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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 14 novembre 2007 - Strasburgo Edizione GU

11. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni al Consiglio)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca il tempo delle interrogazioni (B6-0382/2007). Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio

Sono state presentate le seguenti interrogazioni.

Annuncio l’interrogazione n. 1 dell’onorevoleManuel Medina Ortega (H-0777/07)

Oggetto:Politica d’immigrazione detta della “porta girevole”

Alcuni responsabili politici ed esperti in materia hanno proposto la conclusione di un accordo tra gli Stati membri che permetta di conciliare il controllo delle frontiere esterne dell’Unione con una nuova politica d’immigrazione detta della “porta girevole”, in modo tale che gli immigrati regolarmente stabiliti nell’Unione possano tornare nel proprio paese d’origine senza temere di trovare le porte chiuse al loro rientro.

Può dire il Consiglio se ritiene praticabile un tale approccio?Può dire, altresì, se ritiene che sarà possibile attuare questa politica con i semplici mezzi della cooperazione intergovernativa o invece occorrerà creare nuovi meccanismi istituzionali a tal fine?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Come l’onorevole deputato saprà, nel maggio 2007 la Commissione ha presentato al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato delle regioni una comunicazione sulla migrazione circolare e su partenariati di mobilità tra Unione europea e paesi terzi. Nella comunicazione la Commissione considera la migrazione circolare un utile strumento da sviluppare a livello comunitario per consentire una gestione più efficace dei flussi migratori. Nelle conclusioni del giugno 2007 sull’estensione e sul potenziamento di un approccio globale alla migrazione, il Consiglio a sua volta ha sottolineato che le opportunità di migrazione legale, compresa una migrazione circolare ben gestita, potevano essere utili per tutte le parti coinvolte.

Il Consiglio ritiene che tutte le opportunità di migrazione circolare ben gestita debbano pertanto essere sondate in stretta collaborazione con tutti i soggetti coinvolti, in vista dell’adozione delle conclusioni del Consiglio entro la fine del 2007. La necessità di vagliare tali opportunità di migrazione circolare, in base alla comunicazione della Commissione del 16 maggio 2007, è stata inoltre ribadita nelle conclusioni del Consiglio europeo del giugno 2007. Il Consiglio sta attualmente esaminando la questione dell’adozione di strumenti e misure specifici per agevolare la migrazione circolare nonché la questione di determinare come tali misure possano essere attuate.

La Commissione non ha a tutt’oggi proposto misure specifiche.

 
  
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  Manuel Medina Ortega (PSE).- (ES) Signor Presidente, credo che la Presidenza portoghese stia dedicando la giusta attenzione alla questione e che la risposta fosse accurata.

So che la Presidenza portoghese volge al termine in quanto questo semestre è durato poco, tuttavia non so se la Presidenza ritenga possibile formulare una proposta specifica entro il 31 dicembre o se incoraggerà la Commissione a presentare proposte più specifiche, con particolare riguardo agli aspetti istituzionali, se i meccanismi di cui disponiamo oggi sono sufficienti o se sarebbe opportuno istituire un organismo di qualche tipo per agevolare una migrazione circolare di questo tipo.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Signor Presidente, desidero ringraziare l’onorevole deputato per le gentili parole. Le presidenze che cadono nella seconda parte dell’anno durano in effetti un po’ di meno − bene o male che sia − a causa delle vacanze estive. In effetti è nostro desiderio fare progressi significativi sulla questione entro la fine dell’anno tuttavia siamo ovviamente legati in qualche misura alle iniziative che la Commissione desidera presentare. Ciò è nelle nostre intenzioni e nei nostri desideri. Al momento non sono in grado tuttavia di assicurare che ciò accadrà, ma se è possibile e ne avremo l’opportunità sicuramente lo faremo.

 
  
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  Josu Ortuondo Larrea (ALDE).- (ES) Signor Presidente, condivido l’opinione della Presidenza del Consiglio sulla politica della “porta girevole” per l’immigrazione e le nuove idee sulle “blue card” volte ad invogliare gli immigranti altamente qualificati.

Vorrei tuttavia chiedere alla Presidenza del Consiglio se è convinta che riusciremo a contenere l’immenso afflusso di immigranti che ogni anno si riversano nell’Unione europea, in considerazione del fatto che nel mondo vi sono paesi con un livello di sviluppo bassissimo.

 
  
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  Emanuel Jardim Fernandes (PSE).- (PT) La mia domanda sull’immigrazione circolare è se non vi debba essere un meccanismo speciale per questa immigrazione, in particolare per quanto riguarda assicurare una formazione per i paesi interessati. Penso ad esempio ai medici e agli infermieri del Malawi che si trovano nel Regno Unito.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Tale questione dell’immigrazione circolare è stata o viene attualmente discussa ed è stata prontamente sollevata dalla Commissione in occasione di un più ampio dibattito sulla questione dell’immigrazione in Europa, in particolare sull’immigrazione illegale e legale, e costituisce uno dei meccanismi richiamati in questa discussione sulle questioni collegate all’immigrazione. La Commissione ha riflettuto sulla questione e ha invitato anche il Consiglio a farlo e a discuterne. A mio parere i meccanismi per l’immigrazione circolare da soli non risolveranno tutte le questioni che emergono in tale settore e in questa discussione. Si tratta di una misura che potrebbe costituire una proposta nonché un modo di alleggerire l’onere e di risolvere le questioni collegate all’immigrazione, in tal caso anche all’immigrazione legale, ma che certamente non risolverà tutti i problemi. Ciò richiederà naturalmente un ventaglio più ampio di politiche, che come sapete il Consiglio sta appunto discutendo, su una proposta formulata dalla Commissione.

