Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2005/0211(COD)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0389/2007

Testi presentati :

A6-0389/2007

Discussioni :

PV 10/12/2007 - 16
CRE 10/12/2007 - 16

Votazioni :

PV 11/12/2007 - 9.18
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0595

Resoconto integrale delle discussioni
Lunedì 10 dicembre 2007 - Strasburgo Edizione GU

16. Politica comunitaria per l’ambiente marino Politica comunitaria per l’ambiente marino (discussione)
Processo verbale
MPphoto
 
 

  Presidente. − L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura, a nome della commissione per l’ambiente, per la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla posizione comune definita dal Consiglio in vista dell’adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino (direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino) [09388/2/2007 – C6-0261/2007 – 2005/0211(COD)] (Relatrice: Marie-Noëlle Lienemann) (A6-0389/2007).

 
  
MPphoto
 
 

  Marie-Noëlle Lienemann, relatrice. (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la direttiva che il Parlamento dovrebbe adottare in seconda lettura è di fondamentale importanza poiché si tratta della prima direttiva che costringe gli Stati membri a mettere a punto una strategia ambientale volta a riportare i mari e gli oceani a un buono stato ecologico. Quando l’abbiamo esaminata, in prima lettura, abbiamo evidenziato la sua importanza, dato che recenti relazioni scientifiche mostrano che la sopravvivenza delle risorse ittiche e la biodiversità dei mari e degli oceani sono seriamente minacciate. Alcuni arrivano a dire che tra cinquant’anni non vi saranno più pesci. Inoltre, gli oceani svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione del clima, quindi inquinandoli corriamo il rischio di ridurre la loro funzione di regolazione e di accentuare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Pertanto, si è reso necessario, anche con una certa urgenza, per l’Unione europea, affrontare con rapidità la tematica dell’acqua di mare dopo aver adottato la direttiva quadro sulle acque, in particolare l’acqua dolce.

In prima lettura, abbiamo dato prova della nostra volontà di migliorare il testo esistente. Per prima cosa esaminerò i punti strutturali di questa direttiva e i testi già a disposizione. Il primo obiettivo è quello di riportare i nostri mari e oceani ad un buono stato ecologico. Il secondo è definire le misure che ogni Stato membro dovrà adottare: primo, collaborare con le regioni o sottoregioni marine, quindi definire lo stato dell’acqua e della biodiversità in tali zone, definire inoltre un buono stato ecologico e alcuni obiettivi ambientali prioritari, infine redigere un piano d’azione e alcune misure da adottare. Pertanto, pensavamo bene di questa direttiva, ma ritenevamo non fosse sufficiente, nella versione in cui ci era stata presentata dalla Commissione.

Abbiamo evidenziato una serie di punti. Il primo è quello di rendere più incisiva la direttiva. Incisiva, sia per quanto riguarda le risorse, sia per quanto riguarda i risultati. Quello è stato certamente il punto più positivo della nostra collaborazione con il Consiglio e la Commissione: la direttiva è incisiva.

Il secondo punto è che speriamo che il buono stato ecologico sia definito con precisione, cosicché la ricostituzione di questa risorsa non venga garantita solo a parole. Siamo rimasti molto soddisfatti in quanto i criteri del buono stato ecologico sono stati ampliati fino a comprendere la pressione di tutte le sostanze inquinanti che influiscono su un ecosistema e l’esigenza di valutarle e ridurne l’impatto allo scopo di ripristinare detto buono stato ecologico.

Il terzo punto è che il Parlamento ha grande interesse a creare zone marine protette, il tipo di riserva che dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel ripristinare la diversità di questo biotopo e, soprattutto, ricostituire gli stock ittici. Avremmo preferito un testo più restrittivo, più severo, più incisivo circa l’esigenza di creare tali riserve, ma quel principio non è scomparso; ad ogni modo, la necessità che siano sufficientemente ampie per contribuire al ripristino della biodiversità è ancora presente.

