Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. – (PL) Ho votato a favore della relazione Costa sulla modifica dell’accordo CE-Marocco su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei. Il documento si ricollega ad una proposta di decisione del Consiglio sulla conclusione di un protocollo volto ad emendare l’accordo tra la CE e il Regno del Marocco su taluni aspetti relativi ai servizi aerei in modo da tener conto dell’adesione all’Unione europea della Repubblica di Bulgaria e della Repubblica di Romania.
Il Protocollo stabilisce modifiche essenziali agli accordi bilaterali sui servizi aerei tra il Marocco e la Bulgaria e la Romania a seguito dell’adesione di questi due paesi all’Unione europea.
Sia la Bulgaria che la Romania precedentemente avevano concluso degli accordi sui servizi aerei con il Marocco, nel 1966 e nel 1971 rispettivamente. La CE però concluso un accordo orizzontale nel dicembre 2006. E’ pertanto necessario adattare gli accordi secondo la legislazione comunitaria e consentire ai due Stati membri di accedere a questo accordo orizzontale.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. − (RO) I deputati rumeni al Parlamento europeo del gruppo PSE si sono astenuti dal voto sulla relazione sugli accordi sui servizi aerei conclusi con Georgia, Libano, Maldive, Moldova, Singapore e Uruguay su taluni aspetti dei servizi aerei a causa del riferimento alla lingua moldava nel testo dell’accordo con la Repubblica moldava nella frase: “Fatto a [….] in duplice esemplare, il […] […. …] nelle lingue bulgara, ceca, danese, estone, finnica, francese, greca, inglese, italiana, lettone, lituana, maltese, olandese, polacca, portoghese, rumena, slovacca, slovena, spagnola, svedese, tedesca, ungherese e moldava, ogni lingua facente egualmente fede”.
La delegazione dei social-democratici rumeni enfatizzano che la partecipazione della Romania in questo accordo non comporta il riconoscimento della designazione di lingua “moldava”. I deputati rumeni del gruppo PSE reiterano che, stando a prove concrete e scientifiche, compresa l’interpretazione dell’Accademia delle scienze della Repubblica di Moldavia (del settembre 1994), la dicitura corretta è “lingua rumena”.
Bisogna tenere in considerazione il fatto che in molti altri accordi la Commissione ha usato la dicitura neutra: “Fatto a [….] in duplice esemplare, il […] […. …] nelle lingue ufficiali delle parti, ciascun testo facente egualmente fede”.
Deploriamo il fatto che questa formula non sia stata usata negli accordi con la Repubblica di Moldavia e raccomandiamo l’impiego della dicitura neutra nei documenti ufficiali sulle relazioni comunitarie con la Repubblica di Moldavia.
Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) Nonostante il mio sostegno per questa relazione, vorrei parlare brevemente dei problemi che ancora incontrano le compagnie aeree dell’UE per quanto riguarda i diritti di sorvolo della Russia.
Tali diritti non soltanto vengono limitati dalle autorità russe ma sono anche costosi, rilasciati in modo discriminatorio, con un netto svantaggio per i vettori dell’Unione europea, soprattutto quelli che volano lungo una serie di rotte per l’Estremo Oriente.
Il problema è noto da tempo ma la riluttanza delle autorità russe a rinegoziare questo punto con l’UE si è rivelata costosa e negativa.
Ora la Commissione e le autorità russe devono intensificare i propri sforzi per trovare una soluzione a questo gravissimo problema.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) A causa dei numerosi incidenti a reattori nucleari accaduti molti ani fa stiamo ancora pagando il prezzo degli errori del passato. Subito dopo gli incidenti nucleari, merci come selvaggina, bacche e funghi vengono temporaneamente rimossi dal nostro menu solo per riapparire poco tempo dopo. E’ importante fissare livelli massimi restrittivi, ma mancano ancora studi sugli effetti delle radiazioni sugli esseri umani, mentre il campo dell’ingegneria genetica non è ancora stato oggetto di sufficiente ricerca.
L’UE deve dedicarsi senza indugi alla redazione di questi importanti studi sull’impatto, che sono attesi da tempo, deve mettere in atto i preparativi per l’abbandono dell’energia nucleare e consentire agli Stati membri di assumere le proprie decisioni sull’impiego dell’ingegneria genetica. Visto che gli argomenti cui ho fatto accenno non sono stati affrontati adeguatamente nella relazione, mi sono astenuto nella votazione.
– Relazione: Francesco Enrico Speroni (A6-0476/2007)
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) L’organizzazione comune del mercato dei prodotti della pesca è volta a garantire la stabilità del mercato e un reddito sicuro agli addetti del settore. Questi scopi e, in realtà, gli scopi previsti dal trattato CE sono degni di rilievo e avrebbero dovuto produrre prosperità tra le comunità di pescatori europei.
Purtroppo gli ultimi venticinque anni di controllo centralizzato da parte di Bruxelles sotto forma della PCP si sono rivelati disastrosi per quelle comunità. Un mercato fiorente con posti di lavoro sicuri non è un obiettivo realizzabile nel quadro della PCP e il controllo della gestione delle attività di pesca deve essere restituito alle nazioni che dipendono dalla pesca.
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Ho votato contro la relazione poiché tratta di provvedimenti per la politica agricola comune che noi vogliamo abolire. La PAC deve essere riformata radicalmente e da alcuni anni ormai chiediamo che sia avviata una discussione quanto prima possibile. Riteniamo che l’UE avrebbe già dovuto cominciare ad operare dei tagli al sostegno agricolo a partire dal 2010 dopo il cosiddetto Health Check sul bilancio a lungo termine per il periodo 2007-2013.
Per tale regione i deputati della Lista di giugno generalmente non votano a favore delle varie relazioni sull’agricoltura che vengono presentate al Parlamento europeo.
Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) L’igiene fitosanitaria e la certificazione del materiale di propagazione delle piante da frutto e delle piante da frutto destinate alla produzione di frutti rivestono la massima importanza per il produttore, poiché l’impianto iniziale di un frutteto, quando viene debitamente effettuato, è garanzia di un buon prodotto. Senza dubbio la legislazione deve essere adattata agli sviluppi del settore.
