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Resoconto integrale delle discussioni
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Martedì 23 ottobre 2007 - Strasburgo Edizione GU
1. Apertura della seduta
 2. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale
 3. Dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale
 4. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale
 5. Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (comunicazione delle proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale
 6. Contributo delle politiche fiscali e doganali alla strategia di Lisbona (discussione)
 7. Risultati del Vertice informale dei capi di Stato e di governo (Lisbona, 18 e 19 ottobre 2007) (discussione)
 8. Ordine del giorno
 9. Turno di votazioni
  9.1. Conclusione del protocollo all’accordo di associazione CE/Cile per tener conto dell’adesione all’UE della Bulgaria e della Romania (votazione)
  9.2. Accordo di cooperazione scientifica e tecnica tra la CE e la Svizzera (votazione)
  9.3. Protezione comunitaria dei ritrovati vegetali (votazione)
  9.4. Ratifica da parte della Slovenia del Protocollo del 12 febbraio 2004 recante modifica della Convenzione di Parigi del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel settore dell’energia nucleare (votazione)
  9.5. Approvazione del primo e del secondo emendamento alla convenzione di Espoo dell’UNECE (votazione)
  9.6. Convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (votazione)
  9.7. Infrastruttura di comunicazione per l’ambiente del sistema di informazione Schengen (SIS) (decisione) (votazione)
  9.8. Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (votazione)
  9.9. Direttiva quadro sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi (votazione)
  9.10. Commercializzazione di prodotti fitosanitari (votazione)
 10. Dichiarazioni di voto
 11. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
 12. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
 13. Progetto di bilancio generale 2008 (sezione III) – Progetto di bilancio generale 2008 (sezioni I, II, IV, V, VI, VII, VIII, IX) (discussione)
 14. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale
 15. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
 16. Rialzo dei prezzi dei generi alimentari, tutela dei consumatori (discussione)
 17. Libro verde: Verso un’Europa senza fumo: opzioni per un’iniziativa dell’Unione europea (discussione)
 18. Protocollo di modifica dell’accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS) (discussione)
 19. Quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (discussione)
 20. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale
 21. Chiusura della seduta


  

PRESIDENZA DELL’ON. MIGUEL ANGEL MARTÍNEZ MARTÍNEZ
Vicepresidente

 
1. Apertura della seduta
  

(La seduta è aperta alle 9.05)

 
  
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  Hannes Swoboda, a nome del gruppoPSE. (DE) Signor Presidente, desidero tornare su una decisione raggiunta nel pomeriggio di ieri. Devo tuttavia dichiarare che né il gruppo socialista al Parlamento europeo, né il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, né qualsiasi altro gruppo è stato informato riguardo all’auspicio che noi adottassimo questa volta una risoluzione sulla Russia, nonostante quest’ultima sia stata ripetutamente respinta in sede di Conferenza dei presidenti.

Certamente, dobbiamo annotare tale decisione. Tuttavia, vorrei registrare in quest’Aula (e dovremo informare anche i gruppi che ne hanno fatto richiesta, in particolare il gruppo Verde/Alleanza libera europea e il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa) che non stiamo chiedendo che la presente risoluzione venga adottata adesso, ma nel corso della prossima seduta del Parlamento. Vorrei solo metterlo a verbale qui.

Dobbiamo senza dubbio conformarci formalmente al Regolamento. Tuttavia, vogliamo davvero dichiarare in Parlamento, per motivi di lealtà nei confronti dei Verdi e dei liberali, che stiamo chiedendo che la risoluzione non venga adottata questa settimana, ma nella prossima sessione plenaria. Il gruppo socialista voterà comunque sulla risoluzione e credo che il PPE la pensi analogamente.

 
  
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  Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. –(FR) Signor Presidente, in realtà appoggio totalmente l’onorevole Swoboda, perché non ci era stato comunicato e quindi non abbiamo preparato nulla per tale risoluzione questa settimana. Il nostro gruppo, al pari del PSE, non ne era a conoscenza, e vi chiediamo di posticipare la votazione alla prossima tornata.

 
  
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  Presidente. − Vi ringrazio, prendiamo nota della vostra richiesta. Verrà trasmessa come appropriato agli altri gruppi e vedremo come il problema possa essere risolto.

 

2. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale

3. Dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale

4. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale

5. Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (comunicazione delle proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale

6. Contributo delle politiche fiscali e doganali alla strategia di Lisbona (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Sahra Wagenknecht, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sul contributo delle politiche fiscali e doganali alla strategia di Lisbona [2007/2097(INI)] (A6-0391/2007).

 
  
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  Sahra Wagenknecht, relatrice. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla domanda se la politica fiscale degli Stati membri contribuisca realmente alla promozione di crescita, occupazione e innovazione, si può attualmente rispondere con pochissime parole, purtroppo: no, non lo fa! La crescita non è semplicemente promossa dall’abbandono in caduta libera delle aliquote fiscali dei conglomerati altamente remunerativi in una corsa al dumping paneuropea e in cambio chiedendo liquidità in modo sempre più energico dai lavoratori a reddito medio, i disoccupati e i pensionati in qualità di consumatori.

La crescita non è promossa sottoponendo i redditi da lavoro a un’aliquota fiscale di molte volte maggiore rispetto a quella applicata dai redditi di altro genere, ampliando in questo modo ulteriormente il divario tra loro. L’occupazione non è promossa quando piccole imprese investitrici vengono tassate in modo più sproporzionato di quelle che operano speculativamente con le azioni, le obbligazioni e i derivati finanziari. L’innovazione non è certamente promossa finché le multinazionali con fogli di bilancio di prim’ordine sono in grado di accantonare la parte migliore dei finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo nei loro conti, mentre coloro cui sono realmente destinati tali vantaggi vengono lasciati nella bufera.

In breve: prospettiva e sviluppo socialmente equilibrati non vengono certamente promossi nell’Unione europea, ma virtualmente tenuti fermi mentre coloro che sguazzano nel denaro godono in misura sempre maggiore di agevolazioni fiscali e si arricchiscono sempre di più, e coloro che possiedono già poco sono costretti a raschiare sempre di più il fondo del barile. Questo tipo di politica fiscale è fatale in termini di politica economica, controproducente in termini di politica della crescita e catastrofica in termini di politica sociale.

So che la struttura dei regimi fiscali nazionali è ancora di competenza degli Stati membri sulla carta, ma la realtà è alquanto diversa. La mancanza di un coordinamento paneuropeo, anche nel settore della tassazione diretta, significa in realtà che i regimi fiscali nazionali vengono sempre meno determinati sulla base della politica, ma definiti e plasmati dal freddo sistema della concorrenza fiscale. Tale sistema può coinvolgere un semplice denominatore: più mobile è un fattore, maggiore è il suo potenziale di estorsione dei servizi fiscali nazionali e maggiore è la portata dello sgravio fiscale, che certamente è in grado di rafforzarsi.

Se le entrate governative non devono essere completamente prosciugate ed esaurite in questo processo, i settori che non sono in grado di evadere le tasse completamente, o solo con difficoltà, devono essere tassati in modo ancora più pesante quasi come compensazione. Le tasse sono quindi spostate, dai profitti delle imprese al reddito privato, e poi dai proventi degli investimenti al reddito di lavoro, che è sempre meno mobile, nel contesto del reddito dal lavoro ben retribuito ai lavoratori pagati meno bene, che sono in proporzione meno mobili, e in generale dai redditi e i beni al consumo. Il fatto che sia in atto tale processo, e lo è da anni e decenni, può essere dimostrato molto chiaramente dai dati sulle ricevute fiscali e le aliquote nell’Unione europea. Non solo le aliquote fiscali legali ma anche quelle reali sui redditi delle imprese nell’Unione europea sono diminuite negli ultimi dieci anni di oltre 10 punti percentuali. Lo confermano tutti gli studi condotti in merito.

Le aliquote fiscali più alte sono state virtualmente ridotte ovunque negli Stati membri dell’Unione europea. In un numero sempre crescente di Stati membri viene data maggiore preferenza ai redditi degli investimenti privati rispetto ai redditi di lavoro a causa del trasferimento ai duplici regimi fiscali. L’accisa sta aumentando ancora di più, da un lato, a causa delle “ecotasse”, che abbastanza spesso non hanno nessun grande effetto ecologico anche in assenza di alternative, ma che raccolgono denaro in modo piuttosto evidente, e, dall’altro, a causa del fatto che le imposte sul valore aggiunto sono in costante crescita e in sempre più paesi si stanno avvicinando al limite massimo della scala concordata.

Un simile sviluppo non è casuale. E’ il risultato diretto di una concorrenza fiscale non controllata su un mercato interno uniforme. Dovrebbe già portarci a credere che la tendenza al rialzo delle tasse sulle imprese all’interno dell’Unione europea stia ampiamente eclissando quelle nell’intero territorio OCSE. Ciò significa che le aliquote fiscali sono diminuite chiaramente di più che nell’ OCSE nel complesso.

Ciò dimostra inoltre chiaramente che le numerose pressioni della globalizzazione, di cui fortunatamente ci lamentiamo molto, non hanno effetto in questo caso, ma che ci sono pressioni create all’interno della stessa Unione europea e che quindi potrebbero essere molto facilmente superate in modo prudente se ci fosse l’intenzione di farlo. La mia relazione originale comprendeva molto appropriatamente non solo la richiesta di una base imponibile consolidata comune per le società, che certamente sostiene, ma anche aliquote fiscali minime paneuropee sui redditi delle imprese, che non dovrebbero più essere superate da nessun paese. Solo aliquote fiscali minime di questo tipo offrono realmente l’opportunità di arrestare la tendenza al rialzo delle tasse per le imprese in qualsiasi momento del processo.

La mia relazione comprendeva la richiesta di una tassazione comunitaria più rigida per i beni e le transazioni finanziarie, la richiesta di alleggerire il reddito del lavoro esplicitamente nelle classi medio-basse e infine la richiesta di invertire la terribile tendenza del trasferimento delle imposte dirette sempre più verso quelle indirette e spingere alla controtendenza.

Solo una parte di tutte queste richieste è stata purtroppo conservata dopo la votazione in sede di commissione per i problemi economici e monetari. Per contro, la mia relazione elogia una concorrenza fiscale che ignori completamente le conseguenze terribili di questa concorrenza fiscale apparentemente sana per la parte delle entrate dei bilanci comunitari e quindi per le situazioni in cui si trovano anche milioni di europei. Purtroppo, tali modifiche apportate alla relazione dimostrano molto chiaramente di chi sono di fatto gli interessi che stanno a cuore alla maggioranza dei membri della commissione per i problemi economici e monetari e in particolare quelli del gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa e il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, poiché è davvero ovvio chi trae profitti dai regimi fiscali prevalenti nell’Unione europea.

Adesso abbiamo ancora una volta presentato le nostre richieste più importanti come emendamenti in plenaria. Neanche in questo caso dovrebbero garantire una maggioranza, ma il mio gruppo voterà contro la relazione. Un’altra politica fiscale nell’Unione europea che riduca al minimo i contrasti sociali anziché rafforzarli costantemente, come fa la politica fiscale attuale, sarebbe quindi possibile e richiesta quale questione prioritaria. Tuttavia, ciò implicherebbe che la politica prevalente nella Commissione europea nonché nei singoli Stati membri consista di fatto nel considerare gli interessi della maggioranza degli europei secondo il loro principio guida, invece di servire, come hanno fatto sinora, quali esecutori degli interessi dell’élite della società. Darà luogo semplicemente a una pressione parlamentare ed extraparlamentare persino maggiore.

Dovremo continuare a lottare esattamente contro tale pressione affinché alla fine l’inesprimibile retorica dei rapporti socialmente intollerabili, che caratterizzano la maggior parte delle relazioni nonché il testo presente sulla tassazione, non sia più in grado di ottenere la maggioranza anche in quest’Aula.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, mi fa veramente piacere poter discutere con voi sul contributo delle politiche fiscali e doganali alla strategia di Lisbona.

Un’importante priorità dell’Unione europea è migliorare la sua competitività preservando al contempo il proprio modello sociale. La politica fiscale ha un ruolo fondamentale da svolgere nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi di crescita e occupazione. Accolgo positivamente il principale messaggio della vostra relazione, che è di sostegno alle iniziative della Commissione in materia fiscale. In particolare, incoraggia sforzi maggiori relativi alla base imponibile consolidata comune per le società (CCCTB), la proposta del regime di tassazione dello Stato di residenza, la strategia che garantisce il miglior coordinamento dei regimi fiscali degli Stati membri in particolare nel campo della tassazione in uscita e della compensazione delle perdite transfrontaliere, il lavoro intrapreso dal forum comune sui prezzi di trasferimento, la strategia di lotta alla frode fiscale, il pacchetto IVA, le aliquote IVA ridotte sui servizi ad alta intensità di manodopera e la tassazione ambientale.

Tutte questi fascicoli sono estremamente importanti. Sono il fulcro dell’approccio della Commissione alla politica fiscale e molti di essi sono stati discussi in numerose commissioni del Parlamento europeo. E’ chiaro che le imprese europee meritano un regime di tassazione per le società adattato al grado della loro integrazione economica effettiva e potenziale sulla scala delle rispettive attività transfrontaliere in Europa. Questa è una delle soluzioni per la loro competitività futura. E’ inoltre fondamentale che altri ostacoli alla tassazione diretta trovino una soluzione attraverso il coordinamento e non solo con controversie altamente onerose.

Esiste solo un ambito nel quale non posso seguirvi. E’ nel paragrafo 17 della relazione Wagenknecht nella sua versione attuale, in cui si chiede l’eliminazione dell’aliquota fiscale minima di accisa e la sostituzione dell’attuale normativa comunitaria in materia con un codice di condotta. Abbiamo discusso tali fattori in quest’Aula quando ci siamo occupati della proposta di tassazione sull’alcol e, con tutto il dovuto rispetto, devo dire che la Commissione non ha cambiato opinione.

La normativa comunitaria in materia di accise in generale ha un ruolo importante da svolgere al fine di ridurre la distorsione nel mercato interno, di proteggere la salute pubblica e adattare i modelli di consumo a un comportamento più ecosostenibile. La Commissione ritiene fermamente che le aliquote minime siano necessarie per il corretto funzionamento del mercato interno, fornendo un’ancora di salvezza agli Stati membri che garantisca che tutti loro applichino realmente le accise, nonché che i livelli siano significativi. Auspico che l’emendamento presentato con l’obiettivo di modificare il paragrafo 17 venga approvato dalla maggioranza dei deputati.

Vorrei concludere con tre messaggi. In primo luogo, tutti sapete che i miei servizi stanno lavorando molto duramente per presentare una proposta di legge sulla CCCTB che intendo sottoporvi dopo la pausa estiva nel 2008. In secondo luogo, per quanto riguarda l’IVA, la Commissione sostiene appieno la Presidenza portoghese nei suoi sforzi per il raggiungimento di un accordo sul pacchetto IVA nonché per portare avanti in modo significativo l’ampia discussione sulle aliquote IVA prima della fine dell’anno. Possiamo altresì lavorare al fine di garantire l’adozione della proposta di prolungamento di alcune deroghe nei nuovi Stati membri sulle aliquote IVA ridotte. Inoltre, proseguiremo i nostri intensi sforzi per combattere l’evasione dell’IVA e presenteremo a breve una proposta sul trattamento dell’IVA dei servizi finanziari che offrirà al settore maggiore certezza del diritto e norme modernizzate. In terzo luogo, restiamo impegnati in un sistema di aliquote minime di accisa al fine di ridurre la distorsione e promuovere la concorrenza leale nel mercato interno che contribuisca alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente.

 
  
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  Piia-Noora Kauppi, a nome del gruppo PPE-DE.(EN) Signor Presidente, a volte in quest’Aula non vediamo realmente le differenze politiche tra i gruppi ma, su questa questione, la differenza è molto evidente, poiché non potrei essere più in disaccordo con la relatrice su alcuni punti cui lei ha appena fatto riferimento. Rispetto il lavoro che ha svolto per la presente relazione, ma su questa questione abbiamo punti di vista completamente diversi in merito a quanto la Commissione dovrebbe fare.

Innanzi tutto, la relazione riguarda la strategia di Lisbona e ciò che dovremmo fare per ripristinare la competitività europea a livello globale. Questo è veramente l’unico modo di garantire il benessere europeo e dei nostri cittadini. Senza tassazione, è impossibile, poiché ha un ruolo cruciale da svolgere su tale aspetto, nel portare competitività all’Europa.

Dobbiamo ricordare che i livelli fiscali complessivi in Europa sono ancora al di sopra della media OCSE. Al fine di raggiungere un livello inferiore di tassazione in Europa, dobbiamo creare un ambiente favorevole agli investimenti. Ci occorrono più investimenti, più crescita e imprese più numerose e floride in Europa.

Su questo aspetto, una concorrenza fiscale sana ha un ruolo positivo. E’ un meccanismo economico di controllo basato sul mercato contro le decisioni politiche imperversanti. Se disponiamo di una concorrenza fiscale vantaggiosa in Europa, i governi non possono porre ostacoli sulla strada del mercato unico. Questo è ciò che vogliamo: un vero mercato unico senza ostacoli posti dalle tasse. D’altro canto, non vi sono prove che una concorrenza fiscale vantaggiosa danneggi le basi fiscali. Il totale dei proventi derivanti dalle imposte è rimasto evidentemente stabile, grazie a una maggiore attività economica.

Tuttavia, l’esistenza di 27 regimi fiscali diversi crea qualche problema, in particolare per le PMI europee, che sono così importanti per questa crescita. Secondo un’indagine sulla tassazione fiscale comunitaria del 2004, la conformità per le PMI costa circa il 2,6 per cento delle loro vendite e il 31 per cento delle tasse pagate. Pertanto, un terzo della tassa complessiva è destinato alla conformità. L’importo altamente proporzionato di conformità fiscale per le piccole imprese è un grande ostacolo, e questo è il motivo per cui dobbiamo fare del nostro meglio per chiedere la compensazione delle perdite transfrontaliere, procedure doganali semplificate, modelli di sportello unico per l’IVA, progetti pilota per la tassazione dello Stato di residenza e così via. Sosteniamo tutto ciò che ha fatto la Commissione in questo ambito.

Infine, l’industria auspica di vedere un sistema di amministrazione fiscale semplice e ben gestito. Dobbiamo risolvere i problemi dei prezzi di trasferimento, la compensazione della perdita comunitaria ed evitare la doppia tassazione, nonché ridurre i costi di conformità. Valutiamo positivamente la proposta di una base imponibile consolidata comune per le società (CCCTB), e il fatto che la Commissione sia stabile e ci sottoponga tale proposta, in quanto la compensazione delle perdite è solo un fattore temporaneo. Infine, necessitiamo di una base fiscale consolidata per le imprese.

 
  
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  Katerina Batzeli, a nome del gruppo PSE.(EL) Signor Presidente, signor Commissario, l’onorevole Wagenknecht ha avuto l’iniziativa di redigere una relazione, il che dimostra il coraggio politico che ha avuto per sottolineare la dimensione sociale e di ridistribuzione della politica fiscale. Il presente documento è una delle prove più importanti a dimostrazione del fatto che la discussione sulla politica fiscale può diventare paneuropea.

L’impegno a raggiungere gli obiettivi di Lisbona, le regole del Patto di stabilità e crescita, l’obbligo di gestire e ridistribuire i proventi derivanti dalle imposte affinché si soddisfino gli obiettivi di coesione e occupazione, nonché il completamento del mercato interno: tutto ciò è la dimostrazione sufficiente di un obiettivo politico. Le politiche fiscali degli Stati membri non possono più essere basate esclusivamente e unicamente su criteri nazionali: il dialogo sulla tassazione diventa necessario al fine di promuovere un maggior coordinamento fiscale in tutta Europa.

Dato tale dialogo, che ha consentito una significativa cooperazione tra i relatori ombra di tutti i gruppi politici, ci siamo concentrati sui seguenti punti fondamentali. In primo luogo, per quanto riguarda la questione della concorrenza fiscale, non riteniamo che l’obiettivo debba essere limitare il principio di concorrenza fiscale, che sarebbe l’equivalente della censura delle politiche di alcuni Stati membri. Data la mancanza di norme comuni in materia di politica fiscale, la concorrenza fiscale con le sue proposte e controproposte di aliquote fiscali ridotte crea qualche problema. Al pari degli altri settori del mercato interno, tuttavia, la concorrenza fiscale può garantire la competitività e migliorare la produttività delle economie nazionali, nonché quelle dell’intera Europa, a patto che vengano ottenute le norme che limitano l’aumento della concorrenza dannosa.

Il secondo punto sul quale ci siamo concentrati è stato il rapporto tra tassazione diretta e indiretta. E’ stata di recente rilevata negli Stati membri una tendenza all’aumento della tassazione indiretta, nella maggior parte dei casi per coprire i loro deficit fiscali. Tuttavia, questo è un onere per i consumatori e il mercato resta senza controllo.

L’obiettivo della presente relazione è trovare misure di sicurezza che semplifichino una combinazione equilibrata di tasse dirette e indirette. Siamo a favore della revisione del sistema dell’IVA e delle tasse speciali sul consumo. Ciò non dovrebbe significare che viene sostituito da un codice di condotta non vincolante in tutti gli Stati membri.

Signor Commissario, siamo consapevoli degli sforzi della Commissione e dei problemi del Consiglio ECOFIN. Cionondimeno, in qualità di eurodeputati dobbiamo prima di tutto cooperare a stretto contatto con i parlamenti nazionali al fine di discutere di questa importante politica fiscale.

 
  
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  Margarita Starkevičiūtė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) Anch’io vorrei sottolineare l’importanza della presente relazione quale linea strategica che dovremmo seguire nell’apportare riforme alle economie dell’Unione europea. Purtroppo, i rappresentanti del Portogallo non sono presenti oggi, quando stiamo discutendo di questa questione molto importante.

Quali sono i punti principali della nostra relazione? Il punto principale è che in considerazione dei cambiamenti nel contesto economico, dobbiamo condurre una revisione non solo delle nostre fabbriche e imprese, ma anche degli strumenti della nostra politica fiscale. Quando facciamo riferimento alla strategia di Lisbona, di solito parliamo di politica delle spese; raramente prendiamo in considerazione la politica fiscale. Senza prestare la dovuta attenzione alla politica fiscale non saremmo in grado di raggiungere gli obiettivi di Lisbona.

Quali sono le questioni da considerare? Innanzi tutto, è necessario osservare i metodi di ridistribuzione degli oneri fiscali tra produttore e consumatore. Inoltre, non possiamo ignorare il fatto che esiste un altro gruppo di persone: coloro che vivono dei redditi da capitale. Il fenomeno è conosciuto come private equity.

In quale modo distribuiamo l’onere fiscale? Questa è una delle sfide presentate dal nuovo contesto economico. Un’altra domanda molto importante è: in quale modo incoraggiare le riforme strutturali? Queste ultime non possono essere attuate senza introdurre nuove imprese, poiché le persone non sono in grado di lasciare i posti di lavoro esistenti per posti di lavoro nuovi, il che creerebbe le condizioni per il malcontento sociale. Le nuove imprese possono essere create unicamente con condizioni fiscali vantaggiose. Questo è uno degli aspetti principali del nostro documento.

La questione da considerare è la seguente: qual è il livello di politica fiscale necessario tra gli Stati membri? Siamo favorevoli alle tasse sulla concorrenza e non sosteniamo l’idea di introdurre aliquote minime, poiché ciascun paese ha la sua specifica struttura economica e politica delle spese nazionale. La politica fiscale deve essere in linea con la politica delle spese, ma siamo in definitiva favorevoli al coordinamento della politica di una base fiscale e sosteniamo la Commissione su questa questione.

 
  
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  Heide Rühle, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, concordo assolutamente con l’onorevole Kauppi. Le divergenze tra i gruppi qui nel Parlamento europeo sul tema della politica fiscale stanno diventando sempre più chiare. Dobbiamo prestare un’attenzione maggiore a questa discussione nei prossimi mesi. Desidero ringraziare la relatrice e il relatore ombra per lo sforzo significativo volto a portare a buon fine la presente relazione.

Un buon fine, ma non per noi. Come gruppo non saremo in grado di approvare questa relazione nella sua versione finale. Contiene alcuni aspetti positivi, per esempio descrive e chiede un’importante iniziativa in direzione di una base fiscale consolidata per le tasse sulle società. Questo è un importante primo passo. Tuttavia, ciò deve essere accompagnato da dichiarazioni altrettanto precise riguardo all’armonizzazione delle aliquote fiscali minime, poiché altrimenti ciò provocherà una concorrenza fiscale incontrollata, in particolar modo in questo settore.

Abbiamo inoltre qualche problema con l’articolo 17, in cui la commissione ha dichiarato purtroppo di essere contraria a un’aliquota fiscale minima di accisa. Anche questo è purtroppo in linea con le votazioni delle ultime settimane e ci dispiace enormemente. Sosteniamo il gruppo in questo caso. Riteniamo di dover realizzare l’armonizzazione dell’accisa europea e tale armonizzazione deve essere rafforzata, se non altro, perché altrimenti otterremo una concorrenza fiscale incontrollata nell’accisa.

Riteniamo inoltre un problema il fatto che sia stato detto troppo poco riguardo al cambiamento climatico e alle ecotasse. Anch’io vorrei dissentire con la relatrice su questo punto. Credo che le ecotasse siano uno strumento importante per affrontare tali sfide del cambiamento climatico. Dobbiamo fare molto di più a questo proposito.

Tuttavia, penso davvero che l’approccio di concentrarsi in quest’Aula sull’energia nucleare, o sulle forme “pulite” di energia sia sbagliato. E’ importante che ci concentriamo chiaramente sul risparmio energetico e sull’efficienza energetica. Queste sono risposte importanti. Quando consideriamo le sfide davanti a noi nella ristrutturazione degli edifici e nel campo dei trasporti, sembra che possiamo realmente raggiungere l’obiettivo di Kyoto del risparmio energetico se ci si impegna molto di più in quest’ambito.

La politica fiscale può apportare un contributo importante al fine di raggiungere un maggiore risparmio energetico nonché una maggiore efficienza energetica e di affrontare realmente le sfide del cambiamento climatico. Purtroppo, la presente relazione non rispecchia questa posizione. Pertanto, come ho già annunciato, non voteremo a favore della presente relazione.

 
  
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  Esko Seppänen, a nome del gruppo GUE/NGL.(FI) Signor Presidente, signor Commissario, il nostro gruppo approva il punto di vista dell’onorevole Wagenknecht su questa materia, anche se in contrasto con le opinioni della maggioranza in sede di commissione.

Nel 2010, l’Unione europea non sarà l’economia leader nel mondo basata sulla conoscenza e la tecnologia. Tuttavia, non è a causa dei regimi fiscali, che sono stati continuamente modificati in modi che favorissero le grandi imprese, che l’obiettivo della strategia di Lisbona è irrealizzabile. Le grandi imprese hanno scelto i prezzi di trasferimento e la ricerca di un luogo per i loro capitali quali opzioni che consentono loro di evadere le tasse. In questo vengono aiutate dai paradisi fiscali e dai centri finanziari offshore che operano negli Stati membri dell’Unione europea, due macchie nel panorama della moralità comunitaria.

Secondo la relatrice, la Commissione nella sua comunicazione non considera gli effetti della tassazione sulla distribuzione del reddito. Il sistema della flat tax, applicata da alcuni Stati membri, favorisce coloro con grandi redditi, mentre la tassa sul reddito progressiva promuove l’uguaglianza sociale. La strategia di Lisbona non può essere attuata in un modo che corroderebbe la base finanziaria della società del benessere e che sarebbe ampiamente iniqua.

 
  
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  Derek Roland Clark, a nome del gruppo IND/DEM.(EN) Signor Presidente, si dice che questo sia un contributo, ma somiglia più a una ricetta, la ricetta per l’armonizzazione di una tassazione ancora maggiore, che cito da diversi punti della relazione: “27 sistemi fiscali diversi” costituiscono “un impedimento”; “coordinamento delle politiche fiscali degli Stati membri”; “invita gli Stati membri a ... garantire una maggiore equità nella distribuzione della pressione fiscale”; “appoggia” la Commissione nell’impostare “la politica fiscale in funzione di obiettivi ambientali”; “aumento delle tasse sul carburante”; “creare a livello europeo una base imponibile comune per le società”. In breve, si ritorna alle politiche fallimentari degli anni ‘70.

In ogni caso, persino i britannici non possono adeguarla a tutto il nostro paese. Il nord non è uguale al sud, il Galles e la Scozia sono diversi dal sud-est, e cosi è stato nei 10 anni in cui Gordon Brown era Cancelliere. Lo avete di certo ascoltato; dopotutto, lo avete fatto la scorsa settimana a Lisbona quando, in qualità di Primo Ministro, gli avete consentito di mantenere le linee rosse, è vero o no?

Proseguendo nella relazione, si parla di “coordinamento a livello comunitario fra i sistemi di imposizione diretta”. Nel Regno Unito, pensavamo ci fosse stato promesso che non sarebbero mai arrivate le tasse armonizzate, in particolare la tassa sul reddito. Adesso, si trova nella relazione. E’ un po’ come il Trattato di riforma. Gordon Brown continua a dire che non è una costituzione, mentre tutti i leader dell’Unione europea affermano che lo è: Valéry Giscard d’Estaing, José Luis Rodriguez Zapatero, Angela Merkel, persino il nostro Presidente dei presidenti lo ha detto in quest’Aula un attimo fa.

Pertanto, perché non fate in modo che Gordon Brown dica la verità al popolo britannico? Armonizzate questo messaggio! Ora, questa è l’armonizzazione con cui sarei d’accordo. Ma non osate metterla in pratica con il popolo britannico poiché, se viene detta loro la pura e semplice verità, voteranno in modo indipendente, fuori dall’Unione europea, tenendosi i loro contributi annuali comunitari di 18 miliardi di euro dei loro contribuenti. A quel punto quali saranno le tasse armonizzate sui prezzi?

 
  
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  Petre Popeangă, a nome del gruppo ITS.(RO) L’importanza di rivedere il contributo che le politiche fiscali e doganali potrebbero apportare allo sviluppo della strategia di Lisbona non può essere messa in discussione. Per questo motivo, ma non solo, l’obiettivo del documento che oggi esaminiamo, ossia la relazione Wagenknecht, di valutare il contributo delle politiche applicate ai campi specifici per l’attuazione degli obiettivi di Lisbona, è salutare. Non potrebbe essere altrimenti, poiché la strategia di Lisbona propone obiettivi nobili, quali la promozione della crescita economica e la definizione di politiche che consentirebbero alle aziende europee di creare un maggior numero di posti di lavoro di migliore qualità. Tuttavia, leggendo la relazione, mi sono stupito, da cittadino di un paese di recente adesione, dell’idea che si occupi di un’Unione composta unicamente da paesi con economie sviluppate, o meglio, con economie sviluppate allo stesso modo, il che non è vero. E’ molto probabile che alcune delle misure proposte non abbiano risultati benefici per le economie meno sviluppate, tenendo conto che le norme generali del mercato unico della concorrenza favoriscono le economie forti, a svantaggio di quelle deboli. Per mancanza di tempo, non mi dilungherò su quest’argomento, ma ritengo che, affinché gli obiettivi della presente relazione sortiscano risultati positivi per le economie di tutti i 27 paesi, e non 25, come specificato nel testo, sia necessario svolgere la revisione comparativa delle loro economie e, a seconda dei risultati, adottare una serie di azioni che creerebbero pari condizioni per sviluppare gli effetti proposti dal progetto.

 
  
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  Eoin Ryan, a nome del gruppo UEN.(EN) Signor Presidente, la relazione presentataci oggi dimostra, ancora una volta, l’inesorabile attacco agli Stati membri che applicano regimi fiscali per le società ridotti e di successo. Non accetto che la tassazione ridotta delle società conduca a una concorrenza fiscale sleale. Ritengo che garantire la competitività sia un elemento essenziale nell’insieme della politica fiscale di un mercato unico completamente funzionante.

Dov’è la prova della Commissione che dimostra che la CCCTB non ostacolerà la competitività dell’Unione europea? Dov’è la prova per affermare che la competitività dell’Unione europea ne trarrà vantaggio? Per quale motivo la Commissione attacca i paesi con una tassazione ridotta, una bassa disoccupazione e una crescita elevata? Non lo capisco. E’ assolutamente ipocrita che la Commissione affermi che creare una base fiscale non fisserebbe alla fine un’aliquota fiscale, perché è quanto stanno già dicendo gli Stati membri più grandi. Non è in contrasto con alcun tipo di valutazione.

I tentativi dei grandi Stati membri di addolcire l’armonizzazione fiscale con un poco di zucchero della CCCTB non verranno accettati dall’Irlanda o da altri Stati membri. La questione è che l’Irlanda, o altri Stati membri, non hanno il diritto di svolgere un ruolo inteso a fissare l’aliquota fiscale di altri Stati membri. L’unità dell’Europa non è compromessa dalla diversità nelle politiche fiscali; anzi, la competitività dell’Unione europea è minacciata dalle politiche fiscali errate. Ritengo fermamente che l’Unione europea venga favorita al meglio dalla promozione della concorrenza fiscale, non dall’armonizzazione fiscale.

Come mai un paese come l’Irlanda, e altri Stati membri, che hanno cambiato radicalmente le proprie politiche fiscali e sono diventati economie di successo, si trovano adesso sotto attacco? Qual è l’attrattiva di un paese come l’Irlanda, signor Commissario, se si introduce questo sistema e infine l’armonizzazione fiscale? Perché è esattamente quello che è, e l’unico andamento delle tasse sarà al rialzo. E’ stato già affermato, da qualcuno all’interno della Commissione, che desiderano vedere un regime fiscale più o meno a metà strada rispetto a quello attualmente esistente, che è approssimativamente al basso 20 per cento. Quale sarebbe l’attrattiva dell’Irlanda o di altri paesi secondari? Non vi sarebbe attrattiva, solo un’elevata disoccupazione nel lungo…

(Il Presidente toglie la parola all’oratore)

 
  
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  Gay Mitchell (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, la relazione che ci troviamo di fronte oggi in Parlamento dichiara correttamente che la concorrenza fiscale all’interno dell’Unione europea ha determinato, e continua a determinare, vantaggi economici a livello comunitario offrendo un contesto imprenditoriale dinamico.

La CCCTB potrebbe solo condurre in modo altrettanto semplice a un’Unione europea meno competitiva e, dal mio punto di vista, non dovrebbe essere appoggiata. L’Unione europea deve essere in grado di rispondere a un’economia globale in continuo cambiamento. Le economie competitive moderne devono essere flessibili al fine di soddisfare i requisiti che cambiano dei nuovi prodotti e servizi. La CCCTB comprometterà tale flessibilità per diverse ragioni. Una base fiscale per le società a livello comunitario sarà inflessibile e impedirà alla capacità individuale di un singolo paese di decidere la propria strategia fiscale legale, basata sulle sue circostanze specifiche. Coloro che propongono la CCCTB affermano che ogni Stato membro manterrà la propria autonomia per determinare la sua aliquota fiscale nazionale, ma sarà vero? La CCCTB non è solo il primo anello della catena?

Se la CCCTB è opzionale, aumenta semplicemente il numero di basi disponibili alle imprese e rende il sistema ancora più complesso. Il regime tributario nazionale offre certezza alle imprese. Un sistema applicato in un certo numero di Stati membri può condurre ad alcune differenze sul modo in cui vengono interpretate le disposizioni, causando incertezza per le imprese.

Nel restante tempo a mia disposizione, posso semplicemente fare qualche osservazione. In primo luogo, la tassazione è una questione di sovranità nazionale per ciascuno Stato membro. Il diritto di scegliere il livello di spesa pubblica e il finanziamento di tale spesa è una funzione basilare del processo democratico nazionale. Occorre proteggere la flessibilità della politica fiscale nel ricompensare l’impresa e la creazione di posti di lavoro nonché la crescita nell’economia. Una base unica eliminerebbe la flessibilità. Non vi è prova che suggerisca che una base imponibile consolidata comune per le società affronti questioni come la competitività, i costi di conformità per le imprese, i prezzi di trasferimento e così via. Non semplificherebbe le problematiche fiscali comunitarie, e il cosiddetto “sistema opzionale” proposto aggiungerebbe un altro livello, come ho appena detto.

L’armonizzazione della base fiscale condurrebbe alla pressione sulle aliquote fiscali nazionali e aumenterebbe unicamente l’attrattiva delle ubicazioni delle società al di fuori dell’Unione europea. Il codice di condotta sulla tassazione delle imprese si è occupato della concorrenza fiscale dannosa. Diverse aliquote fiscali negli Stati membri dell’Unione europea non sono dannose.

Desidero chiedere al signor Commissario, quando presenterà tali proposte, come egli stesso suggerisce, il prossimo anno, di tenere cortesemente questo a mente. Stati membri come l’Irlanda hanno già dato…

(Il Presidente toglie la paola all’oratore)

 
  
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  Pervenche Berès (PSE).(FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto ringraziare in quest’Aula la nostra relatrice, per la qualità del lavoro da lei svolto e per i suoi sforzi intesi a realizzare un testo di cui, purtroppo, non sembra completamente soddisfatta.

La tassazione è chiaramente una componente essenziale nella costruzione di un reale mercato interno, se si vuole che il mercato sia più che un semplice spazio di libero scambio in cui è consentito ogni tipo di tassa e di dumping sociale. Il completamento del mercato interno richiede pertanto l’armonizzazione di alcune norme sulla tassazione e chiede soprattutto la creazione di una base imponibile consolidata comune per le società. La relazione presentataci oggi apre le porte a questo, e ne sono lieta. Constato che alcuni colleghi deputati sono molto attivamente contrari a tale progetto, nel nome di quella che descrivono come concorrenza “leale”.

Personalmente, ritengo che la concorrenza libera e priva di distorsioni, di cui non sono una frenetica sostenitrice, richieda una certa quantità di trasparenza per quanto riguarda le norme. Mi sorprende che paesi che hanno beneficiato di contributi significativi dall’Unione europea, in nome della solidarietà, stiano adesso rifiutando questa iniziativa, che costituirebbe un importante passo avanti in termini di solidarietà, concorrenza e trasparenza.

La tassazione è inoltre uno strumento formidabile che l’Unione europea deve impiegare se intende attuare le strategie scelte, in quanto non dispone di tutti questi strumenti. Può avere un impatto positivo sulle energie più pulite o realizzare…

(Il Presidente toglie la parola all’oratore)

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE).- (SV) Signor Presidente, questa è una relazione fortemente influenzata dal compromesso raggiunto da PPE-DE e ALDE. Ritengo sia una relazione ampiamente equilibrata. La responsabilità degli Stati membri per le politiche fiscali è stabilita, mentre esiste un certo numero di tasse che trarrebbero vantaggio da un maggior coordinamento comunitario. Nella proposta originale della relatrice vi era un totale coordinamento con un’enfasi particolare su livelli più elevati di ridistribuzione. Non può essere questo un modo di far crescere l’Europa o di creare nuovi posti di lavoro. Nel mondo globalizzato in cui viviamo, l’Europa non necessita di tasse più elevate. Ritengo invece che noi che viviamo in paesi ad alta pressione fiscale dovremmo osservare gli altri modelli, come la flat tax. In generale, dovrebbero essere ridotte le tasse sul lavoro e aumentate quelle sul consumo nocivo. Per esempio, dovrebbero essere introdotte tasse ambientali specifiche, nonché accise ragionevoli su alcol e tabacco, come afferma il Commissario.

In quest’ambito, l’Unione europea deve essere in grado di agire con maggiore accordo. E’ una questione politicamente sensibile, lo abbiamo sentito in quest’Aula e io stesso ne sono consapevole, ma è comunque necessaria secondo me. Se intendiamo risolvere le importanti sfide climatiche ed energetiche cui ci troviamo di fronte, sarebbe irresponsabile se noi impedissimo gli strumenti fiscali di controllo. E’ possibile raggiungere una crescita elevata, con alte tasse ambientali ed energetiche, e al contempo ridurre la pressione fiscale complessiva. Chiunque abbia dei dubbi può osservare la politica del governo di centrodestra del mio paese, la Svezia, se mi è concesso di essere un po’ patriottico al termine di questa discussione.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN).- (PL) Signor Presidente, signor Commissario, nel prendere la parola in una discussione dedicata all’impatto delle politiche fiscali e doganali sull’attuazione della strategia di Lisbona, desidero richiamare la vostra attenzione al fatto che alcuni dei suggerimenti relativi ai regimi fiscali degli Stati membri contenuti nella relazione dell’onorevole Wagenknecht, non hanno un impatto positivo sulla crescita economica e l’occupazione nei paesi dell’Unione europea.

In primo luogo, l’allontanamento dalla concorrenza fiscale e i tentativi di armonizzare le soluzioni nel campo dell’imposta sulle società è contraria al principio di sovranità fiscale degli Stati membri dell’Unione europea.

In secondo luogo, ridurre le aliquote fiscali per le società, eliminando al contempo ogni sgravio fiscale, non solo non porterà a una riduzione del reddito di bilancio da tali imposte, ma lo aumenterà di fatto in modo sostanziale. Ciò è confermato dalla situazione nel mio paese, la Polonia, in cui l’aliquota fiscale per le società è stata ridotta in modo significativo, ma le entrate da questo tipo di imposta sono maggiori di anno in anno.

Infine, in terzo luogo, ritengo che in questa situazione i suggerimenti contenuti nella relazione riguardanti il coordinamento e i regimi fiscali, tra cui la tassazione diretta, siano passi azzardati che non contribuiranno di certo all’attuazione della strategia di Lisbona.

 
  
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  Zsolt László Becsey (PPE-DE).- (HU) La ringrazio, signor Presidente. Di cosa stiamo parlando? Una delle questioni principali è se siamo un avversario, in termini di competitività, per la concorrenza fiscale esterna, in altre parole per la concorrenza fiscale dei paesi terzi, e non dovremmo cercare capri espiatori all’interno dell’Unione europea. Altrimenti, come molti colleghi hanno dichiarato, il capitale abbandonerà l’intera Unione europea. Con cosa concordiamo di questa politica fiscale? Siamo d’accordo che faciliterebbe la creazione di posti di lavoro, in altre parole promuoverebbe il lavoro; che dovremmo aiutare le piccole e medie imprese, poiché queste ultime consentono alle persone di restare dove sono, aiutano a rafforzare le famiglie, nonché a creare occupazione. Concordo inoltre riguardo alle sue misure di politica sociale, che contribuiranno ad affrontare la sfida demografica nell’Unione europea.

Con cosa ci troviamo in disaccordo? Non siamo d’accordo sull’autotassarci eccessivamente in ambiti relativi alla salute, all’ambiente o alla politica sociale anziché perseguire una politica contro l’inflazione e cercare di rispondere in modo adeguato alle sfide della concorrenza. L’altro aspetto che dobbiamo tener presente è che l’Unione europea si è allargata ed è diventata altamente eterogenea. Ci aspettiamo che ognuno mantenga la disciplina di bilancio nell’ambito della propria indipendente politica fiscale ma, al contempo, intendiamo ridurre al minimo gli strumenti per farlo. Se il nostro obiettivo primario è la convergenza, allora per esempio nella tassazione indiretta, come le accise, se intendiamo realizzare qualcosa, dovremmo obbligare a raggiungere la convergenza non solo i paesi che applicano un’aliquota minima, ma anche quelli che applicano aliquote più elevate. Questo è il motivo per cui in molti casi abbiamo proposto di sostituire l’approccio attuale basato esclusivamente su un’aliquota minima di accisa con una sorta di “codice di condotta” che conduce gli Stati membri sullo stesso percorso. Per quanto riguarda il capitale comune o una base imponibile comune, desidero affermare quanto segue: sarebbe un serio problema se ciò implicasse una punizione ai paesi competitivi, se l’aliquota minima dovesse essere introdotta. Sono inoltre preoccupato per quanto accadrà relativamente al movimento di capitale quando la base imponibile comune verrà istituita. Non significherà che le entrate delle filiali dei nuovi Stati membri, per esempio, verranno costantemente riclassificate nei bilanci quali entrate di società di controllo anziché essere reinvestite localmente? E’ inoltre molto importante la lotta alla frode, e auguro per questo buona fortuna alla Commissione. E’ sul percorso giusto, poiché la cosa più importante è regolarizzare l’economia in nero e intraprendere iniziative intese a combattere la criminalità. La ringrazio molto, signor Presidente.

 
  
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  Dariusz Rosati (PSE).- (PL) Signor Presidente, l’obiettivo principale della strategia di Lisbona è accrescere la competitività delle economie nazionali. Un livello elevato di competitività consente di accelerare la crescita economica e di creare nuovi posti di lavoro, rendendo inoltre possibile il finanziamento di importanti obiettivi sociali. Purtroppo, l’attuale regime fiscale negli Stati membri dell’Unione europea non favorisce l’attuazione della strategia di Lisbona. La pressione esercitata sulla normativa in materia di occupazione e l’attività economica è troppo forte, le aliquote fiscali troppo differenziate, e i regolamenti troppo complessi. Al contempo, il sistema fiscale è caricato di un numero eccessivo di funzioni e compiti, economici, fiscali, sociali o ambientali.

Affinché le imposte contribuiscano alla competitività, devono innanzi tutto creare incentivi al lavoro, allo sviluppo delle attività economiche e all’innovazione. A tal fine, le imposte, in particolar modo le imposte dirette, dovrebbero essere fissate a un livello moderato, evitando la differenziazione inutile di aliquote e un’eccessiva progressione. Poiché le imposte dirette esercitano un impatto più forte e negativo sulla produzione e l’occupazione, dobbiamo impiegare maggiormente le imposte indirette al momento di definire le entrate di bilancio.

Per quanto riguarda la discussione, signor Presidente, desidero esprimere la mia preoccupazione sul fatto che ci sia troppa ideologia e politica, e troppo poca conoscenza economica reale. Il migliore esempio sono i concetti che vengono impiegati in quest’Aula, come il dumping fiscale o il dumping sociale. Non esiste uno standard oggettivo per la tassazione, quindi non è possibile accusare di dumping fiscale gli Stati che applicano livelli ridotti di tassazione delle società.

 
  
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  Konrad Szymański (UEN).- (PL) Onorevoli colleghi, desidero iniziare congratulandomi con la commissione per i problemi economici e monetari per un’operazione complessa e fondamentalmente di successo intesa a introdurre le modifiche necessarie al testo iniziale, che era l’obiettivo originale.

Inizialmente, ci è stato suggerito non solo che l’Unione europea dovrebbe essere coinvolta nello stabilire i principi dell’imposta sulle società, ma anche che tali imposte dovrebbero essere aumentate, al contrario delle tendenze mondiali. E’ positivo che lo abbiamo evitato. Per motivi analoghi, dovremmo assumere una posizione critica sul sostegno dimostrato nel testo per l’armonizzazione dell’imponibile fiscale. Un imponibile fiscale comunitario è un colpo per la concorrenza fiscale nell’Unione europea, con tutte le relative conseguenze negative. La sua introduzione limiterebbe gli sforzi degli Stati membri intesi a ottimizzare la tassazione sulle società contro gli obiettivi di Lisbona. In termini politici, ciò graverebbe sull’Unione europea che, nei suoi interessi appositamente definiti, si tratterrebbe dal cercare di influenzare il modello dei regimi fiscali in Europa.

 
  
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  László Kovács, Membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, questa discussione è stata molto interessante e la maggior parte dei contributi è stata incoraggiante. Come voi, sono convinto che valga la pena sostenere i nostri sforzi di eliminare le barriere fiscali nel mercato interno. Sono particolarmente grato per il vostro appoggio relativo all’importante progetto della CCCTB e sono in attesa della vostra prossima relazione di iniziativa sull’imponibile comune. Per quanto riguarda alcune delle osservazioni critiche, desidero inviare una lettera personale agli eurodeputati che hanno espresso la loro contrarietà, cosa che apprezzo. Sarebbe giusto rispondere loro per iscritto e non intendo occupare troppo del vostro tempo.

Mi fa piacere che molti di voi condividano il mio punto di vista secondo cui la politica fiscale ha un ruolo importante da svolgere nel conseguire molti degli obiettivi della politica comunitaria, e in particolare la crescita, l’occupazione, la competitività e la sostenibilità. Grazie per la vostra attenzione e il vostro sostegno.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà mercoledì 24 ottobre 2007, alle 12.00.

Onorevoli colleghi, desidero ringraziare molte persone per aver rispettato i tempi a loro disposizione e inoltre ringraziare tutti, spero, per la loro comprensione, che ci ha consentito di chiudere la discussione con cinque minuti di anticipo e quindi di poter ascoltare tutti, al contrario di quanto accade in altre occasioni, quando prima di una discussione importante o di una votazione non siamo in grado di ascoltare quanto i nostri colleghi hanno da dire.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Gábor Harangozó (PSE), per iscritto.(EN) Tutti dobbiamo essere concordi sul fatto che l’esistenza contemporanea di 27 sistemi fiscali nazionali ostacoli seriamente lo sbocciare dei pieni vantaggi del nostro mercato unico. Inoltre, esiste di fatto un’autentica opportunità di rinvigorire l’attuazione della strategia di Lisbona attraverso misure comunitarie di tassazione e doganali che renderebbero l’Unione un luogo più attraente in cui investire e lavorare. Nell’ampliare e intensificare i mercati più competitivi, dovremmo impiegare tutti gli strumenti a nostra disposizione, tra cui le politiche fiscali e doganali maggiormente favorevoli agli investimenti, al fine di accrescere l’occupazione, gli investimenti in R&S e lo sviluppo di tecnologie ecocompatibili. A tale proposito, accogliamo calorosamente la relazione di iniziativa redatta dall’onorevole Wagenknecht, che mira a stabilire il quadro fiscale necessario al fine di incoraggiare gli investimenti a rischio e innovativi intesi a raggiungere gli obiettivi di crescita e occupazione. I vantaggi della semplificazione e armonizzazione dei sistemi fiscali nell’intera Unione europea sono ovvi poiché ciò non contribuirà soltanto al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, attraverso maggiori incentivi fiscali per gli investimenti, ma aiuterà anche a realizzare l’integrazione del mercato comunitario eliminando i rimanenti ostacoli al completamento del mercato unico.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 09.55, è ripresa alle 10.10)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. HANS-GERT PÖTTERING
Presidente

 

7. Risultati del Vertice informale dei capi di Stato e di governo (Lisbona, 18 e 19 ottobre 2007) (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sui risultati del Vertice informale dei capi di Stato e di governo tenutosi a Lisbona. Porgo un caloroso benvenuto al Presidente del Consiglio dell’Unione europea nonché Primo Ministro del Portogallo, José Sócrates. Un benvenuto davvero caloroso questa mattina al Parlamento europeo.

Un benvenuto altrettanto caloroso, ovviamente, al Presidente della Commissione europea, José Manuel Durão Barroso, e un ringraziamento per il suo lavoro al Vertice europeo.

Onorevoli colleghi, prima di iniziare la discussione, desidero (e non vorrei sorvolare del tutto) ringraziare sinceramente la Presidenza portoghese per il suo enorme contributo nonché per il successo raggiunto mercoledì notte verso l’una circa, quando ha approvato il Trattato sull’Unione europea e il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

Questo è un gran risultato per l’Unione europea e per tutti noi. A nome del Parlamento europeo, desidero aggiungere che senza quest’ultimo non saremmo arrivati al punto in cui siamo oggi. E’ inoltre un grande risultato per tutti noi poiché il Trattato era ed è la principale priorità del Parlamento europeo se intendiamo ottenere risultati e uscire vincitori da questo Trattato.

Con queste congratulazioni alla Presidenza portoghese, nonché alla Commissione (vedo che è qui presente la signora Commissario Wallström, che ha contribuito in modo significativo, accanto al Presidente della Commissione), do la parola con molto piacere al Presidente del Consiglio dell’Unione europea, José Sócrates. Un caloroso benvenuto al Parlamento europeo!

 
  
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  José Sócrates, Presidente in carica del Consiglio. −(PT) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, onorevoli deputati, consentitemi di dedicare le mie prime parole di oggi alla memoria di un mio amico. Alla memoria dell’eurodeputato Fausto Correia, deceduto qualche giorno fa. E’ morto giovane. La sua dipartita è certamente una grossa perdita non solo per il Parlamento europeo, ma anche per il partito socialista portoghese.

Fausto Correia è stato un uomo di buone qualità politiche e umane. Tutti voi avete avuto l’opportunità di conoscerlo. Era un politico intelligente, aperto e sempre impegnato in nobili ideali europei. Ma desidero porre particolare enfasi in quest’Aula sulle sue qualità umane di generosità, amicizia e tolleranza. Infatti, sono le nostre qualità umane che danno un senso alla nostra vita politica.

La sua scomparsa è per me una perdita personale, la perdita di un vecchio amico, con cui ho condiviso molti momenti della mia vita, mi mancherà molto.

Onorevoli deputati, quando ho presentato il programma della Presidenza portoghese in questa plenaria tre mesi fa, ho dichiarato molto chiaramente quale sarebbe stata la sfida principale, la prima priorità, della Presidenza portoghese: redigere e raggiungere un accordo sul nuovo Trattato, ponendo fine a sei anni di stasi nel dibattito istituzionale, in cui l’Unione europea era immersa.

Pertanto, è con grande soddisfazione che oggi mi rivolgo a quest’Assemblea al fine di presentare l’accordo raggiunto dalla Conferenza intergovernativa il 18 ottobre. Tale accordo è stato la base per il nuovo Trattato di Lisbona, che sarà firmato il 13 dicembre nella città di cui porterà il nome.

La Presidenza portoghese ha iniziato con il compito di trasformare il mandato ereditato dalla Presidenza tedesca, che come ho affermato poc’anzi è stata di chiarezza e precisione esemplari, ma di trasformarlo in un nuovo Trattato. Questa era la nostra missione.

L’accordo raggiunto conferma che il metodo e la tabella di marcia che abbiamo fissato all’inizio della nostra Presidenza erano corretti. Era necessario, come vi ho riferito in quest’Aula all’inizio della Presidenza, fare il più possibile nel Consiglio di giugno al fine di cercare di portare a termine il Trattato non a dicembre, come qualcuno sosteneva, ma a ottobre, in sede di Consiglio informale, e avevamo ragione.

La verità è che abbiamo svolto la più rapida Conferenza intergovernativa della storia dell’Unione europea su una revisione di un Trattato. Abbiamo iniziato il 23 luglio e terminato il 18 ottobre.

Quando verrà scritta la storia di questo Trattato, comprenderemo meglio l’importanza della decisione politica, ossia di non lasciare alla fine dell’anno il compito che eravamo in grado di portare a termine prima. L’Europa aveva bisogno di un accordo rapido ed è quanto abbiamo ottenuto. L’Europa aveva bisogno di un segnale di fiducia ed è quanto abbiamo ottenuto. L’Europa aveva bisogno di guardare al futuro ed è ciò che è stato fatto.

Abbiamo collaborato celermente con tutti gli Stati membri che, senza eccezioni, hanno dimostrato uno spirito costruttivo e una volontà di superare le difficoltà rimanenti. Questo ci ha consentito di presentare un testo completo del Trattato il 3 ottobre, e ci ha avvicinati al nostro obiettivo.

Le questioni rimanenti per il Vertice di Lisbona erano limitate, sebbene fossero ovviamente sensibili in termini politici. In tale contesto, la nostra strategia è stata cercare di raggiungere un accordo il primo giorno del Vertice. Non solo ci sembrava possibile, ma anche altamente auspicabile in quanto avrebbe trasmesso un forte segnale all’Europa. Il segnale che l’Unione europea è in grado di prendere decisioni rapide, persino decisioni che tutti riconoscono essere difficili. Inoltre, era molto importante che, il primo giorno del Consiglio informale, fossimo in grado di risolvere questi problemi istituzionali e, durante il secondo giorno, subito dopo tale decisione, discutessimo della globalizzazione e del modo in cui l’Europa avrebbe dovuto affrontare le questioni globali.

A Lisbona è stato quindi possibile raggiungere un accordo sulle seguenti questioni, che ci hanno consentito di portare a termine l’accordo sul Trattato.

Innanzi tutto la clausola di Ioannina, e nell’accordo è stata raggiunta una soluzione a due livelli:

– una dichiarazione relativa al sistema per il processo decisionale in sede di Consiglio a maggioranza qualificata, che chiarisce l’attuale meccanismo di tutela di Ioannina;

– inoltre, un protocollo che determina il modo in cui tale meccanismo per il consenso nel Consiglio europeo può essere modificato o revocato. Come ho avuto occasione di affermare in precedenza, la questione di Ioannina, per quanto ho visto nell’accordo in sede dell’ultimo Consiglio, necessitava che questa clausola fosse obbligatoria per legge, ma non che fosse contenuta nel Trattato. La soluzione adottata, una dichiarazione e un protocollo che garantiscono che la decisione su Ioannina possa essere modificata solo con un consenso, ci sembra essere la soluzione più in linea con lo spirito dell’accordo precedente.

Abbiamo pertanto previsto garanzie per il compromesso di Ioannina senza pregiudicare l’integrità del processo decisionale a maggioranza qualificata.

Vi era inoltre la necessità di risolvere una questione politica riguardante il numero di avvocati generali presos la Corte di giustizia. E’ stata concordata una dichiarazione con il risultato che il Consiglio approverebbe ogni richiesta della Corte di giustizia di aumentare il numero di avvocati generali di tre (undici anziché otto). In questo caso, la Polonia disporrà di un avvocato generale permanente e non parteciperà più al sistema di rotazione esistente, che invece prevederà la rotazione di cinque avvocati generali anziché gli attuali tre.

Per quanto riguarda la nomina dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, abbiamo raggiunto un accordo su una dichiarazione affinché il Parlamento europeo partecipi al processo di nomina sin dalla prima fase, a partire da gennaio 2009, attraverso contatti appropriati.

La Conferenza ha inoltre approvato una dichiarazione che chiarisce i limiti delle competenze tra Unione e Stati membri, come previsto nei Trattati.

Infine, la questione della composizione del Parlamento europeo. Come sapete, l’articolo 9 A del Trattato sull’Unione europea è stato modificato affinché dichiarasse che il numero degli eurodeputati non debba superare i 750, più il Presidente, ossia 751, mantenendo la proporzionalità degressiva.

A tale emendamento sono state allegate due dichiarazioni:

– una che dichiara che il seggio supplementare al Parlamento europeo sarà assegnato all’Italia;

– l’altro che garantisce che il Consiglio europeo darà il suo accordo politico sulla composizione del Parlamento europeo, in base alla proposta dello stesso Parlamento.

Pertanto, il Consiglio ha accettato i criteri proposti dal Parlamento e ha proseguito con quella che considerava una modifica ammissibile, con la prospettiva di adattare il quadro attuale nel corso della legislatura 2009-2014.

Oltre alle questioni che ho citato, la preoccupazione della Presidenza portoghese è stata anche quella di integrare nel Trattato le norme e clausole di eccezione contenute nel mandato, ovviamente rispettando le posizioni degli Stati membri che desideravano ottenerle, ma sempre preoccupata di evitare di limitare il processo decisionale della Comunità e la coerenza complessiva del Trattato.

Abbiamo quindi un nuovo Trattato. E’ un Trattato nuovo e valido. Un Trattato che risolve la crisi del passato e pone l’Europa nella posizione di volgere il suo sguardo al futuro. Un Trattato con progressi significativi, alcuni dei quali desidero, se posso, sottolineare.

– Il presente Trattato adotta, senza modifiche, l’ampliamento della partecipazione del Parlamento europeo nel processo legislativo, nonché le innovazioni nel processo di bilancio, accrescendo pertanto la legittimità democratica dell’Unione;

– il Trattato migliora il processo decisionale, in particolare estendendo la votazione a maggioranza qualificata allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia;

– sempre per quanto riguarda lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, il Trattato contiene le basi giuridiche necessarie allo sviluppo di politiche più efficaci in materia di immigrazione e asilo, nonché in materia di polizia e cooperazione giudiziaria nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata che rafforza la sicurezza per i nostri cittadini;

– il Trattato elenca con chiarezza gli ambiti in cui gli Stati membri hanno trasferito le competenze all’Unione europea;

– il Trattato rafforza il ruolo di vigilanza dei parlamenti nazionali.

Tuttavia, tra tutti i progressi contenuti nel Trattato, c’è un punto in particolare che vorrei sottolineare: questo Trattato conferisce esplicitamente carattere vincolante alla Carta dei diritti fondamentali, che dovrebbe essere proclamata il 12 dicembre dalle tre Istituzioni dell’Unione europea.

Inoltre, l’adesione dell’Unione europea alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e il fatto che sia stata trovata una soluzione alla questione del quadro giuridico della cittadinanza europea, come richiesto inoltre dai rappresentanti del Parlamento.

Per quanto riguarda le relazioni esterne, il nuovo quadro istituzionale creato dal Trattato, in particolare l’aggiunta della carica di Alto rappresentante e di Vicepresidente della Commissione europea per gli affari esteri, rispecchia le ambizioni di politica estera dell’Europa, che le consentiranno di svolgere un ruolo più importante sulla scena internazionale e le forniranno gli strumenti per cooperare in modo efficace con i nostri partner.

Onorevoli deputati, i negoziati sono stati complessi e impegnativi, ma l’Europa ha avuto successo e ha raggiunto l’obiettivo cruciale di disporre di un Trattato che afferma i valori europei e rafforza il continente quale partner economico globale, nonché di porre in essere condizioni istituzionali più efficaci intese a far sì che l’Europa possa svolgere il suo ruolo.

Pertanto, l’Europa esce rafforzata da questo Vertice. Più forte dinanzi alle questioni globali. Più forte per assumere il suo ruolo nel mondo. Più forte perché ha inviato un segnale di fiducia alla nostra economia e ai cittadini europei.

Il Trattato di Lisbona dimostra adesso che l’Europa è pronta, fiduciosa e sicura di sé. Il Trattato di Lisbona ha nuovamente dimostrato che l’Europa è pronta per una nuova era.

Consentitemi di ringraziare il Parlamento europeo e il suo Presidente, Hans-Gert Pöttering nonché i suoi rappresentanti alla Conferenza Intergovernativa, Elmar Brok (PPE-DE), Enrique Barón-Crespo (PSE) e Andrew Duff (ALDE). A nome della Presidenza portoghese desidero ringraziarvi per la vostra eccellente collaborazione nel nostro lavoro, i vostri suggerimenti costruttivi, ma principalmente per il vostro impegno costante affinché l’Europa raggiunga un accordo e lo raggiunga presto.

(Vivi applausi)

Desidero inoltre ringraziare la Commissione europea, in particolar modo il Presidente della Commissione, con il quale la Presidenza è enormemente in debito per la sua valida assistenza nel corso di questi mesi nel portare i negoziati a una conclusione positiva. La ringrazio molto, signor Presidente.

(Applausi)

Tuttavia, devo esprimere anche la mia profonda gratitudine al Segreteriato generale del Consiglio, in particolare ai suoi consulenti legali e al suo Direttore Generale, Jean-Claude Piris. A nome della Presidenza, desidero ringraziarli per il loro duro lavoro, la competenza e la dedizione. Hanno svolto un lavoro assolutamente magnifico.

Vorrei inoltre ringraziare tutti i rappresentanti degli Stati membri che hanno partecipato, a vari livelli, alla Conferenza intergovernativa. La Presidenza non dimenticherà lo spirito di cooperazione, impegno e apertura che tutti hanno dimostrato nella ricerca delle migliori soluzioni.

Onorevoli deputati, consentitemi ora di porgere dei ringraziamenti molto personali. Desidero ringraziare il ministro degli Esteri, seduto accanto a me, Luís Amado, il Sottosegretario di Stato, Lobo Antunes, e tutti i diplomatici portoghesi che hanno dato il loro meglio in questo periodo al fine di garantire che questo venga ricordato, senza dubbio, come uno dei grandi successi della Presidenza dell’Unione europea.

Onorevoli deputati, avendo raggiunto l’obiettivo di portare a termine il Trattato di Lisbona, i capi di Stato o di governo hanno potuto dedicare la mattina del secondo giorno alla discussione sulla dimensione esterna dell’agenda di Lisbona e sul modo in cui l’Europa dovrebbe rispondere alle sfide della globalizzazione. E’ stata un’eccellente discussione, con il valido contributo del Presidente del Parlamento europeo. E’ stata inoltre una discussione che ha guardato al futuro.

Il Presidente della Commissione europea ha presentato un contributo importante alla discussione, basato sulla comunicazione “L’interesse europeo: riuscire nell’epoca della globalizzazione”. Tale documento, è stato ampiamente elogiato dai capi di Stato o di governo.

I punti principali affrontati nel corso della discussione sono stati i mercati finanziari, alla luce del recente tumulto, e il cambiamento climatico, in vista della Conferenza di Bali.

Tra le varie conclusioni che si potrebbero trarre dal dibattito, desidero porne in rilievo una: l’idea che ha pervaso la discussione di quel venerdì mattina, che l’Europa è ora in grado, e in alcuni ambiti persino moralmente obbligata, di condurre il processo di globalizzazione; sia esso nell’apertura reciproca dei mercati, nel miglioramento delle norme ambientali, sociali, finanziarie e di proprietà intellettuale, o nel rafforzamento della cooperazione strategica con i nostri partner internazionali.

Onorevoli deputati, consentitemi di formulare un’ultima osservazione prima di terminare. E’ vero che il 18 ottobre si è concluso con un accordo sul Trattato di Lisbona, ma quel giorno è iniziato con un altro accordo importante di cui vorrei parlarvi in quest’Aula: l’accordo tra le parti sociali europee sulle nuove sfide del mercato del lavoro. Anche questo è stato un accordo importante, attraverso cui le parti sociali hanno costituito un esempio di impegno costruttivo, responsabilità e dialogo sociale. Un ottimo esempio di attenzione alla necessità di dialogo, al bisogno di riforme in un mondo globalizzato e in costante cambiamento.

Onorevoli deputati, consentitemi di concludere con un commento personale. Nella vita politica è raro avere l’opportunità di servire il nostro paese e l’Europa in un momento critico. Mi sento onorato di aver avuto tale possibilità. Desidero ringraziarvi, dal profondo del cuore, per il sostegno di cui ho sempre goduto in quest’Aula da parte di tutti gli schieramenti.

Tuttavia, il nostro lavoro non è terminato. Abbiamo molto da fare. Per quanto mi riguarda vorrei assicurarvi che la Presidenza continuerà a lavorare con il medesimo impegno, energia e convinzione con cui abbiamo iniziato e a lavorare per un’Europa più forte e un mondo migliore.

(Vivi applausi)

 
  
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  Presidente. −Molte grazie, signor Presidente in carica del Consiglio, per la sua relazione e il suo lavoro.

Onorevoli colleghi, avete sentito parlare della composizione del Parlamento europeo e la relazione del Presidente in carica del Consiglio non mette in discussione i diritti di voto del Presidente del Parlamento europeo. Devo pertanto sottolineare in quest’Aula ancora una volta che non si trattava neanche del Consiglio europeo. Il Presidente del Parlamento europeo, se sarà d’accordo, usufruirà certamente dei suoi diritti. Nessuno può privarlo di tali diritti e non lo ha fatto neanche il Consiglio europeo. Desideravo affermare ciò in quest’Aula affinché venga messo a verbale.

Chiederei ora al Presidente della Commissione europea, José Manuel Durão Barroso, di essere così gentile da prendere la parola.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. −(PT) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli deputati, il Vertice di Lisbona è stato un vertice di un’Europa unita di solidarietà. L’Unione europea è emersa da un periodo di sei anni di discussioni su questioni istituzionali e dalle divisioni provocate da tali discussioni. Abbiamo raggiunto un accordo sul Trattato di Lisbona.

Innanzi tutto, desidero congratularmi sinceramente per il lavoro della Presidenza portoghese, e in modo particolare per la determinata leadership del Primo Ministro José Sócrates. Desidero inoltre estendere queste congratulazioni a tutti i suoi collaboratori, alla cui competenza e dedizione ho assistito quasi quotidianamente. E’ inoltre corretto riconoscere l’eccellente lavoro della Presidenza tedesca, in particolare del Cancelliere Angela Merkel quando è riuscita a definire un mandato chiaro e preciso che è stato la base della Conferenza intergovernativa. Tuttavia, è anche vero che senza la determinazione e la competenza della Presidenza portoghese adesso non staremmo celebrando il fatto di aver trasformato un mandato in un Trattato.

Consentitemi di dire che è di particolare significato che il Trattato venga firmato il 13 dicembre a Lisbona nel monastero di san Geronimo, esattamente dove è stato firmato il Trattato di adesione alla Comunità europea del Portogallo. A vent’anni da tale adesione, il Portogallo sembra ricompensare l’Europa per tutto quello che ha fatto per il paese, aiutando l’Europa a superare questa impasse.

Signor Primo Ministro, il Portogallo ha ogni ragione per sentirsi orgoglioso del suo lavoro, del lavoro della Presidenza portoghese nel portare a termine il Trattato di Lisbona.

(EN) Consentitemi inoltre di rendere omaggio al Parlamento europeo per il suo impegno nel corso della CIG. Durante tale processo ha infatti dimostrato una forte volontà politica di risolvere la questione istituzionale, essendo determinato a rafforzare la democrazia europea.

Desidero congratularmi in modo particolare per il ruolo del Presidente Pöttering e della delegazione del Parlamento europeo, gli onorevoli Brok, Barón Crespo e Duff, nonché ringraziarli per il rapporto costruttivo che hanno avuto con la Commissione. E’ stata infatti una cooperazione esemplare, e ritengo che entrambi abbiamo contribuito a progressi molto importanti nel nuovo Trattato, in particolare per quanto riguarda le questioni di cittadinanza.

