Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Mario Mantovani, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, sulla proposta di raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla costituzione del quadro europeo delle qualifiche e dei titoli per l’apprendimento permanente (COM(2006)0479 - C6-0294/2006 - 2006/0163(COD)) (A6-0245/2007)
Peter Mandelson,Membro della Commissione.−(EN) Signor Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Mantovani nonché porgere i ringraziamenti della Commissione a lui e alla commissione competente per il loro impegno proattivo e la posizione di sostegno nel corso dei negoziati sul Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli per l’apprendimento permanente (EQF).
La presente raccomandazione raggiunge il cuore del significato di Unione europea: mobilità, cooperazione tra i paesi, promozione della prosperità e aiuto ai singoli cittadini. Proponiamo l’EQF poiché voi, il Parlamento europeo, e gli Stati membri ci avete chiesto di trovare metodi di promozione della mobilità e dell’apprendimento permanente, in assenza dei quali non possiamo raggiungere gli obiettivi di Lisbona. L’EQF è stato sviluppato nell’ambito del programma di lavoro Istruzione e Formazione 2010, la dimensione dell’istruzione dell’agenda di Lisbona.
L’EQF mira a superare gli ostacoli che restano ai lavoratori e discenti europei quando vogliono cambiare lavoro o andare in un altro paese per lavorare o studiare. Troppo spesso, gli europei hanno difficoltà nell’impiegare le loro qualifiche in un altro paese europeo. Persino nel loro stesso paese trovano i loro percorsi formativi bloccati dalla scarsa integrazione delle diverse componenti dei loro sistemi d’istruzione nazionali.
L’EQF porrà in relazione tra loro i diversi sistemi nazionali di qualifica dei paesi, agendo quale “punto di traduzione”. Renderà pertanto le qualifiche degli altri paesi più comprensibili consentendo così ai singoli di spostarsi da un paese all’altro se desiderano lavorare o studiare.
A livello nazionale ciò stimolerà, e di fatto lo sta già facendo, lo sviluppo dei quadri nazionali delle qualifiche. Questi ultimi favoriscono l’apprendimento permanente, per esempio, semplificando per le persone lo spostamento tra diversi tipi di istituti di istruzione e formazione, per esempio dalla formazione professionale all’istruzione universitaria.
Dovrei ammettere che l’EQF è uno strumento tecnico, anche complesso. Verrà impiegato principalmente dagli esperti e dalle autorità per l’istruzione, ma è a vantaggio del cittadino.
Ciò di cui stiamo discutendo oggi è il prodotto di uno sforzo collettivo tra la Commissione, i paesi, le parti sociali, le associazioni di istruzione e formazione e le altre parti interessate. L’EQF ha raccolto davvero molto consenso e abbiamo cercato di coinvolgere le parti interessate in tutto il processo.
L’EQF raccomanda che i paesi rapportino il loro sistema nazionale delle Qualifiche e dei Titoli all’EQF entro il 2010 e garantiscano che le singole qualifiche nazionali si colleghino al livello appropriato dell’EQF entro il 2012. Queste date sono state proposte dal Consiglio e dal Parlamento.
Siamo stati inoltre lieti di approvare l’inserimento di una nuova raccomandazione sulla garanzia di qualità proposta dal Parlamento, che noi crediamo rafforzi l’importanza di tali principi.
Concordiamo anche con la proposta del Parlamento di includere un riferimento al sistema dei crediti che riconosca il rapido sviluppo e l’applicazione di questi elementi dei quadri delle qualifiche.
Riteniamo che il Parlamento e il Consiglio abbiano quindi migliorato il testo. L’approccio adottato nei negoziati da Parlamento, Consiglio e Commissione riflette il consenso alla base dell’EQF in tutta l’Europa.
Vi è adesso uno slancio dietro l’EQF; la stragrande maggioranza dei paesi ne riconosce il potenziale per la mobilità e quale strumento dell’apprendimento permanente.
Una vasta maggioranza sta adesso sviluppando un quadro di qualifiche nazionali rapportato all’EQF, pertanto la presente proposta sta già avendo un impatto importante sui sistemi dell’istruzione e della formazione europei.
Mi auguro che concordiate nel sostenere questa proposta in prima lettura affinché possa essere adottata formalmente dal Consiglio nelle prossime settimane.
Mario Mantovani, relatore. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ritengo che questa notte si stia avviando la relazione di un grande progetto atteso da anni in Europa, in ogni Stato membro, in ogni regione, in ogni città dell’Unione, un obiettivo perseguito da anni e sollecitato da diversi attori del mondo della scuola, del lavoro, del mercato e dell’economia, insomma richiesto dall’intera società.
Domani, con l’approvazione del quadro europeo delle qualifiche, porremo le basi per un miglior futuro anche per le prossime generazioni, che potranno avere a disposizione un punto di riferimento comune per il loro impegno culturale, scolastico, formativo, professionale e naturalmente di lavoro.