Infine, il Parlamento intendeva estendere l’ambito della direttiva. In particolare volevamo che si tenesse debito conto delle acque costiere, e che non restasse alcuna incertezza riguarda alla necessità di considerare tutte le acque interessate dalle maree. Comunque, è stato così per molte di esse. Avremmo ovviamente preferito una migliore definizione della terra coperta da acque soggette a marea, ma il testo che abbiamo è adeguato su questo punto.

Vorrei sottolineare l’importanza della coerenza delle strategie per area geografica: avremmo voluto che il testo fosse più severo, ma si afferma comunque la necessità di una sua coerenza.

Infine, i nostri colleghi deputati del Baltico desideravano che il Mar Baltico fosse una sorta di progetto pilota che ci avrebbe permesso di muoverci con maggiore celerità, data l’emergenza della situazione. Essi non sono stati del tutto soddisfatti perché le nostre Istituzioni non individuano, per tradizione, nessuna zona in particolare. Nondimeno, l’idea di un’area pilota è stata mantenuta, e sono sicura che la Commissione sceglierebbe il Baltico come area pilota.

Infine, vi è la questione temporale: per noi la cosa più importante era che la direttiva fosse vincolante, anche se ciò avrebbe comportato un leggero allungamento dei tempi concessi agli Stati membri per attuarla. Questo è il compromesso a cui si è giunti al termine delle trattative. Il termine ultimo è il 2020, ma gli Stati membri non possono prendersela comoda, perché devono recepire la direttiva entro il 2010. Tuttavia li inviterei a non sprecare il tempo perché, ai sensi della direttiva quadro sulle acque, i ritardi si stanno accumulando e i nostri mari non possono attendere.

 
  
MPphoto
 
 

  Charlie McCreevy, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, prendo la parola a nome del mio collega, il Commissario Stavros Dimas, la cui presenza a Bali alla Conferenza sul cambiamento climatico gli ha impedito di essere presente qui questa sera. Desidero prima ringraziare e congratularmi con la relatrice, onorevole Lienemann, per l’ottimo lavoro svolto sulla direttiva sulla strategia per l’ambiente marino, e con la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare per il suo contributo positivo e costruttivo.

La direttiva segna l’inizio di un nuovo approccio alla tutela dei nostri mari e dei nostri oceani. La prossima sfida sarà, naturalmente, quella della sua efficace attuazione. Gli sforzi compiuti dal Parlamento per rafforzare le ambizioni di questa iniziativa legislativa hanno dato buoni frutti, e hanno fatto sì che la direttiva concordata costituisca un efficace strumento per proteggere i nostri mari e i nostri oceani in modo integrato. La Commissione è lieta di constatare che è stato raggiunto un accordo in seconda lettura. Vorrei, in particolare, mettere in evidenza il ruolo costruttivo svolto dal Parlamento europeo in tale processo. Mantenendo in ogni momento i suoi obiettivi politici e ambientali di alto livello, il Parlamento ha svolto un ruolo utile e costruttivo nel raggiungimento di questo accordo.

L’obiettivo della proposta di direttiva è che gli Stati membri adottino le necessarie misure per ottenere un buono stato ecologico dell’ambiente marino al massimo entro il 2020. L’obiettivo verrà raggiunto sviluppando e attuando strategie marine nelle loro acque marine. Perciò, la direttiva contiene un obiettivo molto impegnativo. La Commissione resta vigile per far sì che siano adottate tutte le misure necessarie a garantire l’effettiva tutela del nostro ambiente marino. Su alcuni punti importanti, il Parlamento è riuscito a spingersi al di là della proposta originaria della Commissione.

Desidero sottolineare in particolare tre aspetti che sono stati fondamentali per i negoziati: garantire alla direttiva un obiettivo ambizioso; definire in modo più preciso cosa si intende per buono stato ecologico, ivi compresa una serie di specifici descrittori, e richiedere la creazione di zone marine protette nell’ambito di questa direttiva.

