Presidente. − L’ordine del giorno reca in discussione:
- l’interrogazione orale sulla strategia del Consiglio per la Conferenza di Bali sul cambiamento climatico (COP 13 e COP/MOP 3), dell’onorevole Guido Sacconi, a nome della commissione temporanea sul cambiamento climatico al Consiglio (O-0057/2007 - B6-0379/2007), e
- l’interrogazione orale sulla strategia del Consiglio per la Conferenza di Bali sul cambiamento climatico (COP 13 e COP/MOP 3), dell’onorevole Guido Sacconi, a nome della commissione temporanea sul cambiamento climatico al Consiglio (O-0058/2007 - B6-0380/2007).
Guido Sacconi (PSE), autore.– Signor Presidente, signor Ministro, signor Commissario, onorevoli colleghi, non c’è proprio bisogno di spiegare a voi quale sia l’importanza della Conferenza delle parti di Bali che è ormai imminente e in vista della quale appunto abbiamo chiesto di conoscere nuovamente la vostra strategia, la vostra linea di condotta.
Noi come Unione europea siamo autonomamente impegnati in uno sforzo straordinario, possiamo dire, che però sappiamo non poter essere risolutivo.Il nostro obiettivo, che condividiamo, è di contenere entro i due gradi il riscaldamento globale rispetto al periodo dell’industrializzazione, sapendo che si tratta già di una soglia ad alto rischio, tant’è che sarà comunque necessario per alcune zone del pianeta, per alcune parti d’Europa, prevedere com’è prevista, una politica di adattamento.Ma se davvero vogliamo perseguire questo difficile obiettivo sappiamo che è assolutamente indispensabile un nuovo trattato internazionale.
Il peso della responsabilità dell’Unione europea sappiamo essere limitato (14 per cento delle emissioni globali di gas a effetto serra).Un nuovo trattato internazionale che tenga conto dei cambiamenti che sono intervenuti da Kyoto in qua, in particolare la straordinaria, esplosiva, crescita economica dei giganti asiatici:bene, Bali è un passaggio chiave in questa direzione, non sarà la sede in cui si fa l’accordo, sarà la sede in cui parte il negoziato e sarà quindi fondamentale che da Bali scaturisca un mandato negoziale chiaro, con scadenze precise, in vista di una conclusione entro il 2009.
Negli ultimi mesi il contesto mondiale è cambiato dal punto di vista politico, economico, culturale, diciamo così, dai rapporti IPCC che avranno l’ultima sintesi alla fine di questa settimana, che sarà presentata a Valencia, al Premio Nobel assegnato ad Al Gore e agli scienziati dell’IPCC.E’ cambiato davvero molto in questi mesi e si può quindi essere ottimisti, di un ottimismo critico e vigilante, diciamo così.
Ecco io voglio spiegare con un’ultima battuta il senso della risoluzione che noi abbiamo predisposto e che sono sicuro domani sarà adottata a larga maggioranza da questo Parlamento:è un contributo, un contributo ai negoziatori per essere più forti in questo avvio di negoziato.Ringrazio la signora Hassi, che insieme agli altri relatori ha saputo fare una sintesi, evitare che diventasse un albero di Natale in cui c’è tutto.E’ molto finalizzato a quel negoziato e come tale noi ve lo proponiamo.
Satu Hassi (Verts/ALE), autore. –(FI) Signor Presidente, desidero esprimere il mio ringraziamento per l’eccellente livello di cooperazione con i relatori ombra dei gruppi politici nei negoziati condotti su questa risoluzione. Il cambiamento climatico è ormai una realtà e avanza più rapidamente del previsto. Un’indicazione drammatica in tal senso è quella avuta alla fine dell’estate scorsa, quando un milione di metri quadrati di ghiaccio nell’oceano Artico si è disciolto, ovvero un’area equivalente alla superficie di Finlandia, Svezia e Norvegia messi assieme. Quanto dicono gli scienziati sull’avanzamento del cambiamento climatico e sull’urgente necessità di tagliare le emissioni ha toni ancora più allarmanti. Tali indicazioni vengono inoltre confermate da informazioni preliminari sull’incontro in corso a Valencia questa settimana del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici.
E’ importante che tra il protocollo di Kyoto e il successivo accordo sul clima non vi sia un periodo scoperto. Questo è il motivo per cui il trattato post-2012 deve essere pronto non più tardi del 2009. A Bali l’UE deve fare tutto quanto in suo potere per ottenere un mandato negoziale per far sì che il surriscaldamento globale rimanga contenuto entro i due gradi. A tal fine il ruolo di punta assunto dall’UE è essenziale. Noi stiamo mostrando la strada da percorrere con le misure da noi assunte per ridurre le nostre emissioni ma anche con il coordinamento di negoziati internazionali. E’ importantissimo coinvolgere tutti i paesi industrializzati, compresi gli Stati Uniti, sebbene ciò non sarà sufficiente per salvare il clima. Parimenti importante sarà far sì che le grandi economie emergenti come Cina e India accettino delle limitazioni sull’aumento delle rispettive emissioni. Qui sta forse la sfida più difficile nella storia della diplomazia internazionale. Dobbiamo comprendere che se Cina, India e altre economie simili accettano delle limitazioni alle rispettive emissioni, ciò significherà un enorme cambiamento nel loro modo di pensare e di agire. Per questo dobbiamo essere preparati a dare loro qualcosa in cambio. In altre parole dobbiamo anche fornire un’assistenza finanziaria per la diffusione in questi paesi di tecnologie pulite e compatibili con il clima.
Vorrei ricordare a tutti che Nicholas Stern ha calcolato che per proteggere il clima sarebbe necessario ogni anno l’1% del PIL globale. Dopo la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti hanno destinato il 2% del loro PIL agli aiuti del piano Marshall. Dopo la guerra era importante avviare la ricostruzione tuttavia oggi è ancora più importante evitare una catastrofe paragonabile che deriverebbe dal cambiamento climatico. Dobbiamo pertanto essere pronti a pagare per salvaguardare il clima.
Manuel Lobo Antunes,Presidente in carica del Consiglio. −(PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli deputati, si sta avvicinando il momento in cui l’isola indonesiana di Bali accoglierà i delegati per la 13a conferenza delle parti alla Convenzione sui cambiamenti climatici, a cui si chiederà ancora una volta di utilizzare al meglio la propria esperienza e negoziare soluzioni di portata storica.
In considerazione del primo periodo di conformità con il protocollo di Kyoto, dal 2008 al 2012, i preoccupanti dati scientifici emersi nel frattempo in merito ai recenti sviluppi del cambiamento climatico sottolineano quanto sia urgente individuare una risposta collettiva ed efficace a tale sfida, in quanto è in gioco il futuro del nostro pianeta. In tale contesto Bali rappresenta l’ultima opportunità per avviare negoziati per un accordo globale e comprensivo sul regime per il clima post-2012. Siamo consapevoli delle difficoltà di questo processo.
L’Unione europea andrà a Bali con la stessa risolutezza che l’ha guidata negli ultimi 15 anni, durante i quali abbiamo assunto, senza esitazioni e ambiguità, il ruolo di leader della comunità internazionale in questa grande sfida globale. L’obiettivo principale dell’Unione europea alla conferenza di Bali sul cambiamento climatico riguarderà il processo stesso, ovvero perché prenda avvio un processo negoziale globale e completo.
