Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Ona Juknevičienė, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai censimenti della popolazione e delle abitazioni (COM(2007)0069 – C6-0078/2007 – 2007/0032(COD)) (A6-0471/2007).
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, i censimenti della popolazione e delle abitazioni sono la pietra d’angolo di tutte le relazioni statistiche sulle persone che vivono nell’Unione europea. In quasi tutte le aree di intervento in cui è attiva l’Unione europea, sia essa economica, sociale o ambientale, sono necessari dati demografici di alta qualità per contribuire a formulare gli obiettivi operativi e a valutare i progressi realizzati. Le istituzioni internazionali, europee e nazionali hanno bisogno di dati di censimento per effettuare validi confronti tra gli Stati Membri dell’UE.
Per rispettare normative essenziali sono richiesti dati precisi sulla popolazione. Per esempio: la votazione a maggioranza qualificata in sede di Consiglio, o la ripartizione dei Fondi strutturali (in base alle cifre del PIL pro capite).
Lo scopo dell’attuale normativa è quello di fornire un quadro europeo chiaro per ottenere la comparabilità dei risultati dei censimenti condotti negli Stati Membri dell’UE. Essa chiarisce i compiti e i ruoli degli organismi di statistica a livello nazionale ed europeo e fissa requisiti comuni in materia di qualità e trasparenza dei risultati, dei metodi e della tecnologia utilizzati.
Ciò costituirà un importante passo avanti per l’armonizzazione delle statistiche demografiche e sociali. I censimenti demografici hanno una lunga tradizione nei paesi dell’odierna Unione europea, in alcuni paesi addirittura secolare. Per la prima volta ci sarà un quadro legislativo europeo per i censimenti. La parola “storico” potrebbe essere adatta a descrivere questi sviluppi. Anche il regolamento sarà un’importante pietra miliare per la cooperazione internazionale nell’ambito dei censimenti della popolazione e delle abitazioni in cui la Commissione europea, tramite Eurostat, è attiva da diversi anni.
Si registra un’ampia intesa tra tutte le Istituzioni coinvolte, Commissione, Consiglio e Parlamento, circa l’importanza della legislazione. E’ ovvio e naturale che la legislazione sui censimenti susciti polemiche. Dopotutto, si deciderà della raccolta di dati su tutti i cittadini europei, nonché delle pratiche statistiche più costose e gravose.
La tematica è politicamente sensibile e richiede un considerevole investimento di denaro dei contribuenti e la buona volontà dei cittadini degli Stati membri.
Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che l’assenza di dati demografici soggettivi e confrontabili avrebbe conseguenze negative. I dati servono per formulare e valutare politiche, a scopo amministrativo e per ricerche sociali che migliorano il benessere di coloro che vivono nell’Unione europea. I vantaggi di dati censuari armonizzati superano di gran lunga gli sforzi necessari per raccoglierli.
Gli Stati membri conducono i propri censimenti nazionali da diversi decenni. Il risultato che questa legislazione europea può ottenere è rendere i loro sforzi ancora più proficui garantendo dati censuari della massima qualità e confrontabili tra le regioni dell’Unione europea.
E’ per questo che la Commissione europea sostiene il dibattito ancora in corso e spera sinceramente che si trovi una soluzione che risulti accettabile a un’ampia maggioranza dell’Assemblea, nonché degli Stati membri rappresentati nel Consiglio. Chiediamo a tutti di sostenere la relatrice, onorevole Juknevičienė, nella sua ricerca di un siffatto compromesso.
Ona Juknevičienė, relatrice. – (LT) Il Commissario ha appena dichiarato che questo regolamento è un evento storico. Vorrei iniziare osservando che è vero, questo è un evento storico, ma allo stesso tempo risulta essere uno dei più scandalosi in Europa. Oggi, dovremmo ammettere, anche se sembra ovvio, che finora non avevamo statistiche affidabili, né avevamo idea di quante persone vivessero nell’Unione europea e in quale tipo di abitazioni. Prima di tutto, vorrei ringraziare i miei colleghi, in particolare i relatori ombra, i rappresentanti della commissione per l’occupazione e gli affari sociali e i componenti delle commissioni regionali, per la loro stretta collaborazione nella preparazione del presente documento. I miei più sentiti ringraziamenti vanno ai rappresentanti della Commissione e del Consiglio che hanno partecipato attivamente alle discussioni e ai nostri sforzi comuni per giungere al compromesso che prevede che il presente regolamento debba contenere esclusivamente i dati necessari. Qualunque dato superfluo che possa violare, in alcuni casi, il diritto alla privacy di un individuo non deve essere raccolto.
Le statistiche dell’UE e, quindi, il regolamento hanno un fondamento giuridico fornita dall’articolo 285 del Trattato UE. Non vi è dubbio che le basi di questo documento sono state delineate. Questo articolo specifica l’esigenza di conformarsi a criteri importantissimi: imparzialità, affidabilità, obiettività, indipendenza scientifica, rapporto costo-efficacia e riservatezza statistica.
Il principale obiettivo del regolamento è quello di fornire un resoconto dettagliato della struttura demografica e delle caratteristiche della popolazione allo scopo di analizzare i dati e di utilizzare i risultati per sviluppare una strategia in molti settori di intervento dell’UE.
