Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione di Gisela Kallenbach, a nome della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 91/477/CEE del Consiglio, relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi [COM(2006)0093 – C6-0081/2006 – 2006/0031(COD)] (A6-0276/2007).
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, le armi da fuoco non sono prodotti normali come gli altri. I tragici eventi di Erfurt, Anversa, Helsinki e di altri luoghi ci hanno efficacemente dimostrato che costituiscono il pericolo potenziale per la sicurezza dei nostri concittadini, e soprattutto dei bambini. Ci occorrono pertanto normative molto severe che ne disciplinino la produzione, la vendita e il possesso.
Anche se la legislazione europea concede espressamente agli Stati membri di superare il grado di protezione comune assicurato dalle leggi dell’UE, sono estremamente grato che il Parlamento abbia cercato di accrescere in modo significativo i livelli di sicurezza applicabili alle armi da fuoco in Europa. Il mio particolare ringraziamento va all’onorevole Kallenbach, relatrice della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, e al presidente di quella commissione, onorevole McCarthy. Desidero ringraziare apertamente entrambe per l’eccellente collaborazione!
Vorrei ricordarvi la situazione che ha portato alla decisione odierna. Siamo partiti dalla necessità di apportare vari emendamenti alla nostra legislazione, che ci consentissero di ratificare il protocollo dell’ONU sulle armi da fuoco. Fino a quel momento, la revisione completa della legislazione europea in materia non era stata programmata. Grazie a voi, onorevoli colleghi, siamo riusciti a compiere questo passo in un’unica soluzione e al primo tentativo, in effetti anche il Consiglio ha dato il proprio benestare alla proposta unificata che ci troviamo a esaminare oggi.
Dovevamo individuare soluzioni per una serie di questioni complesse e oggi sottoponiamo alla prova il risultato delle nostre ricerche. Non intaccheremo le tradizioni e specificità culturali degli Stati membri, dove esistono usanze antiche molto diverse tra loro in fatto di caccia, tiro sportivo e collezione di armi, che abbiamo rispettato. Una carta europea d’arma da fuoco agevolerà gli spostamenti oltre confine e costituirà una solida base per gli incontri transnazionali di cacciatori e tiratori sportivi. Abbiamo altresì deciso di provvedere ad un’adeguata marcatura e registrazione delle armi da fuoco, per consentirne il trasferimento e il trasporto da uno Stato membro all’altro nel mercato interno, rendendo tali operazioni più trasparenti e di conseguenza più sicure.
Un’importante novità è costituita dalla registrazione di tutte le armi detenute a titolo personale. Dobbiamo sapere chi le possiede e di che tipo sono. La registrazione ci consentirà di limitare maggiormente il possesso o il trasferimento illegale. I dati dovranno essere conservati per 20 anni, onde garantire la rintracciabilità per un periodo di tempo sufficientemente lungo. Ciò è certamente auspicabile. A tale proposito, tuttavia, la Commissione sta valutando se chiarire, in un’apposita dichiarazione, l’interpretazione del considerando 9e della direttiva relativa alla tutela dei dati.
Abbiamo altresì deciso che, in futuro, l’acquisto di armi da fuoco non sarà consentito ai minori di età inferiore ai 18 anni. Così facendo, l’Europa trasmette il chiaro messaggio che i giovani non dovrebbero avere accesso alle armi da fuoco. Ovviamente, i tiratori sportivi e i cacciatori, anche se non hanno ancora compiuto 18 anni, potranno ancora praticare il loro hobby, ma solo sotto la supervisione degli adulti, ad esempio degli istruttori o dei genitori. Troppe tragedie sono accadute perché i giovani sono entrati in possesso di armi da fuoco. Mi auguro che la nuova regolamentazione contribuisca ad evitarne altre e a rafforzare la consapevolezza, specialmente tra i giovani tiratori sportivi o cacciatori, di una maggiore cautela nel maneggio delle armi.
Ci siamo trovati di fronte a un problema nuovo derivante dagli sviluppi tecnologici e dalle attività criminali in Europa: mi riferisco alla trasformazione di copie, di per sé non pericolose, in armi da fuoco perfettamente funzionanti. L’onorevole McCarthy ha ricordato per prima la questione. Ciò ha determinato de facto l’elusione della legge, ma ora vi porremo un freno. Per inciso, vorrei sottolineare che nei prossimi due anni esamineremo più approfonditamente il problema della conversione delle copie, in modo da chiudere qualsiasi via di fuga. Ciò vale anche per la questione legata all’efficace disattivazione delle armi da fuoco.
