Presidente. − L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0316/2007).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.
L’interrogazione n. 1 è stata dichiarata irricevibile (allegato II, parte A, punto 2, del Regolamento).
Annuncio l’
interrogazione n. 2 dell’onorevole Silvia-Adriana Ţicău (H-0597/07)
Oggetto: Prospettive del progetto Galileo
Il progetto Galileo, essendo il risultato della ricerca e della collaborazione in campo spaziale tra gli Stati membri e avendo applicazioni in numerosi settori tra cui quello dei trasporti, riveste un'estrema importanza per l'Unione europea.
Considerando che attualmente il finanziamento di tale progetto si trova ad un punto morto, può il Consiglio far sapere quali misure intende adottare per sbloccare la situazione e quale tipo di cooperazione con i paesi terzi, come l'India, prevede di attuare l'Unione europea ai fini del suddetto progetto?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Come sa l’onorevole deputata, nel corso della riunione tenutasi dal 6 all’8 giungo 2007, il Consiglio ha analizzato a fondo la situazione del progetto Galileo e ha adottato una risoluzione. In questa risoluzione il Consiglio ha invitato la Commissione ad avanzare proposte sui diversi aspetti del progetto Galileo. Nel frattempo, la Commissione ha adottato queste proposte il 19 novembre e adesso speriamo che gli organi competenti del Consiglio le analizzino nella loro totalità con l’intento, entro la fine di quest’anno, di prendere una decisione integrata sull’attuazione del progetto Galileo, inclusi i finanziamenti pubblici e le modalità della partecipazione pubblica.
Riguardo alla cooperazione con i paesi terzi, si deve ricordare che il Consiglio attribuisce la più grande importanza alla cooperazione con i paesi che non appartengono all’Unione europea. Dal 2001, come è noto, sono stati sottoscritti diversi accordi di cooperazione relativi a Galileo con paesi non membri dell’UE, come la Cina, Israele e l’Ucraina. Questi paesi contribuiscono al programma Galileo per quanto riguarda la definizione del sistema, la ricerca e la cooperazione industriale.
Nel caso specifico dell’India, il 7 settembre 2005, a Nuova Dehli, i negoziatori della Commissione e dell’India hanno firmato un accordo di cooperazione. La Commissione ha comunque deciso di continuare le consultazioni con le autorità indiane per allineare questo accordo ai normali accordi di cooperazione CE relativi a Galileo e di tener conto degli ultimi sviluppi di questo progetto. Per quanto attiene alle norme in vigore, il Consiglio deve aspettare la proposta della Commissione prima di prendere una decisione in materia.
Per meglio definire la posizione dei paesi terzi, il 22 marzo di quest’anno il Consiglio ha adottato una decisione che autorizza la Commissione ad avviare negoziati con paesi non membri dell’Unione al fine di siglare intese per una loro partecipazione all’Autorità di vigilanza europea GNSS (GSA) in qualità di membri associati.
L’obiettivo principale di questa decisione è fornire un approccio armonizzato per tutti i paesi che non sono membri dell’Unione europea, definendo chiaramente le modalità della loro partecipazione nell’ambito della GSA.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE). – (RO) Signor Presidente, desidero ringraziare il Segretario di Stato per le informazioni fornite. Vorrei però tornare alla prima parte della mia interrogazione, vale a dire il finanziamento del progetto GALILEO. Vorrei che il Segretario di Stato ci dicesse qualcosa di più riguardo alle effettive modalità di finanziamento del progetto, a come è stata esaminata la proposta della Commissione e alla decisione che prenderà il Consiglio nel periodo successivo.
Manuel Lobo Antunes. −(PT) Non posso prevedere quale sarà la decisione del Consiglio riguardo alle questioni sul tavolo, in particolare quella del finanziamento. Questa questione deve essere ovviamente discussa dal Consiglio, unitamente alle altre questioni contenute nelle più recenti proposte della Commissione. Posso rassicurare gli onorevoli membri del Parlamento di due cose: primo, che la Presidenza capisce che il progetto Galileo è un progetto strategico per l’Unione europea e quindi tratterà il documento in questa prospettiva, in altre parole lo considererà un progetto di interesse strategico per l’Unione europea. In secondo luogo, che la Presidenza farà il possibile per giungere a una conclusione sugli aspetti più importanti del progetto Galileo durante la Presidenza portoghese.
Josu Ortuondo Larrea (ALDE). – (ES) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, condivido anch’io l’idea che Galileo sia un progetto di urgente priorità per l’Unione europea, ma gli agricoltori sono estremamente preoccupati perché la Commissione ha avuto l’idea di usare i fondi eccedentari della politica agricola comune per finanziare il progetto Galileo. Poiché sembra che effettivamente nel 2007 ci siano state delle eccedenze, si preoccupano per il loro futuro.
La mia domanda al Consiglio è la seguente: i diversi governi, i 27 governi, convengono che questo debba essere un progetto prioritario e che i finanziamenti debbano essere stanziati con contributi straordinari, oppure attingendo ai fondi che ogni anno rimangono dal bilancio comunitario?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Grazie signor Presidente, credo di aver già risposto a questa domanda nella mia risposta precedente. La questione del finanziamento è ancora sul tavolo. Il Consiglio deve discuterla perché non è ancora stata presa una decisione in merito. Ovviamente, ci si può aspettare che anche su quest’argomento gli Stati membri abbiano opinioni diverse. Mi sembra, tuttavia, che esista un consenso tra di noi sulla natura strategica di questo progetto.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 3 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0599/07)
Oggetto: Riforma costituzionale in Bosnia-Erzegovina.
Coma valuta il Consiglio la situazione delle riforme, in particolare della riforma costituzionale e della riforma degli accordi di Dayton, in Bosnia-Erzegovina e quali azioni intende avviare per il rinnovo e l'integrazione di tale paese?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Onorevoli deputati, l’Unione europea trarrà un bilancio del processo di riforma in corso in Bosnia-Erzegovina nella relazione annuale sui progressi compiuti, prevista come sempre per novembre.
Il Consiglio ha ribadito in diverse occasioni l’importanza di una rapida attuazione delle quattro condizioni essenziali per una conclusione dei negoziati sull’accordo di stabilizzazione e di associazione, così come stabilito nelle conclusioni del Consiglio del 12 dicembre 2005, in particolare l’attuazione della riforma della polizia. Come sapete, negli ultimi mesi la situazione politica è rimasta tesa a causa della radicalizzazione delle posizioni assunte da molti leader politici bosniaci. Al momento sembra estremamente difficile raggiungere un consenso sul programma di riforma, in particolare riguardo alla ristrutturazione delle forze di polizia.
L’Alto rappresentante Solana si è incontrato il 10 settembre con Miroslav Lajčák, Rappresentate speciale dell’Unione europea per la Bosnia-Erzegovina. Durante l’incontro, che si è svolto a Bruxelles, l’Alto rappresentante Solana ha espresso il suo pieno sostegno al lavoro del Rappresentante speciale dell’Unione europea e ai suoi sforzi volti a raggiungere un compromesso sulla riforma della polizia con i leader politici della Bosnia-Erzegovina.
IL Segretario generale e Alto rappresentante Solana, ha esortato i leader bosniaci ad impegnarsi in modo costruttivo sull’ultima iniziativa presentata dal Rappresentante speciale in modo da rimuovere l’ultimo ostacolo che impedisce alla Bosnia-Erzegovina di concludere l’accordo di stabilizzazione e di associazione con l’Unione europea. Egli ha inoltre rivolto un appello alle autorità del paese affinché agiscano con responsabilità, assolvendo gli impegni presi con i cittadini della Bosnia-Erzegovina.
Il Consiglio ha espresso il suo appoggio anche agli sforzi compiuti in Bosnia-Erzegovina in materia di riforma costituzionale allo scopo di creare strutture statali più funzionali è più adatte a raggiungere gli standard europei. Sono necessari ulteriori sforzi per continuare a migliorare l’efficienza degli organi esecutivi e legislativi e dobbiamo anche rafforzare la capacità amministrativa e di coordinamento tra lo stato e i suoi organi.
Nel quadro dello strumento di assistenza preadesione, l’Unione europea ha riservato 1 milione di euro per la riforma costituzionale in Bosnia-Erzegovina. Come saprete, il 7 febbraio 2007 il Consiglio ha anche adottato un’azione comune che modifica e proroga il mandato del Rappresentante speciale dell’Unione europea per la Bosnia-Erzegovina. In virtù di questo mandato modificato, il Rappresentante speciale dell’Unione europea fornirà consigli politici e interporrà i suoi buoni uffici nel processo di riforma costituzionale.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) La Bosnia-Erzegovina avrà un futuro solo se verrà trasformata in una federazione che comprenda le sue tre nazioni a livello paritetico e alla quale appartengano non solo gli erzegovini ma anche i croati della Bosnia centrale. La mia domanda è piuttosto concreta: cosa si può fare quando un’entità dello stato come la Republika Srpska blocca dall’interno la riforma della polizia e il ritorno dei rifugiati, mentre l’Unione europea fa pressione solo dall’esterno su tutto lo stato? Parlate anche con le singole entità ed esercitate pressione su di loro, o questo può essere fatto solo tramite lo stato centrale? Se è così, la cosa diventa molto difficile.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Molto bene. Signor Presidente, onorevole deputato, ciò che posso dire al riguardo è che l’Unione europea farà tutto il possibile, mediante gli strumenti diplomatici disponibili e in particolare tramite le azioni del suo Rappresentante speciale, perché lo stallo attuale nell’ambito delle riforme costituzionali, in particolare nell’ambito della riforma della polizia, possa essere felicemente superato e gli ostacoli incontrati possano essere rimossi. Questo è il nostro impegno.
