Presidente. − L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.
Rumiana Jeleva (PPE-DE) - (BG) Il documentario “Bulgaria’s Abandoned Children” (Bambini abbandonati in Bulgaria) trasmesso su BBC 4, che ha descritto le condizioni e i comportamenti nei confronti dei pazienti della casa di assistenza sociale per bambini disabili fisicamente e mentalmente nel villaggio di Mogilino, ha suscitato una violenta risposta nella comunità bulgara e internazionale. Questo mi porta a dire quali passi sono stati compiuti.
Innanzi tutto, abbiamo inviato richieste di informazioni al ministro del Lavoro e della Politica sociale e al presidente dell’Agenzia nazionale per la protezione dell’infanzia. Abbiamo chiesto che la casa fosse chiusa e il processo di de-istituzionalizzazione fosse accelerato. Il ministero ha inviato una risposta alla nostra richiesta di informazioni.
In secondo luogo, abbiamo fatto appello alle organizzazioni non governative internazionali che prestano servizi sociali ai disabili, fra cui Betel, la più grande organizzazione di beneficenza in Europa con 150 anni di esperienza nella prestazione di assistenza alle persone mentalmente disabili. I suoi esperti hanno risposto alla mia richiesta di visitare questa casa a Mogilino insieme e di cercare soluzioni specifiche ai problemi.
Il governo è il principale responsabile per la fornitura dei materiali necessari e delle condizioni tecniche di questa casa e del sostegno ai bambini. Tuttavia, abbiamo bisogno di un nuovo concetto di servizi sociali per i bambini con gravi disabilità mentali e di un nuovo atteggiamento verso di loro da parte della società e delle istituzioni. L’isolamento di questi bambini in villaggi e cittadine difficilmente accessibili è una pratica ormai abbandonata in Europa. I problemi non saranno risolti nascondendo la verità, ma con sforzi concertati da parte di tutti noi.
Luis Yañez-Barnuevo García (PSE). - (ES) Signor Presidente, quest’Assemblea è riconosciuta a livello internazionale come l’Istituzione della libertà, dei diritti umani e del rispetto dei diritti internazionali e del sistema delle Nazioni Unite.
Per questo motivo, molti di noi gradirebbero conoscere la valutazione dell’Assemblea e del suo Presidente sullo scandalo provocato dalla diffusione pubblica delle conversazioni fra i Presidenti Bush e Aznar, nel 2003, nel ranch di Crawford poco prima dell’invasione dell’Iraq.
Quella conversazione contiene elementi di estrema gravità perché dimostrano la totale mancanza di rispetto per le Nazioni Unite, il disprezzo per le relazioni transatlantiche e lo spregio per il diritto internazionale.
Tutti sospettavamo che fosse accaduto qualcosa del genere, ma mai fino ad ora le prove sono state così evidenti e questo impone al Parlamento di prendere una posizione, anche solo per dichiarare che fatti così vergognosi non si ripetano mai più.
Eugenijus Gentvilas (ALDE). – (LT) Il fatto che le relazioni dei politici europei sul riscaldamento globale, il risparmio energetico e questioni simili siano accolte con indifferenza nella maggior parte dei paesi europei suscita preoccupazione. Allo stesso tempo, le regioni, le provincie e altri enti amministrativi non danno a questi problemi la considerazione che meritano. Casi in cui l’energia è sprecata e le conseguenze del riscaldamento globale sono trascurate possono essere visti facilmente ovunque. Ad esempio, quasi ogni giorno, nel percorso da Bruxelles al Lussemburgo, vedo l’illuminazione stradale che si estende per decine di chilometri, ma nessuno, né la regione vallona né il Belgio o altre province ammettono la responsabilità.
D’altro canto, molto spesso, anche in quest’Aula, le nostre parole non sono seguite dai fatti. Non riesco a capire perché, in ogni seduta a Strasburgo, vengono consegnate a ciascun deputato circa 200-300 pagine di relazioni stenografiche e ordini del giorno. A mio avviso, dovremmo ricevere questo materiale solo su Internet e smettere di stamparlo.
Bogusław Rogalski (UEN). - (PL) Signor Presidente, il 10 ottobre due attivisti dell’associazione polacca in Bielorussia, Angelika Borys e Igor Bancer, sono stati nuovamente arrestati a Grodno con l’accusa di teppismo. Bancer è stato condannato a dieci giorni di carcere, mentre la Borys è stata multata con una somma equivalente a quindici volte il salario medio in Bielorussia. Si sa, tuttavia, che il motivo reale del loro arresto è stata la dimostrazione prevista dall’opposizione contro il regime autoritario di Alexander Lukashenko. Le autorità bielorusse hanno dimostrato ancora una volta che l’indipendenza e la libertà di organizzazione non sarà tollerata in quel paese. Timori, arresti per qualsiasi motivo e discredito dei paesi occidentali sono i metodi che Lukashenko ha usato per lungo tempo per mantenere la sua tirannia.