Il Parlamento ha insistito, per tutto il processo negoziale, sull’esigenza di far sì che la direttiva abbia obiettivi molto ambiziosi su tutti i punti essenziali. La direttiva definisce un nuovo quadro per collaborare, per la prima volta, in modo integrato per proteggere i nostri mari e i nostri oceani. Continueremo a portare avanti questa iniziativa politica per consentire a questa direttiva sulla strategia per l’ambiente marino di fornire nel concreto il pilastro ambientale della politica marina dell’Unione europea. Pertanto, la Commissione è in grado di accettare un pacchetto di compromesso per giungere a un accordo su questa direttiva in seconda lettura.

 
  
MPphoto
 
 

  Eija-Riitta Korhola, a nome del gruppo PPE-DE. (FI) Signor Presidente, in qualità di relatrice per il mio gruppo, è un piacere per me dichiarare che la direttiva su cui abbiamo raggiunto un compromesso rappresenta uno di quelle leggi dell’UE in materia ambientale i cui frutti saranno colti molto concretamente dalle generazioni future. E’ giunta finalmente l’ora di puntare l’attenzione sul nostro ambiente marino, di cui è triste constatare il deterioramento, con il Mar Baltico quale esempio più sconcertante. Questa direttiva porta nuova speranza a questa situazione, essendo volta ad arrestare l’inquinamento dei mari e a ripristinarne la biodiversità.

Il lavoro in questi due anni non sempre è stato facile. Benché l’obiettivo fosse lo stesso per tutti, i mezzi impiegati dai gruppi politici sono stati spesso diversi. Un esempio delle nostre divergenze di opinione si riferiva alle prospettive future per una tecnica per la cattura e lo stoccaggio del carbonio. L’opinione dell’onorevole Lienemann avrebbe impedito lo sviluppo pratico di tale tecnica. Noi, d’altro canto, pensavamo che ciò fosse necessario alla luce del cambiamento climatico e che la direttiva sulla strategia per l’ambiente marino non dovesse pertanto essere sommersa da dettagli che la renderebbero impossibile da applicare.

Penso che il compromesso che abbiamo raggiunto ora sia soddisfacente per tutte le parti. E’ ambizioso nei suoi obiettivi, ma lascia agli Stati membri la scelta degli strumenti per raggiungerli, obbligandoli tuttavia a cooperare in ogni regione marina per ottenere il miglior risultato. Il testo di compromesso descrive con chiarezza quale tipo di buono stato ambientale marittimo stiamo cercando e quali sono le possibili minacce a cui esso è soggetto. Allo stesso tempo non indicherà più nel dettaglio le varie azioni intraprese come minacce perché il loro elenco non può essere esauriente e accorderebbe alle azioni intraprese nell’ambiente marino uno status ineguale. La formulazione scelta ora crea un obbligo per le parti ma non accusa, e funge da stimolo senza azioni coercitive ingiustificate. Gli obiettivi, tuttavia, sono chiari, scientificamente giustificabili e vincolanti, perciò essi saranno anche efficaci.

Desidero ringraziare la mia collega, onorevole Lienemann, per il suo prezioso lavoro, la quale ha guidato bene i negoziati e ha anche ascoltato gli altri gruppi. Sono grata in particolare perché siamo riusciti ad elevare il profilo della grave situazione del Mar Baltico.

Sono certa che la direttiva della strategia sull’ambiente marino costituirà uno straordinario pilastro ambientale di una politica marittima comune dell’UE. Essa persegue in modo brillante l’obiettivo di una politica marittima comune per migliorare la crescita, l’occupazione e lo sviluppo sostenibile, fondandosi al contempo su una solida base di conoscenze derivanti dalla ricerca marittima. Questo è il tipo di legislazione di cui ha bisogno la nostra Comunità.

