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Procedura : 2007/2113(INI)
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Ciclo del documento : A6-0326/2007

Testi presentati :

A6-0326/2007

Discussioni :

PV 26/09/2007 - 17
CRE 26/09/2007 - 17

Votazioni :

PV 27/09/2007 - 9.2
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Testi approvati :

P6_TA(2007)0417

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 26 settembre 2007 - Strasburgo Edizione GU

17. Efficienza ed equità nei sistemi europei d'istruzione e formazione (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione dell’onorevole Tomáš Zatloukal, a nome della commissione per la cultura e l’istruzione, sull’efficienza ed equità nei sistemi europei d’istruzione e formazione (2007/2113(INI)) (A6-0326/2007).

 
  
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  Tomáš Zatloukal, relatore. – (CS) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli parlamentari, l’Unione europea sta affrontando diverse sfide socioeconomiche interconnesse tra loro: l’emergenza di paesi altamente competitivi, l’invecchiamento della popolazione, la migrazione, una struttura del mercato del lavoro in rapido cambiamento e tecnologie dell’informazione e della comunicazione in forte espansione. Ognuno di questi fattori incide sulla questione dell’accesso all’istruzione di qualità. Le persone scarsamente qualificate sono sempre più esposte al rischio della disoccupazione e dell’esclusione sociale.

Sistemi equi garantiscono che l’istruzione e la formazione siano indipendenti dall’estrazione socioeconomica e da altri fattori che pongono l’individuo in una situazione di svantaggio.

La sfida consiste nell’incoraggiare la partecipazione degli allievi, degli studenti e degli adulti di tutti i gruppi sociali: la situazione attuale da questo punto di vista è particolarmente insoddisfacente.

La relazione che presento a questo Parlamento sollecita gli Stati membri ad adottare misure pratiche sin dalla fase prescolare, al fine di garantire la diversità sociale delle classi e degli istituti e lo svolgimento di programmi scolastici di qualità. Le competenze ereditarie o acquisite precocemente sono la base per l’apprendimento nel corso della vita. Durante questo periodo si ha un rendimento massimo dell’investimento, perché i suoi frutti durano tutta la vita. Vorrei far notare che a livello di istruzione primaria una categorizzazione precoce degli allievi ha ripercussioni negative. Ritengo invece importante adattare il programma ai diversi gruppi di bambini e alle loro capacità all’interno di una scuola.

D’altra parte, la differenziazione e l’istituzione di una serie flessibile di opzioni di studio sono molto efficaci a livello d'istruzione secondaria. Per quanto riguarda la formazione professionale, raccomanderei di migliorare l’accesso all’istruzione terziaria e di sviluppare le opportunità di formazione permanente.

L’istruzione di terzo livello è fondamentale per un’economia basata sulla conoscenza e avrebbe bisogno di maggiori finanziamenti di quanti non ne riceva attualmente. La relazione sostiene che l’offerta di un’istruzione universitaria gratuita non garantisce necessariamente l’equità e sollecita un’analisi dei diversi incentivi finanziari e delle opzioni di sostegno capaci di ridurre significativamente le disuguaglianze sul piano dell’accesso all'istruzione universitaria.

L’istruzione ha un impatto sull’economia: aumenta il capitale umano e la capacità innovativa e consente la diffusione delle tecnologie. Ogni anno aggiuntivo di frequenza scolastica media incrementa la produttività di un paese UE in maniera selettiva del 6,2% e a lungo termine di un ulteriore 3,1%, grazie al contributo che apporta a uno sviluppo tecnologico più rapido. L'aumento dell’efficienza dell’istruzione e della formazione apporta ai singoli e alla società nel suo complesso un rendimento massimo dell’investimento pari all’8% annuo. Un ulteriore beneficio viene dalla riduzione della disoccupazione: attualmente nell’UE il tasso di disoccupazione medio è del 12,6% tra le persone che hanno concluso il ciclo di studi primario o secondario, mentre scende al 5% tra le persone che hanno portato a termine il ciclo di istruzione superiore. Inoltre, secondo ricerche recenti, 75 milioni di cittadini UE, ossia il 32% della forza lavoro, hanno ricevuto un’istruzione insufficiente; nel 2010 solo il 15% dei nuovi posti di lavoro sarà a disposizione di questo gruppo di persone, la maggior parte delle quali proviene da settori svantaggiati della società.

Le politiche di istruzione e di formazione hanno un impatto positivo significativo sui risultati sociali ed economici, sullo sviluppo sostenibile e sulla coesione sociale, mentre l’inefficienza e l’iniquità comportano costi enormi: perdita di gettito fiscale, disoccupazione, maggior richiesta di assistenza sanitaria e fondi pubblici, nonché i costi associati ad una maggiore diffusione di comportamenti antisociali.

L’istruzione e la formazione sono fattori essenziali che contribuiscono alla crescita economica, alla competitività e alla coesione sociale a lungo termine dell’Europa.