Desidero inoltre informarvi che l’UE considera essenziali per creare un quadro post-2012 efficace e adeguato i seguenti fattori: in primo luogo la continuazione dello sviluppo di una prospettiva comune sul problema di come raggiungere l’obiettivo principale della convenzione; in secondo luogo il raggiungimento di un accordo sull’adozione di impegni più severi da parte dei paesi industrializzati in merito alle emissioni globali; terzo, agevolare la disponibilità di contributi nuovi, giusti ed efficaci da parte di altri paesi, con incentivi creati tramite nuovi tipi di impegni flessibili volti a ridurre l’intensità delle emissioni di gas serra associate allo sviluppo economico; quarto, espandere il mercato dell’anidride carbonica, in particolare potenziando meccanismi innovativi e flessibili; quinto, rafforzare la cooperazione nei settori della ricerca, dello sviluppo, della divulgazione, delle previsioni e della trasparenza nel settore tecnologico; infine, intensificare gli sforzi di adattamento, in particolare per quanto riguarda gli strumenti per la gestione del rischio, il finanziamento e le tecnologie.
Signor Presidente, onorevoli deputati, le cifre parlano da sole. A Kyoto siamo stati in prima linea per assumere impegni più ambiziosi di quelli iniziali e oggi l’UE e gli Stati membri hanno chiaramente definito obiettivi ambiziosi che ci confermano in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico. Come il Presidente in carica del Consiglio europeo ha sottolineato a New York, il cambiamento climatico costituisce innegabilmente una delle maggiori sfide che l’umanità si trova ad affrontare, e da semplice teoria è diventato motivo di preoccupazione reale e diffusa per tutti i cittadini del mondo.
Si tratta di una sfida globale che richiede una risposta globale, la cui efficacia dipenderà dall’azione collettiva della comunità internazionale. Per questo motivo insistiamo sul fatto che va fatto ogni sforzo per negoziare l’accordo comprensivo globale, come dicevo, per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che rappresenta e deve continuare a rappresentare il quadro di riferimento essenziale e centrale per tutte le azioni e le iniziative da assumere in tale settore.
E’ pertanto giunta l’ora che gli Stati si assumano le proprie responsabilità e che svolgano un ruolo reale e proporzionato nella lotta globale contro il cambiamento climatico. Incoraggiati dalla discussione tra i capi di Stato e di governo al recente Vertice informale di Lisbona sull’Europa e la globalizzazione, che ha chiaramente indicato il cambiamento climatico tra i temi prioritari dell’UE, e anche dalle conclusioni per la preparazione del COP 23 della commissione ambiente del 30 ottobre, andremo a Bali con l’impegno di contribuire attivamente al raggiungimento di un risultato che possa tradursi in progressi concreti e visibili sul futuro del regime climatico. Bali rappresenta non la fine ma piuttosto l’inizio di un percorso, la roadmap di cui tanto si è parlato negli ultimi anni. Si tratta di una sfida complessa e difficile ma che tuttavia può essere vinta e non può essere rinviata. Dal canto suo l’UE è preparata a guidare tale sfida in quanto ciò è quello che vogliono i nostri cittadini.
Stavros Dimas,Membro della Commissione.−(EL) Signor Presidente, la ringrazio per l’opportunità che abbiamo avuto oggi di scambiare alcune opinioni sulla posizione che l’UE rappresenterà alla conferenza dell’ONU di Bali che si apre il 3 dicembre.
La Commissione e il Parlamento europeo hanno dato un contributo decisivo all’adozione di una politica europea ambiziosa sul cambiamento climatico, assumendo un ruolo di guida sulla scena internazionale e una posizione costruttiva rispetto ai nostri partner principali tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Attendo con interesse di poter continuare tale stretta e fruttuosa cooperazione a Bali, dove il Parlamento sarà rappresentato da una delegazione forte.
L’interrogazione presentata dalla commissione temporanea sul cambiamento climatico riguarda le questioni più importanti che verranno affrontate a Bali.
Una di queste verte su come assicurarsi il sostegno dei nostri partner principali per avviare i negoziati, con l’obiettivo di concludere un accordo internazionale che punti ad assicurare la limitazione del surriscaldamento globale a 2 °C.
La conferenza di Bali costituirà sicuramente una pietra miliare nello sforzo internazionale di lotta contro il cambiamento climatico. Bali costituirà il primo test concreto sulla determinazione della comunità internazionale di tradurre in azione le dichiarazioni politiche.
I segni incoraggianti sono molti. Il cambiamento climatico costituisce ora una delle massime priorità in politica internazionale; una questione di cui si occupano direttamente i capi di Stato e di governo di tutto il mondo. Un mese fa il primo incontro nel suo genere organizzato dal Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon a New York ha inviato un messaggio molto forte: il cambiamento climatico è oggi riconosciuto da tutti i leader del mondo come una questione che impone alla comunità internazionale un’azione urgente e decisiva.
Il recente incontro a Bogor ha inoltre confermato esserci una visione comune tra un numero di paesi che va via via aumentando sulla necessità di raggiungere un accordo a Bali sull’avvio dei negoziati ufficiali che portino ad un accordo sul cambiamento climatico per il periodo dopo il 2012.
Finora le discussioni hanno indicato che esiste una convergenza di vedute sui punti principali da inserire nell’accordo per il periodo post-2012. Chiaramente alcuni preferirebbero dei poli tematici (riduzione, adattamento, tecnologie, finanziamento) rispetto alla fissazione dei punti principali per un accordo a Bali, che è la posizione dell’UE.
Resta il fatto che l’UE è riuscita in gran parte a fissare l’agenda per la conferenza di Bali. La strategia dell’UE sul clima e l’energia, approvata dal Consiglio europeo del marzo 2007 sulla base di una mozione collegata della Commissione, ha sortito un effetto decisivo sugli obiettivi e sul livello di ambizione della conferenza di Bali nonché sull’architettura dell’accordo post-2012 sul cambiamento climatico.
La strategia dell’UE ha costituito la base per una serie di discussioni multilaterali e bilaterali. Alla fine del mese l’UE discuterà la questione del cambiamento climatico tra le priorità dei Vertici UE-Cina e UE-India. Tocca ai nostri interlocutori dei paesi industrializzati dare una risposta e collaborare sugli obiettivi fissati dall’UE, agendo sempre sulla base di dati scientifici.
I paesi industrializzati devono continuare a guidare l’iniziativa formulando impegni ambiziosi per la riduzione delle emissioni in termini assoluti. Disponiamo dei mezzi economici e tecnici per limitare le emissioni di gas serra. Se noi e gli altri paesi industrializzati non facciamo il primo passo, come possiamo pretendere da parte delle economie emergenti e in rapido sviluppo un’azione in tal senso, specialmente in considerazione della sua portata?
Cionondimeno le previsioni sull’aumento delle emissioni a livello mondiale non lasciano dubbi che anche i paesi in via di sviluppo debbano contribuire. Non chiediamo loro di impegnarsi temporaneamente su riduzioni delle emissioni in termini assoluti. Tuttavia con il nostro aiuto i paesi in via di sviluppo devono rallentare il tasso di aumento delle loro emissioni. Pertanto su scala globale nei prossimi 10-15 anni, una volta raggiunto un picco nelle emissioni di CO2, queste potranno cominciare a diminuire in termini assoluti.
Questo è il solo modo in cui possiamo mantenere l’aumento della temperatura media del pianeta entro il limite di 2 °C. In tale contesto dobbiamo focalizzarci su proposte specifiche che vadano a potenziare i finanziamenti e gli investimenti nelle tecnologie pulite e il trasferimento di queste tecnologie ai paesi in via di sviluppo.
