PRESIDENZA DELL’ON. HANS-GERT PÖTTERING Presidente
1. Apertura della seduta
(La seduta è aperta alle 9.05)
2. Presentazione dei documenti: vedasi processo verbale
3. Illustrazione della relazione annuale della Corte dei conti – 2006 (discussione)
Presidente. - Il primo punto reca l’illustrazione della relazione annuale della Corte dei conti per il 2006.
Hubert Weber, Presidente della Corte dei conti. - (DE) Signor Presidente, signor Vicepresidente Kallas, onorevoli deputati, è per me un onore poter prender parte oggi alla discussione sulle relazioni annuali della Corte dei conti per l’esercizio finanziario 2006. Il 12 novembre ho presentato le relazioni annuali alla commissione per il controllo di bilancio del Parlamento europeo e il giorno seguente al Consiglio ECOFIN.
Permettetemi di iniziare con un breve resoconto dei punti chiave delle relazioni annuali 2006. Il primo aspetto riguarda l’affidabilità dei conti annuali finali per il 2006. Il bilancio consolidato annuale per l’esercizio finanziario 2006 presenta una riproduzione fedele delle attività e delle passività nonché della situazione finanziaria delle Comunità, e illustra i risultati delle operazioni comunitarie di quel dato esercizio, facendo eccezione per una sovradichiarazione, nel bilancio che espone l’attivo e il passivo dei debiti a breve e dell’ammontare dei prefinanziamenti. La Commissione ha compiuto ulteriori progressi nell’attuazione della contabilità per competenza, anche se permangono alcune carenze.
La Corte ha notato gli sforzi notevoli compiuti dalla Commissione per ovviare alle carenze nella gestione dei rischi per i fondi dell’UE, constatando come alcuni cambiamenti stiano già sortendo degli effetti positivi tangibili in settori quali il bilancio agricolo.
Proseguo ora con la questione di legittimità e regolarità, in cui la Corte ha dato nuovamente un giudizio favorevole senza riserva per le operazioni riguardanti le entrate e gli impegni nonché i pagamenti per le spese amministrative e i costi dati dalla strategia di preadesione, eccezione fatta per le spese derivate dal programma Sapard. Nel 2006 inoltre, i pagamenti per le azioni esterne amministrati direttamente dalle delegazioni della Commissione hanno mostrato un livello di errore minimo. Ad ogni modo, per quanto riguarda il fulcro dei settori di spesa dell’UE, la Corte ha formulato ancora una volta un giudizio negativo sulla legittimità e regolarità, facendo riferimento in particolare alle spese per la politica agricola comune non soggette al sistema di amministrazione e controllo – SIGC –, alle uscite per misure strutturali e politiche interne e ad una quota significativa di spese per azioni esterne. In questi settori, i pagamenti ai beneficiari finali evidenziano la presenza di un significativo tasso di errori sia pure a livelli diversi.
Le osservazioni della Corte sugli aspetti del bilancio soggetti a gestione ripartita sono le seguenti: nel settore dell’agricoltura, al quale, nel 2006, spettavano stanziamenti per un ammontare di 49,8 miliardi di euro, la Corte ha riscontrato, in generale, una notevole riduzione del livello di errore globale stimato, che rimane tuttavia lievemente al di sopra della soglia di rilevanza. Se il SIGC, che copre il 70 per cento circa delle spese agricole, venisse applicato in modo corretto, il rischio di pagamenti di spese illeciti e irregolari può essere efficacemente ridotto. Le rettifiche finanziarie ai pagamenti nel settore dell’agricoltura, quali quelle derivate dalle decisioni di liquidazione annuale della Commissione nell’ambito del procedimento di chiusura dei conti, comportano importi elevati che gli Stati membri, che hanno trascurato di servirsi di sistemi di controllo adeguati, devono rimborsare al bilancio della Comunità, sotto forma di rettifiche o ammende. Questi recuperi del bilancio comunitario continuano a essere finanziati dai contribuenti nazionali e non dai beneficiari che hanno ricevuto delle risorse comunitarie in modo irregolare.
Oltre a rilevare i settori problematici con l’illustrazione di casi esplicativi, la Corte considera sia suo compito anche presentare quegli sviluppi la cui conoscenza può risultare significativa per i responsabili politici. Ad esempio, la Corte ha evidenziato come il regime di pagamento unico abbia sì semplificato le procedure per le domande e i pagamenti, ma abbia anche causato degli effetti secondari quali l’attribuzione di diritti a proprietari terrieri che non hanno mai svolto un’attività agricola. Per quanto questo possa essere legittimamente ammesso, di fatto comporta una notevole ridistribuzione dell’aiuto dell’UE a scapito dei proprietari di un’azienda agricola e a vantaggio dei proprietari terrieri. I nuovi beneficiari degli aiuti nel settore agricolo risultano essere le società ferroviarie, i club di equitazione o gli allevamenti ippici, i circoli del golf e di altre attività ricreative e le amministrazioni comunali. Inoltre, le disposizioni giuridiche alla base del regime di pagamento unico hanno concesso agli Stati membri ampia libertà nell’attribuzione dei diritti, con la conseguenza di una gestione iniqua dei beneficiari.
Per quanto riguarda le misure strutturali – a cui spettavano 32,4 miliardi di euro per il 2006 – la situazione dominante resta invariata rispetto agli anni precedenti. La Corte ha identificato un livello di errore significativo che, in base alle stime, corrisponde a minimo il 12 per cento dell’ammontare complessivo dei rimborsi ai beneficiari. Gli errori più frequenti comprendevano la presentazione di domande per il rimborso di spese non ammissibili e il mancato esperimento delle procedure di gara. Inoltre mancava spesso la documentazione a giustificazione delle spese generali e di quelle relative al personale.
Dal punto di vista della Corte, la Commissione dovrebbe dare il buon esempio nelle spese gestite direttamente, ossia quelle inerenti alle politiche interne e alle azioni esterne. Nonostante gli evidenti miglioramenti, le politiche interne amministrate dalla Commissione – per le quali sono stati spesi nove miliardi di euro nel 2006 – evidenziano nuovamente un livello significativo di errori, imputabili principalmente ai rimborsi concessi a beneficiari che avevano dichiarato spese per i progetti superiori al dovuto. Alla base degli errori nelle operazioni sottostanti vi sono, tra l’altro, la negligenza, la scarsa conoscenza di norme spesso complesse, e i presunti tentativi di frode da parte dei richiedenti a danno del bilancio dell’UE. Inoltre, per quanto riguarda i settori della spesa agricola non soggetta al SIGC e le spese per le misure strutturali e per le politiche interne, i controlli sulle richieste di pagamento, basate principalmente su informazioni fornite dai beneficiari, risultano essere in molti casi insufficienti sotto il profilo quantitativo e della copertura e spesso anche di qualità inadeguata.
Negli ultimi anni, la Commissione ha adottato dei provvedimenti per rafforzare il sistema di recupero e migliorare la tutela degli interessi finanziari dell’UE. Tuttavia, a causa della complessità delle procedure, la Commissione non dispone ancora di informazioni attendibili sui diversi ammontare e sui beneficiari di finanziamenti indebitamente concessi e sull’impatto finanziario sul bilancio dell’UE. Di fatto, soltanto sei Stati membri hanno risposto alla richiesta della Commissione del novembre dello scorso anno di stendere una relazione sul recupero dei pagamenti irregolari. Nel modello di “audit unico”, la Corte suggeriva l’introduzione di un quadro efficace per tutti i sistemi di controllo interno legati ai fondi dell’UE. Tutti questi sistemi dovrebbero basarsi su principi e standard comuni, dovrebbero calcolare i rischi inerenti e, al contempo, garantire il giusto equilibrio tra i costi per i controlli e i benefici che ne derivano.
Tra le novità più significative dell’ultimo periodo spicca l’obbligo imposto agli Stati membri di presentare un resoconto annuale dei risultati dell’audit e del controllo. Ci sono inoltre le libere iniziative promosse da alcune istituzioni di controllo nazionali aventi lo scopo di presentare dichiarazioni nazionali e rapporti di controllo sulla gestione dei fondi dell’UE nei rispettivi paesi. Secondo la Corte, le dichiarazioni e gli sforzi per una revisione a livello nazionale potrebbero contribuire a far comprendere agli Stati membri l’importanza del controllo interno dei fondi dell’UE. Nel parere consultivo n. 6/2007, la Corte ha affermato che simili procedure nazionali sono un modo per focalizzare e dimostrare la responsabilità nazionale dell’utilizzo dei fondi dell’UE. Inoltre, le stesse possono servire a identificare le carenze rimediabili e degli esempi di buona pratica, oltre ad accrescere la trasparenza e la responsabilità a livello di gestione finanziaria.
La Corte continua inoltre a incoraggiare attivamente la cooperazione con le istituzioni superiori di controllo negli Stati membri e rappresenta il fulcro del nuovo gruppo operativo che si occupa delle norme di controllo comuni e delle misure di controllo comparabili studiate per il contesto dell’UE.
E con questo giungo alle conclusioni. Nonostante gli sforzi considerevoli compiuti dalla Commissione per ovviare alle carenze nel sistema di gestione dei rischi per i fondi dell’UE, la Corte ha espresso ancora una volta un giudizio negativo sulla legittimità e regolarità delle operazioni nella maggior parte dei settori di bilancio. I principali miglioramenti sono stati rilevati in relazione alla politica agricola comune. Il significativo livello di errori riscontrato nelle operazioni sottostanti deve essere ricondotto in parte ai requisiti e ai provvedimenti giuridici complessi e ai criteri di idoneità di difficile interpretazione che spingono i beneficiari a dichiarare spese superiori al dovuto nelle richieste di rimborso e, in parte, alle carenze persistenti a livello di controllo interno.
Presupposti fondamentali per une gestione efficace delle risorse di bilancio sono sistemi di controllo interno affidabili a tutti i livelli dell’amministrazione per tutti gli Stati membri e destinatari. Ritengo che i cittadini dell’Europa abbiano diritto a una corretta gestione e a un adeguato controllo dei fondi comunitari in tutta l’Unione.
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. - (EN) Signor Presidente, la Commissione accoglie la relazione della Corte e i commenti da parte del Presidente Weber.
La relazione annuale della Corte dei conti 2006 fornisce nel complesso una valutazione più positiva rispetto al 2005, e il sistema a semafori ideato dalla Corte ci permette ora di calcolare i progressi nel dettaglio. Per ogni settore di spese, la relazione della Corte evidenzia i punti in cui i nostri sistemi risultano soddisfacenti e quelli in cui incorrono degli errori inferiori alla soglia di rilevanza del 2 per cento stabilita dalla Corte stessa.
Operando un confronto con gli anni precedenti, la Commissione è lieta di constatare che la Corte, nel complesso, ha ora dato il nullaosta a più del 40 per cento dei pagamenti totali, di contro a circa un terzo dell’anno scorso e al solo 6 per cento di due anni fa. Si tratta di un vero progresso rivolto al nostro obiettivo comune di ottenere una dichiarazione di affidabilità (DAS) positiva.
La Corte segnala inoltre dei miglioramenti nelle politiche interne, quali i programmi di ricerca, e nelle azioni esterne. Secondo la Corte, il nostro bilancio 2006 risulta reale ed equo in tutti gli aspetti materiali, facendo eccezione per alcune piccole sovradichiarazioni che comprendono lo 0,13 per cento delle spese aziendali. La Corte riconosce alla Commissione i notevoli sforzi compiuti al fine di ovviare alle carenze nella gestione dei rischi per i fondi dell’UE.
Nel complesso, siamo di fronte però nuovamente a una DAS negativa riguardo alla legittimità e alla regolarità delle operazioni. Sebbene ci stiamo muovendo nella giusta direzione, vorrei concentrare la nostra attenzione sul principale ostacolo che ci impedisce di ottenere una DAS positiva. La sfida più grande che dobbiamo affrontare consiste nell’assicurare che le politiche strutturali siano attuate correttamente. La situazione relativa alle spese per le politiche strutturali – 32,4 miliardi di euro nel 2006 – rimane pressoché invariata rispetto agli anni precedenti e la Corte ha identificato nuovamente il livello significativo di errori.
Gli errori più frequenti riguardavano le domande per spese non ammissibili, il mancato esperimento delle procedure di gara e la mancanza di elementi probatori a sostegno del calcolo delle spese generali o di quelle relative al personale.
La Corte prosegue sostenendo, in modo ragionevolmente sicuro, che per lo meno il 12 per cento dei pagamenti per i Fondi strutturali e il Fondo di coesione non sarebbe stato rimborsato nel 2006, e noi siamo concordi sul fatto che sussistano problemi reali in questo settore. La relazione sintetica della Commissione stessa per il 2006 evidenziava la mancanza di fiducia nei sistemi di amministrazione dei Fondi strutturali in alcune regioni dell’Italia, della Lettonia, della Slovacchia, della Slovenia, della Spagna, della Svezia e del Regno Unito e i direttori generali avevano espresso delle riserve nelle relazioni annuali sulle attività.
Nel 2006, la Corte ha monitorato un campione di 19 regioni notando come nessuna di queste fosse pienamente efficiente e rilevando vari sistemi di controllo inefficaci in Inghilterra, Francia, Germania, Grecia, Italia, Polonia, Portogallo, Scozia, Slovenia e Spagna nonché nel progetto Interreg tra Austria e Ungheria.
Siamo convinti che la nuova legislazione porterà a un miglioramento, ma questo non ridurrà il rischio sempre elevato di pagamenti effettuati per i programmi 2000-2006, per i quali la situazione resterà critica fino alla loro chiusura nel 2009-2010. E’ necessario intervenire insieme su questo stato delle cose e io ho già scritto al Presidente del Consiglio, agli Stati membri e al Parlamento europeo per presentare gli sforzi aggiuntivi che la Commissione farà in questo senso.
Durante la riunione del Consiglio Ecofin di inizio mese, ho anche invitato gli Stati membri a compiere il proprio dovere di fornire i resoconti annuali degli audit e delle dichiarazioni entro il 15 febbraio 2008. Si trattava dell’accordo raggiunto con il Parlamento e il Consiglio nel momento in cui abbiamo adottato il nuovo regolamento finanziario.
La relazione annuale deve rappresentare un qualcosa in più di un semplice esercizio di resoconto senza alcun valore aggiunto. Essa deve fornire delle informazioni analitiche reali con le quali la Commissione provvederà a rassicurare la Corte e il Parlamento riguardo allo stato di controlli in ogni Stato membro.
I rappresentanti delle commissioni per il controllo di bilancio nazionale parteciperanno all’udienza di discarico 2006 che la commissione per il controllo dei bilanci ha organizzato per i principali membri della commissione per i Fondi strutturali in data 18 dicembre 2007. La Commissione accoglie questa innovazione nella speranza che stimoli l’impegno a livello nazionale per migliorare la gestione dei fondi dell’UE.
E’ necessario seguire una politica di avvertimento, risoluzione o sospensione. La Commissione ha espresso la sua ferma intenzione di bloccare i pagamenti dei fondi strutturali qualora gli Stati membri non fossero in grado di assicurare l’adeguato funzionamento dei propri sistemi. Questo potrebbe indurre la Commissione a prendere alcune decisioni poco simpatiche, ma si è giunti alla conclusione che la situazione procederebbe troppo a rilento se non gli si dà un senso di priorità.
Prima di concludere permettetemi di spendere qualche parola su come i media hanno seguito la relazione di quest’anno. Nelle ultime due settimane, i giornalisti hanno invitato la Commissione a commentare due punti fondamentali. In primo luogo, si è chiesta un’opinione sulla scoperta da parte della Corte che i circoli del golf e altri enti, non esplicitamente legati all’agricoltura, hanno ricevuto lo scorso anno aiuti da parte dell’UE. La testata di un sia pur serio giornale portava il titolo: “Aiuti europei per i poveri sperperati nei golf club”; tre fatti errati in sole otto parole. Permettetemi di chiarire. Innanzitutto le sovvenzioni all’’agricoltura non sono un aiuto ai poveri e, in secondo luogo, il contributo in questione non è stato speso per i golf club bensì come sovvenzione per attività agricole ammissibili e, nello specifico, per la terra contigua con proprietari diversi. Ne consegue quindi, in terzo luogo, che il denaro non è stato sperperato, trattandosi di una spesa sia legittima che regolare che la Corte non ha messo in discussione. La Corte piuttosto ha rivolto la propria attenzione a una questione politica e al risultato finale di una politica condivisa: l’introduzione del regime di pagamento unico.
Accogliamo queste discussioni e, come gli onorevoli membri sapranno, questa Commissione si è impegnata a fondo per ottenere una piena trasparenza sui beneficiari dei fondi dell’UE che si pensa stia evolvendo verso discussioni politiche meglio informate quali la valutazione dello stato di salute della politica agricola comune proposta dal Commissario Marian Fischer Boel all’inizio del mese.
Lo stesso approccio emerge dietro l’iniziativa della Commissione di inviare alle istituzioni superiori di controllo di tutti gli Stati membri un elenco completo di tutti i pagamenti fatti a destinatari di quello Stato membro.
Purtroppo, nelle relazioni di alcuni media, la questione dei golf club ha completamente oscurato l’asserzione della Corte secondo la quale l’agricoltura risulta essere il settore nel quale la Commissione e gli Stati membri hanno ottenuto i progressi più significativi e per il quale la Corte è quasi riuscita a dare il nullaosta completo. Ecco il motivo per cui mi sembrava opportuno chiarire questo punto oggi.
La seconda questione riguarda il fatto che, secondo la Corte, il 12 per cento dei Fondi strutturali non sarebbe stato rimborsato. La maggior parte dei giornalisti si è lasciata influenzare dalla Corte e ha visto questa percentuale come un problema, considerando che lo scorso anno sono stati pagati quasi 4 miliardi di euro. Anche questo punto merita un chiarimento. Non siamo in grado di stabilire con chiarezza se questi fondi siano stati persi o rubati, né siamo in grado di stabilire se si tratti di errori sistemici o una tantum. Spetta quindi alla Commissione spiegare questo 12 per cento. Durante il mio intervento ho fornito delle spiegazioni e sottolineato alcuni dei problemi che stiamo affrontando e le relative azioni che intendiamo intraprendere.
I colleghi, la signora Commissario Hübner e il Commissario Špidla, daranno ulteriori informazioni durante le audizioni della commissione per il controllo dei bilanci il mese prossimo.
Per concludere, vorrei sottolineare che, nonostante alcuni interventi da parte dei media, riteniamo che la relazione della Corte ci aiuti di fatto a focalizzare le questioni reali. La Commissione si sta impegnando a fondo affinché si attuino dei miglioramenti su questi punti chiave.
José Javier Pomés Ruiz, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signor Presidente Hans-Gert Pöttering, sono lieto che lei prenda parte a questo dibattito evidenziando l’importanza che il Parlamento attribuisce alla revisione dei propri conti. Apprezzo anche la presenza del Vicepresidente Kallas e del Presidente Weber, ma mi chiedo dov’è il Consiglio. Dove si trova l’interlocutore in grado di spiegarci cosa sta facendo il Consiglio con tutti i suggerimenti e i commenti che il Presidente della Corte dei conti, il Vicepresidente Kallas e io stesso stiamo illustrando?
Grazie, signor Presidente, per essere presente a questo dibattito.
(Applausi da alcuni seggi)
Desidererei iniziare ringraziando la Corte dei conti per l’eccellente lavoro svolto e, in particolare, per il capitolo 2 della relazione che risulta molto ben sviluppato. State svolgendo un lavoro sempre migliore e state aiutando non solo il Parlamento, bensì anche il cittadino comune a comprendere cosa comporti il mantenimento dell’Unione europea.
Un plauso particolare va agli agricoltori che sono riusciti a migliorare in modo significativo la gestione degli aiuti ricevuti, nonostante la riduzione da parte nostra delle entrate dirette.
Non possiamo tuttavia riempire di lodi i Fondi strutturali. Già tre anni fa, questo Parlamento sosteneva che il Consiglio – grande assente – avrebbe dovuto impegnarsi per render conto di come spendeva gran parte del bilancio a sua disposizione. Una cosa è chiara: in base al nuovo regolamento finanziario, è ora obbligatorio che gli Stati membri presentino le proprie dichiarazioni di gestione nazionali sintetiche. Non si tratta di un’opzione, bensì di un obbligo da assolvere entro la metà di febbraio prossimo e che, come sappiamo, – e in questo appoggiamo il Commissario Kallas – gli Stati membri non vorrebbero soddisfare, come se gli stessi non fossero tenuti a presentare alcun bilancio. Ma se hanno un obbligo, dovrebbero essere i primi a dare il buon esempio. E’ stato dichiarato che solamente sei Stati membri stanno rendendo conto di come recuperano i fondi. Questo è un fatto scandaloso che dovrebbe far notizia: solamente sei Stati membri ci stanno dicendo quello che fanno con il recupero dei fondi che loro stessi hanno sperperato. E’ davvero uno scandalo.
Per riassumere, desidero sottolineare che questo Parlamento continuerà il proprio lavoro e vi auguro di fare altrettanto. Confermo a lei e al Commissario Kallas tutto il nostro appoggio per continuare l’impegno per ottenere una DAS positiva. Noi ci assumiamo la nostra parte di responsabilità per tutti quei procedimenti particolarmente difficili da seguire. Siamo qui colpevoli di pretendere a volte l’impossibile e, a tal proposito, diamo la nostra completa disponibilità per semplificare le procedure nel limite del possibile.
Presidente Weber, la ringrazio nuovamente per l’eccellente relazione.
Herbert Bösch, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, la situazione inerente alla gestione finanziaria dell’Unione è varia. Accolgo gli sforzi fatti dalla Commissione in riferimento al settore agricolo per le cui spese la relazione della Corte riporta una notevole riduzione degli errori. Questo deve essere considerato un enorme successo.
Dall’altro punto di vista però, la questione dei Fondi strutturali è ben poco confortante. La Corte sostiene che i sistemi di controllo negli Stati membri siano generalmente inefficaci o moderatamente efficaci e, per questo motivo, l’invito del Parlamento a utilizzare le dichiarazioni di gestione nazionali come uno strumento per migliorare la responsabilità nazionale risulta oggi più rilevante che mai.
Mi delude inoltre constatare che il sistema di controllo interno alla Commissione non sia ancora adeguato, nonostante siano passati sette anni dalla riforma. Ci sono carenze significative e, a tal proposito, accolgo la solida analisi della Corte presentata nel capitolo due della relazione annuale.
Volgiamo ora lo sguardo al futuro. La Corte ha proposto delle discussioni interistituzionali sul concetto di “rischio tollerabile”. Accolgo tale iniziativa alla quale il Parlamento e la Corte hanno già dato seguito in diversi modi. Quando possiamo aspettarci un’opinione da parte del Consiglio – oggi non presente – su questo tema?
Il Trattato di riforma afferma che: “Il regolamento prevede gli obblighi di controllo e di revisione contabile degli Stati membri nell’esecuzione del bilancio e le responsabilità che ne derivano”. Il Parlamento gestirà con attenzione l’applicazione di questa nuova norma.
Per quanto riguarda gli accordi di revisione dell’Unione, non voglio ripetere quanto già detto a Lussemburgo il 18 ottobre 2007. Voglio solo sottolineare che il Parlamento è molto interessato all’esito della valutazione inter pares in essere presso la Corte. Mi congratulo con il Presidente Weber e, in particolare, con l’onorevole Engwirda per essere riusciti a iniziare questo lavoro.
Jan Mulder , a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare la Corte dei conti per il nuovo modo di presentare la propria relazione al Parlamento europeo. Per anni ci siamo chiesti se non ci fosse la possibilità di quantificare con una certa precisione gli errori nei vari capitoli, e per anni abbiamo ricevuto un responso negativo. Oggi, per la prima volta, abbiamo il piacere di constatare che anche la Corte dei conti può cambiare opinione e presentare la propria relazione servendosi del sistema a “semaforo”: rosso, giallo e verde. Accogliamo questo sistema e confidiamo che, con gli anni, lo stesso possa essere ulteriormente raffinato per evidenziare chiaramente i punti in cui abbiamo ottenuto dei miglioramenti. Per quanto riguarda i progressi – come già sottolineato dal Commissario Kallas – la Commissione può ovviamente ritenersi soddisfatta in quanto tre anni fa solamente il 6 per cento delle spese era giudicato legittimo. Ora abbiamo un valore pari al 40 per cento e la Commissione era quasi riuscita a dare il nullaosta completo all’agricoltura. Questo è un passo avanti, ma ci si chiede comunque se il cittadino comune pensa che si siano fatti progressi a sufficienza. Vi posso dire che la risposta è negativa. Non è plausibile che la dichiarazione di affidabilità sia ancora negativa dopo così tanti anni, e questo è fonte di grossa preoccupazione.
Un problema ancora più grave riguarda i fondi strutturali: il 12 per cento è naturalmente una percentuale troppo elevata e sarebbe opportuno che, nelle relazioni future, la Corte dei conti potesse spiegare esattamente da dove deriva questo 12 per cento. Si tratta della compilazione errata dei formulari? Si tratta di errori effettivi? Quando sento in giro quanto sia difficile ottenere denaro dai fondi strutturali, stento a credere che i controlli non siano adeguati, in quanto incontro sempre più persone disposte a cedere la propria quota a causa della difficoltà riscontrata nell’avere a che vedere con i fondi. Per lo meno questo è quanto mi dicono da alcune province olandesi.
In questa fase iniziale della procedura di discarico per la Commissione, ritengo che ciò che conta maggiormente sia stabilire che cosa ha fatto la Commissione a livello di risoluzioni di discarico per rispondere alle precedenti raccomandazioni del Parlamento. Il Trattato sostiene che la Commissione deve fare tutto il necessario al fine di intervenire su queste risoluzioni di discarico il prima possibile. A mio avviso vi sono due punti che devono essere chiariti maggiormente e non soltanto in una risoluzione ma nel Trattato stesso, nella sezione dedicata al bilancio pluriennale riguardante le dichiarazioni degli Stati membri. Altri hanno già fatto riferimento a questo; due risoluzioni parlamentari sostengono che i commissari debbano far approvare le dichiarazioni presentate ogni anno in qualsivoglia forma dai direttori generali. Agli occhi del Parlamento questo significa che la responsabilità non è affidata alla Commissione in quanto organo collegiale, ma che sono i commissari a essere direttamente responsabili del proprio bilancio. Sarei lieto di avere ulteriori delucidazioni a riguardo.
