Presidente. − L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0316/2007).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.
Prima parte
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 32 dell’onorevole Richard Corbett (H-0607/07)
Oggetto: Rispettare la specificità dello sport
La Commissione conviene che l'iniziativa UEFA "home grown players", giocatori allenati in squadra, incoraggerà la solidarietà sportiva e salvaguarderà il calcio europeo? Quali passi ha in programma la Commissione per rispettare la specificità dello sport nell'inquadrare proposte legislative e nell'interpretare la legislazione UE esistente?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, sono lieto di poter contribuire rispondendo a questa interrogazione sulla specificità dello sport. Sarebbe veramente opportuno discutere la questione anche in modo più approfondito – non adesso, ma più avanti – poiché l’11 luglio di quest’anno la Commissione ha adottato un Libro bianco sullo sport. Esso ha rappresentato un importante contributo ed ha sottolineato l’importanza di promuovere la formazione di giovani sportivi di talento nelle condizioni adeguate, che rappresenta un elemento fondamentale per uno sviluppo sostenibile dello sport a tutti i livelli. Si è quindi trattato di un contributo istituzionale e molto programmatico per la cooperazione in questo campo.
Cito dal testo: “Le regole che impongono alle squadre una quota di giocatori formati sul posto possono ritenersi compatibili con le disposizioni del trattato sulla libera circolazione delle persone se non causano una discriminazione diretta basata sulla nazionalità e se gli eventuali effetti discriminatori indiretti possono essere giustificati come proporzionati a un obiettivo legittimo perseguito, ad esempio potenziare e tutelare la formazione e lo sviluppo dei giovani giocatori di talento”. Penso che questo sia un chiarimento importante per inquadrare la questione.
La Commissione sta attualmente valutando la compatibilità con la legislazione europea dell’iniziativa UEFA “home-grown players”, giocatori allenati in squadra, in vista di raggiungere un giusto compromesso tra la necessità di rispettare, da una parte, la legislazione comunitaria e l’autonomia delle organizzazioni sportive e, dall’altra, gli interessi del calcio europeo.
Ciò avviene alla luce della dichiarazione in allegato al Trattato di Amsterdam, la cosiddetta dichiarazione di Nizza del Consiglio europeo del 2000, e del Libro bianco sullo sport, che, come azione numero 9 del piano d’azione Pierre de Coubertin, prevede specificatamente di completare l’analisi di “regole che impongono alle squadre una quota di giocatori formati sul posto”. Attualmente questa completa analisi comparativa sulle accademie calcistiche negli Stati membri e sui giocatori allenati in squadra non è disponibile.
Nel 2006 la Commissione ha avviato uno studio sulle accademie sportive negli Stati membri, includendovi la questione dei giocatori allenati in squadra. I risultati di tale studio dovrebbero fornire validi spunti per l’analisi suddetta.
Per quanto riguarda la seconda parte dell’interrogazione – che è articolata in due frasi sulla specificità dello sport – il capitolo 4 del Libro bianco sviluppa il concetto di specificità dello sport limitatamente alle attuali competenze dell’UE. Come descritto più dettagliatamente nel nostro documento di lavoro interno, vi sono decisioni adottate dalla Corte di giustizia e dalla Commissione che dimostrano che la specificità dello sport è stata riconosciuta e presa in considerazione in passato. La Commissione concorda che nello sport europeo vi siano valori e tradizioni che debbano essere promossi e continuerà a riconoscere la specificità di questo settore nel rispetto della legislazione dell’UE. Tuttavia, un approccio individuale, caso per caso, resta la base per un controllo da parte della Commissione dell’applicazione della legislazione comunitaria, in particolare per quanto riguarda la concorrenza e le regole del mercato interno. Ciò è in linea con le vigenti disposizioni del Trattato.
Per una maggiore chiarezza giuridico-legale e per una migliore governance dello sport europeo, il sopraccitato documento di lavoro interno con i suoi due allegati fornisce una spiegazione approfondita della questione della specificità. Esso tratta dello sport, delle norme sulla concorrenza e sullo sport e della libertà del mercato interno e fa per la prima volta un inventario della giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee e delle decisioni della Commissione in materia di sport.
Voglio sottolineare che il nostro documento afferma per la prima volta la specificità dello sport con più forza di quanto non sia mai avvenuto nel recente passato dell’UE. Ciò rappresenta uno dei massimi contributi – non solo per questa risposta, ma anche per la promozione dello sport nell’Unione europea.
Richard Corbett (PSE). – (EN) La regola della UEFA che impone alle squadre una certa proporzione di giocatori formati sul posto e allenati in squadra è concepita per garantire che la squadre non facciano affidamento solo sulla loro forza finanziaria sul mercato delle trasferte, ma debbano investire nella formazione a livello locale nelle loro comunità. E’ uno schema vitale. Eppure nel suo Libro bianco la Commissione non ha preso posizione su questo punto dicendo che è uno schema accettabile in base al Trattato e adesso, signor Commissario, lei dice che potrebbe se ... – e state ancora investigando. Posso chiedere alla Commissione perché ci vuole così tanto? Quando sarà in grado la Commissione di avallare questo schema necessario?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. − (EN) Sarei felice di darle più di una risposta, ma siamo già un passo avanti rispetto alle nostre discussioni di un anno fa, o almeno dal punto di vista del Parlamento. Penso che la risposta che ho citato, che fa parte della comunicazione, di questo documento programmatico, sia un’importante garanzia della nostra intenzione di sostenere la specificità dello sport, in particolare del calcio, in termini di tutela e promozione dei giovani e in termini di formazione e di investimenti nelle giovani leve.
Lo studio non è completo perché non disponiamo di tutti i dati che vorremmo. Spero che il questionario complementare a cui stiamo lavorando attualmente ci permetta di raccogliere tutti i dati mancanti. E’ molto importante che i partners degli Stati membri, associazioni, federazioni, squadre e leghe, collaborino con noi. Se tutto va bene, in un futuro abbastanza prossimo – io vorrei agli inizi dell’anno prossimo – saremo in grado di fornire una risposta definitiva. Tra due settimane avremo un incontro a Bruxelles con tutte le parti interessate del mondo dello sport per discutere del contenuto e dell’applicazione del Libro bianco. Io credo che questa fase sia decisiva per quanto riguarda le azioni concrete e la promozione dei valori dello sport.
A nome della Commissione posso dirvi che manteniamo il nostro impegno verso queste tematiche e che ci concentreremo nel modo dovuto su tutti i punti delicati. Prima di prendere qualsiasi decisione – non solo in questo campo, che è abbastanza specifico – dobbiamo comunque effettuare un’analisi approfondita e poi prendere decisioni concrete.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, senza offesa per la Commissione o per la Corte di giustizia, ho l’impressione che né i nostri giudici, né i nostri Commissari, o le rappresentanti femmine della Commissione, si vedano spesso negli stadi. Se ci andassero più spesso, noterebbero che siamo alla vigilia della Coppa dei campioni, che vede scendere in campo squadre in cui spesso solo un giocatore è membro della squadra nazionale. Vediamo quindi che la formazione delle nuove leve è stata completamente trascurata e che tutto ha assunto una dimensione esclusivamente economica.
Il calcio è ben più di un mercato interno e il calcio non è mera competizione nel senso legale del termine. Il calcio è una competizione sportiva tra squadre nazionali, regionali e locali. Si deve fare qualcosa qui – e presto. Può la Commissione promettere che si farà veramente qualcosa oltre agli studi?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. − (EN) Sono certo che si farà veramente qualcosa. Prendo il calcio perché è un ottimo esempio giacché in un certo senso il calcio europeo è il migliore del mondo. Penso che possiamo essere i primi anche in molti altri campi, come per esempio l’istruzione superiore, che solitamente non è vista come il meglio dell’Europa. No, ciò di cui ha bisogno l’Europa non è solo guardare ai suoi successi, o all’importanza del calcio o dello sport per i suoi sviluppi storici e per i risultati attuali, ma anche per il futuro. Un approccio equilibrato nei confronti delle attività sportive è una delle chiavi di risposta, il che significa che ciò che più conta non è il denaro, ma le regole e i valori che governano il mondo e il denaro per sostenere investimenti sani.
So che vi sono squilibri, problemi e dubbi quanto alla serietà delle competizioni; so della corruzione e so che è il troppo denaro a decidere chi sarà un forte partner o un forte avversario.
Dal 1999, con la relazione di Helsinki – forse ricorderete ancora meglio – e poi con la dichiarazione di Nizza, c’è stato un nuovo slancio. La Commissione non si era mai fatta avanti con un documento programmatico. Se ci facciamo avanti non già con un documento in mano, ma con l’offerta di azioni concrete – e sono 53 le azioni offerte nell’ambito del piano d’azione a nome Pierre de Coubertin – allora possiamo fare molto. Se manteniamo la credibilità durante l’attuazione, penso che possiamo anche elaborare il primo articolo del trattato sullo sport, perché per adesso non abbiamo una base giuridica ed è per questo che non possiamo definire alcune azioni e che dobbiamo decidere caso per caso su singoli problemi.
Vi sono molte questioni collaterali in questa risposta: più credibilità significa cooperazione da parte delle Istituzioni europee, dei legislatori nazionali, ma anche degli organi che regolano il mondo dello sport. Essi dettano le regole, governano e devono anche essere credibili nel governare le singole discipline o i singoli giochi o le singole competizioni.
Direi che un forum dello sport, organizzato sotto la Presidenza portoghese, potrebbe essere una delle risposte per un dialogo permanente o regolare, trasparente e credibile su tutti i problemi e le possibili soluzioni, sia a livello europeo che a livello di cooperazione internazionale.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, Michel Platini, presidente della UEFA, in una lettera ai 27 Stati membri chiede all’Unione europea di intervenire in merito alla crescente ricchezza delle squadre di calcio, che spendono sempre di più per i calciatori o altri acquisti, facendo del calcio un business invece che uno sport con dei valori.
Tuttavia, in alcune sue dichiarazioni precedenti alla lettera, il presidente della UEFA aveva chiesto ai politici di non interferire con il calcio. Egli aveva dichiarato che l’UE e il Parlamento europeo avrebbero dovuto attenersi al loro ruolo politico e stare alla larga dallo sport.
E’ d’accordo con le opinioni espresse dal presidente della UEFA e fino a che punto? Il Libro bianco sullo sport fornirà una buona opportunità per chiarire queste importanti questioni?
Ján Figeľ, Membro della Commissione. − (EN) Grazie per il suo interesse e per il messaggio che mi ha indirettamente trasmesso da parte del presidente della UEFA, Michel Platini; ci siamo incontrati varie volte ed ho anche una descrizione della proposta “home-grown player”.