Il Trattato di Lisbona è il primo Trattato dell’Unione allargata. E’ la prima volta nella storia dell’integrazione europea che Stati, in passato divisi da una cortina totalitaria, hanno negoziato assieme e raggiunto un accordo su un Trattato europeo comune.

E’ opportuno che oggi tutti noi ricordiamo l’importanza della dichiarazione di Berlino, che ha celebrato non solo il 50esimo anniversario del Trattato di Roma, ma anche la comparsa di un’Europa libera e riunificata.

Consentitemi oggi di ricordare alcune delle previsioni che abbiamo sentito negli ultimi due anni. Nel 2005, a seguito di due referendum negativi, abbiamo sentito qualcuno dire che l’Unione europea a 25 o 27 non sarebbe mai stata concorde su un Trattato, quale che fosse il suo contenuto. Esistevano fin troppi interessi nazionali diversi per consentire all’Unione di raggiungere un consenso, dicevano alcuni scettici.

Nel 2007, i critici affermavano che gli Stati membri non avrebbero mai concordato un mandato. Successivamente hanno dichiarato che un mandato dal Consiglio europeo di giugno non sarebbe mai stato rispettato.

Nel dirigermi a Lisbona la scorsa settimana ho sentito ancora critici che affermavano che sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, raggiungere un accordo e che le delegazioni avevano persino prenotato gli alberghi fino alla mattina di domenica, forse prevedendo di poter beneficiare del tempo molto bello a Lisbona e in Portogallo.

Il fatto è che i 27 Stati membri hanno raggiunto un consenso, rispettato il mandato e concordato su un Trattato, e tutto questo nella notte di giovedì, dopo cena.

Il successo di Lisbona ci indica che l’Unione europea è, di fatto, più solida di quanto sembri, con una forte capacità di recupero dai contrattempi. Sono orgoglioso di affermare che l’Unione europea oggi è viva e in fase di completamento.

La Commissione è soddisfatta dei risultati della CIG. Le due condizioni non negoziabili fissate dalla Commissione sono state pienamente rispettate. Da un lato, il Trattato di Lisbona ha chiaramente fatto progressi rispetto all’attuale status quo. Ho sempre dichiarato che la Commissione non avrebbe potuto accettare una soluzione meno ambiziosa del Trattato di Nizza. Infatti, desideravamo quanto più progresso possibile.

Dall’altra parte, abbiamo lottato duramente al fine di mantenere intatta la competenza della Commissione, nonché il metodo comunitario al centro dell’Unione europea. Ci sono stati, siamo onesti, alcuni tentativi di ridurre e indebolire la competenza della Commissione. Sarò chiaro, non esiste integrazione europea in assenza di istituzioni europee, e ritengo che questo Trattato rafforzerà queste ultime, e non le indebolirà, poiché se desiderate che l’Unione europea abbia una maggiore capacità di agire, avete bisogno di Istituzioni europee forti, efficaci, democratiche e affidabili.

Il Trattato di Lisbona rafforzerà la natura democratica dell’Unione europea. In primo luogo, grazie agli sforzi del Parlamento europeo, adesso esiste una definizione chiara del significato di cittadinanza europea.

In secondo luogo, il Trattato di riforma conferisce anche forza giuridica alla Carta dei diritti fondamentali, che sarà una parte centrale del sistema di controlli ed equilibri nella nostra Unione di diritto. Assieme al Presidente Pöttering e al Primo Ministro Socrates, proclameremo la Carta nel Parlamento europeo prima della firma del Trattato di riforma. La dignità solenne della Carta verrà pertanto adeguatamente riconosciuta qui a Strasburgo.

In terzo luogo, il Parlamento europeo svolgerà un ruolo maggiore nel processo legislativo dell’Unione.

Il quarto progresso democratico introdotto dal Trattato riformato riguarda i diritti dei parlamenti nazionali, che rafforzerà i principi di responsabilità e sussidiarietà.

Tuttavia, la caratteristica centrale dell’Unione democratica resta il Parlamento europeo. Una delle cose che più apprezzo quando mi trovo a Strasburgo è ascoltare i numerosi leader politici e figure politiche di tutto il mondo occuparsi in plenaria delle loro aspirazioni per la democrazia, e la loro ferma convinzione nella libertà e nei diritti individuali. Questa è realmente una vocazione del Parlamento europeo, di essere l’Aula per le voci di libertà in questo mondo. E’ qualcosa che dovrebbe rendere orgogliosi tutti gli europei. Quando ascoltate queste voci, capite anche che in Europa abbiamo avuto successo, poiché una volta ci sono state persone nelle città europee che marciavano per gli stessi diritti democratici. Dovremmo essere molto orgogliosi di vivere in un continente in cui, grazie all’Unione europea, possiamo godere dei diritti fondamentali, e lo diremo insieme quando approveremo il Trattato di riforma e la Carta dei diritti fondamentali.

L’Unione europea ha dinanzi molte sfide, interne ed esterne. I nostri cittadini vogliono risultati. Il Trattato di Lisbona volterà una nuova pagina nella nostra capacità di realizzare, e rafforzerà la nostra capacità di agire. In particolare, il Trattato introdurrà progressi sostanziali in ambito di giustizia e affari interni.

Il Trattato di riforma consoliderà inoltre la coesione dell’Unione europea negli affari esteri. Io stesso attribuisco la massima importanza a una delle prinicpali innovazioni contenute nel Trattato, ossia precisamente la creazione di un alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera che sarà al contempo Vicepresidente della Commissione.

È una grande opportunità per l’Unione europea di agire in un modo coerente e unito nel mondo. La nostra prosperità interna, la nostra libertà e la nostra sicurezza dipendono dalla capacità dell’Unione europea di agire con determinazione a livello globale.

Con il Trattato di riforma, l’Europa disporrà delle condizioni e degli strumenti per realizzare la globalizzazione e non per nascondersi da essa. Non dovremmo perdere tale opportunità.

Sono consapevole che alcuni europei impegnati non sono contenti del numero di opt-out. La Commissione e io avremmo ovviamente preferito evitare tali opt-out e accordi specifici. Tuttavia, la diversità è una caratteristica fondamentale dell’Unione europea, e a volte necessita di compromessi politici e istituzionali. Avrei preferito avere opt-out specifici per paesi specifici anziché essere costretti ad abbassare il livello complessivo di ambizione del nostro Trattato e della nostra Europa.

Il punto cruciale è che nonostante la nostra diversità, restiamo uniti per quanto riguarda gli obiettivi fondamentali, i valori fondamentali e i principi fondamentali. Abbiamo molti compiti dinanzi a noi: la riforma economica, la crescita e l’occupazione, il rafforzamento della coesione sociale, il nostro impegno sull’innovazione, le nostre proposte sull’energia e il cambiamento climatico, nonché il nostro programma per la giustizia, la libertà e la sicurezza. Dobbiamo continuare a dimostrare che non siamo impegnati in piccole attività istituzionali e che ci stiamo occupando di questioni reali che riguardano l’Europa.

Un grande segnale è arrivato anche dalle parti sociali lo stesso giorno di inizio del Vertice, quando le parti sociali a livello europeo hanno concordato un’analisi del mercato del lavoro in Europa, e in termini generali hanno accolto con favore il concetto di flessicurezza. Ciò ha dimostrato che anche le parti sociali desiderano collaborare con noi in questo atteggiamento proattivo nei confronti della globalizzazione.

Per quanto riguarda Lisbona, abbiamo compiuto progressi anche nel corso del secondo giorno del nostro Vertice. Abbiamo discusso la grande questione per l’Unione europea nel XXI secolo, che è promuovere l’interesse europeo nell’età della globalizzazione.

La nostra discussione è stata il complemento naturale alla conclusione del Trattato di riforma. Il messaggio era chiaro: dopo il termine dei negoziati sulle istituzioni, lasciamo indietro queste discussioni e affrontiamo i problemi reali che sono di maggiore interesse per i nostri cittadini, nel cui ambito vogliono vederci realizzare risultati concreti.

Abbiamo svolto una discussione molto positiva. Il documento presentato dalla Commissione, basato sul concetto di interesse europeo, è stato totalmente appoggiato, ed è stata adottata la decisione di lavorare su una dichiarazione in materia di globalizzazione per il Consiglio europeo di dicembre, al fine di dimostrare che affrontare la globalizzazione è oggi un tema comune in gran parte delle attività dell’Unione europea.

I capi di Stato e di governo hanno accolto favorevolmente il concetto di quinta libertà: la libertà di circolazione dei ricercatori e delle idee, che è una pietra angolare della nostra risposta alla globalizzazione. Ciò è particolarmente importante, in quanto siamo impegnati in discussioni cruciali su Galileo e nella preparazione alla realizzazione dell’Istituto europeo di tecnologia.

Accolgo con autentico favore lo spirito con cui è stata condotta la discussione. Era chiaro che ora abbiamo bisogno di rafforzare la dimensione esterna della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Era chiaro che, in assenza di un ulteriore impegno da parte degli Stati membri sulle questioni riguardanti l’istruzione, l’innovazione, la ricerca e la tecnologia, non ci saremmo riusciti. Ritengo inoltre sia giusto affermare che tutti gli Stati membri riconoscano la necessità di un approccio a livello europeo e di maggiore azione a livello europeo se intendiamo avere successo nell’era della globalizzazione.

Questa Commissione ha sempre sostenuto che la riforma istituzionale è importante, ma dobbiamo anche conseguire risultati, l’uno accanto all’altro. Come la Commissione ha affermato nel 2005 e nel 2006, tale approccio dal doppio percorso è stata la soluzione alla situazione di stallo istituzionale.

A Lisbona abbiamo conseguito l’obiettivo strategico: giungere a un accordo sul Trattato di riforma. Adesso è di fondamentale importanza raggiungere un altro obiettivo, che è la ratifica del Trattato di Lisbona prima delle elezioni del 2009. Ritengo vi sia infatti una nuova fiducia politica in Europa. Gli ultimi sondaggi dimostrano il più elevato sostegno per l’Unione europea dal 1994. Il clima politico sta proseguendo.

La CIG e il Consiglio informale di Lisbona hanno dimostrato che, quando le istituzioni europee cooperano, siamo in grado di risolvere ciò che sembra essere persino il più complicato e impegnativo dei problemi. Il mio auspicio è che lo spirito di Lisbona che ci ha portato al consenso sul Trattato UE, ispirerà l’Unione europea il prossimo anno verso un processo di ratifica di successo. Ne abbiamo bisogno per un’Unione europea forte che realizzi risultati per i suoi cittadini.

 
  
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  Presidente. −Molte grazie, signor Presidente della Commissione.

 
  
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  Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. (FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, desidero esprimere innanzi tutto la mia soddisfazione personale e del mio gruppo. La soddisfazione per il risultato conseguito lo scorso giovedì a Lisbona, e la soddisfazione per la strada iniziata da Angela Merkel e che José Socrates continua a percorrere.

Dotandosi degli strumenti istituzionali di cui necessita per funzionare, l’Europa sta finalmente acquisendo i mezzi intesi ad affrontare le importanti sfide del XXI secolo. Questo era il nostro auspicio. Per questo motivo, abbiamo sostenuto il presente testo sin dall’inizio della sua elaborazione, benché come sapete la maggior parte di noi avrebbe preferito un documento ancora più ambizioso. Il presente Trattato sta sollevando alcune critiche qui e là. Personalmente, accolgo con favore l’accordo raggiunto a Lisbona, in quanto demarca l’inizio di una nuova dinamica europea.

Il Trattato semplificato, di riforma o che riforma, modificato o che modifica, il suo nome importa poco. Ciò che conta non è la confezione ma il contenuto. Il Trattato verrà siglato ufficialmente a Lisbona il 13 dicembre. E’ una data eccellente. Il 13 mi ha sempre portato fortuna. Pensate alla mia data di nascita; sono nato il giorno 13, quindi è eccellente. Dovrà quindi essere ratificato da tutti gli Stati membri prima delle elezioni europee del 2009. Alcuni hanno già reso noto che il processo inizierà il giorno successivo alla firma di Lisbona, e questo mi fa piacere.

Ai capi di Stato o di governo dell’Unione europea vorrei solo dire che è importante che il Trattato costituisca la base di un progetto europeo fondato sulla vera appartenenza dei suoi cittadini. Le istituzioni comunitarie e gli Stati membri devono cercare di realizzare tutto questo attraverso la spiegazione, poi spiegando e rispiegando ancora. Che cosa significa? Vuol dire attribuire un significato alle disposizioni del Trattato che riguardano la vita democratica dell’Unione. L’iniziativa dei cittadini e il coinvolgimento dei parlamenti nazionali vogliono dire che dovranno essere fornite le informazioni relative al contenuto della Carta dei diritti fondamentali, che contiene i diritti essenziali dei cittadini europei.

Tuttavia, significa anche fornire migliori informazioni ai nostri cittadini riguardo a chi sono i rappresentanti eletti in questo Parlamento, che nel 2009 saranno 751, e sul loro lavoro. Significa spiegare il modo in cui la votazione a maggioranza qualificata, che diventerà la norma, consentirà all’Europa di agire in nuovi ambiti quali la cooperazione giudiziaria e di polizia, la protezione ambientale, la politica economica e l’immigrazione. Vuol dire inoltre spiegare ai nostri partner su scala internazionale che l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che sarà anche il Vicepresidente della Commissione europea dal 1° gennaio 2009, sarà il contatto primario, oltre al Presidente del Consiglio, che sarà eletto per due anni e mezzo e faciliterà la coesione e il consenso nell’Unione europea affinché possa finalmente parlare con una voce sola.

Se il Trattato di Lisbona promette che l’Unione europea sarà più democratica, trasparente, efficace e in grado di agire quale singola entità politica su scala internazionale, lo si deve spiegare prima di tutto ai suoi cittadini.

Grazie a questo Trattato, l’Europa sarà finalmente in grado di passare dalle parole ai fatti. Potrà avviare le riforme necessarie e di ampia portata intese a combattere con efficacia la criminalità e le minacce terroristiche. Sarà altresì in grado di affermare il proprio ruolo di leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico.

Onorevoli colleghi, quando trattiamo con i nostri partner internazionali su queste sfide importanti, non possiamo più permetterci di farci intrappolare in divisioni sterili. Il viaggio iniziato a Berlino, che si è fermato a Lisbona e passerà da Lubiana e Parigi, sta conducendo nella corretta direzione in quanto sta finalmente gettando le fondamenta di politiche europee coerenti; politiche che dovrebbero mirare in primo luogo alla tutela, al benessere e alla prosperità dei cittadini che chiedono ancora più Europa, come ci hanno dimostrato i nostri amici polacchi che si sono recati in massa a votare. Per loro e per tutti gli altri, siamo all’altezza delle aspettative.

 
  
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  Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi di iniziare ringraziando José Socrates e Luís Amado. Hanno avuto un compito difficile, molto difficile. A nome del gruppo socialista al Parlamento europeo, vorrei dire loro che hanno portato a termine tale compito nel più eccellente dei modi. Congratulazioni, signor Primo Ministro!

(Applausi)

L’Europa sta affrontando sfide importanti, non solo da adesso, ma già da molti anni. Da anni discutiamo costantemente degli stessi problemi. Il divario tra ricchi e poveri si sta ampliando sempre di più, all’interno dell’Unione europea e nel mondo, tra il nostro continente e altri continenti. Giustizia sociale internamente e giustizia sociale nel mondo è una delle importanti sfide per l’Unione europea. Da anni gli Stati che fanno parte delle Nazioni Unite e sono paesi insulari stanno implorando aiuto nelle Nazioni Unite. Molti di questi paesi sono consapevoli che se il cambiamento climatico continua con questa tendenza, i livelli del mare si alzeranno, nel prossimo futuro non esisteranno più. Non c’è niente di teorico riguardo al cambiamento climatico, ma vi è qualcosa di pratico che richiede un’azione immediata da parte dell’Unione europea.

Abbiamo di fronte alcune sfide. Avete giustamente colto una di queste sfide nella vostra Presidenza: la sfida sul continente africano. Quali europei super ricchi, non possiamo stare a guardare questo continente che muore, a causa delle guerre civili e dell’AIDS. La Presidenza portoghese è stata pertanto ben consigliata di concentrarsi sull’Africa. Ci è stato chiesto, in qualità di europei, di paesi e di Parlamento, di affrontare tale problema e ci è stato chiesto di farlo, onorevoli colleghi, non solo per pochi anni a partire da adesso, ma per un tempo molto lungo. Tuttavia, dal 2001, l’Unione europea si è preoccupata principalmente non di queste sfide, ma delle questioni costituzionali. Ciò ha richiesto sin troppo tempo! È positivo che adesso sia finita, che finalmente sia stato creato il quadro istituzionale affinché possiamo occuparci delle sfide politiche su tali basi. Il grande successo della scorsa settimana è che adesso siamo finalmente in grado di concentrarci su quanto occorre fare a livello politico e su ciò che le persone si aspettano da noi.

Pertanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, la scorsa settimana ci sono stati alcuni segnali incoraggianti. Il vertice con le parti sociali è un passo nella giusta direzione. Il capitale e il lavoro devono poter comunicare tra loro di nuovo su un piano paritario. Per noi socialisti, questo è un elemento di questo nuovo progetto di Costituzione (non dovrebbe essere chiamata così, e devo dire che è ben lontana dalla Costituzione) che la giustizia sociale venga praticata qui in Europa attraverso una maggiore codeterminazione da parte del Parlamento europeo. Nulla si può fare in termini di maggioranza qualificata senza noi socialisti, senza la sinistra in Europa. Direi pertanto che il presente Trattato aiuterà la normativa europea a diventare più sociale, basata sugli obiettivi che avete concordato con le parti sociali nel corso del Vertice. Con le future decisioni a maggioranza, ci verrà data l’opportunità, anche in politica agricola, tra l’altro, di occuparci delle riforme che da molto ci vengono ricordate da tutti. Tali riforme sono inoltre necessarie in quanto chiunque desideri apparire credibile in sede di negoziato mondiale del commercio, ai negoziati di Doha, e a Bali dovrà dire a un certo punto: sì, abbiamo bisogno di una riforma della politica europea in materia di sovvenzioni. Anche questo diventerà possibile con il presente Trattato.

Ci sono sfide che dobbiamo affrontare. Il Presidente degli Stati Uniti sta parlando di una terza guerra mondiale e noi discutiamo se il Presidente del Parlamento europea abbia o meno diritto di voto! Questo è il tipo di sproporzione cui si deve porre fine in Europa. Il progetto di Trattato potrà fare anche questo.

Ritengo che abbiamo compiuto un enorme passo avanti con il Trattato. L’Europa sta diventando più democratica, più trasparente e le istituzioni più efficaci. Noi del gruppo socialista al Parlamento europeo dobbiamo ammettere che non abbiamo conseguito tutto ciò che avremmo voluto, e a coloro che adesso ci urlano contro che si tratta di fatto della Costituzione (in alcuni giornali britannici leggo che certi nostri onorevoli colleghi affermano che si tratta fondamentalmente della Costituzione) devo dire purtroppo che non hanno letto né la Costituzione né il presente Trattato. Quest’ultimo è ben lontano dalla Costituzione. Tuttavia, è palesemente migliore di Nizza!

Pertanto, il progresso non viene sempre compiuto nella direzione che vorremmo. A volte può richiedere più tempo. Tuttavia, una cosa si può dire: ciò che adesso si trova sul tavolo è più adeguato in termini di politica democratica, politica sociale nonché di istituzioni che ci danno la capacità e ci rendono idonei ad affrontare in modo efficace le sfide sociali mondiali che ci troviamo di fronte. Il gruppo socialista al Parlamento europeo può approvare il presente Trattato, al pari di tutte le delegazioni del mio gruppo, e questo è il risultato della nostra discussione di ieri.

(Applausi)

 
  
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  Graham Watson, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signor Presidente, è appropriato che il Trattato di riforma debba essere firmato nella città che Cesare una volta chiamava “Felicitas Julia”, poiché è sopravissuta ad anni di attacco, assedio, persino a sotterfugi dell’ultimo minuto, per emergere sanguinante e ferita, tuttavia più o meno intatta, come il progetto per un’Unione europea più democratica e trasparente. Quindi Felicitas, José. Possa essere il tuo nome, come quello di Cesare, per sempre associato agli storici cambiamenti che avete realizzato a Lisbona, quali la normalizzazione della codecisione, la fine della tirannia dei veti del Consiglio, sottoponendo l’energia, la giustizia e gli affari interni allo scrutinio democratico: tali cambiamenti conferiscono alla nostra Unione la capacità di affrontare le sfide della globalizzazione.

(Si ride)

È un peccato che il Trattato non sia semplice da digerire ma, dopo essere stato distrutto dalle biro dei funzionari pubblici di 27 Stati membri, che cosa vi sareste aspettati? Il vostro famoso poeta, Fernando Pessoa una volta ha scritto che nessuna idea intelligente può ottenere approvazione generale a meno che ad essa non vi sia mischiata la stupidità. Bene, in questo caso, il colpevole era l’interesse nazionale, che ha attenuato, o reso indecifrabili, le politiche e le pratiche che sono in tutto di nostro interesse.

Parte delle trattative nazionali in cui vi siete impegnati la fanno sembrare una commedia che si trasforma in farsa: stabilendo che le università austriache possono infrangere la legge per altri cinque anni mentre i poliziotti guardano dall’altra parte, o creando due tipi di cittadini europei, coloro che hanno i diritti fondamentali e coloro che non ce li hanno. O suggerendo che il Presidente del Parlamento europeo dovrebbe rinunziare al suo diritto di voto; o, ancora, che il Consiglio ha il diritto di determinare il Regolamento del Parlamento. Ma la vera tragedia è questa: non abbiamo visto un solo leader nazionale tornare a casa sventolando la bandiera europea. Al contrario, si sono vantati delle clausole di opt-out e delle deroghe e delle esenzioni che deturpano il testo oggi davanti a noi.

In quale modo, signori, vi aspettate di convincere le persone se sembrate voi stessi così incerti? Se la scarsezza di aspirazione implicita in un Trattato minimalista si riflette nel vostro scarso entusiasmo? Vedete, è vostro diritto agire come volete, ma anche una vostra responsabilità. L’unica cosa di cui questo Parlamento deve essere dispiaciuto tra i molti successi è il processo. I codici di trasparenza e la democrazia che hanno guidato la convenzione costituzionale sono stati di gran lunga preferibili ai vertici riservati, e alle manovre di corridoio delle ore piccole di giovedì mattina. Questioni di tale importanza non dovrebbero essere decise in un simile modo suicida.

(Applausi)

Tuttavia, ancora una volta, congratulazioni. Propongo un brindisi, con il mio bicchiere mezzo pieno: due cin cin per il Trattato di Lisbona. Speriamo che i suoi risultati ci facciano progredire più velocemente, e convertano il cinismo in una fiducia rinnovata.

(Applausi)

 
  
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  Brian Crowley, a nome del gruppo UEN. – (GA) Signor Presidente, è doveroso congratularsi con i leader dell’Unione per aver raggiunto un accordo sul nuovo Trattato UE. Sarà più semplice prendere le decisioni all’interno delle istituzioni comunitarie a livello comunitario. E’ esattamente quello che il nuovo Trattato farà. L’Unione europea funziona bene quando il Parlamento, la Commissione e il Consiglio uniscono gli sforzi in un nuovo spirito.

(EN) Signor Presidente, mentre altri possono affermare che quanto è accaduto nel corso del Vertice di Lisbona è stato scioccante, è mia ferma convinzione che i rappresentanti eletti che costituiscono i governi dei cittadini degli Stati membri dell’Unione europea, abbiano il diritto di difendere quali ritengono essere i diritti dei loro popoli all’interno dell’Unione.

Penso che quando osserviamo l’esempio complessivo che è stato dato con questo Vertice di Lisbona, possiamo trarre qualcosa di positivo: possiamo verificare che sono stati compiuti progressi e, più importante di tutto, è stata introdotta un’opportunità per realizzare una nuova zona, un nuovo spazio di sviluppo dell’Unione europea, in particolare in quegli ambiti in cui adesso domina la codecisione su questioni in materia di ambiente, globalizzazione, ricerca, istruzione, e la necessità di una risposta da parte delle Istituzioni europee a una velocità di cambiamento nel mondo in costante crescita.

Ma vi sono anche difficoltà, alle quali hanno fatto riferimento alcuni colleghi, nell’ambito della giustizia e degli affari interni, per esempio, in cui l’Irlanda deve cercare opt-in e opt-out specifici nonché relativamente ad altri ambiti. Ciò non significa che siamo contrari a maggiori cooperazione e coordinamento. Infatti, il nostro ruolo nell’Europol ed Eurojust nell’affrontare il traffico di stupefacenti e la criminalità transfrontaliera è il più all’avanguardia. Stiamo collaborando con altri otto paesi nel Centro studi dell’organizzazione marittima al fine di combattere il traffico di cocaina.

Tuttavia, ritengo che una e la più importante questione, quando parliamo di democrazia e ratifichiamo questo Trattato, è che il processo di ratifica è un altro passo avanti verso l’informazione delle persone e del pubblico d’Europa su ciò che possiamo fare. Purtroppo, soltanto in un paese, il mio, l’Irlanda, si terrà un referendum. Chiederei ai colleghi quando parliamo dello sviluppo futuro dell’Europa di non compiere lo stesso errore del Presidente Prodi, quando era Presidente della Commissione, che ha dichiarato che questo è solo il primo passo verso un altro Trattato e altri trattati che apporteranno cambiamenti, in quanto le persone che votano nei referendum domandano: per quale motivo votare su questo Trattato se dobbiamo votarne un altro in un altro momento in futuro?

Negli ambiti in cui dobbiamo avere rapporti democratici con le persone, spieghiamo loro che cosa contiene esattamente il Trattato e, soprattutto, facciamo che questo sia un benvenuto a paesi medi e piccoli su ciò che può essere realizzato difendendo i loro diritti e interessi.

 
  
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  Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea è sempre stato un convinto sostenitore della necessità impellente di una Costituzione europea, di un testo breve, forte, espressione della democrazia europea e della coesione dei suoi popoli.

Abbiamo sostenuto il trattato costituzionale – pur con i suoi enormi difetti – e ci auguriamo oggi che questa cosa confusa, non chiamiamola trattato semplificato perché francamente fa un po’ ridere, che oggi voi ci presentate venga ratificata per poi poter passare, onorevole Crowley, alla fase successiva.

Noi non parteciperemo alla glorificazione di questo risultato, che contiene soltanto dei passi indietro rispetto al trattato costituzionale! Per fortuna, Presidente Socrates, questa CIG è stata breve. Io non so, se fosse durata più a lungo, quali altri capolavori di chiarezza il Consiglio e il suo servizio giuridico e anche diplomatico ci avrebbero propinato. Quindi, per fortuna è stata breve.

Oggi a noi interessa denunciare i responsabili di questa situazione, che noi riteniamo altamente insoddisfacente: prima di tutto la Convenzione europea e il suo presidente, che ha rifiutato sistematicamente di mettere per tempo all’ordine del giorno la rottura del dogma del veto sulle modifiche del trattato e oggi ne paga il prezzo con lo smantellamento sistematico del suo lavoro e l’oblio.

Nessuno, incluso il Presidente Socrates, ha ricordato il lavoro della Convenzione, qui; i sostenitori proeuropei del non referendum, che si ritrovano oggi con un pugno di mosche in mano, meno democrazia, più nazionalismo, più confusione. Il governo e il sistema mediatico britannico, che con tutte le sue arie di pragmatismo e affidabilità, si sono in realtà piegati vergognosamente alle urla dei tabloid di Murdoch e – dopo aver contribuito a rendere la Carta dei diritti e il trattato costituzionale molto, ma molto peggio di quello che sarebbe potuto essere – sono riusciti oggi a far credere alla loro opinione pubblica che avere meno diritti, meno protezione, meno trasparenza, meno democrazia è una grande vittoria.

Questo Parlamento e la Commissione, che hanno deciso di tacere per due anni in attesa dell’iniziativa miracolosa della signora Merkel, infine il Consiglio europeo e i governi che hanno scelto di scippare il processo di riforma dei trattati all’opinione pubblica e ai parlamenti e di giocare la carta dell’ingarbugliamento e della confusione per salvare il salvabile.

Presidente, adesso partono le ratifiche, processo durante il quale i Verdi non mentiranno all’opinione pubblica. Questo testo contiene degli elementi positivi, ma è pieno di trappole e di bastoni fra le ruote. Noi lavoreremo perché la ratifica e l’applicazione del nuovo trattato non dimentichino che la strada verso un’Europa veramente libera, aperta e democratica non è finita e che questa è soltanto una piccola tappa neanche tanto gloriosa.

 
  
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  Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL.(FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, il generale de Gaulle diceva a proposito di Valéry Giscard d’Estaing: “Il suo problema sono le persone”. Tale affermazione oggi ben si addice al Consiglio europeo. Ancora una volta, nel corso del Vertice, i 27 Stati membri si sono dimostrati molto abili nella contrattazione. E’ degna di nota la varietà di concessioni stile Prévert accordata a tutti gli Stati membri recalcitranti. Questo è il prezzo del mettere tutti d’accordo, dai discendenti dei padri fondatori dell’Unione europea ai più accaniti euroscettici.

Alla fine, solo due o tre punti sembrano intoccabili, e nessuno in sede di Consiglio europeo ha pensato di toccarli. Per esempio, il quadro restrittivo cui le politiche economiche e sociali dell’Unione europea devono adattarsi: un’economia di mercato aperta con libera concorrenza, la questione del credito della Banca centrale europea, gli orientamenti del Patto di Stabilità, il rigoroso rispetto della libertà di circolazione del capitale, la graduale eliminazione di tutto ciò che gli investitori considerano un ostacolo al commercio, e la concentrazione delle competenze principali nelle istituzioni, che sono inaccessibili ai cittadini, ai parlamenti nazionali e persino agli stessi governi, in particolare nei piccoli paesi, e quindi le dimensioni assunte dagli aspetti militari nella politica estera dell’Unione europea.

Queste sono “linee rosse”, come dicono gli inglesi, che non devono essere attraversate, secondo i circoli dominanti dell’Unione europea. Il problema è che è esattamente a queste questioni che sono rivolte la maggior parte delle domande e delle critiche da parte dei nostri cittadini, ed è la continua assenza delle risposte a tali domande, il continuo rifiuto di ascoltare queste critiche, che sta alimentando la crisi di fiducia di cui soffre l’Unione europea tra i nostri concittadini. Inoltre, se i membri del Consiglio europeo avessero aperto le finestre del loro Vertice del 18 ottobre, sarebbero stati in grado di misurare la forza di questo malcontento tra la gente, come è stato espresso nelle strade di Lisbona dalla più grande manifestazione cui si è assistito in Portogallo negli ultimi 20 anni, e credo che né il Presidente Sócrates né il Presidente Barroso mi contraddiranno su questo punto.

La sfida ultima per l’Unione europea, come abbiamo letto nella comunicazione della Commissione al Vertice di Lisbona, è spiegare ai cittadini che cosa l’Unione europea rappresenta per gli europei. Spiegare sempre, mai considerare. Comunicare sempre, mai avviare discussioni aperte e quindi, a maggior ragione, non indire referendum. Sì, il problema del Consiglio europeo sono le persone, ma senza di loro non ci sarebbe futuro per una grande ambizione europea. Tale questione non merita certamente di essere in realtàdiscussa apertamente un giorno? Questo è quanto vi chiedo.

 
  
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  Nigel Farage, a nome del gruppo IND/DEM.(EN) Signor Presidente, non è la prima volta che sento il Presidente della Commissione e i capi di Stato giungere in quest’Aula dopo un Vertice nell’antica città di Lisbona, proclamando l’intero avvenimento come un successo fantastico e un esempio di quanto sia di successo l’Unione europea. Sì, si ricorda, Presidente Barroso, vero? L’agenda di Lisbona. Sette anni fa, in quest’Aula mi fu detto che, grazie a quella riunione nel fine settimana a Lisbona, stavamo per diventare l’economia dalla più elevata tecnologia del mondo, con piena occupazione e alti tassi di crescita. Bene, come sappiamo, siamo al 75 per cento del programma e la cosa si è trasformata in un disastro.

Se fossi in voi, non sarei troppo compiaciuto del Vertice svolto a Lisbona la scorsa settimana, anche perché, per una volta, i parlamenti nazionali dovranno pronunciarsi. Certamente, questo è insolito in quanto, generalmente, i parlamenti nazionali non hanno più molto altro da fare, poiché le istituzioni comunitarie li hanno usurpati. Tuttavia, dovranno pronunciarsi e vi è una reale occasione di ottenere più referendum anziché solo quello in Irlanda.

Di certo, è qualcosa che voi non volete, è vero? Voi odiate la democrazia talmente tanto adesso che in realtà la chiamate populismo. Trattate i referendum di Francia e Paesi Bassi con disprezzo e vi rifiutate di accettare un no come risposta. Voi siete gli euronazionalisti, persone pericolose che non si fermano davanti a niente.

Quello che il Vertice di Lisbona ha rappresentato è stato un gigantesco inganno nonché un tentativo di imporre ai cittadini europei una costituzione, soltanto abbandonando quel termine e riconfezionandolo, quando in realtà contiene le stesse proposte. E’ assolutamente vergognoso che stiate facendo questo, ma ho la speranza e la fiducia che, a Westminster, la madre dei Parlamenti farà per una volta il suo lavoro e che il popolo britannico otterrà un referendum.

Abbiamo ascoltato abbastanza dalle classi politiche d’Europa. E’ giunto il momento che in Gran Bretagna e in molti altri paesi d’Europa ascoltiamo ciò che le persone hanno da dire. Non potete portare avanti questo progetto senza il sostegno delle persone. Lasciate che parlino.

 
  
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  Jean-Marie Le Pen, a nome del gruppo ITS. (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, due anni e mezzo dopo che i francesi e gli olandesi hanno rifiutato la Costituzione europea, il 19 ottobre a Lisbona il Consiglio europeo ha adottato il Trattato di riforma semplificato, che è un nome davvero brutto dato che è stato reso più complesso e “riforma” solo in modo marginale la Costituzione respinta. In breve, stanno cercando di gettare fumo nei nostri occhi e convincerci che questo testo non ha niente in comune con il precedente, evitando di affrontare i popoli d’Europa con un referendum.

Sembra che stiate affermando che si tratta di un problema troppo serio per essere affidato alle persone. Bene, noi pensiamo esattamente l’opposto. Poiché è un copia e incolla della Costituzione europea, merita di essere sottoposto a un referendum di ratifica in ogni paese, a cominciare dalla Francia e dai Paesi Bassi. Solo un referendum può cancellare ciò che è stato stabilito da un altro referendum. Oggi, senza tentare di essere partitico, lancio una grande petizione nel mio paese al fine di cercare di far sì che il Presidente francese, il quale ha dato inizio al mini-trattato europeo, faccia un’inversione a U e proponga un referendum.

Si tratta del futuro delle nostre nazioni, della loro sovranità, indipendenza, identità e libertà. Non possiamo, per esempio, riconoscere la responsabilità di rappresentarci all’estero a un alto rappresentante, non possiamo più vedere minacciato il nostro posto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in nome della personalità giuridica dell’Unione europea. O consentire che il nostro corpus giudiziario e legislativo venga smantellato dai giudici a Lussemburgo. Le parti di una simile negazione della democrazia porterebbero un pesante carico di responsabilità di fronte alla storia.

 
  
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  Irena Belohorská (NI).- (SK) Al Vertice dei capi di Stato e di governo della scorsa settimana, è stato approvato un Trattato che dovrebbe adattare le istituzioni europee a una nuova situazione e migliorare i Trattati esistenti. Poiché la struttura attuale dell’Unione europea è ampiamente differente da come era nel 1957, dobbiamo adottare un nuovo documento europeo; abbiamo bisogno di nuove norme chiare. Sostengo pienamente tale processo.

Al fine di essere degna di fiducia, l’Unione europea deve garantire i diritti umani e le libertà fondamentali ai suoi cittadini. Tali valori sono più volte citati nel preambolo e negli articoli del Trattato, e l’Unione è fondata esattamente sui valori del rispetto per la dignità umana, la libertà, la democrazia e l’uguaglianza. Mi dispiace molto che, nonostante nell’articolo 3 del nuovo Trattato dichiariamo di agire in severa conformità dei principi della Carta delle Nazioni Unite che tutela i diritti umani, allo stesso modo ci rifiutiamo di integrare nel Trattato la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Generalizzo di proposito poiché non intendo puntare il dito contro singoli Stati membri che si rifiutano di esprimere la loro opinione su questa importante questione. La Carta dei diritti fondamentali è assente dal Trattato e ne sono dispiaciuta. La Carta non appoggia i diritti umani, contenuti nelle tradizioni costituzionali e comuni a tutti gli Stati membri?

Ritengo che i deputati di questo Parlamento svolgano attualmente un ruolo molto importante nel processo di riforma del Trattato; difendono le opinioni dei cittadini europei e dovrebbero agire da catalizzatore per il consenso in ambiti come quello dei diritti umani. Mi congratulo con voi, Presidente Socrates e Presidente Barroso.

 
  
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  Elmar Brok, rappresentante del Parlamento europeo presso la Conferenza Intergovernativa.−(DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, la Presidenza tedesca è riuscita ad elaborare un mandato e la Presidenza portoghese a conseguire la sua approvazione e attuazione. Per questo vi porgo i miei ringraziamenti.

A causa delle discussioni degli ultimi giorni su alcuni problemi minori, è stato dimenticato che questo Trattato è una svolta nella democrazia e nella capacità di agire, in quanto il Parlamento europeo dispone adesso del 95 per cento della normativa in procedura di codecisione, poiché la distinzione tra spesa obbligatoria e non obbligatoria è stata eliminata e sono disponibili pieni diritti nel settore del bilancio e in quello agricolo, il Parlamento europeo ha qualcosa da dire sui trattati con paesi terzi e sulle ratifiche, il Parlamento europeo elegge il Presidente della Commissione e senza il Parlamento europeo la Commissione e l’alto rappresentante non assumerebbero l’incarico.

E’ significativo che la democrazia e la capacità di agire siano state create con l’eliminazione del terzo pilastro e che con i nuovi metodi decisionali in sede di Consiglio per l’ampliamento della codecisione, sia stata potenziata la capacità di agire.

La codecisione e il processo decisionale a maggioranza qualificata sono ora la norma in termini giuridici. Questa è un’inversione di tendenza di grande significato. La Carta dei diritti fondamentali e la personalità giuridica sono in essere e per di più sono state mantenute le linee rosse del Regno Unito nella loro interezza, poiché in tali ambiti esistono gli opt-out nella politica giuridica e interna.

Dobbiamo ancora chiarire alcune questioni: quelle associate all’articolo 24. Dobbiamo lottare al fine di garantire che la transizione da un Trattato al successivo non venga mal impiegata dal Consiglio per quanto riguarda l’assegnazione degli incarichi, come per esempio quelli degli alti rappresentanti. Siamo solo in grado di dichiarare che ci sono 751 eurodeputati e non vediamo nel testo incarichi in cui vi è una differenza nei diritti di voto.

Inoltre, devo dire che adesso dobbiamo davvero garantire che il presente testo venga attuato, che tradurremo in realtà la Costituzione nel modo in cui comprendiamo il Trattato. Signor Presidente, mi consenta un’osservazione. Nel 1994 sono stato nominato per la prima volta a nome di quest’Aula al gruppo Westendorp, motivo per cui vorrei ringraziarvi. Era la mia quarta Conferenza Intergovernativa. Quando abbiamo iniziato, non avevamo nulla da dire in qualità di Parlamento. A questo punto, desidero ringraziare gli onorevoli Guigou, Tsatsos, Hänsch e Méndez De Vigo, nonché i miei due colleghi membri della Conferenza Intergovernativa, per la loro grande cooperazione in questi ultimi 13 anni.

 
  
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  Presidente. − Un riconosimento anche per questa continuità nel lavoro intesa ad ampliare la competenza del Parlamento.

 
  
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  Enrique Barón Crespo, rappresentante del Parlamento europeo presso la Conferenza Intergovernativa. – (PT) Congratulazioni; il Presidente è stato all’altezza del suo cognome, lavorando con passione e buon senso per la riuscita del Vertice.

(ES) Signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, posso testimoniare, essendo stato presente al termine della Conferenza Intergovernativa (credo sia la prima volta che il Presidente e i tre rappresentanti sono stati ammessi alla Conferenza) e posso dire che la Presidenza portoghese ha ascoltato il Parlamento europeo: in primo luogo ripristinando la cittadinanza, qualcosa che sembrava impossibile fino alla metà di settembre e, in secondo luogo, prendendo in adeguata considerazione la Carta dei diritti fondamentali, che anche sembrava impossibile, nonché riconoscendo la significativa espansione del voto a maggioranza.

Non solo il Parlamento ha tratto vantaggi, ma anche l’Europa, e noi abbiamo contribuito. Il Presidente in carica del Consiglio ha iniziato il suo discorso parlando di Ioannina. Lo sfido a spiegare agli europei che cosa è il Protocollo sulla dichiarazione di Ioannina, e ciò che mi ha sorpreso maggiormente è che i governi non hanno lottato duramente in sede di Consiglio al fine di fermare l’introduzione del compromesso di Lussemburgo nel Trattato, che avrebbe significato la sua distruzione.

Più o meno lo stesso è valido (e mi rivolgo al signor Presidente della Commissione) per la questione dell’alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Dovrete lavorare molto duramente su questa questione, poiché il Parlamento difenderà i suoi diritti al fine di garantire che si trovi una soluzione intelligente quando il Trattato entrerà in vigore, il che auspico accada, considerato che ci sarà una serie di incarichi molto interessanti da assegnare e, ovviamente, intendiamo controllare tale processo in modo democratico.

Per concludere, signor Presidente, il Primo Ministro Sócrates ha affermato che il Trattato di Lisbona è nato. E’ ancora un bambino in fasce, e spero che a dicembre tutti sottoscrivano che vogliono che cresca e, soprattutto, che ognuno agisca con lealtà e solidarietà reciproche affinché il Trattato di Lisbona diventi una realtà.

 
  
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  Presidente . −Molte grazie, onorevole Barón Crespo, per aver apprezzato questo compito come molti altri in precedenza.

 
  
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  Andrew Duff, rappresentante del Parlamento europeo presso la Conferenza Intergovernativa.(EN) Signor Presidente, per 26 paesi, il Trattato è certamente un grande passo avanti verso l’unità europea e di certo eguaglia il Trattato di Maastricht per importanza. Sicuramente, da parte sua il Trattato manca di semplicità, ha lamentato il mio predecessore, ma mantiene tutte le riforme principali. All’esterno e all’interno dell’Unione, le persone vedranno presto un’Unione più efficace, efficiente e democratica.

Tuttavia, in un paese non è così. I britannici sembrano ancora intimoriti dal successo dell’Unione europea e, alla CIG, hanno cercato di ridurre la portata e la competenza delle politiche comuni in ambito di diritti fondamentali, libertà, sicurezza e giustizia, nonché nelle politiche esterne comuni di sicurezza e difesa. Non è chiaro come mai una simile strategia di non cooperazione sia stata ideata a favore degli interessi del popolo britannico. Tantomeno l’onorevole Farage o il partito conservatore hanno proposto una soluzione preferibile o alternativa. E’ mio auspicio nonché mia convinzione che questa bizzarra politica britannica idiosincratica dimostri di avere la più breve vita possibile.

 
  
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  Presidente. − La ringrazio molto, onorevole Duff, per il suo grande impegno nelle sue responsabilità.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE).(PT) Signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, il miglior modo di celebrare l’importante risultato raggiunto lo scorso fine settimana, grazie al mandato negoziato durante la Presidenza tedesca nonché all’efficace impegno della Presidenza portoghese, che desidero elogiare in modo particolare, è quello di fare un uso effettivo dei nuovi strumenti istituzionali e ottenere risultati migliori.

Di recente, è stato ripetutamente comunicato ai cittadini europei, piuttosto correttamente, che avevamo bisogno di un nuovo quadro istituzionale inteso ad adattare l’Europa di Nizza all’Europa dell’allargamento. E’ giunto ora il momento di dimostrare che tale Europa riorganizzata è in grado di portare a termine la sua nuova missione.

Cinquant’anni dopo la firma del Trattato di Roma, la minaccia che incombe sull’Europa non è più quella della guerra o di muri perpetui di dolore. La nuova sfida è affrontare il mondo globale in cui ci sono sempre più persone che consumano e producono, in cui le frontiere stanno scomparendo e nessun paese europeo è realmente un attore globale. Dobbiamo affrontare le paure della globalizzazione e della rivoluzione tecnologica, nonché dimostrare che l’Europa, rafforzata dal nuovo Trattato, è in grado di scoprire nuovi percorsi e generare nuova ricchezza. E’ inoltre un’opportunità di inventare nuove soluzioni ai nuovi problemi. Con sei, dodici o anche 15 membri era più semplice promuovere legami più stretti tra i cittadini e le strutture comunitarie, ma oggi è la più dura delle sfide.

Poiché l’Europa si allarga, anche il centro del potere diventa più distante dai cittadini. Questo effetto collaterale può essere considerato, tra l’altro, alla fine della rotazione delle Presidenze del Consiglio o l’abbandono del principio di un Commissario per Stato membro. Dobbiamo contrastare tale effetto negativo e il Parlamento ha un ruolo decisivo in questo compito, al fine di ottenere maggiore trasparenza e minore burocrazia, più sviluppo e meno normativa inutile, maggiore cooperazione con i parlamenti nazionali e minore distanza dai cittadini, più coesione e meno disuguaglianza. Liberati dai dubbi sulla nostra organizzazione interna, siamo un simbolo di coraggio e cogliamo le sfide dei tempi moderni. Oggi dovremmo celebrare la nostra capacità di unirci.

 
  
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  Edite Estrela (PSE).(PT) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, onorevoli colleghi, soddisfazione, felicità, successo, vittoria, sono parole che sono state usate oggi in quest’Aula, e a ragione, relativamente al Consiglio informale di Lisbona. L’accordo sul nuovo Trattato è stato infatti annunciato prima della mezzanotte del 18 ottobre. E’ stato un momento storico.

In primo luogo a causa dei risultati conseguiti, ma anche perché è accaduto molto rapidamente. Dopo poco più di 12 mesi di intenso lavoro e negoziato, è stato possibile raggiungere il consenso necessario il primo giorno del Vertice. Per di più, lo stesso giorno è stato firmato un accordo con le parti sociali dell’Unione europea, datori di lavoro e sindacati, al fine di modernizzare il mercato del lavoro, un progresso importante per il nuovo ciclo della strategia di Lisbona.

È doveroso congratularsi con la Presidenza portoghese. Ha realizzato la sua priorità principale con riconosciuta competenza: dotare l’Europa di un nuovo Trattato, che è stata una grande vittoria. L’Europa è emersa da un’impasse di sei anni e adesso può concentrarsi su ciò che è realmente importante per i cittadini poiché, come disse Jean Monnet, non possiamo fermarci se il mondo intorno a noi si muove, e la velocità con la quale il mondo gira non ammette una risposta europea lenta.

Il Trattato sarà firmato il 13 dicembre, cui seguirà il processo di ratifica, che dovrebbe essere rapido e privo di problemi. In qualità di cittadina portoghese, vorrei esprimere tutta la mia soddisfazione poiché, ancora una volta, il nome di Lisbona è legato in modo indelebile a un momento decisivo dell’integrazione europea. La ringrazio, Primo Ministro Sócrates. Lei merita i ringraziamenti da parte del Portogallo nonché dell’Europa per la sua determinazione e il suo impegno. L’Europa è fuori dall’impasse. La ringrazio molto, signor Primo Ministro.

 
  
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  Karin Riis-Jørgensen (ALDE).(DA) Signor Presidente, fortunatamente il Vertice di Lisbona ha avuto esito positivo. Sono stati svolti eccellenti lavori preparatori dalla Presidenza tedesca, e la Presidenza portoghese li ha portati a termine in un modo professionale. Purtroppo, devo sottolineare che ancora una volta hanno svolto un ruolo gli interessi nazionali. Ciò non è per niente adeguato alla cooperazione europea. Dobbiamo avere adesso competenze speciali al fine di discutere del contenuto anziché del processo. Tuttavia, purtroppo, assistiamo a tendenze deprimenti che suggeriscono che dovremo invece discutere del processo anziché del contenuto. Tuttavia, se alla fine intendiamo discutere del processo, allora desidero dichiarare chiaramente che non necessitiamo di referendum per ratificare il Trattato. Semplicemente, i referendum non sono la soluzione. Lasciamo che la democrazia rappresentativa svolga il suo lavoro!

Non perché temo un esito negativo del voto, tutt’altro! E’ anzi poiché è completamente sbagliato separare le questioni comunitarie dalle elezioni politiche nazionali. L’Unione europea è e resterà una parte completamente integrante della politica nazionale. I referendum vengono impiegati per far fuoco su un governo in carica. Consentono agli altri partiti politici di evitare di essere valutati sulle loro politiche comunitarie, ma questo accadrà quando ci recheremo alle urne nelle elezioni nazionali. Tuttavia, ciò impone due requisiti: il primo che noi, l’elettorato, consentiamo alla politica dell’Unione europea di essere decisiva nella nostra scelta dei politici nazionali, e il secondo che i partiti politici non devono ovviamente impiegare i referendum al fine di evitare la responsabilità per la Comunità europea. Pertanto, si spera che abbiano esito positivo gli sforzi intesi a garantire che venga data la più elevata priorità al contenuto e non al processo.

 
  
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  Konrad Szymański (UEN).- (PL) Signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, mi fa molto piacere che il processo di riforma del Trattato stia volgendo al termine. Non è in questo modo che i cambiamenti proposti, secondo le mie opinioni riguardanti l’integrazione, possono essere resi del tutto efficaci, a volte sono molto lontani dall’esserlo. Il motivo per cui sono soddisfatto è invece che ultimamente stiamo dedicando troppo tempo ed energia politica alle istituzioni.

Sono convinto che il successo dell’Unione europea non sia il risultato dell’organizzazione istituzionale o dei meccanismi del potere. Tale successo è il risultato della volontà politica e di una visione comune del futuro. Auspico che, una volta conclusasi la ratifica, non ci sarà più nulla che ci fermerà dall’impegnarci in un’Europa di risultati, dall’assumerci maggiore responsabilità per la sicurezza globale, dall’avere un impatto più attivo sui paesi vicini, e infine dal discutere dell’allargamento dell’Unione europea, dal vincere in termini di concorrenza, investimenti e crescita. Nonostante quanto è stato dichiarato nel corso degli ultimi sette anni, i cambiamenti istituzionali non sono una risposta né completa né soddisfacente a questi problemi.

 
  
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  Johannes Voggenhuber (Verts/ALE).- (DE) Signor Presidente, dagli sconvolgimenti, le guerre contadine e le rivoluzioni d’Europa, tutti conosciamo la storia romantica del fuggitivo nascosto in un carretto di letame da portare oltrefrontiera e la fuga dai segugi di Richelieue e dalle guardie del re. Se, alla fine, ci riesce, non ha un bell’aspetto, né un buon odore, ma dopo essersi lavato, si può dire: è vivo!

La Costituzione ha proceduto in modo simile. I governi l’hanno seppellita in una massa intricata di testi illeggibili e indecifrabili di opt-out, clausole, postille, risoluzioni, processi verbali, e hanno condotto la Costituzione oltre i limiti sotto la copertura di questa montagna di letame. La tragedia di tutto ciò è semplicemente che hanno cercato di proteggere questo tesoro istituzionale non dalle guardie del re, ma dallo sguardo attento dei cittadini.

Ho scavato in questo groviglio di testi. Sì, ho trovato in realtà tutti i principali risultati della Costituzione su cui io stesso ho lavorato per più di dieci anni e potrei essere molto fortunato. Tuttavia, questa situazione mi rende ugualmente molto ansioso. Inoltre, naturalmente, poiché si tratta semplicemente di simili avventure, ogni volta che qualcuno ha aiutato il fuggitivo, ha rubato parte del tesoro. Pertanto, ho trovato anche le mani di alcuni governi in questa montagna di letame. Uno si è assicurato un altro opt-out e quindi sottratto una parte della Carta dei diritti fondamentali, una parte dei diritti del Parlamento, una parte della protezione dei dati, eccetera. Il tesoro arriva danneggiato, ma generalmente arriva.

Abbiamo ottenuto una parte dell’Europa, abbiamo salvato una parte del futuro d’Europa, non con i nostri cittadini, ma senza di loro, non con i parlamenti, ma senza di essi, è questo è un grande pericolo. Abbiamo ottenuto una parte dell’Europa, ma non abbiamo risolto la crisi di fiducia tra i cittadini europei. Pertanto, vi è un’enorme sfida dinanzi a quest’Aula: riguadagnare la fiducia dei cittadini europei.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).(PT) Signor Presidente, siamo spiacenti che il Vertice di Lisbona abbia sostituito il contenuto della cosiddetta Costituzione europea, respinta in precedenza dai referendum francese e olandese, cercando al contempo di evitare la necessaria discussione democratica e la consultazione pubblica attraverso i referendum. Oltre ad essere un profondo insulto alla democrazia e alla volontà sovrana espressa, dimostra che temete i voti dei cittadini su un Trattato che rappresenta un balzo qualitativo nel cammino verso il neoliberalismo, il federalismo e il militarismo, che compromette in misura crescente i successi economici e sociali dei lavoratori e dei poveri.

Tuttavia, la lotta continuerà, come hanno chiarito più di 200 000 persone presenti all’impressionante manifestazione di Lisbona promossa dalla CGPT anche il 18 ottobre. E’ stata la più grande degli ultimi 20 anni, e i Presidenti del Consiglio e della Commissione, entrambi portoghesi, la stanno simbolicamente ignorando in quest’Aula. Anche questo passerà alla storia di questo Trattato.

 
  
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  Vladimír Železný (IND/DEM).- (CS) Signor Presidente, dopo il fallimento della Costituzione è sembrato che il principio di processo decisionale democratico avesse nuovamente preso il sopravvento all’interno dell’Unione europea, almeno per un momento. Abbiamo sbagliato a pensarlo. Molto velocemente è stata proposta la stessa Costituzione con un titolo diverso. I suoi autori non si sono neanche disturbati a pensare al fatto che si tratta della Costituzione originale in una forma leggermente modificata con l’intenzione di ignorare la volontà democratica dei cittadini espressa in un referendum.

Il Trattato, che rafforza il ruolo dei funzionari non eletti dell’Unione europea, consolidando pertanto il deficit democratico, sta creando, tra l’altro, 105 competenze legislative e non dell’Unione europea. In 68 casi sostituisce il diritto di veto nazionale con il processo decisionale a maggioranza. Sovverte le competenze nazionali in ambito di politica estera. Consegna il processo decisionale dell’Unione europea nelle mani dei grandi Stati membri, in particolare della Germania, a spese dei piccoli paesi.

Un semplice confronto dimostra che è quasi esattamente identica alla Costituzione per uno Stato federale europeo respinta dai francesi e seppellita dagli olandesi. L’insolenza con la quale è tornata sul tavolo con un volto da giocatore di poker e adesso sotto un titolo Orwelliano è stupefacente. A Lisbona ha vinto un nuovo tipo di nazionalismo utopistico: il nazionalismo paneuropeo e comunitario; un nazionalismo senza alcuna reale base nazionale, culturale e storica, radicato solo nei lunghi corridoi degli uffici di Bruxelles. Il patriottismo di Berlaymont ha proclamato vittoria.

Coloro che rappresentano i paesi che per circa mezzo secolo hanno vissuto sotto il regime totalitario comunista non si lasciano sorprendere da nulla facilmente. Siamo stati abituati all’insolenza del potere e al disprezzo per la volontà popolare. Tuttavia, neanche nel Comecon hanno provato un così palese inganno come quello di oggi dell’Unione europea nei confronti dei cittadini degli Stati membri. Nel Comecon almeno sono stati nascosti tentativi simili negli uffici dei partiti; ma questa è una cosa che appartiene al passato.

I cittadini vogliono decidere da soli se consegnare i loro diritti di sovranità a un superStato europeo senza un quadro democratico o storico. Questo è il motivo per cui vorrei assistere a un referendum.

 
  
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  Luca Romagnoli (ITS).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla riforma del trattato, che comunque respingo, vincitori e vinti. Sulla nuova ripartizione dei seggi del nuovo Parlamento sono cadute le riserve della Polonia e dell’Italia. Solo che la Polonia vince altre e più importanti battaglie: ottiene l’opt-out dalla Carta dei diritti fondamentali, avrà un avvocato generale alla Corte di giustizia, vince sul meccanismo di Ioannina. Anche l’Austria ottiene un successo con l’introduzione della possibilità di limitare l’accesso degli studenti stranieri alle università del paese.

Romano Prodi, prima di entrare alla riunione, proclama che combatterà per non perdere la parità di sempre. Esce con la perdita della parità con la Francia ma sventola, come vittoria, la riconquista di quella con l’Inghilterra e l’impegno di riconsiderare, dal 2014, la spartizione dei seggi tenendo conto della cittadinanza; ma questo noi l’avevamo già ottenuto nell’ultima plenaria a Bruxelles.

Tozzo di pane lanciato al cane sotto al tavolo, è quanto accettato dall’ignavo governo Prodi, per il quale circa tre milioni di europei con cittadinanza italiana sono meno europei dei pakistani, degli indiani, dei kenioti, che hanno la fortuna di lavorare e risiedere in Gran Bretagna o dei camerunensi in Francia, che come tali, pure extraeuropei, sono conteggiati per la ripartizione dei seggi.

Nulla potevamo attenderci di meglio dal governo italiano, sostenuto da una sinistra beceramente comunista e da un sinistra-centro subdolo e ipocrita. Abbiamo così altri buoni motivi per considerare non nostra l’Europa di questi trattati e per sperare di poter presto celebrare il De profundis sul ridicolo governo Prodi.

 
  
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  Jana Bobošíková (NI).- (CS) Onorevoli colleghi, dopo una lettura dettagliata del Trattato di Lisbona, è chiaro che i capi di Stato stanno presentando cambiamenti fondamentali ai documenti comunitari.

Il Trattato di riforma riscrive letteralmente i Trattati UE e quelli che fondano le Comunità europee. Desidero sottolineare il fatto che tali modifiche non riguardano solo l’influenza di singoli Stati sui processi comunitari, ma anche gli stessi principi fondamentali, sui quali è stata istituita l’Unione europea 50 anni fa. Il Trattato di riforma trasferisce il principio di libera concorrenza dal principale organo del Trattato ai protocolli che devono essere allegati allo stesso. La considero una bandiera rossa per tutti i cittadini di ideali democratici.

Onorevoli colleghi, se il progetto dell’Unione europea deve essere credibile, il Trattato di riforma deve essere sottoposto a un referendum negli Stati membri. I politici dovrebbero mettere da parte la loro arroganza e situazione comoda. Devono spiegare ai cittadini la decisione adottata a Lisbona e convincerli su di essa. Altrimenti il divario tra cittadini e l’élite politica continuerà a crescere. Ciò non metterà a rischio solo la prosperità, ma intensificherà anche il deficit democratico dell’intera Unione europea.

 
  
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  Timothy Kirkhope (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, sono grato al Primo Ministro per la sua dichiarazione di questa mattina e, mentre rilevo le decisioni dei capi di governo, il popolo britannico e il partito conservatore britannico sono stati coerenti nelle loro preoccupazioni circa la Costituzione e il Trattato di riforma ad essa molto simile.

Il Primo Ministro britannico ha dichiarato che il Trattato di riforma non è la Costituzione. I leader suoi colleghi non sono stati d’accordo. Ci ha riferito che le cosiddette “linee rosse” britanniche erano garantite. Al pari di molte persone in Gran Bretagna non capisco davvero o non credo al nostro Primo Ministro su questo punto. E’ una questione di fiducia. Il nostro Primo Ministro si è impegnato a indire un referendum, impegno assunto in un manifesto elettorale due anni fa. Un referendum sul presente Trattato è, pertanto, non solo necessario a livello politico, ma anche imperativo a livello morale.

Nel corso del fine settimana, il Primo Ministro irlandese ha dichiarato, a proposito di possibili referendum: “Per quale motivo non lasciare che i vostri cittadini esprimano un’opinione? Ritengo sia alquanto spiacevole vedere così tanti paesi che fuggono dal dare ai loro cittadini un’opportunità”.

Qualche giorno fa, Gordon Brown ha affermato che il Trattato segnerà la fine della riforma istituzionale comunitaria per il prossimo decennio. Tuttavia, nel corso degli ultimi 15 anni, abbiamo avuto quattro trattati che si occupavano di riforme, e dubito che si possa resistere al bisogno di un altro cambiamento istituzionale. Per esempio, la cosiddetta “clausola antiarretramento” consentirà di abolire altri veti nazionali.

Dall’altra parte, il punto di vista conservatore per l’Europa si concentra sui tre settori fondamentali di competitività globale, cambiamento climatico e povertà mondiali. Mi congratulo con il Presidente Barroso in modo particolare per la sua determinazione, in ogni caso, intesa a conseguire tali obiettivi. Tuttavia, è possibile occuparsene con la volontà politica e non necessitano di questo Trattato. Dovremmo ricordarci quanto scritto nella dichiarazione di Laeken. Si affermava che l’Unione deve diventare più democratica, trasparente ed efficiente, ma ci veniva chiesto anche di coinvolgere maggiormente i cittadini e non di comunicare loro soltanto le decisioni. Oggi la domanda è: il Trattato risponde a Laeken? Laeken poneva le giuste domande. Abbiamo fornito le giuste risposte?

 
  
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  Poul Nyrup Rasmussen (PSE).- (EN) Signor Presidente, vorrei dire al Presidente in carica del Consiglio: che Vertice meraviglioso! Non ho mai dubitato che l’avreste svolto, ma una cosa è non dubitare e un’altra è agire, e voi l’avete fatto. Congratulazioni.

Non so se i colleghi sanno che è un po’ una pietra miliare nella storia. Il primo giorno abbiamo ottenuto un nuovo Trattato del mondo reale. Sono consapevole che tutti i massimalisti in quest’Aula non credono sia il più bel Trattato che hanno mai avuto, ma il mondo reale non è il più bel mondo che si può avere. Pertanto, ciò di cui avete bisogno è un Trattato efficace, un Trattato di chiari valori, e l’avete.

Il secondo giorno, amici, abbiamo ottenuto un orientamento (il primo giorno un Trattato, il secondo un orientamento) che si occupa di ciò che le persone desiderano che facciamo: il mondo reale. Quanto avete dichiarato il secondo giorno è che vogliamo un’Europa che conduca la globalizzazione a essere più umana, più comprensiva e che si basi sui nostri coerenti valori sociali. Ciò che avete affermato è che il processo di Lisbona non è solo per pochi, ma la linea guida per l’orientamento esterno dell’Unione europea dichiara che non si tratta solo di essere la potenza economica più forte del mondo, ma anche di comprendere che il mondo sarà più compatto solo se si basa su un’economia di mercato sociale.

Questo è ciò su cui desideravo richiamare oggi la vostra attenzione. Vorrei ringraziare la Presidenza, non solo per il primo giorno ma anche per il secondo, poiché la sua conclusione è stata che questa Unione europea non riguarda soltanto le società di mercato. Riguarda le economie di mercato sociali, il che significa che siamo in testa nell’unire le questioni sociali con la competitività economica. Ben fatto, signor Presidente in carica del Consiglio e, se posso dirlo, amico, poiché ciò mi conduce al mio terzo e ultimo messaggio.

Concediamo alla Presidenza portoghese il suo ultimo Vertice a dicembre: non solo un luogo in cui una Presidenza portoghese firmerà formalmente il Trattato, ma anche un luogo in cui confermiamo il processo di Lisbona in modo adeguato. Quindi andiamo. Muoviamoci. Questo è ciò che le persone si aspettano da noi.

 
  
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  Marielle De Sarnez (ALDE). – (FR) Signor Presidente, l’Unione europea sta per ottenere un nuovo Trattato. Ovviamente, ci sono alcune opinioni negative da esprimere: relative all’abbandono nel testo dei simboli dell’Unione europea; riguardo agli opt-out ottenuti da alcuni paesi, in particolare sulla Carta; e infine relativamente alla complessità del Trattato, per cui sto chiedendo un testo consolidato affinché i cittadini europei possano orientarsi. Sarebbe positivo.

Allo stesso modo, il presente Trattato ci offrirà gli strumenti intesi a far rivivere l’Europa, ammesso che desideriamo farlo. Con questo testo, l’Unione europea otterrà i mezzi di cui necessita al fine di proseguire la sua integrazione, di ampliare e approfondire le sue politiche comuni. Per quanto riguarda l’energia, il cambiamento climatico, la politica in materia d’immigrazione, la lotta contro il terrorismo, il coordinamento economico, la politica estera e di difesa nonché la politica di sviluppo, l’Europa può adesso andare avanti.

Sarà semplicemente una questione di volontà politica. Nessuno adesso sarà in grado di usare la scusa che mancano i mezzi istituzionali per agire. Adesso, tutti dovranno assumersi le loro responsabilità, e dicendo questo, oltre alle nostre istituzioni, mi riferisco in particolare agli Stati membri. Sono buone notizie per l’Europa e auspico saranno buone notizie anche per i suoi cittadini.

 
  
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  Mirosław Mariusz Piotrowski (UEN).- (PL) Signor Presidente, contrariamente alle previsioni del tutto negative e le critiche infondate della Polonia nel corso delle recenti discussioni in quest’Aula, in particolare dal leader del gruppo socialista al Parlamento europeo, il Vertice di Lisbona si è trasformato in un compromesso diplomatico. Sia l’Unione europea che le autorità polacche hanno percepito la possibilità di raggiungere un accordo. La parte dell’Unione europea ha dimostrato apprezzamento per l’importanza e il potenziale della Polonia aumentando il numero di avvocati generali nella Corte di giustizia, nonché mantenendo la clausola di Ioannina.

Dobbiamo sperare che il compromesso raggiunto al Vertice sia solo l’inizio di una consultazione con i popoli d’Europa. Il progetto del Trattato di riforma dell’Unione europea è, alla fine, un documento troppo importante per essere introdotto nella segretezza delle stanze per le riunioni politiche. Non dimentichiamo che la precedente versione di questo Trattato è stata respinta nei referendum di due Stati membri. Non consentire al pubblico di esprimere ancora una volta la sua opinione sul futuro dell’Unione europea non sarebbe solo una violazione di uno dei valori fondamentali dell’Unione ma offrirebbe anche una chiara dimostrazione che chi siede ai governi teme la voce dei suoi stessi elettori. Facciamo sì che i dittatori della democrazia consentano al pubblico di esprimere la propria volontà per quanto riguarda la prospettiva futura dell’Unione europea.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE).- (EN) Signor Presidente, rappresento la Scozia. Il mio partito, l’SNP, costituisce il nuovo governo scozzese, e ritengo dimostrerà di essere più costruttivo nei confronti della partecipazione all’Unione europea rispetto a quanto non abbiano fatto i governi del Regno Unito.

Ammetto la necessità di riformare i Trattati e di creare una governance più aperta, democratica, efficiente e affidabile. In linea di principio, sostengo un ampliamento della votazione a maggioranza qualificata e della codecisione con il Parlamento europeo, ma la profonda diversità cui giustamente ha fatto riferimento il Presidente Barroso significherà che verranno promossi gli interessi nazionali. Non dovremmo perdere il contatto con le nostre comunità locali calpestando i loro interessi, o dando l’impressione di farlo.

Per quanto riguarda la Scozia, esiste il reale timore che la trincea della politica comune della pesca, quale competenza esclusiva all’interno dei Trattati, possa solo ostacolare la riforma assoluta e totale della gestione della pesca che ritengo essere necessaria. Purtroppo, ma non sorprendentemente, il governo del Regno Unito non ha sollevato la questione nel corso del Vertice. Ancora una volta, gli interessi principali della Scozia sono stati ignorati da un governo del Regno Unito.

 
  
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  Koenraad Dillen (ITS).(NL) Signor Presidente, la Costituzione è morta. Lunga vita alla Costituzione! In quale altro modo descrivere quanto accaduto a Lisbona? Tutti noi siamo d’accordo sul fatto che questo Trattato di riforma è un semplice clone della Costituzione rifiutata dai francesi e dagli olandesi; un Trattato che, come ha dichiarato Valéry Giscard d’Estaing è ancor meno leggibile dell’originale. Dopo tutto, ci è stato detto che dovevamo evitare i referendum a tutti i costi.

Esiste quindi un’importante differenza rispetto al 2005. Questa volta non è stata neanche concessa la possibilità ai francesi, agli olandesi e ad altri popoli europei di esprimere la loro opinione. Un esempio di tale disprezzo per la democrazia si può trovare nelle dichiarazioni della signora Commissario Wallström, che ha sempre molto da dire circa il colmare le distanze tra l’Europa e i cittadini e sta invitando i parlamenti nazionali a ratificare questo testo il più rapidamente possibile.

Tuttavia, l’autentico rispetto per la democrazia richiede che i cittadini di tutti gli Stati membri dell’Unione europea siano in grado di esprimere le loro opinioni sul Trattato, un testo che, sotto molti aspetti, compromette la sovranità degli Stati nazione ancora di più di quanto non accada attualmente. I responsabili non dovrebbero lamentarsi se questo timore dei cittadini sarà ancora contrario all’Europa ufficiale nelle prossime elezioni europee.

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).- (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sicuramente in questo momento non siete tranquilli! Nei paesi in cui sono stati promessi i referendum, come nel Regno Unito o nel mio paese, l’Austria, il Trattato viene descritto quale dettaglio minore, un’espansione di qualcosa. In altri paesi, come la Germania, si parla di una riorganizzazione totale della Comunità e di una svolta storica. Cosa è vero, dunque?