Per concludere, mi sia consentito ringraziare tutti i colleghi che hanno collaborato con me alla stesura di questa relazione.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. Diana WALLIS
Vicepresidente

 
  
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  Ján Figeľ, Membro della Commissione. (EN) Signora Presidente, apprezzo grandemente l’iniziativa del Parlamento di dar seguito al messaggio della nostra comunicazione su questo tema adottata l’anno scorso.

E’ con molto interesse che ho letto la relazione e ho anche ascoltato l’onorevole Zatloukal, col quale voglio congratularmi cordialmente perché penso e sento che abbiamo le stesse posizioni su questa questione, in questa discussione e negli sforzi per migliorare la situazione.

Vorremmo adesso ascoltare una descrizione delle sfide socioeconomiche che affrontiamo individualmente, collettivamente, insieme, ma anche dell’importanza di investire – investire meglio, investire di più – nelle politiche in materia d’istruzione e di formazione. Credo che queste siano al centro dei nostri sforzi per creare una società europea più prospera e più coesa.

Tutti i sistemi d’istruzione europei sono segnati da disparità che riflettono disuguaglianze socioeconomiche. Il ruolo paradossale dell’istruzione e della formazione rispetto a queste disuguaglianze è che molto spesso contribuiscono al loro perpetuasi. Ma a volte sono l’unico veicolo che permette di migliorare queste disuguaglianze.

In tutta Europa il motore principale del processo di ammodernamento dei sistemi d’istruzione e di formazione è la maggior efficienza dei costi. Ovviamente, penso che questa sia auspicabile; tuttavia, frequentemente ed erroneamente, si presume che efficienza ed equità si escludano a vicenda.

A dimostrazione del nostro impegno ad aiutare gli Stati membri a migliorare i loro sistemi d’istruzione e di formazione, la comunicazione della Commissione ha dimostrato che l’efficienza e l’equità non devono andare a scapito l’una dell’altra, a scapito dell’equità. In realtà, efficienza ed equità si rafforzano a vicenda. Credo che questo sia il messaggio più importante di tutta la comunicazione.

La relazione mette decisamente in risalto la necessità di rendere efficienti ed equi i sistemi europei d’istruzione e di formazione se vogliamo che contribuiscano a realizzare non solo la crescita economica ma anche la coesione sociale.

Sono particolarmente lieto di constatare che sia stato posto l’accento sulla necessità di sviluppare politiche efficienti ed eque lungo tutto il corso della formazione permanente e sulla necessità di investire nelle prime fasi dell’istruzione, perché l’investimento nell’istruzione e nell’assistenza di qualità nella prima infanzia e nella fase prescolare si è rivelato il modo più efficace di spezzare il ciclo dello svantaggio.

Sono anche lieto di notare che sia confermato il nostro messaggio secondo il quale una scelta precoce del percorso abbia ripercussioni negative sull’efficienza e l’equità. E, naturalmente, che si ponga l’accento anche sulla necessità di sviluppare una cultura della valutazione al fine di sviluppare politiche a lungo termine efficaci e basate su dati concreti.

L’iniziativa del Parlamento ci avvicinerà allo sviluppo di strategie per l’apprendimento permanente che promuovano l’eguaglianza, l’inclusione, l’integrazione e la coesione sociale. Ne terremo pienamente conto nelle nostre prossime iniziative in materia d’istruzione e formazione, segnatamente nella proposta di relazione congiunta del 2008 sull’attuazione del nostro programma di lavoro e sulle nostre riflessioni per il futuro, nonché nel Libro verde sui legami tra istruzione e immigrazione, in cui il tema delle disuguaglianze sarà uno dei temi centrali. Speriamo di presentare questa comunicazione la prossima primavera.

 
  
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  Christa Prets, relatore per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. (DE) Signora Presidente, la domanda sorge spontanea: perché parliamo di uguaglianza o disuguaglianza, giacché sono più le donne degli uomini a raggiungere un alto livello di istruzione? Questo significa che abbiamo le stesse opportunità scolastiche e che ce ne serviamo, ma che le pari opportunità non sono più garantite dopo la scuola. Nella formazione, nell’impiego delle conoscenze acquisite le donne continuano ad essere discriminate, il che significa che non vi è ancora uguaglianza nei sistemi d’istruzione e di formazione.

Per questo motivo è fondamentale tener conto, per esempio, delle donne che sono già madri e stanno studiando: in questo conteso è importante chiedere un’organizzazione degli studi particolarmente flessibile ed è importante promuovere e sostenere l’accesso allo studio per le giovani donne, soprattutto per quelle che provengono da regioni lontane, e per i gruppi vulnerabili, come le donne immigrate e quelle appartenenti a minoranze etniche, perché è qui che si verificano le maggiori anomalie e disuguaglianze. Questo processo deve iniziare in età prescolare e scolare, per poi continuare durante tutto l’arco della formazione professionale.

Se posso, continuerò dopo una breve pausa.

 
  
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  Pál Schmitt, a nome del gruppo PPE-DE. (HU) Grazie, signora Presidente. Parlerò in ungherese. Signor Commissario, la settimana scorsa, in qualità di rappresentante della commissione per la cultura e l’istruzione, ho partecipato a Lisbona ad una conferenza intitolata “Young Voices – Meeting Diversity in Education” ed organizzata dalla Presidenza portoghese.

