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Procedura : 2007/0130(COD)
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Testi presentati :

A6-0412/2007

Discussioni :

PV 13/11/2007 - 17
CRE 13/11/2007 - 17

Votazioni :

PV 15/11/2007 - 5.1
CRE 15/11/2007 - 5.1
Dichiarazioni di voto
PV 29/11/2007 - 7.18
CRE 29/11/2007 - 7.18
Dichiarazioni di voto
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Testi approvati :

P6_TA(2007)0562

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 15 novembre 2007 - Strasburgo Edizione GU

6. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca le dichiarazioni di voto.

 
  
  

- Relazione: Jo Leinen (A6-0412/2007)

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. −(PL)La relazione dell’onorevole Leinen afferma specificamente che “la novità più importante della proposta della Commissione è che viene offerta la possibilità di sovvenzionare a carico del bilancio dell’Unione, oltre ai partiti politici europei, anche le fondazioni politiche ad essi affiliate”.

Concordo che il regolamento proposto contribuirà a migliorare la stabilità finanziaria dei partiti politici europei e il finanziamento delle campagne elettorali alle elezioni del 2009 per il Parlamento europeo.

 
  
  

- Relazione: Carlos Coelho (A6-0441/2007)

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE).- (SK)Un anno fa sembrava che la data dell’estensione dello spazio Schengen sarebbe stata rinviata al 2009. Sono lieta che tutti noi ci siamo impegnati per trovare rapidamente una soluzione costruttiva per far sì che la libera circolazione delle persone senza controlli ai passaporti diventasse una realtà.

Sono quindi favorevole alla relazione dell’onorevole Carlos Coelho, che conferma l’adesione allo spazio Schengen di nove nuovi Stati membri. A mio parere la libera circolazione delle persone senza controlli ai passaporti è un vero successo per l’integrazione europea, e per questo motivo sono felice di votare a favore di questa relazione. L’adesione dei nuovi Stati membri, compresa la Slovacchia, allo spazio Schengen, conferma chiaramente ai popoli europei che la cortina di ferro innalzata dai regimi totalitari comunisti tra l’Europa occidentale e orientale sarà consegnata ai libri di storia dopo il 21 dicembre 2007.

Per me il voto su questa relazione è un evento storico, perché si svolge nella stessa settimana in cui le Repubbliche slovacca e ceca commemorano – il 17 novembre – il diciottesimo anniversario della caduta del regime totalitario che impediva ai cittadini di viaggiare in Europa. Credo che tutti i cittadini europei saranno lieti di questo regalo di Natale.

 
  
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  Frank Vanhecke (NI).(NL)Signor Presidente, ho votato contro la relazione dell’onorevole Coelho principalmente per richiamare l’attenzione sui numerosi problemi derivanti dalla politica delle frontiere aperte dell’accordo di Schengen. Tutto sommato, il sistema di Schengen si regge, o non si regge, da un lato su un controllo rigoroso dei confini esterni – che, per essere chiari, non viene attuato – e dall’altro su un approccio severo nei confronti del crimine in tutti gli Stati membri, coordinato in tutti gli Stati membri – che si riscontra troppo raramente. Infine, tutti i paesi dello spazio Schengen devono seguire una rigorosa politica di immigrazione, completamente incompatibile, ad esempio, con le ondate di legalizzazioni di massa a cui abbiamo assistito in molti Stati membri negli ultimi anni.

In simili circostanze, come persona e come politico, non posso rallegrarmi di non dovermi più sottoporre ai controlli alle frontiere interne, perché non lo faranno neppure criminali e immigrati clandestini, con conseguenze deleterie per la nostra società.

 
  
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  Oldřich Vlasák (PPE-DE).- (CS)Signor Presidente, mi consenta di parlare della relazione del mio collega, l’onorevole Carlos Coelho, sul progetto di decisione del Consiglio sulla piena applicazione delle disposizioni dell’acquis di Schengen nei nove Stati membri che hanno aderito all’UE nel 2004. Personalmente, ritengo che questa decisione sia assolutamente vitale. L’adesione dei nostri paesi, compreso il mio, la Repubblica ceca, non dovrebbe essere rinviata in nessuna circostanza. Tutte le analisi ad oggi dichiarano obiettivamente che tutti questi paesi sono adeguatamente preparati per l’ampliamento dello spazio Schengen. Grazie ad uno sforzo incredibile degli Stati membri interessati, i numerosi esperti che hanno partecipato alle ispezioni, quali polizia, autorità giudiziarie, funzionari e altri, hanno riscontrato che oggi questi Stati membri sono sufficientemente preparati per applicare tutte le disposizioni dell’acquisdi Schengen in maniera soddisfacente. Presumo quindi che anche il Consiglio “Giustizia e affari interni” esprimerà il suo sostegno a questa decisione il 6-7 dicembre di quest’anno. L’importanza simbolica dell’eliminazione delle frontiere interne che i nostri cittadini associano all’adesione allo spazio Schengen passerà alla storia e si può paragonare solo alla caduta della cortina di ferro quasi vent’anni fa.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE).- (CS)Onorevoli colleghi, sono lieta che – nonostante i problemi tecnici – ci ritroviamo tutti a votare sulla relazione che conferma che i nuovi Stati membri, compresa la Repubblica ceca, sono pronti ad aderire allo spazio Schengen già nel 2008. Apprezzo l’impegno e l’apertura degli Stati membri e della Commissione durante le intense consultazioni tecniche prima dell’ampliamento. Indubbiamente, lo spazio Schengen allargato rappresenterà una sfida maggiore per la sicurezza interna dell’Europa, ma d’altro canto, e vorrei sottolinearlo, si tratta del culmine degli sforzi intesi a realizzare la libera circolazione in uno spazio veramente integrato. L’anno prossimo l’Europa sarà unita come non era mai stata prima. La cortina di ferro è definitivamente crollata e vi ringrazio per questo.

 
  
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  Sylwester Chruszcz (NI). – (PL)Signor Presidente, l’adesione della Polonia allo spazio Schengen comporta potenziali vantaggi derivanti dalla comodità nell’attraversare le frontiere, ma anche delle minacce.

Un fenomeno negativo che la Polonia vive già da qualche anno sono le difficoltà incontrate dai cittadini dei nostri vicini orientali ad entrare nel nostro paese, ivi compresi i polacchi che vivono in Bielorussia e in Ucraina. La mancanza di controlli ai confini può determinare molti fenomeni negativi associati alla criminalità e all’immigrazione clandestina. Ci preoccupano anche le misure prese per eliminare i controlli alle frontiere nazionali negli Stati membri a favore di servizi di frontiera paneuropei. Per questo motivo mi sono astenuto dal voto su questa materia.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT)Come sosteniamo da tempo, a nostro parere le aree della giustizia e degli affari interni sono competenze centrali dei singoli Stati, in particolare del Portogallo. Ci opponiamo pertanto al loro progressivo trasferimento alle istituzioni sovranazionali dell’UE in un processo che giustifica ogni nuovo “progresso” sulla base dei precedenti “progressi”.

È il caso della creazione dello spazio Schengen, con l’acquisdi Schengen, che serve da catalizzatore per la comunitarizzazione di politiche e misure connesse ai controlli alle frontiere – visti, asilo o immigrazione – ovvero di meccanismi giudiziari o di polizia.

Tanto più quando tale comunitarizzazione avviene in un contesto nel quale le principali potenze dell’UE, di concerto, si assicurano che il processo decisionale conferisca loro la possibilità di difendere e salvaguardare i loro interessi, che non è certo il caso del Portogallo.

Come abbiamo già dichiarato, la fondamentale collaborazione internazionale ed europea tra Stati sovrani con uguali diritti in questa materia è una cosa, ma l’inaccettabile cessione degli elementi fondamentali per la salvaguardia della sovranità nazionale e della democrazia a istituzioni sovranazionali dominate dalle maggiori potenze dell’UE, onde creare una “fortezza Europa”, è tutt’altra cosa.

Di qui il nostro voto.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, voto contro questa relazione in quanto, come già altre volte ampiamente espresso, anche recentemente, durante i miei interventi all’interno di questa Aula, sono fermamente contrario all’accordo di Schengen. Lo sono, ulteriormente, quando poi questo accordo diventa lo strumento per veicolare la circolazione di immigrazione clandestina e pericolosi movimenti da un capo all’altro dell’Unione.