Ritengo dovremmo ricordarci nuovamente in questa occasione delle parole e dei discorsi molto chiari dell’ex Presidente della Germania dell’ovest, Roman Herzog, che dopo tutto è stato il Presidente della Convenzione responsabile per la stesura della Carta dei diritti fondamentali e che ha dichiarato che la Costituzione dell’Unione europea sta distruggendo la democrazia. Adesso la abbiamo in una forma modificata nel Trattato di riforma.

Se non volete che venga distrutta, se non volete che la democrazia venga strozzata, abbiate per favore la decenza politica di consentire almeno i referendum, come è accaduto in passato, per l’ultimo Trattato costituzionale dell’Unione europea, anche in Spagna e Lussemburgo.

 
  
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  Marianne Thyssen (PPE-DE).(NL) Signor Presidente, signor Presidente della Commissione, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, osservando le modifiche apportate al Trattato di riforma in ambiti quali la migrazione, l’agricoltura, la polizia e la giustizia, nonché le decisioni relative all’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, la Carta dei diritti fondamentali, la zona euro e l’economia di mercato sociale (che per la prima volta diventa un obiettivo) e relativa alla solidarietà intergovernativa sull’energia, mi sembra che questo Trattato ampli i risultati della Convenzione e del Vertice di giugno, e ci conferisca maggiore potere e molta più democrazia quali istituzioni politiche. D’ora in poi, l’Unione sarà meglio attrezzata al fine di fornire alle persone le risposte che si aspettano, sia internamente che esternamente.

Sotto quest’ultimo aspetto, desidero congratularmi con la Presidenza del Consiglio per come ha stabilito l’agenda. Signor Presidente in carica del Consiglio, lasciando che il suo Vertice non solo decida in merito al Trattato, ma cambi anche le idee sul problema della nostra generazione, la globalizzazione, ha inviato un segnale importante. Dopo tutto, non sono le istituzioni, le manovre politiche istituzionali, ma le loro politiche ad essere importanti.

Ciò mi induce a rivolgere una domanda al Presidente della Commissione. Pensa che questa definizione di politiche autenticamente coraggiosa sia possibile nel periodo che da ora termina con la ratifica finale del Trattato, o la ratifica le fa temere di non poter offendere le persone e di doversi limitare a questioni “prudenti”? In altre parole, nel 2008 può proseguire l’Europa di progetti specifici?

Infine, altre due domande più brevi al Consiglio. Signor Presidente in carica del Consiglio, ha chiesto ai capi di Stato o di governo un impegno politico personale per portare la ratifica a un esito positivo nei loro rispettivi paesi? Lo spero davvero. In secondo luogo, quando apparirà un testo coordinato di questi trattati? Dopo tutto, un Trattato che contiene gli obiettivi di trasparenza e semplificazione deve essere leggibile, anche solo per rispetto delle persone. La ringrazio, signor Presidente, e ringrazio in anticipo il Presidente in carica del Consiglio e il Presidente della Commissione per le loro risposte alle mie domande.

 
  
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  Jo Leinen (PSE).- (DE) Signor Presidente, abbiamo la strategia di Lisbona e ora si spera che avremo anche il Trattato di Lisbona, ed entrambi faranno compiere progressi all’Europa. Questo Parlamento, in particolare la commissione per gli affari costituzionali, lotta e lavora da sette anni per un nuovo trattato europeo. Certamente, non abbiamo ottenuto la Costituzione, ma confermiamo che questo Trattato di riforma rappresenta un progresso sotto ogni aspetto. Non vi è un solo argomento sul quale siamo rimasti indietro rispetto a Nizza. Tutto procede in avanti e ci conduce ulteriormente nell’Unione a 27. Dobbiamo affermarlo anche ai cittadini all’esterno.

I vincitori di questo nuovo Trattato sono i popoli d’Europa. Esistono diversi tipi di partecipazione diretta e indiretta nella politica europea e noi ci troviamo nella posizione di risolvere gli importanti problemi, cui si è fatto riferimento in quest’Aula, in modo più rapido ed efficace. I vincitori sono anche le camere dei cittadini in Europa, i parlamenti nazionali e questa camera dei cittadini europei, il Parlamento. Pertanto, la democrazia non è stata distrutta, come è stato appena detto, cosa che non ha per niente senso, ma è il completamento della democrazia europea, che possiamo raggiungere realmente con il presente Trattato.

Questo è stato ora il quarto accordo. Auspico sarà l’ultima volta che gli Stati membri devono riunirsi per questo. Devono ora essere impiegate tutte le forze nel processo di ratifica. Mi auguro che nessun paese si rifiuti. Forse è l’ultima opportunità per questo Trattato. Ogni no condurrebbe all’isolamento, se non all’autoesclusione del paese in questione. Auspichiamo che ciò non accada. Ogni energia dovrebbe confluire nella ratifica al fine di disporre del Trattato entro il 2009.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. Miguel Angel MARTÍNEZ MARTÍNEZ
Vicepresidente

 
  
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  Lapo Pistelli (ALDE) . Signor Presidente, onorevoli colleghi, su un muro della metropolitana di Milano c’era una scritta molto umoristica e amara, che diceva: “il futuro non è più quello di una volta”, un po’ come le stagioni o il cibo.

Allora noi viviamo in un tempo nel quale le giovani generazioni non sono più convinte che il futuro sia migliore come pensavano i loro genitori, mi verrebbe da dire che anche in Europa sentiamo spesso dire “l’Europa non è più quella di una volta”. Si sta organizzando nel nostro continente, sta crescendo, un pensiero sovranista, nazionalista, antieuropeo, e ne abbiamo ascoltato anche alcuni esempi stamattina in questa Aula.

Io credo che il risultato di Lisbona sia importante, più per la rapidità con la quale si è deciso che è un bel segnale all’opinione pubblica, piuttosto che per il contenuto, troppi “opt-out”, troppe clausole, ancora troppa complicazione, ma adesso Parlamento, Commissione e Consiglio hanno diciotto mesi davanti per recuperare davanti all’opinione pubblica la stagione di crisi che avevamo alle spalle.

Tutti noi, almeno la maggioranza di noi in quest’Aula, pensa che l’Europa sia la soluzione alle paure della globalizzazione, non la causa, che siamo più forti se insieme affrontiamo l’immigrazione, il “clima change”, l’innovazione, la ricerca. Ecco, qui dentro lo pensiamo la gran parte dei deputati. Adesso abbiamo diciotto mesi per convincere, prima delle elezioni europee, i 500 milioni di cittadini che vivono fuori da qui.

 
  
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  Mario Borghezio (UEN).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, il vertice di Lisbona ha ottenuto un solo risultato, quello di allontanare ancora di più i cittadini dell’Europa dall’Unione europea, mentre ha aumentato ulteriormente lo spazio per le lobby e i poteri tecnocratici, è sempre più lontana la prospettiva per la quale noi combattiamo, quella dell’Europa dei popoli, delle regioni. Anche nel nostro Parlamento, dove sono per cortesia i corsi, i valdostani, i baschi, dove sono gli autonomisti bretoni, gli alsaziani?

Sulla distribuzione dei seggi, il nostro paese rappresentato da un premier bollito, Prodi, ha ceduto vergognosamente nei confronti della Francia, ma non basta, per l’evanescenza di questo premier, che è sembrato a Lisbona Alice nel paese delle meraviglie totalmente spaesato, disinformato. E’ stato escluso dalla dichiarazione – il nostro paese – grazie a Prodi, dalla dichiarazione congiunta con cui Francia, Germania e Regno Unito chiedono giustamente all’Europa di agire per evitare il ripetersi di turbolenze finanziarie come quelle conseguenti ai mutui americani.

Prodi, da dichiarazioni alla stampa, ha dichiarato, “non ho idea di cosa sia, a cosa serva questa presa di posizione dell’Europa sui mutui”, sul disordine finanziario mondialista. Forse l’ex consulente di Goldman Sachs e ex presidente della Commissione si comporta spesso da ex consulente delle banche mondialiste, ma non intende occuparsi delle conseguenze molto gravi per le famiglie italiane e padane che non riescono a far fronte a fine mese, al carico delle spese...

(Il Presidente toglie la parola all’oratore)

 
  
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  Íñigo Méndez de Vigo (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Presidente della Commissione, il portavoce del mio gruppo, l’onorevole Daul, ha dichiarato che il Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei è soddisfatto, e questo perché siamo usciti da un’impasse, ma non siamo felici. Ciò a causa dell’atmosfera non molto favorevole all’Europa tra i governi, che è in conflitto con i sondaggi ai quali ha fatto rifermento il Presidente Barroso relativamente alla volontà del popolo europeo, e anche il Trattato di Lisbona contiene alla fine molti elementi fatti su misura per i governi che desiderano sempre di più per loro stessi e sempre meno per l’Europa.

Signor Presidente in carica del Consiglio, lei ha citato, e vorrei congratularmi con lei sull’accordo raggiunto, in quanto desidero sottolineare che ritengo sia importante per farci uscire dall’impasse, lei ha citato tre questioni che vorrei porre in rilievo.

In primo luogo, credo sia molto importante svolgere una proclamazione formale della Carta dei diritti fondamentali in quest’Aula. Non è stato fatto a Nizza, è stato fatto in segreto. Ora facciamolo in modo ufficiale, poiché la Carta dei diritti fondamentali, con o senza opt-out, è il DNA del popolo europeo.

In secondo luogo, signor Presidente, sono preoccupato per la distribuzione dei seggi al Parlamento europeo, in quanto ciò che avete adottato viola un principio contenuto nel Trattato, ossia la proporzionalità degressiva. Arriverà in Parlamento? Vedremo cosa faremo, ma siete ben consapevoli che avete adottato qualcosa che non prevede la proporzionalità degressiva.

Infine, l’alto rappresentante. Ritengo abbiate raggiunto un ottimo accordo, ma penso che il Presidente del Consiglio, l’alto rappresentante e il Presidente della Commissione costituiscano un pacchetto, del quale dovremo discutere in Parlamento.

In breve, signor Presidente, penso sia stato Paul Valéry, un grande poeta e forse anche un grande europeo, quindi, a scrivere che una poesia non è mai conclusa, solo abbandonata. La costruzione dell’Europa non finisce mai. In questo caso, nell’interesse del consenso, abbiamo abbandonato alcuni dei progressi del Trattato costituzionale, ma saremo qui per continuare a lottare per loro. Dovremo sostenerli anche in una frase del preambolo che, ironicamente, è stata salvata dalle fiamme: un’unione ancora più vicina tra i popoli d’Europa. Questo è il nostro obiettivo, signor Presidente.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma (PSE).(NL) Signor Presidente, anche i Paesi Bassi hanno condiviso la sensazione di sollievo di sabato mattina riguardo all’accordo raggiunto e, anche per questo, credo che i ringraziamenti siano dovuti al Presidente in carica del Consiglio. Il nuovo Trattato consente all’Unione europea di progredire. L’Unione diventerà più decisa e democratica. L’Unione europea è di nuovo in piedi. Può adesso concentrarsi appieno sul suo compito fondamentale; tornare al lavoro con un’agenda che prevede dagli ulteriori sviluppi dell’Europa sociale a una politica estera meglio coordinata. Questo è inoltre il miglior modo di avvicinare maggiormente l’Europa ai cittadini.

Il mio paese, i Paesi Bassi, ha assistito a molte discussioni circa la natura del Trattato adesso adottato nonché riguardo alle sue differenze rispetto al Trattato costituzionale che il paese ha respinto in un referendum. La conclusione è stata che le differenze sono tali che non è necessario un secondo referendum. Il nuovo Trattato non ha la natura costituzionale della Costituzione originale; e quindi neanche noi abbiamo bisogno di un altro referendum. Pertanto, sarà solo un caso di normale ratifica parlamentare.

Le riforme stabilite hanno il nostro accorato sostegno, in quanto compiono sostanziali progressi, in particolare per quanto riguarda i diritti del Parlamento europeo, senza fondamentalmente alterare l’equilibrio tra gli Stati membri e le istituzioni europee. Un’Unione più vasta necessita di norme diverse, di più ampio spettro. E’ auspicabile che tutti gli Stati membri portino adesso avanti la ratifica, affinché nel 2009 possiamo tutti dare inizio alle nuove norme, al fine di procedere con il significativo ruolo dell’Unione in tutti gli ambiti in cui i nostri cittadini si aspettano qualcosa da noi.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. PÖTTERING
Presidente

 
  
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  Bronisław Geremek (ALDE).- (PL) Signor Presidente, desidero iniziare unendo la mia voce alle parole di profonda gratitudine per la Presidenza portoghese. E’ stato raggiunto un successo significativo. L’Unione europea necessitava di una via d’uscita dal senso di sconfitta e fallimento, di una dimensione politica e, grazie alla Presidenza portoghese, ne ha una.

Ritengo inoltre di eccezionale importanza il fatto che la Carta dei diritti fondamentali sia un elemento di queste decisioni, e vorrei aggiungere anche in quest’Aula che tale Carta è la bussola, l’insieme di strumenti dell’Europa. Non posso neanche immaginare in quale modo un paese che desidera far parte dell’Unione europea possa al contempo dissociarsi da ciò che costituisce la sua base morale, filosofica e politica.

Il collega, l’onorevole Duff, ha espresso parole critiche riguardo alla posizione del governo britannico, che ha richiesto un opt-out. Io sono in una posizione migliore. Il governo polacco, che ha chiesto un opt-outquale risultato di una decisione presa dal popolo polacco, sta lasciando il potere. Desidero esprimere la profonda speranza che a seguito della trasformazione politica che ha avuto luogo nel mio paese, e in base alla lealtà della tradizione polacca di solidarietà, la Polonia rispetterà completamente la Carta dei diritti fondamentali. La Polonia aderirà completamente alla Carta dei diritti fondamentali, senza alcun opt-out.

 
  
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  Alain Lamassoure (PPE-DE).- (FR) Signor Presidente, quale portavoce del partito francese di maggioranza, l’UMP, mi congratulo con la Presidenza portoghese e sono soddisfatto di questo accordo sul testo del Trattato. Esso dota l’Europa allargata delle norme di cui ha bisogno per funzionare in modo efficace e democratico.

In qualità di correlatore sulla nuova composizione del Parlamento europeo, sono inoltre lieto dell’approvazione del Consiglio sulla proposta di risoluzione a favore della quale il Parlamento ha votato l’11 ottobre. Con essa il Consiglio ha approvato la definizione che abbiamo dato di proporzionalità degressiva, la traduzione di tale principio in dati, l’impiego dei dati Eurostat al fine di valutare le popolazioni da tenere in considerazione e il desiderio di trovare un sistema più stabile dopo il 2009.

L’accordo del Consiglio è più di un consenso al 100 per cento; è un consenso al 101 per cento, poiché esso ha aggiunto un seggio da assegnare all’Italia, senza spiegarne il motivo. Ciò mi induce a fare due osservazioni.

La prima è, come lei ha affermato, signor Presidente, che tutti gli eurodeputati manterranno il diritto di voto, anche il Presidente e il 73esimo italiano, al contrario di una voce diffusa continuamente da qualcuno della stampa.

La mia seconda osservazione è che il 73esimo seggio assegnato all’Italia si allontana dal principio di proporzionalità degressiva contenuto nel Trattato, proposto dal Parlamento e accettato dal Consiglio. Pertanto, dobbiamo assicurarci che la decisione di applicare l’articolo 9 sia inattaccabile dinanzi alla Cote di giustizia europea e per questo motivo i relatori proporranno al Parlamento un progetto modificato che tenga conto delle volontà del Consiglio europeo.

 
  
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  Presidente. − Sinceri ringraziamenti anche a lei per la relazione sulla distribuzione dei seggi, nonché all’onorevole Severin. Avete svolto un ottimo lavoro in quest’Aula e vi abbiamo sostenuto nel 99 per cento del processo.

 
  
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  Bernard Poignant (PSE) .– (FR) Signor Presidente, “nulla è possibile senza gli uomini; nulla dura senza le istituzioni”. Così parlava Jean Monnet, e si applica molto bene alla nostra situazione.

E’ dunque perfetto il Trattato? Certamente no! Jean Monnet ha una risposta anche per questo. Per quanto riguarda il Trattato di Roma, ha scritto di non essersi domandato se il Trattato avrebbe potuto essere migliore poiché corrispondeva a tutto ciò che era possibile all’epoca e alla saggezza di quegli anni. 1957-2007. Stiamo correndo il rischio di ricominciare daccapo? No, ovviamente no. Non ci sarà un terzo Trattato. Una crisi è sufficiente. Due sono troppe. Di nuovo, Jean Monnet ha la risposta: “Ho sempre pensato che l’Europa si sarebbe formata attraverso le crisi e che sarebbe stata la somma delle soluzioni a tali crisi”. Questo è quello che è il Trattato.

Tuttavia, naturalmente non tutti sono d’accordo, dato che i nostri amici britannici sono così inclini agli opt-out. Vivo in una penisola, quindi comprendo le mentalità isolane. Tuttavia, Jean Monnet ha fatto questa esperienza nel 1951 con il carbone e l’acciaio. Non erano interessati, è stata formulata loro un’offerta, e hanno poi aderito. Ricordate Tony Blair. Ha firmato il Protocollo sulla politica sociale del Trattato di Maastricht. Siamo certi di trovare un collega britannico che firmi la Carta dei diritti fondamentali un giorno di questi. Siamo pazienti, e ricordiamo il diplomatico cinese che una volta ha detto di ammirare la saggia lentezza della costruzione dell’Europa. Andiamo avanti.

Naturalmente, vorrei concludere congratulandomi con la Presidenza portoghese e, in quanto eurodeputato francese, sono orgoglioso della mia Presidenza portoghese e delle circostanze che significano che adesso ci sembra di avere due al prezzo di uno!

 
  
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  Hartmut Nassauer (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, con un colpo solo l’Unione europea si è liberata dalla sua impasse costituzionale. La nuova Unione europea sarà maggiormente capace di agire, più democratica e più trasparente e si troverà nella posizione di svolgere i suoi doveri in modo più di successo sia al suo interno che nel mondo. Questo è positivo, e mi congratulo su questo aspetto con la Presidenza portoghese. Se affermo con orgoglio che la Presidenza del Consiglio tedesca era presente all’inizio del percorso verso Lisbona, spero non vi disturbi questa mia dichiarazione, da tedesco.

Tuttavia, non tutti i problemi sono stati risolti. L’assurdo episodio circa il mandato sul 751esimo seggio e i diritti di voto del Presidente lo rendono evidente. Non vi dovrebbe essere alcun dubbio sul fatto che il Consiglio non sia autorizzato a sottrarre il diritto di voto a un deputato eletto, indipendentemente dalla posizione. Sono lieto che sia il Presidente che i rappresentanti del Parlamento presso la Conferenza Intergovernativa lo abbiano chiarito rapidamente e concretamente.

Cionondimeno, esiste un problema. Riguarda la composizione del Parlamento, che resta poco chiara a partire dal 2014. Sono convinto che ciò richiederà la ricerca di un sistema che determini e governi la composizione del Parlamento secondo criteri oggettivi, senza tener conto dell’umore politico. Non può essere vero che il Consiglio distribuisce effettivamente i seggi in Parlamento come se fosse il signore del castello. Dobbiamo combattere contro questo fino al 2014.

Un progresso importante non è stato forse riconosciuto sinora in modo sufficiente: il rafforzamento del principio di sussidiarietà. E’ un passo molto importante nel coinvolgimento dei parlamenti nazionali nella responsabilità per la normativa europea per quanto riguarda la sussidiarietà. Quest’ultima e la richiesta che rafforzi la Comunità e non la indebolisca, signor Presidente della Commissione. Dovremo tutti lottare per questo in futuro. Posso semplicemente chiedere ai parlamenti nazionali di fare pieno uso di queste nuove opportunità!

(Applausi)

 
  
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  Richard Corbett (PSE).- (EN) Signor Presidente, anch’io accolgo con favore questo accordo che, nonostante qualche stranezza come il seggio aggiuntivo per l’Italia, è un buon pacchetto che merita la ratifica e che farà funzionare meglio l’Unione europea, migliorando al contempo la sua responsabilità democratica.

Consentitemi di soffermarmi nel mio minuto a disposizione su un secondo aspetto. L’onorevole Kirkhope ha appena domandato se abbiamo risposto alle domande poste a Laeken circa il rendere l’Unione europea più responsabile democraticamente e più vicina ai suoi cittadini. Direi che ci siamo di certo mossi in quella direzione. Ricordiamoci di una cosa: una volta che questo Trattato entra in vigore, nessuna normativa europea può essere adottata senza, primo, una precedente valutazione da parte di ogni parlamento nazionale, secondo, l’approvazione del Consiglio dei ministri composto dai ministri nazionali responsabili di fronte agli stessi parlamenti nazionali e, terzo, l’approvazione da parte di questo Parlamento europeo, con i suoi deputati eletti direttamente dai cittadini proprio per affrontare le questioni europee a livello europeo.

Questo è un livello di responsabilità che non esiste in nessun’altra struttura internazionale. Pensate all’Organizzazione mondiale del commercio, al FMI, alla Banca Mondiale, all’OCSE. Le nominate voi, nulla al di sopra del livello dello Stato nazione ha questo grado di responsabilità democratica. Coloro che sono realmente preoccupati per la responsabilità democratica nelle strutture internazionali dovrebbero concentrarsi su queste istituzioni e organizzazioni. Dovremmo essere orgogliosi di quanto stiamo realizzando nella nostra democratica Unione europea.

 
  
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  Bogdan Klich (PPE-DE).- (PL) Signor Presidente, abbiamo dunque un nuovo Trattato, e solo questo è motivo di soddisfazione. Tuttavia, esiste qualcos’altro di più importante, ossia che il Trattato sia valido. Lo è, in quanto risponde alle sfide che l’Europa si trova oggi di fronte.

Inoltre, soddisfa anche gli obiettivi che sono stati dichiarati obbligatori nella dichiarazione di Laeken sei anni fa. In linea con tali obiettivi, il Trattato definisce e semplifica il quadro istituzionale e il sistema giuridico dell’Unione. Rende democratica l’Unione europea rafforzando, tra l’altro, il ruolo legislativo del nostro Parlamento. Avvicina l’Unione ai cittadini, e uno dei modi in cui realizza ciò è attraverso l’iniziativa dei cittadini.

La domanda è, l’Unione, quale risultato del Trattato, assumerà un maggiore significato nel mondo e agirà in modo più efficace? Tuttavia, ciò non dipende unicamente dalle istituzioni introdotte o modificate dal Trattato; dipende prima di tutto dalla volontà politica dei leader degli Stati membri. Se quest’ultima dovesse mancare, tutte le riforme istituzionali non varrebbero nulla. Affinché il Trattato non rimanga una legge moribonda, un documento moribondo, desidero fare appello per una comunità costituita dalla volontà politica al momento della sua firma e dopo la sua ratifica.

 
  
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  Adrian Severin (PSE).- (EN) Signor Presidente, il testo del Trattato di riforma concordato al Vertice di Lisbona è un chiaro progresso, un passo avanti nella storia dell’integrazione europea, che desidero chiamare unificazione europea. Pertanto, dovrebbe essere salutato con soddisfazione.

Tuttavia, per quanto importante tale passo possa essere, non è l’ultimo. E’ fondamentale vedere ratificato il Trattato nel breve termine da tutti i 27 Stati membri. Dovrebbe ora essere chiaro a tutti, che non c’è stato alcun piano B e non c’è nessun piano C. Dopo la ratifica dobbiamo continuare, nel medio e nel lungo termine, con le necessarie riforme e politiche fino alla completa riconciliazione tra la storia e la geografia d’Europa raggiunte nell’ambito della democrazia transnazionale europea.

In questo momento di gioia, è inoltre fondamentale liberarsi di ogni ipocrisia e demagogia democratiche nonché ammettere che, in questo mondo complesso, la gestione politica necessita, più che mai, di una competenza professionale che non potrebbe essere oggetto di referendum. Dobbiamo chiedere alle persone di decidere, con un “sì” o un “no”, sui principi e i fondamentali, e non su tecnicismi sofisticati e compromessi complessi. Per il resto, dobbiamo rispettare il principio del mandato non obbligatorio.

D’altra parte, dobbiamo ammettere altresì che il progresso che celebriamo oggi è stato raggiunto a spese della trasparenza e della sincerità. La distanza tra le persone e noi, i leader politici, dopo Lisbona resta grande almeno quanto prima. Finché non colmiamo tale distanza, dobbiamo tenere chiuse le bottiglie di champagne.

 
  
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  Jan Zahradil (PPE-DE).- (CS) Signor Presidente, quale ex membro della convenzione sul futuro dell’Europa, quale unico parlamentare nazionale coinvolto nei negoziati nonché quale convinto oppositore della Costituzione sin dall’inizio, sono lieto di affermare che a Lisbona ha prevalso il buon senso, almeno in una certa misura.

Lo stesso concetto di una Costituzione europea è stato sbagliato sin dall’inizio. Sono soddisfatto che sia stato abbandonato e che il mio paese figuri tra quelli che hanno contribuito affinché ciò accadesse. L’Unione europea non è uno Stato, non lo sarà mai e quindi non può avere una costituzione. Deve essere costruita su un Trattato intergovernativo, attraverso cui gli Stati membri, gli Stati nazionali, restano le pietre angolari dell’intero processo dell’integrazione europea.

Per quanto riguarda il contenuto, ciascuno di noi apprezza o meno alcuni aspetti di esso. Da un lato, mi fa personalmente piacere il rafforzamento del ruolo dei parlamenti nazionali e degli esecutivi nazionali attraverso la cosiddetta clausola di flessibilità. Ciò che non gradisco, al contrario, è la riduzione del diritto di veto nazionale. Tuttavia, essendo realista, sono consapevole che abbiamo raggiunto i limiti del possibile.

Ciò che ritengo comunque importante è il fatto che, per la primissima volta nella storia dell’Unione europea, un concetto artificiale elaborato al tavolo verde debba in qualche modo essere rielaborato dopo essere stato sperimentato nella realtà. Ciò mi induce a sperare che l’Unione europea continuerà in futuro a dimostrare che può abbandonare certi concetti che provano la sua inadeguatezza tra cui, secondo me, l’obsoleto modello federalista che ha 50 anni. Ciò mi induce a sperare inoltre che l’Unione europea sarà in grado di dirigersi verso un’autentica organizzazione intergovernativa flessibile e decentralizzata che possa affrontare le sfide del XXI secolo.

Signor Presidente, ritengo, tuttavia, che il Parlamento non soccomberà di fronte alla tentazione di far risorgere un’idea costituzionale già morta, poiché dimostrerebbe semplicemente di essere una torre d’avorio.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE).- (PL) Signor Presidente, non pensavo che lo scorso fine settimana si sarebbe concluso in modo così positivo.

In primo luogo, al Vertice di Lisbona abbiamo adottato un nuovo Trattato di riforma, che è un successo enorme, e porgo le mie calorose congratulazioni al Primo Ministro José Sócrates, al Presidente Barroso e ovviamente a tutti noi. Ne è uscito senza nessun tentativo di veto o ulteriori battaglie sulla sua versione finale. Dal mio punto di vista significa che l’Unione europea è uscita dalla sua crisi istituzionale.

In secondo luogo, ci sono buone notizie dal mio paese, in cui negli ultimi giorni la rimozione dal potere di un governo antieuropeo e di estrema destra è un successo innegabile. La posizione del popolo polacco è la conferma di quanto ho molte volte affermato: la maggior parte dei polacchi sostiene l’integrazione europea; i polacchi desiderano che la Polonia sia un partner, non un oppositore dell’Unione europea.

Senza dubbio, simili eventi infondono ottimismo circa il futuro del nostro progetto comune europeo. Ritengo che l’Unione europea sia pronta ad affrontare le sfide del futuro e, come ha osservato correttamente il Presidente Sócrates, è adesso una struttura più solida e più coesa al suo interno, nonché un partner decisamente più potente in sede di negoziati nei rapporti globali internazionali. Le posizioni del Presidente in carica del Consiglio e dell’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune sono un’arma potente che, se sfruttata appieno, può rafforzare in modo positivo l’immagine dell’Unione europea.

Uno dei successi più importanti di questo accordo è inoltre che la Carta dei diritti fondamentali ha acquisito un carattere giuridicamente vincolante. Auspico che il nuovo governo polacco ritiri la decisione di escludere i cittadini polacchi dalle disposizioni del IV capitolo della Carta, intitolato Solidarietà. Questo capitolo contiene disposizioni relative ai diritti di lavoratori e sindacati particolarmente cari ai polacchi e alla sinistra europea.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, vorrei congratularmi con la Presidenza portoghese per un eccellente risultato in queste circostanze. Ma c’è qualcosa che dobbiamo tener presente: l’obiettivo fondamentale della convenzione sul futuro dell’Europa deve ancora essere realizzato, ossia colmare la distanza tra le istituzioni e i cittadini europei. Ora abbiamo i mezzi per applicare le nostre politiche comuni europee. Ciò di cui abbiamo bisogno è la volontà politica e la determinazione. Adesso tutto si incentra sull’attuazione, e vi sono due principi su cui occorre basare la nostra attuazione di questo Trattato di Lisbona: primo, la sussidiarietà.

Definire le competenze dell’Unione europea è chiaramente un risultato molto incoraggiante, collegato al ruolo maggiore e alla responsabilità dei parlamenti nazionali, poiché i nostri cittadini dovrebbero comprendere che la Comunità europea affronterà i suoi problemi in modo efficace e, al contempo, si asterrà dall’interferire nelle loro vite qualora non sia necessario.

Il secondo principio riguarda la solidarietà, che è un valore fondamentale della Comunità europea. L’accordo sulla proporzionalità degressiva per formare il futuro Parlamento europeo è una chiara espressione di questa solidarietà, e sono grato per questo. Un’altra importante prova di tale solidarietà sarà la creazione della politica estera comune sulla sicurezza energetica, come proposto lo scorso mese dal Parlamento europeo, oltre a un alto rappresentante speciale per l’energia che collabori con l’alto rappresentante per gli affari esteri.

Infine, desidero citare un’espressione positiva di solidarietà quando, lo scorso maggio a Samara, il Presidente Barroso disse al suo omologo russo che nell’accordo di solidarietà dell’Unione europea, la Polonia e l’Estonia sono importanti come la Germania e il Portogallo.

 
  
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  Jerzy Buzek (PPE-DE).- (PL) Signor Presidente, a seguito del Vertice di Lisbona, la discussione sul Trattato europeo può ritenersi chiusa, in quanto adesso abbiamo un obiettivo supremo: ratificare il Trattato al più presto e nel modo più efficiente possibile.

Su questo aspetto il Parlamento ha un ruolo da svolgere: vi prego di ricordare che, in base al Trattato, abbiamo una maggiore importanza di quanta non ne avessimo in precedenza. Ci sono tre punti da considerare: la descrizione del ruolo e dei compiti dell’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune nonché il problema della sua elezione, essendo questa una decisione congiunta con il Consiglio europeo dal 1° gennaio 2009. Dobbiamo prepararci per tale decisione congiunta in molti ambiti, in primo luogo la sicurezza e l’amministrazione della giustizia. Inoltre, dobbiamo svolgere una discussione politica intesa a definire i principi in base ai quali agirà il Presidente del Consiglio europeo, con un particolare riferimento ai suoi rapporti con il Parlamento.

La cosa più importante, tuttavia, è la ratifica, che dipende in gran parte da noi eurodeputati. Si svolgerà in diverse modalità in ciascun paese. Dobbiamo trovare modi di persuadere i cittadini che questo è un successo non solo per l’Unione, non solo per i politici, ma soprattutto per loro. Questo è il nostro compito principale: la ratifica. Grazie e congratulazioni.

 
  
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  José Sócrates, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero ringraziarvi per l’eccellente discussione che abbiamo svolto sul Vertice e il Trattato di Lisbona.

Innanzi tutto, si dica ciò che si vuole su questo nuovo Trattato, ma una cosa che non si può negare è che un suo risultato diretto è che l’Europa è più forte. Il presente Trattato afferma i valori europei, i valori positivi che sono sempre stati la base del progetto di integrazione europea. Esso promuove l’economia europea e crea le condizioni affinché l’Europa svolga meglio il suo ruolo del mondo.

Come molti hanno osservato, è un Trattato che rende le istituzioni europee e le attività politiche più democratiche, dotando inoltre l’Unione europea a 27 di un processo decisionale più efficace. Coloro che apprezzano la democrazia, apprezzano anche che essa venga considerata un metodo che consente un processo decisionale efficace, e tutti coloro che seguono la vita politica europea comprendono che l’Europa ne ha bisogno.

Infine, vorrei dire a chiunque abbia dubbi sul Trattato e la capacità dell’Europa, di svegliarsi di fronte alla realtà; il mondo ha già raggiunto la sua conclusione sul Trattato. L’Europa è diventata più forte, maggiormente in grado di rispondere alle sfide globali, e da Lisbona il mondo guarda all’Europa nella speranza che assuma nuovamente il suo ruolo nel mondo.

No, questo Trattato significa progresso per noi. Altre persone lo hanno già affermato relativamente all’Europa: no, non dubitate; svegliatevi, siamo più forti. L’Europa è più sicura di sé dall’accordo di Lisbona e si trova ora nella posizione di adottare un approccio sul futuro; può spostarsi dal difensivo all’offensivo.

L’onorevole Graham Watson è stato così gentile da citare Pessoa nel suo discorso. Desidero ringraziarlo molto per la sua personale gentilezza, poiché Pessoa è uno dei nostri grandi poeti e vorrei citarlo nuovamente: egli una volta parlò di “nostalgia del futuro”. Anch’io, quale europeo, sono un nostalgico del futuro e del tempo in cui l’Europa ha discusso del futuro, ha dimostrato una leadership, e sono un nostalgico di quei giorni e ritengo che questo Trattato offra le condizioni che consentano all’Europa di realizzarlo.

Se me lo consente, signor Presidente, vorrei chiarire due aspetti: il primo riguarda il Presidente del Parlamento, e dire ai deputati che non è mai stata intenzione di nessuno far sì che il Consiglio potesse proporre che il Presidente del Parlamento perdesse il diritto di voto. Il Presidente manterrà certamente tale diritto; non so in quale modo sia sorta quest’idea sbagliata, ma quanto il Consiglio ha deciso è che questo Parlamento avrà 751 deputati (750 più il Presidente). Inoltre, vorrei dichiarare che la clausola di Ioannina è stata disgiunta, come ho sempre detto che sarebbe stata. Ioannina deve essere giuridicamente vincolante, ma non dovrebbe essere contenuta nel Trattato, e la soluzione alla quale siamo giunti di una dichiarazione più un protocollo è del tutto in linea con il mandato che ci è stato assegnato.

Anch’io desidero elogiare la Presidenza precedente, come ho sempre fatto e sempre faccio allo stesso modo. Nel corso dell’intero processo di questo Trattato ci sono stati due momenti decisivi. Il primo è giunto l’ottobre scorso quando Angela Merkel ha deciso di fare del Trattato la questione principale della sua Presidenza e di quelle future. Tale iniziativa necessitava di coraggio politico ed è stato un rischio politico. All’epoca nessuno pensava che avrebbe avuto molte possibilità di successo. Lo chiamo momento decisivo poiché l’Europa aveva bisogno di tornare alla politica nonché al coraggio e al rischio politico. L’altro momento decisivo, come ho affermato in precedenza, è avvenuto quando abbiamo deciso, cogliendo l’opportunità dell’ultimo Consiglio, di raggiungere un accordo a ottobre anziché lasciarlo per dicembre.

Infine, signor Presidente, desidero concludere dicendo che certamente molte persone, e molte in Europa, che non hanno mai creduto nell’Europa non sono soddisfatte di questo Trattato come non lo sarebbero state di qualsiasi altro. Tuttavia, forse ce ne sono alcuni che ne avrebbero voluto uno diverso e con loro vale la pena instaurare un dialogo, dire loro che a questo punto l’alternativa è stata o avere questo Trattato o rimanere in uno stato di crisi istituzionale.

Penso che tutti coloro che comprendono che un politico deve affrontare la realtà e non la fantasia, sosterranno quanto è stato deciso a Lisbona. Per quanto riguarda la ratifica, desidero essere chiaro sul fatto che è di competenza di ciascun paese. Tuttavia, ciò che non posso accettare in qualità di democratico è che coloro che sostengono i referendum nazionali lo facciano cercando di sminuire la rappresentanza democratica, mettendo in dubbio la legittimità della ratifica parlamentare.

(Applausi)

Sono un democratico e l’Europa è democratica, ed essendo democratici noi lasciamo ogni paese libero di stabilire il miglior metodo di ratifica.

Infine, signor Presidente, onorevoli deputati, sì, sono orgoglioso e, sì, sono molto soddisfatto, sì, mi sento onorato di aver partecipato, assieme a molti altri, a un momento storico e decisivo, il momento in cui il Trattato di Lisbona è nato, poiché significa che l’Europa andrà avanti.

(Vivi applausi)

 
  
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  Presidente. − Signor Presidente in carica del Consiglio, anch’io desidero porgere sinceri ringraziamenti in particolare al ministro degli Esteri Luís Amado, a Manuel Lobo Antunes, all’ambasciatore Mendonça e Moura nonché ai servizi giuridici coordinati da Jean-Claude Pires.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione.(EN) Signor Presidente, l’onorevole Thyssen ha formulato una domanda specifica: possiamo compiere progressi a partire da ora sino alla ratifica finale? Come ho affermato, è realizzando risultati per i cittadini europei che possiamo contribuire alla creazione del giusto contesto politico inteso a facilitare la ratifica.

Sarebbe un errore rallentare il nostro compito, e sarebbe contrario alla strategia del doppio binario fondamentale per la Commissione, che ha dichiarato che dovremmo risolvere al contempo i problemi di politica istituzionale e raggiungere risultati concreti per i nostri cittadini. Al contrario, questa Commissione, e sono sicuro anche questo Parlamento, dovrebbero essere attivi, e dovremmo esserlo ancora di più assieme, nella promozione di un’agenda dei cittadini europei.

La seconda questione riguarda la comunicazione e la democrazia. La comunicazione relativa a un Trattato e alla sua spiegazione al nostro pubblico è innanzi tutto responsabilità delle autorità nazionali. Tuttavia, è anche un compito delle istituzioni europee. Concordo con quanto affermato dall’onorevole Queiró circa l’importanza del ruolo del Parlamento europeo su tale questione. Noi della Commissione siamo pronti ad assumerci la nostra responsabilità in stretta cooperazione con gli Stati membri e il Parlamento europeo.

Concordo con i punti sollevati relativamente alla sussidiarietà dagli onorevoli Kelam e Nassauer. E’ molto importante sottolineare il valore aggiunto, in termini di democrazia, di questo Trattato. Rende l’Europa più democratica e affidabile ponendo inoltre una più forte enfasi sulla sussidiarietà. La sussidiarietà è un modo di rafforzare l’Europa e le istituzioni europee, non di indebolirle, poiché collaborando strettamente con i cittadini acquisiscono maggiore legittimità e possono adottare decisioni migliori.

Ritengo inoltre che sia corretto spiegare nelle nostre comunicazioni, come sottolineato dall’onorevole Corbett, la nuova dimensione democratica. Noi nell’Unione europea siamo orgogliosi di avere questo tipo di sistema democratico. Lo possiamo sempre migliorare, ma non esiste altro luogo nel mondo in cui vi sia una simile partecipazione democratica a livello transnazionale come nell’Unione europea.

Inoltre, in termini di comunicazione, dovremmo palesare la nostra rafforzata capacità di agire a nome dei cittadini in ambiti attinenti alle loro preoccupazioni, come la protezione climatica, l’energia e la migrazione. Queste sono preoccupazioni concrete per i nostri cittadini e ce ne stiamo occupando. Sempre in termini di comunicazione, dovremmo sottolineare anche la rafforzata capacità di agire sulla scena internazionale.

Infine, vorrei porre in rilievo un punto chiarito dall’onorevole Poignant, che ringrazio per aver sottolineato l’importanza di Jean Monnet. E’ vero che non è un Trattato perfetto, ma a volte le persone dicono che stiamo abbandonando i valori e l’impegno dei padri fondatori. Non è vero. Stiamo facendo ciò che Jean Monnet e molti altri hanno affermato, ossia costruire pas à pas (passo dopo passo) questo progetto comune, e dobbiamo farlo riconoscendo adesso che dobbiamo impegnarci con i nostri cittadini, e dobbiamo realizzare i nostri compiti concreti, nonché raggiungere risultati concreti.

Il Vertice di Lisbona, nel concentrarsi sul Trattato e le istituzioni nonché, il secondo giorno, mostrando la strada verso la globalizzazione, oltre al modo in cui possiamo insieme rafforzare la nostra capacità di agire al fine di affrontare la sfida della globalizzazione, ha di fatto fissato l’agenda per il futuro dell’Europa. E’ stato pertanto un grande successo, e la Presidenza portoghese, gli Stati membri, il Parlamento europeo e la Commissione dovrebbero celebrare realmente questo fatto e guardare al futuro con rinnovata fiducia.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. − Molte grazie, signor Presidente della Commissione. Questa discussione ha dimostrato che possiamo credere nel futuro del nostro continente europeo. Dovremo essere ancora più impegnati nel lavoro verso tale obiettivo. Molte grazie.

La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. (FR) Le mie prime parole saranno di congratulazioni per i leader degli Stati membri per l’accordo storico cui sono giunti a Lisbona, che pone fine a numerosi anni di incertezza istituzionale. Accolgo con favore l’inflessibile lavoro di audacia, saggezza e pragmatismo del Presidente francese Nicolas Sarkozy, e dell’eccellente Presidenza tedesca di Angela Merkel nella prima metà del 2007 in cui ha posto l’agenda istituzionale in carreggiata. Desidero aggiungere a queste congratulazioni l’apprezzamento per l’eccellente e immenso lavoro svolto dal presidente Valéry Giscard d’Estaing. Tale accordo include gli importanti progressi politici del vecchio testo: una Presidenza stabile per l’Unione europea, una persona responsabile per la diplomazia europea, e un nuovo meccanismo di votazione con l’estensione del voto a maggioranza qualificata, rafforzando al contempo i poteri del Parlamento europeo. Mi dispiace che i simboli dell’Unione europea (la bandiera, l’inno e il motto) siano stati abbandonati. Il presente Trattato tiene conto anche dei messaggi trasmessi dai cittadini francesi e olandesi che hanno respinto il vecchio Trattato, in quanto non mantiene il carattere costituzionale del testo originale, e non incide nella pietra dei Trattati dell’Unione europea una raccolta di politiche pubbliche europee che invece dipendono dal funzionamento attuale della democrazia europea.

 
  
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  Alexandra Dobolyi (PSE), per iscritto.(HU) Ritengo che sia un passo importante che i politici presenti a Lisbona, consapevoli della loro responsabilità e mettendo da parte le loro storiche rivendicazioni, abbiano raggiunto un accordo su un Trattato che ha richiesto sei lunghi anni per essere prodotto, e che determinerà il futuro dell’Europa e creerà un quadro che le consentirà di funzionare in modo efficace.

È importante che il processo di ratifica di questo documento, che deve essere firmato il 13 dicembre di quest’anno, proceda senza ostacoli negli Stati membri. E’ essenziale che il Parlamento europeo continui a garantire il suo sostegno per il Trattato di riforma, e sempre in quest’Aula richiamiamo l’attenzione degli Stati membri sull’importanza del processo di ratifica.

L’Ungheria ha sempre appoggiato fermamente il processo costituzionale e creduto che presto o tardi gli Stati membri avrebbero trovato una voce comune e sarebbero riusciti a continuare con il processo di integrazione europea.

Quale membro della commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo, ritengo sia importante sottolineare che il documento adottato può contribuire in modo positivo a rendere la politica estera dell’Unione europea più efficace, nonché rafforzare la sua efficacia sulla scena diplomatica internazionale. Tuttavia, il Trattato di riforma non dovrebbe apportare cambiamenti solo in ambito di politica estera, ma anche su numerose altre questioni vitali per l’effettivo funzionamento dell’Unione europea. Per esempio, crea la possibilità che il nuovo Parlamento europeo e la Commissione europea, che saranno formati nel 2009, saranno in grado di iniziare le attività su una base più efficace, trasparente e democratica.

Questo successo comune necessitava in primo luogo e soprattutto della volontà politica di intraprendere un’azione congiunta, pertanto adesso esultiamo per il Trattato, ma nell’interesse di garantire l’esito positivo del processo che non dobbiamo fermare a questo punto; dobbiamo proseguire nei nostri sforzi congiunti intesi a garantire che il processo di ratifica sia portato a una conclusione di successo.

 
  
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  Jules Maaten (ALDE), per iscritto.(NL) Al fine di raggiungere un accordo sul Trattato di riforma, sono stati elargiti troppi doni dietro le porte chiuse di Lisbona: l’Italia riceve un seggio aggiuntivo nel Parlamento europeo e la Bulgaria il cirillico “evro”, la Polonia può continuare a bloccare il processo decisionale per alcuni anni a venire, e l’Austria può escludere gli studenti tedeschi dalle sue università. Queste trattative sono medievali nonché contrarie ai nostri tentativi intesi a una maggiore trasparenza nell’Unione.

Tuttavia, possiamo essere lieti che finalmente, dopo anni di discussione, abbiamo raggiunto un punto di accordo, poiché questo Trattato è un miglioramento della situazione attuale. Non è il più elegante degli accordi, ma garantisce maggiore democrazia in Europa. Conferisce maggiore influenza al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali, consentendo ai cittadini europei di esercitare un’influenza più diretta sulla politica. Soddisfa la necessità di politiche comuni estere e in materia di energia. Una rigorosa entrata in vigore dei criteri di Copenaghen è una necessità, e infine viene conferita maggiore responsabilità democratica attraverso l’introduzione del “cartellino arancione”, che offre ai parlamenti nazionali l’opportunità di contestare la normativa europea in base alla sussidiarietà.

 
  
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  Witold Tomczak (IND/DEM), per iscritto. –(PL) La verità sul Trattato di riforma è la stessa di quella della Costituzione europea. Questi atti trasformano l’organizzazione internazionale che è la Comunità europea, nonché l’unione tra i suoi Stati membri che è l’Unione europea, in un superStato continentale. Determinano inoltre un riconoscimento di questo superStato (attraverso l’adesione alla Convenzione europea di diritti umani del 1950, di cui possono far parte solo gli Stati). Aprono un nuovo percorso per la creazione di un diritto europeo unico senza il coinvolgimento degli Stati membri (attraverso l’interpretazione della Carta dei diritti fondamentali da parte della Corte di giustizia europea). Si potrebbe impiegare molto tempo nell’elencare esempi di pari significato.

In considerazione di tale situazione, ci siamo imbattuti nella questione delle garanzie dei diritti dei popoli d’Europa nel nuovo superStato, poiché sinora sono stati gli Stati membri che hanno costituito queste garanzie per i loro cittadini. Tale problema non è stato per niente affrontato nel Trattato di riforma. Siccome i diritti dei popoli non sono altro che diritti umani elevati al livello della vita comunitaria, a causa del progetto di istituire un superStato, stiamo affrontando una crisi dei diritti umanitari in Europa.

Dobbiamo pertanto rifiutare il Trattato di riforma e cominciare un lavoro fondamentale su un sistema che garantisca i diritti dei popoli in base alle condizioni dell’integrazione europea. Se non lo facciamo, l’Europa sarà minacciata da un’altra esplosione di totalitarismo.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. Alejo VIDAL-QUADRAS
Vicepresidente

 

8. Ordine del giorno
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  Presidente. − Onorevoli colleghi, con il consenso dei gruppi politici, e in conformità del Regolamento, propongo le seguenti modifiche all’ordine del giorno della tornata attuale.

In primo luogo, propongo di rinviare alla prossima tornata a Bruxelles la votazione sulle proposte di risoluzione presentate a conclusione del dibattito sul Vertice UE/Russia.

 
  
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  Graham Watson a nome del gruppo ALDE. (EN) Signor Presidente, sollevo una mozione di procedura in virtù dell’articolo 166, e con riferimento agli articoli 45, 77, 89, 113 e 155. Ieri abbiamo preso la decisione che avremmo avuto una risoluzione sul Vertice UE-Russia questa settimana, e il mio gruppo ritiene che dovremmo rispettarla. So che si tenta di votare nuovamente tale decisione, ma auspico che l’Assemblea allontani ragionevolmente un così meschino approccio alla politica.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. −Vi sono altre osservazioni?

 
  
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  Hannes Swoboda a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, questo ora riguarda anche gli onorevoli colleghi. Non siamo stati informati di tale richiesta. Ieri si è verificato un problema di comunicazione. Né il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei né il mio gruppo sono stati informati al riguardo. Questo è inoltre il motivo per cui ci sentiamo alquanto ignorati e ci asteniamo dalla votazione. Questa mattina, entrambi, cioè io e il collega onorevole Daul, abbiamo presentato la proposta di sviluppare ulteriormente questa risoluzione con attenzione. Rileviamo il desiderio di una risoluzione e lo accettiamo a condizione che si elabori con attenzione. A seguito del Vertice, dovremo inoltre avere a disposizione tutte le informazioni, quindi il deferimento della proposta fino a dopo il Vertice.

 
  
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  Daniel Cohn-Bendit a nome del gruppo Verts/ALE. (DE) Signor Presidente, non so quanto siano forti le comunicazioni all’interno dei grandi gruppi. Abbiamo sempre detto di volere una risoluzione, e le segreterie generali sono state informate. Abbiamo affermato che se vi dichiarate chiaramente contro tutto questo, dovremo farlo noi nel corso della votazione di lunedì mattina, come è nostro diritto. Lo abbiamo sempre detto e se non vi è stato comunicato, non è un nostro problema, ma vostro.

Per quanto riguarda il contenuto: una nuova legge contro gli estremisti, per esempio, è stata adottata in Russia nelle ultime settimane che limita palesemente le libertà di stampa e di opinione. Pertanto, vogliamo che venga adottata una risoluzione prima del Vertice al fine di consentire all’Unione europea di dichiarare la nostra posizione sulla situazione in Russia attraverso tale risoluzione. Dovremo essere ancora in grado di redigere una risoluzione sui risultati successivi al Vertice, ma questo Parlamento, che intende essere politico, dovrebbe adottare a maggioranza anche la libertà politica di espressione prima del Vertice, al fine di dimostrare al continente russo che qui, nel Parlamento europeo, pensiamo alla libertà e alla democrazia.

(Applausi)

 
  
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  Martin Schulz (PSE).- (DE) Signor Presidente, tutti noi vorremmo ovviamente essere d’accordo con questo. L’onorevole Cohn-Bendit ha dichiarato precisamente ciò a cui stiamo pensando tutti. Tuttavia, in quest’Aula esiste un regolamento, non solo perché vogliamo tormentare le persone, ma perché anche i grandi gruppi con oltre 200 membri hanno problemi, che forse voi avete in misura inferiore, onorevole Cohn-Bendit, nel vostro gruppo più piccolo, in particolare per il fatto che dobbiamo essere in grado di consultarci l’uno con l’altro. Quando aggiungo ai membri del mio gruppo quelli del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei, ci sono oltre 450 deputati in quest’Aula che necessitano di un po’ di tempo per le consultazioni.

Pertanto, vorrei formulare la seguente proposta: che la Commissione e il Consiglio possano proseguire da quanto affermato qui dall’onorevole Cohn-Bendit, ossia che diremo alla parte russa che consideriamo questa legge non equa e che dovrebbe essere ritirata. Questa è certamente una dichiarazione della volontà dell’intero Parlamento europeo, che è stata già chiarita nel corso di questa discussione.

Tuttavia, una risoluzione che contiene 60-70 articoli deve poter essere discussa un po’ e solo facendolo funzionerà. Chiediamo pertanto la discussione, la proposta di risoluzione, e quindi la votazione nel corso della prossima seduta. Questo è di fatto un compromesso leale. Vi prego di approvarlo!

 
  
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  Presidente. − Onorevoli colleghi, in conformità del nostro regolamento, la mozione sollevata dall’onorevole Watson è corretta e ben disciplinata dallo stesso regolamento. Tuttavia, è evidente che vi è una divergenza di opinioni su questa questione.

In virtù del regolamento, risolveremo il problema nell’unico modo in cui possiamo, ossia sulla base del fatto che il Parlamento è sovrano. Pertanto, svolgeremo due votazioni: nella prima si voterà per decidere se volete votare su questo problema. Se il risultato sarà negativo, lasceremo l’agenda così com’è e non vi saranno modifiche. Se stabilite di voler votare, allora voteremo sull’argomento, se la votazione sulle proposte di risoluzione sarà rinviata o meno.

Pertanto, sottopongo a votazione la questione se il Parlamento intende votare sull’argomento.

(Il Parlamento ha deciso di votare sulla questione)

Di conseguenza, pongo in votazione la proposta che vi ho presentato, ossia di procedere alla votazione sulle proposte di risoluzione sul Vertice UE-Russia, alla prossima tornata a Bruxelles. Coloro che votano a favore, voteranno affinché questa votazione venga rinviata alla prossima tornata, e coloro che voteranno contro, saranno favorevoli a mantenere l’ordine del giorno così com’è.

(Il Parlamento approva la proposta)

In secondo luogo, propongo che le seguenti due relazioni, attualmente iscritte alla discussione di giovedì tra le 15.00 e le 16.00, vengano iscritte senza discussione al turno di votazioni di giovedì a mezzogiorno:

– la relazione dell’onorevole Margie Sudre, a nome della commissione per la pesca, sulla proposta modificata di regolamento del Consiglio relativo alla conclusione di un Accordo di partenariato nel settore della pesca tra la Comunità europea e la Repubblica del Madagascar [COM(2007)0428 – C6-0064/2007 – 2007/0006(CNS)], e

– la relazione dell’onorevole Emanuel Jardim Fernandes, a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo alla conclusione di un Accordo di partenariato nel settore della pesca tra la Comunità europea e la Repubblica del Mozambico [COM(2007)0472 – C6-0284/2007 – 2007/0170 (CNS)].

Se non vi sono osservazioni, includeremo queste votazioni direttamente nel tempo delle votazioni di giovedì a mezzogiorno.

 
  
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  Christopher Beazley (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, sollevo una mozione di procedura sulla stessa base giuridica dell’onorevole Watson. Desidero semplicemente sottolineare che abbiamo svolto una discussione molto importante sull’aumento della democrazia all’interno dell’Unione europea. Questa tattica che, apparentemente, ha appena avuto successo, dimostra che la democrazia, persino in quest’Aula, deve essere estesa ulteriormente. Posso dire, quale membro di un gruppo grande, il gruppo PPE-DE, del quale sono estremamente orgoglioso di far parte, che la responsabilità di non sostenere una risoluzione è stata rimessa agli altri gruppi. Ho quindi scoperto che era un accordo dei due gruppi più grandi. Piuttosto evidentemente, è un modo poco soddisfacente di procedere.

Accetto la decisione. La mia raccomandazione pratica a lei, signor Presidente, sarebbe quella di garantire che il Presidente in carica del Consiglio e il Presidente della Commissione presentino al Presidente Putin il resoconto integrale della discussione sul Vertice UE-Russia, al più presto.

(Applausi)

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, per quanto riguarda l’iscrizione delle relazioni sulla pesca, non so se è stato un errore di interpretazione, ma lei ha dichiarato che sarebbe con discussione, e all’ordine del giorno di giovedì mattina. Sarà senza discussione. Pertanto ritengo sia stato un errore dell’interprete.

 
  
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  Presidente. − Onorevoli colleghi, proponiamo che vengano iscritte direttamente al turno di votazioni di giovedì a mezzogiorno. Sono attualmente iscritte alla discussione di giovedì tra le 15.00 e le 16.00. Proponiamo pertanto che vengano iscritte alle votazioni di giovedì a mezzogiorno, senza discussione.

(Il Parlamento approva la proposta)

 

9. Turno di votazioni
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.

(Per i risultati dettagliati della votazione: vedasi processo verbale)

 

9.1. Conclusione del protocollo all’accordo di associazione CE/Cile per tener conto dell’adesione all’UE della Bulgaria e della Romania (votazione)
  

- Raccomandazione Helmuth Markov (A6-0361-2007)

 

9.2. Accordo di cooperazione scientifica e tecnica tra la CE e la Svizzera (votazione)
  

- Relazione Angelika Niebler (A6-0377/2007)

 

9.3. Protezione comunitaria dei ritrovati vegetali (votazione)
  

- Relazione Neil Parish (A6-0373-2007)

 

9.4. Ratifica da parte della Slovenia del Protocollo del 12 febbraio 2004 recante modifica della Convenzione di Parigi del 29 luglio 1960 sulla responsabilità civile nel settore dell’energia nucleare (votazione)
  

- Raccommandazione Giuseppe Gargani (A6-0369-2007)

 

9.5. Approvazione del primo e del secondo emendamento alla convenzione di Espoo dell’UNECE (votazione)
  

- Relazione Miroslav Ouzký (A6-0395-2007)

 

9.6. Convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee (votazione)
  

- Relazione Jean-Marie Cavada (A6-0360-2007)

 

9.7. Infrastruttura di comunicazione per l’ambiente del sistema di informazione Schengen (SIS) (decisione) (votazione)
  

- Relazione Carlos Coelho (A6-0357-2007)

 
  
  

- Prima della votazione:

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), relatore. – (PT) Signor Presidente, poiché siamo in ritardo, solo tre brevi osservazioni: in primo luogo, il Parlamento deplora il rinvio di SIS II; in secondo luogo, il Parlamento sta affrontando una situazione di emergenza, poiché se non decidiamo adesso, gli Stati membri dovranno ristabilire le frontiere interne, il che è inaccettabile; in terzo luogo, il Parlamento preferisce la soluzione tecnica di estendere l’accordo con la rete SISNET e ritiene che la soluzione alternativa dell’accordo con la rete s-Testa sia una soluzione dannosa in termini finanziari, ma purtroppo dobbiamo mantenerle entrambe sul tavolo onde evitare l’aumento di frontiere che nessuno desidera.

 

9.8. Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (votazione)
  

- Relazione Reimer Böge (A6-0378/2007)

 

9.9. Direttiva quadro sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi (votazione)
  

- Relazione Christa Klaß (A6-0347-2007)

 
  
  

- Prima della votazione:

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, sollevo una mozione di procedura in virtù dell’articolo 166, per appellarmi all’articolo 37, paragrafo 1, del nostro Regolamento.

L’articolo 37, paragrafo 1, riguarda l’accesso ai documenti e la fornitura di informazioni a questo Parlamento. Nel periodo precedente a questa votazione sui pesticidi, molti, se non tutti, in quest’Aula sono stati bombardati di e-mail che ci chiedevano di votare a favore di emendamenti che andassero persino oltre quanto la Commissione avrebbe desiderato. Queste e-mail provenivano da un’organizzazione chiamata Pesticide Watch, e le organizzazioni che la compongono hanno ricevuto ingenti finanziamenti dalla Commissione europea, ossia una parte degli 11,7 milioni di euro spesi lo scorso anno sotto la linea di bilancio relativa al programma d’azione comunitario che promuove le organizzazioni non governative (ONG) attive in primo luogo nel campo della tutela ambientale del programma Life+.

In virtù dell’articolo 37, paragrafo 1, posso domandare circa i diversi scambi avvenuti tra la Commissione e queste ONG, che hanno esercitato pressione su di noi su tutte queste questioni? Questo lobbismo a pagamento ha certamente portato a un aumento nel numero di e-mail ricevute dagli eurodeputati, ma non è certamente corretto che una DG della Commissione impieghi ingenti somme del denaro dei contribuenti, e che abusi del ruolo delle ONG, al fine di cercare di cambiare le opinioni dei parlamentari e della principale DG della Commissione sull’argomento.

(Vivi applausi a destra)

 
  
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  Presidente. − Onorevole Heaton-Harris, trasmetteremo la sua osservazione.

 

9.10. Commercializzazione di prodotti fitosanitari (votazione)
  

- Relazione Hiltrud Breyer (A6-0359/2007)

 
  
  

- Dopo la votazione sull’emendamento n. 243:

 
  
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  Graham Booth (IND/DEM).- (EN) Signor Presidente, in base a una mozione di procedura, questo è un fiasco completo e dovremmo passare al voto completamente elettronico. E’ assolutamente ridicolo!

(Applausi)

 
  
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  Presidente. − Onorevole Booth, non è un fiasco. Ci sono stati errori che nel corso di una votazione di questa durata sono statisticamente normali. Come sono ridicoli gli interventi come i suoi.

(Applausi)

- Prima della votazione sulla risoluzione legislativa:

 
  
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  Edward McMillan-Scott (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, in base a una mozione di procedura, non voglio dilungarmi sull’argomento, e lei è troppo educato nel dire questo, ma esiste un articolo che consente al Presidente che sta conducendo una votazione, quando presentata con una votazione di una simile durata (otto pagine di trenta votazioni separate) di rimetterla all’Assemblea e che la relazione venga rinviata alla commissione per essere riesaminata e ripresentata. Ritengo dovremmo applicare quest’articolo più spesso.

(Applausi)

 
  
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  Hannes Swoboda a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, lei ha svolto un ottimo lavoro e si è guadagnato un buon pranzo, come noi. Dovremmo rinviare la votazione a domani.

 
  
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  Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, sono le 14.00, dovremmo interrompere la votazione. Mi dispiace, mi dispiace davvero che una relazione come questa debba giungere in plenaria. Propongo che la prossima volta venga svolto più lavoro su di essa in sede di commissione e che in futuro, nel programma di riforma del Parlamento, vengano riesaminate tali norme. Non possiamo continuare a lavorare in questo modo.

(Applausi)

 
  
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  Daniel Cohn-Bendit (Verts/ALE).- (FR) Signor Presidente, ritengo che quanto affermato dall’onorevole collega sia piuttosto corretto, ma avrebbe dovuto ammettere che è stato il suo gruppo a non rispettare il lavoro in sede di commissione e che oggi ha presentato tutti gli emendamenti in quest’Aula.

(Applausi)

 
  
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  Roberto Musacchio (GUE/NGL).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, su questo punto, a detta dell’on. Cohn-Bendit, in commissione si è determinata una maggioranza molto chiara e contro questa decisione della commissione in Aula è stato fatto un lavoro ai limiti dell’ostruzionismo! Questa è la verità del nostro lavoro! E quindi non c’è un problema di procedura, ma di atteggiamento politico!

 
  
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  Presidente. − Onorevoli colleghi, si è verificata una combinazione di due circostanze infelici. In primo luogo, abbiamo svolto una discussione precedente molto lunga, che ha ritardato il turno di votazioni, e in secondo luogo oggi abbiamo avuto una delle più ampie votazioni di questa sessione.

Pertanto sospenderemo la votazione in questo punto e vi ringrazio per la vostra cooperazione.

 

10. Dichiarazioni di voto
  

- Relazione Miroslav Ouzký (A6-0395/2007)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL) , per iscritto. −(PT) Questa convenzione, che mira a stabilire gli obblighi delle parti di realizzare una valutazione dell’impatto ambientale di talune attività in una fase precoce della pianificazione, e impone agli Stati un obbligo generale di notifica e di consultazione per quanto riguarda tutti i grandi progetti suscettibili di avere un impatto transfrontaliero pregiudizievole importante sull’ambiente, è stata firmata dalla Comunità e dai suoi Stati membri il 26 febbraio 1991 e approvata dalla Comunità il 27 giugno 1997.

Il Parlamento ha approvato alcuni emendamenti, in particolare uno che estende la definizione del termine “pubblico” di cui all’articolo 1, punto x), della convenzione, precisando che il pubblico autorizzato a partecipare alle procedure previste dalla convenzione include la società civile, in particolare le organizzazioni non governative e uno che apre la convenzione all’adesione di paesi che non sono membri dell’ECE previa approvazione della riunione delle parti, che merita il nostro sostegno.

Gli altri emendamenti sembrano essere meno importanti per noi. In linea di principio, non credo che creino problemi.

Concordiamo pertanto con il relatore e abbiamo votato a favore della relazione.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto.(EL) La breve relazione contiene molte mancanze, che sminuiscono l’importanza della questione.

I regolamenti legislativi che disciplinano la tutela dell’ambiente sono un compromesso tra la necessità di proteggerlo e le richieste delle grandi imprese di massimizzare i loro eccessivi profitti in qualunque modo. La preoccupazione per il profitto rende la competitività delle multinazionali comunitarie una priorità tra tutte le altre. Quanto segue è sintomatico di questo:

i. il Protocollo di Kyoto, in cui è fondamentale lo scambio di agenti inquinanti;

ii. l’intero quadro normativo, che semplifica l’impiego e l’espansione degli OGM;

iii. la normativa sul controllo dell’impiego di sostanze chimiche nei prodotti di consumo a un livello ammissibile. Tale normativa ha impiegato almeno 40 anni ad essere terminata, nonostante contenga naturalmente molte eccezioni, dal 1967 (Direttiva 67/458/CEE) al 2007, quando è entrato in vigore il regolamento REACH;

iv. un quadro normativo ancora altamente inefficace per la gestione integrata dei rifiuti radioattivi;

v. lo sviluppo fuorviante dei biocarburanti, a spese delle coltivazioni alimentari.

Tuttavia, viene concesso alle multinazionali di operare in modo non favorevole all’ambiente. Tutto ciò che subiscono sono alcune multe, che rappresentano una parte molto ridotta dei profitti aggiuntivi che provengono dalla distruzione dell’ambiente. Questa è la dimostrazione del proverbio che dice che chi paga il pifferaio sceglie la musica.

Riteniamo siano gravi omissioni. Ciò che è necessario è un breve ma significativo e utile riferimento a queste questioni.

 
  
  

- Relazione Cavada (A6-0360/2007)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. −(PT) La convenzione relativa alla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee e i suoi protocolli figurano nell’elenco di convenzioni e protocolli in ambito di giustizia e affari interni contenuti nell’allegato I dell’Atto di adesione.

Tale convenzione e relativi protocolli sono stati adottati nel 1996, con l’obiettivo di istituire una base comune per la tutela del codice penale degli interessi finanziari comunitari, e sono entrati in vigore nel 2002 a seguito della ratifica da parte degli allora 15 Stati membri.

Onde evitare sprechi di tempo e di sforzi in complessi negoziati, conclusioni e ratifiche (da parte dei 27 Stati membri) di specifici protocolli di adesione per ogni convenzione, l’Atto di adesione di Romania e Bulgaria ha introdotto un sistema semplificato per l’adesione alle convenzioni e ai protocolli conclusi dagli Stati membri in virtù dell’articolo 34 del Trattato UE o l’articolo 293 del Trattato CE.

Pertanto, sostengo la presente proposta per una decisione del Consiglio che semplifichi la determinazione della data di entrata in vigore di questa convenzione in Romania e Bulgaria.

 
  
  

- Relazione Coelho (A6-0357/2007)

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE), per iscritto. – (LT) Vorrei parlare del pacchetto di due documenti, la proposta della Commissione e la decisione del Consiglio sullo sviluppo dell’infrastruttura del sistema di informazione Schengen e la sua attuazione e gestione. Ho votato a favore di entrambe le risoluzioni e le considero atti normativi comunitari molto importanti.

E’ una vergogna che il lancio di SIS II continui a essere rimandato. Siamo così lontani dal programma che è fondamentale trovare una via d’uscita dalla situazione che ci consenta di impiegare la rete SIS 1+ dopo il 13 novembre 2008, ossia estendere il servizio fornito dalla rete SISNET e creare una soluzione alternativa per quanto riguarda la rete s-TESTA.

E’ chiaro dunque che le risorse umane e finanziarie stanziate per l’attuazione di SIS II dovranno essere condivise tra i tre progetti da sviluppare in contemporanea: SIS II, SISone4all e l’installazione, il funzionamento e la gestione di un’infrastruttura di comunicazione. Ciò avrà un impatto negativo sull’attuazione di SIS II.

Questo è il motivo per cui la decisione sul finanziamento di SIS 1+ e, di conseguenza, di SISone4all sarà di enorme importanza: SISNET sarà finanziata da tutte le parti coinvolte o, per esempio, riceverà finanziamenti dal bilancio comunitario? La corretta distribuzione delle risorse dell’Unione europea e degli Stati membri avrà un grande significato. Tuttavia, in considerazione dell’importanza del progetto relativamente alla sicurezza dell’Unione europea, è ovvio che SIS II è la maggiore priorità. Dobbiamo stanziare fondi comunitari per la sicurezza e lo sviluppo dell’infrastruttura di comunicazione.

 
  
  

- Relazione Böge (A6-0378/2007)

 
  
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  Roberta Alma Anastase (PPE-DE), per iscritto. (RO) Solo un anno dopo la sua istituzione, nel 2006, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione viene già richiesto. Accolgo con favore la votazione della decisione di mobilitare il fondo, che rappresenta un primo tentativo di sostenere i nostri cittadini europei che affrontano le sfide della globalizzazione.

La globalizzazione è un fenomeno che ci offre numerose occasioni e opportunità, ma crea anche difficoltà di adattamento alle sue conseguenze. Pertanto, è molto importante che l’Unione europea sia in grado non solo di rispondere a tali sfide, ma anche di affrontarle in modo efficace attraverso una rapida mobilitazione dei necessari strumenti finanziari. La sicurezza dei cittadini europei e la fiducia nel futuro sono alla base delle nostre azioni e iniziative.

Mi fa molto piacere accogliere l’orientamento di questo fondo verso l’ambito del lavoro e della sicurezza sul lavoro, ma sottolineo anche l’importanza dell’istruzione in questo settore nonché la necessità di prenderlo in considerazione anche nelle future mobilitazioni del fondo. Alla fine, auspico che in futuro, in caso di necessità, ciascuno Stato membro dell’Unione europea beneficerà della mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, i cui effetti meno positivi ci riguardano tutti, anche nei nuovi Stati membri. Questo è l’unico modo in cui saremo in grado di realizzare un reale sviluppo sostenibile nell’intero territorio comunitario.