E’ stato profondamente toccante ascoltare le esperienze scolastiche di giovani con diverse disabilità fisiche e di apprendimento. Nelle loro storie c’era un filo comune: ognuno di loro ha detto di sentire che, se avesse potuto partecipare alle attività scolastiche accanto ai coetanei fisicamente abili, non sarebbe stato giudicato in base alle sue invalidità, bensì in base alle sue capacità e alla sua personalità.

L’integrazione dei bambini disabili nell’istruzione ordinaria, insieme ai loro coetanei fisicamente abili, è vitale anche per garantire che la società li accetti e li includa più facilmente da adulti. Se i bambini sono abituati sin dall’infanzia a stare con bambini che hanno una qualsiasi forma di invalidità e sono abituati a rispettarli ugualmente ed anche ad aiutarli, allora esistono buone possibilità che da adulti dimostrino più comprensione e empatia verso le persone svantaggiate.

La relazione che abbiamo davanti parla molto del problema dell’integrazione in relazione alle differenze sociali. Sono convinto che, per analogia con l’esempio citato prima, sia anche importante che i bambini socialmente svantaggiati possano partecipare in modo inclusivo, insieme agli altri bambini, alle varie fasi dell’istruzione.

Per raggiungere quest’obiettivo dobbiamo mettere in atto due cose. Una è il progresso tecnologico e l’abbattimento delle barriere. Da questo punto di vista, gli Stati membri dell’Europa centrale e orientale sono molto indietro: le scuole, l’ambiente scolastico, i mezzi di trasporto, persino gli ospedali e le altre istituzioni, le istituzioni pubbliche per esempio, sono inaccessibili a chi si deve muovere in sedia a rotelle. L’altra cosa, e questo richiederà più tempo, è che occorre che coloro che sono preposti a prendere decisioni cambino atteggiamento e riconoscano che l’istruzione inclusiva è la prima fase cruciale del processo di accettazione e di inclusione sociale.

Per concludere, mi si consenta di dire che anche lo sport è estremamente istruttivo e ha una grande valenza sociale, perché nello sport le differenze sociali e societarie scompaiono: le uniche cose che contano sono il talento, la determinazione e l’applicazione. L’educazione fisica nelle scuole e lo sport contribuiscono moltissimo a rafforzare importanti valori sociali come la solidarietà e il rispetto reciproco per la dignità dell’altro.

Per questo considero importante che, quando in quest’Aula si discute di qualità, di efficienza e di uguaglianza nell’istruzione e nella formazione, si faccia riferimento anche all’importanza dell’educazione fisica e alla sua qualità, efficienza ed equità. Dobbiamo anche garantire che l’istruzione inclusiva svolga in questo senso un ruolo importante. Mi congratulo con il relatore e ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Christa Prets, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signora Presidente, il diritto all’istruzione senza limitazioni, vale a dire il diritto di accesso all’istruzione, è sancito dalla Carta dei diritti fondamentali e tuttavia nella pratica è ancora carente e non completamente attuato.

La notevole disparità di prestazioni tra i sistemi scolastici dell’UE si traduce in differenze nello sviluppo economico e sociale. I sistemi scolastici devono essere efficienti, equi e soprattutto accessibili gratuitamente. Bisogna promuovere e dar rilevanza all’efficienza già a livello prescolare, nelle scuole e anche nel sistema di formazione professionale.

E’ estremamente importante che l’istruzione superiore si abitui a una certa flessibilità per rispondere rapidamente ai cambiamenti economici e sociali, perché questo è l’unico modo per creare vantaggi competitivi. Multidimensionalità, qualità, cooperazione con il settore privato e promozione della ricerca e dello sviluppo sono elementi essenziali. Non dobbiamo però istruire e formare le persone solo per rifornire l’economia di lavoratori ben qualificati. L’istruzione è arricchimento personale ed è la conditio sine qua non per poter vivere in una società coesa. Essa favorisce lo sviluppo personale e l’autostima ed è per lo meno altrettanto importante della formazione specialistica, professionale e commerciale.

Il nostro obiettivo deve essere quello di offrire agli insegnanti e a tutti i loro studenti un’istruzione di alto livello e soprattutto possibilità di avanzamento e di sviluppo flessibile, perché qui stiamo continuando da decenni a procedere sui soliti binari. Così non può più continuare!

Sarebbe semplicistico dire che la politica in materia d’istruzione debba essere un problema che riguarda esclusivamente gli Stati membri. Ciò è’ vero solo in parte. Uno spazio educativo europeo con una meta comune, l’obiettivo di Lisbona, ha anche bisogno di un approccio comune per raggiungere efficienza ed equità.

 
  
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  Jolanta Dičkutė, a nome del gruppo ALDE. (LT) Onorevoli parlamentari, l’apprendimento è parte inscindibile della dimensione sociale europea, perché rivela il significato della solidarietà, delle pari opportunità e dell’inclusione sociale. Tutti i cittadini devono acquisire le conoscenze e le competenze che sono loro richieste e devono aggiornarle regolarmente. E’ inoltre necessario considerare le speciali esigenze delle persone che sono al limite dell’esclusione sociale.

