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Procedura : 2007/0810(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0441/2007

Testi presentati :

A6-0441/2007

Discussioni :

PV 13/11/2007 - 13
PV 13/11/2007 - 15
CRE 13/11/2007 - 13
CRE 13/11/2007 - 15

Votazioni :

PV 15/11/2007 - 5.3
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0531

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 13 novembre 2007 - Strasburgo Edizione GU

13. Applicazione delle disposizioni dell’acquis di Schengen - Applicazione dell’acquis di Schengen a Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Slovacchia (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta:

– la dichiarazione del Consiglio sull’applicazione delle disposizioni dell’acquis di Schengen, e

– la relazione di Carlos Coelho, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla bozza di decisione del Consiglio sulla piena attuazione delle disposizioni dell’acquis di Schengen nella Repubblica ceca, nella Repubblica di Estonia, nella Repubblica di Lettonia, nella Repubblica di Lituania, nella Repubblica di Ungheria, nella Repubblica di Malta, nella Repubblica di Polonia, nella Repubblica di Slovenia e nella Repubblica slovacca [11722/2007 – C6-0244/2007 – 2007/0810(CNS)] (A6-0441/2007).

 
  
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  José Magalhães, Presidente in carica del Consiglio. −(PT) Signor Presidente, onorevoli deputati, sono molto felice di essere oggi qui in quest’Aula a nome della Presidenza del Repubblica del Portogallo per discutere l’imminente allargamento dell’area Schengen.

Appena un anno fa sull’Europa si addensavano nubi cupe con il rischio di una crisi politica estremamente grave dovuta all’impossibilità tecnica di introdurre nel 2007 il Sistema di informazione Schengen (SIS) di seconda generazione. Il differimento sine die della possibilità di dare soddisfazione alle ragionevoli attese in termini di libera circolazione dei cittadini degli Stati membri che hanno aderito all’Unione europea nel 2004 sarebbe stato non solo una dimostrazione intollerabile di incapacità tecnica ma anche, in particolare, una pesante sconfitta per il sogno europeo e una prova di impotenza e incompetenza delle nostre istituzioni e degli Stati membri. Avremmo potuto dare a questi cittadini mille spiegazioni che sarebbero comunque suonate come scuse inconsistenti e avrebbero dato vita ad una caccia ai responsabili, impedendo così una risoluzione pratica del problema.

Fortunatamente abbiamo intrapreso un’altra via grazie ad una rapidità e ad una coesione davvero senza precedenti. In primo luogo abbiamo trovato nell’agenda di Lisbona l’adeguata risposta tecnica all’empasse tecnico.

Il SISone4all era un progetto concepito in circa 30 giorni e il relativo studio di fattibilità era stato esaminato da esperti europei di massimo livello in un arco di tempo simile. Nel dicembre 2006 il Consiglio GAI ha potuto dare il via libera alla procedura con un programma operativo degno della versione europea del film “Missione impossibile” e con un budget microscopico, poco più di mezzo milione di euro. In marzo, come promesso, il programma software – un clone del sistema portoghese N.SIS (National SIS) – era pronto ed è stato inviato ai nuovi partner del progetto. Anche il C.SIS (Central SIS) è stato sottoposto ad un importante aggiornamento grazie al massimo impegno della Francia, che per questo ringraziamo.

La Presidenza tedesca ha portato avanti le necessarie misure giuridiche con un tempismo impeccabile. Il 31 agosto siamo riusciti a terminare l’installazione delle applicazioni e la migrazione dei dati, un processo difficile e complesso. Il giorno successivo le forze di sicurezza dei nuovi Stati membri hanno potuto accedere ai nuovi strumenti, che hanno iniziato subito ad utilizzare con grande successo. Restava solo da controllare che tutte le altre numerose misure necessarie per l’ammissione all’area Schengen fossero state anch’esse adottate correttamente, come le misure relative ai confini di terra e di mare, alla cooperazione di polizia, alla protezione dei dati e al rilascio dei visti. Fortunatamente tutte queste misure sono state adottate. La settimana scorsa, l’8 novembre, il Consiglio GAI ha appreso che gli Stati membri in questione hanno mostrato un grado di preparazione sufficiente al fine di applicare in modo soddisfacente sia le disposizioni relative sia quelle non relative al SIS dell’acquis di Schengen.

Vorrei ringraziare, in quest’Aula, tutti quelli che negli ultimi mesi hanno apportato le modifiche e condotto il programma di valutazione. Una menzione particolare per l’importante lavoro condotto dai numerosi esperti che hanno partecipato ai sopralluoghi, che hanno consentito di confermare al di là di ogni dubbio le trasformazioni ottenute in pochi mesi.

Ora noi disponiamo, presso quello che sarà il nuovo confine esterno dell’Unione europea, di alcune delle attrezzature più sofisticate e moderne, di soluzioni organizzative encomiabili sotto il profilo innovativo e procedure appropriate che assicurano un livello elevatissimo nella lotta alla criminalità. Tali misure saranno integrate tramite speciali misure di polizia, già concordate a livello bilaterale o multilaterale, cosicché il giorno dopo l’abolizione dei controlli vi sia più libertà ma non a scapito della sicurezza.

Devo inoltre sottolineare che il desiderio di massima trasparenza ha portato la Presidenza portoghese ad intraprendere una serie di passi che hanno consentito al Parlamento europeo di poter accedere ai dati ottenuti dall’enorme lavoro fatto. Quest’Aula ha potuto pertanto verificare l’assoluto rigore della sintesi della valutazione d’impatto che abbiamo voluto fornire in un documento separato. Devo congratularmi con il relatore onorevole Coelho per il suo totale impegno volto a rispettare le scadenze prefissate e per l’eccellente livello della sua relazione.

Onorevoli colleghi, questo è il metodo che dobbiamo usare per superare la sfida futura dell’istituzione e dalla gestione, in modo integrato, dei sistemi SIS II, VIS (sistema informativo per i visti) e dei nuovi sistemi informativi sui viaggiatori recentemente annunciati dal Vicepresidente Frattini. Nessuno deve farsi illusioni al riguardo, poiché mega progetti di questo tipo possono rivelarsi un enorme successo o una pesante sconfitta. Per avere successo occorrono strutture di comando forti, una direzione risoluta e tempistiche molto strette.

Non abbiamo bisogno di un animatore tecnologico ma piuttosto di lavorare molto all’interno di una rete democratica che coinvolga Commissione, Stati membri e Parlamento europeo, come abbiamo dimostrato in modo esemplare in questo caso. Vorrei anche ringraziare formalmente tutti quelli che hanno contribuito a tale successo. E’ questo il segreto del successo del SISone4all e solo in tal modo possiamo risparmiare risorse, creare sinergie tra progetti e in particolare, onorevoli colleghi, rispettare le scadenze.