Infine, il nuovo Trattato sostiene che la Commissione e gli Stati membri sono parimenti responsabili. Alla luce di queste dichiarazioni degli Stati membri, sarebbe interessante sapere come la Commissione si stia preparando ad applicare il nuovo Trattato, ora e in futuro.
Bart Staes , a nome del gruppo Verts/ALE. – (NL) Signor Presidente, membri della Corte dei conti, signori Commissari, onorevoli colleghi, nel 2006, il bilancio europeo era di circa 106 miliardi di euro. Per ammissione generale, si tratta soltanto dell’1 per cento del prodotto nazionale lordo dei 27 Stati membri, ma si tratta pur sempre di una somma di denaro considerevole. Si tratta del denaro che i contribuenti e noi tutti paghiamo e che, per questo, merita di essere sottoposto ad attento esame. Questa è una delle responsabilità primarie del Parlamento europeo e ora, per la tredicesima volta consecutiva vediamo che la Corte dei conti si rifiuta di garantire la completa legittimità e regolarità di queste spese.
Onorevoli colleghi, non si tratta di una coincidenza di poca importanza. Questo è motivo di indignazione ed è un monito serio alla Commissione e anche ai governi degli Stati membri affinché intervengano in un qualche modo. L’onorevole Karel Pinxten, membro belga della Corte dei conti, si è espresso a riguardo nel De Tijd e nell’Echo de la Bourse sostenendo che, se un revisore interno o esterno di una società quotata avente i beni delle dimensioni del bilancio dell’UE rifiutasse di approvare la situazione contabile in questo modo, ci sarebbero ripercussioni su tutto il mercato finanziario. E l’onorevole collega ha perfettamente ragione e noi non possiamo semplicemente permettere che le cose restino immutate.
Quali sono gli ostacoli insormontabili? L’agricoltura rappresenta ancora la principale linea di bilancio con circa 50 miliardi di euro. Il miglioramento in questo settore, reso possibile grazie al lavoro del sistema integrato di gestione e di controllo, è indiscutibile, ma siamo chiari su questo punto, onorevoli colleghi: alcuni Stati membri – specialmente la Grecia – rifiutano di far parte di questo sistema. Per questo motivo, questo denaro è gestito dagli amministratori dello Stato membro e, a tal riguardo, ritengo che dovremmo definitivamente dare il semaforo rosso alla Grecia e che dovremmo fare appello nuovamente affinché vengano sospesi i pagamenti delle somme di denaro per l’agricoltura a questo paese fintanto che lo stesso non si adegui.
Il secondo problema che coinvolge il settore agricolo – problema al quale il Presidente Weber ha fatto allusione e che il Commissario Kallas ha ripreso – riguarda il pagamento di somme di denaro destinate all’agricoltura versato ai circoli del golf, alle società ferroviarie, agli allevamenti ippici e a quei proprietari terrieri, solitamente membri dell’aristocrazia e delle famiglie reali, che non sono veri agricoltori e sottraggono denaro al bilancio agricolo. Siamo qui di fronte a un piccolo gioco del vero o falso: il Presidente Weber dice che questa è la situazione, il Commissario Kallas nega. La commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo ha tenuto un’audizione nella quale il Commissario per l’agricoltura Fischer Boel ha sminuito l’intera questione affermando che il tutto era un’esagerazione. Vorrei ora che il Commissario Kallas e il Presidente Weber ci dessero delle delucidazioni sull’attendibilità del problema. Può la Corte dei conti convalidare le proprie asserzioni e sostenerle?
La seconda grande linea di bilancio è data ancora una volta dai fondi strutturali. In base alla relazione della Corte dei conti, il dodici per cento di queste somme non avrebbe dovuto assolutamente essere pagato. Questo non è sufficiente e bisogna intervenire a riguardo. Da qui deriva, Signor Presidente, il nostro appello agli Stati membri e ai governi degli Stati membri, che sono da considerarsi in parte responsabili, dato che amministrano l’80 per cento dei fondi europei. Rinnovo quindi l’insistenza da parte del Parlamento, nella sua seduta plenaria, affinché questi rispondano alle proprie responsabilità politiche e firmino una dichiarazione secondo la quale il denaro europeo è stato speso correttamente. La Danimarca, i Paesi Bassi e il Regno Unito hanno già provveduto. Dove sono gli altri governi degli Stati membri? Dove sono Belgio, Francia e Germania? Non sarebbe opportuno che anche questi dessero discarico alle proprie responsabilità politiche?
Esko Seppänen, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FI) Signor Presidente, signor Commissario, anche quest’anno è giunto il momento in cui la Corte dei conti formula un giudizio negativo sulla legittimità e la pertinenza delle uscite dell’anno precedente. In primavera toccherà al Parlamento dare discarico alle parti coinvolte nonostante la relazione negativa; o per lo meno questo è quanto si è effettivamente verificato negli ultimi anni, con l’eccezione di un anno nel quale abbiamo avuto un’elezione.
Vorrei focalizzare la vostra attenzione sui diagrammi V e VI dell’allegato alla relazione della Corte dei conti, nei quali viene presentato il calcolo dei contributi netti da parte degli Stati membri. Le tariffe degli Stati membri, comprese quelle sui beni esportati ad altri Stati membri, sono state tutte incluse nella categoria delle risorse autoctone tradizionali. In questo modo, il quadro dell’effettivo contributo netto di alcuni Stati membri risulta fuorviante, in particolare per il Belgio e i Paesi Bassi e soprattutto nel momento in cui viene considerata l’esageratamente elevata commissione tariffaria del 25 per cento.
Risulta inoltre difficile accettare un metodo di calcolo, che apparentemente nasce con la Commissione, nel quale non vengono contemplate le uscite amministrative nelle spese dell’Unione in questo contesto. I numeri puri e semplici della revisione non rappresentano l’intera verità sull’utilizzo delle risorse e, di conseguenza, includono anche degli elementi politici. Un segnale positivo è dato dal fatto che lo Stato – ovvero la Grecia – che non ha aderito al sistema di controllo e amministrazione delle spese agricole venga citato esplicitamente. Gli esempi di cattivo utilizzo dei pagamenti agricoli citati dal Presidente della Corte dei conti nel suo discorso devono essere rivisti. I problemi, Commissario Kallas, non erano legati solamente ai circoli del golf.
Un ottimo esempio dell’influenza positiva esercitata dalle segnalazioni dei revisori è costituito dall’attenzione data alla retribuzione liquidata agli assistenti dei membri. Le regole riviste sono decisamente troppo severe ma è molto meglio essere severi che lasciare spazio alla negligenza.
(Applausi)
Nils Lundgren, a nome del gruppo IND/DEM. – (SV) Signor Presidente, per il tredicesimo anno consecutivo la Corte dei conti ha dunque rifiutato l’esecuzione del bilancio UE. Perché? Sono forse i politici dell’UE, i burocrati o i cittadini degli imbroglioni? Certamente no! Il problema è che l’UE vuole regolare nel dettaglio ciò che si verifica in un paese con 23 stati e mezzo miliardo di abitanti. E’ da questa pretesa che derivano la frode, l’abuso e l’errore. L’intera organizzazione deve essere interamente riformata e, a tal proposito, ci sono due modi di intervenire.
In primo luogo, dobbiamo liberarci di una regolamentazione eccessivamente dettagliata in modo da favorire dei sistemi in cui gli Stati membri meno abbienti ricevono aiuti senza dover fornire delle stipulazioni dettagliate su come gli stessi vengono utilizzati. In secondo luogo, dobbiamo essere certi di identificare i colpevoli. Prerogative a tal proposito sono: la massima trasparenza, che coloro che denunciano vengano trattati da eroi e non da traditori e che i giornalisti siano invitati a controllare gli uffici dell’UE. Di fatto, nessuna di queste tre prerogative è attualmente messa in atto e un esempio rilevante è dato da quanto accaduto al giornalista Hans-Martin Tillack che ha scoperto una frode all’interno dell’Eurostat e che si è visto invece ingiuriare dall’OLAF. Dopo aver perso la causa nel sistema giudiziario belga e presso la Corte di giustizia, è stato oggi prosciolto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il ruolo dell’UE in questo triste caso evidenzia quanto debba essere ancora fatto se vogliamo modificarne il ruolo di organo burocratico. Ma vi è questa volontà? Ne dubito.
Hans-Peter Martin (NI). - (DE) Signor Presidente del dispotismo, lo Stato di diritto, la democrazia e il controllo fondati sul principio di uguaglianza costituirebbero un baluardo contro il sistema dispotico, e sono invece proprio quello che ci manca qui.
Tuttavia, questa relazione annuale della Corte dei conti europea potrebbe dare un contributo e magari anche apportare dei miglioramenti. Ancora una volta, faccio riferimento nello specifico ai fatti che, sotto la responsabilità del Presidente Weber, sono stati fortunatamente registrati almeno alla fine, nei punti 10.9 fino a 10.12 incluso. Si tratta di una tiratina d’orecchi per il Parlamento europeo. In questa parte della relazione, la Corte osserva che il controllo esercitato dal Parlamento sulle spese dei membri è estremamente inadeguato, ed evidenzia un elenco di omissioni. Ma che cosa comporta questo in pratica? Questo significa, Signor Presidente e onorevole segretario generale di questa Assemblea, che le persone scomode vengono segnalate, onorevole Herbert Bösch, e che viene presentata una vile denuncia all’OLAF che, dopo anni di indagini, non dà alcun risultato, non evidenzia alcun broglio, niente di niente. Ma qui, dove effettivamente ci sarebbe qualcosa da scovare – e lo dice lei stesso, Presidente Weber, che solamente il 22 per cento delle spese complessive è stato portato avanti regolarmente – qui, non ha guardato nessuno. E questo è un atteggiamento dispotico.
I deputati di quest’Aula, compresi il Signor Presidente e il Segretario generale Rømer sanno che per lo meno 80 milioni di euro di spese dei membri non sono giustificati da una documentazione adeguata. Per che motivo non si portano avanti delle indagini in questo campo? Perché non vengono intraprese delle azioni appropriate? Per quale motivo le eventuali scadenze vengono puntualmente prorogate? Quello che accade qui – e permettetemi di ringraziare nuovamente la Corte dei conti per aver sollevato la questione – conduce a un sistema dispotico e a quest’organo che abbiamo di fronte che non può essere seriamente definito parlamento. E poi i responsabili alzano i tacchi. E così non si può andare avanti.
Esorto il Parlamento e voi della Corte dei conti a indagare questi casi nel dettaglio e a trovare una soluzione! E’ un dato di fatto che buona parte delle frodi reali si nasconda sotto la superficie.
Herbert Bösch (PSE). - (DE) Signor Presidente, ho imparato, in questa sede, a tollerare molte delle affermazioni dell’onorevole Martin, ma devo ora oppormi all’espressione “vile denuncia”. Sarei grato se si potesse sistemare la trascrizione in questo punto in quanto ritengo che l’onorevole Martin sia l’ultimo ad avere il diritto di presentare accuse simili.
Alexander Stubb (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, avevo intenzione di concludere il mio intervento sostenendo che la relazione di discarico fornisce un ottimo pretesto per la propaganda anti-europea, ma dato che questo è quanto l’onorevole Hans Peter Martin ha appena sostenuto, inizierò proprio da questo punto e ringraziando l’onorevole Bösch per il proprio intervento.
Vorrei esprimere tre concetti. In primo luogo, un punto generale, ovvero le mie congratulazioni alla Corte dei conti per la relazione e un plauso anche alla Commissione dato che questa relazione è migliore di quella dell’anno scorso. Apprezzo il sistema a semafori che è in grado di presentare un quadro sufficientemente chiaro di quanto procede per il verso giusto e di quanto no a semplici membri del Parlamento europeo come me. Come sempre tuttavia, nel Parlamento europeo abbiamo tre possibilità: approvare e dare discarico alla Commissione, prendere tempo o rifiutare il tutto. Prima di iniziare un qualsiasi dibattito, dobbiamo avere sempre chiare in testa queste tre opzioni.
Il secondo concetto al quale faccio riferimento riguarda le politiche e, in particolare, la politica agricola comune (PAC) alla quale vanno le mie congratulazioni. Come molti hanno notato, pare che l’unico problema a riguardo sia dato dalla Grecia mentre, come già sottolineato, il problema dei circoli del golf non rappresenta una vera e propria minaccia, e a questo anzi i media hanno dato un peso eccessivo. Non mi sto esprimendo in questi termini solamente perché facevo parte della squadra nazionale di golf della Finlandia e non ho interessi acquisiti diretti!
Per quanto riguarda le politiche strutturali, troviamo un livello di errore stimato del 12 per cento che può comunque essere corretto. Esistono anche i cosiddetti RAL o importi da liquidare, per un ammontare di 130 miliardi di euro. Su questo settore la Commissione deve lavorare a fondo.
La terza e ultima considerazione afferma che la procedura di discarico fornisce, come appena testimoniato, un facile obiettivo per la propaganda anti-UE, e nota la presenza di alcuni dati negativi nella relazione, che testimoniano come non sia tutto in ordine e come ci sia un margine di miglioramento. In ogni caso, la buona notizia è che abbiamo già fatto un passo avanti: abbiamo una situazione contabile affidabile e abbiamo già compiuto progressi a livello di PAC. Anche la Commissione merita un plauso per aver ottenuto il nullaosta per la propria amministrazione.
Per questo motivo, vorrei fare appello per un dibattito critico, ma costruttivo sulla procedura di discarico con la remota speranza di ottenere una DAS positiva nel 2009.
Dan Jørgensen (PSE). - (DA) Signor Presidente, anche io desidero iniziare con un ringraziamento alla Corte dei conti per l’eccellente relazione e l’ottima presentazione avuta oggi. Si tratta chiaramente di uno strumento estremamente utile al nostro lavoro per assicurare che il denaro dei cittadini dell’UE sia amministrato in modo legittimo e appropriato. Purtroppo però, la conclusione generale della relazione non è soddisfacente, ed è evidente che l’incapacità di fornire una dichiarazione di revisione positiva per 13 anni consecutivi è motivo di critica estremamente profonda. Purtroppo, questo indica la mancanza di controllo del denaro dei contribuenti, ed evidenzia malauguratamente che noi membri del Parlamento, con la Commissione e gli Stati membri abbiamo un compito fondamentale da svolgere. Dobbiamo agire meglio; le cose devono essere fatte in modo migliore.
La procedura annuale è ora sotto esame nella commissione per il controllo dei bilanci. Questo significa che stiamo consultando i Commissari del caso e rivedendo in modo approfondito i documenti a nostra disposizione. Solamente una volta completata questa procedura, saremo in grado di definire fino a che punto possiamo dare quello che tecnicamente chiamiamo “discarico”, e saremo in altre parole in grado di definire la misura in cui approviamo la situazione contabile e l’approvazione del bilancio 2006. Ci sono argomentazioni a favore di questa approvazione, ovvero dei progressi in qualche settore. Purtroppo sussistono però critiche estremamente serie e di conseguenza delle argomentazioni molto gravi contro l’approvazione della situazione contabile per il 2006.
Permettetemi di iniziare con gli aspetti positivi. Fortunatamente, il settore agricolo sta procedendo molto bene, come sottolineato dagli altri membri e evidenziato dalla Corte dei conti e dal Commissario Kallas nei rispettivi interventi. Il cosiddetto “sistema integrato di controllo finanziario” si è dimostrato efficace e bisogna ammettere che, nei settori nei quali è stato applicato, si è ottenuto un controllo finanziario positivo. Possiamo guardare i cittadini negli occhi e affermare che il denaro da loro versato in forma di tasse è stato amministrato bene e correttamente. Per quanto riguarda la Grecia, che non ha adottato questo sistema in modo corretto, credo che la Commissione abbia agito consapevolmente minacciando la sospensione dei pagamenti. Si tratta di un intervento ben fatto e positivo. Abbiamo motivo di essere ottimisti anche per il settore della ricerca nel quale abbiamo un tipico esempio. Durante lo scorso anno, abbiamo certamente rilevato delle critiche che, come è ovviamente giusto che sia, sono state di conseguenza prese in considerazione dal Commissario Potočnik. E’ ovviamente molto positivo che noi non siamo qui per fare i populisti come qualche membro vorrebbe. Non siamo qui per fare commissioni per gli oppositori dell’UE; siamo qui per rilevare quei punti che meritano una critica e trovare delle proposte di soluzione positive e costruttive.
Detto ciò, abbiamo problemi enormi legati ai Fondi strutturali. Non abbiamo ricevuto alcuna spiegazione per il 12 per cento citato dal Commissario Kallas. E’ possibile che questa spiegazione ci sia e questo è quanto ci auguriamo. In ogni caso finora non abbiamo ancora sentito nulla a riguardo e purtroppo possiamo anche notare quanto sia ovviamente deludente che i sistemi di controllo siano stati classificati come inefficaci in tutti i casi analizzati dalla Corte dei conti. Inoltre, dobbiamo ammettere una carenza di controllo in connessione con la politica esterna riguardante il miliardo di euro utilizzato congiuntamente con altre istituzioni nei fondi fiduciari internazionali. In conclusione, sostengo che ci debbano essere risposte estremamente chiare. Se dobbiamo raccomandare il discarico, dobbiamo anche ricevere delle spiegazioni esaurienti.
Helga Trüpel (Verts/ALE). - (DE) Signor Presidente, Commissario Kallas, onorevoli colleghi, noi del partito dei Verdi desideriamo lodare il lavoro svolto dalla Corte dei conti. Le informazioni fornite sono necessarie, ma è triste notare che molti settori di attività non registrino miglioramenti da anni, in quanto queste scoperte mettono in cattiva luce l’Unione europea. Non vogliamo più essere presi in giro, bensì richiediamo un intervento definitivamente efficace.
Il Commissario Kallas si è presentato oggi in modo abbastanza conciliante, ma al momento della pubblicazione del contenuto della relazione della Corte dei conti, questi aveva definito la stessa come troppo dura contestando anche gli Stati membri. Si è trattato qui di una mossa poco acuta da parte della Commissione che ha qui una responsabilità a livello politico che noi ci aspettiamo venga esercitata per garantire la realizzazione effettiva finale dei miglioramenti.
Noi verdi nutriamo seri dubbi sulla possibilità di dare discarico al bilancio 2006 e quanto abbiamo appena udito potrebbe anche comportare delle conseguenze politiche per alcuni Commissari. Per questo motivo, invitiamo caldamente la Commissione a modificare le proprie prassi di bilancio e a cominciare a mettere in atto dei miglioramenti significativi.
Jeffrey Titford (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, abbiamo fatto tredici! Nel senso che siamo arrivati a tredici anni di bilancio non approvato; e quello di cui abbiamo bisogno non sono nuovi revisori dei conti bensì un nuovo sistema di pagamenti. Rimango continuamente esterrefatto notando quanti politici in questa Assemblea, così come a Westminster, siano tranquillamente pronti a continuare non solo a tollerare lo stato precario del bilancio dell’UE, ma anche ad aumentare l’importo di denaro dei contribuenti destinato all’UE. Come di consueto, riceviamo la solita richiesta di chiudere un occhio e una sfilza di scuse per incompetenza e biasimiamo in particolar modo gli Stati membri. Tutto questo però non basta a giustificare.
Come può la Commissione europea destinare del denaro agli Stati membri senza vedere dei documenti che confermino come e dove lo stesso viene impiegato? Non riesco a immaginare nessun’altra organizzazione professionale che permetta un fatto simile e per così tanto tempo. Se gli Stati membri non sono pronti a fornire la documentazione necessaria – e cioè le ricevute e gli assegni – allora le risorse finanziarie devono essere bloccate e il blocco di fatto dovrebbe avvenire da entrambe le parti. Se l’UE non è pronta a mettere in ordine il proprio sistema, allora i politici di Westminster dovrebbero smettere di versare il denaro dei contribuenti nella cesta dell’UE che, ancora una volta, pare fare più acqua di un colabrodo!
Jana Bobošíková (NI). - (CS) Onorevoli colleghi, abbiamo già tollerato per 13 anni una situazione estremamente allarmante e inaccettabile. La Commissione e gli Stati membri amministrano il denaro dei contribuenti male e in maniera illecita. La relazione della Corte dei conti europea mostra chiaramente che la Commissione e gli Stati membri agiscono con negligenza e non hanno sufficiente familiarità con le norme che regolano le spese di bilancio.
Ora si sospettano anche dei tentativi di abuso del denaro del bilancio dell’Unione. Senza alcun rispetto delle regolazioni della Commissione e delle leggi dei singoli stati, non vengono osservate le procedure d’appalto, ci sono domande per il pagamento di spese non ammissibili, i beneficiari non sono in grado di sostenere la legittimità delle spese generali o relative al personale, e i controlli sono a loro volta vacillanti.
Onorevoli colleghi, se i cittadini per i quali sperperiamo il denaro in modo così svergognato amministrassero le proprie aziende e famiglie in questo modo, l’Unione europea sarebbe piena di persone escluse dalla società e senza una casa. Invito ora la Commissione e il Consiglio a unirsi e a iniziare a considerare il denaro dei contribuenti come se fosse il proprio. Questo è l’unico modo per poter rafforzare la fiducia nel processo di integrazione europeo.
Gabriele Stauner (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, Presidente Weber, onorevoli colleghi, le relazioni dagli uffici di verifica sono sempre interessanti e importanti. Questo vale in particolar modo in Europa dove la gestione efficace e prudente dei fondi europei è sempre oggetto di particolare attenzione da parte dei cittadini.
Punto chiave di questa relazione è, a ragione, l’utilizzo dei mezzi da parte degli Stati membri. Per quanto riguarda i fondi strutturali in particolare, rimane qui di fatto ancora molto da fare; questo tuttavia non deve sviare la nostra attenzione dalle spese sostenute dalle nostre stesse istituzioni e, in particolare, dalla Commissione e dal Consiglio. E’ nel settore delle spese amministrate direttamente che la Commissione ha più margine di miglioramento. La Commissione, sostanzialmente, non è soltanto la custode dei Trattati, ma deve anche fungere da esempio nella sana gestione finanziaria. Se prendo in considerazione il cambiamento nel settore agricolo, iniziato con gli aiuti per poi estendersi alla promozione della salvaguardia del territorio, mi chiedo se lo scopo qui non sia forse il sovvenzionare i club di equitazione e i circoli del golf. Tale scopo non ha nulla a che vedere con l’obiettivo primario del sostegno all’agricoltura.
Un settore che continua a impensierire la Corte dei conti è ancora una volta rappresentato dalla politica immobiliare, sia che si tratti dell’ampliamento della sede della Corte di giustizia a Lussemburgo sia che si faccia riferimento agli edifici del Consiglio e del Parlamento a Bruxelles. La Corte di giustizia porta giustamente avanti un approccio coerente che mette in luce verità scomode concernenti, in particolare, quegli episodi in cui le procedure d’appalto risultano invalidate o inesistenti. Non è ovviamente ammissibile che la Corte di giustizia debba pagare il conto, ma non sia coinvolta nella formulazione del contratto e nell’indizione della gara d’appalto.
Permettetemi di cogliere l’occasione per ricordare alla Commissione la risposta alla mia interrogazione scritta a riguardo, del 2 agosto. Semplicemente, si dà un’impressione generale negativa se l’amministrazione locale di ogni piccolo comune in Europa deve indire una gara d’appalto a livello europeo per poter vincere un contratto con un valore superiore a 200 000 euro e, dall’altra parte, le istituzioni europee stesse possono considerarsi esenti dalle procedure d’appalto per contratti milionari senza alcun problema. I nostri cittadini non possono capire questo atteggiamento.
Vorrei anch’io rivolgermi al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni affinché anch’essi presentino la relazione che abbiamo richiesto. Inoltre, vorrei invitare il Consiglio ad assicurarsi che gli aumenti delle spese operative per la politica estera e di sicurezza comune non vengano occultati sotto l’etichetta di spese amministrative.
Paulo Casaca (PSE). - (PT) Signor Presidente, vorrei iniziare congratulandomi con la Corte dei conti e, in particolare, con il Presidente Hubert Weber, che sta giungendo al termine del proprio mandato e con il quale noi socialisti nella commissione per il controllo di bilancio abbiamo cooperato in modo eccelso. Desidero ringraziarlo sentitamente per il lavoro svolto e vorrei rilevare, in particolare, il contributo dato dalla Corte su molte questioni specifiche quali l’esplicazione della politica dell’Unione europea in materia di restituzioni all’esportazione.
Desidero esprimere la mia preoccupazione per quanto riguarda il bilancio di aiuti esterni dell’Unione europea. Una porzione considerevole dei 5 miliardi di euro spesi nel 2006 – circa 1 miliardo di euro – è stata usata per fondi multilaterali; inoltre molti altri fondi sono stati spesi da alcune organizzazioni internazionali fondate dalla Commissione europea. Vorrei sapere in base a che cosa si è agito in questo modo e se questa operazione era autorizzata, legittimata e trasparente. Sebbene già l’anno scorso abbiamo chiesto dati dettagliati e chiarimenti, la Commissione continua a farsi beffa del regolamento finanziario e non ci ha ancora fornito una relazione di come il denaro europeo venga speso in molti Stati del Medio Oriente.
Al contempo, la Commissione rifiuta di darci ascolto quando sosteniamo che l’Agenzia europea per la ricostruzione costituiva un meccanismo essenziale al fine di assicurare la visibilità della presenza europea nei Balcani occidentali, e di garantire la leadership politica europea e una gestione finanziaria sana ed efficace. Si vorrebbe ora chiudere l’agenzia, sebbene questa rappresenti attualmente l’unico strumento disponibile per portare avanti un lavoro che riteniamo efficace in situazioni tutt’altro che trasparenti. Questo è inaccettabile e vorrei ricordare, in particolare alla Vicepresidente Kallas, che non si può semplicemente evitare il problema e che nella procedura di discarico andremo ad analizzare a fondo tutto quanto presentato in questo bilancio, comprese tutte le organizzazioni che si servono di fondi in modo non trasparente.