Saprete certamente anche che il programma della Presidenza portoghese dà priorità a tutte le questioni attinenti all’immigrazione, illegale o legale. Nel corso del Consiglio di dicembre del mese prossimo che segnerà il termine della nostra Presidenza, vorremmo poter presentare una serie di conclusioni sulla questione generale dell’immigrazione legale e sulla lotta contro l’immigrazione illegale che segni un progresso reale in tali due settori.

Per quanto riguarda le domande concrete di ordine tecnico rivolte a gruppi specifici, non si è ancora conclusa la riflessione in cui è, e deve essere, impegnato il Consiglio e sono sicuro che l’onorevole deputato comprenderà che al momento non sono in grado di comunicare i risultati di tale riflessione, in particolare su questioni altamente mirate e specifiche.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 2 dell’onorevole Claude Moraes (H-0779/07)

Oggetto:Ripartizione degli oneri in materia di asilo e immigrazione

Nel contesto del programma quadro “Solidarietà e gestione dei flussi migratori 2007-2013”, quali progressi si sono compiuti in merito alla “ripartizione degli oneri”?

Quali misure concrete intraprendono gli Stati membri per realizzare un’equa ripartizione delle rispettive responsabilità in materia di asilo e di immigrazione?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Nel maggio 2007 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato tre decisioni: la decisione che istituisce il Fondo europeo per i rifugiati 2008-2013, la decisione che istituisce il Fondo per le frontiere esterne 2007-2013 e la decisione che istituisce il Fondo europeo per il rimpatrio 2008-2013. Nel giugno 2007 il Consiglio ha anche approvato la decisione che istituisce il Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi 2007-2013. Si tratta di quattro decisioni che costituiscono parte integrante del programma generale “Solidarietà e gestione dei flussi migratori”.

In linea con gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo, l’obiettivo di tale programma è l’equa ripartizione delle responsabilità tra Stati membri in relazione all’onere finanziario collegato all’introduzione della gestione integrata delle frontiere esterne dell’UE e all’attuazione delle politiche comuni di asilo e immigrazione.

Il Fondo europeo per i rifugiati è in linea con gli obblighi di cui all’articolo 63 paragrafo 2 lettera b) del trattato CE sull’adozione di misure per la promozione dell’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono i rifugiati e gli sfollati e subiscono le conseguenze dell’accoglienza degli stessi.

Il Consiglio cerca anche di promuovere la solidarietà con altri mezzi. Le conclusioni del Consiglio del 18 settembre 2007 sul rafforzamento delle frontiere marittime del sud dell’UE, ad esempio, hanno incoraggiato gli Stati membri a fornire un sostegno su base bilaterale agli Stati membri che si trovano ad affrontare una pressione particolare, chiarendo che tale sostegno può essere erogato a livello di operazioni di rimpatrio, condizioni di accoglienza, consulenze sugli studi dei singoli casi o assumendosi volontariamente la responsabilità di persone come i richiedenti asilo, i rifugiati, i beneficiari di protezione sussidiaria e/o i minori non accompagnati.

 
  
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  Claude Moraes (PSE).- (EN) Abbiamo ascoltato una dichiarazione completa della posizione teorica sulla ripartizione degli oneri. Sappiamo quali sono gli strumenti tuttavia devo chiederle, in tutta sincerità, qual è l’attuazione per quanto riguarda Malta, Lampedusa e le Canarie. Ritiene lei che, nel corso degli ultimi sei mesi, i membri del Consiglio, compresi quelli dell’Europa occidentale, abbiano preso seriamente l’impegno per la ripartizione degli oneri di tali luoghi, che si trovano in condizioni di emergenza? Alcuni dei nostri colleghi in quest’Aula lo sanno e lo vedono ogni giorno.

Nessuno pensa che il Portogallo sia in alcun modo indifferente su tale questione, tuttavia cosa ci può dire sul farsi attivamente carico della ripartizione degli oneri da parte del Consiglio? Viene attuata? Le chiediamo una risposta sincera.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Con molto piacere rispondo all’onorevole deputato e ovviamente parlo a nome della Presidenza portoghese, facendomi tramite del suo pensiero in merito alla questione. L’onorevole deputato sa che la migrazione e i flussi migratori, in particolare i flussi migratori illegali, e in particolare quelli provenienti dalle regioni del sud Europa, rappresentano un nuovo problema che non dovevamo affrontare solo pochi anni fa.

Pertanto dobbiamo ovviamente reagire a tale fenomeno nuovo e inconsueto nonché assumere le misure del caso. Come sempre in questi casi tuttavia tali misure, tale reazione e gli strumenti richiamati si stanno delineando in modo graduale, così come gradualmente viene formandosi la nostra consapevolezza dell’importanza e della gravità del problema. Devo dire a tale riguardo che la parola chiave sulla questione per la Presidenza portoghese e per il Portogallo quale Stato membro è “solidarietà”. Come tutti sappiamo quando altre questioni toccano uno o più Stati membri, esse vanno considerate un problema di tutti; anche per quanto riguarda la migrazione illegale la parola adatta è “solidarietà”, in quanto sappiamo che tali fenomeni spesso colpiscono in particolare gli Stati singolarmente.

