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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 11 dicembre 2007 - Strasburgo Edizione GU

17. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0384/2007).

Abbiamo dedicato un tempo piuttosto lungo alla discussione precedente, data la sua importanza, speriamo di poter proseguire al di là del tempo concessoci con il Tempo delle interrogazioni per recuperare.

Dato che siamo in ritardo, prima di tutto cercheremo di affrontare ogni volta le interrogazioni supplementari raggruppandole in modo da esaminare più interrogazioni questo pomeriggio, inoltre, come al solito, inviterei i deputati a venire avanti per partecipare più attivamente al Tempo delle interrogazioni.

Signor Commissario, mi dispiace che abbia dovuto aspettare, ma si trattava di un’importante discussione, e sono sicuro che le concorda.

Le seguenti interrogazioni sono indirizzate alla Commissione.

Prima parte

Annuncio l’interrogazione n. 34 dell’onorevole Lambert van Nistelrooij (H-0934/07)

Oggetto: Energia - Organizzazione mondiale del commercio

Benché non previste specificamente a tal fine, le norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) si applicano anche ai prodotti e ai servizi energetici e tutelano gli investimenti nel settore energetico. Di conseguenza sono vietate le restrizioni alle esportazioni e la discriminazione dei prodotti ed è garantito il libero scambio. Esistono tuttavia delle deroghe concernenti le misure adottate nell’interesse della sicurezza.

Nel contesto degli scambi commerciali di energia non è sempre chiara la differenza fra produzione e servizi.

A seguito dell’integrazione della politica energetica come competenza dell’Unione europea nel nuovo trattato, quali provvedimenti intende adottare la Commissione affinché le norme dell’OMC contemplino anche gli investimenti e i servizi nel settore energetico?

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Signora Presidente, come osservato dall’interrogante, nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) le clausole del GATT, l’Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio, si applicano al commercio di prodotti energetici, mentre quelle del GATS, l’Accordo generale sul commercio dei servizi, si applicano al commercio di servizi energetici, ivi compresi gli investimenti diretti in tali servizi. Non vi è ancora un accordo che si applichi agli investimenti diretti in attività energetiche svolte per conto dell’investitore stesso nel settore secondario, quali l’estrazione, la raffinazione, la produzione e la distribuzione dell’energia.

L’articolo 133 del Trattato CE, che disciplina la politica commerciale comune, garantisce esplicitamente alla Comunità europea il potere esclusivo di legiferare e negoziare accordi sullo scambio di prodotti energetici e di negoziare accordi sullo scambio dei servizi energetici. Inoltre, la Commissione ha il potere di negoziare a nome sia della Comunità, sia dei suoi Stati membri riguardo alla liberalizzazione degli investimenti diretti al di fuori del settore dei servizi, nel quadro di colloqui con paesi non appartenenti all’UE nell’ambito di accordi di libero scambio. Questo significa che la Commissione può già affrontare questioni fondamentali relative al commercio e agli investimenti nel settore dell’energia e rappresentare gli interessi europei in questi ambiti in negoziati bilaterali e multilaterali dell’OMC, ed è infatti proprio ciò che fa la Commissione.

La politica energetica che sarà delineata nel nuovo trattato sarà incentrata su materie quali la sicurezza delle forniture energetiche dell’Unione e la promozione degli interscambi tra settori energetici, e in questo ambito essa integra ma non sostituisce la politica commerciale comune nel settore energetico.

 
  
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  Lambert van Nistelrooij (PPE-DE). (NL) Signora Presidente, Commissario Verheugen, questa è veramente una buona notizia nel contesto del nuovo trattato. Oggi abbiamo anche deciso, per esempio di finanziare quattro iniziative tecnologiche congiunte (ITC) per un ammontare di 3 miliardi di euro mentre altri 3 miliardi di euro saranno stanziati dall’industria per tecnologie pulite, motori aeronautici ecc.

D’altro canto, sono ancora preoccupato che gli scambi riguardino ancora tecnologia obsoleta e dannosa per l’ambiente, specialmente con paesi in via di sviluppo. Vi è ancora ampio spazio per tecnologie obsolete, come le centrali a carbone del secolo scorso.

Quali probabilità esistono, secondo il Commissario e secondo l’Unione, che l’OMC crei almeno una nuova base da cui partire e chieda di bloccare questa o quella tecnologia?

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE). (DE) Ai negoziati dell’OMC sarà importantissimo stabilire in quale capitolo debba effettivamente rientrare il bioetanolo in futuro. Sarà classificato come prodotto agricolo, o apparterrà alla categoria dei prodotti non agricoli? Come vede la Commissione la struttura futura? E’ più probabile che sia discussa nel capitolo agricolo o che sia considerata un prodotto industriale? Il bioetanolo deriva da una coltura ed è fondamentalmente una materia prima agricola. D’altro canto, tuttavia, come prodotto energetico potrebbe rientrare nella rubrica dell’accesso al mercato per i prodotti non agricoli (NAMA). Si è già fatta la Commissione un’opinione in merito e, se sì, quale linea adotterà nei negoziati?

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE). (DE) Signor Commissario, ogni volta che nella mia circoscrizione elettorale si dibatte di scambio di fonti energetiche, di politica energetica, di Commissione europea e del nuovo trattato, e soprattutto dell’OMC, i miei elettori esprimono il timore che non avremo altra scelta se non importare l’energia nucleare e che potremmo persino essere costretti a costruire centrali nucleari, se le attuali tendenze proseguiranno. La prego di tranquillizzarmi e di dirmi che non è vero, mi fornisca inoltre dati concreti che io possa mettere a loro disposizione.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signora Presidente, in qualche caso trovo difficoltà nello scorgere un nesso tra l’interrogazione supplementare e quella originaria, ma se lei è di larghe vedute nei confronti di questi temi, sarò anch’io di larghe vedute nelle mie risposte.

In risposta alla prima domanda, sono d’accordo con l’onorevole van Nistelrooij che la vendita di prodotti contenenti tecnologia di scarsa qualità in termini di efficienza energetica e di emissioni di CO2 non è certamente nel nostro interesse. Il Commissario Dimas e io attualmente stiamo esaminando proposte per trovare modi di realizzare un’economia a bassa emissione di CO2 in Europa sia per quanto riguarda la politica industriale, sia per quanto riguarda le prassi produttive e di consumo. Spero che questo lavoro culminerà nella definizione di standard che potranno quindi essere inseriti nei negoziati internazionali.

Voi sapete quale è la situazione attuale. Al momento non abbiamo spazio di manovra per negoziare standard supplementari nel quadro dell’OMC e per garantirne l’introduzione. Tuttavia, il nostro obiettivo a medio e a lungo termine, come sapete, è quello di rendere vincolanti standard ambientali e sociali elevati tramite accordi multilaterali per evitare lo svantaggio competitivo che le nostre aziende dovrebbero subire in caso contrario.

Vorrei inoltre sottolineare che siamo particolarmente interessati al perseguimento di una politica multilaterale perché riteniamo che l’occasione d’oro per le aziende europee consista nella nostra capacità di diventare leader di mercato nel campo dei prodotti ecologici, che usano l’energia in modo efficiente e permettono un alto risparmio energetico.

Per quanto riguarda l’interrogazione dell’onorevole Rübig, devo confessare che ignoro la risposta. Poiché questa materia non rientra tra le mie responsabilità, onorevole Rübig, chiederò al Commissario Mandelson di fornirle immediatamente una risposta scritta. Certamente non ho alcuna intenzione di dire qualcosa di fuorviante a questo punto. So che la materia è compresa negli accordi di libero scambio che attualmente stiamo negoziando, come quello con il Sudafrica, ma in quale categoria sia effettivamente in discussione non saprei francamente dirlo. Riceverete informazioni complete al riguardo domani, al più tardi.

Per quanto riguarda le centrali nucleari, la Commissione europea ha una politica perfettamente chiara, che è poi la politica di tutta l’Unione europea. Ogni Stato membro è del tutto indipendente e libero nella sua scelta del mix energetico. Non si può raccomandare, né dare disposizioni ad alcuno Stato membro riguardo all’uso dell’energia nucleare, né può la Commissione cercare di esercitare alcuna influenza. Siamo del tutto neutrali sulla tematica e resteremo tali. Non vi saranno raccomandazioni del genere che temete.

Siete, tuttavia, sicuramente al corrente dell’integrazione del trattato EURATOM nel Trattato CE, il che significa che la promozione dell’utilizzo pacifico dell’energia nucleare è di sicuro uno dei compiti dell’Unione europea. Essa lo fa con il proprio sostegno alla ricerca, per il quale i progetti nel campo dell’energia nucleare sono pienamente ammissibili e ricevono finanziamenti da decenni, perciò non vi è nulla di nuovo, e a tal fine si impiega la Banca europea per gli investimenti, che ha contribuito in alcuni casi a finanziare centrali nucleari.

In altre parole, non esiste alcuna politica UE per l’utilizzo generalizzato dell’energia nucleare, né esiste alcuna politica UE per l’abbandono generalizzato dell’energia nucleare.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 35 dell’onorevole Justas Vincas Paleckis (H-0879/07)

Oggetto: Modello di sviluppo urbano sostenibile

Negli Stati membri dell’UE, e in particolare in quelli che hanno aderito all’Unione europea nel ventunesimo secolo, le città si estendono rapidamente e spesso senza una strategia coerente. Le zone residenziali si allontanano dal centro, il che intensifica i problemi legati ai trasporti, alla distribuzione delle risorse e allo sviluppo delle infrastrutture tecniche. Lo sviluppo urbano ha dunque un’influenza molto negativa sull’ambiente e aumenta il consumo energetico.

Nel Libro Verde sull’ambiente urbano, pubblicato dalla Commissione nel 1990, il modello di sviluppo previsto per rispettare l’ambiente era quello della città compatta. Oggi, invece, sembra piuttosto il modello di sviluppo urbano policentrico ad essere privilegiato. Quali sono le raccomandazioni dell’UE per promuovere uno sviluppo urbano sostenibile e rispettoso dell’ambiente? Quali sono gli argomenti in favore dell’uno o dell’altro modello di sviluppo? Su quali dati si basano tali raccomandazioni?