Orbene, noi richiediamo più azioni comuni, inclusa la possibilità di inserire lo sport nel Trattato di riforma – rientra nel mandato e fa parte del progetto. Noi non chiediamo più potere; nel Libro bianco chiediamo cooperazione, azioni molto concrete, che spaziano in molti ambiti – istruzione, formazione, inclusione sociale, salute pubblica – ma chiediamo anche, d’altra parte, la repressione di fenomeni come la violenza, il razzismo, la corruzione nello sport o nelle singole organizzazioni o nei singoli eventi. Non possiamo assolutamente aspettare fino al prossimo Trattato o comunque considerare scontato un domani un consenso raggiunto oggi. Dovremmo agire adesso per un futuro migliore, sia nel calcio, sia in altri ambiti.
Io credo che il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio possano affrontare molti dei problemi e, come ho già detto, che insieme possiamo fare molto. Ciò non significa che dobbiamo intervenire a livello dell’UE. Per esempio, se troviamo un accordo a ottobre a livello ministeriale sul contenuto di un emendamento o di un miglioramento del nostro codice sulla convenzione antidoping o su norme nell’ambito dell’Agenzia mondiale antidoping, ebbene questa sarà l’azione contro il doping. Ricordo all’onorevole Mavrommatis e ai molti parlamentari che richiesero un’azione urgente da parte dell’Unione quando nel 2004 divenni Commissario contro il doping, quale sia stato il problema dei Giochi olimpici.
Il doping è un cancro o un fenomeno dello sport molto visibile, dannoso e persuasivo. In questo rispetto possiamo fare molto, ma dobbiamo agire e non solo discutere. E questo è oggi il nostro approccio.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 33 dell’onorevole Chris Davies (H-0618/07)
Oggetto: Biocarburanti
Quando prevede la Commissione di adottare proposte per la certificazione delle colture destinate alla produzione di biocarburanti, ovvero dei biocarburanti stessi, al fine di garantire che la domanda comunitaria di tali prodotti non faccia aumentare il ritmo di distruzione delle foreste tropicali?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) La Commissione sta attualmente portando a termine la direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili, la cui adozione è prevista entro la fine di quest’anno. Uno degli aspetti importanti di questa direttiva è la sostenibilità dei biocarburanti, descrivendo i principi e le modalità per garantire che i biocarburanti non abbiano un’influenza negativa sull’ambiente. Per questo motivo verrà sicuramente proposto uno schema che potrà essere usato – e sarà usato – per i biocarburanti ottenuti da colture sia domestiche sia d’importazione.
Chris Davies (ALDE). – (EN) Converrebbe il Commissario che il nostro stato di controllo delle importazioni di legname di provenienza illegale è deplorevole – semplicemente spaventoso? Alla luce di questa esperienza e dell’effettiva possibilità di corruzione e di falsificazione dei documenti, come possiamo essere certi che le certificazioni delle colture destinate alla produzione di biocarburanti siano valide? Non finiremo forse col peggiorare il problema?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) Innanzi tutto, non posso confermare che vi siano ingenti quantitativi di legname importati illegalmente nell’Unione europea, ma ciò che posso affermare con chiarezza è che fino ad oggi l’importazione di biocarburanti all’interno dell’Unione europea è stata estremamente limitata. Non si è avuto il men che minimo effetto in termini di conseguenze negative per le foreste pluviali. Gli schemi di certificazione proposti verranno attuati. Non ho il minimo dubbio riguardo a questo, perché il funzionamento complessivo delle dogane dell’Unione europea è stato molto positivo.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Signor Commissario, ciò che è stato appena menzionato è un problema. Un secondo problema è a quanto sembra che a causa del crescente uso dei biocarburanti i prezzi degli alimenti di base stanno rincarando, in particolare in paesi dove ciò può costituire un vero e proprio problema, perché molte persone non possono più permettersi di comperare tali alimenti di base. E’ consapevole di questo problema? Se sì, cosa ne pensa e cosa state facendo per questo?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) Il motivo principale dell’attuale rincaro dei prezzi alimentari è l’aumento della domanda, specialmente in Cina, India ed in altri Stati. Questo è il motivo principale perché i prezzi aumentano. La collega che prenderà la parola dopo di me spiegherà quali siano le misure da adottare. E’ chiaro che dobbiamo produrre di più, perché la domanda deve essere soddisfatta.
Per quanto riguarda i biocarburanti, la loro influenza sui prezzi alimentari è attualmente molto marginale perché il consumo dei biocarburanti è complessivamente ancora basso. Naturalmente, dobbiamo tener conto di questo perché ingenti quantitativi di mais vengono attualmente prodotti per i biocarburanti negli Stati Uniti. Ciò può influenzare un determinato settore, ma vi sono modi per continuare a soddisfare la domanda. Io ritengo che noi membri della Commissione dobbiamo trovare una risposta ai prezzi del mercato mondiale. La mia collega ha già alcune proposte in merito.
Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, esiste una tesi secondo la quale le colture destinate ai biocarburanti e la loro commercializzazione potrebbero assorbire le eccedenze di produzione dei paesi in via di sviluppo tramite la loro conversione in biocarburanti per il consumo interno o per l’esportazione.
Ritiene la Commissione che il settore dei biocarburanti possa sbloccare il ciclo dei negoziati di Doha dell’Organizzazione mondiale del commercio?
Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) Vi sono senza dubbio molti paesi che sono più interessati al commercio internazionale dei biocarburanti – in particolare il Brasile, è vero, ma il ciclo dei negoziati di Doha è molto più ampio. Non riguarda solo i biocarburanti, che sono una piccola parte di tali negoziati, e noi dovremmo senz’altro concordare un ampio spettro di questioni. Direi che i biocarburanti siano destinati ad avere un’influenza molto marginale quanto all’esito del ciclo di Doha.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 34 dell’onorevole Brian Crowley (H-0630/07)
Oggetto: Stato di avanzamento dei colloqui OMC
La Commissione può riferire in modo esauriente sull'attuale situazione del processo OMC?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Si tratta di un normale approccio nordico: abbastanza succinto ma efficace.
Posso sicuramente dire che i prossimi due mesi saranno decisivi per il ciclo di Doha per lo sviluppo. I negoziati sono ripresi sulla base di proposte presentate in luglio dai presidenti dei rispettivi gruppi sull’agricoltura e sui prodotti industriali.
Le presidenze hanno svolto un lavoro onesto nell’avanzare le loro proposte negoziali. Credo si possa affermare che abbiano distribuito equamente i sacrifici. Hanno fatto pressione su ognuno degli attori principali su ogni singola questione del cosiddetto triangolo negoziale – AMA, NAMA e sussidi per i prodotti domestici – che è il più delicato per i vari attori.
E’ comunque ovvio che i testi presentati dalle presidenze non siano immutabili. I paesi membri dell’OMC hanno avuto l’opportunità di formulare le loro reazioni preliminari a questi testi prima della pausa estiva.
Ma adesso i negoziati devono assolutamente entrare nello specifico. Un ulteriore ciclo di discussioni sulle modalità è stato rimandato ai primi di settembre a Ginevra. L’obiettivo del Direttore generale dell’OMC, Pascal Lamy, e delle presidenze è di riuscire a redigere in ottobre un documento rivisto che serva da base definitiva per un accordo finale sulle modalità, che dovrebbe essere raggiunto non più tardi dell’autunno prossimo. Se sarà così, se ci sarà un documento finale, dipende completamente dall’impegno con cui le parti affronteranno il negoziato.
Gli Stati Uniti dovrebbero adesso tradurre l’impegno politico assunto dal Presidente Bush al Vertice dell’APEC in gesti concreti all’interno dei negoziati cercando di concludere l’affare. E’ vitale per gli Stati Uniti mostrare il loro impegno e compiere un gesto per quanto riguarda i sussidi all’agricoltura, non da ultimo rispetto al loro obiettivo di garantirsi l’accesso ai mercati agricoli dei paesi in via di sviluppo.
Il Brasile, l’India e per lo stesso motivo altri paesi emergenti devono muoversi nella giusta direzione e mantenere i patti, il che vuol dire tagliare fino a un certo punto le loro tariffe sui prodotti industriali.
La realtà dei fatti di questi negoziati è che la distanza dalla linea del traguardo – se parliamo in termini economici – è a questo punto abbastanza breve rispetto al cammino percorso.
Il valore delle rimanenti concessioni che sia i paesi sviluppati che alcuni paesi in via di sviluppo devono ancora aggiungere al pacchetto finale è ridotto rispetto al guadagno complessivo di concludere il patto, specialmente alla luce del fatto che la congiuntura economica globale sta diventando sempre più incerta.
Ma le lancette dell’orologio vanno avanti. Se non vi sarà un accordo sulle modalità entro l’autunno, una rapida conclusione del DDA diverrà molto improbabile. La campagna presidenziale degli Stati Uniti prenderà sempre più velocità e così il ciclo potrebbe finire nel congelatore per anni.
Perché il ciclo abbia successo adesso, tutte le parti devono mostrarsi flessibili e disposte a raggiungere un compromesso. L’Unione europea continuerà a rivolgersi ai vari collegi dei rappresentanti dell’OMC e ai suoi membri più importanti per assicurare il loro impegno costruttivo.
Brian Crowley (UEN). – (EN) Desidero ringraziare il Commissario per la sua risposta. Avrei apprezzato che anche il Commissario Mandelson fosse qui presente, perché so che ha avuto un incontro in America la settimana scorsa, il cui esito è stato deludente.
Ma, molto brevemente, lei ha parlato dei paesi in via di sviluppo ed ha citato tra questi il Brasile e l’India. Dal punto di vista industriale e delle esportazioni questi paesi non possono essere classificati come paesi in via di sviluppo. Eppure, dal punto di vista culturale essi vengono classificati come paesi in via di sviluppo per quanto riguarda i benefici che ne traggono.
L’Europa dovrebbe dare di più in campo agricolo, specie quando si vede che la nuova legge americana sull’agricoltura, che è appena entrata in vigore, sta togliendo dal pacchetto più sussidi di quanto originariamente pattuito e che l’Europa sembra lasciarle piena libertà d’azione, mentre l’America non fa nessun sacrificio. E’ questo il modo giusto di continuare?
E, per finire, se il termine è l’autunno, la fine di ottobre è autunno. L’inverno comincia il 1° novembre. Lei vede un lasso di tempo sufficiente per sperare nel successo?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Per quanto riguarda l’inizio dell’inverno, il mio calendario lo indica in dicembre, ma sia. Innanzi tutto, se consideriamo la direzione in cui sta andando il “Farm Bill” americano, non è certo molto producente in termini di sostegno a un accordo nell’ambito del ciclo di Doha, ma non possiamo pregiudicare le decisioni finali del Senato.
Non intendo discutere se il Brasile sia un paese sviluppato o in via di sviluppo quando si parla di mix di agricoltura e di prodotti industriali, ma è ovvio che, nel settore agricolo – e nei biocarburanti, di cui si discuteva poc’anzi – il Brasile è un paese molto competitivo. I biocarburanti prodotti a partire dalla canna da zucchero sono molto competitivi sul mercato globale.