E’ vero che molto spesso ci limitiamo a parlare ed è anche vero che occorre fare di più di semplici discussioni. Tuttavia la consapevolezza attuale che la questione costituisce un problema globale che riguarda tutti e per il quale tutti sono responsabili costituisce già un primo passo. Naturalmente siamo fiduciosi che, con gradualità e realismo ma anche con la necessaria urgenza, potremo continuare a fare riferimento a questa “solidarietà” anche nel momento in cui si tratterà di tradurla in azioni e misure concrete. Questo è il ruolo della Presidenza e ciò è quanto il Portogallo deve fare come Stato membro. Lei inoltre capirà che non spetta ad un singolo Stato membro o ad una sola Presidenza influire su tutti gli eventi e tutte le misure come forse sarebbe desiderabile. Tuttavia posso assicurarle che vi è una maggiore e sempre crescente forte consapevolezza che dobbiamo condividere tale responsabilità e rendere effettiva tale solidarietà.

 
  
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  Simon Busuttil (PPE-DE). (MT) Signor Presidente in carica, con tutto il dovuto rispetto, la sua risposta non mi convince, perché mentre il Consiglio dei ministri riflette, c’è chi annega nel Mediterraneo e vi sono paesi mediterranei che non sono in grado di tener testa all’emergenza. E’ questo il motivo per cui non sono convinto. Vorrei anche porle una domanda specifica: Malta ha presentato una proposta al Consiglio sulla ripartizione degli oneri, con cui chiede che tutti gli immigranti ripescati vivi dal mare al di fuori delle acque comunitarie – ad esempio nelle acque della Libia – vadano ripartiti tra tutti i paesi dell’UE. Vorrei conoscere la risposta del Consiglio.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Conosco bene la situazione nonché la questione sollevata dal governo di Malta a tale riguardo. Alla sua domanda risponde già la risposta che ho dato ad un altro deputato; la Presidenza è consapevole, come pure il Portogallo quale Stato membro, che anche il Portogallo è uno Stato del sud europeo e pertanto anche noi faremo tutto quanto in nostro potere per far sì che la parola “solidarietà” abbia traduzione pratica, tenendo presenti le difficoltà e i problemi, che esistono, sebbene casi come questo richiedano anche perseveranza e persistenza.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n.3 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0781/07)

Oggetto:Misure atte a garantire la sussistenza dei migranti illegali, in particolare donne e bambini

Quali misure intende il Consiglio adottare per garantire condizioni di vita dignitose durante il loro soggiorno ai migranti illegali, in particolare donne e bambini, in modo che gli Stati membri rispettino in modo uniforme i loro impegni internazionali?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Signor Presidente, non so se sia possibile o se rientri in quanto ammesso dal regolamento, tuttavia quando l’interrogazione viene presentata vorrei conoscere esattamente gli onorevoli deputati che ne sono autori, in quanto è ovvio che la mia risposta si rivolge in prima istanza a loro.

Sicuramente sapete che la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri per il rimpatrio di cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente prevede norme specifiche per il trattamento di questi cittadini. L’articolo 13 della proposta prevede salvaguardie per le condizioni di permanenza in attesa del rimpatrio di tutte le persone a cui la direttiva si applica. L’articolo 15, che fissa le condizioni per la detenzione temporanea, definisce il trattamento da offrire ai cittadini di paesi terzi in attesa del rimpatrio. L’articolo 15 paragrafo 3 afferma che va prestata particolare attenzione alla situazione dei soggetti vulnerabili, con disposizioni specifiche per i minori. Come sapete la proposta di direttiva si trova attualmente all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) La ringrazio, signor Presidente. Mi consenta di ripetere le osservazioni dell’onorevole Moraes: sul piano teorico lei sta rispondendo alle interrogazioni molto bene e in dettaglio. Tuttavia qual è la responsabilità degli Stati membri nel momento in cui non disponiamo ancora delle vostre analisi? Esistono trattati internazionali e vengono essi applicati in ugual misura a tutti gli Stati membri, oppure alcuni Stati membri, per motivi particolari, danno di più o di meno? Qual è la responsabilità dei paesi in via di adesione attraverso i quali transitano gli immigranti illegali, per lo più donne e bambini? Nel corso della seduta di ieri ho citato al Commissario l’arresto di un quattordicenne che trasportava illegalmente immigrati clandestini.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Come ho appena detto, viene attualmente discussa tra Consiglio e Parlamento europeo una proposta di direttiva che tratta questa questione. Dato che la proposta di direttiva non è ancora stata approvata, non posso dire esattamente quali misure proporrà la direttiva per difendere e proteggere i soggetti più deboli che hanno bisogno di più protezione. Si vedrà. Tale proposta di direttiva affronta la preoccupazione di proteggere i più deboli.

Posso inoltre dirle chiaramente che quando noi, la Presidenza portoghese, parliamo della questione dell’immigrazione illegale, diciamo anche sempre che la lotta contro di essa si basa su due principi fondamentali: solidarietà e rispetto per le persone e rispetto per la tragedia umanitaria alla base del fenomeno. Non dobbiamo trattare le persone come oggetti e né la Presidenza né il Portogallo accettano o hanno mai accettato che la dimensione umanitaria venga o vada considerata come di secondo piano in tali situazioni. Questa è in linea di principio la nostra posizione come Presidenza, come Stato membro dell’UE, ed è una posizione che non abbandoneremo in nessuna circostanza.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 4 dell’onorevoleGeorgios Papastamkos (H-0784/07)

Oggetto:Strategia europea di sicurezza

Quali sono i risultati, a tutt’oggi, dell’attuazione della Strategia europea di sicurezza?In particolare, quali sono i risultati dell’estensione della zona di sicurezza alla periferia d’Europa?E’ il Consiglio soddisfatto della strategia “Pace attraverso l’integrazione regionale” e “Integrazione regionale attraverso la pace” nel perimetro geopolitico dell’UE?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Signor Presidente, onorevole deputato, nei quattro anni trascorsi dall’adozione della strategia europea per la sicurezza nel dicembre 2003, la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea si è sviluppata in modo dinamico.

