Sono essenzialmente i piccoli paesi che hanno ridotto la loro produzione. L’Italia è l’unico grande paese produttore ad aver ridotto la produzione in modo significativo. Il risultato è stato che i paesi piccoli e quelli più svantaggiati in termini di condizioni naturali hanno dovuto ridurre la produzione di zucchero.
Sempre allo stesso tempo, nel Fondo di ristrutturazione si sono accumulati più di 3 000 milioni di euro, dei quali circa 2 000 restano a tutt’oggi inutilizzati. Questo denaro proviene essenzialmente dalle tasche dei consumatori, perché i prezzi al consumo sono calati più lentamente dei prezzi alla produzione e la differenza è andata ad accumularsi nel Fondo. D’altra parte, tale denaro proviene anche dagli agricoltori, che hanno visto crollare i loro prezzi alla produzione. Tutto questo denaro è servito e serve tuttora a finanziare l’industria sottoforma di massicci importi di compensazione della bellezza di 730 euro per tonnellata, mentre appena il 10% o al massimo il 20% circa viene utilizzato per rinnovare gli impianti industriali o per smantellare gli stabilimenti.
Tutta la politica dello zucchero è un ammonimento di quello che può succedere se la politica agricola viene implementata con criteri industriali. L’industria riceve ingenti somme a titolo di compensazione e noi otteniamo pochissimo in cambio. Bisogna sperare che in futuro la politica agricola sia applicata con criteri agricoli e non industriali.
Dovremmo anche rivolgere una particolare attenzione all’importanza della solidarietà. Si tratta di un elemento da prendere in considerazione, perché tutti i paesi, compresi quelli che hanno ridotto la produzione dello zucchero, continuano a dover pagare per lo zucchero un prezzo più alto delle quotazioni di mercato, pur non essendo autorizzati a produrlo perché l’industria ha deciso di non farlo.
Allo stesso modo, occorrerà garantire in futuro che sistemi analoghi non vengano più applicati in altri settori della produzione agricola.
Neil Parish (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vorrei trasmettere tutti i miei ringraziamenti all’onorevole Batzeli per la sua relazione. Vorrei anche ringraziare l’onorevole Deß per il suo ruolo di relatore ombra a nome del gruppo PPE-DE.
Credo che sia stata Margaret Thatcher a dire una volta che non si può andare contro al mercato e che il problema con il regime dello zucchero risieda proprio in questo: andare contro al mercato è esattamente quello che stiamo cercando di fare da anni.
I miei elogi al Commissario e a quanto ella sta facendo, perché si tratta di una situazione molto complessa che è necessario risolvere. Dobbiamo far uscire lo zucchero da questo sistema e dobbiamo far sì che l’Europa sia più competitiva nella produzione dello zucchero. L’essenza della riforma della PAC sta nel sostenere gli agricoltori per motivi ambientali, ma anche nell’indirizzarli a produrre per il mercato.
Io credo che quest’anno la riforma dello zucchero si preannunci più facile che in passato, per il semplice motivo che abbiamo visto triplicare i prezzi dei cereali rispetto allo scorso anno. Pertanto, alcuni produttori di zucchero probabilmente decideranno di intascare il denaro della ristrutturazione e di mettersi a coltivare cereali o olio di colza pensando che si tratti di una buona fonte di reddito. Perché, come ho già detto, qualunque cosa decidiamo di fare con lo zucchero, dobbiamo esser certi di andare nella direzione di una riduzione dei quantitativi prodotti in Europa, ma dobbiamo anche permettere agli agricoltori di continuare a vivere della loro terra.
Dobbiamo anche considerare non solo di equilibrare la produzione di zucchero nell’Unione europea, ma anche il fatto che importiamo zucchero dai paesi ACP. Nel mio paese, il Regno Unito, la ditta Tate & Lyle importa più di un milione di tonnellate di zucchero. La certezza di poter continuare ad accedere a tale zucchero è per lei motivo di grande preoccupazione nel momento in cui stiamo riducendo e riformando il regime dello zucchero. Vorrei chiedere al Commissario di guardare con simpatia anche a questo aspetto della questione.
María Isabel Salinas García (PSE). – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, quasi due anni or sono fu adottato un pacchetto legislativo per la riforma del settore saccarifero con lo scopo di adattarlo ad un mercato globalizzato che lascia ben poche opportunità ai nostri agricoltori.