Signor Presidente, non possiamo ammettere che queste palesi violazioni dei diritti umani della dignità personale e della libertà accadano proprio accanto all’Unione europea. L’Europa non può essere democratica se la Bielorussia non è un paese libero. Cerchiamo di aumentare le nostre spese per aiutare la società bielorussa a sfuggire alla tirannia della dittatura. Chiediamo che i diritti delle minoranze etniche siano rispettati, che gli arresti senza giusta causa siano fermati e che i prigionieri politici siano liberati. E’ l’unico modo per cambiare l’unica tirannia e dittatura d’Europa.
Carl Schlyter (Verts/ALE). - (SV) Grazie signor Presidente. Vorrei parlare della decisione del parlamento turco di autorizzare i militari turchi ad entrare in una regione solo relativamente calma dell’Iraq. Sembra adesso che potremo includere quegli eventi nella nostra discussione sulla relazione generale mercoledì. Mi auguro che tutti avranno l’opportunità di partecipare al processo e di presentare emendamenti, perché si tratta di una grande minaccia alla pace nella regione. Sottolinea il problema dell’esercito che esercita pressione e che spinge la presa di decisioni. Adesso dobbiamo garantire che il governo resista, che non vi siano truppe e che nessuno sia provocato ad andare in Iraq con forze militari. Se c’è qualcosa di cui ne hanno abbastanza, sono proprio i militari. E se hanno carenza di qualcosa, è una normale discussione fra persone ed è quello che dobbiamo sostenere. Grazie.
Willy Meyer Pleite (GUE/NGL). - (ES) Signor Presidente, è come se l’Unione europea fosse colpita da un blackout di informazioni e di attività per quanto riguarda le violazioni sistematiche dei diritti umani da parte del Regno del Marocco in relazione ai territori occupati del Sahara occidentale.
Ci hanno già abituati. Quest’Assemblea aspetta ancora una spiegazione da parte del Regno del Marocco in relazione alla delegazione che non ha mai potuto visitare i territori occupati.
Ma a tutti questi dati se ne aggiungono altri due: in primo luogo, il Marocco rifiuta di far celebrare nei territori occupati il Congresso dell’associazione dei diritti umani – l’associazione si chiama CODESA – e, in secondo luogo, le Nazioni Unite non hanno ancora pubblicato la relazione dell’Alto Commissariato per i diritti umani che ha visitato i territori occupati per rendere conto della situazione in quei luoghi. Quella relazione non è stata ancora pubblicata ad oggi.
Chiedo alle Istituzioni europee – a quest’Assemblea, alla Commissione europea e al Consiglio – di porre fine a questa situazione.
Gerard Batten (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, Gordon Brown ha detto oggi che non sarà necessario avere un altro Trattato sull’UE per almeno 10 anni. Sa benissimo che non ci sarà mai bisogno di un altro trattato. Il trattato di riforma proposto è un trattato di automodifica. Quel poco che sarà lasciato del potere sovrano può essere trasferito all’UE con decisioni del Consiglio europeo senza ricorso al Parlamento, lasciamo stare le persone.
Il trattato di riforma dichiara formalmente la legittimità e la supremazia del diritto dell’UE sul diritto nazionale. Se le camere del parlamento britannico accettano e mettono in pratica le disposizioni del trattato di riforma come norme di rango superiore, a scapito dell’esistente diritto inglese e scozzese, allora si ha un atto di alto tradimento in base alle vigenti leggi in materia. Qualsiasi deputato della House of Commons o della House of Lords che voti per la ratifica del Trattato di riforma è quindi, letteralmente, un traditore del suo paese.
(Si ride)
Andate a guardare le leggi sull’alto tradimento se non mi credete!
Presidente. − Dovremmo essere cauti sull’uso di questi termini, onorevole Batten.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, un anno prima dell’inizio dei Giochi olimpici di Pechino, ogni giorno sono diffusi messaggi preoccupanti al vasto pubblico. Questa volta non è un caso di diritti umani o di inquinamento ambientale, ma si tratta della decisione del comitato organizzativo e delle autorità della Repubblica popolare cinese di vietare ogni tipo o ogni forma di culto religioso ai partecipanti ai Giochi olimpici. In violazione degli accordi stipulati fin dall’inizio dei Giochi olimpici e firmati dalle autorità cinesi e dal comitato olimpico internazionale, saranno vietati i simboli religiosi come la Bibbia, il nuovo e il vecchio testamento, i luoghi di preghiera e anche il crocifisso in una catena attorno al collo di un atleta o di una atleta.
Da cristiano, sono profondamente rattristato. Mi auguro che la comunità internazionale e l’UE impediranno debitamente all’autorità organizzatrice delle Olimpiadi del 2008 di attuare queste misure senza precedenti.