Infatti il quadro europeo delle qualifiche rappresenta, nel rispetto della strategia di Lisbona, un filo diretto per migliorare il rapporto fra scuola, università e lavoro, migliorare il rapporto fra l’apprendimento formale, informale e non formale, lungo tutto l’arco della vita, garantire la trasparenza nel riconoscimento dei titoli, delle certificazioni, sia a livello nazionale che settoriale, sempre in rapporto al quadro europeo, e rafforzare infine la cooperazione fra gli Stati membri in un campo così delicato quale quello della comparazione tra sistemi differenti.
Questo è il leit motiv che nel rispetto appunto della strategia di Lisbona ci ha spinto ad assumere le debite responsabilità, con una scelta che, sono certo, favorirà la crescita, lo sviluppo, la competitività, in un’Europa che non può prescindere, nei suoi obiettivi, dalla coesione sociale.
È un progetto che parte da lontano e che trae le sue origini dal processo di Bologna con il sistema di accumulazione e di trasferimento dei crediti, passa poi per il Vertice di Barcellona, per un sistema equivalente in materia di formazione professionale, trova il suo potenziamento a Bergen nel 2004 e poi ancora nel Consiglio del 2005, nel quale viene ribadita la necessità di adottare detto quadro. Un excursus storico in cui risulta chiara la volontà dei decisori europei di creare questo nuovo strumento considerato da molti rivoluzionario ma soprattutto necessario per quel processo di integrazione europea che da molti anni si sta inseguendo.
Sono convinto, signor Presidente, cari colleghi, che questo quadro favorirà non solo i transfrontalieri, ma sarà un volano per la mobilità interna dell’Unione – pensiamo agli studenti, ai lavoratori, ai ricercatori e ai volontari in generale, a tutti coloro che avranno necessità di muoversi liberamente in Europa senza creare allarmismi o vane preoccupazioni. Ricordate sicuramente la storia dell’idraulico polacco che spaventò la Francia: fu forse uno degli elementi determinanti per cui il popolo francese nel referendum votò contro la Costituzione europea.
Bene, il testo al quale siamo giunti è il risultato di molti mesi di lavoro, di una fitta collaborazione con i rappresentanti del Consiglio, sotto Presidenza portoghese, che ha percepito sin da subito l’importanza di questo ambizioso progetto.
È la Commissione, nella figura del Commissario Figeľ, che ha accompagnato questo percorso con estrema attenzione e disponibilità, ed è in questo quadro di condivisione che abbiamo potuto arricchire il testo, inserendo i concetti chiave cari alla commissione per l’occupazione e gli affari sociali. Per questo sono molto grato ai colleghi, ai relatori-ombra, vedo l’onorevole Castex, l’onorevole Kusstatscher, l’onorevole dei liberali, ma anche l’onorevole Mann, l’onorevole Kasoulides, tutti coloro che hanno dato un contributo in questa direzione, perché con impegno e soprattutto con un generoso apporto, hanno appunto inserito questi concetti, che sono: l’integrazione sociale, i bisogni del mercato del lavoro, la formazione dell’individuo attraverso differenti percorsi formativi, la non discriminazione con l’inclusione delle persone svantaggiate, le pari opportunità, il rispetto del principio di sussidiarietà con la creazione dei punti di coordinamento all’interno degli Stati membri.
Abbiamo anche ribadito il carattere non vincolante della raccomandazione, che resta comunque di natura legislativa, non certo per debolezza, ma piuttosto per senso di responsabilità e di realismo, al fine di favorire e promuovere l’applicazione di detto strumento in quei paesi che necessitano di un tempo più lungo. Insomma è certamente un lavoro perfettibile, ma, ahinoi, in questa vita terrena tutto è perfettibile, ma sono convinto che siamo di fronte a un testo con un’anima e una coscienza.
Credo che il lavoro del Parlamento europeo, che è quello di legiferare per i reali interessi dei cittadini, questo l’abbiamo fatto e l’’approvazione del testo in prima lettura ne è la dimostrazione, grazie anche alla commissione per la cultura e l’istruzione con l’onorevole Gaľa, alla commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, alla commissione ITRE, che hanno dato giustamente il loro contributo.
Pilar del Castillo Vera, relatrice per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, vorrei iniziare congratulandomi con il relatore, poiché si è realmente occupato di un tema molto più ampio di quanto potremmo immaginare.
In realtà, in un mondo globalizzato, l’Europa e i diversi paesi dell’Unione europea verranno definiti dalle qualifiche delle loro risorse umane. Se dovessimo riassumere in un pilastro quello che consentirà all’Europa, e a tutti i paesi che la costituiscono, di essere competitiva in questo mondo globale, sono le qualifiche delle risorse umane, i cittadini d’Europa.
Tenendo presente questo, è assolutamente essenziale che l’apprendimento permanente e la formazione vengano adattati alle richieste del mercato del lavoro cui devono rispondere costantemente. Se così non fosse, sarebbe impossibile competere.
Ci imbatteremo inoltre nel seguente paradosso: le persone stanno invecchiando, ma questi anziani stanno diventando sempre più giovani e potenzialmente più attivi, anche se dispongono di risorse insufficienti per continuare a essere produttivi e a servizio della società e trovare realizzazione nel mondo del lavoro.