Vi è solo un requisito da soddisfare prima che il Consiglio possa assumere una decisione, che è prevista per il dicembre 2007, sulla piena applicazione delle disposizioni dell’acquis di Schengen nei nuovi Stati membri. Si tratta del vostro voto, del voto del Parlamento europeo. Spero di poter contare sul suo successo e mi dico fiducioso al riguardo, considerando il contenuto molto positivo della mozione di risoluzione che è già all’ordine del giorno.

Consentitemi infine un caloroso ringraziamento per le osservazioni molto lusinghiere che, attraverso la mozione per una risoluzione, il Parlamento europeo ha formulato alla Presidenza della Repubblica del Portogallo. A nome delle donne e degli uomini che negli ultimi mesi si sono dedicati al nostro compito di preparazione di questa storica decisione che seppellirà per sempre la “cortina di ferro”, devo dire che non ci ispira solo un desiderio di vincere e di evitare una grave crisi. Abbiamo mobilitato le migliori conoscenze europee, abbiamo sfruttato gli strumenti della nuova Europa digitale per discutere rapidamente i programmi e le difficoltà e abbiamo creato una fantastica rete di esperti e un servizio di assistenza disponibile 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana per trovare le soluzioni. Il tutto accompagnato da un collegamento stretto e mai visto finora tra esperti e politici, i ministri competenti che hanno tenuto periodicamente riunioni speciali per dirigere il processo con il completo sostegno della Commissione. A tale riguardo devo evidenziare in particolare il ruolo del Vicepresidente Frattini.

Non dimentichiamo inoltre, onorevoli colleghi, che l’Europa ha i suoi rappresentanti parlamentari, il cui parere deve incidere su quanto facciamo. Abbiamo preso buona nota delle vostre raccomandazioni e contiamo su una vostra dichiarazione nel corso delle cerimonie di commemorazione dello storico allargamento della zona europea di libera circolazione che si svolgeranno il 21 e il 22 novembre. Vi ringrazio inoltre, onorevoli colleghi, per il vostro contributo a questo storico risultato.

 
  
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  Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. Signor Presidente, vorrei innanzitutto congratularmi con gli Stati membri per quanto fatto per far sì che i cittadini di Polonia, Estonia, Lituania, Lettonia, Repubblica ceca, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Malta e degli attuali paesi dell’area Schengen possano finalmente beneficiare del diritto alla libera circolazione delle persone, uno dei pilastri dell’Unione europea.

Si tratta di un reale vantaggio per i cittadini degli Stati membri che hanno aderito all’UE nel 2004, grazie al quale viaggiare sarà più veloce e più facile. Per tutti gli Stati membri dell’Unione europea ciò mostra il vantaggio di un’azione unitaria nel quadro europeo. Un’area senza controllo ai confini interni costituisce un risultato incredibile, senza precedenti storici. Dal 21 dicembre in poi sarà possibile viaggiare, ad esempio, dalla penisola iberica fino agli Stati del Baltico e dalla Grecia alla Finlandia senza controlli alle frontiere. Ciò rappresenta davvero, a livello simbolico, l’Europa unita e costituisce un diritto fondamentale di tutti cittadini europei.

Come sapete bene tutti tale conquista storica corona una grande preparazione. Aderire all’area Schengen non è un’impresa facile. E’ una sfida e occorre trovare il giusto equilibrio tra libertà e sicurezza. L’abolizione dei controlli alle frontiere interne è anche una questione di fiducia tra Stati membri. E’ attraverso una procedura di valutazione tra pari, la cosiddetta “valutazione Schengen”, che gli Stati membri acquistano fiducia nelle rispettive capacità di sorvegliare i confini esterni per conto di tutti gli altri e di rilasciare visti validi per l’intera area Schengen.

Gli Stati membri miglioreranno inoltre la cooperazione di polizia e i controlli di sicurezza all’interno del più grande spazio Schengen al fine di evitare che i criminali godano di libertà di movimento e di migliori opportunità per commettere reati. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza una solidarietà a livello finanziario. Lo “strumento Schengen”, con una dotazione di quasi 1 miliardo di euro, ha permesso in particolare ai nuovi Stati membri di riuscire nell’impresa di realizzare un efficace controllo di frontiera e di qualificarsi come partner a pieno titolo dell’area Schengen.

Vorrei inoltre ringraziare il relatore, onorevole Coelho, e il Parlamento europeo per il positivo sostegno al raggiungimento di questo fondamentale traguardo e infine, ma non meno importante, congratularmi con la Presidenza portoghese. Le mie personali congratulazioni, alla Presidenza e ai ministri dell’Interno, al Ministro Costa e al Ministro Pereira, per la partnership strategica e la determinazione per la riuscita realizzazione del sistema informativo Schengen noto come “SIS One For All”. Abbiamo fatto un gran lavoro, assieme alla precedente Presidenza tedesca e alla futura Presidenza slovena, per coadiuvare i colleghi portoghesi e ci siamo riusciti. Ciò mostra cosa si può ottenere se tutti siamo pienamente impegnati allo stesso complesso progetto. Ora, onorevoli colleghi, il lavoro non è finito. Il nostro obiettivo ultimo è di dare piena operatività al sistema Schengen Information System II entro dicembre 2008. Anche in questo caso dovremo lavorare molto assieme.

 
  
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  Carlos Coelho, relatore. – (PT) Signor Presidente, signor Vicepresidente della Commissione, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, l’area Schengen costituisce uno dei maggiori successi nella storia dell’integrazione europea. L’abolizione delle frontiere interne e l’introduzione di varie misure di compensazione, come il potenziamento dei controlli ai confini esterni, la cooperazione giudiziaria e di polizia e la creazione del sistema informativo Schengen costituiscono il metodo migliore per consentire la libertà di circolazione.

Come l’Unione europea anche Schengen si è sviluppato. Dai cinque Stati membri originali siamo ora in 15, compresi due paesi terzi, Islanda e Norvegia, e con la partecipazione parziale di Irlanda e Regno Unito. Ora assistiamo ad un evento storico: il più grande allargamento della storia di Schengen, con la simultanea abolizione delle frontiere interne tra nove Stati membri: Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia e Malta. Si tratta di un evento gravido di significati per l’Europa, per la libertà di circolazione e per questi nuovi Stati membri e per i rispettivi cittadini.

Devo iniziare presentando loro il benvenuto e le nostre congratulazioni. Vorrei congratularmi con loro non solo per il loro ingresso in questa zona ma anche, in particolare, per l’impegno sistematico e intenso profuso per soddisfare tutti i requisiti previsti dalle severe norme di Schengen. Le relazioni del dicembre 2006, già richiamate dal Ministro Magalhães, evidenziavano vari problemi che nel complesso sono stati risolti. I gruppi di valutazione, composti da esperti di tutti gli Stati membri, hanno fatto visita ai posti di frontiera e ai consolati e hanno elaborato relazioni esaurienti con descrizioni, valutazioni e raccomandazioni su dati concreti, molte delle quali hanno richiesto ulteriori misure e nuovi sopralluoghi a causa di problemi che persistevano nella gran parte degli Stati membri.