 
  
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  Proinsias De Rossa (PSE), per iscritto.(EN) Ho votato a favore della prima mobilitazione in assoluto del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione. Quest’ultimo è stato istituito, a seguito della campagna di successo del gruppo PSE, al fine di mitigare gli effetti della globalizzazione sui lavoratori europei.

In questo caso, il fondo viene impiegato per assistere circa 900 lavoratori in esubero nel settore automobilistico in Francia.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) A marzo del 2007, la Francia ha richiesto la mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione relativamente agli esuberi di 1 345 lavoratori della Renault SA e di 1 057 lavoratori della Peugeot SA e relativi fornitori.

A causa delle limitazioni di bilancio di tale fondo (500 milioni di euro all’anno), i suoi restrittivi criteri di eleggibilità e il numero di lavoratori coinvolti, l’importo del contributo comunitario è stato stimato per  3 816 280 euro. Possiamo pertanto osservare che diventa di 1 902 euro per ciascun lavoratore in esubero della Renault e di 1 190 euro per ciascun lavoratore in esubero della Peugeot.

La Commissione europea ha stimato che potrebbero beneficiare del fondo dai 35 000 ai 50 000 lavoratori, ma dati comunitari indicano che il numero di lavoratori in esubero quale risultato della “ristrutturazione” supera di gran lunga il mezzo milione. La situazione è tra le più gravi in quanto la maggior parte di questi lavoratori è in esubero a causa della “ristrutturazione” che è considerata “interna” all’Unione, e pertanto non soddisfa i criteri di eleggibilità del fondo.

Ciò che viene richiesto di fatto è la cessazione della politica di liberalizzazione e di massimizzazione del profitto che genera rilocalizzazioni e “ristrutturazioni”, nonché misure intese a mantenere i posti di lavoro.

 
  
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  Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto. −(PL) Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è stato istituito nel 2006 sotto la considerevole influenza del fallimento del referendum costituzionale in Francia. Sin dall’inizio l’impressione creata è stata che si trattasse di una formula di compensazione, più connessa al problema esagerato della “delocalizzazione” dei posti di lavoro nei nuovi Stati membri che non al problema della globalizzazione. In quanto tale, il fondo è una risposta ai timori associati all’allargamento dell’Unione europea, rafforzandoli essenzialmente e bloccando i benefici che sorgono dall’unificazione dell’Europa nel 2004 per i nuovi e i vecchi Stati membri.

Non è una sorpresa che stiamo cominciando con una richiesta da parte della Francia, legata alle difficoltà attraversate dai fornitori di Peugeot e Renault, di una somma di 3,8 milioni di euro. La richiesta ha basi adeguate ed ha ricevuto il pieno sostegno da parte della commissione per i bilanci del Parlamento europeo.

Auspico che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione non diventi un metodo di tipica ricerca di finanziamenti, in altre parole un modo facile di ottenere sovvenzioni comunitarie per le imprese che attraversano difficoltà, assegnate sulla base di criteri non molto precisi. Troppe società europee stanno affrontando il problema della ristrutturazione, in nome della competitività nell’economia globale, perché un fondo con un tetto massimo annuo di 500 milioni di euro possa rispondere a tutte le necessità.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto.(EN) Ho votato a favore della presente relazione, che fornisce sostegno parlamentare alla prima distribuzione di sempre di finanziamenti a titolo del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, istituito con il deciso appoggio del PSE e inteso a limitare gli effetti della globalizzazione sui lavoratori.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto.−(PT) La decisione di impiegare il nuovo Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e la risposta alla richiesta del governo francese è un’opportunità che dovremmo controllare attentamente al fine di valutare se il fondo realizzi realmente i risultati desiderati.

Secondo quanto emerso dalla discussione svolta il giorno della sua istituzione, questo fondo mira a essere una riforma istituzionale di solidarietà relativa alle conseguenze imprevedibili e negative del processo di globalizzazione. Ovviamente, il libero adeguamento del mercato sarà sempre un’opzione migliore dell’intervento dello Stato o simili. In ogni caso, il fondo esiste nel contesto dell’Unione europea e delle soluzioni che la maggioranza dei suoi Stati membri adotta per risolvere le crisi sociali, pertanto la sfida è garantire innanzi tutto che i risultati della sua mobilitazione siano quelli sperati e, in secondo luogo, che un intervento di questo tipo non invii il segnale sbagliato al mercato, per mezzo di cui si promuovono involontariamente soluzioni che creano potenzialmente un danno persino maggiore. Poiché credo e spero che non sia questo il caso, ho votato a favore della presente relazione.

 
  
  

- Relazione Klaß (A6-0347/2007)

 
  
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  Christa Klaß (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, desidero ringraziare i colleghi per il risultato della votazione, basata sul risultato della relazione sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi. In quest’Aula abbiamo votato oltre i livelli più elevati. Tuttavia, ci siamo concentrati sulla formazione e l’informazione degli utilizzatori come dei venditori. Solo il trattamento dei pesticidi esperto e competente può garantire la sostenibilità. La più recente tecnologia e la conoscenza più aggiornata vengono certamente applicate in quest’ambito.

Sosteniamo la gestione integrata delle specie nocive. La Commissione chiede che quest’ultima venga resa obbligatoria per l’intero settore agricolo entro il 2014. Per questo, abbiamo bisogno di norme generali. Non possiamo ridurre la gestione integrata delle specie nocive a criteri fissati, certamente non in tutta l’Europa.

La gestione integrata delle specie nocive deve essere sempre sviluppata in modo flessibile. Richiede l’incentivo di una buona pratica tecnica nonché di un impulso, che deve essere mantenuto. Pertanto, dobbiamo discutere di questo ancora una volta prima della seconda lettura. Abbiamo ancora l’opportunità, assieme al Consiglio e alla Commissione, di portare questa a una buona conclusione affinché possiamo continuare a rendere la gestione delle specie nocive realmente possibile nell’Unione europea.

 
  
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  Caroline Lucas (Verts/ALE).- (EN) Signor Presidente, sono molto dispiaciuta che il Parlamento non abbia fatto di più oggi su questo pacchetto in materia di pesticidi. Su molte delle questioni più radicali e progressiste, avremmo potuto arrivare molto oltre. Ma adesso desidero concentrarmi sulla questione dei residenti. Questi ultimi dovrebbero essere considerati nello specifico un gruppo vulnerabile, un gruppo esposto di per sé, e oggi è stato compiuto un piccolo passo affinché ciò accada, nella votazione appena svolta in quest’Aula.

Le persone che vivono vicino alle scuole nelle cui vicinanze i campi vengono irrorati e le persone che lavorano o vivono vicino a tali campi hanno un livello di esposizione ai pesticidi enormemente elevato. Sono esposte, a lungo termine, a combinazioni o cocktail di pesticidi che vengono impiegati nelle loro località nel corso dell’anno e, in molti casi, per decenni.

Sinora, non vi è stata alcuna tutela dei residenti quale gruppo specifico esposto. Questo è un importante e grave problema di salute pubblica, poiché gli agricoltori non possono chiaramente controllare i pesticidi dopo che si sono propagati nell’aria, e studi hanno dimostrato che i pesticidi possono diffondersi nell’aria per diverse miglia. Auspico che abbiamo fatto progressi per quanto riguarda il nostro divieto su tutte le irrorazioni aeree.

Ci sono stati molti rapporti nel corso dei decenni di malattie acute e croniche nelle zone rurali. Il nostro Parlamento avrebbe potuto fare di più nella votazione odierna per proteggere le persone dai tumori, dalla leucemia, dal linfoma non Hodgkin e da un’intera serie di altre patologie, e sono davvero molto dispiaciuta che non abbiamo adottato tale opzione, presentata dalla commissione per l’ambiente. Purtroppo, molte di queste misure maggiormente positive sono state rigettate da altri gruppi.

Tuttavia, mi auguro che oggi le persone osservino il Parlamento ed esercitino pressione sui loro rappresentanti affinché, quando torneremo per una seconda lettura, possiamo provare e fare meglio per la salute dei cittadini. Questi ultimi si aspettano che agiamo in modo migliore. Avremmo dovuto farlo, e sono molto dispiaciuta che gli altri gruppi non ci abbiano sostenuto oggi.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE).- (HU) Quale deputato che rappresenta il Forum democratico ungherese (Magyar Demokrata Fórum– MDF), impiegherò il mio voto al fine di sostenere entrambi questi progetti di testo di legge che prevedono regole più severe e un maggiore controllo per quanto riguarda l’uso dei prodotti fitosanitari. Ritengo che tali disposizioni rappresentino una pietra miliare sulla strada verso una produzione alimentare più sana e sicura.

Le sostanze che mettono a rischio la salute devono essere ritirate, e la quantità totale di pesticidi che utilizziamo deve essere ridotta. In Ungheria, per esempio, la quantità di sostanze chimiche impiegata è 15 volte inferiore a quella registrata nei Paesi Bassi, diciamo, eppure finché sono esistiti i magazzini d’intervento dell’Unione europea scoppiavano perché pieni di mais ungherese. Pertanto, possiamo e dobbiamo muoverci in direzione di una produzione di frutta, verdura e altri generi alimentari attraverso l’impiego di livelli sostenibili di prodotti fitosanitari. Se gli Stati membri intendono applicare disposizioni più severe, dovrebbero continuare ad avere la possibilità di farlo. Grazie.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE).- (CS) Signor Commissario, anch’io deploro il fatto che la salute umana venga esposta a rischi, per esempio durante l’irrorazione aerea, e che l’impiego di pesticidi sia in costante aumento a causa di una crescente resistenza ai prodotti fitosanitari.

Non vi è alcun dubbio che occorra modernizzare le norme in materia di utilizzo sicuro dei pesticidi in Europa. Tuttavia, mi dispiace che qui in Parlamento, tra i deputati dei Verdi e di estrema sinistra, sia stata data la precedenza a proposte populiste quali il divieto di uso dei pesticidi totale o a livello locale. Ritengo sia irresponsabile. Stiamo parlando di piante medicinali e vietarle equivarrebbe a vietare l’uso di farmaci nella medicina umana. Sono entrambi certamente tossici se usati in modo inappropriato: pertanto dobbiamo dedicare i nostri sforzi alla promozione di norme e alla diffusione di informazioni, anziché adottare misure prive di fondamento scientifico, indiscriminate ed eccessivamente burocratiche.

Onorevoli colleghi, in virtù del buon senso non ho sostenuto la maggior parte delle vostre proposte contenute nel pacchetto. Come tale, non credo che la relazione Klaß approvata in questo modo sia molto positiva.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (UEN).- (PL) Signor Presidente, desidero dichiarare che ho votato a favore della relazione dell’onorevole Klaß, e uno dei motivi è stato perché parla di rendere più severe le proposte presentate dalla Commissione europea. Vi è un riferimento specifico ai piani d’azione nazionali in materia di riduzione della frequenza di applicazione dei pesticidi del 25 per cento in cinque anni e della metà, il 50 per cento, in 10 anni. E’ molto importante che il Parlamento europeo sia più severo su questo argomento e adotti un approccio più ecologico della Commissione europea.

Desidero inoltre sottolineare con forza che la mia decisione è stata influenzata dal fatto che nella relazione posta ai voti è contenuta una dichiarazione intesa a far sì che tutti gli Stati membri creino zone di rispetto affinché i pesticidi cessino di infiltrarsi nelle cisterne e nell’acqua potabile.

 
  
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  Bernadette Bourzai (PSE), per iscritto. – (FR) Quale relatrice per parere sulla qualità delle risorse idriche, ho verificato che i pesticidi erano coinvolti nel degrado dell’ambiente, e in particolare delle acque di superficie e costiere, in quanto resistono nel tempo, possono essere trasportati per lunghe distanze, e costituiscono una forma di inquinamento diffusa, che è difficile da individuare in quanto derivante dal dilavamento dei suoli, da perdite dirette nel suolo e nell’aria, dal lavaggio delle piante dalla pioggia, e così via. Più in generale, l’impiego attuale di pesticidi nella nostra agricoltura può avere conseguenze nocive alla nostra salute. La proposta di legge della Commissione sull’impiego di pesticidi, e le procedure di autorizzazione e di immissione sul mercato sono state pertanto attese con impazienza.

Tuttavia, ritengo che gli obiettivi siano inadeguati e questo è il motivo per cui, nella plenaria del Parlamento, ho sostenuto senza successo la posizione adottata dalla commissione per l’ambiente, che chiedeva un obiettivo comunitario di una riduzione del 25 per cento nella frequenza dell’uso di pesticidi entro 5 anni e di un 50 per cento di riduzione entro 10 anni, nonché zone di rispetto di 10 metri tra i campi e i corsi d’acqua. Mi dispiace in modo particolare che questa sia una prima lettura e che il testo verrà probabilmente mitigato ancora di più.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT)Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Klaß sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi, in quanto istituisce un quadro d’azione comunitario inteso a realizzare un uso sostenibile di pesticidi poiché persegue l’obiettivo di ridurre l’impiego di prodotti fitosanitari e contribuisce a standard elevati di sicurezza per esseri umani, animali e ambiente.

Tuttavia, ritengo sia essenziale che la possibilità di irrorazione aerea venga mantenuta nelle situazioni in cui non vi sono alternative valide o l’irrorazione terrestre implica un rischio maggiore, nonostante nelle superfici di Natura 2000, oltre alla possibilità di vietare i pesticidi, dovrebbe essere possibile limitare anche il loro uso o ridurre al minimo i rischi che comporta, il che presuppone una specifica valutazione dei rischi.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.−(PT) Quando è stato adottato il Sesto programma d’azione in materia di ambiente, è stato riconosciuto che occorreva ridurre l’impatto dei prodotti fitosanitari sulla salute umana e sull’ambiente, sottolineando la necessità di giungere a un uso più sostenibile dei pesticidi e proponendo un duplice approccio con la piena attuazione e adeguato riesame della normativa applicabile nonché l’elaborazione di una strategia tematica per l’uso sostenibile dei pesticidi.

Adesso, la relatrice ritiene che il titolo della proposta della Commissione sia ingannevole. Obiettivo di tale proposta è regolamentare un particolare gruppo di pesticidi, vale a dire i pesticidi intesi come prodotti fitosanitari. Pertanto, il concetto di “pesticida” andrebbe sostituito con quello di “prodotto fitosanitario” in tutto il testo della direttiva.

La direttiva mira a ridurre i rischi connessi all’uso dei prodotti fitosanitari e l’impatto di tali prodotti sulla salute umana e sull’ambiente. Le misure definite a tale scopo devono tuttavia essere proporzionate e non si dovrebbe dimenticare che dovrebbe spettare prima di tutto agli Stati membri contribuire a ridurre i rischi connessi all’uso dei prodotti fitosanitari, attraverso i piani d’azione nazionali. Questo è l’unico modo in cui è possibile tenere adeguatamente conto delle diverse condizioni e situazioni presenti a livello locale.

 
  
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  Robert Goebbels (PSE), per iscritto. – (FR) Ho sistematicamente votato contro l’intero pacchetto sui prodotti fitosanitari per segnalare la mia contrarietà a un fascicolo che non era ancora pronto per la sessione plenaria. Porre di fronte ai 700 eurodeputati 300/400 emendamenti, su cui votare in tre o quattro parti, è semplicemente indegno per un legislatore. Potremmo benissimo organizzare anche una lotteria. Che il legislatore intenda combattere l’uso eccessivo dei pesticidi sembra lodevole. Tuttavia, l’organizzazione di un sistema che è tanto burocratico quanto inefficiente scaturisce dalla scarsa normativa. In ogni caso, se intendiamo nutrire una popolazione in costante crescita, la terra non può fare a meno dei prodotti fitosanitari.

 
  
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  Toine Manders (ALDE), per iscritto.(NL)Oggi, il Parlamento europeo ha rifiutato di aderire alle richieste degli ambientalisti fondamentalisti relative a norme inapplicabili sull’impiego sostenibile dei pesticidi. Il principale oggetto del contendere è stata la proposta della commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare di vietare l’impiego di pesticidi nei dieci metri attorno ai corpi idrici. Ciò avrebbe conseguenze disastrose per gli amministratori degli spazi pubblici e delle aree ricreative quali i campi da golf in paesi come i Paesi Bassi, in cui la maggior parte della superficie è coperta da acqua.

Il risultato della votazione è un compromesso tra la tutela ambientale e norme applicabili per autorità e imprenditori. Abbiamo la responsabilità collettiva di evitare i rischi, ed è quindi vero che nell’impiego di pesticidi “meno è, meglio è”, ma le norme devono essere realistiche e attuabili. Se vi sono alternative disponibili, devono essere usate, ma è un pio desiderio vietare per legge l’impiego di tutti i pesticidi e pensare che ciò non abbia conseguenze per la nostra economia e società.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto.(EN) Ho votato a favore della presente relazione come è stata modificata, che ha sviluppato un compromesso ragionevole tra la tutela della salute pubblica attraverso la limitazione dell’impiego di pesticidi, e la tutela della capacità delle attività terrestri di aumentare la produzione vegetale. Sostengo fermamente il principio cautelativo all’origine dell’approccio.

 
  
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  Frédérique Ries (ALDE), per iscritto. – (FR) A quest’ora di pranzo, l’intero Parlamento europeo ha inviato un messaggio che risponde alle preoccupazioni dei cittadini affinché l’agricoltura sia meno dipendente dai pesticidi, sostenibile, e che tenga conto della salute di agricoltori e altri utilizzatori.

Un passo avanti è costituito dalla sezione dedicata alla tutela della salute, che era totalmente assente nel regolamento del 1991 e adesso viene affermata chiaramente attraverso il riconoscimento del principio di sostituzione (per quanto riguarda REACH, volto a promuovere l’impiego di alternative meno chimiche o del tutto naturali), viene data priorità alla tutela delle popolazioni più vulnerabili e al divieto di principio sull’irrorazione aerea.

Era essenziale colmare una vacatiolegis relativa alla fase di utilizzo da parte di professionisti e singoli privati. Ciò sarà realizzato con la direttiva quadro, che tiene in considerazione le nuove abitudini e mode nel giardinaggio: i pesticidi sono entrati persino nelle nostre case e nei nostri giardini!

Tuttavia un’importante dispiacere è il rifiuto, contenuto nella relazione Klaß, di un approccio da parte della Commissione, conosciuto come gestione integrata delle specie nocive, che consiste nel consentire l’impiego di tutte le tecniche agricole disponibili dando priorità a quelle ecocompatibili. Resto coerente al mio pensiero: la produzione integrata è buon senso applicato all’agricoltura del XXI secolo.

 
  
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  Karin Scheele (PSE), per iscritto.−(DE) La direttiva proposta che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi è importante, poiché vengono ancora trovate quantità allarmati di alcuni pesticidi, nonostante l’esistenza di regolamenti quadro su suolo, aria e acqua. La prova che supera i regolamenti esistenti è inoltre motivo di preoccupazione per i seminativi e necessita di un’iniziativa politica. I piani d’azione nazionali con obiettivi concreti per la riduzione dei rischi e delle conseguenze dei pesticidi sono fondamentali in questo ambito. E’ estremamente spiacevole che in plenaria non abbiamo approvato l’emendamento inteso a ridurre sostanze pericolose tossiche e altamente tossiche del 50 per cento entro il 2013 nonché la riduzione nell’impiego di pesticidi del 20 per cento nei prossimi dieci anni. Questo sarebbe stato un importante segnale politico persino nella situazione attuale.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE), per iscritto. −(PL) La soluzione per l’impiego sostenibile dei pesticidi è la limitazione razionale del rischio. Dovremmo raggiungere tale obiettivo attuando i principi della direttiva sull’impiego sostenibile dei pesticidi.

Ogni paese sarà obbligato a redigere un proprio piano che segua le linee guida definite nella direttiva. Ciascun paese dovrebbe farlo, tenendo in dovuta considerazione i fattori locali determinanti e nel rispetto di tutte le differenze.

La principale differenza tra noi è il livello di sviluppo agricolo. I nuovi Stati membri hanno spesso deficit enormi da colmare, in particolare per quanto riguarda la qualità e la salute dei generi alimentari prodotti. Una riduzione nell’impiego dei pesticidi in tali paesi rispetto all’attuale livello di utilizzo si ritorcerà contro noi consumatori.

Siamo inoltre diversi nei nostri paesaggi. In Polonia, vaste aree boschive possono essere protette contro le specie nocive solo attraverso trattamenti di irrorazione aerea. E’ nostro obbligo dinanzi all’ambiente naturale proteggere le foreste, mentre compito del Parlamento è definire principi per l’impiego sicuro di prodotti che proteggano l’ambiente naturale.

La direttiva ha molto da dire circa il fatto che l’istruzione degli agricoltori è il modo più importante di realizzare l’impiego sostenibile di pesticidi. Spetta al Parlamento sostenere l’istruzione e creare le condizioni per mezzo di cui essa raggiungerà ogni agricoltore.

Le linee guida della direttiva dovrebbero incoraggiare sia gli Stati membri che gli agricoltori, anziché escluderli.

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE-DE), per iscritto.(DE) Voterò contro la relazione poiché non esiste più una linea netta tra i diversi emendamenti, che considero importante. La gestione delle specie nocive è a favore delle persone nonché della salute delle coltivazioni e non è un segnale di pericolo per la politica che non ha basi scientifiche.

 
  
  

- Report: Breyer (A6-0359/2007)

 
  
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  Michl Ebner (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, ritengo che dovremmo lottare per la salute pubblica e la tutela dei consumatori e desidero offrire il mio totale sostegno anche per queste posizioni. Non ha semplicemente alcun senso che introduciamo soluzioni poco pratiche e che creiamo situazioni in cui la produzione alimentare non è più possibile senza i finanziamenti approvati. Per questo motivo sono convinto che la relazione Breyer non possa resistere nella forma attuale e che dovrebbero modificarla sotto questo aspetto. Ho votato contro tale documento e sono dell’opinione nonché lieto che nella relazione Klaß sia stata trovata una soluzione molto più pratica e sensibile e quindi nei piani d’azione, per i quali sono stato relatore nella commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Per questo motivo, auspico che saremo anche in grado di migliorare in modo significativo la relazione Breyer in seconda lettura, poiché occorre farlo.

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE).- (SV) Oggi è stato inviato un messaggio combinato. Ritengo che la parte più bizzarra della discussione odierna sia stata l’attacco dell’onorevole Heaton-Harris, che ha dichiarato che gruppi di volontari cercano di influenzare il Parlamento. L’avvenimento maggiore è che la posizione del Parlamento è stata indebolita quale risultato di un lobbismo estensivo da parte di gruppi di interesse nel libro paga dell’industria, che pone i suoi interessi nella vendita di più pesticidi davanti alla tutela della salute pubblica e dei lavoratori. Fortunatamente, non hanno avuto un completo successo. Abbiamo ancora il passaporto dei pesticidi, che offre ai consumatori un’opportunità ragionevole di verificare cosa stanno mangiando chiedendolo ai loro negozianti. Questa tutela è importante e dobbiamo lottare per essa al momento dei negoziati con il Consiglio. Tuttavia, il Parlamento non protegge i residenti come desiderava la commissione per l’ambiente. Essi hanno una peggiore tutela e ricevono informazioni peggiori rispetto a quanto non volesse la commissione. Ciò deve essere modificato nelle altre letture. Secondo me, non possiamo continuare ad autorizzare le sostanze chimiche più pericolose al livello attuale. Il Parlamento ha adesso evitato gli obiettivi di riduzione generale di tutti pesticidi, cosa infelice.

Tuttavia, desidero affermare che nel gruppo dei Verdi abbiamo adesso presentato una relazione che può essere impiegata essenzialmente per negoziati positivi con il Consiglio, ma il cui nome diventa un po’ sciocco. Così come la Costituzione viene chiamata Trattato di riforma, è significativo che il Parlamento stia nominando i pesticidi prodotti fitosanitari. Se fossero coinvolti tutti i prodotti fitosanitari, potremmo inserire con la stessa facilità delle recinzioni nella normativa, poiché offrono protezione contro i caprioli. Ciò dimostra che nome assurdo sia prodotti fitosanitari.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. −(PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Breyer sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla commercializzazione dei prodotti fitosanitari in quanto contribuirà a garantire elevati standard di sicurezza per esseri umani, animali nonché per l’ambiente, istituendo procedure rigide ma semplificate, e razionalizzando le risorse.

La relazione adottata rispetta il principio di sussidiarietà, affinché gli Stati membri possano tener conto delle condizioni nazionali specifiche, in particolare le condizioni climatiche e di salute delle coltivazioni, e possano essere adottate misure adeguate di riduzione dei rischi.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. −(PT) La presente proposta dovrebbe essere in linea con i motivi sottesi al Sesto programma d’azione in materia di ambiente, con lo scopo di applicare la conoscenza attuale della prospettiva e delle retrospettive strategiche al fine di valutare i rischi e i pericoli per gli esseri umani e l’ambiente nonché creare coerenza con le altre politiche.

Pertanto, in linea anche con la strategia tematica per l’uso sostenibile dei pesticidi, il regolamento deve garantire un elevato livello di tutela per la salute umana e l’ambiente, dando precedenza al principio di precauzione, ma le misure devono essere proporzionate e tener conto del principio di sussidiarietà.

Dovrebbero essere realizzati più chiaramente collegamenti ad altre politiche. Per esempio, il regolamento non dovrebbe essere contrario agli obiettivi e agli standard di qualità della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) e le direttive da essa derivanti. Questo deve essere garantito attraverso controlli regolari.

Ogni Stato membro dovrebbe mantenere l’opzione di superare lo standard comunitario nella sua norma fondamentale di tutela o prendendo decisioni in merito alle licenze sui prodotti al fine di realizzare gli obiettivi fissati nei piani d’azione nazionali in materia di pesticidi, i programmi in materia di salute o di protezione dell’ambiente, basati su specifiche condizioni nazionali.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto.(EN) Ho votato a favore della presente relazione e sono lieto che combini l’impiego sostenibile dei pesticidi con la tutela efficace della salute e dell’ambiente.

 
  
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  Luca Romagnoli (ITS), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, pur votando a favore della relazione Breyer nella sua totalità ho ritenuto opportuno sostenere alcuni emendamenti volti alla modifica dell’iniziale progetto. E’ fondamentale rompere il monopolio rappresentato dalle grandi multinazionali nel settore della condivisione e dell’accesso ai dati e aprire il settore a una maggiore e più leale concorrenza. Il settore, d’altro canto, risente delle differenze geografiche e ambientali, le quali vanno tenute in debita considerazione.

Occorre, pertanto, una maggiore flessibilità nell’ambito del mutuo riconoscimento e della valutazione comparativa delle sostanze. Allo stato attuale, infatti, le piccole e medie imprese, produttrici soprattutto di formulati, si vedono preclusi ampi spazi di manovra proprio per lo strapotere dei grandi gruppi industriali – non solo nel settore della detenzione e dello scambio dei dati – e una normativa europea deve assolutamente tenere in conto e sostenere le loro istanze, onde evitare la loro lenta ma inesorabile fuoriuscita dal mercato.

 
  
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  Tokia Saïfi (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Storicamente impiegati al fine di proteggere le coltivazioni da diversi parassiti, i pesticidi hanno trasformato l’agricoltura in modo considerevole. Tuttavia, oggi osserviamo che l’utilizzo massivo di questi pesticidi, in contesti agricoli e non, ha un effetto nocivo sull’ambiente (inquinamento di acqua, aria, suolo, eccetera) nonché sulla salute (sviluppo di alcuni tipi di tumore, problemi di fertilità).

In considerazione di ciò, l’Unione europea ha deciso di modificare la sua normativa con la prospettiva di incoraggiare una riduzione nell’impiego dei pesticidi. In particolare, nel quadro della relazione Breyer sulla commercializzazione dei prodotti fitosanitari e l’impiego sostenibile dei pesticidi, ho votato a favore dell’istituzione di criteri rigidi per tutte le sostanze tossiche (neurotossiche, bioaccumulanti, cancerogene, eccetera). Analogamente, in conformità del piano nazionale francese sui pesticidi e di REACH, ho sostenuto inoltre un 50 per cento di riduzione entro il 2013 dell’impiego di pesticidi estremamente preoccupanti e la sostituzione delle sostanze più pericolose con sostituti più sicuri (tra cui i prodotti non chimici). Infine, conformemente allo spirito della discussione nazionale svoltasi in Francia in materia di ambiente, ho votato a favore di una tassa sui pesticidi intesa a incoraggiare i nostri agricoltori a ridurre il loro uso di prodotti trattanti.

 
  
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  Karin Scheele (PSE), per iscritto.(DE) Ieri non ho potuto utilizzare il mio tempo di parola. In sede di commissione per il cambiamento climatico, si svolgeva contemporaneamente la votazione sulla relazione Hassi, che costituisce la base della posizione del Parlamento europeo per la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. La nuova politica dell’Unione europea sull’impiego di pesticidi è un importante passo verso una migliore tutela della salute e dell’ambiente. E’ di particolare importanza nel risultato della votazione di oggi la chiara posizione del Parlamento contro il modello suddiviso in tre aree proposto dalla Commissione. Il sistema proposto è ingannevole e contraddirebbe enormemente l’obiettivo dell’impiego sostenibile di pesticidi.

 
  
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  Thomas Ulmer (PPE-DE), per iscritto.(DE) Voterò contro la relazione in quanto non è stata elaborata conformemente a criteri strettamente scientifici e poiché ritengo che il modello suddiviso in aree, in qualsiasi versione, sia privo di significato. Solo un’autorizzazione unica ha senso in uno spazio economico comune. Auspico che in seconda lettura venga apportato un considerevole miglioramento.

 
  
  

- Relazioni Klaß (A6-0347/2007) e Breyer (A6-0359/2007)

 
  
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  Liam Aylward e Brian Crowley (UEN), per iscritto.(EN) Non vi è alcun dubbio che, nonostante l’attuale normativa intesa a ridurre i pesticidi, ne sono presenti quantità eccessive nella nostra aria, acqua e approvvigionamenti alimentari, che incidono sulla nostra salute e sull’ambiente.

Tuttavia, oggi, mentre io e i colleghi abbiamo chiaramente votato a favore di una riduzione dei pesticidi nelle nostre vite quotidiane, è importante riconoscere la realtà pratica delle necessità degli agricoltori e dei produttori ortofrutticoli, in particolare in questa situazione di crescita dei prezzi dei generi alimentari. Non possiamo legiferare in astratto! Ho votato a favore di un approccio pratico ed equilibrato e contro gli emendamenti estremi che ridurrebbero il nostro approvvigionamento alimentare, rendendo l’agricoltura onerosa in modo assurdo nonché poco pratica. Non dimentichiamo che gli agricoltori sono ambientalisti per natura! Invece di un divieto sui pesticidi, gli Stati membri considereranno la formazione e le campagne informative nonché la migliore prassi e la gestione integrata delle sostanze nocive di cui beneficeremo in quanto cittadini, consumatori e agricoltori.

Ho votato a favore di obiettivi realistici per gli Stati membri riconoscendo al contempo la diversa natura dei 27 paesi. Per quanto riguarda l’utilizzo, il rischio deve essere il fattore centrale, prendendo in considerazione il pericolo e l’esposizione.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Per quanto riguarda le relazioni sulla commercializzazione dei prodotti fitosanitari e l’impiego sostenibile dei pesticidi, ho seguito la linea molto responsabile del mio gruppo politico.

I prodotti classificati come CMR1, dei quali sono stati scientificamente dimostrati gli effetti nocivi sulla salute umana e animale, non dovrebbero più essere autorizzati.

L’obbligo di informare tutti i vicini prima dell’irrorazione provocherebbe soltanto isteria di massa, senza contare che produrrebbe una quantità enorme di burocrazia controproducente, che diventa comunque obsoleta con il ritiro dal mercato dei prodotti CMR1.

Ritengo che il principio di sussidiarietà dovrebbe essere impiegato affinché le zone di rispetto non vengano trattate, al fine di evitare che vengano applicati limiti aggiuntivi alla produzione agricola.

Sono contraria alla creazione di una tassa speciale sui prodotti autorizzati poiché condurrà a un aumento assolutamente inutile del prezzo della produzione agricola.

Sono ovviamente contraria al divieto di irrorazione di prodotti fitosanitari dagli elicotteri. E’ inammissibile vietare questo metodo che è l’unico possibile in alcune regioni in cui, per esempio, le piantagioni vengono coltivate su pendii.

Sono lieta che siano stati presi in considerazione i miei emendamenti relativi agli effetti inaccettabili dei prodotti fitosanitari che potrebbero, tra l’altro, avere ripercussioni negative sul comportamento di alcune specie come le api e potrebbero persino condurre all’estinzione di tali specie.

 
  
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  Robert Navarro (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore delle relazioni Klaß e Breyer sull’impiego di pesticidi in quanto segnano il progresso verso una migliore valutazione dell’impatto sull’ambiente e la salute dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari. In particolare, accolgo con favore l’adozione della proposta socialista di vietare l’impiego di pesticidi in zone residenziali o sensibili. Sono inoltre lieto dell’adozione delle nostre proposte sulla promozione sistematica di tecniche non chimiche. Tuttavia, mi dispiace che il diritto europeo si sia opposto all’introduzione degli obiettivi di riduzione dell’impiego di tali pesticidi. Esistono molti esempi che dimostrano che la riduzione è possibile, e una strategia graduale di riduzione potrebbe essere introdotta senza danneggiare l’industria e l’occupazione. Ancora una volta, il diritto ha dato precedenza ai profitti… Tuttavia, i piccoli passi contano, e queste relazioni sono un passo nella giusta direzione, verso l’agricoltura sostenibile di domani e un ambiente più salutare per i nostri figli.

 

11. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
  

(La seduta, sospesa alle 14.25, è ripresa alle 15.05.)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. PÖTTERING
Presidente

 

12. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale

13. Progetto di bilancio generale 2008 (sezione III) – Progetto di bilancio generale 2008 (sezioni I, II, IV, V, VI, VII, VIII, IX) (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la discussione congiunta su

– la relazione (A6-0397/2007) dell’onorevole Virrankoski, a nome della commissione per i bilanci, sul progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2008, Sezione III – Commissione

[C6-0287/2007 – 2007/2019(BUD)] e

– la relazione (A6-0394/2007) dell’onorevole Itälä, a nome della commissione per i bilanci, sul progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2008, Sezioni I, II, IV, V, VI, VII, VIII e IX

[C6-0288/2007 – 2007/2019(BUD)].

 
  
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  Presidente. − Prima di dare la parola al commissario Dalia Grybauskaitė, vorrei esprimere il mio stupore nel constatare l’assenza di altri commissari invitati a partecipare. Vi sono numerose giustificazioni. I nostri inviti sarebbero stati inviati un po’ troppo tardi. Ciò è possibile e intendo assicurarmene.

Desidero tuttavia ricordare alla Commissione che ai sensi di un accordo interistituzionale essa è tenuta a essere presente alle tornate del Parlamento europeo. Esaminerò tale questione in maniera più approfondita e mi aspetto che la Commissione, così come, naturalmente, il Parlamento, rispetti gli impegni assunti ai sensi dell’accordo interistituzionale

Prego il commissario Dalia Grybauskaitė, qui presente di trasmettere quanto sopra alla Commissione. Mi sono del resto già espresso su tale questione nel quadro della Conferenza dei presidenti. Non intendo tuttavia rivolgere, in questa sede, delle accuse unilaterali, ma esaminerò la

questione.

 
  
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  Ville Itälä, relatore. (FI) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare il presidente della commissione per i bilanci e i membri della commissione nonché i coordinatori, per averci reso possibile il raggiungimento di un eccellente compromesso in un’atmosfera molto positiva. La Segreteria Generale del Parlamento è stata inoltre molto aperta e cooperativa quando è stato redatto il bilancio. E’ un buon inizio per la futura cooperazione tra l’amministrazione e la commissione per i bilanci.

Prima di tutto, vorrei dire che questo sistema di due organizzazioni responsabili per il bilancio (l’ufficio e la commissione per i bilanci) non può proseguire in futuro. Non è il giusto approccio avere l’ufficio che sviluppa diverse nuove idee e nuovi progetti. La commissione per i bilanci o è un organo fantoccio che approva i finanziamenti, o è una cattiva ragazza o un cattivo ragazzo che li elimina. Ciò è accaduto anche quando erano stati proposti nuovi importanti aumenti dai presidenti dei gruppi, che avrebbero superato il famoso tetto del 20 per cento concordato congiuntamente. Auspico davvero che le persone ascolteranno le linee guida del presidente della commissione in materia, poiché ha l’idea giusta riguardo al modo in cui occuparsi di questo processo nel modo adeguato, al fine di realizzare risultati concreti e idonei. Tali questioni non possono essere decise in due luoghi; sarebbe molto meglio che si decidesse in merito in un luogo solo.

Quando è stato redatto il bilancio del Parlamento, l’amministrazione e l’ufficio hanno dimostrato il la giusta iniziativa nel proporre che rimanere sotto il tetto del 20 per cento dovrebbe essere un principio basilare. Successivamente, i presidenti dei gruppi hanno apportato aggiunte alle norme politiche. Una di queste è che gli assistenti dei deputati dovrebbero ricevere mille euro in più al mese, complessivamente pari a 10 000 000 di euro, e ci sono stati diversi altri aumenti, mentre di fatto siamo entrati in una situazione in cui devono in qualche modo essere tagliate le spese straordinarie. Ovviamente, non è mai facile, ma deve essere detto che non abbiamo compiuto alcun risparmio reale o taglio; al contrario, abbiamo solo cercato di conformarci alla disciplina di bilancio per quanto riguarda i nuovi aumenti, affinché il bilancio non aumentasse troppo.

E’ naturalmente importante perché stiamo spendendo il denaro dei contribuenti. Dovremmo pensare in quali progetti dovremmo impegnarci e quale di questi è accettabile, dal punto di vista dei contribuenti. Soprattutto, dobbiamo concentrarci sul lavoro essenziale per il quale siamo stati eletti eurodeputati. Questo è un organo legislativo, e quindi non dovremmo realizzare progetti che non rientrano nella portata del reale lavoro normativo.

Tuttavia, consentitemi di dire che sono lieto del compromesso congiunto che consente al Parlamento un aumento appena inferiore al 4 per cento. E’ ragionevole, e in ogni caso comprende molti progetti che trovano favorevoli altri deputati.

Citerò alcuni di questi progetti. Primo, la politica dell’informazione, che è di estrema importanza. Per questo, sono stati aggiunti alla riserva nove milioni di euro, da impiegare per la WebTV, quando verrà approvato il prototipo. Il concetto di WebTV quale canale di informazioni tecniche è una nozione accettabile, ma non dovrebbe essere realizzata nel modo adesso suggerito. I gruppi politici e i deputati non partecipano al monitoraggio dell’organismo interessato né sono coinvolti nelle attività quotidiane. L’amministrazione non ha il tipo di onestà politica che le persone, i gruppi politici e i deputati desiderano vedere.

Ho trovato molto difficile apprezzare l’idea proposta dalla sinistra che i politici dovrebbero essere cancellati dalla politica e che le informazioni sul Parlamento possono giungere solo attraverso la sua amministrazione, e non tramite i suoi deputati o gruppi politici; è inconcepibile, e ciò esclude noi, che siamo stati eletti per quest’Aula in modo democratico, dal meccanismo delle informazioni.

Un’altra idea connessa a questo argomento è stata quella riguardante i media locali, decisa in plenaria poco prima della pausa estiva. Essa consisteva nel fatto che i deputati dovrebbero percepire più denaro per invitare i rappresentanti dei media locali a osservare quanto accade in Parlamento e per intervistarli. La commissione per i bilanci ha votato contro tale proposta. Non capisco questa apparente ostilità della sinistra nei confronti dei piccoli media locali, poiché essi ci consentono di avvicinarci il più possibile alle persone comuni. Adesso, tuttavia, nella commissione per i bilanci hanno votato a maggioranza contro lo stanziamento di tali risorse, e noi deputati non possiamo spendere più denaro o invitare qui i media locali.

Terzo, desidero citare gli uffici di informazione. Ciascuno Stato membro ha il proprio ufficio informazioni, che è positivo, ma per quale motivo comprare gli edifici più costosi nelle aree più costose? Per quale motivo non acquistiamo edifici molto meno cari e impieghiamo i finanziamenti derivanti nelle risorse umane? Occorre che un maggior numero di persone visitino i posti di lavoro, di studio e le scuole per riferire alla gente ciò che fa il Parlamento e per quale motivo. Questo è il modo migliore di influenzare le persone, di andare loro incontro e di non acquistare edifici costosi. Questo denaro potrebbe essere speso meglio.

Per quanto riguarda la politica relativa agli edifici in generale, auspico che tutte le istituzioni possano istituire insieme un’organizzazione comune onde valutare quando e dove costruire e acquisire proprietà, affinché non prendiamo decisioni senza sapere che cosa fanno gli altri e aumentando artificialmente i prezzi di proprietà.

Desidero solo commentare la risoluzione sulla proposta di ridurre il numero di sedute a Strasburgo. Potrebbe essere una discussione eterna, ma deve proseguire finché non verrà fatto qualcosa. Dobbiamo inoltre essere da esempio nella riduzione delle emissioni. Non possiamo sprecare 200 milioni di euro all’anno del denaro dei contribuenti. Dobbiamo dimostrare al pubblico che l’Unione europea si è allargata ed è cambiata, e per questo noi dobbiamo cambiare. Non ho fornito una buona spiegazione riguardo al motivo per cui questa disputa deve continuare. Per tale ragione, auspico che svolgeremo una votazione sull’argomento affinché il Parlamento possa negoziare con il Consiglio e che si potranno verificare i cambiamenti maggiormente necessari.

Ancora una volta vorrei ringraziare i coordinatori e i membri della commissione per i bilanci per il compromesso, e auspico che venga mantenuto nella votazione di giovedì in quest’Aula e che i relativi dati resteranno quelli che abbiamo congiuntamente concordato.

 
  
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  Kyösti Virrankoski, relatore.(FI) Signor Presidente, signora Commissario, il bilancio dell’Unione europea per il 2008 è il secondo in questo periodo programmatico. Quando è stato adottato l’attuale quadro finanziario, è stata data speciale priorità al rafforzamento di competitività e coesione per la crescita e l’occupazione.

Il progetto preliminare di bilancio della Commissione era di 129,2 miliardi di euro per gli stanziamenti d’impegno e di 121 miliardi di euro per gli stanziamenti di pagamento. Nel suo progetto di bilancio, il Consiglio ha ridotto gli stanziamenti d’impegno a 128,4 miliardi di euro e gli stanziamenti di pagamento a 119, 4 miliardi di euro, vale a dire di circa 10,3 miliardi di euro in un quadro finanziario già molto rigido.

Il progetto di bilancio del Consiglio ha inoltre posto in rilievo altre questioni. Nella rubrica 1 (crescita sostenibile e occupazione), gli stanziamenti di pagamento sono stati tagliati per un totale di 1 046 milioni di euro, nonostante fosse una priorità assoluta della politica di bilancio.

Questo autunno, il Parlamento ha inoltre ricevuto la lettera rettificativa della Commissione che proponeva ulteriori 262 milioni di euro per le azioni esterne. Inoltre, la Commissione ha proposto di riesaminare il quadro finanziario affinché potessero essere stanziati fondi adeguati per il sistema di posizionamento globale Galileo e l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia per il periodo 2008-2013. La proposta era coerente con la risoluzione del Parlamento adottata il 20 giugno e la prima lettura della normativa IET.

Sulla base di questi criteri, la commissione per i bilanci ha redatto la sua proposta, che è adesso in fase di discussione. I suoi elementi principali sono i seguenti:

La priorità assoluta del bilancio è la rubrica 1 (crescita sostenibile e occupazione). Gli stanziamenti d’impegno sono stati aumentati, in particolare per la ricerca e la formazione nel quadro della strategia di Lisbona e delle reti trans europee.

La rubrica 1 si riferisce anche ai finanziamenti per il sistema di navigazione Galileo. Quando il quadro finanziario pluriennale è stato redatto, il Parlamento ha avvertito che Galileo era sottofinanziato. Adesso ha un deficit di di 2,4 miliardi di euro, in quanto l’industria privata non intende essere coinvolta nel progetto, come accaduto negli Stati Uniti d’America. Poiché il progetto è politicamente ed economicamente importante per l’Europa, il Parlamento ha insistito sul fatto che dovrebbe proseguire e dovrebbe essere finanziato fuori dal bilancio comunitario. Al riguardo, occorre pendere una decisione nel corso di questa procedura di bilancio. Per questo motivo, il progetto di bilancio aveva Galileo e relativi stanziamenti dell’IET fuori dalla sua portata, sotto forma di una proposta di “cambiamento satellite”. Una condizione della sua adozione è che venga approvata la proposta della Commissione di modifica del quadro finanziario pluriennale. Se ciò non accade, il progetto Galileo fallirà e saranno in difficoltà anche i finanziamenti per l’IET. Non ha senso continuare a finanziare Galileo se il Consiglio non ha l’autentica intenzione di vederlo completato.

Gli stanziamenti dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione della sottorubrica 1B sono stati rafforzati in modo significativo, come gli impegni ancora da liquidare (i RAL) sono preoccupantemente elevati, a più di 95 miliardi di euro.

Tornando all’estate, il Parlamento e il Consiglio hanno formulato una dichiarazione congiunta relativa alla lentezza della Commissione nell’approvare i programmi funzionali. Attualmente, il 63 per cento dei programmi a titolo del Fondo di sviluppo regionale e del Fondo di coesione restano senza approvazione, così come l’83 per cento dei programmi del Fondo sociale europeo e il 75 per cento dei programmi di sviluppo rurale, nonostante il primo anno programmatico stia già giungendo al termine.

La lentezza di questa amministrazione minaccia seriamente la politica strutturale e di coesione dell’Unione europea e, in particolare, la ricostruzione dei nuovi Stati membri, in quanto l’attuale quadro finanziario è un imponente progetto di ricostruzione europea, più grande del Piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale. In questo progetto di bilancio, tuttavia, sono stati posti in riserva solo 22,1 e 5,3 miliardi di euro rispettivamente per le misure strutturali e lo sviluppo rurale dei nuovi Stati membri. Di conseguenza, la commissione per i bilanci propone che una parte dei costi amministrativi pertinenti della Commissione vengano messi in riserva, per essere poi distribuiti all’approvazione dei programmi, poiché questo processo deve essere accelerato.

Un’altra area molto problematica è quella relativa alla rubrica 4 (l’UE quale attore globale). Il progetto di bilancio preliminare era chiaramente inadeguato, motivo per cui nella sua lettera rettificativa la Commissione ha proposto 120 milioni di euro per il Kosovo e 142 milioni di euro per la Palestina. Il Consiglio ha inoltre proposto per le stesse regioni aumenti di 260 milioni di euro.

La commissione per i bilanci ha adottato l’approccio della Commissione, ma ha aggiunto altri 10 milioni di euro per il Kosovo e per la Palestina. Per tutelare le priorità del Parlamento, la commissione ha inoltre elaborato un emendamento “asterisco”. Esso prevede un taglio di 40 milioni di euro, che altrimenti sarebbero stati destinati alla politica estera e di sicurezza comune, poiché l’aumento proposto dal Consiglio è chiaramente in un ambito di suo interesse e comprometterebbe le priorità del Parlamento. La proposta asterisco comprende inoltre gli aumenti richiesti dalla commissione per gli affari esteri per la Palestina e il Kosovo, un totale di 40 milioni di euro, più una variazione più ridotta di 7 milioni di euro per il Fondo sanitario globale e alcune altre voci. Tale modifica può essere adottata se il Consiglio approva l’impiego degli strumenti di flessibilità.

Per quanto riguarda le agenzie decentrate, posso dire che la commissione ha ripristinato i 32 milioni di euro dei tagli praticati dal Consiglio e dei tagli del personale. Abbiamo pensato che la cooperazione funzionasse relativamente bene. Il cambiamento più significativo è connesso all’agenzia di controllo delle frontiere, Frontex, per la quale gli stanziamenti sono stati aumentati di 30 milioni di euro. La cooperazione in ambito di controllo e rafforzamento delle frontiere è una delle priorità fondamentali del Parlamento.

Il tema di questo bilancio è “un bilancio orientato ai risultati”. Esso mira a promuovere sia il bilancio per attività che la gestione per attività. A tale scopo, i 49 milioni di euro dei costi di amministrazione generale della Commissione sono stati messi in riserva, da distribuire quando e se la Commissione formula proposte per studi e relazioni, come richiesto dal Parlamento, sullo sviluppo della gestione per attività, il chiarimento della responsabilità del personale, e la tendenza futura del numero di addetti. Ciò riguarda anche la dichiarazione sulle agenzie esecutive adottata nella riunione di concertazione del Parlamento. In essa si dichiara che ogni nuova proposta deve contenere un’analisi costi/benefici rispetto alla situazione in cui le misure sarebbero competenza della Commissione. Inoltre, le voci di affidabilità e responsabilità dell’agenzia e della Commissione dovrebbero essere definite chiaramente, e deve inoltre esserci una spiegazione del modo in cui la Commissione si assume la responsabilità per il lavoro dell’agenzia e l’impiego dei fondi. Conosciamo gli esempi allarmanti della storia degli “Uffici di assistenza tecnica”.

L’importo totale del progetto di bilancio presentatoci è di 129 680 miliardi di euro, che è di 623 milioni di euro nel quadro finanziario pluriennale. Gli stanziamenti di pagamento sono di 124 194 euro, che equivalgono allo 0,99 per cento dell’RNL degli Stati membri. Nel quadro finanziario il dato è di 5 300 milioni di euro, e quindi la commissione per i bilanci ha dimostrato grande disciplina nel redigere questa proposta che deve essere deliberata dal Parlamento europeo.

Il progetto di bilancio è stato elaborato in uno spirito di fermo consenso ed eccellente cooperazione. Desidero ringraziare il presidente della commissione per i bilanci, Reimer Böge, per la sua leadership eccellente, nonché i coordinatori e i relatori ombra di tutti i gruppi politici. Hanno dimostrato una notevole flessibilità e capacità di cooperare. Vorrei inoltre ringraziare la Commissione e, in modo particolare la signora Commissario Grybauskaitė, per aver dimostrato un atteggiamento positivo, oltre alla Presidenza portoghese, che in negoziati e conciliazioni tripartiti ha dimostrato un approccio costruttivo e di rispetto. Infine, desidero esprimere il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla segreteria della commissione per i bilanci nonché agli amministratori responsabili per il bilancio del mio gruppo e di altri gruppi politici per l’enorme quantità di lavoro svolto.

Sottopongo ora il bilancio 2008 alla delibera della sessione plenaria.

 
  
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  Richard James Ashworth, a nome del gruppo PPE-DE.(EN) Signor Presidente, mi consenta di iniziare ringraziando l’onorevole Virrankoski per una relazione eccellente e per la significativa quantità di lavoro da egli svolta.

L’onorevole afferma correttamente che il 2008 è il secondo anno nella prospettiva finanziaria di sette anni. Sono convinto che questo bilancio si muova nella giusta direzione al fine di offrire il rapporto costi-benefici e gli stanziamenti di pagamento fissati quest’anno allo 0,99 per cento dell’RNL, e ha il potenziale di raggiungere un’attuazione di gran lunga migliore nei prossimi anni.

Tuttavia, al fine di conseguire tali obiettivi, chiedo in particolar modo al Consiglio di tener conto delle opinioni del Parlamento e di essere preparato a discutere alcune delle altre questioni, delle quali ne cito quattro.

In primo luogo, Galileo e l’Istituto europeo di tecnologia (IET): il Parlamento ha dato la sua approvazione a questi modelli, ma ci occorre ancora la dimostrazione di una disciplina di bilancio da parte di altre istituzioni, e formulo in quest’Aula tre osservazioni. Primo, non vi sono prove sufficienti della disposizione per il superamento dei costi e il ritardo nella realizzazione dei progetti. Secondo, non vi sono prove sufficienti di linee molto chiare di affidabilità e responsabilità per questi argomenti importanti, in particolare dell’assegnazione dei contratti di lavoro sui progetti. Infine, ritengo che la Commissione dovrebbe fare molto di più per condividere le sue prospettive per il progetto Galileo e in particolare per quanto riguarda la fase successiva alla realizzazione del progetto e la situazione in corso.

In secondo luogo, nella rubrica 4, sappiamo già che la richiesta di finanziamento per la Palestina e per il Kosovo estenderà in modo significativo il margine sotto questa rubrica. Ciò è stato in parte raggiunto attraverso la riduzione dei finanziamenti per la PESC. Tuttavia, creerà inevitabilmente problemi il prossimo anno e ritengo che a un certo punto dopo, la prima lettura del Parlamento, dovremo svolgere discussioni con il Consiglio e la Commissione al fine di valutare in quale modo possiamo affrontare la situazione.

In terzo luogo, chiedo al Consiglio di sostenere gli sforzi del Parlamento intesi ad obbligare la Commissione a rispettare lo screening e raggiungere una maggiore efficienza nei livelli delle assunzioni. Tra queste figurano le agenzie decentrate ed esterne, dove temo occorrano livelli più elevati di affidabilità.

Infine, è fondamentale che sia il Consiglio che la Commissione attribuiscano un’urgenza di gran lunga maggiore al raggiungimento di una positiva dichiarazione di garanzia da parte della Corte dei conti. Secondo me, il loro attuale livello di progresso è eccessivamente lento e, di conseguenza, la credibilità di quest’Aula è seriamente minacciata. Chiedo pertanto al Consiglio, in particolare, di mostrare una premura molto maggiore nell’affrontare la situazione.

 
  
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  Catherine Guy-Quint, a nome del gruppo PSE. (FR) Signor Presidente, signora Commissario, innanzi tutto vorrei ringraziare l’intero staff per il bilancio per il lavoro svolto, in particolare i nostri due relatori, gli onorevoli Virrankoski e Itälä. Questa procedura di bilancio conferma la ristrettezza del quadro finanziario pluriennale. L’importo dei pagamenti, a meno di 130 miliardi di euro, o lo 0,99 per cento del PIL, è molto scarso e non può sostenere le speranze di sviluppo della politica europea.

Il lavoro di squadra nella commissione per i bilanci significa che le priorità di bilancio dei gruppi politici possono essere mantenute, ma il quadro finanziario ostacola la ripresa delle politiche di crescita promesse ai cittadini europei. La nostra commissione ha tenuto in particolare considerazione le scelte compiute da tutte le commissioni parlamentari, ma la proliferazione di progetti pilota è la prova della frustrazione per la natura avara di questo quadro finanziario. Ancora una volta, dobbiamo lottare contro i tagli drastici effettuati dal Consiglio e sono soddisfatta del compromesso raggiunto. La Commissione deve ancora attuare correttamente questo bilancio. Non potremo più tollerare che questo progetto di bilancio venga snaturato attraverso mancati attuazione e trasferimenti di sovvenzioni di ritorno agli Stati membri.

Innanzi tutto, nel bilancio del 2008, non accettiamo il mancato impiego dei Fondi di coesione. Nel partito socialista, abbiamo rimediato ai terribili tagli del Consiglio che riguardavano programmi come Cultura 2007, Media 2007 e Gioventù in azione. Non occorre ricordarvi in quest’Aula l’importanza di queste voci poiché il nuovo Trattato sta per essere sottoposto ai cittadini d’Europa. Invito il Consiglio a rifletterci; per esempio, fornire alla ricerca o a Frontex le risorse di cui necessitano per funzionare, e migliorare le vie di informazione che rispondano alle attuali preoccupazioni dei cittadini europei. Proponiamo inoltre stanziamenti aggiuntivi per alcuni nuovi progetti intesi a migliorare la capacità di accogliere i profughi o per le ONG che lottano contro la discriminazione. Il bilancio europeo deve assolutamente continuare ad aiutare coloro che lottano contro i flagelli che affliggono la società europea.

Per le relazioni esterne dell’Unione europea, stiamo riducendo la spesa della PESC di 40 milioni poiché dobbiamo onorare i nostri impegni e gli impegni dell’Unione europea: per tutelare la riserva degli aiuti di emergenza, aiutare i paesi più svantaggiati, sostenere il Fondo mondiale per la lotta contro l’HIV/AIDS, il Fondo sanitario mondiale e mantenere gli aiuti allo sviluppo. Per il Kosovo e la Palestina, sarà necessario mobilitare lo strumento di flessibilità al fine di fornire 87 milioni di euro. E’ deplorevole che la rubrica 4 sia ancora sistematicamente sottofinanziata. La povertà mondiale cresce e il nostro bilancio si riduce.

Per quanto riguarda la Commissione europea, riconosco che la riserva di 40 milioni di euro sia rigida ma rispecchia i nostri dubbi sull’effettiva attuazione della gestione per attività (ABM). Consentitemi di fornirvi qualche esempio: prima di tutto, il mancato impiego dei Fondi di coesione, l’impossibilità di realizzare i progetti pilota che ci stanno a cuore, come il programma di tipo “Erasmus” per gli apprendisti, la mancanza di trasparenza nelle scelte degli istituti di ricerca, la scarsa attuazione delle gare di selezione per nuovi funzionari. L’elenco è lungo e il Parlamento chiede di essere convinto della buona volontà dell’Esecutivo europeo.

Infine, la questione principale, l’emendamento asterisco che chiede che Galileo e l’IET vengano finanziati oltre il tetto della prospettiva finanziaria. Ciò richiede, e forse obbliga, a una piccola revisione della prospettiva finanziaria. Il Parlamento non può accettare che venga messo a rischio Galileo, una sfida importante da un punto di vista tecnologico, economico e politico, nonché uno strumento strategico essenziale per le forze politiche e l’indipendenza dell’Unione europea, ma sono convinta del valore delle osservazioni dell’onorevole Merkel nella nostra Aula. Il 29 giugno, il Cancelliere Merkel ha impiegato un proverbio africano per chiudere la sua Presidenza: “Se volete andare veloci, andate soli, ma se volete andare lontano, andiamo insieme”.

 
  
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  Anne E. Jensen, a nome del gruppo ALDE. – (DA) Signor Presidente, desidero ringraziare il Presidente del Parlamento europeo per aver personalmente condotto questa seduta e queste procedure, nonché per il fatto che ciò non accada a mezzanotte. Ne sono molto felice.

Signora Commissario, non vi è alcun dubbio che le procedure di bilancio per il 2008 saranno piuttosto impegnative. Tuttavia, in Parlamento siamo tutti uniti, e quando giovedì voteremo sono assolutamente convinta che vi sarà ampio sostegno per la strategia, la commissione per i bilanci e il relatore per parere scelto dall’onorevole Virrankoski per il bilancio della Commissione.

Il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa sostiene le eccellenti proposte della Commissione per il finanziamento del sistema di sorveglianza satellitare Galileo. Siamo favorevoli che risorse aggiuntive dai modelli agricoli vengano impiegate per questo progetto anziché essere restituite agli Stati membri. Non sarebbe ragionevole ridurre i finanziamenti per la ricerca e i trasporti per trovare risorse per Galileo, come proposto dai ministri dell’Economia dell’Unione europea. Se gli Stati membri dell’Unione europea concordano che dobbiamo avere Galileo, devono anche fornire i finanziamenti a tale scopo senza utilizzarli per altri fini. Come già affermato dall’onorevole Virrankoski, siamo già stati avvisati in precedenza che non erano state stanziate risorse sufficienti per Galileo; pertanto, la situazione cui ci troviamo di fronte ora non è una sorpresa.

L’altro significativo problema controverso relativo al Consiglio riguarda i finanziamenti per la politica estera. Siamo tutti estremamente preoccupati anche che non sia stato stanziato denaro sufficiente per il Kosovo e la Palestina. Vorrei ringraziare l’onorevole Virrankoski per i suoi enormi sforzi intesi a trovare un compromesso che goda di ampio sostegno.

Per quanto riguarda le agenzie, siamo soddisfatti che l’agenzia di controllo delle frontiere, Frontex, riceva maggiori finanziamenti, e auspichiamo che si possa trovare una soluzione che consenta alla fine di avviare al più presto l’Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) con il centro di ricezione dati LRIT, che sarà istituito entro la fine del 2008.

Al relatore per le altre istituzioni, l’onorevole Itälä, è stato assegnato un compito realizzabile e uno molto complesso. Quest’ultimo era il bilancio del Parlamento, per il quale purtroppo non è stato possibile ridurre le spese al livello di quest’anno più l’inflazione. Tuttavia, nonostante ciò, è stato possibile mantenere le spese sotto la soglia del 20 per cento. Il gruppo ALDE ha sostenuto il compromesso originale tra il relatore e l’ufficio, ed è deplorevole che lo scarso coordinamento tra i presidenti dei gruppi più grandi comporti la revoca del compromesso. Non dovremmo far accadere questo di nuovo; possiamo fare meglio. Tuttavia, non sto biasimando l’onorevole Itälä. Ha dato un ottimo contributo, e desidero ringraziarlo anche per aver trovato una soluzione ragionevole per il Comitato delle regioni, che è stato oggetto di rigidi tagli da parte del Consiglio.

 
  
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  Wiesław Stefan Kuc, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, a nome del gruppo UEN, desidero porgere i miei sinceri ringraziamenti ai relatori, gli onorevoli Virrankoski e Itälä, nonché a tutti i membri della commissione per i bilanci per i loro sforzi nel redigere il bilancio e la loro eccellente cooperazione. Molte grazie.

Il secondo bilancio nell’attuale prospettiva di bilancio è molto diverso dai precedenti, non solo per l’entità degli importi in esso contenuti? Come sempre, dobbiamo proseguire il finanziamento della spesa dello scorso anno, e possiamo cambiare solo alcune parti del bilancio. Alcune voci significative sono i finanziamenti dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia e del progetto Galileo. Vi sono inoltre maggiori finanziamenti per la Palestina e il Kosovo. Modifiche significative si trovano anche nel finanziamento della politica agricola comune e delle agenzie specializzate.

Stiamo compiendo un grosso errore nell’associare genericamente importi a spese successive? E’ fattibile farlo con un anno di anticipo? Proviamo, ma abbiamo sempre l’opportunità di adattare il bilancio, e questo è molto importante. Forse in futuro dovremmo creare più voci, poiché conferirebbe significativa elasticità al bilancio.

Infine, desidero porgere ancora una volta i miei sinceri ringraziamenti all’onorevole Virrankoski. Nonostante il settore molto complesso coinvolto, è stato un grande piacere lavorare con lui.

 
  
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  Helga Trüpel, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero iniziare affermando che abbiamo un problema generale con la prospettiva finanziaria esistente perché, dal punto di vista del gruppo Verde/Alleanza libera europea, il nostro bilancio fino al 2013 non è realmente adeguato alle importanti sfide che l’Europa e gli attuali 27 Stati membri stanno affrontando.

Vorrei dichiarare che constato all’interno del Consiglio una mancanza di spirito europeo per quanto riguarda il bilancio e le finanze. Ritengo che ci occorra, come abbiamo già dichiarato con la strategia di Lisbona, un’autentica offensiva di alta tecnologia per l’Europa, se intendiamo costruire realmente il percorso verso una società basata sulla conoscenza. Purtroppo, siamo ancora lontani da questo. Ritengo inoltre che dobbiamo fare ancora di più per la ricerca e lo sviluppo oltre che per l’apprendimento permanente se desideriamo che i cittadini europei si adeguino in modo appropriato, nonché dare loro le competenze per affrontare la globalizzazione.

Dobbiamo inoltre creare una politica estera responsabile, come dimostrano tutti i sondaggi che i cittadini d’Europa ci chiedono. Tuttavia, se intendiamo investire nella prevenzione delle crisi e nell’azione responsabile nei luoghi cruciali del mondo, ci occorrono risorse adeguate, di cui attualmente non disponiamo a un livello appropriato.

Relativamente alla politica in materia di cambiamento climatico, penso che dobbiamo dimostrare al mondo che una politica sul cambiamento climatico ben compresa e una crescita selettiva vanno di pari passio. L’Europa deve intraprendere un’iniziativa importante in quest’ambito, poiché solo convincendo gli altri continenti e i grandi paesi come Cina, India e Stati Untiti possiamo elaborare politiche sul cambiamento climatico e creare nuovi posti di lavoro che conquisteranno anche i cuori dei nostri cittadini.

Dall’altra parte, penso che possiamo, ovviamente, fare economia sul bilancio comunitario, sulle sovvenzioni alle esportazioni agricole, per esempio, nonché nelle coltivazioni di tabacco e sui costi delle nostre riunioni qui a Strasburgo. Possiamo osservare che il bilancio non è adeguato per i nostri importanti e ambiziosi progetti scientifici come Galileo, il sistema di navigazione satellitare. Molti oratori che mi hanno preceduto lo hanno già affermato. Se pensiamo che sia politicamente corretto, tuttavia, il Consiglio deve agire in quest’ambito, altrimenti perderemo i contatti con gli Stati Uniti, oltre che con la Cina e l’India. Per quanto riguarda l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, se vogliamo dimostrare realmente che l’Europa è un continente che conferisce autentico valore alla conoscenza e desidera essere una società basata sulla conoscenza, il Consiglio dovrà impegnarsi maggiormente anche in questo settore. E’ necessaria anche in questo caso una volontà comune europea, se intendiamo promuovere l’Europa.

Per concludere, desidero ringraziare tutti i colleghi onorevoli che hanno collaborato a questo bilancio. E’ solo un compromesso, ma un valido compromesso, almeno da parte del Parlamento, e dovremo difenderlo.

 
  
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  Esko Seppänen, a nome del gruppo GUE/NGL.(FI) Signor Presidente, signora Commissario, esiste probabilmente un ampio spettro di opinioni in tutti i gruppi. Alcuni sono soddisfati della severa politica di bilancio del Consiglio, mentre altri deputati ritengono sia un ostacolo al raggiungimento di tutto ciò che è positivo e valido. Il fatto è che la proposta del Consiglio per il bilancio totale è incredibilmente bassa se paragonata al reddito nazionale combinato e la proposta del Parlamento rappresenta anche un livello eccezionalmente basso della spesa di bilancio.

Il nostro gruppo non è soddisfatto del modo in cui il progetto di bilancio si occupa dell’aspetto militare dell’Unione. La militarizzazione dell’Unione è anche una delle ragioni per cui il nostro gruppo non può sostenere la nuova proposta di Costituzione concordata la scorsa settimana. La Costituzione, come il progetto di bilancio del prossimo anno, non contribuiranno per nulla al rafforzamento della dimensione sociale dell’Unione.

Siamo abituati all’idea che la Commissione non attua mai completamente il bilancio comunitario, e gli Stati membri sono abituati all’idea di vedere ogni anno tornare indietro le loro risorse, essendo esse conosciute. Ciò sarà dovuto ai RAL derivanti da programmi in ritardo dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione di quest’anno e del prossimo. Il relatore, l’onorevole Virrankoski, sta accelerando la procedura di approvazione di questi programmi con un ottima ragione.

Secondo il punto di vista del nostro gruppo è giusto modificare gli accordi interistituzionali relativamente alla nuova spesa per Galileo e per l’Istituto europeo di tecnologia. Nel quadro di bilancio non vi è denaro a sufficienza; al contrario, l’adesione porterà all’Unione nuove risorse per essi. In quest’Aula, l’ufficio del Parlamento non ha la stessa disciplina nei suoi obiettivi di bilancio della commissione per i bilanci. Cerca sempre di spendere il 20 per cento dei costi amministrativi comunitari anche se non esiste un ambito in cui tale spesa possa essere giustificata. Tali progetti comprendono il memoriale all’onorevole Pöttering, un museo dedicato alla breve storia dell’Unione europea, o la conversione dell’area parcheggi del Parlamento in fonti e bagni termali.

Al contempo, i socialdemocratici, i liberali e i Verdi hanno appoggiato la commissione per i bilanci sul controllo indulgente dei fondi di sostegno dei partiti europei e adesso anche delle fondazioni europee finanziate dal bilancio del Parlamento. Non vi era alcuna clausola che dichiarava che l’impiego dei fondi avrebbe dovuto essere controllato conformemente alle migliori prassi del controllo di bilancio dell’Unione europea. I miei connazionali, gli onorevoli Virrankoski e Ville Itälä, hanno cercato, nel loro ruolo di relatori, di ottenere un risultato equilibrato.

 
  
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  Nils Lundgren, a nome del gruppo IND/DEM. (SV) La ringrazio signor Presidente. Gli onorevoli deputati Virrankoski e Itälä si sono occupati dei problemi di bilancio con molta competenza. Ho grande rispetto per il loro lavoro, entro i limiti del loro mandato. Ma è questo il problema: sono obbligati a lavorare entro i limiti del loro mandato. Il processo di bilancio comunitario è profondamente antiquato e quindi inadatto.

Il principio di base è sempre questo: stiamo ricevendo maggiori risorse, quindi in che cosa le investiremo? È un’organizzazione di 50 anni, che per questo motivo dovrebbe concentrarsi sul bilancio a base zero. Dobbiamo formulare le seguenti domande: se stessimo iniziando oggi (e non 50 anni fa), in cosa investiremmo le nostre risorse di bilancio? Le investiremmo nella creazione del Comitato economico e sociale o del Comitato delle regioni? Ne investiremmo circa la metà in una politica agricola protezionista, in PR e marketing di prodotti che altrimenti rimarrebbero invenduti? Investiremmo in sovvenzioni per la produzione di tabacco, per produrre tabacco che non può essere venduto nel modo tradizionale, mentre stiamo vietando in generale il fumo nell’Unione europea? Investiremmo nei Fondi strutturali che prendono quasi tutte le rimanenze dell’intero bilancio, decidendo quindi che i paesi possono ricevere finanziamenti direttamente dal bilancio comunitario a patto che vengano destinati a un determinato tipo di politica? La risposta è (poiché sono convinto che tutti quelli seduti in quest’Aula, che non sono molti, lo direbbero) no, non lo faremmo.