Pertanto sosteniamo l’iniziativa dei nostri ospiti indonesiani di invitare i ministri delle Finanze ad un incontro su cambiamento climatico e finanziamento che si terrà a Bali negli stessi giorni della conferenza.
Se vuole mantenere il proprio ruolo guida a livello internazionale l’UE deve soprattutto conseguire risultati sul proprio territorio. La Commissione approverà il pacchetto di misure su clima ed energia all’inizio del prossimo anno e pianificherà le misure necessarie per raggiungere tali obiettivi, nella fattispecie una riduzione unilaterale delle emissioni del 20 per cento, o del 30 cento qualora si giunga ad un accordo internazionale.
Tale pacchetto di misure comprenderà proposte sulla distribuzione delle responsabilità e degli obblighi dagli Stati membri al fine di migliorare il sistema comunitario di scambio delle emissioni e raggiungere gli obiettivi in termini di sorgenti energetiche rinnovabili.
Le misure da prendere a livello comunitario devono inoltre contribuire a ridurre le emissioni. Un esempio sono le nostre prossime proposte su CO2 e veicoli a motore, come discusso durante la plenaria di ottobre nel Parlamento europeo.
La Commissione proporrà un quadro normativo per conseguire un obiettivo comunitario di 120 g/km entro il 2012. La Commissione presenterà inoltre il quadro giuridico per la cattura e lo stoccaggio della CO2, con le necessarie garanzie in termini di protezione ambientale.
Bali costituisce solo l’inizio del processo negoziale, come ha detto in precedenza il Presidente. Ora dobbiamo prepararci e ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile per il percorso che abbiamo scelto.
L’UE intensificherà i contatti bilaterali con i maggiori partner e utilizzerà al meglio i prossimi vertici nonché tutti gli incontri importanti a livello internazionale.
Come ho precedentemente osservato, nonostante segni incoraggianti provenienti da tutto il mondo, permangono comunque importanti differenze di vedute. Ad esempio non vi è accordo su come combattere il cambiamento climatico e in particolare sul tipo e la natura degli obiettivi, in quanto gli Stati Uniti continuano ad opporsi ad obiettivi vincolanti.
Obiettivi di questo tipo sono di fondamentale importanza se vogliamo assicurare l’efficacia del nostro accordo e il rafforzamento del mercato globale della CO2. Continueremo a cooperare con tutti i soggetti degli Stati Uniti che possono contribuire ad un cambiamento di posizione a livello federale.
Negli stessi Stati Uniti è in corso un dibattito molto vivace sulla lotta al cambiamento climatico. Da varie parti degli Stati Uniti riceviamo un messaggio chiaro nonché richieste per un’azione decisiva in preparazione della conferenza di Bali.
Tramite i vari contatti di questo Parlamento con i colleghi di altri parlamenti in tutto il mondo e con rappresentanti del mondo industriale e della società civile, contiamo sul sostegno del Parlamento europeo per promuovere gli obiettivi ambiziosi dell’UE relativi al cambiamento climatico.
Tale sostegno è necessario perché i nostri sforzi possano rafforzare la cooperazione internazionale sul cambiamento climatico.
(Applausi)
PRESIDENZA DLL’ON.MARTINEROURE Vicepresidente
Eija-Riitta Korhola, a nome del gruppo PPE-DE. –(FI) Signora Presidente, prima di tutto vorrei ringraziare sinceramente l’onorevole Hassi per il suo contributo alla risoluzione. E’ chiaro che questa sarà forse una delle conferenze più importanti, se non la più importante, sul cambiamento climatico. Purtroppo le ultime cinque conferenze non hanno registrato grandi progressi. E’ giunta finalmente l’ora decidere misure concrete per il periodo post-2012.
L’elemento comune di tutte le conferenze precedenti è che, invece di segnare delle svolte reali, come UE abbiamo sì riscosso approvazione per il ruolo guida esercitato nelle azioni unilaterali da noi promosse e nelle nostre aspirazioni in materia ambientale, ma solo per tirare avanti per un altro anno. Il problema è che sono urgentemente necessarie misure globali per quello che è un problema climatico globale, sebbene appaia difficile addivenire a tali misure. Ad esempio un anno fa la conferenza di Nairobi non ha dato alcuna indicazione sul possibile impegno da parte dei nuovi paesi importanti per la riduzione delle emissioni a partire dal 2013. Abbiamo dovuto pertanto sperare che i negoziati al di fuori del quadro del protocollo di Kyoto portassero a riduzioni delle emissioni tra i soggetti inquinanti più grandi del mondo, ovvero Stati Uniti, Cina, India e Russia.
Forse la sfida più tangibile per i paesi in via di sviluppo è l’idea di solidarietà. Ad un certo punto nessuno avrebbe potuto prevedere sino a qual punto le emissioni avrebbero iniziato ad aumentare e ora circa la metà di tutte le emissioni provengono dai paesi in via di sviluppo, principalmente Cina e India. Naturalmente i cittadini di questi paesi hanno il diritto di veder crescere la propria economia ma è comunque interesse di tutti che si tratti di una crescita la più pulita possibile. La situazione negoziale è pertanto complicata, come del resto anche il lato pratico della questione. Le aziende che operano a livello globale potrebbero essere tentate di continuare ad investire in quei paesi dove non esistono norme ambientali adeguate o limiti per le emissioni. Tuttavia non c’è solidarietà per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo se si va ad inquinare l’ambiente in cui vivono. Inoltre spostare le emissioni non vuol dire ridurle. Il risultato di tutto ciò è che tre emissioni su quattro stanno aumentando rapidamente. Partendo da tali presupposti dove si può andare? Ci sarà tempo per disaccoppiare la produzione industriale dalle restrizioni paesi-specifiche per elaborare invece un sistema mondiale per i settori industriale e un’economia internazionale dell’anidride carbonica? Le priorità devono essere quelle del contenuto energetico, dell’ecoefficienza e delle tecnologie a basse emissioni e del loro sviluppo.
Elisa Ferreira, a nome delgruppoPSE. –(PT) Signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei iniziare congratulandomi sinceramente con la relatrice onorevole Hassi per il testo di apertura e per la capacità dimostrata di produrre impegni su tale complessa questione.
Il testo in votazione riflette il sincero sforzo fatto dei vari gruppi politici per inviare a Bali un messaggio chiaro, efficace e di mobilitazione. Si tratta dell’unico modo per assicurare che vi siano le condizioni per raggiungere l’obiettivo centrale, che è quello di trasformare l’incontro di Bali nel punto di partenza perché tutte le parti a livello globale assumano impegni politici chiari e quantificabili per la lotta contro il cambiamento climatico entro il 2009.
Tutti abbiamo dovuto fare sacrifici e adattamenti. L’obiettivo sarà stato raggiunto se il testo otterrà un’ampia approvazione parlamentare, perché ciò darebbe agli occhi del mondo una legittimazione democratica allo spirito pionieristico dell’UE sui temi ambientali e climatici. Tuttavia tale spirito pionieristico comporta ulteriori responsabilità, in particolare per quanto riguarda la qualità delle specifiche proposte presentate, che devono prevedere sia riduzioni che adattamenti. Occorre tenere presente in particolare il fatto che i maggiori costi di adattamento ricadono attualmente sulle regioni più povere del mondo e che meno hanno contribuito al problema e che sono meno attrezzate per risolverlo. Le proposte devono far sì che le varie responsabilità internazionali in termini di riduzione siano distribuite in modo equo, proporzionale e leale.