In considerazione di ciò, il primo aspetto è che l’apprendimento permanente, basato essenzialmente su una dimensione tecnologica, che è ciò che fornisce valore aggiunto, dovrebbe essere una preoccupazione fondamentale. Tuttavia, esiste un secondo aspetto, che riguarda il futuro dell’Europa, ossia l’integrazione di queste risorse umane in un mercato interno competitivo, nel quale sono necessarie qualifiche riconosciute da tutti gli Stati membri, che consenta ai cittadini di diversi paesi di competere tra loro sulla base di una formazione riconosciuta da tutti.
Pertanto, poiché è necessario per lo sviluppo individuale in un mondo così competitivo e poiché è necessario per lo sviluppo del mercato interno, è un argomento di importanza molto superiore rispetto a quanta non gliene venga forse conferita, discutendolo in un’ora così tarda del giorno.
Presidente. − Grazie onorevole del Castillo, ma gli argomenti notturni sono sempre i più interessanti.
Milan Gaľa, relatore per parere della commissione per la cultura e l’istruzione.–(SK) Innanzi tutto, desidero ringraziare il relatore, l’onorevole Mantovani, per il suo lavoro sulla relazione sul Quadro europeo delle Qualifiche. Discutiamo dell’argomento nel Parlamento europeo dalla primavera del 2006. Come sappiamo, un solido mandato per il Quadro europeo delle Qualifiche è parte integrante della strategia di Lisbona. Servirà quale “punto di traduzione” tra i diversi sistemi di qualifiche e rispettivi livelli, e la sua attuazione si tradurrà in maggiore trasparenza, confrontabilità e portabilità delle qualifiche dei cittadini nei singoli Stati membri. Inoltre, il Quadro europeo delle Qualifiche aiuterà le organizzazioni internazionali di settore a migliorare i legami tra i loro sistemi di qualifiche settoriali e i sistemi di qualifiche nazionali, contribuendo pertanto all’aumento della mobilità di lavoratori e discenti.
Conformemente al principio di sussidiarietà, esprimo il mio appoggio alla natura non vincolante del Quadro europeo delle Qualifiche negli Stati membri e alla creazione di sistemi di qualifiche nazionali in linea con la normativa e la prassi nazionali. Tuttavia, il Quadro europeo delle Qualifiche diventerà uno strumento efficace per il riconoscimento e la confrontabilità delle qualifiche a livello europeo solo se attuato coerentemente quale parte dei sistemi di apprendimento permanente negli Stati membri dell’Unione europea. Poiché l’EQF è direttamente collegato al modo in cui i cittadini si fanno spazio sul mercato del lavoro e riguarda la qualità dell’istruzione e della formazione professionali, può essere considerato anche uno strumento pertinente per la promozione della competitività.
Thomas Mann, a nome del gruppo PPE-DE.–(DE) Signor Presidente, il Quadro europeo delle Qualifiche è il segnale d’inizio dell’emancipazione della formazione professionale a livello comunitario, in quanto consente che le qualifiche professionali vengano riconosciute in tutta Europa, come lo sono le qualifiche accademiche. Questo richiede tempo e volontà di cooperare, coordinare e cambiare mentalità. Le persone che difendono solo ciò che conoscono, ed evitano di fare nuove esperienze, non dovrebbero sorprendersi di scoprire che mancano di mobilità.
Ci occorre maggiore chiarezza. Le qualifiche di formazione nazionali devono essere confrontabili, nonostante ciò non significhi che debbano essere standardizzate. Ho già formulato tale richiesta quest’anno, nella relazione di iniziativa sull’EQF che ho redatto per il Parlamento. E’ accaduto molto da allora. I timori che gli Stati membri avrebbero perso potere sono stati dissipati, anche nel mio paese. L’apprendimento permanente e l’EQF sono state importanti pietre angolari della Presidenza del Consiglio tedesca, che è stata riconosciuta di successo. Adesso, va avanti a tutto gas con la creazione di un quadro di qualifiche nazionale, che non è proprio semplice, considerata la struttura federale tedesca e l’autonomia di ogni regione.
Desidero ringraziare l’onorevole Mario Mantovani a nome del gruppo PPE-DE per la sua tenacia nell’affrontare la Commissione e il Consiglio e per aver tenuto informati tutti coloro che nel gruppo hanno seguito l’EQF. Auspico realmente che la presente relazione verrà adottata domani in prima lettura.
D’ora in poi, vi è la necessità di un maggiore dialogo tra gli istruttori, gli insegnanti e gli istituti di formazione, poiché entriamo nei dettagli. Ne ho avuto esperienza solo ieri in una riunione con gli insegnanti di un istituto superiore di formazione professionale in Assia. Nel classificare le qualifiche, per esempio, il certificato tedesco di artigiano o capomastro appartiene almeno al terzo o quarto degli otto livelli. Gli altri non conoscono per niente questa qualifica. La forza del duplice sistema tedesco non è evidente alle persone finché non lo provano su loro stesse.