Vorrei congratularmi con il gruppo di valutazione diretto dal dottor Carlos Moreira, non solo per l’ottimo lavoro condotto in un breve arco di tempo ma anche perché non si è limitato a svolgere il proprio ruolo ispettivo ma si è spesso spinto a suggerire misure e soluzioni per i problemi individuati.

Signor Presidente, l’assenza di frontiere interne non richiede solo migliori controlli in corrispondenza delle frontiere esterne e un valido scambio di informazioni e dati attraverso lo Schengen Information System (SIS), ma costituisce anche un esercizio di fiducia reciproca in cui tutti devono attenersi strettamente alle norme adottate. Garantendo un controllo efficace alle frontiere è possibile assicurare la sicurezza di tutti i cittadini europei. Infatti la sicurezza della zona Schengen dipende dal rigore e dall’efficacia applicati da ciascuno Stato membro ai controlli sulle frontiere esterne e anche dalla qualità e dalla rapidità dello scambio di informazioni tramite il SIS. Eventuali lacune o errori su uno qualsiasi di questi elementi può mettere a repentaglio la sicurezza dell’Unione.

Per questo motivo è necessario eliminare i problemi restanti, anche se minori. Anche se non costituiscono un ostacolo all’abolizione delle frontiere interne vanno comunque risolti. Per questo motivo il Parlamento europeo, nella risoluzione politica da adottare, cofirmata da cinque gruppi politici, e nella risoluzione legislativa chiede di essere informato nel dettaglio entro sei mesi in merito a tutte le questioni non risolte. Per tale motivo chiediamo anche una valutazione complessiva del funzionamento dell’area Schengen entro due anni che riguardi tutti gli Stati membri, vecchi e nuovi.

Infine desidero ringraziare la Presidenza portoghese per l’impegno e lo spirito di collaborazione, in particolare il governo portoghese e il Sottosegretario di Stato portoghese, José Magalhães, oggi qui presente, per la soluzione trovata con SISone4all, come già sottolineato dal Vicepresidente Frattini. Tale soluzione ha consentito il collegamento al SIS dei nuovi Stati membri. Se questo non si fosse verificato, dato il ritardo con il SIS II, non sarebbe stato possibile allargare l’area Schengen entro quest’anno. Ministro Magalhães, sono al corrente del suo ampio impegno personale e voglio ringraziare anche Eduarda Peixeiro, a cui molto dobbiamo per la soluzione adottata.

Due osservazioni finali. La prima per la Commissione europea. Desidero ricordare ancora una volta che la creazione del SIS II continua a costituire una priorità per il Parlamento europeo, non necessariamente per consentire ai nuovi Stati membri di accedere al sistema dato che questo è stato risolto con il sistema SISone4all, ma soprattutto perché, all’interno del quadro comunitario, esso consentirà un uso più efficiente dei dati migliorando così la sicurezza grazie all’inserimento dei dati biometrici e all’interconnessione degli allarmi. La seconda osservazione riguarda il Consiglio. Devo esprimere il mio rammarico perché il Consiglio, all’inizio di questo processo di consultazione, non ha rispettato il principio di ragionevole collaborazione con il Parlamento rifiutandosi di inviare le relazioni di valutazione preparate dagli esperti adducendo ragioni di sicurezza. Sebbene sia stato trovato un compromesso per risolvere temporaneamente la situazione, è necessario individuare una soluzione a lungo termine. E’ assurdo negare al Parlamento materiale che è necessario per l’esercizio delle sue prerogative legislative.

Signor Presidente, abbiamo compiuto un altro passo verso l’integrazione europea. Sta a tutti noi far sì che tale passo porti ad una maggiore libertà e ad una maggiore sicurezza.

 
  
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  József Szájer, a nome del gruppo PPE-DE. (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo del Partito popolare europeo e dei Democratici europei desidero salutare l’introduzione del sistema Schengen e utilizzare questa occasione per ringraziare, a nome dei nove nuovi Stati membri, le Presidenze tedesca e portoghese, il Consiglio, la Commissione e in particolar modo l’onorevole Coelho per l’enorme lavoro necessario per raggiungere questo traguardo. Devo inoltre ricordare gli sforzi dei nuovi Stati membri, in quanto è grazie al loro lavoro che oggi siamo potuti giungere a questo traguardo.

La libera circolazione delle persone è una delle quattro libertà dell’Unione. Ora estendiamo tale conquista, questa nuova area di libertà a molti milioni di nuovi cittadini dell’Unione. Si tratta di un’azione congiunta da parte di tutti noi: noi europei abbiamo creato assieme questa realtà e dobbiamo esserne fieri.

Onorevoli colleghi di quest’Aula, provengo da una cittadina del confine tra Austria e Ungheria. Per molti decenni questa cittadina, Sopron, è rimasta separata dall’ambiente immediatamente circostante e dall’Austria da una cortina di ferro. Io ho portato in questo Parlamento un pezzo di questa cortina, così come ho fatto molte altre volte. E’ stata questa cortina di ferro che ha impedito l’esercizio della libertà in Europa. Con l’introduzione del sistema Schengen stiamo eliminando gli ultimi residui di questa cortina. Questo pezzo di ferro deve ricordarci che nel nostro recente passato non c’era libertà e che non dobbiamo mai permettere che la libertà ci venga tolta.

Libertà significa anche responsabilità. I nuovi Stati membri stanno assumendo su di sé la responsabilità di vigilare rigorosamente sui comuni confini esterni europei, dato che da ciò dipende la sicurezza di tutti noi. Inoltre non dobbiamo consentire a noi stessi di minare il largo sostegno sociale per il diritto alla libera circolazione. Per tale motivo ogni cittadino dell’Unione deve rispettare le leggi dell’Unione; come ha appena detto il Commissario Frattini, libertà di circolazione non significa libertà di crimine senza confini.

Della libertà non si deve e non si può abusare, dato che ciò metterebbe a rischio la libertà stessa e il diritto di circolare liberamente. Né possiamo permettere che alcune forze riportino in vita il principio della colpa collettiva, che richiama tristi memorie, in modo da minare il diritto alla libera circolazione. Non possiamo permettere che chi delinque resti impunito. Proprio per questa ragione vorrei ancora una volta esprimere un ringraziamento per l’estensione del sistema Schengen a questi nove nuovi Stati membri. Si tratta di un evento storico.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma, a nome del gruppo PSE. (NL) Signor Presidente, a nome del mio gruppo voglio congratularmi anch’io con i cittadini dei nove nuovi Stati membri per il regalo che la Presidenza portoghese farà loro il 21 e il 22 dicembre. Sono pienamente d’accordo con il ministro e la Presidenza, che davvero stanno abbattendo le ultime rovine della cortina di ferro. La libera circolazione dei cittadini senza frontiere interne è molto positiva e una delle libertà più importanti dell’Unione europea e saluto con favore il fatto che gli abitanti dei nove nuovi Stati membri potranno ora entrare a farvi parte.