Abbiamo reagito con successo alle minacce identificate nella strategia, seguendo il filo principale che ispira il nostro approccio. Abbiamo dovuto essere più attivi, più coerenti e anche più competenti. Le nuove minacce del terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, i conflitti regionali, la degenerazione della situazione e il crimine organizzato sono stati affrontati con numerose azioni concrete che rispecchiano insieme gli strumenti di cui l’Unione europea attualmente espone. Tra questi l’azione diplomatica, missioni civili e militari e attività commerciali e per lo sviluppo.

Abbiamo abbracciato un multilateralismo effettivo, sostenendo e aumentando la nostra cooperazione con le Nazioni Unite nella gestione delle crisi, nella guerra contro il terrorismo e per la non proliferazione. Le nostre azioni in relazione alla politica di sicurezza e di difesa europea costituiscono il nostro contributo più visibile alla pace e alla sicurezza globali e dimostrano la nostra volontà ad assumerci responsabilità a livello globale. Dal 2003 abbiamo avviato 16 operazioni di gestione delle crisi, 4 militari e 12 civili, in varie parti del mondo. Tali operazioni di politica di sicurezza e difesa europea toccano tre continenti che vanno da operazioni puramente militari, tra cui riforma del settore della sicurezza e sviluppo istituzionale, fino a missioni di polizia volte ad assicurare lo Stato di diritto. Da Aceh a Ramallah, da Kinshasa a Sarajevo, l’UE ha messo in campo i principali catalizzatori di pace e stabilità.

Vi sono tuttavia crescenti pressioni sull’Unione. Abbiamo appena deciso, in linea di principio, di condurre una missione militare nel Ciad e nella Repubblica centroafricana per contribuire a porre termine alle conseguenze della crisi del Darfur. Siamo anche preparati a guidare una missione di polizia per assicurare lo Stato di diritto nel Kosovo. Dai Balcani occidentali e dall’est Europa fino al Mediterraneo abbiamo lavorato attivamente per la pace e la stabilità nel nostro vicinato ricorrendo a tutti i mezzi a nostra disposizione. Ritengo che il lavoro svolto dall’Alto rappresentante Javier Solana, la politica di allargamento dell’UE, il processo di Barcellona, la politica europea di vicinato appena discussa, i rappresentanti speciali dell’UE in Bosnia-Erzegovina, nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, in Moldova e nel Caucaso meridionale e il processo di pace nel Medio Oriente nonché il ruolo dell’UE quale membro del Quartetto per il Medio Oriente e della troika per il Kosovo, più le altre emissioni di PESD a cui accennavo, riflettano la nostra determinazione a creare sicurezza nel nostro vicinato.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).- (EL) Signor Presidente, la ringrazio per la sua risposta. Penso veramente che la strategia di sicurezza europea stia dimostrando maggiore successo nelle missioni fuori del continente europeo che non nelle sfide che nascono all’interno dell’UE. Ritengo che situazioni come quella del Kosovo, la gestione di una crisi emergente, la politica della condizionalità nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, un paese candidato con un sistema politico gravemente malato e la “russofobia”, giustificabile o meno che sia, che preoccupa i nostri colleghi dei paesi dell’ex Europa dell’est – tutto ciò ci spinge a dare forma ad una strategia di sicurezza europea più coerente ed efficace.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.−(PT) Abbiamo appena discusso qui in plenaria la politica europea di vicinato che è destinata appunto ai nostri partner di questo continente. Mi pare che la conclusione generale fosse che, nonostante le difficoltà che possono esistere e i miglioramenti che si potrebbero apportare, questa politica europea di vicinato che fa parte della nostra strategia ha funzionato bene assicurando che molti dei nostri partner e vicini possano beneficiare di stabilità, progresso economico e sviluppo economico-sociale.

Naturalmente per ragioni storiche ben note molti dei nostri partner stanno attraversando ciò che potremmo chiamare fasi di transizione, di consolidamento democratico e di consolidamento dello Stato di diritto e, come spesso è il caso, tali processi non sono scevri da difficoltà, sconvolgimenti o problemi. E ciò è forse vero per alcuni di quei paesi. Recentemente abbiamo parlato della Georgia allorché ho detto in questa sede che ho presieduto il Consiglio di associazione con la Georgia circa tre settimane fa e che ho avuto l’opportunità di informare i colleghi georgiani che ad esempio nel settore economico abbiamo notato con piacere un significativo progresso in termini di sviluppo economico, nonostante i problemi del paese con la Russia. Dobbiamo pertanto essere preparati per i significativi progressi che ci attendiamo e che vogliamo ma, per motivi ben noti, dobbiamo talvolta prevedere anche qualche passo indietro, che possiamo solo augurarci sinceramente che abbia carattere transitorio, e speriamo che gli Stati e i paesi torneranno rapidamente su una via di progressi e di rafforzamento dello Stato di diritto.

Devo pertanto dire all’onorevole deputato con tutta sincerità che, sebbene noi cittadini dell’Unione europea tendiamo talvolta ad essere molto modesti per quanto riguarda la portata dei nostri risultati e i risultati stessi, dobbiamo per così dire essere un po’ più indulgenti nei nostri confronti. Penso che nonostante le difficoltà abbiamo ottenuto qualcosa.