Nel nostro laboratorio europeo di insegnamento e apprendimento, basato sul principio di sussidiarietà, le dimensioni di occupazione e politica professionale saranno rafforzate in modo significativo nell’istruzione e nella formazione. Assieme dobbiamo conseguire e conseguiremo un obiettivo ambizioso: integrare uno standard di qualità, l’EQF, nei certificati e nei diplomi entro il 2010.
Françoise Castex, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, in primo luogo desidero ringraziare e congratularmi con il relatore per la sua eccellente consultazione sulla presente raccomandazione sul Quadro europeo delle Qualifiche. Vorrei inoltre ringraziare la Commissione e il Consiglio per aver ascoltato ed essere stati disponibili con tutti.
Nell’EQF abbiamo uno strumento che favorisce la mobilità dei cittadini europei, quale parte di un percorso formativo o della mobilità professionale. La libera circolazione delle persone, sancita nei nostri Trattati, è ancora ostacolata dalle difficoltà incontrate dai cittadini nel vedersi riconosciute nell’Unione europea le qualifiche conseguite nei loro paesi di origine. Tali qualifiche, conferite da ciascuno Stato membro, in base ai propri sistemi e procedure, rientrano nella sovranità di ogni paese e l’EQF lo rispetta.
Tuttavia, occorre impiegare in misura crescente tali qualifiche al di fuori del paese in cui sono state conferite, qualcosa che desideriamo incoraggiare oltre al rispetto del valore che il diploma o diversa qualifica conferisce a chi lo ottiene. Pertanto, necessitiamo di uno strumento per il confronto e in particolar modo per la conversione delle qualifiche da uno Stato membro a un altro. Si tratta di una questione particolarmente necessaria e sensibile per le qualifiche professionali. Questo è il motivo per cui la commissione per l’occupazione e gli affari sociali è stata lieta di introdurre le qualifiche professionali nell’EQF. Questo è stato fatto e ne siamo felici.
I lavoratori e le imprese sono sempre più mobili nel mercato del lavoro europeo. Tuttavia, dipendenti e datori di lavoro hanno quindi bisogno di garanzie, in tutti gli Stati membri, relative a quegli strumenti di valutazione della competenza e del valore di un lavoratore, ossia delle sue qualifiche professionali, a prescindere dal modo in cui sono state acquisite.
Signor Commissario, vorrei tuttavia sottolineare un altro aspetto. Al momento l’EQF è una scatola bella ma vuota. Affinché venga adeguatamente realizzato, i diplomi, le qualifiche e le certificazioni create in ciascuno Stato membro devono essere calibrati e registrati secondo i riferimenti contenuti nel Quadro europeo delle Qualifiche. Ciò rappresenterà un grosso carico di lavoro per tutti gli Stati membri, e necessiterà di molta energia e capacità professionale. Il sostegno della Commissione europea sarà essenziale, al pari di quello delle agenzie europee, penso in particolar modo alla Cedefop. La partecipazione delle parti sociali sarà inoltre essenziale, a tutti i livelli. Devono essere coinvolte, come dichiarato nella raccomandazione, dagli Stati membri e dai comitati di dialogo settoriale a livello comunitario.
Infine, affinché l’EQF sia completo ed efficiente, sarà inoltre necessario che i partner economici, i settori professionali, lo comprendano e lo adeguino a se stessi. Non è solo perché conferiscono le qualifiche che dovrebbero essere incluse nell’EQF, ma anche poiché le imprese hanno bisogno di valori di riferimento per la classificazione dei loro posti di lavoro e per l’assunzione. L’EQF ha rapidamente bisogno di diventare il loro quadro comune di riferimento e spero in una scadenza adeguata entro la quale l’EQF sarà ovunque il quadro di riferimento, persino nei contratti collettivi.
Ona Juknevičienė,a nome del gruppo ALDE. – (LT) Prima di tutto, devo congratularmi con l’onorevole Mantovani per aver elaborato questo documento molto significativo.
Obiettivo principale del presente testo è trovare un modo di definire e confrontare le diverse qualifiche nel mercato del lavoro e nel sistema di istruzione.
Senza dubbio, il Quadro europeo delle Qualifiche (EQF) avrà un impatto benefico sull’efficacia e la flessibilità del mercato del lavoro comunitario. Ancora più importante, l’EQF contribuirebbe a ridurre la discriminazione contro gli immigrati e i cittadini comunitari sul luogo di lavoro.
Purtroppo, i lituani e i cittadini di altri paesi dell’Unione europea hanno difficoltà nell’impiegare le loro qualifiche in altri Stati membri. Molto spesso queste non vengono riconosciute dai datori di lavoro o dalle istituzioni.
Le persone si sentono discriminate, poiché non hanno pari opportunità di competere nel mercato del lavoro. Spesso devono accettare impieghi con retribuzioni inferiori e per i quali sono eccessivamente qualificati. Nel corso di una riunione con cittadini lituani che vivono e lavorano a Londra, mi hanno informato di alcune lamentele relative alla discriminazione sul posto di lavoro e delle difficoltà di ottenere l’impiego per cui queste persone sono qualificate.