L’Unione europea non disciplina direttamente l’ordinamento dei sistemi nazionali d’istruzione, ma sicuramente influisce notevolmente sul loro sviluppo: in primo luogo, grazie agli obiettivi comuni dell’Unione europea; in secondo luogo, attraverso il monitoraggio degli orientamenti fissati a livello europeo e delle relazioni sullo sviluppo dei sistemi d’istruzione presentate dagli Stati membri; in terzo luogo, tramite programmi d’istruzione e di formazione finanziati dall’Unione europea.

Accolgo con favore la raccomandazione della Commissione europea di fare dell’investimento nelle risorse umane una priorità dei Fondi strutturali. L’Unione europea deve fornire a ogni Stato membro che intenda creare e sviluppare un sistema d’istruzione e di formazione europeo efficiente le condizione essenziali per risolvere i problemi che si presentano. Per esempio, uno dei problemi più grossi in Lituania, oggi, è la violenza nelle scuole. Per combatterla abbiamo già iniziato a mettere in atto diversi programmi di prevenzione a livello nazionale. Un altro problema è la qualità dell’istruzione superiore e stiamo studiando ogni modo possibile per migliorarla, affinché il livello d’istruzione offerto dalle università del nostro paese sia pari a quello delle migliori università dell’Europa occidentale.

Il sistema d’istruzione lituano deve far fronte anche ad altri problemi. Uno di questi è il basso livello degli stipendi degli insegnanti di tutte le discipline, con l’inevitabile conseguenza della carenza di insegnanti. Non abbiamo abbastanza denaro per riparare palestre e campi sportivi e credo che migliorare le infrastrutture sportive sia importante non solo per incoraggiare gli scolari ad amare lo sport, ma anche per evitare che assumano droghe, che bevano o che fumino. Un altro problema molto serio è quello dei giovani emigrati che ritornano a casa e per i quali occorrono ulteriori finanziamenti e insegnanti supplementari per studi di recupero e programmi speciali.

Ho accennato qui solo ad alcune difficoltà, che senz’altro sono rilevanti anche in altri Stati membri dell’Unione europea. Concordo assolutamente con il collega che ha detto di ritenere insoddisfacente la situazione attuale. L’attuale obiettivo dell’Unione europea dovrebbe essere una valutazione realistica e un sostegno attivo ai diversi sistemi d’istruzione che sono conformi agli obiettivi e agli standard comuni europei.

 
  
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  Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, c’è un detto popolare in Polonia che dice che se non impari certe cose da bambino ne pagherai le conseguenze per il resto della vita. Ci ricorda saggiamente che insegnare ai bambini è il miglior investimento che ci sia. Bene fa il relatore a suggerire un aumento delle risorse allocate all’istruzione prescolare, perché è qui che inizia l’integrazione sociale. Quest’ultima contribuisce a sviluppare l’individuo e a prepararlo a svolgere la propria missione nella vita. L’integrazione dovrebbe essere rafforzata anche in una fase successiva. Bene fa, quindi, il relatore a ravvisare il problema della classificazione degli individui e l’opportunità di suddividere gli studenti secondo il grado di preparazione solo nella scuola secondaria, prolungando la durata dell’istruzione scolastica.

E’ anche giusto che il progetto di risoluzione individui chiaramente la necessità di collegare le politiche in materia d’istruzione e di formazione professionale alle politiche relative all’occupazione, all’economia e all’inclusione sociale, aumentando la competitività dell’istruzione superiore e permettendo a tutti di accedervi in modo paritetico.

Il motivo più urgente per l’adozione di queste misure per l’istruzione è il fatto che 75 milioni di cittadini dell’Unione europea, cioè il 32% della forza lavoro, hanno un’istruzione insufficiente, con gravi ripercussioni sull’efficienza del loro lavoro, sull’andamento delle nostre economie e sulla situazione sociale. E’ necessario un cambiamento.

 
  
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  Věra Flasarová, a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Onorevoli parlamentari, un sistema equo ed efficiente dovrebbe garantire a tutti l’accesso all’istruzione.

Il relatore sostiene che dobbiamo migliorare l’istruzione nella fase prescolare, quando si formano le abitudini e le competenze necessarie per l’apprendimento successivo. Chiede agli Stati membri di aumentare i finanziamenti per l’istruzione prescolare. Ma qual è la realtà?

Negli ultimi anni, in quasi tutti i paesi dell’Unione europea, le strutture prescolastiche sono state chiuse. La tendenza demografica negativa non è l’unica causa. La commissione per i diritti della donna e la parità di genere ha concordato con quest’analisi e la situazione nella Repubblica ceca non è diversa. Le strutture prescolari sono state chiuse perché la loro gestione è costosa. E’ così che i villaggi e le città cercano di risparmiare nel bilancio. Strutture prescolari presso le aziende praticamente non esistono più. I tempi di attesa per accedere a queste strutture si allungano. Iniziano ad esserci asili privati di alto livello: offrono l’insegnamento di una lingua straniera e altri vantaggi accessori, ma solo le famiglie benestanti se li possono permettere. L’istruzione prescolare nella Repubblica ceca era, ed è ancora, di alto livello ma anche qui esiste già una certa disuguaglianza.

