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Resoconto integrale delle discussioni
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Mercoledì 12 dicembre 2007 - Strasburgo Edizione GU
1. Apertura della seduta
 2. Preparazione del Consiglio europeo (Bruxelles, 13 e 14 dicembre 2007) (discussione)
 3. Tempo delle votazioni
  3.1. Accordoeuro mediterraneo CE/Marocco nel settore del trasporto aereo (votazione)
  3.2. Modifica dell’accordo euromediterraneo CE/Marocco nel settore del trasporto aereo per tener conto dell’adesione di Bulgaria e Romania all’UE (votazione)
  3.3. Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (votazione)
  3.4. Mobilizzazione dello strumento di flessibilità (votazione)
  3.5. Modifica dell’accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria (quadro finanziario pluriennale) (votazione)
  3.6. Azioni di informazione e di promozione a favore dei prodotti agricoli (votazione)
  3.7. Organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura (votazione)
  3.8. Agenzia europea per la sicurezza aerea (votazione)
  3.9. Indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (votazione)
  3.10. Protezione giuridica dei disegni o modelli (votazione)
  3.11. Organizzazione comune del mercato vitivinicolo (votazione)
  3.12. Imposte indirette sulla raccolta di capitali (votazione)
  3.13. Lotta al terrorismo (votazione)
 4. Proclamazione e firma della Carta dei diritti fondamentali
 5. Seduta solenne - Giordania
 6. Tempo delle votazioni (proseguimento)
  6.1. Programma legislativo e di lavoro della Commissioneper il 2008 (votazione)
  6.2. Accordi di partenariato economico (votazione)
  6.3. Diritto contrattuale europeo (votazione)
 7. Dichiarazioni di voto
 8. Correzionidi voti: vedasi processo verbale
 9. Approvazione del processo verbale: vedasi processo verbale
 10. Composizione dei gruppi politici: vedasi processo verbale
 11. Vertice UE/Cina - Dialogo sui diritti umani UE/Cina (discussione)
 12. Lotta al crescente estremismo in Europa (discussione)
 13. Montenegro – Accordo di stabilizzazione e di associazione CE/Montenegro (discussione)
 14. 1° dicembre, Giornata mondiale per la lotta all’AIDS (discussione)
 15. Inquinamento causato dalla marea nera nel Mar Nero e nel Mar d’Azov in seguito al naufragio di vari natanti (discussione)
 16. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale
 17. Sistemi di garanzia dei depositi (discussione)
 18. Gestione patrimoniale II (discussione)
 19. Cooperazione tra l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali e il Consiglio d’Europa (discussione)
 20. Competenze e cooperazione in materia di obbligazioni alimentari (discussione)
 21. Data d’introduzione dell’identificazione elettronica degli animali delle specie ovina e caprina (discussione)
 22. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale
 23. Chiusura della seduta


  

PRESIDENZA DELL’ON.HANS-GERT PÖTTERING
Presidente

 
1. Apertura della seduta
  

(La seduta è aperta alle 9.00)

 

2. Preparazione del Consiglio europeo (Bruxelles, 13 e 14 dicembre 2007) (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giornoreca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissionesulla preparazionedella sessione del Consiglio europeo aBruxellesin data 13 e 14 dicembre 2007.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in carica del Consiglio. (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, il prossimo Consiglio europeoprenderà anzitutto nota con soddisfazionedella firmadel Trattato di Lisbona, che avverrà domani nella capitaleportoghese, e della Carta dei diritti fondamentali, che avrà luogo qui oggifra poco. Dovrà altresì fare un appelloper la conclusionerapida del processodi ratificadel Trattato di Lisbonain modo che esso possa entrare in vigoreil 1° gennaio 2009.