Ciò li fa sentire cittadini “di serie B”, nonostante le loro qualifiche e competenze siano spesso più elevate di quelle dei cittadini di quel paese che svolgono lo stesso tipo di lavoro. Non possono ottenere l’impiego che desiderano o una retribuzione adeguata, semplicemente perché le loro qualifiche non vengono riconosciute.
In sintesi, il presente documento è di grande importanza per la maggior parte delle persone. Purtroppo, né la Commissione né noi eurodeputati siamo stati in grado di risolvere questo problema in 22 anni.
Nel 1985 il Consiglio ha deciso di introdurre un sistema per armonizzare le qualifiche professionali dei diversi paesi. Non ha ancora prodotto alcun risultato. Purtroppo, ancora una volta, non abbiamo alcuna fretta e stiamo proponendo di non introdurlo fino al 2012. Inoltre, viene lasciato alla discrezione degli Stati membri.
E’ una vergogna essere così inefficienti. Dovremmo imparare dalla nostra esperienza.
Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la costituzione del Quadro europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente è qualcosa di fondamentale per l’Europa di oggi e del futuro. Se una persona sarà soddisfatta della sua vita personale e nella società dipende, oltretutto, dalla preparazione di questa persona alla vita e al lavoro. Fattori storici e contemporanei hanno dato origine alla necessità di prestare particolare attenzione alle persone con un’età dai cinquant’anni in su nonché ai giovani con famiglie che attraversano difficoltà economiche, in particolare nei nuovi Stati membri. Non tutti loro possono, o dovrebbero, andare all’estero in cerca di occupazione. Occorre creare i presupposti affinché le persone si sviluppino nel proprio ambiente, nel posto in cui vivono. I quadri nazionali delle qualifiche dovrebbero costituire uno strumento per la classificazione delle qualifiche in linea con i criteri stabiliti per livelli di studio specifici e conseguibili. L’Unione europea dovrebbe sostenere gli sforzi degli Stati membri sia a livello giuridico che economico. L’Unione dovrebbe offrire ai cittadini non solo il potenziale per la libera circolazione, ma anche il riconoscimento delle loro qualifiche professionali.
Sepp Kusstatscher, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, prima di tutto, grazie molte all’onorevole Mario Mantovani, che ha seguito le orme del suo vicino di seggio su questa questione.
Abbiamo davanti a noi il risultato, che richiederà alle autorità per l’istruzione negli Stati membri di impiegare questo quadro condiviso quale “punto di traduzione” e di riferimento. C’è un gran margine per una maggiore pressione da esercitare al fine di ottenere più trasparenza, migliore confrontabilità e quindi equivalenza e riconoscimento delle diverse qualifiche nell’Unione europea.
Accolgo con particolare favore il fatto che la formazione professionale sia specificatamente citata accanto all’istruzione generale, e che le venga conferito uno status paritario, e che non solo i diplomi ufficiali verranno misurati a seconda degli standard, ma anche le competenze non ufficiali che le persone acquisiscono nel posto di lavoro o a casa.
Spesso vengono impiegati stratagemmi per rendere l’accesso al mercato del lavoro più complesso. Non è infrequente che le autorità per l’istruzione, i comitati professionali e le associazioni di categoria tentino di resistere alla concorrenza dall’estero riconoscendo a fatica le qualifiche terziarie e professionali acquisite altrove, per motivi di forma. Nel 2010 questo apparterrà al passato.
Derek Roland Clark, a nome del gruppo IND/DEM.–(EN) Signor Presidente, “incoraggiare all’apprendimento permanente” suona bene, non è vero, con l’Unione europea che lavora esplicitamente per il bene delle persone e per l’occupazione?
Solo questa mattina, il Presidente Barroso ha dichiarato di non gradire gli opt-out, ma di essere a favore di un compromesso che rispetti la diversità. Sono belle parole, ma ci troviamo in quest’Aula con ancora un altro tentativo di trasformare con la forza la meravigliosa diversità in un panorama comune, armonizzato e privo di tratti distintivi.
Adesso è il turno dell’istruzione, parlando in generale. Tuttavia, l’istruzione non rientra nelle competenze dell’Unione europea! E’ prevista solo da alcune proposte in virtù degli articoli 149 e 150 del Trattato. Pertanto, anche questo è un tentativo di appropriarsi di una competenza di nascosto. Se l’Unione europea desidera acquisire la competenza in materia di istruzione, che lo faccia in modo onesto, attraverso i canali tradizionali e impiegando la trasparenza di cui sentiamo così tanto parlare.
Dopo il modello del quadro di Bergen, creare integrazioni di certificati e diplomi EUROPASS con il sistema europeo di trasferimento dei crediti richiederà un livello armonizzato di EQF. Conferendo qualifiche a livello settoriale e regionale, oltre che a livello nazionale, questa proposta comunitaria garantirà un controllo pressoché totale sulle qualifiche. Assegnare voti e conferire qualifiche garantirà che l’Unione europea eviti le università e i governi nazionali.
Il governo del Regno Unito è favorevole all’armonizzazione delle qualifiche. A tal fine si sta preparando controllando le università con il Consiglio privato, pronto a consegnarle nelle mani dell’Unione europea. Ciò che il mondo accademico pensa al riguardo sembra essere irrilevante.