Le frontiere di questi Paesi che si vuole far entrare a far parte dell’acquis di Schengen rappresentano un facile veicolo per delinquenti. L’incontrollata immigrazione da parte di soggetti provenienti dalla galassia della ex repubblica comunista sovietica e dal Medio Oriente beneficerebbe di un ulteriore strumento di ingresso. Senza considerare il grave disordine sociale che la libera circolazione dei cittadini per gli Stati dell’Unione indiscutibilmente causa all’Italia e agli altri paesi.

 
  
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  Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. − (SV)La cooperazione di Schengen deve restare aperta a tutti gli Stati membri che desiderano aderirvi e parteciparvi. D’altro canto, è estremamente importante che tutti i paesi aderenti alla cooperazione soddisfino già i requisiti al momento dell’adesione, perché la cooperazione comporta un confine esterno comune. In caso di carenze in un paese, la Svezia non ha modo di controllare la protezione delle frontiere. Dalle ispezioni effettuate emergono dei problemi da risolvere, per cui sarebbe ragionevole ritardare l’adesione finché non siano stati soddisfatti tutti i requisiti.

 
  
  

- Relazione: Iles Braghetto (A6-0408/2007)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm e Inger Segelström (PSE), per iscritto. − (SV)Con questa dichiarazione di voto, i sottoscritti deputati socialdemocratici del Parlamento europeo desiderano chiarire il voto espresso sulla relazione Braghetto(A6-0408/2007).

A nostro parere, è molto importante istituire un piano di ricostituzione del tonno rosso, da tempo una specie a rischio a causa della pesca eccessiva. Col tempo questa situazione rischia di danneggiare l’intero ecosistema delle zone di pesca interessate. Tuttavia, riteniamo che la risoluzione della Commissione non sia completamente adeguata, e pertanto abbiamo espresso un voto contrario.

Abbiamo votato a favore degli emendamenti 4 e 6 della commissione – due emendamenti che comportano l’eliminazione di due esenzioni, a nostro parere discutibili, per la pesca al tonno rosso.

Abbiamo sostenuto anche l’emendamento 13, inteso a promuovere l’adozione di un piano di ricostituzione degno di questo nome. La proposta va molto al di là della proposta originale, e ha tutto il nostro sostegno. Il livello degli stockdi tonno rosso è ancora pericolosamente basso e l’Unione europea deve assumersi maggiori responsabilità per il loro ripristino.

 
  
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  Gérard Deprez (ALDE), per iscritto.(FR)Desidero chiarire il mio voto sulla relazione sul piano di ricostituzione del tonno rosso nell’Atlantico orientale e nel Mediterraneo.

Alla luce della situazione veramente critica degli stockdi tonno rosso, l’Unione europea con questo regolamento reagisce nel seguente modo: una costante riduzione dei contingenti di cattura, limitazione dei periodi di pesca, rafforzamento delle misure di controllo per contrastare la pesca illegale. Sono favorevole a queste proposte.

Tuttavia, mi sento piuttosto pessimista.

Innanzi tutto, perché gli scienziati affermano già che le disposizioni del regolamento non sono sufficienti a garantire la ricostituzione degli stock e ritengono che ci sarebbero buoni motivi per fissare i contingenti ben al di là delle percentuali di catture annuali stabilite dall’ICCAT (Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi nell’Atlantico). Sono propenso a crederlo, per cui ho dato il mio sostegno all’emendamento 13 presentato dal gruppo Verde/Alleanza libera europea.

In considerazione della presenza nel Mediterraneo di flotte di paesi extra-UE, quali Libia, Turchia, Tunisia, Giappone e Cina, che non sono membri dell’ICCAT, è chiaro che il regolamento in esame avrà effetto solo se questi paesi sottoscrivono le disposizioni in esso contenute, e non esiste la certezza che lo facciano.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’istituzione di un piano pluriennale comunitario di ricostituzione del tonno rosso è l’attuazione pratica di una delle misure adottate dalla Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi nell’Atlantico.

Il piano prevede, tra l’altro, una riduzione costante dei contingenti di cattura, fermi stagionali, un aumento della taglia minima e un sistema di osservatori a bordo dei pescherecci e negli allevamenti ittici.

La raccomandazione adottata prevede anche una compensazione finanziaria da pagare ai pescatori durante i fermi stagionali, nell’intento di salvaguardare la flotta e l’occupazione nel settore.

Riteniamo inoltre che sia importante migliorare i controlli, aggiornare periodicamente il volume di catture dei vari pescherecci per impedire che alcuni paesi superino i contingenti assegnati a scapito di altri, come avviene attualmente. Ricorderete che la stagione della pesca al tonno rosso è stata chiusa da settembre a dicembre perché si sospettava che alcuni paesi avessero già superato i contingenti, come poi si è riscontrato.

Infine, ci rammarichiamo per la reiezione della nostra proposta, che sottolineava il fatto che la pesca costiera e tradizionale su piccola scala, oltre a fornire migliaia di posti di lavoro, consente lo sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN)Ho votato a favore della proposta di regolamento del Consiglio, che istituisce un piano di ricostituzione degli stockdi tonno rosso nell’Atlantico orientale e nel Mediterraneo. Ai sensi della proposta, i pescatori saranno risarciti per le perdite provocate dai fermi stagionali e dalle riduzioni dei contingenti intese a consentire la ricostituzione degli stock. Si raccomanda inoltre di evitare deroghe in materia di fermi stagionali e taglie minime. Occorre un’azione incisiva per garantire che gli stockdi questa specie non si riducano senza possibilità di rimedio.

 
  
  

- Risoluzione: L’interesse europeo (B6-0435/2007)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Abbiamo votato contro questa risoluzione che raccoglie i principali aspetti delle politiche neoliberali a livello comunitario e cerca di incoraggiarne l’attuazione a livello mondiale.

Si tratta di una risoluzione che accetta la flessicurezza come un concetto da sviluppare e integrare nei programmi di riforma nazionali di ogni Stato membro, che tenta di nascondere le reali implicazioni e gli obiettivi propri della strategia di Lisbona e dei suoi orientamenti per le politiche in materia di economia e occupazione, in particolare le liberalizzazioni e privatizzazioni.

Non possiamo accettare una risoluzione favorevole all’intenzione di sviluppare una dimensione esterna della strategia di Lisbona, e precisamente la promozione della liberalizzazione dei mercati su scala mondiale, accentuandone la natura neoliberista e la tendenza ad interferire negli orientamenti economici di paesi terzi.

Nella comunicazione della Commissione sul suo contributo all’incontro di ottobre dei capi di Stato e di governo si dichiara che il rilancio della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione è stato un successo, ma si dovrebbe aggiungere “per i grandi gruppi economici e finanziari nazionali e internazionali” che hanno visto crescere i loro profitti in maniera esponenziale, mentre i lavoratori hanno dovuto fare i conti con l’erosione dei loro diritti.

 
  
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  Timothy Kirkhope (PPE-DE), per iscritto. −(EN)Io e i miei colleghi del partito conservatore britannico siamo fermamente convinti che gli Stati membri dell’Unione europea debbano perseguire politiche intese a promuovere la posizione competitiva dell’Europa nell’economia globalizzata. A nostro parere, l’Europa dovrebbe perseguire con decisione l’agenda di Lisbona,concludendo accordi nei negoziati commerciali a livello mondiale,spingendo per l’ulteriore deregolamentazione che consenta all’industria e al commercio di competere nei mercati mondiali, promuovendo la liberalizzazione nel mercato interno, attuando con efficacia la direttiva sui servizi e aderendo a una valida politica di concorrenza. Tutto questo dev’essere sostenuto da un impegno incrollabile nei confronti del libero commercio e dei mercati aperti. Alcuni di questi elementi sono presenti in questa proposta di risoluzione e lo apprezziamo.

Purtroppo però riteniamo che nel complesso questa proposta comune sia una grande occasione sprecata. Avrebbe dovuto definire i principi basilari di un approccio comunitario alla globalizzazione, come descritto sopra, ma non lo fa. La proposta contiene degli elementi che porterebbero l’Europa in una direzione che minerebbe la capacità dell’UE di competere con successo nell’economia globalizzata.