Sylwester Chruszcz (NI). - (PL) Signor Presidente, la revisione e il controllo dei fondi dell’UE negli Stati membri rappresentano un requisito fondamentale per la gestione efficace e trasparente delle risorse del bilancio comunitario. Le ultime proposte della Commissione destano comunque preoccupazione in quanto potrebbero seriamente colpire i beneficiari dei fondi dell’UE. La Commissione vuole rendere le procedure più severe e impone delle sanzioni per gli appalti irregolari spesso senza avere delle ragioni obiettive.
Faccio riferimento al documento intitolato: “Fondi strutturali: orientamenti relativi ai principi, ai criteri e alle percentuali indicative che i servizi della Commissione devono applicare per determinare le rettifiche finanziarie”. La proposta dell’UE riguardo le sanzioni spaventa in primis le autorità locali e regionali. Non possiamo trovarci in una situazione in cui, come evidenziato da altri membri, l’UE finanzia i circoli del golf nei 15 Stati membri originari ed elabora al contempo un sistema di sanzioni e penalità che va a colpire gli stati meno sviluppati quali la Polonia.
Ingeborg Gräßle (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, Presidente e membri della Corte dei conti, signor Commissario, onorevoli colleghi, desideriamo esprimere il nostro pieno e sentito riconoscimento alla Corte dei conti per una relazione ben preparata e vi incoraggiamo a continuare su questa strada. Non abbiamo ancora ottenuto tutti i risultati possibili, ma tanto più le vostre relazioni sono comprensibili, tanto più ci possono aiutare e possono aiutare la Commissione a intervenire su tutto quanto messo in luce. Per questo motivo, vi invito a proseguire su questa linea e confermo la nostra soddisfazione per quanto emerso finora.
Il nostro plauso va anche alla Commissione. Quanto ottenuto nel settore dell’agricoltura rappresenta veramente una pietra miliare e dimostra che anni di duro lavoro portano effettivamente a dei miglioramenti.
Veniamo ora ai Fondi strutturali. Il punto è che dobbiamo sistemare le cose anche in questo settore e, per lo meno, dobbiamo avvicinarci allo standard raggiunto dal settore agricolo. Siamo pronti a portare avanti le discussioni necessarie; non desideriamo nulla di impossibile e per questo motivo parliamo di un rischio tollerabile. Siamo a conoscenza dei problemi della Commissione, ma ci rendiamo anche conto che possiamo andare avanti solo sostenendola. Per questo motivo, Commissario Kallas, confermo il sostegno di questo Parlamento e della commissione per il controllo di bilancio per gli orientamenti dei Fondi strutturali. Desideriamo incoraggiarvi caldamente affinché otteniate dei risultati tangibili in questo settore. Dobbiamo andare avanti.
Purtroppo non possiamo rivolgerci direttamente a nessun membro del Consiglio. In ogni caso, richiameremo il Consiglio alla prima occasione in quanto non è possibile andare avanti in questo modo. Non possiamo incontrarci qui un’altra volta l’anno prossimo e trarre le medesime conclusioni; ci siamo già resi ridicoli più del dovuto.
In conclusione, ancora qualche parola sul bilancio parlamentare: quello che i deputati del Parlamento pretendono dagli altri, lo devono naturalmente esigere anche da se stessi. Desidero ringraziare la Corte dei conti che ci ha permesso di far proseguire il bilancio del parlamento per il 2006 per quanto riguarda l’indennità di segreteria dei membri. Nel frattempo, il problema degli elementi probatori a sostegno dell’indennità di segreteria rilevato nel 2006 è stato regolato e risolto in tutti gli Stati membri fatta eccezione per sei. Presidente Pöttering, questo è un messaggio da trasmettere anche ai contribuenti europei. Siamo interessati a risolvere i vecchi casi e siamo pronti ad agire in questo senso collaborando con l’amministrazione del parlamento. Troveremo una soluzione e questa soluzione non sarà altro che quella che ci aspettiamo dagli altri.
Francesco Musotto (PPE-DE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto rilevare l’estrema positività e il prezioso lavoro svolto dalla Corte dei conti e sottolineare soprattutto i dati che abbiamo ricevuto per quanto riguarda la relazione annuale del 2006.
Riscontriamo un miglioramento nell’impiego dei fondi comunitari. Infatti, quest’anno la Corte ha espresso un giudizio positivo su come è stato speso il 40 per cento dei finanziamenti, rispetto al 30 per cento dell’anno scorso. Quindi siamo certi che, lontani da una piena utilizzazione dei fondi, il dato positivo è che ogni anno si riscontra un progresso in avanti. Anni fa la Corte addirittura dava il nullaosta soltanto al 6 per cento della spesa totale.
È interessante quindi notare che la maggior parte delle difficoltà riscontrate sono costituite essenzialmente da irregolarità piuttosto che da frodi. Le tipologie di errori più frequenti sono documenti mancanti, criteri di eleggibilità non rispettati, dichiarazioni imprecise e mancato rispetto delle procedure. Si tratta chiaramente di difficoltà nell’adempimento degli obblighi burocratici.
Il nuovo regolamento finanziario costituisce un passo avanti verso la semplificazione e la trasparenza della governance. Di particolare importanza è la pubblicazione obbligatoria per i fondi amministrati direttamente dalle autorità nazionali e regionali, che costituiscono circa l’80 per cento del budget comunitario.
Molto resta da fare al fine di snellire la burocrazia, al fine di ridurre la complessità delle norme previste per l’erogazione dei fondi. Questo permetterebbe di ridurre notevolmente le irregolarità, soprattutto da parte di piccoli beneficiari, i quali molto spesso non dispongono di strutture adeguate allo svolgimento delle pratiche necessarie.
Infine, un punto cruciale del sistema di controllo finanziario europeo rimane la materia dei recuperi. Per agevolare l’attività di recupero è necessario rendere disponibili informazioni e dati più dettagliati per la Corte dei conti, per il Parlamento e per la Commissione, e anche introdurre strumenti legislativi più vincolanti, come i sistemi di garanzie e fideiussioni.
In conclusione ritengo che, nonostante i risultati forniti dalla relazione annuale della Corte dei conti segnalino qualche miglioramento, rimangano aperte importanti sfide in tema di semplificazione delle procedure e di maggiore cooperazione da parte degli Stati nella fase di controllo.
PRESIDENZA DELL’ON. MIGUEL ANGEL MARTÍNEZ MARTÍNEZ Vicepresidente
Richard James Ashworth (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare il Presidente Weber e la Corte dei conti per la relazione di quest’anno che ho letto con grande interesse. Ho spesso sottolineato come sia deplorevole che i revisori dei conti non identifichino adeguatamente e non screditino i settori nei quali si necessita di urgenti miglioramenti. Se si agisse in questo modo, i membri di quest’Aula avrebbero le informazioni necessarie per concretizzare i propri sforzi per l’ottenimento di una dichiarazione di affidabilità, o “DAS” positiva.
Ciononostante, risulta perfettamente chiaro che finora, la principale singola questione da attaccare riguarda il fatto che l’80 per cento o più delle operazioni dell’Unione europea è gestito con accordi di gestione paritetica tra gli Stati membri e, solitamente, dalle agenzie. Con questo non intendo condannare la gestione di questo 80 per cento da parte delle agenzie, bensì il fatto che queste agenzie dimostrano un’evidente mancanza di responsabilità nei confronti del denaro che amministrano per conto dell’Unione europea. E’ per merito della commissione di bilancio e della commissione per il controllo di bilancio che questa carenza è stata individuata rendendo necessaria l’introduzione dell’articolo 44 dell’accordo interistituzionale del 2006. Vi ricordo che, sulla base di questo articolo, gli Stati membri sono stati chiamati a fornire un’autocertificazione per le somme di denaro e le operazioni gestite.
E’ stato fatto un passo avanti ma, ad oggi, il miglioramento effettivo, se presente, fatto per il raggiungimento dell’obiettivo è minimo. Di conseguenza, si può obiettivamente ipotizzare che, se anche iniziassimo ora a fare progressi, non avremmo alcuna possibilità di ottenere una DAS positiva prima, diciamo, del 2012 e che quindi per 18 anni abbiamo fallito quest’obiettivo di una DAS positiva.
Il Consiglio e la Commissione devono rendersi conto che questa situazione non è accettabile e che questo continuo fallimento nell’ottenimento di una DAS positiva è estremamente dannoso per quest’Aula. E’ giunto il momento per i membri eletti a questa Assemblea di esercitare una pressione maggiore sia sul Consiglio che sulla Commissione in modo da dare maggior priorità a questo obiettivo essenziale. Da parte mia, io non ho mai votato per il discarico del bilancio e continuerò a rifiutarmi di farlo fintanto che il Consiglio e la Commissione non dimostrino di avere maggior premura per il problema.
Hubert Weber, Presidente della Corte dei conti. − (DE) Signor Presidente, mi permetta innanzi tutto di ringraziare i molti interventi amichevoli rivolti alla Corte dei conti, alla relazione e alla sua presentazione. Si tratta di un bagaglio molto importante che porterò volentieri a Lussemburgo e che, a mio avviso, costituirà una motivazione forte anche per i nostri collaboratori. Mi ha fatto inoltre piacere sentire i numerosi riferimenti ai nuovi beneficiari della politica agricola comune; tuttavia, sono convinto di avere qui la possibilità di presentare dei chiarimenti, come richiestomi esplicitamente dall’onorevole Staes.
Sono costretto a prendere la questione un po’ da lontano. La Corte dei conti ha essenzialmente approvato fin dall’inizio il sistema di pagamento unico, una semplificazione considerevole con effetti evidenti che, grazie alla collaborazione con il SIGC, ha reso possibile una notevole riduzione del livello di errori. Come sempre però, quando vengono istituite delle nuove norme, esiste la possibilità che le stesse non vengano rispettate, e noi dovremmo tenere presente anche questa intera questione evitando di focalizzarci su un fenomeno singolo quale l’inosservanza della regola dei dieci mesi e la grossa perdita finanziaria che ne è derivata.
Dobbiamo inoltre tenere presente, ovviamente, che le norme sono state formulate in modo molto ampio, lasciando un grosso margine di discrezione agli Stati membri, fatto che ha dato origine ad alcuni fenomeni. Certo, tra questi rientrano anche i cosiddetti effetti secondari che possono avere implicazioni finanziarie meno rilevanti, ma che forse hanno attirato maggiormente l’attenzione pubblica. Dobbiamo inoltre ricordare che al concetto generale di attività agricola è stata data una definizione molto ampia. Oggi è sufficiente gestire bene un pezzo di terra seguendo la prassi agricola e ambientale; basta semplicemente falciare il prato e fare domanda di sovvenzione. Cerchiamo di rilevare questo punto in modo da metterlo in discussione. Siamo di fronte complessivamente a 700 casi e quindi, al momento, io non mi trovo nella posizione di dire se tutti questi casi siano legittimamente rilevanti, in quanto ognuno dovrà essere analizzato singolarmente. Va da sé comunque che, se la sovvenzione ricevuta da un circolo del golf ha coperto anche la zona del campo da golf in sé, di certo questa situazione non risulterebbe lecita. In ogni caso, come ho già detto, questi casi devono essere trattati uno per uno e invito la Commissione ad agire in questo modo.
Ho tuttavia messo in evidenza la presenza di altri effetti da prendere in considerazione. L’introduzione di un modello dinamico implica una ridistribuzione a scapito dei proprietari di un’azienda agricola – ovvero degli agricoltori – e a vantaggio dei proprietari terrieri. Sono lieto che siamo stati invitati a commentare anche le implicazioni delle politiche.
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. - (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare gli onorevoli membri per i loro commenti. La questione principale inerente a una governance migliore dei fondi strutturali verrà ampiamente discussa durante le udienze della commissione per il controllo di bilancio il 18 dicembre. Queste saranno poi seguite, a gennaio, da dettagliati dibattiti sulla governance generale e sui sistemi di controllo interno.
Ringrazio nuovamente per i vostri interventi e confermo la disponibilità della Commissione a rispondere più dettagliatamente alle vostre interrogazioni durante le audizioni.
Presidente. − ?Questo punto dell’ordine del giorno è chiuso.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Accolgo con favore la relazione annuale della Corte dei conti europea per il 2006 che evidenzia graditi miglioramenti soprattutto nel settore delle spese per l’agricoltura. Gli errori ancora presenti sono determinati principalmente da carenze nei sistemi di controllo interno sia negli Stati membri che nella Commissione.
Gli sviluppi positivi a livello di spese agricole sottolineano l’efficacia del sistema integrato di gestione e di controllo SIGC e la semplificazione delle procedure di domanda e pagamento ottenute con il regime di pagamento unico recentemente introdotto.
La Corte ha rilevato una notevole riduzione del livello di errore globale stimato per l’intero settore agricolo – 49,8 miliardi di euro nel 2006.
La Corte nota che il regime di pagamento unico ha effetti secondari quali l’attribuzione di diritti a proprietari terrieri che non avevano mai svolto un’attività agricola in precedenza. Questo comporta una sostanziale ridistribuzione dell’aiuto dell’UE a scapito degli agricoltori e a vantaggio dei proprietari terrieri.
Non posso accettare questa affermazione generale in quanto in ogni singola azienda agricola il pagamento va a chi produce attivamente e NON ai proprietari.
La Corte sbaglia ad ammettere che i circoli del golf stanno ricevendo il regime di pagamento unico. Se questo sta effettivamente avvenendo, allora non dovrebbe essere così in quanto i pagamenti possono essere dati solamente ai produttori attivi che coltivano e conservano il terreno in buone condizioni agricole. I campi da golf non rispondono a questa qualifica.
4. Nomina di sette membri della Corte dei conti (discussione)
Presidente. - L’ordine del giorno reca la discussione congiunta di sette relazioni dell’onorevole Ayala Sender, della commissione per il controllo dei bilanci, sulla proposta di nomina degli onorevoli David Bostock, Michel Cretin, Maarten B. Engwirda, Henri Grethen, Harald Noack, Ioannis Sarmas e Hubert Weber a membri della Corte dei conti.
Inés Ayala Sender, relatrice. − (ES) Signor Presidente, come tutti sapete, i membri della Corte dei conti vengono nominati dal Consiglio e viene loro affidato un mandato di sei anni previa consultazione con il Parlamento. La preparazione del giudizio del Parlamento è compito della commissione per il controllo dei bilanci.
La Corte è attualmente composta da 27 membri appartenenti agli Stati membri dell’Unione e ci stiamo ora preparando al rinnovo del mandato di quattro candidati: David Bostock, per il Regno Unito; Maarten B. Engwirda, per i Paesi Bassi; Ioannis Sarmas, per la Grecia; e Hubert Weber, per l’Austria; e alla presentazione della candidatura di altri tre membri ovvero Michel Cretin, per la Francia; Henri Grethen, per il Lussemburgo; e Harald Noack, per la Germania.
Durante la procedura di nomina nella commissione per il controllo dei bilanci, tutti i candidati sono stati approvati, ma non tutti hanno ottenuto l’unanimità dei giudizi. In ogni caso vedremo che, con alcuni chiarimenti, la mia proposta finale sostiene in linea di principio che, in mancanza di altri commenti a riguardo, tutte queste nomine dovrebbero essere confermate.
A seguito delle audizioni personali dei tre nuovi candidati, vorrei evidenziare l’ottima impressione data dall’onorevole Cretin, candidato francese, che porterà alla Corte la sua considerevole esperienza nel campo della revisione internazionale in connessione sia con le Nazioni Unite che con la NATO. La commissione per il controllo dei bilanci ha considerato quest’esperienza come un enorme punto a favore.
Durante le audizioni personali dei quattro membri il cui mandato è in via di rinnovo, l’argomento principale riguardava l’opinione di ognuno sul processo di autovalutazione promosso dalla Corte dei conti – che dovrebbe concludersi alla fine del 2008 – e il contributo di ogni singolo candidato al dibattito attuale inerente alla necessità di riformare l’organizzazione della Corte, in particolare a seguito dell’allargamento e in considerazione dell’attuale organico composto da 27 membri e dunque nell’ottica di un rafforzamento della sua efficacia e modernizzazione.
A tal proposito desidererei evidenziare l’ottima impressione data dall’onorevole Sarmas che è stato sostenuto all’unanimità dalla Commissione, presumo grazie alla sua considerevole partecipazione durante la fase di approvazione.
Al contrario, l’intesa raggiunta tra l’onorevole Engwirda e il governo dei Paesi Bassi non risultava completamente trasparente sollevando dei sospetti in seno alla commissione.
Per quanto riguarda l’onorevole Weber, attuale Presidente della Corte dei conti, prima di procedere alla votazione, vorrei chiarire una questione che desta a mio avviso particolare preoccupazione e che è scaturita a seguito della discussione di conferma nella commissione per il controllo di bilancio. Sono convinta che questa sia un’ottima opportunità per fare chiarezza.
Signor Presidente, a questo scopo, vorrei chiedere di dare la parola al Presidente Weber dopo il mio intervento, in modo da chiarire la questione seguente.
Il 13 novembre 2007, a seguito della presentazione della relazione annuale della Corte presieduta dal Presidente Weber, un revisore, che era stato precedentemente a capo della commissione, ha fatto diverse dichiarazioni al BBC News sostenendo che l’80 per cento del bilancio della Commissione era ancora dubbio. In risposta a quanto affermato, il Presidente Weber ha spiegato che questa analisi era il risultato dell’approccio più ortodosso e che l’alquanto diversa dichiarazione del Commissario Kallas era comunque valida.
Desidererei conoscere la verità e sapere dal Presidente Weber se queste dichiarazioni sono sue o meno. Se non lo sono, vorrei pregarlo di pubblicare una smentita inviandone copia a quest’Aula in modo da prevenire il danno causato all’opinione pubblica da questo tipo di contraddizione diffusa tra il grande pubblico.
Tornando al contenuto della mia relazione, vorrei segnalare la mia delusione nel constatare che il Consiglio, la cui assenza a questa seduta è riprovevole, ancora una volta ha ignorato i criteri stabiliti dal Parlamento nella risoluzione del 1992 allo scopo di ottenere una maggior trasparenza.
Sostanzialmente, il Consiglio ha ignorato in due casi la raccomandazione di non superare i due mandati, ovvero i 12 anni di servizio, alla Corte dei conti. Ancora più grave in ogni caso è l’indifferenza di fronte alla raccomandazione del Parlamento di mantenere un ragionevole equilibrio tra rappresentanza maschile e femminile nella composizione della Corte. A oggi, ci sono 5 donne su un totale di 27 membri ed è stato ora proposto di ridurre la rappresentanza femminile a quattro donne. A tal proposito, credo una volta per tutte che il Consiglio dovrebbe adottare misure particolari.
Sempre a questo proposito, chiediamo al Consiglio di riconoscere che l’esistenza di buone relazioni di lavoro tra il Parlamento e la Corte dei conti è essenziale per il funzionamento del sistema di controllo finanziario. Per tale motivo, dovremmo ricevere la proposta del Consiglio, con le proprie candidature, in tempo utile per poter collaborare più da vicino con i membri nel periodo antecedente la decisione.
Un aspetto ancora più importante che vorremmo ricordare al Consiglio è la necessità di rispettare il giudizio del Parlamento europeo al fine di evitare quanto accaduto nel 2004, quando il giudizio negativo su uno dei membri nominati fu completamente ignorato dal Consiglio.
In prospettiva del futuro della Corte, vorrei esprimere la preoccupazione ampiamente diffusa tra i deputati al Parlamento europeo riguardo all’efficacia di un organo così importante diretto da un consiglio di 27 membri. A tale proposito, attendiamo con una certa impazienza la conclusione dell’esercizio di autovalutazione della Corte che, una volta presentato alla fine del 2008, dovrebbe essere analizzato attentamente dal Parlamento in modo da prendere una posizione sui vari punti. Nella mia relazione ho in effetti fatto questa raccomandazione al Parlamento.
Nel frattempo comunque, abbiamo la possibilità di ottenere miglioramenti e per questo motivo invito la Corte dei conti a fare il possibile per razionalizzare e semplificare il proprio lavoro servendosi in particolare delle opzioni che il Trattato attuale offre e cioè ad esempio: la possibilità di adottare delle relazioni a maggioranza e non sempre per consenso, e anche la possibilità di determinare delle liste competenti adibite a relazioni specifiche per le quali non si renderebbe quindi più necessaria l’analisi da parte di tutto il Collegio.
In quest’ottica, al momento di adottare la proposta di approvazione delle nomine dei membri, alle condizioni citate, suggerisco al Parlamento di esprimere il desiderio di farci avere in ogni caso delle spiegazioni su quanto proposto precedentemente.
Presidente. - Grazie, onorevole Ayala. Mi auguro che qualcuno dei collaboratori del Presidente Weber, che non è presente in Aula, possa riferire la sua richiesta affinché il Presidente Weber possa fugare i suoi dubbi.
Petya Stavreva, a nome del gruppo PPE-DE. – (BG) Voteremo oggi le nomine di sette nuovi membri della Corte dei conti. Il Parlamento europeo e i suoi deputati hanno sempre dato estrema importanza a questa istituzione e io personalmente, in qualità di membro bulgaro del Parlamento e di rappresentante di un nuovo Stato membro, ritengo che il corretto funzionamento della Corte dei conti e la sua effettiva collaborazione con i deputati al Parlamento siano di fondamentale importanza per il benessere finanziario di tutta l’Unione europea.
Nel corso delle audizioni dei candidati presso la commissione per il controllo di bilancio, abbiamo avuto modo di vedere le loro competenze professionali, le conoscenze personali e la motivazione individuale. Naturalmente, potevamo soltanto deplorare l’assenza di una rappresentanza femminile e giovanile tra i candidati ma non è nelle facoltà del Parlamento europeo influenzare gli Stati membri nelle scelte che fanno a livello nazionale.
Il nostro compito di deputati al Parlamento consiste nel valutare le candidature e ritengo che quelle che abbiamo sentito presso la commissione per il controllo di bilancio siano degne di essere elette alla Corte dei conti. La maggioranza ottenuta dalle sette candidature durante la votazione della commissione testimonia l’alto apprezzamento che abbiamo dato a queste nomine. La loro indipendenza politica e professionale è stato uno dei criteri fondamentali che ci ha guidati nella nostra valutazione delle candidature. Il gruppo parlamentare PPE-DE sarà a favore di tutte le candidature confidando nella cooperazione positiva e proficua con i membri della Corte dei conti europea.
Gabriele Stauner (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, appoggio le proposte di nomina di sette membri della Corte dei conti e non posso far altro che sottolineare nuovamente l’importanza del lavoro svolto dalla Corte dei conti per la tutela degli interessi finanziari dell’UE e degli Stati membri. La Corte dei conti svolge qui un ruolo chiave per la realizzazione di questo obiettivo e si è costruita una reputazione eccellente. Essa svolge i propri incarichi senza timori, con correttezza, professionalità e indipendenza, ma ovviamente deve sempre fare affidamento sulle persone, in quanto sono queste a dar vita a un’istituzione e, dato che le candidature vengono proposte dagli Stati membri, è a questi ultimi in particolare che rivolgo le mie osservazioni.
Considerando queste nomine, qualcuno potrebbe criticare l’età relativamente avanzata dei candidati. Per queste particolari posizioni, tuttavia, ritengo che l’esperienza personale e professionale siano determinanti e sono convinta che revisori di 25, 30 o 35 anni non abbiano semplicemente ancora maturato queste caratteristiche in maniera sufficiente. Trovo piuttosto più giustificata la critica in merito alla rappresentanza femminile che risulta essere alquanto bassa. In questo senso, è comunque opportuno sottolineare che la qualità dei candidati deve essere indipendente dal sesso. La cosa che mi sembra di vitale importanza è che si crei uno spirito di squadra e di cameratismo e che si cerchi un legame stretto con gli uffici di revisione nazionali. Ci dovrebbe essere collaborazione, ma senza dipendenza.
Come sapete, negli ultimi tempi, ci sono stati degli accesi dibattiti sul numero secondo alcuni troppo elevato dei membri della Corte dei conti. La decisione è stata ora presa sulla base del Trattato di riforma. Rimane comunque il dubbio legittimo sul fatto che una Corte con 27 membri possa ancora lavorare con la massima efficacia. Il numero e il profilo dei membri devono combaciare e, in particolare, soprattutto in questo settore, la competenza professionale non deve essere subordinata alle considerazioni politiche. Per quanto riguarda i piani di ristrutturazione che sicuramente verranno attuati in futuro, vorrei citare l’esempio della Corte federale dei conti del mio Land che ha un numero di membri consistente – credo siano più di 50 – ma nel quale ogni membro è a capo di un dipartimento, è completamente coinvolto nelle operazioni di revisione e gode di piena autonomia giuridica.
Qualunque sia il futuro della Corte federale dei conti, questo è e rimane il nostro principale alleato nel compito di controllo di bilancio.
Presidente. - Penso dovremmo ora cedere la parola al Presidente Weber nel caso volesse rispondere o commentare l’appello della relatrice di questa discussione, onorevole Ayala.
Presidente Weber, desidera prendere brevemente la parola?
Hubert Weber, Presidente della Corte dei conti. − (DE) Signor Presidente, avevo già abbandonato l’Aula quando è stata posta questa domanda, e desidero ora naturalmente fornire un chiarimento in merito. Si è supposto che durante un’intervista alla BBC, io mi sia schierato dalla parte dell’onorevole Andreasen. Ciò che posso dire a proposito è che sicuramente ho rilasciato un’intervista alla BBC durante la quale però il nome dell’onorevole Andreasen non è mai stato pronunciato. Due dei miei collaboratori oggi presenti possono testimoniare a riguardo.