(Applausi)
Catherine Trautmann (PSE) . – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 3 ottobre il gruppo Michelin ha annunciato la cessazione della produzione di pneumatici dell’impianto di Toul. Entro il 2009 potrebbero scomparire oltre 800 posti di lavoro, sebbene i risultati industriali e quelli finanziari dell’impresa non consentano di addebitare questi licenziamenti a una qualsiasi crisi. Gli azionisti vendono titoli e realizzano plusvalori all’annuncio di questa ristrutturazione, mentre donne e uomini comuni vengono a sapere che saranno i soli a pagare lo scotto della situazione. Vorrei dire all’Assemblea quanto rispetti i rappresentanti sindacali e i lavoratori che, malgrado una reale disperazione, hanno dato prova fin dall’inizio di un grande senso di responsabilità. La questione non è trovare un modo umano per chiudere un’impresa, ma come mantenere l’occupazione in zone talvolta duramente colpite. I lavoratori di Toul si aspettano dall’UE che crei regimi di protezione e di organizzazione che garantiscano i diritti sociali del lavoratori, consentendo il ritorno al lavoro e la mobilitazione dei fondi di compensazione per il rilancio di progetti industriali. E’ la flessicurezza che noi, socialisti europei, desideriamo ardentemente, ma dobbiamo anche favorire l’adeguamento alla competitività industriale e trovare modi per promuovere una politica industriale integrata a vantaggio di tutti i nostri territori che, oggi, sono colpiti dalle ristrutturazioni.
Toomas Savi (ALDE). - (EN) Signor Presidente, vorrei attirare la vostra attenzione sul peggioramento della situazione al confine fra Iraq e Turchia. Domenica mattina, 12 soldati turchi e 32 curdi sono stati uccisi in un’imboscata curda. Come già sappiamo, il parlamento turco ha approvato l’invasione della zona popolata da curdi nell’Iraq del nord. Nel contempo, il Primo ministro della Turchia, Tayyip Erdogan, ha dichiarato che il suo governo è pronto a ordinare all’esercito di attaccare le basi del partito dei lavoratori del Kurdistan nell’Iraq del nord. Quindi, vi è una forte probabilità di un’escalation verso un grave conflitto nell’Iraq del nord.
Poiché la Turchia è ufficialmente un paese candidato all’adesione all’UE, non è forse tempo che agiamo per cercare di fermare un conflitto militare fra i combattenti curdi e le truppe di invasione turche? Altrimenti la situazione potrebbe realmente destabilizzarsi in questa fragile regione e portare a conseguenze terrificanti e imprevedibili.
Ewa Tomaszewska (UEN). - (PL) Signor Presidente, la scorsa settimana il Parlamento europeo ha accolto un gruppo di persone affette da sclerosi multipla. Si sono avuti un’esibizione, un concerto e una conferenza dedicati alla questione delle persone affette da questa terribile condizione. Cercavano assistenza per le loro difficoltà presso il Parlamento ma, a Bruxelles, sono stati trattati con estrema discriminazione.
La presidente dell’associazione, che ha un grave indebolimento della vista e dell’udito, e che si trova sulla sedia a rotelle, ha un cane guida di assistenza. La compagnia aerea Wizzair si è rifiutata di fare salire il cane a bordo, anche se i suoi regolamenti stabiliscono che è possibile trasportare cani guida appartenenti a persone non vedenti o non udenti, e l’acquisto on line del biglietto includeva anche il cane. Solo dopo un’ora di discussioni si è deciso alla fine di trattare la situazione come se fosse eccezionale e la passeggera e il cane sono stati ammessi a bordo. Questa situazione, senza dubbio, ha avuto un impatto negativo sulla sua salute.
Petya Stavreva (PPE-DE). - (BG) Il mio paese, la Bulgaria, è alla vigilia delle prime elezioni locali dopo l’adesione all’Unione europea. Queste elezioni, quindi, sono diverse e cariche di tante aspettative derivate dalle nuove realtà europee. Dovrebbero essere elette come autorità locali persone capaci e attive per lavorare abilmente con i fondi comunitari. La Bulgaria ha una buona opportunità di assorbire quasi sette miliardi di euro per il periodo 2007 – 2013 quale membro di pieno diritto dell’UE. Tuttavia, è molto più importante che queste risorse raggiungano le persone che ne hanno più bisogno, invece di finire nelle casse di società di partiti politici. Poiché l’Europa è l’Europa delle regioni e il decentramento è un processo irreversibile, il ruolo delle persone coinvolte nel governo locale è crescente.
La Bulgaria è stata criticata ripetutamente e giustamente per la sua insufficiente capacità amministrativa e per le carenze nel funzionamento delle istituzioni. Avendo ricevuto la fiducia di tutti i partner europei ed essendo diventati parte della grande famiglia europea, dovremmo compiere anche il successivo passo importante, ovvero eleggere sindaci e consigli comunali in grado di lavorare a livello non solo regionale e nazionale, ma anche europeo. Quale rappresentante della Bulgaria al Parlamento europeo, ritengo sia molto importante che siano elette come autorità locali persone altamente qualificate e competenti. Dopo essere entrati nella casa comune europea, dobbiamo compiere sforzi personali per guadagnarci il nostro posto meritato piuttosto che ricevere un regalo.
Csaba Sándor Tabajdi (PSE). - (HU) Signor Presidente, domani l’Ungheria celebrerà l’anniversario della rivoluzione ungherese del 1956 e la lotta per la libertà. Negli ultimi anni, i dibattiti che hanno avuto luogo sulla natura dell’hitlerismo e dello stalinismo e sui danni causati, compresi i dibattiti in quest’Aula, hanno dimostrato che la metà occidentale più fortunata dell’Europa ha vissuto la storia in modo molto diverso rispetto ai dieci nuovi Stati membri dell’Europa centrale.