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (EN) La Commissione è fortemente a favore della promozione dello sviluppo urbano sostenibile nel pieno rispetto dell’ambiente. La Commissione ha adottato la propria strategia tematica sull’ambiente urbano nel 2006. La strategia riconosce l’intero sviluppo urbano sostenibile in relazione alla qualità della vita, ma la strategia riconosce anche la diversità esistente tra i cittadini in the Unione europea.

Per questo motivo, e a seguito di consultazioni di ampio respiro con le autorità locali e gli Stati membri, la strategia, in accordo al principio di sussidiarietà, ha ritenuto che gli enti locali e nazionali siano i più adatti a trovare e attuare le soluzioni più appropriate alle circostanze locali.

Data la diversità della situazione nei vari centri urbani, la Commissione non raccomanda alcuno specifico modello di sviluppo valido per ogni città europea. Essa ritiene sia fondamentale mettere in pratica gli adeguati strumenti di governance e di pianificazione, ma è del parere che non vi sia alcun vero valore aggiunto nell’imposizione di un obbligo di creazione di piani specifici, come i piani di gestione ambientale e i piani di trasporto urbano sostenibile.

La Commissione, tuttavia, ha pubblicato una guida ai piani per un trasporto urbano sostenibile e ai piani di gestione integrata dell’ambiente, con l’obiettivo di aiutare gli enti locali ad attuare gli obiettivi della strategia. La guida deve essere considerata una descrizione del processo, e un promemoria degli elementi chiave che è possibile considerare quando si sviluppano programmi integrati di gestione ambientale e piani per un trasporto urbano sostenibile a livello locale. Entrambi i documenti si basano su consultazioni esaurienti e su esempi di migliori prassi sviluppati dalle città stesse.

La legislazione che riguarda le zone urbane esiste già, per esempio nel campo della qualità dell’aria, della gestione delle acque, dell’inquinamento acustico e dei rifiuti. Occorre attuare meglio tale legislazione. Un evidente e notevole miglioramento delle condizioni di vita nelle aree urbane si vedrà con la piena attuazione degli strumenti legislativi esistenti.

La Commissione ricorda il gran numero di idee in materia di sviluppo urbano che ha permesso ai ministri per gli affari urbani di raggiungere un consenso basato sul Programma d’azione di Lilla, l’Acquis urbano di Rotterdam, l’Accordo di Bristol e, ultimamente, la Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili adottata a una riunione informale del Consiglio il 25 maggio 2007. A Settembre 2007 esso approvò una Carta verde sulla mobilità urbana, che ora è stata sottoposta a consultazione pubblica. Quei documenti costituiscono un contesto condiviso che delinea le principali condizioni necessarie per ottenere uno sviluppo urbano sostenibile. Inoltre, la Commissione incoraggia attivamente il dialogo e la diffusione delle migliori prassi tra le città nel quadro dei programmi finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale.

Per quanto riguarda i dati a disposizione sulla situazione delle città europee, che possono formare la base delle decisioni politiche, la Commissione ha realizzato l’Audit urbano, contenente dati sulla situazione delle città europee, che ora è in fase di aggiornamento. La Commissione ha pubblicato di recente uno studio sullo stato delle città europee, che analizza più in dettaglio i risultati dell’Audit urbano.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(LT) Molte grazie, signor Commissario, per la sua risposta dettagliata e convincente. Il contributo della Commissione nella ricerca di modi per incoraggiare le città a ricercare iniziative positive e a condividerle è molto importante. Vorrei chiedere quali regioni ritenete si siano avvicinate maggiormente all’ideale, che, naturalmente, resta irraggiungibile. Quali Stati membri UE hanno compiuto i maggiori progressi nell’attuazione delle idee raccomandate dalla Commissione europea?

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signor Vicepresidente, lei ha praticamente appena risposta alla mia interrogazione supplementare, ma poiché non vi è nulla più chiaro di una dichiarazione nella propria lingua madre, sarei lieto di sentirla ripetere in tedesco ciò che ha appena affermato riguardo al fatto che la Commissione non tenta di fungere da autorità suprema di pianificazione dell’Europa, interferendo in ogni ambito, soprattutto imponendo o raccomandando uno specifico modello di sviluppo. In qualità di relatore sulla Carta verde che ha citato, dal titolo “Verso una nuova cultura della mobilità urbana”, posso assicurarle che il Parlamento la seguirà certamente sulla strada del sostegno alla diversità.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Se mi permette, signora Presidente, vorrei iniziare dalla seconda interrogazione, quindi rileggerò quello che ho detto, aggiungendo un breve commento in merito.

Data la diversità della situazione nei vari centri urbani, la Commissione non raccomanda uno specifico modello di sviluppo valido per ogni città europea. Questo chiaramente rispetta il principio di sussidiarietà e il principio di diversità e, in altre parole, nelle mie parole, ciò vuol dire che non esiste una misura unica che vada bene per tutti. Non si tratta di un approccio generalista; si tratta di un approccio che tiene conto delle specificità, delle specifiche esigenze e degli interessi e delle capacità delle città, ma esso contiene tutto ciò di cui abbiamo bisogno (guida, raccomandazioni e scambio delle migliori prassi).

Per quanto riguarda la prima interrogazione, sarei tentato di fornire una risposta fondata sulla mia personale esperienza e potrei certamente nominarvi la città in cui preferirei vivere, ma questa non è una questione politica. La Commissione non ha una classifica di quel genere e non ha neppure una graduatoria delle città europee che combinano tutti quegli elementi.

Purtroppo, non sono veramente in grado di darvi una risposta oggettiva e sarebbe veramente poco saggio fornire una risposta soggettiva a discapito di tutte le altre.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 36 dell’onorevole Karin Riis-Jørgensen (H-0933/07)

Oggetto: Neutralità delle reti nel contesto della riforma delle telecomunicazioni

Da cinque anni siamo testimoni di un dibattito molto acceso negli USA a proposito della neutralità delle reti. Ci si domanda, segnatamente, in che misura gli operatori delle reti possano limitare e canalizzare il traffico Internet degli utenti. La questione figura nel programma di riforma delle telecomunicazioni, che ha tentato di risolvere il problema chiedendo maggiore trasparenza sui prodotti offerti ai consumatori. Tuttavia, la trasparenza non è sempre una garanzia sufficiente per il consumatore, come dimostrato dalle tariffe relative al roaming. L’accesso illimitato ad Internet favorisce l’innovazione (cfr. Skype, Joost, il 2.0), ma se le compagnie di telecomunicazioni hanno il diritto di dare la priorità e forse anche di bloccare il traffico Internet degli utenti, ritiene la Commissione che il programma di riforma delle telecomunicazioni protegga sufficientemente il consumatore e favorisca l’innovazione su Internet? Qual è la soluzione ottimale?

 
  
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  Viviane Reding, Membro della Commissione. (EN) La questione sollevata dall’interrogante è importantissima per i consumatori, i gestori delle telecomunicazioni e i fornitori di contenuti, e naturalmente anche per le autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni. Si tratta di mantenere un equilibrio tra il desiderio dei fornitori delle reti di offrire qualità di servizio differenziali per i servizi Internet, per ottimizzare l’uso delle proprie risorse di rete, e la libertà degli utenti di distribuire o accedere a qualunque contenuto legale on line senza interferenze come il blocco o la degradazione del servizio.

La Commissione si impegna a mantenere Internet aperta, sia per i fornitori dei servizi che desiderano fornire servizi nuovi e innovativi, sia per i consumatori che desiderano accedere ai servizi prescelti e creare e caricare i propri contenuti.

L’attuale dibattito negli Stati Uniti sulla neutralità della rete è fortemente influenzato dalla mancanza di regolamentazione negli USA che garantisca che l’accesso sia mantenuto aperto, e, assieme alla concentrazione della proprietà della rete, dalla mancanza di regole sull’accesso che preoccupa seriamente i consumatori e i fornitori di contenuti, che temono si possa arrivare a una compartimentazione di Internet.

La situazione in Europa è questa: in generale abbiamo un alto grado di neutralità della rete e di libertà sulla rete perché abbiamo un efficace regolamento in materia di reti, in linea con le normative del settore TLC dell’UE, e i consumatori europei hanno una maggiore scelta di fornitori di servizi a banda larga. Il fatto che i consumatori abbiano una scelta più vasta e che vi sia maggiore concorrenza indica che, se un fornitore cerca di limitare i diritti degli utenti, qualcun altro potrà entrare nel mercato con un’offerta più vasta. L’attuale quadro normativo dell’UE finora a fatto sì che il mercato delle telecomunicazioni resti aperto, che le offerte fatte ai consumatori siano trasparenti e che la concorrenza funzioni bene.

Capisco la domanda dell’interrogante, perché si corre il rischio che in futuro sia introdotta una prioritizzazione graduale del traffico. In passato tutte le informazioni, i pacchetti e i bit di dati erano trattati allo stesso modo. Ma oggi le nuove tecniche possono fare differenze tra i pacchetti, dando la precedenza alle comunicazioni più urgenti o agli utenti che hanno pagato di più per servizi di qualità superiore.

Queste tecniche sono legittime nei casi in cui occorra garantire i livelli di servizio affinché esso possa essere efficace. Si pensi ai servizi voice-over Internet, per esempio, i quali hanno bisogno di un livello minimo di connessione di base per funzionare in modo soddisfacente, specialmente per le chiamate di emergenza o d’affari. Inoltre, la prioritizzazione crea un meccanismo di incentivi per gli operatori di rete ad investire nel potenziamento della larghezza di banda con la crescita della domanda. Questo è il lato positivo. Il rovescio della medaglia è che le stesse tecniche possono essere impiegate per degradare la qualità del servizio a livelli inaccettabili. Tale discriminazione potrebbe quindi produrre servizi di qualità scadente per consumatori e fornitori alternativi di servizi.

E’ per questo che, nel pacchetto di riforma delle telecomunicazioni adottato dalla Commissione il 13 novembre 2007 e presentato al Parlamento il giorno stesso, abbiamo proposto di dare alle autorità di regolamentazione nazionali delle telecomunicazioni il potere di fissare livelli minimi di qualità dei servizi di trasmissione su rete basati sugli standard tecnici individuati a livello UE. Inoltre, ora è in vigore un nuovo obbligo nelle normative nel campo delle telecomunicazioni di indicare in anticipo agli utenti eventuali tecniche impiegate che potrebbero portare alla prioritizzazione. Si tratta di quella che viene definita la norma di trasparenza.