Tuttavia, pur convenendo sulla maggior parte degli emendamenti alla relazione Gklavakis, nutriamo delle riserve e dissentiamo sugli emendamenti che approvano materiale di propagazione geneticamente modificato, anche per i rizomi, in quanto pongono dei rischi per la salute umana e per l’ambiente. Per quanto concerne le importazioni dai paesi terzi conveniamo sul fatto che non ci debbano essere deviazioni dal momento che sussiste il rischio di diffusione di agenti patogeni nell’Unione europea con ripercussioni sulla produzione, sulla qualità dei prodotti e sui redditi agricoli.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Noi difendiamo l’applicazione del principio di sussidiarietà. Di conseguenza, conveniamo sul fatto che l’Unione non debba interferire nelle competenze degli Stati membri. Questo è il caso, ad esempio, dei servizi prestati a livello locale che non comportano attività transnazionali e che quindi, in linea di principio, non producono alcun effetto sul funzionamento del mercato interno. Se ne evince che nel settore dell’imposizione diretta e nella fissazione delle aliquote IVA ciascuno Stato deve avere la massima libertà d’azione.
Anche se il Consiglio decide un sistema definitivo per la tassazione delle transazioni intracomunitarie, gli Stati membri devono avere la facoltà di applicare aliquote ridotte o di non applicare affatto l’IVA a merci e servizi di prima necessità, come i generi alimentari e i farmaci e anche ai servizi erogati a livello locale, compresi i servizi e le forniture di merci collegati all’istruzione, al welfare, alla previdenza sul posto di lavoro e in ambito culturale.
Anche se verrà stabilito un sistema definitivo per la tassazione delle transazioni intracomunitarie entro la fine del 2010, gli Stati membri devono avere la possibilità di applicare aliquote IVA ridotte al fine di rafforzare l’esistenza e il mantenimento di servizi erogati a livello locale come pure il ruolo che rivestono nell’economia ufficiale.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Per una volta eravamo tentati di votare a favore della relazione del Parlamento in materia di IVA. Essa favorisce l’eliminazione degli accordi definitivi in base alla tassazione nel paese di consumo e già questo obiettivo di per sé giustifica l’aumento di armonizzazione delle aliquote. Favorisce inoltre l’applicazione del principio di sussidiarietà, che consentirebbe agli Stati membri di azzerare l’IVA per i servizi erogati a livello locale, come il catering o altri servizi aventi fini sociali, educativi culturali, ecc. Essa mira anche a mantenere molte deroghe che avrebbero dovuto finire nel periodo dal 2007 al 2010. Siamo d’accordo su tutti questi temi.
Non possiamo tuttavia aderire al desiderio di mantenere la legislazione europea sull’IVA e il desiderio di garantire aliquote identiche ovunque nel nome della semplificazione degli scambi e delle formalità doganali per il commercio intracomunitario. La tassazione è responsabilità sovrana dei singoli paesi e le disparità su un tipo di tassa spesso compensano le ineguaglianze in un’altra. Non sono quindi sempre illegittime.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Nel contesto del dibattito in corso al Parlamento europeo sulle aliquote IVA transitorie è stato chiesto un parere sull’estensione delle disposizioni temporanee su tali aliquote. Oggi votiamo su questo parere. E’ per certi versi in ritardo, poiché sappiamo che l’Unione europea ha deciso di continuare ad applicare aliquote IVA preferenziali dopo il 1° gennaio 2008. Tuttavia, credo che il parere sia molto importante.
E’ certamente la decisione giusta per i paesi che hanno aderito all’Unione nel 2004 e la sosteniamo appieno. Il parere dell’Assemblea in materia è scevro da ambiguità e si esprime a favore del mantenimento di talune disposizioni temporanee sulle aliquote IVA: La decisione merita un ampio sostegno.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione van den Burg in materia di IVA. La relazione sottolinea l’importanza del principio di sussidiarietà nelle questioni fiscali e, credo correttamente, dichiara che il principio debba applicarsi ai servizi che non hanno alcun elemento transfrontaliero e, di conseguenza, che non hanno alcun impatto sul mercato interno.
Jean-Claude Martinez (NI), per iscritto. – (FR) La Commissione non ne indovina mai una in materia di IVA. Nel 1980 la relazione Cockfield invocava l’istituzione di una serie di aliquote. In realtà ve ne sono solo due: il 15 per cento come aliquota normale e il 5 per cento come aliquota ridotta.
Poi la Commissione europea ha voluto che l’IVA fosse calcolata al tasso del paese d’origine. In pratica però l’IVA veniva prelevata al tasso del paese di destinazione. Si è trattato di un sistema provvisorio che è diventato definitivo: infatti non fu mai introdotta la cosiddetta “IVA Bolkestein”. Ora permangono le aliquote ridotte per le organizzazioni francesi di catering, per i CD e sulle attività ad alta intensità di manodopera.
La Commissione ha ceduto, almeno temporaneamente, sull’elenco dell’allegato H della sesta direttiva del 1977, poiché ha compreso che non tutti i tedeschi possono prendere la propria Mercedes per pranzare oltre confine in un ristorante in cui l’aliquota IVA è bassa.
Che peccato non abbia capito nel 1993 che senza controlli alle frontiere l’IVA intracomunitaria era un’inesauribile fonte di frodi su larga scala. La logica filosofica dell’IVA, una tassa intelligente, in quanto è economicamente neutra, è inaccessibile alla grande maggioranza dei funzionari della Commissione. Per tale ragione negli ultimi vent’anni la legislazione cha hanno varato è stata una serie ininterrotta di fallimenti su questo punto.
Joseph Muscat (PSE), per iscritto. − (MT) Desidero attirare l’attenzione sui due emendamenti che ho proposto e che sono stati approvati nella relazione finale.
La prima proposta stabilisce che ogni paese deve avere il diritto di applicare aliquote ridotte per l’IVA o, in circostanze eccezionali, di non applicare affatto l’IVA per prodotti e servizi basilari, come i generi alimentari e i farmaci, laddove sussistono motivi sociali o ambientali e a vantaggio del consumatore.
La seconda proposta prevede la possibilità di applicare aliquote ridotte o di non applicare affatto l’IVA a prodotti correlati ai settori dell’istruzione, della previdenza sociale e della cultura.
Al momento è già possibile applicare aliquote ridotte a prodotti nel campo dell’istruzione e questo emendamento rafforza il provvedimento.
Mi appello al Consiglio dei ministri affinché segua la politica del Parlamento europeo.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La nostra astensione sulla relazione è dovuta ai dubbi che si addensano sull’istituzione, sul funzionamento e sulla gestione di ARTEMIS. La formazione di imprese comuni nel contesto di partenariati tra pubblico e privato, come per il caso di ARTEMIS al fine di mettere in atto l’ITC, come prevede la relazione, implica il ricorso a fondi pubblici al servizio di scopi e di interessi privati, mentre sembra essere assente la cooperazione nell’altra direzione, sia finanziaria o concernente il trasferimento di conoscenza.