Marian Harkin (ALDE). – (EN) Grazie, signora Commissario, per la sua risposta. Lei ha detto che è molto importante che gli Stati Uniti facciano un’offerta. Recentemente è’ stato suggerito con decisione che gli Stati Uniti abbiano fatto, in effetti, un’offerta molto interessante e molto significativa per quanto riguarda i sussidi al mercato interno. Vorrei solo chiederle se sia così e, se sì, ci potrebbe dare qualche informazione?
La mia seconda domanda è: non le parrebbe che, certamente fino ad oggi, sembra che siamo noi a fare le concessioni? Può confermare che il Commissario Mandelson abbia offerto tagli del 70% a sostegno degli agricoltori europei e, se sì, è d’accordo con questa posizione? Non le parrebbe che tali tagli siano devastanti per l’agricoltura europea e in particolare per il settore delle carni di manzo?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Innanzi tutto, quando abbiamo considerato i documenti presentati per il negoziato dalle due presidenze, l’ambasciatore Falconer, responsabile per il settore agricolo, ha presentato un documento lasciando degli spazi vuoti tra le cifre. E quando abbiamo considerato i sussidi per i prodotti interni, che è il capitolo più difficile per gli americani, è ovvio che essi abbiano segnalato che sarebbero stati in grado di operare entro certi limiti o entro le due cifre figuranti sul documento di Falconer.
I negoziati, o le discussioni, sono in corso, quindi sarà estremamente difficile dire come andranno a finire le cose. Ma devo dire che per l’Unione europea la questione spinosa, per quanto riguarda il settore dell’agricoltura, è ovviamente quella delle tariffe. Ma anche più importante delle tariffe è il modo in cui trattiamo i nostri prodotti sensibili. Questa è la chiave di tutto, in effetti, più importante della riduzione delle tariffe nei diversi ambiti in cui operiamo.
Pertanto posso solo incoraggiarla a monitorare attentamente il modo in cui vengono trattati i prodotti sensibili, poiché questa sarà la chiave per vedere come andranno a finire le cose.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Io capisco che abbiamo a che fare con questi negoziati su prezzi per quote e così via, ma ciò che non vedo qui è il negoziato, o meglio la disseminazione di quello che rappresenta l’Europa, la disseminazione del nostro stile di vita. Signora Commissario, la domanda per me è se lei si accinga a partecipare a questi negoziati dicendo: non vogliamo nessun prodotto fabbricato dai bambini! Non vogliamo nessun prodotto che sia stato fabbricato da manodopera che lavora in condizioni di lavoro forzato o di schiavitù! Non vogliamo nessun prodotto che non sia stato fabbricato nel rispetto delle norme fondamentali del lavoro! E’ questa la questione? E lei ne sta facendo una questione?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Abbiamo in effetti tentato di aprire una discussione su quelli che solitamente vengono definiti gli aspetti non strettamente commerciali, ma è stato estremamente difficile rilanciare questa discussione con alcuni degli altri interlocutori. Sono abbastanza sicura riguardo alla questione dei prodotti per i quali richiediamo un certo livello di attenzione per la sussistenza dei lavoratori e per la loro salute – naturalmente, a titolo personale penso che vi sia un impegno per le compagnie che importano merci da quei paesi. Possiamo parlare degli asciugamani indiani con un tipo di colorazione usata in località specifiche. Quindi penso che stiamo andando nella stessa direzione – tutti noi – e spero che possiamo trovare una soluzione decente.
Seconda parte
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 35 dell’onorevole Georgios Papastamkos (H-0594/07)
Oggetto: Negoziati agricoli del Doha Round
Come valuta la Commissione l'andamento dei negoziati agricoli del Doha Round e le "offerte" dei partner negoziali dell'UE?
Risponde al vero che sia disposta a giungere a un'offerta maggiore - rispetto a quella dell'ottobre 2005 - a nome dell'UE nel settore agricolo, segnatamente per quanto riguarda l'accesso al mercato? Ha essa comunque elaborato uno studio di impatto sul settore agricolo europeo?
In caso di insuccesso dei negoziati nell'ambito dell'OMC quali sono le sue priorità a livello bilaterale e (inter)regionale nel settore del commercio dei prodotti agricoli?I
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) La Commissione è tuttora del parere che vi siano buone opportunità per un esito positivo dei negoziati di Doha nel prossimo futuro, come ho già detto nella mia precedente risposta.
Posso solo ripetere che, a meno che non vi sia una svolta prima della fine di quest’anno, trovo molto difficile intravvedere la possibilità di portare a termine i negoziati, a causa delle imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti.
Tuttavia, le attuali offerte avanzate da alcuni nostri partners negoziali mancano ancora di ciò che servirebbe per un esito equilibrato dei negoziati.
In merito al campo d’applicazione di un’offerta finale dell’UE, la riforma in atto della politica agricola comune costituisce chiaramente i limiti del mandato negoziale della Commissione, il che significa che non possiamo accettare nessun patto che implichi un’altra riforma della nostra politica agricola comune. Ciò è in perfetto accordo con il mandato conferitoci dal Consiglio e i nostri limiti negoziali, ovviamente, corrisponderanno a concessioni equivalenti da parte dei nostri partners dell’OMC per quanto riguarda l’agricoltura e altro, che risulteranno in migliori opportunità di mercato per i nostri esportatori.
E’ importante che, quando parliamo della riduzione delle tariffe, temiamo a volte che i prodotti di base possano esercitare un’immensa pressione sul nostro settore dell’agricoltura. Dobbiamo ricordare che ogni medaglia ha il suo rovescio, il che significa che ci sarà una riduzione delle tariffe anche sui nuovi mercati emergenti, come la Cina e l’India, che potrebbero essere – e sono sicura che saranno – immensamente interessanti da penetrare per i produttori europei. Quindi, stiamo sempre lottando per un esito positivo del ciclo di Doha. E’ ovvio che una soluzione multilaterale sia preferibile, benché una soluzione bilaterale possa essere complementare alla discussione multilaterale.
Stiamo facendo del nostro meglio in questa fase, ma è fondamentale che la soluzione che eventualmente troveremo sia equilibrata – trai i tre capisaldi dell’agricoltura ma anche tra agricoltura, prodotti industriali e servizi.
Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EL) La ringrazio per la sua risposta, signora Commissario. Ho l’impressione che stia parlando più come Commissario per il Commercio internazionale che come Commissario per l’agricoltura.
Il Commissario per il commercio internazionale, Mandelson, condivide la sua opinione che la revisione della PAC non arrecherà alcun danno? Ed è d’accordo con lei che accettando le modalità del luglio 2007, che vanno oltre l’offerta fatta dall’UE nell’ottobre 2005, non oltrepassiate il mandato negoziale conferitovi dal Consiglio dei ministri nel 2005? Se così è, prima di assumere qualunque impegno verso i nostri partners commerciali, non ha bisogno di chiedere un nuovo mandato al Consiglio.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Quando il Consiglio dei ministri decise la riforma della PAC nel 2003, il mandato fu conferito ai Commissari per il commercio e l’agricoltura. Potevamo quindi negoziare entro i limiti di tale mandato. Ciò che stiamo presentando adesso – o meglio, che presenteremo il 20 novembre – è una valutazione dello stato di salute della politica agricola e non una nuova riforma. Non è una nuova riforma e pertanto non è mia impressione che, indipendentemente dal fatto che si giunga o no a un accordo nel ciclo di Doha, ciò influisca sui suggerimenti che scaturiranno da questa valutazione della politica agricola comune. Quindi, non influenzerà il mandato che ci è già stato conferito.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (DE) Signora Commissario, l’ingegneria genetica nei prodotti alimentari agricoli inquieta, preoccupa e spaventa molti in Europa. Questo argomento sta ancora svolgendo un ruolo importante, o continuerà a svolgerlo, nell’ambito del ciclo di Doha?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) E’ ovvio che quello che abbiamo sperimentato in Europa durante gli ultimi mesi in termini di aumento dei prezzi, specialmente secondo quanto riportato dalla stampa tedesca durante la pausa estiva, abbia naturalmente sollevato molte questioni. Si tratta di questioni nuove per la politica agricola europea, che prima era costretta a combattere con la sovrapproduzione, con le scorte d’intervento, e che invece adesso si trova in una situazione di mercato molto più equilibrata grazie, credo, allo svincolamento degli aiuti diretti agli agricoltori, che consente loro di reagire al mercato invece di calcolare il miglior risultato in base all’assegno di Bruxelles.
E’ chiaro che nell’ambito del ciclo di Doha la préférence communautaire o la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare non è una questione in sé. E’ ovviamente fondamentale per tutti nel mondo poter sfamare la propria popolazione, ma non è un capitolo dei nostri negoziati.
Jim Allister (NI). – (EN) Oltre ad esprimere inquietudine per le ulteriori concessioni che danneggiano i nostri interessi agricoli, posso chiederle quanta attenzione vi sia stata nei negoziati per un innalzamento degli standards di produzione della carne di manzo da parte di coloro che chiedono un maggiore accesso al nostro mercato, in modo che si ponga fine all’impatto pregiudiziale che ricevono i nostri produttori a causa di importazioni alimentari la cui tracciabilità e qualità è sotto al livello minimo richiesto ai nostri stessi produttori?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Penso di aver già sentito la domanda. Potrei sbagliarmi, ma mi ricorda una questione sollevata dal Ministro irlandese e da qualche parlamentare irlandese in merito alle importazioni dal Brasile, la tracciabilità e l’opinione degli allevatori irlandesi sulla tracciabilità. E’ ovvio che ci stiamo occupando da vicino della questione e so che il Commissario Kyprianou avrà un incontro con la commissione in Parlamento.
Vogliamo assicurare un commercio leale, il che significa che gli importatori o gli esportatori verso l’Unione europea devono rispettare gli stessi standards qualitativi dei nostri produttori.
Mi recherò in visita in Brasile il mese prossimo per vedere se sono in grado di mostrarmi quello che voglio vedere: cioè, come funzionano le cose in Brasile riguardo alla possibilità di tracciare tutta la filiera dei prodotti che vengono esportati nell’Unione europea.
Presidente. − L’interrogazione n. 36 è irricevibile perché l’autore non è più membro di questo Parlamento.
Annuncio l’
interrogazione n. 37 dell’onorevole Ioannis Gklavakis (H-0636/07)
Oggetto: Riforma dell'organizzazione comune di mercato nel settore vitivinicolo
Il 4 luglio 2007 la Commissione ha presentato la proposta di regolamento COM(2007)0372 relativo all'organizzazione comune del mercato vitivinicolo e recante modifica di alcuni regolamenti. La ripartizione delle risorse per le "dotazioni nazionali" segue una ponderazione che si basa per il 50% sulle spese storiche degli Stati membri, per il 25% sulla superficie vitata e per il 25% sulla produzione. Sono state inoltre apportate talune correzioni a vantaggio di alcuni Stati membri.
