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Procedura : 2005/2145(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0321/2007

Testi presentati :

A6-0321/2007

Discussioni :

PV 10/10/2007 - 22
CRE 10/10/2007 - 22

Votazioni :

PV 11/10/2007 - 6.4
CRE 11/10/2007 - 6.4
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0427

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 10 ottobre 2007 - Bruxelles Edizione GU

22. Finanziamento della politica agricola comune
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Jorgo Chatzimarkakis, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1290/2005 relativo al finanziamento della politica agricola comune [COM(2007)0122 – C6-0116/2007 –2007/0045(CNS)] (A6-0321/2007).

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) Signor Presidente, grazie per avermi dato la possibilità di spendere qualche parola a proposito della relazione sul regolamento n. 1290/2005 sul finanziamento della politica agricola comune. Innanzi tutto, voglio ringraziare l’onorevole Chatzimarkakis e i membri della commissione per i loro sforzi.

La proposta della Commissione contiene due elementi di rilevanza politica. Prima di tutto, assicurare le necessarie attività di follow up in merito al pertinente passaggio dell’articolo 53 ter sul regolamento finanziario, in virtù del quale l’obbligo di trasparenza e di pubblicazione ex post dei beneficiari da parte degli Stati membri deve essere garantito mediante una normativa settoriale.

In secondo luogo, rafforzare il meccanismo di tutela della disciplina finanziaria attraverso un nuovo meccanismo di riduzione/sospensione degli aiuti in agricoltura, più strutturato e trasparente di quello attualmente illustrato nel regolamento, e mediante l’introduzione della possibilità, per la Commissione, di effettuare correzioni finanziarie a seguito di controlli ex post non soddisfacenti.

La Commissione è fortemente a favore dell’apertura e della trasparenza. Un elemento di trasparenza è appunto il diritto del pubblico di sapere come vengono utilizzati gli aiuti comunitari e chi riceve quali somme. L’articolo 53 del regolamento finanziario sancisce che gli Stati membri effettuino la pubblicazione ex post dei beneficiari. Il follow-up di questo vincolo generale è da ricercarsi, per quanto concerne la spesa relativa ai fondi FEAOG e FEASR, nella proposta della Commissione.

La Commissione insiste che siano gli Stati membri a pubblicare queste informazioni, poiché, in un quadro di gestione condivisa, essi costituiscono il contatto per la comunità agricola e si trovano dunque in una posizione migliore, rispetto alla Commissione, per convalidare le informazioni da pubblicare. Vi sono molto grato per il vostro sostegno a riguardo.

La Commissione prenderà senz’altro spunto da alcuni degli emendamenti proposti nell’adozione della normativa d’attuazione, ma non potrebbe soddisfare il requisito di migliore regolamentazione e semplificazione, se inserisse nel regolamento del Consiglio tutti i dettagli sollevati, talvolta anche molto tecnici.

Una cosa, tuttavia, è bene che sia chiara: i beneficiari dovranno essere informati preventivamente della necessità di pubblicare determinate informazioni e la pubblicazione avverrà unicamente nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia di privacy.

Come sapete, nel regolamento n. 1290/2005 è già previsto un meccanismo di riduzione/sospensione, rispetto al quale, il provvedimento proposto offre un nuovo meccanismo trasparente ed efficace, che permette un’ulteriore semplificazione della possibilità esistente di ridurre o sospendere i pagamenti agli Stati membri in caso di gravi e persistenti deficienze nei sistemi di controllo nazionali.

L’aspetto vantaggioso di questo nuovo sistema è che alcuni elementi sono determinati in anticipo, al fine di assicurare un utilizzo più efficiente di tale strumento. Va da sé, che il meccanismo già esistente continuerà ad essere applicabile in altre circostanze. Comunque sia, emendamenti volti ad attenuare il meccanismo di riduzione sono considerati inaccettabili dalla Commissione.

Infine, ho rilevato una serie di emendamenti, volti a rafforzare ulteriormente il sistema complessivo di gestione della spesa agricola, che non sono correlati alla nostra proposta. Ebbene, riguardo a tali emendamenti, ritengo che questo testo costituisca un buon compromesso, e che sia necessario concedere a tutti gli attori il tempo di metterlo in pratica, prima di considerare qualsiasi modifica alle norme vigenti, le quali, dopotutto, sono entrate in vigore meno di un anno fa.

 
  
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  Jorgo Chatzimarkakis (ALDE), relatore.(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vi ringrazio molto per aver trovato il tempo di essere presenti qui questa sera, nonostante l’ora inoltrata. In effetti, l’argomento di discussione non è certo di poco conto o di marginale importanza, bensì la politica agricola comune. Vorrei aprire il mio intervento ricordando all’Aula che cosa significhi la politica agricola comune per la stragrande maggioranza dei nostri quasi 500 milioni di cittadini. Dopotutto, è proprio pensando a questi cittadini che vengono organizzate queste discussioni plenarie.

Ciononostante, bisogna riconoscere, a tal proposito, che molti cittadini considerano la politica agricola comune principalmente come un espediente promozionale dell’UE – un espediente estremamente negativo, purtroppo. Sussidi all’esportazione, supposti strumenti di concorrenza sleale con i paesi del “terzo mondo”, scandali alimentari, proteste degli agricoltori, sovvenzioni eccessive, piante geneticamente modificate – il numero di questioni legate alla politica agricola comune percepite negativamente è immenso e incommensurabile.

Le violazioni rispetto alla politica agricola comune hanno contribuito in maniera significativa alla cattiva reputazione di cui gode l’UE in molte parti d’Europa. Onorevoli colleghi, questa reputazione non è certo qualcosa che si possa cancellare così, in una serata. La presente relazione, tuttavia, – sempre che ottenga il sostegno del Consiglio – potrebbe dare un nuovo corso alla politica agricola comune, più aderente alle idee della maggioranza dei cittadini.

Vorrei cominciare discutendo ancora una volta la proposta della Commissione. Essa si compone, in sostanza, di quattro elementi: trasparenza, ovvero la pubblicazione dei nomi dei beneficiari dei pagamenti agricoli; introduzione della possibilità di sospendere i pagamenti a favore di uno Stato membro nell’ambito del primo pilastro, in caso di gravi violazioni in termini di gestione e sistemi di controllo; accorciamento dei tempi per i controlli della Commissione nel caso in cui gli Stati membri non adempiano ai loro obblighi di controllo (deroghe sulla cosiddetta regola dei 24 mesi); e adattamento delle competenze di esecuzione. In termini politici, le proposte relative alla trasparenza sono senz’altro di eccezionale rilevanza per il PE. Tramite tali proposte, la Commissione sta finalmente attuando la decisione del Consiglio e del Parlamento sul budget 2007.

Nel complesso, accolgo con piacere questo progetto, sebbene la proposta della Commissione sia un po’ tardiva, probabilmente anche a causa dell’inserimento nel testo di ulteriori fatti. I regolamenti d’esecuzione della Commissione relativamente al FEASR prevedono già la pubblicazione dei nomi di tutti i beneficiari dei pagamenti nell’ambito del secondo pilastro. Anche tutti gli altri fondi (Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo europeo per la pesca, Fondo di Coesione) ora contengono regole in merito alla pubblicazione. La decisione di bilancio ha significato, in sostanza, che la trasparenza ha cessato di essere controversa: non è più questione di se ma solo di come. Undici Stati membri stanno già pubblicando tutti i pagamenti in maniera integrale.