Inoltre, il 9 maggio ha un significato diverso per noi. Per noi non è solo la data della liberazione, ma anche dell’inizio dell’occupazione. Tre eventi europei centrali, atti di opposizione alla dittatura dell’Unione sovietica e di stampo sovietico – la rivoluzione ungherese del ‘56, la primavera di Praga nel’68, e il movimento polacco Solidarność – sono tuttavia divenuti parte della nostra storia europea comune. L’unicità del 1956 risiede nel fatto che nessun’altra sommossa a portato che un popolo a prendere le armi contro l’esercito più grande del mondo, l’esercito sovietico, e in nessun altro caso si è visto un paese dichiarare la sua neutralità.
Tutti gli obiettivi per i quali lottavano gli eroi del 1956 – democrazia, Stato di diritto e libertà – sono stati concretizzati con il cambiamento di regime. Se noi ungheresi possiamo andare orgogliosi di qualcosa nel XX secolo, dovremmo essere orgogliosi della rivoluzione del 1956 e del ruolo svolto nella riunificazione tedesca. Grazie per la vostra attenzione.
Horia-Victor Toma (ALDE). - (RO) L’uso di cianuro è uno dei metodi attuali di estrazione dell’oro e dell’argento. Vorrei sottolineare che gli effetti di tale processo di estrazione possono portare alla distruzione irreversibile di ecosistemi e causare danni gravi al corpo umano, dato che il cianuro è una delle sostanze che passa inalterata nelle acque sotterranee, la principale fonte di acqua potabile. Nel contesto del riscaldamento globale, il cianuro ha il potenziale di cambiare la temperatura e il modelli delle precipitazioni, generando alluvioni e frane. L’incidente accaduto in Romania, a Baia Mare, nel 2000, quando, a seguito del crollo di un bacino minerario, sono stati versati circa 100 000 m3 di acqua contaminata con cianuro e metalli pesanti, ha causato la più grande catastrofe dell’Europa orientale dopo Chernobyl. Questo disastro ha portato ad una riforma della legge sull’estrazione in Romania, con l’introduzione di una modifica in Parlamento, che ha vietato l’uso di cianuro nelle estrazioni.
Signor Presidente, vorrei che l’esempio della Romania fosse seguito dagli altri paesi dell’Unione europea, di modo che il divieto di usare cianuro diventi alla fine una norma europea.
Richard James Ashworth (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, giovedì di questa settimana l’Assemblea voterà il bilancio 2008. Tenendo a mente che la Corte dei conti deve presentare una relazione il mese prossimo, vorrei attirare la vostra attenzione sull’accordo interistituzionale firmato fra le tre istituzioni nel 2006. In base all’articolo 44 di quell’accordo, tutti gli Stati membri sono tenuti a dare certificazione delle operazioni finanziarie concernenti fondi dell’UE. Ritengo che nell’ambito dell’attuale programma la Commissione non riceverà informazioni rilevanti dagli Stati membri fino al 14 febbraio 2008. Solo in qual momento gli standard comuni di contabilità e i controlli interni potranno essere identificati. Questo significa che è improbabile che la Corte dei conti riceverà le informazioni richieste per altri due anni. Non è accettabile. Non solo è contrario allo spirito dell’accordo interistituzionale, ma l’attuale incapacità di raggiungere una relazione sui controlli soddisfacente mina seriamente la credibilità di quest’Aula. La invito, Signor Presidente,a cogliere ogni occasione per insistere che gli Stati membri attribuiscano grande urgenza a tale questione in futuro.
Pierre Pribetich (PSE) . – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, le Nazioni Unite hanno stabilito al prossimo 10 dicembre la data limite per determinare il futuro statuto del Kosovo. Tuttavia, con le autorità kosovare che minacciano di proclamare unilateralmente l’indipendenza, la Serbia che sostiene un sistema di ampia autonomia e il veto della Russia alla proposta di indipendenza sorvegliata dell’inviato speciale dell’ONU, la situazione è critica. Vorrei insistere sul ruolo fondamentale che l’Unione europea deve svolgere nella risoluzione di questa crisi.
Abbiamo l’ambizione collettiva di dotare l’Unione europea di un Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Ma quale credibilità potrebbe avere tale nomina se non siamo capaci di apportare il nostro contributo a una soluzione specifica alla situazione del Kosovo che, per il momento, è ufficialmente una questione di politica estera dell’Unione ma, in realtà, è un affare interno? L’UE deve quindi indicare una direzione, una visione chiara, di sintesi e compromesso fra le esigenze serbe e kosovare, evitando di aprire il vaso di Pandora con la soluzione della divisione, deve esprimersi sul futuro del Kosovo per fare sentire la sua voce nel concerto delle nazioni.