 
  
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  Gay Mitchell (PPE-DE).- (EN) Considerando quanto dicono i trattati dell’Unione e il contenuto del trattato di riforma sulla questione della sicurezza e della difesa e considerando quanto ha dichiarato qui ieri il Presidente della Repubblica francese nonché il fatto che la Francia assumerà la Presidenza l’anno prossimo, può il Consiglio dire a quest’Aula se pensa che ci sarà una politica di difesa comune all’interno dell’Unione europea durante la legislatura di questo Parlamento, oppure con il nuovo Parlamento, e quando pensa che potrebbe concretizzarsi?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Come l’onorevole deputato sa, il Consiglio non commenta i discorsi tenuti dai capi di Stato degli Stati membri dell’Unione europea. Naturalmente ho preso atto dell’opinione del Presidente Sarkozy, ovvero l’opinione di un capo di Stato di un importante Stato membro dell’UE. Se proseguiremo o meno su questa strada, ovvero verso un’Europa con una difesa rafforzata, sarà il Consiglio a doverlo decidere e, come può immaginare, non posso prevedere le decisioni del Consiglio. Qualora il Consiglio decidesse in tal senso – e come sa la difesa costituisce un settore specifico che richiede un consenso molto forte – allora naturalmente potremo proseguire su questa via, tuttavia la decisione è ovviamente nelle mani del Consiglio. Non disponendo della sfera di cristallo non posso dirle fino a che punto tale idea avrà seguito. Staremo a vedere. Ma trattandosi di una proposta del Presidente Sarkozy, sarà ascoltata con molta attenzione, come del resto tutte le sue proposte.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 5 dell’onorevoleBernd Posselt (H-0788/07)

Oggetto:Negoziati di adesione con la Macedonia

Come giudica il Consiglio l’attuale stato del processo di ravvicinamento della Macedonia all’UE e quando considera possibile ovvero auspicabile la fissazione di una data per l’inizio dei negoziati di adesione?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Signor Presidente, onorevole deputato, la decisione del Consiglio europeo del dicembre 2005 di riconoscere lo statuto di paese candidato all’ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha costituito il riconoscimento dei risultati ottenuti da quel paese nelle riforme. Il Consiglio europeo ha affermato che ulteriori passi verso l’ingresso nell’UE sarebbero stati presi in considerazione principalmente alla luce della discussione sulla strategia per l’allargamento, come previsto dalle conclusioni del Consiglio del 12 dicembre 2005, che si era conclusa con il “rinnovato consenso” sull’allargamento raggiunto nel corso del Consiglio europeo del 14-15 dicembre 2006; in secondo luogo, alla luce della conformità da parte dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia rispetto ai criteri di Copenhagen; in terzo luogo, alla luce dei requisiti del processo di stabilizzazione e associazione e dell’effettiva attuazione dell’accordo di stabilizzazione e associazione; e infine, alla luce della necessità di ulteriori significativi progressi in relazione alle altre questioni e dei criteri per l’adesione di cui al parere della Commissione e dell’attuazione delle priorità del partenariato europeo.

Nelle sue relazioni intermedie la Commissione ha esaminato nel dettaglio gli sviluppi. A seguito della valutazione della situazione nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia di cui alla relazione della Commissione del 2006, il Consiglio, nella sua sessione dell’11-12 dicembre 2006 si rammaricava che nel corso del 2006 il ritmo osservato delle riforme fosse rallentato. Il 14-15 dicembre 2006 il Consiglio europeo ribadiva che i progressi di un singolo paese verso l’Unione sarebbero ancora dipesi dagli sforzi messi in campo di conformarsi ai criteri di Copenhagen e dalla condizionalità del processo di stabilizzazione e associazione. Il Consiglio ha invitato l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia ad accelerare il passo delle riforme nei settori chiave e ad attuare le priorità indicate nel partenariato europeo al fine di proseguire sulla via dell’accesso. Il quarto incontro del consiglio di stabilizzazione e associazione tra Unione europea ed ex Repubblica jugoslava di Macedonia si è tenuto il 24 luglio scorso. Di particolare importanza fra i messaggi contenuti nella posizione comune dell’Unione sul Consiglio di stabilizzazione e associazione era l’insistenza sul fatto che la stabilità e il regolare funzionamento delle istituzioni democratiche costituiscono aspetti fondamentali dei criteri politici essenziali per assicurare progressi verso l’integrazione europea. Istituzioni come governo, parlamento e presidenza devono funzionare e collaborare in modo efficace. Essi devono inoltre svolgere i rispettivi ruoli differenziati e interagire secondo quanto previsto dalla costituzione. E’ necessario creare e conservare un clima politico costruttivo in modo che il paese possa concentrarsi sulle riforme necessarie per fare progressi sulla strada che porta all’Unione. Vanno inoltre fatti ulteriori sforzi per creare fiducia tra le comunità etniche a tutti i livelli. L’Unione ha ricordato che una forte attuazione dell’accordo quadro di Ohrid costituiva un elemento chiave dei criteri politici. Va fatto ogni sforzo per raggiungere il più ampio accordo politico possibile sulle riforme associate, in piena conformità con la lettera e lo spirito dell’accordo.