In questo contesto gli obiettivi appaiono contraddittori, in quanto il pilastro dell’iniziativa privata si fonda sull’accumulo di profitti, mentre il pilastro del servizio pubblico deve essere primariamente al servizio degli interessi pubblici e della risposta alle preoccupazioni della popolazione.
Tuttavia, gli investimenti nella ricerca, in particolare nel settore dei sistemi informatici integrati, rappresenta un contributo che reputiamo essenziale per lo sviluppo tecnologico in Europa.
Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Signora Presidente, ARTEMIS è la prima di quattro proposte di imprese comuni aventi obiettivi e fondamenti comuni. Le altre sono Cieli puliti, ITIAC e Medicinali innovativi. Tutte e quattro le imprese hanno le sedi comuni a Bruxelles, che rimane la capitale unica per il popolo fiammingo e per quello vallone.
La commissione per i bilanci del Parlamento ha espresso il proprio sostegno per le quattro nuove istituzioni previste ai sensi del settimo programma quadro. Ha agito in questo modo nella speranza che il modello di partenariato tra pubblico e privato concepito per tali imprese si dimostri più realistico di quanto fosse il programma Galileo. Va osservato, però, che le tempistiche e gli accordi di bilancio per ARTEMIS e per le altre imprese comuni (2008-2013) non sono in linea con gli accordi finanziari standard previsti nella prospettiva finanziaria settennale 2007-2013. Di conseguenza, possono sorgere alcuni problemi in futuro.
Abbiamo altresì rilevato l’importo relativamente esiguo stanziato per le spese amministrative all’interno della suddivisione della spesa complessiva per le quattro imprese comuni, ossia 84 milioni di euro per il periodo 2008-2017. Si tratta di circa il 3,5 per cento della spesa complessiva e conferma le nostre preoccupazioni. Rimane, però, aperta la questione della proliferazione delle istituzioni nel quadro dell’Unione europea e non comporta solamente la ricostruzione istituzionale del settimo programma quadro.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE). – (SK) L’iniziativa sui “Medicinali innovativi” è un’iniziativa unica, avviata dalla Commissione europea e dalla Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche, che avrà un bilancio di 2 miliardi di euro fino al 2013. Anche per tale motivo ho votato a favore della relazione.
Sono persuaso che questo partenariato tra pubblico e privato contribuirà a velocizzare la distribuzione di farmaci migliori e più sicuri.
Sono lieto che l’iniziativa sui “Medicinali innovativi” migliorerà le condizioni della ricerca e quindi anche le possibilità di sviluppare farmaci migliori per la cura di patologie trascurate.
In secondo luogo, in qualità di membro dell’associazione delle PMI, sono entusiasta di questo primo partenariato tra pubblico e privato, che comprende finanziamenti per la cooperazione tra PMI, università, centri di ricerca, accademie e associazioni, che sono membri dell’EFPIA.
Questo metodo di finanziamento alla fine consentirà l’accesso alle risorse necessarie e pertanto creerà un ambiente favorevole per la ricerca nell’Unione europea, incrementandone la competitività. I nostri Stati membri devono aspettarsi risultati ....
(Il Presidente toglie la parola all’oratore)
Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Presidente, sono critica riguardo alla mancanza di cooperazione tra le grandi imprese e le università e obietto altresì per la scarsità di risorse disponibili per la ricerca all’interno dell’UE a causa del fatto che, rispetto agli Stati Uniti, solo un terzo dei finanziamenti da noi proviene dal settore privato. Oggi finalmente stiamo inviando un segnale positivo da Strasburgo all’industria europea della ricerca, adottando un piano settennale sui medicinali innovativi che si aggira sui 2 miliardi di euro. Il formato di tale impresa è innovativo in sé, in quanto rappresenta un partenariato tra pubblico e privato. In questo modo, si possono raddoppiare le risorse disponibili e contribuire anche ad unificare gli obiettivi della ricerca. Credo che in questo modo sarà dato nuovo impulso alla gestione della conoscenza, all’istruzione e alla formazione professionale. Sono convinta che possiamo ribaltare la tendenza che vuole l’efficienza in calo nel comparto farmaceutico europeo e vogliamo giungere a terapie di alta qualità più facilmente accessibili, soprattutto per il cancro e per il morbo di Alzheimer. Desidero ringraziare il relatore per aver traghettato la relazione verso una positiva seconda lettura.
Françoise Grossetête (PPE-DE), per iscritto. – (FR) In qualità di relatrice sono molto lieta per l’approvazione di questa relazione sull’istituzione dell’IMI.
L’attuazione di questo partenariato tra pubblico e privato che comprende la Federazione europea delle associazioni industriali farmaceutiche (EFPIA) e la Commissione europea costituisce un grande passo avanti per i programmi di ricerca su larga scala. La Commissione europea deve assolutamente considerare le esigenze europee da un’altra prospettiva.
L’IMI avrà un bilancio complessivo di 2 miliardi di euro per il periodo dal 2008 al 2013. Il contributo della Commissione europea di un miliardo di euro sarà stanziato a PMI e ad università. Per contro, le grandi società apporteranno un pari importo in natura. Saranno coinvolte le PMI e le università, fornendo gli strumenti ed i metodi per meglio identificare la sicurezza e l’efficacia dei farmaci, le infrastrutture intelligenti e la gestione della conoscenza.
Questa cooperazione tra grandi società, centri di ricerca di piccole dimensioni, PMI e università contribuirà a plasmare i progetti di ricerca. IMI migliorerà altresì il trasferimento di conoscenze presso le università e nelle imprese come pure la partecipazione delle società più piccole alla ricerca europea.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. – (PL) L’argomento dei medicinali innovativi mi sta particolarmente a cuore, in quanto in Polonia mi adopero attivamente per aiutare i bambini che soffrono di rare malattie genetiche. Purtroppo questi fanciulli non sono coperti da alcun programma di assicurazione ed i farmaci di cui hanno bisogno costano troppo. Nella maggior parte dei paesi europei il costo dei farmaci necessari per mantenere in vita questi bambini e dare loro la possibilità di vivere una vita normale è rimborsato.