Può la Commissione far sapere secondo quali criteri è stata scelta la chiave di ripartizione in questione e perché essa non si basa sui pagamenti storici degli Stati membri durante un periodo di riferimento rappresentativo, come è avvenuto con tutte le altre organizzazioni comuni di mercato la cui riforma ha già avuto luogo? Può dire inoltre, visto che l'ammontare complessivo delle risorse è stato fissato, in che modo è stata decisa la rettifica delle spese a vantaggio di determinati Stati membri, che di fatto comporta una riduzione corrispondente per gli altri?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Al fine di proporre un’equa ripartizione tra gli Stati membri delle risorse per le dotazioni nazionali e di quelle che saranno trasferite nella nostra politica di sviluppo rurale, ci siamo serviti di tre diversi criteri: le superfici vitate sulla base di tutti i dati storici disponibili; in secondo luogo, la produzione in termini di volume sulla base delle medie storiche; in terzo luogo, le spese sulla base di una media storica, eccezion fatta per la Bulgaria e la Romania per le quali ci siamo serviti dei requisiti di bilancio calcolati nell’ambito dell’adesione, poiché erano gli unici dati affidabili a nostra disposizione. La ponderazione tra queste tre diverse aree si basa per il 25% sulla superficie vitata, per il 25% sulla produzione e per il 50% sulle spese per le dotazioni nazionali e per i trasferimenti alla politica di sviluppo rurale. Il 50% sulla superficie vitata e il 50% sulla produzione per quella parte delle dotazioni che è specificamente correlata alla promozione del settore vitivinicolo nei paesi terzi, che io considero una nuova politica lungimirante e molto importante per questo settore. Quando abbiamo discusso su come ridistribuire le dotazioni tra gli Stati membri, abbiamo fatto una correzione positiva per tre Stati membri in modo da limitare la loro riduzione alla luce della grande divergenza tra la quota riferita alle loro spese storiche e le quote riferite agli altri due criteri. Tale correzione non è stata apportata a scapito delle risorse allocate agli altri Stati membri, nel senso che non abbiamo tagliato altre risorse per reperire i fondi per questi tre Stati membri, ma abbiamo semplicemente aumentato il bilancio totale. Ciò ha permesso di ripartire equamente il sostegno comunitario tenendo conto, da una parte, della capacità di riduzione di ogni Stato membro e, dall’altra, dell’effettiva applicazione delle nuove misure proposte nel quadro della riforma.
Ioannis Gklavakis (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, signora Commissario, nel momento in cui la Commissione ritiene necessario apportare modifiche strutturali per alcuni Stati membri nell’ambito della legge, può forse prendere in esame la possibilità di reagire in modo analogo per aiutare i viticoltori greci recentemente colpiti da incendi catastrofici? Il loro reddito subirà riduzioni significative nei prossimi anni. Vaste superfici di migliaia di ettari di vigneti sono andate completamente distrutte dal fuoco; ciò significa che i viticoltori hanno subito delle perdite e le loro viti sono state danneggiate.
Alla luce di ciò, intende la Commissione dimostrare solidarietà e aiutare queste persone?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Innanzi tutto, penso che chiunque abbia visto in televisione lo spettacolo devastante degli incendi che hanno colpito le foreste della Grecia si sia chiesto cosa ne sarebbe stato in seguito delle aree devastate. Ho avuto la possibilità di discutere la questione con membri del Parlamento greci, con il ministro, con il ministero, anche con il ministro dell’Economia greco per ricercare possibili soluzioni.
E vi sono diverse soluzioni possibili, che illustrerò nella risposta alla prossima interrogazione. Posso solo dire che non possiamo risolvere i problemi degli incendi boschivi nell’ambito dell’OCM del vino. Questo è fuori discussione. E le posso dire che, se riapriremo la questione della distribuzione delle risorse per le dotazioni tra gli Stati membri, sarà come aprire il vaso di Pandora e per il settore vitivinicolo disponiamo solo di circa 1,3 miliardi di euro all’anno previsti dall’attuale bilancio.
Dobbiamo trovare soluzioni alle conseguenze degli incendi nell’ambito della politica di sviluppo rurale, nel quadro dei finanziamenti regionali; e sono abbastanza sicura che troveremo delle soluzioni decenti.
Presidente. − Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente:
l’
interrogazione n. 38 dell’onorevole Katerina Batzeli (H-0655/07)
Oggetto: Versamento alle regioni colpite dagli incendi di aiuti a titolo della PAC
Gli incendi che hanno recentemente colpito la Grecia hanno causato danni ingenti all'agricoltura, segnatamente ai settori dell'olio d'oliva, degli ortofrutticoli e vitivinicolo, con importanti ripercussioni sull'ambiente e lo sviluppo regionale, e hanno messo a rischio il proseguimento dell'attività agricola.
Può dire la Commissione come bisogna ridefinire l'applicazione della condizionalità per garantire il versamento regolare dell'aiuto unico svincolato agli agricoltori colpiti?
Inoltre, in che modo potranno essere garantite alle regioni interessate l'applicazione della nuova OCM nel settore vitivinicolo e, più in particolare, le proposte della Commissione relative alla concessione di aiuti diretti ai viticoltori che applicano prassi rispettose dell'ambiente?
Quali disposizioni e precisazioni supplementari del nuovo regime relativo alle uve secche sono necessarie per l'applicazione immediata di misure di gestione delle crisi? È possibile aumentare le risorse dei Fondi operativi al fine di finanziare queste misure in caso di necessità straordinarie?
Infine, è possibile realizzare un programma di sostegno nazionale specifico per gli agricoltori, finanziato dalle OCM nel settore degli ortofrutticoli e nel settore vitivinicolo?
e l’
interrogazione n. 39 dell’onorevole Georgios Karatzaferis (H-0661/07)
Oggetto: Finanziamento di organizzazioni non governative e di associazioni per operazioni di rimboschimento immediato in Grecia
La Grecia ha recentemente subito la più grave catastrofe ecologica della sua storia. Numerose associazioni greche attive nel settore dell'ambiente come anche numerosi monasteri situati in regioni ormai devastate dagli incendi dispongono delle conoscenze tecniche e degli esperti competenti per organizzare il rapido ripristino di tali aree procedendo ad operazioni di rimboschimento su vasta scala.
In che modo la Commissione potrebbe finanziare direttamente (vale a dire al di fuori del terzo QCS) organizzazioni non governative, monasteri, associazioni di protezione dell'ambiente ecc, affinché procedano al ripristino immediato dell'ambiente nelle foreste della Grecia devastate dagli incendi?
Inoltre, a quali iniziative comunitarie si potrebbe far ricorso?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Innanzi tutto desidero nuovamente esprimere tutta la mia simpatia alle persone colpite dalla devastazione degli incendi.
Penso sia importante dire che il finanziamento unico per l’agricoltura – l’aiuto diretto agli agricoltori – non è a rischio. La possibile distruzione di colture, bestiame o edifici non ha ripercussioni sul finanziamento svincolato poiché non v’è obbligo di produrre.
In merito alla condizionalità, una regola importante è che la riduzione degli aiuti diretti previsti dalla PAC in base alla condizionalità può essere decisa solo in seguito ad azioni od omissioni direttamente imputabili all’agricoltore. Pertanto, gli incendi che quest’estate hanno devastato le foreste della Grecia non dovrebbero comportare una riduzione degli aiuti.
Per quanto riguarda il settore vitivinicolo, in caso di parziale distruzione i vigneti possono rientrare nello schema di ristrutturazione, in applicazione della normativa attuale, nell’ambito delle dotazioni nazionali previste dalla nuova OCM.
La nuova OCM nel settore degli ortofrutticoli prevede nuovi strumenti di prevenzione e gestione delle crisi. Tuttavia, il nuovo regolamento entrerà in vigore solo nel 2008 e non prevede nessuna clausola di retroattività.
Relativamente all’ultimo quesito, le disposizioni in materia di finanziamenti non consentono alla Commissione di trasferire eventuali fondi residui dal bilancio delle OCM a specifici programmi di sostegno nazionali per gli agricoltori greci.
Riguardo alla questione specifica delle organizzazioni non governative, dei monasteri e delle associazioni di protezione dell’ambiente, la Commissione non ha la possibilità di erogare finanziamenti diretti per le attività di ripristino dell’ambiente. Il sostegno dell’Unione europea è possibile solo tramite programmi e interventi concepiti ad hoc che devono essere elaborati dagli Stati membri in base al principio della sussidiarietà e presentati alla Commissione per il cofinanziamento.
Voglio solo menzionare alcune possibilità specifiche previste dalla nostra politica di sviluppo rurale, che pure potrebbero essere utilizzate in questo caso. Vi ho accennato nella mia precedente risposta. La prima opzione riguarda il programma 2000-2006 e può comportare una modifica dei complementi di programmazione dei programmi operativi nazionali e dei programmi operativi regionali per la ricostruzione del potenziale agricolo in seguito a misure per i disastri naturali. Questo può voler dire, per esempio, che un agricoltore può ricevere del denaro per acquistare capi di bestiame, alberi da frutto e olivi oppure per restaurare e ripristinare degli edifici distrutti.
Tuttavia, devo ripetere nel modo più categorico che non è possibile, per mezzo della politica di sviluppo rurale, risarcire gli agricoltori del reddito perduto.
La seconda opzione è il nuovo programma di sviluppo rurale 2007-2013, che prevede misure per la ricostituzione del potenziale agricolo e forestale in seguito a disastri naturali.
Va notato che gli interventi a titolo di queste due opzioni sono limitati al rimboschimento e alla ricostruzione del potenziale produttivo, ma non possono essere usati per risarcire il reddito mancato.
Voglio concludere con le possibilità esistenti nell’ambito degli schemi di aiuto statali. Un disastro come gli incendi che hanno devastato i boschi della Grecia dovrebbe normalmente essere considerato un evento eccezionale, consentendo così agli Stati membri di concedere aiuti in risarcimento dei danni materiali subiti.
Gli interventi per il settore agricolo e forestale finanziati a livello nazionale possono essere erogati a seguito della notifica di uno schema di aiuto di Stato e della sua successiva approvazione da parte della Commissione.
Vorrei anche ricordarvi che esiste anche un’altra possibilità molto più semplice che consiste nell’utilizzare il cosiddetto aiuto di Stato de minimis, che significa che, in seguito alle ultime modifiche, uno Stato membro può concedere 6.000 euro agli agricoltori – e questo ogni tre anni. Quindi, senza chiedere nulla a nessuno, potete erogare fino a 6.000 euro di aiuti agli agricoltori a titolo di intervento immediato, se necessario.