Non posso essere d’accordo con il paragrafo 21 della relazione, che afferma che l’offerta di un’istruzione universitaria gratuita non garantisce necessariamente l’equità. Il sistema di prestiti agli studenti rimborsabili successivamente avrà un impatto più grave sugli studenti poveri rispetto ai più abbienti e potrebbe influire sulla psiche dei giovani che iniziano la vita oberati da debiti.

L’Europa sta vivendo un’ondata d’immigrazione. Tra coloro che vengono da noi ci sono molti bambini e studenti. Queste persone hanno un grande potenziale che può aiutare l’Europa nel suo sviluppo futuro. Si trovano anche a un’immaginaria linea di partenza e dovremmo dare loro la possibilità di partecipare al meglio al sistema d’istruzione. In questo contesto è difficile capire la legislazione scolastica in vigore nella Repubblica ceca dal gennaio 2005, che disciplina in che misura sia consentito l’accesso all’istruzione agli stranieri con permesso di soggiorno permanente e con visti a lungo o breve termine, ai rifugiati o ai richiedenti asilo o alle persone sotto protezione temporanea. Questa decisione burocratica traccia una linea di demarcazione tra i bambini che devono andare a scuola e i bambini che non devono andare a scuola. Tutto dipende dalla rapidità con cui la persona in questione ottiene lo status richiesto. Il loro arrivo è già drammatico abbastanza. Dobbiamo fare il possibile per facilitare il loro ingresso nell’Unione. Non vogliamo che i giovani vengano trascinati in attività sociali poco desiderabili.

 
  
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  Ovidiu Victor Ganţ (PPE-DE). – (RO) Signora Presidente, signor Commissario, mi congratulo con l’onorevole Zatloukal per la relazione che considero molto buona, perché fa riferimento a uno dei capitoli più importanti e sensibili della nostra vita, l’istruzione.

Vorrei inoltre accennare a tre aspetti di questa relazione: ha richiesto un maggior sostegno per i programmi universitari di eccellenza, sia a livello di Stati membri che, nel limite delle sue competenze, a livello di Unione europea. Ciò è fondamentale, se vogliamo che l’agenda di Lisbona vada in porto e se vogliamo ridurre il divario con gli altri attori internazionali. La mancanza di specialisti altamente qualificati in Europa si fa sentire ovunque ed è particolarmente grave nei nuovi Stati membri a causa del fenomeno del brain drain.

Al tempo stesso sono convinto che l’aumento dell’efficienza del processo educativo sia strettamente legato al multilinguismo. Nel contesto della libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea, l’adeguamento ai requisiti del mercato richiede la conoscenza delle lingue straniere. Inoltre, l’istruzione multilingue faciliterebbe gli scambi tra alunni e studenti.

Per quanto riguarda l’equità dei sistemi d’istruzione e di formazione, credo che gli Stati membri debbano individuare i mezzi necessari per aumentare il grado di accesso all’istruzione dei bambini, dei giovani e degli adulti. Dovrebbero essere messi a disposizione sussidi per le categorie sociali svantaggiate al fine di ridurre l’analfabetismo, favorire la riconversione sociale, migliorare l’adeguamento ai requisiti del mercato del lavoro e ridurre la disoccupazione. In questo modo, si limiterà la richiesta di forza lavoro proveniente da paesi terzi. Abbiamo abbastanza risorse umane, però queste non sono formate e gestite in modo efficiente.

 
  
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  Maria Badia i Cutchet (PSE). (ES) Signora Presidente, la revisione degli obiettivi di Lisbona effettuata nel 2005 ha dimostrato ancora una volta quanto sia importante mettere l’istruzione al centro della futura strategia europea.

E’ evidente, e i dati Eurostat lo dimostrano, che siamo ben distanti dagli ambiziosi obiettivi che ci siamo prefissati nell’ambito dell’istruzione superiore per il 2015: investimenti nella R&S, ammodernamento delle università, riduzione del tasso di insuccesso accademico e del numero di abbandoni scolastici precoci, maggiore partecipazione degli adulti alla formazione permanente e aumento del numero di coloro che terminano l’istruzione superiore.

Questo ritardo ci lascia indietro rispetto ai nostri partner internazionali, gli USA, l’India e il Giappone e oltre a questo esiste un’enorme disparità di situazioni tra i paesi europei.

Aumentare l’efficacia e l’efficienza dei sistemi d’istruzione dei nostri Stati membri è importante non solo in termini di competitività internazionale e di crescita economica, ma è anche una componente essenziale del progresso in termini di coesione sociale nelle nostre società.

Investire nell’istruzione prescolare, primaria e secondaria è un requisito fondamentale per ridurre al minimo il rischio di esclusione sociale e per garantire livelli più alti d’occupazione e stipendi migliori.

Occorre aumentare i finanziamenti sia pubblici che privati per l’istruzione e gli Stati membri devono seriamente considerare la necessità di portare avanti i processi di Bologna e di Copenhagen.