Tuttavia l’accordo di Schengen non si esaurisce nell’eliminazione delle frontiere interne, ma significa anche che le frontiere esterne dell’Unione devono ora essere controllate da questi nuovi paesi, nell’interesse di tutti gli altri Stati membri. E’ molto importante che l’allargamento dell’area Schengen non metta a rischio la nostra sicurezza. Il Commissario Frattini e il ministro hanno espresso lo stesso concetto. Pertanto sono essenziali controlli di frontiera efficaci ed efficienti.

La valutazione del Consiglio e della Commissione indica che, in linea di principio, i nove paesi sono pronti ad assumere questo compito, tuttavia che sono possibili miglioramenti in altri settori, ad esempio per quanto riguarda il personale e le infrastrutture presso gli aeroporti, e siamo curiosi di sapere in merito alle valutazioni e al monitoraggio che ne seguiranno. Speriamo anche che il Parlamento ne venga prontamente informato.

Chiaramente Schengen va molto al di là dei controlli di frontiera. Significa una maggiore cooperazione giudiziaria e di polizia tra i paesi che vi aderiscono. Siamo lieti che nel caso di questi nove Stati membri la Presidenza portoghese abbia trovato una soluzione con una specie di SIS 1+, sebbene sosteniamo che vanno fatti quanto prima progressi sul SIS II. Sono lieto di aver sentito il Commissario Frattini promettere tali progressi entro il dicembre 2008, e naturalmente gliene chiederemo conto.

Ci pare di capire che Bulgaria e Romania dovranno ancora attendere alcuni anni tuttavia speriamo anche che questi paesi continueranno a impegnarsi così che possano, con il nostro aiuto, aderire anch’essi in pochi anni all’area Schengen.

Lo stesso vale per Cipro. E’ un peccato che il problema che ha tenuto a freno il paese per così lungo tempo stia ora impedendo la sua adesione all’area Schengen. Si tratta di un motivo in più per lavorare assieme e individuare una soluzione al problema che già da troppo tempo tocca questo paese. Si tratta di una questione che porta a problemi anche in altri settori, ad esempio nei rapporti con la Turchia. Va da sé che una soluzione è necessaria anche per la popolazione di Cipro.

Infine voglio richiamarmi ancora una volta alla discussione di ieri. E’ stato giustamente indicato che l’allargamento dell’area Schengen e l’intero sistema Schengen richiede una reciproca solidarietà tra gli Stati membri. Come ho già detto il controllo delle frontiere esterne è un compito che riguarda tutta la nostra sicurezza in cui sono ora impegnati i nove paesi interessati. Di questo parleremo con loro.

Questa sicurezza e la necessità di una collaborazione sono essi stessi potenziali problemi futuri, ad esempio per quanto riguarda la migrazione interna. Dobbiamo inoltre accettare di non cercare di risolvere i problemi unilateralmente ma cercando di collaborare con tutti i paesi dell’area Schengen lavorando assieme per risolvere i problemi che si presenteranno in futuro. Come già detto dobbiamo assicurare che quanto sta attualmente accadendo in Italia non si ripeta, ovvero che un paese cerchi di risolvere da solo quello che in realtà è un problema comune.

 
  
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  Henrik Lax, a nome del gruppo ALDE. – (SV) Signor Presidente, vorrei anch’io unirmi alle congratulazioni. Mi congratulo con i nuovi membri dell’area Schengen per essere riusciti nell’impresa di soddisfare i requisiti previsti in così breve tempo.

Vorrei anche congratularmi con il Portogallo e in questo caso si tratta di congratulazioni doppie. Il Portogallo è stato il primo paese a proporre il “SIS I for All”. Ora, sotto la sua Presidenza, il Portogallo ha dimostrato la capacità e l’energia per condurre a termine il processo di valutazione.

Abbiamo sentito qui quale storico passo in avanti ciò rappresenti. Riunire l’Europa anche in questa forma, tramite la libera circolazione è una conquista che non può essere mai lodata abbastanza.

La strada è stata difficile. In particolare il problema relativo al SIS II è stato ritardato per motivi che sono inaccettabili e che sono stati criticati severamente dal Parlamento. Ci è stato detto che il SIS II è necessario per potenziare la sicurezza all’interno della nuova area allargata.

Il Parlamento ha inoltre criticato il fatto di non aver potuto da subito avere un accesso trasparente ai documenti riguardanti la valutazione. Vorrei esprimere uno speciale ringraziamento al mio collega e amico onorevole Coelho. Senza il suo impegno non saremmo stati in grado di portare a termine il nostro esame parlamentare.

Infine vorrei ricordare che molti dei nuovi Stati membri hanno legami storici di lunga data con i rispettivi vicini europei. Dobbiamo assicurare che l’allargamento di Schengen non porti ad una cortina di ferro Schengen contro questi paesi. Questi nostri vicini devono anch’essi poter avere accesso alle conoscenze che abbiamo qui se vogliamo che possano seguire le nostre orme di creare una società regolata dallo Stato di diritto, dalla democrazia e dell’economia di mercato. Ancora una volta congratulazioni a tutti i tre attori che sono riusciti nell’impresa.

 
  
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  Brian Crowley, a nome del gruppo UEN. (EN) Signor Presidente, vorrei unirmi anch’io ai miei colleghi e congratularmi con la Presidenza portoghese per essere riuscita a creare un accordo e un’intesa sull’allargamento di Schengen, il che ha davvero portata storica. Si tratta di un evento da porre accanto all’allargamento dell’Unione europea e che come tale dobbiamo accogliere positivamente.

Vi sono tuttavia alcune riserve, come giustamente accennato da altri colleghi, relativamente alle nostre frontiere esterne e a cosa possiamo fare e a come possiamo affrontare la questione, e relativamente alla questione di dare e dimostrare solidarietà agli altri Stati membri. In particolare, dal mio punto di vista di irlandese, in considerazione dell’area di libera circolazione esistente tra Irlanda e Regno Unito, sussistono alcune difficoltà per far entrare l’Irlanda nell’accordo di Schengen, forse solo per un unico motivo, ma che anche il più importante: ciò reintrodurrebbe una frontiera tra il nord e il sud dell’Irlanda. Vi è quindi una difficoltà su questo punto tuttavia non vogliamo vedere ostacoli ai passi in avanti che vengono compiuti. E ora, con il suo permesso, vorrei continuare in lingua irlandese.

(GA) L’UE continuerà a lottare con i problemi dell’importazione di droga nell’UE e con la tratta di bambini e continuerà a dedicarsi ad una politica comune sull’emigrazione, ad una politica comune per l’asilo, ad una politica per una polizia paneuropea e alla lotta contro la criminalità organizzata. L’Europol sta facendo un ottimo lavoro nel combattere la criminalità organizzata in Europa.

(EN)Assieme possiamo effettivamente ottenere il doppio dei risultati necessari in termini di libera circolazione di persone e di sicurezza e di certezza per tutti i paesi.