In veste di deputata al Parlamento europeo capisco quanto sia importante un approccio europeo per tutta la questione dei farmaci. Mi riferisco all’innovazione, al sostegno comunitario alla ricerca e agli scienziati nonché allo sprone che l’Unione dà alle imprese farmaceutiche, sollecitandole a sviluppare nuovi farmaci. A mio parere, la relazione Grossetête è davvero molto importante.
Convengo sul fatto che l’Unione debba cambiare, passando ad un metodo nuovo e più efficace per gestire la ricerca e l’innovazione al fine di promuovere lo sviluppo economico del nostro continente, favorendo i cittadini e arrivando sino a salvarne la vita in taluni casi. La proposta della Commissione europea di creare iniziative tecnologiche comuni armonizzerà e semplificherà il finanziamento dei progetti.
Per quanto concerne i programmi di ricerca sui medicinali innovativi, è importante coinvolgere le PMI, le università, i malati, gli ospedali e l’industria farmaceutica per garantire che i medicinali siano sicuri e che siano meno cari e prontamente disponibili. I partenariati tra pubblico e privato proposti dalla Commissione sono quindi una soluzione eccellente. Rappresentano una nuova opzione per il settore della ricerca in campo farmaceutico.
Teresa Riera Madurell (PSE), per iscritto. − (ES) La delegazione del partito socialista spagnolo ha votato a favore della relazione Ek sulla creazione dell’impresa comune Clean Sky, ma mi preme mettere in luce che i principi elementari di apertura e di trasparenza devono essere strettamente osservati in tutte le iniziative tecnologiche comuni. In particolare, per quanto riguarda Clean Sky, la delegazione del partito socialista ha sempre sostenuto la necessità di prevedere inviti a presentare proposte aperti e competitivi per garantire un accesso equo ai partecipanti in tutti gli Stati membri sulla base dell’eccellenza.
In vista di tali obiettivi la delegazione socialista spagnola desidera sia messo a verbale che l’impresa Clean Sky non deve costituire un precedente per le future iniziative tecnologiche congiunte o per altri strumenti del settimo programma quadro e reputa essenziale che tutti gli Stati membri vi prendano parte su base paritaria.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Come cittadini europei godiamo di una serie di diritti, compreso il diritto alla protezione diplomatica e consolare. Tutti i cittadini comunitari possono usufruire della tutela delle autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi altro Stato membro laddove il proprio paese non dispone di un’ambasciata o di un consolato nel territorio del paese terzo.
Tale argomento acquisisce una rilevanza ancora maggiore, se consideriamo che sono solo tre i paesi – Cina, Russia e Stati Uniti – in cui tutti gli Stati membri hanno una rappresentanza diplomatica e consolare.
Oltre al fatto che la rappresentanza di Stati membri in paesi terzi può differire ampiamente, vi sono altresì casi in cui essa è inesistente (come per le Maldive).
Sostengo questa iniziativa avente lo scopo di garantire che le disposizioni dell’articolo 20 del Trattato CE e dell’articolo 46 della Carta dei diritti fondamentali possano effettivamente trovare attuazione pratica, gettando le fondamenta di un vero e proprio diritto fondamentale armonizzato alla protezione diplomatica e consolare per tutti i cittadini europei a prescindere dalla nazionalità.
E’ inoltre positiva l’istituzione nel Trattato di Lisbona di un servizio estero europeo con le proprie competenze e responsabilità.
Convenendo che sia essenziale informare la gente, sostengo l’istituzione di un numero telefonico di emergenza europeo atto a consentire ai cittadini europei di avere le informazioni di cui hanno bisogno, in particolare in situazioni critiche e di emergenza.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della relazione Varvitsiotis, che cerca di intensificare la protezione diplomatica e consolare per i cittadini dell’Unione europea che vivono o viaggiano in paesi in cui il loro Stato membro non ha rappresentanza. Il mio paese, la Scozia, attualmente non ha una rappresentanza diplomatica indipendente in nessuna parte del mondo. Penso che probabilmente la situazione cambierà nei prossimi anni e mi auguro che i rappresentanti della Scozia all’estero siano al fianco di tutti i cittadini dell’UE quando ne hanno bisogno.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Il caso dell’orsacchiotto chiamato Mohamed ci ha ricordato nuovamente quanto sia facile imbattersi in situazioni difficili all’estero. Non ci si deve necessariamente trovare nel mezzo di una catastrofe naturale, un incidente o la perdita del passaporto; un fraintendimento culturale può essere sufficiente. Abbiamo ancora molto da fare in questo campo. In Turchia, ad esempio, un paese candidato all’adesione all’Unione europea, i turisti occidentali possono correre dei pericoli – come dimostra un recentissimo studio – il tanto acclamato miglioramento nella protezione delle minoranze esiste solo su carta e la situazione sul posto in realtà è andata peggiorando.
Bisogna pertanto lavorare su due fronti. In primo luogo bisogna stabilire una rete solida di missioni diplomatiche che possa servire da ancora ai cittadini. In secondo luogo si deve assicurare che la gente che viaggia, oltre ad essere al corrente delle responsabilità dell’ambasciatore, deve altresì sapere che può chiedere assistenza presso le ambasciate di qualsiasi Stato membro. Alla luce di tali considerazioni ho votato a favore del piano d’azione previsto.
Bogusław Rogalski (UEN), per iscritto. – (PL) Vi sono solo tre paesi al mondo in cui tutti gli Stati membri hanno una rappresentanza diplomatica e consolare: la Cina, gli Stati Uniti e la Russia. Non esiste alcuna rappresentanza invece in alcune popolari destinazioni turistiche.
Ai sensi dell’iniziativa della Commissione ogni cittadino europeo ha diritto alla protezione diplomatica e consolare di qualsiasi altro Stato membro che abbia una rappresentanza in un paese terzo alle stesse condizioni assicurate ai propri cittadini. Ciò si applica, però, quando lo Stato membro in questione non è dotato di ambasciate o di rappresentanze consolari nel paese terzo. Ed io sono favorevole a questa soluzione.
Purtroppo però, visti i contenuti della seconda parte della proposta di risoluzione, sono stato costretto a votare contro. L’assistenza diplomatica e consolare reciproca in pratica, nel senso più ampio del termine, non deve comportare l’assunzione delle competenze di un altro Stato membro. Deprecabilmente è questo l’obiettivo della proposta di risoluzione.
Ewa Tomaszewska (UEN), per iscritto. – (PL) Mi sono astenuta nella votazione sulla protezione diplomatica e consolare per i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea. Chiaramente, però, vorrei che siffatta protezione venga effettivamente prestata.