L’incontro ha inoltre ricordato l’importanza di progressi nei settori della giustizia e degli affari interni, in particolare nella lotta contro il crimine organizzato e la corruzione. Allo stesso tempo il Consiglio ha anche ricordato che cooperazione regionale e buoni rapporti di vicinato costituivano una parte essenziale del processo di integrazione nell’UE. Infine vorrei dire che il Consiglio sta esaminando molto attentamente la relazione della Commissione pubblicata il 6 novembre che costituirà oggetto delle conclusioni del Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” del prossimo dicembre.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).(DE)La ringrazio, signor Presidente in carica, per la sua risposta molto esauriente. Ho solo due brevi domande supplementari. Prima domanda: ritiene possibile che verrà fissata una data per l’apertura dei negoziati di accesso nel corso dell’anno prossimo? Lo statuto di richiedente della Macedonia risale a oltre due anni fa ed è sicuramente giunto il momento di pensare ad una data.

La seconda domanda supplementare: quale approccio viene adottato? Vengono condotti tentativi per collegare l’accesso della Macedonia all’accesso di altri paesi, come la Serbia, oppure questo paese viene trattato separatamente da tutti gli altri?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Come l’onorevole deputato comprenderà, non sono in grado di dire se siamo o meno in condizione di fissare una data per l’anno prossimo per l’avvio dei negoziati di accesso con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia. Esistono condizioni e criteri difficili e onerosi che devono essere soddisfatti perché i negoziati possano iniziare, pertanto l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia sarà ancora più o meno vicina a conoscere la data dell’avvio dei negoziati nella misura in cui soddisfa tali criteri e condizioni. Quello che mi sento di dire tuttavia è che il paese candidato è più indicato dell’Unione europea a rispondere a tale domanda.

Per quanto riguarda il collegamento dei processi di adesione, la Presidenza sostiene, come ha sempre fatto, che ciascun Stato candidato va giudicato sulla base dei propri meriti. Se il paese candidato è idoneo in quanto soddisfa gli impegni e le condizioni per l’avvio dei negoziati di accesso, allora merita tale statuto a prescindere da quanto si verifica nei processi paralleli che riguardano altri Stati candidati.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 6 dell’onorevoleSarah Ludford (H-0790/07)

Oggetto:Conservazione delle tigri

Quali azioni ha intrapreso l’UE e quali ulteriori misure sono all’esame per incoraggiare e coadiuvare l’India e altri paesi interessati nella conservazione del loro patrimonio di tigri in modo da coinvolgere la popolazione locale, offrendole una partecipazione nella protezione di tali animali?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Signor Presidente, onorevole deputato, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione, o CITES, costituisce il quadro giuridico internazionale per la conservazione delle tigri e di altre specie minacciate di estinzione. L’UE e gli Stati membri sono convinti sostenitori della convenzione, sia a livello politico che finanziario.

Negli ultimi anni l’UE ha messo in particolare evidenza la necessità di concentrare maggiormente gli sforzi nell’attuazione pratica dei controlli CITES al fine di ridurre gli abbattimenti e i commerci illegali e di garantire un commercio sostenibile delle specie. Per sottolineare tale necessità la Commissione ha pubblicato la raccomandazione n. 207/425/CE del 13 luglio 2007 che individua una serie di azioni per l’applicazione del regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio per la protezione di specie della flora e della fauna selvatiche regolamentandone il commercio. Nel frattempo la specie “pantera tigris” è stata elencata nell’allegato A del regolamento (CE) n. 1332/2005 della Commissione del 9 agosto 2005, nonché nell’allegato I della CITES, il che significa che gli esemplari di questa specie possono essere spostati solo in circostanze eccezionali e nel rispetto di criteri rigorosi. Se tali criteri sono soddisfatti e nel caso sia possibile una decisione di autorizzazione, è necessario fornire sollecitamente assicurazioni che l’attività coinvolta non va a danno dello stato di conservazione della specie.

Vorremmo inoltre attirare la sua attenzione sulla necessità di una cooperazione internazionale e in particolare sullo sviluppo di capacità atte a favorire l’attuazione delle politiche per la conservazione e l’uso sostenibile della fauna e della flora selvatiche negli Stati in cui tali specie si trovano. L’UE pertanto ha sostenuto le decisioni relative ai grandi mammiferi asiatici approvate nel corso del 14° incontro tra gli aderenti alla CITES tenutosi quest’anno con l’obiettivo di intensificare gli sforzi volti all’attuazione e alla conservazione.

Siamo inoltre preparati a fornire assistenza all’India e ad altri Stati della regione in cui tali specie sono distribuite nell’attuazione di tali decisioni. Riconosciamo che per l’effettiva attuazione delle misure di conservazione è necessaria la partecipazione della popolazione locale. Abbiamo sottolineato la necessità, tramite la CITES, di assicurare il sostegno e la cooperazione delle comunità locali e rurali nella gestione delle risorse floro-faunistiche selvatiche e pertanto nella lotta contro il loro commercio illegale.

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE).- (EN) Ringrazio molto la Presidenza per la risposta data e leggerò i documenti menzionati.

Tuttavia il problema è che la situazione delle tigri si trova in una fase critica. Probabilmente ne esistono ancora solo 3000 allo stato selvatico e potrebbero essere estinte entro il 2020. Il problema principale è costituito dal bracconaggio, che è mosso dal commercio illegale a scopo lucrativo delle pelli e altre parti della tigre che si dice arrivi fino all’est europeo. Le autorità forestali indiane dicono di non essere in grado di far fronte alle bande dedite al bracconaggio a causa una cronica mancanza di finanziamenti. Può l’UE aiutare in tale settore? Abbiamo progetti specifici?