 
  
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  Tatjana Ždanoka, a nome del gruppo Verts/ALE. (EN) Signor Presidente, per prima cosa vorrei congratularmi a nome del mio gruppo con i nuovi Stati membri, compreso il mio, la Lettonia, in occasione dell’adesione all’area Schengen. Ringrazio inoltre il Portogallo per l’iniziativa SIS I, che ha aperto la strada alla libera circolazione per molti europei.

Ringraziamenti anche a tutte le persone coinvolte in questo lavoro e che hanno fatto del loro meglio per realizzare questo regalo di Natale.

Tuttavia un gran numero di problemi continua ad esistere. Che cosa ne è del SIS II? Quando sarà operativo? Siamo inoltre preoccupati per l’uso di dati sensibili che verrà fatto con il sistema SIS II. Il regime per la tutela dei dati applicabile a queste norme SIS II è indebitamente complesso. Riusciremo ad avere un accordo politico sulla decisione quadro per la protezione dei dati (terzo pilastro) entro la fine di quest’anno? La decisione quadro potrà risolvere tutti i problemi? Le autorità preposte alla protezione dei dati dispongono di risorse sufficienti per far rispettare le norme per la produzione di dati relativamente al SIS II? Dobbiamo attenderci che tutti gli Stati membri agiscano in buona fede nell’elaborazione dei dati Schengen?

Ci si chiederà perché faccio adesso tutte queste domande. Volevo soltanto ricordare che il sistema Schengen è ben lungi dall’essere completo. Per quanto riguarda l’allargamento dell’area Schengen è stato fatto un buon lavoro, tuttavia ora abbiamo un altro compito – forse più difficile – ovvero quello di fare dell’area di libertà un’area di garanzia per tutti.

 
  
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  Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io, a nome del mio gruppo, penso che oggi è una data molto importante perché allarghiamo la possibilità di movimento, di libera circolazione di molti cittadini comunitari. E questo segna un passaggio epocale che ci rende felici per il fatto che garantiamo ulteriormente la libertà di movimento. Questa è una grande conquista che ci indica anche una strada di prospettiva verso uno Spazio unico europeo.

A questo elemento si aggiunge però qualche elemento di titubanza da parte del mio gruppo, in particolare rispetto alla dimensione esterna dell’area Schengen. Di fatto, noi rafforziamo la dimensione esterna dell’area Schengen, effettuando un rafforzamento delle frontiere esterne, una sorta di vera e propria militarizzazione per certi versi delle frontiere esterne. Per questa ragione noi esprimiamo molta perplessità, mentre si garantisce una libertà di movimento ampia ai cittadini comunitari che aderiscono all’area Schengen, sempre di più invece si impedisce l’accesso a quest’area di cittadini che non sono comunitari.

Per questa ragione, noi non siamo contenti di tutto questo processo e ulteriormente manifestiamo qualche perplessità in vista dell’attivazione del SIS II. Siamo molto preoccupati e pensiamo che in questo scambio di informazioni, in alcuni casi non ci siano le dovute tutele sui dati sensibili. Ecco, per questa ragione noi pensiamo che oggi abbiamo fatto un passo in avanti molto concreto nella costruzione dell’Unione europea, però abbiamo dato anche un segnale alquanto negativo sulla forma e sulla sostanza di questa Unione europea.

 
  
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  Bastiaan Belder, a nome del gruppo IND/DEM. (NL) Signor Presidente, desidero parlare a nome del mio collega onorevole Blokland.

Nelle scorse settimane si è capito chiaramente tramite i mezzi di informazione che dopo l’adesione della Romania all’Unione europea mezzo milione di rumeni si è già trasferito in Italia. Esiste quindi molta libertà di movimento delle persone all’interno dell’Unione anche senza l’applicazione dell’acquis di Schengen.

Sono pertanto molto preoccupato circa i controlli sulle persone non desiderate che valicano i nostri confini interni. La decisione dell’Italia di respingere cittadini europei è una misura estrema che mostra chiaramente come il fatto di avere frontiere aperte possa avere anche conseguenze negative. Saranno pertanto necessari controlli specifici.

Ciò è possibile presso le frontiere, tuttavia controlli possono essere effettuati anche negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie. Per tale motivo è necessario che a breve termine sia operativo un SIS pienamente funzionante. Può la Commissione, nell’ambito della sua valutazione su Schengen, focalizzarsi anche sulla libera circolazione delle persone provenienti da paesi dell’Unione ma non dell’area Schengen?

 
  
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  Andreas Mölzer, a nome del gruppo ITS. (DE) Signor Presidente, anche noi siamo soddisfatti che la cortina di ferro tesa dai comunisti da un capo all’altro dell’Europa per oltre mezzo secolo, con tale disprezzo per la dignità umana, sia stata finalmente tolta. Lo dico da austriaco, per il quale l’accesso ai nostri vicini, i cechi, gli slovacchi, gli ungheresi e gli sloveni è ora di nuovo possibile come lo era cento anni fa.

Mi permetto tuttavia di esprimere una critica: per una decisione di tale importanza non è assolutamente sufficiente il fatto che il sistema informativo Schengen funzioni correttamente. A mio parere i nuovi guardiani delle frontiere esterne devono effettivamente essere all’altezza del proprio ruolo.

Se pensiamo che nel 2006 alcuni paesi dell’UE dell’Europa centro-orientale erano ancora importanti paesi di passaggio e che le cifre sulla cattura degli immigranti illegali erano molto più alte in corrispondenza dei precedenti confini Schengen in Austria e in Germania rispetto ai confini esterni dell’UE, non possiamo permetterci di ignorare tali timori. Nonostante questo è molto positivo che la cortina di ferro appartenga finalmente al passato.

 
  
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  Irena Belohorská (NI). - (SK) Ritengo che i nuovi Stati membri, compresa la Repubblica slovacca, siano ben preparati per aderire all’area Schengen.

La Repubblica slovacca ha soddisfatto i criteri individuali nel settore della cooperazione di Schengen e ha pertanto soddisfatto tutte le condizioni fondamentali, consentendo così ai cittadini slovacchi di poter sfruttare i vantaggi derivanti dall’eliminazione dei controlli alle frontiere interne di terra (dal dicembre 2007) e d’aria (dal marzo 2008). La Repubblica slovacca ha introdotto l’acquis di Schengen relativo al sistema informativo Schengen dal 1° settembre 2007 di modo che attualmente le polizie scambiano informazioni attraverso sistema in entrambe le direzioni.

Abbiamo costruito una rete di punti di contatto per agevolare lo scambio di dati tra i sistemi informativi della polizia. Protezione e controllo delle nostre frontiere sono ora in linea con i requisiti della normativa sulle frontiere dell’area Schengen. Le lacune individuate nella protezione dei dati personali e presso l’aeroporto di Bratislava sono state corrette.

Dopo tre anni e mezzo di appartenenza all’UE non sussistono più alcuni ostacoli perché i cittadini slovacchi possano almeno vedersi riconosciuto il diritto previsto ai sensi del trattato CE, ovvero quello della libera circolazione delle persone. Confido che l’Unione europea darà presto nei nostri cittadini un altro diritto che pure spetta loro, ovvero il diritto di lavorare senza restrizioni in altri paesi dell’UE e che l’Unione europea non darà più la precedenza ai lavoratori di paesi terzi ma che al contrario darà la precedenza ai cittadini dell’UE provenienti dall’Europa orientale.