L’11 settembre 2007 la polizia belga ha picchiato e arrestato l’onorevole Borghezio, deputato al Parlamento europeo, davanti all’edificio del Parlamento, benché si fosse identificato come deputato e avesse informato la polizia che egli godeva dell’immunità parlamentare. Questo incidente dimostra che non è necessario arrivare ai paesi terzi per capire che la protezione prestata non è del livello che dovrebbe essere, anche quando si tratta di parlamentari. Credo che prima dovremmo affrontare la situazione nell’ambiente a noi più prossimo.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Questo settimo bilancio rettificativo per l’esercizio 2007 comprende altri 4 324,8 milioni di euro di entrate oltre che una diminuzione di 1 651,4 di spese, consentendo agli Stati membri di ridurre i contributi al bilancio comunitario di circa 5 976,2 milioni di euro.
Mentre l’incremento delle entrate è ampiamente dovuto ai saldi IVA e RNL, la sotto-attuazione del bilancio è la causa principale della significativa riduzione della spesa, i cui tagli hanno essenzialmente riguardato le rubriche della coesione, della pesca, dell’ambiente e dell’agricoltura.
L’adozione tardiva di molti programmi operativi nel quadro dei Fondi strutturali per il periodo 2007-2013 (e altri) costituisce la giustificazione data dalla Commissione e dal Consiglio per il mancato impiego degli stanziamenti previsti per il 2007. Tuttavia, questi importi non vengono trasferiti al bilancio del 2008 per incrementare le rispettive voci per le stesse politiche. Va osservato che le previsioni di spesa per il bilancio del 2008 per queste rubriche rientrano tra quelle concordate per il quadro finanziario pluriennale 2007-2013.
Il mancato impiego di tali somme nel bilancio comunitario è molto preoccupante e dovrebbe essere monitorato da vicino, visto che il 2007 è il primo anno del nuovo quadro finanziario 2007-2013 e che la norma N+2 è tuttora vigente in relazione al precedente quadro finanziario in virtù della quale gli stanziamenti devono essere pienamente utilizzati entro il 2008.
– Relazione: Christopher Heaton-Harris (A6-0466/2007)
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Viviamo nel XXI secolo e non abbiamo scelta se non quella di adattarci a circostanze nuove e in rapido mutamento.
Per tale ragione accolgo con estremo favore la relazione stilata dall’onorevole Heaton Harris sull’introduzione di un ambiente privo di supporti cartacei per le dogane e il commercio.
Le disposizioni contenute nel documento sono molto rilevanti per l’Europa moderna e dovrebbero essere introdotte con urgenza. Vertono sugli strumenti atti a creare una nuova generazione di condizioni di lavoro nelle dogane e nel commercio. Mi riferisco all’istituzione di un ambiente privo di supporti cartacei, che è così essenziale soprattutto per sollevare i nostri funzionari, i quali vengono subissati da richieste di documenti amministrativi cartacei superflui. Dobbiamo tenere presente le questioni che attengono alla tutela ambientale e alle quantità di alberi che devono essere sacrificati per soddisfare la domanda di carta necessaria ad assolvere tale scopo.
Ritengo particolarmente importante e urgente l’introduzione di sistemi elettronici per le dogane. Invoco altresì la creazione di strutture per una “finestra unica“ e per uno “sportello unico“. Sono convinta che l’Europa debba investire di più in questo genere di soluzioni al fine di garantire che le affermazioni contenute nella strategia di Lisbona non rimangano lettera morta.
Zuzana Roithová (PPE-DE), per iscritto. – (CS) Attualmente ci troviamo alle prese con un problema grave che attiene al controllo di una quantità immensa di merci importate, principalmente di provenienza asiatica. Per risolvere questo problema sono necessari sistemi doganali elettronici e interconnessi. Il commercio e le dogane elettroniche sono già diventate un’esigenza per garantire un mercato europeo efficiente, anche prima dell’introduzione del codice doganale aggiornato. Mi preme infatti sottolineare che occorre altresì un sistema in grado di intercettare le merci che non sono conformi alle norme europee di sicurezza, impedendone l’ingresso nell’UE. Il testo che abbiamo approvato oggi assicurerà un controllo molto più efficace sulle importazioni. Ha inoltre i vantaggi della finestra unica e dello sportello unico, fornendo accesso alle informazioni sulle transazioni internazionali non solo per le autorità doganali ma anche per i fornitori, per i compratori e per i trasportatori, Questo sistema sarà senz’altro utilizzato anche dagli organismi nazionali di supervisione incaricati di controllare la sicurezza dei prodotti sul mercato. La Commissione ha scaglionato l’attuazione del sistema in tre fasi che inizieranno tra 3, 5 e 6 anni rispettivamente. Temo però che sia necessaria un’azione molto più veloce e spero che la Commissione venga presto sollecitata a rivedere la sua decisione.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) Sono lieta che il Mar Baltico, il mare più inquinato d’Europa, sia stato scelto come area pilota per l’attuazione della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino.
La direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio lascia l’attuazione della normativa agli Stati membri, tracciando un quadro integrato per la politica sull’ambiente marino nella regione del Baltico.
Nove paesi di tale regione sono Stati membri dell’UE ed c’è solo un paese terzo, la Russia. Sussistono dubbi sostanziali in relazione al miglioramento dello stato dell’ambiente in tale area entro il 2010 e tali dubbi sono essenzialmente dovuti ai piani per la costruzione di un gasdotto russo-tedesco sul fondo del Mar Baltico. Subiremo tutti le conseguenze della costruzione e dello sfruttamento di questo gasdotto. L’acqua marina sarà usata per testare la pressione del gasdotto dopodiché sarà ripompata in mare.
Oltretutto un altro pericolo è costituito dalle armi chimiche che giacciono sui fondali marini dalla seconda guerra mondiale.
Sostengo il documento. Tuttavia, trovo difficile immaginare il quadro comunitario integrato per il miglioramento dello stato ambientale del Mar Baltico. Inoltre, a mio avviso, dovremmo coinvolgere la Russia nello sviluppo e nell’attuazione di siffatto quadro.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della raccomandazione per la seconda lettura dell’onorevole Lienemann (A6-0389/2007) relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino (direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino).
Il compromesso raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio permetterà di istituire un quadro per la tutela e la preservazione dell’ambiente marino in modo da prevenirne il degrado e, laddove praticabile, favorire il ripristino ambientale nelle aree in cui vi sono stati effetti negativi.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Oggi abbiamo adottato la raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune che istituisce un quadro per l’azione comunitaria nel campo della politica per l’ambiente marino.
