Presidente. –L’ordine del giorno reca la discussione su sette proposte di risoluzione sulle comunità cristiane in Medio Oriente(1).
Mario Mauro (PPE-DE), autore.– Signora Presidente, onorevoli colleghi, la libertà religiosa costituisce un oggettivo fattore di riconoscimento per il rispetto dei diritti dell’uomo. Le violenze subite dai cristiani nel mondo rappresentano infatti una ferita e una sfida contemporanea alla dignità della persona.
Intendevo presentare questo progetto di risoluzione già alla scorsa plenaria di ottobre, ma il coordinamento dei gruppi politici mi ha chiesto di posticipare la risoluzione alla plenaria di novembre, per poterci dare il tempo di preparare un testo più dettagliato e circondato da un più ampio consenso. Nel testo che voteremo questo pomeriggio, frutto di un compromesso con socialisti, liberali, Unione per l’Europa delle nazioni, e Indipendenza e democrazia, sono rimasti i caratteri salienti del progetto iniziale di risoluzione.
Abbiamo inoltre potuto inserire riferimenti concreti a violenze e soprusi perpetrati nel corso di quest’ultimo anno non solo in Medio Oriente, ma anche in altre parti del mondo nei confronti delle comunità cristiane. Si tratta di fatti prevalentemente riferibili a Iraq, Egitto, Pakistan, Turchia, Cina, Vietnam e proprio il fitto lavoro di coordinamento svolto in questi ultimi giorni e il conseguente ritrovamento di numerosi episodi avvenuti fuori dal Medio Oriente, ci ha condotto a trovare un titolo nuovo, più consono, che recita in questo modo: “gravi episodi che compromettono l’esistenza delle comunità cristiane e di altre comunità religiose”.
Sicuramente il testo non è comprensivo di tutte le violenze contro i cristiani, penso ad esempio all’Eritrea, penso al Nord Corea. Ma, cari colleghi, vi prego di apprezzarne il messaggio politico, rivolto anche a quei paesi e a quegli episodi che non sono stati citati. Proprio il lavoro di coordinamento con gli altri gruppi mi ha permesso fin dall’inizio di chiarire che l’intenzione di questa risoluzione non è assolutamente di rinfocolare il conflitto di civiltà. L’Europa è sempre in prima fila nella difesa dei diritti delle minoranze e non può continuare a ignorare il crescente danno che viene recato a tanti cristiani.
Oggi, cari colleghi, il nostro Parlamento potrà esprimersi su una tematica urgente e importante, per la difesa della vita e della libertà religiosa e non solo dei cristiani, ma di milioni di persone di qualsiasi fede. Chiedo quindi...
(La Presidente interrompe l’oratore)
Glyn Ford (PSE), autore.–(EN) Signora Presidente, parlo a nome del gruppo socialista per esprimere il nostro totale sostegno a questa proposta di risoluzione comune sulla persecuzione religiosa.
In un minuto posso toccare solo alcuni elementi della risoluzione, e voglio concentrarmi sulla drammatica situazione della comunità cristiana in Iraq, che un tempo rappresentava quasi il 10 % della popolazione. In quanto sostenitore della campagna Save the Assyrians, devo dire che questo Parlamento è solito basarsi su un consenso di compromesso, che talvolta risulta in un livellamento e nella perdita di significato.
È vero anche per questa risoluzione. Nel considerando K si deplora la situazione dei villaggi assiri situati in prossimità del confine turco. Perché? Perché il governo turco sta effettivamente bombardando i villaggi assiri, sostenendo che nascondono militanti del PKK, cosa che sembra alquanto improbabile. Il considerando S si riferisce alla situazione in Siria, dove sono confluiti decine di migliaia, se non centinaia di migliaia, di rifugiati fuggiti da Giordania e Iraq, ma che ora sta chiudendo i confini.
Occorrono aiuti e assistenza.
Adam Bielan (UEN),autore. – (PL)Signora Presidente, innanzi tutto desidero esprimere la mia soddisfazione e ringraziare gli altri coautori della risoluzione che tratta di un problema importante come la situazione delle comunità cristiane in certi Stati del Medio Oriente, nonché su scala mondiale.