Il Trattato di Lisbona, come ho detto, fornirà all’Unioneun quadro istituzionale stabile e durevole,che le permetteràdi dedicarsi interamentealle sfide politiche future, in particolare quelle relative alla globalizzazione e al cambiamento climatico, come è stato chiaramentesottolineato in occasione dellasessione informaledeicapi di Statoe di governoil 19 aprile. In tale contesto, il Consiglio europeoapproveràuna dichiarazione sulla globalizzazione. La dichiarazionemostrerà chiaramente che,di fronte ai cambiamenti globaliche ci attendono, l’Unione europeaha allo stesso tempo l’opportunità e il dovere di agire, e le politiche interne e esterne dell’Unionedevono essere dirette a questo scopo. Penso ad esempio al raggiungimento degli obiettividella strategia di Lisbonaper la crescita e l’occupazione, al mantenimento degli ambiziosi impegniin materia di energia e cambiamento climaticoassunti dal Consiglio europeo nella primavera del 2007, alla definizionedi unarisposta globalealle recentiturbolenzenei mercati finanziari,alla promozionedel liberocommercio e dell’apertura dei mercati, alla collaborazione con i nostri partnernel perseguimento distrategie di sviluppo vigorose e coerenti, allo sviluppo di un’esaustiva politica per l’immigrazionea livello europeo, allo sfruttamento efficientedegli strumentie delle potenzialità della politica estera e di sicurezza comunee della politica europea di sicurezza e di difesa, in modo da permettere all’Unionedi svolgere un ruolo sempre maggiorenella costruzione di un mondo più sicuro.

Infine, l’Unione europeadovrà contribuire a garantireche la globalizzazione sia una fonte di opportunitàpiuttosto che unaminacciae che contribuiscaal benessere delle persone. Speriamo altresìdi istituire in occasione del prossimoConsiglio europeoun gruppo di riflessione, per aiutare l’Unionea anticiparele sfide che si presenteranno di qui a venti o trent’anni e a rispondervi più efficacemente. Il Consiglio europeovaluterà i progressicompiuti in materia di libertà, sicurezza e giustizia, e si devono menzionare, in primo luogo, l’abolizione dei controllialle frontiere internedei nuoviStati membri, una misuradi grande significatoe di grande importanzanella vita quotidiana dei nostri cittadini. Dovrà inoltre essere esaminatal’attuazione della politicanel campo dell’immigrazionee, in particolare, i progressirealizzatinell’applicazionedell’“Approccio globale in materia di migrazione” in relazione all’Africa e al Mediterraneo, nonchéalle regioni limitrofea est e sud-ovest. Bisognerà fare riferimento, in questo contesto, all’organizzazione della primariunione ministeriale euromediterranea sulla migrazione, che sarà presa in considerazionenella preparazione della strategia comunee del piano di azioneper il secondovertice Africa/UE, come riferito ieri in questa sede.

Altri aspettida essere esaminatinel settore della libertà, della sicurezzae della giustizia,comprendono gli sforzi che dovranno essere intrapresi nella lotta al terrorismo, in particolare per quanto riguardai processi di indottrinamento e reclutamento, e ipassi avanti in materia di cooperazione giudiziaria. Circa le questioni economiche, socialie ambientali, il Consiglio europeoesaminerà il lavoro compiutonei settori in questione, nell’ottica della preparazione del prossimo ciclo dellastrategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l’occupazione, che sarà approvatain occasione del Consiglio europeo della primavera 2008. Le discussionisvoltesi nella riunione informale dei capi diStatoe di governo in ottobrehanno cercato di rafforzarela dimensione esternadella strategia di Lisbonaeconfermatoche la strategia di Lisbonarinnovata èancora il quadro idealeper affrontare le sfide principaliche ci attendono, in particolare quelle derivanti dalla globalizzazione, ribadendo altresìche l’Europasta facendo progressi, che gliobiettivi fissatisono tuttora appropriati, e che le linee portanti del nuovo ciclo dovranno essere il mantenimento della necessaria stabilità per consolidare i risultatie l’accelerazione delle riforme.