Come Commissione, noi crediamo che questo approccio rappresenti un compromesso che salvaguarderà la concorrenza e l’accesso degli utenti senza limitare indebitamente la capacità dei fornitori delle reti di sperimentare diversi modelli economici.

Inoltre, il Parlamento sa che la Commissione sta monitorando con attenzione gli sviluppi nel campo delle libertà in rete. In seguito al vertice mondiale del 2006 sulla Società dell’informazione, abbiamo presentato al Parlamento una comunicazione in cui si affermava chiaramente l’intenzione della Commissione di monitorare e salvaguardare la neutralità di Internet. I principi architettonici di un’Internet aperta e di una connettività end-to-end sono inoltre esplicitamente indicati nelle conclusioni del Consiglio del 2005.

Queste tematiche vengono costantemente analizzate, monitorate e discusse regolarmente con gli Stati membri, per esempio nel gruppo di alto livello i2010, e con i paesi terzi. Questo è importante, perché Internet non ha confini. La Commissione promuoverà costantemente l’esigenza di un’Internet aperta e di un accesso non discriminatorio. Tutto questo è alla base della filosofia dell’approccio normativo ai sensi delle norme sulle telecomunicazioni dell’UE, che saranno ulteriormente rafforzate dal nostro progetto di riforma che sarà discusso dal Parlamento nei prossimi mesi.

 
  
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  Karin Riis-Jørgensen (ALDE). (EN) La ringrazio, signora Commissario. Sono molto soddisfatta della sua risposta. E’ stata molto dettagliata e ha mostrato veramente il suo interesse e la sua conoscenza di questa importante materia.

Credo che lei monitorerà da vicino il sistema, come ha promesso. Spero che, entro un anno, sarà in grado di fornirci un resoconto per stabilire se la neutralità della rete è stata garantita dalla clausola di trasparenza e dal sistema di monitoraggio che abbiamo messo a punto. Spero che potremo ritornare su questo argomento entro sei/dodici mesi per vedere se il sistema funziona.

 
  
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  Malcolm Harbour (PPE-DE). (EN) Vorrei anche ringraziare il Commissario per la sua esauriente risposta. Ho parlato con i deputati del Congresso la scorsa settimana e ho dato loro la stessa risposta, perciò sono lieto che l’abbiate confermata. Comunque, potrebbe fornire un commento riguarda al sostegno all’accesso aperto, dato che ora stiamo entrando in una nuova era di grandi investimenti in reti di nuova generazione in fibra ottica fino alle singole case, ma alcuni attori del settore affermano che gli incentivi agli investimenti sono insufficienti? Potrebbe confermare a questa Assemblea che sosterrà i principi dell’accesso aperto per gli stessi motivi che ha delineato in risposta all’interrogazione dell’onorevole Riis-Jørgensen?

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE). (DE) Anch’io vorrei congratularmi con il Commissario per la sua elezione a Commissario dell’anno. Ci troviamo di fronte compiti veramente formidabili in quest’area. Da un lato, vi sono gruppi televisivi pubblici che hanno ricevuto grossi finanziamenti per i loro contenuti, finanziamenti che hanno permesso loro, naturalmente, di produrre buoni programmi educativi. Dall’altro, oggi la TV mobile sta raggiungendo un numero sempre maggiore di persone. Come valuta gli sviluppi in questo campo?

 
  
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  Viviane Reding, Membro della Commissione. − (EN) In primo luogo vorrei ringraziare l’interrogante per avermi aiutato a fare passi avanti in questa politica. Si tratta di una politica basata su una rete aperta e su un’Internet aperta, che è sempre stata, e continuerà a corrispondere alla mentalità, all’approccio e al valore obiettivo dell’Europa.

Non dovremmo essere troppo preoccupati per il momento, perché fortunatamente il nostro quadro normativo fa sì che non ci troviamo nelle stesse difficili condizioni di altre parti del mondo. Questo non vuole dire che dobbiamo metterci comodi e non fare nulla, è per questo che ho detto che vigileremo molto attentamente questa materia. Riferirò al Parlamento, e sono sicura che nel corso delle nostre discussioni sul pacchetto di riforma delle normative in materia di regolamentazione delle telecomunicazioni torneremo su questi argomenti. Prevedo anche che si registreranno progressi tecnologici che produrranno un rapido cambiamento della situazione, che forse eviteranno che io ritorni qui nei prossimi mesi.

Riguardo all’accesso aperto a nuove tecnologie e ai nuovi investimenti nella banda larga, l’interrogante sa benissimo che la Commissione ha posto il veto sulla proposta del governo tedesco di creare un nuovo monopolio sulla fibra ottica. Non pensiamo che i monopoli siano la risposta all’accesso aperto a Internet e a tutto ciò in cui crediamo. Questo è anche il motivo per cui preferiamo la concorrenza, che consideriamo un mezzo per aprire nuove possibilità di investimento. Gli Stati membri in cui vi è la massima concorrenza in termini di mercati aperti sono anche gli stessi che hanno la massima concorrenza in termini di infrastrutture. La concorrenza nelle infrastrutture indica la disponibilità di contenuti e di servizi, nonché di scelta per il consumatore. E’ proprio questo che vogliamo ottenere.

Membro della Commissione. − (DE) All’onorevole Rübig vorrei dire: è noto che ho condotto una campagna molto vigorosa a favore di uno standard europeo che ci permetterebbe di contribuire all’affermazione della TV mobile in tutta Europa nel più breve tempo possibile, proprio come è accaduto al nostro standard GSM. Penso soprattutto ai contenuti, perché questi formati più piccoli avranno bisogno di contenuti specifici, che offriranno al nostro settore creativo una grandissima opportunità se riusciremo commercializzare il prima possibile la televisione mobile, ovvero prima degli europei di calcio dell’anno prossimo e delle Olimpiadi. Questa è un’opportunità che noi europei non possiamo perdere.

 
  
  

Seconda parte

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 37 dell’onorevole Colm Burke (H-0897/07)

Oggetto: Carta europea per le piccole imprese

La Carta europea per le piccole imprese può giocare un ruolo centrale ai fini del miglioramento del contesto dell’attività delle piccole imprese nell’Unione europea.

Può la Commissione far sapere se la Carta si stia rivelando uno strumento utile per assistere e sostenere le piccole imprese?

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (EN) Nei suoi sette anni di vita, la Carta europea per le piccole imprese è diventata un documento fondamentale per la politica per le piccole e medie imprese (PMI) in Europa. Rispetto ai 15 Stati membri del 2000, ora sono 44 i paesi che l’hanno adottata come quadro di riferimento e ancora oggi è utilizzata a livello regionale.

Dal 2005, la politica per le PMI è divenuta un elemento fondamentale nel Partenariato di Lisbona per la crescita e l’occupazione, e la Carta è stata integrata nelle relazioni relative alla strategia di Lisbona. Ciò garantisce che vi sia la necessaria attenzione prioritaria a livello politico. Essa è integrata dall’esercizio annuale di buone prassi e dalle conferenze della Carta, che permettono di ottenere la necessaria enfasi sull’attuazione. Sia l’esercizio delle buone prassi, sia la conferenza annuale della Carta continuano ad avere un grande successo.

L’esercizio delle buone prassi finora ha fornito oltre 250 esempi di misure politiche consolidate e di successo per le PMI. In circa 80 di questi casi, gli Stati membri hanno indicato di essere stati ispirati da misure in atto in altri Stati membri per lo sviluppo delle proprie politiche.

Vi farò qualche esempio, benché l’elenco sia lungo. Il sistema greco di servizi tramite “sportelli unici” è stato ispirato dall’Irlanda e dalla sua presentazione alla Conferenza della Carta di Dublino nel 2004. L’esenzione fiscale austriaca per gli utili reinvestiti è stata sviluppata sulla base in una simile misura adottata in Italia. La Danimarca sostiene le PMI nell’uso dell’e-business sulla base di simili iniziative prese da Irlanda, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia e Norvegia. In tutti questi casi, gli Stati membri hanno confermato che è stata la Carta la fonte dell’ispirazione.

Il grande interesse per la Carta è anche dimostrato dal numero sempre maggiore di partecipanti alle conferenze annuali della Carta. Quest’anno la conferenza della Carta a Berlino ha richiamato 350 partecipanti, il più alto numero di partecipanti mai registrato, e sono stato felice di aver potuto essere presente e di poter rivolgermi a persone provenienti da oltre 40 paesi. La prossima conferenza della Carta si terrà dal 3 al 4 giugno 2008 a Bled, in Slovenia. Sarà coorganizzata dalla Presidenza slovena, e mi attendo un numero ancora maggiore di partecipanti.

La Commissione nota che la Carta è molto utile nell’incoraggiare gli Stati membri a migliorare l’ambiente in cui operano le piccole imprese di tutta Europa. Dopo sette anni continua ad essere uno strumento politico di importanza cruciale. Perciò la risposta più ovvia alla sua domanda è “sì”.

 
  
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  Colm Burke (PPE-DE). (EN) La ringrazio, signor Commissario, per la sua esauriente risposta. Parto da considerazioni, so che non è questo il suo ambito, che si riferiscono veramente allo sviluppo complessivo dei servizi Internet e dei servizi a banda larga. In tutta Europa si registra un utilizzo del 19 per cento. Nel mio paese, si registra un utilizzo più o meno del 16 per cento, e questo si ripercuote sulle piccole imprese nelle zone rurali, soprattutto quella da cui provengo io. Per esempio, per recarmi qui in Parlamento prendo un aereo presso l’aeroporto più occidentale dell’UE, quello di Tralee.

Voglio dire, fondamentalmente, che le organizzazioni volontarie delle piccole imprese che sostengono le piccole imprese sono state molto efficienti nel fornire informazioni e già mi domando se possiamo collaborare maggiormente con esse, aiutandole ad informare i propri membri.

 
  
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  Malcolm Harbour (PPE-DE). (EN) La ringrazio, Commissario Verheugen, per la sua risposta molto incoraggiante. Volevo sottolineare due punti nella mia interrogazione supplementare, sul metodo da seguire per portare avanti questa iniziativa e partire dal suo successo per migliorarla. La prima riguarda il modo in cui la Carta sarà inserita nelle sue idee in merito a una legge sulle piccole imprese, che considero un nuovo sviluppo importantissimo ed eccitante. In secondo luogo, collegando questa questione all’Agenda di Lisbona, concorda con me sul fatto che uno dei problemi più gravi è come aiutare le piccole imprese a crescere rapidamente, in particolare le piccole imprese che hanno buone idee ma incontrano difficoltà nel reperire capitali, accelerarne la crescita e creare nuova occupazione? Esiste, nel programma della Carta, un’opportunità di creare una “minicarta” per le imprese con un alto tasso di crescita?

