Presidente. − L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.
Vytautas Landsbergis (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, il Parlamento europeo ha recentemente adottato una saggia risoluzione nelle relazioni con un paese suo confinante. Vorrei citare alcuni passaggi. La prego di ascoltare attentamente e senza alcun timore: “premesso che” il “pubblico” russo “non è sufficientemente informato circa l’entità dei crimini commessi nella” Seconda guerra mondiale, e “più precisamente in” Finlandia, nei Paesi baltici, a Katyń e nella regione di Kaliningrad, il Parlamento “ritiene che i cittadini della” Russia “abbiano il diritto di apprendere la verità sulle… politiche di guerra e genocidio attuate nel loro nome, e di sapere quali sono gli autori dei crimini di guerra”; il Parlamento “ritiene che” la Russia “debba confrontarsi onestamente con il proprio passato” sovietico “ai fini del progresso, e tale confronto costituisce parte integrante del cammino verso la riconciliazione con i paesi limitrofi”.
Questo invito è stato rivolto dal nostro Parlamento - alla Serbia, che ha apprezzato i nostri suggerimenti, ma, poiché quest’Assemblea non si avvale di due pesi e due misure, le stesse forme di incoraggiamento dovrebbero essere utilizzate anche nei nostri documenti che riguardano la Russia.
Lívia Járóka (PPE-DE). - (HU) La ringrazio molto, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Presidente, vorrei intervenire brevemente sulla situazione dei Rom europei, in riferimento all’opinione adottata nell’ultima sessione plenaria. Ritengo sia essenziale che la Commissione europea e il Parlamento lavorino fianco a fianco e si assumano la responsabilità per questa minoranza, svolgendo un ruolo molto più accentuato di quanto non abbiano fatto finora, preparando, attuando e monitorando i programmi destinati all’inclusione dei gruppi sociali esclusi e marginalizzati. In tale ambito, sarebbe molto importante che i deputati del Parlamento europeo lavorassero a stretto contatto con i commissari direttamente o indirettamente responsabili delle minoranze, della loro integrazione e inclusione e, in quanto gruppo specializzato, preparassero congiuntamente una strategia completa e transfrontaliera per i rom con un monitoraggio effettivo, offrendo a coloro che vivono nelle zone più povere e ai gruppi più svantaggiati l’opportunità di accedere ai programmi di sviluppo dell’Unione. A tale scopo, si deve redigere congiuntamente una mappa di crisi europea, con cui sia più facile valutare le zone afflitte dalla più grave povertà. Due anni fa, il Partito popolare europeo è stato il primo in quest’Assemblea ad adottare una strategia per i rom. Vorrei che gli altri partiti si unissero a noi. Ritengo molto importante presentarci insieme, fianco a fianco, all’audizione dei Rom che si terrà il 14 febbraio, e agire a beneficio di questa minoranza. E’ molto importante che accada qualcosa. Grazie.
Hans-Peter Martin (NI). - (DE) Signor Presidente, testimoni oculari riferiscono di una folle corsa del Segretario generale del Parlamento europeo, Harald Rømer, che ha quasi dell’incredibile. Il 14 novembre di quest’anno, alle ore 15.00, Rømer si è spostato dal Parlamento europeo verso il centro di Strasburgo a bordo di una vettura del corpo diplomatico, a quanto pare immatricolata in Lussemburgo. Schiacciando alcuni passeri sotto le ruote, ha percorso a grande velocità l’Allée de la Robertsau, superando a oltre 100 km orari le auto che si muovevano lentamente nelle code del traffico, lanciando improperi ai conducenti e costringendo i passanti sbigottiti ad allontanarsi dalle strisce pedonali per la propria incolumità.
Vorrei quindi rivolgere le seguenti domande all’onorevole Rømer: lei era veramente alla guida di quell’auto nel giorno indicato? Chi era al volante? Quali istruzioni ha – o non ha – impartito all’autista? Perché l’auto sembrava guidata da un pirata della strada e perché il limite di velocità è stato così gravemente superato? Ritiene che le norme del traffico non valgano per lei? Non ritiene che, in qualità di massimo funzionario del Parlamento europeo, lei dovrebbe mostrare un particolare rispetto per gli altri e per i limiti imposti dalle normative del traffico? Intenderà comportarsi così anche in futuro e tutti gli utenti della strada dovranno fuggire davanti a lei?
Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE). - (RO) Domenica scorsa, i rumeni hanno eletto per la prima volta i loro rappresentanti al Parlamento europeo. La Romania si unisce quindi alla tradizione europea delle elezioni dirette del Parlamento, che è iniziata nel 1979.
Queste elezioni ci hanno dimostrato che abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei nostri cittadini, a cui dobbiamo parlare di più dell’Unione europea, spiegando i benefici e la rigorosità della famiglia a cui apparteniamo. Nonostante la Romania sia il secondo paese a favore dell’Unione europea, questa volta l’affluenza alle urne è stata relativamente bassa (29,4 per cento). Ciononostante, in queste elezioni si è chiaramente affermata la tendenza della popolazione europea. Ora i rappresentanti del partito democratico sono in Romania quasi tre volte più numerosi che in quest’Aula e, a seguito della nostra vittoria, il peso del PPE-DE nel Parlamento europeo è aumentato di quasi il 4 per cento.
Ringrazio i rumeni per la fiducia che ci hanno accordato, e voi per i messaggi positivi che avete trasmesso agli elettori del nostro paese.
Pierre Pribetich (PSE). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la sabbia sta scendendo senza posa nella clessidra del Kosovo, e il 10 dicembre è ormai alle porte. Il dialogo tra sordi, che oppone un Kosovo estremamente autonomo entro i confini della Serbia a un’indipendenza sotto supervisione, pare purtroppo destinato a continuare. Le elezioni legislative del 18 novembre hanno soltanto accresciuto le aspirazioni politiche, segnando la vittoria degli indipendentisti in un ballottaggio caratterizzato da un’astensione da record.
L’UE deve pertanto presentare una strategia diversa dall’indipendenza, affermando una politica estera europea. La stessa parola indipendenza è una trappola, un sinonimo di caos per la nostra Europa. Accettando questo processo, stiamo aprendo un vaso di Pandora contenente tutti i nazionalismi, i regionalismi e i localismi che ciò comporta sul nostro territorio.
In un mondo globalizzato, l’indipendenza è un’illusione. Si devono esortare tutti i partiti a costruire una comunità regionale con scambi pacifici, che rispettino adeguatamente i principi democratici. Sostenere la divisione e l’indipendenza significa semplicemente rafforzare i nazionalismi. Ricordiamoci le parole pronunciate dal Presidente François Mitterrand al Parlamento: il nazionalismo è guerra, e la guerra non è soltanto il passato, ma può anche essere il nostro futuro.
Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signor Presidente, con ogni probabilità l’Irlanda sarà l’unico paese europeo a tenere un referendum sul Trattato di Lisbona. Io stessa sono favorevole all’UE e ho espresso il mio “sì” in tutti i referendum sui Trattati. Tuttavia, ho un problema che chiedo al Consiglio di risolvere.
Prima di chiedere ai cittadini di compiere una scelta informata, dobbiamo disporre di una versione consolidata del Trattato. Per capire meglio a cosa mi riferisco, è sufficiente consultare il Trattato a pagina 51, e più precisamente la sezione intitolata “Non discriminazione e cittadinanza”, pensando che qualsiasi cittadino vorrebbe leggerla e valutarla. Il punto 32 recita: “E’ inserito l’articolo 17 con il testo dell’articolo 12”. Al punto 33: “E’ inserito l’articolo 17a che riprende il testo dell’articolo 13; al paragrafo 2, i termini “il Consiglio può adottare” sono sostituiti da “... il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria, possono adottare i principi di base delle ...” e i termini alla fine del paragrafo “dovranno agire in conformità alla procedura di cui all’articolo 251” sono soppressi”.
Signor Presidente, non ho altro da aggiungere: penso che il concetto sia sufficientemente chiaro.