Occorre dunque più trasparenza. La mancanza di trasparenza ha permesso l’insorgere di voci e campagne di disinformazione, che hanno nuociuto alla PAC più dell’effettivo, sporadico errore. Gli unici problemi sono legati al come: dopotutto, la Commissione non indica alcun dettaglio della procedura e intende illustrare i provvedimenti in maniera particolareggiata all’interno dei regolamenti d’esecuzione. Poiché stiamo dibattendo di un’eventuale un’intrusione sul diritto di autodeterminazione rispetto ai dati personali, la mia relazione presenta alcuni chiarimenti riguardo a quali siano i dati da pubblicare e a quali condizioni. Tali chiarimenti rispondono espressamente a un’opinione del garante europeo della protezione dei dati. Malgrado il desiderio di accelerare l’attuazione, la protezione dei dati è una questione che dev’essere ponderata molto seriamente – e il Parlamento europeo lo sta facendo.

Gli obiettivi di questa relazione sono i seguenti: maggiore trasparenza e, nel contempo, condizioni più chiare in materia di protezione dei dati. Inoltre, è necessario informare il pubblico. Com’è possibile realizzare quest’opera di conciliazione?

A mio avviso, è essenziale informare anticipatamente gli interessati e poiché non esiste trasparenza a meno che le cifre non abbiano un significato, propongo una più chiara differenziazione, ad esempio a seconda dello scopo dell’intervento. Nella relazione, propongo di indicare nome, pagamento e luogo di residenza/sede legale. Oggigiorno, trasparenza significa pubblicazione su Internet. Stiamo discutendo la creazione di una piattaforma Internet generale, che riporti link e riferimenti, ad opera della Commissione. Spetta agli Stati membri rendere comprensibili le informazioni mediante spiegazioni pertinenti.

Gli Stati membri sono autorizzati a pubblicare le informazioni anche a livello regionale, se lo ritengono opportuno. Le diverse banche dati dovranno essere collegate.

In seno al Consiglio, la discussione su chi debba pubblicare le informazioni è stata molto controversa. La gestione finanziaria è mista, pertanto gli Stati membri detengono una chiara responsabilità – anche ai sensi dell’articolo 53 ter della decisione di bilancio. Inoltre, la pubblicazione da parte della Commissione darebbe luogo a problemi di protezione giuridica, poiché gli individui i cui dati fossero pubblicati in maniera non corretta dovrebbero addire direttamente al Tribunale europeo di primo grado; il che non è agevole per i cittadini, tanto meno particolarmente trasparente. La proposta della Commissione è più semplice, più trasparente, meno farraginosa da gestire e di più agevole fruizione, di conseguenza mi trova concorde. E’, inoltre, in linea con le normative vigenti in tutti gli altri campi (i Fondi strutturali e le normative applicate finora al secondo pilastro).

Poiché la pubblicazione delle informazioni è da considerarsi nel contesto del controllo di bilancio, la mia relazione propone una (moderata) ammenda forfettaria per i casi di inadempienza nella pubblicazione delle informazioni. Quanto alle decurtazioni a scopo sanzionatorio, sono ampiamente a favore, ma ci sono alcuni punti in cui auspicherei una maggiore considerazione per il principio di proporzionalità.

In sede di commissione del controllo di bilancio, il mio collega, onorevole Mulder, ha avanzato alcune proposte in merito alla dimensione budgetaria del dossier, che mi sento di appoggiare in pieno. Le opinioni espresse dalla commissione per i bilanci nel proprio parere, in merito agli aspetti di trasparenza, combaciano ampiamente con le mie proposte.

Onorevoli colleghi, e in particolare, membri del Consiglio, la presente relazione è stata adottata all’unanimità dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Mi auguro che venga sostenuta da un’ampia maggioranza anche alla votazione di domani. Faccio appello al Consiglio e alla Commissione perché prendano seriamente questo voto espresso dai rappresentanti del popolo europeo.

Ci sarà senza dubbio anche una correlazione tra questa relazione e il modo in cui le parti interessate ne gestiranno i contenuti e la prevista verifica. Torneremo sicuramente sull’argomento in occasione della suddetta verifica.

 
  
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  Albert Deß, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, sono molto grato al collega onorevole Chatzimarkakis, per aver presentato una relazione che il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei può sostenere sotto ogni profilo.

E’ legittimo domandarsi, tuttavia, se questo regolamento fosse poi necessario. Provocherà una discussione intensa e avida, considerata la difficoltà di spiegare il contesto ai cittadini. Pertanto, ritengo sia una buona cosa che le imprese agricole ricevano una spiegazione delle ragioni alla base dell’assegnazione dei pagamenti, laddove i dettagli di tali pagamenti verranno pubblicati. Gli agricoltori apportano un contributo davvero inestimabile alla nostra società, rifornendoci di cibo giorno dopo giorno, avendo cura del nostro paesaggio culturale e contribuendo ampiamente all’operatività delle aree rurali.

Tuttavia, la trasparenza non può essere una strada a un senso solo – deve valere per entrambe le parti. Per questa ragione, il mio gruppo appoggia l’appello riportato nella relazione a richiedere la firma o la registrazione degli utenti, nel momento in cui fanno uso delle informazioni. Come ha appena ricordato il mio collega, è altresì importante che questa direttiva non infici la validità delle normative in materia di protezione dei dati, soprattutto quelle degli Stati membri.

Per amore della parità di trattamento, tuttavia, chiedo alla Commissione di presentare un regolamento che assicuri la trasparenza anche nelle organizzazioni non governative, per esempio. E’ mia convinzione, infatti, che vengano incanalati in ambigui progetti promossi dalle ONG molti più fondi UE di quanti vengano destinati al settore agricolo. Questa relazione ci offre la possibilità di spiegare al pubblico perché il denaro dei contribuenti viene speso nell’agricoltura. L’opportuno utilizzo di questa relazione ci agevolerà nel dimostrare al pubblico la grande importanza dell’agricoltura europea, nel qual caso, questa direttiva sulla trasparenza sarà servita allo scopo.

 
  
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  Bernadette Bourzai, a nome del gruppo PSE. (FR) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, a proposito del primo obiettivo di questo regolamento, ovvero adempiere l’obbligo di pubblicare le informazioni inerenti ai beneficiari dei fondi comunitari, trovo che sia del tutto normale sapere finalmente chi riceve cosa nell’ambito della PAC. E’ una misura attesa da tempo, sebbene non si tratti di stigmatizzare gli agricoltori, piuttosto di creare trasparenza su finanziamenti che riguardano tutti noi, in quanto contribuenti e consumatori, e in merito ai quali abbiamo il diritto di essere informati.

Ritengo addirittura che questa relazione possa giovare all’opinione che i cittadini hanno degli agricoltori e dei pagamenti che essi percepiscono per i servizi resi alla comunità, in termini di fornitura di alimenti di qualità, che rispettano elevati standard di produzione e in termini di mantenimento del territorio e delle campagne, per esempio. La pubblicazione di una dichiarazione esplicativa dei pagamenti effettuati e del reddito agricolo, come richiesta dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sarà altrettanto utile.

Concordo pienamente con le modalità pratiche di questa pubblicazione, così come definite nella relazione del collega onorevole Chatzimarkakis, che consistono nella realizzazione di una piattaforma Internet che raggruppi tutti i siti Internet nazionali sui quali sono pubblicati on line i nomi dei beneficiari degli aiuti regionali e il loro comune di residenza. Nel caso di una società anonima o a responsabilità limitata, devono essere resi pubblici anche i nomi degli investitori e dei membri del consiglio di amminstrazione.