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Per quanto riguarda la prima domanda, vorrei confermare che tutte le organizzazioni delle PMI sono coinvolte appieno, e che abbiamo portato a termine un progetto che creerà una rete di sostegno alle piccole imprese in tutta l’Unione europea. Uno degli elementi importanti di tale rete sarà proprio un utilizzo delle TIC in senso più ampio.

Abbiamo individuato con chiarezza uno dei motivi della minore dinamicità, per esempio, delle PMI europee rispetto a quelle americane: le PMI americane crescono più rapidamente, sono più redditizie, più innovative e in media occupano un maggior numero di addetti. Una delle cause, che abbiamo analizzato chiaramente, è che l’utilizzo delle TIC è di gran lunga superiore negli Stati Uniti. In particolare, esse impiegano le tecnologie più moderne a disposizione. Noi europei ci accontentiamo che il proprietario di una piccola impresa di famiglia abbia una propria presenza on-line! Si tratta di un dato di fatto. La realtà dell’impresa europea è che si tratta di minuscole micro-attività con meno di 10 addetti. Normalmente non è orientata alla crescita, ma è un’attività che esiste per garantire reddito a una famiglia. E’ per questo che esiste. Pertanto è difficile convincere queste imprese a modernizzarsi, a diventare soggetti operanti sul mercato e a crescere.

Condivido appieno le sue opinioni e posso solo dire che abbiamo numerose iniziative già in campo a sostegno di queste imprese, alcune delle quali, per inciso, assieme ai vari settori di appartenenza, sono ovviamente interessate a vendere i propri prodotti. Pertanto noi combiniamo questi due aspetti, inoltre le iniziative non sono rivolte solamente alle PMI. Il problema dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni per le PMI deve essere analizzato assieme al problema della scarsità di reti e di infrastrutture nelle zone rurali. La Commissione sta lavorando anche in questo importante settore. Ciò fa anche parte del processo della Carta, e farà parte del sistema dei resoconti.

Riguardo alla seconda domanda, l’onorevole Harbour sa che sono sempre lieto di rispondere alle sue domande ma, per quanto riguarda la Legge sulle piccole imprese, precorre un po’ troppo i tempi. La Carta è un processo, come sapete, e sarebbe saggio concentrarsi su quello che è oggi: una rete di cooperazione nel campo delle nuove idee e delle migliori prassi. Esito a creare troppi strumenti, ma è ovvio che nel corso della preparazione della Legge sulle piccole imprese dobbiamo prendere in esame tutti quelli già esistenti, adatti o meno, e decidere se possiamo migliorarli in quel contesto oppure no.

In linea di principio, devo dire che sono molto lieto che in tutta Europa sia un fatto ormai accettato che le PMI hanno veramente le maggiori potenzialità di innovazione, crescita e creazione di posti di lavoro. Tutte le iniziative che stiamo preparando aiuteranno le PMI ad sfruttare appieno quelle potenzialità e a sbloccarle.

Da un paio d’anni sappiamo quali sono i problemi fondamentali, e lei sa bene di quali problemi sto parlando: il problema di un’insufficiente capacità di innovazione; il problema del mancato accesso agli strumenti finanziari, soprattutto al capitale di rischio; il problema del trasferimento delle attività, un aspetto importantissimo molto sottovalutato in alcuni Stati membri. Ogni anno perdiamo centinaia di migliaia di imprese in Europa che potrebbero facilmente continuare ad esistere se si potesse organizzare meglio il passaggio da una generazione a quella successiva. Si tratta di una questione molto importante. L’intero contesto fiscale delle PMI è un aspetto importante, e il mio argomento preferito naturalmente, ovvero l’eccessiva regolamentazione, è molto più importante per le PMI che per le grandi aziende.

Le grandi società riescono a vivere anche con una regolamentazione molto pesante e complessa. Sono dotati di reparti legali che se ne occupano. A proposito, sono anche convinto che le grandi aziende non hanno tanto bisogno del mercato interno quanto le aziende più piccole. Le aziende più grandi sfrutterebbero il diritto di stabilimento e potrebbero stabilirsi dappertutto. L’intera filosofia del mercato interno, a mio modo di vedere, deve concentrarsi sulle PMI, e purtroppo devo ammettere che soltanto l’8% delle imprese europee sono impegnate in attività transfrontaliere.

Se si analizza questo dato, si scoprirà che le potenzialità del mercato interno europeo sono poco sfruttate, se soltanto l’8% delle nostre imprese, di solito quelle maggiori, vi partecipano. Pertanto abbiamo ancora molto lavoro da fare.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 38 dell’onorevole Jim Higgins (H-0899/07)

Oggetto: Inquinamento acustico dei veicoli a motore

Può la Commissione illustrare la legislazione e gli orientamenti attualmente in vigore per fronteggiare l’inquinamento acustico dei veicoli a motore ed indicare in particolare, qualora esista, il limite di decibel stabilito? Può dire, altresì, se intende compiere ulteriori sforzi per garantire il contenimento dell’inquinamento acustico dei veicoli a motore?

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Del problema delle emissioni acustiche dei motoveicoli a quattro ruote (automobili, furgoni, camion e autobus) si occupa affrontato il regolamento UNECE n. 51 e l’equivalente direttiva 70/157/CEE che introduce le prove di rumorosità e i valori limite.

I valori limite sono stati ridotti ripetutamente in passato, l’ultima volta nel 1995. Il livello sonoro massimo consentito oggi è compreso tra 74 dBA per le autovetture e 80 dBA per gli autocarri pesanti. Un’ulteriore deroga è concessa ai motori diesel a iniezione diretta, ai veicoli fuoristrada e alle auto sportive.

Quest’ultima riduzione non ha avuto l’effetto sperato e i successivi studi hanno dimostrato che il metodo di misurazione non riflette più le reali condizioni di guida.

Si è pertanto deciso che, prima di abbassare ancora una volta i limiti, fosse necessario sviluppare un nuovo ciclo di prove e avvicinare le condizioni di guida per la prova di rumorosità alle reali operazioni di guida.

Il lavoro di preparazione di un nuovo ciclo di prove ormai è terminato. Esso sostituirà l’attuale protocollo di prove con un metodo di misurazione migliore che riproduce il livello sonoro generato dai veicoli pesanti durante la normale guida nel traffico urbano.

Con la nuova procedura di prova, si prevede che le attuali emissioni aggiuntive per alcune veicoli o tecnologie siano abolite.

Prima di poter utilizzare questo metodo per l’omologazione, occorre fissare nuovi valori limite per questo metodo in base a una valutazione di impatto. Per ottenere dati rappresentativi atti a fissare quei valori e creare una solida valutazione d’impatto, i produttori di veicoli sono obbligati ad utilizzare in parallelo il vecchio e il nuovo metodo di misurazione per due anni.

Per ottenere l’omologazione continuerà ad essere richiesto il vecchio metodo, mentre quello nuovo sarà utilizzato a scopo di monitoraggio fino al 2009. Al termine della raccolta dei dati, la Commissione proporrà una nuova normativa che fissi valori limite rivisti.

Sta per essere completato anche un nuovo metodo di prova per i motocicli. Le discussioni nell’UNECE ora si concentrano su ulteriori prove su strada che sarebbero effettuate durante l’omologazione per fornire valori di rumorosità che permettano un confronto con quelli misurati nel corso di controlli stradali per individuare le moto manomesse o senza adeguata manutenzione.

Si prevede che i lavori possano concludersi nel 2008. La Commissione proporrà quindi di aderire al regolamento UNECE in materia con i nuovi valori limite.

Inoltre, la Commissione ultimamente ha condotto una serie di consultazioni in merito a un pacchetto di misure relative agli pneumatici, ivi compresa la riduzione del limite di rumorosità in vigore in questo ambito. Le consultazioni propongono una riduzione di circa 4 dBA per gli pneumatici delle autovetture e di 6 dBA per quelli dei veicoli commerciali: è una riduzione notevole. I nuovi limiti per gli pneumatici nuovi dovrebbero entrare in vigore attorno al 2012.

 
  
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  Jim Higgins (PPE-DE). (EN) La ringrazio, signor Commissario, per la sua esauriente risposta. Sono lieto che esista un nuovo luogo di prova e che saranno fissati nuovi valori limite.

Considero questo argomento dal punto di vista irlandese. Negli ultimi anni abbiamo conosciuto il fenomeno di quelli che chiamiamo “boy racer”, i quali modificano vecchie automobili, percorrono le strade a tutte le ore del giorno e della notte e costituiscono un grosso problema per quanto riguarda le emissioni sonore, dato che la loro rumorosità è pari a quella di un aviogetto, con gravi disturbi soprattutto alle aree urbane.

E’ positivo che esistano due regolamenti, come lei ha ricordato, signor Commissario: il regolamento n. 51 UNECE e la direttiva 70/157/CEE. Ma il problema del regolamento UNECE n. 51, a mio parere, è che riguarda solamente le nuove autovetture. Penso che ci dovrebbe essere una specifica, almeno in relazione alla risposta ricevuta dal Commissario Dimas: ci deve essere un regolamento che vieti qualsiasi modifica alle automobili e che preveda prove periodiche.

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE). (DE) Signor Commissario, nel caso di veicoli stradali, le emissioni sonore non possono superare massimali predefiniti. Nel caso dei trasporti su rotaia, il massimale si basa su un livello medio di rumorosità, il che significa che nei pressi delle linee ferroviarie si dovranno sopportare livelli acustici altissimi soltanto perché il livello di rumorosità medio non supera il limite consentito. Intende la Commissione adottare misure simili a quelle riguardanti i motoveicoli per dare sollievo, in futuro, a coloro che vivono nei pressi di tratti ferroviari rumorosi?