Un’altra questione di particolare importanza riguarda la mia presunta dichiarazione secondo la quale all’80 per cento delle spese è stato dato semaforo rosso, se mi è concesso di esprimermi in questi semplici termini. Di fatto, io ho affermato l’esatto contrario. L’intervistatore, che naturalmente è libero di scegliere come presentare i fatti, mi ha chiesto se l’affermazione del Commissario Kallas, che sosteneva che il 40 per cento delle spese aveva ottenuto il nullaosta, mi creava qualche problema. Ho risposto che non c’era nessun problema e con questo chiarisco che tra me e il Commissario Kallas non ci sono differenze di interpretazione. Si può sempre discutere sui tassi percentuali. Questo potrebbe essere anche superiore al 40 per cento, ma devo ribadire che il numero 80 non mi è mai stato menzionato. Non ho fatto alcun riferimento all’onorevole Andreasen, in quanto la questione riguarda l’onorevole Andreasen e la Commissione, e la Corte non desidera interferire. Ringrazio per avermi dato la possibilità di replicare.
Presidente. - Grazie della sua spiegazione che risponde alle preoccupazioni della relatrice. Con questo dichiaro conclusa la discussione congiunta.
La votazione si svolgerà questa mattina alle 11.00.
5. Legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (Roma I) (discussione)
Presidente. - L’ordine del giorno reca la relazione (A6-0450/2007) dell’onorevole Dumitrescu, della commissione giuridica, sulla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (Roma I).
Franco Frattini, membro della Commissione. − (FR) Signor Presidente, sono lieto che i negoziati abbiano avuto un risultato così positivo. Noi siamo favorevoli al compromesso messo oggi al vaglio. Se voi, onorevoli colleghi, confermerete il vostro consenso avremo messo la parola fine a due anni di discussioni che hanno evidentemente confermato l’importanza di questo tema per lo spazio giudiziario europeo e per il mercato interno. Desidero congratularmi in particolar modo con il relatore, onorevole Dumitrescu, per l’efficacia con la quale ha contribuito all’ottimo risultato qui ottenuto, e con i relatori ombra di tutti i gruppi politici.
Sono dell’opinione che il 2007 sia stato un anno importante per l’armonizzazione comunitaria del diritto privato internazionale in materia di obbligazioni civili e commerciali. Il regolamento Bruxelles I sulla competenza giurisdizionale, inerente sia i contratti che i delitti, sarà d’ora in poi integrato dal regolamento Roma II sulla legge applicabile ai delitti – emerso lo scorso maggio nella prima procedura di conciliazione nel settore “giustizia e sicurezza”– e dal regolamento Roma I.
Il compromesso raggiunto per l’articolo 5 rappresenta un passo avanti per i consumatori. L’articolo è inoltre compatibile con il regolamento Bruxelles I secondo il quale un consumatore può convenire soltanto davanti ai giudici del proprio paese di residenza. Vorrei inoltre confermare l’impegno della commissione di commissionare a un colegislatore, quale parte della relazione sull’applicazione del regolamento Roma I, l’analisi di due importanti questioni per le quali il compromesso non è riuscito ad armonizzare le norme a livello comunitario e cioè: l’assegnazione delle domande di risarcimento e i contratti di assicurazione. Verranno qui adottate le misure necessarie in futuro, nel caso in cui si dimostrino necessarie. La relazione generale comprenderà anche l’articolo 5 relativo ai contratti conclusi da un consumatore, e valuterà in particolar modo la compatibilità con le norme di diritto privato internazionale applicabile ai contratti conclusi da un consumatore. Vorrei tuttavia sottolineare che la relazione non avrà nulla a che fare con il diritto sostanziale del consumatore.
Per quanto riguarda i contratti di assicurazione, la Commissione e il Consiglio hanno ritenuto necessaria una dichiarazione che chiarisse che l’introduzione di norme speciali nel regolamento Roma I non deve ritardare il lavoro sulla proposta Solvibilità II. Se lo desidera, il Parlamento potrà sottoscrivere questa dichiarazione.
Come sapete, la Commissione ha presentato una seconda dichiarazione sul considerando 16b al fine di rilevare il proprio diritto di iniziativa nel settore delle competenze esterne. Vorrei sottolineare la nostra intenzione di proporre un meccanismo orizzontale che permetta agli Stati membri di concludere degli accordi bilaterali con paesi terzi, in quei settori in cui vi sono responsabilità comunitarie. La Commissione ha comunque accettato il considerando 16b in modo da non ostacolare l’accordo in prima lettura.
Infine vorrei ricordare il nostro sostegno all’opinione del Parlamento sull’importanza di metodi alternativi per risolvere eventuali dispute sorte a seguito di contratti conclusi in Internet. Questo è il motivo per cui abbiamo promosso attivamente lo sviluppo di tali metodi, per mezzo della direttiva di mediazione e con l’istituzione di una rete europea in grado di assistere i consumatori che desiderano avviare una procedura extragiudiziaria all’interno di un altro Stato membro.
Mi auguro dunque che oggi il Parlamento confermi l’accordo negoziato con il Consiglio di modo che questi possa adottare gli emendamenti del Parlamento in occasione del meeting fissato per la settimana prossima, in data 6 e 7 dicembre.
Cristian Dumitrescu, relatore. − (FR) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, onorevoli colleghi, siamo oggi chiamati a esprimere il nostro voto su un secondo testo di diritto privato internazionale e, più precisamente, sul futuro regolamento relativo alla legge applicabile alle obbligazioni contrattuali, ovvero su un testo di pura materia giuridica che si incontra raramente in ambito di diritto comunitario.
Nonostante il suo aspetto tecnico, questo regolamento è comunque estremamente importante per i cittadini europei. Il diritto contrattuale costituisce la base della vita economica e sociale e, nel nostro mercato unico, i contratti tendono sempre più spesso a concludersi tra parti residenti in Stati membri diversi. Da qui l’importanza di questo strumento atto a stabilire delle regole uniformi relative alla legge applicabile. Le soluzioni adottate in definitiva negli emendamenti che vi abbiamo presentato per la votazione sono il frutto di una collaborazione amichevole, ambiziosa e innovativa con i relatori ombra, onorevoli Gauzès, Wallis e Frassoni, e con la Presidenza portoghese e i coordinatori dei gruppi politici della commissione giuridica, onorevoli Medina Ortega e Lehne. Il mio sentito grazie va inoltre all’onorevole Maria Berger, che mi ha preceduto nel ruolo di relatore.
All’inizio, i problemi sembravano insuperabili, soprattutto per un deputato di uno degli Stati membri più nuovi dell’Unione europea. Devo sottolineare che, nel tentativo di sostituire la Convenzione di Roma sul diritto applicabile alle obbligazioni contrattuali, la Commissione europea ha dichiarato, forse con una certa ingenuità, di voler rendere comunitario uno strumento già esistente, quando di fatto stava apportando dei cambiamenti radicali. Questa situazione ha dato origine a molte critiche nei confronti della Commissione che è stata accusata di non essere riuscita a compiere una valutazione d’impatto.
Prima di prendere in considerazione l’articolo 5, che è stato il problema principale che siamo stati chiamati a risolvere, vorrei illustrare brevemente i principali risultati ottenuti. Il punto cruciale di questo regolamento non riguarda l’articolo 5, bensì l’articolo 3 – che sancisce il principio fondamentale in base al quale le parti sono indipendenti – e l’articolo 4, inerente alle norme di legge applicabile nei casi in cui le parti non abbiano espresso una scelta a riguardo. In quest’ambito, il Consiglio ha seguito l’approccio adottato dalla commissione giuridica e bisogna dire che il Parlamento e il Consiglio si sono messi a capo di questa procedura di codecisione, estendendo l’ambito di applicazione del regolamento futuro in modo da includere i contratti di assicurazione e di trasporto delle merci e chiarendo le norme sulle clausole e disposizioni imperative dominanti.
Per tornare ora alla spinosa questione dell’articolo 5, è opportuno precisare che il Parlamento ha qui ottenuto una vittoria indiscussa che riflette la collaborazione stretta e amichevole tra il relatore e i relatori ombra. Il problema riguardava il fatto che la proposta della Commissione si scontrava con la Convenzione di Roma sostenendo – seppur con certe eccezioni – che è la legge del consumatore a dover essere applicata ai contratti tra quest’ultimo e i professionisti. Il problema di questa versione dell’articolo 5 proposta dalla Commissione, riguardava gli operatori, e soprattutto quelli nel settore elettronico, che avrebbero dovuto stabilire dei termini e delle condizioni contrattuali su misura per ogni Stato membro dell’Unione. Questa situazione sarebbe risultata insostenibile per le piccole e medie imprese che non dispongono delle stesse risorse delle grandi multinazionali, e ne sarebbe risultata una barriera insormontabile per le PMI desiderose di gestire l’e-commerce nel mercato unico. Il relatore è ben cosciente del fatto che le PMI costituiscono il motore dell’economia europea e creano nuovi posti di lavoro e innovazione. Inoltre i piccoli Stati membri temevano di essere esclusi dal mercato dell’e-commerce.
La soluzione concordata infine è stata quella di riprendere una versione semplificata dell’articolo 5 della Convenzione di Roma. Il nuovo articolo 5 sancisce il principio in base al quale la legge applicabile dovrebbe essere quella del consumatore, ma le parti hanno comunque la possibilità di scegliere che legge applicare. In pratica, se si considera che la maggior parte dei contratti tra consumatori e professionisti sono standard, ovvero contratti “prendere o lasciare”, ne consegue che saranno gli operatori ad applicare la propria legge. Tuttavia, dato che l’articolo 5 prevede che la scelta della legge sia soggetta alle disposizioni imperative del paese di residenza del consumatore, la soluzione finale risulta alquanto favorevole al consumatore stesso. Per questo motivo, il nuovo articolo 5 da noi proposto fornisce una soluzione vincente per ambo le parti in quanto al consumatore viene garantita la massima tutela e alle PMI la libertà di offrire i propri prodotti e servizi in Internet sulla base di contratti regolati dalla propria legge.
Devo infine spostare la vostra attenzione su un breve considerando in base al quale la Comunità potrebbe adottare in futuro dei termini e delle condizioni standard per i contratti in forma elettronica tra consumatori e professionisti. L’ultimo fondamentale passo avanti riguarda l’inserimento dei contratti di assicurazione che, come già ricordato dal Commissario Frattini, sono stati oggetto di lunghe discussioni tra gli Stati membri, e dei contratti di trasporto delle merci.
Un ultimo punto che devo assolutamente menzionare riguarda il Regno Unito che, in un primo momento non aveva notificato il desiderio di partecipare all’adozione del regolamento a seguito delle riserve sulla Convenzione di Roma, e che ora sembra abbia deciso infine di aderire alla luce della stesura ottenuta a seguito delle negoziazioni.
Vogliamo quindi qui affidare all’Aula questo testo che rappresenta, a nostro avviso, un risultato estremamente positivo per le imprese e i consumatori oltre a essere una dimostrazione eloquente del contributo estremamente efficace che il Parlamento è in grado di dare nell’ambito della procedura di codecisione anche in casi così delicati.
Il Presidente del Consiglio ci ha garantito che se gli emendamenti nel primo gruppo della lista di voto sono adottati, potremo ottenere l’accordo in prima lettura. Questo costituirebbe un successo straordinario e inatteso per il Parlamento e la Presidenza, un successo al quale il relatore, proveniente da un nuovo Stato membro, ovvero la Romania, è lieto di aver dato il suo piccolo contributo. Al termine del mio mandato in qualità di deputato rumeno al Parlamento europeo, posso infine dichiararmi a mia volta molto soddisfatto.
Presidente. - Onorevole Dumitrescu, colgo l’occasione per augurarle ogni bene e successo nelle sue attività se dovesse lasciare questo seggio che ha occupato, in tutti questi mesi, con la massima dignità.
Klaus-Heiner Lehne, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo PPE-DE si dichiara soddisfatto del risultato di questo procedimento, in particolare per merito del relatore che, con la sua innata attitudine alla trattativa, grande pazienza e ostinata perseveranza, è riuscito a contrattare e a sigillare un compromesso approvato infine dall’intera commissione giuridica. Per questo motivo permettetemi di esprimere il più sentito ringraziamento al nostro relatore.
Il risultato evidenzia chiaramente come la pazienza si sia rivelata la politica vincente. Al posto di prendere decisioni affrettate a una lettura unica, si è rivelato più saggio optare per ulteriori negoziazioni con il Consiglio e la Commissione dato che si trattava proprio di quel genere di caso che si prestava a essere considerato a una lettura unica nell’ottica di risolvere tutte le complesse questioni in una volta sola piuttosto che perdere tempo due anni più tardi agli incontri del comitato di conciliazione che sarebbe stato chiamato a discutere ancora gli stessi problemi che stiamo esaminando oggi.
Dal mio punto di vista, l’articolo 5 rappresenta il fulcro di questo regolamento e siamo lieti di essere stati in grado di modificarne la sostanza al fine di rispecchiare l’intenzione originaria della Convenzione di Roma e cioè la ricerca di un equilibrio tra gli interessi del consumatore e quelli di colui che offre una prestazione. Sappiamo bene che, se la proposta della Commissione fosse stata approvata, ci sarebbero state serie ripercussioni sull’e-commerce e sulle piccole e medie imprese e questo avrebbe avuto un effetto negativo sulla fornitura di beni e servizi ai consumatori.
Abbiamo sempre criticato la Commissione per non essere riuscita a compiere una valutazione d’impatto nonostante gli accordi interistituzionali del dicembre 2003. Confidiamo comunque nel fatto che si sia trattata dell’ultima omissione di questo tipo e che un simile errore non venga ripetuto nelle future proposte legislative della Commissione.
Infine, vorrei semplicemente osservare che l’intera discussione sui contratti di consumo, sul principio del paese di origine e di destinazione e sulla relazione tra i fornitori di beni o servizi e i consumatori non ha fatto altro che rinforzare il messaggio più volte ripetuto dal Parlamento secondo il quale avremo alla lunga bisogno di uno strumento opzionale per il diritto contrattuale alla base delle transazioni tra stati diversi. Siamo lieti che questa necessità sia espressa nei considerando della mozione per una risoluzione che abbiamo oggi davanti.
Manuel Medina Ortega, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, ritengo che questo sia un buon esempio del corretto funzionamento delle istituzioni europee. Nonostante la complessità istituzionale che ci caratterizza, il Parlamento, la Commissione e il Consiglio stanno tutti lavorando bene a questo caso e spero che una votazione soddisfacente, durante la presente sessione parlamentare, ci permetta di raggiungere una soluzione in prima lettura senza avere ulteriori ritardi.
Ringrazio il Commissario Frattini per aver facilitato l’esito, e il relatore per il duro lavoro svolto nel raggiungere questo accordo.
Come ribadito in più occasioni, il fulcro delle discussioni in questa sede è stato l’Articolo 5 inerente alla tutela dei diritti del consumatore. A livello contrattuale, il consumatore non si trova in una posizione di uguaglianza ed è anzi solitamente svantaggiato. Per avere un esempio immediato basta prendere in considerazione una persona che deve firmare un contratto per il noleggio di un’automobile all’aeroporto: il consumatore non è in grado di leggere il contenuto del contratto, non conosce la legge applicabile per quel contratto e, a meno che non abbia una tutela legale, è in completa balia della persona che gli sta offrendo il contratto.
Questa proposta di regolamento punta a garantire un sistema di tutela del consumatore senza sacrificare i principi alla base della scelta della legge applicabile. La proposta si riflette ora nella formula suggerita dal Consiglio secondo la quale la scelta della legge non dovrebbe comportare per il consumatore la perdita della tutela garantita dalle disposizioni contrattuali inalienabili del diritto che verrebbero applicate in base al paragrafo 1 in mancanza di scelta.
In generale, il problema principale nell’Unione europea è la mancanza di armonizzazione del diritto sostanziale. Queste formule che applicano il conflitto di legge non sono altro che formule sussidiarie e noi confidiamo che la Commissione persegua la propria carica legislativa proponendo testi che offrano al consumatore una tutela materiale uniforme in tutta l’Unione europea, mettendo quindi fine al bisogno di ricorrere a queste complesse disposizioni di conflitto di leggi.
Katalin Lévai (PSE). - (HU) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, un sentito grazie. Il documento che abbiamo davanti è di estrema importanza da un punto di vista economico, sociale e politico e il suo scopo principale era quello di armonizzare il contenuto del regolamento Bruxelles I con l’opera legislativa legata a Roma II, creando un equilibrio adeguato tra i due. Come abbiamo potuto sentire dagli interventi dei colleghi membri, è emersa una buona soluzione di compromesso dovuta in particolare all’ottima collaborazione tra il Consiglio, la Commissione e il Parlamento europeo. L’Unione ha stabilito come proprio obiettivo primario la creazione di uno spazio basato sulla libertà, la sicurezza e la norma di legge e questo obiettivo richiede le soluzioni di compromesso viste qui e implica un notevole passo avanti per i consumatori. Un consumatore può convenire davanti un’azione giudiziaria solamente nel proprio paese e dunque questo tipo di soluzione per la legge contrattuale, tanto importante per la vita economica, costituisce un passo avanti qualunque cosa accada. Grazie infinite.
Andrzej Jan Szejna (PSE). - (PL) Signor Presidente, mi permetta di iniziare ringraziando il relatore per il contributo dato nell’elaborare un regolamento talmente importante per il futuro dell’Unione europea. Non dobbiamo dimenticare che la Convenzione di Roma è l’unico strumento giuridico, nell’ambito del diritto privato internazionale a livello comunitario, attualmente presente in forma di trattato internazionale.
La Convenzione ha bisogno di essere modificata in considerazione delle necessità attuali e future del mercato interno dell’Unione europea. Anche per questo motivo, il regolamento proposto è estremamente sensibile a livello politico, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei consumatori e le possibilità per le piccole e medie imprese di offrire prodotti e servizi via Internet.
La relazione che abbiamo di fronte trova un compromesso tra il dare possibilità di tutela al consumatore e facilitare le attività delle piccole e medie imprese sul mercato comune europeo. Viene inoltre trattata l’importante questione della standardizzazione delle clausole nei contratti relativi a transazioni concluse in Internet. Concordo sul fatto che la Commissione europea doveva intervenire in modo appropriato in quest’ambito; così ha fatto e accolgo il compromesso raggiunto. Desidero congratularmi nuovamente con il relatore e sostenere l’adozione del regolamento.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi alle 11.00.
(La seduta, sospesa alle 10.50, è ripresa alle 11.00)
PRESIDENZA DELL’ON. GÉRARD ONESTA Vicepresidente
6. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
Paul Rübig (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, durante la sessione tenutasi ieri in tarda serata, l’onorevole McCarthy era in possesso di un’arma qui in Parlamento. Vorrei sapere chi ha dato autorizzazione di portare un’arma in quest’Aula.
Presidente. - Questa è una buona domanda. Riferirò la questione alle autorità competenti che provvederanno a dare una risposta.
7. Tempo delle votazioni
Presidente. - L’ordine del giorno reca il Tempo delle votazioni.
(Per i risultati dettagliati della votazione: vedasi processo verbale)
7.1. Abrogazione della direttiva 84/539/CEE del Consiglio (apparecchi elettrici utilizzati in medicina umana e veterinaria) (votazione)
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. - (EN) Signor Presidente, la Commissione desidera confermare il proprio impegno di monitoraggio degli sviluppi relativi a questa direttiva e alla sua attuazione e, sulla base dei risultati di questo monitoraggio, provvederà a prendere in considerazione misure aggiuntive.
7.3. Modifica della direttiva 2003/54/CE per quanto riguarda l’Estonia (votazione)
Martine Roure (PSE). - (FR) Signor Presidente, vorrei semplicemente dire che il Parlamento europeo ha dato prova ancora una volta della propria maturità e senso di responsabilità e mi rivolgo al Consiglio, che non è qui presente, per invitarlo a seguire il nostro esempio. Siamo effettivamente giunti a un testo che gode dell’approvazione unanime praticamente di tutta la nostra commissione e di questo possiamo essere orgogliosi. Un ringraziamento va a tutti i colleghi membri della commissione.
7.9. Trattamento delle questioni pregiudiziali concernenti lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia (votazione)
Dichiarazione della Commissione La Commissione sta preparando una proposta legislativa, che fa parte del programma legislativo 2008, per modificare il sistema di farmaco-vigilanza dei medicinali per uso umano. Assisteremo a una radicale revisione del titolo IX (“Farmaco-vigilanza”) della direttiva 2001/83/CE.
Con questa proposta, la Commissione si impegna a proporre il ricorso alla procedura di regolamentazione indicata negli articoli 5 e 7 della decisione 1999/468/CE inerente all’adozione di misure definitive di tutela della salute pubblica nel rispetto delle autorizzazioni all’immissione in commercio che potrebbero rendersi necessarie a seguito del risultato della stima dei dati relativi alla farmaco-vigilanza (misure fornite nella nuova proposta per modificare o sostituire il quarto comma dell’articolo 107, paragrafo 2, della direttiva 2001/83/CE).
In proposte future, la Commissione intende anche mantenere la situazione esistente per la quale, in base all’articolo 107, la Commissione potrebbe richiedere agli Stati membri di intraprendere delle misure temporanee con effetto immediato, senza far ricorso a una procedura di comitato, nel caso si rendesse necessaria un’azione d’urgenza al fine di tutelare la salute pubblica. Si farà comunque ancora ricorso alla procedura di gestione indicata negli articoli 4 e 7 della decisione 1999/468/CE riguardanti ogni altra presa di posizione di una natura individuale in relazione alle autorizzazioni all’immissione in commercio di medicinali.
7.13. Modifica della direttiva 2004/49/CE relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie (votazione)
Gisela Kallenbach (Verts/ALE). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che il compromesso raggiunto tra la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, il Consiglio e la Commissione rappresenti un successo significativo in quanto ci ha permesso di ottenere un risultato in prima lettura sulla spinosa questione inerente l’acquisizione e la detenzione di armi. Desidero ringraziare sentitamente tutti quanti hanno portato il loro contributo.
– Dopo la votazione
Arlene McCarthy (PSE). - (EN) Signor Presidente, l’onorevole Rübig mi ha già accusata due volte di aver introdotto un’arma da fuoco in aula. Vorrei chiarire che i servizi di sicurezza erano concordi e la Presidenza era a conoscenza del fatto.
Prima di questa votazione, questa non era considerata un’arma. Ora che l’Assemblea l’ha dichiarata tale, provvederò a consegnarla alle autorità!
Presidente. - Sono convinto che la nostra unica arma qui sia la nostra forza di convinzione.
7.16. Legge applicabile alle obbligazioni contrattuali (Roma I) (votazione)
- Prima della votazione sull’articolo 5, emendamento 77
Cristian Dumitrescu, relatore. − (FR) Signor Presidente, avevo già chiesto la parola, ma l’avete ceduta prima all’onorevole McCarthy, fatto comprensibile dato che bisognerebbe dare la precedenza alle signore.
Detto questo, stiamo iniziando una votazione e io vorrei pregarvi di iniziare con l’articolo 5 e l’emendamento n. 77.
Propongo di rifiutare l’emendamento del gruppo GUE in modo da poter votare un blocco nato dal compromesso raggiunto con tutti gli altri gruppi politici. In questo modo, grazie alla decisione del Consiglio e della Commissione, possiamo sperare di giungere a un’approvazione in prima lettura. Grazie.
Presidente. - Onorevole Dumitrescu, approvo la sua proposta dato che rispecchia esattamente quello che volevo suggerire.
7.17. Alimenti e mangimi geneticamente modificati (competenze d’esecuzione della Commissione) (votazione)
Jo Leinen, relatore. − (DE) Signor Presidente, grazie al modo veramente efficace e impegnato con cui la Presidenza portoghese ha condotto le negoziazioni su questa difficile questione, siamo oggi in grado di adottare questa risoluzione in prima lettura. E tutti gli emendamenti al compromesso sono registrati nella sessione 1, a testimonianza del fatto che tutti gli altri emendamenti sono decaduti.
Questo regolamento permetterà finalmente ai partiti politici europei di prendere parte alle elezioni a livello europeo. Questo potrebbe sembrare perfettamente normale, ma finora non lo era. La mia speranza è che questo nuovo regolamento possa veramente permettere alle dieci famiglie di partiti politici di portare una ventata di dinamismo nelle prossime elezioni europee che si terranno nel 2009. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa legislazione.
(Applausi)
7.19. Residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi (competenze d’esecuzione della Commissione ) (votazione)
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. - (EN) Signor Presidente, la Commissione desidera ringraziare il Parlamento europeo per l’apporto costruttivo dato, e accoglie l’ottimo compromesso raggiunto. Come parte di questo compromesso, la Commissione concorda nell’esprimere la seguente dichiarazione:
“I termini ordinari della procedura di regolamentazione con controllo sono riportati nell’articolo 5 bis°, paragrafi 3 e 4 della decisione 1999/468/CE. Una deroga dei paragrafi 3 e 4 potrebbe essere accordata a seguito di casi eccezionali dovutamente comprovati. L’obiettivo di ridurre i termini della procedura di regolamentazione con controllo, espresso nella proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio a modifica del regolamento (CE) n. 396/2005 concernente i massimi livelli di residui di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi riguardo le competenze d’esecuzione della Commissione, è quello di completare il processo dalla richiesta per un livello massimo di residui all’attuazione in un arco di tempo inferiore a un anno. Queste modifiche si rendono necessarie al fine di dare consistenza al termine ultimo proposto di un anno per l’autorizzazione di prodotti antiparassitari inserito nella proposta di regolamentazione del Parlamento europeo e del Consiglio inerente all’introduzione di prodotti antiparassitari sul mercato.
La Commissione europea valuterà l’adeguatezza della riduzione dei termini di procedura di regolamentazione con controllo alla luce dell’esperienza biennale fatta con la procedura di autorizzazione nella proposta di regolamentazione del Parlamento europeo e del Consiglio inerente l’introduzione sul mercato di prodotti antiparassitari e tenendo in debita considerazione l’esperienza maturata a seguito dell’adozione di queste procedure nel Parlamento europeo e nel Consiglio.”
7.20. Nomina di un membro della Corte dei conti (David Bostock) (votazione)
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). - (FR) Signor Presidente, al paragrafo 9 vorrei sostituire il punto:
(EN)“si compiace della disponibilità delle autorità georgiane ad autorizzare gli osservatori internazionali a monitorare le elezioni” con “si compiace della richiesta da parte delle autorità georgiane di osservatori internazionali per monitorare le elezioni”.