 
  
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  Manfred Weber (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo Parlamento europeo rappresento la Baviera meridionale, che confina con la Repubblica ceca. Quando ero più giovane questa zona era davvero la fine del mondo. Se guardo in galleria vedo tra il pubblico un gran numero di giovani e penso che possiamo dire a noi stessi che oggi è un giorno storico, il giorno in cui questi confini cadono e ci ritroviamo tutti uniti in Europa. Per tale ragione questo giorno costituisce un motivo per festeggiare.

In qualità di rappresentante politico mi permetto di dire in tutta onestà che molti non erano persuasi che avrebbe funzionato così bene come invece funziona oppure, ad esempio, che i nostri amici dell’Est europeo avrebbero reso operativo il SIS in questo modo. Vorrei inoltre esprimere le mie congratulazioni e la mia ammirazione per tale conquista. Desidero inoltre ringraziare l’onorevole Carlos Coelho. Il fatto che il Parlamento europeo abbia un ruolo così importante per quanto riguarda Schengen lo dobbiamo al nostro relatore. Anche questo è un punto che desidero sottolineare.

Tuttavia i politici devono sempre pensare al domani e a cosa ci aspetta. In tal caso vorrei ricordare a tutti quanto il direttore esecutivo di Frontex, Ilkka Laitinen, ha dichiarato nel corso dell’ultima riunione del Consiglio GAI (giustizia e affari interni):egli ha detto che i flussi migratori stanno già mutando, e che ciò è verificabile, spostandosi dal confine meridionale che attraversa il Mediterraneo al confine orientale. A questo oggi dobbiamo prepararci. Dobbiamo inoltre lavorare ai problemi individuati nelle relazioni di valutazione. Per questo motivo la clausola di valutazione proposta dal Parlamento è così importante.

Noi abbiamo bisogno del SIS II e per questo vorrei fare appello al Vicepresidente della Commissione affinché non si cessi di fare pressione, in quanto è importante che gli Stati membri resistano a qualsiasi tentazione di prendersela comoda e di pensare che tutto sia finito. Abbiamo bisogno dello stesso livello di impegno da parte loro anche per quanto riguarda l’attuazione del SIS II.

Avendo frontiere aperte per i cittadini avremo anche frontiere aperte per i criminali e in questo caso abbiamo bisogno anche di frontiere aperte per la nostra polizia. Per tale motivo non bisogna allentare l’impegno in questo momento in merito al trattato di Prüm; anche qui abbiamo bisogno di una più stretta collaborazione.

Come quinto punto vorrei dire che vi è la necessità di potenziare Frontex. Mi piacerebbe che Frontex prendesse su di sé dei compiti per la valutazione in futuro degli standard esistenti presso le frontiere esterne.

La celebrazione cade in dicembre e spero che dopo, oltre alla stanchezza per i festeggiamenti, conserveremo un ricordo positivo di tale celebrazione e dei suoi motivi.

 
  
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  Irena Belohorská (NI). (SK) Mi scusi, signor Presidente, le chiedo di scusarmi ma sono stata informata del fatto che l’interprete inglese ha detto Repubblica ceca invece di Repubblica slovacca. Vorrei chiedere ai nostri interpreti di abituarsi al fatto che la Cecoslovacchia è stata divisa in due Stati sovrani, il che significa anche che nel contesto del mio discorso volevo dire che è stata la Repubblica slovacca a soddisfare le condizioni.

 
  
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  Presidente. − La ringrazio, onorevole Belohorská. Conosciamo i fatti e lei saprà anche che siamo stati testimoni eccezionali della situazione. In ogni caso abbiamo preso nota del fatto che, qualora fossero necessarie correzioni, queste saranno apportate a tempo debito.

A dirle la verità non sono del tutto sicuro chi lei intenda, chi avrebbe detto Cecoslovacchia. Non penso sia stata la Presidenza.

 
  
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  Magda Kósáné Kovács (PSE).- (HU) La ringrazio, signor Presidente. La decisione di oggi ha un alto valore simbolico e ciò può essere compreso in modo particolare da coloro tra di noi cresciuti dietro la cortina di filo spinato, che potevano attraversare il confine con l’Occidente ogni tre anni e che oggi ricordano ancora il momento di paura fisica in cui passavano il confine.

L’Ungheria ha attuato la necessaria normativa entro il 2004, l’anno dell’allargamento. Da allora ha sviluppato il proprio sistema di strumenti necessari per la protezione secondo quanto previsto per Schengen. Le ispezioni hanno giudicato eccellenti i preparativi, per le frontiere di terra e d’aria. Inoltre l’Ungheria assumerà la responsabilità per il 15 per cento della frontiera orientale.

Desideriamo ringraziare gli Stati membri che ci hanno mostrato solidarietà e in particolare la Presidenza portoghese per questa opportunità gravida di responsabilità. Vorremmo inoltre ringraziare il Consiglio per la flessibilità dimostrata che ci ha consentito di risolvere il problema con la Croazia e che anche ha reso possibile risolvere la situazione degli ungheresi residenti all’estero attraverso accordi bilaterali, conformemente alle loro aspirazioni e all’approvazione dei paesi confinanti. Grazie tutti! E grazie a lei signor Presidente, per avermi dato la parola.

 
  
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  Toomas Savi (ALDE).- (EN) Signor Presidente, con l’adesione di nove nuovi Stati membri all’area Schengen, la vera e definitiva caduta della storica cortina di ferro, l’UE ha davvero dato l’opportunità ai cittadini europei di viaggiare e fraternizzare.

L’autunno scorso ho attirato l’attenzione dell’opinione pubblica estone verso la minaccia che l’accesso dei nuovi Stati membri potesse essere ritardato fino all’inizio del 2009. Sono lieto che la Commissione europea abbia trovato i mezzi per velocizzare il processo, sperando che questo non abbia inciso sulla pertinenza del sistema. Tuttavia, al di là degli effetti positivi di tale adesione, l’UE deve essere all’altezza della sfida di gestire le possibili minacce che potrebbero derivare da un’unità amministrativa di così ampie dimensioni.

Il SIS costituisce una necessaria salvaguardia atta ad assicurare il normale funzionamento dell’area Schengen e dovrebbe essere lasciato aperto sine die per eventuali integrazioni future. Ora la pratica potrebbe portare ad alcune nuove questioni. Eliminare le minacce e mantenere una natura flessibile è essenziale perché il SIS possa affrontare le sfide portate da questo allargamento.

 
  
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  Mario Borghezio (UEN).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo spirito del trattato di Schengen è quello di salvaguardare la sicurezza dei cittadini europei, per cui sicuramente meglio qualche coda alle frontiere e negli aeroporti piuttosto che l’entrata libera insieme a tante persone perbene anche della peggiore delinquenza che noi non vogliamo nei nostri territori.