László Surján (PPE-DE). - (HU) La ringrazio per l’opportunità di parlare, signor Presidente. La delegazione del Parlamento europeo in Cile non ha incontrano solo i parlamentari cileni, ma anche organizzazioni ambientaliste all’inizio di questo mese a Santiago. A loro avviso, il comportamento delle imprese dell’Unione europea che si stabiliscono in Cile è molto lontano dal rispetto dei principi ambientali che esse sostengono in Europa. La posizione legale e quella etica al riguardo sono chiare, ma purtroppo sono diametralmente opposte. Ciò che fanno queste imprese è legalmente entro i limiti, ma dal punto di vista etico è dannoso. La mancanza di legislazione ambientale spesso attira il capitale europeo all’estero. La delocalizzazione di questo tipo va a scapito dei nostri interessi in molti modi. Dobbiamo quindi insistere sul rigore ambientale non solo nell’Unione europea, ma anche al di fuori. L’Unione europea deve dare l’avviso, perché la mancata assunzione di responsabilità verso la generazione futura su scala mondiale sta infliggendo adesso danni materiali e non materiali ai cittadini d’Europa.
Zita Pleštinská (PPE-DE). - (SK) Vorrei elogiare la quinta edizione della Settimana europea delle regioni e delle città che si è svolta dall’8 all’11 ottobre 2007. Questo evento ha offerto una piattaforma unica per le regioni e le città di tutta l’Unione europea. Hanno scambiato esperienze pratiche e hanno acquisito conoscenza sulle iniziative innovative nel campo dello sviluppo regionale.
Anche noi eurodeputati abbiamo avuto l’opportunità di incontrare politici regionali nel corso degli interessanti eventi. Vorrei ringraziare il Comitato delle regioni, la Direzione generale della Commissione europea per la Politica regionale e la commissione del Parlamento europeo per lo sviluppo regionale per avere organizzato questa manifestazione. Vorrei ringraziare il nostri Presidente, l’onorevole Hans-Gert Pöttering, per il suo discorso che ha dato dignità a questo evento. Solo le regioni europee dinamiche con un forte potenziale umano, con politici regionali coraggiosi ed entusiasti e progetti ben preparati incentrati sull’innovazione e sulla creazione di nuovi posti di lavoro e sulla cooperazione in raggruppamenti regionali saranno in grado di affrontare le sfide di un mondo globalizzato.
Marianne Mikko (PSE). - (ET) Venerdì assisteremo all’apertura del secondo Vertice europeo UE-Russia di quest’anno. Non ci riuniamo con nessun altro paese così spesso, eppure i problemi persistono.
Il Vertice di venerdì non è una visita di commiato di Putin; egli continuerà a tenere le redini della Russia in futuro. Invece di tesserne le lodi, dovremmo discutere su come dare sostanza al partenariato strategico fra la Russia e l’Unione europea.
Per la sicurezza dell’Europa sarebbe molto importante lanciare la cooperazione sulla gestione della crisi, concordata alla riunione del novembre 2003, specialmente in relazione ai conflitti congelati.
In Portogallo la Russia dovrebbe essere invitata a trattare i separatisti transnistrani dichiarati personae non gratae dall’Unione europea come farebbe un vero partner, vietando all’élite transnistriana di viaggiare attraverso le frontiere della Russia. Attualmente, una banda che sta seminando instabilità fra i vicini dell’Europa può viaggiare liberamente negli aeroporti russi.
Questo passo non sarebbe difficile per la Russia e nel contempo sarebbe un segno che la Russia ascolterà l’Europa e che siamo realmente partner.
Marios Matsakis (ALDE). - (EN) Signor Presidente, a seguito del risultato unificante del Vertice di Lisbona della settimana scorsa, è triste ricordare che Nicosia è ancora una città europea divisa come Berlino. Sin dal 1963, una cosiddetta linea verde ha diviso la città e la sua popolazione in settore cipriota greco e settore cipriota turco. Questa linea è strettamente presidiata da truppe turche da una parte e da truppe della Repubblica di Cipro dall’altra. La divisione è ancora più assurda a Ledra Street, una strada commerciale trafficata nel centro di Nicosia, tagliata in due da un muro di vetro che la circonda, separando i ciprioti greci dai ciprioti turchi.
Signor Presidente, le chiedo di pronunciare un’urgente richiesta personale ai governi della Turchia e di Cipro a compiere lo storico passo, senza condizioni complicate e facili scuse politiche esteriori, di aprire Ledra Street e consentire ai ciprioti greci e turchi di spostarsi liberamente nella loro capitale. Facciamo sì che l’apertura di Ledra Street a Nicosia diventi un altro simbolo di pace e di unità per i popoli dell’Europa e il catalizzatore per la soluzione della questione cipriota.
Georgios Papastamkos (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, il sito su Internet dell’UE pubblica oggi la notizia che l’OLAF, in collaborazione con le autorità austriache, ha stroncato un ciclo di importazioni illegali di vestiario e di calzature cinesi. Il danno al bilancio comunitario ammonta a 200 milioni di euro. In considerazione di questa importante notizia, che non è un evento isolato, ma che accade in tutta l’Europa, vi chiedo, onorevoli colleghi, di rivolgerci alla Commissione. I controlli doganali devono essere rafforzati e le restrizioni alle importazioni estese oltre l’anno in corso. Le misure di protezione commerciale per le importazioni di calzature devono essere rese più efficaci.