Il Consiglio europeosottolineeràla necessità di rafforzare la concorrenza in Europacon i vantaggi del mercato unicocombinatocon una politica industrialesostenibile e con la promozionedell’innovazione e delle competenze. Sarà ugualmente posto l’accento sullo sviluppo della dimensione esterna della concorrenza e sul miglioramentodelle condizioni in cui i consumatorie le imprese (soprattutto le piccole e medie imprese) si trovano a operare. Nei settori dell’occupazione e della politica sociale, il Consiglio europeodovrà confermarel’accordosui principi comuni di flessicurezza, sottolineando il ruolodelle parti socialinell’elaborazione, nell’attuazionee nella supervisionedelle relative politiche. Il Consiglioeuropeo riferirà inoltre i risultatidell’Anno europeodelle pari opportunità per tuttie inviteràgli Stati membria preveniree combatterela discriminazione. Devo altresì rimarcare l’importanzadi portare avanti la politica energeticaperl’Europastabilita dal Consiglio europeo di primavera. I progressirealizzati nelle discussionisul terzo pacchetto del mercato internodell’elettricità e del gas e ildibattito sul piano strategico europeoper le tecnologie energetiche verranno altresì notati.

Il Consiglio europeoprenderà poi in esamel’attuazione della strategia per lo sviluppo sostenibile e ci si attende un accordo nel senso del mantenimento della piena validitàdegli obiettivi e delle priorità nel quadro delle sette grandi sfideenucleate in quella strategia. Inoltre, sarà salutata con favore la comunicazione della Commissionesu una politica marittima integratae invitatala Commissionea presentare le iniziative e le propostecontenutenel piano di azione. Sulle relazioni esterne, si prevede che il Consiglio europeo, sulla base delle discussioni dei ministriin occasione dell’ultimo consiglioAffari generali e relazioni esternetenutosi lunedì, si concentri sul processodi definizione del futuro status del Kosovo, in particolare, nell’ambito di una valutazione del periododei negoziati. Dal momento che, come sapete, Belgradoe Pristina non sono riusciti a raggiungere un accordo, si auspice che ilConsiglio europeodiscuta ancheil ruolo che l’Unione europeapossa svolgerein questo processonel futuro ela serie di relative azionida intraprendereallo scopo di risolvere il problema, rafforzando la stabilitànella regionee contribuendoad avvicinarlaall’Unione. Il Consiglio europeoevidenzierà l’importanzadei diversi verticitenutisi negli ultimi sei mesi, in particolarequelli con il Brasile e conl’Africa. Il vertice con il Brasileè stato, come è noto, un’iniziativa inedita e brillantee il Vertice UE–Africa ha raggiunto risultati molto incoraggianti, che ho avuto occasionedi menzionare ieri a questa stessa Assemblea. Infine, sarà attirata l’attenzionesui progressiregistrati in relazionecon le altre regioni, in particolare con quella mediterranea, e nel settore della cooperazioneallo sviluppo.

SignorPresidente, onorevoli deputati, le conclusionidel Consiglio europeo riflettono irisultati del lavoro intensive svoltonegli ultimi sei mesie mostrano che i principaliobiettividella Presidenza portoghese sono stati raggiunti. L’Unione europeaavrà ancora davanti a sé un ordine del giorno dei lavori molto ambizioso, e riteniamo che con le prossime Presidenze si continuerà a procederenella direzione di un’Europacaratterizzata da crescita rapida, benessere socialee sviluppo sostenibile, rafforzando il suo ruolo in termini globalienelle sue relazionicon i propri partner a livello sia bilateralesia multilaterale. Grazie infinite, signorPresidente.

(Applausi)

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidentedella Commissione. (PT)Signor Presidente, onorevoli deputati, nel corso dell’ultimoConsiglio europeoa Lisbonain ottobreci è stato possibile non solo raggiungere un accordo politicosu un nuovotrattato ma anche avviare un dibattitoa livello di capi diStatoe di governosull’interesse dell’Europae sulla maniera miglioredi promuoverlonell’epoca della globalizzazione.