La reale posizione del governo viene rivelata dalla sua unica obiezione a questo modello. Non vuole che il logo dell’Unione europea compaia sui documenti delle qualifiche. Questo poiché non desidera che la gente sappia che l’istruzione è stata consegnata all’Unione europea.
Vi prego di dirmi il motivo per cui il mio governo ha assunto tale posizione. Per quale motivo è a favore di un progetto comunitario ma desidera tenerlo nascosto alle persone? Altri governi nazionali stanno adottando la stessa linea? Se così fosse, non mi sorprenderebbe, perché anche loro possono desiderare di tenere nascosto ai loro cittadini che le università del paese vengono impiegate in questo modo.
Potreste dedurre che questo progetto non mi piace, ma non per motivi di orgoglio nazionale nelle università e negli istituti britannici. No. E’ perché, in quanto insegnante, conferisco importanza all’istruzione e riconosco che i paesi europei dispongono di università di cui possono solo essere orgogliosi, grandi centri di apprendimento i cui ex allievi hanno contribuito nel corso dei secoli alle arti, la letteratura, la scienza, arricchendo le vite dei popoli di tutto il mondo.
Ammetto inoltre che questo slancio di civilizzazione si è verificato a causa di quei posti di apprendimento evolutisi in modo separato e indipendente, ciascuno sviluppando le proprie peculiarità e la propria identità.
E’ strano, non è vero, in un’epoca in cui l’identità personale viene gelosamente custodita e il furto di identità considerato un reato, che alcune persone cerchino imprudentemente di distruggere l’unica identità degli istituti che li rendono quello che sono, negando ad altri l’istruzione che loro stessi hanno acquisito in questi luoghi?
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE).-(EL) Signor Presidente, non saremmo stati in grado di discutere la proposta di raccomandazione di un Quadro europeo delle Qualifiche (EQF) oggi se il nostro collega onorevole Mantovani non avesse fatto buon uso dell’esperienza di ex eurodeputati che hanno lavorato sull’argomento o collaborato molto positivamente con la Commissione e il Consiglio. Oggi possiamo pertanto occuparci di istituire gli otto livelli di qualifica che riguardano l’istruzione generale, l’istruzione per gli adulti, la formazione e istruzione professionale, e i tre livelli di qualifiche terziarie.
Per rispondere all’onorevole collega precedentemente intervenuto, sottolineiamo che gli articoli 149 e 150 del Trattato sono la corretta base giuridica per le proposte di raccomandazione semplicemente perché consentono l’apprendimento permanente. In nessuna circostanza ammettiamo che l’istruzione debba essere un’area di competenza dell’Unione europea: resta di competenza esclusiva nazionale. Il confronto delle qualifiche nell’ambito dell’EQF, tuttavia, non tiene conto dei metodi di insegnamento e dei tipi di istituti di istruzione. Di conseguenza, un simile confronto si riferisce unicamente alla conoscenza, alla capacità di comprensione e all’applicazione pratica di conoscenza e competenze.
La Grecia e molti altri paesi sono particolarmente soddisfatti della natura opzionale dell’EQF. E’ stata espressa ufficialmente l’opinione secondo cui la promozione delle qualifiche non ha niente a che fare con la creazione del sistema d’istruzione nazionale o il riconoscimento della certificazione di studi. Inoltre, per l’istruzione formale e informale, data la sua diversità e le particolari circostanze in cui viene acquisita, non è possibile la certificazione automatica, ma solo un semplice riferimento.
Dobbiamo inoltre tener presente che la stessa persona può avere numerose qualifiche a vari livelli.
Joel Hasse Ferreira (PSE). – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il Quadro europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente è un documento decisivo inteso a consentire che i quadri delle qualifiche nazionali e settoriali vengano confrontati a livello europeo.
La certificazione delle qualifiche conseguite è fondamentale affinché i progressi raggiunti al di fuori dell’istruzione formale, in particolare nella vita lavorativa, possano essere integrati con i risultati raggiunti nei sistemi ufficiali. Pertanto, contribuisce a una maggiore democratizzazione in tutta l’Unione europea per quanto riguarda la gestione delle carriere professionali personali.
La presente direttiva, come peraltro uno degli emendamenti proposti e adottati dal Parlamento sottolinea, promuove la convalida di queste qualifiche conformemente alle conclusioni del Consiglio relative ai principi comuni europei in materia di individuazione e di convalida dell’apprendimento non formale e informale.
Signor Presidente, questo ci consentirà di procedere verso un unico quadro giuridico europeo che mira a essere coerente senza sminuire le garanzie che già esistono in alcuni casi. Onorevoli colleghi, la proposta di direttiva che stiamo discutendo sarà uno strumento decisivo per una maggiore flessibilità sui mercati del lavoro, offrendo una migliore tutela degli interessi dei lavoratori nonché una migliore opportunità di fornire servizi di qualità. A questo punto non posso che accogliere positivamente gli sforzi della Presidenza portoghese nell’ambito dell’istruzione volti a dirigersi in modo sicuro e relativamente rapido verso l’approvazione del Parlamento in prima lettura. E’ chiaro che in queste circostanze dovremmo sottolineare anche il lavoro svolto dal relatore, l’onorevole Mantovani, e dai relatori ombra, in particolar modo l’onorevole Castex.