Come lei ricorderà, signora Commissario, si trattò di una riforma traumatica per la quale fu difficile raggiungere un accordo in seno al Parlamento. Adesso sembra che gli obiettivi di ridurre le quote non siano raggiunti e per questo la Commissione sta varando una nuova proposta al fine di ristabilire la situazione prima che sia troppo tardi.
Noi riteniamo che in linea di principio la proposta della Commissione sia valida, poiché fino a un certo punto offre agli agricoltori l’opportunità di prendere l’iniziativa per quanto riguarda la rinuncia delle quote. Tuttavia, signora Commissario, pensiamo che sotto certi aspetti si tratti di una proposta inadeguata che possa produrre effetti indesiderati in alcuni paesi tra i quali la Spagna.
Pertanto, vorrei evidenziare due punti che considero molto importanti. Primo, vorrei sottolineare l’importanza degli emendamenti presentati dal gruppo socialista e ringraziare la nostra relatrice, Katerina Batzeli, per il suo lavoro e per aver evidenziato la necessità in alcuni casi di estendere alla campagna di commercializzazione 2009/2010 i contributi aggiuntivi destinati agli agricoltori per la rinuncia delle quote. Noi pensiamo che questa modifica sia essenziale per far sì che il provvedimento non sia insufficiente e che le aspettative dei produttori siano soddisfatte.
Secondo, vorrei richiamare l’attenzione sull’emendamento, adottato in commissione a mio nome e presentato in plenaria come emendamento n. 11, relativo alle dismissioni totali che si presumono avvenute per riconvertire gli stabilimenti alla produzione di bioetanolo. Questa misura ha due finalità: da una parte, incoraggia la rinuncia perché offre la possibilità alle fabbriche di inserirsi in altri mercati e, d’altra parte, promuove un settore come quello dei biocombustibili in un momento cui si fa un gran parlare della necessità di incrementarne l’offerta.
Signora Commissario, questa riforma è già stata traumatica per molti paesi, compreso il mio; io penso che ci debba essere il denaro e l’opportunità per mantenere il reddito dei coltivatori che desiderano rinunciare, ma soprattutto di quelli che vogliono continuare.
Janusz Wojciechowski (UEN). – (PL) Signor Presidente, la riforma del mercato dello zucchero è una di quelle il cui senso è difficile da spiegare ai coltivatori dell’Unione europea, inclusi quelli del mio paese, la Polonia. Le pressioni esercitate a livello amministrativo e politico per tagliare la produzione dello zucchero da 18 a 12 milioni di tonnellate non trovano giustificazioni convincenti. Si parla tanto della necessità di solidarietà con i coltivatori degli altri continenti, ma è chiaro che non si tratta dei loro interessi: non si tratta tanto degli interessi dei coltivatori, quanto piuttosto degli interessi globali dei grossi gruppi industriali. In nome di questi interessi e a suon di “riforme” successive, l’Unione europea sta distruggendo la sua agricoltura e si sta avviando lungo la strada perigliosa e incerta della dipendenza alimentare dall’approvvigionamento estero. Questa politica ci sta portando ad una perdita di sicurezza in campo alimentare, mentre tale sicurezza è fondamentale per le generazioni future. Il mio timore è che tra non molto tempo tutti, non solo gli agricoltori, rimpiangeranno queste riforme irresponsabili, che oggi stiamo realizzando ma che domani avranno conseguenze perniciose ben presto visibili a tutti.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Come è noto, siamo molto critici verso questa riforma del settore dello zucchero. Abbiamo sempre sostenuto la sovranità dell’alimentazione e pertanto riteniamo inaccettabile che un paese come il Portogallo, con un solo zuccherificio a Coruche e un piccolo stabilimento a São Miguel, nelle Azzorre, che a malapena assicurano il 50% del fabbisogno nazionale, si veda obbligato a ridurre le sue quote per la produzione di zucchero da barbabietola.
Le conseguenze sono già chiare: i coltivatori e le aziende abbandoneranno la produzione, la disoccupazione aumenterà e si creeranno condizioni negative per lo sviluppo delle zone rurali. Pertanto, come hanno ribadito migliaia di piccoli e medi imprenditori agricoli sfilando per le strade di Porto il 17 settembre scorso in occasione del Consiglio dei ministri dell’Agricoltura tenutosi in Portogallo, è essenziale cambiare politica e tener conto della situazione specifica di ogni Stato membro, della sua produzione, del suo fabbisogno e della necessità di garantire un reddito agli agricoltori e lo sviluppo delle zone rurali. Questo è quanto proponiamo ancora una volta al Commissario.