Allo stesso modo, l’istruzione universitaria dovrebbe adattarsi alle esigenze socioeconomiche delle nostre società sempre più eterogenee, senza dimenticare al contempo che l’istruzione è anche la base per formare cittadini liberi e capaci di svolgere un ruolo attivo nella società.

Per concludere, è urgente aggiornare e migliorare l’insegnamento nell’ambito della formazione professionale, adattandolo alle nuove sfide poste dall’allungamento della vita attiva degli europei, che accresce le aspettative socioeconomiche e educative degli adulti, senza trascurare, ad ogni singolo livello dell’istruzione, l’educazione alla non discriminazione di genere.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN). – (PL) Oltre che sulla raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio nel 2006, che mette l’accento sulla necessità di sviluppare l’apprendimento permanente, con particolare riferimento ai disoccupati, e di adeguarsi ai cambiamenti economici che incidono sul funzionamento del mercato del lavoro, vorrei attirare la vostra attenzione anche sull’importanza dell’istruzione per ottenere una maggior mobilità sul mercato del lavoro, che permette di ridurre la disoccupazione strutturale.

Vorrei sottolineare l’importanza del quadro europeo delle qualifiche per aumentare la mobilità dei lavoratori. La parità di accesso all’istruzione, fattore importantissimo per garantire che tutti i bambini e tutti i giovani abbiano le stesse opportunità nella vita, è connessa al finanziamento dell’istruzione negli Stati membri dell’Unione. Le differenze tra i vari Stati per quanto riguarda le risorse finanziarie allocate all’istruzione, le qualifiche e gli stipendi degli insegnanti hanno un’incidenza significativa sulle possibilità di raggiungere quel particolare obiettivo della strategia di Lisbona.

La relazione “Progresso verso gli obiettivi di Lisbona nell’istruzione e formazione”, adottata dalla Commissione europea nel 2005, indica chiaramente che i progressi compiuti in questo campo sono insufficienti per raggiungere il risultato sperato nel 2010. Per questo è importante migliorare la qualità dell’istruzione, perché così si evita l’esclusione sociale e si favorisce la competitività della nostra economia. Mi congratulo con l’onorevole Zatloukal per l’eccellente relazione.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Una delle aree dell’istruzione che continua ad essere deficitaria in alcuni paesi dell’Unione europea, in particolare in Portogallo, è quella dell’istruzione prescolare. Mi sembra quindi di primaria importanza sottolineare l’invito rivolto agli Stati membri ad aumentare gli investimenti in una rete pubblica di asili dotata di insegnanti altamente qualificati e capaci di occuparsi di tutti i bambini, perché questo è il modo migliore per sviluppare le loro capacità intellettuali, gettare le basi della loro istruzione futura, aumentare il livello generale delle competenze, migliorare l’equità del sistema d’istruzione e lottare contro le disuguaglianze sociali.

Allo stesso modo, è essenziale assicurare un’istruzione primaria e secondaria di qualità che deve essere universale, obbligatoria e gratuita con l’obiettivo di trasmettere l’istruzione di base e le competenze fondamentali che contribuiscono al raggiungimento dei valori sociali e civici indispensabili per l’educazione alla pace e all’eguaglianza, rafforzando in questo modo la coesione e l’inclusione sociale. Per quanto riguarda l’istruzione superiore, occorre riconoscere che è un settore fondamentale nelle società sviluppate ed è per questo che dobbiamo evitare l’insuccesso scolastico e l’abbandono precoce, come è il caso in Portogallo dove sfortunatamente circa il 40% degli allievi non porta a termine nemmeno l’istruzione secondaria.

I tagli di bilancio all’istruzione pubblica, l’aumento dei costi dell’istruzione superiore e la difficile situazione sociale di un’alta percentuale di famiglie e di giovani impediscono al Portogallo di migliorare rapidamente l’istruzione superiore dei suoi cittadini, facendo sì che detenga uno dei peggiori indici nell’Unione europea. Ora, considerando che gli studi dimostrano che per ogni anno aggiuntivo di frequenza scolastica media la produttività di un paese dell’UE aumenta in maniera selettiva del 6,2%, possiamo capire meglio le difficoltà dei paesi che non garantiscono alla loro popolazione un’istruzione pubblica di alta qualità.

 
  
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  Rolf Berend (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, l’istruzione ha svolto e continua a svolgere un ruolo chiave nello sviluppo dell’economia europea e nello sviluppo personale dei giovani. Concordo pienamente con questa affermazione e con molte altre espresse nella relazione e vorrei esprimere i miei ringraziamenti al relatore.

E’ anche corretto affermare che i sistemi d’istruzione sono efficaci quando si ottengono i migliori risultati possibili con le risorse impiegate. Questi obiettivi sono perseguiti da tutti gli Stati membri dell’Unione europea, ma spesso i risultati degli studi comparativi rivelano fatti interessanti. Per questo motivo i consigli e gli appelli agli Stati membri sono più che giustificati da una prospettiva europea, anche se non abbiamo poteri diretti rispetto ai contenuti e alla struttura dell’istruzione. Le cause di questi risultati così divergenti sono da ricercarsi nelle differenze quanto alla qualità e all’intensità dell’istruzione, che portano a diversi livelli di prestazione e quindi anche a disuguali opportunità di vita per i giovani.