Sapevate già che la Commissione era favorevole a introdurre sanzioni nella legislazione europea, avendo la Corte di Giustizia deliberato in modo chiaro sulla materia. La Commissione riconosce, tuttavia, che l’ottavo considerando comprende un riferimento a queste sanzioni in virtù del diritto penale e del Protocollo ONU. Ciò è importante, poiché l’osservanza dell’art. 5 del protocollo dell’ONU prevede l’applicazione di sanzioni da parte degli Stati membri. Confido sul fatto che anche gli Stati membri lo prevedano nel loro diritto nazionale. Una dichiarazione della Commissione su questo tema sarà inoltre presentata alla Segreteria generale del Parlamento europeo2(1). Vorrei quindi ringraziare in particolar modo l’onorevole Alvaro per il suo sostegno!
L’Europa avrà quindi una moderna legislazione sulle armi da fuoco, che pone come priorità la sicurezza dei cittadini e tiene conto dell’esigenza di tutelare i bambini e i giovani. Accresceremo quindi il livello di protezione fornito dalla legislazione comunitaria.
Ora è compito degli Stati membri riconoscere il segno dei tempi e, tenendo conto delle condizioni nazionali, sviluppare ulteriormente queste disposizioni su base individuale. In altre parole, qualsiasi Stato membro consideri necessarie e adeguate disposizioni più severe avrà il mio personale sostegno, e posso soltanto esortarlo ad agire in tal senso!
Mi affido ai vostri colleghi dei parlamenti nazionali, perché prendano una chiara decisione sulla questione delle armi da fuoco. La parola d’ordine deve essere: “sicurezza prima di tutto”. La decisione odierna apre la strada verso questo obiettivo e desidero ringraziarvi per il vostro sostegno in questo impegnativo cammino.
(EN) Dichiarazioni della Commissione allegate alla discussione
1) Dichiarazione sulle sanzioni
“La Commissione accoglie favorevolmente la rapida adozione della direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 91/477 relativa al controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi, ma deplora che il Consiglio si sia opposto alla sua proposta iniziale concernente l’articolo 16 sulle sanzioni penali.
La Commissione osserva che la Comunità ha facoltà di istituire sanzioni penali, in conformità all’articolo 5 del protocollo contro il traffico e la fabbricazione illeciti di armi da fuoco, loro parti e componenti e munizioni, addizionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità transnazionale organizzata.
Di conseguenza, la Commissione ritiene che qualsiasi decisione di ratificare il Protocollo dovrebbe essere accompagnata da un’apposita dichiarazione che rifletta correttamente la sfera di competenza comunitaria.
La Commissione si riserva i propri diritti istituzionali in tal senso”.
2) Progetto di dichiarazione sulla tutela dei dati
“La Commissione osserva che il trattamento dei dati personali ai sensi della presente direttiva è subordinato all’osservanza della direttiva 95/46/CE, e non può pregiudicare il livello di tutela delle persone fisiche nel trattamento dei dati personali secondo le disposizioni del diritto comunitario e nazionale e, in particolare, non modifica i diritti e gli obblighi di cui alla direttiva 95/46/CE.
A tale proposito, pare fondata la necessità di prolungare da dieci a venti anni il periodo minimo di tenuta dei registri contenenti informazioni sui proprietari di armi. La Commissione è convinta che tale trattamento dei dati personali sia giustificato in considerazione sia della natura pericolosa sia della lunga durata di tali armi, nonché di un possibile uso improprio per scopi criminosi, che richiede pertanto la corretta identificazione delle armi da fuoco e dei rispettivi proprietari.
La Commissione osserva inoltre che, in considerazione degli scopi della presente direttiva e in conformità ai requisiti della direttiva 95/46/CE, l’accesso al sistema centralizzato di archiviazione dei dati, o al sistema che garantisce l’accesso a sistemi di archiviazione non centralizzati, dovrebbe essere disponibile unicamente per le forze di polizia e le autorità giudiziarie a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento dei reati penali”.
Gisela Kallenbach, relatrice. − (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, un lungo processo si sta avvicinando a quella che io auspico sia una conclusione positiva. Permettetemi di aprire il mio intervento con un sentito ringraziamento a tutti coloro che vi hanno contribuito: i relatori ombra della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, gli onorevoli Podestà, Lehtinen, Riis-Jørgensen, il presidente della commissione signora Aline McCarthy, la segreteria responsabile, i collaboratori dei relatori della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, il collega Alvaro e coloro che hanno sostenuto il processo, la Presidenza del Consiglio, rappresentata da António Delicado e dai suoi colleghi e, ultimo, ma non per questo meno importante, la Commissione, rappresentata da’ Michel Ayral e dai suoi colleghi, che il Commissario Verheugen ha motivato a formulare una soluzione comune.