Kathy Sinnott (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, prima di iniziare, vorrei ricordare a tutti che non si tratta di scegliere o la barbabietola o il grano. In Irlanda, la barbabietola veniva coltivata a rotazione con il grano con grande beneficio per entrambe le colture.
Signora Commissario, la ristrutturazione dello zucchero in Irlanda è stata un disastro. Essa è stata mal gestita sia dalla società Greencore che dal nostro ministro dell’Agricoltura. Molti dei miei elettori ne hanno sofferto e vi è stato un diffuso esodo sociale. Ed è per questo che il minimo che possiamo fare è tornare indietro e compensare queste persone.
La nostra speranza di avere un’industria dei biocombustibili razionale e integrata, piuttosto che in concorrenza per la produzione di cibo, si è affievolita se non addirittura spenta del tutto da anni. Quando mi sono rivolta alla Commissione per cercare di scongiurare il disastro, mi è stato detto che il meccanismo era già definito e manometterlo, anche per un buon motivo, avrebbe compromesso tutto il sistema. Ma adesso stiamo manipolando questo schema. Non è forse possibile a questo punto far qualcosa per il caos che ci siamo lasciati alle spalle in Irlanda?
Ioannis Gklavakis (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, signora Commissario, onorevole Batzeli e onorevole Deß, sappiamo tutti che le modifiche proposte al regolamento sull’OCM dello zucchero sono tese a promuovere la partecipazione all’industria zuccheriera comunitaria sotto il regime di ristrutturazione per raggiungere l’obiettivo di ridurre la produzione di zucchero all’interno della Comunità. Mi si consentano tre osservazioni in proposito.
Primo, l’impostazione della Commissione è positiva. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda la proposta di fornire un maggiore sostegno, anche retroattivamente, a coloro che hanno già beneficiato degli aiuti conformemente al regolamento n. 318/2006, in modo da far loro sentire di non essere trattati ingiustamente nonostante abbiano contribuito per primi alla ristrutturazione del settore.
Secondo, è stato chiarito perfettamente, credo, che nel caso non si raggiunga il livello previsto di riduzione della produzione, verranno applicate ulteriori misure di riduzione lineare solo per gli Stati membri che non hanno contribuito al raggiungimento dell’obiettivo. D’altra parte, il regolamento terrà conto dei paesi che hanno effettuato riduzioni significative e nei quali gli impianti industriali ancora in funzione hanno raggiunto livelli critici. E’ particolarmente importante per paesi come il mio che questa posizione sia mantenuta anche quando si discuterà del futuro dell’OCM dello zucchero per il periodo successivo al 2010.
Terzo, vorrei sollevare la questione del bioetanolo. Approfittiamo di quest’occasione per prendere seriamente in considerazione l’ipotesi che forse alla fine tutto il nostro entusiasmo per il bioetanolo svanirà e molto probabilmente gli stabilimenti che lo producono non potranno più sopravvivere. Cosa riserverà il futuro ai lavoratori dell’industria di questo settore? E che ne sarà degli agricoltori? Ci troveremo ancora una volta a far fronte a un esercito di disoccupati?
Gábor Harangozó (PSE). – (HU) Grazie, signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati. Disgraziatamente, la ristrutturazione del mercato dello zucchero non ha sortito i risultati sperati. Nel modificare lo schema di ristrutturazione bisogna tener conto del fatto che alcuni Stati membri hanno rinunciato a una parte sostanziale delle loro quote. L’Ungheria ha abbandonato il 27% delle proprie quote rispetto al 10,5% appena della media europea.
Nel determinare le riduzioni finali delle quote, pertanto, sono favorevole a prendere in considerazione l’entità della produzione di ogni Stato membro. Sarebbe inappropriato imporre la stessa riduzione a tutti gli Stati membri dell’Unione contemporaneamente, poiché le caratteristiche della produzione variano da un paese all’altro.