Naturalmente, anche il Consiglio non rimarrà indifferente alle proposte e ai suggerimenti che verranno avanzati dal Rappresentante speciale in seguito alla sua presenza sul campo. Come gli onorevoli deputati possono immaginare, il Consiglio è ben consapevole della complessità della situazione e in particolare dell’urgente bisogno di superare lo stallo nel quale ci troviamo.
Richard Seeber (PPE-DE). – (DE) Come il Segretario di Stato sa, la potenziale adesione all’Unione europea rappresenta per tutti i paesi dei Balcani un enorme incentivo ad attuare riforme politiche ed economiche. In effetti, sono in corso trattative molto intense con la Croazia. Può il Consiglio farci una sintesi del concreto stato di avanzamento dei negoziati con la Croazia e può dirci soprattutto come vengano attuati gli altri accordi di associazione con gli altri paesi e se questi funzionino bene?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Onorevole Seeber, come lei sa, il Consiglio ha ripetutamente e sistematicamente esposto il suo punto di vista e la sua opinione sui processi di adesione e sulle prospettive europee dei diversi paesi, in particolare i paesi dei Balcani. Il Consiglio ha chiaramente affermato che esiste una prospettiva europea per i paesi dei Balcani, e per quanto riguarda uno di questi, la Croazia, siamo già nella fase negoziale per l’adesione di questo paese all’Unione europea.
Ho già affermato in novembre, come sempre, che la Commissione presenterà al Consiglio una comunicazione nella quale renderà conto dello stato dei negoziati con la Croazia e avanzerà le sue proposte.
Sarà il momento giusto per effettuare una revisione dettagliata e aggiornata dello stato dei negoziati di adesione. Nonostante vi possano essere alcune difficoltà, alcuni problemi o ritardi qua e là, secondo il mio personale “assessment” dello stato dei negoziati, mi sembra che questi stiano progredendo a un buon ritmo.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 4 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0604/07)
Oggetto: Misure per accrescere l’innovazione
Quali iniziative concrete intende proporre la Presidenza portoghese affinché il tasso del 3% di investimento nell'innovazione sia raggiunto?
Quale sarà la partecipazione delle piccole e medie imprese, in particolare di quelle che si trovano nelle regioni di montagna, insulari e lontane, alle azioni volte a promuovere l'innovazione e la ricerca che saranno sovvenzionate?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Come saprà l’onorevole deputata, l’Unione europea non ha attualmente deciso un obiettivo quantificato per gli investimenti nell’innovazione. Un tale obiettivo sarebbe virtualmente impossibile da definire e da mettere in pratica, visto che l’innovazione copre una vasta gamma di attività che sono molto difficili da definire e da misurare.
L’Unione europea ha così optato nel 2002 per l’adozione di un obiettivo quantitativo indicativo per la spesa per la ricerca e lo sviluppo, altrimenti noto come R&S. Questo è il ben noto obiettivo di Barcellona del 3%. E’ stato possibile fissare questo obiettivo perché le azioni di R&S, che internazionalmente sono definite nel manuale di Frascati dell’OCSE, sono più facilmente misurabili e quantificabili.
E’ da notare che questo obiettivo è stato recentemente usato come indicatore di riferimento preferenziale in ragione delle difficoltà incontrate negli ultimi anni ad aumentare gli sforzi privati di R&S nei segmenti significativi del settore imprenditoriale.
Ciononostante, l’azione di promozione dell’innovazione e della ricerca è una priorità molto importante della politica dell’Unione europea. E’ stata portata avanti con l’ausilio di diversi strumenti, come segnatamente il programma quadro e il PCI, ossia il programma quadro per la competitività e l’innovazione, e facendo ricorso anche a fondi strutturali.
Il settimo programma quadro e il PCI sono stati concepiti tenendo conto delle esigenze delle PMI, che sono le principali beneficiarie del PCI. Nel settimo programma quadro è stata introdotta una quota minima del 15% per la partecipazione delle piccole e medie imprese nelle attività di ricerca incluse nelle priorità tematiche previste dal programma specifico sulla “cooperazione”.
E’ da notare che l’appoggio del settimo programma quadro alle piccole e medie imprese può contribuire ad aumentare la loro competitività e il loro potenziale di innovazione. Le regioni di montagna, insulari e lontane ricevono appoggio dai Fondi strutturali e sono inoltre sostenute mediante le priorità tematiche pertinenti del programma specifico sulla “cooperazione” del settimo programma quadro, in particolare per quanto riguarda il miglioramento della loro situazione in materia di trasporto, informazione, comunicazione e approvvigionamento di energia.
Ai sensi del programma specifico “capacità”, si dovrà sbloccare il potenziale di ricerca delle regioni di convergenza e ultraperiferiche dell’Unione. Oltre ai programmi e agli incentivi in vigore, l’innovazione sarà anche promossa attraverso una serie di iniziative che sono in corso di negoziazione preso il Parlamento europeo e il Consiglio, come la proposta di creare un Istituto europeo per l’innovazione e la tecnologia, l’iniziativa EUROSTARS, che vedrà attivamente implicate le piccole e medie imprese innovative, altre iniziative ai sensi dell’articolo 169 del Trattato CE e iniziative tecnologiche comuni previste dall’articolo 171 del Trattato CE.
E’ da aggiungere che la Commissione sta elaborando una proposta, che intende presentare entro la fine del 2007, relativa a un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (piano SET), basandosi su una vasta consultazione pubblica. Sulla stessa linea, vorrei anche sottolineare il nuovo approccio della politica industriale che, nell’ottica dello sviluppo sostenibile, si concentra sui cambiamenti climatici nei quali l’innovazione e il ruolo delle piccole e medie imprese nell’economia europea sono aspetti fondamentali.
In tutte queste iniziative le piccole e medie imprese svolgeranno un ruolo molto importante, poiché alcune di queste iniziative sono dirette anche ad interessi particolari delle regioni menzionate dall’onorevole deputata, come l’iniziativa “bonus” che è già programmata e che servirà a coordinare la ricerca marina nella zona del Mar Baltico.
La Presidenza portoghese è attenta al perseguimento dell’obiettivo del 3% nella spesa per la R&S ed evidenzia la discussione che si è svolta nell’ambito del Consiglio informale “Competitività”, tenutosi a Lisbona in luglio, durante la quale sono stati analizzati il ruolo degli investimenti pubblici e privati nell’ambito della R&S e le misure politiche pubbliche in grado di contribuire al conseguimento di tale obiettivo.
Il Consiglio informale al quale mi riferisco ha anche affrontato la politica delle piccole e medie imprese, con particolare impatto sull’innovazione e il finanziamento e sull’internazionalizzazione e l’efficienza energetica.
Inoltre, sottolineando la necessità di misure specifiche per quanto riguarda le risorse umane nel campo della scienza e della tecnologia e la necessità di un rafforzamento delle misure nell’ambito della società dell’informazione, la Presidenza portoghese spera anche di contribuire all’instaurarsi di condizioni favorevoli a un aumento degli sforzi di ricerca, di sviluppo e di innovazione in tutta l’Unione europea.
Maria Panayotopoulou-Kassiotou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, desidero chiedere al rappresentante del Consiglio, che ringrazio per la risposta, se le infrastrutture degli Stati membri e lo stato di avanzamento di una buona governance consentano di realizzare quest’ambizioso programma per l’innovazione. Gli Stati membri sono soggetti a controlli qualora attuino uno degli schemi di sostegno nel quadro del programma per l’innovazione?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Spero di aver capito bene la domanda dell’onorevole parlamentare. Se così non fosse, desidero ovviamente essere corretto e delucidato sull’esatto senso della domanda.
Vorrei dire quanto segue: come sa l’onorevole deputata, tutte queste questioni sono strettamente collegate alla strategia di Lisbona e in particolare alla strategia di Lisbona nel suo aspetto “economico”.
Attualmente stiamo valutando i vari aspetti del nuovo ciclo della strategia di Lisbona. Uno dei punti che dobbiamo valutare e discutere è proprio il ruolo che svolgono gli Stati membri nel conseguimento delle mete e degli obiettivi proposti in quest’ambito. In particolare ciò riguarda le misure relative all’innovazione e allo sviluppo delle piccole e medie imprese e, naturalmente, nel capitolo relativo alla loro gestione, anche il modo in cui possiamo raggiungere questi obiettivi.
Noi crediamo che i governi e gli Stati membri abbiamo qui un ruolo fondamentale da svolgere ed è ovviamente utile per la Commissione seguire da vicino il modo in cui gli Stati membri sviluppano e adottano le loro politiche per raggiungere gli obiettivi fissati.
Justas Vincas Paleckis (PSE). – (EN) Signor Presidente in carica, nel rispondere a questa domanda lei ha parlato di efficienza energetica e penso che questa sia l’impostazione giusta. Ieri il Commissario Potočnik ha anche sottolineato che la priorità numero uno è l’efficienza energetica e la lotta al cambiamento climatico. Vorrei chiederle: quali sono le ulteriori misure che il Consiglio può adottare al fine di mobilitare tutta l’attenzione e tutte le risorse necessarie per risolvere il problema cruciale dell’efficienza e del cambiamento climatico?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Come l’onorevole deputato sa, in marzo il Consiglio ha adottato un programma che è considerato il programma più importante a livello mondiale, sia per le questioni riguardanti l’energia sia per quelle riguardanti il cambiamento climatico. Noi dell’Unione europea avremo una responsabilità per così dire quasi storica alla conferenza di Bali, che dovrebbe fissare, speriamo, nuovi obiettivi in termini di emissioni di CO2 per il dopo Kyoto nel 2012. L’Unione europea avrà chiaramente la responsabilità di sostenere e/o incoraggiare la comunità internazionale a porsi gli stessi obiettivi ambiziosi che noi ci siamo posti.