(FR) Con questa modifica il testo riflette esattamente quanto sta avvenendo oggi.
(L’emendamento orale è accolto)
– Prima della votazione sull’emendamento n. 4
Vytautas Landsbergis (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, alla fine del testo che si è proposto di inserire dopo il paragrafo 10 e che viene indicato nella lista di voto come emendamento n. 4, l’espressione “l’approccio adottato dalla Russia” non è specifica. Questo approccio è positivo o negativo? A tal proposito propongo di inserire il termine “deplorabile”, rendendo quindi l’espressione “l’approccio deplorabile adottato dalla Russia…”. Chiedo ai membri di sostenere questo chiarimento.
Presidente. - Onorevole Landsbergis, abbiamo un dubbio: si sta riferendo al paragrafo 10 o all’emendamento n. 4?
Vytautas Landsbergis (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, in base alla lista di voto dovrebbe trovarsi dopo il paragrafo 14. Si tratta del paragrafo 14a corrispondente all’emendamento n. 4 dell’onorevole Gahler e colleghi.
Presidente. - La questione è ora chiarita, grazie.
(L’emendamento orale è accolto)
– Prima della votazione sul considerando D
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). - (FR) Signor Presidente, sempre allo scopo di precisare desidererei aggiungere il termine della polizia dopo reparti di sicurezza, rendendo il testo come segue:
(EN) “considerando che i sei giorni di manifestazioni dell’opposizione sono culminati nella violenza quando i reparti di sicurezza della polizia” eccetera.
(L’emendamento orale è accolto)
– Prima della votazione sul considerando G
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). - (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta allo scopo di essere chiari e in quanto c’è al momento un’inchiesta in corso, vorrei cancellare il riferimento al 90 per cento e quindi vorrei togliere l’espressione
“e che il 90%” e sostituirla con “parte”, di modo da ottenere “e che parte delle apparecchiature di trasmissione…” eccetera.
(L’emendamento orale è accolto)
– Prima della votazione sul considerando H
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). - (FR) Signor Presidente, la costituzione della Georgia include i termini “referendum” e “plebiscito” che non hanno lo stesso significato. Per questo motivo propongo di sostituire il termine “referendum” con “plebiscito” in modo da essere in linea con la costituzione georgiana.
(L’emendamento orale è accolto)
– Prima della votazione sul considerando J
Hannes Swoboda (PSE). – (EN) Signor Presidente, dato che gli eventi recenti hanno avuto anche cause sociali, sarebbe opportuno fare almeno un riferimento neutrale alle stesse. Vorrei quindi presentare un emendamento orale come segue: “considerando che le riforme economiche e sociali intraprese dalla Georgia dovrebbero elevare le condizioni di vita di un’ampia parte della popolazione”.
(L’emendamento orale è accolto)
7.29. Approvazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione da parte del Parlamento europeo (votazione)
Jo Leinen, relazione. − (DE) Signor Presidente, con questa risoluzione stiamo creando la premessa per la proclamazione solenne, il 12 dicembre a Strasburgo, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione da parte di tutte e tre le istituzioni.
Vorrei richiamare la vostra attenzione sull’importanza dell’emendamento n. 3, che io personalmente appoggio e che invita la Gran Bretagna e la Polonia a compiere il massimo sforzo per riconsiderare e correggere la loro decisione di non partecipazione. Quando si tratta di diritti e libertà fondamentali, l’UE deve poter parlare con una sola voce sia al proprio interno che all’esterno. Per questo motivo l’emendamento n. 3 assume un’importanza fondamentale!
7.30. Principi comuni di flessicurezza (votazione)
Stavros Lambrinidis (PSE). – (EL) Signor Presidente, vorrei semplicemente evidenziare che la traduzione greca di questo testo presenta seri problemi, in particolar modo per quel che concerne i considerando nn. 4, 5, 6, 8, l’articolo 20 eccetera, per i quali fa fede la versione inglese del testo.
Presidente. – Onorevole Lambrinidis, concordo con la sua opinione. La flessibilità non dovrebbe estendersi fino agli errori linguistici.
7.31. Una nuova politica comunitaria per il turismo: una partnership più forte per il turismo europeo (votazione)
David Martin (PSE). - (EN) Signor Presidente, molto brevemente desidero sottolineare che il gruppo PPE-DE considera il paragrafo 4 come il punto chiave di questa relazione. Avremmo votato a favore dello stesso, ma non in presenza di un ampio consenso alla relazione e per questo proponiamo l’astensione. Invito i membri del gruppo PSE ad astenersi dal voto su questo paragrafo.
Presidente. - L’Aula ne prende buona nota.
– Prima della votazione sull’emendamento n. 18
David Martin (PSE). - (EN) Al fine di ottenere un consenso, proponiamo di sostituire il termine “revisione” con “valutazione” nel punto in cui si legge “l’opportunità di operare una revisione delle regole riguardanti le misure di difesa commerciale”.
(L’emendamento orale è accolto)
7.33. Dare slancio all’agricoltura africana – Proposta per lo sviluppo agricolo e la sicurezza alimentare dell’Africa
Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signor Presidente, la relazione Leinen mette ancora più in evidenza il nocivo sistema di self-service che questa Unione europea sta sviluppando in tutti i partiti politici. A mio avviso, è tipico che addirittura le campagne elettorali a livello europeo siano ora finanziate dal contribuente, campagne che sono ovviamente lanciate a nome dei partiti europeisti in quanto, come sappiamo, lo sbarramento è impostato appositamente in alto e per gli euroscettici è di fatto impossibile soddisfare i criteri per il finanziamento. Si tratta dell’ennesimo caso di furto fiscale mascherato e spacciato in quest’Aula per democratizzazione. Coloro che si sono serviti da soli e si sono serviti del denaro del fondo comunitario sono le stesse persone che hanno rifiutato apertamente un referendum democratico in Francia, nei Paesi Bassi e precedentemente in Danimarca, e che continuano a rifiutarlo ancora oggi. Sono le stesse persone secondo le quali i nostri cittadini non hanno il diritto di esprimere la propria opinione sull’adesione o meno della Turchia all’UE. Per l’amor del cielo, facciamoli smettere di parlare di democratizzazione e facciamoli smettere di spacciare la loro sete di denaro per desiderio di aiutare la società.
Philip Claeys (NI). - (NL) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Roure per diversi motivi basilari. Uno di questi è il fatto che gli Stati membri sono perfettamente in grado di assicurare la tutela contro il razzismo con le proprie leggi. In altre parole, l’azione dell’UE a tal proposito non è sostanzialmente in linea con il principio di sussidiarietà e la direttiva quadro costituisce a sua volta un attacco alla libertà di espressione. Se da un lato è accettabile lottare contro il razzismo, ovvero quel razzismo che si fonda su un uso specifico della violenza o su un incitamento a compierla, dall’altro non è accettabile che questo concetto sia confuso con un legittimo discorso pubblico, quale ad esempio l’opposizione all’immigrazione di massa o all’islamizzazione o la difesa dell’identità nazionale.
Jean-Louis Bourlanges (ALDE). – (FR) Signor Presidente, come tutti gli onorevoli colleghi, ho votato a favore della relazione dell’onorevole Roure relativa alla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale. Il mio voto è stato determinato innanzitutto dal fatto che ne approvo gli orientamenti, ma anche dalla posizione del relatore e della commissione per le libertà civili che hanno proposto una relazione orientata alla tutela della libertà di pensiero, di ricerca e di espressione. Ogni decisione di questo tipo comporta un rischio e cioè quello di dare a un’autorità politica il diritto di dire alle persone ciò che è lecito pensare, dire o scrivere.
Nel mio Paese, abbiamo assistito ad alcune leggi poco opportune: l’onorevole Gollnisch, ad esempio, voleva far inserire nei programmi scolastici dei riferimenti adulatori all’azione coloniale della Francia. In modo ancora più astuto, alcune leggi estremamente chiare, quali quella dell’onorevole Taubira, sono state mal interpretate o sfruttate per portare avanti procedimenti penali ingiustificati contro opere storiche la cui obiettività, rigore intellettuale e qualità accademica in generale erano stati universalmente accolti dagli storici.
L’opinione che abbiamo adottato pare poter prevenire abusi di questo genere, in primo luogo, perché riconosce formalmente la libertà di espressione quale diritto fondamentale e, in secondo luogo, perché la decisione quadro non ha lo scopo di punire eventuali commenti, analisi o opinioni, bensì l’istigazione all’odio che è un concetto completamente diverso. Ci auguriamo che tutti gli Stati membri e i gruppi politici possano adottare lo stesso approccio saggio ed equilibrato come ha fatto il nostro relatore.
Koenraad Dillen (NI). - (NL) Signor Presidente, io ho votato contro la relazione Leinen sul finanziamento dei partiti politici a livello europeo in quanto non è accettabile che i fondi europei vengano destinati ad associazioni politiche europee esistenti discriminando quindi quei gruppi che non avvertono la necessità di organizzarsi a livello europeo. Considero inoltre alquanto cinico il fatto di presentare il finanziamento europeo per le campagne elettorali e per ogni sorta di fondazione politica europea come un rafforzamento della democrazia in Europa. Perché, come appena sostenuto dall’onorevole Claeys, qui succede che i partiti coinvolti sono esattamente quelli che ci hanno sempre detto di ignorare l’astensionismo di Francia e Paesi Bassi in merito alla Costituzione europea e di continuare semplicemente con il processo di ratifica, e sono quegli stessi partiti che non si sono nemmeno mai espressi chiaramente sulla questione di un referendum per l’adesione della Turchia. E questo rappresenterebbe dunque un rafforzamento della democrazia in Europa. Ma il finanziamento, chiaramente, è appropriato solamente per quei partiti la cui idea di Europa è politicamente corretta. Ecco il motivo per cui ho votato contro.
Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signor Presidente, dato che ho già ampiamente criticato la prima relazione dell’onorevole Leinen, vorrei semplicemente far eco all’opinione dell’amico Philip Claeys che ha in effetti risposto adeguatamente all’inconsueto commento dell’onorevole Bourlanges. Le nozioni di razzismo da un lato e di legittimo discorso pubblico dall’altro si stanno confondendo completamente. Questo appare evidente dai commenti del Centro europeo di monitoraggio del razzismo che sostiene che l’islamofobia è una nuova forma di discriminazione e che la risposta alle vignette danesi è una normativa contro la blasfemia. Nel momento in cui sappiamo che il discorso pubblico normale inerente l’islam e l’islamizzazione può essere interpretato come istigazione all’odio nei confronti dei musulmani, ciò diventa estremamente pericoloso. Per tutti questi vari motivi, consideriamo l’intero discorso inaccettabile e abbiamo votato contro entrambe le relazioni Leinen e Roure.
Philip Claeys (NI). - (NL) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Leinen in quanto le norme sul finanziamento dei partiti a livello europeo, che già giudicavo inaccettabili in sé, si stanno allargando. Per qualificare, è necessario applicare non solo criteri numerici ma anche ideologici con la conseguenza che i partiti controcorrente non avrebbero nessuna possibilità. I partiti e gruppi costituiti decidono chi riceverà il finanziamento e non c’è nemmeno una disposizione che permetta di far appello contro queste decisioni.
Dobbiamo anche essere consapevoli del processo decisorio rampicante o tipica “tattica del salame” messa qui in atto. Il principio del finanziamento ai partiti a livello europeo era stato cautamente sollevato qualche anno fa e, all’epoca, era stato espressamente deciso che il denaro non doveva servire a finanziare le campagne elettorali. E ora? Le campagne elettorali verranno finanziate in ogni caso. E, in aggiunta a questo, il denaro verrà destinato a ogni sorta di fondazione politica. Alla luce di queste circostanze, Signor Presidente, comprenderà il motivo per cui ho votato contro questa formula di self-service.
Sylwester Chruszcz (NI). - (PL) Signor Presidente, oggi ho votato a favore dell’adozione della risoluzione della situazione in Georgia e desidero esprimere la mia forte preoccupazione per quanto accaduto recentemente a Tbilisi e per la violenza da parte delle forze di sicurezza.
La situazione in questa regione necessita di un dialogo tra tutte le parti, compresi i leader dell’opposizione. La comunità internazionale, alla quale fanno parte l’Unione europea e la Federazione Russa, deve fare il possibile per garantire che le prossime elezioni in Georgia si svolgano in modo democratico nel rispetto dei diritti umani e della libertà dei mezzi d’informazione.
Mi ha comunque sorpreso vedere che i membri del gruppo UEN hanno chiesto di eliminare una frase nel paragrafo C relativa alla liberazione delle persone considerate prigionieri politici.
Signor Presidente, credo non abbiate sentito il mio nome correttamente all’inizio, dopo l’introduzione più lunga. Per questo motivo non ero sicuro che mi fosse già stata data la parola.
Jaroslav Zvěřina (PPE-DE). – (CS) Non condivido l’entusiasmo per questo testo che prevale qui in linea generale. A mio avviso, i dieci comandamenti di Dio, che Mosè ha trasmesso al mondo molto tempo fa, devono essere considerati validi nel campo dei diritti dell’uomo e, ovviamente, devono essere ritenuti validi anche i contenuti della Dichiarazione delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo.
Il nostro più grande valore dev’essere la libertà dell’individuo che deve essere limitata solamente per prevenire che la stessa prevarichi quella degli altri. Nello specifico, alcune disposizioni inerenti i diritti sociali non sono qui definite chiaramente e risultano di difficile interpretazione. Questo riguarda principalmente i provvedimenti relativi alla non discriminazione e quei diritti quali il diritto palese degli anziani di partecipare alla vita sociale e culturale. Sono convinto che le verità palesi non dovrebbero avere nulla a che vedere con i mezzi legislativi. Il provvedimento inerente ai diritti dei lavoratori finisce col creare problemi piuttosto che principi chiari.
A mio avviso, l’Unione europea non è semplicemente un bacino di operai in affitto. Per questo motivo, se non si dà sufficiente attenzione alla tutela della proprietà privata e ai diritti dei proprietari e delle imprese, la Carta opera in modo poco equilibrato. Sono giunto alla conclusione che l’esistenza di questa carta non è fondamentalmente essenziale alle nostre vite.
Seán Ó Neachtain (UEN). – (GA) Signor Presidente, io voto a favore di questa relazione in quanto credo fermamente che il Trattato di riforma, altrimenti detto Trattato di Lisbona, dia statuto giuridico alla Carta dei diritti fondamentali con i suoi 54 diritti individuali compresi il diritto alla vita, la proibizione della tortura, l’uguaglianza davanti alla legge, il rispetto della vita familiare e il diritto alla giustizia.
Credo che la maggior parte della popolazione in Irlanda sia a favore di questa Carta, così come lo è il governo, considerando che la Costituzione europea è stata approvata un paio di anni fa.
Signor Presidente, in Irlanda saremo chiamati a indire un referendum sulla riforma europea, ovvero sul Trattato di Lisbona, e se questo va a buon fine, dovremo preparare una campagna chiara, trasparente, visibile e professionale. Credo che il voto favorevole degli irlandesi dipenderà molto dall’azione intrapresa dall’Europa per garantire il pieno rispetto dei diritti dell’uomo nel Trattato.
Kathy Sinnott (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, l’articolo 3(d) della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione consente la clonazione a scopo terapeutico, vietando solamente quella a scopo riproduttivo. Tale affermazione contrasta con la Dichiarazione sulla clonazione umana emessa dalle Nazioni Unite l’8 marzo 2005 in cui veniva riconosciuta la necessità di vietare ogni forma di clonazione umana. La clonazione, qualunque sia lo scopo per cui viene fatta, distrugge esseri umani allo stato embrionale e io non posso votare a favore di questo. Avrei voluto sostenere l’articolo 26 inerente ai diritti di inserimento delle persone con disabilità.
Frank Vanhecke (NI). - (NL) Signor Presidente, non voglio che ci sia qui alcun fraintendimento. Il fatto che io abbia votato contro la relazione di Leinen sui diritti dell’uomo non significa che io non voglia che i cittadini europei abbiano più diritti e libertà fondamentali, anzi. Mi sono spesso espresso a favore della libertà di espressione e contro le leggi che puntano ad ammutolire i cittadini, sia dentro che fuori quest’aula. Ma il punto è che questa relazione non riguarda le libertà fondamentali. I cittadini europei, fortunatamente, godono già di molti diritti e libertà estremamente fondamentali con i quali far fronte agli abusi nel loro stesso paese e a livello di Unione europea. Ho espresso un voto contrario in quanto il rendere questa Carta vincolante costituisce di fatto un enorme passo avanti a favore di un’Europa federale. Io sono a favore dell’Europa come confederazione di nazioni libere e, di conseguenza, ho votato contro questa relazione sui diritti fondamentali senza, naturalmente, essere contrario ai diritti basilari in sé.
Mario Borghezio (UEN). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, sette ore passate nei sotterranei in una cella del Palazzo di giustizia belga, grazie al sindaco di Bruxelles e al silenzio delle competenti autorità, mi hanno fatto riflettere molto sui diritti fondamentali.
Io punto il dito, e per questo la delegazione della Lega Nord ha votato contro la Carta dei diritti, sulla scarsa attenzione che vi è stata in ordine ai pericoli insiti nell’articolo 10. Nulla quaestio sulla libertà di religione, ma la libertà dei riti, senza limiti? I limiti che nella Costituzione del mio paese in Italia ci sono: limiti della decenza pubblica, della sicurezza e dell’ordine pubblico.
L’Unione europea sa che vi sono episodi di antropofagia? Sa che cosa sono i riti voodoo? Credo che abbiano fatto bene i colleghi fiamminghi a ricordare con parole chiare l’ambiguità di questi testi che l’Unione europea emette per esempio contro l’islamofobia. Ma non si parla mai della cristianofobia, del razzismo anti-bianco. Sono fenomeni reali e allora l’Unione europea dovrebbe badare anche a questi rischi e a questi pericoli e tutelare i cittadini autoctoni, la sua cultura e le sue tradizioni, l’identità dei popoli europei, se vogliamo l’Europa dei popoli, e non l’Europa che diventa un melting pot, nel quale non vengono tutelati veramente i diritti fondamentali.
Noi ne siamo testimoni, noi che siamo stati sbattuti in galera nel silenzio dell’Europa per aver difeso le nostre idee e i diritti dei cittadini europei.
Francesco Enrico Speroni (UEN). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io ho votato contro la relazione sulla Carta dei diritti fondamentali, non certo perché io sia contrario a questi diritti, ma per sottolineare un’ambiguità, un pericolo insito proprio nella formulazione di questi diritti, in particolare – come ha già ricordato il collega Borghezio – all’articolo 10, dove la libertà di culto religioso, di pratiche e di riti religiosi non incontra nessun limite.
Quindi potrebbero benissimo essere autorizzate, essere praticate appunto delle pratiche sataniche, dei riti voodoo, dei riti contrari all’ordine pubblico, contrari al buon costume, contrari ad altri diritti che però qui non trovano alcun limite. Un eventuale ricorso alla Corte di giustizia del Lussemburgo, stando alla lettera del testo, non potrebbe far altro che dar ragione a chi praticasse questi riti, contrari a certe tradizioni ma anche al buon senso.
Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, in questa miniseduta plenaria, il gruppo PPE-DE ha deciso di esprimersi a favore della relazione Lipietz sul commercio e il cambiamento climatico. La relazione risulta valida e si concentra su molte delle preoccupazioni che tutti condividiamo. In ogni caso, abbiamo deciso di esprimere parere contrario su alcuni emendamenti ai paragrafi, in quanto siamo convinti che il surriscaldamento globale debba essere affrontato con misure sostenibili che non vadano a influire negativamente sulla crescita economica o sulle prospettive a lungo termine del modello sociale europeo.
In qualità di gruppo politico, siamo molto sensibili alla questione del cambiamento climatico. L’Unione europea ha dato l’esempio nel proporre soluzioni ad ampio raggio su come far fronte al cambiamento climatico. Siamo convinti che le proposte dell’Unione siano diventate il punto di riferimento di ogni discussione futura, e crediamo che le stesse siano compatibili con il nostro modello economico.
Riteniamo che il commercio mondiale sia stato d’aiuto all’economia mondiale, ma al contempo riconosciamo la necessità di fare qualcosa in più, in particolare nel settore dei trasporti in modo da ridurre le emissioni nocive. Ciononostante, il commercio mondiale in quanto tale non deve essere intaccato.
Brian Simpson (PSE), per iscritto. - (EN) Voterò a favore di questa relazione in quanto consente infine agli Stati membri e, in particolare al Regno Unito, di continuare a servirsi di misure imperiali.
Personalmente, prediligo il sistema metrico, ma ci sono degli spazi in cui il tipo di lavoro da svolgere impone l’utilizzo di unità di misura del sistema imperiale. Non mi riferisco alla vendita di ortaggi, ma a professioni quali il rinnovo dei mezzi di trasporto di interesse storico e protetto e, in particolare, delle ferrovie storiche.
Vorrei sottolineare che non tutti, nel Regno Unito, si servono delle unità di misura del sistema imperiale. Il gioco del rugby ha iniziato a usare il sistema metrico anni fa.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. - (EN) E’ ora evidente che, nonostante i più deplorevoli tentativi da parte di alcuni di denigrare l’Unione europea per la questione delle unità di misura, l’UE è riuscita a gestire la questione in modo pratico. Da qualche tempo, i cittadini britannici utilizzano le unità di misura imperiali in concomitanza con il sistema metrico. Sebbene le scuole facciano oggi riferimento al sistema metrico e molti siano cresciuti con queste unità di misura, il principio di utilizzo delle misure imperiali resta vivo per molti altri. Questa posizione è accolta e dovrebbe tranquillizzare chi era rimasto confuso da rapporti stampa precedenti che indicavano il contrario.
David Martin (PSE), per iscritto. - (EN) Il Libano è oggi uno dei paesi più indebitati al mondo e la garanzia di un’assistenza macrofinanziaria da parte dell’UE è pienamente giustificata. In ogni caso, devono essere messe in chiaro delle condizioni che assicurino che le finanze dell’UE siano propriamente calcolate e che la frode o la cattiva gestione vengano trattate con tolleranza zero. E’ opportuno notare come ancora una volta sia l’UE a pagare il conto per gli attacchi di Israele ai paesi confinanti.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Dobbiamo garantire che la giustizia in Europa non rimanga ristretta nei confini nazionali che di fatto sono già scomparsi fisicamente tra gli Stati membri.
E’ fondamentale garantire un trattamento paritario per tutti i cittadini dell’UE, qualunque sia la loro nazionalità o il paese di residenza. Una persona indagata non residente nella Stato in cui si tiene il processo non deve ricevere un trattamento diverso da quello riservato all’indagato ivi residente.
Attualmente le misure cautelari non detentive non possono essere recepite o trasferite tra gli Stati membri in quanto non vi è un reciproco riconoscimento di tali misure. Questo fatto ostacola la tutela giudiziaria dei diritti dei singoli.
Per questo motivo, sono a favore di questa proposta di decisione quadro sull’ordinanza cautelare europea nel corso delle indagini preliminari che dovrebbe consentire il riconoscimento delle ordinanze cautelari adottate durante le indagini preliminari, permettendo agli indagati di tornare allo Stato membro dove sono residenti durante la fase di indagine preliminare.
Questo riduce l’ambito di applicazione degli arresti (specialmente nei casi di reati minori) e incoraggia al contempo una cooperazione giudiziaria più efficace.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Come in precedenza, questa decisione quadro del Consiglio sull’ordinanza cautelare europea nel corso delle indagini preliminari tra gli Stati membri, che la relazione del Parlamento europeo ha appena approvato, è parte di un tentativo di rafforzare e portare a realizzazione uno “spazio comune europeo di giustizia” sulla scia dei programmi di Tampere e dell’Aia che miravano a “un’Europa senza frontiere (interne)”.
Tra gli altri aspetti, la proposta di una decisione quadro e la relazione sono a favore dell’estensione dell’uso del mandato d’arresto europeo per coprire tutti i reati (senza stabilire una soglia).
Queste e altre misure programmate hanno lo scopo di estendere l’ambito di applicazione per l’armonizzazione del diritto penale nei vari Stati membri dell’UE, di rafforzare la natura federalista dell’Unione Europea e di far progredire e attingere forza dal Trattato di “riforma” che toglie dagli Stati nuovi spazi di giurisdizione nelle questioni giuridiche e private.
Patrick Gaubert (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Dopo più di cinque anni di negoziazioni, il Consiglio ha finalmente raggiunto un accordo sulla decisione quadro inerente alla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale. Se da un lato possiamo accogliere questo passo in avanti, dall’altro dobbiamo comunque deplorare il fatto che questo sia avvenuto al prezzo di una tutela minima.
Come rilevato dalla relazione dell’onorevole Roure, la decisione quadro stabilisce solamente un livello minimo di armonizzazione, e la sua efficacia e ambito di applicazione sono stati pesantemente limitati dalle numerose deroghe previste.
Nonostante gli sforzi compiuti dal Parlamento europeo, consultato in materia, per dare maggior peso a questo testo, la decisione quadro manca di ambizione e non è all’altezza della sfida imposta ovvero la lotta al razzismo e il garantire che i valori universali vengano condivisi.
Questa decisione quadro deve essere percepita come un primo passo verso una migliore lotta contro il razzismo e la xenofobia su scala europea e un’armonizzazione massima nel settore.
Nonostante queste carenze, ho votato per l’adozione di questa relazione nella plenaria in quanto è di estrema importanza per l’Unione europea, e il Parlamento europeo in particolare, al fine di lanciare un messaggio politico forte a favore dei diritti fondamentali.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Sostengo l’opinione di minoranza espressa ufficialmente dall’onorevole Dillen. La direttiva quadro sull’incriminazione di “talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia” è una legge europea liberticida che va a scapito della libertà di pensiero ed espressione allo stesso modo delle leggi Gayssot o Taubira in Francia.