Gli impegni in materia ambientale dovranno essere adattati in base al processo di sviluppo a cui hanno diritto anche i paesi e le regioni più poveri, che comprende l’accesso ai normali standard di benessere e di comfort, sia per i paesi meno sviluppati sia per le enormi popolazioni delle economie emergenti. Se da un lato l’approccio pionieristico europeo rappresenta un dovere, esso deve cionondimeno essere visto anche come un’opportunità per ottenere vantaggi comparativi in termini di innovazione e di tecnologie collegate all’ambiente. Ciò sarà possibile solo se le considerazioni e gli impegni di carattere ambientale verranno gradualmente a costituire la regola alla base dell’economia globale. Diversamente le buone pratiche dell’UE costituirebbero una distorsione della concorrenza e contrarierebbero i cittadini.
In tale contesto il Parlamento formula il suggerimento pratico in base al quale gli impegni nazionali devono essere integrati dalla valutazione di possibili impegni settoriali globali con l’obiettivo di creare criteri di valutazione e buone pratiche accettate a livello internazionale per tutti i settori industriali e dei servizi che partecipano alla concorrenza internazionale. Si tratta di un programma molto ambizioso ma l’UE deve assumersi le responsabilità che corrispondono al suo ruolo di leader positivo che è così importante per la sopravvivenza del pianeta.
Lena Ek, a nome del gruppo ALDE. – (SV) Signora Presidente, signor Ministro, signor Commissario, l’inizio dei negoziati a Bali in dicembre di quello che sarà il nuovo accordo di Kyoto è naturalmente estremamente importante. Il Parlamento si sta preparando attraverso questa discussione e una risoluzione e anche il Consiglio si è preparato con una risoluzione. Quello che ancora manca mi pare è una cooperazione chiara tra le varie istituzioni dell’UE. Questa è una grande responsabilità della Presidenza portoghese. A Bali l’Unione europea deve parlare con una voce sola.
Un elemento importante è vedere come la situazione nei paesi in via di sviluppo può essere gestita e come essi sapranno coniugare sviluppo economico e tecnologie ecocompatibili. Hanno bisogno della nostra assistenza, non solo a parole, ma anche in denaro, nello sviluppo di metodi e nell’accesso alle nuove tecnologie. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi su varie aree politiche e cambiare gli aiuti in modo che siano anch’essi clima-compatibili.
Parte della soluzione dipende anche dal secondo punto a cui volevo accennare, quello del patrimonio boschivo. Oggi vaste aree sono soggette a distruzione e tutti sappiamo cosa ciò significhi per il clima. Tali distruzioni sono anche catastrofiche per coloro che vivono nelle aree colpite, dato che così vengono meno i loro mezzi di sussistenza. Occorre sviluppare un metodo di lavoro in base al quale paghiamo i paesi in via di sviluppo e le normali famiglie perché sorveglino e si occupino delle aree forestali. La sostenibilità della produzione è molto importante. Una foresta completamente vergine è positiva dal punto di vista della biodiversità ma una foresta in putrefazione emette grandi volumi di gas metano. Ciò che occorre è una foresta viva il cui prodotto finale venga gestito in modo da catturare la CO2 e altri gas serra.
Quello di Bali sarà un incontro grande, difficile e caotico. Il meglio che possiamo fare è prepararci bene in modo da avere un buon inizio dei negoziati. A tal fine questa discussione rappresenta un ottimo strumento tuttavia occorre anche prepararsi assieme con i nostri amici tramite un forte dialogo transatlantico e un dialogo con Cina e India. Sappiamo che 25 Stati da soli emettono l’83 per cento dei gas che devono cessare e, signor Commissario, signor Ministro, i veri amici sono quelli che non si limitano ai convenevoli ma che ti ascoltano.
Liam Aylward, a nome del gruppo UEN.–(EN) Signora Presidente, anch’io desidero congratularmi con l’onorevole Hassi per il suo lavoro e il contributo alla discussione.
Vorrei congratularmi anche con Al Gore, l’ex Vicepresidente degli Stati Uniti, per il Nobel per la pace recentemente assegnatogli per il prezioso lavoro svolto nel sottolineare l’esigenza di un’azione internazionale per fermare il cambiamento del clima.
L’assegnazione di questo premio costituisce un riconoscimento internazionale che il cambiamento del clima è in cima all’agenda politica internazionale. E’ giunta l’ora di un’azione internazionale in modo che tutti possiamo assicurare assieme che le emissioni di biossido di carbonio vengano notevolmente ridotte nell’immediato futuro. Pertanto appoggio pienamente gli impegni assunti dell’UE, i cosiddetti 20/20 e 50/50, per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Bali costituisce una reale opportunità per concordare un mandato ufficiale e un quadro per assicurare impegni chiari e fermi a livello internazionale per il periodo post-2012.
Che a Bali si pongano le fondamenta e si tracci la roadmap in base ad una visione condivisa, impegni fermi da parte dei paesi inutilizzati, l’espansione del ricorso ai mercati dell’anidride carbonica, il rafforzamento della cooperazione nella ricerca tecnologica e nella riduzione della deforestazione. Non dimentichiamo inoltre che l’UE deve ottenere risultati al suo interno per poter dare l’esempio agli altri.
Pertanto attendo con interesse la proposta che il Presidente Pöttering presenterà a febbraio su come quest’Aula, il Parlamento europeo, possa anch’esso ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica.
Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. –(DE) Signora Presidente, è ormai pratica comune nell’Unione europea, come abbiamo ascoltato oggi dal Presidente in carica del Consiglio, parlare del ruolo europeo di leader nello sforzo internazionale contro il cambiamento climatico. Se torno con la mente a marzo e alle decisioni assunte in occasione del Vertice per fissare gli obiettivi di una riduzione del 20% delle emissioni di CO2, di un aumento del 20% dell’efficienza energetica e di una quota di energie rinnovabili del 20% entro il 2020, sembra effettivamente potersi parlare di un ruolo di leader.
Trovo altamente deplorevole che i negoziati con gli Stati membri sul pacchetto energetico non abbiano compiuto abbastanza progressi da consentirci di sostenere con i fatti tali decisioni del Vertice a Bruxelles prima della conferenza di Bali. Se i paesi con i quali l’UE intende negoziare a Bali osservano la situazione europea e notano quanto siano difficili i negoziati con gli Stati membri sull’efficienza energetica e le energie rinnovabili, essi vedranno che l’intera questione ha rasentato la tragedia. Ritengo che sia un segno di cattivo auspicio chiedere, come facciamo noi, passi da gigante sulla scena mondiale per poi procedere in punta dei piedi a casa nostra. Nel caso nostro non si tratta di una mancanza di tecnologie. Il nostro problema è che ci manca totalmente il coraggio politico di intervenire sui cambiamenti marini discussi in marzo nelle nostre politiche sulle energie e sulle risorse.
Devo dire che, quando è stata adottata la relazione Reul durante l’ultima tornata nella plenaria, ho appreso con sgomento che eravamo tornati a discutere di carbone e di opzioni di energia nucleare e mi vergogno profondamente che ora gli europei offrano ai paesi africani energia nucleare come una soluzione ai problemi del clima. Ritengo che alcuni europei siano usciti di senno.
Roberto Musacchio, a nome del gruppo GUE/NGL.– Signora Presidente, arriva in quest’Aula un testo che è il frutto di un lavoro collettivo della commissione clima. Questa commissione, costruita ad hoc con un mandato di grande importanza, ha realizzato importanti iniziative di ascolto e di confronto e ha predisposto uno strumento utile a che l’Europa possa giocare un ruolo importante nella tredicesima Conferenza tra le parti di Bali.