Dunque la domanda è: in quale modo possiamo affrontare la questione? Bene, non possiamo farlo se non siamo pronti a osservare le questioni di bilancio fondamentali a partire da zero e cominciare a lavorare da questo punto. Ci troviamo pertanto nel luogo completamente sbagliato. Se svolgiamo una normale analisi economica e consideriamo ciò che dovrebbe essere fatto con i finanziamenti di bilancio a livello comunitario che vengono spesi attraverso Bruxelles, è stanziare risorse che diversamente gli Stati membri non sarebbero in grado di investire, per esempio nella ricerca di base. Tutti sappiamo che, dal punto di vista della teoria economica, la ricerca di base è del tutto sottofinanziata sul mercato. Ci sono sempre i parassiti in questo settore. Si presume che qualcun altro pagherà i costi della ricerca di base e che quando sarà tutto terminato, sarà nostra disposizione. Esistono molti settori analoghi cui viene destinata una quantità di denaro incredibilmente ridotta. Ne parliamo, ma non facciamo nulla. Nella maggior parte dei casi il denaro viene destinato a ciò che è stato stabilito 30 o 50 anni fa. E’ scandaloso. Abbiamo anche un’Unione europea che acquista edifici in Europa con la convinzione che sia più economico. Questo è un modo di agire irresponsabile, che specula con il denaro dei contribuenti, e non dovrebbe continuare. Dobbiamo avviare una discussione su quanto l’Unione europea dovrebbe fare con il denaro che riceviamo. Quanto facciamo in modo corretto è forse il 10-15 per cento di tutti i finanziamenti. Il resto viene impiegato per iniziative assurde, e per diversi tipi di lavoro di PR, come il denaro per l’adattamento alla globalizzazione. I singoli Stati che competono tra loro al fine di trovare valide soluzioni istituzionali sono quelli che hanno creato l’Europa e il suo successo. Manteniamolo. Grazie molte.

 
  
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  Hans-Peter Martin (NI).- (DE) Signor Presidente, chiunque si sia trovato nella commissione per i bilanci saprà quanto sia sempre difficile in autunno distribuire molte risorse. Viene sempre nascosto sotto le linee di bilancio dedicate ai servizi di informazioni sulla riserva.

Certamente, vi è il tentativo di essere attivi e quindi di agire. Ora mi rivolgo direttamente a lei, signor Presidente. E’ stato istituito il LUX film award. Le condizioni erano che i film sarebbero stati visti entro il 18 ottobre e solo i deputati che avevano visto tutti e tre i film avrebbero potuto e dovuto votare in base a questa iniziativa di voce di bilancio. Ho appena guardato l’elenco. Neanche una dozzina di deputati prenderà domani la decisione su quale Torre di Babele consegneranno a chi.

Vorrei domandarle, signor Presidente, di essere abbastanza onesto da non illuderci domani, ma dirci quanti deputati hanno in realtà preso legittimamente parte a questa votazione. La prego di garantire che il processo verbale non venga modificato con altri argomenti e punti dell’ultimo minuto, poiché la scadenza per vedere i film, il termine ultimo di visione, era il 18 ottobre.

Questo problema relativamente piccolo sulla scala dei bilanci, signor Presidente, può essere riportato anche per molti altri ambiti. Gettiamo sempre il denaro qui intorno senza pensarci, perché ne abbiamo troppo e quindi anche le buone idee come il premio cinematografico vengono distrutte. Tuttavia, siamo onesti almeno domani, signor Presidente!

 
  
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  Presidente. − Queste osservazioni non meritano una risposta.

 
  
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  Dalia Grybauskaitė, Membro della Commissione. – (LT) Vorrei iniziare dicendo che è un grande piacere parlare con voi oggi, prima dell’importante votazione, appena dopo la prima lettura. Desidero ringraziare il Presidente, l’onorevole Böge, il relatore principale, l’onorevole Virrankoski, nonché i coordinatori di tutti i gruppi politici per il loro lavoro di maggiore successo, coordinato e positivo inteso a raggiungere il consenso in sede di commissione per i bilanci in prima lettura. Tutte le linee proposte dalla Commissione sono state reintegrate; molte grazie per questo.

(EN) Per l’istituzione di praticamente tutte le linee del PPB, desidero esprimere i miei ringraziamenti al Parlamento. Lo ripeto in inglese, qualora fosse stato interpretato in modo non corretto, poiché è la parte più importante del mio discorso. Al contempo, desidero dire anche che, a prescindere da quanto siamo soddisfatti e dalla nostra cooperazione, abbiamo ancora qualche osservazione da fare e che il Parlamento, in molti casi, ha ancora espresso delle riserve.

È una questione che abbiamo affrontato lo scorso anno, e che la Commissione è stata in grado di affrontare lo scorso anno, e cercheremo di fare del nostro meglio al fine di garantire che l’Esecutivo soddisfi tutte le condizioni, fornendovi tutte le informazioni necessarie affinché possiate distribuire le riserve prima della seconda lettura.

Desidero citare in particolar modo i progetti pilota, ambito in cui quest’anno il Parlamento ha preso l’iniziativa e ha impiegato praticamente un maggior numero di progetti pilota e azioni preparatorie, che voi avete proposto. Come da abitudine, osserveremo attentamente i singoli casi e presenteremo il nostro parere all’inizio di novembre attraverso la cosiddetta “lettera di fattibilità”, che arriverà puntuale, ben prima della conciliazione e della seconda lettura.

Per quanto riguarda le agenzie esecutive, che sono la voce molto estesa e illuminante della nostra procedura di bilancio di quest’anno, vorrei sottolineare anche il quadro costruttivo istituito dalla conciliazione di luglio tra noi e l’intera questione delle agenzie. Vorrei altresì ringraziare il Parlamento, in particolare l’onorevole Haug, per la sua cooperazione, nello specifico nel portare a termine la revisione delle disposizioni di lavoro per le agenzie esecutive che abbiamo di recente approvato.

La Commissione farà del suo meglio al fine di garantire, quale onesto mediatore tra le due autorità di bilancio, e cercherà di ottenere il risultato migliore ed equilibrato tra tutti noi per il bilancio, in particolare con la consapevolezza e considerando che abbiamo ancora grandi problemi da risolvere insieme, come Galileo e l’IET, che è sul tavolo dopo la nostra proposta fino, principalmente, alla decisione del Consiglio. Siamo soddisfatti del modo in cui il Parlamento ha affrontato la questione nella proposta e in prima lettura. Pertanto, auspico che insieme, noi tre, saremo in grado di concludere con successo e puntualmente la procedura di bilancio.

 
  
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  Michael Gahler, relatore per parere della commissione per gli affari esteri. – (DE) Signor Presidente, il tetto finanziario per la rubrica 4 è di 7,002 miliardi di euro secondo il quadro finanziario pluriennale. Il Consiglio ha aumentato il progetto preliminare di bilancio della Commissione per il 2008 di 6,672 miliardi di euro a 6,89 miliardi di euro, principalmente aggiungendo ulteriori stanziamenti per la Palestina e per il Kosovo. In una fase iniziale, il Parlamento ha precisato che questi finanziamenti non potrebbero essere adeguati in quanto le sfide già prevedibili non sono state prese in considerazione. Adesso sentiamo dal Consiglio che sono necessarie risorse più elevate, in particolare nell’ambito della politica di sicurezza. Purtroppo, ancora non conosciamo alcuna proposta concreta. Tuttavia, dobbiamo raggiungere un accordo con il Consiglio sulla PESC. Pertanto, negoziamo in modo aperto e onesto sulle attuali necessità per il 2008.

Se abbiamo approvato circa 250 milioni di euro all’anno per la PESC dal 2007 al 2013, la riduzione nei finanziamenti sarebbe già evidente. I nostri costi per la politica di sicurezza sono in linea all’incirca con la tabella di marcia.

Un altro argomento importante è la Palestina. Nel 2007, stiamo spendendo ben al di sopra del previsto, più di 400 milioni di euro. Necessitiamo di maggiori risorse anche il prossimo anno rispetto a quanto non abbiano previsto la Commissione e il Consiglio. Tuttavia, non possiamo aspettarci che il Parlamento introduca importi inferiori nel bilancio, e che li sottragga alle altre politiche nel corso dell’anno perché non ci sono state pianificazioni serie.

Tantomeno vi è chiarezza riguardo la precisa assegnazione dei compiti relativamente al Kosovo e alle necessità per il 2008. Sono consapevole che in questo caso dovremo prima aspettare un mandato preciso.

Per concludere, desidero sottolineare il dialogo politico che abbiamo bisogno di instaurare in breve tempo. Il Parlamento europeo sta lottando per questo nei negoziati sul quadro finanziario pluriennale e perché sia fissato nell’accordo interistituzionale. Sarebbe questo il forum ideale per affrontare gli importanti sviluppi in un modo costruttivo, in tempo utile e sulla base della fiducia reciproca. Questo sarebbe il giusto contesto per la preparazione di una revisione dei nuovi strumenti finanziari.

 
  
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  Ralf Walter, relatore per parere della commissione per lo sviluppo. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la commissione per lo sviluppo sta compiendo uno sforzo al fine di fissare le priorità con la sua spesa prevista nel bilancio. Siamo consapevoli che gli aiuti allo sviluppo, quindi il nostro aiuto ai popoli più poveri del pianeta, non sono qualcosa che accade con una decisione rapida e i cui risultati appaiono dal nulla, ma esistono processi per questo sui quali dobbiamo lavorare continuamente.

Abbiamo sottolineato che desideriamo combattere la povertà. Ciò significa che dobbiamo offrire alle persone un’educazione e garantire loro una buona salute affinché possano svilupparsi nel loro ambiente, nel loro paese. Abbiamo investito ingenti somme di denaro in passato al fine di combattere malaria, tubercolosi e AIDS e intendiamo aiutare questi paesi a svilupparsi realmente attraverso misure preventive quali, per esempio, l’eliminazione delle armi leggere, delle mine terrestri e delle armi ABC attraverso l’istituzione di una rete di prevenzione dei conflitti e della cooperazione transfrontaliera tra i paesi in via di sviluppo.

Tuttavia, non dovrebbe accadere (e queste sono le mie due richieste al Consiglio e alla Commissione) che il Consiglio, semplicemente perché appare un nuovo punto all’ordine del giorno, affermi frettolosamente: adesso dobbiamo iniziare a riorganizzare tutto. Dobbiamo aiutare il Kosovo e aiutare la Palestina, e su questo concordiamo pienamente. Dobbiamo farlo ma non sottraendo il denaro ai più poveri tra i poveri e credendo che potremmo scoprire una qualche continuità in questo scambio o che le persone dall’esterno possano avere la sensazione che stiamo lavorando per aiutare i più poveri in un modo realmente impegnato. Occorrono nuove risorse disponibili e sono consapevole che stiamo parlando del denaro dei contribuenti, ma dobbiamo comunicarlo esplicitamente. Se lo facciamo, avremo anche successo.

Il secondo punto è rivolto alla Commissione. Voi sapete esattamente quali sono le nostre priorità per la lotta alla povertà, cui ho appena fatto riferimento: offrire assistenza sanitaria e istruzione di base affinché le persone possano avere un loro reddito nei loro paesi. Abbiamo stanziato ingenti somme di denaro nella riserva e non dovremo distribuirlo finché non avrete chiarito che accettate e adottate le priorità del Parlamento.

Non intendiamo introdurre la microgestione, ma abbiamo svolto una valutazione politica, che voi avete concordato. Dovremo insistere su questo nonché metterlo in pratica, affinché, come anche in altri casi di politica estera, diventi realtà e quindi ci avvarremo dei nostri diritti e opportunità di bilancio per esercitare l’adeguata pressione su di voi.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. Manuel António DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  
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  Peter Šťastný, relatore per parere della commissione per il commercio internazionale.–(EN) Signor Presidente, desidero ringraziare gli onorevoli Virrankoski e Itälä per un magnifico, benché ingrato, lavoro.

Ritengo sia importante sottolineare non solo il ruolo del Parlamento quale istituzione che controlla il bilancio, ma anche il ruolo di ogni singola commissione riguardo agli aspetti di bilancio che rientrano direttamente nella loro sfera di competenza. Ritengo sia molto sano che le singole DG riferiscano alle diverse commissioni relativamente alle loro spese previste per un determinato anno. Deve esserci un livello di controllo e deve esserci trasparenza. Nonostante la commissione per il commercio internazionale non disponga della codecisione nelle questioni commerciali, ritengo tuttavia che si sia sviluppata una pratica molto positiva in base alla quale svolgiamo discussioni aperte e oneste con la DG per il commercio sulle questioni di bilancio e sul motivo per cui sono necessarie alcune spese.

In termini di linee di bilancio, desidero sottolineare la necessità di mantenere sia gli aiuti per il commercio che la dimensione parlamentare dell’OMC quali aspetti importanti di un bilancio commerciale. Occorre essere in grado di promuovere i beni europei nei paesi terzi. Dobbiamo disporre di esperti che aiutino le nostre imprese a inserirsi nei mercati esteri ma, al contempo, dobbiamo sostenere i paesi in via di sviluppo nelle esportazioni verso l’Unione europea. In assenza di scambi non esiste sviluppo sostenibile a lungo termine. L’OMC è stata criticata di recente per la sua mancanza di trasparenza. La dimensione parlamentare dei negoziati commerciali globali è un’iniziativa importante che dovremmo continuare a sostenere poiché migliora il dialogo, conferisce maggiore legittimità e consente un maggiore controllo.

In una nota conclusiva, chiedo alla Commissione di garantire che il Parlamento venga informato a tempo debito di ogni progetto di assistenza microfinanziaria affinché possa essere condotta una discussione adeguata nelle commissioni pertinenti, e che noi come istituzione siamo ben informati dei paesi beneficiari che spendono le risorse comunitarie.

 
  
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  Salvador Garriga Polledo, relatore per parere della commissione per il controllo dei bilanci. – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, la commissione per il controllo dei bilanci ha incentrato il suo parere per il bilancio 2008 su due punti fondamentali:

il primo riguarda la conformità con il paragrafo 44 del nuovo accordo interistituzionale relativo alla dichiarazione di affidabilità e alla certificazione annuale che tutti gli Stati membri devono inviare. In questo emendamento approviamo le conclusioni e le raccomandazioni di discarico del 2004 e del 2005, che una minoranza di Stati membri ha già applicato, ma riteniamo debba essere fatto di più.

Siamo consapevoli che la Commissione europea non possa valutare in quale misura gli Stati membri abbiamo rispettato questo impegno fino al 15 febbraio. Tuttavia, e probabilmente al fine di incoraggiare la Commissione europea a proseguire con questa valutazione senza perdere tempo, abbiamo introdotto una riserva nei costi del personale della Commissione. Siamo sicuri che la Commissione abbia gli stessi interessi del Parlamento nel garantire che gli Stati membri applichino totalmente il paragrafo 44 nell’ambito della gestione condivisa. Sono quindi sicuro che raggiungeremo un accordo sulla riserva.

Il secondo punto è la trasparenza. Riteniamo che più è dettagliata la spesa di bilancio, più semplice sarà per l’autorità di bilancio competente controllarne l’attuazione.

Pertanto, abbiamo chiesto la creazione di nuove linee di bilancio nei settori di spesa molto sensibili per il Parlamento, quali le agenzie, lo sviluppo rurale e altre categorie come l’azione esterna, con un riferimento, ripeto, a un impegno molto chiaro da parte del Parlamento e della commissione per il controllo dei bilanci, inteso a contribuire alla massima trasparenza, che è quanto ci chiede l’opinione pubblica.

 
  
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  Cristobal Montoro Romero, relatore per parere della commissione per i problemi economici e monetari. – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli relatori, la commissione per i problemi economici e monetari ha presentato un parere, che è stato adottato all’unanimità (non vi sono stati voti contrari), in cui, innanzi tutto, celebriamo i progressi negli stanziamenti intesi a migliorare la competitività per la crescita economica e l’occupazione, nonché, in particolare, quelli finalizzati alla coesione per la crescita e l’occupazione nell’Unione europea.

Per quanto riguarda le questioni per cui è responsabile la commissione, i problemi economici e monetari, il settore delle imprese, la concorrenza, la tassazione e l’unione doganale, la lotta all’evasione fiscale e la frode in generale nelle statistiche europee e, in particolare, il capitolo sulle statistiche, accogliamo ovviamente con favore i risultati del bilancio, l’approccio del bilancio, ma abbiamo di certo riscontrato carenze.

Avremmo voluto maggiori risorse, che venisse impiegato più denaro per la crescita economica, in altre parole più denaro per il benessere dei cittadini, al fine di fornire un sostegno più evidente per i programmi in materia di unione monetaria, nonché per le piccole e medie imprese quale fonte che crea posti di lavoro. Certamente, tutti noi dobbiamo essere guidati dai principi di austerità, che dovrebbe essere una priorità e che nessun altro afferma oltre me. Tuttavia, questo e le attuali imperfezioni nei nostri bilanci comunitario sono questioni separate.

Riteniamo che l’Unione europea debba realmente redigere bilanci più incisivi in termini di incentivi alla crescita economica che crei occupazione, e a tal fine stanziare risorse che appartengono a tutti i paesi dell’Unione europea è assolutamente necessario.

 
  
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  Gabriele Stauner, relatrice per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali accolgo con particolare favore il fatto che la Commissione abbia ora la volontà di spendere il 44,2 per cento, l’equivalente di 57 miliardi di euro del bilancio, in crescita e occupazione. L’aumento nelle relative rubriche del bilancio di 2,3 miliardi di euro per il 2008 sostiene efficacemente la strategia di Lisbona. Vorrei porre in particolare rilievo i tre progetti pilota nel settore sociale, nonostante la commissione per i bilanci non abbia approvato i finanziamenti ad essi destinati in prima istanza e li abbia ridotti in modo considerevole in una seconda fase.

Anche il progetto sulla situazione dell’occupazione nell’ambito dell’assistenza sanitaria, che è stato in qualche modo ridotto dalla commissione per i bilanci, mi sta particolarmente a cuore, in quanto si sono verificati notevoli problemi in quest’ambito sin dagli allargamenti dell’Unione europea del 2004 e del 2007. Pertanto, il progetto pilota dovrebbe essere realizzato come lo abbiamo concepito. Ciò vale in particolar modo relativamente ai possibili regolamenti per i servizi sociali, nonché a un altro progetto che abbiamo proposto, ossia l’integrazione sociale dei migranti.

Vi prego di sostenere gli emendamenti che abbiamo reinserito. Desidero inoltre promuovere nuovamente il progetto per la famiglia che deve essere realizzato dalla fondazione di Dublino, che vorremmo sostenere per 400 000 euro, ma che la commissione per i bilanci ha del tutto rigettato. I posti di lavoro a favore della famiglia, il miglioramento della situazione abitativa per le famiglie e la prosecuzione del sostegno alle famiglie sono inoltre obiettivi primari per noi in Europa.

Occuparsi di questi argomenti dovrebbe quindi far parte del programma di lavoro della fondazione di Dublino e certamente devono essere resi disponibili i finanziamenti necessari.

 
  
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  Jutta Haug, relatrice per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ha ripristinato i dati di bilancio ridotti nel suo settore dal Consiglio agli importi contenuti nel progetto di bilancio preliminare della Commissione. Ciò significa un aumento del bilancio del 10,3 per cento per il settore ambientale, rispetto all’esercizio 2007.

Riteniamo inoltre che sia del tutto appropriato per gli strumenti più importanti nel settore ambientale. Anche EMEA, EEA, FEEE e ECDC, le abbreviazioni delle nostre agenzie, del cui lavoro siamo pienamente soddisfatti, hanno recuperato le loro risorse. Life+ è approvato, il lavoro sta iniziando e il nuovo piano d’azione per la salute sostituirà inoltre il precedente di gennaio 2008. Fino a qui tutto bene! Naturalmente dovremo essere in grado di svolgere una valutazione alla fine dell’anno o all’inizio del 2009.

Tuttavia, il programma HELP ci dà motivi di preoccupazione. Sappiamo quanto sia nocivo il consumo di tabacco. Tuttavia, desideriamo anche che il pubblico ascolti e comprenda questo messaggio. Il 2008 è l’ultimo anno finanziario in cui riceveremo risorse per questa campagna antifumo dai finanziamenti del tabacco. Chiediamo alla Commissione di pensare molto rapidamente alla provenienza del denaro per questa campagna negli anni successivi.

 
  
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  Angelika Niebler, relatrice per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, consentitemi innanzi tutto, a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, di ringraziare il relatore e gli onorevoli colleghi della commissione per i bilanci per la loro continua cooperazione costruttiva ed efficace.

Due argomenti strettamente connessi sono particolarmente essenziali per noi della commissione per l’industria. Da un lato riguardano, come è stato già affermato oggi, Galileo e dall’altra parte, il progetto dell’Istituto europeo di innovazione e tecnologia. Entrambe le iniziative coinvolgono i progetti pioneristici di vitale importanza in termini di politica sull’innovazione e l’industria che meritano il nostro pieno sostegno.

L’Istituto europeo di innovazione e tecnologia contribuirà in modo fondamentale al trasferimento di tecnologia dalla scienza all’industria e alle imprese. In questo ambito esiste ancora un ritardo nella domanda in Europa. Tuttavia, i finanziamenti sollevano la questione. La commissione per l’industria si è dichiarata molto chiaramente a favore del fatto che i finanziamenti non avvengano a spese di altri programmi lungimiranti. Pertanto, non dovremmo attingere denaro dal Settimo programma quadro per la ricerca, da un programma di apprendimento permanente o da un programma di reti transeuropee per finanziare l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia. No, noi della commissione per l’industria chiediamo che i finanziamenti vengano ridistribuiti dal bilancio amministrativo a vantaggio dell’IET. Fortunatamente, anche la commissione per i bilanci si è impegnata su questa linea. Inoltre, la commissione per l’industria chiede finanziamenti chiari anche oltre la propria linea di bilancio.

Galileo è considerevolmente più problematico. Forse mi consentirete di sottolineare semplicemente quanto segue dal punto di vista della politica industriale: credo vi sia consenso sul fatto che abbiamo bisogno di Galileo e che debba essere finanziato. L’ultima risoluzione su Galileo ha avuto quale risultato il Parlamento che appoggia i finanziamenti comunitari, come è stato proposto anche dalla Commissione. Detto ciò, dal mio punto di vista è essenziale che il progetto continui alla fine. Non deve essere rilanciato ma può essere basato su sforzi significativi delle imprese coinvolte. Questo dovrebbe essere preso in considerazione anche nel corso dei prossimi negoziati.

Tutto il resto che riguarda Galileo lo consegnerò al collega onorevole Böge, che sarà responsabile anche per la prosecuzione dei negoziati in sede di commissione per i bilanci con i suoi colleghi in quest’Aula.

 
  
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  Luisa Fernanda Rudi Ubeda, relatrice per parere della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. – (ES) Signor Presidente, desidero prima di tutto iniziare ringraziando i membri della commissione per i bilanci per il sostegno fornito agli emendamenti presentati dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, che sono stati adottati anche dalla commissione praticamente all’unanimità.

Innanzi tutto, per quanto riguarda il titolo 12 del bilancio, “mercato interno”, vorrei solo dire che ciò che la commissione intendeva fare attraverso i nostri emendamenti era recuperare gli importi nel PPB che erano stati previsti dalla Commissione, e che successivamente il documento del Consiglio ha ridotto.

Desidero citare o ricordarvi l’importanza che tutto ciò che è connesso al mercato interno riveste nell’Unione europea. Credo sia ovvio. E’ una delle basi principali per tutti i successivi sviluppi costruiti attorno ad esso.

In alcuni anni, come lo scorso e il prossimo, il 2008, in cui deve essere adottata una normativa importante, per esempio la direttiva servizi, e in cui vi sono programmi per continuare a muoversi in direzione di una normativa intesa a perfezionare il mercato interno, comprendiamo che sia necessario ripristinare gli importi previsti nel PPB.

La stessa teoria si può applicare al titolo 14, “unione doganale”, che fa riferimento anche al perfezionamento delle frontiere esterne dell’Unione europea, che ci consentiranno in cambio di garantire che il nostro mercato unico funzioni correttamente.

Infine, per quanto riguarda il titolo 17, relativo alla tutela dei consumatori, di competenza della commissione per la quale sono relatrice, vorrei dire che, con il sostegno della commissione per i bilanci, abbiamo recuperato gli importi contenuti nel PPB per il programma SOLVIT. Esistono livelli diversi di sviluppo delle politiche per i consumatori e per la loro tutela nei vari paesi dell’Unione europea. In molte occasioni vi sono discrepanze che devono essere risolte attraverso strumenti extralegislativi, stragiudiziali. SOLVIT ha dimostrato di essere un ottimo strumento a tale scopo.

Infine, e concludo, signor Presidente, vorrei ringraziare in modo particolare la commissione per i bilanci per il suo sostegno per un progetto pilota cui è stato stanziato un milione di euro, e che consentirà di condurre uno studio il prossimo anno, che controllerà e porrà a confronto l’applicazione delle misure della politica per i consumatori nei diversi Stati membri.

 
  
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  Wojciech Roszkowski, relatore per parere della commissione per lo sviluppo regionale. – (PL) Signor Presidente, nel suo parere la commissione per lo sviluppo regionale ha preso in particolare considerazione le linee di bilancio relative al capitolo 13, o la rubrica “politica regionale”. Abbiamo chiesto di mantenere, o se necessario reintegrare, tutte le linee di bilancio del progetto preliminare di bilancio.

La commissione per i bilanci ha soddisfatto le nostre richieste, e anche nella linea 13 03 16 relativa al Fondo europeo di sviluppo regionale, ha chiesto un aumento nei pagamenti pari a 900 milioni di euro. La commissione per i bilanci ha inoltre condiviso la nostra preoccupazione circa l’impiego della parte di risorse non assegnate nel settore relativo alla coesione per i finanziamenti aggiuntivi ad altri progetti, come l’Istituto europeo di tecnologia, per l’efficacia di una decisione del Consiglio che sarebbe in contrasto con il principio di coesione ed esaurirebbe anche le prerogative del Parlamento. Per riassumere, non è il bilancio che sognavamo, non è un bilancio di cui potremmo essere soddisfatti, tuttavia la commissione per lo sviluppo regionale sostiene il progetto di bilancio proposto dalla commissione per i bilanci. Molte grazie.

 
  
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  Jan Mulder, relatore per parere della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. – (NL) Signor Presidente, il seguente rituale ha luogo ogni anno per quanto riguarda il bilancio agricolo: la Commissione adotta il progetto di bilancio, poi il Consiglio apporta dei tagli a numerose linee senza troppe motivazioni, la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sostenuta dalla commissione per i bilanci, ripristina queste linee, e poi iniziamo le discussioni sulla base della lettera rettificativa della Commissione al fine di adottare il bilancio esatto per l’anno successivo.

Per quale motivo per il Consiglio sia necessario apportare regolarmente questi tagli è un mistero per me, poiché teniamo discussioni basate sulla lettera rettificativa della Commissione sin dal Trattato di Amsterdam, in quanto ci fornisce i dati più recenti a disposizione. Ritengo sarebbe stato meglio se avessimo continuato nello stesso modo.

La commissione per l’agricoltura ha aumentato un certo numero di linee: quella relativa al consumo di frutta nelle scuole, la distribuzione di latte nelle scuole, e così via, poiché tutti noi desideriamo che la consapevolezza di una buona nutrizione inizi in tenera età. Apprezziamo i progetti pilota e l’azione preparatoria adottata in origine dalla commissione per i bilanci.

 
  
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  Emanuel Jardim Fernandes, relatore per parere della commissione per la pesca. (PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la commissione per la pesca, nella sua sfera di competenza, ha presentato alcune proposte di emendamenti alla commissione per i bilanci per la sua valutazione, la maggior parte delle quali sono state ben accolte e tenute in considerazione, in modo particolare, il rafforzamento della politica marittima europea nelle azioni preparatorie allo sviluppo sostenibile dell’enorme quantità di opportunità rappresentata dagli oceani e dai mari europei, maggiori risorse per il controllo della pesca al fine di garantire la sostenibilità di mari e oceani e la raccolta di informazioni essenziali per lo sviluppo di una politica della pesca sostenibile, per l’adeguato funzionamento ed efficienza dell’Agenzia comunitaria di controllo della pesca nonché, per quanto riguarda le regioni più remote, garantire l’efficacia degli attuali programmi fondamentali al fine di ridurre al minimo i limiti che riguardano regolarmente e nello specifico tali regioni.

Le relazioni dell’onorevole Virrankoski e mia sono un chiaro segnale per il rafforzamento della politica della pesca, anche con tutti i limiti connessi alla prospettiva finanziaria; pertanto, sollecito i colleghi a fornire loro un fermo sostegno e il Consiglio a tenere in considerazione le proposte che abbiamo presentato oltre a quelle del Parlamento.

 
  
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  Helga Trüpel, relatrice per parere della commissione per la cultura e l’istruzione.–(DE) Signor Presidente, parlo in quest’Aula a nome della commissione per la cultura, che non è solo responsabile per la cultura, ma anche per l’istruzione, la gioventù, i mezzi di informazione e lo sport. Il nostro bilancio è molto limitato se paragonato a quello che dovrebbe essere.

Ritengo che se osserviamo attentamente quanto successo ha avuto il programma ERASMUS, grazie al quale in Europa gli studenti universitari possono studiare in altri paesi, fare amicizie in altri luoghi d’Europa, e discuterne poi con i loro amici e contatti, è chiaro che questo apporta un contributo essenziale alla comprensione reciproca in Europa.

Credo che dovremmo fare di più per la comunicazione, in particolare ora che i capi di Stato o di governo hanno approvato il Trattato di riforma. L’idea della “comunicazione a livello locale”, collaborando con le persone nel loro territorio al fine di ottenere il loro sostegno per un futuro europeo, è essenziale. Sono soddisfatta dei due progetti pilota, almeno ove possibile: EuroGlobe, un teatro mobile come quelli dell’epoca shakespeariana, istituito per viaggiare nelle capitali europee al fine di coinvolgere realmente i cittadini, e un progetto culturale sul tema della mobilità degli artisti, per consentire ai giovani artisti europei di riunirsi, collaborare e creare il futuro dell’Europa.

 
  
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  Gérard Deprez, relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi trovo qui in sostituzione dell’onorevole Dührkop che non ha potuto essere presente.

La commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha definito tre priorità principali per il bilancio del 2008. La prima di queste riguarda il rafforzamento delle risorse operative disponibili per l’agenzia Frontex che, come sapete, ha il compito di coordinare la cooperazione alle frontiere esterne dell’Unione europea. Tale obiettivo è stato raggiunto: se il Parlamento assume la nostra posizione, Frontex riceverà 30 milioni in stanziamenti operativi aggiuntivi, ossia più del doppio di quanto assegnato nel 2007.

La seconda priorità riguarda la necessità di trasparenza nella gestione dei sistemi computerizzati per il controllo degli ingressi in territorio europeo. Pertanto, gli stanziamenti sono stati messi in riserva per i sistemi SIS I e SIS II di Schengen e per il sistema di informazioni sui visti, conosciuto con l’abbreviazione di VIS. Tali stanziamenti non saranno distribuiti finché non disporremo di basi giuridiche adeguate ove necessario, e se del caso, di informazioni circa gli inviti a presentare proposte e i contratti.

Infine, la terza priorità della nostra commissione è relativa al Fondo europeo per i rimpatri. Tutti gli stanziamenti a questo scopo sono stati posti in riserva e verranno distribuiti solo dopo che il Consiglio e il Parlamento avranno adottato la direttiva recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente. Il Consiglio dovrebbe saperlo: niente direttiva, niente soldi. E’ così semplice.

 
  
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  Rihards Pīks, relatore per parere della commissione per gli affari costituzionali. – (LV) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, mi fa molto piacere che, finalmente, a seguito del Vertice di Lisbona, possiamo procedere alla firma del Trattato di riforma nonché alla sua ratifica e attuazione. Tutti comprendiamo che questo nuovo Trattato è necessario allo sviluppo e al consolidamento dell’Europa. Per questo motivo, in qualità di relatore per parere della commissione per gli affari costituzionali, mi sono stupito che la sottorubrica 3B, relativa alla cittadinanza europea, sia stata l’unica in cui è stata pianificata una significativa riduzione della spesa rispetto al bilancio del 2007. In un momento in cui la struttura istituzionale dell’Unione europea sta cambiando, sono necessarie risorse al fine di comunicare con i cittadini comunitari. Questi ultimi devono essere informati delle modifiche da apportare, e la loro cooperazione e il loro sostegno devono essere garantiti. Sono pertanto grato ai membri della commissione per gli affari costituzionali del mio gruppo politico, e in particolare ai relatori e ai membri della commissione per i bilanci, per il loro appoggio alle mie proposte relative a diverse rubriche del bilancio intese ad aumentare la spesa in questo programma. Auspico che anche il Parlamento sostenga gli emendamenti al bilancio e che queste risorse verranno impiegate in modo appropriato al fine di rafforzare l’Unione europea. Grazie.

 
  
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  Christa Prets, relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere.– (DE)Signor Presidente, è importante occuparsi del bilancio in un modo neutrale dal punto di vista del genere, come dovremmo e dobbiamo fare, da una prospettiva della politica a favore delle donne. L’aspetto di genere è di grande importanza in questo contesto e il “gender budgeting” non deve rappresentare solo parole vuote, ma deve essere considerato per essere messo in pratica.

E’ molto importante incrementare il bilancio del programma Daphne. Purtroppo, il nostro emendamento non è stato approvato e lo riproporremo nuovamente in plenaria. Noi socialdemocratici sosteniamo l’emendamento e l’aumento dei finanziamenti per Daphne, poiché è un programma relativamente piccolo, ma molto importante per combattere la violenza domestica.

E’ quindi importante fornire anche finanziamenti adeguati per l’Istituto europeo per la parità di genere, al fine di garantire che venga lanciato con successo. E’ inoltre fondamentale che la spesa per l’Anno europeo del dialogo interculturale venga distribuita equamente tra i sessi. Esistono molte grandi donne, in particolare migranti, cui dovrebbe essere conferito un ruolo essenziale in questo dialogo interculturale.

 
  
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  Luciana Sbarbati, relatrice per parere della commissione per le petizioni. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei anch’io ringraziare i due relatori, Virrankoski e Itälä, per l’eccellente lavoro che hanno prodotto.

Ritengo che l’atto di bilancio sia l’atto della politica fondamentale di ogni istituzione pubblica, ma anche di ogni realtà privata, perché profila quelle che sono le scelte politiche sulle quali si vanno a impegnare i quattrini pubblici. Per questo motivo, tre sono gli elementi fondamentali: primo il rigore, secondo il coraggio di scelte politiche efficaci ed efficienti e terzo il controllo della spesa. E’ evidente che tutto questo passa da una seria e rigorosa politica che riguarda anche l’innovazione delle procedure - come è stato detto da Virrankoski - e su cui io concordo perfettamente.

Per quanto concerne poi la questione della commissione per le petizioni, noi abbiamo ritenuto di dover suggerire alla commissione bilanci che l’incremento che viene suggerito del 4,69%, per quanto riguarda le spese da utilizzare da parte del Mediatore, sia giusto e congruo, anche perché egli rappresenta oggi un attore politico della democrazia e della trasparenza dell’Unione europea e della buona e sana amministrazione di cui deve essere appunto un vigile tutore.

 
  
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  László Surján (PPE-DE).- (HU) Signor Presidente, signora Commissario, la voce più importante nel bilancio per il 2008 è la politica di coesione. In pratica esistono regioni sottosviluppate in ogni Stato membro, e quindi siamo tutti interessati all’argomento. Inoltre, la coesione è interesse anche di coloro che sono coinvolti nel finanziare tale processo, e non solo di coloro che ne traggono vantaggio. Questo è il motivo per cui non possiamo accettare alcun suggerimento sul compiere tagli significativi, pari a circa mezzo miliardo di euro, ai pagamenti relativi alla politica di coesione. Dal mio punto di vista, il Parlamento è convinto che i nuovi Stati membri saranno in grado di adattarsi e spendere tutti i fondi ad essi disponibili. Tutti noi dobbiamo insistere per questo anche nei nostri paesi.

Questo non è l’unico punto sul quale siamo, e continueremo a essere, in disaccordo con il Consiglio. Possiamo inoltre affermare con certezza di aver ben gestito il denaro dei cittadini europeo, ossia in modo responsabile, affinché il bilancio del 2008 sia molto al di sotto delle soglie fissate nel quadro finanziario. Questo è il motivo per cui è spiacevole che vi siano ancora divergenze nella discussione sul bilancio del programma Galileo o dell’Istituto europeo di tecnologia. Entrambi sarebbero vantaggiosi per lo sviluppo dell’Unione europea, quindi perché dobbiamo porre ostacoli alla loro trasformazione in realtà?

Ringrazio la Commissione europea e il relatore per il loro lavoro, e chiedo al Parlamento di appoggiare gli emendamenti proposti dalla commissione per i bilanci offrendo così un solido sostegno ai negoziati che precedono la seconda lettura.

Infine, signor Presidente, mi consenta di salutare gli eurodeputati qui presenti oggi, il giorno della festa nazionale del mio paese. Mi riferisco ovviamente alla rivoluzione ungherese del 1956. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Jutta Haug (PSE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, il Consiglio ha fatto quest’anno ciò che ha sempre fatto: ha consentito ai suoi impiegati pubblici nei ministeri delle Finanze di realizzare un bilancio che tenga conto dell’obiettivo principale del Consiglio che è di “limitare le cifre” e, ancora più importante, “limitare i pagamenti”.

Ciò non ha nulla a che vedere con i programmi politici che noi nell’Unione europea desideriamo attuare, proprio nulla! Il Consiglio ha ancora l’abitudine nelle sue molte informazioni di fare le prediche domenicali e lasciare che gli altri, cioè il Parlamento, svolgano il vero lavoro nel resto della settimana. Non importa se la questione riguarda problemi di politica estera, o gli aiuti per il Kosovo o la Palestina, o l’attuazione di politiche sulla competitività per la crescita e l’occupazione che sono molto importanti per l’Europa, in pratica essenziali per la sua sopravvivenza.

Il Parlamento ha guardato al futuro e sottolineato, anche nel corso dei negoziati sulla prospettiva finanziaria di 18 mesi fa, che ci sarebbero stati problemi con i finanziamenti esattamente per queste politiche nel prossimo futuro. Tuttavia, il nostro messaggio è stato ignorato e adesso il Consiglio deve porvi rimedio nel corso del processo. Prima di quanto ci aspettassimo, ci troviamo di fronte a una situazione in cui dobbiamo fornire finanziamenti pubblici per salvare il progetto Galileo perché il sogno dell’iniziativa imprenditoriale è crollato. Il Parlamento europeo è stato in grado di concordare piuttosto rapidamente che avrebbe finanziato l’avvio del progetto Galileo con risorse comunitarie, utilizzando il “metodo comunitario”. Consideriamo qualsiasi altra cosa una ciarlataneria, e non ne vogliamo.

Siamo pronti a fornire a Galileo 2,4 miliardi di euro dal 2008 al 2013, oltre al miliardo di euro che abbiamo già previsto. Tuttavia, poiché i fondi necessari non sono disponibili nella sottorubrica 1A, e non pioveranno dal cielo, siamo pronti ad attingere da altre categorie di bilancio, dalla rubrica 2 del 2007 e del 2008, per 2,2 miliardi di euro, e 220 milioni di euro dalla rubrica 5. Certamente dalla rubrica 2 il denaro è molto, ma è possibile evitando di privare gli agricoltori dei finanziamenti. I prezzi per i prodotti agricoli sono elevati sul mercato mondiale, quindi possono essere ridotte le nostre sovvenzioni.

La transazione per cui abbiamo creato la base nella commissione per i bilanci in prima lettura è chiamata “revisione minore”. Puah! Il Consiglio evita come la peste persino la più piccola delle revisioni ma è un problema del Consiglio. In ogni caso, siamo pronti a creare i prerequisiti per Galileo, un fiore all’occhiello dell’innovazione tecnologica europea.

Il fatto che, quale parte di tale revisione minore, siamo preparati a rendere disponibili i finanziamenti per l’Istituto europeo di tecnologia, secondo noi, deve essere solo citato, a causa delle dimensioni, bene, in realtà ridotte, dell’importo iniziale richiesto: 2,9 milioni di euro dal 2008 al 2013. Ci aspettiamo che il Consiglio prenda l’iniziativa, si rechi in Parlamento e proceda nella nostra direzione.

Signor Presidente, mi consenta un’ulteriore osservazione. Ci aspettavamo in realtà che il ministro dell’Economia o almeno il Segretario di Stato della Presidenza del Consiglio portoghese assistessero alla discussione in prima lettura, per poter accogliere la sua presenza. Niente contro di lei, signor Mourato, ma anche il Vicepresidente portoghese del nostro Parlamento non è un sostituto in questo caso.

 
  
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  Gérard Deprez (ALDE) . – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, quale portavoce del gruppo ALDE, desidero innanzi tutto esprimere la mia soddisfazione per il lavoro svolto dal nostro collega, il relatore, l’onorevole Virrankoski, e vorrei dirgli in particolar modo che sosteniamo appieno la strategia che ha sviluppato su Galileo con il consenso della commissione per i bilanci.

L’Europa ha bisogno di Galileo. Vogliamo che i finanziamenti per Galileo siano comunitari e che gli stanziamenti vengano garantiti senza alcun impatto negativo su altre priorità.

Desidero ringraziare inoltre il nostro relatore per aver mantenuto nell’elenco dei progetti pilota alcuni nei quali ci eravamo particolarmente impegnati, nello specifico il meccanismo di allerta rapido in caso di rapimento o scomparsa dei minori.

Vorrei pronunciarmi in merito alla relazione dell’onorevole Itälä che, purtroppo, non è presente in Aula. Apprezzo le iniziative di aumentare le risorse disponibili per i media regionali per pubblicizzare le iniziative comunitarie tra i cittadini. Ritengo che i media regionali e locali possano avere un impatto molto maggiore di alcune iniziative centralizzate e più burocratiche.

Tuttavia, devo dire che nella relazione dell’onorevole Itälä è contenuta un’iniziativa che non gradisco molto. E’ l’aumento di 1 000 euro al mese nelle spese di segreteria di ogni eurodeputato. Non apprezzo quest’iniziativa, che è il risultato di un accordo tra due gruppi politici, casualmente i più grandi, e che si dà il caso viene messo in pratica l’anno prima delle elezioni europee. Lo considero un sussidio nascosto per la rielezione di alcuni nostri onorevoli colleghi e voterò contro questa disposizione.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN).- (PL) Signor Presidente, signora Commissario, prendo la parola nella discussione sul bilancio per il 2008 al fine di sollevare le seguenti questioni.

Innanzi tutto, nonostante sia di circa 129 miliardi di euro, la spesa nel bilancio è la più elevata nella storia dell’Unione, il rapporto di tale spesa con il reddito nazionale lordo dei 27 Stati membri è il più basso di sempre e, a seguito di modifiche apportate dalla commissione per i bilanci del Parlamento europeo, è di appena lo 0,99 per cento del reddito nazionale lordo negli stanziamenti d’impegno, cosa che vorrei sottolineare.

In secondo luogo, nella prospettiva finanziaria per il periodo 2007-2013, la soglia degli stanziamenti d’impegno per il 2008 è fissata all’1,08 per cento del reddito nazionale lordo degli Stati membri, pertanto osserviamo in questo contesto una discrepanza significativa tra ciò che desideravamo finanziare fino a soli 2 anni fa e ciò che l’Unione europea desidera finanziare adesso. Non si può avere più Europa per molto denaro in meno. Questa opinione è stata ripetuta moltissime volte in quest’Aula e anche oggi dobbiamo ricordarla.

In terzo luogo, sosteniamo le decisioni della commissione per i bilanci del Parlamento europeo di aumentare in modo considerevole i finanziamenti per il programma Galileo, l’Istituto europeo di tecnologia e determinate attività esterne dell’Unione europea.

In quarto luogo, dobbiamo insistere affinché la Commissione europea approvi quanto prima i programmi presentati dagli Stati membri per lo sviluppo regionale e lo sviluppo delle zone rurali. Verranno stanziati più di 20 miliardi di euro per i nuovi Stati membri, in particolare nel 2008. Pertanto, sarebbe positivo se questi finanziamenti potessero essere impiegati nel modo più efficace possibile.

Infine, quinto punto, occorre porre in rilievo lo stimolo per i finanziamenti destinati all’adattamento alla globalizzazione, che consentirà alle imprese che attraversano le esperienze negative di tale processo di trarre vantaggio dal sostegno transitorio e di tutelare i posti di lavoro dell’Unione europea.

 
  
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  Gérard Onesta (Verts/ALE).- (FR) Signor Presidente, concentrerò le mie osservazioni sulla relazione del collega, l’onorevole Itälä, che ha svolto un ottimo lavoro. Siamo consapevoli che è sempre molto difficile stabilire il bilancio per la nostra istituzione.

Ho solo una preoccupazione reale: c’è qualcosa di molto speciale nel bilancio per il 2008. E’ l’ultimo bilancio nel quale possiamo raccogliere molte risorse per gli investimenti, in particolare nella politica immobiliare del Parlamento. Abbiamo 32 luoghi di lavoro, se si contano tutti i nostri uffici nelle diverse capitali. Oltre a Bruxelles e Strasburgo, possediamo solo sei di questi luoghi in cui lavoriamo nei vari paesi. Sappiamo che esiste una politica di acquisizione, che la Corte dei conti ci chiede regolarmente di perseguire ma che non possiamo attuare poiché l’onorevole Itälä sta evitando che il Parlamento investa risorse in questo e riunisca gli investimenti sulle proprietà, e comprendo la sua preoccupazione circa il trasmettere un messaggio sul fatto che non impieghiamo tutto il denaro perché intendiamo rimanere al di sotto della soglia del 20 per cento. Tuttavia, è stato per il 2008 o mai più, poiché nel 2009 pagheremo per lo Statuto dei membri, come sapete, e non potremo più farlo.

Oltre a questa marcia indietro, devo ammettere che l’onorevole Itälä ha svolto un ottimo lavoro, e in particolare è uno dei bilanci più ecologici che io abbia mai visto, poiché contiene numerose disposizioni, nello specifico intese a ridurre le emissioni di carbonio, compensare il nostro impatto di carbonio, un desiderio di disporre di una flotta di veicoli in cui vi siano automobili ibride, l’auspicio di ridurre il numero di riunioni tenendo videoconferenze, e diminuendo anche la quantità di viaggi dei funzionari, che non devono necessariamente seguirci nei luoghi in cui devono esserci.

In sintesi, quindi, dovremmo avere più denaro per investimenti e azioni nel 2008, l’anno precedente alle elezioni, ma parlando in termini generali resta un’ottima relazione per l’impatto sulle politiche che mi stanno a cuore. Questo è il motivo per cui voterò a favore della presente relazione, signor Presidente.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL).(PT) Nei due minuti a mia disposizione per parlare, desidero sottolineare ancora una volta che la storia del bilancio si ripete. La Commissione europea presenta la proposta di bilancio comunitario, questa volta per il 2008, il Consiglio propone tagli significativi alla proposta della Commissione, e il Parlamento presenta una proposta per ridurre i tagli dei progetti di bilancio di Commissione e Consiglio. Tutto sembra normale, se non fosse che non tutte queste proposte sono al di sotto del bilancio 2008 contenuto nella prospettiva finanziaria per il periodo 2007-2013.

Come accaduto nel quadro finanziario precedente per il 2000-2006, la soglia di bilancio prevista nell’attuale prospettiva finanziaria non è stata rispettata, dato che il bilancio comunitario nel 2007 era di 1,6 miliardi di euro in meno in stanziamenti d’impegno e oltre 8 miliardi di euro in meno in stanziamenti di pagamento, senza tener conto della reale attuazione. E’ chiaro che gli importi inseriti nella prospettiva finanziaria per il 2007-2013 sono già di per sé insufficienti, a nostro parere, per promuovere una reale coesione economica e sociale in un’Unione europea allargata di 27 paesi.

In pratica, tutte queste proposte per il bilancio comunitario 2008 sono contrarie ai requisiti dei paesi ricchi che impongono al bilancio una soglia di circa l’1 per cento dell’RNL, riducendo pertanto la sua quota nel bilancio e minimizzando il suo ruolo di ridistribuzione. La proposta del Parlamento si occupa di aspetti che migliorano il progetto presentato dal Consiglio, come l’aumento degli stanziamenti per la politica di coesione, che abbiamo proposto anche noi, nonostante dovremmo sottolineare che la sua effettiva attuazione è in larga misura compromessa per raggiungere successivamente gli obiettivi dell’agenda neoliberale della strategia di Lisbona, che rifiutiamo con fermezza.

Tuttavia, anche la proposta del Parlamento costituisce un taglio di più di 5 miliardi di euro in stanziamenti di pagamento, relativamente a quanto concordato per il 2008 nel quadro finanziario pluriennale. Poiché questa è una fase del processo di negoziato, auspichiamo che, al contrario di quanto accaduto in passato, il Parlamento cercherà finalmente di garantire che vengano rispettati quanto più possibile gli importi minimi stabiliti nella prospettiva finanziaria per il 2008.

 
  
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  Jean-Claude Martinez (ITS).- (FR) Signor Presidente, per le discussioni sul bilancio, esiste una ben nota legge che chiamiamo delle tre L, poiché tali discussioni comprendono lo snocciolamento di Litanie, come in una Liturgia religiosa, che termina causando un Letargo economico. Ritroviamo tutto questo nel bilancio del 2008.

Prima le litanie. L’onorevole Virrankoski snocciola queste litanie come hanno fatto nel 2006 l’onorevole Elles e nel 2005 l’onorevole collega Garriga Polledo. Prima di tutto, la litania della riduzione degli stanziamenti: nel progetto di bilancio, il Consiglio dei ministri taglia gli stanziamenti del progetto di bilancio preliminare. L’onorevole Mulder ci ha spiegato che questo è abbastanza normale per l’agricoltura, per esempio. Tuttavia, il Parlamento europeo propone di recuperare gli stanziamenti. La litania è anche di un bilancio considerevolmente al di sotto delle soglie del quadro finanziario pluriennale. Quest’ultimo è già molto ridotto sugli stanziamenti necessari e il bilancio lo è persino di più. E’ una cascata maltusiana. E’ inoltre una litania di priorità politiche: anno dopo anno, vengono citati la lotta alla povertà, l’istruzione, la formazione, la multifunzionalità agricola e il Settimo programma quadro per la ricerca, ed è a questo punto che inizia la liturgia.

La liturgia è in primo luogo la nomenclatura del bilancio e l’ideologia alla base di tale nomenclatura. Quest’ultima consiste nella presentazione del bilancio per attività, nella preparazione del bilancio per attività. In pratica, la spesa viene suddivisa in titoli, in ambiti politici, che corrispondono alle direzioni generali. Il bilancio è come un enorme salame, un tipo di inventario del droghiere, essendo il problema, come ha osservato il relatore, che la divisione del bilancio per attività crea confusione con il quadro finanziario pluriennale, che è diviso in categorie più ampie. Uno ne ha cinque: competitività, tutela delle risorse naturali, la libertà, l’Unione europea quale attore globale, amministrazione, e l’altro ha circa trenta attività politiche, e la corrispondenza tra loro è difficile da stabilire.

Tutto viene svolto in nome di un’ideologia di bilancio, l’ideologia della prestazione, della competitività, dell’efficacia, dell’efficienza e dei risultati, e ciò crea un miscuglio di strumenti indistinti, indicatori di risultati, indicatori di prestazioni, fogli di attività. Questa tecnologia di bilancio viene presentata come nuova, come all’avanguardia dell’intelligence di bilancio, ma è qualcosa di abbastanza vecchio, che risale al 1947. Il comitato finanziario americano Hoover è stato il primo a parlare dei concetti di prestazioni, costi/benefici, efficienza, obiettivi e risultati. E’ stato questo che, negli anni ‘60 durante la Presidenza Johnson, ha dato agli Stati Uniti il Planning, Programming and Budgeting System (PPBS), e sotto il Presidente Carter il ZBB, il bilancio a base zero, l’ideologia delle prestazioni del bilancio che si diffuse di conseguenza in Nuova Zelanda, Regno Unito e in Francia nel 2001 con la sua normativa organica sul diritto finanziario, nonché in Messico nel 2006.

Da questo si potrebbe comprendere il motivo per cui il bilancio comunitario manca di trasparenza e in realtà anche di efficienza. Al Parlamento europeo non siedono 100 persone in grado di capire il bilancio europeo per attività, con la conseguenza che ciò comporta: il letargo economico dell’Unione europea. Perché se non esiste nessun Galileo, se non esiste nessun collegamento Torino-Lione, se non esiste nessun collegamento Genova-Barcellona, se le capitali non sono collegate con treni ad alta velocità, se il bilancio per la ricerca non è quello che dovrebbe essere, se il bilancio per un’Europa di 27 Stati membri è uguale al bilancio spagnolo, se il bilancio europeo è un ventesimo di quello degli Stati Uniti, è esattamente a causa di questa ideologia maltusiana. Forse è giunto il momento in cui abbiamo compreso che oltre al bilancio ordinario, abbiamo bisogno di un bilancio straordinario affinché i prestiti vengano finanziati da un grande prestito europeo, che consentirebbe gli investimenti.

 
  
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  Sergej Kozlík (NI).- (SK) Se volessimo valutare la fiducia nelle attività finanziate centralmente dall’Unione europea sulla base della spesa di bilancio espressa come una quota dell’RNL dell’Unione, la traiettoria della curva di fiducia assomiglierebbe a quella di una foglia che cade. Questo è davvero allarmante. Gli stanziamenti di pagamento come una quota dell’RNL dell’Unione sono regolarmente diminuiti da molti anni di circa l’1 per cento. Nel progetto di bilancio del 2008 hanno subito un calo dello 0,95 per cento. Si possono osservare tendenze analoghe non solo per quanto riguarda il volume delle risorse di bilancio, ma anche negli stanziamenti di pagamento relativi alla soglia dei pagamenti del quadro finanziario pluriennale.

In particolare, i 10 miliardi di euro proposti in stanziamenti di pagamento non assegnati sembrano essere una deviazione significativa dagli obiettivi del quadro finanziario a lungo termine. Anch’io mi stupisco che il Consiglio stia proponendo oltre 1 miliardo di euro di tagli ai pagamenti per i programmi intesi a migliorare competitività e coesione europee. Pertanto, condivido il punto di vista secondo cui gli stanziamenti di pagamento sono insufficienti alla luce delle sfide politiche dinanzi all’Unione europea. Questo è il motivo per cui sosterrò la proposta di aumentare gli stanziamenti di pagamento allo 0,99 per cento dell’RNL dell’Unione europea.

 
  
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  Ingeborg Gräßle (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, oggi vorrei occuparmi di due importanti riserve nel bilancio della Commissione: una per la politica degli edifici e l’altra per il personale. Per quanto riguarda quest’ultima, si può dire che la relazione analitica ci ha dimostrato che la Commissione impiega circa 11 000 dipendenti nel sostegno e nel coordinamento amministrativi, l’amministrazione dell’amministrazione. Se a questo aggiungete i traduttori e i domestici, diventa l’area con la maggiore crescita nel numero del personale, in quanto si aggiungono altre 5 700 persone. Poiché talvolta citiamo la “migliore legiferazione”, dobbiamo iniziare immediatamente a richiedere una “migliore organizzazione”. A tale scopo, ci occorrono maggiori informazioni, cui è destinata la riserva.

Una parte del lavoro che il Parlamento ha affidato alla Commissione riguardava le analisi comparative, il confronto tra le posizioni del personale con quello delle organizzazioni internazionali. La Commissione non ci consente di osservare tale comparazione, dichiarando che ha concordato di mantenere anonime le identità di queste organizzazioni. Questa è proprio bella! Possiamo compiere progressi in quest’ambito solo se il Parlamento riceve le informazioni che ha chiesto, le adeguate informazioni, non parti di esse. L’analisi ci offre un unico e primo sguardo alla struttura del personale della Commissione, per il quale siamo grati, ma non vi sono conclusioni, e la Commissione non ha prodotto un piano d’azione. Devo chiedere con decisione che questo piano d’azione venga presentato.

Tantomeno esistono conclusioni sulla politica degli edifici a Bruxelles. La comunicazione della Commissione di luglio relativa alle necessità di edifici non tiene conto dei risultati dell’analisi del personale, nonostante per entrambi i settori sia responsabile lo stesso Commissario. Non è lei quel Commissario, il che è spiacevole e non può continuare. Gli importi posti in riserva dal Parlamento obbligano la Commissione ad associare questi due documenti. L’Esecutivo deve finalmente iniziare a impegnarsi su questa questione e svolgere il proprio lavoro in modo appropriato poiché, dal mio punto di vista, i risultati sull’analisi del personale che abbiamo sinora ricevuto non possono essere presentati ai nostri elettori.

 
  
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  Vladimír Maňka (PSE).- (SK) Per iniziare, desidero ringraziare entrambi i relatori. I miei ringraziamenti all’onorevole Itälä per gli oltre otto mesi di cooperazione sulla questione del progetto di bilancio generale dell’Unione europea per l’esercizio 2008. Negli ultimi quattro anni il bilancio delle istituzioni è aumentato di circa il 18 per cento, principalmente quale risultato dell’allargamento. In futuro, tale bilancio non crescerà a un livello simile. Se vogliamo rendere le istituzioni più efficienti, dobbiamo migliorare la cooperazione tra loro. Sono lieto che i timori associati a questa cooperazione non siano diventati realtà.

Da un lato, stiamo cercando di garantire che le istituzioni portino a compimento tutti i compiti che i cittadini si aspettano. Dall’altro lato, stiamo cercando di garantire un impiego efficace dei finanziamenti. Al momento di distribuire il bilancio del Parlamento europeo, la cosa più importante per noi è concentrare, adesso e in futuro, il nostro ruolo e la nostra priorità principali: migliorare il processo legislativo. Le questioni che non sono associate a questo devono essere ridotte nel bilancio a un minimo assoluto. Stiamo di certo per raggiungere tale obiettivo.

Onorevoli colleghi, a marzo abbiamo dichiarato che vi occorrevano informazioni migliori su tutte le risorse e i materiali a vostra disposizione, affinché possiate lavorare in modo responsabile ed efficiente. Pertanto, chiediamo la creazione di un sistema di gestione della conoscenza che consentirebbe ai deputati di lavorare efficacemente, impiegando tutti i documenti.

Onorevoli colleghi, volete dimostrare agli elettori che gestite i loro finanziamenti in modo responsabile. Tuttavia, a volte non disponiamo dei documenti neanche nelle lingue più comuni. Ci sono riunioni straordinarie nelle commissioni per le quali sono necessarie nuove risorse. Dobbiamo migliorare la flessibilità in questo settore. La spesa per gli edifici richiede una larga parte del bilancio delle istituzioni: dovremmo quindi seguire da vicino la questione in futuro. In passato, ci sono stati casi in cui le istituzioni europee hanno acquistato o affittato proprietà a prezzi superiori al valore di mercato. In futuro, vogliamo che si presti maggiore attenzione a tutti gli aspetti legati all’acquisto, la locazione e la ristrutturazione. Il nostro obiettivo è ridurre i costi e garantire flessibilità. Vogliamo evitare i cartelli e i monopoli.

L’altra nostra priorità è fornire informazioni migliori ai cittadini dell’Unione europea. Abbiamo quindi deciso di rafforzare questo settore aiutando i media regionali e locali. Onorevoli colleghi, desideriamo continuare a far sì che le istituzioni operino in modo più efficace. Le relazioni che riceviamo riguardo alle loro attività devono essere più istruttive; dovrebbero indicare chiaramente se gli obiettivi sono stati raggiunti o meno. Accolgo con favore il metodo usato dalle istituzioni al fine di elaborare il bilancio con l’aiuto dei coefficienti di inflazione nonché sulla base di ciò che è realmente necessario. Per concludere, desidero ringraziare il relatore perché siamo riusciti, attraverso diverse discussioni complicate, a raggiungere un buon compromesso che condurrà a un miglior uso del denaro dei contribuenti.

 
  
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  Nathalie Griesbeck (ALDE). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, è un’impresa formidabile avere un minuto e mezzo per dire ciò che si pensa del progetto di bilancio 2008, ma vorrei prima di tutto occupare del tempo per ringraziare i nostri relatori, gli onorevoli Virrankoski e Itälä, con i quali abbiamo dovuto percorrere la nostra rotta con grandi difficoltà attraverso le decisioni che la commissione per i bilanci sta proponendo oggi. Certamente, il quadro finanziario pluriennale 2007-2013 ci induce a un’austerità che purtroppo non ci consente di perseguire, in modo altrettanto continuativo e soprattutto rapido, gli obiettivi che abbiamo fissato per l’Europa, le cui politiche sono, secondo me, l’unico modo di salvare le regioni d’Europa in quanto possono offrire ai nostri concittadini gli stili di vita agiati cui aspirano in un ambiente globale che si è trasformato e cambia e si evolve costantemente. Invito pertanto il Parlamento a sostenere le iniziative della nostra commissione, in particolare con la prospettiva di una rinegoziazione nel medio periodo del quadro finanziario pluriennale e la definizione di un nuovo meccanismo per le nostre risorse.

Per quanto riguarda questo bilancio, vorrei citare solo un aspetto in quanto dispongo di poco tempo. Quale relatore permanente per i Fondi strutturali nella commissione per i bilanci, ho deciso di chiedere ai membri della Commissione europea per quali ragioni hanno posto il 30 per cento dei costi amministrativi di questi fondi in riserva. Lo studio che abbiamo presentato di recente con l’onorevole Virrankoski sull’attuazione dei Fondi strutturali sottolinea il tempo considerevole impiegato dalla Commissione per approvare i quadri nazionali e i programmi operativi, pertanto adesso ci sono registrazioni di impegni notevoli per tre anni; assumendo questa ferma posizione sulla riserva, desideravamo lanciare l’allarme. Le politiche regionali, come il sostegno alla ricerca e all’innovazione, sono politiche di primaria importanza per il futuro della nostra economia, e quindi per i posti di lavoro e la qualità della vita per gli europei. Vogliamo agire rapidamente, ma vogliamo farlo in modo corretto, il che spiega il livello elevato di stanziamenti che chiediamo al Consiglio di sostenere.

 
  
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  Seán Ó Neachtain (UEN).(GA) Signor Presidente, esiste un aspetto del bilancio che dovrebbe essere citato, ossia le risorse da stanziare per la politica agricola comune. La PAC, come viene chiamata, ha subito numerose riforme negli ultimi 15 anni: le riforme Mac Sharry, Agenda 2000, e il disaccoppiamento dei pagamenti dalla produzione.

Vorrei chiarire un punto: i governi degli Stati membri non dovrebbero approvare alcuna modifica ai pagamenti da distribuire nell’ambito della PAC agli agricoltori di tutta Europa tra il 2007 e il 2013. Infatti, nel mio paese, l’Irlanda, sono state stabilite disposizioni per gli agricoltori in materia di politica agricola da perseguire tra il 2007 e il 2013. Sappiamo che la politica agricola deve essere sottoposta a una valutazione sul suo stato di salute, ma non a una revisione generale. E la valutazione non coprirà le disposizioni finanziarie che i leader dell’Unione europea hanno elaborato per gli agricoltori in Irlanda e in Europa fino al 2013. Auspico che ciò verrà compreso e che nulla venga tralasciato; e che non si verificherà alcun tentativo di distorsione, poiché è essenziale per gli agricoltori di tutta l’Europa che tutto sia in ordine.

 
  
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  Margrete Auken (Verts/ALE).- (DA) Signor Presidente, il nostro gruppo voterà naturalmente a favore della proposta di emendamento intesa a stanziare ancora più risorse per la Palestina. Tuttavia, dobbiamo sottolineare il fatto che sia il Consiglio che la Commissione dovrebbero garantire che non arriveremo a una situazione in cui gettiamo il denaro in un pozzo senza fondo. Questo accade con molti degli aiuti che vengono attualmente erogati e contraddice i principi comunitari per gli aiuti, in cui i beneficiari devono essere resi capaci di sviluppare un’economia sostenibile. Tuttavia, ciò è impossibile poiché Israele sta soffocando la società palestinese e la sua economia, e non solo a Gaza. La delegazione della commissione per lo sviluppo ne è stata spettatrice quando si è recata in visita in Cisgiordania e a Gaza a settembre. Le risorse comunitarie scorrono continuamente senza che Israele venga ritenuto responsabile.

Ci è stato assegnato l’incarico di un dialogo da Washington, in cui uno dei consulenti della Casa Bianca per il Medio Oriente, alla domanda sul ruolo dell’Unione europea, ha risposto: “L’Unione europea? Noi diamo ordini, l’Europa paga!” Anche questo è vero! Noi continuiamo a pagare, e a Israele viene consentito semplicemente di distruggere tutto ciò che abbiamo realizzato. La Commissione e il Consiglio devono adesso imporre condizioni a Israele. Il blocco di Gaza deve cessare al fine di consentire il passaggio di beni e persone in uscita e in entrata. Adesso Gaza è di fatto una grande prigione a cielo aperto. Anche le frontiere della Cisgiordania devono essere rimosse. Non lo dice solo la nostra delegazione; il messaggio dalla Banca Mondiale e dal nostro ECHO è ugualmente chiaro. Se non c’è speranza di miglioramento o una luce alla fine del tunnel, stiamo abusando del denaro dei contribuenti dell’Unione europea, e questo deve finire immediatamente!

 
  
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  Adamos Adamou (GUE/NGL).- (EL) Signor Presidente, il bilancio dell’Unione europea è il modo principale di realizzare le priorità politiche. La sua politica di bilancio sembra avere tre obiettivi: la competitività delle imprese, l’antiterrorismo e l’intervento nei paesi terzi.

La spesa è impiegata per conseguire questi tre obiettivi, ma gli interessi e le preoccupazioni delle masse sono totalmente diversi. Essi riguardano i loro futuri posti di lavoro, i redditi, le pensioni, le scuole statali e l’istruzione universitaria.

Domandiamoci delle priorità politiche fissate dal bilancio: migliorano realmente le vite dei cittadini? L’Unione europea, quale attore globale, rispetta tutti i suoi impegni? In quale modo lo stanziamento di circa 741 milioni di euro per promuovere libertà, sicurezza e giustizia migliora le vite dei cittadini europei?

Il recente documento di consultazione della Commissione sulla riforma del bilancio dichiara che attualmente, e in futuro in particolare, il bilancio deve intensificare la concorrenza per le materie prime e i mercati, modificando l’equilibrio della potenza economica e liberalizzando i nuovi grandi mercati che creano nuove opportunità per gli europei.

Tuttavia, è esattamente quello che conduce fuori strada i cittadini europei. Innanzi tutto, i bilanci degli Stati membri, anziché mirare alla giustizia sociale, aggravano la lotta per il controllo dei mercati con ogni mezzo. In secondo luogo, questo fomenta l’opinione pubblica dei paesi terzi contro l’Europa.

 
  
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  Janusz Lewandowski (PPE-DE).- (PL) Signor Presidente, siamo ancora all’inizio della nuova prospettiva finanziaria, quindi siamo prudenti nella programmazione della spesa per il 2008. Al contempo, questo è il quarto bilancio annuale di questo mandato parlamentare, e abbiamo pertanto accumulato esperienza sufficiente in materia di procedura di bilancio e di norme specifiche del gioco tra Parlamento, Commissione e Consiglio. Questo è il motivo più probabile per cui un numero record di emendamenti è stato agevolmente approvato dalla commissione per i bilanci sotto l’efficiente leadership dell’onorevole Böge in uno spirito di consenso, il che semplificherà certamente il blocco delle votazioni di giovedì e di sicuro ci doterà di una maggiore forza di negoziato nel plasmare il progetto di bilancio per il 2008.

Le priorità per il 2008 sono state continuamente rinominate, e i finanziamenti per il programma Galileo ripetutamente indicati come un problema. Pertanto, sono lieto di sottolineare che per la prima volta la regione del Mar Baltico ha preso in considerazione questo bilancio, non attraverso una dichiarazione, ma in un reale senso finanziario. Probabilmente è accaduto perché la signora Commissario, i due relatori e il presidente della commissione per i bilanci sono abitanti di questa regione. E’ positivo che l’Unione europea assuma impegni globali, ma quanto più vasta essa diventa, tanto più aumentano le sue responsabilità per il nostro continente, compresa la regione del Mar Baltico, cioè il mare interno dell’Unione europea così come è adesso, e tutti sanno in quali scarse condizioni si trova. In considerazione di ciò, è positivo che abbiamo trovato, sotto forma di progetti pilota e di azioni preparatorie, uno strumento finanziario volto ad aumentare il finanziamento per lo sviluppo regionale, la sicurezza della navigazione, la semplificazione delle procedure transfrontaliere e, soprattutto, la protezione dell’ambiente.