Tenendo presente gli aspetti economici, sociali e ambientali, appare assai importante disporre di una politica per l’ambiente con la necessaria cooperazione e coordinamento tra i vari paesi, che pur mantengono la sovranità sul proprio territorio e sulle proprie risorse. Tuttavia, il punto centrale è il rispetto della sovranità degli Stati membri, in particolare sulle proprie zone economiche esclusive (ZEE) e sulla propria capacità di varare misure autonome per proteggere le proprie risorse.
Di conseguenza, non possiamo dimenticare che il trattato di riforma proposto contiene una clausola che punta a conferire all’Unione europea la competenza esclusiva sulla gestione delle risorse marine all’intero della politica comune per la pesca.
Inoltre va altresì tenuto in conto l’inquinamento marino e l’impatto del trasporto marittimo intensivo sull’attività di pesca e sulla protezione delle risorse marine. Pertanto, le misure volte a garantire il ripristino degli stock devono comprendere provvedimenti dotati dei finanziamenti necessari al fine di offrire risarcimenti di ordine economico e sociale al settore e ai lavoratori.
Françoise Grossetête (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato contro questa relazione che incoraggia gli Stati membri ad assumere le misure necessarie per un “buono stato ambientale” a livello marino entro il 2020.
L’ambiente marino ospita risorse vitali e il suo ecosistema svolge funzioni essenziali come la regolazione del clima e la produzione di ossigeno.
Le politiche in materia di trasporto marittimo, pesca, energia e persino turismo si sono evolute separatamente, talvolta provocando fallimenti, incongruenze o conflitti d’uso.
Era necessario un approccio più globale che tenesse conto di tutti gli aspetti della politica per lo sviluppo sostenibile per l’ambiente marino europeo.
Gli Stati membri devono elaborare strategie per l’ambiente marino in una serie di fasi per le loro acque territoriali. Entro il 2015 queste strategie devono produrre un programma di misure concepito per conseguire un buono stato ambientale. Gli Stati membri che condividono la medesima regione o sotto-regione marina dovranno cooperare per coordinare le varie componenti della strategia ambientale marina.
Deve continuare il lavoro con la creazione di parchi marini, come evidenziato dal Forum ambientale di Genelle. La relazione prevede la creazione di aree protette, ma avrebbe potuto essere più restrittiva.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho appoggiato il pacchetto di compromesso concordato da tutta questa Assemblea sulla relazione Lienemann in materia di ambiente marino. E’ essenziale per la futura politica in questo ambito adottare un approccio olistico ed equilibrato. La Politica comune della pesca è forse un esempio di come non aver cura dell’ambiente marino. Il controllo centralizzato da Bruxelles non è il modo di gestire i mari e gli oceani dell’Europa, e più in generale del mondo. Pertanto riconosco che l’UE ha un ruolo importante da svolgere nella politica per l’ambiente marino ma credo anche che le esigenze e le opinioni delle singole comunità marittime debbano far parte dell’equazione.
Ryszard Czarnecki (UEN). – (PL) Signora Presidente, ho votato a favore di questa relazione in qualità di rappresentante di uno degli otto paesi più direttamente interessati e più consapevoli delle implicazioni. Mi sono espresso in questo modo perché in Polonia la concentrazione di particolato è alta ed è superiore ai livelli giornalieri e annuali consentiti. La Slesia è l’area più colpita ed è la regione più industrializzata del paese. Ritengo pertanto il provvedimento un passo in una direzione molto positiva nel campo della tutela ambientale del mio paese, in genere, e della Slesia, in particolare.
Zuzana Roithová (PPE-DE). – (CS) (L’inizio del discorso non è udibile) ...e un’aria più pulita per l’Europa è un ottimo esempio del modo in cui funziona l’Unione. L’impresa comune si basa sull’articolo 251 del Trattato CE. Questa direttiva semplifica la normativa, sostituisce diverse altre direttive e stabilisce altresì i livelli consentiti di particelle nell’aria. E’ il frutto di un consenso tra gruppi politici come pure tra paesi. Si tratta inoltre di un esempio di approccio sensato alla delimitazione delle competenze in questo settore tra l’Unione e gli Stati membri. Apprezzo il lavoro svolto dai relatori e sono lieta che sia stata adottata questa direttiva moderata volta a semplificare e a conferire basi solide alle grandi ambizioni che abbiamo in questo campo.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della raccomandazione per la seconda lettura dell’onorevole Krahmer (A6-0398/2007) sulla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa. Mi sono espressa in questo modo, poiché ritengo che il testo negoziato tra il Parlamento e il Consiglio sia generalmente positivo tanto per la protezione della salute pubblica quanto per la tutela ambientale.
In Europa 360 000 persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. Gli studi dimostrano che gli effetti dell’inquinamento atmosferico si ripercuotono soprattutto sulla salute dei bambini, motivo per cui i piani sulla qualità dell’aria devono comprendere misure volte specificatamente alle fasce più vulnerabili della popolazione, come i bambini appunto.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La risorsa naturale che va sotto il nome di “aria” diventa ogni giorno più inquinata, principalmente nei centri e nelle regioni urbane degli Stati membri dell’UE con la densità di popolazione più elevata. L’inquinamento atmosferico è dannoso per la salute umana, in quanto provoca malattie alle vie respiratorie e al sistema cardiovascolare, ed è altresì dannoso per gli ecosistemi. Sappiamo che i bambini, gli anziani e gli abitanti delle conurbazioni urbane più popolose e congestionate nonché le persone che vivono vicino alle principali arterie stradali sono particolarmente vulnerabili.
Il Parlamento europeo ha espresso oggi in seconda lettura la propria posizione sulla posizione comune del Consiglio in materia di qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa. Il testo di questa posizione comune comprende alcune delle proposte del Parlamento che avevamo presentato in prima lettura. Tuttavia, vi sono alcuni punti su cui la posizione comune del Consiglio è inammissibile; ad esempio non accetta alcuni cambiamenti alle disposizioni sui valori limite giornalieri ed annuali.
Dal canto suo, il Parlamento europeo intende difendere tre punti principali della sua posizione: la fissazione di valori limite e valori bersaglio più ambiziosi, una maggiore flessibilità nell’adozione di misure più severe alla fonte e l’istituzione di obiettivi a lungo termine.
Françoise Grossetête (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore di questa relazione.