Il cuore della politica proposta è chiaro e forte.Occorre un approccio politico, multilaterale, che si fondi sull’ONU, che assuma l’IPCC e prospetti forti cambiamenti non solo tecnologici ma anche di modello sociale.Occorrono trasferimenti di tecnologie, cooperazione, una nuova logica ambientale e dello sviluppo.I 3,20% proposti da Commissione e Consiglio sono in tal senso solo l’avvio, anche se positivo.Occorre pensare in grande e verso il futuro e del futuro francamente non è certo il ritorno a tecnologie del passato, vecchie, pericolose, non condivise come il nucleare.
Occorre anche cominciare a pensare a proposte innovative che noi stessi abbiamo avanzato nel dibattito parlamentare e che ora sono riprese con maggiore autorevolezza da personalità importanti come la Cancelliera signora Merkel.Parlo del calcolo pro capite delle emissioni, che insieme all’onorevole Vittorio Prodi abbiamo proposto, che è molto importante di fronte alla realtà che ci dice che oggi c’è una diseguaglianza nelle emissioni e che bisogna ridurle tutte in modo egualitario.
Bastiaan Belder, a nome del gruppo IND/DEM. –(NL) Signora Presidente, desidero fare le seguenti considerazioni a nome del mio collega onorevole Hans Blokland.
Per iniziare devo ringraziare assai calorosamente l’onorevole Satu Hassi per l’importante lavoro da lei svolto per arrivare alla risoluzione che è sotto i nostri occhi. In vista della prossima conferenza sul cambiamento climatico di Bali è importante registrare nel modo più sintetico possibile la posizione del Parlamento europeo, e proprio questo ha fatto l’onorevole Satu Hassi.
Ora che l’Unione europea si sta concentrando fortemente su una politica ambientale, è giunto il momento che si mobilitino anche altre parti del mondo, inclusi i paesi che non hanno ancora ratificato l’accordo di Kyoto. A Bali l’Unione europea deve dimostrare le proprie credenziali di leader, non con un atteggiamento di superiorità ma in uno spirito di cooperazione.
Guardo alla conferenza di Bali come ad una perfetta opportunità per tutti noi di sederci assieme ad un tavolo e di considerare le azioni da intraprendere sulla politica per il clima dopo il 2012. Ciò richiederà sforzi congiunti in tutto il mondo atti a salvaguardare la qualità del mondo e il nostro futuro.
Karl-Heinz Florenz (PPE-DE).-(DE) Signora Presidente, mi consenta di dare un caloroso benvenuto al Commissario Stavros Dimas. Attendiamo con interesse le discussioni che avremo assieme a Bali sul cammino che l’Europa intende seguire in tema di politica sul clima.
Nella ricerca di una politica sul clima vedo una sfida per tutti noi. Non si tratta di una questione riservata ad ambientalisti sognatori o a commercianti liberali ma una sfida alla quale dobbiamo rispondere tutti assieme e questo è proprio quello che la commissione temporanea sul cambiamento climatico sta facendo. Non tutti apprezzano ancora questo fatto ma tuttavia l’inizio è stato buono.
Bali costituisce una pietra miliare, su questo non ci sono dubbi. Un buco dopo Bali sarebbe anche un buco post-Kyoto e costituirebbe un disastro, non solo per l’ambiente ma anche in termini di politica economica in quanto l’industria non può investire se non dispone di dati reali. Si tratta anche di capire a che punto siamo e che cosa possiamo effettivamente offrire a Bali, in quanto dobbiamo avere qualcosa da offrire, altrimenti non possiamo pretendere che altri continenti si aggiungano a noi in uno sforzo comune per risolvere il problema.
Per questo motivo è opportuno e giusto che qui ci impegniamo a fare offerte. 20% per tre significa molto e saremmo felici di centrare tali obiettivi. Sicuramente vedo ancora grossi ostacoli davanti a noi ma penso che ce la faremo. Inoltre, proprio perché dobbiamo dare il buon esempio, penso che perverremo ad una politica estera ambientale europea che contribuisca anche a dare una risposta alle questioni che ci poniamo, come ad esempio perché si verificano questi giganteschi incendi nel pianeta che producono più CO2 di tutte le centrali elettriche europee messe assieme.
Penso che l’Europa debba impegnarsi su questo e in tal senso siamo a buon punto, cosicché i cittadini americani degli Stati Uniti – non necessariamente attraverso il loro governo – siano spinti a fare anche loro un passo in avanti. Questa è esattamente la direzione in cui ci stiamo muovendo. Considero il cambiamento climatico come un’opportunità economica d’oro. Se non la cogliamo noi lo faranno sicuramente altri.
Riitta Myller (PSE).-(FI) Signora Presidente, la credibilità della leadership mostrata dall’Unione europea nel settore della politica sul clima si misurerà a dicembre a Bali. Il risultato dovrà essere una volontà globale che si concretizzi in un chiaro mandato per evitare l’aumento della temperatura del pianeta di oltre due gradi. L’Unione europea ha già assunto le proprie decisioni. Il raggiungimento dell’obiettivo tuttavia richiederà l’impegno di tutti paesi industrializzati, ad esempio degli Stati Uniti e dall’Australia, in termini di riduzioni quantitative delle emissioni.
Non possiamo più permetterci di discutere come abbiamo fatto finora se tali obiettivi vadano conseguiti tramite uno sviluppo tecnologico o tramite la fissazione di obiettivi vincolanti. Occorrono entrambi. Tuttavia solo obiettivi vincolanti e obiettivi in termini di emissioni che siano opportunamente severi faranno sì che le aziende passino a tecnologie più pulite e più rispettose dell’ambiente. Occorre ricordare, come è già stato detto qui, che se vogliamo che tutte le parti adottino il trattato occorre solidarietà, specialmente nei confronti dei paesi in via di sviluppo, che sono quelli che si trovano nella situazione più difficile. Abbiamo tuttavia bisogno anche di raggiungere una chiara posizione negoziale con i paesi in via di sviluppo, come Cina e India, in merito a riduzioni quantitative delle emissioni per il futuro.
Vorrei ringraziare ancora una volta tutti coloro i quali sono stati coinvolti nell’elaborazione di questa risoluzione per il Parlamento, in particolare l’onorevole Hassi e i negoziatori dei vari gruppi. Il vostro è stato un ottimo lavoro.
Vittorio Prodi (ALDE).- Signora Presidente, onorevoli colleghi, un saluto al Commissario Dimas, che sarà in prima linea a Bali. Il riscaldamento globale è un problema urgente, gravissimo, veramente globale e che richiede urgentemente un consenso globale.Per questo debbono essere da subito avanzate delle proposte di disciplina delle emissioni di gas a effetto serra che abbiano un carattere di equità e di condivisione superiori a quelle del protocollo di Kyoto, basato sul principio del grandfathering, cioè “chi ha più inquinato può continuare ad inquinare di più”.Questo non è accettabile.
Per questo che io credo che si debba fare una proposta più ardita.Ho proposto un emendamento, come è già stato ricordato, che come slogan può essere riassunto come “una persona, un diritto di emissione” e questo è stato suggerito dal professor Lutz tedesco e anche accolto dalla Cancelliera Merkel.
Riconoscendo ad ogni persona un diritto pari di comportamento, di accesso alle risorse naturali, è importante che il Parlamento accompagni questo processo che nel meccanismo di scambio delle emissioni potrebbe canalizzare verso i popoli in via di sviluppo una quantità di risorse di ordine di grandezza superiori a quelli della cooperazione internazionale e più controllabili.Tra l’altro anche dietro a un impegno di rispettare i depositi di carbonio, come le foreste equatoriali.