 
  
MPphoto
 
 

  Justas Vincas Paleckis, a nome del gruppo PSE. – (LT) Congratulazioni alla relatrice per aver svolto un importante lavoro. Vorrei dichiarare che concordo sul fatto che una relazione più incisiva sarebbe stata ancora più efficace. Tuttavia, le opinioni decise possono attendere; intanto godiamoci il compromesso raggiunto.

Da un po’ di tempo alla tutela dei mari e degli oceani non viene data la dovuta attenzione. Le risorse marine sono state utilizzate in modo sfrenato, l’ecosistema viene stremato: trattando cosî l’ambiente marino stiamo segando il ramo su cui siamo seduti. E’ per questo che la creazione delle aree marine protette è di grande importanza per la conservazione delle acque e degli esseri viventi che le abitano per le generazioni future.

Come è ben noto, il territorio marino dell’Unione europea è più vasto di quello terrestre. Il benessere di tutte le regioni UE e di milioni di cittadini dell’Unione dipende dal buono stato ambientale e dalla produttività dei mari e degli oceani circostanti. Pertanto, è essenziale che nel futuro l’Unione europea consideri la protezione ambientale nella sua interezza, sapendo che non può essere “rappezzata” prendendo decisioni separate di scarsa rilevanza. Riducendo l’inquinamento del suolo, si riduce anche quello marino. Occorre stanziare maggiori fondi per la costruzione di canali di scarico, e non è meno importante sviluppare tutto questo anche al di fuori dell’UE.

Ritengo positivo che l’Unione europea stia nuovamente assumendo il ruolo di leader mondiale e che sia impegnata a conseguire un buono stato ambientale marino entro 13 anni.

La questione del Mar Baltico è già stata ricordata. Quel mare è particolarmente sensibile, le sue acque infatti cambiano ogni 25-30 anni, perciò l’impatto dell’inquinamento è superiore alla media. Stiamo ancora pagando le conseguenze di decenni di uso irresponsabile dei prodotti chimici. Prima di avviare l’estrazione di petrolio e di fare progetti per la costruzione di oleodotti nel Mar Baltico, occorre considerare le tematiche ambientali. Dobbiamo assicurarci che le nostre decisioni non si ripercuotano negativamente sul benessere dei nostri figli e dei nostri nipoti.

 
  
MPphoto
 
 

  Adamos Adamou, a nome del gruppo GUE/NGL. (EL) Signor Presidente, vorrei ringraziare e congratularmi con l’onorevole Lienemann per i suoi sforzi e per il modo in cui ha condotto i negoziati con il Consiglio e con la Commissione. Mi concentrerò su alcune dei principali punti positivi.

Nell’insieme, la direttiva porrà sufficiente enfasi sui provvedimenti necessari per il suo rispetto e per ottenere un buono stato ecologico, per impedirne un eventuale deterioramento. Benché il Parlamento europeo avesse originariamente chiesto il termine del 2017, la scadenza entro la quale gli Stati membri sono tenuti a conformarsi ad essa ora è stato fissato al 2020, una data realistica proposta dal Consiglio di concerto con i rappresentanti nazionali.

Gli Stati membri forniranno una valutazione iniziale fino al 2012, definendo il buono stato ecologico e dichiarando obiettivi ambientali coerenti. Il Parlamento europeo è riuscito a ottenere impegni chiari da parte del Consiglio per strategie e approcci integrati che incoraggeranno gli Stati membri a collaborare per conseguire un buono stato dell’ambiente in tutta l’Unione europea.

La direttiva prende inoltre in considerazione la politica comune della pesca, prevedendo uno sfruttamento sostenibile delle risorse ittiche, rispettando al contempo l’integrità degli ecosistemi, affinché essi possano essere conservati o ripristinati e, ove necessario, l’integrità dei siti di deposizione delle uova, di riparo e di alimentazione.