I dati del censimento annuale della popolazione servono, come ha detto il Commissario, per stabilire criteri importanti quali il voto e il calcolo della maggioranza dei voti nel Consiglio. Sono necessari dati regionali di alta qualità per individuare le regioni che possono beneficiare dell’assistenza comunitaria, nonché per valutare i progressi compiuti nella politica di coesione regionale. Pertanto, potrebbe esistere un altro documento più importante per quanto riguarda la possibilità di confrontare e fidarsi dei dati che contiene?
Il regolamento consente di raccogliere informazioni qualitativamente rilevanti in materia di alloggi. Tali dati sono necessari per calcolare il numero dei consumatori di acqua, energia e altri prodotti di base, per determinare la domanda e l’offerta di abitazioni ed erogare i finanziamenti necessari.
L’ultimo censimento, condotto nel 2001, si fondava su un gentleman’s agreement e non ottenne alcun risultato positivo. Ritengo che i dati siano poco accurati, inaffidabili, difficili da confrontare riferendosi a periodi di tempo diversi. E’ per questo che sorgono dubbi riguardo all’effettiva motivazione della distribuzione e dell’utilizzo dei fondi UE. Naturalmente, ciò complica anche la preparazione di piani per il futuro.
Il regolamento proposto garantirebbe risultati affidabili, trasparenti e confrontabili. Esso richiederebbe inoltre soltanto le informazioni essenziali su alcune tematiche.
Pertanto, onorevoli colleghi, vi chiedo di appoggiare gli emendamenti da me proposti, che sono volti a sollevare gli Stati membri dall’onere di raccogliere e immagazzinare informazioni superflue.
La votazione su questo regolamento è stata rinviata alla prossima sessione plenaria. E’ importantissimo giungere a un compromesso. Dobbiamo rendere operativo questo regolamento per conseguire i nostri obiettivi.
Abbiamo anche bisogno del sostegno dei cittadini dell’UE. E’ importante che comprendano l’importanza del censimento e che lo appoggino. La gente deve essere certa che il sistema statistico comune sia affidabile e fondamentale per il loro benessere. Cosa più importante, le informazioni devono essere memorizzate in modo sicuro e utilizzate soltanto per lo scopo previsto.
José Albino Silva Peneda, a nome del gruppo PPE-DE. – (PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, in qualità di relatore ombra per il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei, ho seguito la preparazione della presente relazione e i negoziati con la Commissione. Si tratta in effetti di una relazione molto importante che ha l’obiettivo di pianificare e valutare le politiche regionali e sociali nei vari Stati membri e, in tale ambito, il profilo socioeconomico della popolazione europea e le condizioni abitative sono tra i punti più decisivi per la misurazione del miglioramento delle condizioni di vita.
A nostro modo di vedere, la Commissione sembra stia muovendosi nella direzione giusta, che noi appoggiamo, per quanto riguarda gli indicatori che consentono questo tipo di analisi. Pertanto dobbiamo continuare a migliorare la copertura, la qualità e l’affidabilità di questo tipo di dati statistici. Riteniamo, tuttavia, che occorra sempre fare attenzione a mantenere un buon equilibrio tra costi e benefici per quanto riguarda il grado di dettaglio delle informazioni da fornire, senza tralasciare la questione della privacy.
Questa relazione sarà utile soltanto se aiuterà ad aumentare la frequenza, la comparabilità e la precisione di questi dati a livello UE. A questo scopo è essenziale fare particolare attenzione ai dati forniti dagli Stati membri, i quali devono essere coerenti, completi ed affidabili. Questo è il solo modo di condurre studi comparativi e analizzare la situazione socioeconomica a livello regionale, nazionale e comunitario. Il metodo seguito per elaborare tali dati è ancora più importante, dal momento che la classificazione delle regioni ai fini dell’applicazione dei fondi strutturali si basa in larga misura su tali indici, il che significa che normalmente, questo processo produce decisioni che possono avere pesanti conseguenze per le varie regioni europee e per gli Stati membri stessi.
Spero che, a seguito dei negoziati con il Consiglio, riusciremo ad ottenere una maggiore coerenza, chiarezza e precisione nel corso di tutto il processo. Chiedo sia messo agli atti che il gruppo PPE-DE ha mantenuto la propria posizione originaria su questa relazione, anche dopo aver udito le spiegazioni fornite dalla Commissione, in linea con la posizione del relatore; spero che manterremo tale posizione fino alla fine. Siamo a favore, in particolare, della cancellazione delle sezioni 1.3 e 2.3 dell’allegato, nonché di alcuni emendamenti successivi che a nostro parere non sono coerenti con gli obiettivi di migliorare la qualità e l’affidabilità delle informazioni.
Emanuel Jardim Fernandes, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, l’onorevole Madeira, che avrebbe dovuto parlare a nome del gruppo socialista al Parlamento europeo, non ha potuto raggiungerci per problemi di trasporto. Perciò presenterò le sue opinioni in merito all’importanza di questa relazione e le sue preoccupazioni, che io condivido, e che ho espresso in precedenza durante questa sessione plenaria per quanto riguarda le politiche di sviluppo.