Nel contempo, in quanto firmatario della risoluzione, vorrei sottolineare che la garanzia della libertà di religione è il primo passo verso la garanzia dei diritti umani fondamentali e i casi di persecuzione di cristiani che si verificano nel mondo sono un esempio evidente di violazione di questi diritti.
Inoltre, pur essendo consapevole del fatto che assistiamo a una totale assenza di reazioni sulla questione da parte di autorità, istituzioni e movimenti politici in tutto il mondo, vorrei sottolineare ancora una volta l’importanza della risoluzione in esame per la difesa dei diritti dei cristiani e porre l’accento sul fatto che il gruppo Unione per l’Europa delle nazioni la sostiene pienamente.
Hélène Flautre (Verts/ALE),autore. –(FR)Signora Presidente, non oso pensare a quali espressioni avrebbero le facce dei colleghi del PPE se venissero a conoscenza dell’adozione di una risoluzione sulle comunità musulmane in Europa da parte degli Stati del Golfo o dell’ASEAN. Sarebbe vissuta come un brutto shock, un segnale di aggressività, un’intrusione inaccettabile di un’autorità religiosa di un paese extra-UE nelle relazioni tra i nostri Stati membri e le minoranze religiose. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te è anche un precetto cristiano.
Parlando seriamente, una simile risoluzione verrebbe forse percepita come un invito alla tolleranza e al dialogo interculturale e religioso? Certamente no! L’Unione europea, così orgogliosa dei suoi valori, sarebbe saggia a dar prova, su questa materia ultradelicata, di un minimo di discernimento e rispetto per le convenzioni internazionali.
Per affrontare le violazioni dei diritti delle minoranze religiose, condannare l’assassinio di cristiani o le limitazioni della libertà di culto, possiamo scegliere tra due approcci ugualmente fondati. Il primo consiste nel rivolgersi a un paese, sulla base dei suoi impegni internazionali e degli accordi reciproci, e chiedere di avviare un’indagine, di processare i responsabili e garantire che i diritti delle minoranze religiose siano rispettati; e questo è ciò che facciamo regolarmente in questa sede.
Il secondo approccio è quello adottato dalle Nazioni Unite, attraverso una risoluzione presentata da 12 paesi e da tutti gli Stati dell’UE, concernente l’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione basate su religione, credo e libertà di pensiero e di coscienza, perché nel diritto internazionale – e questo è molto importante – sono tutti aspetti collegati. I diritti individuali alle convinzioni personali, alla religione, al pensiero e alla coscienza sono interdipendenti.
Che cosa faremo se oggi adotteremo questo testo inaccettabile che ci viene proposto? Ignoreremo il lavoro svolto dai nostri Stati membri alle Nazioni Unite e seguiremo un approccio diverso, che probabilmente incoraggerà certi paesi a sfruttare le questioni religiose nelle loro relazioni internazionali. Andremo contro l’approccio equilibrato raccomandato, ad esempio, dalla signora Jahangir, relatore speciale delle Nazioni Unite, attualmente agli arresti domiciliari in Pakistan, e alla fine contribuiremo a rendere più fragile la situazione delle minoranze religiose, ivi compresi i cristiani, in tutto il mondo.
Ancora una volta, di concerto con gli esperti che lavorano per la libertà di religione, come Christian Solidarity Worldwide, dico che con questa risoluzione non facciamo che aumentare il pericolo per coloro che intendiamo proteggere.
Bastiaan Belder (IND/DEM),autore. – (NL)Signora Presidente, onorevoli colleghi, se veramente abbiamo a cuore i diritti fondamentali, non possiamo non essere preoccupati per la situazione precaria delle comunità cristiane in Medio Oriente. La presente proposta di risoluzione rappresenta un incitamento in proposito per tutte le Istituzioni europee.
Una recente visita di una delegazione del nostro Parlamento ci ha fornito maggiori indicazioni sulla vita quotidiana dei cristiani libanesi, che temono di diventare una sorta di cittadini di seconda classe, come i loro correligionari in quasi tutti i paesi della regione.
Si trovano a dover scegliere tra la sicurezza personale e la dignità personale,con le convinzioni religiose. I cristiani libanesi vorrebbero mantenerle entrambe.