Karin Scheele (PSE). - (DE) Signor Presidente, sono molto lieta che il Commissario Stavros Dimas sia qui. In quest’occasione vorrei spendere una parola di lode per l’azione intrapresa dalla Commissione la scorsa settimana contro la caccia primaverile illegale di uccelli selvatici a Malta. Abbiamo prestato moltissima attenzione alla questione, non solo nell’Aula, ma anche nella commissione per le petizioni. Inviare un avvertimento finale alle autorità maltesi, a mio avvio, è un passo importante. Mi auguro che coglieremo i frutti di questa preziosa e giudiziosa misura politica la prossima primavera e che saranno attuate norme europee sotto forma di un divieto esecutivo della caccia primaverile illegale.
Ryszard Czarnecki (UEN). - (PL) Signor Presidente, l’anno scorso 25 paesi dell’Unione europea hanno sottoscritto un accordo comune di stabilizzazione e di associazione fra l’Albania e l’Unione europea. Oggi, 15 mesi dopo la firma di quell’accordo, solo 10 paesi hanno ratificato il documento. Di questi dieci paesi, sei sono nuovi Stati membri dell’UE, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Lituania e Lettonia, mentre i paesi della vecchia UE sono quattro: Spagna, Irlanda, Svezia e Lussemburgo. Vorrei quindi invitare i restanti 17 paesi dell’UE a ratificare l’accordo prima possibile, se non vogliamo che il concetto di solidarietà europea sia considerato solo come un luogo comune privo di valore o uno slogan.
Milan Gaľa (PPE-DE). - (SK) Le autorità italiane hanno informato gli Stati membri dell’Unione europea, attraverso il sistema europeo di allarme rapido e di reazione, dell’epidemia di febbre tropicale diffusa dal virus chikungunya nella regione Emilia-Romagna. Hanno riportato 197 casi del virus tropicale. Test di laboratorio hanno confermato che il 14 per cento del numero totale di malati ha contratto il virus e si è registrata una vittima.
Sebbene non vi sia ancora motivo per allarmarsi, la Commissione europea deve compiere ancora una volta passi per prepararsi alla possibilità di una vasta epidemia. Il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che controlla le malattie trasmissibili, osserva che condizioni favorevoli consentono al virus di diffondersi, in particolare nella regione mediterranea. Il rischio di trasmissione del virus ad altri paesi europei è anch’esso elevato. Le persone infette possono dare inizio a nuovi cicli di trasmissione in altre regioni dell’Unione.
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). - (EL) Signor Presidente, la settimana scorsa Arat Dink, figlio di Hrant Dink, il giornalista turco assassinato, è stato giudicato colpevole da un tribunale turco per avere scritto una serie di articoli sul genocidio armeno. Arat Dink, editore del giornale “Agos”, è stato giudicato ai sensi dell’articolo 301 del codice penale turco. Si tratta dell’articolo applicato per condannare il padre. Dink è stato condannato, con sospensione della pena, a un anno di reclusione. E’ quindi giusto chiederci cosa stia facendo la Commissione europea per sollecitare la Turchia a eliminare quell’articolo dal codice penale.
Inoltre, onorevoli colleghi, di fronte alla continua intransigenza della Turchia, quanto tempo ancora crediamo occorrerà alla Turchia prima che possa capire alla fine che ha impegni europei e che quindi dovrebbe comportarsi come uno Stato democratico?
György Schöpflin (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, arrivano notizie inquietanti dalla Slovacchia. Csaba Fehér, direttore del Museo danubiano di Komárno, è stato minacciato di licenziamento. E’ accusato, fra l’altro, di essere stato il co-organizzatore di una mostra al Parlamento europeo l’anno scorso. Quella mostra documentava le sofferenze della minoranza ungherese sotto il governo cecoslovacco dopo il 1945 sula base della colpa collettiva. Il concetto di colpa collettiva è del tutto inconciliabile con le norme civiche e i diritti umani che costituiscono le fondamenta democratiche dell’Unione europea.
La Slovacchia, quale Stato membro dell’Unione europea, ha accettato quei principi a pieno titolo. Quindi, l’operato delle autorità slovacche non solo è contrario ala normativa sui diritti umani, ma implicitamente critica il Parlamento europeo. La Slovacchia deve risolvere queste contraddizioni il più presto possibile.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE). - (RO) Le statistiche mostrano che la popolazione dell’Unione europea sta invecchiando. Solo il 35 per cento dei cittadini dell’Unione europea ha superato i 50 anni di età e solo il 16 per cento della popolazione ha meno di 14 anni.
La politica demografica dell’Unione europea è una politica dalla quale dipende il futuro dell’Europa. La politica demografica dovrebbe riguardare servizi sanitari accessibili e pensioni decenti per i pensionati, misure per incrementare il tasso di natalità in tutti gli Stati membri, nonché posti di lavoro decenti, stabili e ben remunerati. Chiedo alla Commissione europea di sviluppare, insieme agli Stati membri, una politica comunitaria e strategie nazionali per quanto riguarda la politica demografica. Il risultato di tali misure sarà visibile nei prossimi 20-30 anni. L’Europa sociale ha bisogno che tutti i suoi cittadini e, specialmente, ogni singolo cittadino sia integrato nella società e abbia condizioni di vita decenti. Ecco perché dobbiamo correlare le politica in materia di protezione della popolazione e di sviluppo con le politiche demografiche.