Sono altresì a favore della richiesta di relazioni valutative, che dovranno essere operate dalla Commissione europea negli anni successivi all’attuazione del regolamento e che saranno di grande utilità; nonché dell’analisi dei benefici di una pubblicazione centralizzata delle informazioni a livello della Commissione e di una valutazione della ripartizione dei fondi, accompagnata, nel caso, da proposte legislative per una distribuzione più oggettiva dei fondi nell’ambito del primo e del secondo pilastro.

D’altro canto, per quanto concerne le modalità d’accesso a questi dati, non sono affatto d’accordo con le proposte di confidenzialità o di imposizione di una barriera all’accesso, poiché, a mio avviso, sminuirebbero completamente la portata di questo regolamento sulla trasparenza. Nel momento in cui si fa opera di trasparenza, tanto più se in merito a fondi pubblici, ritengo che tutti dovrebbero avere libero accesso alle informazioni, senza restrizioni. Anche dal punto di vista pratico, poiché i dati vengono prima pubblicati da ciascuno Stato membro e poi ripresi a livello comunitario, sembra pressoché impossibile introdurre un sistema di registrazione e, comunque, 13 Stati membri hanno già reso pubblici questi dati senza alcuna restrizione. Pertanto, vi chiedo di respingere, in toto o in parte, gli emendamenti nn. 4, 20, 21 e 23, che richiedono la registrazione dell’identità e le motivazioni dei fruitori dei dati pubblici.

Quanto al secondo obiettivo, ovvero la creazione di uno strumento per ridurre o sospendere i pagamenti agricoli laddove determinati elementi chiave di un sistema nazionale di controllo vengano meno o siano inefficaci, ritengo si tratti di uno strumento d’azione utile per la Commissione europea, il quale, tuttavia, dev’essere ovviamente impiegato in funzione della natura, della durata e della gravità dell’infrazione. Allo stesso modo, la percentuale di diminuzione viene ridotta, nel caso in cui lo Stato membro abbia tentato di sanare in parte le deficienze, e incrementata laddove lo Stato non abbia applicato le raccomandazioni che gli erano state formulate.

Mi auguro, inoltre, che venga mantenuto l’obbligo per gli Stati membri di informare la Commissione in merito alle modalità con cui hanno deciso o prevedono di riutilizzare i fondi annullati a seguito delle irregolarità.

 
  
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  Marian Harkin, a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, mi congratulo con il relatore per l’eccellente lavoro. Questo regolamento avrà positive ripercussioni, poiché garantirà maggiore trasparenza e documentabilità, elementi necessari non solo perché dovrebbero essere un prerequisito fondamentale per qualsiasi finanziamento europeo, ma anche perché aiuteranno a dissipare alcuni dei miti esagerati che abbondano in merito alla PAC. In effetti, le relazioni stilate dalla Corte dei conti ci dicono che, di recente, i controlli sulla spesa agricola sono migliorati in maniera considerevole. E’ bene che questo venga portato all’attenzione del grande pubblico. Concordo con la proposta del relatore di istituire un requisito simile anche per i Fondi strutturali. Quest’iniziativa a favore della trasparenza, infatti, non dovrebbe applicarsi solo alla PAC, ma riguardare anche altre aree. In attesa della cosiddetta “verifica” sulla PAC, è importante affrontare la questione ora, per levarla di mezzo, per così dire.

La PAC è spesso oggetto di critiche da parte della stampa, ma in molti casi i commenti si concentrano unicamente sugli aspetti negativi, trascurando del tutto i benefici fortemente positivi che la PAC ha apportato ai consumatori. Dall’introduzione della PAC, l’inflazione sui prezzi degli alimentari è di gran lunga inferiore a quella complessiva. Oltre ad alimenti meno costosi per i cittadini europei, la PAC ha garantito anche la sicurezza e la tracciabilità degli alimenti. L’espressione “dal campo alla tavola” significa proprio questo. La PAC sta migliorando il nostro ambiente, e il benessere degli animali è in continua crescita. Inoltre, ha garantito la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare per l’UE. Molti deridono questo concetto, come se si trattasse di una nozione legata al Medioevo. Il mondo ha abbastanza cibo per sfamarsi. Per quanto ancora? Una settimana, forse. Provate solo a immaginare le tensioni che si creeranno quando cominceremo davvero a produrre combustibili anziché cibo. Provate solo a immaginare le tensioni che si creeranno quando economie emergenti come l’India e la Cina concorreranno con l’UE per il cibo e il combustibile prodotto al posto del cibo. Allora ci rivolgeremo all’UE e alla PAC per la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. La PAC, come tutte le politiche, ha i suoi problemi, ma ha dato buoni frutti ai cittadini dell’Unione e questo regolamento farà sì che continui a dare frutti in maniera aperta e trasparente.

 
  
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  Janusz Wojciechowski, a nome del gruppo UEN. (PL) Signor Presidente, sostengo pienamente sia la relazione dell’onorevole Jorgo Chatzimarkakis sia il progetto di regolamento in sé. Si tratta di un importante passo nella direzione giusta; stiamo introducendo una maggiore trasparenza nella contabilità relativa alle spese dell’Unione europea. Il provvedimento più apprezzabile in assoluto è quello che rende possibile, o meglio obbligatoria, la pubblicazione delle informazioni riguardanti i beneficiari di questi fondi e il contesto in cui tali fondi sono stati utilizzati, come parte della politica agricola comune.

Da tempo, l’opinione pubblica, così come la stampa, reclamano queste informazioni, dunque è un’ottima cosa che questo specifico principio sia stato introdotto. Chiunque benefici di un aiuto pubblico non dovrebbe vergognarsi di rendere pubblica l’informazione di aver ricevuto tali aiuti e gli agricoltori, in particolare, non hanno alcuna ragione di vergognarsene, poiché, dopotutto, tale aiuto è chiaramente dovuto loro ed è elargito nell’interesse dell’intera società.

Il regolamento mira a esercitare un più rigido controllo sulle spese dell’UE; un’altra buona cosa. Vorrei cogliere l’occasione per spendere qualche parola a proposito di un problema sorto in occasione della visita in Polonia della commissione parlamentare per il controllo dei bilanci, all’inizio di ottobre. Il problema riguarda l’individuazione delle irregolarità da parte delle agenzie di controllo nazionali. Questa soluzione ci permetterebbe di evitare le conseguenze delle decurtazioni, laddove un’agenzia di controllo nazionale riscontrasse delle irregolarità. Si tratta di stimolare un’adeguata cooperazione di tali agenzie con la Corte europea dei conti e di motivarle a identificare le irregolarità senza ripercussioni per il proprio paese.

 
  
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  Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, è necessaria trasparenza in agricoltura. L’onorevole Deß ha affermato che il denaro viene incanalato in progetti ambigui. E’ vero che è nostra intenzione denunciare anche tutto questo mediante la trasparenza, ma forse, l’onorevole converrà che non sono poi molti i finanziamenti che finiscono nell’agricoltura e nelle aree rurali europee; in parte, essi confluiscono nei canali sbagliati. Miliardi di euro sono stati destinati agli agricoltori nei bilanci degli anni passati, e tuttavia, non li hanno mai raggiunti. Tutti i sussidi all’esportazione in favore degli agricoltori, l’intera prassi di intervento dell’UE in materia di ammasso – tutto questo ha fagocitato miliardi di euro, senza, tuttavia, aiutare gli agricoltori. Al massimo – come ricordato dall’onorevole Harkin, del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa – ha mantenuto bassi i prezzi, tramite una stabilizzazione al ribasso del mercato, che funge come una sorta di freno all’inflazione. Naturalmente, è intento generale quello di mantenere i prezzi stabili, ma non può essere interesse degli agricoltori diventare i lacchè della nazione o dell’Europa, in nome di tale garanzia.