Quindi, onorevole Paleckis, abbiamo già un programma molto ambizioso da attuare in tutta l’Unione europea. Tra le questioni specifiche dell’energia, quella relativa all’“energy saving”, cioè al risparmio energetico, è all’ordine del giorno sia a livello di Unione europea sia a livello dei singoli Stati membri. Posso dirle che per il Portogallo – e ne ho esperienza diretta – si tratta di una materia estremamente importante, alla quale abbiamo dedicato moltissimi sforzi. E’ stato fatto riferimento anche alla questione degli investimenti nelle nuove tecnologie nel settore dell’energia e agli investimenti nelle scienze che hanno a che vedere con le fonti alternative di energia.
Abbiamo molto da fare. Speriamo che ciò che dobbiamo fare possa esser fatto presto e bene e, naturalmente, dobbiamo concentrarci sin da ora sull’ambizioso programma per l’energia e il cambiamento climatico che abbiamo concordato.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Oggi, in questo Parlamento abbiamo tenuto una votazione sullo IET e siamo de facto d’accordo che questo debba avere la priorità assoluta. Quando pensa che la Presidenza portoghese sarà in grado di presentare una proposta di finanziamento da attuarsi congiuntamente al Parlamento il più rapidamente possibile? Pensa che lo IET abbia un ruolo da svolgere nella mid-term review e nell’health check?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Onorevole Rübig, devo dirle – con il suo permesso, signor Presidente – devo dirle che l’Istituto europeo di tecnologia, il suo lancio effettivo e la sua effettiva entrata in funzione sono una priorità per la Presidenza portoghese. Faremo quindi il possibile per garantire che sia istituito prima della fine della Presidenza portoghese.
Naturalmente, è la Presidenza che agisce e propone ma sono le Istituzioni dell’UE che devono adottare le proposte avanzate dalla Presidenza. Posso garantire che la Presidenza cercherà di agire il più rapidamente possibile. Chiaramente, non possiamo ignorare il fatto che vi siano altri temi e altre questioni che sono di responsabilità del Consiglio nel suo insieme e delle Istituzioni.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 5 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0605/07)
Oggetto: Sviluppi in Kosovo
Nel corso di un incontro avuto con il Segretario generale dell'ONU il 10 luglio 2007, il Segretario generale del Consiglio, Javier Solana, ha dichiarato quanto al Kosovo che "… un ulteriore ritardo in merito non sarebbe vantaggioso". Inoltre, l'agenzia francese di informazioni, riferendosi a fonti diplomatiche, cita che "Bruxelles esamina più seriamente l'eventualità di riconoscere il Kosovo ma nel modo più organizzato possibile".
Come commenta il Consiglio gli sviluppi al riguardo? Può smentire categoricamente l'eventualità di un riconoscimento unilaterale che anticipi addirittura le pertinenti procedure dell'ONU?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signor Presidente, onorevoli deputati, come sapete il 18 giugno 2007 il Consiglio ha ribadito di ritenere che la proposta complessiva presentata dal Presidente Marti Ahtissari, inviato speciale delle Nazioni Unite, fornisca le basi per la soluzione della questione del Kosovo mediante una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU e ha dichiarato di essere disposto ad appoggiare ogni ulteriore sforzo per garantire che il Consiglio di sicurezza dell’ONU possa tempestivamente adottare questa risoluzione.
Come sapete, le consultazioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU su una nuova risoluzione sono attualmente sospese, ma il Consiglio di sicurezza è molto attento alla questione. In una dichiarazione dell’agosto di quest’anno, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha messo in risalto l’iniziativa del gruppo di contatto in vista dell’avvio di nuovi negoziati tra Pristina e Belgrado sotto la guida di una troika composta dai rappresentanti dell’Unione europea, della Federazione russa e degli Stati Uniti. Il Segretario generale ha chiesto al gruppo di contatto di riferirgli entro il 10 dicembre. L’intenzione di questa nuova fase di negoziati è che la troika svolga un ruolo facilitatore e le parti propongano nuove idee.
Come sapete, il 29 luglio 2007 il Segretario generale e Alto rappresentante Solana, ha nominato l’ambasciatore Wolfgang Ischinger rappresentante dell’Unione europea presso la troika. Fino ad ora la troika si è riunita con le parti separatamente, il 10 e l’11 agosto a Belgrado e a Pristina, il 30 agosto a Vienna e il 18 e il 19 settembre a Londra. Nella riunione del gruppo di contatto a livello ministeriale che si svolgerà il 27 settembre a New York a margine dell’Assemblea generale, i ministri discuteranno lo stato dei negoziati e dovranno rilasciare una dichiarazione per dare un impulso significativo a questo processo. Il 28 settembre, sempre a New York, si terranno altre riunioni separate tra la troika e le parti, seguite possibilmente da un primo incontro diretto tra le parti lo stesso giorno.
Come ha evidenziato l’Alto rappresentante Solana, adesso è indispensabile che le parti cooperino in modo costruttivo a questo processo e che conducano negoziati concreti. A conclusione del processo della troika, il Segretario generale dell’ONU dovrà presentare al Consiglio di sicurezza una relazione su questa questione. Come potete capire, a questo punto è ancora troppo presto per prevedere i risultati di questo processo.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, appena ieri Condoleezza Rice ha detto che il Kosovo diventerà indipendente. Lo scenario statunitense è chiaro: una dichiarazione unilaterale di indipendenza entro dicembre e un immediato riconoscimento da parte degli USA.
Qual è la posizione del Consiglio riguardo a questo modo di agire? Vi preoccupa un’ulteriore destabilizzazione della regione ad opera del nazionalismo albanese? Il Consiglio intende agire in modo unito, percettivo e uniforme?
Ho letto nel New York Times che i diplomatici europei stanno accelerando per prevenire la posizione del Consiglio, che seguirà servilmente quella degli Stati Uniti. Perché non ci riferite cosa dicono i diplomatici in seno al Consiglio? Vorremmo una risposta chiara.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Non ho letto né sentito le dichiarazioni dell’onorevole Riis-Jørgensen e quindi non vorrei commentarle direttamente. Direi però quanto segue: adesso abbiamo un processo da seguire, un processo che è guidato dalla troika composta dai rappresentanti dell’Unione europea, della Federazione russa e degli Stati Uniti.
Lasciamo che la troika svolga il suo lavoro, ed è bene che ciò avvenga in un clima di tranquillità e di confidenzialità. Per quanto riguarda l’Unione europea, il lavoro di questa troika ha ovviamente tutto il nostro sostegno. Inoltre, questa troika ha il mandato molto chiaro di presentare in dicembre una relazione che conterrà le conclusioni e molto probabilmente le raccomandazioni risultanti dal lavoro dei prossimi mesi. Noi ci auguriamo quindi, come ho detto, che si concluda questo lavoro, che venga pubblicata la relazione e che siano rese note le raccomandazioni formulate dalla troika.
In particolare, per l’Unione europea è di fondamentale importanza, a prescindere dalle conclusioni o dalle raccomandazioni o dalle prospettive per il futuro del Kosovo formulate nella relazione della troika, che l’Unione europea rimanga unita e coesa qualunque siano le decisioni che vadano prese. Questo è sempre stato l’appello della Presidenza portoghese e siamo fiduciosi che questo appello venga ascoltato.
Bernd Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente in carica, lei sa che l’onorevole Papadimoulis qui è completamente isolato? Conosce la risoluzione adottata da questo Parlamento, nella quale una maggioranza del 75% dei membri ha detto che siamo favorevoli al piano Ahtisaari-Rohan e che siamo inequivocabilmente favorevoli ad una sovranità sotto sorveglianza internazionale? Lo sa che abbiamo escluso in modo netto la possibilità di una divisione del Kosovo? Desidero anche chiederle cosa lei pensi di queste voci e di queste dicerie su una divisione del Kosovo, che è stata di fatto esclusa sia dal gruppo di contatto sia da questo Parlamento.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) La questione della divisione o partizione del Kosovo non figura in alcun modo né nell’ordine del giorno, né nel programma di lavoro della troika.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 6 dell’onorevole Philip Claeys (H-0611/07)
Oggetto: Candidatura del Kazakistan alla presidenza dell'OSCE
A quanto si apprende, il Kazakistan ha avanzato la propria candidatura alla Presidenza dell'OSCE nel 2009. Il ministro degli Affari esteri del paese che esercita la presidenza rappresenta l'organizzazione e ne coordina tutte le attività.
Il Kazakistan è notoriamente un paese che non ha mai tenuto elezioni che fossero conformi alle norme internazionali e nel quale la situazione dei diritti dell'uomo è particolarmente insoddisfacente.
In ambito OSCE, gli Stati membri dell'Unione europea molto spesso agiscono come un blocco. Sicuramente in una questione così fondamentale - un paese non democratico che vuole imporsi alla presidenza dell'OSCE - ci si deve attendere l'unanimità. La decisione definitiva sarà presa in novembre.
Può far sapere il Consiglio se all'interno del Consiglio "Affari generali" esiste un consenso quanto all'inaccettabilità della candidatura del Kazakistan? Gli Stati membri presenteranno un fronte unito?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Grazie, signor Presidente, onorevoli parlamentari. L’Unione europea non ha ancora preso una decisione sulla candidatura del Kazakistan alla presidenza dell’OSCE nel 2009. Per come vede le cose l’Unione europea, questa candidatura sottolinea la necessità che il Kazakistan prosegua le riforme e rispetti le regole e gli obblighi dell’OSCE in tutte le loro dimensioni. Il Consiglio ha ripetutamente affermato che qualsiasi paese che eserciti la presidenza dell’OSCE deve rispettare i principi di quest’organizzazione.