Stavros Arnaoutakis (PSE), in sostituzione dell’autore. – (EL) Signora Commissario, vorrei chiederle se avete ricevuto un piano preventivo per la ricostruzione delle zone colpite dagli incendi.
Quale sarà la procedura per l’approvazione del suddetto?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Come ho detto, esistono due possibilità. Nell’ambito del programma di sviluppo rurale, è possibile ottenere aiuti per la ricostruzione per piantare, ripeto, nuovi uliveti e vigneti. C’è poi la possibilità della politica regionale, che rientra nelle competenze della collega, Commissario Hübner. So che vi è un legame diretto e un ottimo contatto con il dipartimento del quale è responsabile e sono certa che vi saranno molte discussioni costruttive.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 40 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0601/07)
Oggetto: Finanziamento di ricerche
Quali settori di ricerca, a giudizio della Commissione, sono in ritardo in fatto di finanziamento nell'ambito del periodo di programmazione 2007-2013? Quali criteri determinano le priorità di finanziamento? In che modo la valutazione dell'importanza e dell'efficacia delle ricerche finanziate dal VI Programma quadro di ricerca influisce sulla scelta delle nuove. Quali criteri infine determinano le priorità di finanziamento nel settore?
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, è bello essere di nuovo qui e ringrazio l’onorevole parlamentare per l’interrogazione da lei presentata sul finanziamento della ricerca. Tale interrogazione si riferisce chiaramente in prima istanza alle ricerche finanziate dall’Unione europea e nella mia risposta tratterò di questi aspetti. Tuttavia, la necessità di maggiori finanziamenti per la ricerca a livello sia nazionale sia europeo, privato ancor più che pubblico, è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona. Allo stesso tempo, è necessario assicurare che tale denaro sia ben speso per garantire la massima efficacia.
L’interrogazione è essenzialmente articolata in quattro parti a cui risponderò in ordine successivo. Allo stesso tempo, dobbiamo renderci conto che è ancora molto presto per trarre conclusioni e lezioni definitive dal sesto e dal settimo programma quadro. Ma prima di rispondere ai quattro aspetti dell’interrogazione dell’onorevole parlamentare, vorrei ricordare che la politica di coesione dell’Unione europea, specialmente il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo sociale europeo, forniscono un importante contributo allo sviluppo del settore della ricerca europea. La Commissione stima che i finanziamenti per la ricerca e l’innovazione a titolo della politica di coesione siano più che triplicati nel periodo di programmazione 2007-2013, rispetto al periodo 2000-2006.
Tornando al primo aspetto dell’interrogazione, quali sono i settori della ricerca che a giudizio della Commissione sono in ritardo in fatto di finanziamento nell’ambito del periodo 2007-2013? La Commissione ritiene che vi sia un buon equilibrio tra le aree tematiche più verticistiche e le altre attività che vengono più dalla base nell’ambito dei programmi quadro, quali la ricerca di frontiera e le borse di ricerca. Non sarebbe appropriato individuare aree specifiche con particolari necessità di finanziamento. Più si esaminano attentamente le nostre 10 priorità tematiche, più si vede chiaramente che praticamente tutte hanno bisogno di maggiori finanziamenti e di maggiori ricerche. Ma, per darle un esempio, potrei citare le infrastrutture di ricerca d’interesse paneuropeo, per le quali i finanziamenti previsti a titolo del bilancio finale del settimo programma quadro sono molto inferiori rispetto all’originaria proposta della Commissione. Si tratta di un’area importante con un reale valore aggiunto per l’Europa. Stiamo cercando di combinare finanziamenti provenienti da fonti molto diverse, specialmente nazionali e regionali e dalla Banca europea per gli investimenti. E’ anche evidente, in seguito al primo bando di concorso del Consiglio europeo per la ricerca, che dobbiamo far fronte a una situazione di grave eccedenza di richieste. Abbiamo ricevuto molte più proposte di ottimo livello per la ricerca di frontiera di quante non possiamo finanziarne con il denaro a nostra disposizione.
Riguardo alla ricerca orientata per aree tematiche, è chiaro che alcune aree di ricerca necessitino di un maggior sostegno, come per esempio l’energia e il cambiamento climatico. In quest’ambito gli Stati membri possono fornire un contributo non solo aumentando i finanziamenti per la ricerca, ma anche cercando di trovare il modo di unire gli sforzi nell’ambito della ricerca, invece di frammentarli. Questa è anche una delle aree da noi specificatamente segnalate nel nostro Libro verde per lo Spazio europeo della ricerca.
Riguardo ai criteri generali, le priorità tematiche sono indicate nel programma specifico di cooperazione. Queste aree di ricerca prioritarie sono quelle che verranno finanziate tramite bandi di concorso per il periodo 2007-2013. La nostra proposta è scaturita da consultazioni lunghe e approfondite con tutte le parti in causa nel corso del 2004, tra cui una consultazione on-line sulle tematiche della cooperazione e un contributo da parte dell’industria tramite le piattaforme tecnologiche europee. La nostra proposta si è inoltre basata su una valutazione d’impatto ex-ante, alla quale vanno aggiunti i risultati del monitoraggio e della valutazione ex-post per meglio determinare le priorità d’investimento per la ricerca. Gli insegnamenti tratti dall’esperienza del passato hanno invero rappresentato un elemento chiave per la definizione delle priorità nell’ambito del programma quadro, come lei suggerisce nella terza parte della sua interrogazione, che tratterò adesso.
Lei ha chiesto in che modo la valutazione dell’utilità e dell’efficacia delle ricerche finanziate dal sesto programma quadro influisca sulla scelta dei nuovi progetti di ricerca. Bisogna distinguere tra due diversi modi di stabilire quel nesso. In primo luogo, a un livello operativo più dettagliato occorre notare che le diverse migliaia di progetti finanziati dal sesto programma quadro sono monitorate dai servizi della Commissione. I colleghi della Commissione sono in stretto contatto con la comunità della ricerca e la loro conoscenza approfondita e costantemente aggiornata dei progressi compiuti nell’ambito del progetto è un elemento importante per la definizione dei programmi di lavoro nell’ambito del settimo programma quadro. Ma, in secondo luogo, a un livello più globale la Commissione organizzerà nel 2008 una valutazione ex-post del sesto programma quadro. Tale valutazione dell’impatto delle diverse attività di ricerca nell’ambito del sesto programma quadro sarà effettuata da esperti di alto livello e i suoi risultati forniranno un importante contributo per la valutazione intermedia del settimo programma quadro nel 2010.
Per finire, in merito alla quarta ed ultima parte dell’interrogazione, quando si considerano le priorità di finanziamento per ogni settore di ricerca, gli ambiti da finanziare vengono specificati nei programmi di lavoro annuali e nei bandi di concorso. Ogni anno, ci consultiamo con tutta una serie di parti interessate in vista della definizione dei programmi di lavoro. Ci avvaliamo anche della consulenza di gruppi esterni, che riuniscono i migliori esperti del settore e ci suggeriscono quali aree di ricerca essenziali debbano essere incluse nei programmi di lavoro, tenendo conto dei progetti in corso che sono stati ammessi al finanziamento tramite precedenti bandi. Una volta ricevute le singole proposte a seguito dell’apertura del bando, queste vengono valutate da una commissione di esperti in base a tutta una serie di criteri di valutazione uniformi. Le proposte ammesse al finanziamento sono quelle che hanno ottenuto il punteggio generale più alto nel settore del bando a cui si riferiscono.
In conclusione, credo sia giusto dire che in Europa abbiamo un sistema trasparente di finanziamento della ricerca tramite strumenti comunitari, che stanzia risorse a favore delle aree più rilevanti e garantisce che siano destinate ai progetti migliori.
Maria Panayotopoulos-Kassiotou (PPE-DE). – (EL) La ringrazio per la sua risposta e le sue informazioni. Vorrei chiedere se, nell’assumere decisioni sulle varie azioni, vengano presi in considerazione i progressi a livello internazionale nel campo della ricerca dato che viviamo in un mondo globalizzato. In che misura i giovani europei ricevono speciali finanziamenti per partecipare a progetti di ricerca?
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Ovviamente non esiste altro modo che guardare al contesto globale. Se si considerano i temi sui quali le principali comunità del mondo concentrano in pratica le loro ricerche, vediamo che sono uguali ai nostri. E, oltre a ciò, vediamo che in molte aree uniamo i nostri sforzi. Uno degli aspetti che sono stati rafforzati nell’ambito del settimo programma quadro è proprio quello della cooperazione internazionale. Stiamo finanziando e sostenendo la cooperazione e lo faremo ancor più in futuro, perché crediamo che in questo mondo globalizzato le sfide che ci attendono – alimentazione, salute, acqua potabile, cambiamento climatico, sicurezza o energia – siano anch’esse globali e vadano quindi affrontate nel modo più appropriato.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (EN) Signor Commissario, tra le principali priorità lei ha citato le tematiche dell’energia e dei cambiamenti climatici. Si tratta di giuste priorità e l’Europa deve avere successo in questo senso. Come intende la Commissione organizzare la cooperazione in questo ambito tra i migliori cervelli dell’UE e – forse ancor più ambiziosamente – come intende promuovere la cooperazione tra i migliori cervelli del mondo? Perché questa è una questione fondamentale.
Janez Potočnik, Memro della Commissione. − (EN) Sì, ci stiamo veramente concentrando su tutto ciò. Si tratta essenzialmente di questa filosofia – essa è condivisa nell’ambito del programma quadro esistente – ma la verità è che ci stiamo anche concentrando su un piano strategico tecnologico per l’Europa, che dovrebbe essere adottato dalla Commissione entro la fine di quest’anno. Anche in questo caso, stiamo ovviamente consultando praticamente tutti coloro che sono interessati a questo campo in Europa.
Così, abbiamo consultato tutte le piattaforme tecnologiche già esistenti tramite discussioni molto aperte. Tutte, dalla prima all’ultima, sono praticamente incluse nelle nostre attività e stiamo cercando di trovare un modo appropriato di coordinarle.
Lei ha giustamente detto che è anche essenziale che ci sia quanto più possibile una condivisione a livello internazionale riguardo al modo di affrontare tali questioni. Ma in questo rispetto vi sono due cose. Quand’anche si cerchi di affrontarle a livello di settore privato, bisogna farlo in modo equilibrato: o prima o a una via di mezzo tra la cooperazione e la competitività. Ed è esattamente quello che cerchiamo di fare.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, il Coniglio ha ridotto i finanziamenti per la ricerca per il 2008. Come vi state preparando per l’health check, per la mid-term review della prospettiva finanziaria? Lei crede che in questa sede possiamo presentare nuove iniziative e proposte che riflettano anche l’importanza della ricerca nel bilancio europeo?