L’approvazione del Trattato di Lisbona, che deve essere firmato questa settimana dai capi di Stato e di governo, rende assolutamente imprescindibile l’acquisizione di dati demografici affidabili per l’Unione europea. Le nuove procedure di voto incluse nel trattato, che terranno conto d’ora in poi non solo del voto degli Stati membri, ma anche dei dati demografici, esigono che noi prendiamo atto dell’enorme importanza dei censimenti della popolazione per il corretto funzionamento dell’Unione europea. Tuttavia, questo regolamento è importante anche per altri motivi, oltre alle procedure di votazione: è importante anche per tutti gli indicatori relativi all’occupazione, alle questioni regionali, strutturali o sociali che tengono conto dei dati forniti da ciascuno degli Stati membri e che, spesso, considerate tutte le discrepanze nei metodi di raccolta dati utilizzati o nei periodi di riferimento, producono analisi inadeguate e risultati di validità discutibile. L’ultima volta che è stato condotto questo esercizio, nel 2000, i dati furono resi disponibili soltanto nel 2005, pertanto la loro validità era opinabile.
Il regolamento in esame oggi, epurato da alcune incongruenze che hanno fatto trasalire persino il lettore più distratto, tiene conto di una serie di fattori fondamentali per conseguire buoni risultati dai censimenti della popolazione e degli alloggi e ci permetterà di avere a disposizione anni di riferimento predefiniti comuni agli Stati membri e un elenco di domande che consentiranno di fare paragoni affidabili.
Infine, ripeto che sono a favore dell’inclusione di argomenti non obbligatori nel regolamento. L’utilizzo delle domande non incluse negli argomenti obbligatori non solo fornirà agli Stati membri un elenco coerente che potrà servire da base per la raccolta di ulteriori dati invece di lasciare a loro la scelta delle domande, che potrebbero produrre risultati interessanti ma completamente superflui. La tesi secondo cui i censimenti vanno eliminati dal testo perché sono costosi non ha alcun senso. E’ proprio per gli alti costi che comportano che dobbiamo individuare chiaramente gli argomenti da analizzare all’interno di un quadro giuridico in modo che i risultati non si dimostrino privi di valore e possano essere utilizzati a vario titolo in futuro.
Ewa Tomaszewska, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, il progetto di regolamento sui censimenti della popolazione e delle abitazioni è un documento di notevole rilevanza. Le informazioni raccolte dai censimenti della popolazione e delle abitazioni costituiscono un’opportunità per un’elaborazione razionale delle strategie di sviluppo e per intraprendere interventi in tali ambiti. Per questo è così importante che i dati siano trasparenti e confrontabili. In tal caso, le soluzioni comunitarie si applicheranno soltanto a fenomeni reali e studiati a fondo.
La comparabilità non è solo una questione di corretta definizione dei dati, significa anche che i dati sono stati raccolti negli stessi periodi di tempo. La chiarezza nell’indicazione dei periodi di raccolta e delle date di aggiornamento, correzione e pubblicazione è di grande importanza e questo è stato dichiarato esplicitamente nel documento e negli emendamenti.
Un punto importante è il modo in cui vengono raccolti i dati sulle comunità locali. Io sono a favore dell’emendamento che introduce una definizione a parte per questo aspetto. Sono inoltre a favore dell’emendamento che introduce politiche ambientali oltre a quelle regionali. Senza dubbio è necessario svolgere periodici studi statistici che analizzano le caratteristiche familiari, sociali, economiche e residenziali in considerazione dei problemi demografici e sociali che l’Europa è chiamata ad affrontare.
E’ per questo motivo che l’emendamento che cancella gli argomenti consigliati per livelli geografici, in particolare argomenti non derivati quali l’ubicazione delle scuole e degli istituti di istruzione superiore, i mezzi per recarsi al lavoro o a scuola, la distanza dal luogo di lavoro o dalla scuola, il numero dei nati vivi, il tipo di attività economica, la durata della disoccupazione, la principale fonte di sussistenza, il reddito, le condizioni abitative o la disabilità, che descrivono le effettive condizioni di vita delle famiglie, è sbagliato.
L’accento posto nel testo sui diritti nazionali di tutela dei dati personali è importante, e il principio di sussidiarietà è stato giustamente mantenuto in questo ambito. Mi congratulo con l’onorevole Juknevičienė per l’accurato lavoro svolto sul progetto di relazione.
Presidente. − Lasciatemi sottolineare che durante la discussione si è unito a noi un deputato che solo ieri è divenuto membro a tutti gli effetti di questa Assemblea, l’onorevole Krzysztof Hołowczyc, una figura molto nota in Polonia. Benvenuto, onorevole Hołowczyc! Prenda pure familiarità con le procedure.
L’onorevole Hołowczyc è un pilota di rally, molto noto in Polonia, e sabato ha vinto una tappa leggendaria del rally di Barbórka. Le mie più sincere congratulazioni! Qui, tuttavia, noi pratichiamo un diverso tipo di sport perciò la prego di cambiare assetto rapidamente, onorevole Hołowczyc.