 
  
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  Margarita Starkevičiūtė (ALDE). (LT) Vorrei sottolineare che continuiamo a fare riferimento a specifici requisiti, ma il punto della loro attuazione non viene discusso a sufficienza. Parlando di inquinamento, vorrei richiamare l’attenzione del Commissario sul fatto che il meccanismo di monitoraggio di tutti i requisiti che abbiamo appena discusso in realtà è molto frammentato. A mio parere la Commissione deve presentare una proposta (che forse è in corso di preparazione) che armonizzi la procedura di gestione dei criteri sull’inquinamento e di valutazione dell’inquinamento, perché si tratta di un problema cruciale per piccoli paesi come la Lituania, i cui organismi di gestione sono deboli e non dispongono dei mezzi necessari per attuare tutti i requisiti.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, per quanto concerne la prima domanda, non vi è dubbio alcuno che le modifiche ai veicoli che producono emissioni sonore superiori al livello consentito sono vietate. Tali modifiche posso persino configurarsi come reato. E’ evidente, tuttavia, che è compito degli Stati membri garantire, mediante i normali sistemi di controllo del traffico, che questi trasgressori del codice della strada (perché questo sono) siano colti sul fatto. Non vedo la benché minima probabilità che noi possiamo, a livello europeo, fare alcunché per convincere gli Stati membri ad impegnarsi maggiormente per limitare pratiche indubbiamente illegali.

Le corse automobilistiche sulle autostrade pubbliche sono, naturalmente, illegali in ogni paese europeo. Non vi è alcuna normativa europea che si possa citare per difendersi da un’accusa di praticare corse sulle autostrade pubbliche. Questa materia pertanto rientra interamente tra le competenze degli Stati membri, i quali dispongono di tutti gli strumenti necessari per prevenire tali reati.

Per quanto concerne le emissioni sonore dei trasporti ferroviari, la mia responsabilità diretta si limita alla prevenzione attiva della rumorosità, in altre parole tutto ciò che è possibile fare alle autovetture per limitarne la rumorosità emessa. Non sono direttamente responsabile della prevenzione passiva della rumorosità che avete citato. Sono più che disposto, tuttavia, a discutere della materia con il Commissario competente e di fare in modo che riceviate una risposta il prima possibile alla questione degli eventuali piani della Commissione in proposito.

Infatti condivido pienamente le vostre opinioni. Si tratta di una questione molto importante. Gli sforzi contro l’inquinamento acustico non possono limitarsi alla circolazione stradale. La moderna tecnologia ferroviaria può produrre problemi di rumorosità particolarmente gravi. So che in Germania l’inquinamento acustico è un fattore molto significativo nelle moderne tecnologie su cui si basa il sistema monorotaia Transrapid. Pertanto esamineremo questa materia, e riceverete una risposta definitiva.

La terza domanda si riferiva ai meccanismi di controllo. Su questa materia, posso solo dire che la nostra legislazione è chiara. Le normative sono chiare, i limiti sono chiari, e il compito di garantire il rispetto dei limiti è assegnato agli Stati membri. La Commissione non possiede strumenti di controllo con cui poter verificare se la legislazione europea venga effettivamente applicata negli Stati membri per ogni singolo caso.

Il principio di sussidiarietà è un fatto ormai assodato. Non posso stabilire in cui punti dovremmo modificare la legislazione europea per garantire che sia correttamente applicata dappertutto. Le normative sono le stesse per tutti gli Stati membri. Essi dispongono di istruzioni chiare che indicano i metodi per applicarle. In questo caso, relativo alla Lituania, posso solo dire che i nostri omologhi nel parlamento e nel governo di quel paese hanno il compito di evitare che si verifichino problemi di quel tipo.

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

La ringrazio, Commissario Verheugen, per essere stato con noi così a lungo.

Annuncio l’interrogazione n. 40 dell’onorevole Giovanna Corda (H-0871/07)

Oggetto: Liberalizzazione dei mercati energetici a vantaggio dei consumatori

Le conclusioni di un recente studio disposto dalla Commissione sulle conseguenze della deregolamentazione dei mercati europei del gas e dell’elettricità per i consumatori, così come i sensibili aumenti dei prezzi registrati o annunciati negli ultimi tempi, hanno dimostrato che numerosi Stati membri non sono ancora pronti a raccogliere la sfida della liberalizzazione di questi mercati.

In tale contesto può la Commissione precisare come intende reagire ai notevoli aumenti dei prezzi dell’energia a scapito dei consumatori, i quali avrebbero dovuto invece essere i principali beneficiari di tale liberalizzazione? I consumatori saranno consultati e coinvolti, e con quali modalità, negli organi istituiti dalla Commissione e dalle autorità di regolamentazione europee e nazionali al fine di porre rimedio ai problemi e alle difficoltà attuali?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) La Commissione sta seguendo da vicino il recente andamento dei prezzi negli Stati membri. Essa ritiene che tali aumenti non si possano spiegare facilmente con un solo fattore, ma vanno visti nel più ampio contesto dell’aumento della domanda mondiale di petrolio e gas naturale. Tuttavia, anche l’aumento delle attività di investimento, in particolare il passaggio a una produzione energetica più sostenibile, senza dubbio svolge un qualche ruolo. Inoltre, il punto di partenza dell’apertura del mercato è coinciso con prezzi bassissimi in diversi Stati membri. Nel medio e lungo periodo, non è riuscito a darci i segnali per i necessari investimenti, e ora ne stiamo pagando le conseguenze.

Per quanto riguarda la questione dell’attribuzione degli aumenti di prezzo all’esercizio di posizione dominante, la Commissione ha studiato la questione ed è giunta alla conclusione che i prezzi dell’elettricità in alcuni Stati membri erano più alti di quanto ci si attenderebbe in mercati veramente competitivi. In questo ambito, la Commissione, il Consiglio e le autorità di regolamentazione della concorrenza hanno munito i regolatori di strumenti per individuare eventuali comportamenti anticoncorrenziali e per adottare le misure più appropriate.

Anche la Commissione sta indagando su un presunto comportamento anticoncorrenziale di alcuni operatori, e ha avviato cinque procedimenti antitrust nel corso di quest’anno. La Commissione conosce bene i problemi strutturali anche in questo settore. Pertanto, il terzo pacchetto energia offre proposte ad ampio raggio per porre rimedio a quei problemi strutturali, in particolare proponendo la separazione della proprietà dei gestori dei sistemi di trasmissione.

La Commissione ha sempre pensato che i consumatori debbano essere i maggiori beneficiari della liberalizzazione. La proposta della Commissione per il terzo pacchetto energia contiene pertanto una serie di misure che rafforzeranno il ruolo e i diritti dei consumatori. In particolare, il pacchetto propone di dare ai consumatori il diritto di cambiare in qualsiasi momento fornitore di avere libero accesso ai propri dati sui consumi. Sensibilizzando e aumentando i diritti dei consumatori rispetto al loro consumo di energia, la Commissione sta fornendo gli strumenti per la creazione di un mercato al dettaglio funzionante.

 
  
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  Giovanna Corda (PSE). (FR) Signora Presidente, signor Commissario, sono lieta che intendiate permettere ai consumatori di gas ed elettricità di essere i beneficiari prioritari, applicando misure più restrittive in questo settore, misure che speriamo avranno un qualche effetto sui prezzi per i cittadini dell’UE, spingendoli verso il basso, naturalmente. Vi posso fare un esempio: in Belgio è stato annunciato un aumento del 20% che è semplicemente insostenibile per i meno abbienti. Come umanista non posso accettare una situazione del genere.

Inoltre, signor Commissario, può assicurarmi che i consumatori saranno effettivamente coinvolti in tutte le fasi esecutive della liberalizzazione, facendoli partecipare ai diversi comitati consultivi e anche coinvolgendoli nei nuovi meccanismi di risoluzione delle controversie?

 
  
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  Teresa Riera Madurell (PSE). (ES) Signora Presidente, signor Commissario, vorrei porre una domanda in merito al forum dei consumatori al dettaglio per la cui creazione lei ha detto di volersi adoperare.

Quando intende avviarlo? Che tipo di partecipanti può avere questo forum affinché abbia un’effettiva funzione a vantaggio dei consumatori? Quale sarà la funzione di questo forum rispetto a tutto ciò ha appena detto?

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE). (LT) In Germania i prezzi dell’elettricità ultimamente sono aumentati del 10%, la motivazione addotta sarebbe che l’elettricità è una grande comodità, perciò è destinata a costare molto. Il terzo pacchetto energia avrà qualche effetto sulle autorità di regolamentazione? Sarebbe possibile avere qualche influenza sugli aumenti di prezzo qualora non siano ragionevolmente giustificati? Non sarebbe utile applicare alcune restrizioni agli aumenti di prezzo qualora non vi siano motivi per aumentare eccessivamente i profitti?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) Inizierò dalla terza domanda.

Esistono questioni che potrebbero essere affrontate dal mercato, dal potere dei consumatori, ma esistono tematiche per cui occorrono cambiamenti strutturali. La particolarità del mercato dell’elettricità è che è la centrale elettrica marginale a decidere il livello dei prezzi. Qui, è chiarissimo che vi sia bisogno della massima trasparenza sul mercato, è per questo che il terzo pacchetto di regolamenti tratta in realtà della separazione delle attività di trasmissione da quelle di erogazione. In caso contrario non avremo mai l’occasione di chiedere se stiamo pagando un prezzo equo.

Secondo: se si creano le condizioni per la concorrenza sul mercato, l’andamento dei prezzi in realtà non sarà al rialzo né al ribasso, né aumenterà meno rispetto a un mercato non concorrenziale, perché altrimenti le società che hanno un semimonopolio potrebbero veramente dettare i prezzi. Ciò significa che questi due aspetti sono effettivamente nelle mani dei governi.

Per quanto riguarda il potere dei consumatori, abbiamo adottato una Carta dei diritti dei consumatori che fornisce sicuramente tutte le informazioni corrette sui diritti dei consumatori che derivano dall’intera normativa in vigore. Abbiamo ulteriormente rafforzato tali diritti.

Per quanto riguarda il forum dei consumatori, inviteremo certamente le organizzazioni dei consumatori che sono ben rappresentate negli Stati membri e la loro organizzazione generale. I migliori sostenitori delle nostre misure per l’effettiva creazione di un mercato concorrenziale paneuropeo provengono sicuramente dalle diverse organizzazioni dei consumatori.

 
  
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  Presidente. − Poiché l’autore non è presente, l’interrogazione n. 41 decade.