Inoltre, la modifica dello schema di ristrutturazione non dovrebbe avere un impatto negativo sugli Stati membri che hanno già attuato una riduzione delle quote superiore alla media. Per questo motivo, mi oppongo a fare un calcolo unico, comprensivo delle quote di barbabietola e di isoglucosio, per determinare la percentuale di quote rinunciate rispetto a quelle iniziali. Al contempo, bisognerebbe concedere il massimo degli importi previsti per gli aiuti alla ristrutturazione nei casi in cui gli impianti non vengano dismessi ma siano riconvertiti per produzioni alternative come quelle della biomassa o del bioetanolo. Grazie della vostra attenzione.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). – (PL) Signor Presidente, non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno il fatto che in seguito alla riforma del mercato la produzione di zucchero sia diminuita negli ultimi due anni di 0,2 milioni di tonnellate, un calo che si discosta notevolmente dal livello previsto. Tale esito era stato previsto dai parlamentari polacchi, come è dimostrato dai nostri interventi sia in commissione agricoltura sia qui in plenaria.
Il mancato raggiungimento dell’obiettivo previsto indica che non vi sono state adeguate opportunità per motivare e incentivare i coltivatori di barbabietola ad avviare un’altra produzione. Ciò è stato riconosciuto dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, che ha proposto tra l’altro di elevare l’ammontare dei contributi riservati ai coltivatori e agli altri soggetti fornitori di servizi, passando dal 10% al 50% delle allocazioni destinate a uno zuccherificio, e di aumentare inoltre i contributi aggiuntivi per i coltivatori per la campagna commerciale 2008/2009, passando da 237,50 euro a 260 euro per tonnellata di quote rinunciate.
Occorre anche rilevare che la Commissione non sta al momento attuando i principi della riforma, il cui scopo è quello di mantenere la produzione nelle regioni più competitive. Le modifiche proposte non fanno nulla per ovviare ai problemi, se non per risolverli; anzi, peggiorano la situazione.
PRESIDENZA DELL’ON. MECHTILD ROTHE Vicepresidente
Carmen Fraga Estévez (PPE-DE). – (ES) Signora Presidente, ringrazio il Commissario della sua presenza. Penso che il Commissario, la relatrice e molti oratori abbiano ben delineato i problemi sorti nel corso dell’attuazione della riforma dello zucchero nel 2005, evidenziando come i ritardi di cui ha sofferto l’abbandono della produzione abbiano impedito di raggiungere l’obiettivo di 6 milioni di tonnellate previsto dalla riforma.
Pertanto, io credo che noi tutti accogliamo con favore la proposta presentata dalla Commissione, che darà un nuovo impulso all’abbandono. Anche il settore, principalmente quello bieticolo, è estremamente soddisfatto dell’accelerazione impressa al processo di ristrutturazione poiché, come ha detto il Commissario, nel 2010 saranno applicati tagli generalizzati delle quote senza il sostegno di alcun contributo per compensarli.
Penso che l’emendamento da me presentato a nome del gruppo del Partito popolare europeo (democratici-cristiani) e dei Democratici europei sia in linea con questo approccio e con questa nuova proposta. Mi riferisco all’emendamento n. 31 che chiede che sia redatta una relazione che valuti la riforma e, se necessario, eventuali proposte per prorogare di un anno la durata del Fondo fino alla campagna di commercializzazione 2010/2011. Inizialmente, il Fondo era stato pianificato per una durata di quattro anni per compensare, come ho già detto, il ritardo nell’attuazione della riforma.
Si tratta di un emendamento richiesto espressamente dai produttori ed io ritengo che vada appoggiato soprattutto alla luce del fatto che il Fondo è finanziato esclusivamente dal settore e quindi non v’è nessun impatto finanziario sul bilancio comunitario.
Signora Commissario, io invito la Commissione, e naturalmente anche gli onorevoli colleghi, ad accogliere questo emendamento.
Infine, vorrei ringraziare l’onorevole Batzeli per il suo lavoro, per la sua relazione, per i miglioramenti che ha proposto con il sostegno di tutta la commissione per l’agricoltura e per la proposta presentata dalla Commissione.
Libor Rouček (PSE). – (CS) Onorevoli deputati, non v’è dubbio che l’industria dello zucchero dell’Unione europea necessiti di riforme di vasta portata che le consentano di continuare ad avere successo in futuro. La riduzione della produzione è una componente essenziale di tali riforme. Tuttavia, tale riduzione dovrebbe focalizzarsi essenzialmente sulle industrie non competitive; sfortunatamente, la realtà dei fatti è spesso diversa.
Ad esempio, nella mia patria, la Repubblica ceca, sono stati chiusi zuccherifici nuovi, efficienti e prosperi e sono state rinunciate quote a nome di produttori sopranazionali. E’ ovvio che ciò abbia avuto un impatto estremamente negativo sui coltivatori e sui produttori interni.