Ho appreso molto nel corso di questo processo. Ho appreso il vero ruolo che i lobbysti possono giocare: alcuni hanno contribuito in modo costruttivo a raggiungere soluzioni comuni, ma altri si sono deliberatamente impegnati a ostacolare il processo diffondendo mezze verità e informazioni errate. Fin dall’inizio, mi è apparso chiaro che non è così semplice trovare il giusto equilibrio tra i requisiti di un mercato interno ben funzionante e i legittimi timori di sicurezza dei cittadini per l’uso illegale di armi da fuoco, nonché il comprensibile desiderio di cacciatori e tiratori sportivi di praticare i propri hobby senza limitazioni rilevanti. Come ha già ricordato il Commissario Verheugen, intendevamo avvalerci delle esperienze maturate nell’applicazione della direttiva 477/91, eliminare le mancanze riscontrate e trasformare in legge comunitaria il protocollo dell’ONU sulle armi da fuoco, sottoscritto dalla Commissione già nel 2002. Questa prospettiva ci ha pertanto indotti a introdurre determinati articoli che riguardano l’utilizzo, il commercio e l’acquisto illegali di armi da fuoco. Il compromesso tiene conto di queste esigenze. Confesso che avrei auspicato normative ancora più inequivocabili su alcuni punti, ad es. per conseguire una migliore legislazione o semplificazione, nonché per ridurre le categorie di armi da fuoco a due soltanto su base europea, come già avviene in due terzi degli Stati membri. Su questo fronte, tuttavia, non sono riuscita ad assicurarmi l’appoggio della maggioranza.
Complessivamente, sono molto soddisfatta del compromesso raggiunto. Soffermiamoci un attimo a pensare che attueremo una legislazione parzialmente armonizzata in 27 Stati membri. Le legislazioni nazionali vigenti in materia sono ancora assai disomogenee, e questa parziale armonizzazione agevolerà il commercio legale, contribuendo altresì ad una maggiore sicurezza. E’ impossibile garantire al 100 per cento che non vi saranno abusi, ma, come è già stato detto, tutti noi dovremmo riconoscere il nostro dovere di tentare, per quanto possibile, di prevenire eventi tragici come quelli avvenuti in Germania, Finlandia o in Belgio.
Non intendo scendere nei particolari della nuova normativa, che già conoscete e che il Commissario Verheugen ha già illustrato in parte. Sono lieta di sapere che, entro il 2014, un registro computerizzato delle armi da fuoco sarà introdotto negli Stati membri; questa misura migliorerà lo scambio di informazioni e agevolerà notevolmente la rintracciabilità in caso di abuso, oppure la renderà prioritaria. Considerando che ci troviamo nell’era di Internet, le disposizioni si applicheranno anche alle vendite on line esattamente come in quelle dirette.
Vorrei concludere sottolineando una serie di punti che dovrebbero agevolare la vostra decisione, nonché contrastare le argomentazioni di chi si oppone una migliore legislazione europea in materia di armi da fuoco. La direttiva non si applica ai collezionisti di armi e munizioni e nemmeno ai servizi pubblici, o alle istituzioni storiche e culturali; le disposizioni non avranno effetto retroattivo. Noi proponiamo registri nazionali sulle armi da fuoco, e non un registro europeo. Sebbene ne esista già uno simile per le vacche, nel caso delle armi pare un’operazione più complessa. In linea di principio, non ci opponiamo ai produttori, commercianti, tiratori sportivi o cacciatori che operano con le armi da fuoco in modo responsabile, nella piena consapevolezza della loro natura specifica.
Mi è stato riferito che, durante la discussione della direttiva originale negli anni ‘90, erano state espresse preoccupazioni molto serie e il dibattito aveva assunto un carattere molto emozionale. In seguito, la direttiva è stata giudicata assai utile, pratica ed efficace. Sono certa che anche il compromesso a voi presentato sarà un successo e conto quindi sul vostro sostegno.
Alexander Alvaro, relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. − (DE) Signor Presidente, non c’è molto da aggiungere all’intervento della collega Kallenbach, se non che mi ha fatto piacere collaborare con Arlene McCarthy, presidente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, e con la mia collega della commissione, Gisela Kallenbach, con cui ho operato a stretto contatto e con grande fiducia in questa fase del processo e, non ultima, con la Commissione, rappresentata in questo caso dal Commissario Verheugen. Una collaborazione così stretta costituisce una rarità.
Cosa resta da dire in un minuto, quando si sono già impegnati 30 secondi per i ringraziamenti?
In buona sostanza, abbiamo raggiunto questo risultato: l’Unione europea ha dato il chiaro segnale che, nel regolamentare il commercio legale di armi da fuoco, mira a contrastare in eguale misura il trasferimento illegale e l’abuso. E’ stato ribadito che l’Unione europea non tollererà alcuna forma di crimine associato alle armi da fuoco nel proprio territorio, né chi utilizza armi da fuoco non acquistate legalmente, né tanto meno l’abuso dei diritti acquisiti dai cittadini grazie all’UE.
Invito tutti coloro che, come me, hanno ricevuto oggi innumerevoli e-mail di cacciatori e sportivi, che accusano l’Unione europea di limitare le loro libertà, a leggere la direttiva e rivolgersi alla Commissione per verificare che l’Unione europea ha agito in modo da tutelare i propri cittadini e non viceversa!