Annuncio l’interrogazione n. 42 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0892/07)

Oggetto: Cooperazione energetica nell’Europa sudorientale

Quali misure prende la Commissione per ridurre la dipendenza dalle forniture energetiche russe degli Stati membri e dei paesi candidati all’adesione dell’Europa sudorientale nonché dei paesi dei Balcani inclusi nel programma di Salonicco?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) La Commissione è molto attenta alla sicurezza della situazione delle forniture nell’Europa sudorientale. E’ stato tra i principali obiettivi della creazione di una comunità energetica, fondata sulla legislazione UE, per il mercato interno del gas e dell’elettricità, soprattutto le clausole sulla sicurezza delle forniture energetiche e sulla solidarietà.

L’Europa sudorientale è punto di incontro di molte delle principali rotte energetiche. Molti dei paesi della regione sono produttori di gas. Si pensi alla Croazia e alla Romania. Nuovi terminali GNL sulla costa adriatica e nuovi interconnettori di gas e di elettricità che si collegano alle diverse fonti energetiche sono entrati in servizio ultimamente o sono in una fase avanzata di sviluppo.

Tuttavia, in alcuni paesi una sostanziale quota di gas naturale proviene da un solo fornitore per il settore industriale, per il riscaldamento e anche per la produzione di energia elettrica.

Nel quadro del trattato energetico comunitario, con il sostegno degli strumenti finanziari UE e delle istituzioni finanziarie internazionali, la Commissione promuove lo sviluppo di un mercato integrato nella regione, ancorato al mercato UE.

Ma questo indica che lo sviluppo degli scambi di gas e di elettricità nella regione, lo sviluppo di nuove interconnessioni e di nuovi progetti di produzione di energia e l’elaborazione di un quadro normativo stabile miglioreranno notevolmente la sicurezza delle forniture.

Inoltre, le nuove fonti di gas permetteranno lo sviluppo del settore del gas nei paesi in cui ancora non esiste. Vi è anche una notevole attenzione all’efficienza energetica. Per migliorare la sicurezza energetica, la Commissione promuove una strategia di diversificazione dei fornitori e delle vie di trasporto. In particolare, sostiene fermamente lo sviluppo del progetto Nabucco e di altri progetti nel settore del gas e del GNL nella regione, nonché di solidi progetti petroliferi volti a conseguire l’obiettivo della diversificazione.

La Commissione ritiene inoltre che la Russia in futuro permarrà un’importante fonte energetica per l’Europa sudorientale, ma sarà affiancata da altre fonti nel bacino del Mediterraneo e nella regione del Mar Caspio.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).(DE) Prima di tutto, grazie mille per la sua ottima ed esauriente risposta. Ho soltanto due brevi domande supplementari. Prima: esiste un’apposita cooperazione con i due paesi candidati della regione, ovvero Croazia e Macedonia? Seconda: la dipendenza energetica del Kosovo è un grosso problema; non è possibile fornire un sostegno speciale all’energia eolica e idroelettrica nella vicina Albania? In effetti, esiste un notevole potenziale di produzione di energia idroelettrica soprattutto in Kosovo e in Albania, ma anche in Macedonia.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT) Due settimane fa è giunta la notizia di un accordo tra Italia e Russia per la costruzione di un nuovo gasdotto nella regione meridionale. Questo gasdotto South Stream in realtà si sovrappone al progetto Nabucco. Vladimir Putin ha commentato di essere grato alla Commissione per aver approvato il progetto. Vorrei conoscere la sua opinione in merito.

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) Per quanto riguarda le relazioni con la Croazia, quel paese partecipa ai negoziati di adesione ed è il più avanzato nell’adozione dell’acquis comunitario, inoltre partecipa al contempo a tutte le attività della Comunità dell’energia. Data la fase avanzata in cui si trova nell’adozione dell’acquis, la Croazia è anche maggiormente integrata nel mercato dell’energia UE e sta guidando un paio di progetti.

La Macedonia fa parte della comunità dell’energia e anch’essa sta compiendo passi avanti nell’attuazione dell’acquis. I suoi progressi in questo ambito indicano che è un leader nella regione.

Per quanto concerne il Kosovo, siamo collaborando con l’UNMIG e stiamo sostenendo tutte le attività nel paese. So che vi sono sempre difficoltà nei pagamenti e nelle forniture energetiche, ma finora siamo riusciti a risolverle e la gente ha ricevuto le forniture energetiche di cui necessita.

Riguardo al gasdotto Italia-Russia South Stream, non l’ho mai considerato un sostituto del progetto Nabucco. Nabucco sta registrando buoni progressi, come è stato riferito in Consiglio. Ho anche ricevuto le prime notifiche dai regolatori riguardo alla questione dell’accesso di terzi, e Nabucco sta cercando nuove fonti di approvvigionamento: Azerbaigian, Turkmenistan, Egitto e con il tempo, Iran.

La questione di South Stream è molto netta. Si tratta di una fonte di approvvigionamento di gas russo. E’ un progetto che in questa fase è oggetto di uno studio di fattibilità che sarà condotto congiuntamente da ENI e Gazprom. Vedremo quali sono gli sviluppi del progetto. Esso fornisce certamente all’Unione europea una nuova rotta di approvvigionamento e rafforza la sicurezza delle forniture perché più gasdotti verso l’UE significano maggiore sicurezza delle forniture, ma non sostituisce Nabucco.

Per quanto riguarda l’apprezzamento del Presidente Putin, non ho commenti da esprimere a riguardo.

 
  
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  Presidente. − Annuncio l’

interrogazione n. 43 dell’onorevole Mairead McGuinness (H-0895/07)

Oggetto: Integrazione dell’Irlanda nel mercato europeo dell’energia

In Irlanda, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico sta acquisendo un’importanza crescente per i consumatori, le imprese e i responsabili politici e quindi nasce l’esigenza di una completa interconnessione con il più esteso mercato europeo dell’energia. A questo scopo, occorre creare le infrastrutture necessarie a garantire un approvvigionamento di energia sicura e a prezzi ragionevoli.

In Irlanda, la EIRGRID è attualmente in fase di concertazione riguardo al progetto Meath Cavan Power e al dispositivo di interconnessione Tyrone-Cavan, entrambi co-finanziati dall’iniziativa UE TEN-E ed è probabile che l’Unione europea contribuisca alla fase di costruzione. A livello locale, esiste preoccupazione circa le dimensioni dei progetti proposti, soprattutto in relazione alle probabili ripercussioni sulla salute di chi vive nelle immediate vicinanze degli elettrodotti. Può la Commissione rilasciare una dichiarazione su questo particolare aspetto del problema?

Inoltre, poiché gli elettrodotti si estendono fino a 58 chilometri, è in atto un acceso dibattito a favore della loro collocazione sotterranea. Può la Commissione illustrare la propria posizione in merito a questo aspetto del progetto in parola e di altri progetti simili nell’UE? Può inoltre la Commissione indicare qual è la miglior prassi e di cosa occorre tener conto per stabilire se gli elettrodotti in questione vadano costruiti in superficie oppure essere interrati?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) La Commissione non è competente in materia di dislocazione degli elettrodotti, la quale è decisa esclusivamente dalle autorità degli Stati membri ai sensi del diritto ambientale UE in materia.

La raccomandazione del Consiglio del 12 luglio 1999 relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici stabilisce un quadro di restrizioni e di livelli di riferimento minimi, ma gli Stati membri sono responsabili dell’attuazione delle misure.

Per quanto riguarda gli eventuali effetti sulla salute dell’esposizione ai campi elettromagnetici, il comitato scientifico sui rischi per la salute, emergenti e di recente scoperta, ha appena adottato un parere che prevede una valutazione dello stato della conoscenza scientifica in quest’ambito.

Le linee elettriche aeree rappresentano spesso la soluzione più vantaggiosa in termini di costi per la trasmissione sulle lunghe distanze, superiori a 50 km. Anche i cavi interrati sono una tecnologia consolidata, ma finora sono usati più per brevi/medie distanze, con costi maggiori, allo stato attuale.

La costruzione di linee aeree con una tensione di almeno 220 kW e lunghe oltre 15 km deve superare una valutazione di impatto ambientale. Inoltre, qualsiasi piano o progetto di linee aeree che abbiano probabilmente un pesante effetto negativo sui siti Natura 2000 è soggetto alle garanzie procedurali previste dall’articolo 6 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio.

 
  
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  Jim Higgins (PPE-DE).(EN) Può dire il Commissario se esistono prove definitive o scientifiche della rischiosità o dell’assenza di rischi dei campi elettromagnetici per la salute pubblica? So che gli Stati membri, come ha detto, sono competenti in ultima istanza per i propri interconnettori e i propri cavi ecc.

In secondo luogo, non accetterebbe il Commissario che, nonostante il settore opponga resistenza, allo stesso tempo, in termini di disturbo visuale, della salute pubblica e dell’ambiente, sarebbe preferibile che i cavi fossero interrati?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) Inizierò rispondendo alla domanda sui cavi interrati. Finora, la tecnologia dei cavi sotterranei è stata utilizzata soltanto in casi particolari, come nell’aeroporto di Madrid.

In linea di principio oggi non esistono limitazioni alla lunghezza dei cavi stessi. La questione è il loro costo. Esso normalmente sarebbe circa cinque volte quello delle linee elettriche aeree e, finora, non si utilizzano dato che esistono due opzioni. In effetti, sono stati usati quanto gli elettrodotti aerei non sono possibili.

Esistono casi in cui i comuni prendono in considerazione l’uso dei cavi, ma sono casi pionieristici. Tuttavia, ciò porterà a un aumento dei costi per il consumatore.

Riguardo alle prove scientifiche dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, esiste un limite generale, esistono le raccomandazioni del Consiglio che ho ricordato e che risalgono al 12 luglio 1999, ed esistono le restrizioni quadro minime e i livelli di riferimento. Tuttavia, per quanto riguarda ulteriori prove scientifiche di danni alla salute, non vedo alcun motivo per andare oltre raccomandazioni in materia di sicurezza risalenti al 1999.

In linea di massima, gli elettrodotti aerei sono ancora un’opzione valida e ritengo che la scelta tra questi e i cavi sia da compiere in base alla situazione contingente, se si considera che neanche i cavi sono privi di problemi. Occorre sapere che può essere coinvolto un sito Natura 2000 o che vi può essere un certo impatto sull’ambiente. Non esiste soluzione che abbia un impatto zero sull’ambiente. Allo stesso tempo, esistono scelte tecnologiche che si potrebbero proporre, e le aziende le conoscono.