Vorrei pertanto chiedere alla Commissione di tenere maggiormente conto del principio di concorrenza nell’attuare le necessarie riforme dell’industria zuccheriera e di seguire con più attenzione lo sviluppo del settore dei biocombustibili. Penso, infatti, che i biocombustibili offrano nuove opportunità ai coltivatori di barbabietola da zucchero e rappresentino il futuro.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). – (PL) Signora Presidente, signora Commissario, nonostante l’immane investimento finanziario, la riforma del mercato dello zucchero avviata nel 2005 non sta ottenendo i risultati previsti. Nonostante i generosi incentivi finanziari, che ammontano a 730 euro per tonnellata di quota rinunciata, nell’insieme della Comunità la produzione di zucchero è calata a malapena di 1,1 milioni di tonnellate, invece dei 6 milioni previsti. Il nuovo pacchetto di modifiche al sistema che regola il funzionamento del mercato dello zucchero proposto dalla Commissione non solo non migliorerà la situazione, ma la renderà anche peggiore poiché le misure proposte non sono conformi al principio ispiratore della riforma, che è quello di sostenere la produzione dello zucchero nelle regioni più competitive.
Io credo che sia necessario quanto segue. Primo, creare le condizioni per uno sviluppo stabile delle aziende produttrici di zucchero più competitive all’interno della Comunità, in modo che l’Unione europea possa competere su un mercato mondiale sempre più aperto.
Secondo, trarre il massimo vantaggio dal potenziale delle esportazioni di zucchero entro i limiti concordati con l’Organizzazione mondiale del commercio.
Terzo e ultimo, se queste soluzioni non dovessero portare a un miglioramento del mercato dello zucchero, ridurre la produzione ma applicando un fattore lineare uguale per tutti gli Stati membri.
Vladimír Železný (IND/DEM). – (CS) Signora Presidente, io rappresento il paese che ha inventato la zolletta di zucchero. Lo zucchero di alta qualità è sempre stato per noi motivo di orgoglio, ma l’Unione europea ci ha privato di questo nostro fiore all’occhiello senza il minimo scrupolo.
Se verrà attuato il regolamento (CE) n. 320/2006, la Repubblica ceca sarà penalizzata per essersi comportata correttamente nei confronti degli investitori esteri dei paesi già membri dell’UE, concedendo loro di assumere il controllo dell’industria zuccheriera del nostro paese. Questo regolamento è un tentativo inopportuno di soddisfare gli interessi delle grandi industrie europee di raffinazione dello zucchero, ignorando gli interessi dei paesi dove lo zucchero è tradizionalmente coltivato e prodotto.
E’ pertanto necessario, come suggerito dall’emendamento presentato dall’onorevole Fajmon e altri, consentire agli Stati membri di non tener conto delle disposizioni a) e b) e lasciarli liberi di decidere come affrontare la situazione critica che si verrebbe a creare se le quote fossero ridotte del 20% o più. Altrimenti, potrebbe darsi per assurdo che la Repubblica ceca fosse costretta a importare un prodotto tradizionale che ha fatto per secoli.
Quando un bel giorno i nostri nipoti passeranno in rassegna tutte le ragioni per cui la Repubblica ceca dovrebbe uscire dall’Unione europea, la politica dello zucchero e i regolamenti di cui stiamo discutendo oggi saranno in cima alla lista.
Ville Itälä (PPE-DE). – (FI) Signora Presidente, signora Commissario, capisco benissimo che le quote di zucchero vadano ulteriormente tagliate e sono favorevole a farlo. Capisco anche, alla luce dei dati in nostro possesso, che la precedente riforma non ha avuto successo.
Tuttavia la nostra discussione verte su come questa futura riforma debba essere attuata. La riforma dovrebbe essere attuata con equità per tutti gli Stati membri. Dal punto di vista del mio paese, per esempio, in Finlandia esistevano due zuccherifici e il precedente taglio delle quote, in pratica una riduzione del 40%, ha portato alla chiusura di uno di questi. Se ci dovesse essere un’ulteriore riduzione del 13% in base a questa riforma, nella peggiore delle ipotesi ciò potrebbe comportare la fine definitiva della produzione di zucchero in Finlandia, perché anche il rimanente zuccherificio potrebbe essere costretto a chiudere.