Roberta Alma Anastase (PPE-DE). - (RO) Signor Presidente, sono lieta di incontrarla qui oggi, tre giorni dopo un momento estremamente importante per la Romania.
In conformità con il Trattato di adesione all’Unione europea, questa domenica, sei mesi dopo la scadenza inizialmente stabilita, la Romania ha organizzato le proprie elezioni per il Parlamento europeo. Così i cittadini della Romania, cittadini europei, hanno potuto eleggere direttamente coloro che li rappresenteranno nell’istituzione più democratica dell’Unione europea. Anche se l’affluenza alle urne è in linea con la media europea non molto alta, sono convinta che, grazie alla partecipazione dei nostri nuovi colleghi della Romania, i cittadini rumeni acquisiranno una crescente consapevolezza dell’impatto dell’attività del Parlamento sulla loro vita quotidiana. Il fatto che i partiti estremisti non abbiano raggiunto la soglia richiesta per entrare in Parlamento costituisce la prova della maturità e del senso di responsabilità dimostrati dai cittadini rumeni nei confronti dell’Europa.
In questa occasione, desidero congratularmi con tutti i colleghi designati a rappresentare il nostro paese nel Parlamento europeo, e spero anch’io di poter collaborare per il benessere dei rumeni, a prescindere dalla loro appartenenza a schieramenti politici differenti.
Bogusław Rogalski (UEN). – (PL) Signor Presidente, ieri i pescatori polacchi hanno dimostrato di fronte alla sede della Commissione europea a Bruxelles. Hanno protestato contro il provvedimento ingiusto e discriminatorio adottato dalla Commissione contro l’industria della pesca polacca.
Il problema è costituito dal divieto di pesca del merluzzo nel Mar Baltico, che costituisce la principale fonte di reddito per i pescatori polacchi. Il divieto è stato imposto dalla Commissione come pena per avere superato la quota annuale di pescato fissata per tale specie. Inoltre, la Commissione ha minacciato di non assegnare più quote alla Polonia per tutto il 2008, oppure di ridurle. Questo determinerebbe sicuramente il fallimento dell’industria della pesca polacca. Le quote destinate sono molto restrittive e si basano su dati incompleti o distorti in merito alle riserve di merluzzo nel Baltico.
Date queste condizioni, ci si chiede perché la Polonia sia stato il solo paese soggetto a verifica, pur avendo richiesto il controllo dettagliato della pesca in tutti gli altri. Anche i pescatori tedeschi, svedesi e danesi stanno superando le quote. I pescatori polacchi diventeranno il capro espiatorio del Commissario Borg? O forse questo è un tentativo di eliminare la concorrenza facendo ricorso alla Commissione europea? L’Unione non è evidentemente riuscita a fare proprio il concetto di uguaglianza e pertanto sostengo la protesta.
Maciej Marian Giertych (NI). – (PL) Signor Presidente, chiedo che ci occupiamo della causa di una donna egiziana, Shadia Nagui Ibrahim, a cui sono stati comminati tre anni di reclusione perché, all’atto del matrimonio, pare che abbia dichiarato mendacemente di essere cristiana. In realtà ha detto il vero, perché è effettivamente cristiana, appartiene alla Chiesa copta e non sapeva che il padre, anche lui cristiano copto, si era convertito temporaneamente all’islam, prima di ritornare alla fede copta.
Per la legge egiziana, Shadia Nagui Ibrahim è musulmana, perché suo padre è stato musulmano. La fede personale non può essere determinata dalla posizione delle autorità nazionali o giudiziarie. E’ una questione di convinzione personale. Se l’Egitto vuole essere considerato un paese civile, deve emendare la sua intollerante legislazione anticristiana.
Antonio Tajani (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, mi rivolgo anche al signor Commissario per quanto riguarda l’uso distorto dei Fondi strutturali, che purtroppo è un fenomeno che si moltiplica nell’Unione europea.