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Io credo che la questione principale sia fino a che punto debba arrivare questa valutazione intermedia. Penso che sia questa la domanda a cui dobbiamo rispondere. Se la risposta è che dobbiamo trattare, per via dell’urgenza, alcune delle questioni che fanno parte del periodo finanziario già concordato, allora sono certo che la scienza e la ricerca sarebbero proprio tra le questioni prescelte quanto alla necessità di essere trattate.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 41 dell’onorevole Esko Seppänen (H-0640/07)
Oggetto: Progetto ITER
ITER è un progetto ambizioso che indubbiamente avrà conseguenze scientifiche inaspettate: vi si potrà trovare quello che non si cercava. Al progetto partecipano molti altri paesi. I partner hanno finora fatto adeguatamente fronte ai propri impegni, in particolare a quelli finanziari?
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Il progetto ITER, come sa l’onorevole parlamentare, è il fiore all’occhiello del programma mondiale di ricerca per l’energia di fusione. Sin dal suo avvio a seguito di discussioni al vertice verso la fine degli anni ’80, ha permesso all’Europa di svolgere un ruolo guida nel corso delle successive fasi preparatorie del progetto.
La Commissione può giustamente essere fiera della fiducia dimostrata dai partners ITER nell’accordarle il ruolo centrale di parte ospitante per l’attuazione congiunta del progetto.
Il progetto JET, concepito e costruito grazie all’azione congiunta dell’Euratom e dei suoi membri, rappresenta la prova migliore di ciò che può essere raggiunto se le massime organizzazioni per la fusione mettono in comune risorse e competenze. Il progetto ITER estende questo principio allargandolo da un livello europeo di cooperazione ad uno globale.
Gli obiettivi tecnici di ITER sono basati su un processo di sviluppo costante e scientificamente rigoroso della ricerca mondiale in materia di fusione, che ha assistito negli ultimi decenni a un enorme miglioramento del funzionamento degli impianti sperimentali di fusione in un clima di cooperazione scientifica internazionale che ha trasceso le barriere politiche.
Oltre a JET, ITER estende il lato sperimentale a livello di dimostrare la fattibilità scientifica e tecnologica della fusione come fonte di energia.
Sin dalla firma dell’accordo ITER nel novembre del 2006, i partners ITER hanno sempre rispettato debitamente gli impegni assunti in occasione dei negoziati ITER.
A livello politico, essi hanno tutti adempiuto i rispettivi obblighi costituzionali per la ratifica o l’accettazione dell’accordo, che entrerà in vigore entro il mese di ottobre di quest’anno.
Nel frattempo, i partners hanno rispettato il loro impegno di conformarsi quanto più possibile ai termini dell’accordo fino alla sua entrata in vigore.
Il personale reclutato da ITER è costituito da rappresentanti di tutti i partners e per il sito di ITER è stata scelta la località di Caradache in Francia.
I partners contribuiscono finanziariamente al bilancio dell’organizzazione ITER ed eseguono diligentemente i necessari preparativi tecnici congiunti per i contributi tecnici e scientifici che si sono impegnati a versare.
L’Unione europea ha istituito un’impresa comune per ITER e lo sviluppo dell’energia da fusione con una decisione del Consiglio del 27 marzo 2007. Il suo ruolo è preparare e coordinare le attività per la costruzione di un reattore dimostrativo e degli impianti associati.
A tutt’oggi il suo organo supervisore, il consiglio di direzione, si è riunito due volte adottando un primo programma di lavoro e le decisioni amministrative necessarie per rendere operativa l’impresa comune agli inizi del 2008. In particolare, è stato approvato l’accordo con la Spagna per quanto riguarda la sede. Il consiglio di direzione ha inoltre nominato il direttore, che è il massimo responsabile amministrativo dell’impresa comune.
ITER è invero un progetto ambizioso. Realizzandolo potremo allargare i confini della nostra esperienza nel campo della scienza, della tecnologia e dell’organizzazione. E’ insito nella natura degli esperimenti che non si possano prevedere con certezza i risultati. Ma ITER non è un’impresa nella quale ci siamo imbarcati con leggerezza o per serendipità. ITER è costituito da una partnership internazionale di lungo respiro e di impegno, è fatto dalla volontà di mettere insieme partners che rappresentano più della metà della popolazione mondiale per trattare questioni fondamentali per il nostro futuro comune: lo sviluppo di fonti sostenibili e non inquinanti di energia al servizio dell’umanità. Le prospettive di ITER riposano sulle solide fondamenta scientifiche e tecnologiche del progetto e sull’entusiasmo e l’impegno sinora dimostrato dai suoi partners – da tutti loro, o meglio da tutti noi. Non c’è mai stata al mondo una cooperazione come quella realizzata con ITER.
Esko Seppänen (GUE/NGL). – (FI) Signor Commissario, la nostra esperienza di un particolare progetto di cooperazione, Galileo, è negativa. L’Unione europea ha dovuto finanziarlo contrariamente ai piani originali, perché non tutte le parti ne hanno condiviso l’onere finanziario come pianificato.
La risposta del Commissario è da interpretare nel senso che sia possibile che non vi siano problemi con ITER per quanto riguarda l’adempimento degli impegni assunti, cioè che non vi saranno con ITER gli stessi problemi incontrati con Galileo, laddove le parti interessate hanno completamente trascurato le responsabilità che si erano assunte?
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Ciò è assolutamente corretto. Posso fornire una breve spiegazione. Gli impegni assunti riguardano i governi. Si tratta di impegni pubblici. Quindi, per quanto riguarda Galileo, non è mai stata questione di impegni da parte pubblica. Veramente, i problemi sorti con Galileo non si verificheranno assolutamente con ITER.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 42 dell’onorevole Carl Schlyter (H-0643/07)
Oggetto: Nanotecnologia
La nanotecnologia è una nuova tecnica che offre molte possibilità ma anche rischi sconosciuti. Secondo il progetto NanoDialogue, il 48% della popolazione dell’Unione europea desidera avere una moratoria sulla nanotecnologia nei prodotti al consumo fino a che non saranno conosciuti i suoi effetti sull'uomo e sulla natura.
Può la Commissione riferire quale normativa è in corso di elaborazione per quanto concerne gli ambiti di prodotti che contengono già nanomateriali e che sono già commercializzati, quali cosmetici, prodotti per la cura della pelle, medicinali, detersivi e altri prodotti al consumo? Intende la Commissione elaborare una normativa settoriale specifica oppure una legislazione orizzontale per la nanotecnologia nei prodotti al consumo?
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Innanzi tutto vorrei ringraziarla per la sua interrogazione sulla nanotecnologia. La Commissione considera molto seriamente la questione della sicurezza e della protezione dei consumatori e sta lavorando per assicurare che il pubblico possa beneficiare delle innovazioni che la nanotecnologia può offrire proteggendolo al contempo da ogni possibile impatto negativo.
Siamo profondendo molte energie nelle questioni che riguardano la sicurezza. Circa 28 milioni di euro a titolo del quinto e del sesto programma quadro sono stati devoluti a progetti espressamente focalizzati su aspetti ambientali e sanitari della nanotecnologia ed il settimo programma quadro prevede di potenziare sensibilmente tale ricerca per quanto riguarda sia le risorse sia i campi d’applicazione. Come lei sa, la Commissione ha adottato per le nanoscienze e la nanotecnologia un piano d’azione per l’Europa 2005-2009 e il Parlamento ha adottato una risoluzione nella quale viene pienamente approvato tale piano d’azione.
Nella comunicazione pubblicata questo mese relativa all’attuazione del piano d’azione sulla nanotecnologia viene ampiamente trattata la seconda parte della sua interrogazione. Vengono seguite molte diverse strategie, di tipo normativo e non, a livello europeo ed internazionale soprattutto nell’ambito dell’OCSE e dell’ISO, per affrontare l’impatto potenzialmente avverso delle nanotecnologie.
La Commissione sta effettuando una valutazione degli aspetti normativi relativi alla salute, alla sicurezza e all’ambiente dei prodotti che contengono nanomateriali. I risultati preliminari indicano che nel complesso il quadro normativo esistente nella Comunità offre un’adeguata copertura per quanto riguarda i prodotti oggi realizzati sulla base delle nanotecnologie.
Diversi aspetti della produzione e dei prodotti, quali quelli menzionati nell’interrogazione come i cosmetici o i medicinali, sono già oggetto di svariate disposizioni comunitarie quantunque non specifiche alla nanotecnologia. Pertanto, non sembra esserci attualmente alcuna necessità di elaborare una nuova legislazione per quanto riguarda la sicurezza e i rischi correlati alla nanotecnologia, né di proporre emendamenti particolarmente rilevanti. Tuttavia, in base a sviluppi scientifici o a esigenze normative in aree specifiche che la Commissione monitorizza da vicino, potranno essere proposte modifiche alla legislazione, laddove necessario. Non si tratta tanto di considerare gli aspetti normativi della nanotecnologia in sé quanto piuttosto quelli dei prodotti realizzati in base alla nanotecnologia.
La Commissione è convinta che una moratoria sulla nanotecnologia sia gravemente controproducente. Al di là del fatto che impedirebbe alla società di godere dei possibili benefici di tale tecnologia, potrebbe portare alla nascita di paradisi tecnologici al di fuori dell’Europa, dove ricerca e innovazione verrebbero effettuate senza alcun quadro normativo.
Per finire, vorrei citare un altro sondaggio sulle nanotecnologie, effettuato nel 2005 dall’Eurobarometro su un campione di 25 000 persone. Se lo paragona alla mostra NanoDialogue, cui lei si riferisce nella sua interrogazione, può vedere che in quel caso il campione era di 700 intervistati. Il sondaggio dell’Eurobarometro ha evidenziato che gli europei sono complessivamente favorevoli alle nanotecnologie con una maggioranza del 55%. Queste tecnologie sono considerate utili per la società e moralmente accettabili. Comprensibilmente, il 42% degli intervistati era incerto quanto agli effetti di queste nuove tecnologie ma, stando al sondaggio, almeno il 70% di coloro che hanno espresso un’opinione in merito a tali effetti si è detto ottimista.
Carl Schlyter (Verts/ALE). – (SV) Io penso che siamo d’accordo sul fatto che la cosa peggiore per la nanotecnologia possa essere che i prodotti attualmente commercializzati vengano scarsamente monitorati e rovinino sul nascere la reputazione della nanotecnologia.
Io non credo che i tradizionali test sulla tossicità possano valutare i rischi della nanotecnologia con sufficiente affidabilità. Al contrario, credo che i test sulla tossicità attualmente previsti dalla nostra legislazione vadano aggiornati. Penso anche che ci sia bisogno di un sistema di etichettatura che permetta al consumatore di fare una scelta oculata e mi chiedo se la Commissione stia pianificando una tale legislazione.
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Concordo pienamente con lei e con la sua prima osservazione. La cosa peggiore sarebbe che succedesse qualcosa e quindi dobbiamo evitarlo e metterci al sicuro. Questo fa parte del gioco e sono pienamente d’accordo con lei.