Guido Podestà, a nome del gruppo PPE-DE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio la relatrice, la signora Kallenbach, e i relatori ombra degli altri gruppi, per aver voluto garantire la propria costante disponibilità a confrontarsi, al fine di arrivare a un compromesso innovativo, ma devo dire anche equilibrato.
La proposta di modifica della direttiva è finalizzata a recepire il protocollo dell’ONU per la lotta contro il crimine organizzato riguardo all’acquisto e al commercio legale di armi destinate al solo uso civile. La direttiva tratta tematiche che toccano la sensibilità di tutti, quali la sicurezza dei cittadini, ma anche tradizioni sportive e consuetudini di vita per milioni di europei che praticano la caccia.
Anche attraverso confronti serrati con il Consiglio si è giunti a un testo che trova il giusto compromesso tra il desiderio di poter disporre di una normativa armonizzata e il rispetto delle specificità culturali di ogni paese, in sintonia con il principio di sussidiarietà.
Per il primo aspetto vorrei sottolineare il sistema di marcatura delle armi e delle loro parti essenziali, anche al fine di assicurare una possibile tracciabilità, l’obbligo di mantenere i dati non meno di 20 anni, una più rigorosa vigilanza sulle compravendite on line e quanto sappiamo del rischio che queste comportano, la limitazione dell’uso delle armi a minori e a persone che possano essere considerate pericolose per la sicurezza pubblica e l’introduzione di principi generali di neutralizzazione delle armi.
Per il secondo aspetto ricordo il mantenimento dell’attuale classificazione fino a quattro categorie, nel rispetto delle già citate specificità culturali e di costume, prevedendo una nuova valutazione di vantaggi e svantaggi derivanti da un’eventuale riduzione a due sole categorie, da farsi entro il 2012.
La scarsa disponibilità del Consiglio ha impedito però di avere il passaporto quale unico documento necessario per il trasporto delle armi e credo che questa sia un’occasione mancata.
Lasse Lehtinen, a nome del gruppo PSE. – (FI) Signor Presidente, i miei sinceri ringraziamenti vanno al relatore signora Kallenbach, agli altri relatori ombra, e all’onorevole McCarthy, presidente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, per avere illustrato questo complesso pacchetto di legge. Quando abbiamo iniziato il lavoro quasi due anni fa, ci era stato assicurato che sarebbe stato un provvedimento soprattutto tecnico, finalizzato a recepire il protocollo dell’ONU sulle armi da fuoco nella legislazione comunitaria. Il processo, tuttavia, è stato tutt’altro che tecnico. Alcuni volevano bandire completamente le armi e limitarne l’uso legale, mentre altri non volevano alcun tipo di controllo sul loro acquisto e utilizzo.
Sotto la guida del nostro relatore, l’onorevole Kallenbach, abbiamo comunque raggiunto un compromesso equilibrato tra i gruppi principali, che considera la sicurezza degli individui e della società nonché le esigenze ad esempio dei cacciatori e di coloro che utilizzano le armi a scopo di svago. E’ un bene che tutte le armi dell’UE siano registrate per facilitarne la rintracciabilità, e che gli Stati membri debbano in futuro conservare i dati dettagliati sull’arma e sul proprietario per un periodo di 20 anni. Inoltre è importante che le armi imitate e trasformate siano altrettanto contemplate dalla direttiva. La semplificazione sarà notevole anche per i cacciatori e i tiratori sportivi, se la carta europea d’arma da fuoco sarà l’unico documento necessario per viaggiare da uno Stato membro all’altro, senza oneri per il titolare.
Ritengo che il limite d’età fissato a 18 anni e le eccezioni previste dalla direttiva siano sensati. Ciò significa per esempio che nel mio paese, la Finlandia, migliaia di cacciatori minorenni registrati potranno continuare a dedicarsi al loro hobby con il permesso dei genitori, proprio come hanno fatto finora. Sono direttive come queste che dimostrano il loro valore agli occhi del pubblico. Le quattro libertà acquisiranno analogamente forza, se l’UE si svilupperà in un’area sicura di diritti interni.
Samuli Pohjamo, a nome del gruppo ALDE. – (FI) Signor Presidente, anch’io desidero innanzitutto ringraziare l’onorevole Kallenbach per l’ottima stesura della relazione. E’ importante per il futuro di tutti prevenire la fabbricazione e il commercio illegali di armi da fuoco. La relazione contribuirà a raggiungere questo obiettivo.
Noi Finlandesi ci siamo chiesti se i giovani debbano essere autorizzati o meno a continuare la caccia sportiva. In Finlandia questo sport è soggetto a licenza e strettamente sorvegliato, e cacciatori esperti offrono assistenza per insegnare l’uso sicuro e responsabile delle armi. Penso sia importante che questa miglior prassi e la lunga tradizione finlandese possano continuare anche dopo l’adozione di questa nuova direttiva. E’ importante che domani esprimiamo il nostro consenso a un compromesso attentamente preparato, in cui le differenti pratiche siano rese compatibili tra gli Stati membri, e che questi ultimi possano autorizzare, a determinate condizioni, l’acquisto e il possesso di armi da fuoco a scopo di caccia anche per i minori di 18 anni.