Nelle riunioni con le autorità politiche del Kazakistan, l’Unione europea, il Consiglio e la Commissione hanno sottolineato che il Kazakistan deve dimostrare di essere realmente pronto e in grado di impegnarsi alla piena osservanza delle regole e degli obblighi dell’OSCE in tutte e tre le dimensioni, vale a dire la dimensione umana, la dimensione politica e militare e la dimensione economica e ambientale.
Koenraad Dillen (ITS), in sostituzione dell’autore. – (NL) Grazie per la sua risposta, Ministro Antunes. Posso dedurne che lei sottintenda che il Kazakistan al momento non soddisfa queste condizioni?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Desidero commentare, perché l’onorevole deputato ha dedotto da ciò che ho detto qualcosa che non è esattamente ciò che ho detto. Ho detto che non è stata presa una decisione sulla candidatura del Kazakistan e che una decisione sulla candidatura del Kazakistan terrà conto, a tempo debito, dell’ottemperanza del Kazakistan alle condizioni che ho citato. Quest’analisi e questo dibattito si terranno nel luogo e al momento opportuno.
Presidente. − Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 7 decade.
Annuncio l’
interrogazione n.8 dell’onorevole Robert Navarro (H-0616/07)
Oggetto: Pesca al tonno rosso nel Mediterraneo
L’11 giugno 2007 il Consiglio ha approvato il regolamento (CE) n. 643/2007(1) recante modifica del regolamento (CE) n. 41/2006 relativamente al piano di ricostituzione delle riserve di tonno rosso raccomandato dalla Commissione internazionale per la conservazione dei tonni dell'Atlantico. Alla lettura del testo appare che il principio di equità tra i pescatori di tonno rosso nell'Unione europea non è rispettato. Il peso minimo dei pesci catturati e i periodi di pesca differiscono a seconda delle zone geografiche.
Quali sono le ragioni che spiegano le differenze di trattamento tra i pescatori del Mediterraneo e quelli dell'Oceano Atlantico orientale?
Le restrizioni richieste ai pescatori francesi di tonno rosso del Mediterraneo rischiano di sconvolgere gravemente l'equilibrio socioeconomico del settore. Al di là del limite di 30 kg imposto dal nuovo regolamento, i tonni sono difficili da vendere. Il periodo di pesca accorciato di due settimane implica una forte riduzione del fatturato per i pescatori. Un migliaio di marittimi e le loro famiglie sono direttamente colpiti.
In che cosa la pesca del tonno rosso nel Mediterraneo sarebbe più dannosa di quella dell'Atlantico orientale?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Grazie, signor Presidente, onorevole Navarro. A nome del Consiglio desidero ringraziare l’onorevole deputato per la sua interrogazione sul piano di ricostituzione delle riserve di tonno rosso. Questo piano è stato elaborato in seguito al parere degli scienziati dell’ICCAT, che raccomanda un’azione immediata e forte destinata a evitare l’attuale collasso della popolazione di tonno rosso nel Mediterraneo e nell’Atlantico orientale. Nel corso della riunione annuale tenutasi a Dubrovnik nel novembre 2006, l’ICCAT ha adottato una raccomandazione che mira ad attuare un piano di ricostituzione per il tonno rosso nell’arco di 15 anni. Di conseguenza, l’Unione europea, in qualità di membro dell’ICCAT, ha accettato l’obbligo internazionale di trasporre questo piano di ricostituzione nel diritto comunitario.
In termini commerciali, le conseguenze di una totale non conformità a questo obbligo sarebbero gravi per la posizione dell’Unione europea nei mercati asiatici. Quest’obbligo è stato soddisfatto con l’adozione del regolamento del Consiglio (CE) n. 643/2007 recante modifica del regolamento TAC e contingenti. Basandosi sulla proposta della Commissione, il Consiglio sta valutando la regolamentazione necessaria per applicare il piano in modo permanente per altri 14 anni a partire dal 1° gennaio 2008. Le regole sono applicabili in modo diverso nelle varie zone in modo da riflettere le rispettive differenze in termini di tipi di pesca, di livelli di attività e di situazione delle unità di popolazione. Va ricordato che questa pesca varia tra pesca industriale altamente tecnologica e pesca tradizionale non industriale.
Il gruppo dell’ICCAT ha definito il piano basandosi su pareri scientifici che hanno stabilito determinate distinzioni tra il Mediterraneo e l’Atlantico orientale. Il Consiglio è pertanto dell’avviso che l’ICCAT abbia cercato di seguire questo parere scientifico, differenziando contemporaneamente gli elementi del piano di ricostituzione per attenuarne le conseguenze socioeconomiche.
Il Consiglio è pienamente consapevole del fatto che questo importante piano di ricostituzione avrà ripercussioni socioeconomiche per le comunità di pescatori interessate. Queste ripercussioni si farebbero sentire anche nel caso che le popolazioni di tonno rosso dovessero subire un nuovo collasso. Nel corso dei negoziati per l’adozione del regolamento (CE) n. 643/2007, il Consiglio e la Commissione hanno convenuto d’introdurre una disposizione che assicuri il riconoscimento del piano di ricostituzione da parte del Fondo europeo per la pesca. Questo permetterà agli Stati membri di utilizzare parte delle loro risorse disponibili a titolo del Fondo per mitigare gli effetti economici sulle comunità di pescatori colpite. E’ previsto che questa disposizione rimanga in vigore fino al 31 dicembre 2014.
Josu Ortuondo Larrea (ALDE), in sostituzione dell’autore. – (ES) Signor Presidente, intervengo ora a nome dell’onorevole Navarro e vorrei in seguito formulare una domanda a mio nome, o piuttosto riformulare una domanda.
La domanda a nome dell’onorevole Navarro è la seguente: l’articolo 23(4) del regolamento del Consiglio (CE) n. 2371/2002, che prevede un piano di ricostituzione del tonno rosso, permette che si possano detrarre dalle future possibilità di pesca le eccedenze prodotte da uno Stato membro rispetto alla quota annuale. Ciò che le chiedo è questo: cosa succederà a coloro che quest’anno hanno pescato meno della loro quota annuale, giacché la Commissione ha decretato la chiusura della pesca la settimana scorsa?
Presidente. − Onorevole Ortuondo, non le posso dare la parola perché ci sono già due oratori iscritti. Le darò comunque altri 15 secondi se vuole formulare la sua domanda immediatamente perché, ai sensi del Regolamento, non posso permettere tre domande complementari. In via del tutto eccezionale, e con la tolleranza di tutti i presenti, le permetto di continuare per altri 15 secondi.
Josu Ortuondo Larrea (ALDE). – (ES) Signor Presidente, con il suo permesso e ringraziandola per la sua indulgenza, vorrei anche chiedere alla Presidenza del Consiglio come potrà essere applicato il regolamento (CE) n. 2371/2002 se gli Stati membri non hanno cooperato con la Commissione e non le hanno inviato la documentazione obbligatoria sulle catture effettuate durante la campagna di pesca di quest’anno.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) L’onorevole deputato mi ha rivolto delle domande, una delle quali è molto specifica e dettagliata. Cercherò di rispondere meglio che posso, ma credo sinceramente che la prima domanda riguardi direttamente la Commissione e che sarebbe quindi preferibile indirizzarla a lei. Credo che la Commissione, meglio del Consiglio, possa fornirle i chiarimenti richiesti.
Per quanto riguarda la sua seconda domanda sulla presunta mancanza di cooperazione con la Commissione da parte degli Stati membri, ovviamente se questo è vero allora spetta alla Commissione stessa analizzare la situazione e trovare il modo migliore per obbligare, in un certo senso, gli Stati membri a rispettare ciò che loro stessi hanno stabilito. E’ per questo motivo, ovviamente, che ritengo che sia meglio indirizzare la domanda alla Commissione piuttosto che al Consiglio.
Richard Seeber (PPE-DE). – (DE) Vorrei chiedere alla Presidenza come affronta il fenomeno del cambiamento climatico in relazione alle quote di pesca. Sappiamo tutti che il cambiamento climatico è mitigato attualmente dal grande assorbimento di calore degli oceani: l’80% dell’energia viene ancora assorbito dal mare. Però si deve anche presumere, naturalmente, che in futuro si produca un massiccio riscaldamento dell’ambiente marino. Come pensa la Presidenza di assicurare che si tenga debito conto di queste nuove scoperte scientifiche e che si prenda in considerazione l’ambiente acquatico nel fissare le quote di pesca?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Ritengo che anche questa domanda debba essere indirizzata alla Commissione e non al Consiglio, perché la Commissione ha in questa materia un ruolo guida e fondamentale. Posso dire all’onorevole deputato, come ho già detto, che le questioni ambientali, e in particolare quelle relative al cambiamento climatico, figurano nell’ordine del giorno della Presidenza e del Consiglio come temi prioritari. Dovremo affrontare una grande sfida dopo la conferenza di Bali, alla fine di quest’anno, e speriamo che alla fine di tutto questo processo sia possibile fissare nel 2009 nuovi obiettivi per le emissioni di CO2.
Rosa Miguélez Ramos (PSE). – (ES) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, anch’io vorrei fare alcune osservazioni riguardo al tema del tonno rosso e più specificatamente sulla chiusura della pesca decretata recentemente dalla Commissione, perché le quote assegnate all’Unione europea sono state superate.
Dalle informazioni forniteci dalla Commissione si evince che quando è stata chiusa la pesca alcuni Stati membri, tra cui la Spagna e il Portogallo, avevano effettuato catture inferiori alle loro quote, mentre altri Stati, come la Francia e l’Italia, avevano superato le loro, anzi le avevano raddoppiate, ponendo così l’Unione europea nella situazione a dir poco imbarazzante di aver violato le regole internazionali.