Auspico che tali priorità si difendano nella severa revisione della Commissione europea, assieme all’intera strategia del nostro bilancio.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. Adam BIELAN
Vicepresidente

 
  
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  Louis Grech (PSE).- (MT) Signor Presidente, inizierò con l’affermare che concordo con ciò che l’onorevole Itälä ha dichiarato sulla questione della procedura di bilancio e sul fatto che nessuno è pronto a essere un “organo fantoccio”. Pertanto, suggerisco che discutiamo l’argomento il più rapidamente possibile al fine di affrontare le difficoltà e le differenze che sembrano esistere effettivamente. Su un livello diverso, accogliamo con favore i 30 milioni di euro di aumento nel bilancio di Frontex. Ci aspettiamo realisticamente un miglioramento nella struttura dell’agenzia, un miglior coordinamento e operazioni più determinate. Il Parlamento ha inviato un segnale chiaro e concreto sul fatto che adesso spetta a Frontex e agli Stati membri eliminare l’inefficienza, le promesse non mantenute e il ritardo che abbiamo subito negli ultimi anni. Un altro punto di cui vorrei occuparmi riguarda le relazioni e gli studi elaborati all’interno o commissionati dalle varie istituzioni, compresa la Commissione. Vi è la necessità di una banca dati comune di relazioni e studi al fine di evitare che si svolga un doppio lavoro, ridurre gli sprechi e al contempo rendere più accessibili le informazioni. Inoltre, dovrebbe esserci una relazione annuale che elenchi tali studi e relazioni, chi ha ottenuto il contratto, il loro costo e, se possibile, quale uso ne è stato fatto. Dovremmo inoltre valutare l’impatto e il valore aggiunto delle relazioni elaborate dal Consiglio economico e sociale e dal Comitato delle regioni, in particolare alla luce delle relazioni troppo tecniche o che sono già state prodotte dalla Commissione o dal Parlamento. Sull’argomento dell’acquisto degli edifici, vorrei ricordarvi che nel 2006 è stato stabilito che avremmo riesaminato nuovamente la politica relativa agli affitti, all’acquisto e alla locazione degli edifici da parte delle istituzioni, compresi gli uffici informazioni. Ho l’impressione che nel corso degli anni le istituzioni, per varie ragioni, abbiano acquistato e affittato edifici a un prezzo apparentemente superiore a quello di mercato. Senza mettere in dubbio i meriti della politica sull’acquisto degli edifici, non ha ancora senso esaminare, per via istituzionale, il modo in cui possiamo migliorare le condizioni di acquisto e locazione delle strutture e avvicinare gli uffici ai prezzi di mercato, evitando pertanto la situazione dei cartelli e dei monopoli. Infine, desidero congratularmi con il doppio atto finlandese per l’utile lavoro svolto e il modo in cui sono stati condotti i negoziati.

 
  
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  István Szent-Iványi (ALDE).- (HU) Signor Presidente, innanzi tutto desidero congratularmi con il relatore, l’onorevole Virrankoski, che ha svolto un lavoro eccellente. Tuttavia, vorrei precisare che se l’Unione europea vuole essere un attore globale, allora è ridicolo che intenda investire meno risorse nella politica estera rispetto alla spesa amministrativa.

In secondo luogo, è inaccettabile anche che la spesa nella rubrica relativa all’allargamento, considerato una priorità, venga ridotta in termini nominali relativi al 2007 e, in terzo luogo, è inammissibile che la spesa per gli affari esteri aumenti in misura minore, circa l’1,5 per cento, rispetto alla spesa generale, di cui si è stabilito un aumento del 2 per cento. Ciò significa che l’Unione europea non ha garantito che vi saranno risorse sufficienti disponibili al fine di svolgere i compiti fissati; tantomeno ha garantito che vi saranno fondi sufficienti per attuare le priorità di politica estera. Non sono stati stanziati finanziamenti adeguati per la missione in Kosovo, né per offrire assistenza al popolo palestinese; temo che il bilancio dovrà essere nuovamente modificato molte volte il prossimo anno poiché non sono state adottate misure a tale scopo.

Il disequilibrio tra componenti orientali e meridionali della politica europea di vicinato è stato per molti anni un problema ricorrente. I paesi della parte meridionale hanno ricevuto finanziamenti pro capite pari a tre volte quelli della parte orientale, e ciò è inaccettabile. Infine, ritengo sia importante risolvere la questione della cooperazione tra Parlamento europeo e Consiglio per quanto riguarda la rubrica relativa alla politica estera e di sicurezza comune (PESC). Poiché non vi sono stati accordi ex ante o dialogo politico, e finché questo non accadrà, sono d’accordo nel porre in riserva 40 milioni di euro per la PESC. Grazie molte.

 
  
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  Konrad Szymański (UEN).- (PL) Onorevoli colleghi, uno dei punti sui quali dobbiamo decidere oggi è lo stanziamento della prima parte del sostegno finanziario all’Istituto europeo di tecnologia. E’ una decisione particolarmente importante e ampiamente anticipata per Breslavia, che auspica di ospitare l’Istituto.

E’ davvero negativo che non siamo riusciti a realizzare l’istituto prima del termine dei negoziati sulla prospettiva di bilancio; ciò ostacola ampiamente il suo avvio. Oggi abbiamo un’opportunità di recuperare il tempo perduto e inviare 3 milioni di euro per la realizzazione e l’avvio dell’Istituto. Il suo completo finanziamento per il 2010-2011 può essere garantito unicamente attraverso una revisione della prospettiva di bilancio.

Posso assicurarvi che questo denaro sarà un buon investimento. Ciò è evidenziato dalla prontezza e dall’entusiasmo delle autorità locali della Bassa Slesia, nonché gli imprenditori e il mondo scientifico da coinvolgere in questo progetto. Vi chiedo pertanto di approvare questi emendamenti.

 
  
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  Satu Hassi (Verts/ALE).- (FI) Signor Presidente, onorevoli colleghi, i miei ringraziamenti sono rivolti agli onorevoli Itälä e Virrankoski per il loro eccellente lavoro. Sono lieta che la commissione per i bilanci abbia approvato i due progetti pilota connessi alla protezione del Mar Baltico. Auspico che anche la sessione plenaria li sosterrà.

E’ giunto il momento di prestare maggiore attenzione al Baltico. Dalla fase di allargamento del 2004, è stato un mare interno dell’Unione europea, ma al contempo è uno dei mari più malati e inquinati del mondo, il che disonora l’Unione europea.

Uno di questi progetti pilota riguarda la riduzione della quantità di rifiuti pericolosi sversati nel Mar Baltico e la correzione del deficit di ossigeno nei bacini profondi del mare. L’altro è connesso alla riduzione di emissioni di anidride solforosa dalle imbarcazioni nonostante lo scambio di emissioni. Se questo esperimento avrà esiti positivi, lo scambio di emissioni di anidride solforosa può diventare un metodo fattibile di riduzione di tali emissioni in tutte le regioni marine dell’Unione europea, il che renderebbe in futuro più pulita l’aria che respiriamo in tutta l’Europa. Pertanto, auspico che anche la sessione plenaria sosterrà tali iniziative.

 
  
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  James Elles (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, desidero congratularmi con i relatori, come hanno fatto anche altri. Tuttavia, nelle mie osservazioni, anziché le tre “L” impiegate dall’onorevole Martinez, che se non ricordo male erano “litania”, “liturgia” e “letargo”, userei le tre “I”, che sono “implementation”, “initiation” e “imagination” (attuazione, inizio, immaginazione).

Prima di tutto, vorrei ringraziare i relatori, in particolare l’onorevole Virrankoski, per aver integrato due paragrafi relativi al controllo del bilancio. E’ estremamente importante che pensiamo alla questione del rapporto costi/benefici. Anche se questo termine in particolare non è incluso nella risoluzione, sta senza dubbio a cuore a tutti la necessità di poter giustificare, con le nostre commissioni specializzate, il denaro che spendiamo realmente, non solo nel periodo attuale, ma anche per il fatto di ricevere le dichiarazioni di gestione nazionale, che sembra che molti Stati membri siano ancora restii a riunire.

In secondo luogo, vorrei ringraziare entrambi i relatori e, su questo aspetto, la signora Commissario, per aver attuato, nel mio bilancio per il 2007, quei progetti pilota e progetti preparatori che vi erano contenuti. Ce ne sono alcuni, ed è positivo avere una certa continuità nel corso del 2008, in particolar modo ponendo in rilievo le reti informative pilota, nonché i progetti che coinvolgono l’Unione europea, la Cina e l’India.

Ciò mi porta alla mia ultima osservazione, la questione dell’immaginazione. Einstein diceva che l’immaginazione è più importante della conoscenza. Abbiamo constatato in questa discussione che io e molti colleghi – gli onorevoli Mantovani, Guy-Quint e altri – deploriamo il fatto che nella categoria quattro, azioni esterne, disponiamo di risorse troppo scarse. Siamo perfettamente consapevoli che sono troppo scarse, pertanto vorrei formulare una richiesta specifica in questa fase, poiché stiamo pensando a una revisione del bilancio, ossia che dovremmo forse usare un po’ di immaginazione per vedere quale Unione europea sarà necessaria in futuro al fine di affrontare le sfide globali e affinché svolga il suo ruolo nell’assistenza globale e nel funzionamento dell’economia mondiale, e quindi garantire che disponiamo dei mezzi per essere in grado di attuare quelle che desideriamo adottare quali nostre politiche.

 
  
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  Joan Calabuig Rull (PSE). – (ES) Signor Presidente, con un bilancio che rappresenta lo 0,99 per cento del PIL dell’Unione non possiamo assumere una posizione politica solida.

Per quanto riguarda la rubrica 1A, competitività per la crescita e lo sviluppo, dovrebbe essere precisato che è la prima volta che i dati su queste politiche rappresentano la maggior parte del progetto preliminare di bilancio. Tuttavia, i dati del Consiglio riducono queste sottorubriche relative alla Strategia di Lisbona, che dovrebbe essere al centro delle politiche dell’Unione.

Desidero citare il finanziamento di Galileo e dell’Istituto europeo di tecnologia, che sono progetti prioritari per la nostra competitività e credibilità. La prospettiva finanziaria 2007-2013 è insufficiente per finanziare progetti di simile importanza strategica.

Un altro punto riguarda l’agenzia Frontex, che svolge un ruolo essenziale, sia dal punto di vista umanitario che dal punto di vista politico. Il Consiglio europeo di giugno ha ribadito la necessità di rafforzare Frontex al fine di accrescere la capacità dell’Unione europea di gestire le proprie frontiere esterne.

Questa è anche una delle priorità espresse dal Parlamento in numerose occasioni. Ne è la prova l’aumento proposto di 30 milioni di euro in stanziamenti d’impegno per i costi operativi dell’agenzia, che è un aumento del 127 per cento sul progetto preliminare di bilancio.

Lo stanziamento alla rubrica 4 è chiaramente insufficiente ai fini del conseguimento dei nostri obiettivi e del mantenimento delle nostre promesse quali attori globali e, in particolar modo, come è già stato affermato in quest’Aula, nelle operazioni in Kosovo e Palestina.

Infine, vorrei dire che la conferma della partecipazione dell’Unione all’EXPO Zaragoza 2008 – acqua e sviluppo sostenibile – è la giusta decisione nonché una buona opportunità per avvicinare le politiche europee ai cittadini comunitari, che è ciò che dobbiamo fare.

 
  
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  Samuli Pohjamo (ALDE).- (FI) Signor Presidente, signora Commissario, anch’io vorrei iniziare ringraziando il relatore, l’onorevole Kyösti Virrankoski, per la sua eccellente preparazione del bilancio. Ha ascoltato le diverse parti interessate nonché tenuto in debita considerazione le proposte della commissione per lo sviluppo regionale. Anche l’onorevole Itälä ha svolto un ottimo lavoro quale relatore.

È importante che gli stanziamenti per lo sviluppo regionale rimangano a un livello adeguato. Al contempo, dobbiamo garantire che pratiche e amministrazione della politica regionale vengano semplificate e chiarite sia nell’Unione che negli Stati membri, affinché tutti gli stanziamenti assegnati allo sviluppo regionale possano essere investiti in modo più efficace e ragionevole negli Stati membri al fine di ridurre le differenze e attuare la strategia di Lisbona.

La burocrazia, lo spauracchio dell’Unione, compromette anche l’attuazione della politica regionale. Il primo anno del nuovo periodo programmatico è quasi terminato, e molti dei programmi non sono ancora stati approvati. C’è un problema serio, come ha affermato il relatore, poiché la Commissione e gli Stati membri perdono tempo, i progetti sono iniziati lentamente e il primo anno del periodo programmatico sarà un problematico anno sabbatico. La Commissione dovrebbe approvare il resto dei programmi al più presto, affinché gli stanziamenti posti in riserva nel bilancio possano essere spesi in modo efficace e fruttuoso, e che i nuovi programmi vengano adeguatamente avviati.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE-DE).- (MT) La ringrazio, signor Presidente, e grazie anche agli onorevoli Virrankoski e Itälä. Con questo bilancio, il Parlamento raddoppierà l’importo destinato all’agenzia Frontex fino a circa 70 milioni di euro. Questa è una misura che parla da sola, poiché la priorità che il Parlamento sta dando a Frontex è adesso chiara a tutti. L’aumento di 30 milioni di euro è stato stanziato per il bilancio operativo di Frontex al fine di incrementare le sue missioni in quelle regioni più duramente colpite dai flussi migratori. Al contempo, signor Presidente, abbiamo posto in riserva il 30 per cento del bilancio amministrativo di Frontex in quanto desideriamo che l’agenzia sia più efficace nel suo lavoro. Ci sono tre condizioni per eliminare questa riserva: in primo luogo, vogliamo che il direttore di Frontex instauri un contatto regolare con noi al fine di rafforzare lo scrutinio parlamentare dell’agenzia. In secondo luogo, desideriamo informazioni dettagliate sul programma di lavoro di Frontex per il prossimo anno, e poiché lo stesso Commissario Frattini, Vicepresidente della Commissione europea, ha annunciato che dal prossimo anno la missione di Frontex nel Mediterraneo diventerebbe permanente, ci aspettiamo adesso che all’agenzia venga stanziato molto di più dei 10 milioni di euro in origine previsti sino ad ora per le missioni sulle frontiere marittime. In terzo luogo, vogliamo un elenco aggiornato e realistico di risorse, imbarcazioni, aeroplani, elicotteri che gli Stati membri sono pronti a mettere a disposizione delle missioni Frontex. Non vogliamo elenchi fittizi, come quelli di quest’anno, in cui gli Stati membri hanno presumibilmente accettato di fornire a Frontex circa 21 aeroplani, 27 elicotteri, e 117 imbarcazioni ma in realtà, quando è arrivato il momento di mettere in pratica le missioni, gli Stati membri hanno vergognosamente ignorato le loro promesse. Pertanto, ci aspettiamo che Frontex operi su un programma adeguato su cui si possa fare affidamento prima di eliminare la riserva. Grazie.

 
  
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  Göran Färm (PSE).- (SV) Signor Presidente, relatori, onorevoli colleghi, molti si domandano adesso il motivo per cui il Parlamento sta cercando una revisione del bilancio a lungo termine. E’ vero che non siamo in grado di far fronte alle nuove necessità quali Galileo, l’Istituto europeo di tecnologia, l’IET, il lavoro dell’Unione europea in Kosovo e Palestina, e al contempo apportare tagli al bilancio? Il problema è che le soglie di bilancio si applicano ad esso nella sua interezza, ma ovviamente anche a ogni singola rubrica. Al fine di evitare, per esempio, che Galileo implichi riduzioni ad altri programmi di ricerca, chiediamo quella che viene chiamata revisione minore. Tuttavia notate che ciò avviene nel quadro delle soglie complessive. Preferiremmo tagliare i margini nel bilancio agricolo, che è ciò che è importante. Per quanto riguarda la Palestina e i costi dell’operazione dell’Unione europea in Kosovo desideriamo impiegare lo “strumento di flessibilità”. Altrimenti dobbiamo attingere risorse dall’Africa o dall’America Latina, e ciò non sarebbe ragionevole.

Il rigido modello bilancio dell’Unione europea deve essere modificato. Ma voglio essere chiaro, non voglio allontanarmi dal quadro generale, solo raggiungere una maggiore flessibilità nel quadro al fine di gestire le nuove necessità. Come faremmo altrimenti in futuro, per esempio, ad occuparci di ciò che è necessario in materia di politica energetica e climatica? Inoltre, vorrei citare due punti. Primo, la discussione sul Trattato dimostra l’importanza di maggiori risorse e una prospettiva a lungo termine negli sforzi comunitari per quanto riguarda la comunicazione, il dialogo e lo sviluppo democratico. Ho quindi cercato di apportare modifiche allo stanziamento di quote in quest’ambito da parte della commissione per i bilanci. Auspico che adesso siamo tutti concordi su un investimento più aggressivo. In secondo luogo, vorrei citare il progetto pilota che io stesso ho avviato. Esso riguarda il sostegno alla ricostruzione degli istituti culturali e religiosi e dei monumenti nelle aree colpite dai conflitti. La proposta si riferisce, innanzi tutto, ai Balcani, ma nel lungo termine dovrebbe essere possibile fare uso dell’esperienza maturata da questo in altre regioni dove musei distrutti, chiese e moschee rase al suolo, possono costituire una causa di conflitto che l’Unione europea può contribuire a rimuovere. Tali regioni potrebbero essere, per esempio, la Palestina, l’Afghanistan, l’Iraq, e forse anche il Tibet. In questo settore chiedo il sostegno e la comprensione dei deputati. Grazie.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE).- (FI) Signor Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare i relatori, gli onorevoli Virrankoski e Itälä. So che sia loro che io siamo favorevoli all’apertura e alla trasparenza nonché propensi a strutturare l’economia dell’Unione europea su una base sostenibile, poiché l’unica appropriata. E’ positivo controllare da vicino la spesa e accettare le richieste di buon senso. Desidero concentrare brevemente l’attenzione su alcune questioni, la prima delle quali è la ricerca e l’innovazione. Nonostante sappia che è in gran parte responsabilità degli Stati membri, l’Unione europea deve comunque ricordare i suoi impegni, per esempio la strategia di Lisbona, e mantenerli, affinché possiamo incanalare le risorse di bilancio verso la ricerca e l’innovazione, cercando valore aggiunto per l’Europa.

Sono lieto di questa enfasi posta sul Mar Baltico. Ritengo che sia ampiamente emerso grazie ai relatori. E’ positivo comprendere in quali condizioni si trova il Baltico e questi due progetti pilota sono un buon inizio. E’ vero che abbiamo bisogno di contributi di gran lunga maggiori, ma questo è un buon punto di partenza.

In terzo luogo, al momento di redigere il bilancio è importante ricordare i principi di sviluppo sostenibile e i valori dell’Unione. Questo dovrebbe essere il modo di agire, per esempio, quando inviamo finanziamenti ai paesi terzi, e siamo coinvolti in diversi progetti come l’Area autonoma palestinese. Dobbiamo garantire che le risorse vengano impiegate correttamente e che non si traducano in un lavoro contrario alla democrazia, i diritti umani e la libertà di parola, ossia i valori comunitari. Il modo in cui viene speso il denaro e i valori dell’Unione devono sempre andare di pari passo.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE).- (RO) All’inizio di quest’anno, abbiamo programmato di negoziare assieme al Consiglio un bilancio pragmatico ed efficiente di risultati, che realizzerebbe le politiche ora necessarie nell’Unione europea.

Attraverso i nostri emendamenti in sede di commissione per i bilanci, abbiamo compiuto severe riduzioni nei programmi che impiegano il denaro dei contribuenti senza alcun reale valore aggiunto. I tagli nel settore agricolo, per circa 553 000 000 di euro, ossia il 77 per cento di tutti i tagli operati, rivelano un’altra chiara agenda del Consiglio intesa a eliminare gradualmente questa politica da cui dipende l’intera struttura dell’economia dei nuovi Stati membri. Sono lieta che, in sede di commissione per i bilanci, siamo riusciti a ristabilire il livello dei finanziamenti destinati all’agricoltura. Auspico inoltre che i programmi operativi e di sviluppo rurale vengano approvati quanto prima dalla Commissione europea.

Oltre a questi aspetti, desidero parlare dell’importanza del bilancio per la politica giovanile dell’Unione europea. Il bilancio che abbiamo proposto aumenta del 9 per cento le risorse per i programmi di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, raggiungendo un totale di 900 000 000 di euro. Tali programmi hanno contribuito alla promozione dell’idea europea più di ogni altro. Il 90 per cento dei giovani identifica l’Unione europea con la possibilità di viaggiare, studiare e lavorare ovunque in Europa. Per questi giovani, dobbiamo fare di più. Uno dei problemi che affrontano è il numero ridotto di borse di studio europee, in particolare per quanto riguarda il programma Erasmus. Nel bilancio attuale, abbiamo pagamenti maggiori di 100 000 000 di euro a causa dell’annessione all’Unione europea di Romania e Bulgaria. Cionondimeno, dobbiamo garantire che una quota maggiore di queste risorse raggiunga ogni studente. L’Erasmus non dovrebbe essere un’entrata complementare per i giovani studenti ma, al contrario, il sostegno principale per coloro con scarse possibilità finanziarie.

Infine, ma non per questo meno importante, desidero ricordare alla Commissione gli impegni presi nel dialogo a tre di luglio, in particolare di garantire un numero adeguato di posti di lavoro per i nuovi Stati membri. Attualmente, pochissimi rumeni o bulgari lavorano in posizioni di gestionali e, al contrario, molti di loro lavorano con contratti a tempo determinato. I finanziamenti aggiuntivi che abbiamo fornito all’Ufficio europeo di selezione del personale dovrebbero essere spesi in modo più efficace per l’assunzione di personale a tempo indeterminato per i nuovi Stati membri al più presto.

 
  
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  Marusya Ivanova Lyubcheva (PSE).- (BG) È una sfida per un rappresentante della Bulgaria, uno degli Stati membri dell’Unione europea di più recente adesione, partecipare all’adozione del bilancio per il 2008 in qualità di eurodeputato. Ciò è stato possibile grazie alla politica di allargamento perseguita dall’Unione europea e sostenuta anche attraverso la politica di bilancio.

Sostengo la relazione e mi congratulo con i relatori e i coordinatori per l’accordo raggiunto relativamente al bilancio e alle sue modifiche. Il progetto di bilancio per il 2008, nella sua sezione dedicata alla crescita sostenibile, rende possibile, anche per gli Stati membri dell’UE di più recente adesione, raggiungere gli obiettivi che si trovano di fronte a loro connessi alla loro adesione. I programmi operativi nel quadro dei Fondi strutturali garantiscono elevata qualità e qualifiche delle risorse umane, competitività, potenziamento delle infrastrutture, rafforzamento della capacità amministrativa nel settore dei trasporti, dell’ambiente, eccetera. Purtroppo, le risorse disponibili sono inferiori a quelle necessarie.

Desidero esprimere il mio sostegno anche per l’aumento strategico dei pagamenti ai Fondi strutturali, i Fondi sociali e di coesione, poiché ciò consentirà loro di ampliare i programmi operativi e le loro competenze. Sono inoltre favorevole alla riserva del 30 per cento per la linea delle spese amministrative in quanto ritengo sia un modo di garantire l’efficienza delle spese e il controllo di queste ultime.

Il progetto di bilancio 2008 presta attenzione anche alle nuove regioni che hanno aderito all’Unione europea. Nella regione del Mar Nero, sono la Bulgaria e la Romania che sono anche i confini dell’Unione europea. La politica comunitaria e i governi nazionali mirano alla trasformazione della regione in uno spazio di sicurezza, stabilità e buon vicinato. La regione necessita di miglioramenti nelle infrastrutture, maggiori investimenti e misure adeguate intese a proteggere l’ambiente a causa della sua elevata industrializzazione e la sua trasformazione in una zona di transito per le materie prime nel settore energetico. L’Unione europea con la sua politica e i finanziamenti dovrebbe garantire sia la sicurezza ambientale e la stabilità che la sicurezza di approvvigionamento energetico all’Europa. Il controllo del Mar Nero e il programma quadro per lo sviluppo del Mar Nero è un progetto pilota al quale sono fiduciosa che il Parlamento europeo darà il suo appoggio; è un giusto passo in direzione dello sviluppo positivo della regione del Mar Nero nonché verso l’integrazione dei cittadini di tale area nella politica di adesione dell’Unione europea.

 
  
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  Margarita Starkevičiūtė (ALDE).(LT) Vorrei parlare dell’impatto del bilancio comunitario sul benessere dei cittadini comuni dell’Europa, alcuni dei quali stanno oggi assistendo alla nostra discussione. Molto spesso sentiamo che l’Unione europea deve svilupparsi nell’economia più competitiva del mondo, e il bilancio può favorire questo obiettivo. Tuttavia, dovrebbe essere riorganizzato per essere più efficace nonché incoraggiare la ricerca scientifica e l’innovazione.

Purtroppo, sembra che in realtà la Commissione europea non abbia neanche una definizione di ciò che costituisce la ricerca scientifica. Numerosi progetti comportano diverse spese che devono essere finanziate in base al programma di ricerca e innovazione.

Parliamo continuamente dell’Europa e della sua influenza nel mondo. L’Unione europea a 27 Stati, più solida e di recente allargamento, è in grado di apportare modifiche su scala mondiale. Il bilancio consente un significativo finanziamento per gli aiuti ai paesi terzi. Tuttavia, secondo gli studi svolti dalla Corte dei conti, molto spesso tali finanziamenti vengono impiegati in modo inefficace.

Il motivo è che la maggior parte dei paesi cui forniamo il nostro aiuto è governata da regimi non democratici. I diritti umani vengono violati e i progetti di assistenza contribuiscono ad arricchire poche persone anziché accrescere il benessere delle persone comuni.

Pertanto, vorrei chiedervi, onorevoli colleghi, di garantire che ci atterremo alle condizioni definite nei nostri documenti, in particolare che i programmi di assistenza vengano assegnati in linea con la promozione della democrazia e dei diritti umani.

 
  
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  Rolf Berend (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto, desidero ringraziare l’intero staff che si è occupatoa del bilancio per l’ottimo lavoro svolto. Vi prego di consentirmi alcune osservazioni dal punto di vista della commissione per lo sviluppo regionale.

Nelle sue valutazioni, la Commissione ha considerato la necessità di finanziamenti e, conformemente ai valori della soglia dell’accordo interistituzionale e ai termini della prospettiva finanziaria, ha tenuto conto delle probabili richieste per il periodo attuale. Pertanto, logicamente, gli impegni nel quadro dei Fondi strutturali per il 2008 aumentano dello 0,9 per cento, e di pagamenti del 3,2 per cento, mentre le risorse per il Fondo di coesione aumentano del 14,4 per cento per gli impegni e del 36 per cento per i pagamenti.

Poiché la Commissione è, di fatto, la sola istituzione che ha accesso illimitato alle informazioni necessarie relative al complesso dei requisiti finanziari, la nostra commissione è stata guidata dalla proposta dell’Esecutivo e ha corretto inoltre unanimemente e immediatamente le modifiche ingiustificate apportate dal Consiglio nel suo progetto di bilancio.

Oltre ai nostri emendamenti, abbiamo semplificato anche l’amministrazione e impiegato i fondi in modo più efficace, in particolare in considerazione degli obiettivi di Lisbona e di Göteborg. Ci siamo concentrati sullo status unico delle piccole e medie imprese e delle piccole attività imprenditoriali tradizionali quali la ricerca e lo sviluppo. Non ultimo, abbiamo ritenuto importante riferirci in particolar modo alle iniziative JEREMIE e JESSICA, per citare due dei punti fondamentali nella politica regionale.

Sosteniamo inoltre la Commissione nell’affrontare le future sfide demografiche in Europa, in particolare dato che in alcune regioni e persino in interi Stati membri, l’invecchiamento della popolazione è diventato un problema importante a causa del calo delle nascite. I valori della famiglia devono essere promossi, per esempio aiutando le giovani donne a tenere in equilibrio le responsabilità familiari e professionali. Questa è una politica lungimirante, che si deve riflettere anche nei settori principali della politica regionale.

 
  
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  Thijs Berman (PSE).(NL) Signor Presidente, un’Europa unita nella solidarietà: questo è quello che vogliamo. Il bilancio per il 2008 contiene alcuni elementi di novità che ne sono un’ulteriore dimostrazione. Tuttavia, è necessario anche un bilancio più moderno: che sia in linea con l’economia basata sulla conoscenza, e unito nella solidarietà. Per iniziativa del gruppo socialista al Parlamento europeo, deve essere fornita più assistenza a Palestina e Kosovo. Questo è essenziale, sebbene complesso.

Vi sono anche altre questioni in cui l’Europa deve mostrare solidarietà. E’ necessario il sostegno al Fondo sanitario mondiale nonché alla mia iniziativa di rafforzare i diritti di salute sessuale e riproduttiva nei paesi poveri, per esempio la riduzione della mortalità al momento del parto e il diritto all’aborto. Ciò favorisce l’emancipazione femminile, contribuendo pertanto allo sviluppo dei paesi poveri.

La solidarietà è attinente anche per quanto riguarda la riorganizzazione del bilancio comunitario. Il miglior modo di farlo, è certamente la riduzione delle sovvenzioni all’agricoltura, il che è ampiamente fattibile ora che i prezzi sono elevati. L’Europa deve investire nelle nuove tecnologie, e Galileo ha dimostrato che esiste un margine per un altro bilancio. Possiamo vivere con sovvenzioni all’agricoltura ridotte, mentre Galileo rappresenta maggiori occupazione e innovazione.

 
  
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  Christofer Fjellner (PPE-DE).- (SV) La ringrazio signor Presidente. L’adozione del bilancio costituisce ogni anno uno dei doveri più importanti degli eurodeputati, nonché una delle poche opportunità che abbiamo di inviare un messaggio collettivo molto chiaro sul tipo di Unione europea che noi in Parlamento vogliamo vedere. In generale, ritengo sia positivo che un numero crescente di colleghi deputati qui in Aula sembra accorgersi dell’importanza di ridurre i finanziamenti comunitari, ma c’è ancora molto da fare. Ritengo sia importante per noi fissare le giuste priorità nel bilancio, ma il lavoro sul controllo delle risorse e relativo impiego è importante quanto stanziare spese nel bilancio per i giusti scopi. Se lo facessimo oggi, penso che vedremo in molti settori che purtroppo parte del nostro denaro ha più effetti negativi che positivi. Inoltre, le istituzioni devono sviluppare il sistema contabile dell’Unione europea affinché sia più semplice da comprendere e controllare le risorse, per poter osservare sia prima che dopo il modo in cui vengono spese realmente. E’ una questione di trasparenza.

Personalmente, auspicherei che il bilancio comunitario per il 2008 definisca in modo più chiaro un’Unione europea che renda prioritario e che si concentri sul suo compito fondamentale, creare la libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Tuttavia, purtroppo, il progetto di bilanci di quest’anno lascia molto a desiderare sotto questo aspetto. Consentitemi di formulare solo qualche breve esempio: sovvenzioni per la sericoltura, l’apicoltura, la coltivazione di cotone, le coltivazioni energetiche, i fichi, la canapa, le noci, gli uliveti, la coltivazione di riso e di tabacco. Sussidi all’esportazione di cereali, zucchero e dei prodotti del settore vinicolo. Complessivamente, queste linee di bilancio sono pari a più di 1 858 436 000 euro. Oltre al fatto che le rubriche di bilancio, secondo me, sono un incredibile spreco del denaro dei contribuenti, sono più negative che positive. Riguardano più le persone extracomunitarie. Tuttavia, uno degli esempi più seri è, credo, l’assistenza comunitaria all’esportazione agricola, in cui l’Unione europea sovvenziona il proprio settore agricolo e quindi scarica beni e prezzi sui mercati dei paesi poveri. Ciò annulla i vantaggi concorrenziali naturali dei paesi poveri ed è un serio ostacolo sul loro percorso verso la prosperità. Dobbiamo fare qualcosa per questo, non nel 2013, ma il prossimo anno. Grazie.

 
  
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  Katerina Batzeli (PSE).- (EL) Signor Presidente, desidero innanzi tutto congratularmi con il presidente della commissione per i bilanci, il relatore e i relatori ombra, che oggi hanno presentato in quest’Aula un bilancio con obiettivi politici chiari e una soglia ben definita dello 0,98 per cento del PIL.

Consentitemi di sottolineare solo due aspetti pertinenti a questo Parlamento e a tutti i paesi.

Il Parlamento europeo sottolinea nel paragrafo 24 della sua risoluzione la necessità che la Commissione approvi al più presto i programmi operativi nazionali del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e dei Fondi strutturali. Il giusto tempismo è particolarmente importante, in particolare dopo gli estesi disastri naturali recenti nei paesi dell’Europa meridionale, in particolar modo in Grecia, in cui le risorse per riparare ai danni subiti devono essere fornite al più presto.

La mia seconda osservazione riguarda la recente crisi dei prezzi dei cereali, che ha provocato uno stravolgimento del mercato dei cereali e ribaltato il reddito agricolo. Ciò ha condotto a un evidente risparmio di risorse nel bilancio comunitario. Tuttavia, consentitemi di precisare che in nessuna circostanza questi risparmi devono essere messi a disposizione di altre politiche; devono rimanere nel quadro della PAC e impiegate per gestire le crisi nel settore agricolo, per esempio.

 
  
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  Reimer Böge, presidente della commissione per i bilanci.–(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la commissione per i bilanci raccomanda per la prima lettura in plenaria un bilancio per il 2008 di 129,6 miliardi di euro per gli impegni e di 124,2 miliardi di euro per i pagamenti, con un rispetto severo di tutti i nostri accordi e impegni, dal punto di vista dei programmi pluriennali e della prospettiva finanziaria e, aggiungerei, ben al di sotto delle soglie concordate in questo programma pluriennale, in uno spirito di disciplina di bilancio e, al contempo, connesso a una proposta rivolta al Consiglio di risolvere i problemi attuali come Galileo e il finanziamento sostenibile della politica estera e di sicurezza. Vorrei esprimere i miei sinceri ringraziamenti ai relatori, gli onorevoli Itälä e Virrankoski che, assieme ai coordinatori e al personale, hanno svolto un lavoro eccellente di preparazione alla prima lettura.

In primo luogo, il bilancio del Parlamento. Tra la votazione della commissione per i bilanci e la votazione in plenaria, è in corso di consultazione un processo di conciliazione con l’Ufficio di quest’Aula, con lo stretto coinvolgimento dell’amministrazione. Quale parte di tale processo, siamo stati in grado di risolvere in modo saggio e soddisfacente numerose posizioni contraddittorie. Tuttavia, a questo punto vorrei aggiungere che l’Ufficio e un’amministrazione devono avere la volontà di affrontare le domande e le critiche della commissione per i bilanci, poiché fanno parte del nostro compito. Era possibile risolvere una parte del conflitto che discutiamo ogni anno creando una scadenza di due o tre settimane tra la presentazione della proposta amministrativa sul bilancio del Parlamento e la decisione dell’Ufficio, al fine di garantire che i gruppi vengano ascoltati più attentamente all’inizio del processo anziché alla fine della procedura.

Signora Commissario, nella sua lettera datata 17 ottobre, ha nuovamente fissato l’attuazione del bilancio come alla fine di settembre. Ha illustrato i punti in cui stava funzionando bene e i punti in cui si trovava difficoltà, quelli in cui i programmi sono stati probabilmente realizzati con eccessivo ritardo, e in cui la stessa Commissione ha esercitato un po’ troppa microgestione riguardo ad altre questioni per gli Stati membri. Tuttavia, nel complesso, la relazione ha dimostrato che l’attuazione è migliorata rispetto alla relazione di maggio. Se la Commissione adesso auspica di rimanere credibile, non può più fare appello a un ritardo dell’attuazione o ad altri problemi per il 2008 al fine di giustificare il fatto che si trova in ritardo con i pagamenti o gli impegni nell’attuazione del bilancio 2008.

Oggi possiamo dire che, con l’accordo tra le istituzioni sulle agenzie, a partire dalla Presidenza tedesca per finire con la Presidenza portoghese, e grazie al lavoro straordinario svolto dal nostro relatore permanente, l’onorevole Jutta Haug, lo sviluppo delle agenzie è stato saldamente ristabilito affinché, in futuro, non venga istituita alcuna agenzia senza un’adeguata valutazione del rapporto costi/benefici e senza chiarire se possa apportare valore aggiunto. Pertanto, occorre proseguire in questo modo nel codice di condotta in corso di approvazione per le agenzie esecutive. A questo punto, signora Commissario, devo dire anche che quest’anno abbiamo affrontato con molta circospezione il bilancio amministrativo della Commissione, ma questo non deve accadere ogni anno. Tuttavia, la continua valutazione delle posizioni del personale, il controllo, lo sviluppo, con prudenza e senza esagerazione, ma svolto in modo trasparente, rimangono per noi in agenda.

Signor Presidente, abbiamo assunto una posizione molto chiara per quanto riguarda Galileo. Dal momento che abbiamo parlato del Trattato di riforma questa mattina fornendo ad esso un solido appoggio, questo verrà chiamato in futuro metodo comunitario. Se gli Stati membri credono di poter fare affidamento su una combinazione di finanziamenti o sul finanziamento esterno del bilancio comunitario, alla luce di questo sviluppo in Europa, allora è semplicemente assurdo e non ha senso.

Nella mia seconda osservazione, desidero parlare del finanziamento della politica estera e di sicurezza comune. Senza Parlamento, la PESC sarebbe già in bancarotta, motivo per cui dovremmo far fronte con circa 90 milioni di euro, secondo la decisione dei capi di Stato o di governo di dicembre 2005. Quando sento adesso che avremmo potuto spingerci molto oltre rispetto a quanto il Consiglio e la Commissione ci hanno presentato, aggiungendo anche la Palestina e il Kosovo, allora siamo pronti a trovare una soluzione. Ovviamente, dovremo parlare anche degli strumenti di flessibilità, sulla base della votazione. Questo vale anche per l’ulteriore riconoscimento degli interessi del Parlamento, come chiesto esplicitamente, e giustamente, dalla commissione per lo sviluppo.

La Presidenza deve comprendere che, ad eccezione di Galileo e della politica estera e di sicurezza comune, tutto può essere deciso dal solo Parlamento. Pertanto, la mia raccomandazione urgente: il Consiglio deve ottenere un mandato sufficiente affinché possiamo porre Galileo e la PESC in una posizione solida, auspicabilmente non solo per il 2008. Se ciò non viene realizzato, svolgeremo tutti altre sedute nel corso del bilancio 2008. La porta è aperta a tutti i negoziati, ma ci aspettiamo un segnale chiaro da parte del Consiglio, che intraprenda iniziative su queste due questioni fondamentali. In ogni caso, dal punto di vista di quest’Aula, ci sarà un bilancio per il 2008.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 25 ottobre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Neena Gill (PSE), per iscritto.(EN) Dobbiamo dimostrare ai contribuenti europei che il bilancio comunitario è valido e rappresenta una solida gestione finanziaria. Pertanto, i continui spostamenti mensili a Strasburgo degli eurodeputati contraddicono completamente tale affermazione, in particolare per quanto riguarda il nostro impegno sul cambiamento climatico. Mentre accolgo con favore le osservazioni contenute nella relazione Itälä su un impiego più ecologico dei trasporti, difficilmente queste affrontano la portata del problema. Abbiamo un urgente bisogno di agire quali pionieri e fissare un vero esempio.

Per quanto riguarda la relazione Virrankoski, sono delusa del livello di finanziamento per i programmi intesi alla riduzione della povertà destinati alle regioni più povere, tra cui l’Asia. Se l’Unione europea intende avere credibilità quale potenza mondiale, deve dimostrare quanto afferma.

Nonostante accolga positivamente il sostegno per la Palestina e l’Afghanistan, nel caso di quest’ultimo, la strategia comunitaria necessita di maggiore collaborazione con i paesi vicini, India e Pakistan, al fine di raggiungere un successo a lungo termine. Inoltre, deploro la riduzione proposta ai finanziamenti della PESC, in particolare in Kosovo. Questo non dovrebbe essere rinviato o sottofinanziato.

Infine, appoggio l’enfasi posta sull’agenda di Lisbona che crea posti di lavoro e aumenta le competenze. Tali iniziative apporteranno realmente valore aggiunto dall’Unione europea alle persone che rappresento nelle West Midlands.

 
  
  

(La seduta è temporaneamente sospesa)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DIANA WALLIS
Vicepresidente

 

14. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale

15. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0318/07).

Credo che alcuni colleghi già sappiano che oggi avevamo intenzione di provare un piccolo esperimento inteso a rendere il Tempo delle interrogazioni un po’ più amichevole e interattivo. Pertanto, invito tutti i deputati di quest’Aula a spostarsi nella prima fila di posti affinché possiamo essere un po’ più cordiali tra noi e con la Commissione. Vi prego di sedervi nei primi posti anziché stare seduti dietro.

Vedo che alcuni di voi sono ancora timidi. Andiamo, sarebbe divertente fare un esperimento!

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.

Parte I

 
  
  

Annuncio l’interrogazione n. 41 dell’onorevole Manuel Medina Ortega (H-0679/07)

Oggetto: Sequestro di bambini

Considerato il ripetersi di casi di sequestro e sparizione di minori, che misure propone la Commissione al fine di coordinare l’azione degli Stati membri nel prevenire e reprimere questo tipo di atti nell’intera Unione europea?

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione.(EN) La Commissione concorda appieno sull’importanza della lotta alla scomparsa e al sequestro dei minori. Come tutti voi ben sapete, rafforzare i diritti dei minori è una delle mie priorità personali.

La prima azione intrapresa dalla Commissione europea connessa alla questione è stata il sostegno, nel 2001, alla creazione della rete europea di organizzazioni, la Federazione europea per i bambini scomparsi e sfruttati a scopo sessuale, che adesso viene chiamata Missing Children Europe. Ad oggi abbiamo 21 organizzazioni in 15 Stati membri.

Dunque, con il sostegno finanziario del nostro programma comunitario, il programma Daphne, dal 2001 al 2005, sono stati creati o rinnovati molti centri, con l’aiuto di Child Focus.

Negli ultimi 10 anni, molti Stati membri hanno istituito linee telefoniche di emergenza al fine di accelerare le ricerche e sostenere le famiglie dei minori scomparsi.

I casi di sequestro e scomparsa di minori possono diventare velocemente, e già lo diventano, fenomeni transfrontalieri. Pertanto, proponiamo di disporre di un numero telefonico unico per le chiamate urgenti relative ai minori scomparsi. A tale scopo, verrà attuata la decisione del 15 febbraio 2007 che riserva l’arco di numerazione nazionale che inizia con “116” a numeri armonizzati destinati a servizi armonizzati a valenza sociale. Questa è una decisione importante di ciascuno Stato membro, in particolare in relazione alla numerazione 116000 per le hotline dedicate ai minori scomparsi.

Sapete che mettere in pratica i servizi corrispondenti alla numerazione 116 resta di competenza degli Stati membri. Purtroppo, a questo proposito devo dire che tre Stati membri non hanno ancora risposto. Sono state adottate misure giuridiche da 17 Stati membri. Ci sono stati inviti alle candidature per la gestione dei numeri di hotline in 12 Stati membri, e solo quattro di essi hanno sinora scelto i fornitori del servizio: il Belgio, la Danimarca, la Grecia e il Portogallo. Pertanto, non sono del tutto soddisfatto dello stato delle cose riguardo all’attuazione della decisione adottata a febbraio 2007.

Oltre a questi numeri telefonici di emergenza, è necessario un meccanismo di assistenza nella ricerca dei minori scomparsi. Esistono già molti sistemi e possono servire da ispirazione per un’azione paneuropea. Conoscete il sistema americano “Amber Alert”, il francese “Alerte enlèvement” e il greco “Amber Alert Hellas”, che sono già operativi. Sosteniamo gli Stati membri nell’istituire simili meccanismi a livello nazionale. Dato che tutti gli Stati membri adottano simili meccanismi e che sono stati avviati schemi di interconnessione, sarebbe possibile e più semplice risolvere i casi transfrontalieri. A tal fine, abbiamo elaborato linee guida che descrivono la nostra idea di un meccanismo di allerta paneuropeo per i minori. La questione è stata discussa per la prima volta in sede di Consiglio informale per la giustizia e gli affari interni il 1° ottobre 2007.

Infine, sosteniamo la creazione di una banca dati internazionale di immagini di violazioni dei diritti dei minori che sarà un nuovo strumento che contribuirà a identificare le vittime e i criminali. Lo studio di fattibilità e la fase di attuazione sono finanziati dal programma AGIS e, da settembre 2005, questa banca dati, impiegata dall’Interpol, viene finanziata principalmente dai governi del G8 e da imprese private. Sinora, la banca dati ha reso possibile localizzare e arrestare diversi criminali in Europa e fuori dall’Europa, il più recente un ben noto pedofilo in Tailandia, nonché salvare le vittime.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Signora Presidente, la ringrazio per averci consentito di trovarci faccia a faccia con il signor Commissario, al quale ho già posto molte domande su simili questioni.

Il problema dei minori scomparsi è angosciante. Per esempio, solo nelle mie isole, le Canarie, negli ultimi anni sono scomparsi tre bambini senza lasciare traccia, il che significa che non sono apparsi neanche nelle reti dei pedofili. Completamente scomparsi, la qual cosa ci induce a chiederci se questi bambini non vengano usati per scopi come, per esempio, il traffico di organi, e se nell’Unione europea non stiano operando organizzazioni mafiose con possibili connessioni internazionali.

Ciò mi fa pensare che sia un problema che necessita di un’iniziativa che sia qualcosa di più ambizioso rispetto a quanto non abbia sinora intrapreso la Commissione. So che il signor Commissario è sempre stato ambizioso in quest’ambito, poiché è un problema penoso per i genitori e per la società in generale, perché i bambini sono quanto di più prezioso abbiamo.

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. Signora Presidente, onorevole Medina Ortega, concordo in pieno con il suo auspicio e posso dirle che la mia insoddisfazione è vedere che anche quando adottiamo delle iniziative, poi gli Stati membri non le mettono in pratica.

L’idea del telefono unico di soccorso europeo avrebbe dovuto essere concretamente realizzata da ciascuno Stato membro entro la fine di settembre. Siamo alla fine di ottobre e soltanto quattro Stati membri hanno un sistema operativo; altri diciassette hanno adottato iniziative ma sono rimasti indietro.

L’altra proposta che noi vogliamo fare è quella di una più intensa cooperazione per seguire quello che comunemente si chiama il “turismo sessuale”. Vi sono purtroppo molti cittadini europei che vanno apparentemente per turismo in altre regioni del mondo per commettere atti orribili di pedofilia e su questo la collaborazione internazionale - concordo - deve essere rafforzata. Sono d’accordo con lei - e abbiamo purtroppo degli elementi di prova - bambini scomparsi sono spesso destinati al traffico di organi. Questo vale non soltanto per la regione che lei conosce meglio, ma vale purtroppo per alcune regioni molto vicine all’Unione europea come quelle dei Balcani, la dimensione orientale, la regione del Mar Nero.

Purtroppo il traffico di organi è una realtà, per non parlare della scoperta del traffico di organi di adulti e bambini dall’Estremo oriente e dal Sud-Est asiatico, per dire che ovviamente anche se questa è materia che finora i governi nazionali non hanno molto volentieri affidato alla competenza comunitaria, anche grazie all’adozione dell’accordo sul nuovo trattato istituzionale, potrà nel prossimo futuro più efficacemente essere condotta dall’Unione europea.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE).- (EL) Signora Presidente, posso domandare al signor Commissario se è sicuro che in tutti gli Stati membri vengono dichiarate le nascite dei bambini? Il numero di bambini che oltrepassano le frontiere dell’Unione europea viene registrato, affinché si possa venire a conoscenza della loro eventuale scomparsa o del traffico dei loro organi?

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. (FR) Sì, lei ha ragione. Abbiamo scoperto casi di bambini non ancora registrati ai valichi di frontiera, motivo per cui conferisco grande importanza all’identificazione.

L’identificazione vuol dire aiutare i paesi di origine, anche all’interno dell’Unione europea, anche se non credo sia questo il caso, o in particolare nei paesi vicini o partner, in cui a volte manca il controllo dei registri, e in cui i minori non sono ancora registrati, o non vengono registrati affatto, il che costituisce un problema che mi preoccupa particolarmente.

È esattamente questo il motivo per cui abbiamo deciso di contribuire a progetti strategici al fine di aiutare e rafforzare le capacità di registrazione anagrafica dei paesi partner e dei paesi vicini, in parte attraverso il finanziamento di programmi europei.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, signor Commissario, nei suoi esempi, lei ha citato nello specifico quattro Stati membri che hanno istituito linee telefoniche di emergenza. Ci sono stati altri problemi, ricordo la situazione dello tsunami all’epoca, in cui coloro che entravano nella regione, per esempio per assecondare la loro inclinazione alla pedofilia, erano protetti dalla tutela dei dati e i loro parenti e le autorità non sapevano chi fosse realmente la vittima. Non è il momento di smettere di agire con cautela e iniziare a dare un nome a questi Stati membri? “Dare un nome e disonorare” sarebbe un metodo adeguato per sollecitare questi Stati membri a fare quanto dovrebbero, affinché mostrino finalmente un atteggiamento migliore.

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione.(EN) Ho già dichiarato di non essere del tutto soddisfatto del livello di attuazione e che sinora solo quattro Stati membri hanno messo in pratica tale decisione, cosa che deve essere fatta da tutti gli Stati membri. Che solo quattro paesi abbiano sinora attuato una decisione adottata all’unanimità a febbraio 2007, dimostra che dobbiamo fare molto di più.

Per quanto riguarda il giusto equilibrio tra la tutela dei dati riservati, o protezione della riservatezza dei dati, e la lotta alla pedofilia, quando parliamo di pedofilia e di reati e abusi sui minori, per quanto mi riguarda sono dalla parte delle vittime, i minori, e non dei criminali. Pertanto, fatto salvo il riconoscimento di tutte le garanzie, dovremmo innanzi tutto sostenere le vittime e i genitori, non i sospetti criminali.

 
  
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  Presidente. − Ricorderei agli onorevoli deputati quanto ho affermato all’inizio del Tempo delle interrogazioni. Stiamo tentando un esperimento per cui inviterei tutti gli onorevoli deputati a prendere posto nelle prime file dell’Aula al fine di rendere la discussione un po’ più intima e amichevole, e forse più simile a uno scambio. Pertanto, anche se vi sedete normalmente al fondo, siete cortesemente invitati a venire avanti.

La prossima interrogazione riguarda il virus tropicale chikungunya in Europa. Non so se l’ho pronunciato correttamente.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 42 dell’onorevole Milan Gala (H-0738/07)

Oggetto: Virus tropicale chikungunya in Europa

Le autorità italiane, utilizzando il sistema europeo di allarme rapido, hanno informato gli altri Stati membri dell’UE di un’epidemia di febbre tropicale causata dal virus del chikungunya nella regione Emilia-Romagna. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie avverte che nel corso dei prossimi mesi, soprattutto nei paesi del Mediterraneo, le condizioni climatiche favoriranno la continua presenza del vettore epidemico, e che c’è inoltre un alto rischio che il virus si diffonda in altri paesi europei in cui le condizioni climatiche sono favorevoli alla sua sopravvivenza. In un momento di significativi mutamenti nelle condizioni climatiche e di alti livelli di mobilità, si sta preparando la Commissione ad affrontare la possibilità di un’epidemia di febbre tropicale su più vasta scala?

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione.(EN) In realtà, ho anch’io qualche problema a pronunciarlo. Per iniziare, avrei sperato fosse estirpato senza che avessi dovuto impararne la pronuncia, ma purtroppo sta diventando persistente, quindi adesso dobbiamo discutere la questione.

Innanzi tutto, ieri ho avuto l’opportunità, nel corso degli interventi di un minuto, di ascoltare il discorso dell’onorevole deputato sulla questione, e condivido le sue preoccupazioni. Si potrebbe affermare che, parlando in termini relativi, abbiamo un numero ridotto di infezioni, per esempio, 250 casi in Italia rispetto a più di 150 000 sull’isola della Riunione qualche anno fa. Tuttavia, ciò che è preoccupante è la tendenza. Ciò che in realtà fa crescere le nostre preoccupazioni è il fatto che adesso abbiamo malattie tropicali che si diffondono in Europa, quale combinazione dei cambiamenti climatici, che di certo contribuiscono alla proliferazione e alla sopravvivenza del vettore, e dell’aumento della mobilità, che consente l’introduzione del virus attraverso la circolazione delle persone che vengono dai tropici.

E’ stato importante per noi adottare misure immediate. Sin dall’inizio le autorità italiane hanno agito in modo corretto, rapido ed efficace, pertanto si può dire che adesso la situazione si trova a un livello molto ridotto, nonostante vi siano ancora casi in corso.

La prima cosa che la Commissione ha fatto è stata adottare diverse misure, impiegando gli strumenti esistenti o adattandoli al fine di affrontare la situazione. Prima di tutto ci siamo assicurati di offrire il supporto tecnico per mezzo del Centro europeo per il controllo delle malattie, il che dimostra ancora una volta la scelta saggia dell’Unione europea nell’istituire un simile centro.

Abbiamo adesso dovuto occuparci di questa nuova minaccia nonché un nuovo genere di sfida. Abbiamo adattato la nostra normativa e incluso le malattie trasmesse da vettori nell’elenco di patologie da affrontare in via prioritaria. Al contempo, abbiamo chiesto agli Stati membri, e questo era giuridicamente obbligatorio per loro, di informare la Commissione e gli altri Stati membri attraverso il sistema di risposta all’allarme rapido. E’ molto importante essere in grado di rilevare i casi al più presto possibile al fine di prevenire la diffusione della malattia.

Il Centro europeo per il controllo delle malattie (CEPCM), oltre alla definizione dei casi, ha elaborato anche standard di procedure operative che aggiorna regolarmente. Fondamentalmente, abbiamo aggiornato e rafforzato la capacità di laboratorio al fine di rilevare e individuare il virus chikungunya. Ciò è stato realizzato grazie alla European Network for Diagnostics of “Imported” Viral Diseases, finanziata a titolo del programma per la salute pubblica. Inoltre, attraverso il medesimo programma, stiamo finanziando attività congiunte con gli Stati membri al fine di rafforzare ulteriormente la prontezza alle emergenze di salute pubblica.

Abbiamo avuto l’opportunità di discutere in plenaria una comunicazione e un piano d’azione sulla prontezza generale, che è stato adottato nel 2005. Il sistema è operativo e possiamo certamente impiegarlo, ed è stato fatto, ma dovremo ovviamente adattarlo e modificarlo per poter essere in grado di occuparci anche di questo tipo di minaccia alla salute. Informare il pubblico è molto importante, ed è qualcosa che dobbiamo fare anche attraverso il CEPCM, sia per le regioni coinvolte che per i viaggiatori.

Esistono documenti tecnici di orientamento per il rilevamento rapido di casi di febbre da chikungunya, quale pietra angolare di un efficace controllo epidemiologico. Inoltre, il CEPCM ha prodotto un solido pacchetto di documenti tecnici di orientamento: informazioni per la tutela della salute dei lavoratori; definizione dei casi di febbre da chikungunya; schemi di flusso per l’individuazione dei casi. Tutto questo è disponibile e attualmente impiegato dalle autorità competenti per semplificare il processo decisionale a livello nazionale.

Ci stiamo inoltre occupando con tempestività della questione della sicurezza del sangue, fattore ugualmente importante, con la cooperazione delle autorità nazionali competenti. Tuttavia, se la situazione persiste, i miei funzionari sono pronti ad adottare una nuova norma di esclusione dei donatori anche per questa malattia.

Il nuovo programma pubblico e altri strumenti finanzieranno inoltre la ricerca che si occupa di molte questioni relative alle malattie trasmesse da vettori, poiché dobbiamo tenere in considerazione anche il problema degli stessi insetti, e ovviamente il cambiamento globale attraverso progetti come Eden, che riguarda le patologie emergenti in un ambiente europeo in fase di trasformazione.

Tutto ciò dimostra come il cambiamento climatico abbia effetti immediati sulla salute. Parallelamente, dovrei dichiarare che abbiamo avuto qualche problema anche per quanto riguarda la salute degli animali, sviluppatosi a causa del cambiamento climatico. La Commissione europea prevede di adottare una comunicazione il prossimo anno che si occupi anche dell’aspetto del cambiamento climatico.

 
  
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  Milan Gaľa (PPE-DE).- (SK) Signor Commissario, la ringrazio per la sua risposta adeguata e mi congratulo con le autorità italiane per la loro azione appropriata. Guardando al problema nella sua interezza, ritengo sia alquanto strano che non sia ancora disponibile alcun vaccino contro il virus chikungunya, sebbene, secondo alcuni dati, circa un milione di persone ha contratto il virus in Africa. Lo capisco in qualche modo quando si tratta di influenza aviaria, poiché in tal caso un virus che può essere trasmesso non è ancora stato isolato e quindi non possiamo sviluppare un vaccino. Tuttavia, in questo caso sembra che abbiamo un virus che può essere individuato attraverso il metodo sierologico ed altri, contro il quale ora potrebbe essere sviluppato un siero o vaccino. Se il virus dovesse diffondersi, tale siero o vaccino sarebbe una cura efficace contro il virus chikungunya e forse anche contro un’infezione peggiore: il virus delle rompiossa.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione.(EN) Innanzi tutto, è importante anche il riferimento al virus delle rompiossa poiché lo stesso insetto potrebbe trasmettere anche la malattia di dengue alle carni fresche, quindi è un’altra preoccupazione per noi. Questo è il motivo per cui stiamo elaborando una relazione per affrontare le malattie trasmesse dagli insetti, poiché il cambiamento climatico contribuisce alla loro proliferazione, come ho affermato in precedenza, ma anche (perché abbiamo inverni miti) alla sopravvivenza degli insetti che trasmettono quindi le malattie.

Lei ha ragione; non esiste un vaccino ed è una vergogna. Il fatto è che la ricerca è in corso ma devo dire che a questo punto siamo piuttosto lontani dall’avere qualche risultato.

Certamente, è una questione che solleveremo anche con l’OMS e cercheremo, attraverso i nostri diversi strumenti e politiche, di incoraggiare lo sviluppo di questi vaccini.

Se posso, vorrei aggiungere anche un mio punto di vista personale, che sto sollevando con gli Stati membri sin dalla prima discussione sull’influenza aviaria: non abbiamo solo la responsabilità della solidarietà nei confronti dei paesi in via di sviluppo, nei confronti dei paesi terzi nell’aiutarli con le minacce alla salute, ma è anche una forma di autodifesa e dobbiamo capire che non possiamo ritenerci immuni e protetti nella nostra piccola area qui nell’Unione europea. Non lo siamo! Pertanto, è molto importante che ci occupiamo delle minacce alla salute in tutto il mondo e nell’Unione europea e che rendiamo questa una delle nostre priorità.

La strategia sanitaria che abbiamo adottato oggi in sede di Commissione sarà inviata al Parlamento per essere discussa anche con voi. Essa comprende un aspetto globale molto importante delle politiche sanitarie dell’Unione europea, e sono ottimista sul fatto che possiamo cambiare e correggere la situazione attraverso questo nuovo approccio.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 43 dell’onorevole Paulo Casaca (H-0752/07)

Oggetto: Catastrofe umanitaria in Iraq

Con la chiusura della frontiera siriana, migliaia di profughi iracheni, tra cui famiglie molto numerose composte in maggioranza da bambini, si sono visti tagliare l’unica via di fuga ancora aperta.

Oltre alla pulizia etnica – sostenuta in vari casi con la partecipazione attiva delle autorità irachene – assistiamo in questo momento ad una grave epidemia di colera in diretto rapporto con le disastrose condizioni sanitarie prevalenti in gran parte del paese.

La risposta della Commissione europea alla catastrofe umanitaria in Iraq è assolutamente insignificante ed è in palese contrasto con i valori dell’Europa.

La Commissione come intende sostenere la popolazione irachena in fuga all’interno e all’esterno dell’Iraq?

Come intende appoggiare i paesi della linea del fronte come la Giordania che stanno subendo in modo sproporzionato le conseguenze di questa situazione?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) La Commissione è pienamente consapevole della portata dei bisogni umanitari in Iraq e nei suoi paesi vicini. La risposta dell’Esecutivo a tale crisi è duplice. In primo luogo, al fine di sostenere i profughi iracheni e dei paesi vicini, la Commissione ha risposto tempestivamente con la decisione finanziaria di 6,2 milioni di euro in aiuti umanitari, adottata a maggio 2007, per affrontare le necessità più urgenti dei profughi. Entro la fine del 2007, l’assistenza verrà ulteriormente aumentata fino a 7 milioni di euro.

La Commissione si è impegnata con i governi di Siria e Giordania, che sostengono l’onere maggiore della crisi dei profughi, a sviluppare programmi di assistenza. Tali governi hanno indicato con chiarezza di non essere a favore di programmi di assistenza umanitaria esterna, realizzati attraverso organizzazioni internazionali e ONG. Si aspettano che la comunità internazionale sostenga i loro sistemi nazionali, principalmente nei settori dell’istruzione e sanitario, poiché di tali sistemi beneficiano anche i profughi iracheni.

Di conseguenza, la Commissione ha individuato progetti a impatto rapido per un totale di 37,7 milioni di euro, per i quali è in fase di consultazione con gli Stati membri. Tutte queste iniziative costituiscono la risposta immediata della Commissione alle necessità più urgenti dei profughi.

L’Esecutivo comprende che esse attenuano solo in parte l’enorme sofferenza e la pressione sulle istituzioni e il tessuto sociale dei paesi vicini, ed è questo il motivo per cui sta attualmente sviluppando la sua strategia di risposta affinché sia accompagnata da finanziamenti adeguati.

In secondo luogo, per quanto riguarda la situazione interna all’Iraq, la Commissione sostiene il Comitato internazionale della Croce rossa, sinora, con 4 milioni di euro, e attualmente sta individuando altri partner operativi stabili e accettabili in Iraq con la prospettiva di aumentare il suo livello di assistenza.

Deve essere riconosciuto che mentre ci sono significativi bisogni umanitari, esistono anche ostacoli considerevoli alla consegna degli aiuti umanitari. Sono rigide preoccupazioni di sicurezza e problemi di accesso che evitano che la Commissione e qualsiasi altro donatore stanzino finanziamenti realmente proporzionati al livello delle necessità.

Vi è infatti una mancanza di partner umanitari in grado di operare e realizzare programmi interni all’Iraq che si occupino adeguatamente delle necessità delle persone più vulnerabili.

Infine, la Commissione desidera ricordare che è il principale contribuente finanziario del fondo internazionale per la ricostruzione delle infrastrutture in Iraq, con un contributo di 123 milioni di euro, ossia, in questo contesto, il 46 per cento degli aiuti totali inviati sinora. Dal 2003, la Commissione ha impegnato in Iraq oltre 800 milioni di euro.

 
  
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  Paulo Casaca (PSE).(PT) Signora Presidente, signora Commissario, la ringrazio per i suoi chiarimenti, ma le ricordo che si calcola che i profughi iracheni in Egitto siano già 200 000; la Commissione europea non sta offrendo nulla all’Egitto. L’Università di Amman ha appena condotto uno studio che stima che la Giordania ha più di un milione di profughi, un impatto macroeconomico assolutamente disastroso; la Commissione europea non sta intraprendendo alcuna iniziativa per affrontarlo. Persino Israele sta istituendo un programma di assistenza medica per i bambini iracheni piuttosto notevole. Per quanto riguarda la Siria, non faccio parte dei negoziati che la Commissione sta conducendo con questo paese, ma ho avuto spesso occasione di parlare con le autorità siriane: il problema è che hanno già probabilmente 2 milioni di abitanti in più. Oggi, signora Presidente, mi consenta di ricordarle questo, oggi, adesso, a Rabiah, al confine tra Siria e Iraq, è in corso un enorme disastro umanitario: migliaia di iracheni, che hanno avuto notizia che le frontiere stavano per essere aperte, si sono ammassati lì e non possono entrare. La situazione è assolutamente tragica e non possiamo più ignorare ciò che sta accadendo.

 
  
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  Presidente − Credo che tutti noi condividiamo la sua preoccupazione, ma il nostro regolamento concede mezzo minuto per le domande complementari.

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Ho già affermato che i governi, in particolare il governo siriano, cui ha fatto riferimento l’onorevole deputato, hanno indicato chiaramente di non essere a favore di programmi di assistenza umanitaria esterna, realizzati attraverso organizzazioni internazionali e ONG. Pertanto, la quantità di assistenza fornita riflette la riluttanza delle autorità siriane e giordane nel consentire agli attori internazionali non statali, come l’ONU e le ONG, di intervenire nei rispettivi paesi.

La nostra assistenza può essere incanalata solo attraverso organizzazioni ammesse dalle autorità locali e avere una sufficiente capacità operativa. Ciò impone un limite naturale a quanto ci è possibile fare. Tuttavia, stiamo lavorando su programmi di costruzione delle capacità e impegnandoci in un dialogo diretto con le autorità giordane e siriane al fine di rafforzare la nostra capacità di attuazione in questi paesi.

Si dovrebbe notare, se posso dirlo, che lo stesso governo iracheno sembra essere molto restio ad assistere i propri vicini. Esso ha dichiarato ripetutamente che stanzierà 25 milioni di dollari per aiutare i profughi iracheni. Tuttavia, nonostante gli impegni siano stati presi alla Conferenza di Sharm el-Sheikh lo scorso maggio e i rapporti tra funzionari iracheni, siriani e giordani si siano rafforzati, sembra ugualmente che l’Iraq non stia collaborando a sufficienza. Pertanto, dobbiamo chiedere al governo iracheno di assumersi almeno la sua responsabilità finanziaria per i suoi stessi cittadini.

La mancanza di coordinamento tra le agenzie dell’ONU nella gestione delle crisi umanitarie è un’enorme preoccupazione. Rileviamo una forte concorrenza, ed è terribile dirlo, tra le agenzie umanitarie dell’ONU, anziché stretta cooperazione. Auspichiamo che la nomina di un nuovo coordinatore delle azioni umanitarie accresca in futuro la capacità dei nostri partner di affrontare la crisi.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Di recente la Turchia, candidata all’adesione all’Unione europea, ha lanciato un’azione militare contro i curdi in Iraq. Qual è la vostra opinione in merito? Quale impatto potrebbe avere tale azione sulla situazione in Iraq? Sarebbero necessari aiuti e qual è l’opinione della Commissione riguardo all’azione della Turchia?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Non è una domanda facile. La Commissione condanna tutti gli attacchi terroristici come criminali e ingiustificabili in ogni circostanza. Detto questo, deploriamo la sofferenza che tali azioni provocano.

La Turchia affronta continui attacchi terroristici transfrontalieri del PKK che, come sapete, è presente nell’elenco dell’Unione europea delle organizzazioni terroristiche. La Commissione comprende la necessità della Turchia di proteggere i suoi cittadini, ma continuiamo a invitare questo paese e l’Iraq ad occuparsi del problema attraverso la cooperazione tra le autorità competenti e nel rispetto del diritto internazionale. In questo contesto, il recente accordo bilaterale tra Turchia e Iraq per la lotta al terrorismo è un passo positivo.

L’Unione europea e la Turchia hanno ripetutamente ribadito che restano impegnate per l’indipendenza, la sovranità, l’unità e l’integrità territoriale dell’Iraq. Ci aspettiamo che la Turchia continui a svolgere un ruolo costruttivo al fine di conseguire tali obiettivi e promuovere la cooperazione regionale.

Tuttavia, teniamo in considerazione la pressione del pubblico turco, che quasi ogni settimana si trova dinanzi a uccisioni di soldati e civili nella parte sudorientale del paese. Il governo deve dimostrare la sua volontà e abilità di intraprendere un’azione più efficace.

Come molti dei nostri Stati membri ben sanno, è molto difficile affrontare il terrorismo in modo efficace. Le autorità turche stanno comprensibilmente cercando di coinvolgere nei loro sforzi le autorità statunitensi, irachene e curde dell’Iraq. E’ l’unico modo. La risoluzione approvata in Parlamento e la costruzione di una credibile minaccia di intervento potrebbero essere viste quale parte di tale strategia.

 
  
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  Presidente. − Alcuni deputati hanno già risposto al mio invito ma, per coloro che non l’avessero fatto, vi prego di sentirvi liberi di spostarvi nei posti anteriori dell’Aula. Vogliamo cercare di rendere questo più comodo e interattivo, quindi vi prego di sentirvi liberi di venire avanti e così possiamo guardare il Commissario dritto negli occhi. Sono sicura che ne sarà felice!

Parte II

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 44 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0681/07)

Oggetto: Lavoratori a termine che coprono necessità stabili e permanenti presso gli organi e i servizi dell’UE

Con la direttiva 1999/70/CE(1), l’UE proibisce agli Stati membri di dare il diritto di fare un uso abusivo dei contratti a tempo determinato per coprire necessità stabili e permanenti.

In quale misura gli organi e i servizi dell’UE rispettano il succitato principio e qual è la percentuale di lavoratori a termine che coprono necessità stabili e permanenti presso gli organi e servizi dell’Unione europea?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Si porta all’attenzione dell’onorevole deputato che le risposte dettagliate di seguito fornite riguardano unicamente la Commissione, che è certamente di gran lunga il principale datore di lavoro tra le istituzioni europee.

Uno degli obiettivi della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato è di creare un quadro per la prevenzione degli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato.

A tal fine, la clausola 5, al paragrafo 1, obbliga gli Stati membri, in assenza di norme reali per la prevenzione degli abusi, a introdurre una o più delle seguenti misure derivanti dall’impiego successivo di contratti a tempo determinato:

a) ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti;

b) la durata massima totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato;

c) il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o rapporti.

Le norme che disciplinano l’assunzione di personale nelle istituzioni europee sono sancite nello Statuto dei funzionari, che è stato discusso con i rappresentanti dei dipendenti prima di essere adottato dal Consiglio.

Le istituzioni europee sono pertanto vincolate per legge a rispettare le disposizioni dello Statuto dei funzionari, che consente loro di assumere tre tipologie principali di dipendenti: i funzionari in servizio permanente, gli agenti temporanei e gli agenti contrattuali.