Tra tutti i tipi di inquinamento quello atmosferico è la preoccupazione principale del 54 per cento dei francesi. E’ quindi importante dare informazioni quotidiane al pubblico, soprattutto alle persone con allergie, in relazione alle particelle sospese nell’aria ambiente.
In veste di presidente della rete dipartimentale per la qualità dell’aria della Loira, carica che rivesto dal 1991, sono estremamente lieta che siano state introdotte delle normative sulle particelle più sottili, spesso le più dannose, che sinora non erano stato oggetto della legislazione. In questo modo, riusciremo a meglio inquadrare l’aumento delle malattie respiratorie, come l’asma, la bronchite e l’enfisema.
La preservazione della qualità dell’aria esterna non deve comportare una negligenza dell’aria negli spazi chiusi in cui trascorriamo oltre l’80 per cento del tempo. Viene attribuita scarsa importanza agli studi sulla qualità dell’aria all’interno degli edifici, benché l’impatto sulla salute sia pressoché lo stesso di quello prodotto dall’aria esterna.
Questa nuova direttiva impone agli Stati membri di istituire punti per la campionatura del particolato nelle aree urbane. Questa misura segue le stesse linee del lavoro che abbiamo compiuto in Francia con il Forum ambientale di Grenelle.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho sostenuto il pacchetto di compromesso concordato dai vari gruppi politici sulla relazione Krahmer in materia di qualità dell’aria. L’inquinamento atmosferico provoca gravi danni alla salute in tutta l’Unione, provocando diverse migliaia di morti premature. La proposta di compromesso introdurrà obblighi di monitoraggio per alcune polveri sottili e, si spera, rappresenta un passo avanti nella direzione giusta verso il miglioramento della qualità dell’aria e, di conseguenza, della qualità della vita dei cittadini europei.
Jean Lambert (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore di questa relazione non perché credo che compia l’importante passo avanti di cui c’è bisogno nell’affrontare il problema della qualità dell’aria, ma poiché si tratta almeno di un qualche miglioramento, nonostante il tentativo di alcuni europarlamentari di indebolire questa tutela.
Ora stiamo accorgendoci dell’importanza di intervenire sulle polveri più sottili, così nocive per la salute delle persone, e abbiamo evitato di prolungare i periodi di attuazione.
Gli enti locali hanno un ruolo fondamentale da svolgere nell’attuazione delle direttive in materia di qualità dell’aria, inoltre occorre tenere presente questi standard quando si prendono in considerazione nuovi sviluppi, come l’ampliamento degli aeroporti o nuove infrastrutture stradali nei pressi di scuole o di ospedali.
Jules Maaten (ALDE), per iscritto. – (NL) Il gruppo ALDE oggi ha votato a favore dell’accordo sulla qualità dell’aria in cui sono state concertate norme rigide sul particolato. Entro il 2015 sarà consentito un massimo di 25 microgrammi di polveri sottili (PM2.5). E’ stato altresì concordato che certe zone con concentrazioni elevate potrebbero avere una deroga, purché dimostrino di aver fatto tutto il possibile per migliorare la qualità dell’aria e che hanno messo in atto un’efficace politica di controllo. Si tratta di un aspetto molto importante per i Paesi Bassi, in quanto i progetti edili non arriveranno allo stallo. In questo modo, la protezione della salute pubblica e l’ambiente vanno di pari passo con lo sviluppo economico.
Tuttavia, il gruppo ALDE ritiene che l’obiettivo di 20 microgrammi di PM2.5 prima del 2020 nel compromesso non sia fattibile. Sarebbe più saggio attendere la valutazione del 2013 prima di fissare obiettivi successivi.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) L’obiettivo fissato dalla relazione consiste nel migliorare l’interoperabilità del sistema ferroviario comunitario o, in altre parole, incrementare la possibilità di ottenere l’autorizzazione affinché un treno di un determinato Stato membro possa viaggiare attraverso il territorio di un altro.
Oltre agli altri aspetti importanti affrontati in questo ambito, compresi taluni aspetti tecnici, l’obiettivo fondamentale della direttiva è quello di rimuovere tutti gli ostacoli alla circolazione dei “treni comunitari”.
Non va dimenticato che la relazione rientra nel quadro della strategia di liberalizzazione (e privatizzazione) del trasporto ferroviario nell’UE. Come abbiamo visto in altre iniziative legislative comunitarie in materia di trasporti, oltre che in questa, si punta primariamente a rimuovere tutti gli ostacoli alla liberalizzazione del trasporto ferroviario internazionale, nella fattispecie rimuovendo, attraverso l’armonizzazione, eventuali norme o obblighi diversi applicati al materiale rotabile in ciascun paese.
Infine va osservato che l’armonizzazione e la semplificazione delle procedure di autorizzazione nazionale e il principio di riconoscimento reciproco non dovrebbero mai prevalere su norme più appropriate stabilite a livello di Stati membri o rimuovere la prerogativa di ciascuno Stato membro di stabilire tali norme.
Robert Navarro (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione Ortuondo Larea sulla rifusione della direttiva sull’interoperabilità, poiché tale aspetto riveste un’importanza fondamentale per l’ammodernamento del sistema ferroviario europeo. Il trasporto ferroviario, in realtà, può riacquistare competitività – rispetto al traffico stradale, in particolare – se passa ad una scala continentale, il che dipende principalmente dall’idoneità dei treni ad attraversare i confini. Benché gli ostacoli di natura amministrativa siano stati ampiamente rimossi, permangono alcuni ostacoli tecnici molto reali. Pertanto sono molto lieto che sia stato concordato questo testo in prima lettura, poiché devono essere compiuti progressi urgenti in questo campo. Il testo che ora rende l’interoperabilità ferroviaria una priorità politica segnerà un grande balzo in avanti per le ferrovie europee.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) La relazione su cui abbiamo votato oggi in materia di interoperabilità del sistema ferroviario comunitario riveste la massima importanza, in quanto stimola gli investimenti nel trasporto ferroviario ed è fondamentale per creare un’autentica libertà di circolazione nel territorio europeo.
Le misure proposte per favorire l’interoperabilità delle locomotive nell’Unione sono da tempo attese da noi tutti. In vista della creazione di un’area europea dei trasporti senza frontiere che davvero incoraggi la libera circolazione delle persone e delle merci, dobbiamo creare le condizioni necessarie affinché un viaggio da Lisbona ad Helsinki sia fattibile per tutte le modalità di trasporto.