D’ora in avanti nessun discorso politico a difesa dell’identità nazionale, o intervento a espressione di orgoglio per la storia del paese, o di opposizione alle ondate migratorie e alla minaccia universale alla libertà causata dall’inarrestabile processo di islamizzazione in atto nel nostro continente potrà sfuggire l’ira della polizia del pensiero. Ancora una volta, l’Europa non si sta schierando dalla parte dei cittadini autoctoni, in quanto chi ha disegnato questa direttiva e i membri del Parlamento europeo che l’hanno appena approvata hanno già stabilito nelle loro menti chi siano i criminali dichiarati e chi le presunte vittime.
Per quanto riguarda l’armonizzazione del diritto penale, in un periodo in cui le armi da fuoco vengono scagliate contro le forze di polizia nelle periferie francesi, il nostro continente è ancora sotto la minaccia di massacro da parte dei terroristi e i criminali incalliti approfittano dell’abolizione dei confini nazionali per commettere crimini orribili da un paese all’altro, in questo periodo, abbiamo cose più urgenti da fare che comprendere la dittatura intellettuale e giudiziaria di coloro che sostengono tutto ciò che è straniero e la multiculturalità forzata
Carl Lang (NI), per iscritto. – (FR) La relazione dell’onorevole Roure si pone l’obiettivo della lotta contro il razzismo, uno scopo encomiabile che viene purtroppo usato per applicare una politica discriminatoria nei confronti dei nazionalisti dei nostri Stati membri che stanno diventando cittadini di seconda classe nei loro stessi paesi.
Due fatti di cronaca avvenuti la scorsa domenica testimoniano quanto espresso. L’omicidio di una giovane francese, Anne-Lorraine Schmitt, per mano di uno stupratore condannato di origine turca non ha ricevuto l’attenzione dei media come è invece successo per la morte, il medesimo giorno, di due “giovani”, Moushin e Larami, che si sono scontrati con un’auto della polizia mentre guidavano a velocità elevata e senza casco una minimoto non omologata. I telegiornali hanno dedicato ampio spazio a questo incidente e il Presidente della repubblica francese ha fatto visita ai genitori dei due adolescenti.
Per ottenere l’attenzione dello Stato è dunque necessario mettere a ferro e fuoco una città come fatto dalla gentaglia che pretendeva di vendicare la morte dei loro “amici” Moushin e Larami? Perché le vittime innocenti ricevono meno attenzioni dei delinquenti? E’ ormai ora di mettere fine a queste ingiustizie: il lassismo delle autorità, la folle politica di immigrazione portata avanti negli ultimi 30 anni e il presunto antirazzismo che in Francia pare più un perfetto razzismo antifrancese.
Martine Roure (PSE), per iscritto. – (FR) L’Unione europea non è soltanto un mercato unico; essa rappresenta, in particolar modo, l’unione di popoli che condividono gli stessi valori e, in primo luogo, la tutela dei diritti fondamentali. L’adozione della decisione quadro sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale era, per questo motivo, una necessità urgente.
L’Europa si sta muovendo nella lotta contro il razzismo e la discriminazione e, per questo motivo, si rende necessario uno strumento in grado di garantire lo stesso livello di protezione in tutti gli Stati membri contro gli atti di razzismo e xenofobia. E’ nostro dovere stabilire un giusto equilibrio, garantendo un’entità della pena equivalente per frasi e azioni che istighino alla violenza e all’odio, e assicurando al contempo il diritto alla libertà di espressione. Rispettiamo dunque, ad esempio, le tradizioni nazionali quando si tratta di condannare la tesi revisionista.
In ogni caso, deploro che la portata di questa proposta sia stata limitata dalla norma dell’unanimità in seno al Consiglio, e invito caldamente gli Stati membri ad andare oltre, assieme al Parlamento europeo, nel momento in cui questo testo verrà riesaminato.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. − (SV) La relazione dell’onorevole Roure ci ha dato molto da pensare. Naturalmente, approvo pienamente l’ambizione di combattere il razzismo e la xenofobia – qualunque sia la loro origine – su più fronti, e ci sono buone basi per discutere la legislazione a livello di UE. Le idee, siano esse buone o cattive, viaggiano rapidamente da un confine all’altro e tra la gente e la tutela giurisdizionale in Europa non è uniforme.
Al contempo, abbiamo motivo per essere cauti quando si tratta di armonizzare il diritto penale, non da ultimo in un settore che ha implicazioni costituzionali. La Svezia ha un atteggiamento aperto nei confronti della libertà di espressione, di stampa e di religione, atteggiamento non condiviso, per ovvi motivi, in alcune parti dell’Europa. La decisione del Consiglio, scrupolosamente negoziata e messa in atto durante la Presidenza tedesca, garantisce un minimo livello di protezione. La relazione dell’onorevole Roure cercava di fare un passo avanti e conteneva diverse considerazioni alquanto poco chiare. In conclusione, ho quindi votato contro questa relazione.
La libertà di espressione non può ovviamente essere assoluta, ma questa affermazione non spiega comunque che tutte le restrizioni debbano essere particolarmente ben motivate.
Marie-Hélène Descamps (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Il testo che abbiamo adottato oggi segna un traguardo importante per il settore dei mezzi audiovisivi e per i cittadini europei.
Esso rappresenta il risultato di lunghe negoziazioni nelle quali il Parlamento ha svolto un ruolo di spicco.
La proposta originale della Commissione europea ne risulta sensibilmente migliorata, in particolare grazie all’estensione del campo di applicazione della direttiva ai nuovi media e alla concretizzazione della promozione di opere audiovisive europee.
Questi punti garantiscono ai media audiovisivi tradizionali e digitali la possibilità di svilupparsi in modo competitivo nel rispetto della diversità culturale che sta alla base dell’identità dell’Europa.
Il riconoscimento del diritto ai brevi estratti costituisce inoltre un effettivo progresso a vantaggio degli enti televisivi, compresi quelli paneuropei, a patto che venga esercitato in modo ragionevole.
Infine, potremo disporre per la prima volta di regole chiare sull’inserimento di prodotti. Questo meccanismo esiste già, ma si sta attualmente evolvendo al di fuori di ogni regolamento e, di conseguenza, senza trasparenza o sicurezza giuridica. Con le garanzie che ci siamo proposti, l’inserimento di prodotti dovrebbe offrire nuove opportunità alla produzione e creazione audiovisiva europea, nel rispetto della tutela e dell’informazione necessarie ai consumatori.
Henri Weber (PSE), per iscritto. – (FR) Siamo giunti qui al termine di un processo lungo e laborioso durante il quale abbiamo ottenuto tutto ciò che il Consiglio poteva concederci. Abbiamo ristabilito ciò che ci sembrava necessario nel testo e, con nostra grande e lieta sorpresa, dobbiamo ammettere che quasi tutte le nostre nuove proposte sono state accolte.
Certamente saremmo stati più soddisfatti se fossimo riusciti a frenare le emittenti e gli operatori privati nel settore della liberalizzazione della pubblicità e, naturalmente, avremmo preferito che l’inserimento di prodotti venisse abolito. Inoltre, avremmo sicuramente gradito una maggiore fermezza in riferimento alla pubblicità di bambini. Ma evidentemente, questa non era la posizione della maggioranza di quest’Aula o del Consiglio.
Dato che i servizi dei mezzi audiovisivi hanno urgentemente bisogno di questa nuova legislazione e dato che dobbiamo riconoscere l’aperta e infine proficua collaborazione tra il Consiglio e la Presidenza tedesca, possiamo ora affermare che il bicchiere è mezzo pieno. Il gruppo socialista si schiera quindi a favore della proposta per approvare il testo risultato dalle negoziazioni.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) La fabbricazione e il traffico illecito di armi da fuoco, di parti e componenti delle stesse e di munizioni ha effetti nocivi sulla sicurezza di tutti i cittadini dell’UE. Inoltre, il rintracciamento delle armi da fuoco riveste un’importanza fondamentale nella lotta contro il crimine organizzato.
Prendere le misure necessarie per prevenire, combattere e sradicare questo tipo di crimine è essenziale.
In base ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, la violenza tra individui e il suicidio occupano rispettivamente la terza e la quarta posizione nella classifica mondiale delle cause di infermità o morte precoce tra le persone di età compresa tra i 15 e i 44 anni, e buona parte di queste infermità e morti avviene tramite l’uso di armi da fuoco.
Questa iniziativa ha quindi lo scopo di adattare la direttiva sul controllo dell’acquisizione e detenzione di armi e di stabilire delle norme comuni che permettano agli Stati membri di monitorare l’acquisizione e la detenzione di armi da fuoco e il loro trasferimento in un altro Stato membro.
Sebbene la proposta della Commissione sia generalmente positiva, essa si limita a far propri gli aspetti del Protocollo dell’ONU 2001, quando è importante considerare anche i cambiamenti che la relazione della Commissione del 2000 ha identificato come necessari.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione del collega del mio gruppo onorevole Kallenbach sul tema delle armi, relazione che rappresenta un compromesso ben raggiunto.
L’uso legittimo di armi da fuoco gioca un ruolo importante nell’Unione europea. Le armi contribuiscono all’economia sotto vari aspetti, sia che si tratti della loro fabbricazione o vendita che dell’impiego in settori dell’economia rurale in cui la caccia rappresenta una necessità. Per migliaia di persone inoltre la caccia rientra nel settore delle attività ricreative.
Ciononostante, la presenza di controlli adeguati atti a evitare che le armi legittime sfocino nella criminalità risulta di vitale importanza. La relazione di oggi trova un delicato equilibrio che permetterà a coloro che si servono delle armi legittimamente di continuare a farlo e ostacola invece coloro che cercano di spingersi al di fuori dei confini della legge.
Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. − (PL) Signor Presidente, io voto a favore dell’adozione della relazione dell’onorevole Kallenbach che propone una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio a modifica della direttiva del Consiglio 91/477/CEE sul controllo sull’acquisizione e la detenzione di armi [COM(2006)0093 – C6-0081/2006 –2006/0031 (COD)]. Sono d’accordo sul fatto che la fabbricazione e il traffico illecito di armi da fuoco, di parti e componenti delle stesse e di munizioni abbia effetti nocivi sulla sicurezza di tutti i cittadini dell’UE.
La relazione evidenzia giustamente come le armi di piccolo taglio siano mezzi per la perpetrazione di atti violenti nella nostra società in quanto sono facilmente ottenibili, costano poco, sono trasportabili e semplici da usare.
Il testo sottolinea inoltre la necessità di includere nell’ambito di applicazione della direttiva sia il commercio on line che la messa a disposizione di piattaforme Internet d’appoggio al commercio di armi.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questa relazione e accolgo l’adesione della Commissione europea al protocollo delle Nazioni Unite sull’acquisizione e la detenzione di armi da fuoco. Il protocollo consentirà una maggiore tutela del consumatore rafforzando i controlli di mercato, permettendo il rapido rintracciamento delle armi, grazie a un sistema di banche dati computerizzato, e la distruzione di armi illecite, contribuendo quindi alla riduzione della fabbricazione illecita e del traffico di armi da fuoco sui territori degli Stati membri.
Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) Le armi non sono prodotti convenzionali. Esse rappresentano un enorme pericolo in particolare per i bambini e i giovani che sono minacciati dalla diffusione di una cultura di utilizzo delle armi in Internet. Nell’ultimo periodo, l’Europa è stata teatro di alcuni episodi estremamente negativi che vedevano come protagonisti principali giovani alle prese con le armi. Mi fa piacere che non siamo rimasti inermi di fronte a quanto accaduto in Finlandia e ad Anversa, in Belgio.
Mi rendo conto che l’abolizione delle armi comporterebbe un aumento del traffico illecito e, di conseguenza, questa questione richiede un approccio politico estremamente delicato. I protocolli dell’ONU hanno dato un punto di partenza per questa direttiva. Prima della loro ratifica, i loro obblighi devono essere trasmessi al diritto europeo.
Ho votato a favore di questa relazione in quanto introduce un compromesso fattibile che limita la vendita illecita di armi ma rispetta, al contempo, gli interessi autorizzati dei cacciatori e di coloro che possiedono legalmente delle armi da caccia. La direttiva porterà un miglioramento della marcatura delle armi riconoscendo, nello stesso tempo, che ogni Stato membro ha delle tradizioni autoctone e una cultura sull’uso delle armi. La direttiva abolirà l’uso delle armi tra i giovani al di sotto dei 18 anni. I giovani potranno prender parte alle battute di caccia solamente sotto la supervisione dei propri allenatori o genitori.
Credo che, grazie all’azione responsabile della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, l’Europa potrà contare su una moderna legislazione sulle armi. L’armonizzazione parziale delle norme in Europa non servirà soltanto a eliminare le vendite illecite, ma assicurerà anche che le armi pericolose, che costituiscono una minaccia per persone innocenti, scompaiano dalle nostre strade.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) Questa relazione sul controllo dell’acquisizione e la detenzione di armi dovrebbe essere accolta. La lotta contro il crimine con armi da fuoco e il contrabbando di armi deve essere una priorità all’interno dell’UE.
Astrid Lulling (PPE-DE) , per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione Dumitrescu e sono soddisfatto che, grazie agli sforzi compiuti dal Parlamento, siamo stati in grado di adottare dei compromessi attuabili per tutte le parti in causa. Per Lussemburgo, l’articolo 5 del regolamento riveste un’importanza fondamentale.
Quest’articolo reintroduce la libertà contrattuale permettendo a entrambe le parti, ovvero il consumatore e il professionista, di scegliere quale legge nazionale dovrebbe essere applicata al loro contratto, sia questa quella dello Stato membro di residenza del consumatore o quella dello Stato membro del professionista.
Nella sua proposta, la Commissione aveva tentato di modificare questa libertà e far sì che risultasse applicabile solamente la legge del Paese di residenza del consumatore. Le conseguenze di un tale provvedimento sarebbero state devastanti per gli Stati membri più piccoli, in quanto le aziende, di questi Paesi, attive nel mercato unico sarebbero state costrette ad applicare fino a 27 legislazioni nazionali diverse, fatto che avrebbe dissuaso soprattutto le PMI dall’intraprendere attività commerciali al di fuori delle frontiere nazionali.
I consumatori degli Stati membri più piccoli avrebbero sofferto una sensibile riduzione dell’offerta dato che la crescente burocrazia, risultante da questa proposta avrebbe potuto spingere gli operatori a bloccare la fornitura di servizi ai consumatori residenti in questi Paesi.
Inger Segelström (PSE), per iscritto. − (SV) Noi del partito socialdemocratico svedese abbiamo votato a favore di questa relazione in quanto, dal punto di vista della certezza del diritto e nel contesto di sviluppi avutisi sia a livello di commercio che di marketing, riteniamo sia importante avere norme moderne comuni per la scelta della legge nelle obbligazioni contrattuali. In ogni caso, non siamo soddisfatti del compromesso raggiunto e, di conseguenza, abbiamo votato contro il paragrafo 2 dell’emendamento n. 77 inerente ai contratti conclusi da consumatori. Riteniamo che l’Europa necessiti di una maggior tutela del consumatore con norme chiare sia per gli operatori commerciali che per i consumatori. Dal nostro punto di vista, questo compromesso non risolve la questione in modo soddisfacente.
La presenza di consumatori sicuri, consci dei propri diritti e che non hanno paura di effettuare acquisti oltre confine è importante per l’economia e la prosperità dell’Europa. In ogni caso, condividiamo la preoccupazione espressa dalle piccole imprese riguardo l’onere imposto a coloro che sono attivi nell’e-commerce in Europa, per quanto riguarda l’acquisizione di competenze sulla legislazione del consumatore nei vari Stati membri. Si tratta di una questione importante che deve essere risolta.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Karin Scheele sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1829/2003 relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati, in quanto ritengo che le modifiche presentate nella relazione, aventi lo scopo di allargare l’ambito di applicazione del regolamento, rinforzino il ruolo del Parlamento europeo nella sua attuazione, promuovendo quindi un miglior regolamento.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Il Parlamento europeo ha approvato oggi la relazione Scheele sugli alimenti e i mangimi geneticamente modificati. Come è ben noto, vi sono ancora diversi dubbi sugli alimenti geneticamente modificati e, in particolare, sull’impatto degli stessi sulla salute umana e animale. Per questo motivo, in assenza di certezza scientifica, deve essere mantenuto il principio precauzionale.
Inoltre, il fatto di alimentare gli animali con mangimi geneticamente modificati implica che questi prodotti entrino a loro volta a far parte della catena alimentare sebbene non ci siano garanzie a livello scientifico che gli stessi non siano dannosi alla salute.
In questa relazione, il Parlamento europeo sostiene la posizione della Commissione per quanto riguarda le competenze di esecuzione conferite alla Commissione, e pone una serie di condizioni sulla legislazione esistente senza risolvere le questioni principali.
Per questo motivo, non possiamo votare a favore. Sebbene le condizioni possano essere positive, esse non risolvono le questioni fondamentali.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Il mio gruppo ha proposto un importante emendamento alla relazione Scheele. Riteniamo che il Parlamento europeo dovrebbe avere pieno controllo sulle questioni inerenti agli OGM. Credo che gli OGM rappresentino una grave minaccia per la salute e l’ambiente nell’UE e tutte le decisioni a questo riguardo meritano di essere esaminate col massimo scrupolo.
Renate Sommer (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Dopo lunghe consultazioni, noi relatori dei gruppi politici di quest’Aula abbiamo approvato un compromesso per l’emendamento del regolamento (CE) n. 1829/2003 relativo agli alimenti e ai mangimi geneticamente modificati, per quanto riguarda le competenze di esecuzione conferite alla Commissione. Questo compromesso è stato raggiunto in seguito alla consultazione con altri organi, compreso il Consiglio, e tiene in piena considerazione la nuova procedura di regolamentazione con controllo.
Da un lato, siamo riusciti a dare al Parlamento maggiori competenze rispetto a quanto previsto dalla bozza della Commissione. Dall’altro punto di vista, siamo anche stati in grado di correggere il progetto di relazione della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, ottenendo una proposta fattibile e realistica. Tutti gli emendamenti atti a sfruttare la procedura di comitato per modificare di nascosto gli elementi chiave della legislazione già esistente sugli OGM sono stati rifiutati.
Il punto è che non possiamo permetterci di voltare le spalle all’ingegneria genetica verde. Al contrario, gli OGM sono indispensabili per il nostro futuro. Alla luce del discorso sul clima, dovrebbe essere ora estremamente chiaro, anche ai politici ideologici del partito dei Verdi, che è necessario applicare metodi di bioingegneria per migliorare l’energia rinnovabile da utilizzarsi nella produzione di biomasse ed energia. Semplicemente, non abbiamo abbastanza superficie coltivabile per la crescita di quantità sufficienti di coltura energetica convenzionale. Inoltre, dobbiamo assicurarci che le colture alimentari ed energetiche non debbano fare a gara per lo spazio. Gli OGM autorizzati sono sicuri e l’ideologia non basta a sfamarci.
Hélène Goudin and Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Abbiamo detto “no” a un ulteriore finanziamento ai partiti politici a livello europeo. Alla base della democrazia, sta il concetto per cui i partiti politici si formano partendo dalle fondamenta con un processo di formazione dell’opinione, seguito dalla formulazione dei programmi politici e dalla presentazione del partito che continua la propria crescita al fine di ottenere il sostegno alle elezioni generali. L’idea di permettere all’organico politico e tecnocratico di avviare i partiti a livello europeo partendo dall’alto e servendosi del denaro dei contribuenti è ripugnante per la democrazia. Il risultato sarà quello di avere partiti indipendenti dei propri membri ma assoggettati a un’élite politica.
Di conseguenza, non è giusto ora aumentare i finanziamenti ai partiti dell’UE tramite appropriazioni per creare fondazioni politiche a livello europeo. I partiti dell’UE sono già costati ai contribuenti più di 10 milioni di euro nel bilancio UE del 2007, e pare che le fondazioni politiche riceveranno nuovamente lo stesso ammontare in contributi finanziari. Ciò significa che in futuro i contribuenti europei dovranno pagare circa 190 milioni di corone svedesi ai partiti dell’Unione e alle organizzazioni ad essi legate. I fondi vanno a partiti a livello europeo che non sono altro che puri interventi cartacei di Bruxelles, partiti che né i cittadini né i contribuenti hanno mai richiesto.
Inoltre, il fatto che i politici di quest’Aula si approprino così facilmente del denaro dei contribuenti per le proprie organizzazioni, in un momento in cui abbiamo un taglio alla spesa pubblica negli Stati membri è moralmente discutibile.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Se da un lato abbiamo il tentativo di imporre la sostanza di una proposta di trattato che è già stata rifiutata e variamente descritta come “costituzionale”, “mini”, “semplificata” e “di riforma”, dall’altro vediamo le istituzioni sopranazionali dell’UE continuamente impegnate a promuovere la creazione artificiale della cosiddetta “opinione pubblica europea”.
Inoltre, ci ricordiamo di come questa determinazione sia diventata qualcosa di simile a una crociata, dopo che Francia e Paesi Bassi hanno rifiutato la “Costituzione europea”, e abbia fatto ricorso a ogni mezzo possibile, compresi i “partiti politici a livello europeo” e ora le loro basi politiche, per promuovere la “formazione di una coscienza europea”.
Come sostenuto dalla Presidenza portoghese, il coinvolgimento di “tutti i nostri cittadini nell’affascinante processo di costruzione dell’Europa” è la “vera sostanza”, la “vera causa”, la “vera questione”. Dovremmo dunque chiederci come mai, nonostante tutto questo entusiasmo, si stiano evitando i referendum sul Trattato europeo.
In ogni caso, questa non è la volontà delle forze dominanti nell’UE. Ciò che queste ora vogliono, tra le altre cose, è che i fondi del bilancio comunitario finanzino le campagne elettorali per il Parlamento europeo dei partiti politici a livello europeo, fatto che creerebbe una chiara interferenza negli affari di politica interna e nel funzionamento democratico di ogni Stato.
Kartika Tamara Liotard e Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) Nei paesi in cui convivono popoli diversi, è normale che manchino dei partiti operanti a livello nazionale. L’ex Austro-Ungheria contava una varietà di partiti socialdemocratici, cattolici e liberali ognuno a rappresentanza di una diversa etnia e ognuno legato agli interessi e alla lingua del proprio gruppo. Per decenni, il Belgio stesso non ha avuto partiti nazionali, ma solamente i partiti della regione fiamminga e vallona. Come potrebbe dunque l’Europa avere partiti “a livello europeo”?
Il nostro partito, ovvero il partito socialista nei Paesi Bassi, considera i partiti delle organizzazioni di base, dei movimenti popolari che operano insieme al fine di ottenere la loro visione di come la società dovrebbe essere e di conseguire gli interessi dei gruppi che ripongono in un dato partito la propria fiducia. I partiti non fanno parte del meccanismo dello Stato e non dovrebbero essere avviati utilizzando le entrate dei contribuenti. Per questo motivo, abbiamo votato contro le precedenti decisioni sul finanziamento dei partiti politici a livello europeo e siamo contrari anche all’aumento del livello di finanziamento all’85 per cento. Consideriamo inoltre illusorio il promuovere campagne per le prossime elezioni dell’UE a livello europeo piuttosto che nazionale. Ventisette elezioni nazionali si svolgono in situazioni differenti. Queste formano un parlamento con un collegio internazionale di membri accomunati da idee simili. Noi siamo tutti a favore di una cooperazione a livello internazionale tra persone con orientamenti simili, ma questo non necessita il finanziamento dell’UE.
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) I partiti politici a livello europeo hanno posizioni politiche diverse e talvolta conflittuali in merito alle linee di condotta europee in vari settori. Per questo motivo, tutte le organizzazioni politiche a livello europeo legate ai partiti politici devono essere indipendenti in modo da poter promuovere le idee politiche che giudicano adeguate.
Le organizzazioni politiche a livello europeo nell’ambito di applicazione di questo regolamento devono avere il compito di promuovere politiche ufficiali europee spesso contrarie alle posizioni dichiarate dei partiti politici. Questo crea un’interferenza diretta nell’azione politica dei partiti politici europei e di quelli nazionali dai quali i primi sono sorti. Questa situazione equivarrebbe inoltre a un’interferenza indiretta nei procedimenti politici ed elettorali negli Stati membri in quanto darebbe origine, con il sistema della capitalizzazione, a partiti politici “favoriti” e “non favoriti” con conseguenti ripercussioni sui risultati delle elezioni del Parlamento Europeo.
Tutte le regolazioni devono quindi promuovere la libertà di opinione e la trasparenza, senza alcuna interdipendenza che comporterebbe una limitazione delle posizioni e dell’attività dei partiti politici a livello europeo e nazionale.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo questa relazione che cerca di garantire che il livello di antiparassitari nei o sui prodotti alimentari e mangimi sia minimo. Si tratta di un passo importante per la salute umana e animale.
– Proclamazione del consenso in materia di aiuto umanitario (B6-0484/2007)
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Come già sottolineato in precedenza, non possiamo sostenere il “consenso” ai principi, agli obiettivi e alle strategie dell’UE in materia di aiuto umanitario in paesi terzi, nel momento in cui questo consenso ci richiede di promuovere il cosiddetto intervento “umanitario” come fosse un “diritto” o addirittura un “dovere” e di servirci di “misure coercitive compreso l’intervento militare” come “ultima risorsa” mettendo in discussione i principi base del diritto internazionale.
Le conseguenze di una politica di questo tipo sono purtroppo ben visibili (sebbene vengano occultate e omesse). La politica camuffa obiettivi e interessi inammissibili chiamandoli “buone intenzioni” come se la costante denuncia dell’aggressione e occupazione militare dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati non fosse sufficiente, con le centinaia di migliaia di morti che ne sono derivate e le razzie alle enormi risorse naturali del paese.
“L’intervento umanitario” è uno strumento che le principali potenze usano per giustificare il proprio intervento in situazioni che esse stesse hanno così spesso alimentato e aggravato con anni di interferenze, allo scopo di ottenere i propri interessi strategici e a sostegno delle manovre prive di scrupoli delle multinazionali.
Per risolvere i gravi problemi che affliggono milioni di esseri umani è necessario avere rispetto per la sovranità nazionale, favorire la risoluzione pacifica dei conflitti internazionali e soddisfare gli urgenti bisogni dei paesi economicamente più poveri.