Un funzionario cinese ha detto recentemente che è molto difficile resistere alle pressioni per la liberalizzazione del commercio della tigre. Sicuramente la chiave sta da una parte nell’educazione ma anche nel dare alle popolazioni locali un interesse economico nel mantenere livelli elevati. Cosa sta effettivamente facendo l’UE in termini di progetti specifici?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.−(PT) L’onorevole deputato prenderà atto che ho citato ampiamente, lungamente e in dettaglio al quadro giuridico e giudiziario internazionale nel quale l’Unione europea esiste e si muove. Naturalmente ho anche espresso la volontà, la disponibilità e l’impegno del Consiglio a fare il possibile entro tale quadro internazionale per assicurare che le misure che dispone vengano effettivamente applicate.

Ho inoltre detto in modo molto trasparente che riconosciamo anche che dobbiamo lavorare assieme con le popolazioni locali che si trovano a contatto diretto con tali specie minacciate. La lotta contro il bracconaggio e attività illegali simili non è facile, come chiunque abbia esperienza di tali situazioni sa. Essi sanno che si tratta di una battaglia difficile ma necessaria, valutazione con la quale concordo.

Tutta l’opinione pubblica europea è d’accordo con lei, in quanto ciò che recentemente si è visto in relazione al commercio illegale delle specie minacciate indica che i cittadini sono molto più consapevoli dell’esigenza di attirare l’attenzione su tali questioni di quanto non lo fossero in passato. La pressione dell’opinione pubblica e l’attenzione riservata a tali situazioni è pertanto molto più alta che non nel passato. Pertanto lei può contare ovviamente anche su tale sensibilizzazione dell’opinione pubblica che è anch’essa necessaria per far sì che noi, l’UE, e i nostri Stati membri possiamo agire in modo più efficace. Come dicevo dobbiamo riconoscere che si tratta di una battaglia difficile.

 
  
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  David Martin (PSE).- (EN) Signor Presidente in carica, lei ha detto molto chiaramente che lei e il Consiglio nel complesso siete impegnati per la protezione e la conservazione della tigre. Analogamente il Primo Ministro indiano ha espresso chiaramente e con passione, in più dichiarazioni, il proprio impegno a difesa della tigre. Dato che siamo impegnati in un negoziato bilaterale con l’India per creare un nuovo trattato bilaterale tra UE e India, ritiene che questo potrebbe essere un argomento da inserire nel trattato e che potremmo andare al di là dei nostri attuali impegni previsti dalla CITES per contribuire all’educazione, alla formazione e alla conservazione, cioè quel tipo di misure a cui accennava la baronessa Ludford?

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica, la mia domanda riguarda questa questione anche se un aspetto leggermente diverso. Io penso – e lei vi ha giustamente accennato – che questioni come quella in discussione suscitino un forte sentimento nell’opinione pubblica. D’altra parte – e lei ha anche fatto riferimento alla posizione giuridica – che giustificazione abbiamo noi dell’Unione europea per arrogarci poteri legislativi o contrattuali su qualunque questione che riguardi profondamente chiunque nell’UE? Non dovremmo piuttosto esercitare un po’ di autolimitazione su tali questioni?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Molto bene. Devo confessare, signor Presidente, che non avevo compreso interamente la seconda domanda, forse a causa di un ritardo nella traduzione.

Per quanto riguarda la questione della tigre e del dialogo con l’India, devo dire in tutta sincerità e franchezza che si tratta di una domanda specifica sulla quale non ho riflettuto ma sulla quale rifletterò in futuro, e pertanto prendo nota del suggerimento dell’onorevole deputato. Nel nostro dialogo bilaterale con l’India – si terrà un Vertice UE-India – possiamo anche discutere la questione della protezione delle specie e di come possiamo proteggere meglio le specie minacciate di estinzione.

Devo confessare che, penso a causa della traduzione, non avevo capito la seconda domanda.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).- (DE) Ringrazio molto e mi scuso per aver parlato così velocemente. Stavo deliberatamente cercando di evitare di superare i tempi. Quello che volevo dire era che è importante che noi ci occupiamo di tali preoccupazioni quando interessano ai cittadini europei. D’altro canto dobbiamo anche essere consapevoli dei limiti giuridici dell’Unione e fare in modo di rispettare il più possibile tali limiti.

L’approccio da lei proposto appare interessante, tuttavia non dobbiamo esporci alla possibile accusa che l’Unione vuol essere competente in tutte le questioni globali.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT)Sono d’accordo con l’onorevole deputato, l’Unione europea non può e non deve essere responsabile di tutto e non deve essere accusata di qualsiasi cosa o giudicata per qualsiasi cosa. In base ai trattati molti di tali aspetti e responsabilità competono agli Stati membri e in tal caso possono essere responsabilità sia degli Stati membri e che degli Stati in cui tali situazioni si presentano.

L’Unione europea non è e non può essere una panacea universale, in particolare esiste un principio, quello della sussidiarietà, che va sempre rispettato.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 7 dell’onorevoleGay Mitchell (H-0792/07)

Oggetto:Centri di servizi finanziari al di fuori dell’Unione Europea

Intende il Consiglio rilasciare una dichiarazione sul suo modo di rapportarsi con i centri di servizi finanziari non comunitari negli ambiti di comune interesse?

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.−(PT) Signor Presidente, onorevole deputato, nelle conclusioni adottate nel maggio 2006 il Consiglio aveva accolto favorevolmente il libro bianco della Commissione sulla politica sui servizi finanziari dal 2005 al 2010. In particolare il Consiglio aveva salutato con favore, cito: “le idee proposte per quanto riguarda la crescente importanza della dimensione esterna nei servizi finanziari – e cioè l’approfondimento e l’ampliamento dei dialoghi normativi con paesi terzi, e le iniziative miranti all’ulteriore apertura dei mercati globali di servizi finanziari”.