A mio avviso, è essenziale e urgente ribadire che gli studenti di questa generazione, una volta terminata la formazione, dovranno affrontare la concorrenza internazionale per ottenere un posto d’apprendistato. Le pari opportunità per tutti pongono quindi una sfida che gli Stati membri devono raccogliere per garantire che i giovani ricevano la miglior istruzione possibile, in grado di dotarli delle capacità intellettuali di cui hanno bisogno per svilupparsi.

Le pari opportunità hanno comunque sempre a che fare con la qualità e la prestazione. Questo, a sua volta, richiede che i sistemi d’istruzione prestino più attenzione alla qualità e alla prestazione. In questo contesto, non si tratta solo di garantire a tutti l’equità nei sistemi di istruzione, ma anche di fornire a ciascuno uguali opportunità di partenza e successivamente la migliore istruzione possibile, che tenga conto dei talenti individuali e delle diverse abilità fisiche e intellettuali.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE). – (RO) Signora Presidente, l’Unione europea si ripropone di far sì che nel 2010 il tasso di abbandono scolastico dei giovani tra i 18 e i 24 anni non superi il 10% e che più dell’85% dei giovani oltre i 18 anni compia studi post-secondari.

Il 9,7% dei bambini nell’Unione europea da 0 a 17 anni fa parte di famiglie senza reddito. Molti bambini provenienti da famiglie povere o da un ambiente rurale non ricevono alcun tipo di formazione post-secondaria per motivi finanziari. Ritengo che in un’Europa sociale tutti gli allievi e gli studenti desiderosi di studiare debbano poter usufruire di borse di studio. Anche i bambini disabili devono aver accesso all’istruzione.

Per gli Stati membri e la Commissione, l’iscrizione all’asilo o alla scuola materna di almeno il 90% dei bambini al di sotto dei 7 anni deve diventare una priorità. In questo modo, le giovani madri potranno conciliare vita familiare e attività professionale.

Per rendere l’istruzione più efficiente è anche necessario garantire la formazione e la motivazione degli insegnanti.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, vorrei sottolineare alcuni punti.

Primo, convengo con il relatore che l’investimento nell’istruzione prescolare porti i frutti migliori, perché è qui che si ottengono i migliori risultati. E’ anche importante sostenere l’ammodernamento delle università, enfatizzare la necessità di un pari accesso all’istruzione superiore e aumentarne la competitività.

Secondo, un pari accesso all’istruzione dà molti risultati positivi: incide sullo sviluppo sociale e la crescita economica, contribuisce ad aumentare l’innovazione, a sviluppare il potenziale umano e le nuove tecnologie e anche a ridurre la disoccupazione.

Terzo, benché il rendimento dell’investimento nell’istruzione si faccia sentire solo dopo molto tempo e richieda una pianificazione a lungo termine, dovremmo ricordarci che questo investimento è vitale.

Quarto, sono d’accordo con l’idea che sia essenziale collegare le politiche in materia di formazione professionale e istruzione alle politiche relative all’occupazione, all’economia e all’inclusione sociale.

Quinto, dobbiamo investire nei nostri giovani perché la loro generazione rappresenta il futuro dell’Unione europea. E’ molto importante evitare che i bambini abbandonino la scuola troppo presto.

Sesto, ci troviamo di fronte a un problema demografico: la popolazione europea sta invecchiando. Per questo dobbiamo promuovere l’apprendimento permanente per gli adulti.

Per concludere, istruzione, istruzione, istruzione.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Signora Presidente, mi preoccupa in generale l’accettazione acritica da parte della Commissione europea dei tagli ai finanziamenti per l’istruzione operati dagli Stati membri. In Irlanda ciò è particolarmente palese, a fronte della crescita della popolazione e di un conseguente sovraffollamento delle classi. Da anni mi batto per l’istruzione prescolare e primaria come elemento essenziale per lo sviluppo personale di ogni bambino. E’ stato ampiamente dimostrato che quanto migliore è l’istruzione, tanto migliori sono le opportunità nella vita. L’istruzione è’ anche collegata a una vita più lunga e più sana.

Credo che la Commissione e gli Stati membri debbano porre sulla qualità la stessa enfasi che pongono sull’efficienza e l’equità. La qualità dell’ambiente scolastico e dell’insegnamento sono i prerequisiti dell’efficienza. I bambini hanno bisogno di buoni insegnanti e di un programma che offra loro un’istruzione olistica, che insegni a prendere decisioni razionali, ad affrontare la diversità e il cambiamento, a comunicare con gli altri e che fornisca veramente un’ampia base etica di valori tra i quali scegliere per poi fondarvi la propria vita. Queste sono le competenze di cui hanno bisogno per ottenere il massimo da se stessi e dalla società.

Ma c’è ancora una questione più urgente e fondamentale – quella dei bambini nelle nostre scuole che hanno fame. Migliaia di bambini che vanno a scuola in Irlanda soffrono la fame e sono sicuro che non siamo l’unico caso. Poco importa quanto efficiente ed equo sia l’accesso, perché questi bambini non possono avere un buon rendimento e le conseguenze a lungo termine vanificano i risparmi che lo stato realizza non offrendo a questi bambini una colazione sana.