Roberta Alma Anastase (PPE-DE), per iscritto. − (RO) Ho votato a favore di questa risoluzione nella speranza che abbia un impatto concreto sulla situazione in Georgia, sulla decisione della stessa di continuare con determinazione la riforma democratica e sul processo di consolidamento delle azioni dell’UE in questo paese e, in generale, sul vicinato orientale.
In qualità di relatore della cooperazione nel Mar Nero, vorrei ribadire l’importanza di creare uno spazio di stabilità politica e di effettiva democrazia in questa regione. Il mio progetto di relazione specifica questo aspetto, tra le altre priorità chiave di cooperazione regionale, e la situazione in Georgia ci conferma il bisogno imperativo di promuovere e consolidare la cooperazione in questo campo. Ritengo che ci siano tre elementi fondamentali a questo scopo: consolidare la riforma democratica in Georgia, stabilire delle buone relazioni di vicinato nella regione con la costruttiva partecipazione della Russia nel processo e, infine il coinvolgimento profondo e più attivo dell’UE nell’attuale stabilizzazione e democratizzazione della Georgia e, in generale, della regione del Mar Nero.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Soltanto un paio di annotazioni inerenti la risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Georgia.
In primo luogo, sebbene questa denoti il deterioramento della situazione politica e la repressione in Georgia, si tratta comunque di un’altra espressione di interferenza da parte dell’UE, eufemisticamente descritta come sostegno per le “riforme politiche ed economiche necessarie” e per i “valori euro-atlantici”.
In secondo luogo e di conseguenza a quanto appena detto, la relazione riconosce i “progressi politici, democratici ed economici realizzati dal Presidente e dal governo georgiano” nonostante il suo contenuto sostenga esattamente il contrario e ometta di citare l’ondata di repressione alla quale le cerchia progressiste del paese sono state a lungo sottomesse.
In terzo luogo, la risoluzione ignora il fatto che sono il deterioramento della situazione sociale ed economica in Georgia e le condizioni di vita della maggior parte della popolazione – con il calo delle entrate e dell’occupazione – a essere alla base dell’attuale insoddisfazione sociale e ad aver intensificato le disuguaglianze interne che coloro che sono al potere stanno cercando di sfruttare e manipolare come già avevano fatto nel passato recente.
Infine, in risposta a questi eventi significativi, il Parlamento europeo “esorta” il Presidente Saakasshvili e le autorità georgiane quando ha “condannato” altri per molto meno.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) La Carta dei diritti fondamentali approvata a Nizza nel 2000 è un elenco di valori comuni a livello europeo nei quali tutti i cittadini si possono identificare.
Questi valori sono il risultato del ricco patrimonio culturale dei diversi paesi dell’UE, delle loro tradizioni costituzionali e delle loro leggi e caratterizza l’Unione non soltanto come un’entità economica bensì anche come una comunità di valori condivisi.
Il Parlamento europeo ha richiesto sistematicamente che venga conferito lo stato di diritto primario alla Carta, in modo da renderla un punto di riferimento centrale per la Corte di giustizia e i giudici nazionali e in modo da attribuirle uno status giuridicamente vincolante.
Sono dunque molto soddisfatto di vedere infine questa proposta confermata e mi fa piacere notare che il progetto del Trattato di riforma tutela la sostanza della parte II del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa.
Deploro che la Carta sia stata incorporata solo in forma di allegato e non sia stata inserita nel corpo del Trattato come sarebbe opportuno, vista la sua importanza. Mi rammarico inoltre del fatto che il Regno Unito e la Polonia abbiano esercitato il proprio diritto di astensione da questo impegno nei confronti dei diritti fondamentali, sebbene recenti dichiarazioni da parte del nuovo governo polacco sembrino indicare un atteggiamento diverso molto più in accordo con lo spirito comune.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) E’ evidente che questa relazione sulla Carta dei diritti fondamentali viene usata come uno scudo per risuscitare la sostanza della Costituzione europea e raggirare il volere sovrano dei popoli di Francia e Paesi Bassi che l’hanno respinta, al fine di evitare di indire dei referendum sul cosiddetto Trattato di riforma. Questo non è ammissibile e per questo motivo noi abbiamo votato contro.
Da un lato, è ipocrita parlare di difesa dei diritti fondamentali quando si sta tentando di nascondere alla gente il contenuto di questo trattato, di evitare un discorso aperto atto a chiarire le questioni e di impedire ai cittadini di esprimere la propria opinione alle urne in referendum nazionali.
In ogni caso, dobbiamo rilevare nuovamente che la Carta è meno autorevole di altri strumenti quali la costituzione della Repubblica portoghese, la Carta sociale europea e il Consiglio della convenzione europea per la tutela dei diritti dell’uomo e le libertà fondamentali che sono documenti validi a livello internazionale, più completi e riconosciuti come legittimi.
Infine, non dobbiamo dimenticare che lo scopo principale della Carta è quello di favorire il cambiamento neoliberale, federalista e militarista al quale mira il cosiddetto Trattato di riforma.
Robert Goebbels (PSE), per iscritto. – (FR) Il fatto che l’Unione Europea si prepari nuovamente ad approvare la Carta dei diritti fondamentali mostra semplicemente come i cittadini dell’Europa vengano ingannati. La carta originale è stata modificata, in particolare per quanto concerne l’impatto giuridico, in modo da garantire la sottoscrizione del Trattato costituzionale da parte del Regno Unito a Roma. Questa è stata una concessione ottenuta dai britannici.
In ogni caso, il protocollo 7 del futuro Trattato di Lisbona, che stabilisce il diritto alla non partecipazione per Regno Unito e Polonia, sancisce, per “evitare dubbi”, che “la Carta non estende la competenza della Corte di giustizia dell’Unione europea” a emettere una sentenza contro le leggi o regolazioni di questi paesi sulla base della Carta, né “crea diritti azionabili dinanzi a un organo giurisdizionale applicabili alla Polonia o al Regno Unito”. Ciò significa che i diritti stabiliti nella Carta non sono diritti della Comunità e io non voglio avere nulla a che vedere con questo raggiro.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Tutte le Istituzioni dell’UE sono già legate dal diritto internazionale che garantisce la tutela dei diritti dell’uomo, come emerge abbastanza chiaramente dalla delibera della Corte di giustizia europea nel caso Racke. Al di là di questo, tutti gli stati dell’UE hanno ratificato la Convenzione europea per la tutela dei diritti dell’uomo e le libertà fondamentali e la Convenzione è vincolante su tutti gli Stati membri e svolge la propria funzione con profitto.
Inoltre, un nuovo testo metterebbe a rischio la sicurezza giuridica in quanto la Corte di giustizia europea a Lussemburgo potrebbe formulare delle sentenze in contrasto con le decisioni prese dalla Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo che opera già in modo soddisfacente.
Ci opponiamo alla proposta di conferire un potere giuridicamente vincolante alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nella versione allegata alla presente relazione.
Riteniamo non sia corretto dare al Presidente un mandato solenne di proclamare la Carta prima della firma del Trattato e ci opponiamo a tutte le azioni intraprese per la pubblicazione della stessa all’interno della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea da effettuarsi prima che la procedura di ratifica si concluda con un esito positivo, sempre che questo sia il caso.
Al contrario, invitiamo gli Stati membri a iniziare le negoziazioni al fine di permettere all’UE di aderire alla Convenzione europea per la tutela dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali così che le istituzioni dell’UE siano a loro volta unite da queste disposizioni comuni sui diritti dell’uomo.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Sembrerebbe che il Parlamento europeo abbia approvato (?) la “Carta dei diritti fondamentali” (CDF) per la seconda volta, dopo sette anni dalla prima ratifica.
Dovremmo qui notare che la CDF è stata redatta da una cosiddetta “convenzione”, istituita a questo scopo e sostenuta da un consenso basato sul denominatore comune più piccolo, sotto la spinta di forze favorevoli alle posizioni più reazionarie, ovvero il partito laburista inglese capeggiato da Tony Blair.
Ciò che ne risulta è una CDF molo meno autorevole sui diritti sociali rispetto, ad esempio, alla costituzione della Repubblica portoghese o alla Carta Sociale europea ratificata dal Portogallo.
Ad esempio, la tutela del diritto al lavoro contenuta chiaramente ed esplicitamente nella costituzione portoghese (articolo 58) e nella Carta sociale europea (articolo 1) è “adattata” e “modernizzata” nella CDF dove è trasformata in “diritto di lavorare”.
Ci sono altri esempi come possiamo vedere nelle “spiegazioni elaborate sotto l’autorità del Presidium della Convenzione che ha redatto la Carta e aggiornate sotto la responsabilità del Presidium della Convenzione europea” che ha redatto la “Costituzione europea”. Queste “spiegazioni” sono fondamentali per l’interpretazione del contenuto della CFD ma non vengono quasi mai allegate alla stessa. Mi chiedo come mai.
Jules Maaten (ALDE), per iscritto. − (NL) “I popoli europei nel creare tra loro un’unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni”. Ecco la prima frase del preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sottoscritta dai leader dell’UE il 7 dicembre 2000 a Nizza.
E questa frase contiene di per sé la verità essenziale. Nella nostra Unione abbiamo condiviso dei valori e degli standard racchiusi ora nella Carta in qualità di diritti: le libertà, l’uguaglianza, la dignità umana, la solidarietà, i diritti dei cittadini e la giustizia.
A mio avviso sarebbe stato meglio se l’UE avesse appena aderito alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa. Ma alla fine si tratta di una soluzione accettabile e di un chiaro riconoscimento dei diritti dell’uomo nell’UE.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Ho espresso il mio favore e la mia approvazione per la relazione Leinen sulla Carta dei diritti fondamentali. In ogni caso, non ho espresso il mio voto sull’emendamento che invitava la Polonia a fare il possibile al fine di applicare la Carta dei diritti fondamentali in toto. In qualità di membro britannico, ho pensato che questa scelta sarebbe risultata un po’ ipocrita.
José Ribeiro e Castro (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Mi sono astenuto dal voto su questa proposta in quanto la costituzione portoghese garantisce una tutela migliore dei diritti fondamentali e perché l’opinione, sostenuta da alcuni, di conferire al diritto comunitario la supremazia su quello domestico degli Stati membri potrebbe causare dei contenziosi giuridici estremamente pericolosi.
Marek Siwiec (PSE), per iscritto. − (EN) Oggi ho votato a favore della reintroduzione della Carta nella sua nuova forma, di modo tale che la stessa diventi vincolante per le Istituzioni europee. Il partito socialista in Polonia e in Europa appoggia fortemente l’adozione della Carta e lo stesso faccio io. La Carta rappresenta uno strumento chiave nella nostra Unione, in grado di garantire i diritti di tutti i cittadini dell’Unione, sia che si tratti di diritti individuali che di diritti legati alla cittadinanza. Con questa Carta stiamo sanando una carenza significativa. Una dissociazione non risulta effettivamente tale se la Carta conserva il proprio carattere vincolante sulle Istituzioni e il diritto comunitario, sebbene alcuni Paesi sperino ancora che questo non influenzi le leggi interne. La Corte di giustizia si costituirà garante della corretta applicazione della Carta. La proclamazione della nuova Carta e il riferimento alla stessa nel nuovo Trattato rafforzeranno il ruolo dell’Unione europea di spazio comune di valori e diritti condivisi. Per questo motivo spero ancora che la Carta venga applicata a tutti e 27 gli Stati membri, senza eccezioni, e a cominciare dal mio paese d’origine, ovvero la Polonia.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) Io voto a favore dell’adozione della relazione dell’onorevole Leinen inerente all’approvazione, da parte del Parlamento europeo, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione.
A mio avviso la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea dovrebbe essere adottata senza riserve anche dal mio stesso paese, la Polonia.
In concomitanza con l’adozione del nuovo Trattato di riforma, la Carta costituirà un documento giuridico vincolante alla pari dei trattati. Questo è importante per i nostri cittadini e costituisce inoltre un incentivo al controllo delle azioni delle Istituzioni dell’UE nei settori nei quali gli Stati membri hanno dato loro libertà di azione. Ogni cittadino potrà invocare la Carta direttamente e conseguire i propri diritti nei tribunali dell’Unione europea sulla base del diritto europeo.
Konrad Szymański (UEN), per iscritto. − (PL) La Carta dei diritti fondamentali rende il sistema di tutela dei diritti fondamentali in Europa ancora più complicato e di ancora più difficile lettura per i cittadini europei, molti dei quali nutrono seri dubbi a riguardo. Questo è il motivo per cui due Stati membri hanno stabilito dei protocolli che li tutelino di fronte a qualsiasi effetto inaspettato della Carta, e questo è il motivo per cui voto contro la relazione Leinen.
Jan Andersson, Ole Christensen, Göran Färm, Anna Hedh, Dan Jørgensen, Christel Schaldemose, Inger Segelström e Britta Thomsen (PSE), per iscritto. – (SV) Noi del partito socialdemocratico svedese e danese abbiamo deciso di votare a favore dell’emendamento 41 della relazione. Il mercato del lavoro presenta dei problemi legati a contratti di assunzione poco sicuri e a redditi che impediscono uno standard di vita dignitoso. Questi aspetti devono essere risolti. In alcuni paesi questo è possibile per mezzo di minimi salariali imposti dalla legge. In altri, vi sono negoziazioni tra le parti sociali. Negli stati nordici, abbiamo scelto quest’ultimo modello e noi del partito socialdemocratico svedese e danese siamo convinti che dovremmo continuare a essere liberi di servirci del nostro modello di accordo collettivo per garantire retribuzioni adeguate ai dipendenti.
Dato che l’emendamento presentato richiede che la questione venga regolata con i sistemi nazionali degli Stati membri, noi riteniamo che questo possa conciliarsi con il modello di accordo collettivo che abbiamo scelto di applicare.
Philip Bushill-Matthews (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Il gruppo PPE-DE si dichiara pienamente favorevole al principio di flessicurezza e al sostegno dei lavoratori dipendenti e dei datori di lavoro nell’adattarsi alle sfide imposte dalla globalizzazione. Abbiamo lavorato a stretto contatto con altri gruppi politici e con il relatore del PSE in modo da stendere una relazione il più possibile positiva ed equilibrata, e abbiamo raggiunto un accordo sostanziale su tutti i punti principali.
In ogni caso, abbiamo anche dovuto chiarire l’impossibilità da parte nostra di sostenere la relazione finale se i due ultimi emendamenti venissero accolti. Non potevamo accettare l’emendamento dell’ultimo minuto (n. 41) da parte del gruppo GUE/NGL relativo a una riduzione forzata delle ore di lavoro. Questo avrebbe comportato una limitazione della scelta individuale oltre a una riduzione della retribuzione. Allo stesso modo non potevamo accogliere l’emendamento 45 dello stesso gruppo inerente a un reddito minimo su scala europea in quanto, come confermato dal Trattato, si tratta di una questione degli Stati membri dell’UE che non ha nulla a che vedere con le competenze dell’UE e che quindi non trova spazio in questa relazione.
Continueremo a collaborare strettamente con tutti i gruppi politici che desiderano creare idee costruttive in grado di aiutare i lavoratori a far fronte alla sfida del cambiamento e non ci lasciamo a ogni modo impressionare dai gruppi che preferiscono mettersi in mostra per scopi elettorali piuttosto che curare in primis i veri bisogni delle persone.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Abbiamo votato contro in quanto è inammissibile che il Parlamento europeo sostenga gli obiettivi fondamentali della Commissione europea in materia di flessicurezza. Accettando il fatto che i lavoratori dipendenti e i datori di lavoro si interessino alla flessibilità, il testo approva – seppur criticandola per alcuni aspetti – la sostanza della comunicazione della Commissione europea, che cerca di deregolamentare il mercato del lavoro, liberalizza il diritto di licenziamento senza giusta causa, svaluta gli accordi collettivi e indebolisce i sindacati e gli sforzi dei lavoratori.
Nel testo incontriamo numerosi riferimenti alla necessità di “mercati del lavoro flessibili”, “disposizioni contrattuali adattabili” e “una forza lavoro adattabile”. Questo non lascia spazio a dubbi sull’intenzione reale di questa relazione, il risultato di un accordo tra i due gruppi politici principali nel Parlamento europeo, il PPE e il PSE, che comprende i membri del Parlamento europeo portoghesi del PS, PSD e CDS/PP.
Deploriamo che le nostre proposte siano state respinte compresa la nostra opposizione all’inclusione dei principi di flessicurezza nel quadro della strategia di Lisbona, la revisione degli orientamenti in materia di occupazione per il periodo 2008-2010 e del piano nazionale di riforma e l’utilizzo dei fondi della Comunità per finanziare degli attacchi ai diritti dei lavoratori.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Le politiche occupazionali degli Stati membri dovrebbero essere determinate a livello nazionale tramite un dibattito democratico ad ampio raggio fondato sulla ricerca e l’esperienza nazionale. Le politiche occupazionali dei vari paesi dell’UE dovrebbero svilupparsi a partire da un processo di competizione istituzionale.
Oggi, abbiamo la fortuna di discutere il modello di flessicurezza della Danimarca in quanto l’UE non ha introdotto, circa 25 anni fa, una politica comune del mercato del lavoro. Se l’avesse fatto, alcuni stati continentali, guidati dalla Germania, avrebbero messo in atto la legislazione dell’UE che sarebbe risultata pressoché immodificabile con conseguenze devastanti per l’occupazione e la crescita in Europa. I nuovi Stati membri sarebbero stati costretti ad adottare questa politica come parte dell’acquis comunitario e, di conseguenza, avrebbero dovuto iniziare il loro compito di nuovi Stati membri a condizioni irragionevoli.
E’ proprio grazie alla mancanza di una politica comune che possiamo ora mettere a confronto la flessicurezza, il modello nordico, quello anglo-sassone e quello continentale. E’ grazie a questa competizione istituzionale finalizzata all’ottenimento di una buona soluzione, che queste soluzioni esistono nel mondo reale che possiamo confrontare.
Sulla base delle argomentazioni di cui sopra, abbiamo votato contro la mozione nella votazione finale e contro tutti gli emendamenti presentati contenenti opinioni sulla forma di politica occupazionale che gli Stati membri dovrebbero conseguire.
Carl Lang (NI), per iscritto. – (FR) La proliferazione di termini nuovi è uno dei sintomi di un male incurabile: la mancanza di talento o competenza nonostante la ricchezza del vocabolario esistente. Si tratta inoltre di una caduta verso la lingua comune utilizzata da un’élite senza patria, né fede, né leggi, e dai suoi strumenti di propaganda.
La “flessicurezza”, che dovrebbe essere un metodo per ottenere prosperità in tutta Europa tramite una combinazione equilibrata di “flessibilità” nel settore economico e “sicurezza” in quello sociale, è ora un nuovo espediente pro-globalizzazione degli europeisti.
Per la Commissione europea questo fondamentalmente significa semplicemente attenuare il diritto del lavoro al fine di combattere la disoccupazione. In realtà, tuttavia, l’effetto principale di questo concetto liberale sarà quello di permettere alle aziende di licenziare i lavoratori con più facilità al fine di reclutare una forza lavoro più economica. Questo comporterà un sempre maggior afflusso di immigrati extraeuropei e avrà come conseguenza anche una minaccia sociale provocando un effetto domino in base al quale sia le occupazioni poco pagate che di seguito quelle più remunerative diverranno sempre meno sicure.
La commissione parlamentare per gli affari sociali e l’occupazione ha tentato di modificare questo testo per mitigarne l’impatto sull’occupazione, ma questo non basterà a placare la sete ultraliberale degli europeisti.
Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione Christensen in quanto questa adotta un approccio idoneo e ampiamente condiviso per combinare correttamente gli elementi di flessibilità e sicurezza, ed evidenzia chiaramente che la flessibilità nel mercato del lavoro non va a scapito della sicurezza dell’occupazione.
Il termine “flessicurezza” viene spesso demonizzato, ma in questa relazione siamo riusciti a superare le connotazioni negative di quello che dovrebbe essere un principio per la politica occupazionale in Europa. La creazione di nuovi posti di lavoro è di importanza vitale per la lotta contro la disoccupazione in Europa che rimane troppo elevata nonostante il progresso ottenuto degli ultimi anni. La flessicurezza ci offre una prospettiva realistica del raggiungimento degli obiettivi della strategia di Lisbona.
Se vogliamo intervenire in quest’ottica, dobbiamo trovare dei modi per facilitare l’accesso al lavoro e formare una forza lavoro qualificata, flessibile, mobile e motivata.
Il lavoro costituisce la miglior tutela contro tutte le forme di esclusione sociale, e l’Europa ha il compito di incoraggiare gli Stati membri affinché facilitino l’accesso al lavoro a coloro che cercano di integrarsi o di reintegrarsi nel mercato del lavoro.
Tutta la legislazione inerente all’occupazione e le condizioni di lavoro è subordinata agli Stati membri e io accolgo gli emendamenti che rinforzano il principio di sussidiarietà.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo pienamente l’essenza del documento della Commissione sulla flessicurezza. Con questa relazione, il Parlamento spiega che la flessicurezza dovrebbe migliorare la sicurezza dell’occupazione e promuovere la sicurezza del posto di lavoro. Nessun lavoratore dovrebbe vedersi negati i diritti di trattamento paritario, apprendimento permanente o dei vantaggi della sicurezza sociale.
Jean-Claude Martinez (NI), per iscritto. – (FR) La “flessicurezza” è una copertura per la commercializzazione del lavoro e dei lavoratori.
Questa copertura sembra provenire dalla Danimarca. Dopo il modello svedese degli anni 60, quello jugoslavo di autogestione degli anni 70, l’eterno modello di Mao, quello dell’ex Unione sovietica, il modello Blair e addirittura quello zapatista, eccoci infine di fronte al modello danese. Si tratta della “Andersen-mania”, la Margaret Thatcher travestita da sirenetta per farci credere che se garantiamo ai “lavoratori disponibili” qualche sussidio, un po’ di apprendimento e una rapida reintegrazione, questi avranno anche una maggior sicurezza.
In Danimarca si contano più giorni di sciopero che in Francia, ma cosa importa. La flessicurezza l’ha resa il paradiso del mercato del lavoro flessibile e dei lavoratori felici (sebbene ci si chieda ancora perché scioperino… ).
Qual è la verità in tutto questo? La verità è che stiamo cercando di creare in Europa delle “Mindong”, come i “mezzo contadini”, “mezzo manovali” cinesi che lavorano alle peggiori condizioni possibili.
L’idea complessiva è di ridurre il livello di tutela del codice di sicurezza sociale e dello statuto dei lavoratori.
La “flessicurezza” rappresenta il fariseismo applicato al diritto di lavoro e il risultato economico – come avvenuto con la riduzione dei contributi di sicurezza sociale con la quale non si è riusciti a colmare il divario nei costi di produzione tra Asia ed Europa – sarà illusorio.
Bairbre de Brún e Mary Lou McDonald (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Accogliamo il fatto che la relazione cerchi in un certo qual modo di riequilibrare la comunicazione della Commissione a favore della tutela dei diritti dei lavoratori. Se da un lato accogliamo il riconoscimento della necessità di creare lavori di qualità, di finanziare un apprendimento lungo tutto l’arco della vita, di qualificare e formare i lavoratori su una base progressiva e di avere strategie specifiche mirate all’inserimento dei giovani e delle donne, dall’altro deploriamo che gli impegni siano vaghi e manchino di obiettivi concreti in questi settori.
Un’economia dinamica e flessibile deve essere al servizio dei diritti e delle necessità dei lavoratori e al contempo degli interessi delle imprese. Noi siamo contrari alla visione univoca di flessibilità qui presentata.
Siamo contrari alla relazione in quanto, nonostante il casualismo e lo sfruttamento di lavoratori atipici, l’UE e gli Stati membri non sono stati in grado di intervenire in particolare per quanto riguarda i lavoratori temporanei tramite agenzia.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato contro la relazione Christensen sulla flessicurezza in quanto questa, in nome della flessibilità delle relazioni di lavoro, indebolisce la tutela della normale occupazione e la sicurezza del lavoratore. Nonostante gli sforzi e le proposte del gruppo della Sinistra europea, il Parlamento europeo, tramite il compromesso approvato della Destra/Socialista europea, ha adottato la filosofia basilare – facendo eccezione per alcuni cambiamenti individuali – delle proposte neoliberali della Commissione. In nome della competitività e del profitto del gruppo, i risultati dei sindacati sono ora considerati “inflessibili” e quasi “un peso”. I licenziamenti saranno più facili e non comporteranno costi alle aziende, e le spese di tutela dei giovani disoccupati dovranno essere interamente sostenute dalla comunità. La responsabilità delle aziende nei confronti dei lavoratori dipendenti viene rimpiazzata dalla responsabilità della società nei confronti dei disoccupati. Alla luce di questo nuovo modello, le trattative collettive e il ruolo dei sindacati risultano estremamente indeboliti. Con le proprie proposte alla commissione per gli affari sociali e l’occupazione e alla sessione plenaria, la Sinistra europea, assieme ai sindacati sta facendo pressione per le tutela di tutti i lavoratori dipendenti al di là del tipo di contratto con il quale sono assunti, affermando che il diritto all’azione collettiva è un aspetto importante del diritto del lavoro. Facciamo appello agli Stati membri affinché promuovano l’occupazione regolare e garantiscano e migliorino i diritti dei lavoratori dipendenti con un alto standard di tutela sociale.
Pierre Pribetich (PSE), per iscritto. – (FR) La maggioranza del Parlamento europeo ha purtroppo rifiutato un emendamento di fondamentale importanza alla relazione del collega Ole Christensen inerente i principi comuni di flessicurezza. Per questo motivo ho votato contro la suddetta relazione.
L’emendamento 41 per la promozione di una politica salariale europea suggeriva una retribuzione minima pari ad almeno il 50 per cento del reddito medio nazionale e questo mi sembrava un punto essenziale per combattere la bassa remunerazione spesso causa di povertà.