Andrzej Tomasz Zapałowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, è molto importante controllare il possesso di armi da fuoco, se vogliamo garantire la sicurezza delle persone che vivono in Europa. Chiaramente, qualsiasi disposizione in materia non deve limitare indebitamente i diritti dei cittadini a garantirsi sicurezza all’interno della loro proprietà, né devono ridurre il diritto alla sicurezza personale quando si svolgono importanti incarichi pubblici, o dopo averli conclusi.
Inoltre, i cittadini sono autorizzati a possedere armi da fuoco che costituiscono cimeli di famiglia, o che sono utilizzate per la caccia o a scopo sportivo. Tutto ciò fa parte della tradizione europea. Tutte le restrizioni dovrebbero fare riferimento allo stato psicologico dell’individuo ed essere applicate anche alle persone sospettate di avere commesso violazioni classificate come reati. Inoltre, ritengo che tali restrizioni debbano valere per gli aperti sostenitori del fascismo e del comunismo radicale, nonché per gli attivisti islamici estremisti.
Al momento, in Europa è disponibile una tecnologia che consente a chiunque abbia abilità manuale di fabbricarsi un’arma da fuoco amatoriale in modo relativamente rapido. Pertanto l’attuazione di restrizioni eccessive non eviterà alla criminalità organizzata di possedere armi da fuoco, ma ridurrà indebitamente i diritti dei cittadini, compreso quello all’autodifesa. I nostri controlli di frontiera dovranno essere rafforzati ulteriormente perché, se gli immigrati riescono ancora a entrare clandestinamente in Europa, le armi possono essere contrabbandate in modo ancora più facile.
Jens Holm, a nome del gruppo GUE/NGL. – (SV) Signor Presidente, i cambiamenti proposti alla direttiva dell’UE sono finalizzati a migliorare il controllo delle armi. Sono previsti una migliore marcatura e requisiti più severi per il commercio e la fabbricazione. Questo è bene, ed è particolarmente apprezzabile che la commissione voglia dare un altro giro di vite a queste disposizioni. La questione assume particolare importanza se considerata alla luce della tragica e fatale sparatoria avvenuta qualche settimana fa alla scuola Jokela in Finlandia. La combinazione tra adolescenti alla deriva, la diffusione di una cultura della violenza su Internet e l’accesso alle armi ha sfortunatamente prodotto un esito letale. Ecco perché le misure più severe, che ora dobbiamo adottare, sono immensamente importanti.
Inoltre è bene che vi sia una direttiva con requisiti minimi. In altre parole, gli Stati membri possono andare oltre e avere una legislazione più progressiva. Mi piacerebbe che tutta la legislazione dell’UE avesse questa base. Si risolverebbero molti problemi. Sembra che possiamo raggiungere un accordo in prima lettura. Anche questo è bene, perché ci consente di risparmiare tempo e risorse che possono essere dedicate a qualcos’altro, per esempio a lavorare per instaurare una società più pacifica e a misura di bambino.
Hélène Goudin, a nome del gruppo IND/DEM. – (SV) Signor Presidente, la caccia è una consuetudine di antica data. Ogni Stato membro ha una tradizione venatoria unica nel suo genere da proteggere. Pertanto il dibattito attuale rappresenta la conclusione di un lungo processo. Forti volontà si sono opposte l’una all’altra, si sono tenute molte discussioni e il relatore ombra è stato escluso dalla partecipazione agli incontri tripartiti.
Molte delle proposte originali avrebbero potuto minacciare le culture venatorie degli Stati membri. Sfortunatamente, la carta europea d’arma da fuoco non è stata sufficiente quale unico documento necessario per l’uso occasionale di armi da caccia e tiro in un altro Stato membro. La libertà di circolazione è di fatto impedita, perché alcuni Stati membri sono autorizzati a richiedere documenti supplementari. I cacciatori e i tiratori comunitari saranno soggetti a una maggiore burocrazia rispetto a chi proviene da paesi terzi. Fortunatamente i diritti per tali autorizzazioni sono stati proibiti.
In qualità di relatore ombra, ho cercato di influenzare la relazione finale durante il processo, quando mi è stato permesso di partecipare alle riunioni. Il mio lavoro si è concentrato principalmente su due questioni. In primo luogo ho cercato di impedire il divieto di ordinare armi su Internet, nonché di prevenire cambiamenti nella disponibilità di esenzioni per le scuole che offrono corsi di formazione per la gestione delle risorse naturali e il tiro. Nelle regioni lontane, il divieto di acquistare su Internet impedirebbe l’accesso alle armi per scopi di caccia. Attualmente in Svezia abbiamo buoni regolamenti in materia di acquisti su Internet, che sono accettati sia dalla comunità di cacciatori che dalle autorità.