 
  
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  Marie-Noëlle Lienemann (PSE), per iscritto.(FR)Questa risoluzione avrebbe dovuto rappresentare un’occasione per affermare alcune questioni urgenti e chiarire che cosa effettivamente si aspetta il Parlamento europeo dalle Istituzioni dell’Unione europea per garantire un rilancio della crescita e un progresso sociale condiviso nei nostri 27 Stati membri, e lo sviluppo nei paesi in via di sviluppo.

Non c’è niente di tutto questo, ma solo i soliti discorsi sulle virtù della globalizzazione. Non si parla di un contrappeso democratico alla BCE, che imponga una politica monetaria favorevole all’industria e all’occupazione. Non si parla di una strategia volta a contrastare la permeabilità dell’UE ai fondi speculativi e ai fondi sovrani. Non si parla di preferenza comunitaria, né della rigorosa imposizione di norme sociali (OIL) o ambientali. E neppure di aiuti allo sviluppo, essenziali per lo sviluppo comune.

E poi ci sorprendiamo per la scarsa crescita in Europa, i problemi sociali e la sfiducia dei cittadini!

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN)Ho votato a favore di questa risoluzione composita, in risposta alla comunicazione della Commissione“L’interesse europeo: riuscire nell’epoca della globalizzazione”. La risoluzione mette in evidenza una serie di modi in cui l’Unione può trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalla globalizzazione: promuovere condizioni paritarie in materia di concorrenza e commercio; migliorare il processo decisionale politico dell’UE, rendendolo più partecipativo; e sottolineare la necessità di un rafforzamento della dimensione sociale dell’UE.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. −(EN) Accolgo con favore questa risoluzione che richiama l’attenzione su una serie di questioni interconnesse – dai diritti sociali ai regolamenti finanziari e a come i cittadini, in conseguenza dell’espansione dei mercati, possano trarne un senso. Occorre trovare un equilibrio tra le condizioni del libero mercato e le necessità dei paesi in via di sviluppo ed è assolutamente necessario portare avanti la discussione su questo tema.

 
  
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  Bart Staes (Verts/ALE), per iscritto.(NL)L’Europa non riuscirà a combatterel’aumento della povertà né il crescente riscaldamento globale – le principali sfide della globalizzazione – se insiste a mettere l’accento sulla liberalizzazione. In effetti, è il libero commercio a creare questi problemi. La globalizzazione crea l’illusione che il livello generale di prosperità nel mondo sia in graduale aumento, ma nel contempo noto un costante aumento nel divario tra ricchi e poveri negli Stati membri. La liberalizzazione è anche la causa del grande disastro ambientale che ci attende se non ci affrettiamo a prendere misure incisive e praticabili per combattere il riscaldamento globale.

Non disporre di una politica decisa in questo campo è irresponsabile e criminale. Investire in un’economia efficiente in termini energetici e creare posti di lavoro in quel settore è comunque una scelta promettente. Il principio “chi inquina paga” viene trascurato troppo spesso. In quanto membro del gruppo Verde/Alleanza libera europea deploro l’assenza di questo aspetto.

Se l’Europa vuole un mercato unico che garantisca la libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali, dovrebbe anche prevedere standard sociali e ambientali elevati, che offrano protezione e rappresentino un esempio per il resto del mondo.

Il testo proposto resta vago e superficiale ed esemplifica ancora una volta la politica della Commissione.

 
  
  

-Risoluzione: Applicazione della direttiva 2004/38/CE (B6-0462/2007)

 
  
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  Mario Borghezio (UEN).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarebbe veramente ipocrita se l’Aula, dopo aver votato a stragrande maggioranza l’emendamento orale dell’onorevole Angelilli, che ricorda e porta le condoglianze e la solidarietà del Parlamento europeo alla famiglia, – ricordo – di una vittima così, direi, immotivata, così grave dei fenomeni di criminalità avvenuta nel nostro Paese, poi non prendesse una posizione chiara per prevenire questi atti, questa vera e propria mattanza di persone oneste che avviene a causa della mancanza di controlli.

Nessuno vuole, ospita nel nostro paese, in Italia, sentimenti di xenofobia, specialmente verso gli appartenenti a un popolo come quello rumeno che, come ci ricordava un’editoriale del quotidiano L’Avvenire, ci ha dato uomini di cultura come Mircea Eliade, come Ionesco, come Cioran. Una grande civiltà che noi sentiamo vicina e che ci è cugina. Altro è la questione dell’invasione di criminali e in particolare l’emergenza rom, nei cui confronti ci vuole un’azione di prevenzione e di controllo alle frontiere, adottando i rilievi fotodattiloscopici, impronte digitali per prevenire e per sapere chi entra nel nostro paese con quali intenzioni se possibile e per, soprattutto, stabilire una data certa.

Perché se non vogliamo fare delle grida manzoniane in Europa, quando diciamo che dopo i tre mesi si devono fare i controlli, bisogna sapere la data certa dell’entrata e questo, come ha ammesso nell’Aula della Camera dei deputati il ministro Amato, oggi non si fa.

 
  
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  Robert Evans (PSE).- (EN) Signor Presidente, ho votato a favore di questa risoluzione perché riconosco che la libera circolazione delle persone è un principio fondamentale dell’Unione europea, che dev’essere rispettato e difeso da tutti gli Stati membri.

Inoltre, penso che abbiamo ragione a enfatizzare ancora una volta che l’UE effettivamente è stata fondata su misure volte a combattere tutte le forme di razzismo e xenofobia e tutte le forme di discriminazione. Analogamente, tutti noi in quest’Aula dovremmo riconoscere che le popolazioni rom in Europa sono forse le più discriminate, in alcuni paesi a livelli totalmente inaccettabili. Dovremmo comprendere che l’assimilazione, l’integrazione sociale e la protezione della minoranza rom sono obiettivi che l’Unione europea deve ancora realizzare. Penso che si tratti di un obiettivo per il quale dovremmo tutti lavorare, nello spirito della libera circolazione.

 
  
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  Carlo Fatuzzo (PPE-DE).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho votato contro la risoluzione sulla libera circolazione nell’Unione europea presentata dai gruppi di centrosinistra – spiegherò subito il perché – dopo avere dichiarato che sono assolutamente e totalmente favorevole alla proposta dell’onorevole Mario Mantovani di bloccare per tre anni l’ingresso di extracomunitari, ripeto di extracomunitari, nell’Unione europea e quindi anche in Italia, e per quanto riguarda i comunitari sono favorevolissimo al diritto di libera circolazione di lavoratori, cittadini, turisti purché non sia un permesso di licenza di uccidere.

Non è possibile che, come è avvenuto negli ultimi giorni in Italia, una signora di 45 anni è deceduta mentre ritornava a casa dopo il lavoro e un medico a pochi giorni dalla pensione sia stato ucciso nel corso di un tentativo di furto nella sua casa a Milano. Questa non è libera circolazione!

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE-DE).- (RO) Ho votato a favore della risoluzione sulla libera circolazione presentata da PSE, ALDE, Verdi e GUE/NGL, benché risponda solo in parte allo scopo per il quale ritengo che dovrebbe essere redatta una simile risoluzione.

A mio parere, il testo della risoluzione avrebbe dovuto offrire un sostegno ancora più chiaro ai cittadini europei che risiedono in paesi diversi da quello di origine, e implicitamenteai cittadini rumeni che risiedono in Italia e rispettano le leggi italiane.

Il testo sul quale abbiamo votato non condanna gli atteggiamenti xenofobi verso i cittadini rumeni e non fa riferimento all’amplificazione delle tensioni tra la comunità rumena in Italia e la popolazione italiana, generata anche dall’applicazione inadeguata del decreto emesso dal Consiglio dei ministri italiano e dalle dichiarazioni di certi politici italiani.

Ritengo inoltre che, come affermato nella risoluzione comune PPE-DE e UEN, l’applicazione efficace delle disposizioni giuridiche da parte delle autorità italiane avrebbe impedito questa situazione.

Chiedo alla Commissione europea e alle autorità italiane di prendere in considerazione anche le disposizioni della risoluzione comune dei gruppi PPE-DE e UEN, che non sono incluse nel testo adottato oggi.