Infine, per quanto riguarda le risorse finanziarie, l’attuazione sarà applicata ai finanziamenti esistenti nell’ambito delle risorse finanziarie e in linea con le prospettive economiche per il periodo 2007-2013, e saranno rinegoziati per il periodo successivo, dato che la durata complessiva della direttiva è prevista fino al 2020.

 
  
MPphoto
 
 

  Ioannis Gklavakis (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, anch’io inizierò congratulandomi con la relatrice, onorevole Lienemann, per l’eccellente lavoro svolto. La direttiva mira a proteggere, come infatti dovrebbe, l’ambiente marino. Comunque, in qualità di relatrice della commissione per la pesca, desidererei commentare alcuni punti.

La commissione per l’ambiente deve mettere in maggiore evidenza la pesca e i problemi che essa deve affrontare a causa dell’inquinamento marino. Marinai e pescatori conoscono i mari meglio di chiunque altro; passano la vita sui mari, da cui dipendono. Per contrastare il fenomeno è necessaria la loro compartecipazione. Desidero inoltre esprimere la mia soddisfazione per l’ampliamento delle aree marine protette.

Riassumendo, dirò che il successo nella salvaguardia della strategia per l’ambiente marino dipende da quattro fattori fondamentali, il primo dei quali consiste nell’impegnare le parti interessate a rispettare la tabella di marcia dettata dalla direttiva. Non possiamo e non dobbiamo consentire ritardi nel nostro programma. Gli obiettivi dovranno tutti essere raggiunti entro il 2020: se non li conseguiremo allora, sarà troppo tardi per porvi rimedio.

Secondo, la cooperazione con i paesi terzi: i mari non conoscono confini. Dobbiamo riunirci attorno a un tavolo e discutere con tutti i nostri vicini. Non dimentichiamoci che 27 sono i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, e solo sette di essi sono Stati membri. Pertanto dobbiamo sederci tutti assieme per esaminare le possibili azioni da intraprendere.

Terzo, occorre stanziare fondi adeguati a tal fine.

Quarto, dobbiamo far sì che i pescatori siano coinvolti in questo sforzo. Questa è la sola nostra speranza di successo.

Per concludere le mie osservazioni, ripeterò che la direttiva sulla Strategia per l’ambiente marino, se correttamente applicata, contribuirà a rendere possibile una pesca sostenibile e un mare in buona salute: in tal modo potremo avere mari puliti della cui bellezza potremo godere tutti.

 
  
MPphoto
 
 

  Inger Segelström (PSE) . – (SV) Signor Presidente, mi consenta di cominciare ringraziando l’onorevole Marie-Noëlle Lienemann per il suo ottimo lavoro per la direttiva quadro. Essendo svedese e vivendo a Stoccolma, sul Mar Baltico, uno dei mari più inquinati al mondo, considero questa direttiva veramente positiva. Il quaranta per cento della popolazione svedese vive a meno di cinquanta chilometri dalla costa, e il turismo dà lavoro a 71 000 addetti nel nostro paese, comprese le isole. La pesca ne conta altri 4 000. Grazie al nostro settore ittico possiamo gustare il pesce, così importante per noi svedesi.

Un ambiente marino deteriorato produce una minore qualità della vita per molti e costituisce uno sviluppo sgradito. Si corre il rischio che la pesca commerciale e da diporto su imbarcazioni, i bagni di mare e le attività ricreative marine scompaiano se noi membri dell’UE non faremo qualcosa collegialmente, qui ed ora. Una politica ambientale marina comune servirà a rafforzare e a proteggere l’ecosistema marino e a creare banche dati per il monitoraggio e l’ampliamento delle conoscenze in materia. Noi deputati al Parlamento europeo nutriamo ambizioni più alte rispetto alla Commissione e sono lieta che abbiamo fissato la scadenza per il conseguimento di un buono stato ambientale nel 2017 e non nel 2021. Sono inoltre felice che gli Stati membri debbano presentare programmi contenenti provvedimenti per l’ambiente marino entro il 2015.