La mia domanda, rivolta al Consiglio, è la seguente: che misure può adottare il Consiglio per compensare gli Stati che non hanno esaurito le loro catture mediante deduzioni agli Stati che hanno superato le quote loro assegnate? Può il Consiglio far questo?
E un’altra domanda: cosa intende fare il Consiglio? Che misure adotterà per garantire che questo tipo di situazione non si ripeta?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Signor Presidente, onorevole Miguélez, ancora una volta devo dire che queste domande vanno indirizzate alla Commissione. E’ la Commissione che è naturalmente competente per rispondere alle domande che mi avete appena rivolto.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 9 dell’onorevole Chris Davies (H-0617/07)
Oggetto: Pubblicità del lavoro legislativo dell'UE
È il Consiglio a conoscenza di conseguenze negative della sua decisione del giugno 2006 di trasmettere sul suo sito web le sue riunioni in cui i ministri discutono misure legislative?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) In risposta all’interrogazione dell’onorevole deputato, la Presidenza rimanda alla relazione sull’attuazione della politica globale in materia di trasparenza, presentata al Consiglio dalla precedente Presidenza finlandese l’11 dicembre 2006 e contenente l’ultima valutazione realizzata dal Consiglio sull’impatto delle nuove misure in materia di trasparenza sull’efficacia del lavoro del Consiglio. Secondo le conclusioni preliminari di questa relazione, anch’essa preliminare, prima della fine del 2007 dovrebbe essere effettuata una valutazione più circostanziata degli effetti delle nuove misure in materia di trasparenza, quando sarà stata acquisita una maggiore esperienza pratica per quanto riguarda la loro attuazione e l’impatto sul lavoro del Consiglio.
Posso dirle che nel primo semestre del 2006 vi è stato un totale di 98 delibere e dibattiti pubblici, conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006 e all’articolo 8 del regolamento interno del Consiglio.
Chris Davies (ALDE). – (EN) Apprezzo la risposta del Presidente in carica e sono molto lieto che il Consiglio abbia preso la decisione di organizzare la trasmissione di questi lavori in anticipo rispetto ad ogni disposizione contenuta nel Trattato di riforma.
Prendo atto della risposta del Presidente in carica che prima della fine del 2007 sarà effettuata e pubblicata un’analisi che, spero, indicherà come poter estendere i principi di apertura e di trasparenza in questo ambito. Può il Presidente in carica confermare che quest’analisi verrà effettivamente pubblicata prima dello scadere del suo mandato?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Ciò che posso confermare e assicurare è che questo tema sta a cuore alla Presidenza portoghese e che faremo tutto il possibile per far avanzare questo processo. Non posso in questo momento garantire date precise al riguardo, ma posso garantire che la Presidenza portoghese è interessata e impegnata a far avanzare la questione della trasparenza.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 10 dell’onorevole Ryszard Czarnecki (H-0620/07)
Oggetto: Situazione in Afghanistan
Quale ruolo vede il Consiglio per l'UE nella stabilizzazione della situazione in Afghanistan, dove sono di stanza truppe di taluni Stati membri UE?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) L’approccio dell’Unione europea si basa essenzialmente su uno stretto coordinamento. Sul piano interno è stata data particolare attenzione alla necessità di garantire la complementarietà e il rafforzamento reciproco delle azioni della Comunità europea, del Consiglio e degli Stati membri. Sul piano esterno, l’Unione europea è stata uno dei principali membri del Consiglio comune di sorveglianza e di coordinamento, istituito in virtù dell’accordo per l’Afghanistan del 2006.
La decisione del Consiglio del 12 febbraio 2007 di proseguire con la missione the pairs in Afghanistan deve essere inquadrata nel contesto di questa strategia più ampia. L’EUPOL è attualmente in fase di progettazione. Con questa missione, l’Unione europea manifesta la sua intenzione di svolgere un ruolo più attivo nell’ambito delle operazioni di polizia in relazione alla questione più ampia dello Stato di diritto. Questa missione collima naturalmente con l’impegno della Commissione a riformare il settore della giustizia. Tutti questi sforzi hanno l’obiettivo comune di rafforzare la sovranità delle istituzioni afghane.
Dal 2001 l’Afghanistan ha compiuto progressi significativi, come la creazione di istituzioni politiche rappresentative, la libertà di stampa, la creazione di istituzioni nel settore della sicurezza, il miglioramento della sanità e dell’istruzione, della situazione dei diritti dell’uomo e dello status delle donne, la nomina di una corte suprema funzionale e l’istituzione di un gruppo consultivo per la nomina di alti funzionari. L’Unione europea ha svolto un ruolo fondamentale in questo processo e ha già contribuito con 3,7 miliardi di euro dal 2002. L’Unione europea continua a profondere gli sforzi per garantire che il suo aiuto allo sviluppo raggiunga l’Afghanistan in tutte le parti del territorio.
La maggior importanza oggi attribuita alla governance e allo Stato di diritto è destinata a rafforzare l’azione anche in altri campi. La Commissione ha elaborato alcuni programmi nell’ambito dello sviluppo rurale, della salute e della governance e darà il suo appoggio finanziario ad alcune attività civili condotte dagli Stati membri mediante squadre provinciali di ricostruzione. L’Unione europea crede fermamente che, come affermato dal Consiglio europeo il 14 dicembre 2006, la sicurezza e lo sviluppo dell’Afghanistan siano interdipendenti. E’ per questo che l’Unione europea ha sempre mantenuto il suo impegno a lungo termine nei confronti dell’Afghanistan attraverso una strategia forte ed equilibrata.
Ryszard Czarnecki (UEN). – (PL) Grazie, Presidente Antunes, per questo chiarimento. Volevo solo far riferimento a una questione chiave attinente alle dichiarazioni rese di fronte alla commissione parlamentare degli affari esteri dai rappresentanti della Commissione europea attivi in Afghanistan.
Volevo sapere se il Consiglio intenda aumentare l’aiuto umanitario in Afghanistan e intensificare gli sforzi per ricostruire la società civile. A mio avviso, in Afghanistan occorre molto più che una presenza militare. Il mio paese è comunque presente sul terreno in Afghanistan, ciò che sta a dimostrare un certo desiderio di ottenere stabilità in quella regione.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Convengo con l’onorevole deputato: promuovere la sicurezza e la stabilità in termini militari in Afghanistan è fondamentale, ma questa è solo una parte di ciò che dobbiamo fare in quel paese. Dobbiamo anche adoperarci per rafforzare le istituzioni democratiche in Afghanistan e dobbiamo concentrarci sulla componente della “società civile afghana”. Dobbiamo investire nella sanità, nell’istruzione e nella formazione. Naturalmente, dobbiamo anche continuare a conquistare i cuori della popolazione afghana.
E’ per questo che abbiamo una strategia con due componenti, una delle quali è la componente militare, che implica sicurezza e stabilità sul terreno. Senza la sicurezza, senza la stabilità sul terreno non può esservi pace e certamente non può esservi sviluppo economico e sociale. Dobbiamo perciò garantire questo aspetto e, al tempo stesso, agire e investire nella società civile afghana e nelle istituzioni democratiche afghane. La cosiddetta ricostruzione della capacità amministrativa dello stato afghano.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) La stabilità economica in Afghanistan è il presupposto fondamentale per una democrazia che funzioni e per la pace nel paese. Nell’Unione europea abbiamo l’agenda di Oslo per l’educazione all’imprenditorialità per le PMI, per la creazione di nuove imprese e anche per favorire la mentalità imprenditoriale e per promuovere le esportazioni e le importazioni. Pensa sia possibile attuare questa agenda di Oslo anche in Afghanistan?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Onorevole Rübig, credo che dobbiamo investire in tutti i settori della società afghana, come ho appena detto. Chiaramente, in un paese come l’Afghanistan, con le difficoltà del momento in materia di sicurezza, le difficoltà economiche e la sua struttura sociale particolare, penso che le piccole e medie imprese possano svolgere un ruolo molto importante.
Mi sembra quindi che questo sia veramente un settore nel quale, dal punto di vista della formazione del tessuto economico e sociale dell’Afghanistan, possiamo e dobbiamo investire. Si può ovviamente discutere su come usare in concreto lo strumento finanziario, ma chiaramente nessuno si aspetta, almeno non adesso, che si impiantino grandi imprese in Afghanistan. Non è il momento adatto.
Credo che per rivitalizzare il tessuto economico afghano sia particolarmente necessario concentrare i nostri sforzi sulla qualificazione, sulla formazione e, al tempo stesso, sulle piccole e medie imprese.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 11 dell’onorevole Eoin Ryan (H-0625/07)
Oggetto: Reazione dell'UE per bloccare il crimine organizzato in Europa
Il Consiglio europeo può dichiarare qual è l'entità del crimine organizzato in Europa attualmente e quali iniziative coordinate sono poste in atto a livello UE per combattere la crescente minaccia dell'attività della criminalità organizzata?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Il Consiglio invita l’onorevole deputato a consultare la valutazione della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata (OCTA), elaborata annualmente dall’Europol all’attenzione del Consiglio e della quale esiste una versione pubblicata che viene presentata annualmente al Parlamento europeo.
Il 13 giugno di quest’anno, nella sua conclusione sull’OCTA 2007, il Consiglio ha ribadito la sua convinzione che la lotta contro la criminalità organizzata debba concentrarsi sulla riduzione della minaccia e del danno da questa causato, affrontando in particolare i seguenti problemi: gli ostacoli allo smantellamento dei gruppi di criminalità organizzata, che traggono origine dalla dimensione o dall’influenza internazionale di questi ultimi; il livello di infiltrazione della criminalità organizzata nella società e nell’economia, con particolare riguardo all’uso improprio di strutture imprenditoriali legali, in modo particolare nel settore dei trasporti; infine, l’uso improprio della tecnologia da parte di gruppi di criminalità organizzata.