 
  
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  Frank Vanhecke (NI).(NL)Signor Presidente, la situazione effettivamente sta diventando sempre più ridicola. Ora una maggioranza di quest’Aula ritiene addirittura necessario rivolgere accuse di xenofobia al popolo e al governo italiani. Inoltre, nella proposta di risoluzione si dichiara che l’approccio del governo italiano al problema della criminalità tra i rom rumeni presenti nel paese in numero consistente ha contribuito ad aumentare le tensioni. Quindi la colpa di tutto questo è solo dell’Italia, che avrebbe dovuto partecipare ai programmi del Fondo sociale europeo per l’integrazione dei rom.

Vorrei chiarire a questo proposito che i cittadini e il governo in Italia hanno il diritto di difendersi e che quanto è accaduto dimostra soprattutto che la direttiva è inadeguata e che si dovrebbe rendere più agevole, e non più difficile, l’espulsione dei criminali – dei criminali, attenzione, non delle persone decenti che lavorano per sbarcare il lunario.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. –(EN)Ho votato a favore di questa risoluzione comune, dove si sottolinea che il diritto alla libera circolazione è un diritto fondamentale di tutti i cittadini dell’UE. Gli Stati membri hanno l’obbligo di assistere i cittadini di altri Stati membri che vivono nei loro territori e di garantire la dignità e il rispetto dei diritti di tutti i cittadini dell’Unione, a prescindere da dove risiedono.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono fermamente contrario a queste proposte di risoluzione e voglio esprimere fermamente il mio parere contrario. Il tutto è nato da un provvedimento del governo italiano, tuttavia tardivo e poco risolutore, che si è accorto della situazione di emergenza in Italia, purtroppo solo dopo terribili episodi di cronaca che hanno visto come responsabili cittadini dell’Unione.

Le disposizioni della direttiva 2004/38/CE sono chiare, quando stabiliscono che “Ciascun cittadino dell’UE ha diritto di soggiornare [...] nel territorio di uno Stato membro a condizione [...] di disporre, per se stesso e per i propri familiari, di risorse economiche sufficienti, affinché non divenga un onere a carico dell’assistenza sociale dello Stato membro ospitante”.

Tali proposte di risoluzione, pertanto, mi sembrano inutili e pretestuose. I trattati impongono la libera circolazione dei cittadini all’interno dell’UE e nessuno vuole fare discriminazioni in base allo Stato di provenienza. Tuttavia nel momento in cui cittadini dell’Unione commettono gravissimi ed esecrabili episodi di violenza in un altro Stato o non possono dimostrare il motivo del loro soggiorno, come stabilisce la direttiva, è nell’interesse dell’intera Unione che vengano rispediti nel loro Paese di origine.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. −(RO)Ho votato a favore della risoluzione sulla libera circolazione, promossa dal PSE insieme ad altri gruppi politici, perché considero di estrema importanza, alla luce della situazione in Italia, non creare un precedente pericoloso che metta in dubbio il rispetto dei principi fondamentali dell’Unione europea.

Credo che questa situazione si dovrebbe risolvere immediatamente, per non permettere discriminazioni nei confronti di cittadini dell’Unione europea, a prescindere dalla loro nazionalità.

Le misure proposte dalla risoluzione sono intese a proteggere dagli abusi tutti i cittadini europei. L’UE ha bisogno di tutti i suoi cittadini e i rumeni dovrebbero sentire la solidarietà della popolazione europea, perché ci sono migliaia di rumeni che lavorano all’estero e che sono apprezzati per l’impegno, l’onestà e la correttezza.

La Carta dell’Unione da allegare al Trattato di riforma elenca i diritti fondamentali dei cittadini europei: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia. L’UE garantisce la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani, nonché la protezione delle minoranze. In tale contesto, le misure proposte dalla risoluzione contribuiranno ad una migliore integrazione della comunità rom.

 
  
  

- Risoluzione: Applicazione delle disposizioni dell’acquis di Schengen (B6-0448/2007)

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE).- (SK)Per ribadire quanto si afferma nella proposta di risoluzione, anch’io vorrei congratularmi con il governo portoghese per aver presentato una proposta che fornisce una soluzione tecnica provvisoria – SISone for all – che consentirà ai nuovi Stati membri di collegarsi al Sistema informativo Schengen nel 2007, prima che la Commissione introduca il nuovo Sistema informativo Schengen II.

Le mie congratulazioni vanno anche ai nuovi Stati membri che entrano nello spazio Schengen, per l’enorme sforzo compiuto per soddisfare tutti i requisiti di Schengen in un periodo di tempo così breve. L’estensione dello spazio Schengen ad includere nove nuovi Stati a partire dal 21 dicembre 2007 è anche il risultato ampiamente meritato delle azioni del Parlamento europeo per mantenere la data stabilita in origine. Per questo motivo ho votato a favore di questa proposta di risoluzione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Abbiamo votato contro questa risoluzione perché siamo contrari in linea di principio alla comunitarizzazione in materia di giustizia e affari interni, un’area centrale della sovranità degli Stati. Il Trattato di “riforma” è un tentativo di trasformare in una politica comune la comunitarizzazione di giustizia e affari interni.

La comunitarizzazione – vale a dire la perdita della sovranità nazionale – è tanto più grave quando viene promossa in un contesto caratterizzato da politiche e misure comunitarie che compromettono pericolosamente diritti, libertà e garanzie dei cittadini che rappresentano il progresso della civiltà e conquiste democratiche fondamentali.

Prendiamo ad esempio la politica di asilo restrittiva e le crescenti difficoltà incontrate dai richiedenti asilo nell’ottenere diritti e garanzie. O ancora la politica di immigrazione con la sua impostazione orientata alla sicurezza, la criminalizzazione degli immigrati irregolari, i disumani “centri di detenzione” e le misure di rimpatrio, il trattamento discriminatorio, schiavista e predatorio delle risorse umane provenienti da paesi terzi. Si pensi all’uso crescente di strumenti di informazione e di memorizzazione di dati – ivi compresi i dati biometrici – a disposizione di una serie più ampia di organismi, anche in paesi terzi, ad esempio l’accesso di enti statunitensi ai dati dei passeggeri di voli aerei.

 
  
  

- Risoluzione: Pakistan (B6-0472/2007)

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV)L’attuale clima politico in Pakistan è sicuramente critico, poiché il Presidente ha dichiarato lo stato di emergenza e sono state commesse evidenti violazioni dei diritti umani con la privazione della libertà, le violenze contro manifestanti pacifici e la riduzione al silenzio dei mezzi di comunicazione.Ci opponiamo fermamente a tutto questo, ma siamo contrari anche al fatto che il Parlamento europeo, con questa risoluzione, faccia l’ennesimo tentativo di far prevalere l’UE sulle politiche estere indipendenti degli Stati membri.

L’ONU è l’unico organismo che, a nome dei suoi membri, possiede la competenza e l’autorità di esercitare pressioni nella comunità mondiale. Ripristinare la stabilità, la pace e il rispetto dei diritti umani in Pakistan è molto importante, ma non è un compito che l’UE dovrebbe sottrarre agli Stati membri.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. −(EN) Sono d’accordo che si dovrebbe porre fine allo stato di emergenza dichiarato (de factolegge marziale) e ripristinare lo Stato di diritto con effetto immediato, e ho votato per questo.

Per molti di noi, che sono osservatori della politica pakistana, è deprimente vedere come le comunità pakistane risentono negativamente della mancanza delle nostre circoscrizioni.

Il ritorno a una procedura democratica è essenziale per la credibilità e il corretto funzionamento della politica pakistana.

 
  
  

- Risoluzione: Conferenza di Bali sui cambiamenti climatici (B6-0432/2007)

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE).- (FI) Signor Presidente, per il nostro gruppo l’emendamento concernente il riconoscimento del ruolo dell’energia nucleare nella nostra dichiarazione sulla Conferenza sul clima rappresentava una parte essenziale di questa risoluzione. Per questo motivo desideriamo esprimere la nostra soddisfazione per il fatto che il Parlamento ne ha dato conferma approvando l’emendamento 7. Non siamo i soli di questo parere. Anche il gruppo sui cambiamenti climatici dell’ONU, l’IPPC, ha confermato il ruolo dell’energia nucleare come forma di energia a bassa emissione. Inoltre, forse dovremmo ricordare che quest’Aula ha preso una decisione storica sulla relazione dell’onorevole Reul, con 509 voti a favore. Il Parlamento europeo ha riconosciuto che l’energia nucleare attualmente è la principale fonte di energia con basse emissioni di biossido di carbonio, e nel contempo ha evidenziato il suo ruolo nella lotta contro il cambiamento climatico.