Vorrei ringraziare il Commissario Frattini per aver fatto sua la nostra idea. Come cittadina impegnata per l’ambiente, vorrei che i progressi fossero più rapidi, ma se tutti e 27 gli Stati membri aumenteranno leggermente il ritmo potremo fare qualcosa a partire da ora. Questo è un eccellente esempio di un ambito in cui è richiesta la cooperazione transfrontaliera. Spero che il Baltico possa divenire un’area pilota, dal momento che otto paesi su nove che si affacciano sul Mar Baltico sono Stati membri dell’Unione. E’ un nostro problema e un nostro compito. E’ altresì importante che noi, impegnandoci per una politica estera attenta all’ambiente, collaboriamo con la Russia relativamente al Mar Baltico e all’ambiente marino. Ci attendono decisioni in campo ambientale e nel campo delle politiche energetiche. Concentriamoci fin da ora soprattutto sull’ambiente marino!

 
  
MPphoto
 
 

  Georgios Toussas (GUE/NGL). - (EL) Signor Presidente, lo sviluppo nel quadro della Strategia di Lisbona, guidato dal principio del sostegno alla competitività, ovvero dell’aumento della redditività dei gruppi economici monopolistici dell’Unione europea, non solo intensifica al massimo lo sfruttamento della classe operaia e dei lavoratori in genere, ma acutizza anche i problemi ambientali, distruggendo sistematicamente gli ecosistemi marini e la biodiversità marina, e provocando un costante deterioramento della qualità delle acque dei mari.

Oltre all’inquinamento provocato dalle navi, anche quello industriale ha un’enorme parte di responsabilità nella contaminazione dell’acqua del mare. Esso provoca un livello incalcolabile di contaminazione nelle falde freatiche, la quale viene successivamente trasferita all’acqua del mare. L’inquinamento dovuto al costante aumento del numero di unità di piscicoltura sottopone l’ambiente marino e il funzionamento degli ecosistemi a un enorme stress.

I problemi dell’ambiente marino sono gravemente accentuati dall’invasione dei monopoli in una quantità di attività che prima erano in mano pubblica, a causa della privatizzazione dei servizi pubblici e delle infrastrutture pubbliche, e anche della commercializzazione di beni pubblici quali l’acqua del mare. Enormi complessi turistici di proprietà dei gruppi monopolistici stanno portano ad un modello di sviluppo turistico per alti redditi, mentre si saccheggiano beni pubblici come tratti di costa, spiagge e acqua di mare.

L’inquinamento dell’acqua marina non è più dovuto unicamente allo scarico nel mare dei rifiuti e dei liquami prodotti da quegli stessi complessi turistici, ma anche dalla costruzione di impianti industriali che servono quelle attività commerciali, ivi compresa l’installazione di impianti di desalinizzazione per irrigare i campi da golf e per provvedere alle loro necessità in generale. Le conseguenze sono disastrose per tutti i residenti di quelle zone.

Vorrei terminare, signor Presidente, sottolineando che la posizione comune della relazione del Consiglio e della Commissione non fornisce in realtà la soluzione di cui si sente bisogno, se vogliamo risolvere o almeno attenuare i gravi problemi dell’ambiente.

 
  
MPphoto
 
 

  Andres Tarand (PSE) . – (ET) I mari sono la parte meno studiata e meno conosciuta della biosfera. Cosa ancora più importante, lo sfruttamento dei mari si dovrebbe fondare sui principi cautelativi noti nel campo della tutela ambientale.

Fortunatamente la relatrice, onorevole Lienemann, condivide quell’approccio e la ringrazio per questo.

Si spera che in seconda lettura riusciremo a giungere a un accordo con il Consiglio e che si possa avviare rapidamente la fase di attuazione della strategia per l’ambiente marino.