Elisabeth Schroedter, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, è vero che la raccolta e l’armonizzazione delle statistiche sulle principali caratteristiche economiche e sociali delle regioni sono essenziali per l’Unione europea. Lo stanziamento dei Fondi strutturali, che costituiscono un terzo del bilancio, si fonda in effetti su questi dati di base. Quello che la Commissione sta proponendo qui nel suo regolamento sui censimenti della popolazione, tuttavia, in realtà non ha nulla a che vedere con queste esigenze. I dati che intende raccogliere e armonizzare in questo testo ufficiale, che si applica direttamente a tutti gli Stati membri dell’UE, sono i dati personali di esseri umani come noi, informazioni che non sono di alcun interesse per l’UE. Essi comprendono dati personali sulla famiglia e sulla vita sessuale, sulla situazione abitativa e sull’affiliazione religiosa. Inoltre, ha anche l’audacia di voler includere per legge tali dati in standard uniformi senza prevedere nella normativa alcun riferimento alla protezione dei dati.
E’ perciò nostro dovere di rappresentanti dei nostri cittadini, bloccare queste intrusioni nei diritti dei singoli, proprio perché non vi è motivo per armonizzare i dati sulla vita familiare, le condizioni personali o la situazione abitativa quando ciò non rientra in alcun modo nella sfera di competenza dell’Unione europea e non è previsto dal Trattato di riforma. Non si può consentire all’UE di reclamare, surrettiziamente, competenze che devono restare di pertinenza esclusiva degli Stati membri, e il monitoraggio della raccolta dei dati farebbe presupporre proprio questo. Per noi non è questione di tempo o di velocità, ma della fondamentale necessità che la protezione dei dati personali sia assolutamente prioritaria. Il testo della Commissione non garantisce questo. Sono lieta che la relatrice desideri cancellare il testo non obbligatorio. Ci siamo già espressi a favore, anche a livello di commissione. Sfortunatamente, in quel momento non aveva ottenuto la maggioranza necessaria.
I cittadini si aspettano che noi facciamo in modo che ciò che ora è previsto dalla sentenza, cioè la sospensione, costringa in realtà la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni a garantire che la protezione dei dati sia verificata ancora una volta e che soltanto allora, sarà presa la decisione sulla posizione del Parlamento e si procederà alla prima lettura. Chiederei a tutti i gruppi di tener fede alla parola data in questo frangente.
Jiří Maštálka, per il gruppo GUE/NGL. – (CS) Onorevoli colleghi, credo che la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui censimenti della popolazione e delle abitazioni presentata dalla Commissione sia un passo nella direzione giusta, come le precedenti proposte sulle statistiche relative alla salute, alla sicurezza sul lavoro e alle offerte di lavoro. Concordo inoltre con la dichiarazione della Commissione rilasciata durante gli ultimi censimenti della popolazione e delle abitazioni del 2001, secondo cui la raccolta di dati nei singoli Stati membri basata soltanto su gentlemen’s agreement è inadeguata per conseguire risultati sufficientemente paragonabili. E’ pertanto necessario adottare una normativa a livello europeo. Soltanto in tal modo potremo garantire l’affidabilità, la trasparenza e la comparabilità dei risultati.
D’altro canto, mi sono preoccupato quando ho visto l’elenco dei dati richiesti da Eurostat nella sezione 1.3 dell’allegato alla proposta di regolamento. Anche tenendo conto del fatto che si tratta soltanto di indicatori consigliati, credo che la Commissione abbia esagerato qui. Non vi sono motivi per porre agli individui domande intime sulla loro vita privata. Sono rimasto ancora più sconvolto sapendo che tali dati sarebbero stati raccolti soltanto tra le donne. Pertanto ho accolto molto favorevolmente la decisione della commissione per l’occupazione e gli affari sociali di eliminare tali requisiti intrusivi e inappropriati dalla proposta della Commissione.
Tali informazioni sono forse più adatte ad un centro medico. Per quanto riguarda l’anonimato di questi dati, a mio parere dovrebbe essere paragonabile a quello dei dati bancari. Penso che nella compilazione di informazioni statistiche dobbiamo rispettare soprattutto la protezione dei dati personali e la privacy degli individui, e dobbiamo impedire un aumento sproporzionato della quantità di compiti richiesti ai fornitori dei dati. Raccomanderò al gruppo GUE/NGL di votare in tal senso.
Derek Roland Clark, a nome del gruppo IND/DEM. – Signor Presidente, il 20 novembre, nella commissione per l’occupazione e gli affari sociali, sono stato lieto di sostenere la relatrice Juknevičienė nel suo emendamento 32 per sopprimere il paragrafo 1.3.2 al fine di eliminare la domanda invadente e offensiva rivolta alle donne relativa al primo rapporto sessuale, camuffato da “unione consensuale”. Il rappresentante della Commissione, presente allora in commissione mi ha promesso che questa “domanda poco delicata” sarebbe stata soppressa e non sarebbe stata reintrodotta. Io l’ho considerata una vittoria per me, per il mio partito, l’UKIP, ma, soprattutto, una vittoria del buon senso, ed ero disposto a congratularmi con la Commissione per questo. Per inciso, tale ritrattazione dimostra che avevo ragione a sostenere che riguardasse l’atto sessuale perché, se fosse stata soltanto convivenza, come si sosteneva che fosse, perché il rappresentante della Commissione promise di ritirare quella che era una domanda innocente? Ciò dimostra che avevo ragione.