D’altro canto, il nostro gruppo si è dichiarato contrario al paragrafo 25 della risoluzione, perché a nostro parere fa un inutile collegamento, o comunque un confronto, tra l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare e la diffusione di armi nucleari e la minaccia del terrorismo. Dovremmo ricordare che nell’atmosfera non esistono censori morali e non si evita una forma di energia, né si simpatizza per un’altra, per motivi ideologici. Solo l’eliminazione delle emissioni è importante, e ora le emissioni non sono le benvenute. In ogni caso, vorrei dire che siamo lieti che questo Parlamento abbia inviato un messaggio chiaro per la Conferenza sul clima e abbia riconosciuto la gravità della minaccia del cambiamento climatico.

 
  
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  Karin Scheele (PSE).(DE)Signor Presidente, la mia delegazione, dei socialdemocratici austriaci, si è astenuta dalla votazione sulla relazione sulla Conferenza di Bali esattamente per i motivi illustrati anche dall’onorevole Korhola. Appoggiamo gli altri messaggi politici della relazione, che è ottima. Ma la mia delegazione non può accettare di trasmettere il segnale che l’energia nucleare è un elemento essenziale per la lotta al cambiamento climatico. Inoltre, ritengo che dovrebbe spettare ai paesi e ai continenti decidere quale strategia seguire.

Vorrei sottolineare nuovamente il sostegno della mia delegazione riguardo a tutti gli elementi di questa relazione, compresa l’esclusione dei progetti relativi all’energia nucleare dal “meccanismo di sviluppo pulito”. Tuttavia, non intendiamo appoggiare questo segnale politico a favore dell’energia nucleare e per questo ci siamo astenuti. Per dimostrare il nostro assenso per il resto della relazione, che nel complesso è valida, non abbiamo espresso un voto contrario.

 
  
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  Bairbre de Brún, Jens Holm and Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. −(EN)Siamo a favore della risoluzione sull’imminente Conferenza di Bali, che tratta numerosi punti importanti. Tra l’altro, chiarisce l’ammontare consistente di emissioni derivanti dal settore zootecnico e sottolinea anche l’importanza del sostegno ai paesi in via di sviluppo nel lavoro di prevenzione e mitigazione inteso a limitare gli effetti negativi del cambiamento climatico. Tuttavia, non sosteniamo l’idea che l’energia nucleare debba essere considerata uno strumento necessario per prevenire il cambiamento climatico.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT)Ho votato a favore della proposta di risoluzione del Parlamento europeo sulla limitazione del surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a +2°C - la via da percorrere fino alla Conferenza di Bali sui cambiamenti climatici e oltre (COP 13 e COP/MOP 3). In considerazione del fatto che il cambiamento climatico oggi è una delle principali sfide per la società, penso che sia fondamentale che l’Unione europea rinnovi il suo ruolo guida in occasione della Conferenza di Bali e che si raggiunga un accordo globale sul clima post2012.

 
  
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  Elisa Ferreira (PSE), per iscritto. – (PT)L’emendamento 7 distrugge lo spirito di compromesso che era prevalso nei negoziati sul testo finale. La sua approvazione introduce un cambiamento fondamentale in un testo che avrebbe dovuto raccogliere un ampio consenso parlamentare sulle sfide di Bali.

Quindi, nello spirito di quell’obiettivo generale e, benché in qualità di relatore ombra avessi indicato al Partito socialista che avrei votato a favore, personalmente mi sono trovata costretta ad astenermi nella votazione finale, per protesta contro due aspetti: l’introduzione nel testo del summenzionato emendamento 7, che sostiene l’energia nucleare, e il metodo utilizzato dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e Democratici europei alla luce dello spirito di compromesso prevalso durante i negoziati sul testo.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT)Èvero che stiamo notando cambiamenti climatici molto marcati, rapidi e innaturali, derivanti da molti fattori, ma in particolare dalla natura predatoria delle politiche neoliberiste. Occorrono misure efficaci per adeguare le società umane a nuove condizioni di vita.

I cambiamenti climatici anticipati in diversi scenari scientificamente credibili e motivati potrebbero anche non essere lenti e graduali, a seconda delle misure prese nel frattempo.

Esiste un urgente bisogno di prendere misure più incisive e trasversali per evitare problemi più gravi in futuro, come la proliferazione di tragedie umane e ambientali.

Tuttavia, vogliamo sottolineare anche l’esigenza di rompere con le politiche neoliberiste a livello europeo e mondiale, altrimenti le maggiori potenze e le multinazionali continueranno ad imporre i propri interessi in termini di profitti, nello sfruttamento delle risorse naturali e nel commercio internazionale, ivi compreso lo scambio di emissioni di gas a effetto serra, che avrà un impatto estremamente negativo sullo sviluppo umano equilibrato.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV)I problemi ambientali sono transfrontalieri e pertanto la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite è un’importante arena diplomatica per il cambiamento a livello mondiale. Nella risoluzione in questione, l’UE mira a riunire gli Stati membri sotto una bandiera comune per indirizzare i negoziati in quella che considera la giusta direzione.

Quello di limitare il cambiamento climatico è un obiettivo valido, ma è deplorevole che nelle mani dell’UE la politica ambientale mondiale oltrepassi i confini della politica estera nel momento in cui dettiamo a paesi terzi e agli Stati membri come dovrebbero essere le rispettive politiche nazionali sul clima. La June Listritiene che ogni paese dovrebbe votare singolarmente alla Conferenza sul clima e per questo abbiamo scelto di votare contro la risoluzione.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN)Ho votato a favore di questa risoluzione della commissione sul cambiamento climatico, che definisce la proposta di posizione negoziale dell’UE per l’avvio dei colloqui sul futuro della cooperazione globale sul cambiamento climatico dopo il 2012. La risoluzione contiene una posizione valida per una riduzione progressiva delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale, tenendo in considerazione l’impatto sociale del cambiamento climatico, l’intenzione auspicata dall’UE di limitare il riscaldamento globale ad un massimo di 2°C e l’esigenza vitale di una adesione globale al sistema.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. −(EN) A nome della delegazione Fine Gael (PPE-DE):

i deputati di Fine Gael hanno votato a favore della proposta di risoluzione, poiché ritengono importante fornire l’opinione del Parlamento europeo sul cambiamento climatico prima della Conferenza di Bali. Tuttavia, hanno votato contro l’emendamento 7, poiché sono da sempre contrari all’energia nucleare.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. −(EN) Desidero ringraziare i relatori,che si sono concentrati sugli aspetti relativi a uno dei problemi più importanti del nostro tempo.

I limiti alle emissioni con obiettivi di riduzione, accanto alla produzione di energia alternativa non basata sul carbone, in alcune giurisdizioni non sono accettati nel modo concordato dall’UE. Ma questa Conferenza può fare molto per unire e coordinare gli interventi internazionali.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. −(RO)La risoluzione sulla limitazione dei cambiamenti climatici a 2°Cè un documento estremamente importante per il nostro futuro e per questo motivo ho votato a favore della sua adozione.

I cambiamenti climatici rappresentano una sfida notevole, con conseguenze catastrofiche per l’ambiente e le comunità umane.

Si tratta di un problema che dovremmo affrontare con misure a breve, medio e lungo termine. I cambiamenti climatici hanno già avuto effetti disastrosi sull’agricoltura, sui sistemi idrologici, sulle foreste, sulla fauna e sulla flora. Paesi quali Grecia, Romania, Bulgaria, Spagna e Portogallo hanno affrontato periodi di siccità e inondazioni.

L’UE dovrebbe riaffermare il proprio ruolo di leader nella lotta al cambiamento climatico. I meccanismi finanziari disponibili per proteggere le risorse idriche, evitare la deforestazione e promuovere tecnologie non inquinanti dovrebbero essere aumentati e resi disponibili all’accesso degli Stati membri.