Il Trattato di Lisbonasarà firmato domani, e venerdì il Consiglio europeoinizieràil suo lavoro di ricerca di risultati concretiper un’Europaal servizio deicittadini nell’epoca della globalizzazione. Penso che sia importantesottolineare il collegamentofra questi due fatti. L’Europarisolve i suoiproblemi istituzionali,ma lo fa in primo luogoperché prende in considerazione gli interessi dei suoi cittadinie in secondo luogo perchédesidera proiettarei propri valori e interessi su un piano globale. Queste due ragioni sono, in fin dei conti, due modi di raggiungere gli stessi obiettivi.

La firma del Trattato di Lisbonanon è riducibile a una semplice formalità. Essa sta a indicare l’accordodi 27 Statiin merito a untrattatoe segna la loro accettazionedi un impegno comune perl’Europa. Si tratta, senza dubbio, di un simbolo di notevole potenzadel lungo camminopercorso a partire dallo stallo del 2005.

Analogamente, la proclamazionedella Carta dei diritti fondamentalida parte del Presidente in carica del Consiglio, del Presidentedel Parlamento europeoe del Presidentedella Commissione, che avverrà in questo emiciclofra poche ore, costituisce un pegno positivodell’intenzione dell’Unioneeuropeadi mantenere i diritti dei cittadinial centro delle sue attività.

Venerdì, il Consiglio europeoci darà un’altra opportunitàdi mostrare un’Unione europeache intendedefinirela propria posizione in riferimento alla globalizzazione. In parte, questa posizioneattiene alla strategia di Lisbonaper la crescita e l’occupazione. La veritàè che quelloche stiamo consolidandoorarappresenta semplicementela dimensione esternadella strategia di Lisbona, ossia, essenzialmente, l’idea che la risposta dell’Europaalla globalizzazionedebba essereattiva efiduciosa, anziché passiva e negativa. Solo ieri la Commissioneha approvato un importantepacchetto di comunicazionie decisioni che preparino a un nuovo ciclodella strategiaper il periodo 2008-2010.

(EN)Signor Presidente, la strategia di Lisbonasta funzionando: sta creando crescita e occupazione. Abbiamo adessoi valorimigliori dagli anni ‘80a questa parte in terminidi creazione di occupazione. La strategia di Lisbonasta aiutandol’Europa a trovare la sua collocazionee i cittadini europei aprosperare nell’epoca della globalizzazione. La strategia di Lisbonaha dato all’Europa un ordine del giorno economico comune e pragmatico, nel pieno rispetto delle diversità nazionali.

Tuttavia, l’autocompiacimentosarebbe fataleper le prospettive dell’Europadi gestire la globalizzazione. Molto di più resta da essere fatto: il progressoè inegualefra i vari settori della politica, e alcuni Stati membristanno avanzando più velocemente di altri.

Il pacchetto di ieri risponde all’esigenza dell’Europa di agire, di affrontarele crescenti incertezzenell’economia globale, e al bisogno di dare una prioritàancora maggiorealla dimensione sociale, all’educazionee alla formazione, ma anche all’informazione e alle tecnologienel settore della comunicazione, alla flessicurezza, alla necessitàdi avere una politicacomune nel settore energeticoe di combattereil cambiamento climatico.

La dichiarazione sulla globalizzazioneche il Consiglioeuropeo sta per approvarericonosce pienamenteil ruolo della strategia di Lisbona. La dichiarazionedovrebbeenunciare la nostra convinzioneche l’Unioneabbia ogni ragioneper sentirsi fiduciosasul proprio futuro. L’Unione europea di oggi sta dimostrandocome la conservazione dei valoripolitici, economicie socialieuropeie la difesadegli interessieuropeisono pienamente compatibilicon un approccio attivoalla globalizzazione.

Oggisiamo in una buona posizioneper continuare le riforme interne, rafforzarela nostra capacità di competerea livello globale e, allo stesso tempo, di mantenerei nostri valoridi solidarietà e coesione economicae sociale. Oggi, siamo nelle condizioni idealiper offrire la visione globaledi cui il mondo ha bisognoper un ordine multilaterale, un sistemadi sicurezza collettiva, un commercio equo ed aperto, nonché uno sviluppo sostenibile, che rispetti l’equilibrioambientale del nostro pianeta. Oggi, siamo nella giusta posizioneper perseguire gli interessi europeinel quadro delle collaborazionie delle relazionicon i nostri alleatie le altre grandi potenze mondiali.