La violenza politica degli ultimi anni nella terra dei cedri oggi colpisce direttamente i cristiani. Un informatore in Libano la scorsa settimana ha rivelato che, anche se i cristiani non sono l’obiettivo primario, la maggioranza dei politici assassinati sono di religione cristiana, così come i giornalisti che sono diventati l’obiettivo di attacchi, e questo rappresenta un’intimidazione per la popolazione cristiana del Libano.
Marios Matsakis (ALDE), autore.–(EN) Signora Presidente, per migliaia di anni la presenza dell’uomo sulla terra è stata soggetta ai pericoli di forze letali, al di là delle sue capacità di difesa o della sua comprensione. Queste forze vanno da disastrosi fenomeni naturali a incomprensibili malattie fisiche e mentali. L’uomo è riuscito a far fronte più facilmente a questo stato di impotenza grazie alla sua fede in un’entità superiore, che ha chiamato “Dio”. Gruppi diversi di esseri umani hanno sviluppato una diversa visione e un diverso approccio nei confronti di Dio.
Il risultato è stata la creazione di un gran numero di religioni, che naturalmente sono di origine umana, e non divina, e per questo risentono di numerose debolezze, quali il fanatismo, il dogmatismo e il rifiuto di accettare il diritto di altri popoli ad un credo differente. Queste debolezze differiscono per numero e intensità nelle diverse religioni e purtroppo vengono spesso sfruttate da leaderestremisti religiosi e da politici privi di scrupoli.
Così si è arrivati alle guerre di religione e al compimento di crimini abietti contro gli esseri umani in nome della religione. Il cristianesimo e l’islam, due delle principali religioni dell’umanità, non sono esenti da questi tristi soprusi e la storia è piena di esempi vergognosi in proposito. Ovviamente, con il passare del tempo, la maggior parte delle religioni sono diventate più mature e pervase di umanesimo, e questo è certamente vero per la cristianità. Ma purtroppo questo cambiamento non è avvenuto in altre religioni.
Per questo in alcuni paesi, principalmente islamici, i cristiani vengono perseguitati, talvolta con estremo vigore criminale e talvolta con il consenso di gruppi politici e persino dei governi. È veramente una situazione molto triste, che interessa una serie di paesi e di regioni nel mondo – alcuni esempi sono già stati citati oggi in quest’Aula – ma è più evidente in Medio Oriente.
Con questa risoluzione ci auguriamo di richiamare l’attenzione sulla persecuzione dei cristiani in questi paesi e di contribuire a garantire che le autorità politiche e religiose di questi paesi comprendano pienamente che un simile comportamento aggressivo non è compatibile con i principi del rispetto dei diritti umani, né con i veri insegnamenti di una religione compassionevole.
La ringrazio signora Presidente, come vede mi restano ancora venti secondi!
Erik Meijer (GUE/NGL), autore. – (NL)Signora Presidente, le comunità cristiane in Medio Oriente risalgono ai primi anni del cristianesimo, precedenti alla diffusione del cristianesimo in Europa e dell’islam in Medio Oriente.
Tuttavia, oggi vengono spesso considerate un elemento alieno in quella che ormai è un’area a prevalenza islamica. Questo non dipende solo dall’intolleranza religiosa di certi settori dell’islam; la colpa è anche dell’Europa.
Per tre volte nella storia l’Europa e il cristianesimo hanno suscitato avversione e odio in quella regione. La prima volta con le crociate alla fine del Medio Evo, quando eserciti di occupazione europei presero il controllo di siti sacri, non soltanto per i cristiani, ma anche per ebrei e musulmani. La seconda volta dopo il crollo dell’impero ottomano, all’inizio dell’ultimo secolo, quando Egitto, Sudan, Giordania e Iraq finirono sotto il controllo coloniale britannico e Siria e Libano sotto quello francese.
Attualmente siamo nella terza fase. Le posizioni dell’Europa su Israele, Palestina e Iraq hanno suscitato una forte opposizione in Medio Oriente, dove l’Europa è sospettata di concentrarsi in primo luogo sulle proprie forniture di energia, sulla salvaguardia delle proprie rotte di trasporto e sulla concessione di un trattamento preferenziale alle minoranze etniche o religiose meglio disposte nei suoi confronti.