Dobbiamo consentire ad ogni Stato membro di definire il proprio mixdi risorse energetiche. Nel contempo, gli Stati membri che producono energia nucleare dovrebbero garantire la sicurezza delle installazioni e in particolare un adeguato smaltimento delle scorie. Sono necessari fondi per la ricerca finalizzata alla riduzione della quantità di scorie e all’aumento della sicurezza delle installazioni.

 
  
  

- Relazione: Raimon Obiols i Germà, Charles Tannock (A6-0414/2007)

 
  
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  Frank Vanhecke (NI).(NL)Signor Presidente, non intendo affatto sminuire l’ottimo lavoro svolto dai due relatori sullo sviluppo della politica europea di vicinato, ma vorrei segnalare che la relazione presenta una lacuna: omette di richiamare l’attenzione sull’immensa sfida rappresentata dall’immigrazione dal sud del mondo, per la quale a mio parere anche gli stessi paesi nordafricani hanno enormi responsabilità.

Avrei voluto che questa relazione contenesse un appello per una politica comune tra gli Stati membri dell’UE e i paesi nordafricani per contrastare l’immigrazione clandestina, che invitasse gli stessi paesi nordafricani ad impegnarsi e facesse dipendere il sostegno finanziario e materiale degli Stati membri dalla buona volontà, da un approccio comune a questa enorme sfida.

A mio parere, si tratta di un aspetto fondamentale che manca nella relazione e per questo mi sono astenuto dal voto.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT)A seguito della decisione di compiere nuovi passi significativi nell’integrazione capitalista europea, precisamente al livello di quello che è noto come il “ruolo dell’UE nel mondo”, che si traducono nel progetto “costituzionale” – ora ripreso nel Trattato di “Riforma” – e nelle attuali politiche dell’UE, la maggioranza del PE sta approvando una relazione, che sarebbe obbligatorio leggere, sul rafforzamento della politica europea di vicinato (PEV).

Qualsiasi dubbio in merito agli scopi e alle ambizioni reali dell’UE in relazione alla PEV si chiarirebbe immediatamente leggendo la relazione. Si tratta di un programma inteso effettivamente a interferire nell’intera area del Mediterraneo, del Medio Oriente, dell’Asia centrale e dell’Europa orientale, e a controllarla. È un programma mirato a realizzare obiettivi quali “stimolo e rafforzamento dell’impegno dei governi dei paesi PEV sulle riforme politiche ed economiche”, l’assimilazione delle “politiche comuni” dell’UE da parte di questi paesi e il loro “allineamento con la politica estera dell’UE”, nonché la creazione di una zona di libero scambio.

La relazione auspica inoltre “un maggior numero di azioni comuni da parte dell’UE e degli USA” per “la promozione della democrazia, il consolidamento della sicurezza energetica e il rafforzamento della sicurezza regionale nel vicinato dell’UE”, un punto talmente trasparente da essere ridimensionato nella votazione in Aula.

Sarebbe meglio leggere la relazione...

 
  
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  Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto. −(PL)La politica di vicinato assume nuova importanza in un momento in cui l’ulteriore allargamento dell’Unione europea sta passando di moda. Il vicinato del Mediterraneo presenta caratteristiche diverse dal vicinato dell’Europa orientale, dove molti paesi usciti dall’area di influenza sovietica dichiarano apertamente il proprio desiderio di accedere alla Comunità europea. In questo caso, come polacchi, ungheresi e lituani possono ben capire, qualsiasi forma sostitutiva di coinvolgimento non può soddisfare le ambizioni nazionali, esercita un’influenza minore sugli orientamenti necessari nell’evoluzione politica ed economica di questi paesi e fornisce scarsi incentivi a rafforzare le procedure di uno Stato basato sulla democraziae sullo Stato di diritto, sui principi di mercato e su un reale rispetto per i diritti dei cittadini.

Dalla prospettiva di un paese ai confini dell’Unione europea come la Polonia, sembrerebbe che la politica migliore fosse la massima apertura alle aspirazioni dei paesi ubicati al di là del nostro confine orientale, ovviamente nell’intento di creare un’area di stabilità attorno all’Unione europea e limitare il campo d’azione della demagogia, che abbonda nelle giovani democrazie.

È giustificato anche uno sforzo di bilancio basato sullo Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), il nuovo strumento che sostituisce i programmi TACIS e MEDA, a sostegno dell’evoluzione auspicata nella nostra parte del mondo. Finora, il vicinato dell’Europa orientale ha ricevuto minori finanziamenti del vicinato del Mediterraneo. Più l’Unione europea si allarga, maggiori diventano le nostre responsabilità nei confronti del Vecchio Continente.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL)La relazione sullo sviluppo della politica europea di vicinato riassume i modi e i mezzi dell’intervento imperialista nei paesi vicini e rientra nella strategia imperialista dell’UE a livello mondiale. Come al solito, la relazione usa le “riforme democratiche” e la “democratizzazione” nei paesi vicini come il pretesto più adatto per esercitare coercizioni e pressioni sui governi che non si allineano alle sue politiche. Si tratta di sostenere e finanziare l’attività delle numerose organizzazioni della società civile, affinché possano portare avanti il loro ruolo di erosione all’interno di questi paesi e promuovere i piani interventisti dell’UE.

Il Parlamento europeo invita i paesi vicini a partecipare alla politica anti-migrazione dell’UE, intensificando le misure repressive contro i migranti. Li invita a collaborare strettamente in tutti i suoi meccanismi repressivi, quali Europol e l’agenzia di protezione delle frontiere Frontex; li integra nei paesi dell’UE per limitare la libertà democratica e colpire i movimenti popolari, con il pretesto di combattere il terrorismo. Auspica apertamente “azioni comuni da parte dell’UE e degli USA nel portare avanti obiettivi” quali interventi imperialisti comuni e la divisione del bottino.

È nell’interesse dei popoli resistere, capovolgendoli, ai piani imperialisti dell’UE e degli USA in quest’area e intensificare la lotta per l’indipendenza nazionale e la sovranità popolare.

 
  
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  Pierre Schapira (PSE), per iscritto.(FR)Il rafforzamento della politica europea di vicinato (PEV), come descritto in questa relazione, richiede l’approfondimento della cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo, attraverso l’intensificazione del dialogo tra governi, autorità locali e rappresentanti della società civile. Inoltre, è essenziale ricordare che la PEV deve seguire gli orientamenti stabiliti dalla politica di sviluppo dell’Unione europea. Quasi tutti i paesi del Mediterraneo meridionale e orientale sono paesi in via di sviluppo, secondo l’elenco ufficiale stilato dal Comitato per gli aiuti allo sviluppo dell’OCSE. La realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio dovrebbe pertanto essere una priorità delle iniziative dell’UE nella regione.

 
  
  

- Relazione: Zbigniew Zaleski (A6-0396/2007)

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).- (SK) Sono favorevole al rafforzamento dei rapporti con l’Ucraina e sostengo la promozione del dialogo strutturato con questo paese, nostro immediato vicino a est.

In occasione delle ultime elezioni, l’Ucraina ha mostrato una grande determinazione a mettere in atto le riforme democratiche. Ha deciso di continuare con una coalizione chiaramente pro-europea, moderna e progressista. Inoltre, dobbiamo ricordare che l’Ucraina è un paese vasto, con un interessante potenziale economico, nonché un partner serio nelle relazioni economiche. È tempo di firmare un accordo di cooperazione economica con l’Ucraina, per una zona di libero scambio, in considerazione del fatto che l’Ucraina sta per aderire all’Organizzazione mondiale del commercio.

Sono pienamente favorevole alla creazione di un sistema affidabile di transito dell’energia tra l’Ucraina e l’UE. Sono molto favorevole alla cooperazione nell’agricoltura e in materia ambientale, ma vorrei porre l’accento innanzitutto sulla cooperazione nel settore della scienza e dell’istruzione e sul rafforzamento della dimensione dell’economia basata sulla conoscenza.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE).- (SK)L’Ucraina è un vicino di importanza strategica per l’UE e un “ponte” naturale che collega l’UE con la Russia e l’Asia centrale. Si tratta di un grande paese, che con la “rivoluzione arancione” ha preso la strada della democrazia. L’Ucraina è ormai un partner fondamentale della politica di vicinato dell’Unione europea.