La seconda questione riguardava i criteri di età minima, che hanno effetto su diversi tipi di programmi della scuola secondaria superiore. In Svezia, la formazione alla caccia svolge un’importante funzione nell’insegnare alle future generazioni l’arte venatoria e la conservazione della selvaggina. Ora le nostre tradizioni venatorie possono continuare a esistere. Ciò che era un’ingombrante proposta burocratica è ora diventata un compromesso accettabile, seppur non ideale.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, Schengen e bande criminali sempre più brutali rendono senza dubbio essenziale adottare un approccio più severo al possesso illegale di armi da fuoco e alla criminalità organizzata. Tuttavia, l’intera questione si trasforma in una farsa quando innocenti cittadini, cacciatori e tiratori sportivi sono, di fatto, trattati alla stregua di criminali. La priorità principale deve essere di accrescere l’organico delle nostre forze di polizia, che sono state ridimensionate negli ultimi anni.
Nel Regno Unito, le statistiche sulla criminalità dimostrano che i reati sono aumentati da quando è stato introdotto il divieto totale sulle pistole e, a mio giudizio, questo dovrebbe farci riflettere. In un’epoca di crescente ingovernabilità, quando lo Stato risparmia sulla sicurezza pubblica, i cittadini innocenti in possesso di tutte le loro facoltà mentali devono avere la possibilità di respingere un attacco che minacci la loro vita, se necessario. Il fatto è che quasi tutti i crimini non sono commessi utilizzando armi acquistate legalmente.
L’UE dovrebbe forse concentrarsi di più su una protezione migliore delle proprie frontiere, per esempio aumentando le risorse disponibili per FRONTEX, e migliorando la cooperazione nella sfera della sicurezza.
I paesi dell’UE hanno una legislazione perfettamente funzionale in materia di armi da fuoco, e se si richiedono o si rivelano necessarie disposizioni più severe, si dovrebbero prendere le relative decisioni nei paesi interessati.
Andreas Schwab (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, se guardiamo alla situazione iniziale di questo dossier e al cammino che abbiamo compiuto, possiamo affermare a buon diritto che siamo riusciti a ricondurre un tema molto controverso su una base oggettiva. In collaborazione con la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, abbiamo trovato una soluzione che consente un migliore controllo delle armi da fuoco all’interno dell’intera Unione europea, senza tuttavia dimenticare i legittimi interessi dei tiratori sportivi e cacciatori, che temono un’eccessiva burocrazia e obblighi di registrazione troppo onerosi e complessi. Sono molto grato al Commissario Verheugen, al presidente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, Arlene McCarthy, e naturalmente anche al nostro relatore ombra, che per mesi ha lavorato duramente a questo dossier affiancando il relatore e i colleghi interessati. Non è stata un’impresa facile per i vari gruppi coinvolti ma, a mio giudizio, abbiamo raggiunto una soluzione di compromesso che – data la situazione di partenza nel Consiglio – era l’unica strada possibile.
Per la parte relativa al commercio, che ricade nell’ambito del Protocollo dell’ONU e sarà trattata in seguito, la questione è fino a che punto la Commissione sarà in grado di presentare una proposta, che incontri l’approvazione generale del Consiglio e renda un po’ più semplice il lavoro in Parlamento. Su questo punto, signor Commissario, le auguro oggi senza ironia, anzi con la massima serietà, un grande successo nel convincere abilmente i colleghi del Consiglio, che gli obblighi assunti nell’ambito del protocollo dell’ONU devono naturalmente valere anche per l’UE.
Ringrazio, pertanto, tutti coloro che hanno contribuito a tenere in gioco la palla su questo tema molto controverso. Credo che sia stata raggiunta una soluzione sicura per tutti gli interessati sulla base di un compromesso, che mi auguro sarà sostenuto da una vasta maggioranza.
Arlene McCarthy (PSE). - (EN) Signor Presidente, parlo in qualità di deputato interessato alla questione, e non come presidente della commissione. Credo che, con questa nuova legge sulle armi, possiamo dimostrare ai nostri concittadini che l’Europa può intervenire per affrontare il problema delle armi illegali. Abbiamo leggi severe in Gran Bretagna ma, senza questo documento dell’Unione Europea, le armi da fuoco continueranno d arrivare sulle strade di città come Manchester e Liverpool.
Onorevoli colleghi, questa è una copia di una Smith & Wesson da 9 mm – un’arma convertibile progettata per sparare cartucce a salve o a gas lacrimogeno – che, se trasformata, spara pallottole vere. Niente paura: non è carica, è convertibile, ma non convertita. Una pistola come questa ha ucciso tragicamente una ragazza di 12 anni di Manchester, Kamilah Peniston. Madri contro la violenza, madri che hanno perso i figli per reati legati alle armi da fuoco, mi chiedono da dove vengano queste pistole e che cosa stiamo facendo per fermare il contrabbando di queste armi mortali.