Due settimane fa, insieme al Presidentedel Consiglio europeo, sono stato in Cina e in India per i vertici fral’Unione europeae queste due potenze emergenti. E’ stato affascinantevedere il ritmo dello sviluppo economicoin quella partedel mondo. Dobbiamo fare attenzionea quello che sta succedendo in Asia. E’proprio veroche lo sviluppo economicoha aiutato a togliere milioni di esseri umanidalla povertà e non ho dubbi che il loro progressoavrà un impatto diretto sulle future generazionidi europei.

La questionecruciale è: che cosa faremodi fronte a una simile trasformazione strutturale? Non dovremmo farci illusioni: la globalizzazionesignifica anchecambiamenti profondinegli equilibri mondiali di potere. La realtà è che, non molti anni fa, qui in Europa, chi parlava di globalizzazionevoleva dire essenzialmenteoccidentalizzazione o, talvolta, americanizzazione. Oggi, quando in Europa parliamo diglobalizzazione, molte persone pensano soprattutto alle potenze economicheemergenti in Asia.

Il mondo sta quindi cambiando, e credo chequesto stiaanche rendendo ancora più ovvia la necessità di adattare il nostro progetto europeo comunealle nuove sfide. Questo è il motivo per cui, oggi, esistono le condizioniper accettarela dichiarazione sulla globalizzazioneche i leader dell’Unione europeaapproveranno questa settimana. Risulta più che mai intuibile che persino le maggiori potenze d’Europanon possono gestire da solei cambiamenti della globalizzazione ed è ovvio che mai come ora c’è bisogno di un’Unione europea forte.

Credo che l’ascesa delle potenze asiaticheda una partee la consapevolezzadella sfida posta dal cambiamento climaticodall’altrasiano, in effetti, due forze guida molto importantiper l’Unione europea, perchéci mostranoche esiste una sfidachiamata globalizzazionee allo stesso tempo che c’èun’opportunitàda cogliere.

Pertanto, penso che il Consiglio europeo di questa settimanaavrà un significato notevolee una grande importanza. Alcuni anni fa sarebbe stato impossibileper i leader europeimettersi d’accordo in merito alla dichiarazione sulla globalizzazioneche stanno per sostenere. Ora risulta abbastanza chiaroche gli obiettivi dell’Unione europea non sono solo interni, ma anche globali. Abbiamo bisogno di promuovere i nostriinteressi e i nostri valori nel nuovo ordine globaleche si va delineando. Per questo motivo ritengoche in questa settimana possiamo prendere decisioni molto importanti, e dovremmo farlocon piena fiducia nelle nostre potenzialità, soprattuttoconfidando nella capacitàdelle società europeedi misurarsi con questecircostanze.

In particolare, non dovremmo dimenticare che, in Europa, abbiamo un capitale umano estremamente dotato, un grande patrimonio tradizionale di esperienza, e della qualità migliore, nonché buone capacità di adattamento e alti livelli di conoscenze scientifiche e tecnologiche. Cosa ancora più importante, abbiamo società libere organizzate secondo i principi delloStato di diritto, e questo ci conferisce un notevole vantaggio in un mondo che sta cambiando, e a ritmo sostenuto.

Questo è lo stile di vita europeo; conservarloe migliorarlorappresenta il migliore investimento che possiamo fare. Con un appropriato ordine del giorno in campo politico, possiamo affrontarela globalizzazionecon fiducia. La globalizzazione pone sfide specifiche, una delle quali è data dalle migrazioni di massa, le quali rappresentano, per certi aspetti, un fenomeno inusitato in Europa, almenoin riferimento alle dimensioniche ha assunto recentemente.