Ora, quando oggi ho visto che la votazione su questa proposta non si sarebbe tenuta domani, come previsto originariamente ma è stata rinviata a data da destinarsi, benché il dibattito stia ovviamente proseguendo tuttora, ho sentito puzza di bruciato perché di solito le votazioni seguono di poco le discussioni. Avevo visto giusto. L’ultima versione che ho stampato dal computer appena un’ora fa mostra, come riportato a pagina 1 del testo della Commissione, che è stato incluso un nuovo emendamento n. 39. Esso non è in alcun modo collegato all’originario emendamento n. 39, che è un emendamento innocente riguardante aspetti strettamente tecnici, ma è il vecchio 1.3.2, comprendente la lista completa delle domande, compresa la domanda invadente relativa all’unione consensuale delle donne.
All’epoca, in commissione, non ho gradito il fatto che al momento della votazione il giorno successivo la relatrice avesse permesso che il suo emendamento 32 fosse leggermente annacquato nel compromesso A, che non solo eliminava l’elenco dei quesiti del punto 1.3.2, ma lasciava anche intatti i paragrafi introduttivi 1.3 e 1.3.1, il che rappresentava un appiglio per ulteriori domande: avevo ragione a nutrire sospetti in merito.
Il quesito sgradevole, invadente e offensivo è stato vergognosamente reintrodotto sotto forma di emendamento n. 39 dalla Commissione, contrariamente alla promessa fattami dalla Commissione, pertanto sono più adirato, signor Presidente, di quanto sia mai stato ultimamente. Mi era stato promesso che sarebbe scomparsa invece la Commissione l’ha reintrodotta: una domanda ignobile che nessuna donna dovrebbe tollerare. E’ vergognoso per le donne; è vergognoso per la commissione che deve discuterne. Pertanto chiedo a tutti i colleghi di votare contro l’emendamento n. 39 e, per sicurezza, di votare contro questa spregevole e distorta proposta nel suo complesso.
Andreas Mölzer (NI). - (DE) Signor Presidente, in considerazione dei conflitti su base etnica che continuano a divampare, manifestandosi negli eccessi degli ultimissimi scontri di Parigi, per esempio, è piacevole notare che l’UE sembra finalmente svegliarsi dai suoi sogni multiculturali e intende porsi interrogativi sulle origini etniche e sulla religione in un censimento demografico a livello UE previsto per il 2011.
Tali dati vanno assolutamente raccolti per meglio valutare i potenziali rischi in tale ambito. Le differenze culturali possono aggravarsi, come notiamo sempre più spesso negli ultimi tempi, anche troppo facilmente. In questo campo l’Europa, di cui fanno parte paesi che si sono trionfalmente dichiarati paesi di immigrazione, e noi europei siamo seduti su una polveriera che non va sottovalutata, anche negli agglomerati urbani.
Gli ultimi scontri tra curdi e turchi hanno richiesto una presenza massiccia della polizia nelle nostre città, come tutti sanno. Le statistiche sulla composizione etnica e culturale della popolazione residente potrebbero perciò essere una necessità e un vantaggio di capitale importanza per prevenire le violenze.
PRESIDENZA DELL’ON. EDWARD McMILLAN-SCOTT Vicepresidente
Jan Březina (PPE-DE). - (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta concernente i censimenti della popolazione e delle abitazioni è un atto giuridico del tutto nuovo per l’Unione europea in un ambito che in passato non era regolamentato. Ci si chiede se vi sia effettivamente bisogno di una tale legislazione. Gli argomenti addotti dalla Commissione relativi all’esigenza di garantire la comparabilità e la qualità dei dati statistici sono relativamente convincenti, in particolare sul piano generale. Tuttavia, dobbiamo guardare con occhio critico gli ambiti informativi che si propone di raccogliere e valutare. La proposta della Commissione contiene un vasto gruppo di dati la cui sostenibilità è molto dubbia. Ritengo controversa la raccolta di dati sugli alloggi basata sulle conclusioni del Consiglio europeo di Laeken. Essi possono essere considerati un’espressione di volontà politica, non un valido documento legale. Inoltre, l’UE non ha alcuna competenza in ambito abitativo, perciò le statistiche ottenute in tale ambito, a differenza di altri dati, non possono servire a sostenere l’attuazione delle politiche vigenti, a meno che i risultati siano da intendersi come possibile catalizzatore per l’introduzione di una nuova politica comune in materia di edilizia abitativa. Ciò, tuttavia, costituirebbe un abuso di potere e violerebbe il Trattato.