Da quanto mi riferisce la Greater Manchester Police, il 46 per cento di tutte le pistole sequestrate l’anno scorso era costituito da armi convertite, che ora rappresentano un’alternativa facile ed economica per i criminali e stanno diventando un problema sempre più grave in tutta Europa – non solo nel Regno Unito.
Per questo motivo ringrazio il Commissario Verheugen, la nostra relatrice, onorevole Kallenbach, l’onorevole Alvaro e i 25 Stati membri per avere sostenuto i miei emendamenti, che daranno un giro di vite e inaspriranno i controlli su queste armi convertibili. Ponendole sotto lo stesso sistema di controllo delle pistole autentiche, risulterà più difficile per le bande criminali entrarne in possesso e s’interromperà il contrabbando di tali armi vietate in Gran Bretagna.
Nel Regno Unito, l’Association of Chief Police Officers sostiene pienamente questa legge e i suoi requisiti in materia di armi convertibili e disattivate, marcatura, rintracciabilità e controlli sulla vendita di armi a distanza, Internet incluso.
In seguito al recenti fatti accaduti in Finlandia e alla tentata sparatoria in una scuola tedesca, è chiaro che risultano necessarie norme di sicurezza più rigorose per il controllo delle armi a livello comunitario. Questa è l’Europa che dimostra il proprio pragmatismo, prendendo un provvedimento concreto per proteggere i suoi cittadini.
Le tragiche e assurde morti di giovani per armi da fuoco nella mia regione – come Jessie James di 15 anni, Rhys Jones di 11 anni, Kamilah Peniston di 12 anni – sono un tema profondamente delicato. Le loro vite sono state stroncate. Qui, in Europa, dobbiamo garantire a loro e alle loro famiglie che toglieremo queste armi dalle strade.
Nella società attuale, con tutti i suoi pericoli, qualsiasi tentativo di accrescere la sicurezza delle persone è sempre bene accetto, con tutto il cuore. La sicurezza è un prerequisito per qualsiasi libertà. La sicurezza è una caratteristica fondamentale per la società democratica.
E’ ancora vivo nella nostra mente il massacro della scuola Jokela, Anche se purtroppo non è stato il primo caso, dobbiamo fare in modo che sia l’ultimo.
Secondi i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, la violenza interpersonale e i suicidi si classificano rispettivamente al terzo e al quarto posto nel mondo, tra gli individui di età compresa tra i 15 e 44 anni, come cause che portano a stati patologici e a mortalità prematura.
Buona parte di questi casi comporta l’uso delle armi da fuoco. La loro facile reperibilità è stata associata a un maggiore tasso di mortalità da armi da fuoco.
Accogliamo con estremo favore il fatto che l’Unione europea capisca l’esigenza di spostare l’attenzione sulla minaccia specifica.
Desidero entrare nel merito di un altro aspetto. Da quando è stata recepita la direttiva nel 1993, Internet si è sviluppato notevolmente ed è diventato un mercato elettronico.
Pertanto, l’obiettivo della direttiva di fermare il commercio delle armi da fuoco potrà essere raggiunto solo il suo ambito arriverà a comprendere il commercio su Internet.
Sono quindi dell’avviso che gli Stati membri dell’Unione europea debbano reagire in modo appropriato e coerente alla situazione specifica delle armi da fuoco. A tale scopo ci occorrono misure preventive e punitive armonizzate, da integrare in un’unica politica.
Vorrei infine concludere esprimendo i miei ringraziamenti alla relatrice e a coloro che hanno lavorato con lei.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, vorrei soltanto ricordare all’onorevole McCarthy che le armi da fuoco sono vietate in quest’Aula.
Jim Allister (NI). - (EN) Signor Presidente, per mancanza di tempo mi soffermo su un unico punto. Vorrei sottolineare che la carta europea d’arma da fuoco produce di fatto delle discriminazioni, perché colpisce la comunità dei cacciatori. Se il proprietario di un’arma registrata desidera andare a caccia in quasi tutti gli altri paesi dell’UE, deve semplicemente esibire il proprio Europass al punto d’ingresso ma, per entrare nel Regno Unito, deve presentare il suo Europass in anticipo, quindi aspettare da sei a otto settimane affinché sia esaminato dalla polizia locale. In tal modo, egli rimane privo del documento per tutto quel periodo e, nel frattempo, non può andare a caccia in altri paesi.
Non c’è bisogno di una simile burocrazia, che danneggia gravemente la promozione di vacanze venatorie nel Regno Unito e anche nel mio collegio elettorale dell’Irlanda del Nord. Una fotocopia anticipata dell’Europass otterrebbe sicuramente lo stesso scopo. Confido, pertanto, che quest’anomalia sarà affrontata nel modo opportuno.