Il Consiglio ha anche sottolineato che le priorità dell’Unione europea per il 2007 dovrebbero essere i mercati criminali seguenti: traffico di droga, specialmente droghe sintetiche; contrabbando e tratta di esseri umani, specialmente quando associata all’immigrazione clandestina; frode, specialmente in relazione ai beni che gravati da imposte elevate e alle frodi carosello IVA; contraffazione di euro, contraffazione di prodotti di base e furto della proprietà intellettuale, nonché riciclaggio di denaro sporco.
Come nel caso dell’OCTA 2006, queste conclusioni hanno evidenziato la necessità di un approccio multidisciplinare basato sulle informazioni, al fine non solo di turbare le attività criminali ma anche di smantellare le organizzazioni criminali assicurando i colpevoli alla giustizia e spogliandoli dei ricavi dei reati.
Questo implica che si faccia ricorso a risorse mirate, specializzate e che si organizzino strutture in modo da poter utilizzare tutte le informazioni di cui dispongono le autorità preposte ad applicare la legge e a individuare e combattere i gruppi criminali più pericolosi.
Nelle sue conclusioni il Consiglio esorta inoltre a sviluppare una nuova strategia di controllo basata sulle informazioni, che copra tutto il territorio nazionale ed eventualmente quello dell’Unione europea, completando la sorveglianza alle frontiere esterne con controlli, in transito o a destinazione, monitorando i movimenti finanziari e ampliando le capacità analitiche dei servizi preposti all’applicazione delle leggi nazionali e delle leggi europee.
Eoin Ryan (UEN). – (EN) La mia domanda è suddivisa in due parti. Lei ha risposto alla prima, nel senso che mi ha citato le iniziative messe in atto, ma non ha risposto alla parte che riguarda il livello della criminalità organizzata. Molti hanno l’impressione che al momento la sua ampiezza venga notevolmente sottovalutata e che i gruppi criminali organizzati si stiano infiltrando in moltissimi paesi dell’Unione europea, se non in tutti. Si tratta di un problema che non scomparirà e sono in molti a pensare che dovrebbe essere contrastato in modo molto più coordinato di quanto non lo sia adesso. Le sto chiedendo, suppongo, quale sia il livello di criminalità organizzata in Europa.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Onorevole Ryan, come ho già accennato, penso che sia utile – anzi è utile e in realtà essenziale – esaminare o consultare lo studio sulla valutazione della minaccia della criminalità organizzata in Europa. Non discuto, né al momento dispongo di dati per dirle se vi sia più o meno criminalità, ma succede spesso che sia abbia una percezione psicologica dell’aumento della criminalità, che tuttavia non è suffragato dai fatti.
Esiste comunque un dato inequivocabile: occorrono effettivamente sforzi più concertati e una maggiore cooperazione tra gli Stati membri e soprattutto tra le Istituzioni europee e gli Stati membri, in modo da contrastare le gravi e molteplici minacce poste dalla criminalità organizzata. Come ho accennato, grazie alle nuove tecnologie i gruppi di criminalità organizzata dispongono di mezzi operativi estremamente sofisticati ed estremamente difficili da combattere. Credo che tutti noi, tutti gli Stati membri, siamo consapevoli di questa nuova realtà tecnologica, delle nuove opportunità offerte ai criminali da questo sviluppo tecnologico, che crea veramente difficoltà particolari e specifiche nel combatterli.
Naturalmente, la Presidenza portoghese considererà, com’è suo dovere, tutte le proposte e tutti i suggerimenti presentati dalle Istituzioni al fine di lottare con più efficacia contro la minaccia posta da questi gruppi di criminali che, visto il tipo dei reati, non può non avere gravi ripercussioni sulle nostre società.
Jim Allister (NI). – (EN) Immagino che il Presidente in carica inorridisca all’idea che ci sia un legame tra la criminalità organizzata e un qualsiasi governo dell’Unione europea. Sì, purtroppo questa è esattamente la situazione in Irlanda del nord, dove il Sinn Féin, uno dei partiti di governo, è inestricabilmente legato all’IRA, il cui consiglio illegale, l’Army Council, controlla un portafoglio di centinaia di milioni di euro accumulati grazie alle attività criminali organizzate dall’IRA. Questo è uno dei motivi per cui l’Army Council non è stato sciolto. Il Consiglio si unirà alla condanna di quest’oscenità e chiederà all’IRA/Sinn Féin di sciogliere immediatamente l’illegale Army council?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) La mia risposta alla questione della lotta contro la criminalità organizzata, nonché la valutazione e la risposta del Consiglio sono contenute nel mio discorso iniziale. Non ho nulla da aggiungere su quest’argomento.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 12 dell’onorevole Seán Ó Neachtain (H-0627/07)
Oggetto: Sicurezza stradale
Il Consiglio europeo può descrivere quali misure stia perseguendo per ottenere un più elevato livello di sicurezza stradale sul territorio dell'Unione europea?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signor Presidente, onorevole Ó Neachtain, come l’onorevole deputato certamente sa, in seguito alla presentazione da parte della Commissione della valutazione intermedia del programma d’azione europeo per la sicurezza stradale nel marzo 2006, il Consiglio, nel corso della sua riunione dell’8 e del 9 giugno 2006, ha adottato delle conclusioni. In queste conclusioni, i ministri dei trasporti dell’Unione europea e la Commissione europea si sono accordati sulla necessità di rafforzare le misure e le iniziative di sicurezza stradale a livello comunitario o degli Stati membri.
In seguito, nell’ottobre del 2006, la Commissione europea ha adottato due proposte legislative sul tema del rafforzamento della sicurezza stradale e, grazie all’eccellente cooperazione tra il Parlamento europeo e il Consiglio, i due colegislatori hanno raggiunto rapidamente un accordo su una proposta di direttiva concernente l’istallazione a posteriori di specchi sui veicoli commerciali pesanti. La direttiva è entrata in vigore nell’agosto del 2007 e verrà applicata entro il 31 marzo 2009.
La Commissione stima che di qui al 2020 questa nuova misura legislativa possa salvare fino a 1 200 vite umane sulle strade comunitarie. Il Consiglio sta valutando una proposta di direttiva concernente la gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali in merito alla quale, in attesa del parere del Parlamento europeo, spera di adottare un orientamento generale durante la riunione del Consiglio il 1° e 2 ottobre prossimi. La Commissione stima che si potrebbero evitare circa 7 000 feriti e salvare circa 600 vite umane ogni anno se venissero applicate le misure proposte in questo progetto di strumento legislativo.
Devo anche dire all’onorevole deputato che può essere certo dell’intenzione del Consiglio di valutare positivamente le misure e le iniziative di sicurezza stradale proposte dalla Commissione europea nel contesto degli sforzi attuali per ridurre il numero di morti e di feriti sulle strade comunitarie.
Seán Ó Neachtain (UEN). – (EN) La ringrazio per la sua risposta, ma vorrei chiederle se a suo parere sia ora necessario un approccio più coordinato, considerato il numero di cittadini degli Stati membri che viaggiano da un paese all’altro. Ciò riguarda in particolare il mio paese, l’Irlanda, dove vengono molti cittadini dell’Europa orientale portando con sé le loro macchine. Non penso che il Consiglio – né invero la Commissione – abbia previsto in questo momento disposizioni adeguate per questo tipo di viaggi.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Essendo portoghese, ho notato anch’io nel mio paese sviluppi molto gravi in termini di sicurezza stradale. Per il Portogallo è un problema, o lo è stato. Quindi negli ultimi anni siamo intervenuti in maniera incisiva e grazie all’azione sistematica e persistente del governo abbiamo recentemente ottenuto una riduzione significativa di quello che era un flagello di morti sulle strade portoghesi, dovuto in particolare a incidenti stradali.
E’ un problema di cui siamo tutti consapevoli, che ci colpisce direttamente e nei confronti del quale siamo vigili e molto sensibili. Alla fine del mio intervento ho affermato che il Consiglio, in questo caso la Presidenza portoghese, analizzerà con grande attenzione e sarà totalmente disponibile a valutare e ad adottare ogni proposta della Commissione tesa a migliorare ulteriormente gli attuali sforzi per ridurre il numero di morti e di feriti sulle strade comunitarie. Come ho detto, la Presidenza, o meglio lo Stato membro che detiene la Presidenza, è molto sensibile a questa questione perché deve affrontare il medesimo problema in Portogallo. Di conseguenza, come ho detto, intendiamo prestare particolare attenzione a ogni proposta avanzata al riguardo dalla Commissione e dal Consiglio.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 13 dell’onorevole Brian Crowley (H-0629/07)
Oggetto: Adesione della Croazia all’Unione europea
Il Consiglio europeo può effettuare una dichiarazione esauriente su come procedono attualmente gli sforzi della Croazia per aderire all'Unione europea?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signor Presidente, onorevole Crowley, ho già avuto occasione qui, oggi, di accennare al processo di adesione della Croazia. Entrerò adesso un po’ più nei dettagli pur cercando di essere il più breve possibile visti i limiti di tempo.
Posso dirle, onorevole Crowley, che i negoziati di adesione con la Croazia sono ben avviati e che quest’anno sono stati compiuti progressi importanti. Nel complesso, sono stati aperti e chiusi provvisoriamente due capitoli: il capitolo 25, scienza e ricerca, e il capitolo 26, istruzione e cultura. Nel frattempo, sono stati aperti altri 10 capitoli. Questi sono: il capitolo 3, libertà di fornire servizi; il capitolo 6, diritto societario; il capitolo 7, diritto di proprietà intellettuale; il capitolo 9, servizi finanziari; il capitolo 10, società dell’informazione e mezzi di informazione; il capitolo 17, politica economica e monetaria; il capitolo 18, statistiche; il capitolo 20, politica imprenditoriale e industriale; il capitolo 29, unione doganale; e infine il capitolo 32, controllo finanziario.