Il principio di equità dovrà garantire una base, proprio per una gradualità che debba partire da una base per arrivare a dati che sarà possibile emettere nel 2050. Quindi il grandfathering dovrà essere gradualmente diminuito in modo molto determinante.E’ proprio per questa gravità di urgenza che noi dobbiamo aprire proprio le attività in modo da arrivare rapidamente a questo risultato finale.
Caroline Lucas (Verts/ALE).-(EN) Signora Presidente, una delle strategie più efficaci a cui l’UE può ricorrere a Bali è quella di dare l’esempio. Il primo strumento di una nuova normativa europea sul clima presentato in occasione del Consiglio di marzo e che ancora deve essere approvato è l’inserimento del settore aereo nel sistema dello scambio delle quote di emissione. Pertanto il risultato di tale processo è di vitale importanza non solo in sé ma anche quale segnale per gli altri partecipanti della conferenza di Bali sulla reale volontà dell’UE di mantenere i propri impegni sul cambiamento climatico.
Finora occorre francamente dire che le prospettive sono abbastanza cupe. L’iniziale proposta della Commissione è disperatamente debole e il fatto che il Consiglio non sia stato in grado di raggiungere un mandato comune per un accordo in prima lettura costituiscono messaggi estremamente negativi. Sollecito pertanto il Consiglio e la Commissione ad alzare notevolmente e rapidamente la posta.
Il successo a Bali dipende anche in modo determinante dal fatto che un eventuale nuovo accordo sia fondato su un principio di equità. Per questo motivo le proposte devono basarsi sulla convergenza verso diritti di emissione uguali pro capite, ad esempio secondo il metodo noto come “riduzione e convergenza”. Sollecito il Consiglio e la Commissione a seguire tale approccio.
Infine vorrei mettere in guardia contro un eccessivo affidamento sui meccanismi di compensazione dell’anidride carbonica. Come indicato memorabilmente da un collega, le compensazioni delle emissioni di anidride carbonica sono utili quanto una campagna antifumo che paghi uno in un paese in via di sviluppo perché smetta di fumare mentre tu continui a fumare. Ciò è irresponsabile e assolutamente inefficace.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, il mandato della conferenza di Bali è quello di promuovere un quadro post-2012 che sia ambizioso e realistico. Non vi sono spazi per ulteriori ritardi. La questione del surriscaldamento del pianeta deve essere affrontata immediatamente e in modo drastico. Ecologia ed economia possono e devono coesistere.
I benefici che ne deriveranno supereranno di gran lunga i costi finanziari. Tuttavia ciò richiede un accordo ampio con specifici impegni per ridurre le emissioni, e non solo buone intenzioni. Occorrono impegni per combattere le emissioni causate da trasporto aereo e marittimo internazionale. Vi è la necessità di catturare i gas serra tramite una gestione sostenibile del patrimonio boschivo e il cambiamento delle norme di produzione e nei consumi, nonché tramite l’impiego del territorio.
Tuttavia per poter fare questo la Commissione deve ricordare gli obiettivi dimenticati di una forte promozione delle fonti di energie rinnovabili. La Commissione deve promuovere obiettivi più ambiziosi e dimostrare una volontà politica più forte.
Questo è quanto ci attendiamo, Commissario Dimas.
Romana Jordan Cizelj (PPE-DE).-(SL) L’Unione europea è leader mondiale nella lotta contro il cambiamento climatico e nello sviluppo di nuove tecnologie ecocompatibili. Ma per quanto ancora? La consapevolezza di un’esigenza di ridurre l’impatto umano sull’ambiente naturale cresce in un gran numero di paesi. A ciò fanno seguito strategie, piani e misure, anche nei paesi in cui la protezione ambientale non costituiva, fino a poco tempo fa, una priorità.
Si prenda ad esempio la Cina, che recentemente ha ricevuto la visita di una delegazione della commissione temporanea sul cambiamento climatico che aveva l’obiettivo conoscere la situazione in quel paese. Sebbene, quale paese in via di sviluppo, non sia tenuta ai sensi del protocollo di Kyoto a ridurre le proprie emissioni di gas serra, la Cina sta acquistando consapevolezza del problema del surriscaldamento del pianeta e ha già iniziato ad agire, adottando un programma nazionale in cui, tra le altre cose, si è prefissa una lunga serie di ambiziosi obiettivi.
Tutto ciò dimostra che l’Europa non può dormire sugli allori se vuole mantenere la propria influenza a livello mondiale. Pertanto invito la delegazione che andrà a Bali a rappresentare la posizione dell’Europa in tema di lotta contro il surriscaldamento globale in modo conseguente e parlando con una sola voce. Sono del parere che una riduzione sufficiente del surriscaldamento sia possibile solo se riusciamo ad istituire un mercato globale dell’anidride carbonica. I prezzi, vale a dire il denaro, costituiscono un meccanismo estremamente efficace nella società umana per raggiungere dei traguardi.
Nel tentativo di raggiungere un accordo su misure globali non possiamo dimenticare l’attuazione dei nostri stessi obiettivi. Dobbiamo sviluppare rapidamente nostre politiche e continuare ad innovare nei settori energetico, dei trasporti e in altri che pure producono emissioni di gas serra. Solo tramite un’effettiva e corretta attuazione internamente potremo avere successo nei nostri negoziati e nella cooperazione con i paesi terzi.
Mi auguro che la delegazione che andrà a Bali riuscirà a presentare con efficacia le posizioni esposte nella nostra risoluzione.
Dorette Corbey (PSE).-(NL) Signora Presidente, il mese prossimo a Bali l’Unione europea dovrà esercitare tutto il proprio peso politico per far sì che questa conferenza abbia successo. A tal fine ci occorre il sostegno dei paesi in via di sviluppo e anche di paesi come Cina e India. Finora tali paesi hanno contribuito molto poco sulla questione climatica tuttavia anch’essi patiscono seriamente le ripercussioni di tale fenomeno. L’Europa deve offrire il proprio aiuto a quei paesi rivolgendosi a loro in modo che essi possano procedere agli adattamenti imposti dal cambiamento climatico e noi dobbiamo investire nel trasferimento delle tecnologie.
Penso ottimisticamente che nel 2009 potremo veramente rimboccarci le maniche e concludere un buon accordo che anche gli Stati Uniti potrebbero sottoscrivere. Tuttavia se il resto del mondo non segue l’Europa e se non è d’accordo su obiettivi vincolanti, ci occorrerà un piano B e addirittura un piano C.
Il piano B sarebbe quello fissare a livello mondiale degli obiettivi di riduzione in ogni settore industriale e, se anche questo non funzionasse, un piano C dovrebbe imporre dazi sulle importazioni dei prodotti di paesi che rifiutano di attuare la politica sul clima.
La soluzione proposta è buona e merita il nostro pieno sostegno. Mi congratulo con l’onorevole Satu Hassi e i relatori ombra.
David Hammerstein (Verts/ALE).-(ES) Signora Presidente, un livello di emissioni pro capite medio è stato proposto per tutti ma occorre tuttavia sapere che ciò che può essere equo in termini sociali può rivelarsi impossibile in termini ecologici.
Gli obiettivi ambientali devono comprendere paesi come Cina e India, devono comprendere un principio di equità. Tuttavia la convergenza ambientale tra nord e sud deve realizzarsi rapidamente, con un livello di emissioni molto basso se vogliamo che costituisca una misura efficace e non invece uno specchietto per le allodole.