Fare proposte legislative non rientra nelle mie responsabilità ma fa parte di quelle dei colleghi della Commissione che si occupano di protezione. Sono certo che stiano esaminando la questione con grande attenzione. Posso dire che stiamo facendo il possibile nel campo della ricerca per cercare di analizzare i rischi potenziali che lei ha menzionato e questo è certamente un compito che rientra nelle mie responsabilità.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, su quale settore delle nanotecnologie si concentrerà principalmente il settimo programma quadro per la ricerca? La popolazione nutre grandi speranze in questo campo, in particolare per quanto riguarda la speranza di una vita lunga e sana. Lei trova che vi siano qui nel settore della medicina opportunità totalmente nuove di garantire una vita lunga e sana?
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Sì, la risposta è assolutamente affermativa. Questa è una delle aree. La nanotecnologia, se è lecito il paragone, è un po’ come l’informatica perché esercita un’influenza orizzontale in molti settori. Uno dei settori dove i risultati sono estremamente promettenti è quello della salute e quindi anche questo fa parte della nostra ricerca, che indubbiamente è anche orientata in questa direzione.
Piia-Noora Kauppi (PPE-DE). – (EN) Grazie delle sue risposte, signor Commissario. Sono molto soddisfatta di constatare che lei pensi che il quadro normativo comunitario stia sviluppandosi nella giusta direzione e che stiate mettendo in discussione il progetto NanoDialogue e i risultati dello studio cui fa riferimento l’interrogazione. Penso che l’Eurobarometro dimostri chiaramente che i cittadini europei sono favorevoli allo sviluppo delle nanotecnologie.
La mia domanda è la seguente. Nella sua interrogazione l’onorevole Schlyter afferma che la nanotecnologia comporti rischi crescenti. Lei ha a disposizione dati che dimostrino che la nanotecnologia comporti tali rischi, che l’onorevole Schlyter sembra dare già per scontati?
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Senza alcun dubbio questo è un settore che richiede attenzione, non da ultimo per quanto riguarda il rischio. Quando ci addentriamo in settori che hanno insito questo potenziale, dobbiamo agire con cautela. Se non vogliamo che le persone si rivoltino contro qualcosa che, se trattato con attenzione, potrebbe rappresentare per loro un sicuro giovamento, ebbene dobbiamo fare le cose in modo tale da evitare quanto più possibile che ciò accada. Questo è esattamente il nostro modo di procedere. In questo preciso momento, ovviamente, non si sono ancora avuti incidenti in questo settore, ma è indubbio che in quest’ambito occorra la massima cautela. Questo è senza dubbio il giusto modo di procedere.
Presidente. − Le interrogazioni nn. 43 e 44 riceveranno risposta per iscritto.
Annuncio l’
interrogazione n. 45 dell’onorevole Sarah Ludford (H-0595/07)
Oggetto: Autobus di Londra
In base ai dati pubblicati dall'Autorità della Grande Londra a giugno, gli autobus snodati (lunghi autobus ad un solo piano con due moduli) presenti in molte città europee e introdotti a Londra dal 2002, risultano coinvolti in 1.751 incidenti nel 2006. Ciò rappresenta una percentuale superiore del 75% rispetto ad altri tipi di autobus ed una media di quasi cinque incidenti al giorno o oltre cinque incidenti all'anno per ciascun autobus snodato del parco autobus londinese.
Vista questa situazione chiaramente inammissibile, soprattutto se la si raffronta con altri tipi di autobus, quali misure intende la Commissione adottare a garanzia di adeguate misure relative alla sicurezza di funzionamento dei bus snodati e alla formazione dei conducenti? Ma come possono essere considerati sufficientemente sicuri per circolare nell'intenso traffico urbano?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) La Commissione non è a conoscenza di statistiche preoccupanti in altre grandi città europee che abbiano introdotto autobus snodati. Tuttavia, la legislazione comunitaria affronta il problema da vari punti di vista.
La direttiva 97/27 concernente le masse e le dimensioni di alcune categorie di veicoli a motore e dei loro rimorchi stabilisce norme per la manovrabilità degli autobus in generale e altre norme specifiche per gli autobus snodati.
La direttiva 2003/59 sulla qualificazione iniziale e formazione periodica dei conducenti di taluni veicoli stradali adibiti al trasporto di merci o passeggeri mira a migliorare il livello di formazione dei conducenti. In tale rispetto, sarebbe auspicabile che i testi nazionali recanti recepimento della direttiva prevedessero programmi di formazione ad hoc per i conducenti di autobus snodati.
Riguardo al campo di visibilità del conducente, la legislazione europea ha disciplinato il problema dei veicoli commerciali pesanti con la direttiva 2007/38 concernente l’installazione a posteriori di specchi retrovisori sui veicoli commerciali pesanti immatricolati nella Comunità.
La Commissione è tuttavia conscia della necessità di prendere in considerazione altre categorie di veicoli, quali gli autobus urbani. E’ per questo che, come richiesto dal legislatore nella precitata direttiva, la Commissione presenterà al momento opportuno una relazione sui risultati ottenuti, accompagnata se necessario da una proposta di riesame della legislazione esistente.
Ecco le risposte che sono in grado di fornire all’onorevole Sarah Ludford.
Sarah Ludford (ALDE). – (EN) Penso che la mia interrogazione venga al momento opportuno, poiché proprio oggi la Commissione ha pubblicato il Libro verde sulla mobilità urbana.
Non posso pretendere che la Commissione sia partecipe del mio personale senso di perdita per i tradizionali Routemaster a due piani che rappresentavano un’icona di Londra e che sono stati sostituiti da questi autobus snodati (o “articolati”, come li definisce la Commissione) di tipo continentale a un unico basso livello, ma le sono grata per il riferimento a varie norme della legislazione UE che dovrebbero essere applicate.
Potrei chiederle di contattare il sindaco di Londra e i trasporti di Londra per capire come mai questi autobus abbiano una percentuale di incidenti del 75% superiore rispetto ad altri tipi di autobus ed esaminare se queste direttive siano adeguatamente applicate nel Regno Unito e segnatamente a Londra?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. − (FR) Lei ha perfettamente ragione d’insistere sulla sicurezza di questi autobus e con il suo permesso interpelleremo le autorità londinesi su questo problema.
E’ vero che gli autobus articolati possono essere più facili da guidare degli autobus rigidi, ma quando un conducente prende la misura delle possibilità che presenta il veicolo, egli tende poi a guidare un po’ più velocemente e si sente più sicuro – a volte, malauguratamente, troppo sicuro – quando deve cambiare direzione.
Pertanto, lei ha sollevato un vero e proprio problema sul quale, come le ho appena detto, tenteremo di indagare per vedere se non si debba effettivamente modificare la legislazione esistente.
Ciò detto, lei ha tanto più ragione in quanto io stesso ho sottolineato poco fa di fronte a questa Assemblea che praticamente un terzo degli incidenti si verifica in città e che pertanto bisogna veramente individuare tutte le cause di questi incidenti: lei ne ha opportunamente sottolineata una.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 46 dell’onorevole Silvia-Adriana Ticau (H-0598/07)
Oggetto: Collegamento delle città di Bucarest, Costanza e Sofia alla rete ferroviaria europea a grande velocità
Uno dei trenta progetti prioritari della rete transeuropea di trasporto è l’asse prioritario n. 22, la linea Atene-Sofia-Budapest-Vienna-Praga-Norimberga/Dresda. La Romania è interessata a questo progetto che comprende un tratto Curtici-Brasov lungo 480 kilometri.
Poiché in seguito all’adesione della Romania e della Bulgaria l’Unione europea dispone di uno sbocco sul Mar Nero e conta circa trenta milioni di nuovi cittadini, potrebbe la Commissione indicare quali misure debbano intraprendere questi due nuovi Stati membri per collegare le città di Bucarest e Costanza, per quanto riguarda la Romania, e la città di Sofia, per quanto riguarda la Bulgaria, alla rete ferroviaria europea a grande velocità per il trasporto dei passeggeri e delle merci?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Onorevole Ţicău, l’asse ferroviario prioritario n. 22 deve effettivamente collegare la Germania alla Grecia via Praga, Vienna, Budapest e Sofia. Il tratto settentrionale di questo asse comprende la linea ferroviaria Curtici-Brasov verso Bucarest e Costanza.
La Romania e la Bulgaria, come pure gli altri paesi interessati, stanno profondendo grandi sforzi nella progressiva costruzione di questa linea ferroviaria che collegherà le loro rispettive capitali e il porto di Costanza alla rete ferroviaria del resto dell’Unione europea. Tali sforzi dovrebbero protrarsi per tutto il periodo 2007-2013. Questi progetti sono potenzialmente ammissibili al finanziamento comunitario a titolo del Fondo di coesione o dei Fondi strutturali, o ancora a titolo della dotazione finanziaria delle reti transeuropee.
Più in particolare, la Romania sviluppa prioritariamente la linea ferroviaria Curtici-Brasov-Bucarest-Costanza. Un tratto lungo 92 kilometri a nord di Bucarest è già stato costruito. Tra Bucarest e Costanza sono in corso progetti che dovrebbero essere realizzati entro il 2010. Nel suo programma operativo dei trasporti per il 2007-2013, la Romania ha indicato che intende realizzare la linea Curtici-Brasov-Predeal servendosi dei finanziamenti previsti a tal fine dal Fondo di coesione, che si elevano a 1 miliardo e 100 milioni di euro.
Per quanto riguarda il collegamento di Sofia con la rete dell’Unione europea, è stato compiuto un importante passo avanti con la firma del contratto per la costruzione del ponte stradale e ferroviario sul Danubio a Vidin-Calafat, finanziato dal Fondo ISPA. Il ponte dovrebbe essere realizzato nel 2010. Inoltre, nel suo programma operativo dei trasporti per il 2007-2013 la Bulgaria prevede di procedere alla realizzazione di una parte della linea Vidin-Sofia. Il costo delle opere da effettuare fino al 2013 si eleva à 320 milioni di euro su un totale di 1 380 milioni di euro per l’insieme della linea.
Da parte sua la Romania si è impegnata a portare a termine entro il 2013 tutti gli studi preparatori per il ripristino della linea Craïova-Calafat a nord del ponte sul Danubio, in modo da essere pronta a iniziare i lavori subito dopo il 2013.
Ecco, mi scuso di averle trasmesso tutti questi dati a voce, ma siamo certo disponibili a completare se necessario l’informazione per iscritto, qualora lei lo richieda.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE). – (RO) Certamente, signor Commissario, se possibile gradirei ricevere queste informazioni anche per iscritto. Le chiederei inoltre di organizzare un seminario sui Fondi strutturali in Romania, perché ritengo che i nuovi Stati membri abbiano bisogno di essere accompagnati per avere accesso ai Fondi strutturali e per sviluppare la loro infrastruttura ferroviaria.