Una possibile conseguenza è il fatto che le minoranze cristiane nel lungo periodo non siano più in grado di resistere in Medio Oriente e siano destinate a fuggire in Europa. Una soluzione migliore sarebbe quella di concedere più libertà d’azione a cristiani ed ebrei in Medio Oriente, così come dovrebbe fare l’Europa con la sua minoranza islamica.
Bernd Posselt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE)Signora Presidente, mi perdoni se lo dico, ma il discorso dell’onorevole Flautre è assurdo. I musulmani fanno molto per le minoranze musulmane. Noi sosteniamo i musulmani e altre minoranze religiose. Tuttavia, purtroppo è vero che se noi non facciamo nulla per i cristiani, nessun altro lo farà.
La Lega islamica, o araba, non si è mai battuta per i diritti dei cristiani, come invece abbiamo fatto noi per i diritti di musulmani. Quindi è ora che ci occupiamo di questo tema. È un atto di giustizia, anche se devo dire chiaramente che il problema non è l’islam. I cristiani in Medio Oriente sono sopravvissuti per 1 200 anni sotto il dominio islamico. Ma è proprio in questa nostra epoca così avanzata che sono seriamente in pericolo, soprattutto in Iraq, occupato dall’Occidente.
Dobbiamo prendere atto della nostra responsabilità affinché possano sopravvivere e vivere in libertà e dignitosamente. La maggior parte delle persecuzioni religiose avvengono nella Cina comunista, nella Russia nazionalista e pseudo-cristiana, nelle dittature comuniste – e anche sotto i regimi islamici. A mio parere, l’islamismo è semplicemente una perversa ideologia dittatoriale del XX secolo. Noi europei abbiamo un compito a questo proposito, e dobbiamo svolgerlo.
(Applausi)
Paulo Casaca, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signora Presidente, le mie congratulazioni agli autori di questa proposta di risoluzione comune. Mi sembra opportuno ricordare che prima della persecuzione dei cristiani c’è stata, ad esempio, la persecuzione degli ebrei, e che sono stati e sono tuttora perseguitati gli yazidi, i mandei e gli stessi musulmani, shiiti o sunniti, in Iraq.
Non sarebbe giusto, né equilibrato, paragonare quanto sta accadendo in Iraq con quanto accade in Europa. In effetti, bisogna ricordare che coloro che vengono perseguitati in Iraq purtroppo non hanno, in Europa, la protezione a cui avrebbero diritto, che si tratti di cristiani o meno. Ci sono casi incredibili di totale mancanza di sensibilità da parte dell’Unione europea per quanto riguarda gli iracheni perseguitati. Concludo ricordandovi, senza per questo dimenticare tutti gli altri, Padre Ragheed Ganni e l’intera congregazione della Chiesa dello Spirito Santo a Mosul, forse il crimine più mostruoso commesso quest’anno.
Marcin Libicki,a nome del gruppo UEN. – (PL)Signora Presidente, oggi in quest’Aula parliamo della brutale persecuzione dei cristiani, in particolare in Medio Oriente. Tuttavia, non dovremmo perdere di vista il fatto che i cristiani vengono perseguitati in tutto il mondo, e non sono d’accordo con quanto ha affermato l’onorevole Casaca sull’esistenza di numerose minoranze religiose che vengono perseguitate.
Vorrei pregarlo di fornirci degli esempi di persecuzioni su vasta scala di queste minoranze; non sto parlando dell’uccisione casuale, comunque riprovevole, di un infedele, ma di casi in cui un’altra religione viene perseguitata come vengono perseguitati i cristiani. Sono pienamente d’accordo con l’onorevole Posselt, e mi associo a molto di quanto è stato detto finora, quando sono stati citati numerosi esempi di persecuzione di cristiani, ma non, come afferma l’onorevole Casaca, di molte altre religioni. Non è vero. I cristiani sono i principali obiettivi delle persecuzionie sono soprattutto i cristiani che vengono perseguitati.
Ieri in Parlamento abbiamo ascoltato un intervento del Presidente Sarkozy, che ha parlato della necessità di difendere l’identità europea. Qual è questa identità? Chi ci difenderà se noi non difendiamo noi stessi e le radici della nostra identità? I cristiani in Medio Oriente sono testimoni della nostra identità europea. Sono là da 2 000 anni e dobbiamo difenderli se devono restarci.
Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL.– Signora Presidente, onorevoli colleghi, io credo che oggi con questa proposta di risoluzione stiamo facendo un passo importante perché questo Parlamento deve sempre condannare atti ed episodi che mettono a repentaglio la vita di uomini e donne a causa del proprio credo, della propria opinione politica o religiosa.
La libertà religiosa è un valore e noi lo dobbiamo sottolineare, e se è vero che in alcuni contesti i cristiani rischiano la persecuzione e la criminalizzazione, per questa ragione questo Parlamento li deve tutelare e difendere, così come allo stesso modo questo Parlamento ha sempre difeso e tutelato i cittadini musulmani che sono stati discriminati in Occidente. Noi pensiamo che tutte le religioni debbano svolgere un ruolo positivo, un ruolo di pace per favorire il rispetto della diversità e per questo motivo dobbiamo condannare con forza qualsiasi forma di integralismo religioso che spesso contribuisce allo scontro di civiltà e per questa ragione credo che quello che fa questo Parlamento deve andare sempre nella direzione dell’ascolto e della promozione del dialogo interreligioso.
Ci sono alcuni esempi importanti che dimostrano come è possibile costruire un’opzione in cui le religioni si possano ascoltare e costruire insieme percorsi di condivisione. Mi preme anche ricordare il sacrificio di alcuni cattolici, di alcuni cristiani, che hanno combattuto per la libertà dei poveri, dei popoli e per il riscatto sociale. Per questa ragione il nostro gruppo vota a favore di questa risoluzione anche ricordando preti come Peppino Diana o come Pino Puglisi che sono morti per lottare contro la criminalità organizzata e mafiosa.
Kathy Sinnott, a nome del gruppo IND/DEM.–(EN) Signora Presidente, sono favorevole a questa proposta di risoluzione comune, perché ritengo fondamentale proteggere le minoranze cristiane in Africa, Asia e Medio Oriente. È importante che proteggiamo tutte le comunità religiose dalla persecuzione. A mio parere, è inaccettabile che delle persone siano soggette a limitazioni nella loro vita quotidiana, riguardo a quello che possono fare e a dove possono andare, alla possibilità di possedere dei beni e di ottenere un’istruzione o un lavoro, o che subiscano minacce di morte, a causa della loro affiliazione cristiana.
La libertà di religione è un diritto umano fondamentale e pertanto è essenziale che i governi garantiscano che anche le minoranze religiose nei rispettivi paesi possano praticare il loro credo libere da costrizioni, vale a dire senza subire minacce di morte o altro.
I musulmani devono capire che dovrebbero promuovere il principio della libertà religiosa e della tolleranza, la stessa libertà e tolleranza di cui godono e che si aspettano in altri paesi, molti dei quali hanno popolazioni prevalentemente cristiane.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE).-(FI) Signora Presidente, a mio parere l’iniziativa dell’onorevole Mauro è particolarmente importante. Ogni giorno, cristiani pacifici subiscono la minaccia di un’oppressione sistematica e vengono utilizzati come capri espiatori in crisi che non li riguardano. Si tratta di una situazione veramente deplorevole e di una questione che è necessario evidenziare. Tuttavia, per migliorare la situazione dei cristiani effettivamente è importante analizzare il problema nell’ambito di un contesto più ampio. Non sono solo i cristiani ad avere difficoltà, ma in molti paesi anche musulmani, buddisti, indù, ebrei, sikh e ahmadi hanno dei problemi. La lista è lunga.
La libertà di religione è essenziale per una società che rispetta i diritti umani e le libertà civili. Si tratta, come in passato, di un meta-diritto, in pratica di un presupposto per l’esistenza di altri diritti umani, che rispecchia la condizione della società nel suo complesso. La decadenza di una società si evidenzia prima di tutto nelle limitazioni alla libertà di religione e nella situazione delle minoranze religiose. Per questo motivo dobbiamo dichiarare il nostro fermo sostegno alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione.
Vale la pena notare che in molti paesi, come il Pakistan e l’Indonesia, le comunità religiose si sono unite per cercare di affermare la libertà di religione e la protezione delle minoranze. Quindi anche la religione stessa potrebbe essere una soluzione. Un dialogo pluralista consente sempre di allentare le tensioni e porta dei vantaggi alla libertà di religione e alla società intera.