Michl Ebner (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la base per l’emendamento di questa direttiva era rappresentata dal Protocollo dell’ONU e dall’esigenza di un’efficace lotta al terrorismo. Questo era altresì il fondamento per la proposta della Commissione. La proposta del relatore ha adottato un approccio decisamente rivoluzionario alla direttiva vigente.
Se poi si guarda all’oggetto della discussione odierna e della votazione di domani, si tratta di un compromesso che, come spesso accade, non soddisfa tutte le parti. Il compromesso consiste nel fatto che, da una parte, si tenta di combattere tutto ciò che è illegale – e qui non si è mai abbastanza rigorosi – mentre, dall’altra, si cerca di non complicare troppo l’utilizzo di armi da fuoco legali. Per alcuni aspetti, come ad esempio le categorie o la registrazione, sicuramente sarebbero state appropriate norme più severe sulla base della sussidiarietà, eppure l’esito non è stato positivo al 100 per cento. Tuttavia le premesse ci sono: presto vedremo come questo esercizio funzionerà all’atto pratico e come gli Stati membri affronteranno la questione.
A mio giudizio si tratta di un compromesso attuabile e so che tutti gli interessati si sono impegnati molto per raggiungerlo. Pertanto, anche da parte mia, un doveroso grazie!
In tale contesto, tuttavia, dovremmo rammentare sempre la differenza tra armi da fuoco legali e illegali. Dobbiamo affrontare la questione dell’illegalità in modo rigoroso e coerente, ma anche adottare un approccio prudente e la semplificazione della burocrazia quali punti di riferimento in ambito giuridico.
Véronique Mathieu (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, il testo da presentare alla votazione di domani è un compromesso che, finalmente, soddisfa quasi tutti gli utilizzatori legali di armi da fuoco. Il testo originale della Commissione era perfettamente accettabile per noi, come lo erano le posizioni del Consiglio. Il relatore, sfortunatamente, ha adottato posizioni piuttosto strane, e abbiamo dovuto controbattere le sue idee iniziali in modo abbastanza deciso. Desidero altresì ringraziare l’onorevole Podesta per il lavoro davvero faticoso, la pazienza e la diplomazia espressa in seno al gruppo PPE e a molte riunioni di lavoro.
Il compromesso che abbiamo prodotto soddisfa tutti gli utilizzatori legali di armi da fuoco. Direi che i cacciatori francesi sono decisamente soddisfatti per il mantenimento delle quattro categorie: si tratta di una questione importante in Francia, e questa sera esprimo la mia soddisfazione in proposito. Sono lieta altresì di manifestare il mio compiacimento per il sistema di registrazione centrale, perché è altrettanto logico poter rintracciare le armi da fuoco. Ritengo che sia un punto di estrema importanza per la sicurezza dei cittadini. Anche i commercianti di armi sono soddisfatti per la marcatura CIP. Siamo soddisfatti per la questione delle vendite a distanza e relativamente soddisfatti del testo nel suo complesso.
Tutto ciò premesso, ritengo che il lavoro dell’anno scorso dovrebbe farci riflettere sulla questione delle posizioni iniziali dei relatori, e dovremmo diffidare dall’adottare posizioni eccessivamente inflessibili su alcuni aspetti iniziali. In effetti, se la Commissione, il Consiglio e il gruppo PPE non avessero fermamente difeso le loro posizioni, ritengo che saremmo stati guidati verso un testo impossibile da applicare, verso posizioni verdi e verso un’ideologia fortemente lesiva dei cacciatori e degli utilizzatori legali di armi da fuoco.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, volevo soltanto chiedere all’onorevole McCarthy se la sua arma è regolarmente immatricolata e registrata, e se ha il permesso di introdurla in quest’Aula.
Arlene McCarthy (PSE). - (EN) Signor Presidente, devo rispondere alla domanda, perché dimostra che l’onorevole Rübig non ha compreso la legislazione in oggetto. Non essendo classificata come arma da fuoco, non occorre alcun permesso: chiunque può acquistarla per strada, criminali compresi. Perciò il signor Rübig dovrebbe essere ben sicuro delle sue affermazioni prima di intervenire.
Desidero tuttavia soffermarmi su una questione procedurale, riguardante un’accusa rivolta all’onorevole Goudin, e vorrei correggere il verbale. Nessun relatore ombra è stato escluso da questo trilogo. Il gruppo IND/DEM è stato invitato e ha nominato un relatore 18 mesi fa, il quale non si è mai presentato alle riunioni della commissione né alle audizioni, né tantomeno ai dibattiti ai triloghi. L’onorevole Goudin sa perfettamente di essere stata nominata due settimane fa come sostituta del relatore ombra assente.
Intendo difendere l’operato della nostra relatrice, dei relatori ombra e della commissione, perché noi ci assumiamo i nostri impegni seriamente, lavoriamo in modo responsabile e il gruppo IND/DEM dovrebbe fare altrettanto.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì 29 novembre 2007.