Gli agenti temporanei e i funzionari in servizio permanente figurano nella tabella dell’organico. Non vi è alcun limite al livello di responsabilità che essi possono esercitare.

La situazione degli agenti contrattuali è diversa. Essi non figurano nella tabella dell’organico e devono lavorare sotto la supervisione di un funzionario in servizio permanente o di un agente temporaneo. Esistono due categorie distinte di agenti contrattuali. Una categoria è stata creata affinché si occupi di compiti non fondamentali e che non devono essere svolti necessariamente da un funzionario. A questi agenti contrattuali possono essere offerti contratti a tempo indeterminato perché le loro mansioni possano essere considerate per loro natura permanenti.

Lo spirito della direttiva 1999/70/CE riguarda questo tipo di dipendenti in quanto generalmente si offre loro un primo contratto a tempo determinato, un prolungamento di un contratto a tempo determinato e un terzo contratto a tempo indeterminato. In alcuni casi un contratto a tempo indeterminato può essere offerto direttamente all’assunzione.

Attualmente esistono circa 2 300 agenti contrattuali che lavorano per la Commissione nel mondo, principalmente nelle delegazioni, rappresentanze e negli uffici amministrativi.

Una seconda categoria di agenti contrattuali è intesa a occuparsi di necessità temporanee o specialistiche delle quali non si occupa nessun incarico esistente, e di sostituire il personale temporaneamente assente, le cui cause possono essere, tra le altre, il congedo di maternità o parentale. Limitando a tre anni la durata massima complessiva dei contratti di impiego successivi a tempo determinato, in qualsiasi altra istituzione, lo Statuto dei funzionari attua de facto la clausola 5, paragrafo 1, lettera b).

Tali agenti contrattuali rappresentano circa il 15 per cento del totale del personale. E’ chiaro che i funzionari in servizio permanente sono i punti di forza del personale della Commissione. Gli agenti contrattuali forniscono un valido sostegno su base temporanea al lavoro dei funzionari della Commissione. Attualmente, vi sono circa 3 200 agenti contrattuali che lavorano per la Commissione in luoghi diversi.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). - (EL) Signora Presidente, ringrazio il signor Commissario per la sua risposta. Posso chiedergli anche se nel caso degli agenti contrattuali, o personale ausiliario come erano conosciuti una volta, gli anni di impiego precedenti conteranno come anni di servizio? In tal caso, i loro anni di servizio precedenti varranno maggiormente in una competizione per un posto di lavoro rispetto alle qualifiche di altri richiedenti che hanno avuto successo nella competizione ma sono rimasti senza una nomina?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Certamente, il rapporto degli agenti contrattuali con il datore di lavoro è basato su un contratto che, al contempo, deve essere conforme alle norme e al mercato del lavoro in tali mansioni, pertanto non c’è un criterio di anzianità come nel caso dei funzionari in servizio permanente. E’ quindi un contratto basato sulle condizioni del mercato del lavoro e abbiamo assunto con successo molti validi agenti contrattuali.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).- (DE) Signor Commissario, sono certo che lei comprende che il modo in cui in futuro si svilupperà il metodo di assunzione dell’Unione europea è una grande sfida per noi. Pertanto, è molto importante per il Parlamento che veniamo informati non solo del numero di dipendenti e di uffici di assunzione, per i quali credo abbiate descritto questi dipendenti come a tempo pieno, ma anche il numero esatto previsto per ciascuna categoria e il modo in cui vengono distribuiti tra i paesi. Potreste fornirci tali statistiche?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Lei ha chiesto delle riduzioni del personale da parte degli Stati membri. Tali dati sono disponibili nelle nostre statistiche, tutti i dati sono disponibili, quindi la prego di contattare il nostro personale che le darà il dettaglio dei numeri.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 45 dell’onorevole Johan Van Hecke (H-0718/07)

Oggetto: Ripercussioni del crescente numero di funzionari europei sui costi delle pensioni

Il personale permanente della Commissione sarebbe aumentato negli ultimi sette anni di circa il 16%, fino a raggiungere la cifra di 20 000 funzionari. All’inizio di quest’anno, successivamente all’adesione della Bulgaria e della Romania, sono stati assunti oltre 700 funzionari con l’incarico di rafforzare il mercato interno. È evidente che questo aumento del numero di funzionari europei si ripercuote sul bilancio e che soprattutto i costi delle pensioni cresceranno in maniera preoccupante. Si prevede che tali oneri aumenteranno nel 2008 di oltre il 10%, ovviamente esclusivamente a carico del contribuente europeo.

Come valuta la Commissione l’aumento del numero di funzionari nel prossimo futuro? Sono già state avviate delle riflessioni sull’introduzione di un eventuale blocco delle assunzioni di nuovi funzionari? Si rende conto la Commissione delle relative ripercussioni finanziarie, in particolare per quanto concerne il costo delle pensioni?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) I diritti pensionistici e i regimi pensionistici figurano, certamente, tra i problemi più complessi in tutta l’Europa. Prima di tutto, si dovrebbe affermare che il bilancio del 2007 prevede 23 198 incarichi per la Commissione. Questa domanda ne contiene altre due complementari: sulle azioni intraprese dalla Commissione in termini di assunzione al fine di limitare le conseguenze e l’impatto del crescente numero di funzionari comunitari sul bilancio nonché sui costi delle pensioni.

Per la prima domanda complementare, occorre ricordare che la riforma sello Statuto dei funzionari è entrata in vigore nel 2004, tra l’altro, al fine di ridurre i costi di bilancio connessi all’aumento del personale delle istituzioni. Le nuove strutture di carriere e promozioni nonché la nuova categoria del personale degli agenti contrattuali sono state introdotte affinché avessero un impatto positivo sul bilancio. D’altra parte, l’onorevole deputato dovrebbe essere consapevole che, nel corso della procedura di bilancio del 2007, il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di svolgere un considerevole esercizio di controllo che fornisse una valutazione a medio termine delle necessità del suo personale nonché una relazione dettagliata delle assunzioni della Commissione finalizzate a funzioni di sostegno e coordinamento. Il Parlamento europeo desidera inoltre essere informato circa le intenzioni della Commissione relative alla riassegnazione di personale per affrontare le priorità del nuovo accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e una valida gestione finanziaria oltre a, più specificamente, quelle politiche sostenute dal Parlamento nel corso dei negoziati.

Quale risultato del controllo delle risorse umane della Commissione, svolto su richiesta del Parlamento europeo, l’Esecutivo conferma la necessità individuata nel 2002 e nel 2005 di personale aggiuntivo solo relativamente agli incarichi connessi all’allargamento: 890 nuovi dipendenti per il 2008, suddivisi in 640 nuovi dipendenti per l’allargamento dell’Unione a 10 Stati membri e 250 posti per l’allargamento ad altri 2 paesi. Per il 2009, è confermato il bisogno di un’ultima ondata di 250 assunzioni per l’allargamento dell’Unione a 2 Stati membri.

La Commissione appoggia la decisione di mantenere stabile il personale una volta integrati tutti i dipendenti connessi all’allargamento, con nessuna richiesta di nuove assunzioni per il periodo 2009-2013. La Commissione si impegna a soddisfare le necessità di assunzione negli ambiti della politica fondamentali esclusivamente attraverso la riassegnazione all’interno e tra i dipartimenti. L’Esecutivo è impegnato a offrire i più elevati standard del rapporto costi/benefici ai cittadini che serve, fornendo servizi di alta qualità mediante l’aumento dell’efficienza. La Commissione ha già dimostrato concretamente il suo impegno in tali obiettivi. Nel periodo 2000-2007, i dati illustrano che l’aumento dei dipendenti nell’organico della Commissione è inferiore rispetto alle altre istituzioni.

Per la seconda domanda complementare, si dovrebbe constatare che l’assunzione per il periodo 2004-2008 dovuta all’allargamento avrà effetti sui costi delle pensioni in 30 anni, il che significa che, nel prossimo futuro, l’allargamento non avrà conseguenze su tali costi. Tuttavia, la Commissione è estremamente attenta all’aumento dei costi delle pensioni nei prossimi anni. Nel bilancio, è prevista una crescita dei costi pensionistici del 10 per cento nel 2008. Ciò è dovuto a circostanze eccezionali. L’aumento più elevato della media nel 2008, è una normale conseguenza seguita agli aumenti al di sotto della media nel 2006 e nel 2007. Ci sarà una prima fase di distacco di agenti contrattuali, il cui contributo dovrà essere trasferito a un altro regime, e il 3 per cento di aumento annuo previsto negli stipendi e nelle pensioni. Anche con questa eccezione, prevediamo che il tasso di crescita delle pensioni per il periodo 2007-2013 sia compatibile con un 8,5 per cento di aumento medio nella spesa considerata nel quadro finanziario 2007-2013.

Per quanto riguarda le ripercussioni finanziarie a lungo termine dell’attuale ondata di assunzioni, l’impatto è stato valutato al momento di elaborare la riforma dello Statuto dei funzionari. Sono state adottate misure intese a ridurre il costo delle pensioni e lo Statuto dei funzionari richiede che il tasso di contributi per la pensione pagata dai dipendenti, attualmente del 10,25 per cento, venga aggiornato annualmente affinché corrisponda a un terzo dei contributi totali necessari al fine di garantire l’equilibrio a lungo termine dei regimi pensionistici comunitari.

 
  
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  Johan Van Hecke (ALDE).(NL) Signora Presidente, sono un consigliere comunale di un comune belga di 13 000 abitanti. L’autorità di controllo non approva il bilancio di questo piccolo comune se non viene fornita una tabella di assunzione del personale, completa di bilancio dettagliato. Un aumento del 16 per cento nel numero di funzionari per alcuni anni, come quello dell’Unione europea, non verrebbe mai autorizzato; tantomeno lo sarebbe un aumento dei costi delle pensioni di oltre il 10 per cento in un anno. Il signor Commissario ha indicato l’allargamento, ma nonostante questo allargamento il numero di eurodeputati è stato ridotto. La mia domanda è: il signor Commissario non pensa che sia giunto il momento di considerare anche un congelamento nel numero del personale, nonostante un possibile allargamento futuro?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Sì, ma come ho affermato ci sarà un congelamento nel personale dopo l’allargamento, quindi questo paragone con un comune non riguarda una situazione analoga. Noi abbiamo un grande progetto politico, l’allargamento dell’Unione europea, e abbiamo assunto nuovi funzionari. E’ stato lo stesso modello adottato nel corso di tutti gli allargamenti precedenti. Abbiamo avuto discreto successo nell’assumere personale dai nuovi Stati membri, e sarà congelato. Dopodiché, verrà congelato anche il numero complessivo.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).- (EN) Signor Commissario, a Bruxelles si dice che se si superano tutti questi test ed esami e si viene ammessi alla Commissione europea quali funzionari, si avrà in ogni caso una vita tranquilla fino alla pensione.

Pertanto, vorrei chiederle della qualità di coloro che lavorano nelle istituzioni europee. Forse la Commissione ha qualche programma per rendere più difficili le vite di coloro che non sono molto laboriosi, di ottenere attestati e fare una netta distinzione tra coloro che fanno del loro meglio e coloro che hanno una vita troppo tranquilla e semplice.

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Posso fornirle con piacere tutti i dettagli del nostro sistema di evoluzione della carriera, che è uno dei sistemi più complicati del mondo, devo dire, e che è motivo di costante discussione. Esiste una valutazione iniziale di ogni singolo funzionario. Vi è un sistema di promozione che tiene conto di tale valutazione e offre un certo numero di punti che, di conseguenza, costituiscono la base per la promozione. Tale sistema è piuttosto dettagliato e sviluppato.

Lei ha ragione nel chiedere della qualità del personale. Per quanto riguarda la media delle competizioni aperte o “concorsi”, ci sono circa 42 persone serie che hanno presentato la domanda, per non citare gli altri, per ciascun incarico pubblicato. Ciò è accaduto nel corso dell’anno, quindi abbiamo sempre avuto una grande affluenza di persone ottime e con esperienza, e le prove di assunzione sono molto difficili.

Devo dire che non è una vita così semplice quella nella Commissione e non così calma e tranquilla fino all’età della pensione. Tuttavia, lei ha ragione anche nell’affermare che la maggior parte dei funzionari lavoreranno realmente per molto tempo nella Commissione, e che può essere considerato un vantaggio da quest’ultima.

 
  
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  Ingeborg Gräßle (PPE-DE).(DE) Lei ha citato l’esercizio di controllo del personale molte volte oggi. Uno dei risultati di tale controllo è stato che la mansione del 32 per cento del personale della Commissione è amministrare l’amministrazione, ossia, fornire sostegno e coordinamento all’amministrazione.

Vuol dire 11 000 persone! Una domanda: quando trarrete conclusioni da questo numero? Quando produrrete un piano d’azione per ridurre il numero del personale?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Lo prendiamo molto sul serio, e certamente ci saranno proposte. Stiamo discutendo di tali questioni.

Prima di tutto, occorre considerare che tutte queste funzioni amministrative e di controllo sono state anche una sorta di conseguenza dello sviluppo della Commissione, in cui gli incarichi gestionali sono stati valutati o considerati quali funzioni molto più importanti. Inoltre i loro sistemi di sostegno sono stati potenziati. Al momento stiamo discutendo del modo in cui procedere, e saremo senza dubbio pronti con un progetto adeguato prima che pervenga una nuova richiesta di riduzione nel nostro personale. Stiamo discutendo attualmente di tutte queste funzioni amministrative e parallele, e di certo nella Commissione esistono diverse opinioni in merito. Non è una grande sorpresa che alcuni servizi orizzontali vogliano servizi più razionalizzati, mentre altri presentano argomenti a favore del sistema esistente.

Quindi ne stiamo discutendo, ma posso garantirvi che vi sarà un chiaro passo avanti in questo esercizio di controllo.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 46 dell’onorevole Esko Seppänen (H-0726/07)

Oggetto: Commissione e sindacati

È possibile sapere se i rappresentanti del sindacato dei dipendenti della Commissione sono pagati con le risorse dell’UE e, in caso di risposta affermativa, quanti sono i sindacalisti cui viene pagato lo stipendio?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Mi dispiace di non poter rispondere direttamente in finlandese, ma possiamo svolgere altre discussioni in finlandese. Ho qualche timore di non usare la terminologia corretta, che deve essere molto precisa nell’Unione europea.

Al pari del Consiglio, la Commissione ha concluso un accordo con i sindacati dei suoi dipendenti, mettendo a loro disposizione una certa quantità di risorse umane. Nel caso della Commissione, sulla base dell’accordo sulle risorse del 2001 e dei protocolli annuali relative alle stesse, sono stati assegnati 12 incarichi cosiddetti distaccati ai sindacati su una base permanente, per un totale di più di 23 000 assunzioni alla Commissione.

Tale personale distaccato dei sindacati, sulla base della loro rappresentatività, è consentito sin dal 1989. Inoltre, viene assegnato un numero molto limitato di incarichi su una base flessibile, in particolare al fine di rispondere ai cambiamenti di maggioranza dopo le elezioni. Pertanto, i dipendenti a disposizione dei sindacati continuano a dover essere retribuiti dal bilancio dell’Unione europea come personale della Commissione. Oltretutto, i sindacati ricevono risorse che consentono loro di assumere fino a nove agenti contrattuali dal gruppo di funzioni II (segretari).

 
  
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  Esko Seppänen (GUE/NGL).- (FI) Signora Presidente, signor Commissario, per quanto ricordi lei era il leader di un sindacato nel suo paese e l’attività dei sindacati deve sicuramente interessarle data la sua esperienza passata. Non ho ricevuto una risposta precisa alla mia domanda relativa al numero complessivo di questi dipendenti dei sindacati che lavorano attualmente per la Commissione in tutti i sindacati rappresentati.

Ho una domanda complementare su questo problema. Circolano voci che la Commissione corrisponderebbe una retribuzione ai suoi dipendenti nel corso di uno sciopero. I sindacati sono riusciti a negoziare una soluzione per cui se sono in sciopero verranno retribuiti mentre tale protesta è in corso?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(FI) Posso rispondere, in realtà, alla domanda sulla base della mia conoscenza della situazione. Ci sono 12 esperti distaccati nel sindacato della Commissione. Inoltre, esistono 19 incarichi nei comitati del personale, che sono certamente organismi separati. Possono assumere in tutto nove segretari.

Quanto da lei affermato circa gli scioperi è parzialmente vero. E’ vero che la Commissione ha approvato una soluzione negoziata in base alla quale nel corso di uno sciopero i funzionari possono essere retribuiti con parte del loro stipendio, ma normalmente solo una parte di esso. Secondo me è un problema delicato che le persone in sciopero percepiscano una metà del loro stipendio.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signor Commissario, mi interesserebbe sapere quanto costano questi funzionari. Quanto costa tutto questo all’anno?

 
  
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  Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione.(EN) Il bilancio per i sindacati è di circa 500 000 euro all’anno, provenienti dal bilancio comunitario.

 
  
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  Presidente. − Posso ricordare ancora una volta ai deputati che si sono uniti a noi nel frattempo, che oggi stiamo provando un esperimento e vi chiederei di venire nei posti anteriori dell’Aula. Vi prego di non essere timidi, venite e occupate le prime file anziché sedervi in fondo, al fine di renderlo un incontro più confidenziale.

Annuncio l’interrogazione n. 49 dell’onorevole Bart Staes (H-0685/07)

Oggetto: Importo totale delle multe inflitte alle aziende nel quadro della normativa sulla concorrenza

Può la Commissione comunicare a quanto ammontano le multe da essa inflitte dall’inizio del suo mandato alle aziende nel quadro della normativa europea sulla concorrenza e se sono state assunte iniziative o è stata avviata una concertazione collegiale al fine di riservare tali importi supplementari - previa detrazione dei relativi importi previsti in bilancio - alle attività “extra” dell’Unione piuttosto che girarli agli Stati membri?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Dall’inizio del suo attuale mandato e fino alla fine di settembre 2007, la Commissione ha adottato 21 decisioni che infliggono multe alle società che hanno violato le norme antitrust.

Il totale delle multe inflitte nel corso di tale periodo supera di poco i 5,2 miliardi di euro, il 95 per cento dei quali gravano sui partecipanti ai cartelli.

Tuttavia, occorre ricordare che tali sanzioni diventano parte del bilancio europeo solo quando sono definitive: vale a dire se non è stato presentato alcun ricorso in appello dall’impresa a cui la sanzione è stata inflitta o se tutti i ricorsi possibili sono stati rigettati dai tribunali europei.

Poiché le società spesso mettono in dubbio la validità delle decisioni della Commissione che impongono sanzioni, gran parte dell’importo summenzionato non è definitivo, per intenderci.

Il possibile impiego dei proventi delle multe inflitte per attività “extra”, come suggerito dall’onorevole deputato, è vietato ai sensi di legge. Un simile impiego sarebbe contrario al principio di bilancio di universalità come sancito dagli articoli 17-20 dell’attuale regolamento finanziario.

In conformità di tale principio, il totale delle entrate copre il totale della spesa senza alcun legame specifico tra una determinata voce di entrata e una determinata voce di spesa.

L’obiettivo fondamentale delle multe antitrust, come delineato nel preambolo agli Orientamenti sul metodo per stabilire l’importo delle ammende del 2006, è quello di garantire un deterrente, in altre parole dissuadere le imprese dal comportarsi illegalmente.

Col tempo è auspicabile che i livelli di violazione, quindi il numero e l’entità delle ammende inflitte, diminuirà proporzionalmente all’aumento dei livelli di conformità e noi stiamo continuando a fare il nostro lavoro in modo adeguato.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE).(NL) La ringrazio per queste informazioni molto interessanti, signora Commissario. Vorrei sapere se ho capito bene: in virtù del regolamento finanziario, la maggior parte di quelle risorse ritorna alla fine agli Stati membri, giusto? In secondo luogo, lei mi dice che, solo se definitivo, il denaro fa parte anche del bilancio comunitario. Può dirci, approssimativamente, quanto può in realtà essere considerato “definitivo” dell’importo enorme di 5 miliardi di euro?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione. (NL) La risposta alla prima parte della domanda è un grande “sì”: ritorna agli Stati membri. Ciò significa che il contributo di uno Stato membro al bilancio europeo viene valutato come se fosse inferiore. La sua domanda successiva riguarda quando e quale parte è definitiva, è questo è molto difficile da dire. Dipende dalle circostanze di ogni anno, se la parte interessata è stata ragionevole e non ha presentato ricorso, o ha deciso di intraprendere un percorso più lungo e ha tentato di ottenere un po’ di sconto.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signora Commissario, lei ha citato gli importi delle ammende inflitte. Queste ultime mirano a modificare il comportamento delle imprese alle quali vengono inflitte. Quali sono le sue osservazioni al riguardo?

Data l’occasione, ricordo che quando lei ha iniziato il suo incarico quale Commissario ci diede l’opportunità, in sede di commissione per lo sviluppo regionale, di discutere con lei la regola de minimis. Rispose molto rapidamente allora, motivo per cui le siamo grati. Le imprese stanno rispondendo con la sua stessa rapidità di allora?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Speriamo che sia così, ma non ne sono sicura al 100 per cento, e non lo sono abbastanza da essere aperta e onesta con voi.

Dovremmo tener presente che non è solo il livello dell’ammenda, ma è anche la reputazione ciò che fa la differenza nel comportamento delle aziende.

Trovo interessante che ora un cospicuo numero di amministratori delegati di organizzazioni che mi contattano affermi di essere consapevole che è una politica reale della Commissione, e che coloro che non vi si conformano e violano norme e regolamenti vengono sanzionati con una multa consistente. Come sapete infatti, con il nostro nuovo livello di sanzioni, non esiste più il profitto facile.

Detto questo, nelle loro organizzazioni essi prendono l’iniziativa di affrontare i loro dipendenti, dicendo che non dovrebbe essere più fatto nelle loro aziende nel modo più assoluto. Li affrontano, se non adottano le giuste misure, e affermano che se qualcosa è corrotto allora dovrebbero riferirlo ai vertici, e che il problema è che in futuro verrebbero licenziati senza alcun tipo di diritto.

Fanno inoltre riferimento al fatto che il danno alla reputazione, assieme alle ammende, è una parte molto importante del loro comportamento e che lottano per ripulire le aziende. Due di loro hanno di recente dichiarato che adorano essere nella prima pagina del Financial Times ma non per le nostre multe. E’ quindi un positivo passo avanti.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Quest’estate, la Germania ha annunciato i suoi programmi intesi ad aumentare il prezzo dei prodotti alimentari. Al contempo, i produttori lituani hanno spiegato che intendono fare lo stesso in autunno, senza fornire alcuna motivazione oggettiva. Potete prendere in considerazione accordi con i cartelli che coinvolgano i produttori di generi alimentari a livello internazionale? I prezzi dei prodotti alimentari stanno aumentando contemporaneamente in tutti i paesi senza che vi sia un aumento nei prezzi delle materie prime.

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) Non siamo gli unici ad aver intrapreso la lotta contro i cartelli. Lo hanno fatto anche le autorità nazionali per la concorrenza, e so che quelle di tutti i 27 Stati membri sono coinvolte in tale lotta con noi.

Ne stiamo discutendo nel contesto della rete europea per la concorrenza. Sono inoltre consapevole che esiste in questo caso una politica a senso unico, pertanto il suo esempio è una questione del tutto nazionale e dovrebbe essere affrontata dalle autorità nazionali per la concorrenza. Pertanto, potrebbero esserci molte ragioni sottese all’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Non deve trattarsi necessariamente di un cartello, benché non si possa mai essere sicuri che non lo sia. Consiglio quindi all’onorevole deputato di prendere l’iniziativa di rivolgersi alla rispettiva autorità nazionale per la concorrenza in questo caso.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 50 dell’onorevole Lambert van Nistelrooij (H-0690/07)

Oggetto: Fusione tra Suez e Gaz de France

Il 3 settembre 2007 è giunto l’annuncio che i consigli di amministrazione dell’impresa energetica francese Suez e della compagnia statale Gaz de France hanno deciso di realizzare il progetto di fusione da cui nascerà il quarto colosso dell’energia dopo Gazprom, Electricité de France e EON. La Commissione europea ha già imposto al nuovo gruppo di cedere talune attività in Belgio e in Francia.

Ritiene la Commissione che questi progetti di fusione siano ancora in linea con i suoi principi attuali per quanto concerne la liberalizzazione del mercato dell’energia nell’Unione europea?

In quale misura il nuovo gruppo risultante dalla fusione e lo Stato francese hanno promesso di scindere la proprietà delle reti principali, come richiesto dalla Commissione?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) A novembre 2006, la Commissione ha approvato la fusione tra Gaz de France (GDF) e il gruppo Suez, soggetta a obblighi da entrambe le parti, che hanno consentito alla Commissione di giungere alla conclusione che la fusione non ostacolerebbe la concorrenza in modo significativo.

Tra gli obblighi introdotti dalle parti coinvolte nella fusione figurano, più precisamente, la cessione di quote del gruppo Suez alla Distrigas, l’operatore belga per il gas che, come sapete, è entrato anche nel mercato francese; la cessione di quote GDF al fornitore belga alternativo per il gas e l’energia elettrica SPE, nonché l’abbandono di ogni controllo, di diritto o di fatto, che Suez ha su Fluxys, l’operatore belga della rete di trasporto gas.

Mentre è consentito a GDF Suez di rimanere azionista di Fluxys, accordi specifici garantiranno che quest’ultimo venga gestito in modo indipendente, e che tale risultato sia del tutto coerente con gli obiettivi politici perseguiti dalla Commissione per quanto concerne la liberalizzazione dei mercati energetici in Europa, in particolare il pacchetto di proposte del settembre 2007.

La decisione della Commissione sulla fusione prevede che le parti debbano procedere alla cessione della loro proprietà, compresa una parziale cessione della partecipazione in Fluxys, oltre ad altri obblighi, tra cui quelli relativi alla governance di Fluxys, in un determinato periodo di cessione. Le parti devono rispettare completamente tali obblighi al fine di realizzare la fusione nei termini di legge. Al contempo, esse devono rispettare alcuni obblighi, che la Commissione supervisionerà con l’aiuto dei trustee di controllo.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE-DE).(NL) Signora Presidente, fortunatamente posso parlare in olandese. La signora Commissario è consapevole dell’interesse del Parlamento nella tutela nazionale: le “pari condizioni di concorrenza”. Ho due brevi domande complementari. La sovvenzione incrociata tra la società di produzione e la società di rete è forse diventata un elemento del passato? In secondo luogo, le ho sentito affermare che le attuali proposte sono anche pienamente in linea con il nuovo pacchetto che lei e il Commissario Piebalgs avete presentato?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione. (NL) La risposta a entrambe le domande è “sì”.

 
  
  

L’interrogazione n. 51 decade poiché il suo autore è assente.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 52 dell’onorevole Anne Van Lancker (H-0755/07)

Oggetto: Sussidi a Volvo Cars Gand/Norme europee in materia di aiuti di Stato

Il 12 settembre 2007 la Commissione europea ha annunciato un’inchiesta approfondita sulla compatibilità con le norme UE in materia di aiuti di Stato del previsto sussidio di 6,02 milioni di euro erogato dalla Regione fiamminga quale contributo alla formazione, specializzata e generica, presso la Volvo Cars di Gand, a concorrenza del 20% delle spese totali di formazione. La Commissione europea afferma di voler evitare che gli aiuti vengano utilizzati esclusivamente per sovvenzionare i costi di formazione che l’impresa dovrebbe comunque sostenere e ciò sulla base di un’interpretazione assolutamente restrittiva del regolamento (CE) n. 68/2001(2).

Può la Commissione spiegare in che modo applicherà nel caso di specie le norme UE in materia di aiuti di Stato? Su quali elementi oggettivi si basa la Commissione allorché sostiene che gli aiuti rappresentano un vantaggio concorrenziale illecito e sono, di conseguenza, incompatibili con le norme UE in materia di aiuti di Stato?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione.(EN) La Commissione esaminerà il sussidio previsto per la Volvo Cars di Gand direttamente sulla base del Trattato CE, poiché esso supera la soglia di 1 milione di euro fissata nello specifico regolamento di esenzione per categoria relativo agli aiuti destinati alla formazione. L’articolo 87 del Trattato prevede che possono considerarsi compatibili con il mercato comune gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività economiche, che non falsino la concorrenza in modo illegale.

Gli aiuti alla formazione possono essere consentiti quando creano incentivi per attività che aumentano la riserva di lavoratori qualificati nell’Unione europea che non aumenterebbe in altro modo. Ciò accade quando la formazione supera quello che viene fatto normalmente nel settore interessato; per esempio, perché vengono formati più lavoratori o la formazione è più completa. Questa era la situazione, per esempio, nel recente caso della Fiat.

Dall’altro lato, gli aiuti non possono essere consentiti per la formazione che non sia utile al buon funzionamento dell’azienda interessata e che quindi si realizzerebbe anche in assenza di aiuti. Per esempio, quando uno stabilimento di montaggio di autovetture intende produrre un nuovo modello, i lavoratori devono essere istruiti sulle nuove tecniche e i nuovi metodi di lavoro da adottare. Sovvenzionare questo tipo di formazione solleva semplicemente l’azienda da un costo che sosterrebbe normalmente. Di conseguenza, ultimamente la Commissione ha vietato in parte gli aiuti a favore di molti stabilimenti di montaggio e, come di certo sapete, a favore della General Motors in Belgio e la Ford di Genk.

Le otto misure proposte per la Volvo Cars di Gand si riferiscono all’allestimento di una nuova piattaforma di produzione. In questa fase, la Commissione non può escludere che la relativa formazione avrebbe luogo in ogni caso e quindi non contribuirebbe all’aumento della riserva di lavoratori qualificati nell’Unione europea. Pertanto, l’Esecutivo ha deciso di aprire un’inchiesta formale che non pregiudichi la decisione definitiva nel caso di specie. Ci occorre più tempo per scoprire tutto. Le autorità belghe, il beneficiario, nonché le parti terze, avranno l’opportunità di commentare e presentare informazioni prima che venga presa una decisione definitiva.

 
  
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  Anne Van Lancker (PSE).(NL) La ringrazio per la sua risposta, signora Commissario. Mi congratulo, fra l’altro, per la sua vittoria contro la Microsoft. Tornando a quanto intendevo dire, per quanto ho capito, dunque, ci si sta ancora occupando del problema. Ho ragione nel pensare che la nuova interpretazione delle norme in materia di aiuti di Stato destinati alla formazione conterrà anche un margine sufficiente per le questioni di rilevanza sociale nei corsi di formazione, garantendo che, se la formazione offre ai lavoratori maggiori opportunità nel mercato globale del lavoro, gli aiuti alla formazione non verranno considerati un ostacolo importante alla concorrenza?

 
  
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  Neelie Kroes, Membro della Commissione. (NL) La ringrazio per le gentili parole. Lei ha ragione nell’affermare che dobbiamo essere molto prudenti nello svolgimento della revisione degli orientamenti in materia di aiuti di Stato, poiché sarebbe di fatto possibile consentirli per la formazione che contribuisce ad ampliare le opportunità dei lavoratori europei. A tale scopo, tuttavia, occorrono i fatti, il che significa che, in questo caso, siamo tornati dalle parti interessate per ottenere da loro maggiori informazioni.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 53 dell’onorevole Georgios Papastamkos (H-0682/07)

Oggetto: Commercio e cambiamento climatico

L’UE si trova, giustamente, all’avanguardia dell’adozione di azioni politiche per far fronte al cambiamento climatico. Tuttavia, è evidente che gli sforzi esplicati unicamente dall’UE non sono sufficienti. Inoltre, non si deve trascurare lo svantaggio competitivo delle imprese europee, il rischio di delocalizzazione e la perdita di posti di lavoro. Il Commissario Mandelson si è schierato a favore di un approccio che preveda la concessione di incentivi per il commercio “pulito”.

Esamina, al contempo, la Commissione anche la possibilità di attivare strumenti di difesa commerciale contro, per esempio, i partner che non applicano il Protocollo di Kyoto? Quali iniziative intende adottare per far fronte al dumping ambientale ed assicurare la reciprocità tra l’UE ed i suoi partner commerciali in materia di rispetto delle norme ambientali a livello bilaterale, regionale e multilaterale?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Il cambiamento climatico è una delle maggiori sfide del nostro tempo; difficilmente occorre ribadirlo in quest’Aula. Non è principalmente una questione commerciale, ma vi sono dei settori in cui il commercio può aiutare. Questo è il motivo per cui la Commissione desidera che i negoziati di Doha stabiliscano la liberalizzazione di beni e servizi ambientali e prevedano anche la possibilità di una nuova generazione di accordi commerciali intesi ad agevolare il commercio sostenibile.

La Commissione mira a negoziare un quadro climatico successivo al 2012 ambizioso e globale. Se riusciamo a coinvolgere tutti gli attori importanti, saremo riusciti ad ottenere, in qualche modo e quanto più possibile, pari condizioni per l’industria comunitaria. Ciò significa inoltre che si eviterà il carbon leakage, lo spostamento dell’inquinamento da un luogo a un altro, che potrebbe altrimenti scaturire dal mancato raggiungimento di un accordo. Il nostro obiettivo è coinvolgere tutti gli importanti responsabili delle emissioni in un modo proporzionato e non tenere lontani i partner dal tavolo dei negoziati di Bali, e successivamente elaborare misure commerciali per le importazioni in questa fase. Dovremmo invece affrontare la questione dei parassiti se, e solo se, si verifica realmente.

Una politica commerciale ben delineata può contribuire all’azione mondiale contro il cambiamento climatico creando il benessere necessario a pagare le misure richieste per la mitigazione e l’adattamento. Gli investimenti nel commercio, in beni e servizi a basse emissioni di carbonio, possono condurre all’esperienza e alla tecnologia favorevole al clima nell’economia mondiale, contribuendo ad affrontare il cambiamento climatico a livello globale e nel modo più efficace dal punto di vista dei costi. Sprecare tutto questo vorrebbe dire rendere un disservizio alla politica in materia di cambiamento climatico. Non si dovrebbe dimenticare che il nostro approccio al cambiamento climatico ha contribuito affinché l’industria europea fosse all’avanguardia relativamente alle tecnologie ambientali a basse emissioni di carbonio. Ne consegue che l’Unione europea ha un notevole vantaggio iniziale.

La relazione Stern ha spiegato che la lotta al cambiamento climatico ha un senso economico, oltre ai numerosi vantaggi sociali, in quanto i costi che comporta sono inferiori ai costi del non agire. La politica commerciale può sostenere gli obiettivi di cambiamento climatico riducendo al minimo tali costi e generando parte delle risorse necessarie, nonché favorendo i quadri normativi a sostegno degli investimenti e del commercio in beni, servizi e tecnologia a basse emissioni di carbonio.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).- (EL) Signora Presidente, certamente il Commissario Mandelson sembra rispettare il tempo limite delle interrogazioni. Difficilmente si riduce a risposte formalistiche.

Oggi, signor Commissario, abbiamo adottato il nuovo quadro per l’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari. L’entrata in vigore di questo quadro avrà un impatto sulla produzione primaria dei prodotti agricoli e, di conseguenza, sull’industria europea dei prodotti alimentari. Può confermarci che i prodotti importati sono soggetti a controlli efficaci intesi a verificare se rispettano le severe norme imposte alla produzione interna?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Stiamo appunto controllando tutti questi aspetti. Tuttavia, vorrei solo avvalorare il punto che ho inizialmente sottolineato: intendiamo garantire l’accordo migliore, di più ampia portata e più completo che possiamo per il periodo successivo al 2012.

Ciò richiede un elevato grado di persuasione dei nostri partner commerciali, le economie emergenti, che dobbiamo convincere ad investire e firmare l’accordo per il periodo successivo al 2012, che tutti noi riteniamo ampiamente necessario e che richiede una copertura geografica massima.

La domanda che dobbiamo porci è con quali strategie possiamo, o abbiamo più probabilità, di convincere le economie emergenti a firmare l’accordo che intendiamo promuovere.

Dal nostro punto di vista, non sarebbe solo prematuro, ma controproducente, iniziare a fare ricorso alla forza, o minacce o creare un contesto in cui coloro che potrebbero essere propensi a fermarsi verrebbero puniti in qualche modo da misure commerciali o altro, poiché rientrano nella categoria dei parassiti.

Se arrivasse il momento di prendere in considerazione tali misure, allora lo affronteremo solo dopo notevoli riflessioni e consultazioni e, ovviamente, ogni misura che stiamo solo pensando, dovrebbe, e devo sottolinearlo, essere valutata per la sua compatibilità con l’OMC.

È fuori discussione che l’Unione europea promuova o adotti una misura che non sia chiaramente e saldamente conforme all’OMC.

 
  
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  Daniel Caspary (PPE-DE).(DE) Signor Commissario, desidero porre un’altra domanda. Il mio collega, l’onorevole Papastamkos, ha assolutamente ragione nell’affermare che dobbiamo pensare a evitare che le imprese europee si trovino in una posizione di svantaggio se altri paesi non partecipano a qualunque cosa segua il sistema di Kyoto.

Esistono tre possibilità: in primo luogo l’Unione europea potrebbe essere l’unica a impegnarsi a proseguire. Ciò porrebbe certamente le aziende sotto pressione finanziaria e sarebbe uno svantaggio per noi. Il secondo scenario possibile è che se altri paesi non partecipano, non parteciperemo neanche noi, anche se non saremmo poi in grado di raggiungere gli obiettivi climatici che abbiamo fissato per noi stessi. La terza possibilità, se altri non aderiscono a questo “Kyoto plus” o sistema post-Kyoto, sarebbe che noi approvassimo sanzioni adeguate. Come potrebbero essere esattamente queste sanzioni? Può immaginare sanzioni specifiche?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Siamo ancora lontani dal valutare cosa accadrebbe se i negoziati che stiamo iniziando, e che non sono ancora cominciati, fallissero. Siamo ben lungi dal considerare gli effetti o le conseguenze nel caso in cui alcuni paesi si rifiutassero di firmare o di prendere gli impegni appropriati. Pertanto, discutere questa sera di sanzioni è, direi, non solo prematuro, ma anche eventualmente alquanto controproducente.

In questo momento si stanno svolgendo discussioni all’interno della commissione nel contesto della revisione del sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) e della valutazione della posizione, in particolare, delle industrie a elevato consumo energetico in tale sistema. Quest’ultimo è preso in totale considerazione nei nostri sforzi comuni intesi a definire un ETS migliorato, e la posizione di tali industrie verrà certamente considerata nel contesto di ogni accordo internazionale negoziato oltre alle conseguenze per le industrie europee, in particolare quelle ad alto consumo energetico, ove non creassimo la parità di condizioni che stiamo cercando attraverso i negoziati.

 
  
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  Presidente. − Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’

interrogazione n. 54 dell’onorevole Daniel Caspary (H-0695/07)

Oggetto: Discussione sul futuro degli strumenti di difesa commerciale

Il Parlamento europeo, con la votazione del 22 maggio 2007 sulla relazione “Europa globale”, si è schierato nettamente a favore del mantenimento degli strumenti di difesa commerciale esistenti e ha detto di no ad un ammorbidimento della loro applicazione.

In che modo la Commissione ha intenzione di tenerne conto nei suoi lavori sul futuro degli strumenti di difesa commerciale? Come si potrà risolvere il contrasto fra le affermazioni del Commissario Mandelson sul futuro di tali strumenti e l’opinione del Parlamento europeo?

In diversi procedimenti risulta essere stata adottata un’applicazione più restrittiva delle misure antidumping, attraverso una prassi amministrativa modificata. In particolare il concetto di interesse comunitario viene sempre più interpretato nell’ottica di importatori e consumatori e a danno dell’industria comunitaria. Può la Commissione spiegare da cosa sia giustificato un tale cambiamento della prassi applicativa?

Può la Commissione fornire indicazioni sui motivi per cui nel primo semestre 2007 non è stato ipotizzato alcun procedimento antidumping?

e l’

interrogazione n. 55 dell’onorevole Laima Liucija Andrikiene (H-0770/07)

Oggetto: Strumenti di difesa commerciale dell’Unione europea

Come valuta la Commissione i risultati delle consultazioni relative al Libro verde sugli strumenti di difesa commerciale dell’Unione europea? Quale sarà la sua proposta definitiva, considerando che la maggior parte delle parti interessate non sembrano sostenere un’ulteriore liberalizzazione in tale settore?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) La Commissione apprezza l’interesse dimostrato dal Parlamento in una revisione degli strumenti di difesa commerciale (SDC) e ribadisce l’importanza che conferisce alle opinioni del Parlamento nel contesto dell’attuale revisione. Attende con ansia la relazione della commissione per il commercio internazionale, che auspica venga terminata a breve.

Dal canto suo, la Commissione sta portando a termine la sua risposta al processo di consultazione. Infatti, l’Esecutivo ha svolto una discussione preliminare, un dibattito d’orientamento, prima del suo incontro odierno sull’argomento. Le proposte al Consiglio potrebbero essere formulate nelle prossime settimane. La Commissione intende mantenere il Parlamento strettamente coinvolto e informato sulla questione.

L’Esecutivo ha, naturalmente, esaminato attentamente tutte le risposte al Libro verde, e ce ne sono molte centinaia. L’intenzione è adesso quella di informare gli Stati membri e il Parlamento delle numerose reazioni e dei suggerimenti ricevuti, che saranno inoltre pubblicati. Saranno ridiscussi dalla Commissione prima che vengano presentate le proposte al Consiglio, auspicabilmente nella seconda metà di novembre.

La maggior parte delle parti interessate consultate che hanno presentato i loro pareri, condividono il punto di vista della Commissione secondo cui gli SDC rimangono essenziali in un’economia mondiale in corso di globalizzazione, in cui mancano norme in materia di concorrenza concordate multilateralmente.

Inoltre, la maggioranza delle parti interessate non vede la necessità di un’importante revisione del sistema degli SDC. Tantomeno la vede la Commissione. Tuttavia, si spera che le norme vengano rese più chiare, e la trasparenza accresciuta, e che vi sia un’applicazione più efficace degli strumenti.

L’affermazione che la Commissione ha modificato il suo approccio nei confronti della valutazione degli interessi comunitari in alcuni casi recenti è semplicemente falsa. Ogni caso è stato esaminato sulla base del suo valore tecnico. Alcuni di essi hanno sollevato questioni atipiche, ma sono stati risolti in conformità della normativa comunitaria e nel quadro della limitata riservatezza che tale normativa consente, a seguito di approfondite discussioni con gli Stati membri.

Infine, è vero che nella prima metà del 2007 non sono stati avviati procedimenti antidumping. Tuttavia, occorre sottolineare che questi ultimi dipendono dall’industria e non vengono avviati da noi. In altre parole, vengono avviati sulla base di reclami da parte dell’industria comunitaria.

Nei primi sei mesi del 2007, non sono stati presentati reclami che soddisfacessero i requisiti di legge. Non è insolito che il numero di procedimenti vari da un anno all’altro, a seconda di fattori quali il ciclo economico, la capacità eccedentaria nei paesi terzi e la deviazione dei flussi commerciali quale risultato delle misure di difesa commerciale in altri mercati mondiali.

Il numero di procedimenti oscillava anche negli anni scorsi. Nel 2003, per esempio, la Commissione ha avviato un totale di otto nuovi procedimenti, il primo dei quali alla fine di marzo dello stesso anno. Inoltre, il primo semestre del 2007 ha seguito un periodo di attività eccezionalmente elevata alla fine del 2006.

Infine, desidero richiamare la vostra attenzione sul fatto che a settembre del 2007 sono stati avviati due nuovi procedimenti antidumping contro le importazioni dalla Cina: una per l’acido citrico e l’altra per il glutammato monosodico.

 
  
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  Daniel Caspary (PPE-DE).(DE) Signor Commissario, la ringrazio molto per le sue osservazioni. La trasparenza svolge un ruolo importante in questo processo. Quando riceveremo la valutazione dello studio del Libro verde? O non esiste ancora una valutazione, nel qual caso avreste pubblicato il vostro Libro verde senza una valutazione, o esiste, e presumo che esista, nel qual caso è giunto il momento di presentarla al pubblico e al Parlamento.

In secondo luogo, mi interessa sapere se lei ritiene che sia realmente plausibile definire le questioni essenziali senza modificare il regolamento fondamentale sulla base dei nuovi principi.

In terzo luogo, per quale motivo volete trattare allo stesso modo le economie “di mercato” e “di non mercato”?

In quarto luogo, continuando a parlare della produzione comunitaria, dove vedete la soglia percentuale per la produzione al di fuori dell’Unione europea?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) La Commissione ha svolto una valutazione preliminare alle risposte al Libro verde, e ciò ha gettato le basi per la nostra discussione di orientamento di oggi sull’argomento. Questo spiana la strada per una valutazione ancora più rigorosa, che accompagnerà le considerazioni della Commissione e un accordo sulle proposte che intende presentare agli Stati membri sulla base della revisione.

Posso garantire all’onorevole deputato che le informazioni sulle risposte sono, credo di già, pubblicate sul sito web della DG Commercio, ma dovremo pubblicare anche quella che è, spero, una versione facilmente accessibile o la presentazione delle risposte al Libro verde che abbiamo ricevuto, al fine di consentire che via sia un tempo utile per riflettere su tali risposte prima che la Commissione presenti le nostre proposte.

L’onorevole deputato sembra abbia già preso visione di alcuni aspetti delle proposte della Commissione che non sono state ancora presentate o concordate dall’Esecutivo, pertanto suggerisco, con tutto il rispetto, che stia leggermente esagerando in alcune delle insinuazioni che sembra stia facendo.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE).(LT) La domanda che desidero porre è, ovviamente, basata sui miei incontri e discussioni con gli imprenditori del paese che rappresento, la Lituania. Infatti, posso ripetere quanto affermato dal collega: c’è molta preoccupazione per la liberalizzazione della politica commerciale, nonché molte critiche. La mia domanda è: se la posizione resta la stessa, quale sarà la reazione della Commissione? Quali misure ci si può aspettare che adotti la Commissione? Sareste propensi ad ascoltare quanto hanno da dire i rappresentanti delle imprese, o considerereste più importanti altri argomenti?

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Non sono sicuro di cosa intenda l’onorevole deputato per “liberalizzazione della nostra politica commerciale”. Per definizione, il commercio può avere luogo solo quando i mercati sono aperti e i flussi di scambio sono, di fatto, liberalizzati. Il commercio non ha luogo dentro confini chiusi o in luoghi in cui le economie vengono trasformate in fortezze, quindi è ovvio che la Commissione tenti di promuovere la liberalizzazione del commercio.

La revisione della politica commerciale globale dell’Europa e la strategia presentata e approvata dalla Commissione e dagli Stati membri un anno fa definiscono molto chiaramente gli interessi dell’Unione europea, che sono mantenere i mercati interni aperti, promuovere e fare uso dei negoziati multilaterali e bilaterali, aprire i mercati esteri e impiegare misure efficaci di difesa commerciale al fine di far fronte al commercio e alla concorrenza sleali. Queste sono le tre “gambe” della nostra strategia; ciascuna riveste la stessa importanza.

La revisione della terza gamba di questo treppiedi si sta svolgendo a seguito di cambiamenti piuttosto drammatici avvenuti nell’economia mondiale, e quindi nell’economia europea, dato che l’ultima revisione delle nostre misure di difesa commerciale risale a oltre 10 anni fa. Abbiamo la responsabilità di garantire che le nostre misure funzionino come dovrebbero e che raccolgano consenso, sostegno e solidarietà tra i nostri Stati membri. Quando questo si indebolisce, diventa meno semplice o possibile impiegare le misure di difesa commerciale. E’ nello sforzo di ricostruire e rafforzare questo consenso, sostegno e solidarietà tra i nostri Stati membri che stiamo compiendo tale revisione.

 
  
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  Presidente. − Signor Commissario, al fine di rispondere a un’altra domanda, presento congiuntamente le prossime due domande complementari, e le chiedo di fornire un’unica risposta per entrambe.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).- (EL) Signora Presidente, oltre alle domande formulate dall’onorevole collega Caspary, mi consenta di aggiungere una mia domanda circa il momento in cui avremo accesso alla valutazione del questionario sul Libro verde. Signor Commissario le misure antidumping e antisovvenzioni europee costituiscono meno dello 0,45 per cento del valore delle importazioni totali nell’Unione europea. In quale modo, dunque, viene motivata la fretta della Commissione per una revisione unilaterale della politica di difesa commerciale? In quale direzione è rivolta la Commissione? Verso la politicizzazione della procedura o nell’evitare che le persone cerchino di porre rimedio alle pratiche sleali?

 
  
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  Elisa Ferreira (PSE).(PT) Signora Presidente, signor Commissario, vorrei porre una domanda connessa alle risposte fornite. Il Parlamento non riconosce la necessità di riesaminare gli strumenti di difesa commerciale; la consultazione pubblica è giunta alla stessa conclusione. Il signor Commissario non ha spiegato al Parlamento il punto della sua proposta e, nello specifico, in quale misura le sue proposte e convinzioni siano cambiate in base al parere delle udienze pubbliche e del Parlamento. Questo è il nocciolo della questione, poiché non capiamo il motivo dell’insistenza per una revisione degli strumenti che tutti ritengono siano utili e ben funzionanti. E’ questo, quindi, ciò che vorremo capire.

 
  
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  Peter Mandelson, Membro della Commissione.(EN) Non so quale sia il cambio di direzione cui fa riferimento l’onorevole deputato; non c’è un cambiamento di direzione e, come ho spiegato, né le parti interessate in risposta alla revisione né la Commissione ritengono sia necessaria una revisione o riforma sostanziale. Pertanto, non sono del tutto sicuro di cosa lei intendesse per cambiamento di direzione. Se una revisione non fosse stata necessaria, penso che allora il Libro verde che abbiamo pubblicato avrebbe ricevuto molto meno delle 500 risposte pervenute. Sembrerebbe voler dire che un Libro verde che riceve più di 500 risposte indichi interesse in una revisione in corso.

Per rispondere alla prima domanda, non posso presentare a questo Parlamento una valutazione prima che venga svolta. La Commissione non ha ancora svolto la sua valutazione, non ha ancora deciso riguardo alla sua risposta. Oggi ha tenuto una discussione in plenaria e renderà note le sue opinioni al momento di presentare le proprie proposte agli Stati membri e, al contempo, verranno portate alla conoscenza del Parlamento, il che accadrà in data da definirsi nella seconda metà di novembre, che non è molto lontana.

Per quanto attiene alla politicizzazione, quest’ultima è pressoché inevitabile per tali questioni. Se esiste un’industria europea che rappresenta diversi punti di vista e interessi in competizione e, francamente, presenta proposte antitetiche molto diverse circa il modo in cui si vorrebbe venissero adottate le misure di difesa, ciò deve riflettersi nelle posizioni dei nostri Stati membri. Se questi ultimi scelgono invece di considerare il valore dell’obiettivo e della rigorosa analisi del personale della Commissione e adottare le conclusioni e le misure che proponiamo; se sono semplicemente pronti a farlo, allora non ci sarà la politicizzazione. Tuttavia, gli Stati membri sono soggetti alle stesse pressioni e diversi interessi in competizione, tra i produttori, i dettaglianti, i distributori, gli importatori e i consumatori, come lo siamo noi. Quando le persone hanno diverse opinioni, queste ultime devono essere discusse molto ampiamente in un modo politico, attraverso un processo politico, e questo è quello che accade.

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Sono spiacente per coloro che hanno aspettato.

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 19.35, è ripresa alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. Adam BIELAN
Vicepresidente

 
  

(1) GU L 175 del 10.7.1999, pag. 43.
(2) GU L 10 del 13.1.2001, pag. 20.


16. Rialzo dei prezzi dei generi alimentari, tutela dei consumatori (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la discussione congiunta su

- l’interrogazione orale alla Commissione degli onorevoli Joseph Daul, Lutz Goepel e Neil Parish, a nome del gruppo PPE-DE, sull’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la tutela dei consumatori (O-0065/2007 – B6-0321/2007);

- l’interrogazione orale alla Commissione dell’onorevole Luis Manuel Capoulas Santos, a nome del gruppo PSE, sull’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la tutela dei consumatori (O-0067/2007 – B6-0377/2007);

- l’interrogazione orale alla Commissione degli onorevoli Sergio Berlato, Janusz Wojciechowski, Gintaras Didžiokas and Liam Aylward, a nome del gruppo UEN, sull’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la tutela dei consumatori (O-0069/2007 – B6-0378/2007).

 
  
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  Neil Parish, autore.(EN) Signor Presidente, è con grande piacere che questa sera mi alzo in piedi per prendere la parola poiché adesso ci troviamo in una situazione in cui la sicurezza alimentare è diventata un vero problema. Per 25 anni ci siamo trovati in una situazione in cui vi era cibo in abbondanza in Europa. Infatti, abbiamo adottato molte decisioni in ambito agricolo, nel contesto della politica agricola comune, intese a limitare la produzione al fine di contenere i prezzi e ridurre il ricorso ai sussidi all’esportazione e all’esportazione di prodotti sui mercati mondiali.

Oggi, ci troviamo di fronte a una situazione completamente diversa: i prezzi dei cereali si sono triplicati quest’anno; il settore dell’allevamento sta attraversando un problema enorme, considerando che i costi dei mangimi sono aumentati forse del 50 per cento o 60 per cento, motivo per cui siamo estremamente preoccupati. Io, assieme agli onorevoli Daul e Goepel, abbiamo presentato questa interrogazione orale, e siamo lieti che la signora Commissario Fischer Boel sia qui presente stasera, poiché riteniamo che adesso dobbiamo valutare ogni opportunità di introdurre mangime supplementare nell’Unione europea.

Dobbiamo affrontare la realtà in cui ci sono alcuni mangimi che derivano da mais e soia geneticamente modificati e che al momento non possono entrare nell’Unione europea poiché non ne hanno l’autorizzazione. Penso che dobbiamo garantire che valutiamo la questione e che disponiamo di un sistema grazie al quale poter autorizzare questi prodotti. A patto che siano sicuri, dovrebbero essere introdotti per nutrire il nostro pollame, e i nostri suini in particolare, nonché il nostro bestiame, i bovini e le mucche da latte, poiché abbiamo bisogno di mantenere un’industria molto competitiva.

Dobbiamo inoltre considerare la situazione dal punto di vista dei supermercati perché, non dimentichiamo, non siamo solo preoccupati del prezzo che gli agricoltori sostengono per i loro prodotti, ma ci interessa anche quello che i consumatori devono pagare. Non vi è alcun dubbio che stiamo verificando, per esempio, che solo il 10 per cento del prezzo di un filone di pane è costituito dal grano come materia prima e che vi sono tuttavia enormi aumenti nel prezzo del pane poiché i supermercati dicono di dover pagare molto di più per il grano. Pertanto, dobbiamo incoraggiare i supermercati a garantire che i consumatori paghino il giusto prezzo.

È meraviglioso che questo ponga l’agricoltura europea in una posizione molto forte al fine di far fronte allo splendido nuovo mondo, poiché avremo bisogno della produzione alimentare, avremo bisogno degli agricoltori, e avremo bisogno della campagna, e tutte queste cose vanno molto bene.

Tuttavia, come ho affermato, adesso dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra i settori dei cereali e del bestiame, ed è questo il motivo per cui abbiamo presentato la nostra interrogazione. Saremo lieti di ascoltare quanto avrà da dirci in proposito la signora Commissario Fischer Boel.

 
  
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  Luis Manuel Capoulas Santos, autore. (PT) Signor Presidente, signora Commissario, è un piacere rivederla in Parlamento. Come lei sa, qualche mese fa ci siamo stupiti di un cambiamento nella situazione del mercato per alcuni prodotti agricoli, che non molto tempo prima pensavamo inconcepibile; un’enorme pressione sull’approvvigionamento, con le conseguenze cui tutti assistiamo.

Ciò ha causato in cambio un importante tumulto nel settore dell’allevamento, prevedibili ripercussioni nella crescita dei prezzi al consumo, senza dimenticare l’avvertimento della FAO riguardo alle conseguenze sui generi alimentari in molte regioni del mondo che potrebbero derivare da questa situazione. Non dimentichiamo che mentre in Europa spendiamo il 10-20 per cento del nostro reddito interno in generi alimentari, ci sono società in cui questo dato è di circa il 90 per cento del reddito o oltre, e non è difficile immaginare cosa significherebbe un aumento dei prezzi per queste vaste popolazioni già così svantaggiate.

Occorre pertanto agire, e immediatamente, e sono molto felice che la Commissione abbia agito rapidamente, e bene, adottando alcune misure palliative, riducendo a zero la riserva per il 2008. E’ una vergogna che non siamo andati avanti. Esistono altre misure che forse potrebbero essere adottate senza costi aggiuntivi per il bilancio comunitario, come un’autorizzazione anticipata dei pagamenti ad alcuni allevatori degli aiuti cui hanno diritto, i quali non solo subiscono l’aumento dei prezzi, ma devono far fronte anche alle malattie del bestiame, come la febbre catarrale, e ritengo quindi che potremmo procedere anche da subito.

Tuttavia, prima di tutto dobbiamo proseguire nella valutazione e nello studio della situazione affinché possiamo individuare rapidamente le misure che, nel breve termine, possono essere adottate in un prossimo futuro. Naturalmente, riponiamo la nostra fiducia nella sensibilità della signora Commissario e della Commissione nell’occuparsi di questa nostra preoccupazione.

 
  
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  Sergio Berlato, autore. Signor Presidente, signora Commissaria, onorevoli colleghi, in tutta Europa si registrano casi di aumenti generalizzati dei prezzi dei prodotti alimentari. Le indagini di mercato effettuate mostrano come i consumatori europei stiano cambiando radicalmente le loro abitudini alimentari essendo costretti, a causa dei prezzi troppo elevati, a variare la qualità ed il tipo di prodotti da acquistare.

La responsabilità degli aumenti è da attribuirsi da un lato ai troppi passaggi intermedi che i prodotti subiscono dal produttore al consumatore e dall’altro ai rincari eccessivi applicati dalle grandi catene di distribuzione. Una cosa comunque è certa: la responsabilità di questi rincari non può e non deve essere attribuita ai nostri agricoltori, che sono le prime vittime di questa preoccupante situazione.

Noi, signor Presidente e signora Commissaria, riteniamo che oggi più che mai vada difeso il modello agricolo europeo, al fine di preservare la stabilità dei mercati agricoli nazionali dalle fluttuazioni dei prezzi internazionali e dare consistenza alla difesa dei modelli di produzione e di utilizzo del territorio caratteristici dell’agricoltura europea. Condividiamo la decisione del Consiglio che ha approvato recentemente la proposta di azzeramento del set-aside per la campagna 2008.

Ma questo non basta a tranquillizzarci sulla preoccupante situazione degli stock di cereali e l’aumento del loro prezzo sul mercato mondiale. Occorre intervenire anche nelle varie OCM ed adoperare questi meccanismi di riequilibrio del mercato che permettano di calmierare i prezzi degli alimenti almeno nel mercato interno. Per questo abbiamo chiesto alla Commissione, anche con una recente interrogazione, di proporre subito un aumento urgente delle quote latte di almeno il 2-3%, al fine di favorire la stabilizzazione dei prezzi di questo prodotto di prima necessità.

In una congiuntura economica non favorevole come questa, spetta all’Unione europea e agli Stati membri intervenire per permettere ai consumatori di mantenere stabile la loro capacità di acquisto nel campo alimentare e allo stesso tempo tutelare il diritto di reddito dei nostri agricoltori.

 
  
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  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, ricordo una frase che penso sia una vecchia maledizione giapponese: “che possiate vivere in tempi interessanti”, e ritengo sia esattamente ciò che stiamo facendo adesso. Negli ultimi sei-otto mesi, abbiamo assistito a un’impennata dei prezzi delle materie prime nel settore agricolo, come già affermato dagli oratori, ma devo dire che ciò accade da un livello storicamente basso. Ritengo sia importante ricordarlo a tutti noi. Questi aumenti dei prezzi si rifletteranno sui prezzi al consumo ma in misura inferiore. Se posso fare l’esempio del pane, un bene di prima necessità, e farò l’esempio tedesco, se si considera il prezzo del pane in un supermercato o un negozio in Germania, solo il 4 per cento del prezzo è connesso al prezzo del costo del grano.

Per quanto riguarda il settore lattiero-caseario, come già affermato, è già stato previsto un certo numero di misure diverse. Le quote latte sono state aumentate il 1° aprile 2006 e il 1° aprile 2007 dello 0,5 per cento in 11 Stati membri. Il 1° aprile 2006, otto nuovi Stati membri hanno ricevuto questa riserva di ristrutturazione che varia dal 2 al 5 per cento del livello delle loro quote nazionali. Il 1° aprile 2008, il prossimo anno, verrà aggiunto un ulteriore 0,5 per cento di aumento alle quote stanziate per 11 Stati membri.

Inoltre, tutti gli aiuti di sostegno al mercato sono stati ridotti in modo considerevole e, al momento, non vi sono rimborsi alle esportazioni e nessun aiuto a disposizione, niente di tutto ciò. La relazione sulla prospettiva di mercato nel settore lattiero-caseario sarà adottata dalla Commissione più avanti nell’anno e ci offrirà la base per un’ulteriore discussione sulla nostra eventuale necessità di aumentare nuovamente le quote. Inoltre, ho già avuto l’opportunità di segnalare chiaramente la scadenza del sistema delle quote entro il 31 marzo 2015, e ho indicato anche che ciò di cui abbiamo bisogno, da adesso al 2015, è un atterraggio morbido per l’eliminazione del sistema delle quote. Tra le possibilità citate, vi è l’aumento del sistema delle quote in questo periodo, di cui avremo l’opportunità di discutere nel corso della valutazione dello stato di salute del prossimo anno.

Nel settore dei cereali, esistono diverse ragioni per l’aumento dei prezzi. Dirò soltanto, per essere certa che non vi siano fraintendimenti, che non sono i biocarburanti a causare l’eccessivo aumento dei prezzi. Oggi, in Europa, impieghiamo meno del 2 per cento della produzione di cereali per l’etanolo, ma le ragioni sono diverse: le condizioni climatiche avverse in Australia, la siccità nell’Europa meridionale, le alluvioni in Europa settentrionale, la crescente domanda di India e Cina, e le esportazioni limitate a Russia e Ucraina. Pertanto, ovviamente, vi è un effetto valanga dall’impegno molto accentuato degli Stati Uniti sull’etanolo e, quindi, una certa influenza sull’aumento dei prezzi del granturco.

Come già affermato, la Commissione ha reagito: la riserva è stata posta a zero per il prossimo anno di produzione, per la semina di quest’autunno e della prossima primavera. Successivamente, sulla possibilità di continuare con la riserva zero, se ne discuterà nel corso della valutazione sullo stato di salute. Prevediamo che tale riserva contribuisca a qualcosa tra i 10 e i 12-15 milioni di tonnellate, a seconda delle condizioni climatiche. Inoltre, al collegio dei Commissari, presenterò una proposta rivolta al Consiglio intesa a sospendere i dazi di importazione per i cereali solo per la campagna in corso. Ritengo che tali iniziative ci aiuteranno ad alleviare la pressione sul settore dell’allevamento e dei prezzi al consumo.

Esistono diversi problemi per il settore delle carni suine. Vi è abbondanza di carne pertanto vi è un disequilibrio tra entrate e uscite nel settore e quindi, giovedì scorso, il comitato di gestione ha deciso di introdurre una riserva privata che auspico aiuterà a risolvere i problemi nel settore delle carni suine. Ci sono altre possibilità, ma ritengo dovremmo cercare di trovare il giusto equilibrio, poiché, se si tratta solo di prolungare la sofferenza, allora non otterremmo assolutamente niente.

Pertanto, penso che abbiamo reagito, e ho la possibilità di ringraziare il Parlamento per la sua risposta rapida affinché possiamo inviare, il prima possibile, chiari segnali al settore dell’allevamento sulla riserva zero. Nelle mie osservazioni finali vorrei tornare alla questione degli OGM, poiché vedo che il tempo a mia disposizione è scaduto.

 
  
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  Mairead McGuinness, a nome del gruppo PPE-DE.(EN) Signor Presidente, avrei con piacere condiviso il mio tempo a disposizione con la signora Commissario, poiché mi interessa ascoltare il suo punto di vista sugli OGM, ma resterò in Aula per l’intera discussione.

Ritengo sia vero, in quanto non è la prima volta che viene affermato in quest’Aula, che la spiacevole verità è che l’epoca dei generi alimentari relativamente economici è terminata e che quanto accaduto non è stato previsto né all’interno della Commissione né, tantomeno, a livello globale.

La signora Commissario ha affrontato alcuni dei motivi per cui esiste tale disequilibrio nell’approvvigionamento e nella richiesta e concordo con lei: il tempo atmosferico, il cambiamento climatico, la domanda dei paesi in via di sviluppo e, sì, i biocarburanti hanno un’influenza a livello globale, e la signora Commissario lo ha riconosciuto. Tuttavia, è importante ricordare, come hanno fatto altri in quest’Aula prima di me, quanto dichiarato dal suo predecessore, Franz Fischler, al momento della riforma della PAC nel 2003. Ha promesso agli agricoltori migliori prezzi di mercato. Forse adesso stiamo assistendo alle conseguenze di queste riforme, e iniziamo a chiedere di queste conseguenze a causa dell’impatto sui prezzi al consumo.

Abbiamo avuto sviluppi positivi nei settori lattiero-caseario e dei cereali, ma non è accaduto altrettanto nel settore dell’allevamento per quanto riguarda i produttori di carne di vitello e agnello, di pollo e di suino, di cui ha parlato la signora Commissario.

Adesso, ci poniamo le domande circa la volatilità e se ne siamo soddisfatti relativamente alla domanda e all’approvvigionamento. Un’importante azienda alimentare mi ha di recente riferito che gli acquirenti dei supermercati non conoscono o non sono interessati all’economia della produzione dei generi alimentari, ma iniziano a notarne l’esistenza, il che è positivo. Tuttavia, dobbiamo controllare il potere dei supermercati e verificare se stanno giovando degli aumenti dei prezzi che attribuiscono ai produttori di generi alimentari. Solleciterei la Commissione, probabilmente il Commissario per la concorrenza, a controllare attentamente questo aspetto. Si sono rifiutati di farlo in passato.

Per quanto riguarda gli OGM, è una questione complessa. Esiste un problema in relazione alle differenze dei metodi di approvazione tra Unione europea e Stati Uniti, che dobbiamo tenere in considerazione. Pertanto, attendo le osservazioni della signora Commissario sugli OGM prima di formulare le mie nello specifico.

Infine, non possiamo ignorare l’impatto dell’insicurezza sui paesi in via di sviluppo, in particolare con il mercato del grano, nel cui ambito i paesi che non riescono a pagare di più per il cibo assistono a un considerevole aumento nella loro spesa alimentare. Dobbiamo ammetterlo in quest’Aula e tenerlo in considerazione nelle nostre future politiche.

 
  
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  Bernadette Bourzai, a nome del gruppo PSE. (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, martedì 16 ottobre, nel corso della giornata mondiale dell’alimentazione, la FAO ha voluto accrescere la consapevolezza del pubblico sulla malnutrizione, che attualmente riguarda 854 milioni di persone nel mondo. In tale occasione, è stato sottolineato il prezzo crescente delle materie prime agricole, in particolare il suo impatto sui consumatori nei paesi in via di sviluppo, i miei colleghi hanno ampiamente parlato di questo, ma anche sulle popolazioni dei paesi poveri, che importano cereali. Mentre nei paesi sviluppati spendiamo dal 10 al 20 per cento del nostro bilancio nazionale in generi alimentari, tale dato oscilla tra il 60 e l’80 per cento del bilancio nei paesi meno sviluppati, e un aumento del 20 per cento nei prezzi dei cereali è drastico. Tale situazione è aggravata dal fatto che alcuni paesi dipendono enormemente dalle importazioni, e sono soggetti a oscillazioni della valuta, variazioni climatiche e aumenti nei costi dei trasporti.

Signora Commissario, lei ha risposto in parte, ma auspico che ci saranno altre misure. Quali misure intende adottare nel breve e medio termine, per la valutazione dello stato di salute della PAC, al fine di correggere questa situazione difficile per i consumatori della parte settentrionale, e ancora più difficile nella parte meridionale, e di contribuire a un equilibrio alimentare globale?

 
  
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  Niels Busk, a nome del gruppo ALDE.(DA) Signor Presidente, signora Commissario, è importante che adesso ci si concentri sulla situazione molto interessante cui stiamo attualmente assistendo relativamente all’aumento dei prezzi molto evidente per alcune materie prime agricole. Al contempo, sappiamo che negli ambiti in cui non hanno ancora avuto effetto, in particolare nel settore delle carni suine, tali aumenti dei prezzi condurranno a un inverno molto costoso per quanto riguarda il costo dei generi alimentari. Conosciamo le cause sottese: scarsi raccolti autunnali, riserve di grano vuote, eccetera, non entrerò nei dettagli in merito.

Ritengo che la situazione che stiamo attraversando al momento debba offrire l’opportunità per maggiori discussioni. In primo luogo, non dovremmo allarmarci per gli attuali aumenti dei prezzi. Per fin troppo a lungo un litro di latte è costato meno di un litro di cola e di acqua. E’ del tutto irragionevole che non accettiamo che i generi alimentari costino quanto dovrebbero in realtà, poiché dietro ai prodotti c’è un lungo processo produttivo e molte ore di lavoro, in particolare nel settore lattiero-caseario. E’ inoltre chiaro che adesso vi è l’opportunità di aumentare la produzione dei generi alimentari in Europa. Il mercato ci sta di fatto chiedendo questo. La Commissione ha dimostrato una buona iniziativa eliminando la riserva e di certo abbiamo ancora la possibilità di aumentare la produzione molto rapidamente, in particolare nel settore lattiero-caseario.