Il relatore ha ragione quando parla della necessità di un quadro di riferimento: la pubblicazione da sola non è sufficiente. Vorrei fornirlo io un quadro di riferimento: anche dopo la riforma della PAC, al tasso di 300 euro per ettaro, un’azienda razionalizzata in cui un lavoratore si occupi di 400 ettari – ovvero il livello di razionalizzazione più elevato – riceve, approssimativamente, 120 000 euro per dipendente. L’80 per cento degli agricoltori non riceve un decimo di questa cifra. Dunque, è altresì necessario spiegare che ne è di questo denaro. Il quadro di riferimento dev’essere creato dai politici – non nascerà automaticamente con la pubblicazione.

Quando la Commissione dichiara nella sua proposta che questi pagamenti potrebbero essere ripartiti per gradi e che è necessario introdurre una modulazione nel secondo pilastro – poiché in quell’ambito i fondi producono risultati migliori in termini di occupazione e ambiente – abbiamo un assaggio di cosa ci aspetta, e precisamente la discussione che scaturirà dalla pubblicazione di queste informazioni. Dopodiché, dovremo concedere di nuovo briglia sciolta ai politici. Comunque sia, è necessario lasciare prima che le cifre parlino da sole, devono essere pubblicate e noi dobbiamo essere pazienti e laddove fossero scorrette, la politica verrà modificata al fine di rimediare alle scorrettezze.

Molte grazie per la sua relazione – il mio gruppo la sosterrà.

 
  
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  Kartika Tamara Liotard, a nome del gruppo GUE/NGL. – (NL) La ringrazio molto, signor Presidente. Vorrei inoltre ringraziare il relatore per il lavoro svolto. I contribuenti europei vogliono sapere come viene speso il denaro delle loro tasse. Pubblicare i nomi dei beneficiari delle sovvenzioni agricole è assolutamente necessario nell’ottica di una politica europea di trasparenza, soprattutto considerata l’enorme incidenza di tali sovvensioni sul bilancio dell’UE. Ma aspetto ancor più importante è che tale pubblicazione potrebbe avviare una riforma necessaria e veramente radicale della politica agricola comune.

Quando le sovvenzioni sono state rese pubbliche nei Paesi Bassi, nel 2005, ci siamo resi conto che una quota sproporzionata era stata destinata a un piccolo gruppo facoltoso. Elargiamo ampie sovvenzioni alle multinazionali e ai grandi proprietari terrieri, mentre migliaia di agricoltori comuni faticano a tirare avanti. Innanzi tutto, dev’essere fissato un tetto alle sovvenzioni che un individuo o un’azienda può percepire – e non 300 000 euro, come proposto di recente dal Commissario Fischer Boel. Personalmente, suggerirei non più di uno stipendio annuo medio. Dopotutto, la maggior parte delle sovvenzioni è da considerarsi un’integrazione al reddito.

Gli Stati membri incapaci di assicurare l’adeguata trasparenza dovrebbero essere penalizzati tramite una riduzione dei fondi UE a loro destinati. E’ altresì importante che, laddove gli Stati membri si avvalgano di meccanismi di controllo che non funzionano a dovere, questo venga reso pubblico, cosicché gli agricoltori danneggiati e le organizzazioni che ne rappresentano gli interessi possano rivalersi su tali autorità.

Certo, questa dovrebbe essere solo la prima di una serie di iniziative del Parlamento a favore della trasparenza. Anche la distribuzione dei Fondi strutturali dovrebbe essere resa pubblica. Mi auguro che il Parlamento appoggi questa relazione con il sostegno più ampio possibile, poiché faciliterebbe, nello specifico, la nostra primaria funzione di supervisione. Una politica agricola trasparente è il primo passo verso una politica agricola equa.

 
  
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  Hélène Goudin, a nome del gruppo IND/DEM. (SV) Grazie, signor Presidente. Anch’io, come i miei elettori, ritengo che l’UE sia una realtà troppo chiusa e burocratica. Pertanto accolgo con gioia la proposta della Commissione per una maggiore apertura e trasparenza riguardo alla spesa delle istituzioni. Il sostegno all’agricoltura è una questione discutibile. E’ quindi importante per i cittadini poter sapere chi usufruisce del denaro delle loro tasse e in quale misura. Mi rammarico che gli emendamenti della commissione contrastino con il ruolo di istituzione trasparente dell’UE. La richiesta di registrazione per ottenere l’accesso alle informazioni, avanzata dalla commissione, costituisce una grave violazione della privacy per tutti i cittadini, siano essi agricoltori, giornalisti o maestri d’asilo. Imporre l’obbligo di registrazione a cittadini che desiderano consultare documenti pubblici è uno sviluppo che non vogliamo vedere nell’UE. Pertanto, invito tutti i deputati a votare contro gli emendamenti nn. 4 e 23 proposti dalla commissione. Grazie.

 
  
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  Jean-Claude Martinez, a nome del gruppo ITS. (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole Chatzimarkakis, scarseggiano i cereali, scarseggia il latte, il prezzo del mais e del burro si sta impennando, e noi cosa facciamo? Discutiamo della pubblicazione su Internet dei premi assegnati per vacca, pecora o ettaro, e mentre il mondo è sul punto di patire la fame, noi altri giochiamo come adolescenti a organizzare e-mail agricole e finanziarie su Internet.

Certo, le giustificazioni sono ottime: la trasparenza, il diritto di sapere e controllare come vengono impiegati i miliardi versati a favore degli agricoltori. Ma in democrazia, il controllo è esercitato dal Parlamento, in Aula, e non delegato agli internauti sulla rete. Inoltre, se la trasparenza si applica al credito agricolo, perché non fare lo stesso, in chiave populista, con le retribuzioni degli alti funzionari comunitari? Se mettiamo on line i premi per le mucche da latte, perché non mettere on line anche i premi munti dagli alti funzionari?

E questa è la prima ingiustizia. Ma ce n’è anche una seconda. L’attività dei piccoli agricoltori sarà trasparente, ma quella delle grandi aziende agricole commerciali no. Questo perché il reale obiettivo del presente regolamento non è la trasparenza. Si tratta di una diabolica macchina da guerra, con due intenti nascosti. Il primo è quello di dividere gli agricoltori in grandi e piccoli, distruggendo così la loro unità sindacale. Il secondo, il più importante, è quello di aizzare l’opinione pubblica contro gli agricoltori, tramite la stampa, soprattutto quella britannica, che metterà in risalto i premi percepiti dal Principe Carlo e da Sua Maestà la regina Elisabetta, dai leader sindacali, dai grandi agricoltori e forse anche dal marito dell’onorevole Fischer Boel, allevatore di suini.

A partire da questi pochi esempi di grandi proprietari terrieri foraggiati dagli ormoni di Bruxelles, si farà credere all’opinione pubblica che gli agricoltori siano dopati, soprattutto considerato che il pubblico non sa che gli agricoltori vengono pagati contro la loro volontà, perché viene loro vietato di produrre. Sono costretti a maggesare una certa estensione di terra.