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Il Commissario Piebalgs resta con noi ma ora risponderà alle interrogazioni a nome del Commissario Dimas.

Annuncio l’interrogazione n. 53 dell’onorevole Georgios Papastamkos (H-0875/07)

Oggetto: Finanziamento di ONG ambientali europee da parte dell’UE

La società civile, mediante le ONG, svolge un ruolo estremamente importante nel quadro delle necessità del processo di integrazione europea e delle nuove forme di governance europea. Qual è il programma comunitario d’azione attualmente vigente destinato ad appoggiare le ONG europee operanti principalmente nel settore della difesa dell’ambiente? Quali sono le ONG e le loro attività, che contribuiscono all’ulteriore sviluppo e attuazione della politica e della legislazione comunitaria in materia di ambiente, ad essere state finanziate finora? Qual è l’ammontare degli aiuti per ONG? Esistono differenze per quanto riguarda il campo geografico d’applicazione del vigente programma comunitario? Quali sono le ONG greche che partecipano, o hanno partecipato, in modo indipendente o su base transnazionale, al programma vigente? Quali sono i criteri che disciplinano il sistema di ammissibilità, di controllo e di valutazione in base ad indicatori d’impatto e di risultati?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. − (EN) I finanziamenti della Commissione volti a sostenere l’attività delle ONG ambientali europee sono previsti da un programma che esiste dal 1997. La base giuridica dell’attuale programma è il regolamento LIFE+.

L’obiettivo è quello di rafforzare la partecipazione delle ONG europee allo sviluppo e all’attuazione della politica ambientale UE.

Nel corso del programma sono state fondate numerose ONG diverse. Gli elenchi delle operazioni e gli importi sono pubblicati sul sito web della DG ambiente. Il tempo a mia disposizione non mi consente di elencarle tutte, ma il loro elenco sarà trasmesso all’interrogante.

Non vi sono differenze geografiche nel programma, perché è rivolto alle organizzazioni europee e non a quelle nazionali. Per essere ammesse, le organizzazioni devono esercitare la propria attività in almeno tre Stati membri dell’UE. Ma soltanto una delle organizzazioni finanziate regolarmente, l’Ufficio informativo del Mediterraneo per l’ambiente, la cultura e lo sviluppo sostenibile, ha sede in Grecia. La maggioranza conta organizzazioni greche tra i suoi membri, per esempio, l’Ufficio ambientale europeo, l’EUROPARC e gli Amici internazionali della natura.

Le sovvenzioni sono concesse in un invito annuale a presentare proposte. Le domande sono valutate in base a criteri di aggiudicazione e le ONG che hanno le maggiori possibilità di contribuire allo sviluppo e all’attuazione delle priorità UE in materia di politica ambientale vengono selezionate.

Il monitoraggio e la valutazione sono garantiti dalla Commissione, in base alle relazioni e da una procedura approfondita di revisione presentate dai beneficiari. In questo processo, si valuta fino a che punto l’organizzazione ha adempiuto al suo programma di lavoro e ha contribuito allo sviluppo e all’attuazione della politica UE.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE).(EL) Signora Presidente, faccio i miei migliori auguri al Commissario Dimas, che rappresenta l’Unione europea alla Conferenza di Bali. Tuttavia, mi aspetterei che le singole domande che ho posto siano chiarite meglio, perché si trattava di domande specifiche, e la risposta data è stata di carattere generale. Vorrei credere che il Commissario Piebalgs intervenga per far sì che la Commissione mi invii informazioni in merito alle specifiche domande che ho posto. Se non altro, sono uno di quelli che ritengono che le organizzazioni non governative siano una forma di governance europea, benché informale; essi svolgono un ruolo importantissimo, e a tale ruolo, è questo il motivo della mia domanda, va dato maggiore rilievo. Pertanto attendo quelle informazioni, non per motivi di trasparenza, ma di responsabilità democratica a cui è tenuta la Commissione.

Concludendo, vorrei chiedere al Commissario Piebalgs di utilizzare il nome ufficiale accettato dall’Unione europea, quando fa riferimento a paesi terzi.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE).(DE) Signor Commissario, vorrei porvi una domanda su questo tema, di cui mi occupo da tempo. Io stesso appartengo ad alcune di queste organizzazioni. Ultimamente, tuttavia, mi sono chiesto spesso con quanta democraticità operano queste organizzazioni e se la Commissione verifica se queste ONG sono organizzazioni democratiche che tengono elezioni interne oppure se sono organismi con una struttura di comando poco trasparente e che non risponde ai suoi membri, né a nessun altro, il che significherebbe che i finanziamenti, in alcuni casi, potrebbero essere convogliati in direzioni insospettate.

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) La base giuridica è molto chiara: è il regolamento LIFE+. Noi valutiamo le organizzazioni sulla base di questo regolamento. Ciò significa che abbiamo determinati criteri a cui le organizzazioni possono conformarsi, ma non valutiamo la struttura interna, né l’organizzazione interna.

Rispetto alla questione della trasparenza, noi siamo senza dubbio a favore della trasparenza. Forniremo risposte per iscritto a tutte le domande che avete posto, assieme all’elenco che vi ho promesso nella mia risposta. Penso sia importante che l’opinione pubblica possa monitorare la situazione, perché è chiaro che le ONG ricevono soldi pubblici e che il processo deve essere completamente trasparente. La Commissione fa tutto ciò che è in suo potere per fare in modo che il processo sia trasparente e giustificabile, in conformità al regolamento LIFE+.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 54 dell’onorevole Claude Moraes (H-0878/07)

Oggetto: Reati in materia di rifiuti / Protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale

Nel febbraio del 2007 la Commissione ha proposto una direttiva (COD/2007/0022) che obbliga gli Stati membri a trattare i reati gravi contro l’ambiente come atti di rilevanza penale e a disporre sanzioni minime per i reati contro l’ambiente, come, ad esempio, quelli in materia di rifiuti. Tale fatto è un passo in avanti significativo. Come ha sottolineato l’agenzia ambientale del governo britannico, uno dei maggiori problemi concernenti la lotta ai reati contro l’ambiente è che le multe sono troppo basse e quindi non esistono sufficienti incentivi al rispetto dei regolamenti ambientali.

Visti, tuttavia, gli ostacoli che si frappongono a tale direttiva prima che diventi legge negli Stati membri, quali altre misure intende adottare la Commissione per combattere i reati in materia di rifiuti in Europa?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) Far sì che gli Stati membri applichino correttamente la normativa UE in materia di rifiuti e che prevengano le attività illegali in tale ambito sono tra le principali priorità della Commissione. La proposta di direttiva sui reati contro l’ambiente renderà i gravi reati ambientali punibili con efficaci sanzioni penali in tutta l’Unione europea. Tutti i più gravi crimini legati ai rifiuti, tra cui il trattamento, il trasporto, l’esportazione e l’importazione illegali di rifiuti, sono trattati nella proposta di direttiva.

L’iniziativa sui reati ambientali, tuttavia, lungi dall’essere l’unica azione adottata dalla Commissione per prevenire i crimini nell’ambito dei rifiuti. La Commissione sta adottando una serie di azioni specifiche nelle zone in cui il crimine ambientale è un grave problema per gli Stati membri. Ciò riguarda, in particolare, le discariche illegali e le spedizioni illegali di rifiuti sono disciplinate da importanti normative comunitarie.

La Commissione interviene rapidamente per prevenire negativi impatti ambientali e sanitari in seguito alle attività nel campo dei rifiuti. Gli eventi di sensibilizzazione in tema di discariche e di spedizioni di rifiuti sono organizzati laddove il rischio è elevato. L’anno scorso, si sono svolti 16 eventi di questo tipo e, quest’anno, ne sono previsti altri 10. Inoltre si svolgono periodicamente anche riunioni multilaterali con le autorità nazionali e le parti interessate che affrontano la mancata attuazione delle normative UE in materia di rifiuti.

Vengono continuamente sviluppati orientamenti riguardanti normative UE chiave in materia di rifiuti, per esempio quelle sulle spedizioni di rifiuti e mirati ad alcuni schemi per rifiuti problematici, per esempio, dispositivi elettrici ed elettronici e veicoli leggeri usati. Concentrandosi su tali orientamenti sarà possibile applicare in modo uniforme e corretto la normativa comunitaria in tutta l’Unione europea.

E’ importantissimo sapere cosa sta accadendo negli Stati membri e verificare la conformità in loco. La Commissione collabora a stretto contatto con la rete IMPEL per quanto riguarda, per esempio, le azioni congiunte di attuazione in materia di spedizioni di rifiuti e di ispezione e vigilanza sulle discariche.

Alla sistematica incapacità degli Stati membri di rispettare la normativa UE sui rifiuti la Commissione risponde costantemente con azioni legali, tra cui potenti minacce di multe ai sensi del trattato CE. Per esempio, nel 2003 la Grecia è stata multata con 20 000 euro al giorno per aver tollerato una discarica illegale sull’isola di Creta. Attualmente, un gran numero di discariche illegali in molti Stati membri è oggetto di una serie di gravi procedure di infrazione avviate dalla Commissione.

La Commissione sta inoltre incoraggiando gli Stati membri a sfruttare opportunità di finanziamento a livello UE e a garantire che la spesa per i programmi di gestione dei rifiuti tramite i diversi strumenti contribuisca a migliorare l’attuazione nella normativa sui rifiuti.

Il regolamento UE in materia di spedizioni di rifiuti contiene la base per la cooperazione tra gli Stati membri per evitare la spedizione illegale dei rifiuti. Attualmente stiamo prendendo in esame l’esigenza di ulteriori interventi che rafforzino l’esecuzione delle normative UE in materia di rifiuti, ivi comprese regole giuridicamente vincolanti per le ispezioni delle spedizioni di rifiuti. Forse sarebbe possibile definire appositi criteri per garantire una sufficiente qualità e frequenza delle ispezioni.

 
  
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  Claude Moraes (PSE).(EN) La ringrazio, signor Commissario, per la sua esauriente risposta.