La proposta di raccogliere una vasta quantità di dati sulla vita privata dei cittadini è assolutamente ingiustificata. Dal punto di vista dell’attuazione di politiche comuni, non vi sono motivazioni per cui le istituzioni UE debbano poter accedere a informazioni sul numero di matrimoni e di partner di ogni cittadina o sulla durata di tali relazioni. Sembra piuttosto che si giochi al “Grande Fratello”, immischiandosi nella vita privata delle persone e violandone le libertà personali in modo sconveniente. Se alcune delle istituzioni dell’UE sono tentate di farlo, è giusto intervenire e fissare limiti chiari e non trasgredibili. A mio parere, la commissione per l’occupazione e gli affari sociali lo ha fatto limitando notevolmente gli ambiti nei quali fosse possibile raccogliere dati ed è da encomiare per questo. La soluzione più trasparente è quella proposta dal mio gruppo, il PPE-DE, che tralascia tutti i riferimenti contenuti nell’allegato a tipi concreti di dati statistici. Raccomando di accordare a questa proposta la vostra attenzione e il vostro sostegno.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE). - (RO) Signor Presidente, vorrei congratularmi con la relatrice e sottolineare l’importanza di questa proposta di regolamento relativa alle statistiche raccolte dagli Stati membri in materia di alloggio.
Gli Stati membri devono utilizzare un sistema comune di raccolta e documentazione periodica di dati standard. Statistiche accurate e precise relative alla situazione abitativa consentono all’Unione e agli Stati membri di applicare politiche adeguate a questo campo. Cionondimeno, un’eventuale raccolta di dati deve rispettare la vita privata delle persone. L’Unione non si deve fondare unicamente su criteri economici: occorre anche costruire un’Europa sociale.
Condizioni di vita decenti presuppongono ovviamente una situazione abitativa decente. Purtroppo, oggi, nell’Unione europea oltre 60 milioni di cittadini vivono al di sotto della soglia di povertà, e i bambini sono i soggetti più esposti a tale rischio. Naturalmente, queste persone hanno anche difficoltà nel trovare un alloggio decente.
Le principali tendenze sociali e demografiche che influiscono sulle politiche per l’edilizia sovvenzionata sono il prodotto dell’invecchiamento della popolazione, della migrazione interna all’Unione, della migrazione dalle zone rurali a quelle urbane e dal prevalente sviluppo di queste ultime.
Tuttavia, non esiste alcun modello univoco applicabile a tutti gli Stati membri: in alcuni di essi, vi è un gran numero di case in cui coabitano diverse generazioni della stessa famiglia. Austria, Finlandia, Repubblica Ceca e Polonia hanno programmi di edilizia sovvenzionata per i giovani. In Francia, Germania, Ungheria, Spagna e Gran Bretagna, il numero di case con un solo inquilino è aumentato. In Romania, il 95 per cento delle case è di proprietà privata e solo il 5 per cento dato in affitto o appartiene all’edilizia popolare. In Danimarca, il 47 per cento delle case è abitato da inquilini o è costituito da abitazioni di edilizia popolare, in Austria il dato è pari al 42 per cento, in Finlandia al 37 per cento, in Francia al 44 per cento e in Germania al 57 per cento.
Le statistiche rappresentano soltanto un punto di partenza nello sviluppo di politiche abitative adeguate per ogni Stato membro. Tali politiche dipendono dallo stanziamento di fondi pubblici a livello nazionale, regionale o locale, nonché dall’andamento del mercato immobiliare. Ritengo che gli Stati membri debbano anche utilizzare i fondi strutturali per costruire case, in particolare quelli per lo sviluppo regionale.
Tuttavia, il tema dell’edilizia abitativa richiede un approccio basato su dati statistici oltre che mondiale, multidimensionale, basato sul diritto nazionale e comunitario. Tuttavia, è necessario anche un approccio pragmatico, che si basi sui bisogni dei cittadini. Sfortunatamente, vi sono cittadini europei che vivono in case inadeguate e poco sicure, ma ce ne sono anche altri che non hanno alcuna casa, né un tetto sopra la testa. Quale è la risposta e il sostegno dell’Europa ai bisogni di questi cittadini?
Kathy Sinnott (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, uno dei più importanti servizi che l’Europa può offrire è sostenere la raccolta di informazioni affidabili e confrontabili. Per questo motivo, appoggio con riserva l’idea di un censimento europeo.
Tuttavia, occorre esaminare qualche punto. Prima di tutto, occorre che la relazione contenga un qualche riconoscimento dei censimenti nazionali. Gli Stati membri conducono già censimenti, ora essi saranno costretti a organizzare censimenti nazionali ed europei.
Fare un censimento è molto costoso, è un’attività che necessita di una grande quantità di manodopera, ed è ragionevole aspettarsi che gli Stati membri coniugheranno sempre più spesso il censimento nazionale con quello europeo. Occorre tenerne conto. E’ importantissimo consentire agli Stati membri di sfruttare l’opportunità di un censimento europeo per porre domande relative alla propria nazione e collazionarle separatamente dalle domande comuni o da quelle esclusivamente europee.