Affinché sia più efficace, al fine di trarre maggiori vantaggi dalla mobilità professionale e accademica nel territorio europeo, dobbiamo lavorare in modo ancora più efficace nell’attuazione del Quadro europeo delle Qualifiche e nel collegarlo al sistema europeo dei crediti, e la presente relazione promuove un significativo passo avanti in tale direzione. Pertanto, la proposta di una direttiva promuove le pari opportunità nella società della conoscenza in cui viviamo, con l’obiettivo di una migliore integrazione dei mercati del lavoro dei vari Stati membri, tenendo conto dell’abbondante diversità dei numerosi sistemi nazionali. Merita quindi una risposta positiva da parte nostra.
Ewa Tomaszewska (UEN).-(PL) Signor Presidente, la trasparenza e la confrontabilità delle qualifiche acquisite in diverse circostanze, sistemi e paesi semplifica la valutazione del livello di conoscenza sia dei dipendenti che dei datori di lavoro, accrescendo pertanto la mobilità nel mercato occupazionale. Ciò riguarda sia le professioni regolamentate (medici, infermieri e altre professioni in ambito sanitario, in cui le qualifiche sono reciprocamente riconosciute nei paesi dell’Unione europea) sia altre professioni. L’introduzione di quadri delle qualifiche darà origine a una maggiore coesione sociale.
Tuttavia, dovrebbe essere accordato un trattamento diverso agli istituti di educazione e alle professioni artistiche, in cui il talento e l’inclinazione non dovrebbe essere limitato dalle discipline, o sottoposto a statistiche, e in cui l’insegnante non è oggettivizzato, ma continua a essere un maestro.
Mi congratulo con il relatore.
Peter Mandelson,Membro della Commissione.−(EN) Signor Presidente, ritengo che questa sia stata una discussione estremamente valida che segna l’avvio di un progetto molto importante, che credo sia opportuno, necessario e, come altri hanno sottolineato, una piattaforma per questa e le future generazioni.
E’ essenziale per il funzionamento del mercato unico, è essenziale per lo sviluppo sociale dell’Europa, è essenziale per la capacità dei cittadini europei di affrontare il rapido cambiamento dell’economia e del mercato del lavoro. E’ un passaporto per l’avanzamento personale nonché per l’integrazione sociale. E’ stata una discussione molto costruttiva e armoniosa, a parte, suppongo, per l’intervento di un connazionale che ha permesso al suo miscuglio di grossolana enfatizzazione ed esagerazione, con una quantità un po’ eccessiva di pregiudizio ideologico, di dare un’idea del tutto sbagliata di quanto viene considerato e proposto.
Questa è una raccomandazione, ed è esattamente ciò che è, volontaria. L’EQF non conferirà qualifiche: continua a essere di competenza dei paesi, delle accademie e di altri istituti che restano autonomi. Vi sarà un livello di riferimento dell’EQF sulle qualifiche, per esempio sul livello 4, ma anche il livello nazionale comparirà su di esse.
Sono pertanto lieto di poter accogliere questo consenso, nonostante un singolo individuo, in quest’Aula e in Consiglio alla proposta di legge sull’EQF, che si riflette a livello nazionale, dove osserviamo un serio slancio nella creazione di quadri delle qualifiche nazionali.
Presidente. − La discussione è chiusa.
Al termine di questo dibattito desidero innanzitutto ringraziare gli interpreti che hanno scelto di trattenersi anche oltre il consentito.
La votazione si svolgerà mercoledì, 24 ottobre 2007, alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto.–(RO) Il quadro di riferimento europeo ridurrà la complessità di un sistema con 27 relazioni bilaterali per il riconoscimento delle qualifiche conseguite in materia di istruzione accademica e professionale. Il processo di Bologna di creazione, entro il 2010, di un’Area europea dell’istruzione è quindi integrato con uno strumento di riconoscimento di tutte le qualifiche che è possibile conseguire negli Stati membri dell’Unione europea.
Nonostante 9 su 10 cittadini comunitari credano che l’apprendimento permanente sia uno strumento importante per lo sviluppo della carriera, la mancanza di risorse finanziarie conduce a gravi mancanze nella formazione richiesta per l’economia attuale. Un’Eurobarometro recente, illustra che solo il 58 per cento degli intervistati è in grado di usare un computer, e solo la metà di loro dichiara di essere un utilizzatore di Internet. Inoltre, più del 60 per cento dei cittadini non è in grado di utilizzare una lingua straniera nel suo lavoro. I bilanci nazionali destinati all’istruzione lungo tutto l’arco della vita variano dal 40 per cento dell’importo totale impiegato per l’istruzione nei paesi dell’Europa settentrionale, a meno del 10 per cento nei nuovi Stati membri.