Anna Záborská (PPE-DE). - (SK) La guardia ungherese è stata ancora una volta uno degli argomenti principali in Slovacchia e in Ungheria questo fine settimana. Tutte le persone di buona volontà lottano per la pace e la conciliazione fra tutte le nazioni. Essendo gli attuali governi in Ungheria e nella Repubblica slovacca quello che sono, è necessaria una forte opposizione cristianodemocratica nell’interesse della democrazia. Tuttavia, non vinceremo se ci arrendiamo ai sentimenti e alle emozioni.
Chiedo al governo ungherese di rispettare il trattato di pace firmato con l’Ungheria a Parigi il 10 febbraio 1947. In questo trattato, l’Ungheria si è impegnata a non sopportare mai nel futuro sul suo territorio l’esistenza e le attività di organizzazioni politiche, militari e semimilitari di stampo fascista, che diffondono propaganda revisionista. Non credo che si possa fare di meglio nel nome della pace e della comprensione reciproca fra le nostre nazioni.
Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signor Presidente, vorrei commentare una lettera pubblicata in un giornale nazionale irlandese la settimana scorsa, e firmata, fra gli altri, da diversi membri di quest’Assemblea. Il contesto è che l’Irlanda probabilmente sarà l’unico paese a tenere un referendum su quello che di sicuro sarà chiamato il “Trattato di Lisbona”. In questa lettera, sono state poste tre richieste, una delle quali è che il trattato deve essere sottoposto ai cittadini in un referendum in ogni Stato membro. La seconda richiesta va fino a chiedere che i parlamenti nazionali dei paesi dell’UE prevedano opportune disposizioni di legge e costituzionali per consentire lo svolgimento dei referendum.
Voglio dire che trovo sorprendenti queste richieste. Cosa ne è del principio di sussidiarietà, per il quale le decisioni sono paese al livello più adeguato, in questo caso a livello degli Stati membri? Sospetto che, in un modo alquanto contorto, quelli che vogliono una minore interferenza dall’Europa sono in effetti gli stessi che promuovono l’interferenza finale negli affari degli Stati membri, chiedendo ai parlamenti nazionali di modificare le disposizioni costituzionali e di legge per soddisfare i desideri degli autori della lettera. Sarebbe di certo un deficit democratico!
Ioannis Gklavakis (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, ogni anno, per cause legate al fumo, muoiono nell’UE 650 000 persone. 80 000 di questi decessi sono dovuti al fumo passivo. Nel fumo è stata riscontrata la presenza di 4 000 sostanze, 50 delle quali cancerogene. Decine di anni fa, la comunità medica ha documentato le conseguenze avverse e possibilmente fatali del fumo. E’ nostro dovere cercare di ridurre il fumo, e specialmente impedire che i giovani inizino a fumare. Se vogliamo avere successo, dobbiamo avere una legislazione forte, Il fumo nei luoghi pubblici deve essere vietato. Gli additivi industriali del tabacco devono essere monitorati, esaminati e limitati. Dobbiamo avere controllo e rigore nei punti di vendita. Lo dobbiamo al 70 per cento dei cittadini dell’UE che non fumano e alla stragrande maggioranza dei fumatori che vogliono smettere.
Geoffrey Van Orden (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, al pari di numerosi membri di quest’Aula – forse la maggior parte di essi, in effetti, date le nostre risoluzioni – sono sbigottito del fatto che l’Unione europea intenda consentire al tiranno dello Zimbabwe, Mugabe, di essere invitato al Vertice UE-Africa di Lisbona di dicembre. Il Commissario Michel mi dice che i motivi per questa scelta – e io suggerirei piuttosto irragionevoli – sono che dovremmo cercare di non isolare Mugabe, perché questo rinforza la sua immagine, e che l’UE vuole essere considerata uno stratega globale. Invitare Mugabe a Lisbona è un affronto ai nostri principi ed è una contraddizione diretta delle posizioni dichiarate dell’UE. E’ il fallimento della mostra diplomazia africana che ogni governo africano ha ancora riguardi per Mugabe.
Signor Presidente, so che lei condivide le preoccupazioni sulla terribile situazione nello Zimbabwe. Vorrei chiedere di fare due cose: innanzi tutto esprimere ancora una volta le forti sensazioni di quest’Aula che Mugabe non dovrebbe essere invitato a Lisbona a dicembre, e poi rispettare i desideri di quest’Assemblea e non partecipare ad alcun vertice al quale sia invitato Mugabe o un qualsiasi altro politico non gradito dello Zimbabwe.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). - (PL) Signor Presidente, durante le discussioni di oggi in quest’Aula prenderemo in esame la relazione dell’onorevole Richard Corbett sulla modifica dell’articolo 173 del Regolamento del Parlamento europeo riguardante i resoconti integrali.
A mio avviso, la commissione non sta andando nella giusta direzione. Penso di poterlo dire a motivo dell’articolo 96, che dispone che il “Parlamento assicura la massima trasparenza delle sue attività”, quindi ogni tentativo di limitare la diffusione di informazioni agli Stati dell’Unione europea, così come l’accesso a tali informazioni, infrange questo diritto fondamentale, è contrario all’idea di un’Unione, al Regolamento del Parlamento europeo, agli accordi esistenti, e viola i diritti umani fondamentali nell’Unione europea.