Il trasporto ferroviario deve essere in grado di svilupparsi come partner a pieno titolo al fine di raggiungere gli obiettivi della politica comune in materia di trasporti. Non possiamo dimenticare che si tratta di un mezzo di trasporto sicuro ed ecocompatibile, in grado di trasportare un gran numero di passeggeri e grandi quantità di merci. E’ una modalità di trasporto che è all’avanguardia nella lotta contro gli effetti negativi dell’inquinamento ambientale, dei pericoli della strada e della congestione del traffico. Di conseguenza, ho votato a favore della relazione redatta dal collega, onorevole Ortuondo Larrea.
Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore le iniziative che potrebbero essere utili per notevolmente migliorare i sistemi ferroviari in tutta Europa. L’est dell’Inghilterra invoca a gran voce miglioramenti nella capacità di trasporto passeggeri e di trasporto merci e occorre sfruttare maggiormente le opportunità di finanziamenti RTE per le linee che servono i porti della costa orientale. Tuttavia, c’è un altro aspetto di questa materia e cioè il transito senza fermata dei treni provenienti dal continente europeo e le opportunità che potrebbero offrire agli immigranti illegali. La relazione mira a intensificare la libera circolazione dei treni eliminando le barriere tecniche e operative. Non si prendono in considerazione gli aspetti legati alla sicurezza. Si registravano gravi problemi al deposito merci ferroviario di Frethun nella Francia settentrionale che si ripercuotevano sulle operazioni del Tunnel sotto la Manica finché, nel 2002, sono state introdotte ulteriori misure di sicurezza. Data l’assenza di considerazioni in materia, mi sono astenuto dal voto sulla relazione.
Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh e Inger Segelström (PSE), per iscritto. − (SV) Abbiamo votato a favore della proposta di direttiva della Commissione. Pensiamo che sussista la necessità di introdurre provvedimenti comuni sui sistemi di sostegno diretto e che si tratti di un passo positivo per sostituire un sistema in cui il sostegno è collegato alla produzione con un sistema in cui, ad esempio, lo sviluppo rurale, il paesaggio e la qualità siano i punti focali.
Sosteniamo le proposte della Commissione volte alla semplificazione. Una procedura semplificata rappresenta una modalità di procedere, se vogliamo conquistare l’assenso degli stessi agricoltori. Diversamente dalla commissione parlamentare, reputiamo che anche i controlli siano importanti per conferire legittimità al sistema agli occhi dei contribuenti europei. Tuttavia, i controlli devono essere proporzionati alle circostanze per cui sono stati concepiti. I sistemi normativi devono essere organizzati in modo da non creare malintesi.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Non siamo d’accordo con l’opinione espressa nella relazione sull’abolizione degli aiuti alla produzione a favore di un programma di pagamento unico ai produttori sulla base della produzione storica; in questo modo si costringono i produttori a conseguire gli obiettivi del sistema di condizionalità. Questo sistema ha portato all’abbandono della produzione da parte di molti agricoltori con aziende di piccole e medie dimensioni e di molte aziende a conduzione familiare, comportano altresì l’esodo dalle aree rurali, la perdita di biodiversità e una minore possibilità di raggiungere l’autosufficienza alimentare in determinati paesi membri, nella fattispecie il Portogallo.
Tuttavia, conveniamo sulla necessità di incrementare l’informazione nel settore agricolo in modo che esso possa adattarsi alle norme sulla condizionalità. Riteniamo inoltre sia vitale fornire una formazione adeguata agli ispettori sulle attività degli agricoltori i quali dovrebbero avere la discrezione di prendere in conto fattori non stagionali e improvvisi che impediscono in qualche modo la piena ottemperanza agli obblighi per cause non dovute all’agricoltore.
L’importanza dell’attività agricola deve essere presa in considerazione, in quanto gli agricoltori prestano un vero e proprio servizio pubblico alla società. Per tale ragione le misure di sostegno vanno mantenute, compreso il pagamento puntuale degli aiuti.
Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Gli emendamenti apportati dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale alla proposta della Commissione sono parzialmente positivi per certi versi e molto negativi per altri. La Lista di giugno conviene sul fatto che ora sia troppo difficile per le singole aziende agricole comprendere il contenuto di diverse direttive e regolamenti comunitari in materia di agricoltura. La semplificazione è assolutamente imprescindibile.
Tuttavia, obietto al testo proposto dalla commissione per l’agricoltura secondo cui non vi sarebbe veramente spazio nel sistema per i controlli non annunciati “dal momento che contribuiscono ad alimentare una paura eccessiva, benché giustificata”. Devono essere predisposti controlli efficaci quando vengono stanziati fondi pubblici a soggetti privati. Non possiamo scendere a compromessi su questo punto, eppure questo è quello che per qualche ragione vuole fare la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.
Ho pertanto deciso di votare contro la risoluzione del Parlamento europeo su questo argomento.
Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La semplificazione e la riduzione della burocrazia sono opportune, ma in questo caso vengono usate come pretesto per incrementare il controllo sugli agricoltori.
La condizionalità è quindi un concetto estremamente ipocrita, poiché trascura deliberatamente questioni sostanziali che attengono all’ambiente e alla salute pubblica, come gli OMG, e pone particolare enfasi su temi che sono solamente di secondaria importanza. Per quanto riguarda il benessere animale, si tratta di un pretesto per servire interessi esterni, soprattutto quelli delle imprese di trasporto a spese degli allevatori e dei consumatori, in quanto il costo viene aumento senza alcun beneficio sostanziale per la comunità.
Nel complesso la condizionalità, che non apporta alcun beneficio sostanziale all’ambiente, alla salute pubblica o alla salute degli animali – ossia gli scopi per cui teoricamente viene introdotta – ha posto un carico finanziario molto pesante sulle spalle degli agricoltori e degli allevatori. Nel mio paese i costi della condizionalità per le strutture di allevamento sono intollerabili per gli allevatori di ovini e caprini, mentre i vantaggi per l’ambiente, la salute pubblica e la salute degli animali sono trascurabili, benché siano proprio queste le aree in cui i problemi possono essere affrontati più efficacemente quando i metodi di produzione sono in linea con la fisiologia degli animali e delle piante. Se, ad esempio, sarà introdotto un divieto sulle colture OGM, sulle carni ad uso alimentare, sugli oli minerali e sugli ormoni geneticamente modificati e se verranno svolti controlli sistematici sui residui di pesticidi nei prodotti agricoli, allora i risultati in termini di salute pubblica e ambiente saranno davvero molto migliori.