Questa situazione è palesemente iniqua per i coltivatori e per l’industria finlandese. E’ per questo che sostengo l’emendamento presentato dal collega, onorevole Fajmon, in cui si chiede che la proposta non sia applicata indiscriminatamente anche agli Stati membri le cui quote sono state già ridotte di oltre il 20%, a meno che gli stessi non decidano diversamente.
Voglio sperare che anche il Commissario possa comprendere la situazione in cui si trovano i piccoli paesi. In Finlandia, mentre noi stiamo qui discutendo dei tagli agli aiuti per il sud del paese in virtù dell’articolo 141 del Trattato di adesione, il sentimento di fiducia che la popolazione rurale nutre nei confronti dell’Unione europea è estremamente debole. Ci deve essere un barlume di speranza e soprattutto queste riforme devono essere portate avanti con equità, in modo che tutti gli Stati membri siano trattati allo stesso modo.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, prima di tutto vorrei ringraziare tutti gli oratori per il loro valido contributo. Credo che i commenti che abbiamo udito qui oggi dimostrino tutta la complessità di questa questione. Vorrei solo aggiungere qualche riflessione.
Innanzi tutto sono convinta che la proposta che ci sta davanti, e che descriverei come una grossa carota per il settore, funzionerà. Questa carota è molto appetibile perché offre la possibilità agli agricoltori di ottenere il 10% del Fondo di ristrutturazione, che per il 2008/2009 ammonta a 62,5 euro per tonnellata. Questi 62,5 euro più l’aggiunta dei 237,5 euro della ristrutturazione assommano a 300 euro per ogni tonnellata che gli agricoltori rimandano indietro alla Commissione.
Ciò che considero più importante è che per la prima volta gli agricoltori possono innescare il meccanismo del Fondo di ristrutturazione. Prima questo non era possibile e solo l’industria poteva farlo. Adesso gli agricoltori possono dire: “Voglio andarmene e voglio i miei 300 euro per tonnellata. E per di più ottengo una compensazione per la diminuzione dei prezzi”. E non si tratta di un pagamento una tantum.
Sono completamente d’accordo con l’onorevole Parish. Penso che le alternative alla produzione della barbabietola da zucchero siano molto più interessanti oggi di quanto non lo siano state per decenni, dati i prezzi dei cereali e dei semi oleosi. Pertanto presumo che i coltivatori facciano i loro conti e tirino le somme di quale sia il modo più conveniente di organizzare la loro produzione futura.
Ho parlato di retroattività nel mio primo intervento. La retroattività esiste affinché coloro che sin dall’inizio hanno rispettato l’impegno non siano penalizzati, bensì compensati. La retroattività esiste per i coltivatori di barbabietola, per i produttori di sciroppo d’inulina e per i coltivatori di cicoria. Così non c’è differenza tra i vari tipi di produzione della barbabietola.
Quindi sono fiduciosa e sono molto grata al Parlamento per la sua reazione tempestiva che spero ci permetta di ottenere un consenso politico domani in seno al Consiglio, in modo che ci sia un segnale chiaro per il settore e che i coltivatori di barbabietola possano iniziare la pianificazione della prossima campagna produttiva.
Sono abbastanza certa che tutto ciò andrà a vantaggio di tutto il settore perché, come ho già detto, l’alternativa a questa possibilità è solo quella di un taglio lineare senza compensazioni. Quindi sono abbastanza certa che molti si metteranno a fare i conti a tavolino nelle varie aziende agricole e nelle zone di produzione, per decidere di conferire le tonnellate necessarie a raggiungere il giusto equilibrio nel settore dello zucchero.
Ancora un grazie sentito, in particolare alla relatrice, onorevole Batzeli, per tutto il lavoro svolto su questo difficile dossier.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Béla Glattfelder (PPE-DE), per iscritto. – (HU) Signora Presidente, con l’attuale revisione delle riforme dello zucchero, la Commissione europea chiede all’industria saccarifera e agli agricoltori europei di compiere ulteriori inutili sacrifici nel nome di un ripristino dell’equilibrio sul mercato dello zucchero. Nel parere da me espresso sulla relazione redatta tempo addietro dal Parlamento a nome della commissione per il commercio internazionale, feci notare che il mercato europeo dello zucchero non avrebbe potuto raggiungere l’equilibrio voluto fintantoché non ci fosse stata una normativa che lo tutelasse efficacemente dalle importazioni. Nella sua relazione anche il Parlamento europeo avanzò proposte alla Commissione europea e al Consiglio dei ministri dell’Agricoltura in vista di limitare le importazioni di zucchero dai paesi terzi. Alla fine tali proposte non furono inserite nel documento finale.