La nostra collaborazione con l’Ucraina deve migliorare e dobbiamo fornire tutto il possibile sostegno diplomatico e politico all’adesione dell’Ucraina all’OMC. I negoziati sulla zona di libero scambio dovrebbero cominciare al più presto, affinché si possa firmare un accordo ambizioso altrettanto presto. Tutti noi sappiamo quanto sia complessa la situazione in Ucraina, una democrazia molto giovane e fragile. Oggi questo paese si trova di fronte a una decisione strategica: spostarsi verso la Russia o verso l’Unione europea?

Per questo motivo, l’eccellente ed equilibrata relazione dell’onorevole Zbigniew Zaleski giunge in un momento in cui l’Ucraina ha bisogno di una chiara prospettiva europea. Mi compiaccio di questa relazione e le ho dato il mio sostegno inequivocabile nella votazione. A mio parere, dopo le elezioni parlamentari il paese sarà in grado di formare un governo che avvicinerà ulteriormente l’Ucraina alla nostra casa comune europea.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL)Signor Presidente, l’intenzione dell’Unione europea dovrebbe essere quella di promuovere relazioni sempre più forti e più strette con l’Ucraina. La relazione dell’onorevole Zaleski, che abbiamo approvato, contiene molti suggerimenti in questo senso.

L’Ucraina dovrebbe essere il nostro partner strategico, non solo per la sua specifica ubicazione geografica e le sue dimensioni, ma in particolare in virtù del ruolo che svolge nella regione e delle sue relazioni con la Russia e gli Stati dell’Asia centrale. È dunque nell’interesse dell’UE rafforzare e sviluppare i legami economici e politici con questo paese.

Siamo tutti consapevoli di quanto debba impegnarsi ancora il popolo ucraino sulla strada per raggiungere standard occidentali nell’economia, nel livello di vita, in campo sociale e nel rafforzamento del sistema democratico nello Stato. L’UE dovrebbe fornire un aiuto per il raggiungimento di questi obiettivi, e un modo per farlo sarebbe quello di concludere un accordo di libero scambio con l’Ucraina, nonché di sostenere la sua adesione all’OMC. Questo contribuirebbe a rafforzare l’economia di mercato, la democrazia e lo Stato civile, portando l’Ucraina più vicina all’adesione all’UE.

L’avvicinamento di UE e Ucraina è un processo lungo e difficile, che procede a diversi livelli, ma è comunque necessario. Affinché le due parti si avvicinino, l’Ucraina deve proseguire con le riforme economiche e sociali già avviate, mantenere la sua politica pro Europa e rafforzare la sua democrazia. Da parte sua, l’UE deve mandare un chiaro segnale del fatto che esistono delle prospettive per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV)La June Listè favorevole all’aumento degli scambi e all’intensificazione delle relazioni economiche con l’Ucraina. Un simile sviluppo sarebbe vantaggioso per entrambe le parti nel breve e nel lungo periodo. Tuttavia, è evidente che lo scopo di fondo della relazione non è solo il rafforzamento delle relazioni economiche, ma anche l’affermazionedella politica estera dell’UE. Il tono della relazione è palesemente dittatoriale e le proposte per la cooperazione sono presentate quasi esclusivamente alle condizioni dell’UE e mantenendo in primo piano gli interessi dell’UE. Per questo motivo la June List ha scelto di votare contro questa relazione.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. −(EN)Ho votato a favore della relazione in esame, in qualità di relatore ombra del gruppo socialista. Il documento indica le aree dove UE e Ucraina dovrebbero rafforzare le loro relazioni e tratta di una zona di libero scambio con l’Ucraina, delle forniture di energia e delle relazioni con la Russia. Le relazioni commerciali ed economiche costituiscono una componente fondamentale di un auspicato rapporto più forte e più profondo tra l’UE e l’Ucraina.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT)Le relazioni dell’UE con l’Ucraina rientrano nella politica europea di vicinato che, come sottolinea la relazione, mira a sostenere lo sviluppo dell’economia di mercato nei paesi confinanti con l’UE, in altre parole il capitalismo.

La relazione mira alla firma di un accordo di libero scambio (ALS), ossia all’integrazione dell’Ucraina “nel mercato unico comunitario” mediante il “graduale recepimento da parte dell’Ucraina dell’acquis comunitario”.

Cito la relazione:

- “esorta l’Ucraina … a prestare maggiore attenzione alla liberalizzazione del mercato assicurando la positiva realizzazione del processo di privatizzazione, lo smantellamento dei monopoli” (leggi: aziende pubbliche) “e l’indipendenza della Banca nazionale dell’Ucraina”;

- “incoraggia il ravvicinamento e la convergenza delle norme nei settori dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi” attraverso “la conformità con le norme comunitarie”, e alla luce dell’adesione condizionata dell’Ucraina allo spazio economico unico (SES) con la Russia e altre ex repubbliche dell’Unione sovietica “ricorda che alcune disposizioni dell’accordo SES, se pienamente attuate, potrebbero essere in contraddizione con l’instaurazione di una zona di libero scambio con l’UE”. Che lo si creda o meno, come afferma il relatore,l’accordo con la Russia “impedirebbe di fatto all’Ucraina qualunque forma reale di sovranità economica e avrebbe pesanti ripercussioni sull’indipendenza del paese”.

Che dire di più...

 
  
  

- Risoluzione: Verso una risposta dell’UE alle situazioni di fragilità (B6-0476/2007)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT)Troviamo alcune delle tendenze che “in certa misura costituiranno l’approccio umanitario dell’UE in futuro” molto preoccupanti ed estremamente negative, nella forma di iniziative quali “la risposta dell’UE a situazioni di fragilità nei paesi in via di sviluppo” o “il consenso europeo in materia di sviluppo”, mirate sostanzialmente ai paesi africani, ma anche ai paesi dei Caraibi e del Pacifico.

Da un’analisi di queste iniziative emerge il tema centrale di includere lo “sviluppo” nelle dimensioni esterne al fine di realizzare gli obiettivi strategici delle principali potenze dell’UE (PESC/PESD), vale a dire la promozione dello “sviluppo” come strumento di interferenza e controllo in una strategia che, significativamente, non esclude “l’intervento militare coercitivo”.

Di qui un ampio programma e un’intera gamma di strumenti che, a nostro parere, fondono e confondono i confini tra “aiuto” e “interferenza”, ad esempio su questioni fondamentali quali la “costruzione dello Stato”.

Esiste certamente un’urgente necessità di mostrarsi solidali con molti paesi che hanno ereditato situazioni disastrose dal colonialismo e che sono vittime di decenni di interferenze, ma questa solidarietà, per essere efficace, si deve basare sul rispetto dei principi della sovranità e dell’indipendenza nazionale e su una politica di cooperazione e di aiuto allo sviluppo efficace e genuina.

 
  
  

- Relazione: Elizabeth Lynne (A6-0400/2007)

 
  
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  Carlo Fatuzzo (PPE-DE).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, con grande piacere dichiaro che ho votato a favore della proposta dell’onorevole Elizabeth Lynne di lottare contro la povertà che c’è in Europa.

A questa, come vede, affollatissima Aula del Parlamento europeo a Strasburgo, devo però denunciare il fatto che in Italia vi sono delle discriminazioni nei confronti degli anziani pensionati, che li fanno vivere in povertà se diventano inabili dopo i 65 anni di età, mentre concede loro un’indennità economica importante se diventano inabili prima dei 65 anni di età.

E allora Presidente, poiché il 12 dicembre 2007 prossimo, a Bruxelles verrà firmata la nuova forma di trattato che prevede forma giuridica alla Carta dei diritti fondamentali, chiedo che venga il 12 dicembre aperta una procedura d’infrazione contro l’Italia perché viola il diritto degli anziani di essere considerati tali e quali tutti gli altri cittadini di età diversa da quella anziana.

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm e Inger Segelström (PSE), per iscritto. − (SV)Noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato a favore della relazione. È importante che in Europa si intensifichi la lotta alla povertà a all’esclusione sociale. Tuttavia, vorremmo chiarire la nostra posizione. Al paragrafo 32 si parla dell’istituzione di un salario minimo dignitoso nei singoli Stati membri. La relazione afferma chiaramente che si dovrebbe fare, se del caso, in collaborazione con le parti sociali. Riteniamo pertanto che il modello di accordo collettivo presente nei paesi nordici sia coperto dalla formulazione.