Allo stesso tempo dovremmo prendere in considerazione possibili misure di ordine fiscale e commerciale per rallentare gli scambi commerciali sia di prodotti altamente inquinanti sia di prodotti fabbricati impiegando tecnologie non pulite.
Una protezione di questo tipo del clima esterno può costituire la risposta da parte dell’Unione europea all’aumento delle emissioni dei nostri prodotti che provengono dal sud del mondo e ci dà la possibilità di raccogliere il gettito generato e investirlo in tecnologie pulite sempre nei paesi del sud del mondo.
Jens Holm (GUE/NGL). – (SV) Presto decideremo come potremo combattere il surriscaldamento globale dopo il 2012 quando l’accordo di Kyoto giungerà a scadenza.
Disponiamo di un’ottima base. Dobbiamo raggiungere una riduzione che arrivi anche all’80% entro il 2050, occorre un’assistenza per i paesi in via di sviluppo per far sì che riducano le loro emissioni, misure contro l’industria delle carni, a cui è imputabile quasi un quinto delle emissioni globali di gas serra, una normativa più flessibile sui brevetti che agevoli la diffusione delle tecnologie verdi, una certificazione dei biocombustibili per evitare che entrino in conflitto con le forniture alimentari e una conservazione del patrimonio forestale del mondo. Come è già stato detto, è tutto meraviglioso.
Quello che manca, e quanto dobbiamo fare in futuro, sono iniziative contro i flussi di traffico all’interno dell’UE che sono in costante aumento, sussidi comunitari e il fatto che i mercati tendono a ricevere un trattamento prioritario quando l’UE legifera e attua norme in materia.
Vi sono undici emendamenti che per la maggior parte giudico buoni e che rafforzano il punto trainante della risoluzione, che è quello che sono i paesi ricchi che sono responsabili del cambiamento climatico e che pertanto devono prendere l’iniziativa con riduzioni radicali.
Mi preoccupa l’emendamento n. 7, che punta ad usare l’energia nucleare per combattere l’effetto serra. Non dobbiamo sostituire un problema ambientale con nuovi problemi.
Anders Wijkman (PPE-DE). – (SV) Signora Presidente, sono passati quasi 15 anni dalla firma della convenzione sul clima in occasione della conferenza di Rio e tuttavia le emissioni dannose per il clima aumentano oggi più rapidamente di sempre. Ciò dimostra quanto insufficiente sia stata finora la cooperazione internazionale.
L’UE deve continuare ad assumere una responsabilità in prima linea adottando iniziative a livello interno – qualsiasi cosa, da requisiti più severi per le automobili di domani ad un aumento degli aiuti per le fonti alternative di energia. Tuttavia un’azione a livello interno non basta. L’onorevole Florenz ha chiesto cosa possiamo offrire al resto del mondo. E’ una bella domanda. Penso che possiamo offrire tre cose. La prima sono tecnologie pulite ecocompatibili per tutti paesi in via di sviluppo che si trovano in una fase di modernizzazione, non da ultimi Cina e India. Hanno pieno diritto allo sviluppo che stanno attraversando ma non devono ripetere i nostri errori. La fornitura di un aiuto sul piano tecnologico e delle conoscenze deve costituire una priorità del bilancio comunitario. Ci guadagnano loro ma ci guadagniamo anche noi.
E’ parimenti importante che noi accettiamo le nostre responsabilità storiche e forniamo un sostegno in termini di misure di adattamento a tutti i paesi a basso reddito che saranno grandemente colpiti da tempeste, alluvioni e siccità prolungate. Le riserve finanziarie fin qui accumulate tramite vari fondi di adattamento e la recente iniziativa della Commissione “Alleanza per il clima” non bastano perché di portata risibilmente limitata. Le esigenze sono superiori di centinaia di volte.
Terzo, come sottolineato dall’onorevole Ek, è importante prestare attenzione alla funzione delle foreste, non da ultimo di quelle tropicali. Dobbiamo dare a chi ha le foreste un incentivo perché non le disboschi ma le conservi.
La politica sul clima non nasce e muore con Bali, tuttavia è chiaro che un successo a Bali migliorerebbe le possibilità di raggiungere un accordo definitivo nel 2009. Al fine di facilitare tale esito presumo che la Commissione e il Consiglio ascolteranno il Parlamento, non da ultimo in merito alla necessità di fare molto di più per la cooperazione tecnica, le misure di adeguamento e le foreste.
Matthias Groote (PSE).-(DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in occasione del Vertice di primavera i capi di Stato e di governo hanno assunto buone decisioni per la lotta contro il cambiamento climatico. Le decisioni assunte sui gas serra prevedono una riduzione del 20% dei livelli di emissione europei del 1990 entro il 2020. Al Vertice di primavera è stato inoltre deciso che l’obiettivo di riduzione sarebbe stato portato al 30% qualora altri paesi industrializzati si fossero impegnati a ridurre le rispettive emissioni di gas serra. L’UE deve pertanto fare ogni sforzo per incoraggiare altri paesi industrializzati a sottoscrivere l’accordo post-Kyoto.
Vorrei inoltre riferirmi ad un altro punto specifico, ovvero quello dei trasporti, in quanto è importante inserire i trasporti nell’accordo per il post-Kyoto. Nella sola Europa i trasporti producono il 21% di tutti i gas serra. In particolare l’aviazione internazionale non rientrava nel protocollo di Kyoto in quanto l’ICAO, l’organizzazione internazionale dell’aviazione civile, aveva assicurato che vi erano progetti per la creazione di un sistema globale. Tale impegno non è stato onorato dal 1997 ad oggi e temo che stiamo ancora aspettando che il settore dell’aviazione sia inserito nel protocollo. Mi auguro che ciò possa essere fatto a Bali.
Herbert Reul (PPE-DE).-(DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, quello del clima è un problema serio, nessuno lo nega. La questione politica è tuttavia come affrontiamo lo sforzo per risolvere il problema. Devo dire che abbiamo avuto notevoli difficoltà con la presente relazione per quanto attiene alle modalità in cui il problema viene affrontato.
I problemi non si risolvono descrivendo scenari apocalittici e parlando di violazioni dei diritti umani o assumendo un tono sconsolato invece di proporre soluzioni. L’obiettivo deve essere quello di individuare soluzioni in modo realistico e obiettivo, soppesando i pro e i contro. A tale riguardo trovo deplorevole che non abbiamo dimostrato disponibilità ad ammettere valutazioni divergenti in merito alle cause delle tendenze e dei cambiamenti del clima. Sono del tutto favorevole all’inserimento di obiettivi ambiziosi ma è parimenti essenziale assicurare che siano praticabili, altrimenti la nostra politica sul clima sarà inefficace.
E’ sbagliato anche stabilire dei tabù e dire che l’argomento del carbone e lo sviluppo di tecnologie con carbone pulito o il tema dell’energia nucleare sono fuori discussione e che l’unica risposta è quella delle energie rinnovabili. Tale approccio non è assolutamente adeguato ad affrontare il problema. Quanto occorre è una discussione onnicomprensiva in cui tutti gli aspetti vengono esaminati in dettaglio e nella quale noi restiamo aperti a vari strumenti e a ricevere informazioni da un’ampia gamma di fonti.
Penso che dovremmo anche considerare, come parte di tale discussione, gli effetti che possiamo ottenere e con quali risorse. Come possiamo massimizzare tali effetti? Dovremmo inoltre riflettere sui costi. Penso che non dovremo solo focalizzarci sul modo in cui le visioni politiche nazionali vengono assunte ma anche considerare, come uno o due colleghi mi hanno detto, come può essere dato impulso allo sviluppo tecnologico e come questo possa essere sostenuto. Non vedo l’utilità di tenere oggi questa discussione e poi, dopo due o tre ore o due o tre giorni, discutere le strategie di Lisbona e simili nella stessa Aula. Queste due discussioni devono convergere in un’unica discussione se vogliamo combattere il cambiamento di clima e mitigarne gli effetti.