Inoltre, occorre dedicare maggiore attenzione alle domande dei censimenti. Esse vanno scelte con attenzione e non devono oltrepassare la linea che separa le informazioni valide da quelle invadenti e dagli attacchi alla privacy. Noi desideriamo comprendere le tendenze, cercare di rendere più adeguate le nostre strategie; non intendiamo ficcare il naso nella sfera personale delle persone. Una volta scelte domande rispettose, occorre tenere bene presente che devono essere sottoposte non solo a un processo linguistico, ma anche a una trasposizione culturale. Poiché la relazione non intende armonizzare le norme sui censimenti, occorre compiere questo passo per essere certi di ottenere una precisa comparabilità dei dati tra gli Stati membri.
Lambert van Nistelrooij (PPE-DE). - (NL) Signor Presidente, desidero richiamare l’attenzione sul rapporto tra l’obiettivo di raccolta dei dati e la quantità di dati effettivamente contenuti in un’analisi come questa, perché qui qualcosa chiaramente non va. Qualcosa non va nel rapporto tra i compiti dell’Unione europea nel campo della politica abitativa, per esempio, e ciò che stiamo richiedendo ora. L’Unione non ha competenze in questo campo. Neppure il Parlamento ha le competenze necessarie per discutere del rapporto tra credi religiosi, origine etnica ed eventuali problemi di integrazione; non sta all’Unione europea nel suo complesso pronunciarsi su queste materie.
Ciò che, tuttavia, occorre esaminare qui è il metodo seguito per stanziare finanziamenti, per distribuire i nostri fondi strutturali. Qui l’importante è avere un’idea precisa del numero di abitanti delle regioni interessate, le regioni inserite nella classificazione delle unità territoriali per la statistica (NUTS). Finché non si disporrà di dati precisi in questo campo, e finché non sarà possibile un orientamento ai risultati, in termini finanziari, sarà infatti necessaria questa azione. Omogeneità e affidabilità sono i principali fattori di cui tenere conto in questo caso.
Vorrei citare un ulteriore punto, su cui l’onorevole Novak ha avanzato alcune proposte veramente interessanti in sede di commissione per lo sviluppo regionale. Per quanto riguarda l’interferenza nella cerchia familiare, nella sfera privata dei cittadini, voteremo contro la proposta se non si eliminerà tale interferenza. Forse questi aspetti saranno eliminati durante il dialogo a tre, mi affido al relatore per questo. Soltanto in tal caso il Parlamento e il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei saranno in grado, alla fine, di concedere il proprio appoggio, soltanto a questa condizione.
Maria Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). - (EL) Signor Presidente, come indicato dalla relatrice e da quasi tutti gli oratori, è importante confrontare i dati demografici degli Stati membri e i principali indicatori sociali, economici, familiari e abitativi, di modo che in base a tali informazioni, ogni Stato membro possa affrontare meglio i problemi che lo riguardano, nel quadro della sua politica. A livello europeo, tuttavia, occorre prendere di mira i dati che produrranno una migliore politica di coesione e un migliore sviluppo regionale, al fine di eliminare le diseguaglianze e di colmare il divario tra diversi gruppi sociali e tra diverse regioni europee.
Fissando definizioni e indicatori comuni, la proposta di regolamento garantisce la comparabilità dei dati e, quindi, promuove le migliori prassi negli Stati membri. Tuttavia, occorre una periodica valutazione e convalida dei dati statistici raccolti dalle agenzie competenti, inoltre queste agenzie devono essere sottoposte a controlli di qualità e verifiche della loro trasparenza. L’obiettività, la rappresentatività e la precisione dei dati costituiscono aspetti importanti. Paradossalmente, benché la Commissione stia revocando gli allegati al regolamento, è a favore dell’inclusione di argomenti raccomandati che possono influire sulla chiarezza e sulla precisione dei dati, poiché lascia gli Stati membri liberi di fare come meglio credono. Se lo scopo della proposta è quello di adottare una legislazione vincolante che determini definizioni comuni per la comparabilità dei dati, ritengo che questi punti siano da cancellare.
Dobbiamo procedere a un’analisi costi-benefici, come previsto dall’articolo 5a, dal momento che il costo della raccolta di tali dati è particolarmente alto per gli Stati membri che hanno scarse possibilità di analizzarne i dettagli.
Da ultimo, vorrei sottolineare che se gli emendamenti non saranno approvati, la bozza di regolamento toccherà aspetti molto sensibili legati alla vita personale, familiare e privata, come la richiesta della raccolta di dati sulla convivenza, che va eliminata, o la temperatura dell’acqua del bagno! Perché dovremmo raccogliere informazioni e dettagli che non sono legati alle politiche europee? La povertà non si controlla con i numeri e i dati.
Ljudmila Novak (PPE-DE). - (SL) Sono a favore del regolamento sui censimenti della popolazione e delle abitazioni.
Con i dati raccolti in base al presente regolamento saremo in grado di valutare meglio le condizioni socioeconomiche in cui vivono gli abitanti dell’Unione europea a livello regionale e nazionale, e a livello di Unione europea. Inoltre, grazie a questi dati sarà possibile valutare con maggiore precisione l’efficacia dell’attuazione delle politiche regionali e i progressi compiuti nella coesione regionale, per la quale l’UE sta stanziando una quantità sempre crescente di fondi.