Una volta istigata l’opinione pubblica contro gli agricoltori, pagati per non produrre a causa del disaccoppiamento, nel 2013, senza rischi politici o elettorali, si potranno sopprimere gli aiuti e recuperare, così, una ventina di miliardi di euro da destinare ad altre attività non agricole.

Nascondendosi dietro la trasparenza democratica, questo regolamento costituisce un’ignominia morale che pone le odiose motivazioni dell’invidia e della gelosia al servizio dello schema strategico della Commissione sin dagli anni ‘80. Basta con le esportazioni agricole nel quadro di un grande accordo globale: all’emisfero sud l’agricoltura e all’emisfero nord i servizi finanziari, bancari ed energetici. Ecco la verità su questo regolamento!

 
  
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  Jim Allister (NI). - Signor Presidente, c’è una linea sottile fra trasparenza e violazione della privacy. Molti agricoltori – a giusta ragione, a mio avviso – si risentiranno del fatto che i dettagli relativi al loro pagamento unico per azienda vengano pubblicati su Internet, poiché tale operazione potrebbe indurre una percezione distorta di tale pagamento, quale elargizione gratuita.

La realtà, come è ovvio, è che il sistema di pagamento unico per azienda è volto, in gran parte, a sovvenzionare la nostra politica alimentare mirata al contenimento dei prezzi. Prendiamo il settore dell’allevamento bovino. Dalla relazione di una task force nella mia circoscrizione si evince che in quella piccola area, i produttori bovini stanno perdendo 260 milioni di euro all’anno. Sopravvivono solo grazie al pagamento unico per azienda, che sovvenziona la produzione.

Pertanto, quando si pubblicizza che un agricoltore ha percepito 20 000 euro, si riporta un dato fuorviante, poiché non accompagnato dall’indicazione che, nel contempo, quello stesso agricoltore sta perdendo 40 000 euro, o più, nella propria attività produttiva. Per essere equa, la pubblicazione dovrebbe essere corredata dalle tipiche statistiche di conto economico relative alla vendita di merce per ciascun settore.

 
  
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  Ioannis Gklavakis (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, mi compiaccio nel constatare che tutti noi desideriamo trasparenza e controllo: tutti noi vogliamo che il denaro dell’UE, versato dai cittadini contribuenti, venga protetto e distribuito fra coloro che sono autenticamente legittimati a ricevere assistenza. Laddove si registrino irregolarità o illegalità, devono essere applicate le sanzioni specificate; e su questo credo che siamo tutti concordi e determinati. Va da sé, tuttavia, che le misure proposte debbano entrare in vigore solo dopo l’approvazione del presente regolamento e debbano riferirsi al successivo anno finanziario. Riteniamo che questo chiarimento sia assolutamente necessario, per questo abbiamo avanzato un emendamento in proposito. Vogliamo affermare chiaramente, tramite questo emendamento, che le misure di sospensione dei pagamenti mensili, previste dagli articoli 17 bis e 27 bis del regolamento n. 1290/2005, riguardanti gli aiuti della politica agricola comune, non verranno applicate prima del 16 ottobre 2008. Pertanto, riteniamo giusto che le misure non abbiano valore retroattivo.

Per concludere, consentitemi di sottolineare che tutti noi vogliamo:

– innanzi tutto, la tutela del denaro dei contribuenti;

– in secondo luogo, che il denaro venga assegnato a coloro che sono legittimati a riceverlo, come ha giustamente puntualizzato il collega;

– in terza istanza, che i trasgressori vengano puniti;

– infine, siamo giusti, come accade nel resto del mondo; le leggi non devono avere valore retroattivo, né dovrebbero averlo.

Se queste condizioni verranno accettate, saremo ben lieti di offrire il nostro pieno sostegno in fase di votazione alla relazione redatta dall’onorevole Chatzimarkakis.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (PSE). - (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, le istituzioni dell’Unione europea stanno cercando di porre rimedio ad anni di noncuranza. Nessuno ha più interesse del settore agricolo europeo nel vederci risanare e rendere trasparente l’agricoltura europea.

Il relatore, l’onorevole Chatzimarkakis, con il quale vorrei congratularmi, ha detto molto bene affermando che l’Unione europea non è vista di buon occhio dai cittadini europei, i quali, spesso, hanno preso l’agricoltura comunitaria come un capro espiatorio. Pertanto, a quest’ora così inoltrata, vorrei citare il Generale de Gaulle, il quale ha affermato che dobbiamo ergerci sull’orlo dell’inevitabile. Sì, noi che riteniamo tanto importante la politica agricola comune, dobbiamo ergerci sull’orlo dell’inevitabile, della trasparenza.

E’ un grosso problema per la politica agricola comune – e su questo concordo pienamente con l’onorevole Graefe zu Baringdorf – che tale politica sia un groviglio inestricabile, affatto trasparente e, per molti aspetti, iniquo. Sia io che l’onorevole Graefe zu Baringdorf, e penso anche tutti colori presenti in quest’Aula, intendiamo salvaguardare il futuro della politica agricola comune, ma, allo stesso tempo, vorremmo difenderla.

Onorevoli colleghi, che cosa dovremmo dedurre dal fatto che la politica agricola comune ha, da un lato, settori privilegiati e avvantaggiati, come quello dei cereali, dello zucchero e del tabacco, e dall’altro, settori malvisti, come quello ortofrutticolo, dell’uva e del vino, della carne suina e del pollame? Nessuno dotato di buon senso potrebbe mai spiegare una cosa simile a un cittadino europeo.

Spesso, nessuno dotato di buon senso potrebbe spiegare a un cittadino europeo neanche il fatto che, come affermato dall’onorevole Graefe zu Baringdorf, una gran quantità di aiuti non raggiunge i produttori, ma viene incanalata da organizzazioni commerciali. Non è ancora stata prodotta alcuna relazione in proposito e sarebbe bene che la Commissione e il Consiglio preparassero finalmente un resoconto sui quantitativi di aiuti che finiscono al di fuori del settore agricolo. Quantitativi ingenti.

Questa relazione, dunque, è estremamente importante per mostrare con chiarezza chi riceve gli aiuti comunitari e in quale misura, cosicché venga sfatata l’immagine negativa comunicata dai mezzi di informazione che riportano, per esempio, di 200 capi di bestiame rinchiusi per anni al sesto piano di un edificio a Roma, mentre centinaia di migliaia di agricoltori italiani conducono la loro attività in maniera onesta.

Onorevoli colleghi, la trasparenza e l’elaborazione dei dati sono estremamente importanti e sono concetti che l’Unione europea dovrebbe applicare anche in altri ambiti, pertanto io esprimo il mio sostegno a favore della relazione dell’onorevole Chatzimarkakis. Molte grazie.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE). - (FI) Signor Presidente, anch’io vorrei congratularmi, per prima cosa, con il relatore, l’onorevole Chatzimarkakis, per il lavoro svolto. Del resto, verrebbe da domandarsi quale altro tipo di relazione aspettarsi da un relatore dotato del buon senso tedesco, di un cuore greco e con un pizzico dello scenario finlandese in fondo all’anima. A fronte di una combinazione simile, le probabilità che una relazione risulti ben fatta sotto vari aspetti sono molteplici ed è senz’altro quello che è accaduto in questo caso. Ancora una volta, le mie congratulazioni.