Di recente ho consultato l’agenzia ambientale del Regno Unito in merito a questa direttiva. Se da un lato siamo tutti favorevoli alla prioritizzazione della Commissione in questo ambito, ciò che mi ha riferito l’agenzia per l’ambiente del mio Stato membro è stato il timore che le sanzioni e le eventuali multe negli Stati membri saranno calibrate troppo in basso per creare un vero incentivo al rispetto delle regole, laddove le misure attuative sarebbero, in realtà, assenti. Ciò provocherebbe una massiccia diffusione di discariche abusive e lo scarico di rifiuti illegali.

Ha un’opinione in merito, tenendo presente inoltre che l’Agenzia per l’ambiente e altre agenzie nazionali sono molto favorevoli a queste proposte?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) Per quanto riguarda le multe imposte agli Stati membri, ricordo che, per la Grecia, la multa è su base giornaliera, e in un anno diventa abbastanza considerevole. Secondo me, in caso di mancata attuazione della normativa da parte degli Stati membri, dovremmo seguire le procedure legali d’infrazione che seguiamo, ed è il Tribunale a stabilire la multa.

Per le società, le multe sono anche imposte in conformità alla normativa nazionale, in caso di loro violazione. Perciò è compito degli Stati membri rendere più severe quelle multe, perché, dal punto di vista della Commissione, facciamo quanto è previsto e non possiamo imporre multe per non aver attuato le normative comunitarie con la convinzione richiesta. Occorrerebbe adire la Corte, perché la struttura giuridica dell’Unione europea è questa.

Se è necessario rafforzare il sistema di multe, seguiremo certamente questo consiglio con molta attenzione, perché, fondamentalmente, le multe vanno imposte in modo tale da evitare le violazioni della legge, non in modo tale che le società possano scrollarsele di dosso facilmente o trasferirne i costi ai consumatori. Ma, in questo ambito, credo che lo stesso obiettivo sia condiviso da tutti, perciò credo che il livello delle multe imposte oggi non sia un problema.

Il punto è che la normativa non viene attuata energicamente e le ispezioni non sono particolarmente frequenti, e ciò richiede che la Commissione debba agire ancora per guidare gli Stati membri affinché intervengano più energicamente contro i reati nel campo dei rifiuti.

 
  
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  Reinhard Rack (PPE-DE).(DE) Signor Commissario, lei ha giustamente osservato che l’attuazione delle disposizioni giuridiche ha almeno la stessa importanza della loro attuazione. Abbiamo un caso a cui ancora non ha accennato. E’ la situazione per cui lo smaltimento di alcuni tipi di rifiuti è considerato un reato penale in un paese, pertanto essi vengono spediti in un altro paese. In tal caso, in fatti, due Stati membri stanno probabilmente commettendo violazioni del trattato. E’ stata considerata anche questa eventualità?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) Disponiamo di normative in materia di spedizione dei rifiuti, questo significa che abbiamo punti in comune e che vi è un’ulteriore collaborazione sulle questioni penali, perché la tematica non si limita ai problemi legati ai rifiuti. Si sono registrati alcuni sviluppi, e gli attuali processi legislativi consentono di sanzionare le aziende che spediscono rifiuti illegalmente. Non penso che incontreremo difficoltà per una carenza di normative appropriate, ma piuttosto perché la legislazione non viene attuata.

 
  
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  Presidente. – Annuncio l’

interrogazione n. 55 dell’onorevole Dimitrios Papadimoulis (H-0880/07)

Oggetto: Impianti di trattamento di acque reflue in Grecia

Può la Commissione riferire quante e quali sono le zone della Grecia in cui sussistono problemi relativamente all’esistenza e al funzionamento di impianti di trattamento delle acque reflue? In quali zone è necessario un trattamento delle acque reflue più performante rispetto a quello di secondo grado? Hanno le autorità elleniche riesaminato l’elenco delle regioni sensibili procedendo alla determinazione delle altre masse acquose da considerare sensibili? Di quali masse si tratta?

Come giudica la Commissione l’evidente riduzione della grandezza degli agglomerati che convogliano i loro scarichi in regioni sensibili in modo da monitorarne il grado di osservanza della direttiva 91/271/CEE(1)? Sono state avviate procedure di violazione nei confronti della Grecia e per quali casi? Ha la Grecia adottato i provvedimenti necessari per dare esecuzione alla sentenza C-119/2002 della Corte di giustizia delle Comunità europee per quanto riguarda la regione del Thriasio Pedio (Pianura attica)?

Qual è il tasso di utilizzazione delle risorse del Fondo di coesione, del programma operativo per l’ambiente e dei programmi operativi regionali in riferimento agli impianti di trattamento delle acque reflue in Grecia?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) La verifica della conformità ai requisiti della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane è un’attività complessa che comporta la valutazione dei dati relativi a migliaia di agglomerati urbani in tutta l’Unione europea. I servizi della Commissione raccolgono e valutano tutte le informazioni disponibili e si concentrano sui dati inclusi nelle relazioni di attuazione nazionali.

Quando la loro valutazione dimostra che gli Stati membri non ottemperano ai propri obblighi, previsti dalla direttiva, la Commissione avvia procedure d’infrazione ai sensi dell’articolo 226 del Trattato CE.

Dato che bisogna controllare migliaia di agglomerati urbani, la Commissione ha privilegiato un approccio orizzontale. Pertanto, invece di avviare a caso singole procedure d’infrazione per ogni agglomerato, la Commissione ha avviato cause globali per far fronte alla situazione per ogni Stato membro e per ogni principale obbligo. La Grecia è uno degli Stati membri che ancora deve affrontare notevoli problemi per quanto riguarda la corretta attuazione della direttiva.

Per quanto concerne gli agglomerati con oltre 10 000 abitanti, la Grecia ha designato 36 aree sensibili. Dei 18 agglomerati che scaricano in quelle zone, 14 sono conformi ai requisiti della direttiva. Tuttavia, la Commissione ritiene che altri 10 corpi idrici avrebbero dovuto essere designati come aree sensibili. In questa fase di un parere motivato si è avviata una procedura d’infrazione. Le autorità greche contestano l’esigenza di designare quelle aree come sensibili. La valutazione delle informazioni inviate è in corso e, se necessario, la Commissione non esiterà a rinviare il caso dinanzi alla Corte.

Per quanto riguarda la questione specifica dell’agglomerato della regione del Thriasio Pedio, nella sua sentenza del 24 giugno 2004, la Corte di giustizia ha dichiarato che la Grecia non aveva installato un impianto di raccolta e non aveva previsto un apposito trattamento. La Commissione ha pertanto avviato una procedura d’infrazione ai sensi dell’articolo 228 del trattato.

Le autorità greche hanno approvato la costruzione dell’infrastruttura richiesta, la quale è co-finanziata dal Fondo di coesione. Stando alle informazioni a disposizione, si prevede che il progetto divenga operativo entro la fine del 2009.

Per quanto riguarda gli agglomerati di oltre 15 000 abitanti o equivalenti, dei 75 agglomerati, 52 soddisfano gli standard definiti dalla direttiva per quanto riguarda i sistemi di raccolta delle acque reflue urbane e il trattamento secondario.

Riguardo agli agglomerati non conformi, la Commissione ha avviato una procedura d’infrazione. Nella sua sentenza del 25 ottobre 2007, la Corte ha stabilito che 23 agglomerati non erano ancora conformi ai requisiti della direttiva. La Commissione ha richiesto informazioni alle autorità greche riguardo alle misure che intendono adottare per conformarsi alla sentenza.

Per quanto riguarda il punto sollevato riguardante la riduzione delle dimensioni degli agglomerati, la Commissione verifica le informazioni a disposizione e si occupa di eventuali incongruenze nel quadro della procedura d’infrazione in corso.

Occorre sottolineare che, per conformarsi, la Grecia utilizza i finanziamenti comunitari europei a sua disposizione. Per quanto riguarda il Fondo di coesione, in Grecia sono attualmente aperti 41 progetti. Il tasso di assorbimento è pari al 49 per cento. Molto spesso, questi progetti sono progetti combinati che, a parte l’infrastruttura relativa alle acque reflue e all’acqua piovana, possono anche comprendere l’infrastruttura delle forniture idriche.

Il programma operativo FESR “Ambiente” co-finanzia nove progetti relativi alle acque reflue. Tali progetti riguardano la costruzione e/o modernizzazione degli impianti di trattamento delle acque reflue e delle reti fognarie. Il tasso di assorbimento è pari al 19 per cento.

Per quanto riguarda il sostegno ai programmi operativi regionali dell’FESR, la domanda relativa ai tassi di assorbimento nel settore delle acque reflue deve essere indirizzata alle autorità regionali competenti.

Contrariamente al caso del programma operativo “Ambiente”, uno Stato membro non è tenuto a informare la Commissione dei progressi compiuti da ogni progetto.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL).(EL) Signora Presidente, signor Commissario, nella sua risposta lei ha citato decine di grandi città greche che restano senza adeguato trattamento delle acque reflue per l’incompleta costruzione degli impianti di depurazione biologica, benché la stragrande maggioranza erano co-finanziati con fondi comunitari. Le chiedo: può fornire un elenco delle città a cui si riferiva, fornendo i numeri? E in secondo luogo, cosa ha da dire la Commissione circa il fatto che anni dopo l’attuazione della normativa europea persistono questi problemi? Intende sottoporre la materia alla Corte di giustizia europea? Se sì, quando?

 
  
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  Andris Piebalgs, Membro della Commissione. (EN) In un paio di casi stiamo proseguendo con le procedure d’infrazione. Noi forniremo le informazioni che siamo in grado di fornire. Tuttavia, in alcuni dei casi che ho ricordato, possiamo informarvi dei progressi del programma operativo “Ambiente”, ma non possiamo rendervi conto di ogni progetto perché queste informazioni sono disponibili a ogni Stato membro. Pertanto riceverete le informazioni a nostra disposizione. Come mi sono ripromesso di dire nella mia risposta, stiamo perseguendo con energia l’attuazione del nuovo acquis in quest’area.

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni nn. 67 e 83 sono irricevibili.

Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Desidero ringraziare il Commissario per essere restato con noi e, in particolare, i nostri interpreti per avere fatto gli straordinari.

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 20.10, è ripresa alle 21.05)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. RODI KRATSA-TSAGAROPOULOU
Vicepresidente

 
  

(1) GU L 135 del 30.5.1991, pag. 40.

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