Inoltre, il Consiglio ha intenzione di tenere la quinta riunione della Conferenza di adesione con la Croazia a livello ministeriale il 15 ottobre al fine di aprire il capitolo 28, salute e tutela dei consumatori. Altri capitoli seguiranno alla fine di quest’anno. Tuttavia, vi è ancora molto da fare, in particolare nelle aree critiche per il successo di ogni paese candidato, come quella della riforma del sistema giudiziario e dell’amministrazione pubblica, della lotta contro la corruzione e delle riforme economiche. Il Consiglio continua a sollecitare la Croazia a migliorare la sua capacità amministrativa, a recepire e ad attuare effettivamente l’acquis in modo da assolvere i suoi obblighi per l’adesione a tempo debito. Al fine di mantenere questa dinamica e di garantire un processo di qualità, vorremmo ricordare che sono necessari altri sforzi per soddisfare i requisiti del quadro negoziale, compresi gli obblighi della Croazia nell’ambito dell’accordo di stabilizzazione e di associazione, come anche l’applicazione del partenariato per l’adesione.
Brian Crowley (UEN). – (EN) Posso dire prima di formulare la mia domanda che penso sia bellissimo che oggi il Presidente in carica si sia trattenuto così a lungo in quest’Aula e abbia partecipato così bene a tante discussioni. La ringrazio a nome del Parlamento.
Per quanto riguarda l’orizzonte temporale per la Croazia, conosciamo le difficoltà incontrate in diversi capitoli per raggiungere un accordo con il governo croato. Tuttavia, il Presidente in carica può darci un arco di tempo entro il quale prevede che questi negoziati saranno conclusi? Parliamo di due anni, di tre anni? E’ possibile fornire un arco di tempo esatto, viste le difficoltà che potrebbero insorgere?
In secondo luogo, con riferimento ai settori che sono ancora da aprire – tutta l’area dell’indipendenza della magistratura e dei servizi di polizia in Croazia – quali azioni specifiche sono state adottate?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Onorevole Crowley, grazie per le sue gentili parole. Vorrei dirle che è stata una soddisfazione e un onore essere qui con voi oggi, a discutere e a dibattere, anche se non sempre ci siamo trovati d’accordo, su temi così importanti per il programma europeo e per l’Unione europea.
L’onorevole deputato mi sta chiedendo però l’impossibile: dargli una data per l’adesione della Croazia. Non posso farlo perché questa adesione, o questa data, dipenderà molto probabilmente più dalla Croazia che dall’Unione europea stessa. In realtà, la Croazia può determinarlo meglio dell’Unione europea per la semplice ragione che, come sapete, diventare parte dell’Unione europea, entrare nell’Unione europea, risponde o corrisponde allo stato di avanzamento del dossier, ai progressi compiuti per conformarsi ai criteri e alle condizioni. Ciò che posso dire in modo assolutamente inequivocabile è che la Croazia ha una buona prospettiva europea e buone prospettive di entrare nell’Unione europea, che la Presidenza portoghese s’impegna a far avanzare questo processo durante la sua Presidenza e che inoltre s’impegna naturalmente, insieme alla Commissione, a superare gli ostacoli che potrebbero presentarsi.
In novembre, come ho appena detto in risposta a un’altra domanda, ci sarà una valutazione dello stato dei negoziati con la Croazia. Tale valutazione ci verrà presentata dalla Commissione insieme a una proposta e, come potete immaginare, entrambe svolgeranno un ruolo fondamentale per seguire e monitorare il lavoro svolto. Esse saranno presentate dalla Commissione e saranno elaborate con la competenza e i dettagli che ci si possono aspettare e che le sono propri, e ciò che la Commissione dirà, proporrà e raccomanderà in quest’analisi sarà effettivamente molto importante per le decisioni del Consiglio sul futuro e sul proseguimento del processo negoziale con la Croazia.
E’ vero che molto spesso le questioni giudiziarie e quelle amministrative, in pratica le questioni legate alla specifica organizzazione interna degli Stati membri, sono le più difficili da risolvere. Sono quelli gli ambiti nei quali gli Stati membri, dal punto di vista della loro organizzazione specifica, devono investire di più ed eventualmente operare le riforme più profonde e, diciamo così, più dolorose e difficili. Siamo fiduciosi che la Croazia sarà capace di superare tutte queste difficoltà e che, in linea con i suoi stessi desideri e anche con quelli dell’Unione europea, diventerà membro della nostra Unione in un futuro non troppo lontano.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 14 dell’onorevole Liam Aylward (H-0631/07)
Oggetto: Cambiamenti climatici
Il Consiglio europeo può rilasciare una dichiarazione esauriente che descriva quali strutture sono messe in atto a livello UE atte a garantire un maggiore coordinamento tra l'Europa e l'America nelle azioni volte a rendere possibile il raggiungimento dell'obiettivo di ridurre del 20% le emissioni di CO2 al 2020?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signor Presidente, onorevole Aylward, non ci sono dubbi che i cambiamenti climatici siano una sfida globale che richiede soluzioni globali. Da parte loro, i leader europei hanno deciso di inviare alla comunità internazionale un chiaro messaggio della loro determinazione a combattere il cambiamento climatico assumendosi i seguenti impegni volti ad avviare i negoziati su un accordo globale per il periodo successivo al 2012. Finché questo accordo non sarà raggiunto, l’Unione europea si assume l’impegno fermo e indipendente di ridurre entro il 2020 le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990. Secondo, l’Unione intende impegnarsi fino a una riduzione del 30% se altri paesi sviluppati attueranno riduzioni analoghe e se i paesi in via di sviluppo economicamente più avanzati forniranno un contributo adeguato.
L’Unione europea considera che sia il momento di studiare i passi da compiere dopo il 2012 e di stabilire un approccio globale che implichi la partecipazione di un gran numero di paesi. Proseguire un dialogo permanente con gli Stati Uniti sarà essenziale per preparare i negoziati per il dopo 2012, che devono iniziare in occasione della conferenza sul clima che si terrà a Bali alla fine di quest’anno e ai quali ho già fatto riferimento nella mia risposta alla domanda precedente.
In questo contesto, prima della conferenza sono previste due importanti riunioni i cui risultati si tradurranno sicuramente in un valore aggiunto molto positivo per i negoziati di Bali. La prima sarà la riunione ad alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è tenuta a New York il 24 settembre. La seconda è la riunione delle principali economie il 27 e 28 settembre a Washington, dalla quale l’Unione europea si aspetta un contributo importante per far avanzare il processo internazionale nell’ambito delle Nazioni Unite. Inoltre, in occasione del vertice di Vienna nel giugno del 2006, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno deciso di avviare un dialogo ad alto livello sui cambiamenti climatici, l’energia pulita e lo sviluppo sostenibile. L’obiettivo è di proseguire sulla base delle iniziative bilaterali e multilaterali esistenti e di portare avanti l’attuazione della dichiarazione del vertice di Vienna e del piano di azione di Gleneagles sui cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile adottato dai capi di Stato e di governo del G8.
Brian Crowley (UEN), in sostituzione dell’autore. – (EN) Desidero ringraziare il Presidente in carica per la sua risposta.
Tuttavia, lo scopo della domanda era sottolineare che i diversi punti di vista dell’amministrazione statunitense e dell’Unione europea, riguardo alle possibili soluzioni e alla creazione di un partenariato nel mondo, sembrano divergere sempre di più e la distanza tra i due sembra essere aumentata negli ultimi anni. Ovviamente, per quanto bravi siamo nell’Unione europea, abbiamo bisogno che gli altri seguano il nostro esempio e in particolare vediamo che adesso, con la Cina, l’India e gli altri interessi che hanno, l’America potrebbe rimanere un’altra volta indietro.
Quindi, quello che vogliamo è un’azione specifica da parte dell’Unione europea per incoraggiare i nostri cugini americani d’oltreoceano a unirsi a noi, in modo da poter tener testa alla forza della Cina e dell’India in questi negoziati.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Onorevole Crowley, sono pienamente d’accordo con lei. Dobbiamo convincere i nostri cugini e, visto che sono nostri cugini, ci aspettiamo che si lascino convincere o almeno che siano disposti a lasciarsi convincere. Mi lasci dire che la strada per Bali e dopo Bali sarà complicata e irta di difficoltà. Nessuno lo dubita, ma è chiaro che con un’azione continua e concertata possiamo, spero, ottenere dei risultati. In ogni caso ritengo che nonostante tutto, grazie al dialogo permanente che è stato stabilito proprio con i nostri cugini dall’altra parte dell’Atlantico, sia possibile superare ogni divergenza, ogni divergenza di opinione sui cambiamenti climatici.
A questo riguardo credo che le conclusioni sui cambiamenti climatici raggiunte alla riunione del G8 in Germania, la possibilità che si è venuta a creare, o l’accordo raggiunto sul ruolo fondamentale delle Nazioni Unite nella questione dei cambiamenti climatici siano tutti indizi positivi che lasciano intravvedere la possibilità di ulteriori progressi e di nuovi accordi in materia. Come ho già detto, è indispensabile che l’Unione europea mantenga, per così dire, il suo ruolo di leader e di attore che apre la strada agli altri attori per salvaguardare l’ambiente e il nostro pianeta.