Di certo non stiamo costruendo un’Unione europea per avere discriminazione contro le nazioni più piccole con culture meno forti, o, se lo stiamo facendo, questo avrebbe dovuto essere stabilito prima dell’adesione. Né si può parlare dei costi, delle risorse finanziarie. Spendiamo così tanto per strutture inutili e per l’amministrazione che dovremmo poterci permettere almeno di comunicare con la società.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). - (PT) Signor Presidente, il 18 ottobre scorso si è svolta a Lisbona la più grande manifestazione degli ultimi 20 anni, quando più di 200 000 persone convocate dalla confederazione generale dei lavoratori portoghesi hanno manifestato la propria indignazione contro le politiche neoliberali dell’Unione europea, hanno detto “no” alla flessicurezza, hanno protestato contro la disoccupazione, l’esclusione sociale e la povertà in cui vive oltre il 20 per cento della popolazione portoghese, e hanno reclamato un’Europa sociale.
I leader europei non possono ignorare questa importante dimostrazione. Salutiamo quindi la confederazione generale dei lavoratori portoghesi e i suoi membri ed esprimiamo il nostro impegno nella lotta per la difesa della dignità di coloro che lavorano.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, Howard Stern – mi scusi, il settimanale Stern ha mostrato le “parti private” della società tedesca scrivendo nel suo ultimo numero che un tedesco su quattro crede tuttora che il nazionalsocialismo aveva dei lati buoni. Bene, se è vero, potrebbe significare che un tedesco su quattro in quest’Aula vede i lati buoni del nazionalsocialismo – il che sarebbe scandaloso di per sé – o che questa delegazione tedesca al Parlamento europeo non è la voce dell’intera nazione. Di recente, alla Germania sono stati concessi 96 seggi. Tenendo in considerazione le statistiche pubblicate da Stern, forse sarebbe più saggio concedere solo tre seggi a quel paese di modo che non ci sarebbe possibilità per il quarto!
Tuttavia, concordo con l’onorevole Schulz su una cosa: in un’Europa unita, non vi è posto per la dottrina del nazionalismo in nessuna dimensione. Ciononostante, l’onorevole Schulz dovrebbe guardare più attentamente al retroterra del teppismo tedesco. Per quanto mi riguarda, essendo polacco, vorrei che i deputati tedeschi parlassero contro il nazionalismo tanto quanto l’onorevole Schulz.
Urszula Krupa (IND/DEM). - (PL) Signor Presidente, in ambito psicologico, i sentimenti come l’amore responsabile per un’altra persona, la famiglia o il proprio paese – cui viene dato il nome di patriottismo – sono la prova, insieme ad altre emozioni più elevate, di un elevato livello di sviluppo personale. In contrasto con le emozioni primitive che condividiamo con gli animali, le emozioni più elevate hanno una zona separata nel cervello. Il patriottismo si esprime some amore per e desiderio di coltivare le tradizioni nazionali, la cultura, la lingua, gli atteggiamenti di rispetto e di devozione verso il proprio paese. Sono completamente opposti al nazionalismo e allo sciovinismo, che sono caratterizzati dall’odio di altri popoli. Il patriottismo non consente l’offesa a nazioni o paesi. E’ caratterizzato principalmente dall’apertura ad altri paesi e dal rispetto per il loro diritto alla sovranità e all’indipendenza.
Vorrei ricordarvi la natura del patriottismo, in particolare dopo i discorsi di alcuni parlamentari di sinistra, che hanno insultato governi nazionali e atteggiamenti patriottici, forse perché non comprendono le differenza fra l’amore per il proprio paese e l’odio che caratterizza atteggiamenti come lo sciovinismo. In una situazione di integrazione europea, è particolarmente importante differenziare questi concetti completamente diversi che sono confusi da molti persone.
Mairead McGuinness (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, rispondere ai timori per l’approvvigionamento energetico è una delle questioni più importanti che deve affrontare l’Unione europea, insieme ai timori sul cambiamento climatico. La sicurezza dell’approvvigionamento e l’aumento dei costi, con prezzi più alti del 100 per cento negli ultimi cinque anni, sono le preoccupazioni di maggior peso.
Bene, per l’Irlanda le sfide sono particolarmente forti. Affrontiamo la crescita della domanda di energia e nel contempo un’alta dipendenza dai combustibili fossili importati. Siamo dipendenti per il 90 per cento. Dobbiamo investire massicciamente nelle nostre infrastrutture, lavorare per la liberalizzazione del mercato e ridurre le nostre emissioni di carbonio.
Il Parlamento sta pensando a un piano d’azione per l’attuazione di una politica energetica per l’Europa. In Irlanda stiamo creando un mercato energetico pan-irlandese con la fusione dei mercati dell’elettricità a nord e a sud. Ciò è positivo, ma non è abbastanza. La dimensione del mercato è troppo piccola, Per avere un mercato dell’energia armonizzato, l’interconnessione con il resto dell’Unione europea è fondamentale per l’Irlanda – ma costerà denaro – e io vorrei invitare il governo irlandese a considerare il ricorso ai fondi di coesione per quegli investimenti, perché sono necessari per il mantenimento della crescita economica irlandese.
Presidente. − Questo punto dell’ordine del giorno è chiuso.