Dovremmo proseguire la riforma della politica agricola comune dal 2003 riducendo il sostegno, nonché discutere seriamente di ulteriori trasferimenti del sostegno agricolo alla politica di sviluppo rurale. Adesso abbiamo l’opportunità di avviare una produzione agricola dinamica nell’Unione europea, e ciò significa che possiamo offrire agli agricoltori più libertà di quanta non ne abbiano al momento al fine di sfruttare la forte domanda attuale. Naturalmente, come di consueto, ci occuperemo anche degli agricoltori che operano nelle regioni montagnose e meno fertili, che è tutto ciò che è necessario! Tuttavia, non dobbiamo temere gli aumenti dei prezzi, ma comprendere invece e fare un uso attivo della situazione in cui ci troviamo.

 
  
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  Janusz Wojciechowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, nell’Unione europea abbiamo di recente assistito a un aumento significativo del prezzo dei generi alimentari di prima necessità, in particolare nei nuovi Stati membri. In Polonia, per esempio, il prezzo del pane è cresciuto del 15 per cento negli ultimi due anni, il prezzo delle mele dell’83 per cento, quello delle patate del 33 per cento, mentre il prezzo del latte è raddoppiato. Esiste una tendenza simile in alcuni dei vecchi Stati membri: in Italia e in Irlanda. Tra i nuovi Stati membri, anche la Lituania ha visto quasi raddoppiare il prezzo di cereali, latte, frutta e verdura.

D’altra parte, la politica comunitaria è basata sulla limitazione della quantità dei prodotti agricoli, e sta cominciando a sembrare sempre più in contrasto con le necessità dei consumatori. Tutte le cosiddette riforme della politica agricola comune sono basate sulla limitazione dei prodotti all’interno dell’Unione europea.

La riforma del mercato dello zucchero è una limitazione sostanziale della produzione dello zucchero nell’Unione europea, da 18 milioni di tonnellate a 12 milioni di tonnellate. La riforma del mercato vinicolo comprende nuovamente limiti alla produzione.

Anche altre riforme mirano a una minore produzione nell’Unione europea. Dall’altra parte, abbiamo un segnale importante. I consumatori stanno chiedendo più cibo in Europa, e questo è l’importante segnale che l’intero obiettivo della politica agricola comune deve verificare. Dobbiamo domandarci se il metodo di limitare la produzione e fissare quote di produzione sia realmente positivo, soprattutto dal punto di vista degli interessi dei consumatori, poiché la questione riguarda loro in primo luogo.

Occorre che l’Europa fornisca la quantità di generi alimentari che la popolazione richiede. Vi sono numerosi segnali che indicano la necessità di modificare la politica agricola comune che stiamo portando avanti. Molte grazie.

 
  
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  Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, questa discussione è diventata folle. Stiamo parlando di diminuire i prezzi, di prezzi il più bassi possibile e dei livelli minimi da anni. Tutti gli oratori adesso si lamentano dell’aumento dei prezzi, finalmente guardando al futuro per una volta, e chiedono misure per arrestare gli aumenti dei prezzi.

Dovremmo essere felici che il mercato stia funzionando, con il vostro aiuto. Con l’aiuto dei vostri predecessori, ma anche delle richieste formulate dal Parlamento europeo, i miliardi di euro che erano destinati all’intervento e alla stabilizzazione dei prezzi (la pressione sui prezzi che ha danneggiato i prezzi di mercato sul mercato mondiale e ha messo in difficoltà il paesi del terzo mondo), sono stati eliminati. Infine, tale circostanza è stata abolita e ci stiamo avvicinando al mercato, entrando in una situazione che viene aggravata dall’impiego di grano per la produzione di carburanti.

Vi sono molti altri motivi dell’esistenza di una domanda così vasta attualmente sul mercato. Quest’ultimo reagisce, il prezzo aumenta e adesso noi, qui nel Parlamento europeo, in qualità di rappresentanti degli agricoltori, chiediamo che i prezzi diminuiscano nuovamente. Non sono mai stato coinvolto in qualcosa di così ridicolo in tutti i miei 20-25 anni in Parlamento! Per questo motivo ho applaudito l’onorevole Busk. Dovremmo essere felici di questa situazione. Certamente dobbiamo essere attenti per coloro che non possono acquistare i prodotti alimentari a prezzi normali.

Dobbiamo mantenere le retribuzioni ingiuste e le politiche sociali incaute, ma non possiamo adottare misure per poter sfamare i poveri a spese degli agricoltori che, negli ultimi anni, hanno lasciato l’attività in centinaia di migliaia. Questo non è il modo giusto di parlare!

Sono lieto che possiamo discutere della situazione anche oggi in quest’Aula e che abbiamo un mercato in cui i prezzi stiano finalmente aumentando.

 
  
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  Vincenzo Aita, a nome del gruppo GUE/NGL.– Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che questa discussione è importante iniziarla, ma credo che, anche per le cose che ci ha detto la Commissaria, siamo al di sotto di quelli che sono i problemi che stiamo vivendo.

Vorrei ricordare alla Commissaria che qualche mese fa sulla questione della discussione delle modifiche agli OCM sull’ortofrutta - e quello che adesso sta arrivando sul vino - noi chiedevamo una moratoria, di fermarsi e di riflettere su quello che stava succedendo, a partire da alcune questioni che vorrei rilevare.

La prima: qui si fa riferimento ad annate sbagliate per fatti climatici, ma non si fa riferimento al fatto che questo problema ce lo porteremo avanti per anni, perché c’è un cambiamento climatico in Europa e nel mondo. Primo dato!

Secondo: dal 1950, quando eravamo due miliardi e mezzo e avevamo a disposizione 0,5 ettari per ciascun cittadino nel mondo, nel 2020 passeremo a sette miliardi e mezzo (fonti delle Nazioni Unite) con circa 0,2 ettari disponibili per la coltivazione, per cittadino nel mondo.

Io capisco l’onorevole Baringdorf che c’è un problema di fondo, ma non credo che questi aumenti che si stanno registrando in questo periodo siano a vantaggio dei produttori. Perché se guardiamo alla differenza del costo del prodotto a quello che arriva ai consumatori, noi ci accorgiamo che c’è una filiera molto lunga che paga il consumatore, che paga il produttore. Ma questo è grazie anche alle politiche che noi abbiamo fatto qui in Parlamento europeo, allora io credo che la Commissaria qui dovrebbe valutare attentamente gli atti che andiamo a definire.

Certo, è stato importante fare quell’atto di rimettere a produzione il maggese però oltretutto oggi c’è bisogno di una riflessione a fondo. Quando è nata questa Comunità europea, si è fatta per soddisfare l’esigenza alimentare del popolo europeo. Oggi noi dobbiamo fare la stessa politica e non possiamo più consentirci che i terreni vengano messi al riposo per una politica di disaccoppiamento, perché questa determina anche una perdita produttiva sul mercato e sulle questioni nostre. Quindi si tratta di approdare ad una discussione a fondo: se le politiche di questi anni hanno dato risposte ai consumatori e ai produttori o non hanno creato un problema al contrario per questi due soggetti.

 
  
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  Jim Allister (NI).- (EN) Signor Presidente, vorrei concentrarmi sulla posizione nel settore della coltivazione intensiva. Non occuperò il tempo per un nuovo calcolo delle enormi difficoltà in cui si trovano molti produttori, ma desidero piuttosto concentrarmi su quanto credo che la signora Commissario dovrebbe fare per apportare un contributo. Ho quattro o cinque osservazioni da fare.

Prima di tutto, ritengo che la signora Commissario dovrebbe ammettere che queste misure blande, come la promozione del mercato, non saranno sufficienti. In secondo luogo, dovrebbe occuparsi, più di quanto non sia accaduto sinora, dell’impatto a lungo termine sulla disponibilità di grano e sui prezzi del cambio dilagante negli Stati Uniti alla produzione di biocarburante. I loro obiettivi, che sono molto aggressivi, stanno in realtà esaurendo le importazioni di cui avevamo bisogno su questo aspetto.

In terzo luogo, con le scorte d’intervento di grano a un livello preoccupantemente basso e il rapporto di utilizzo del tutto fuori uso, vi è urgente necessità di un’iniziativa intesa a occuparsi di questo equilibrio. In quarto luogo, suggerisco che la signora Commissario debba essere maggiormente proattiva nella lotta per un’approvazione più rapida dei sostituti degli OGM. Con tutto il rispetto, signora Commissario, lei deve, a nome del settore agricolo, eguagliare l’energia dei Commissari Kyprianou e Dimas nel modo in cui resistono all’approvazione degli OGM.

In quinto luogo e infine, porre le basi nel mercato per il nostro settore intensivo, con i rimborsi all’esportazione immediatamente estesi alle carni e agli insaccati. Su tale aspetto non sono sicuro che aiutare l’immagazzinamento privato risolverà molto nel lungo termine.

 
  
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  Struan Stevenson (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, mi consenta innanzi tutto di garantire all’onorevole Graefe zu Baringdorf che sono felice di vedere che finalmente i prezzi per i nostri agricoltori aumentano, purché siano gli agricoltori a trarne vantaggio, e non le catene di supermercati. Sinora, il numero ridotto di catene di supermercati che dominano il settore della vendita in Europa si sono arricchiti a spese dei nostri agricoltori e produttori.

Nella mia circoscrizione in Scozia, i produttori lattiero-caseari per troppo tempo hanno ricevuto 0,17 sterline al litro per il latte, che è al di sotto del costo di produzione, mentre era venduto sugli scaffali del supermercato a oltre 0,50 sterline al litro. Questo ha causato il fallimento di molti produttori lattiero-caseari della mia circoscrizione.

Adesso vediamo che quanto gli agricoltori percepiscono per il grano aumenta del solo 10 per cento, mentre nei supermercati i prodotti a base di grano sono aumentati del 40 per cento. Ancora una volta la grande distribuzione impiega le oscillazioni dei prezzi per intascare profitti maggiori.

Questa è una disgrazia, e sono completamente d’accordo con l’onorevole Parish sul fatto che dovremmo chiedere alla Commissione di avviare un’inchiesta sulla politica dei prezzi delle catene di supermercati al fine di garantire a consumatori e produttori un trattamento equo.

 
  
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  María Isabel Salinas García (PSE).(ES) Signor Presidente, è chiaro che l’aumento dei prezzi di cui i consumatori hanno esperienza diretta nei loro cestini della spesa è causato da molteplici fattori, ma nel mio intervento discuterò solo di quanto affermato dall’onorevole Stevenson.

Ritengo che il ruolo degli intermediari e delle grandi catene di vendita dei prodotti alimentari sia preoccupante. In molti casi rispondono a movimenti speculativi, quindi gli aumenti dei prezzi dei prodotti finali sono maggiori, come è stato affermato, in termini percentuali, degli aumenti dei prezzi delle materie prime.

La situazione è inoltre molto preoccupante per i produttori che, a fronte dell’enorme potere d’acquisto del grande settore della vendita al dettaglio, sono costretti a ridurre i loro prezzi di vendita, senza essere in grado di compensare gli aumenti della materia prima o dei prezzi del carburante.

Ritengo pertanto, e appoggio il precedente oratore, che sia importante che la Commissione (e desidero cogliere l’occasione per ringraziare la signora Commissario per la sua presenza) agisca e adotti misure: dovrebbero svolgersi indagini e posti in essere gli strumenti necessari al fine di far cessare tali pratiche, che sono sleali e, in molti casi, illecite.

Ritengo che la risoluzione sia molto opportuna, e che siamo in tempo per poter adottare misure.

 
  
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  Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN).- (PL) Signor Presidente, molti di coloro che sono intervenuti prima di me si sono dimostrati felici dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, ma dobbiamo chiederci se questo prezzo giunga agli agricoltori. Sono seriamente preoccupato al riguardo. Molte piccole aziende agricole stanno attualmente chiudendo in linea con la politica della Commissione e dell’Unione europea. Tuttavia, dobbiamo chiederci anche quale tipo di prodotti alimentari ricevono gli agricoltori. Prendono il manzo dal Brasile, lo zucchero dall’America Latina, pollame rischioso dall’Asia, e quindi gli alimenti economici entrano nel nostro mercato, che per noi sta “abbassando” i prezzi, ma di fatto limita la produzione in Europa. Sorge una domanda: dovremo continuare a prostrarci al lobbismo industriale? Per quale motivo, in fin dei conti, non possiamo iniziare a sostenere gli agricoltori europei ancora una volta, nel momento in cui è comparsa per noi una piccola possibilità di aumentare tale produzione e aumentare le quote per il latte e gli amidi, per esempio, per i quali vi è una domanda costante in Polonia e in altri paesi dell’Europa orientale?

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL).- (EL) Signor Presidente, il problema del pane, del latte, delle patate e di altri alimenti che subiscono un aumento dei prezzi, che in alcuni Stati membri sono di 10 volte l’attuale tasso di inflazione, è molto acuto, in particolare per coloro con redditi bassi, per i quali la parte principale del bilancio è destinato ai generi alimentari.

Questo problema non è apparso dal nulla. Siamo consapevoli che il settore alimentare è controllato da poche imprese che traggono profitti consistenti a spese di produttori e consumatori: i prezzi al consumo sono di molte volte superiori rispetto a quelli pagati ai produttori, a causa del gran numero di intermediari e del monopolio di mercato. Per questo motivo adesso vi è una domanda globale crescente di alimenti e mangimi animali; i cereali e l’olio di colza vengono impiegati nella produzione di biocarburanti, non per motivi ambientali ma quale parte dei programmi intesi al profitto delle multinazionali del petrolio.

Si è verificato un crollo nei prezzi e l’intervento comunitario inteso a sostenere la produzione dei cereali è diminuito, ed è stata stabilita anche una riserva obbligatoria a causa della PAC. Tutti questi fattori, assieme, ovviamente, a condizioni climatiche terribili, hanno ridotto drasticamente gli approvvigionamenti e la produzione dell’Unione europea. Tuttavia, il commercio e l’industria hanno approfittato della situazione a spese di agricoltori e consumatori.

Questo è il motivo per cui i prezzi di generi alimentari e di mangimi animali sono aumentati. Tali aumenti hanno peggiorato la posizione dei lavoratori, accresciuto il numero di persone denutrite e di agricoltori e allevatori piccoli e medi in fallimento. Gli allevatori greci sono disperati; stanno intraprendendo iniziative al fine di chiedere assistenza significativa che li aiuti a sopravvivere.

La decisione del Consiglio dei ministri del 26 settembre di eliminare la riserva obbligatoria, sospendere i dazi sui cereali importati e l’adozione di altre misure, cui lei ha fatto riferimento, signora Commissario, allevierà in qualche modo il problema, ma non lo risolverà. La decisione suggerisce mezze misure, che sono per loro natura insufficienti. Sono necessarie misure significative per un incoraggiamento agli approvvigionamenti di mangimi animali, al controllo dei prezzi, e l’adozione di misure per i cartelli e la speculazione.

 
  
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  Agnes Schierhuber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, sono molto grata per aver potuto svolgere oggi questa discussione con la signora Commissario. Poiché i prezzi dei beni di prima necessità aumentano, le persone prestano nuovamente maggiore attenzione all’agricoltura. La situazione è causata, da un lato, come già affermato dalla signora Commissario e da alcuni dei precedenti oratori, dalla domanda dei paesi terzi e, dall’altro, dalle perdite nelle colture dei paesi tradizionalmente esportatori agricoli quali l’Australia e la Nuova Zelanda. Pertanto, è essenziale mobilitare tutte le risorse a nostra disposizione in Europa. Ho adesso stabilito, per esempio nel corso della mia visita in Romania, che almeno un terzo del totale dei terreni coltivabili non viene utilizzato, come è sempre stato. Disponiamo di risorse considerevoli nei nostri Stati membri. Un primo passo sarebbe sicuramente non consentire che i terreni restino incolti.

Come già dichiarato, in qualità di agricoltore, ritengo con tutta sincerità che la prima priorità dovrebbe essere produrre cibo sano, la seconda produrre foraggio e la terza produrre materiali energetici. Alla fine, tuttavia, credo che l’impennata dei prezzi per i nostri agricoltori non porta in alcun modo all’adattamento del prezzo che riparerebbe alle perdite degli ultimi decenni. Come molti che sono già intervenuti hanno sottolineato, forse percepiamo un 10 per cento in più nei prezzi delle materie prime, ma i rivenditori in alcuni casi li aumentano di circa il 40-50 per cento. Sto pensando al burro, per esempio, e questo non mi sembra leale.

Un modo di reagire per noi agricoltori sarebbe organizzarci meglio in cooperative di produzione con contratti di produzione, al fine di raggiungere il comando dei monopoli di vendita alimentare.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (PSE).- (HU) L’attuale discussione dimostra chiaramente ancora una volta come varino ampiamente le opinioni in quest’Aula. Concordo con l’onorevole Stevenson, ossia che questo aumento dei prezzi significa solo un aumento molto ridotto nei redditi degli agricoltori, paragonati al settore commerciale, le catene dei supermercati, e gli speculatori di mercato, che fanno la parte del leone.

Un altro problema è che i produttori di cereali ne beneficeranno ampiamente, mentre gli allevatori perderanno molto. In questo caso abbiamo una situazione insostenibile: alcuni settori sono o favoriti o ignorati nell’ambito della politica agricola comune, e tale aumento dei prezzi è destinato a rendere la situazione dei settori trascurati ancora peggiore, mentre quelli più fiorenti diventeranno ancora più ricchi.

Concordo con l’onorevole Graefe zu Baringdorf che l’aumento dei prezzi è positivo, ma chi ne pagherà le conseguenze? Queste contraddizioni sono in continua crescita, e purtroppo le distorsioni della politica agricola comune intensificano e aggravano tali distorsioni. Dobbiamo essenzialmente ripensare la politica agricola comune, poiché gli interventi frammentari sono semplicemente apparenti. Non può esistere una normale politica agricola comune finché i settori di allevamento, vino, frutta e verdura, dei suini e del pollame saranno settori trascurati. Grazie.

 
  
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  Esther Herranz García (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, come ho dichiarato il mese scorso durante la discussione che abbiamo svolto in Parlamento sulla sospensione della riserva obbligatoria, che è stata anche una seduta notturna, l’aumento dei prezzi agricoli dovrebbe provocare una discussione approfondita sulla direzione che sta prendendo la politica agricola comune.

Riceveremo presto la comunicazione della Commissione europea sulla “valutazione dello stato di salute” della PAC, ma temo che in tale comunicazione l’Esecutivo comunitario non sarà abbastanza coraggioso da riconoscere che anche la liberalizzazione dei mercati ha un prezzo, e che gli agricoltori e i consumatori europei stanno adesso iniziando a pagare tale prezzo.

Molti eurodeputati sono sempre stati a favore di uno smantellamento delle misure di gestione del mercato e hanno contribuito a delineare l’immagine negativa che i consumatori europei si sono costruiti sulla PAC.

Come ho dichiarato nel corso dell’ultima plenaria, vorrei sapere in quale modo spiegheremo ai cittadini che a malapena disponiamo degli strumenti per controllare questi aumenti dei prezzi agricoli nell’Unione europea.

Sarebbe inoltre interessante chiedere alla Commissione europea di valutare quale sarà il costo per i cittadini europei di questo aumento dei prezzi dei generi alimentari e di confrontarlo con il costo per ciascun cittadino coinvolto nella politica agricola comune.

Vorrei sapere anche se nei prossimi anni, alla fine, i cittadini trarranno o meno vantaggio dalla liberalizzazione dei mercati e dai drastici tagli degli aiuti diretti che stanno subendo gli agricoltori europei.

Vi fornirò una statistica che ritengo molto significativa: prima della creazione della PAC, nel 1961, i prezzi delle materie prime per la produzione di mangime animale erano il doppio dei prezzi pagati dagli agricoltori 20 anni dopo. La politica agricola comune ha garantito un approvvigionamento di materie prime a un prezzo accessibile e al contempo anche i consumatori europei hanno beneficiato di un prezzo più equo dei beni di prima necessità.

In paesi come il mio, la Spagna, stiamo assistendo a un aumento dei prezzi di generi alimentari di base come il latte. Credo che i ministri dell’Economia e delle finanze dei governi europei dovrebbero adesso preoccuparsi maggiormente delle ripercussioni che tale aumento avrà sull’inflazione nei loro paesi.

 
  
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  Rosa Miguélez Ramos (PSE).(ES) Signor Presidente, signora Commissario, tutti noi qui presenti questa sera conosciamo tutte le cause dell’aumento dei prezzi dei cereali e delle materie prime. Nonostante ci abbiate fornito alcune valide considerazioni riguardo a quali siano queste cause, esistono tuttavia altre questioni su cui avete soprasseduto.

Poiché a novembre ci presenterete le vostre proposte sulla “valutazione dello stato di salute” della PAC, preferirei dirvi adesso ciò che penso, e direi che spero che in questa “valutazione dello stato di salute” analizzerete se la PAC è in linea con i nuovi requisiti del mercato globale, in quanto una delle cause principali del limite della produzione europea, ritengo sia stata la mancanza di lungimiranza degli esperti comunitari.

Dobbiamo riesaminare l’attuale politica di approvvigionamenti estremamente ridotti. Le riserve d’intervento comunitarie dovrebbero essere, come affermato in quest’Aula, la rete di sicurezza per garantire l’approvvigionamento in tempi come questi, ma non vi sono approvvigionamenti e le riserve comunitarie sono vuote.

Sono molto preoccupata, signora Commissario, per le conseguenze che l’aumento dei prezzi dei mangimi animali sta portando all’allevamento europeo, in quanto il suo effetto è molto negativo, in particolare per le aziende agricole piccole e medie.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE).- (EN) Signor Presidente, questa discussione è molto opportuna. Tutti noi sappiamo che i prezzi dei cereali sono aumentati drasticamente, e ne conosciamo i motivi. Signora Commissario, è un dato di fatto che dipendiamo da, e ancora abbiamo bisogno, delle importazioni di grano e prodotti sostitutivi da paesi terzi, in particolare dagli Stati Uniti. A questo proposito, sono preoccupato che si stia impiegando troppo tempo per decidere circa le nuove specie di grano in attesa di approvazione. Sono ben consapevole che non è necessariamente colpa della Commissione. E’ una responsabilità dei governi nazionali, poiché potrebbero non essere d’accordo. Dovrete prendere una decisione, e auspico lo facciate al più presto.

Solleciterei un’approvazione più rapida delle nuove specie di grano nella produzione. Poiché i prezzi di produzione aumentano, il costo viene inevitabilmente caricato sui consumatori. E’ qualcosa che nessuno è impaziente di fare, ma è il punto in cui dobbiamo affrontare il potere dei supermercati.

Conosco l’onorevole Graefe zu Baringdorf da quasi 19 anni, sin da quando sono entrato in quest’Aula. Devo dire che a volte ha ragione e a volte ha torto; e in questa occasione si sbaglia. Non sono contrario all’aumento dei prezzi, purché arrivino al produttore nonché agli addetti alla trasformazione dei prodotti e al consumatore.

Non dobbiamo occuparci solo di questa questione, ma anche dell’impiego di grano geneticamente modificato. Stiamo importando all’interno dell’Unione europea generi alimentari che i nostri consumatori possono acquistare nei negozi quando non abbiamo idea del modo in cui vengono prodotti. Non vi è tracciabilità di queste importazioni. Possono essere state prodotte impiegando qualsiasi metodo di produzione. E’ un problema da affrontare. Una grande quantità della carne proveniente dal Brasile, per nominare uno dei paesi di cui abbiamo discusso, è quasi certamente prodotta impiegando grano OGM. In quale modo possiamo comunicare la differenza?

 
  
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  Catherine Neris (PSE). – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero congratularmi con gli autori di questa risoluzione e dare loro il mio appoggio.

L’impennata del prezzo dei cereali e quindi dei prodotti alimentari in generale riflette l’attuale dipendenza europea dalla volatilità dei mercati agricoli mondiali. Accettare questa situazione vorrebbe dire accettare che i consumatori diventino una variabile per l’adattamento durante le fasi correttive di questi mercati. Accettare questa situazione vorrebbe dire anche negare l’influenza dei grandi supermercati, che per 40 anni hanno contribuito alla tendenza al ribasso dei prezzi per gli agricoltori, mentre i prezzi dei generi alimentari per i consumatori sono rimasti gli stessi o sono aumentati.

Questa eccessiva cattura del margine potrebbe, e dovrebbe, essere stata impiegata dai grandi supermercati per assorbire il costo crescente delle materie prime agricole nella crisi che stiamo attraversando attualmente. E’ chiaro che non sta accadendo. I grandi supermercati continuano ad abusare della loro posizione dominante e la Commissione deve adesso discutere la questione quale prioritaria al fine di evitare che i consumatori europei vengano resi ostaggio di un sistema sleale e pericoloso.

 
  
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  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, cercherò di rispondere ad alcune delle domande poste.

Innanzi tutto, concordo con quanti dicono che è positivo e molto soddisfacente osservare che il mercato adesso funziona, che le riforme che stiamo apportando funzionano. Questa era l’idea generale dietro tutto il lavoro svolto al fine di riformare il nostro settore agricolo, pertanto ora gli agricoltori possono realmente rispondere al mercato, e questo, dal loro punto di vista, è ciò che noi desideriamo fare realmente.

Inoltre, è importante comprendere che questo aumento dei prezzi non è un fenomeno europeo, è un fenomeno globale, e questo è il motivo per cui è molto difficile per noi adottare alcune misure.

Vorrei solo rispondere all’idea di introdurre rimborsi all’esportazione. Ritengo che potrebbe trasmettere il segnale sbagliato al settore di continuare la produzione e quindi prolungare la sofferenza fino al punto in cui vediamo un aumento dei prezzi, e qui mi riferisco al settore delle carni suine. Ma ci sarà una pressione sui prezzi finché avremo una sovrapproduzione rispetto alla domanda. Vediamo che i prezzi stanno diminuendo sulle carcasse; sappiamo che fa parte del ciclo e che in autunno c’è sempre pressione sui prezzi delle carni suine.

Consentitemi solo di citare i biocarburanti che, nel contesto degli obiettivi vincolanti che la Commissione ha presentato il 10 gennaio 2007, rappresenteranno il 10 per cento del nostro settore del carburante dei trasporti entro il 2020. Non abbiamo mai previsto che sarebbe stata una produzione esclusivamente europea: avremo bisogno di importazioni. Tuttavia, è molto importante che iniziamo con la prima generazione e quindi incoraggiamo gli istituti di ricerca a cercare di trovare una soluzione ottimale per la seconda generazione che non sarà prodotta esclusivamente o principalmente dai cereali ma da paglia, trucioli e residui dei mattatoi. Pertanto, abbiamo il potenziale e stimiamo che, entro il 2020, dal 20 al 30 per cento proverrà dalla seconda generazione, e potremmo essere in grado di fare meglio se sollecitassimo gli investimenti nella ricerca.

Per quanto riguarda gli OGM, posso garantirvi del tutto che la Commissione è consapevole del problema posto dall’autorizzazione asincrona. Potete valutarne le conseguenze nella relazione di recente pubblicata dalla Direzione Generale Agricoltura, accessibile su Internet, in cui ci sono tre scenari diversi. La Commissione sta attualmente riflettendo sul miglior modo di affrontare questa situazione senza compromessi sul nostro elevato livello di valutazione dei rischi, sia per quanto riguarda l’ambiente che per quanto riguarda la salute umana.

Sono già stati apportati importanti miglioramenti nella riduzione della procedura o dei tempi, il tempo necessario, per autorizzare gli OGM. Vorrei citare, solo quale esempio, il recente impegno dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare nell’effettuare il controllo di completezza entro sei settimane, rispetto al periodo molto più lungo che richiedeva in precedenza. Mi aspetto inoltre che il sostegno più forte da parte degli Stati membri aiuti la Commissione in un’ulteriore riduzione dei tempi del processo di autorizzazione. Sono stati compiuti alcuni passi in questa direzione al fine di accrescere il sostegno degli Stati membri nel processo di autorizzazione.

Sono fermamente impegnata nell’attuazione realizzabile delle nostre norme intese a garantire che il commercio di mangime animale non venga interrotto, con conseguenze ovviamente negative per i nostri agricoltori. Tuttavia, sono impegnata anche nel garantire il livello più elevato di sicurezza per quanto riguarda l’immissione sul mercato di nuovi prodotti GM, e certamente i nostri partner commerciali conoscono le norme specifiche vigenti nell’Unione europea.

Appena due giorni fa, sono tornata dall’Argentina e dal Brasile. Mi hanno riferito chiaramente che saranno in grado di fornire prodotti non geneticamente modificati, principalmente soia e mais, nonché i tipi di prodotti GM che sono stati autorizzati in Europa. Tuttavia, hanno affermato che dobbiamo sapere che sarà più costoso. Se siamo pronti a pagare il prezzo, loro ci forniranno tali prodotti, ma dobbiamo ricordare che hanno altri clienti, e hanno citato la Cina quale grande cliente.

Sono pertanto abbastanza sicura che torneremo sulla questione, e sono altrettanto certa che lo faremo a breve.

 
  
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  Presidente. − Ho ricevuto sei proposte di risoluzione(1) presentate in virtù dell’articolo 108, paragrafo 5.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 25 ottobre 2007.

 
  

(1) Vedasi processo verbale.


17. Libro verde: Verso un’Europa senza fumo: opzioni per un’iniziativa dell’Unione europea (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione dell’onorevole Florenz, a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sul Libro Verde “Verso l’Europa senza fumo: opzioni per un’iniziativa dell’Unione europea” [2007/2105(INI)] (A6-0336/2007).

 
  
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  Karl-Heinz Florenz, relatore.–(DE) Signor Presidente, signor Commissario, sono lieto che l’Unione europea stia di nuovo discutendo del consumo di tabacco. Solo nel mio paese, ogni giorno muoiono 350 persone a causa del consumo di tabacco, pertanto è giusto che affrontiamo l’argomento a livello europeo. Mi fa molto piacere che la commissione abbia deciso di lanciare un’iniziativa europea per continuare a promuovere un divieto di fumo nei ristoranti, bar e pub, nonché negli edifici pubblici. Credo che sia il giusto approccio.

E’ oggetto di discussione se occorra una normativa europea o nazionale in materia, il che verrebbe quindi stabilito nel quadro europeo. Coloro che ritengono ancora che non ne abbiamo bisogno dovrebbero tener presente che, relativamente alla direttiva quadro sulla qualità dell’aria che abbiamo approvato in quest’Aula poche settimane fa, abbiamo discusso sull’eventualità di accettare 20 o 25 ppm di polveri sottili nell’aria. Signor Commissario, il dato medio dei pub è di 540 grammi e dopo la mezzanotte all’Aviateur, un famoso pub in questa zona, è di 1 730 grammi, vedete quindi quanto siano grandi le differenze e quanto questo sia necessario.

Un altro aspetto molto importante, che mi preoccupa da molti anni, è costituito dagli additivi. Ancora adesso, le sigarette possono contenere 600 additivi, dei quali 70-80 sono sulla “lista rossa”. Si tratta di sostanze altamente tossiche, sostanze cancerogene che possono compromettere la fertilità dei giovani e farli cadere nella dipendenza. Tali sostanze necessitano di una valutazione molto critica e approfondita, il cui costo deve, ovviamente, essere sostenuto dai produttori. L’idea del Commissario Kyprianou di dover spendere i suoi ultimi risparmi in esami resi necessari dall’industria è biasimevole. La questione dei costi deve essere quindi stabilita, ponendola con fermezza dinanzi alla Commissione. Ritengo che ciò rivelerà molte delle principali sostanze patogene contenute nelle sigarette, che tuttavia rimangono sempre pericolose.

Secondo me, un altro aspetto importante è la questione relativa alla possibilità, nel lungo termine, di far sostenere dall’industria parte della spesa dovuta al tabacco. Per quanto posso constatare, abbiamo introdotto la responsabilità del produttore in molti ambiti: se con la macchina si finisce in un fossato e ciò accade a causa di un difetto dell’automobile, il costruttore di quest’ultima deve pagare.

Signor Commissario, vorrei vederla compiere ogni sforzo al fine di avviare la ridistribuzione dei costi tra i produttori di articoli connessi al tabacco in quanto, se ci si riflette, il mio paese spende 50 miliardi di euro per far ritornare le persone sui loro passi. Per quale motivo chi non ha mai tenuto una sigaretta in mano dovrebbe essere coinvolto? Questo è davvero ingiusto, e sarei felice di vedere lavorare duramente su questa questione coloro che si trovano da questa parte dell’Aula che hanno una coscienza sociale. I costi dovrebbero essere trasferiti a coloro cui appartengono, i loro responsabili, i produttori. Certamente, trasferiranno alla fine il costo. Lo capisco; così vanno le cose in un’economia del mercato sociale.

Ogni anno, migliaia di persone in Europa muoiono a causa del fumo. Dobbiamo pertanto porre in essere norme adeguate e severe.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, prima di tutto vorrei iniziare congratulandomi e ringraziando il relatore, l’onorevole Florenz. Credo che lui, e altri suoi colleghi in quest’Aula, ricordino il mio primissimo giorno della mia udienza al Parlamento europeo, che tra l’altro presiedeva, in cui ho preso un impegno molto fermo: vorrei vedere l’Europa senza fumo.

Credo che, lentamente e gradualmente, ci arriveremo. Desidero ringraziare l’onorevole Florenz per il lavoro, la dedizione e l’impegno che ha in questa materia. Inoltre, a titolo personale, signor Presidente, se me lo consente, vorrei augurare un buon compleanno all’onorevole Florenz. So che ieri era il suo compleanno. Non dirò l’età poiché non voglio creare un problema interistituzionale, ma vorrei augurargli cento di questi giorni.

Desidero dichiarare che rileviamo una tendenza e un aumento significativo nel contesto degli ambienti liberi dal fumo nell’Unione europea, rispetto alla situazione di tre anni fa, in cui solo l’Irlanda e, credo, l’Italia avevano introdotto questi divieti. Ora vi è un numero molto superiore di Stati che hanno adottato tali divieti più generali, anche se con alcune eccezioni: tornerò tra un minuto sull’argomento. Tuttavia, ritengo che necessitiamo di uno sforzo congiunto per conseguire l’obiettivo: la Commissione, gli Stati membri e, il più importante, il Parlamento europeo. Dirò che il contributo del Parlamento alla direttiva sul tabacco è stato di importanza vitale e vorrei interpretare la relazione odierna come un sostegno alle politiche per un ambiente privo di fumo.

Sono inoltre molto felice che la relazione assuma un approccio costruttivo molto positivo nei confronti del Libro verde della Commissione, e in particolare nel sostenere il punto di vista della Commissione secondo cui un divieto totale di fumo può proteggere in modo adeguato la salute dei cittadini e dei lavoratori. Dobbiamo essere onesti al riguardo. Innanzi tutto, un divieto di fumo generale protegge dal fumo passivo, è un disincentivo per le persone, in particolare per i giovani, a iniziare a fumare, nonché un incentivo per molte persone a smettere. Esso crea, e questo è un fattore importante, un contesto paritario tra i diversi operatori, in particolare nell’industria dell’intrattenimento, poiché le eccezioni, per essere efficaci, devono prevedere locali separati e isolati, sistemi separati di ventilazione e di pressione dell’aria negativa; e tutto questo comporta un certo costo che non tutti gli operatori possono sostenere. Crea un livello paritario e, inoltre, è più semplice da attuare quando non vi sono eccezioni. Abbiamo le prove dall’Unione europea, ma anche da altre giurisdizioni che hanno introdotto questi divieti prima di noi, che non vi sono effetti negativi nel settore della ristorazione. In realtà, in molti casi i profitti sono aumentati.

Ora, secondo me, ciò che è importante è il risultato, che è quanto stiamo cercando di raggiungere. La procedura attraverso cui lo raggiungiamo non è molto importante per me, che sia la normativa europea, nazionale o regionale in alcuni casi, ciò che dobbiamo fare è realizzare l’obiettivo. Sono pronto, e sarei intenzionato ad approvare un approccio graduale, considerato che a conclusione dell’obiettivo, e non molto lontano, dovrebbe esserci l’introduzione di un divieto generale.

A che punto siamo oggi? Vorrei dire questo. Abbiamo divieti totali in Irlanda e nel Regno Unito, l’intero Regno Unito. La Svezia, l’Italia, Malta, la Lituania, l’Estonia e la Finlandia hanno già introdotto divieti abbastanza severi, anche con eccezioni sui locali isolati riservati come ho dichiarato in precedenza, con sistemi di ventilazione separati. La Francia ha seguito questo approccio in due fasi, affinché entro il prossimo anno ci sia una simile situazione. Inoltre, abbiamo alcuni limiti, con maggiori eccezioni, per quanto riguarda gli esercizi di ristorazione per paesi come il Belgio, la Spagna e i Paesi Bassi. Abbiamo inoltre proseguito in paesi come la Germania e l’Austria, in cui sono già in corso iniziative intese a rafforzare i regolamenti esistenti sul divieto di fumo.

Come sapete, abbiamo realizzato un Libro verde. Abbiamo svolto una consultazione, una discussione in sede di Consiglio e adesso, con il contributo del Parlamento europeo, prevedo di fare una somma di tutto questo e quindi decidere quale sarà il prossimo passo a livello europeo e quale iniziativa dovrebbe essere intrapresa. Abbiamo inoltre impegni nel contesto degli obblighi internazionali della Convenzione quadro sul controllo del consumo di tabacco, e tutto ciò verrà riunito al fine di decidere quali dovrebbero essere i prossimi passi.

Passerò a un altro aspetto contenuto nella relazione, la direttiva sui prodotti del tabacco, e ritengo sia una questione molto importante. Più in là nell’anno, redigeremo una seconda relazione sull’attuazione di tale direttiva, che ne esaminerà lo stato di attuazione e individuerà i settori che garantiscono futuri emendamenti. Si discuterà e si verrà ispirati dalla relazione. Numerose questioni contenute nella relazione odierna verranno incluse nelle nostre, per esempio quelle relative al regolamento sulle sostanze contenute nel tabacco, i criteri di etichettatura per i prodotti del tabacco e la responsabilità di prodotti e produttori.

Vorrei citare due punti. Uno è la questione delle avvertenze illustrate. Come sapete, abbiamo creato una banca dati con diverse fotografie e illustrazioni che possono essere impiegate come avvertenze illustrate, ma devo ammettere che è molto spiacevole che sono pochissimi gli Stati membri che ne hanno realmente beneficiato. Mi dispiace davvero. Per farvi un esempio, sto solo controllando i miei appunti, al momento solo il Belgio le ha introdotte. La Romania lo farà il prossimo anno come lo farà il Regno Unito. Ho ricevuto l’impegno dei governi finlandese e lettone che prevedono di introdurle nel prossimo futuro, e ciò è accaduto dopo molte richieste e sollecitazioni agli Stati membri affinché le introducessero.

Esistono molti paesi terzi, come la Svizzera e la Nuova Zelanda, che hanno firmato accordi di licenza con noi al fine di poter impiegare le nostre illustrazioni e i nostri suggerimenti, quindi, secondo me, la situazione nell’Unione europea è molto spiacevole e stiamo pertanto riflettendo molto seriamente sul modificare realmente la direttiva pertinente e creare un obbligo vincolante di impiegare le avvertenze illustrate. Trovo inoltre molto interessante la proposta del Parlamento di porle su entrambi i lati del pacchetto. E’ qualcosa che valuteremo.

Infine, l’applicazione dell’attuazione del divieto di pubblicità sul tabacco è adesso ovunque. Abbiamo qualche problema con determinati Stati membri. Siamo riusciti a rimetterli in regola, alcuni attraverso azioni legali, altri attraverso la persuasione, ma adesso questo si applica ovunque allo stesso modo. Un aspetto specifico che vorrei citare è l’iniziativa che abbiamo adottato di recente per convincere i paesi terzi a cessare di consentire la sponsorizzazione delle manifestazioni di Formula 1 da parte dell’industria del tabacco.

Come sapete, non abbiamo una giurisdizione giuridica extraterritoriale; d’altro canto, poiché questi eventi vengono trasmessi in Europa, sono visti dai cittadini europei, hanno influenza sui giovani europei, compromettono la legislazione e la politica europee in materia, mi sono messo in contatto con coloro del settore privato coinvolti e i rispettivi paesi che ancora consentono, sono solo tre, la sponsorizzazione del tabacco e ospitano le manifestazioni di Formula 1. Si spera di ottenere presto qualche risultato positivo, ma seguirò la questione.

Desidero ringraziare ancora una volta il relatore, ma anche gli eurodeputati che sono molto impegnati in questo sforzo. Dal mio punto di vista, e l’ho detto sin dal primissimo giorno, è molto frustrante che nell’Unione europea, con i livelli più elevati di istruzione e standard di vita, le persone muoiano ancora a causa di malattie che possono essere prevenute. Più di 600 000 persone muoiono per malattie legate al consumo di tabacco. Ritengo che sia uno stile di vita di cui possiamo incoraggiare il cambiamento.

 
  
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  Marianne Thyssen, a nome del gruppo PPE-DE. – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, esattamente 20 anni fa, in qualità di consulente legale nell’ufficio della segreteria di Stato belga per la salute, ho avuto l’opportunità di redigere regolamenti che hanno portato al primo decreto nazionale di divieto di fumo nei luoghi pubblici nell’allora Comunità europea.

Onorevoli colleghi, ritengo che, con la risoluzione sulla quale voteremo domani, stiamo svolgendo una specie di ruolo pioneristico anche in questo settore. L’iniziativa contenuta nel Libro verde e l’eccellente relazione dell’onorevole Florenz ci hanno senza dubbio indicato la strada. Chiunque legga la risoluzione può giungere a un’unica conclusione: il Parlamento europeo d’ora in poi sceglierà una politica sul fumo a tolleranza zero.

E’ necessario un divieto immediato sugli additivi nocivi, come lo è l’effettiva applicazione della responsabilità del prodotto relativamente ai produttori di tabacco, questi sono esempi di sezioni che parlano da sole. Viene anche richiesto un divieto totale di fumo nei luoghi pubblici, i trasporti, i luoghi di lavoro chiusi, incluso il settore della ristorazione e dei bar.

Tuttavia, al riguardo, il mio gruppo ritiene che si dovrebbe tener conto delle decisioni adottate di recente in un certo numero di Stati membri che chiedono un livello elevato di investimenti, che non è stato ancora eliminato, in diversi settori. Occorre prendere tutto ciò in considerazione, ma il nostro obiettivo ultimo nel lungo termine, da perseguire consciamente e senza esitazione, deve essere un divieto totale di fumo, che riguardi anche questi luoghi.

Corriamo a vele spiegate su questa questione. Se bisogna credere all’Eurobarometro e altre indagini, abbiamo il pieno sostegno delle persone. Per chiunque dubiti ancora della necessità di intervenire, vorrei precisare che, da quando siamo arrivati a Strasburgo lunedì pomeriggio, secondo le statistiche sarebbero deceduti circa 480 europei per effetto del fumo passivo.

Onorevoli colleghi, dobbiamo intraprendere iniziative contro tutto questo. Anche il mio gruppo intende impegnarsi al massimo a tal fine, nonché nel sostenere tutte le campagne antifumo.

 
  
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  Glenis Willmott, a nome del gruppo PSE.(EN) Signor Presidente, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha di recente esaminato tutte le prove disponibili sul fumo passivo e il cancro. Si tratta di un gruppo di esperti indipendente composto da scienziati internazionali di 12 paesi convocati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Sono giunti alla conclusione che il fumo passivo è cancerogeno e che l’esposizione al fumo di altre persone aumenta il rischio di cancro ai polmoni nei non fumatori del 25-30 per cento, un dato piuttosto sconcertante.

Non vi è alcun dubbio che le persone sul luogo di lavoro e in luoghi pubblici chiusi hanno il diritto di essere protetti dal fumo degli altri. Ricordate che la maggioranza della popolazione è costituita da non fumatori. Il miglior modo di affrontare il problema è attraverso un regolamento generale per ambienti senza fumo a livello degli Stati membri, che contenga un divieto per tutti i luoghi pubblici chiusi e i luoghi di lavoro.

Pertanto, non concordo con l’emendamento n. 3 dell’onorevole Florenz che chiede eccezioni limitate. Ogni eccezione deve essere tenuta al minimo.

Tantomeno concordo con l’emendamento n. 2, che elimina una proposta di modifica della direttiva quadro sulla sicurezza e la salute nei posti di lavoro, che chiede a tutti i datori di lavoro di garantire un luogo di lavoro privo di fumo. Essi hanno la responsabilità di tutelare la salute dei lavoratori. Inoltre, mi opporrò a ogni suggerimento di accordare esenzioni ai pub e ai bar che non servono cibo. Non è solo dannoso per i dipendenti, ma condurrebbe anche a disuguaglianze in termini sanitari. Per esempio, nel Regno Unito, i pub che non effettuano servizio di ristorazione sono circa la metà di tutti i pub nelle aree svantaggiate, rispetto a un quarto delle regioni più ricche.

Ritengo inoltre che le misure volte ad accrescere la consapevolezza dei pericoli del fumo siano fondamentali. Le avvertenze illustrate più grandi ed esplicite fanno parte di tali misure e, pertanto, non posso sostenere l’emendamento n. 6, che elimina il paragrafo 16 relativo a tali illustrazioni.

Credo che tutti concorderemmo sul fatto che dobbiamo agire al fine di contribuire a evitare che i giovani fumino. Più sono giovani quando iniziano a fumare, più complesso sarà smettere in un fase successiva della vita. Pertanto, chiederei sostegno al paragrafo 4 della relazione, che mira a ridurre il numero di giovani fumatori del 50 per cento entro il 2025, nonché il rifiuto dell’emendamento n. 1 dell’onorevole Florenz che chiede l’eliminazione di tale paragrafo.

Il fumo provoca enormi problemi di salute nella popolazione, sia di fumatori che di non fumatori, e so che alcuni colleghi pensano che l’uso di tabacco da fiuto sia un’alternativa migliore. Tuttavia, non posso sostenere misure che possono condurre a un uso maggiore di snus, poiché il suo impiego implica specifici problemi di salute, tra cui il carcinoma orale. Non vi è alcun vantaggio nel vendere un rischio per la salute al posto di un altro.

Infine, se intendiamo seriamente migliorare la salute dei nostri cittadini, allora dobbiamo incoraggiare tutti gli Stati membri a introdurre le misure necessarie per rendere un’Europa senza fumo una realtà. Posso solo suggerire che dovremmo dare un forte lancio attuando il divieto qui negli edifici del nostro Parlamento?

 
  
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  Jules Maaten, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, la puntualità del Libro verde della Commissione e della relazione dell’onorevole Florenz è eccellente. E’ giunto davvero il momento che l’Unione europea ritorni sul problema del tabacco, poiché per troppo tempo il silenzio ha avvolto l’argomento.

La relazione Florenz si concentra giustamente sul fumo tra i giovani e sugli effetti nocivi del fumo passivo nei luoghi di lavoro, negli edifici pubblici e nei luoghi di ristorazione e bar. Per quanto riguarda i giovani, la ricerca ha dimostrato che il 90 per cento dei fumatori inizia a fumare da piccolo, da minorenne. Sono molto soddisfatto degli obiettivi ambiziosi della relazione Florenz intesi a ridurre in modo significativo il fumo in questa fascia di età. Dopo tutto, i giovani sono sensibili all’influenza dei loro coetanei e, inoltre, gli effetti nocivi sulla salute sono maggiori in questo gruppo.

Pertanto, è mio auspicio che gli Stati membri, che certamente pensano di poter fare tutto da soli al meglio e che noi non dovremmo ad alcun titolo essere troppo coinvolti, rispondano all’appello di quest’Aula di impegnarsi a ridurre gli effetti nocivi del fumo tra i giovani entro il 2025, e che quindi intraprendano realmente iniziative concordando tra loro di farlo.

Per quanto riguarda il fumo passivo e il divieto generale di fumo, un sano principio liberale è che la libertà del singolo termina quando inizia la libertà di un altro singolo, e quale esempio più chiaro di tale principio ci può essere se non il fumo passivo involontario? Quest’ultimo provoca un grave danno alla salute pubblica e comporta dei costi per l’economia europea. Ogni anno più di 79 000 adulti muoiono negli Stati membri dell’Unione europea a causa del fumo passivo, ed è dimostrato che nel luogo di lavoro esso ha causato circa 7 000 decessi nell’Unione europea nel 2002, mentre l’esposizione al fumo passivo tra le mura domestiche è responsabile di circa 72 000 decessi.

Ovviamente, è già stata raggiunta ampia esperienza di questo tipo di divieto di fumo in paesi come l’Irlanda, la Scozia e l’Italia, esperienza in realtà del tutto positiva. Inoltre, le osservazioni provenienti da questi paesi, anche da parte delle persone che sono state molto scettiche su tali misure, sono alla fine positive. Pertanto, è stimolante emettere un divieto di fumo anche a livello europeo.

Di recente, in sede di commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, quest’Aula ha votato contro l’imposizione di un divieto di fumo europeo in questo momento, scegliendo invece di lasciare tali misure agli Stati membri. Ritengo sia la giusta decisione, poiché essendo così controversa, dovrebbe essere adottata quanto più possibile vicino ai cittadini, per il momento, ossia a livello degli Stati membri o regionale. Pertanto, la richiesta da parte di quegli Stati membri che hanno già un divieto di fumo di una firma volontaria di una carta europea intesa a portare maggiore chiarezza ai consumatori, mi sembra il massimo che possiamo attualmente realizzare.

Ciò che è estremamente positivo, e su questo aspetto mi congratulo con il signor Commissario per il suo Libro verde, è la promozione di questa discussione che si è svolta in modo incontrovertibile. La questione è sull’agenda di tutti gli Stati membri.

Signor Presidente, vorrei formulare alcune osservazioni conclusive sulla direttiva sui prodotti del tabacco. La relazione Florenz considera anche la revisione di tale direttiva. Appoggio tutto ciò che viene affermato nel testo riguardo alle avvertenze illustrate sui pacchetti di sigarette. E’ terribile che così pochi Stati membri ne abbiano fatto uso, e personalmente sarei a favore di una normativa in materia. Inoltre, dovrebbe essere possibile impiegare tali avvertenze anche in altri modi, per esempio sul tipo di volantini informativi relativi al modo di smettere di fumare che hanno in Canada; questa esperienza ha avuto esiti positivi, e mi sembra anche un’idea eccellente.

 
  
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  Hiltrud Breyer, a nome del gruppo Verts/ALE. –(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero augurarle un buon compleanno, onorevole Florenz, anche se in ritardo.

Sappiamo che il fumo uccide. Ogni anno, causa il decesso di 650 000 persone, e altri 79 000 adulti muoiono quale risultato del fumo passivo. Siamo soddisfatti dell’energia e dell’impegno che la Commissione ha dimostrato sull’argomento, e ci fa piacere che la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare abbia formulato chiare e ferme proposte. A sostenerci c’è inoltre la maggioranza dei cittadini europei. Quasi il 70 per cento di loro non fuma, la maggior parte dei fumatori vuole smettere e l’Eurobarometro ha illustrato chiaramente che l’86 per cento degli intervistati è favorevole a un divieto di fumo sul posto di lavoro, mentre l’84 per cento a un divieto di fumare nei luoghi chiusi e il 77 per cento a un divieto totale nei ristoranti.

Siamo pertanto molto preoccupati degli emendamenti introdotti dal relatore, poiché l’emendamento n. 3 significherebbe un indebolimento certo di questa forte relazione della nostra commissione. Esso vuol dire fondamentalmente un divieto con eccezioni, e tutti noi sappiamo che cosa accade con le eccezioni, diventano rapidamente la regola. Prendiamo per esempio la Germania, in cui abbiamo osservato che sono stati compiuti progressi grazie agli accordi conclusi da Bruxelles e alla discussione a livello europeo. Sarebbe fatale per l’Unione europea cessare di sostenere la causa a nome dei consumatori nel campo della tutela della salute e se smettessimo di occuparcene.

Pertanto, auspico che domani rigetteremo l’emendamento n. 3 e che lotteremo per una solida tutela della salute europea affinché possiamo finalmente realizzare uno spazio privo di fumo in Europa.

 
  
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  Jens Holm, a nome del gruppo GUE/NGL. (SV) Grazie. Nella sola Unione europea, ogni anno 650 000 persone muoiono a causa del fumo e 80 000 persone muoiono ogni anno a causa del fumo passivo. Queste tristi statistiche ci indicano chiaramente che dobbiamo fare tutto il possibile per combattere il fumo. L’onorevole Karl-Heinz Florenz ha presentato un certo numero di proposte valide per l’azione, come l’irrigidimento della normativa esistente, avvertenze che fungano da deterrente sui pacchetti di sigarette, misure volte a evitare che i giovani inizino a fumare, misure intese ad aiutare i fumatori che desiderano liberarsi dalla loro dipendenza e, in generale, misure per sostenere gli Stati membri nella lotta al fumo. Questo è positivo. Tuttavia, mi oppongo al trasferimento di maggiori competenze all’Unione europea nell’ambito della salute pubblica, in particolare se gli Stati membri stanno già svolgendo un buon lavoro.

Il divieto di fumo nei pub è un ottimo esempio. Almeno dieci paesi dell’Unione europea dispongono attualmente di qualche tipo di divieto di fumo nei ristoranti e nei pub. Ciò è iniziato cominciato con l’Irlanda nel 2004 e si è diffuso rapidamente alla Svezia, l’Italia, la Finlandia, Malta, il Belgio e così via. Molti altri sono su questa strada. Dovremmo ora arrestare questo processo che fissa dei buoni esempi e attendere una normativa comunitaria centralizzata? No, credo di no, ma lasciamo che i buoni esempi continuino a diffondersi. Noto che nella sua relazione, l’onorevole Florenz scrive che intende chiedere a tutti gli Stati membri di introdurre un divieto di fumo totale. Questo è positivo, poiché lo interpreto con il significato che non abbiamo bisogno di intraprendere una strada tortuosa attraverso la Commissione europea e correre ancora il rischio che venga respinta dai lobbisti dell’industria del tabacco.

Per concludere, non c’è pericolo, dopo tutto, di concedere da un lato e sottrarre dall’altro? Stiamo invitando le persone a smettere di fumare mentre l’Unione europea continua a sovvenzionare la coltivazione di tabacco per un importo superiore a un miliardo di euro l’anno. 1 000 milioni di euro ogni anno. Tali finanziamenti devono ovviamente essere aboliti. Il prima possibile!

 
  
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  Koenraad Dillen, a nome del gruppo ITS. – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, non ripeterò le cose, quattro minuti di intervento sono troppo preziosi, eccetto nel dire che, al pari della maggior parte degli oratori, accolgo con favore gli ampi margini della presente proposta di risoluzione. I programmi informativi e le misure di prevenzione intesi a ridurre il numero di giovani fumatori nei prossimi anni possono essere solo accolti positivamente. Questo vale anche per i decessi causati dal tabacco e in altri ambiti anche per le morti sulla strada e quelle causate dall’alcol. Fin qui mi unisco al consenso. Al contempo, tuttavia, dobbiamo restare ragionevoli.

Come non fermiamo il traffico a causa degli incidenti mortali o delle emissioni nocive dagli scarichi, o mandiamo in purgatorio il vino e la birra per la cirrosi del fegato di cui hanno sofferto alcuni politici, anche per quanto riguarda il tabacco dobbiamo lasciare che prevalga il buon senso, ed evitare a tutti i costi l’ipocrisia. Penso agli apostoli verdi della salute nel mio paese, per esempio, che inveiscono contro il tabacco ma hanno legalizzato qualche hanno fa le droghe leggere. Queste sono poche osservazioni a margine della presente risoluzione, onorevoli colleghi.

In linea di principio, occorre continuare ad applicare quel regolamento non sovranazionale necessario in questo settore. L’Europa dovrebbe rispettare il principio di sussidiarietà una volta per tutte se intende riconciliarsi con i suoi cittadini. Per fare un esempio, anni fa, una direttiva europea sancì che anche il tabacco doveva essere etichettato, il che è positivo ma poi la burocrazia si è di nuovo fatta sentire all’improvviso. L’etichetta deve coprire il 30 per cento del pacchetto; il 35 per cento se è bilingue. Il testo deve essere a caratteri neri, con un bordo nero dello spessore minimo di 3 millimetri e massimo di 4 millimetri; il corpo del carattere deve essere Helvetica, e così via. L’Europa vuole decidere tutto e nessuno comprende da dove viene la conseguente irritazione del grande pubblico.

In secondo luogo, onorevoli colleghi, esiste l’ipocrisia delle sovvenzioni ai coltivatori di tabacco, che fino a poco tempo fa come lo scorso anno, erano di 900 milioni di euro all’anno. Tale importo adesso è stato ridotto a 300 milioni di euro, ma resta di molte volte superiore all’importo destinato all’informazione finalizzata a indurre i giovani a smettere di fumare. Esiste inoltre un parallelo con i nostri Stati nazione: a Bruxelles un pacchetto di sigarette costa al momento 4,30 euro, di cui 3,30 vanno allo Stato belga come accisa, il quale spende alcuni milioni di euro in programmi informativi antitabacco. Miliardi di euro all’anno di accise potrebbero servire a finanziare i costi sanitari della lotta al cancro ai polmoni. Perdonate il mio cinismo.

Che cosa faremo, quindi? Aboliremo le sovvenzioni e porremo in posizione di svantaggio i nostri agricoltori europei importando prodotti connessi al tabacco dall’estero? Anche a queste domande occorre rispondere se si sta scivolando in un lirismo esagerato; altrimenti, si getta fumo negli occhi dei cittadini europei. Purtroppo, non trovo risposte a queste domande.

Infine, onorevoli colleghi, evitiamo di esagerare, poiché a volte il linguaggio didattico impiegato mi fa sentire un po’ a disagio. In realtà mi fa rabbrividire. Un’Europa senza fumo. Che belle parole. Che puritanesimo. I peccatori devono essere puniti. Guardiamoci dall’eccessiva stigmatizzazione del 30 per cento della popolazione che fuma. Tratteniamoci dal diventare ayatollah antitabacco, come mi ha pregato una volta in Francia il ministro socialista. Freniamoci dal cadere nelle condizioni degli americani.

In California ci sono alcune persone che dal 2009 vogliono vietare il fumo anche nelle abitazioni private delle persone. Immaginate soltanto! In quale modo lo faranno? Con l’esercito e le spie? Rilevatori di tabacco obbligatori in ogni casa? E’ questo l’esempio che desideriamo seguire? Stiamo per seguire le loro orme? Stiamo per vietare la lettura di Simenon sulla base del fatto che l’ispettore Maigret con la sua pipa è un cattivo esempio per i giovani?

Restiamo ragionevoli. In molti paesi europei, per esempio l’Italia, la Francia, i paesi scandinavi e anche nel mio paese, il fumo è stato vietato molto tempo fa nei negozi e nei ristoranti; anche questo è positivo. Non hanno avuto bisogno dell’Europa per farlo. Lunga vita alla libertà, direi. Consentiamo ai gestori dei ristoranti che lo vogliono una piccola stanza per i clienti che occasionalmente si godono un buon sigaro dopo il loro caffè o cordiale. Chi lo sa, però, forse anche il caffè verrà vietato e bandito nella futura Europa, perché anche la caffeina è un additivo. Forse sarebbe meglio se la Commissione mettesse le persone a pane e acqua.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE).- (FI) Signor Presidente, oltre ai fumatori che corrono i pericoli provocati dal fumo, ci sono i milioni di europei in ombra. La creazione di un’Europa senza fumo e la prevenzione del fumo passivo sono due compiti cruciali della politica comunitaria ambientale e della salute pubblica. Gli Stati membri si sono inoltre impegnati al raggiungimento di questo obiettivo mediante il diritto internazionale in quanto, tranne l’Italia e la Repubblica ceca, tutti gli Stati membri dell’Unione hanno riconosciuto quale diritto fondamentale la tutela dei cittadini dal fumo di tabacco nella Convenzione quadro dell’OMS. Tale diritto deve essere tutelato in modo efficace.

Tra le opzioni presentate dalla Commissione, quella dell’adesione allo status quo non è fattibile. Gli accordi volontari non sono riusciti a proteggere le persone dal fumo di tabacco. Anch’io desidero ringraziare il relatore per aver sostenuto che le azioni legali obbligatorie sono il modo più efficace di combattere il problema.

Dobbiamo tutelare due gruppi in particolare: i bambini e i giovani, nonché i lavoratori. Tuttavia, non possiamo solo adottare norme. Dobbiamo rientrare nei limiti della razionalità, come si addice alle nostre competenze nell’ambito dell’Unione europea. Appoggiare un divieto di vendita di prodotti di tabacco ai minorenni applicato nell’intera area comunitaria è una questione abbastanza diversa dal limitare il fumo nei veicoli privati in presenza di minori. In tal caso, mi affiderei piuttosto alla coscienza e alla discrezione dei genitori. Non obbligate il vostro bambino a respirare aria velenosa. I legislatori dovrebbero essere prudenti rispetto all’obiettivo della conformità con norme che sono virtualmente impossibili da controllare.

Vi è inoltre la necessità di sottolineare l’importanza del lavoro preventivo e delle diverse campagne. Al fine di tutelare i lavoratori, tuttavia, è assolutamente essenziale che venga approvato in tutti gli Stati membri un divieto di fumo totale.

Vorrei inoltre sollevare la questione della responsabilità del produttore. La direttiva sui prodotti del tabacco dovrebbe essere modificata affinché includa la responsabilità del produttore quando i costi sanitari vengono finanziati a causa del consumo di tabacco. Il fumo non riguarda soltanto i fumatori, poiché le centinaia di miliardi di euro di costi in cui incorre la società a causa del consumo del tabacco vengono pagati dalla maggioranza che non fuma. Far sentire le persone colpevoli non aiuta nessuno ed è, oltretutto, una politica misera, ma occorre parlare dei fatti. Il fumo costa troppo; costa vite umane.

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE).- (EN) Signor Presidente, come già affermato, in Europa ogni anno muoiono 65 000 persone per malattie connesse al fumo. Il numero di vittime del fumo passivo è inoltre tragicamente elevato, circa 80 000 cittadini europei perdono la vita ogni anno a causa delle cattive abitudini di altre persone. Questo è il motivo per cui dovrebbe essere accolto positivamente un divieto totale di fumo sul luogo di lavoro e in altri luoghi pubblici.

La nostra lunga lotta contro il fumo non è stata priva di successi. Dieci o venti anni fa, era naturale per le persone fumare quasi dappertutto: durante le riunioni o persino sugli autobus in alcuni paesi. Adesso è quasi un’aggressione accendere una sigaretta nel corso di eventi sociali. Il successo della campagna antifumo ci dimostra che le imprese multinazionali, come le aziende del tabacco, non sono imbattibili. Se abbiamo obiettivi chiari per l’ambiente e la salute e possiamo mobilitare la società, le ONG e i politici, senza dimenticare i buoni avvocati, allora possiamo raggiungere i nostri obiettivi, gradualmente. La presente relazione sta compiendo i giusti passi nella giusta direzione. Dovremmo certamente dichiarare che è il fumo che stiamo combattendo, non i fumatori.

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE).- (EN) Signor Presidente, questa proposta di risoluzione è equilibrata, precisa e completa, e il relatore, l’onorevole Florenz, merita le nostre sincere congratulazioni per il suo lavoro.

La mia unica critica alla presente risoluzione è che è arrivata troppo tardi. La prova scientifica a suo sostegno e l’indiscussa necessità delle opzioni politiche contenute in questo documento sono chiare per tutti da molti anni. Purtroppo, è certo che il ritardo nel compiere progressi significativi verso la realizzazione di un’Europa senza fumo avrà determinato il decesso per cause prevenibili di centinaia di migliaia di cittadini europei.

Chi deve essere ritenuto responsabile per questo enorme sacrificio di vite umane? Citerò solo due delle principali parti colpevoli perché si vergognino, anche se non è un modo sufficientemente drastico.

Innanzi tutto, l’industria del tabacco, che ha speso milioni di euro in campagne ingannevoli e disinformative. Ha manipolato i media, i politici e persino gli scienziati al fine di comprare più tempo, ed è stato fatto semplicemente e solamente per il profitto finanziario, con la piena consapevolezza che la posta in gioco erano migliaia di vite umane.

In secondo luogo, i governi e alcuni partiti politici di molti Stati membri dell’Unione europea. Si sono inchinati al potere e all’influenza dei baroni del tabacco e hanno continuato a ritardare l’adozione di misure efficaci intese a tutelare i loro cittadini dalla piaga del tabacco. Sono state persino eliminate misure dirette, come l’aumento della tassazione del tabacco e il libero trattamento degli additivi del tabacco ampiamente disponibili.

Sostengo una votazione schiacciante per la presente risoluzione e vi invito a non dimenticare il deplorevole comportamento di coloro che hanno consapevolmente provocato la tragica perdita di così tante vite per malattie connesse al consumo di tabacco.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. Mario MAURO
Vicepresidente

 
  
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  Carl Schlyter (Verts/ALE).- (SV) Karl-Heinz, congratulazioni per il tuo 60esimo compleanno. Mi fa piacere vedere che sei pieno di vita proprio come lo era il giovane Karl-Heinz. Il miglior regalo che il gruppo PPE-DE potrebbe fare a Karl-Heinz sarebbe eliminare i difetti dalla relazione che lui stesso ha presentato. Ritengo sia importante citare gli additivi nella relazione. Chiediamo una normativa da tempo. Occorre occuparsi degli additivi nocivi, ed è una vergogna che le informazioni siano così scarse. Pertanto, attendiamo una rapida proposta da parte della Commissione intesa a eliminare questi terribili additivi che rendono le sigarette ancora peggiori.

Tutti noi abbiamo il diritto naturale di evitare il fumo nei nostri luoghi di lavoro, proprio come i bambini hanno il diritto naturale di evitare il fumo nei loro luoghi di svago. Il Parlamento ha perfettamente ragione nel chiedere agli Stati membri di affrontare il problema. Se portate i bambini nella tromba delle scale del ristorante qui fuori, puzzeranno di fumo per un’ora e mezza dopo. Vorrei citare un aspetto che è emerso dalla discussione. Qualsiasi politica credibile sul tabacco deve includere la rimozione graduale di tutte le sovvenzioni, e noi dobbiamo garantire che le nostre aziende non compromettano il lavoro attraverso una pesante promozione nei paesi in via di sviluppo. Grazie.

 
  
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  Bogusław Sonik (PPE-DE).- (PL) Signor Presidente, come dimostrano le statistiche, circa il 30 per cento della popolazione continua ogni giorno a desiderare una sigaretta. Concordo assolutamente che i non fumatori dovrebbero essere protetti dalle conseguenze nocive dell’inalare il fumo di nicotina. Tuttavia, non posso concordare con i metodi giacobini proposti nella risoluzione. Non possiamo creare una politica repressiva per i fumatori che preveda dei limiti alle loro libertà civili.

Ritengo che dovremmo porre l’accento su una vasta educazione del pubblico e regolamentare i prezzi di vendita aumentando le tasse, poiché studi scientifici hanno dimostrato che si tratta di un’arma efficace nella lotta contro la dipendenza da tabacco. Il punto che propone un divieto di fumo sul luogo di lavoro è incontestabile. Penso tuttavia che dovrebbe essere esteso aggiungendo una clausola che garantisca che ciascuna azienda offra ai lavoratori che fumano un’area nelle vicinanze in cui possano fumare senza arrecare danno agli altri. Nel clima attuale tale area non deve essere semplicemente una manifestazione inutile e ipocrita di promozione della salute; deve essere un’azione efficace.

Nel tempo a mia disposizione vorrei occuparmi di un altro problema, che trae origine dalla politica antinicotina perseguita da alcuni governi, ossia l’aumento del contrabbando di prodotti del tabacco contraffatti, la cui principale attrattiva è che sono più economici del prodotto originale. Questa è attualmente una delle più fruttuose fonti di guadagno per i contrabbandieri.

Vi prego di ricordare che tali prodotti vengono venduti nei nostri negozi, ai nostri cittadini. Coloro che hanno accettato di vendere questi articoli non esiteranno a venderli ai minorenni. Pertanto, nel redigere una politica antinicotina, dobbiamo esaminare il problema da diverse angolazioni al fine di garantire che la realtà giuridica che definiamo fornisca un aiuto efficace alla risoluzione dei problemi connessi all’uso di prodotti contenenti nicotina.

 
  
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  Karin Scheele (PSE).(DE) Signor Presidente, desidero aggiungere le mie congratulazioni al nostro relatore. La mia prima preoccupazione è la tutela dei lavoratori. Mi unisco a tutti i deputati che vogliono che gli Stati membri rispondano rapidamente, e questo è quanto stiamo facendo con la presente risoluzione. Sinora i risultati hanno dimostrato che in alcuni Stati membri ha funzionato ma in altri no.

Quando si parla di tutela dei lavoratori, la domanda è, “quali iniziative può adottare la Commissione europea al fine di evitare la creazione di cittadini di prima e di seconda classe?” in quale modo gli Stati membri hanno reagito sinora a questa discussione? Sono favorevoli nel proseguire con la tutela dei lavoratori a livello europeo e ad adottare iniziative e misure quali il divieto di fumo in ristoranti, locali e bar? La maggior parte di noi affronta l’argomento sulla base della propria situazione e spesso dimentica che bisognerebbe pensare ai dipendenti che devono lavorare in queste condizioni.

 
  
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  Holger Krahmer (ALDE).(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, non solo per quanto riguarda la tutela dei non fumatori, ma anche in altri ambiti, ritengo che non dovremmo estendere all’estremo le competenze dell’Unione europea. Di che cosa stiamo realmente parlando in quest’Aula? Sicuramente il punto è avviare una discussione su un’Europa potenzialmente libera dal fumo, non di intraprendere una cr