 
  
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  Ján Figeľ, Membro della Commissione. (SK) Desidero ringraziarvi per una discussione convergente, che conferma non soltanto la relazione e la comunicazione della Commissione in materia, ma anche la posizione degli Stati membri che hanno espresso la loro opinione in occasione della riunione ministeriale a novembre e successivamente a metà del 2007, quando il Consiglio ha adottato le conclusioni che hanno anche confermato i punti basilari della comunicazione della Commissione.

Vorrei fare un paio di osservazioni. Credo che promuovere l’equità e l’efficienza nell’istruzione sia un dovere morale e una necessità finanziaria/economica fondamentale. La logica impone che dobbiamo investire meglio e di più nell’istruzione: in primo luogo meglio, perché è possibile usare in modo più efficiente ogni singolo euro, ogni singola corona e ogni singola sterlina.

Diversi oratori hanno affermato che le competenze e la qualità dell’istruzione e della formazione professionale hanno un impatto decisivo sulla posizione futura sia degli individui sia dei gruppi sociali, e pertanto devono essere migliorate costantemente. Chi può migliorarle sono in primo luogo gli insegnanti, per esempio. L’investimento nella qualità della formazione degli insegnanti è uno dei modi più efficaci per ottenere un miglioramento complessivo, perché gli insegnanti moltiplicano questi effetti. In termini di miglioramento, ad esempio, occorre una valutazione sistematica della qualità, che deve essere la norma e non l’eccezione, che deve essere la regola e non qualcosa di straordinario, in modo da poter valutare i contributi apportati, i risultati ottenuti e tutto ciò che si trova nel mezzo e da poter accertare e ricompensare la qualità.

Desidero dire che la Commissione continuerà ad occuparsi di questo tema, come auspicato dalla relazione. Ad esempio, vogliamo prestare maggiore attenzione alla questione dell’equità e dell’efficienza nell’istruzione anche l’anno prossimo nel capitolo istruzione e immigrazione. Attualmente è in corso una consultazione sulle scuole del XXI secolo per capire cosa ci si aspetti dalle scuole in questa nuova era e naturalmente vogliamo che questo processo culmini in una panoramica aggiornata della posizione delle scuole nella società europea di oggi. Un altro argomento che abbiamo recentemente affrontato è la comunicazione adottata ad agosto sulla qualità della formazione degli insegnanti con le importantissime conclusioni che presenta.

Per concludere, credo che i processi a cui abbiamo accennato, come i processi di Bologna e di Copenhagen, e le questioni relative all’istruzione per gli adulti, all’insegnamento prescolare e alla formazione permanente, debbano essere tutti riuniti nell’ambito del tema dell’accessibilità e della qualità come fattori chiave di un sistema di istruzione veramente equo che vogliamo oggi e in futuro.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà martedì 27 settembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142 del regolamento)

 
  
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  Marianne Mikko (PSE), per iscritto. (ET) Il tempo non guarda in faccia nessuno. E’ chiaro che nel 2010 l’Europa non sarà l’economia più competitiva del mondo. Un sistema d’istruzione adeguato e ben strutturato può rendere questo obiettivo raggiungibile.

Non possiamo ignorare il livello accademico e finanziario delle migliori università. Secondo quanto rilevano diversi dati, venti-trenta delle migliori 50 università del mondo si trovano negli Stati Uniti. Altre cinque o sei sono nel Regno Unito. Il resto dell’Europa è al terzo posto con quattro o cinque università, con il Canada e l’Australia che incalzano.

Le storie di successo di solito si ripetono. Sfortunatamente, questa storia di successo è dovuta principalmente al fatto che il mercato dell’istruzione in lingua inglese può attingere a miliardi di clienti potenti. L’effetto di scala fa il resto. Così Harvard è centomila volte più ricca e famosa del suo più diretto concorrente.

Voler imitare il sistema elitario dell’Ivy League e di Oxbridge nell’Europa continentale è un progetto rischioso. Lo definirei addirittura un vicolo cieco. Sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito l’alfabetizzazione e la capacità di far di conto di molti cittadini comuni sono considerate inadeguate.

Nel nostro desiderio di successo, e soprattutto di un rapido successo, sarebbe più ragionevole fare completamente affidamento sulle attività che ci sono familiari. Il paese europeo che ottiene i migliori risultati nel campo dell’istruzione è indiscutibilmente la Finlandia, la cui strategia nazionale prevede il pubblico accesso all’istruzione e un livello qualitativo ugualmente alto dovunque.

L’istruzione è di per sé un’area strategica. Gli effetti delle decisioni e delle azioni si vedono solo dopo decenni. Di conseguenza non avrebbe senso, per quanto riguarda l’uguaglianza, sacrificare un altro quarto di secolo in nome di vette più alte. Anche se fosse la strada giusta da percorrere.

La carta vincente dell’Europa di fronte alla concorrenza internazionale rimane quella di un livello uniformemente alto.

 
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