E’ vero che, discutendo di agricoltura e del relativo sistema di finanziamento, è essenziale sottolineare l’importanza della trasparenza. La trasparenza è alla base di tutto. Come è ovvio, un altro elemento che si deve accompagnare alla trasparenza, quando si parla di programmi di finanziamento, è l’equità. Nei miei pochi anni di esperienza qui al Parlamento europeo, tuttavia, ho avuto modo di constatare che l’equità, semmai, è considerata un concetto relativo e che il nostro modo di percepirla è variabile. Comunque sia, mi auguro che una maggiore trasparenza rafforzi la fiducia del pubblico nel nostro sistema decisionale e nell’idea che noi eurodeputati desideriamo prendere le decisioni giuste in merito al finanziamento dell’agricoltura, così come in qualsiasi altro ambito.

Ciononostante, vorrei accennare a un mio timore in merito all’agricoltura in senso più ampio. Abbiamo parlato di equità, ebbene mi auguro che in futuro presteremo attenzione non solo alla trasparenza, ma anche all’equità.

Oggi, al cospetto del Commissario, è molto importante assicurare che i piccoli Stati membri ricevano il giusto trattamento. In futuro, potremmo anche garantire il mantenimento di qualsiasi forma di autosufficienza nazionale. Noi ne abbiamo alcuni importanti esempi in Finlandia, con la decisione sullo zucchero adottata di recente dall’Unione europea e anche le decisioni in merito ai pagamenti agricoli. Nel contesto di tali disposizioni, i piccoli e i grandi Stati membri non vengono trattati allo stesso modo e, a tal proposito, auspico che in futuro venga dedicata maggiore attenzione all’equità, ora che la questione della trasparenza è stata chiarita nel contesto della relazione dell’onorevole Chatzimarkakis.

E’ necessario garantire che l’Unione europea e il nostro sistema decisionale siano aperti e costituiscano qualcosa in cui i nostri cittadini possono riporre fiducia, oltre che una realtà che essi possano sostenere in futuro.

 
  
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  Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN). - (PL) Signor Presidente, la relazione di oggi sul finanziamento della politica agricola comune e soprattutto la questione della relativa trasparenza sono di grande importanza per l’accettazione sociale di residenti della Comunità e, principalmente, degli agricoltori europei. Tramite la pubblicazione dei beneficiari degli aiuti pubblici, saremo in grado di valutare nel dettaglio il contesto in cui avviene la spartizione dei fondi; e più specificatamente nei singoli paesi della vecchia e nuova UE.

Una proposta molto importante avanzata dal relatore è quella di introdurre un elemento di comparazione dei dati tra gli Stati membri. Ciò permetterebbe di evitare le false accuse tra membri dell’UE, in merito all’entità e ai metodi di sostegno per singoli mercati, applicati all’interno di determinati paesi e consentirebbe di agire in modo tale da parificare le opportunità degli agricoltori in materia di sostegno pubblico. In linea generale, è opportuno ricordare che un finanziamento adeguatamente chiaro della politica agricola, così come quantità appropriate di prodotti agricoli, garantiscono la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare per i consumatori europei. Per questo motivo gli agricoltori europei dovrebbero beneficiare di una sicurezza e prospettive finanziarie a lungo termine in materia di investimenti nelle aziende agricole.

Le voci attualmente in circolazione, che esortano a un più rapido riesame della politica agricola comune sono irresponsabili e comportano una minaccia alla sicurezza dell’approvvigionamento alimentare dell’Unione. Tanto meno dovremmo dimenticare le garanzie date a proposito della parificazione dei sussidi alle aziende agricole per tutti i membri dell’UE entro il 2013.

Per concludere, vorrei congratularmi con il relatore.

 
  
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  Esther de Lange (PPE-DE). (NL) Signor Presidente, vorrei ringraziare il collega per questa relazione così completa, che all’apparenza, affronta normative molto tecniche, di bilancio. In realtà, tali normative sono in grado di incidere sul lavoro dei nostri agricoltori – che, dopotutto, sono i legittimi e indispensabili produttori dei nostri alimenti quotidiani. Mi piacerebbe discutere più dettagliatamente un paio di queste disposizioni, senza per questo avviare una discussione di ampio respiro sulla verifica della PAC o altro. Permettetemi, tuttavia, di togliermi un peso dallo stomaco e di confessarvi di essermi domandata dove, la mia stimatissima collega del partito socialista olandese (SP) fosse riuscita a individuare grandi proprietari terrieri in uno Stato così densamente popolato come i Paesi Bassi. Ma sto divagando.

Innanzi tutto, vorrei esprimere il mio sostegno alla proposta della Commissione di rendere possibile una più efficace penalizzazione – ovvero applicazione di decurtazioni – dello Stato membro che risultasse inadempiente, e questo tramite la sospensione o la riduzione dei suoi pagamenti intermedi. A mio avviso, la Commissione non dovrebbe valutare unicamente la gravità e la natura della non conformità, come attestato, ma anche il suo perdurare. Ad esempio, in caso di violazioni prolungate, la Commissione dovrebbe aumentare ogni anno la percentuale di riduzione. Dobbiamo inoltre assicurarci che le nuove normative che stiamo introducendo non si traducano in un incremento del carico amministrativo.

Vorrei concludere affrontando la spinosa questione della pubblicazione dei nomi dei beneficiari degli aiuti provenienti dal Fondo agricolo europeo. Il mio paese ha già ampiamente adottato questa pratica e la Commissione propone ora di estenderla a tutta l’UE, all’insegna di una maggiore trasparenza e della legittimazione di questa spesa. Sono disposta a sostenere questi sforzi, ma con due piccole precisazioni, espresse anche sotto forma di emendamenti. Innanzi tutto, la pubblicazione di questi dati potrebbe violare i diritti degli interessati. Pertanto, dobbiamo assicurare un’adeguata protezione delle informazioni, per evitare che finiscano nelle mani sbagliate o vengano utilizzate a vantaggio di azioni ideate dagli animalisti radicali, per esempio: un fenomeno con il quale diversi Stati membri hanno già avuto a che fare.

Infine, vorrei esprimermi in merito alla convinzione della Commissione che questa proposta le permetta di migliorare il controllo di bilancio. In una certa misura, questo è possibile, ma ritengo sia ancora più utile al controllo di bilancio introdurre dichiarazioni nazionali riguardanti le risorse budgetarie gestite a livello nazionale. Pertanto, vorrei sfruttare l’ultimo secondo del mio intervento per lanciare un appello alla Commissione e al Consiglio, affinché accelerino l’introduzione di queste dichiarazioni nazionali.

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE). - (HU) Aumentare la trasparenza della politica agricola comune è un importante obiettivo comunitario, pertanto sostengo la relazione del collega Chatzimarkakis. Ma poiché tale politica è già oggetto di discussione, io vorrei richiamare la vostra attenzione su una delle questioni più importanti per l’agricoltura ecologicamente consapevole, il programma Natura 2000.

Come sapete, gli agricoltori che operano secondo modalità a sostegno della flora e della fauna protette ricevono aiuti dalla Comunità e dagli Stati membri, nel quadro del programma Natura 2000. Quasi 1/5 del territorio dell’Unione europea e il 21 per cento del territorio ungherese, rientra in questo programma di protezione. Gli agricoltori contano su questi aiuti, poiché sostenere gli interessi ambientali implica un’automoderazione finanziaria da parte loro.