Su iniziativa della Presidenza portoghese, il 9 ottobre scorso il Consiglio ECOFIN ha esaminato la situazione del dialogo macroeconomico, finanziario e regolamentare con i partner principali dell’Unione – Stati Uniti, Giappone, Russia, India e Cina. L’importanza di tali dialoghi strategici è stata sottolineata durante la discussione. Tali dialoghi consentono di rafforzare la convergenza, la cooperazione e la comprensione reciproca tra partner a livello mondiale, contribuendo così a favorire l’accesso ai rispettivi mercati e a promuovere la stabilità macroeconomica e finanziaria, in particolare nei servizi finanziari. I dialoghi hanno portato ad un significativo progresso in merito alla convergenza e all’equivalenza dei principi contabili.

Il Consiglio appoggia il lavoro condotto dalla Commissione e ritiene che la globalizzazione dei mercati finanziari richieda uno sforzo crescente per ottenere convergenza e cooperazione a livello internazionale, in linea con la visione strategica di Commissione e Consiglio sulla necessità di rafforzare la dimensione esterna della strategia di Lisbona attraverso la promozione della cooperazione in materia regolamentare, e un approccio internazionale ad essa, e attraverso la convergenza e l’equivalenza delle norme.

Parimenti è stata sottolineata anche l’importanza che l’Unione europea assicuri un approccio coerente in tale settore, e si è ritenuto che debba continuare l’invio a scadenze regolari al Consiglio delle informazioni sull’andamento di tali dialoghi.

 
  
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  Gay Mitchell (PPE-DE).- (EN) Vorrei inoltre ringraziare la Presidenza del Consiglio per la sua risposta. E’ la Presidenza del Consiglio consapevole che esiste una scuola di pensiero secondo la quale i paesi in via di sviluppo potrebbero beneficiare grandemente se si dotassero di un settore dei servizi finanziari? Considerando l’esperienza del Portogallo in particolare in Africa, vorrei chiedere al Presidente del Consiglio, qualora non abbia la risposta fra le sue carte, se potrebbe far sì che la questione sia esaminata e abbia un seguito, in quanto potrebbe anche essere un modo per assistere non solo i paesi in via di sviluppo ma anche per avere degli interscambi a livello globale, e anche questo porterebbe grandi vantaggi a tali parti del mondo.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) L’onorevole deputato ha ragione, non ho una risposta scritta tra le mie carte da darle ma le esporrò il mio parere. A tale riguardo questa mattina abbiamo avuto una discussione molto interessante sulla globalizzazione, durante la quale abbiamo discusso anche dei servizi finanziari e delle questioni collegate alle turbolenze presenti in alcuni mercati finanziari.

Una questione che considero fondamentale per quanto riguarda l’Africa e che è strettamente collegata al Vertice Europa-Africa riguarda la posizione dell’Africa nella globalizzazione, ovvero se l’Africa debba essere un partner a tutti gli effetti, come pensiamo che debba essere, per quanto riguarda i problemi e le sfide suscitati dalla globalizzazione, se l’Africa debba essere un partner attivo e se debba disporre di strumenti efficaci in modo da poter essere veramente un partner a pieno titolo nella globalizzazione, oppure se per converso vogliamo che l’Africa sia un paese condannato a guerra, insicurezza, sottosviluppo e povertà.

In tale contesto pertanto gli strumenti, le iniziative o i meccanismi finanziari o di altro tipo che possono effettivamente porre l’Africa con tutti noi, con l’Unione europea e con altri importanti blocchi emergenti, sull’agenda dei colloqui, del dibattito e del tema della globalizzazione, non possono che essere benvenuti.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE).- (EN) Ringrazio il Presidente e il Presidente in carica per gli straordinari che fanno, come d’altra parte tutti noi; è una cosa che apprezziamo.

Quali sono secondo lei gli ostacoli ad un maggiore progresso in tale settore e ritiene lei che, per come stanno le cose, si stia facendo abbastanza? Perché è della fiducia dei consumatori nel settore dei servizi finanziari che stiamo parlando, sia dentro l’Europa che fuori.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio.(PT) Tale questione, la conduzione di questi dialoghi e così via in tale specifico settore, che rientra nella interrogazione che mi è stata sottoposta, vengono diretti dalla Commissione, che ne ha la responsabilità. Devo inoltre confessare di non essere uno specialista di finanza e pertanto di non possedere le competenze di dettaglio necessarie per dare una risposta tecnica. Lei chiede una risposta tecnica e io non posso dargliela. Posso però darle una risposta politica che disegna una nuova realtà, un nuovo problema e una nuova sfida, ma anche una nuova opportunità. Questo problema deve essere esaminato e ora lo è stato, ed è stato sviluppato in misura mai vista prima. Naturalmente anche noi dell’Unione europea dobbiamo cercare risposte appropriate laddove sorgono problemi e inoltre dobbiamo avere a disposizione gli strumenti necessari quando si tratta di sviluppare e di fare progressi.

Non posso dirle in modo specifico quali ostacoli possono essere sorti o possono sorgere, tuttavia posso darle un’idea, che ho, di quali sono stati la politica dell’UE e le responsabilità del Consiglio in tale settore. Infine posso dire che è per me un grande piacere poter prolungare la mia presenza qui con voi, in particolare dato che il mandato sta volgendo al termine. Mi è rimasta una sola possibilità di essere tra voi e devo sfruttare al massimo questa esperienza.

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Con questo si conclude il tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 19.45, è ripresa alle 21.05)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON.EDWARD McMILLAN-SCOTT
Vicepresidente

 
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