Desidero anche sottolineare, d’altro canto, il mio sostegno per l’emendamento n. 29 alla relazione, il quale cerca di rendere la regione marina del Mar Baltico un’area pilota per l’attuazione della Strategia per l’ambiente marino dell’Unione europea.

Tra tutti i mari che circondano l’Europa, il Baltico è senza dubbio quello più vulnerabile per le sue acque basse e per il fatto che ha uno scarso ricambio d’acqua con l’Oceano Atlantico. Pertanto, per esempio, non si costruiscono tanti gasdotti quanti se ne costruiscono nel Mare del Nord o nel Mediterraneo.

Se la regione marina del Mar Baltico fosse già un’area pilota per l’attuazione della Strategia marina dell’Unione europea, probabilmente non sarebbe inserita nel progetto Nord Stream.

Fortunatamente l’Unione europea non deve creare dal nulla il programma di misure per il Mar Baltico. La Convenzione di Helsinki, che ha istituito la protezione per il Mar Baltico, ha svolto il necessario lavoro preparatorio nel contesto del piano d’azione per il Mar Baltico.

Perciò è possibile utilizzare con successo il Mar Baltico come area pilota per la strategia marina. Un altro aspetto positivo consiste nel fatto che, tramite HELCOM, anche la Russia potrà partecipare all’attuazione del programma di misure per il Mar Baltico; senza il coinvolgimento della Russia è difficile protegge il Baltico e assicurarne il buono stato ecologico.

 
  
MPphoto
 
 

  Daciana Octavia Sârbu (PSE). - (RO) Signor Presidente, prima di tutto desidero ringraziare e congratularmi con l’onorevole relatrice.

Un elemento fondamentale della strategia marittima europea è il riconoscimento degli effetti negativi dell’attività umana sull’ecosistema e l’intensificazione degli sforzi per combatterli. Lo sviluppo umano e turistico lungo le coste ha pesanti ripercussioni sull’ambiente marino in seguito all’intensificazione delle attività di pesca, del trasporto marittimo e del turismo ricreativo. I cambiamenti climatici, i rifiuti, le attività di pesca, i fattori acustici, biologici e chimici minacciano le acque marittime, pertanto questa direttiva rappresenta un passo importante verso una maggiore integrità degli ecosistemi e la salvaguardia della biodiversità.

Gli effetti dell’inquinamento da petrolio e da zolfo nel Mar Nero e nel Mar d’Azov, registrato di recente a causa di una tempesta che ha provocato l’affondamento di diverse navi commerciali, si faranno sentire almeno per altri 10 anni. Il disastro si è verificato per una falla nel sistema, perché le navi erano progettate per la navigazione fluviale e non marina, il che evidenzia l’assenza di qualsiasi sforzo per evitare questi eventi e per proteggere l’ambiente marittimo Questo grave incidente complica il processo di miglioramento ambientale di queste acque, già classificate tra le aree marittime più inquinate del mondo.

Il degrado delle acque del Mar Nero si ripercuote sia sulla salute pubblica, sia sulla biodiversità marina, perciò sono necessari notevoli sforzi per ripristinare l’integrità dell’ecosistema. Inoltre, il trasporto via mare di carichi pericolosi deve essere conforme ai requisiti dettati dalle convenzioni internazionali e garantire un minimo livello di sicurezza per evitare che in futuro si ripetano disastrosi incidenti simili a questo, con notevoli danni sia alla vita marina, sia a quella umana.

Grazie a questa direttiva, faremo sì che l’ambiente marino dell’Unione europea sia meglio protetto e che le attività umane e i trasporti non influiscano sulla qualità dell’acqua e sulla biodiversità.

 
  
MPphoto
 
 

  Charlie McCreevy, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, in base ai testi concordati, gli Stati membri ora dovranno creare strategie marine per le proprie acque del mare. Tali strategie inizieranno da una valutazione dello stato delle acque marine e degli attuali impatti e pressioni su di esse e svilupperanno obiettivi per un buono stato ecologico.