Pertanto, iniziative come i programmi Grundtvig o Erasmus per i giovani imprenditori dovrebbero essere ampliati e raddoppiati dai finanziamenti che integrerebbero i fondi nazionali insufficienti. Inoltre, il quadro europeo di riferimento dovrebbe essere completato dai programmi che istituirebbero autentiche qualifiche europee, riconosciute in tutto il territorio dell’Unione.
Rumiana Jeleva (PPE-DE), per iscritto.–(BG) Occorre precisare che il settore dell’istruzione informale è sottosviluppato, piuttosto sconosciuto e spesso isolato da quello dell’istruzione ufficiale. Il Quadro europeo delle Qualifiche è uno strumento fondamentale nel superamento di questa discrepanza nonché atto a rivalutare e riorganizzare il sistema informativo e di orientamento professionale.
Lo sviluppo dell’EQF agevolerà la mobilità della forza lavoro nei 31 paesi che vi partecipano e promuoverà il coinvolgimento delle organizzazioni industriali e di settore dei nuovi Stati membri dell’Unione europea nell’assorbimento delle risorse dal Fondo sociale europeo stanziate per l’acquisizione di nuove qualifiche o l’aggiornamento di quelle esistenti. Gli Stati membri di più recente adesione come la Bulgaria ritengono sia importante avere l’opportunità di scambiare le buone prassi e di attuare i programmi pilota comunitari.
Lo sviluppo e l’attuazione del sistema europeo di crediti per l’istruzione e la formazione professionale (ECVET), volto a semplificare l’accumulo, il trasferimento e il riconoscimento dei risultati dell’istruzione, a prescindere dal luogo e dal modo in cui sono stati ottenuti, è di grande importanza in considerazione dei periodi di transizione applicati a Bulgaria e Romania. Il sistema dei crediti promuoverà la libera circolazione e l’espansione dell’accesso al mercato del lavoro per la maggior parte delle risorse umane comunitarie, garantendo al contempo basi di confronto affidabili.
Ritengo che l’EQF darà ulteriore slancio allo sviluppo di questo processo.
Katalin Lévai (PSE), per iscritto.–(HU) Il riconoscimento della conoscenza, le capacità e la competenza dei cittadini è indispensabile per la competitività dell’Unione europea e per la coesione sociale, nonché per la mobilità dei singoli cittadini. La partecipazione all’apprendimento permanente e l’accesso a quest’ultimo per tutti, comprese le persone svantaggiate, deve essere incoraggiato e aumentato sia a livello nazionale che comunitario. I giovani, gli adulti, gli immigrati e i manovali di tutta Europa che hanno acquisito competenze in modo informale che non sono mai state riconosciute, devono essere incoraggiati a partecipare ai programmi di apprendimento permanente, evitando in questo modo l’esclusione sociale e dal mercato del lavoro di tali gruppi.
Per realizzare tutto questo, un ruolo importante può essere svolto da un quadro comune di riferimento che funga da “punto di traduzione” tra i diversi sistemi di qualifiche e i rispettivi livelli, per l’istruzione generale e universitaria o per la formazione e l’istruzione professionale. Ciò accrescerà la trasparenza, la confrontabilità e la mobilità delle qualifiche dei cittadini in diversi Stati membri.
Il compito del quadro di riferimento è integrare e coordinare i sistemi di qualifiche nazionali, al fine di garantire la non discriminazione, aumentare l’accesso e l’avanzamento delle qualifiche in rapporto alla società civile e al mercato del lavoro.
Negli interessi della cessazione della segregazione esistente nell’istruzione, sostengo l’avvio di misure intese a fornire le informazioni e impegnarsi nel dialogo sociale.
Ritengo inoltre che sia importante riconoscere l’apprendimento informale acquisito dai lavoratori, al fine di garantire loro che possono cambiare lavoro più facilmente.
L’Unione europea deve diventare una società basata sulla conoscenza davvero pronta ad affrontare le sfide della globalizzazione. In una simile società, i cittadini di ogni Stato membro devono adattarsi al fine di soddisfare le necessità di un mercato del lavoro basato sulla competitività. Per questo motivo, l’apprendimento sarà un prerequisito fondamentale per tutte le fasce di età.
James Nicholson (PPE-DE), per iscritto.–(EN) Il Quadro europeo delle Qualifiche (EQF) per l’apprendimento permanente è un buon esempio dell’Unione europea che agisce come dovrebbe in termini di promozione della mobilità oltre le frontiere nazionali. Nel corso degli anni, la maggior parte di noi ha presentato rimostranze a nome dei cittadini del proprio Stato membro che ritengono che quando usufruiscono della libertà di circolazione a loro accessibile nel territorio comunitario e si spostano realmente in un altro paese, sono discriminati in quanto le loro qualifiche non vengono adeguatamente riconosciute nel loro nuovo paese di residenza. L’EQF, agendo quale strumento di traduzione per le autorità nazionali, senza dubbio aiuterà i nostri elettori a superare questa discriminazione senza senso. Dovrebbe inoltre funzionare a vantaggio di ogni Stato membro verso cui si sposta una persona, poiché garantisce che può essere svolta una valutazione accurata delle qualifiche del singolo.