 
  
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  Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. − (SV)I conservatori svedesi valutano positivamente gran parte della relazione sull’inventario della realtà sociale. Nel caso di molte delle proposte, quali quelle concernenti la migrazione economica e le maggiori opportunità di conciliare un lavoro retribuito con la famiglia, siamo stati una forza trainante nella politica nazionale.

Tuttavia, i conservatori svedesi hanno scelto di votare contro la relazione poiché numerose proposte superano i confini del principio di sussidiarietà. Ad esempio, non riteniamo che il Parlamento europeo debba occuparsi dei programmi di recupero negli istituti di correzione, né del trattamento della dipendenza dal gioco d’azzardo. Né dovrebbe esprimere opinioni sul regime scelto dagli Stati membri per la gestione del servizio di assistenza sanitaria; inoltre, non accettiamo l’affermazione che la deregolamentazione danneggerebbe la qualità dell’assistenza. Anche le misure politiche per il mercato del lavoro, quali l’introduzione dei salari minimi, dovrebbero essere decise a livello nazionale.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT)Abbiamo votato a favore della relazione perché registra dati importanti sulla situazione sociale: 78 milioni di cittadini europei continuano a vivere in povertà, l’8% dell’Unione europea è colpito da povertà lavorativa e in molti Stati membri dell’UE il divario tra ricchi e poveri sta aumentando.

Inoltre, contiene alcune raccomandazioni positive, quali l’esigenza di stabilire un salario minimo dignitoso, proteggere l’indennità di disoccupazione e sostenere i disabili, benché non affronti le cause alla radice di questa situazione sociale, né auspichi la fine delle politiche neoliberiste, come invece proponiamo noi.

Di conseguenza, le richieste in merito ai necessari cambiamenti politici sono poche. Purtroppo, la relazione comprende solo in parte le proposte contenute nel mio parere adottato nella commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, tra le quali vorrei sottolineare l’appello alle Istituzioni comunitarie e agli Stati membri a conferire la massima priorità all’integrazione sociale e ai diritti delle donne, modificando di conseguenza le rispettive politiche, ivi compresa la politica di distribuzione del reddito.

 
  
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  Timothy Kirkhope (PPE-DE), per iscritto. −(EN) Personalmente, con i colleghi del partito conservatore britannico ritengo che le decisioni in materia di politica sociale dovrebbero essere di competenza degli Stati membri. Auspichiamo che le competenze europee non si estendano anche a questa sfera e che i paesi non siano soggetti a pressioni per adottare politiche che potrebbero essere inutili per il loro benessere in termini economici e sociali. Riteniamo inoltre che il “modello sociale europeo” costituisca una barriera allo sviluppo economico e sociale.

Siamo favorevoli ad alcuni argomenti presenti nella relazione, quali l’aiuto a chi deve uscire da una condizione di povertà ea chi deve rientrare nel mondo del lavoro, nonché il sostegno ai disabili e l’assistenza agli anziani. Le politiche relative a queste e altre questioni sociali sono gestite in modo ottimale dagli Stati membri, tenendo conto delle situazioni nazionali. In sostanza, crediamo che un’economia forte sia la strada migliore per realizzare il progresso sociale.

 
  
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  Carl Lang (NI), per iscritto.(FR)La relazione sull’inventario della realtà sociale in Europa descrive fin dall’inizio la realtà della situazione economica e sociale. È un’ammissione di impotenza in un oceano di assurdità europeiste sfornate da un pensiero politico globalista e ultraliberista.

Dal 2000, nessuna delle misure adottate per combattere la disoccupazione, la povertà e l’esclusione ha dato dei risultati. Peggio ancora, mentre l’Unione europea auspica una maggiore immigrazione economica e la protezione del suo cosiddetto modello sociale, la relazione ci ricorda che 78 milioni di europei vivono in condizioni di povertà.

Tuttavia, dimentica di citare che cosa accompagna l’inferno della povertà, che non è solo economica. È psicologica, per milioni di europei che si sentono culturalmente e socialmente emarginati nella loro terra, e che assistono al trasferimento all’estero del loro lavoro, con le delocalizzazioni. È anche fisica, quando la violenza e l’insicurezza ampiamente generate dalle popolazioni di immigrati frustrati dalle difficoltà di integrazione vanno ad aggravare l’intera situazione.

La soluzione quindi non sta nel riconoscere l’ibrido sistema europeo, schizofrenico e ultraliberista, bensì nel contestarlo al fine di promuovere un’Europa di identità recuperate, che garantisca la protezione e la preferenza comunitaria innanzi tutto agli europei!

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. −(PL)Sono d’accordo che l’integrazione sociale e la sicurezza sociale sono alcuni dei valori fondamentali dell’Unione europea e un diritto fondamentale di tutti i cittadini.

La relazione sottolinea correttamente l’esigenza di tenere conto della eterogeneità etnica e religiosa nella legislazione comunitaria, al fine di proteggere tutti i cittadini da violenze e discriminazioni.

Concordo inoltre con l’affermazione che l’accesso a beni e servizi dovrebbe essere un diritto di tutti i cittadini dell’UE.

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. – (PT)La politica sociale è in larga misura di competenza degli Stati membri e per questo motivo sono favorevole alla promozione del metodo di coordinamento aperto, nonché allo scambio di migliori prassi nell’intento di combattere l’esclusione sociale.

I sistemi di sicurezza sociale si devono basare su principi che motivano i beneficiari a cercare opportunità di occupazione e non fungere da incentivo perverso all’inattività.

Il basso livello di istruzione della popolazione e l’elevato tasso di abbandono scolastico dovrebbero farci fermare a riflettere, poiché sono gli individui meno qualificati quelli più esposti all’esclusione sociale.

Questa situazione è particolarmente preoccupante nel mio paese, il Portogallo, dove nel 2005 oltre il 39% dei giovani (tra i 18 e i 24 anni) aveva completato solo la scuola secondaria inferiore.

Occorre invertire questa tendenza e fornire ai cittadini le competenze necessarie per entrare con successo nel mercato del lavoro.

Poiché questa proposta segue questo orientamento, ho votato a favore.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. −(PL)Voto a favore della relazione dell’onorevole Lynne sull’inventario della realtà sociale.

La relatrice osserva giustamente che la Strategia di Lisbona rinnovata non mira solo ai risultati economici e alla competitività, ma anche al rafforzamento della coesione sociale e alla dimensione sociale della sostenibilità. L’integrazione e la sicurezza sociale rappresentano valori fondamentali dell’UE e un diritto fondamentale di tutti i cittadini, a prescindere dall’etnia, dall’età, dal sesso, dal livello di disabilità, dall’orientamento sessuale o dalla religione.

Purtroppo, una parte della società nell’UE continua a vivere in condizioni di povertà. Gli Stati membri propongono varie forme di protezione nei confronti della povertà e dell’esclusione sociale. Ritengo pertanto che bisognerebbe approfondire la cooperazione e promuovere lo scambio di modelli di migliori prassi tra gli Stati in questo campo.

Inoltre, bisognerebbe prestare attenzione al problema della disoccupazione giovanile e alla lotta contro la povertà infantile, poiché i bambini delle famiglie povere hanno minori opportunità di accedere ad una futura occupazione.

 
  
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  Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. − (SV)La relazione in esame contiene numerose lodevoli dichiarazioni contro la discriminazione e sull’importanza di un trattamento equo, che meritano la nostra attenzione. Purtroppo, contiene anche dichiarazioni di portata estremamente ampia, concernenti tra l’altro l’introduzione di salari minimi. La Svezia si oppone all’introduzione di salari minimi stabiliti dai politici. A prescindere da quella che si può pensare sia una politica sociale ragionevole, l’UE deve accettare che gli Stati membri scelgano soluzioni diverse. Questo non deve diventare l’ennesimo esempio di interferenza dell’UE nella regolamentazione dettagliata di un settore che deve restare di totale competenza degli Stati membri.

I paesi dell’UE presentano anche livelli di sviluppo molto diversi. L’introduzione di salari minimi impedisce ai paesi più poveri di competere.

 
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