Concordo con gli emendamenti presentati, che suggeriscono che gli Stati membri che hanno già rinunciato al meno al 20% delle loro quote non debbano applicare ulteriori riduzioni. Si tratterebbe di un segno di equità e di giustizia verso quei paesi che hanno già compiuto uno sforzo serio per attuare la riforma dello zucchero.
Tuttavia, al contempo penso che sia importante che la revisione delle riforme dello zucchero contenga anche misure per rendere più competitiva l’industria del settore. Pensando a questo, ho presentato un emendamento che lascia liberi gli Stati membri di decidere se concedere la possibilità ai coltivatori di barbabietola più piccoli e meno competitivi di rinunciare al diritto al trasporto delle barbabietole. Ciò rappresenterebbe un vantaggio significativo per i coltivatori più piccoli e meno informati e al contempo potrebbe contribuire a rendere più competitiva l’industria saccarifera europea anche a livello internazionale.
Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. – (EN) E’ deplorevole che la Commissione sia tornata a sottoporre al voto del Parlamento un secondo pacchetto di misure per la ristrutturazione del settore dello zucchero nell’arco di così poco tempo. Il primo pacchetto ha portato alla dismissione dell’industria saccarifera irlandese con gran danno del paese, degli agricoltori e dei coltivatori.
Sfortunatamente, le misure di compensazione non sono filtrate né fino agli agricoltori, né fino ai subappaltatori.
Non concordo con la Commissione nel suo tentativo di limitare al 10% il livello degli importi di compensazione destinati agli agricoltori e ai subappaltatori e mi sembra eccessivo allocare il restante 90% ai trasformatori.
Lo schema di ristrutturazione iniziale prevedeva che ai coltivatori e ai subappaltatori fosse allocato un minimo del 10% e che gli Stati membri avessero la facoltà di decidere l’esatta percentuale da assegnare, ma con questo pacchetto la Commissione è estremamente rigida per quanto riguarda l’assegnazione delle compensazioni.
E’ chiaro che sarà necessario innalzare il livello degli aiuti di ristrutturazione per raggiungere gli obiettivi della Commissione. Io ritengo che tale maggiore livello di aiuti debba essere versato a coloro che hanno già abbandonato la produzione della barbabietola.
Chiedo che gli importi di compensazione dovuti agli agricoltori e ai subappaltatori irlandesi siano loro pagati con la massima urgenza, perché questa storia è già durata troppo a lungo.
Witold Tomczak (IND/DEM), per iscritto. – (PL) Signora Presidente, da un certo tempo a questa parte le regole della politica agricola comune vengono palesemente calpestate in molti comparti del mercato. Il mercato dello zucchero è solo uno dei tanti deplorevoli esempi di questa tendenza. La riforma di questo settore adottata appena due anni or sono conteneva soluzioni inique per i nuovi Stati membri, poiché privilegiava un pugno di vecchi Stati membri che generano eccedenze nelle cosiddette quote B, assai costose per il contribuente. Uno degli scopi della riforma era quello di accrescere la competitività del settore. Sul mercato sarebbero dovuti rimanere solo i più competitivi. La revisione attualmente proposta tende a penalizzare i più competitivi. In fin dei conti è proprio questo che comporterà l’introduzione di nuovi fattori e di maggiori importi di compensazione con effetto retroattivo. E’ forse logico quello che sta succedendo?
Quando si tratta degli interessi dei vecchi Stati membri, i principi vanno a farsi friggere. Le espressioni “solidarietà” o “pari opportunità” non significano più nulla.
Ciò vale per l’intero settore agricolo, nel quale i paesi più ricchi ottengono i sussidi più consistenti. Ogni tentativo di farla finita con questo atteggiamento discriminatorio ai danni dei nuovi Stati membri, che sono i più poveri, si scontra contro la disarmante sincerità dei rappresentanti dei vecchi Stati membri. “Sì”, ci dicono. “Avete ragione, ma non apriremo il vaso di Pandora”. Adesso, però, l’accordo siglato non molto tempo fa per il settore dello zucchero può essere inspiegabilmente cambiato! Solo perché sono in gioco gli interessi dei vecchi Stati membri e dei grossi gruppi industriali.