L’armonizzazione della retribuzione minima a livello europeo potrebbe portare un progresso determinante alle condizioni di occupazione dei lavoratori dell’Europa. Deploro profondamente il fatto che questa votazione abbia purtroppo impedito ancora una volta all’Europa sociale di fare un passo avanti verso la giustizia e la coesione.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Per il movimento operaio europeo, la presenza di un numero riconosciuto di diritti fondamentali che, se necessario, può essere invocato da mezzi giuridici rappresenta un punto fondamentale.
Se consideriamo le pressioni esercitate sull’occupazione di milioni di persone in un’economia moderna liberalizzata e gli effetti della ricerca del mercato interno, la creazione di un equilibrio corretto ed effettivo risulta essenziale. Per questo, ho sostenuto gli aspetti di questa relazione incentrati su queste argomentazioni.
Renate Sommer e Gabriele Stauner (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Abbiamo votato contro questa relazione in quanto non si tratta d’altro che di un guazzabuglio di affermazioni contraddittorie, incapaci di delineare una linea definita sulle principali questioni sociali. Da questa relazione ognuno può ricavarne quello che più gli piace e, in particolare, viene data carta bianca alla Commissione per agire senza un fondamento giuridico regolare. Inoltre, rifiutiamo il termine “flessicurezza” in quanto si tratta di un gioco di parole privo di significato.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) La flessicurezza può funzionare solamente nella misura in cui vi è un sostegno ragionevole – sia da un punto di vista economico che di aiuto a trovare un nuovo impiego – per coloro che perdono il proprio lavoro.
Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Il concetto di flessicurezza ha purtroppo preso tanto piede nella discussione che non è possibile evitarlo. Il conflitto ruota intorno alla definizione che dovrebbe prevalere. In parole più semplici, i Conservatori pongono l’accento sulla flessibilità e i Socialisti sulla sicurezza. Nella relazione in materia di flessicurezza che abbiamo votato oggi nel Parlamento europeo, fortunatamente prevale la prima definizione ed è per questo motivo che ho potuto appoggiare la relazione nonostante un certo numero di considerazioni meno fortunate. Lo sbarazzarsi della rigidità che, in particolare, impedisce a giovani e anziani di mettersi in relazione con il mercato del lavoro deve essere una priorità se vogliamo combattere l’esclusione.
Emanuel Jardim Fernandes (PSE), per iscritto. − (PT) La proposta della Commissione europea per una nuova politica europea per il turismo, presentata nella comunicazione “Una nuova politica comunitaria per il turismo: una partnership più forte per il turismo europeo”, che dà il titolo alla relazione, merita il nostro pieno appoggio.
La relazione rafforza e completa i provvedimenti della proposta della Commissione portando un miglioramento dato da:
– la difesa dell’armonizzazione delle norme di qualità per le strutture ricettive in Europa e il sostegno per la creazione di un “ombrello” europeo per i sistemi di gestione della qualità;
– la tutela dei consumatori specialmente nel settore dei servizi del turismo elettronico (prenotazioni e pagamenti);
– a livello di turismo accessibile, la considerazione non soltanto dei turisti a mobilità ridotta, ma anche del deficit di accessibilità delle regioni con caratteristiche naturali o geografiche specifiche, quali le regioni ultraperiferiche;
– la promozione del turismo sostenibile (economico, sociale, territoriale, ambientale e culturale);
– il rafforzamento dei diritti dei passeggeri nel settore del trasporto aereo;
– la promozione della destinazione “Europa” e delle destinazioni turistiche europee.
Per questi motivi ho votato a favore.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Se da un lato accogliamo alcuni aspetti di questa relazione quali la promozione di norme di qualità per le strutture ricettive, la tutela dei consumatori, il miglioramento dell’accessibilità delle destinazioni turistiche e del turismo per tutti, dall’altro deploriamo il rifiuto delle nostre proposte atte a rilevare le seguenti necessità:
– la tutela dei diritti dei lavoratori e dei lavori di qualità tramite l’investimento nella formazione e lo sviluppo delle risorse umane e garantendo contratti di occupazione sicuri e retribuzioni eque e dignitose;
– un approccio trasversale al settore nelle politiche e finanziamenti comunitari tramite la creazione di uno specifico programma comunitario che vada a completare le iniziative degli Stati membri.
– la riduzione della natura stagionale della domanda e la minimizzazione dell’impatto dell’uso e spreco delle risorse, e lo sviluppo di un turismo per tutti senza nessuna discriminazione.
Accogliamo le proposte atte a:
– garantire un turismo sostenibile che sostenga altre attività economiche a monte e a valle, che valorizzi il territorio e il nostro patrimonio culturale, storico e ambientale e che promuova la coesione territoriale;
– far fronte all’emergenza delle strutture turistiche fondate sul turismo di massa che avrebbero un impatto fortemente negativo sulle comunità locali, l’ambiente e sul patrimonio storico e culturale.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione Costa sulla politica per il turismo. L’industria turistica svolge un ruolo fondamentale nelle economie di tutte le nazioni europee ed è di importanza vitale in molti spazi rurali quali le Highlands e le isole scozzesi. E’ importante che nell’UE venga dato pieno sostegno allo sviluppo di un’industria turistica che tenga in debita considerazione le economie locali, la diversità linguistica e culturale e il benessere ambientale.
Zita Pleštinská (PPE-DE), per iscritto. − (SK) Alla luce delle possibilità che le nuove tecnologie offrono all’industria turistica, i turisti stanno facendo sempre meno ricorso a intermediari e agenti di viaggio e stanno facendo prenotazioni turistiche, principalmente per viaggi e sistemazioni, servendosi di strumenti elettronici.
Le difficoltà spesso insorgono nel momento in cui i consumatori restano delusi per non aver ottenuto i servizi per i quali hanno pagato anticipatamente. Recentemente, mi hanno informato delle prassi al Victoria Garden Suites Hotel a Strasburgo quando alcuni turisti slovacchi sono stati declassati da un hotel a tre stelle a uno a due stelle e sono stati trattati come se fossero stati cittadini di seconda classe. L’hotel non ha nemmeno rimborsato loro la differenza tra i servizi per i quali avevano pagato e quelli effettivamente forniti sebbene, di fronte all’accaduto, questo risarcimento fosse davvero esiguo.
Questo sviluppo dell’uso della tecnologia dell’informazione per i servizi turistici necessita di un quadro di tutela del consumatore e dei dati personali per le prenotazioni elettroniche. E’ importante che i consumatori ricevano informazioni corrette e non ingannevoli, aggiornate e prive di ogni ambiguità. Nell’interesse della tutela del consumatore, sarebbe utile che i siti che forniscono informazioni e offerte di servizi turistici (prenotazioni e pagamenti) di natura elettronica fossero certificati.
Non c’è niente di peggio per il turismo che l’insoddisfazione dei consumatori europei. Per questo motivo ho sostenuto pienamente la relazione “Una nuova politica comunitaria per il turismo: una partnership più forte per il turismo europeo” come suggerita dal relatore, onorevole Costa, e mi identifico in particolare con la sua attenzione alla tutela del consumatore.
Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questa relazione in quanto esprime diverse buone idee su come migliorare la nostra politica per il turismo. In ogni caso, desidero rilevare l’importanza del patrimonio industriale e del suo contributo nel rivitalizzare vecchie zone industriali e nel trasmetterci ancora storia e cultura.
La salvaguardia del nostro patrimonio industriale è tanto importante quanto la conservazione di manufatti antichi o di fenomeni geografici. Vengo dal paese che ha dato origine alla Rivoluzione Industriale, una rivoluzione fondamentale per le vite di così tante persone che merita di essere riconosciuta come parte della nostra cultura unica europea.
Le risorse ora impegnate per il patrimonio industriale sia a livello europeo che nazionale sono ridotte rispetto a quelle destinate ad altri settori turistici.
Ad esempio, la federazione europea ferrovie turistiche e museali “FEDECRAIL” ha un ruolo dominante nel settore della conservazione delle ferrovie e non è oggi sufficientemente coadiuvata dall’Unione europea.
L’Unione europea dovrebbe riconoscere l’importanza del patrimonio industriale e dare priorità a questo particolare settore turistico di modo tale che le giovani generazioni possano comprendere il significato del nostro passato industriale.
Di certo è giunto il tempo di riconoscere il potenziale del patrimonio industriale al fine di svolgere un ruolo dominante nella futura politica europea per il turismo.
Renate Sommer (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Sono a favore della relazione su una nuova politica europea per il turismo in quanto questa rileva le possibilità di azione dell’UE nel settore turistico.
Sebbene l’UE non abbia competenze generali in questo settore, essa può ancora intraprendere delle misure in grado di promuovere il turismo. In questo modo, l’Unione può contribuire all’aumento della competitività dell’industria turistica che rappresenta un fattore economico importante e un’ancora più significativa fonte di occupazione.
Ciò che reputo di particolare importanza è la promozione di un turismo sostenibile e cioè di una forma di turismo nel quale gli elementi ambientali, economici e sociali vengono trattati parimenti. Il turismo sostenibile è un concetto basilare per lo sviluppo e la perpetuazione delle attività turistiche e rappresenta un fattore determinante nella conservazione e il rafforzamento del nostro patrimonio naturale e culturale. La salvaguardia del patrimonio naturale svolge un ruolo chiave nel progresso continuo di questa industria così importante a livello economico, e permette alle destinazioni turistiche europee di far fronte alla concorrenza internazionale. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che l’UE svolge sempre un ruolo guida, e il nostro esempio viene imitato sempre più frequentemente in molte parti del mondo e in vari settori di attività. Questo fatto ci pone di fronte a una grande responsabilità e, per questo motivo, vorrei invitare gli onorevoli colleghi membri e, in particolare, coloro che provengono dalle regioni più coinvolte nel turismo, a sostenere la ricerca della sostenibilità.
Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La nuova politica europea per il turismo deve prendere maggiormente in considerazione la tutela del consumatore, motivo per cui sto richiedendo la certificazione dei siti Internet che offrono servizi turistici. E’ necessario offrire ai consumatori un servizio chiaro e trasparente che risponda agli importanti standard di sicurezza a livello di prenotazioni e pagamenti.
Nonostante il progresso genuino della promozione “destinazione Europa”, ottenuto con la creazione di un portale di destinazioni turistiche, vorrei far pressione sulla Commissione e sugli Stati membri affinché continuino la loro opera di sviluppo delle regioni isolate a grande potenziale turistico (in particolare le regioni ultraperiferiche) nelle quali il turismo rappresenta un settore di attività indispensabile e vitale per lo sviluppo economico e sociale.
Al contempo, vorrei invitare gli organi professionali del settore ad accordare un sistema armonizzato di assegnazione delle sistemazioni e a istituire una partnership pubblico-privato a questo scopo.
Per concludere, vorrei spingere la Commissione a condurre uno studio di impatto sulle conseguenze del turismo stagionale a livello regionale e nel passato. Una migliore comprensione di questo fenomeno ci permetterà di fronteggiarlo in modo più efficace.
Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Proprio in principio, nel considerando A, la relazione nota la mancanza di una base giuridica per la politica europea per il turismo. Essa prosegue poi parlando del ruolo fondamentale che il turismo può svolgere nella promozione dell’integrazione sociale, e dell’importanza della crescente cooperazione nel fornire strutture ai turisti. Vi è un progetto ambizioso concernente la raccolta di statistiche e misure comuni per la garanzia di qualità e la tutela del consumatore e vengono inoltre presentate delle considerazioni sulla necessità di tutelare, conservare e restaurare il patrimonio culturale europeo.
Il Parlamento invita la Commissione a fornire agli Stati membri una guida al fine di migliorare il coordinamento politico nello sviluppo del turismo a livello nazionale, regionale e locale. Il Parlamento europeo vuole inoltre introdurre un marchio del patrimonio europeo al fine di valorizzare maggiormente quegli elementi considerati patrimonio da tutelare (come esempio vengono citati gli itinerari culturali europei e i monumenti).
Dal mio punto di vista, e nella legislazione attuale, la politica per il turismo è una questione nazionale. L’industria turistica deve svilupparsi in competizione con le attività turistiche degli altri paesi, e ogni Stato deve essere libero di dar vita alla propria politica autoctona. Per questo motivo, ho votato contro questa relazione.
Daniel Caspary (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Ho deciso di votare a favore della relazione dell’onorevole Alain Lipietz sul “commercio e cambiamento climatico” alla minisessione plenaria svoltasi a novembre a Bruxelles. La relazione risulta valida e si concentra su molte delle preoccupazioni che tutti condividiamo. In ogni caso, ho deciso di esprimere parere contrario su alcuni emendamenti ai paragrafi in quanto sono convinto che il surriscaldamento globale debba essere affrontato con misure sostenibili che non vadano a influire negativamente sulla crescita economica o sulle prospettive a lungo termine del modello sociale europeo.
Sono molto sensibile alla questione del cambiamento climatico. L’Unione europea ha dato l’esempio nel proporre soluzioni ad ampio raggio su come far fronte al cambiamento climatico. Sono convinto che le proposte dell’Unione siano diventate il punto di riferimento di ogni discussione futura e credo che le stesse siano compatibili con il nostro modello economico.
Ritengo che il commercio mondiale sia stato d’aiuto all’economia mondiale, ma al contempo riconosco la necessità di fare qualcosa in più, in particolare nel settore dei trasporti, in modo da ridurre le emissioni nocive. Ciononostante, il commercio mondiale in quanto tale non deve essere intaccato.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della relazione Lipietz sul commercio e cambiamento climatico in quanto ritengo che l’Europa dovrebbe ergersi a leader mondiale nella lotta contro il cambiamento climatico e, per questo motivo, credo che la politica commerciale dell’Unione europea debba essere sostanzialmente modificata per orientarsi verso un’economia a bassa emissione di carbonio.
La relazione rileva la necessità di sviluppare modelli di produzione, consumo e commercio in grado di mitigare il cambiamento climatico e il suo impatto economico. A tal scopo, sono dunque necessarie delle misure per incoraggiare la produzione locale quale mezzo per ridurre il ricorso ai trasporti, e introdurre norme e sistemi di etichettature comuni nell’Unione europea con la finalità di rendere il consumatore consapevole delle implicazioni ambientali date dai diversi prodotti.
Christofer Fjellner (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Noi moderati siamo oggi riusciti a convincere il Parlamento europeo a votare contro la proposta di introdurre le tariffe doganali sulle merci provenienti da paesi che non hanno aderito al protocollo di Kyoto. Allo stesso modo l’abbiamo persuaso a non avvallare l’opinione secondo la quale l’economia di mercato è responsabile dei problemi ambientali del mondo. Per questo motivo, abbiamo votato a favore della relazione sul commercio e il cambiamento climatico.
Il commercio in sé non rappresenta una minaccia all’ambiente, anzi. Il commercio crea la prosperità di cui abbiamo bisogno per affrontare le sfide future in materia di ambiente; esso ci permette di sfruttare meglio le risorse limitate e risolleva le persone dalla povertà che è alla base della maggior parte dei problemi ambientali globali. L’apertura e il commercio inoltre costituiscono la premessa al trasferimento di tecnologia che permetterà agli stati oggi in via di sviluppo di avere un ambiente migliore più rapidamente di quanto non possiamo noi.
Al contrario, il trasporto che non è in grado di sostenere i propri costi ambientali è uno dei problemi principali. Noi moderati riteniamo che il Parlamento stia adottando, nelle votazioni odierne, l’approccio sbagliato, promuovendo delle proposte che bloccano e limitano il commercio. Il Parlamento dovrebbe invece concentrarsi nell’imporre al trasporto di far fronte ai propri costi ambientali. La preoccupazione che tutti condividiamo riguardo all’ambiente non deve diventare un pretesto per il protezionismo, in quanto il protezionismo costituisce una minaccia per lo sviluppo e, di conseguenza, una minaccia per un ambiente sano.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione dell’onorevole Lipietz tratta un argomento importante. Se vogliamo seriamente cercare di controllare la produzione dei gas ad “effetto serra”, dobbiamo assicurarci che questi costi siano calcolati in ogni singola occasione. Il commercio, o meglio il libero commercio, è un motore fondamentale, per l’economia mondiale, che dobbiamo sostenere. Ciononostante, non possiamo continuare a lungo a spedire merce per migliaia di chilometri intorno al globo, con merci virtualmente identiche che viaggiano in direzione opposta, e senza assicurarci che gli interi costi siano coperti. Ora questa transizione dovrà essere amministrata con attenzione se non vogliamo che qualcuna delle popolazioni più povere al mondo paghi per lo sperpero del mondo industrializzato che sfrutta con indifferenza le risorse ambientali del pianeta. L’Europa ha la responsabilità di proteggere quelle popolazioni i cui mezzi di sussistenza sono stati costruiti, senza colpa da parte loro, senza valutare la viabilità a lungo termine del pianeta ma considerando solo il profitto immediato.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Il partito Junilistan ritiene che l’Europa svolga un ruolo importante nella lotta per ridurre l’effetto dell’uomo sul clima della terra. In qualità di protagonista nel commercio mondiale, l’UE ha la possibilità di esercitare la propria influenza sugli effetti ambientali dati dalla produzione e dal trasporto internazionale.
Vi sono comunque dei seri rischi legati a questa relazione. Possiamo leggere nel succo del testo che una politica fondata su queste considerazioni aprirebbe la strada a tendenze protezioniste che molti gruppi di interesse e paesi dell’UE appoggiano. L’interesse del singolo cerca sempre di presentarsi come un esempio di interesse della comunità e, per questo motivo, l’appoggiare questa relazione potrebbe rivelarsi molto rischioso. Alla fine, potremmo avere come risultato un aumentato protezionismo e, di conseguenza, costi elevati per i poveri del mondo e per i consumatori dell’UE.
Al contrario, l’UE dovrebbe continuare sulla propria strada presentandosi come modello e alleato di tutti i paesi del mondo che vogliono agire in maniera responsabile sul cambiamento climatico. Il partito Junilistan ha quindi deciso di votare contro questa relazione.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Concordiamo in pieno con la relazione quando afferma che “l’attuale modello economico, che comporta una massimizzazione costante dei consumi, della produzione e degli scambi, non sia sostenibile dal momento che si basa sul crescente utilizzo delle risorse e dei trasporti e comporta una sempre maggiore produzione di rifiuti e di emissioni”, e siamo d’accordo con la stessa quando sostiene che l’attuale sistema di scambi conduce a “una divisione globale del lavoro che comporta un’incidenza elevata dei trasporti di prodotti” che potrebbero anche essere prodotti localmente.
In ogni caso, vorremmo rilevare alcuni aspetti negativi quali l’invito a giungere ad un accordo sullo smantellamento delle barriere tariffarie e non tariffarie di “beni e servizi verdi”, nel quadro degli attuali negoziati del ciclo di Doha dell’OMC, e l’accettazione implicita della negoziazione degli accordi di libero scambio che contraddice quanto affermato in precedenza dalla relazione sull’attuale sistema di commercio.
Siamo inoltre fortemente contrari al “principio chi inquina paga, possibilmente estendendo a livello globale il sistema di scambio delle quote di emissione”, principio che rifiutiamo a causa delle conseguenze che potrebbe avere.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Mi sono espresso a favore della relazione Lipietz sul commercio e il cambiamento climatico in quanto la questione del cambiamento climatico è attualmente una delle più urgenti e necessita una vera azione a livello nazionale, europeo e mondiale.
Pur sostenendo la relazione di oggi incentrata su molte importanti questioni internazionali, vorrei anche rilevare le proposte del governo scozzese per un disegno di legge sul cambiamento climatico. Il governo ha imposto un obiettivo mandatario a lungo termine al fine di ridurre dell’80 per cento le emissioni in Scozia entro il 2050. Credo si tratti di uno sforzo lodevole e spero che altri paesi dell’UE decidano di porsi degli obiettivi altrettanto ambiziosi nella rispettiva lotta contro il surriscaldamento mondiale.
Syed Kamall (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Se da un lato vi è un ampio consenso alla necessità di ridurre le emissioni nocive, dall’altro l’autore di questa relazione richiede delle misure che limiterebbero il commercio con i paesi più poveri, condannando questi cittadini alla povertà, interrompendo le catene di fornitura mondiale e introducendo sanzioni insostenibili.
I conservatori ritengono che il modo migliore di ridurre le emissioni nocive sia quello di dare maggior enfasi alla tecnologia, stabilendo degli obiettivi realizzabili e incentivando il commercio con i paesi più poveri che potrebbero così permettersi di investire in processi e tecnologie più verdi e più pulite.
Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La mozione per una risoluzione si presenta con colori ambientalisti di scarsa qualità ed espressioni generalizzate di buoni propositi allo scopo di occultare il proprio contenuto reazionario che porta lo stampo dei raggruppamenti e delle organizzazioni imperialisti.
Essa critica i trasporti aerei e su strada perché producono maggiori quantità di CO2 rispetto a quelli marittimi o ferroviari e ora sostiene che la libertà di scelta (per le multinazionali) sia fondamentale per il commercio mondiale.
In merito al settore dei trasporti, la risoluzione chiede lo scambio di gas a effetto serra che non è stato in grado di ridurre le emissioni di CO2 ma si è dimostrato un vantaggioso meccanismo di borsa per il capitale. Essa sostiene gli obiettivi dei monopoli internazionali per un finanziamento generoso attraverso il “meccanismo di sviluppo pulito” (CDM).
Essa assegna alla banca europea per gli investimenti il ruolo di supervisore “ambientalista” che agirà “come suggerito dall’OCSE e dal G8” e richiede che le proposte future siano quelle promosse dall’OMC.
Il punto fondamentale è che le risorse naturali vengono ancora sfruttate dalle multinazionali, le foreste vengono dissipate, le riserve di acqua pulita ridotte e degradate, la desertificazione avanza, i raccolti geneticamente modificati si diffondono sempre più, i prodotti nocivi causano inquinamento, i conflitti armati e gli interventi imperialisti continuano, i gas ad effetto serra si accumulano, miliardi di persone sopportano la razzia e l’appropriazione indebita del capitale e a tutto questo, questa risoluzione darà appoggio e assistenza.
Per questi motivi, noi membri del Parlamento europeo del partito comunista greco, voteremo contro questa mozione.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo questa relazione che presenta un certo numero di soluzioni realizzabili che evidenziano come il commercio potrebbe essere usato come arma contro il cambiamento climatico. Soluzioni quali la garanzia di tassi doganali zero sui prodotti a bassa emissione/consumo di gas ad effetto serra, il divieto di importazione dei legnami esotici, una politica di etichettatura dei prodotti con efficienza energetica e l’integrazione dell’aviazione nel sistema di scambio di quote di emissioni dovrebbero essere volte a un continuo miglioramento.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. − (SV) La relazione dell’onorevole Lipietz sul commercio e il cambiamento climatico tocca due spazi nei quali l’UE ha un grande potere di esercitare un’influenza a livello internazionale. E’ quindi estremamente importante che nel Parlamento europeo noi ci informiamo sulla questione. Tutti gli stati del mondo hanno bisogno di una quota nell’economia internazionale data dal commercio. Soltanto un sistema di commercio avanzato e lo sviluppo economico forniscono una base reale con la quale risollevare le persone dalla povertà e influenzare l’ambiente. L’impegno dell’Europa verso l’ambiente e lo sviluppo devono continuare a fungere da catalizzatore per l’economia sostenibile fondata sul commercio, e non devono costituire un ostacolo alla stessa. Per questo motivo, deploro che la relazione votata oggi segua una linea che non favorisce totalmente il commercio e lo sviluppo. Con grossi dubbi, ho deciso comunque di votare a favore della relazione in quanto le formulazioni più problematiche sono state eliminate.
Jim Allister (NI), per iscritto. − (EN) La votazione dell’emendamento n. 6 della relazione Morgantini sul dare slancio all’agricoltura africana ci ha dato un valido giudizio sulle affinità e sintonie del gruppo GUE/NGL e della grande famiglia della sinistra. Presentandosi come un amico del despota Mugabe e opponendosi a chi era contro la sua presenza al Vertice di Lisbona dell’UE – Africa, il gruppo di sinistra si è rivelato per quello che effettivamente è. Dato che credo che Mugabe sia un ignobile tiranno che ha messo in ginocchio il proprio paese, ero lieto di votare contro l’emendamento n. 6 al fine di segnalare indignazione nei confronti del suo atteggiamento e della sua intenzione di partecipare all’incontro al vertice. Il fatto che il Parlamento, seppur con un margine ridotto, abbia adottato l’emendamento rappresenta uno spaventoso incoraggiamento per quel tiranno.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Denunciamo la manovra politica inaccettabile condotta dai settori più reazionari del Parlamento europeo per tentare di servirsi della relazione sull’“agricoltura africana” per criticare la legittima partecipazione del Presidente della Repubblica dello Zimbabwe, Stato membro a pieno diritto dell’Unione africana, al prossimo incontro al Vertice UE-Africa. Questa manovra è stata bocciata in tutti gli scopi e intenti.
Per quanto riguarda la relazione in sé, crediamo che essa presenti diversi aspetti positivi quali la critica al sostegno del “dare slancio all’agricoltura africana” per l’“agevolazione degli scambi” imperniato unicamente sugli accordi di partenariato economico, qui visto come una forma di ricatto al fine di promuovere la liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli.
Il fatto di incoraggiare molti di questi stati a rendere le proprie economie agricole dipendenti dall’UE è un tentativo di vincolare questi paesi a un accordo che impone loro un modello agricolo basato sulla monocoltura per l’esportazione, con il risultato di ovvi e seri problemi economici, sociali e ambientali sia per le popolazioni di molti stati africani che per quelle degli Stati membri dell’UE.
Per questo motivo, crediamo che aiutare l’agricoltura africana significhi sostenere lo sviluppo socialmente responsabile di un modello agricolo basato sulle proprie necessità specifiche e sulla sovranità e sicurezza alimentare di ogni paese.
9. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
10. Storni di stanziamenti: vedasi processo verbale
11. Decisioni concernenti taluni documenti: vedasi processo verbale.
12. Trasmissione dei testi approvati nel corso della presente seduta: vedasi processo verbale
13. Calendario delle prossime sedute: vedasi processo verbale
14. Interruzione della sessione
Presidente. - Dichiaro interrotta la sessione del Parlamento europeo.