Tuttavia, è fondamentale, ai fini di un futuro sostenibile, tutelare il massimo numero di interessi ambientali. Ecco perché è importante stanziare quanti più fondi possibile per gli aiuti destinati alle aree interessate dal programma Natura 2000.

Io sono stato relatore ombra del gruppo socialista per il programma Natura 2000. Purtroppo, finora, non è stato possibile ottenere l’importo sollecitato all’epoca, 3 miliardi di euro all’anno. Ad ogni modo, sta per scadere il tempo utile se vogliamo arrestare l’annientamento della natura, soprattutto in Europa, continente già sovrappopolato.

La pubblicazione su Internet dell’entità degli aiuti ricevuti dagli agricoltori nel quadro del programma Natura 2000 sarebbe utile al fine di divulgare pratiche progressiste. Questa trasparenza potrebbe, si auspica, stimolare anche l’agricoltura ecologica e la protezione dei nostri esclusivi interessi ambientali. Grazie.

 
  
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  Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). - (PL) Signor Presidente, stiamo discutendo della politica agricola comune, ma in realtà non esiste alcuna politica comune. Lo affermo perché gli aiuti all’agricoltura si differenziano non solo all’interno delle singole regioni, ma anche e in maniera molto evidente, tra vecchi e nuovi Stati membri. Per poter parlare di una politica agricola comune, dobbiamo avere principi e doveri comuni e standardizzati, nonché condividere il medesimo potenziale per ottenere un sostegno alla produzione.

E’ mia opinione, comunque, che questa relazione sia estremamente apprezzabile e necessaria, poiché, dopotutto, i nomi dei beneficiari e l’entità degli aiuti devono essere resi pubblici, così come le modalità di utilizzo di questi fondi. Un miglioramento delle statistiche non comporterà direttamente un incremento dei fondi per l’agricoltura, ma aumenterà la parsimonia, creerà trasparenza, maggiore fiducia nelle persone e porrà noi parlamentari nella posizione di poter trarre le nostre conclusioni e di ricercare soluzioni comuni, che possano davvero costruire una politica agricola comune, basata sugli stessi principi di democrazia e partenariato per tutti i paesi dell’Unione europea e per gli agricoltori, a prescindere dalla regione in cui lavorano e vivono.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE). - (RO) La limitazione dei pagamenti elargiti dal Fondo europeo agricolo di garanzia e dal Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale dev’essere applicata solo in casi eccezionali.

A tale riguardo, la proposta della Commissione non definisce chiaramente le circostanze che richiedono la riduzione o la sospensione dei pagamenti agricoli.

Il regolamento, nella forma proposta dalla Commissione, specifica unicamente che la sospensione viene applicata laddove le componenti chiave del sistema di controllo nazionale siano inefficienti, alla luce della gravità o della persistenza delle irregolarità rilevate.

Ritengo che questo criterio non possa essere utilizzato arbitrariamente e possa avere effetti pericolosi per alcuni Stati membri.

Se da un lato è vero che dobbiamo avere un controllo comunitario estremamente efficace sull’elargizione dei fondi, dall’altro è altrettanto importante considerare i progressi compiuti dalle istituzioni degli Stati membri, responsabili di questo controllo.

Per questo ritengo che lo strumento di cui dotiamo oggi la Commissione debba essere impiegato con molta cautela, secondo condizioni chiaramente delimitate, e accompagnato da un rigoroso controllo parlamentare.

Inoltre, il regolamento non deve avere effetto retroattivo. Il 2007 è un anno di allargamento per l’Unione europea e sarebbe ingiusto che le disposizioni di questo regolamento venissero imposte a cominciare da questo momento, come proposto dalla Commissione europea.

Ecco perché appoggio la variante di concedere un anno supplementare prima dell’entrata in vigore del regolamento.

Quanto alla pubblicazione dei nomi dei beneficiari dei fondi europei, nonché degli importi complessivi da essi percepiti, ritengo che si tratti di una misura che contribuirà sicuramente alla trasparenza del sistema di attribuzione dei fondi.

Questo potrebbe stroncare sul nascere eventuali tentativi di frode o di assegnazione dei fondi comunitari per lo sviluppo rurale in funzione di criteri politici e dimostrerebbe, nel contempo, responsabilità nell’utilizzo del denaro pubblico.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). - (PL) Signor Presidente, l’iniziativa della Commissione europea di imporre agli Stati membri l’obbligo di pubblicazione dei nomi dei beneficiari dei fondi UE, percepiti nell’ambito della politica agricola comune, merita di essere sostenuta sotto ogni aspetto.

La pubblicazione su Internet di queste informazioni secondo standard che assicurino la comparabilità dei dati fra i singoli paesi, non solo contribuirà ampiamente al potenziamento della trasparenza e all’efficienza del processo di controllo sul bilancio, ma porterà chiarezza perlomeno su due gravi problematiche collegate alla spesa agricola nell’UE.

Innanzi tutto, una grossa fetta dei sussidi diretti all’interno dei singoli paesi non viene destinata alle aziende agricole, ma a grandi società come Smithfield, o a vaste proprietà terriere come i Crown Estates di Elisabetta II. Forse dati come questi, su scala UE, faranno comprendere ai decisori che è necessario introdurre un limite ai sussidi assegnati a una singola azienda agricola, affinché tali sussidi aiutino le aziende famigliari più che le grandi tenute.

In secondo luogo, c’è una forte sproporzione tra il sostengo per ettaro di terra agricola assegnato ai vecchi Stati membri rispetto a quelli nuovi. Nel periodo 2007-2013, quest’indicatore si attesterà poco al disopra del 60 per cento e quando Romania e Bulgaria aderiranno sarà ancora più basso. Di conseguenza, per ogni euro versato a favore della vecchia UE, nei paesi di nuova adesione verranno percepiti soltanto 60 centesimi, sebbene l’agricoltura di quei paesi debba mettersi al pari con l’agricoltura più avanzata dei vecchi Stati membri.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE). (EN) Signor Presidente, mi piacerebbe che gli agricoltori con cui ho parlato questo pomeriggio, dell’Irlanda nord-occidentale, fossero qui ad ascoltare questa discussione, perché penso che potrebbero volervi contribuire. Siamo onesti: nessuno vuole che i propri affari finanziari siano resi pubblici e credo ci siano deputati in quest’Aula che, pur avendo parlato di apertura e trasparenza, se ne terrebbero ben lontani. Apprezzo l’appunto fatto da un oratore nel corso della serata, secondo cui potrebbe essere giusto pubblicare i pagamenti di chiunque percepisca denaro dalle casse pubbliche. Detto questo, ritengo che la pubblicazione dei pagamenti verrà attuata e credo, in generale, nel concetto di “apertura e trasparenza”, a patto che sia una strada a doppio senso.

Contesto anche la nozione secondo cui informazione equivale a comprensione e, in virtù di questo, credo siano necessari dei chiarimenti in merito al reale significato degli aiuti. Il gruppo di agricoltori che ho incontrato oggi si occupava di allevamento di bovini e ovini e molti di loro si avvalevano del pagamento unico per azienda per sovvenzionare la propria produzione. Forse saranno sciocchi a farlo. Forse dovrebbero abbandonare l’allevamento e lasciar andare in rovina le loro aziende, continuando ad accettare gli assegni.