Ana Maria Gomes (PSE). – (PT)La persecuzione delle minoranze religiose in molti paesi dovrebbe farci riflettere sulla fragilità degli aspetti di civiltà che pensiamo di avere raggiunto. La libertà religiosa è un pilastro essenziale e inalienabile dei diritti umani universali. Malgrado le intenzioni lodevoli, la risoluzione in esame è incompleta.
Il PE deve levare la propria voce in particolare contro la persecuzione delle minoranze cristiane, ma innanzi tutto contro tutte le forme di intolleranza e discriminazione basate sul credo o sulla religione che in effetti interessano tutte le comunità religiose. Ci dovremmo preoccupare anche dell’islamofobia e dell’antisemitismo, che sono in crescita in Europa e nel mondo. Se ci concentriamo quasi esclusivamente sulla discriminazione nei confronti dei cristiani, potremmo dare l’impressione sbagliata. Occorre quindi sottolineare che il PE sostiene pienamente la risoluzione sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o sul credo presentata dagli Stati membri dell’UE all’Assemblea generale dell’ONU.
Mieczysław Edmund Janowski (UEN).– (PL)Signora Presidente, anche il Medio Oriente ha le sue radici cristiane. A prescindere dalle differenze, i cristiani in molte occasioni sono riusciti a dimostrare di essere in grado di vivere accanto a musulmani, ebrei o ai seguaci di altre religioni, in pace e nel rispetto reciproco.
Ultimamente, tuttavia, abbiamo assistito ad azioni di seguaci della fede islamica che costituiscono l’attuazione pratica del falso concetto che un buon musulmano deve essere anti-cristiano. Il giornalista libanese Hazem Saghieh ne ha parlato recentemente.I numerosi e spesso gravi casi di violazioni dei diritti di persone che, solo a causa della loro fede cristiana, sono trattate come cittadini di seconda classe sono una prova della violazione del principio fondamentale della libertà umana: la libertà di praticare una religione.
Occorre farsi una domanda: che cosa possiamo fare nell’Unione europea, aperta e rispettosa dei diritti dei concittadini musulmani, per i cristiani che non godono nemmeno di una minima parte di tali diritti in quei paesi? Dov’è un minimo di reciprocità? Non negli omicidi motivati dalla religione, né nella diffusa discriminazione, né nel rifiuto di acconsentire alla costruzione di chiese cristiane e neppure nella distruzione di monumenti della cultura cristiana.
L’intero mondo vuole la pace, e le persone vogliono la libertà, compresa la libertà di religione.
Bogusław Sonik (PPE-DE).– (PL)Signora Presidente, alla luce dell’attuale situazione politica in Medio Oriente i cristiani che vivono in quella regione si sentono sempre più minacciati. Uno dei motivi è l’aumento dell’influenza dei fondamentalisti islamici, che li incolpano per qualsiasi difficoltà subita dagli abitanti della regione. A causa dei loro legami religiosi con i popoli occidentali, vengono accusati anche di occidentalizzare le tradizionali strutture sociali, dicui le popolazioni del Medio Oriente parlano poco volentieri.
Un modo in cui i fondamentalisti esprimono la propria insoddisfazione consiste nell’organizzare manifestazioni anti-occidentali, durante le quali si distruggono simboli associati al cristianesimo e negozi gestiti da cristiani. In casi estremi si commettono persino degli omicidi. La passività dei governi fa sì che un numero crescente di famiglie cristiane decida di emigrare.
La risoluzione descrive una serie di problemi che affliggono i cristiani in Medio Oriente. Tuttavia si tratta solo di alcuni esempi, quindi secondo me il Parlamento europeo dovrebbe preparare una relazione completa sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente, o comunque sulla situazione delle fedi religiose in generale. Bisognerebbe anche riflettere su come condurre un dialogo tra civiltà che consenta la partecipazione efficace della società cristiana e delle regioni musulmane.
Jerzy Buzek (PPE-DE).– (PL)Signora Presidente, mi congratulo con l’onorevole Mauro. Non ho alcun dubbio in merito a questa risoluzione e la appoggio pienamente. L’unico problema è se noi siamo efficaci, se lo saremo e se riusciremo a cambiare qualcosa. Possiamo agire in tre modi.