Noi chiediamo controlli, per esempio controlli dei Rom rumeni, alle frontiere con rilevazione obbligatoria dei dati biometrici ivi comprese le impronte digitali. Dobbiamo sapere chi facciamo entrare nel nostro paese e anche la data certa dell’entrata, per poter ad esempio rigorosamente applicare la direttiva europea che consente, come è stato di recente ben sottolineato, l’espulsione dopo tre mesi di chi non ha mezzi per potersi mantenere.

La Commissione presieduta da Prodi aveva preso impegni con i paesi di nuova adesione senza tenere il conto in alcuna maniera delle emergenze, che poi si sono regolarmente presentate. Oggi creano drammatici problemi di sicurezza e l’Unione europea deve pensare non solo ai diritti, ma anche alla sicurezza dei cittadini europei, che è un diritto inalienabile, un diritto naturale.

Ora bisogna intervenire e giustamente il Commissario Frattini con equilibrio sta dando dei segnali positivi in questo senso, ma non bisogna dimenticare anche che Schengen deve preoccuparsi, e deve farlo sempre più efficacemente, del controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea. Noi non abbiamo nulla nei confronti di alcuna etnia, di alcuna popolazione, meno che mai dei nostri fratelli dell’Est europeo. Non vogliamo però delinquenti in libera circolazione nelle nostre terre.

La Padania è terra di onestà e di lavoro: porte aperte solo a chi viene per lavorare e si comporta bene e rispetta, come è necessario nello spazio di giustizia e di libertà dell’Unione europea, le regole, che sono le regole dell’onestà, della legge e dell’ordine.

 
  
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  Miloslav Ransdorf (GUE/NGL).- (CS) La storia dell’allargamento dell’area Schengen è contrassegnata dall’applicazione di doppi standard. Nel 1995 i tre nuovi Stati Schengen dovevano solo adempiere a poche formalità. Tuttavia nel 2004 i nuovi Stati membri sono stati sottoposti ad una serie di controlli e di valutazioni umilianti durati tre anni e mezzo. Ci sono state obiezioni da parte della Germania e dell’Austria in particolare, che sostenevano che l’allargamento del sistema informativo di Schengen esistente con l’inclusione di nuovi paesi non era possibile. Alla fine il problema è stato superato grazie alla Presidenza portoghese, che va encomiata per essere riuscita ad imporsi su queste voci.

Oggi il SISone4all soddisfa tutti i requisiti. I nuovi Stati membri sono ora pronti a garantire una sufficiente sicurezza nell’area Schengen. Sussistono ancora alcune questioni non risolte, come quella della protezione dei dati e forse anche della protezione dei nuovi Stati membri contro il trasporto di sostanze tossiche, come nel caso della Germania e della Repubblica ceca. Penso tuttavia che tutte queste questioni verranno affrontate con successo e che l’Europa non diventerà una specie di fortezza blindata. Spero che l’Europa continuerà ad essere aperta alla collaborazione con altre nazioni dell’Europa centrale, orientale e centro-orientale. Senza l’Europa dell’est e i Balcani, l’Europa non è e non sarà mai completa.

 
  
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  Koenraad Dillen (ITS).- (NL) Signor Presidente, come i ministri europei degli affari esteri anche questo Parlamento dà ora il via libera all’allargamento del sistema Schengen agli Stati membri che hanno aderito all’UE nel 2004. Per molti ciò costituirà un sollievo.

Sono tuttavia un po’ meno euforico per quanto riguarda il sistema Schengen stesso: il fatto è che la politica europea delle frontiere aperte espande anche, e vistosamente, il campo di attività del crimine organizzato internazionale. Di conseguenza Schengen ha un effetto secondario. Il sistema delle frontiere aperte ha sempre chiesto un ulteriore trasferimento di competenze e una cooperazione ancor più stretta tra le polizie, il che è destinato a portare con il tempo ad una vera e propria forza di polizia, a procuratori e a un codice penale europei, con gli aspetti positivi ma anche negativi che ciò comporta.

Tuttavia la politica delle frontiere aperte rende i singoli Stati membri impotenti davanti ai programmi di regolarizzazione dei migranti illegali adottati in alcuni paesi – penso in particolare alla Spagna e all’Italia – che attraggono un numero sempre crescente di migranti verso le frontiere malamente protette dell’Europa. In questo la famosa solidarietà europea manca del tutto e ciò va detto.

 
  
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  Barbara Kudrycka (PPE-DE).- (PL) Signor Presidente, la decisione sulla questione Schengen era una missione impossibile, come ha affermato il Presidente Magalhães. Essa dimostra che, se c’è realmente la voglia di farlo, è possibile interconnettere in pratica le aree della libertà dei cittadini europei, compresa la libertà di viaggiare, potenziando contemporaneamente la sicurezza degli stessi cittadini, ovvero la sicurezza interna. I preparativi per tale decisione sono durati almeno 10 anni e negli ultimi due sono stati molto intensi. Nella sua forma presente il progetto Schengen è alquanto diverso da quello che era alla metà degli anni ‘80. La differenza principale è che esso è pienamente sancito nell’ordinamento giuridico riorganizzativo della Comunità. In altre parole, per quanto riguarda i nuovi paesi, la questione non è sapere se ma quando inizieremo a trarre veramente i vantaggi derivanti dall’esistenza dell’area Schengen.

In tale frangente si è tentati di indugiare nei ricordi storici e simbolici. Dopo la Seconda guerra mondiale la questione dei confini e del loro controllo ha portato a tracciare sanguinose linee di divisione sulla carta dell’Europa. Spesso attraversare un confine significava rischiare la vita. Oggi possiamo affermare che una parte della nostra eredità postbellica se n’è andata per sempre. I nuovi paesi hanno superato la fase preparatoria con le bandiere a festa. E’ soverchiamente ovvio che molte delle soluzioni adottate dalla Polonia e altri nuovi Stati membri possono e devono essere di esempio per gli attuali membri dell’area Schengen. Il vento del cambiamento portato dai nuovi paesi sarà motivo d’ispirazione per la vecchia Unione e non una minaccia, e contribuirà ad accrescere la fiducia reciproca.

Il processo di allargamento di Schengen rappresenta inoltre per noi del Parlamento una sfida e un grande lavoro. A livello personale è stato per me un onore lavorare con un relatore illustre come l’onorevole Coelho, con i colleghi del mio gruppo e con la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. Vorrei inoltre ringraziare la Presidenza portoghese per la sua eccezionale determinazione. Un grazie anche al Commissario Frattini per il suo atteggiamento favorevole e il suo impegno per questo splendido risultato, che non ha precedenti nella storia.

 
  
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  Wolfgang Kreissl-Dörfler (PSE).- (DE) Signor Presidente, l’allargamento dell’area Schengen a nove nuovi Stati membri rappresenta un passo storico che completa l’allargamento dell’Unione europea e abbatte quei confini con cui un tempo la cortina di ferro separava le nostre nazioni. Vi sono stati alcuni che credevano, prima dell’inizio di questo processo, che fosse prematuro, ma oggi possiamo dissolvere tali timori.