Nel corso della discussione, ho sentito fare alcuni commenti sul fallimento della politica come se fosse colpa degli agricoltori. Ma, a mio avviso, sono i decisori delle politiche a dover essere chiamati in causa per i fallimenti che sono stati identificati. Chi parla di intervento e di restituzioni all’esportazione si dev’essere scordato delle riforme del 2003. Al momento c’è un problema di penuria nell’Unione europea. Importiamo la carne di manzo. La domanda globale di prodotti caseari è in ascesa e il grano scarseggia, perciò ci sono stati grandi cambiamenti. D’accordo pubblicare, ma spiegare, anche. Proteggere le persone e assicurarsi che non vengano ingiustamente ridicolizzate per i pagamenti che ricevono. Non utilizziamo questo strumento come un’arma con cui colpire gli agricoltori. La Commissione lo sta già facendo con la verifica, in relazione alla quale si è discusso anche di come si potrebbero ridurre i pagamenti, ora che la pubblicazione verrà attuata. Forse dovremmo discutere questa materia a un livello più alto, ma quantomeno siamo onesti nel farlo. Credo sia necessario rivedere l’utilizzo delle informazioni.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, stiamo discutendo un’importante relazione, in materia di finanziamento della politica agricola comune, una politica che assorbe circa il 45 per cento del budget europeo.

La proposta della Commissione europea è volta a incrementare la trasparenza e la credibilità della spesa europea a favore degli agricoltori e delle aree rurali. Allo stesso modo, è intesa a migliorare l’accettazione e la valutazione di tale politica da parte dei cittadini dell’UE. Tuttavia, continuano a presentarsi persone che non sono ben disposte nei confronti della politica agricola comune, persone che desiderano privare di sostegno i nostri agricoltori ad ogni costo, esponendoli a una concorrenza aperta e iniqua con gli agricoltori di paesi terzi.

La domanda è: che ne sarà quindi della sicurezza dell’approvvigionamento alimentare nell’UE? Sono certo che i deputati della commissione per l’agricoltura concorderanno con me che non si possano operare tagli sul budget preventivato per la politica agricola comune, budget che è in costante riduzione e che nel 2013 costituirà solo il 33 per cento della spesa di bilancio complessiva. Auguriamoci che le nuove normative contribuiscano alla semplificazione della legislazione in linea con lo slogan legiferare meglio”, promosso dalla Commissione. I nostri cittadini potranno sapere e controllare gli scopi per cui vengono elargiti i fondi europei.

A novembre di quest’anno, la Commissione dovrà presentare una comunicazione in merito alla verifica. Personalmente sono dell’opinione che il sistema europeo di pagamenti diretti debba essere molto più semplice e trasparente e che il livello delle sovvenzioni debba essere standardizzato per tutti gli Stati membri, in altre parole, debba essere equo e comprensibile.

Mi auguro, inoltre, che i nostri colleghi della Romania stiano affrontando gli attuali problemi associati ai loro sistemi di pagamento. Non possiamo permettere che gli agricoltori rumeni vengano danneggiati e puniti da una riduzione dei sussidi, necessari in Romania quanto in altri Stati membri. Anziché punire gli agricoltori rumeni, dovremmo contribuire al risanamento del sistema dei sussidi.

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. (EN) Signor Presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio per le vostre interessanti osservazioni. Sono molto lieto di avere l’opportunità di partecipare a questa discussione, poiché, quando la Commissione cominciò a esaminare la proposta di creare maggiore trasparenza riguardo ai beneficiari dei fondi europei, la notizia fu pubblicata solo in due paesi: Danimarca ed Estonia. Ora siamo a quota 13 e infine verrà reso noto in ogni paese. Questa progressione, in termini di processo decisionale europeo, è molto rapida.

Vorrei soltanto esprimere alcune precisazioni fattuali. Innanzi tutto, l’annunciata pubblicazione delle informazioni sui beneficiari sarà effettuata nel totale rispetto delle leggi comunitarie in materia di protezione dei dati; come già sancito nella proposta. Diversi oratori hanno sollevato la questione della pubblicazione di informazioni sui Fondi strutturali, per i quali, tuttavia, vale esattamente la stessa logica, di cui all’articolo 53 ter del regolamento finanziario. Pertanto, non c’è differenza.

Tutte le sovvenzioni che verranno detratte dal bilancio europeo saranno rese pubbliche, compresi gli stipendi dei più alti funzionari e dei membri della Commissione. Sono tutte informazioni completamente pubbliche. Perciò, non c’è nulla di strano: sono pubbliche fin dall’adozione dello Statuto dei funzionari.

Vorrei invitare il Parlamento a sostenere l’approccio della Commissione, così come illustrato dalla proposta. Condividiamo la sostanza di alcuni degli emendamenti proposti e alcuni di essi verranno rispecchiati nella normativa d’attuazione o nel testo finale che verrà adottato dal Consiglio a seguito del testo di compromesso della Presidenza. Confido nel fatto che le innovazioni presentate rendano il regolamento n. 1290/2005 uno strumento ancora più efficace di quanto già sia.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 11 ottobre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Gábor Harangozó (PSE), per iscritto. (HU) Personalmente sono a favore della raccomandazione della Commissione, per svariati motivi. Innanzi tutto, diverrà trasparente l’identità dei beneficiari della PAC e sarà possibile raffrontare l’entità delle sovvenzioni all’agricoltura fra i vari Stati membri. In secondo luogo, essa rafforzerà la legittimità di tutte le istituzioni europee e di tutte le politiche dell’Unione, agli occhi dei cittadini europei. Infine, poiché quest’iniziativa non riguarderà unicamente le sovvenzioni agricole, ma si estenderà a tutte le sovvenzioni europee, potrebbe incrementare anche l’efficacia del controllo di bilancio.

Concordo con il secondo punto della raccomandazione, in virtù del quale, laddove i sistemi di controllo degli Stati membri siano inadeguati, le normative in materia di sanzioni debbano farsi più rigorose. In Ungheria, con grandi sforzi, siamo riusciti a sviluppare un sistema istituzionale che funziona con la massima efficienza, così da soddisfare le condizioni imposte dalla Commissione.

Appoggio la proposta del relatore, che vorrebbe fare della pubblicazione dei dati su Internet un requisito obbligatorio. I siti web degli organismi pagatori degli Stati membri sarebbero collegati ai siti Internet della Commissione, o a una rete comune di siti web all’interno di uno Stato membro. Naturalmente, questo provvedimento deve rispettare quanto stipulato dal garante europeo della protezione dei dati. Inoltre, è fondamentale che le parti interessate ricevano notifica anticipata della pubblicazione dei dati, il prima possibile e laddove possibile, anche in fase di raccolta dei dati stessi.

 
  
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  Alexander Stubb (PPE-DE), per iscritto. (EN) Più trasparenza significa meno infondata propaganda antieuropea. Pertanto è semplice sostenere l’approccio illustrato dal relatore a favore della proposta della Commissione, volta a migliorare la trasparenza e l’impiego della spesa agricola europea.

E’ bene tenere presente che la spesa agricola costituisce una delle voci di spesa più elevate del bilancio europeo. Pertanto rappresenta una questione di legittimità per l’Unione.

La mancanza di chiarezza in merito a tutte le spese, non solo quelle agricole, si traduce in una visione distorta della spesa europea. Allo stesso tempo, sappiamo che la gestione delle spese agricole è andata stabilmente migliorando.

I dati relativi alle spese comunitarie dovrebbero essere facilmente accessibili su Internet. La totale trasparenza è essenziale per il controllo di bilancio. Pertanto, mi compiaccio del fatto che l’onorevole Chatzimarkakis abbia ottenuto un sostegno del 100 per cento in seno alla commissione.

 
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