A mio parere in quest’Aula c’è stata solo una limitata opportunità di dar voce alle osservazioni critiche che avevamo espresso nelle nostre deliberazioni in sede di commissione. Spero che la prossima volta, quando affronteremo la completa relazione della commissione sul cambiamento climatico, avremo la possibilità di proporre uno spettro più ampio di argomentazioni.
Karin Scheele (PSE).-(DE) Signora Presidente, vorrei aggiungere anche il mio ai numerosi complimenti rivolti alla relatrice per la relazione, buona e presentata in modo obiettivo, che ha anche ricevuto il sostegno di una vasta maggioranza della commissione sul cambiamento climatico. Va da sé che ci attendiamo risultati e un mandato chiaro per Bali. Ciò deve comprendere responsabilità condivise ma differenziate per le nazioni industrializzate, gli Stati con economie emergenti e i paesi in via di sviluppo.
La risoluzione indica chiaramente che ci attendiamo anche dei risultati entro il 2009. Negli strumenti giuridici adottati dal Parlamento europeo – e i relatori di oggi hanno già fatto riferimento all’inserimento del settore aereo nel sistema di scambio delle emissioni nonché alle emissioni di CO2 dei veicoli a motore – dobbiamo inviare un messaggio politico molto chiaro al resto del mondo e agli altri continenti. Si tratta di una condizione essenziale se vogliamo coinvolgere tutti i paesi.
Katerina Batzeli (PSE). – (EL) Signor Commissario, mi consenta innanzitutto di congratularmi con lei per il suo impegno in questa importante questione internazionale del cambiamento climatico.
Signora Presidente, la lotta contro il cambiamento climatico deve ispirare la creazione di un nuovo modello di sviluppo. Tale modello ridefinirà le politiche esistenti in senso favorevole ad una protezione ambientale, correlando le attività economiche con il rispetto per le risorse naturali e il benessere sociale.
L’UE deve svolgere un ruolo guida e far sì che i negoziati non finiscano in un allentamento dei meccanismi flessibili del protocollo di Kyoto. L’obiettivo a Bali dev’essere un accordo in una prospettiva ambientale. L’accordo dovrebbe inoltre sfruttare le opportunità di innovazione tecnologica, di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro.
Ad esempio il passaggio ad un’economia mondiale a basse emissioni di anidride carbonica, correlando i mercati di carbonio ai sistemi di scambio delle quote di emissione, costituirebbe un’iniziativa nella direzione giusta.
La conferenza di Bali deve essere un’opportunità per formulare una proposta completa per il periodo post-2012 con obiettivi vincolanti di lungo termine.
Manuel Lobo Antunes,Presidente in carica del Consiglio.−(PT) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, questa è una discussione di indiscutibile importanza che abbiamo già tenuto con regolarità qui nel Parlamento europeo. La questione del cambiamento climatico e dei preparativi dell’Unione europea per la conferenza di Bali ha costituito un tema ricorrente durante le sessioni mensili a cui ho partecipato. Ciò evidenzia chiaramente l’importanza che giustamente il Parlamento attribuisce alla questione e anche questa mattina il cambiamento climatico era ancora una volta all’ordine del giorno in relazione alla nostra discussione sulla globalizzazione.
Nel mio discorso di apertura ho fatto cenno ai sei obiettivi fondamentali che l’Unione europea porterà alla conferenza di Bali. Si tratta di obiettivi chiari e definiti che presumo siano ben noti e sottoscritti appieno, e ovviamente il nostro obiettivo sarà quello di conseguirli tutti. Tuttavia ho inoltre detto molto chiaramente che si tratta di un processo difficile, complesso e politicamente delicato, tuttavia faremo sicuramente il massimo per raggiungere una conclusione.
Alcuni parlamentari hanno suggerito che l’UE potrebbe non essere stata, in questo processo, il leader che spesso si è vantata di essere. Non posso essere d’accordo in quanto se vi è un blocco, un’organizzazione o un’entità che ha dimostrato concretamente di avere traguardi ambiziosi, di cercare di fare progressi e di mostrare una reale preoccupazione per un problema che riguarda i nostri cittadini, ebbene è l’Unione europea. Noi abbiamo fissato i nostri obiettivi di riduzione delle emissioni che non possono essere e non sono stati eguagliati in nessun’altra parte del mondo e abbiamo inoltre fatto sforzi significativi per risparmiare energia, per investire nelle energie rinnovabili, eccetera. Dobbiamo pertanto andare fieri dei nostri sforzi e del nostro lavoro e non dobbiamo abbassare la guardia.
Infine vorrei anche dire che ho preso nota delle raccomandazioni e dei suggerimenti contenuti nella risoluzione dell’onorevole Hassi. Alcuni di tali suggerimenti sono stati richiamati dall’onorevole Ferreira e il Consiglio terrà sicuramente a mente tali raccomandazioni.
Stavros Dimas,Membro della Commissione.−(EN) Signora Presidente, prima di tutto vorrei ringraziare gli oratori intervenuti nella discussione di oggi per i loro positivi contributi.
Vi è un crescente consenso sul fatto che siano necessari sforzi globali per vincere la battaglia contro il cambiamento climatico e che Bali debba indicare il processo e i contenuti dell’accordo sul clima per il periodo post-2012.
L’Unione europea intensificherà i contatti bilaterali con i partner fondamentali per ottenere un sostegno su tale linea. Tuttavia dobbiamo anche guardare oltre Bali. Non dimentichiamo che Bali è solo l’inizio di un processo negoziale. Imboccare la giusta strada a Bali è chiaramente fondamentale, tuttavia dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi per elaborare posizioni comuni e sviluppare soluzioni comuni con tutti i nostri partner nel corso dei prossimi mesi e anni.
I Vertici UE-Cina e UE-India nonché il Vertice UE-Asia, tutti in programma questo novembre, costituiscono i passaggi successivi per creare maggiore convergenza e un maggiore slancio politico per l’accordo internazionale sul clima per il periodo post-2012.
Quanto agli Stati Uniti e al Canada sarà essenziale continuare ma anche andare oltre i contatti con il governo federale. Il partenariato internazionale per il mercato del carbonio (ICAP) con Stati degli USA e province del Canada, che ho firmato a nome dell’Unione europea a Lisbona il 29 ottobre, mette assieme partner che sono attivamente impegnati nella realizzazione dei mercati del carbonio tramite sistemi obbligatori di tetti massimi e di scambio delle quote.
Attendo con interesse di poter continuare a queste discussioni con gli onorevoli parlamentari in preparazione a Bali e vi ringrazio molto per il vostro sostegno.
Devo sottolineare che senza il continuo appoggio del Parlamento europeo non avremmo avuto nella parte precedente dell’anno un pacchetto sull’energia e sul cambiamento climatico e senza il vostro sostegno non abbiamo neanche alcuna speranza di ottenere migliori risultati a Bali. Vi prego quindi di venire a Bali con alte ambizioni e di cercare di aiutarci, dato che sapete come farlo.
Presidente . – Nell’accingermi a chiudere la discussione comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione,(1) ai sensi dell’articolo 108 paragrafo 5 del regolamento, a nome della commissione temporanea sul cambiamento climatico.