L’ultima valutazione ha mostrato che i nuovi Stati membri stanno dando attuazione all’acquis di Schengen con soddisfazione di tutti. A onor del vero, i controlli alle frontiere e gli incolonnamenti che hanno provocato non hanno contribuito se non in modo limitato alla sicurezza dei nostri paesi.

Il vero crimine organizzato transfrontaliero può essere combattuto efficacemente solo attraverso un’intensa collaborazione tra la nostra polizia e le autorità di sicurezza. Tale collaborazione dovrà essere migliorata in futuro e tutti sono invitati a farlo. Dopotutto, tra i vecchi Stati membri, la Germania è uno di quei paesi i cui confini sono stati più colpiti dall’abolizione dei controlli.

Vorrei pertanto dare il benvenuto ai cittadini dei paesi nostri confinanti della nostra area comune di libero movimento. Vorrei dire che anche i popoli dei nostri paesi – Germania, Austria, Italia, Francia e Spagna – beneficeranno di tale libertà appena acquisita, sia quando vanno in vacanza sia quando vanno a trovare conoscenti.

Il 21 dicembre i paesi d’Europa saranno ancora più uniti. E’ una buona cosa per i popoli europei e per l’Europa.

(PT)Ancora una volta ringrazio l’onorevole Coelho, il nostro Presidente in carica del consiglio e il Commissario Frattini.

 
  
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  Jan Jerzy Kułakowski (ALDE).- (PL) Signor Presidente, il 21 dicembre di quest’anno la Polonia aderirà all’area Schengen assieme ad altri nuovi Stati membri. Ciò costituirà un ulteriore significativo passo avanti verso la piena adesione all’Unione europea. Desideriamo pertanto esprimere tutto il nostro plauso per tale sviluppo. Il prossimo passo sarà aderire all’area euro.

Entrare nell’area Schengen non significa voltare le spalle ai nostri vicini dell’Est. Cercheremo di agevolare l’ingresso in Polonia per i loro cittadini nel quadro degli impegni di Schengen. Consentitemi di sottolineare tuttavia che potremo fare questo solo osservando gli impegni assunti quali aderenti all’area Schengen.

 
  
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  Kinga Gál (PPE-DE).- (HU) Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. La nuova Europa sta diventando una realtà che incide concretamente nella vita di tutti noi, in quanto le linee di spartizione tracciate con così grande cura nel passato non esistono più e ciò avrà un impatto maggiore di qualsiasi altro fattore sulla vita di ogni giorno di tutti quelli, come noi, che vivono nella regione interessata. Desidero congratularmi e ringraziare la Presidenza portoghese per avere creato l’opportunità e il quadro tecnico per quanto si realizza oggi. Desideriamo ringraziare il Commissario Frattini per l’aiuto ricevuto da questi Stati membri. Infine ma non meno importante un ringraziamento al collega onorevole Coelho per aver vissuto la questione come una missione.

Ora possiamo avvertire i benefici dell’allargamento come una realtà concreta nonché l’importanza sia a livello simbolico che a livello pratico di poter, ad esempio, attraversare i ponti sul Danubio senza controlli o a remi, cose che rappresentavano un sogno proibito dei nostri genitori. Quel prezioso anelito di molte generazioni si sta concretizzando. E in questo modo la storia riconosce oggi che i nostri giovani eroi del 1956 avevano ragione.

Allo stesso tempo dobbiamo fare di tutto per estendere quanto prima questa zona alla Bulgaria e alla Romania, paesi che hanno recentemente aderito. In quest’ultimo caso – ad esempio nel caso della Transilvania – sarà molto importante il confine tra Romania e Ungheria e sarà possibile un paragone con quanto provato dalle persone che vi vivono quando è caduto il confine franco-tedesco.

Allo stesso tempo non possiamo dimenticare che i controlli saranno ancora più severi in corrispondenza delle frontiere esterne dell’area Schengen. Per tale motivo i gruppi etnici che vivono al di fuori dei nostri confini, gli ungheresi che vivono nella Vojvodina e nei Subcarpazi, saranno svantaggiati: il nostro contatto stretto con loro è una condizione per la loro permanenza in quel luogo e un obbligo costituzionale per noi. Le frontiere esterne non possono trasformarsi per queste comunità in una nuova cortina di ferro. Per noi solo in tal modo, ovvero prestando attenzione a chi rimane fuori, le celebrazioni per l’apertura delle frontiere possono essere complete. Vi ringrazio per la parola concessami.

 
  
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  Genowefa Grabowska (PSE).- (PL) Signor Presidente, come i precedenti oratori desidero anch’io ringraziare la Presidenza portoghese per la grande determinazione con cui ha lavorato per l’allargamento del sistema Schengen. Accolgo favorevolmente il fatto che una delle ultime differenze di trattamento rimaste tra i cittadini della vecchia e della nuova Unione scomparirà il 21 dicembre di quest’anno.

In particolare come polacca sono orgogliosa del fatto che al mio paese spetti il controllo di oltre 1200 chilometri di frontiere esterne dell’Unione e che l’agenzia FRONTEX abbia sede a Varsavia.

Allo stesso tempo desidero sottolineare che il sistema Schengen non è inteso ad isolare l’Unione dai suoi vicini. Esso non punta a creare una cosiddetta “fortezza Europa”. Penso che dovremmo cogliere questa opportunità per inviare un segnale, da quest’Aula, ai nostri vicini che si trovano al di là delle frontiere dell’Unione, compresi i cittadini di Russia, Ucraina e Bielorussia, dicendo chiaramente che il confine dell’Unione non è assolutamente un muro per difenderci da loro. Dobbiamo far sapere che si tratta semplicemente di una misura di sicurezza per l’Unione e che non cesseremo di essere buoni vicini.

 
  
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  István Szent-Iványi (ALDE).- (HU) L’ingresso di nove Stati membri costituisce un significativo passo avanti per l’integrazione, sia per l’Unione europea sia per gli Stati membri interessati. Finalmente l’adesione all’Unione europea porterà un beneficio concreto per i cittadini. Un grazie per questo risultato va riconosciuto alla Presidenza portoghese, che ha fatto di tutto perché potessimo aderire alla data programmata, nel 2007, anche se ci sono stati tentativi per impedire che ciò accadesse. Un grazie anche agli Stati membri interessati per il grande sforzo profuso per soddisfare i severi criteri e le condizioni.

E’ molto importante che non scenda una nuova cortina di ferro tra i paesi che hanno appena aderito e i paesi loro confinanti. Gli accordi per uno snellimento delle procedure per l’ottenimento di visti e per il traffico locale di frontiera possono costituire un grande contributo in tal senso, tuttavia l’obiettivo ultimo resta in ogni caso quello dell’esenzione dal visto. Per questo occorre fissare tempi specifici e realistici, in modo da arrivare a tale esenzione il prima possibile. Grazie.

 
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