Innanzi tutto attraverso pressioni diplomatiche, ossia quello che stiamo già facendo. Ma occorre mobilitare anche i governi europei. Ogni diplomatico dovrebbe tenerne conto. Dobbiamo spingere in questo senso in colloqui bilaterali e multilaterali. L’unico modo per ottenere un buon risultato in questo caso è la pressione diplomatica su vasta scala.
La seconda possibilità sono le sanzioni economiche. So bene, dall’esperienza del mio paese venti o trent’anni fa, che cosa abbiano significato le sanzioni economiche per il governo comunista di Varsavia – sanzioni ben selezionate, per non danneggiare i cittadini. Occorre usare anche questo metodo.
Infine, l’analisi approfondita delle nostre iniziative, perché i paesi del Medio Oriente e di altre parti del mondo hanno i loro alti e bassi. Questo dipende anche dalle nostre azioni, che non sempre sono molto coerenti o prudenti. Parlo di interventi, eventi culturali e anche discorsi di diplomatici. Non dobbiamo nascondere le nostre convinzioni, anzi, dobbiamo esporle con chiarezza. Tuttavia, occorre agire con giudizio, oltre che con fermezza.
Danuta Hübner,membro della Commissione.−(EN) Signora Presidente, la Commissione è consapevole delle discriminazioni basate sulla religione e sul credo, e le condanna fermamente. La nostra politica è di combattere tutti i tipi di discriminazione, nelle relazioni bilaterali e nei consessi multilaterali come l’ONU.
In occasione dell’Assemblea generale dell’ONU, l’UE ha adottato l’approccio di presentare periodicamente la sua risoluzione sull’eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione o sul credo. L’anno scorso, il consenso sul testo della risoluzione ha raggiunto un record di 99 co-sponsor.
Insieme agli Stati membri, prestiamo una particolare attenzione ai diritti umani e alla situazione della democrazia nei paesi partner. Solleviamo questi problemi nel dialogo politico, attraverso iniziative e dichiarazioni pubbliche, ricordando ai partneri rispettivi impegni ai sensi del diritto internazionale, che vieta le discriminazioni fondate su qualsivoglia base.
L’UE si sta impegnando attivamente per promuovere la causa della protezione dei diritti umani nel quadro della politica di vicinato, il cui piano d’azione copre un’ampia gamma di temi a questo proposito. Nelle singole riunioni della sottocommissione per i diritti umani con Giordania, Israele, Marocco, Libano e Tunisia si sono già analizzati i progressi compiuti nell’attuazione degli impegni del piano d’azione della politica di vicinato in materia di diritti umani e libertà fondamentali. La prima riunione della sottocommissione per i diritti umani con l’Egitto è prevista per i prossimi giorni di questo mese.
Parallelamente ai contatti bilaterali con i governi e al sostegno per le riforme politiche, sosteniamo anche organizzazioni non governative in tutto il mondo, attive nella protezione e nella promozione dei diritti umani. A nostro parere, i difensori dei diritti umani svolgono un ruolo indispensabile nella società.
Riteniamo ugualmente importante mantenere e promuovere la libertà di religione in Europa. L’UE può mostrare e condividere buone prassi.
Presidente. –L’onorevole Casaca ha chiesto di rilasciare una dichiarazione personale, ai sensi dell’articolo 145 del Regolamento.
Paulo Casaca (PSE). – (PT)Signora Presidente, mi dispiace di non essere stato sufficientemente chiaro. La mia solidarietà per le comunità cristiane perseguitate in tutto il Medio Oriente, e in particolare in Iraq, è totale e incondizionata. Ho semplicemente rilevato, e intendo fornire al collega tutto quanto ritenga necessario, che purtroppo simili persecuzioni non si limitano alla comunità cristiana, e che anche la comunità yazida, la comunità mandea e gli stessi shiiti e sunniti, che sono al di fuori delle principali comunità, sono state oggetto di terribili persecuzioni in quel paese; è un fatto che non si può ignorare. Intendevo solo sottolinearlo e dichiarare che sono disposto a fornire tutta la documentazione necessaria.
Presidente. –Onorevole Casaca, ha superato il tempo massimo per le dichiarazioni personali.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà al termine della discussione.