E’ un caso clamoroso quello che è avvenuto in Ungheria per quanto riguarda il programma LEADER. Infatti, i gruppi d’azione LEADER – i GAL – che devono unire entità locali e comuni per utilizzare e sviluppare sul territorio il programma LEADER in Ungheria sono stati organizzati soltanto con amministrazioni facenti parte di una parte politica, cioè della parte politica del governo nazionale, escludendo amministrazioni locali dei partiti non di governo.
Questo è veramente uno scandalo e credo che la Commissione europea debba intervenire nei confronti del governo ungherese, magari aprendo una procedura d’infrazione, perché non vengono utilizzati in maniera corretta i Fondi strutturali e vengono danneggiate le popolazioni locali soltanto perché c’è un’amministrazione non in sintonia con il governo.
PRESIDENZA DELL’ON. ADAM BIELAN Vicepresidente
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). - (EL) Signor Presidente, la Conferenza di Annapolis sul Medio Oriente si è conclusa con risultati contraddittori per l’Unione europea. Nei mesi recenti, sia il Commissario Waldner che l’Alto rappresentante Solana ci hanno assicurato in seduta plenaria, che l’Unione europea sta svolgendo un ruolo attivo nel plasmare la politica del Medio Oriente. Tuttavia, leggendo oggi il discorso del Presidente Bush, non vedo segnali in tale direzione. Al contrario, apprendo che le parti hanno convenuto di creare un meccanismo per attuare la road map, che dovrà essere controllato dagli USA. L’imminente trattato di pace sarà quindi attuato sulla base della road map, con gli USA come arbitro ultimo. Dov’è allora l’Unione europea? Quale messaggio di speranza possiamo trasmettere per il futuro, quando siamo semplici spettatori degli eventi?
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Signor Presidente, sabato scorso in Russia – a Mosca e a San Pietroburgo – i tentativi pacifici e del tutto legali, che i cittadini russi hanno messo in atto per dimostrare la loro disapprovazione della politica perseguita dall’attuale governo, sono stati brutalmente soppressi. Il leader del gruppo di opposizione L’Altra Russia, Gary Kasparov, i capi dell’Unione delle forze di destra, Nikita Belych e Boris Nemtsov, e altri seguaci hanno subito violenze e sono stati trattenuti dalla Militsya. Gary Kasparov è stato addirittura condannato a cinque giorni di carcere.
Questo incidente costituisce un’ulteriore prova del fatto che i Russi non hanno libertà di espressione e stanno vivendo in costante pericolo, come i membri dell’opposizione che temono costantemente per la sicurezza delle loro famiglie.
Signor Presidente, sono assolutamente convinto che noi del Parlamento europeo non possiamo tacere di fronte a questi eventi. Non possiamo applicare norme di moralità, democrazia e diritti umani a Birmania e Pakistan e applicarne altre, diverse e inferiori, alla Russia. Signor Presidente, la sollecito a prendere provvedimenti con l’obiettivo di difendere i diritti di libertà di espressione e riunione in Russia. Non importa in quale paese si stia lottando per la libertà – si tratta anche della nostra libertà. Pertanto, dovunque una persona libera sia tenuta in catene...
(Il Presidente toglie la parola all’oratore)
Presidente. – La ringrazio molto, onorevole Andrikienė. Purtroppo non possiamo dedicare altro tempo a questo punto dell’ordine del giorno.
Marios Matsakis (ALDE). - (EN) Signor Presidente, per una questione di procedura, alcuni di noi stanno aspettando dalle 19.00 – ora sono le 21.40 – solo per avere la possibilità di parlare con un intervento di un minuto. Ora il tempo a disposizione è stato ridotto a meno di 15 minuti. Non è giusto nei confronti dei colleghi che hanno atteso il loro turno per tutta la sera: forse avremmo dovuto essere avvertiti prima, così non avremmo perso tanto tempo.
Presidente. – Posso capire la sua irritazione, ma ho assunto la Presidenza solo due minuti fa. Purtroppo sono stato informato che ci resta solo poco tempo. Dobbiamo chiudere le nostre discussioni a mezzanotte, e abbiamo ancora molti punti da trattare nell’ordine del giorno. Ne sono estremamente dispiaciuto.