Per conseguire gli obiettivi desiderati mediante il regolamento, occorre garantire due cose: il volume dei dati che raccogliamo ai sensi del presente regolamento non devono essere troppo grandi e i dati raccolti devono essere di alta qualità e confrontabili. Vanno evitati i dati che non producono il valore aggiunto richiesto e si limitano ad aumentare la burocrazia e la spesa. Si tratta di proposte contenute negli allegati 1.3 e 2.3, in merito alle quali gli Stati membri devono produrre relazioni di propria iniziativa.
Al contempo, occorre stare attenti a non invadere eccessivamente la privacy degli uomini e delle donne che vivono nell’Unione europea. Inoltre, non possiamo impiegare la raccolta di tali dati per discriminare un genere o un altro.
La comparabilità dei dati fondamentali tra Stati membri e l’affidabilità dei dati raccolti nel corso dei censimenti servono a valutare le politiche europee e a confrontare i risultati delle politiche nazionali a livello europeo. Pertanto, il regolamento deve far sì che tutti gli Stati membri applichino lo stesso metodo e gli stessi criteri nella raccolta dei dati.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE). - (SK) Signor Presidente, dati demografici precisi e dati sulle abitazioni affidabili in ambito UE sono attualmente un prerequisito essenziale per una corretta valutazione di tutti gli ambiti delle politiche europee, nonché per la formulazione di obiettivi operativi e per la valutazione dei progressi compiuti in singoli Stati membri.
Dal momento che servono per conseguire diversi obiettivi fondamentali, vorrei in particolar modo sottolineare l’importanza dell’affidabilità e della qualità di questi dati. Tra i diversi esempi nei quali dati censuari esatti sono importanti, vorrei indicarne due: il processo di votazione a maggioranza qualificata nel Consiglio e lo stanziamento di risorse tratte dai fondi strutturali per lo sviluppo delle regioni svantaggiate. Ritengo sia importante che quest’area sia regolamentata in modo uniforme. In tal modo i dati forniti dai singoli Stati membri saranno paragonabili sia a livello europeo che regionale, come è spesso necessario fare.
In qualità di componente della commissione per lo sviluppo regionale, vorrei sottolineare l’importanza della classificazione delle unità statistiche. La qualità e la comparabilità di questo tipo di informazioni possono essere garantite esclusivamente da un chiaro quadro europeo, in altre parole dalla legislazione europea in materia di censimenti della popolazione e delle abitazioni.
Concordo con chi pensa che la legislazione debba puntare in primo luogo ai risultati finali e non alle informazioni raccolte. Ciò garantirà in modo attendibile la comparabilità dei dati statistici, che, in caso sia assente, può abbassare la qualità dei dati.
Gli Stati membri devono essere liberi di scegliere le migliori modalità e i migliori metodi di censimento in conformità, tuttavia, con alcune norme vincolanti e con i requisiti qualitativi. E’ ovvio che gli argomenti, i limiti di tempo e le scadenze attuative devono restare gli stessi per tutti i paesi. Solo così i dati censuari potranno essere trasparenti, affidabili e paragonabili, un fattore fondamentale per conseguire diversi importanti obiettivi.
Presidente. − Prima di dare la parola al Commissario, mi ricordano che circa 2 000 anni fa re Erode istituì un censimento, ma in quell’occasione si trattava dei soli bambini maschi.
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, per me questo sarà un inizio molto incoraggiante.
Sono lieta di annunciare che la Commissione è disposta ad accogliere la maggior parte degli emendamenti del Parlamento. Come ha dimostrato questa discussione, attualmente sono in corso negoziati che affronteranno i vostri timori. Un compromesso potrebbe aprire la porta a futuri sviluppi. La Commissione offre il proprio sostegno al dibattito ancora in corso e spera sinceramente che si trovi una soluzione accettabile per un’ampia maggioranza dell’Assemblea, nonché agli Stati membri rappresentati nel Consiglio.
Tuttavia, non va dimenticato che l’inclusione di nuovi argomenti in un censimento richiede preparativi approfonditi e di lungo periodo. Ho fiducia che si troverà il giusto equilibrio tra le importantissime relazioni sulla popolazione e sulle abitazioni dell’Unione europea e i costi e gli sforzi necessari per raccogliere i dati.
Vorrei prestare particolare attenzione alla domanda dell’onorevole Schroedter. Il punto era che questa legislazione non garantisce una sufficiente riservatezza dei dati. Io rispondo che la riservatezza dei dati è presa molto seriamente da Eurostat e da tutti gli uffici nazionali di statistica. Esiste una legislazione quadro in materia di riservatezza dei dati a livello nazionale ed europeo. La proposta relativa ai censimenti non viola, né modifica nessuna di queste normative. Al contrario, rispetta appieno tutte le disposizioni, sia nazionali che europee.
Non vi è alcun bisogno di ripetere una legislazione quadro consolidata in materia di riservatezza dei dati nell’ambito di questa specifica proposta sui censimenti. Nessuno dei dati trasmessi a Eurostat consente di ottenere informazioni su alcun singolo individuo. Si tratta di dati anonimi. Inoltre, la legislazione, nella sua attuale formulazione, consente unicamente la trasmissione di dati aggregati, non di microdati.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà in una tornata successiva.