L’accesso al Mar Nero è importante per l’Unione europea e per questo credo che sia anche importante sviluppare le ferrovie per la mobilità dei passeggeri e delle merci. Tornando alla questione dell’alta velocità, la mobilità delle persone è importante e perciò chiedo che vi sia un dialogo, in modo da realizzare passo dopo passo tutto ciò che serve per questo grande progetto.
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Onorevole, la sua preoccupazione è assolutamente in linea con la mia. Vorrei molto che i nuovi Stati membri, in particolare la Romania e la Bulgaria in questo caso, utilizzassero al meglio il Fondo di coesione ed è vero che occorre quanto più possibile privilegiare il trasporto ferroviario, che ci potrà evitare maggiori problemi in futuro quanto alle esigenze dell’ambiente e ai rischi di congestionamento delle autostrade europee.
La ringrazio quindi della sua interrogazione e chiederò ai miei collaboratori di completare la risposta. Quando avremo l’occasione di recarci in questi paesi, saremo ovviamente a vostra disposizione per completare ulteriormente l’informazione.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 47 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0600/07)
Oggetto: Collegamenti ferroviari veloci Parigi-Budapest e Strasburgo-Bruxelles
Come valuta la Commissione, dopo gli accordi di principio su Stoccarda 21, il calendario previsto per la realizzazione dei singoli tratti della "Magistrale per l'Europa" da Parigi via Strasburgo e Monaco a Vienna/Bratislava ovvero Budapest?
Quali sono, secondo la Commissione, le possibilità di integrare tale Magistrale con un collegamento ferroviario veloce tra le tre capitali dell'Europa Strasburgo, Lussemburgo e Bruxelles?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Rispondo all’onorevole Posselt. L'asse ferroviario Parigi-Strasburgo-Stoccarda-Vienna-Bratislava n. 17 fa parte dei trenta progetti prioritari della rete transeuroepa di trasporto. Il progetto Stoccarda 21, che lei cita, onorevole deputato, costituisce un anello importante di questo progetto prioritario.
Il 19 luglio 2007 è stato firmato un accordo tra il ministro dei Trasporti tedesco Tiefensee e le autorità del Baden-Württenberg, della regione e della città di Stoccarda e della Deutsche Bahn. Questo accordo costituisce una tappa determinante nel riassorbimento della strozzatura rappresentata dal tratto Stoccarda-Ulm, poiché prevede un finanziamento per l’avvio dei lavori nel 2010.
La Commissione segue da vicino l’ammodernamento delle linee tra Stoccarda e Ulm e nel luglio del 2005 ha nominato un coordinatore europeo per questa linea, Peter Balázs, che ha presentato la sua seconda relazione. Tale relazione è stata trasmessa al presidente della commissione parlamentare TRAN ed è consultabile sul sito Internet della Direzione generale dei trasporti e dell’energia. Il coordinatore Balázs continua a rivolgere la più grande attenzione alla strozzatura Stoccarda-Ulm che occorre imperativamente riassorbire. Nella sua relazione il coordinatore ha analizzato lo stato di avanzamento del progetto prioritario Parigi-Bratislava concludendo che questo potrà essere realizzato per lo più nel 2015. Tuttavia, data la complessità della linea Stoccarda-Ulm, tale sezione verrà realizzata solamente nel 2019.
E’ evidente che un progetto prioritario non esclude la continuazione verso altre direzioni. Altri progetti prioritari, come l’asse ferroviario Atene-Sofia-Budapest-Vienna-Praga-Norimberga-Dresda, permetteranno di continuare il progetto Parigi-Bratislava fino al Mar Nero e alla Grecia e il progetto prioritario Eurocaprail PP28 collegherà Bruxelles a Strasburgo via Lussemburgo.
Nel luglio del 2007, gli Stati membri hanno presentato le loro proposte per un cofinanziamento comunitario. La valutazione di tali proposte è in corso. In base a tale valutazione la Commissione proporrà al Parlamento europeo e al Consiglio una ripartizione del bilancio RTE-T per il periodo 2007-2013.
Ecco, onorevole Posselt, le risposte che volevo fornirle. Io stesso sono estremamente interessato a questo grande asse Parigi-Budapest e posso dirle che con il coordinatore Balázs abbiamo intenzione di mobilitare tutte le energie per questo grande progetto.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Commissario, il merito storico di aver messo in moto ciò che Kohl e Mitterrand avevano deciso nel lontano 1982, e che oggi è finalmente diventato una realtà, è suo.
Ho due brevi quesiti. Primo, i progetti transfrontalieri Strasburgo-Kehl-Appenweier e Monaco- Mühldorf-Salisburgo sono pure molto complessi. Vi sono novità al loro riguardo?
Secondo, potrebbe forse invitare nuovamente le aziende ferroviarie – visto che l’Europa sta già massicciamente finanziando le linee transfrontaliere – a smettere di eliminare così tante connessioni ferroviarie transfrontaliere? Noi stiamo espandendo le ferrovie a spese nostre, mentre le aziende ferroviarie stanno facendo a pezzi le linee di trasporto con orari nazionali.
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Naturalmente, onorevole deputato, sono prontissimo a intervenire.
Le chiedo solo di inviarmi una lettera in proposito, perché possa intervenire presso la Deutsche Bahn e vedere se si possa già fare qualcosa, perché ciò fa anche parte della nostra missione: non solo prevedere questi grandi corridoi, ma migliorare la situazione già da adesso.
Attendo dunque una piccola nota da parte sua che ci permetta di agire.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 48 di Dimitrios Papadimoulis (H-0606/07)
Oggetto: Sentenza definitiva della Corte greca sull'Olympic Airways
Nel corso del dibattito svoltosi il 13 marzo 2007 in merito all'interrogazione orale http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=QT&reference=H-2007-0091&language=IT" sulla sentenza della Corte relativa alla compensazione dei crediti del Tesoro greco nei confronti dell'Olympic Airways, il Commissario Barrot ha dichiarato che "la decisione dei Tribunali è un nuovo elemento attualmente all'esame". D'altra parte, alcuni articoli apparsi di recente sulla stampa greca (3 giugno 2007) riferiscono che il Commissario Barrot nei contatti avuti con i dirigenti del ministero greco delle Finanze nel corso della sua recente visita in Grecia "ha lasciato intendere che esiste un margine per la compensazione dei debiti dal momento che è in corso la privatizzazione dell'Olympic Airways".
Cosa esattamente sta studiando la Commissione? Se la sentenza definitiva del tribunale greco è conforme con il diritto comunitario? Conferma l'esistenza di negoziati in merito all'accettazione della sentenza del tribunale da parte della Commissione in quanto le autorità greche stanno procedendo alla privatizzazione dell'Olympic Airways?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Rispondo all’interrogazione dell’onorevole Papadimoulis.
La Commissione ha preso atto della decisione del collegio arbitrale del 13 luglio 2006 sugli obblighi di servizio pubblico e della decisione del 6 dicembre 2006 sul trasferimento della Olympic Airways all’aeroporto internazionale di Atene. Le autorità greche hanno già consultato in via informale la Commissione in merito a queste decisioni di risarcimento, che sono state oggetto di un esame preliminare.
Sulla base di questo esame preliminare e dei documenti forniti ad oggi dalle autorità greche, la Commissione non è ancora in grado di statuire in merito alla natura di tali decisioni tenuto conto delle regole comunitarie in materia di aiuti di Stato. Laddove tali decisioni dovessero implicare nuovi aiuti, esse dovrebbero, ovviamente, essere oggetto di una notifica ai sensi dell’articolo 88, paragrafo 3, del Trattato.
I servizi della Commissione hanno messo a parte le autorità greche di tale valutazione preliminare e sono in attesa di un loro riscontro.
Più in generale, la Commissione si attiva in ogni modo per far sì che gli aiuti di cui ha ordinato il recupero siano effettivamente recuperati. Ecco le informazioni che posso fornirle, onorevole Papadimoulis.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, non è solo la Olympic Airways a dovere del denaro allo Stato. Anche lo Stato deve del denaro alla Olympic Airways e si tratta di una somma molto ingente. In totale la Olympic Airways chiede allo Stato greco più di 1 miliardo di euro.
Vorrei chiederle se la Commissione intenda aspettare e soprattutto rispettare la sentenza definitiva dei Tribunali greci aventi giurisdizione.
Sono stato informato che la settimana prossima lei debba avere un incontro con il ministro greco competente per discutere di questi temi. Può accennare su quali punti concorda e su quali è in disaccordo con il governo greco relativamente alla questione?
In Grecia vi è notevole preoccupazione e gran parte dell’opinione pubblica critica la Commissione per aver messo in liquidazione la Olympic Airways mentre era ancora operativa per un prezzo simbolico e per il beneficio dei suoi concorrenti. Cosa può rispondere in merito?
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. – (FR) Per il momento, onorevole deputato, attendiamo chiarimenti da parte delle autorità greche in merito alle sentenze del collegio arbitrale.
Non abbiamo avuto contatti recenti con le autorità greche in merito ad un eventuale piano di privatizzazione.
Non si tratta di stabilire se il collegio arbitrale abbia fatto bene il suo lavoro, bensì di valutare se le relazioni contrattuali su cui si è fondato siano compatibili con il diritto comunitario. Non posso dire molto di più, onorevole Papadimoulis, poiché, come lei ha giustamente indicato poco fa, ho consentito ad un incontro con il nuovo ministro greco e penso che avremo occasione di fare il punto della situazione con lui.
Ecco quello che posso risponderle allo stato attuale delle cose ma, in effetti, abbiamo bisogno di maggiori precisazioni da parte delle autorità greche per prendere eventualmente le decisioni del caso.
Presidente. − Grazie, signor Commissario, per aver trattato quest’ultima interrogazione.
Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Signora Presidente, mi consenta di intervenire sul Regolamento. Ho parlato con la collega, onorevole Madeira, e naturalmente ho anche ascoltato le risposte del Commissario. Sono tre anni che presentiamo interrogazioni e non siamo ancora riusciti ad ottenere una risposta orale ad una singola interrogazione. Ovviamente le risposte per iscritto sono molto dettagliate e corrette, ma è più facile porre quesiti e informarsi verbalmente ed il risultato è molto più interessante. Può consigliarci o orientarci quanto al modo per riuscire eventualmente ad ottenere questo in futuro?
Presidente. − Onorevole Leichtfried, la ringrazio per i suoi commenti. Tutto ciò che posso dire, in relazione al gruppo di lavoro sulla riforma interna del Parlamento, è che lo svolgimento del Tempo delle interrogazioni è una delle questioni che stiamo studiando attentamente e che i suoi commenti saranno accolti.
(La seduta, sospesa alle 19.30, riprende alle 21.00)