Gli Stati membri definiranno programmi di monitoraggio, quindi elaboreranno, a partire dal 2015, programmi e misure necessari per conseguire tali obiettivi. Questa serie di passi sarà ripetuta ogni sei anni con ricorrenza ciclica.

Sono stati inclusi un certo numero di elementi chiave nella proposta di compromesso complessiva presentata. In particolare, l’obiettivo della direttiva ora è chiaro e ambizioso, poiché gli Stati membri sono tenuti ad adottare le necessarie misure per conseguire un buono stato ecologico nell’ambiente marino al massimo entro il 2020.

I legislatori hanno concordato una definizione di buono stato ecologico, ivi compresa una serie di descrittori collegati che dovranno essere soddisfatti. Ora si è concordato un calendario riveduto che, in realtà, è più impegnativo di quello contenuto nella proposta originaria della Commissione, ma che offre anche tempo a sufficienza per prendere i dovuti provvedimenti in ogni fase.

Eccezioni e deroghe, compresi i costi sproporzionati, sono state qualificate meglio. Gli Stati membri dovranno creare zone marine protette per soddisfare i propri obiettivi previsti da questa direttiva in accordo con gli impegni internazionali della Comunità e degli Stati membri. Sarà necessario agire nell’ambito di ogni regione marina, quindi sviluppare strategie marine comporterà una stretta cooperazione con e nell’ambito delle convenzioni marine regionali.

L’attuazione di questa direttiva richiederà infatti tale coordinamento rafforzato. In questo contesto, vorrei ricordare l’importanza data agli importanti processi regionali dal Parlamento nel corso di tutti i negoziati. Vorrei, in particolare, ricordare il Piano d’azione per il Mar Baltico, che è stato adottato nel contesto della Convenzione di Helsinki. Come è stato evidenziato dal Parlamento, tale piano d’azione integrato rappresenta un primo esempio utile e una risorsa che agevolerà i progressi nell’attuazione della direttiva.

Tale approccio integrato deve costituire una componente importante in tutte le azioni intraprese dalle diverse convenzioni marine regionali per proteggere i mari europei: Mediterraneo, Atlantico settentrionale, Mar Nero e Mar Baltico.

In conclusione, la Commissione è molto soddisfatta dell’esito dei negoziati. Essa, pertanto, può accettare integralmente gli emendamenti di compromesso proposti.

 
  
MPphoto
 
 

  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà martedì 11 dicembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
MPphoto
 
 

  Richard Seeber (PPE-DE), per iscritto. (DE) Nel quadro di un’efficace tutela ambientale, le strategie UE debbono tenere in maggiore considerazione gli oceani mondiali, in particolare le acque marine europee. L’attuale direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino costituisce una reazione alle sfide derivanti dal cambiamento climatico e prevede misure sia a livello UE, sia a livello degli Stati membri. Per intraprendere le opportune iniziative a livello europeo, è fondamentale, in primo luogo, che lo stato ambientale dell’ambiente marino sia registrato seguendo criteri uniformi. Inoltre, la direttiva costringe gli Stati membri a conseguire un buono stato ecologico dell’ambiente marino entro il 2017 e a creare i necessari regolamenti.

Vorrei chiedere agli Stati membri, nel contesto della relazione, di intraprendere i passi necessari per verificare e monitorare l’inquinamento marino in modo da applicare il principio secondo cui “chi inquina paga”. Le iniziative già adottate da parte dell’UE nel campo della cattura della CO2 nei fondali marini vanno intensificate, perché si tratta di un contributo innovativo nella lotta al cambiamento climatico. Occorre, tuttavia, esaminare criticamente i progetti pilota già esistenti, soprattutto rispetto alla loro efficienza e gli eventuali danni conseguenti. Per contrastare in modo efficace il cambiamento climatico, non dobbiamo escludere, ma includerle in una politica ambientale UE di ampio respiro.

 
Note legali - Informativa sulla privacy