Presidente. − Onorevoli deputati, avrete notato che le tre prossime interrogazioni riguardano tutte il Pakistan. Sfortunatamente non posso avvalermi del Regolamento interno per invitare il Consiglio a rispondervi congiuntamente perché il Consiglio ha strutturato il suo lavoro diversamente. Devo attirare la vostra attenzione sulla necessità di una riforma del Parlamento e in particolare sul ruolo che voi, onorevoli deputati, dovete svolgere riguardo a questa fondamentale riforma del Tempo delle interrogazioni, che credo ci trovi tutti unanimi. Sfortunatamente, non possiamo applicare regole più flessibili perché abbiamo un Regolamento al quale dobbiamo attenerci. Devo quindi annunciare queste interrogazioni una alla volta e ciò probabilmente significa che non sarà possibile rispondere a tutte. A seconda di come avanzeranno i lavori, vedremo se saremo più o meno produttivi.
Inizierò con l’interrogazione n. 15 sugli assets dei militari pakistani. Quest’interrogazione è presentata dall’onorevole Rutowicz e invito il Consiglio a rispondere direttamente.
Annuncio l’
interrogazione n. 15 dell’onorevole Józef Rutowicz (H-0637/07)
Oggetto: Assets dei militari pakistani
E' ampiamente noto che le forze armate pakistane dominano l'economia e l'amministrazione del paese. Il Consiglio vorrà tracciare un'analisi di valutazione dell'attivo totale accumulato dall'attività di affari connessa alle forze militari mentre la società pakistana subiva un impoverimento?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) I molteplici esempi di dialogo tra l’Unione europea e il Pakistan nel contesto di quel paese e il ruolo che svolgono le forze armate fanno parte di un’analisi globale sulla quale si basa la politica del Consiglio relativamente al Pakistan.
La situazione generale dell’economia del Pakistan e il suo livello di sviluppo sono altre due componenti di questa stessa analisi. Naturalmente entrambe vengono prese in considerazione nella definizione generale della nostra politica nei confronti di questo paese e continueranno ad esserlo in futuro.
Leopold Józef Rutowicz (UEN). – (PL) Desidero ringraziare il Presidente e il Presidente Antunes per questa risposta. Mi sembra di capire che con quest’interrogazione si volesse essenzialmente sapere se verrà offerta assistenza umanitaria a queste povere popolazioni del Pakistan. Sarei grato al Presidente in carica Antunes se potesse fornire alcune informazioni a questo riguardo.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Onorevole Rutowicz, come lei sa, il tema dell’aiuto umanitario, dell’aiuto alla cooperazione e dell’aiuto allo sviluppo sono prioritari per l’Unione europea. Ovunque ci siano persone che soffrono o vivono in povertà, l’Unione europea, il Consiglio e anche il Parlamento fanno tutto ciò che è in loro potere per cercare di aiutare a risolvere queste situazioni. L’Unione europea è uno dei maggiori, se non il maggiore, donatore di aiuti internazionali e questo non può essere dimenticato.
Presidente. − Poiché gli autori non sono presenti, le interrogazioni nn. 16 e 17 decadono.
Annuncio l’
interrogazione n. 18 dell’onorevole Mairead McGuinness (H-0639/07)
Oggetto: Fondo di solidarietà dell'Unione europea
Il Consiglio può rilasciare una dichiarazione sull'efficacia del Fondo di solidarietà dell'Unione europea?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signor Presidente, onorevole McGuinness, come sa l’onorevole deputata, la Commissione è responsabile dell’applicazione del regolamento sul Fondo di solidarietà e l’efficacia di questo regolamento deve essere valutata nel quadro dei criteri stabiliti dal regolamento stesso.
Per quanto risulta al Consiglio, nei casi di catastrofe previsti dal regolamento, la sua applicazione è stata efficace. La Commissione europea elabora periodicamente relazioni nelle quali espone dettagliatamente come viene utilizzato il Fondo di solidarietà.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Grazie per la breve risposta. Suppongo che il Consiglio ne abbia un’idea, perché gli Stati membri dovrebbero avere un’idea di come venga a incidere sui loro paesi. Pensa che il bilancio di un miliardo sia sufficiente e che il Fondo reagisca abbastanza rapidamente alle varie crisi che deve affrontare?
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Onorevole McGuinness, come ho detto, secondo l’analisi del Consiglio l’applicazione di questo regolamento, in altre parole l’applicazione del Fondo di solidarietà, è stata efficace. L’istituzione di un fondo per aiutare gli Stati membri ad affrontare le catastrofi naturali o di altro tipo è stata sicuramente un’ottima iniziativa, perché una cosa così non esisteva prima. Questo Fondo è senz’altro utile in quanto le catastrofi di questo tipo mettono gli Stati membri in una situazione di difficoltà e di bisogno molto particolare.
Idealmente esiste sempre la possibilità di chiedere e di sollecitare di più. Doppiamo ovviamente guardare a questa questione con realismo ma anche con ambizione. Sono sicuro che il Consiglio, a tempo debito e su proposta dalla Commissione, non mancherà di valutare questa possibilità. Per il momento però, abbiamo il quadro legislativo che abbiamo; è con questo che lavoreremo e lavoreremo con realismo, salutando con favore la creazione di questo Fondo e l’efficacia con la quale svolge il suo ruolo, cosa che prova la fondatezza dell’iniziativa.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 19 dell’onorevole Bill Newton Dunn (H-0641/07)
Oggetto: Pace in Medio Oriente
Il Consiglio sta utilizzando appieno i talenti eponimi del Console generale britannico a Gerusalemme, signor Makepeace (letteralmente "fare la pace")??
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Risponderò all’interrogazione orale anche se sono sicuro che sia già stata precedentemente presentata dall’onorevole Newton Dunn. Molto bene, vorrei dire che le missioni diplomatiche e consolari degli Stati membri e le delegazioni della Commissione nei paesi terzi cooperano per garantire che le posizioni e le azioni comuni adottate dal Consiglio nel contesto della politica estera e di sicurezza comune vengano osservate e attuate come specificato nel Trattato dell’Unione europea. Questo include naturalmente anche il console generale britannico a Gerusalemme, al quale fa riferimento l’onorevole parlamentare nella sua interrogazione.
Bill Newton Dunn (ALDE). – (EN) Nell’interesse del mio onorevole collega, che vuole presentare l’interrogazione n. 20, rinuncio al mio diritto di presentare una domanda complementare.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 20 dell’onorevole Gay Mitchell (H-0644/07)
Oggetto: Allocazione dei seggi del Parlamento europeo agli Stati membri
Intende il Consiglio proporre modifiche all'allocazione dei seggi del Parlamento europeo ai vari Stati membri?
Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. − (PT) Signor Presidente, onorevole Mitchell, sono lieto di rispondere alla sua interrogazione, tanto più che le interrogazioni che riguardano il Trattato di riforma sono, a mio personale parere, particolarmente interessanti e importanti, a cominciare dalla questione di un nuovo Trattato per l’Unione molti anni fa. E’ pertanto con vivo piacere che cercherò di rispondere alla sua domanda. Le ricorderò che, conformemente al mandato del 22 giugno conferito alla Conferenza intergovernativa del 2007, le disposizioni su questo tema da includere nel Trattato di riforma prevedono che vi sia una decisione che definisca la composizione del Parlamento europeo e che questa debba essere adottata dal Consiglio europeo su iniziativa e con l’accordo del Parlamento europeo.
Come sicuramente l’onorevole deputato sa, per non perdere tempo il Consiglio europeo di giugno ha sollecitato il Parlamento europeo a presentare un progetto di questa iniziativa entro ottobre 2007. Siamo al corrente che una relazione sulla futura composizione del Parlamento europeo verrà presentata dagli onorevoli Lamassoure e Severin nella sessione plenaria di ottobre, cioè il 10 ottobre di quest’anno.
Gay Mitchell (PPE-DE). – (EN) Vorrei ringraziare il mio collega per aver rinunciato alla sua domanda complementare e ringraziare il Presidente in carica per aver accettato quest’interrogazione.
Il motivo per cui la presento è che in Irlanda siamo già passati da 15 a 13 seggi. L’Irlanda è’ un’isola al largo della costa occidentale dell’Europa. E’ il punto estremo prima di arrivare negli Stati Uniti. Adesso è stata presentata una proposta per ridurre ulteriormente i nostri seggi da 13 a 12, proprio quando la nostra popolazione è aumentata del 12% e si prevede che aumenti ancora notevolmente.
Ciò che vorrei dire al Presidente in carica è questo: poiché devono essere allocati altri 16 seggi, può gentilmente ricordarsi dei motivi per cui l’Irlanda vuole mantenere i suoi 13 seggi? Se si guardano le cifre, penso che ci si renda conto che i nostri motivi sono validi e vorrei chiedere che venissero presi in considerazione.
Manuel Lobo Antunes. − (PT) Signor Presidente, vorrei far notare che il punto più occidentale dell’Europa è il Portogallo, con Capo da Roca o Capo Roca. Forse, con questa affermazione metto in discussione la dichiarazione dell’onorevole deputato sulla posizione geografica del suo paese ma, in verità, il punto più a occidente dell’Europa si trova nel mio paese.
Per quanto riguarda la sua interrogazione, più precisamente la seconda parte, l’onorevole parlamentare troverà nel Parlamento europeo e nei suoi colleghi parlamentari gli interlocutori principali e fondamentali per la sua interrogazione. Cionondimeno, prendo naturalmente nota del suo intervento.
Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
L’interrogazione n. 31 è stata dichiarata irricevibile (allegato II, parte A, punto 2, del Regolamento).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
(La seduta, interrotta alle 19.35, è ripresa alle 21.00)
PRESIDENZA DELL’ON. Edward McMILLAN-SCOTT Viecpresidente