La scorsa settimanala Commissioneha approvato una comunicazione in materia di migrazione, che sarà discussain seno al Consiglio europeo, e sottolinea la necessitàdi vedere la questione in una prospettiva globale. Naturalmente, è d’importanza cruciale per la sicurezza e i controlli alle nostre frontiere, ma ha anche notevoli implicazioni in campo economicoe sociale, e deve diventareun tema centralenelle relazioni con i nostri partner in tutto il mondo. L’immigrazione tocca da vicino le preoccupazioni e gli interessi dei cittadini; non può essereregolata separatamente da ogni singoloStato membro. Come ho detto diverse volte, anche in quest’Aula, è del tutto assurdo che in un’Unione europea di 27 Stati membri, dove vige la libertà di circolazione delle persone, vi siano 27 politiche diverse per l’immigrazione: abbiamo bisognodi un approccio comune al problema, e di riconoscereche i problemiche alcuni dei nostriStati membrisi trovano ad affrontare dovrebbero essereconsiderati anche comeproblemi europei.

(Applausi)

Abbiamo bisogno di una politica integrata, che abbia un significato per i cittadinieuropei, gli immigratie i partner internazionali. Il nostro documento che sarà presentatoa questo Consigliosi propone di suscitare il dibattito, in primo luogo in seno al Consiglio europeo, ma anche internamente alle società europee, ivi compreso, naturalmente, questo Parlamento, e avviare un processoche conduca a una politicaesaustiva. Affrontando una questioneche preoccupa molto i cittadinieuropei, solo un giorno dopo la firmadel Trattato di Lisbona, l’Unione continuanella suastrategia, basatasu risultati concretiper l’Europae per i nostri cittadini. Questa è la strada giusta per andare avanti, e penso che il vertice europeo di questa settimanapuòpermetterci di compiere un passo ulterioreriguardo ai nostri auspici e alla nostra volontàdi modellare la globalizzazione, e di farlo secondo i nostri valori.

(Applausi)

 
  
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  Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, signor PresidentedellaCommissione, signor Presidente in carica, onorevoli colleghi, il Consiglio europeo di Lisbonasegnaun ritornoa un’Europadi obiettivi conseguiti e valore aggiunto. Per i popoli dell’Europa, questo Consigliosuggellail raggiungimentodi una maggiore libertàdicircolazionee di una più stretta integrazione. Diversi problemi istituzionalisono stati risoltie due annidi stallo e incertezza stanno per finire.

Domani a Lisbona, 27 firme apposte alTrattato sulla riforma istituzionale confermerannoil nostro destino comune in un XXI secoloeuropeobasato sui nostri valori condivisi, sulla nostra prosperità, sulla nostra sicurezzae sulla nostra solidarietà. Dal gennaio 2009 intendiamo applicare il nostro nuovo metodo operativo; questo è importante,poichéle disposizioni del Trattato di Lisbonaavranno un effettosulle prossime elezioni europeee quindi sulla nomina del Presidentedella Commissione.

Onorevoli colleghi, la Carta dei diritti fondamentalirappresenta l’innovazione più significativa del Trattato di Lisbonaperché fornisce una chiara rispostaa due domande fondamentali: chi siamo noie qual è la natura della nostra impresa comune? La Cartamostra la nostra condivisione di valorie, al tempo stesso, riflette un consenso che rappresenta la nostra unità nella diversità. Se tralasciamo uno di questi elementi, andremo incontroall’opposizionee alla riluttanza dei nostri popoli. Auspico che lo spiritoe la letteradella Carta europea dei diritti fondamentalisarà applicata in uno spazio comune europeo più ampio possibile, perché questo documento consacra veramente l’appartenenza di ciascuno di noi all’Unione europeae il suo legame con una Comunità europea di valori condivisi.

Il Trattato sulla riforma istituzionale,inoltre, allargalo spettro di applicazione della democrazia,aumentandoi poteri delParlamento europeo, stabilendo un sistema di votazionepiù equo in seno alConsiglio, dando ai parlamenti nazionaliun ruolo più attivo come garantidella sussidiarietàe riavvicinando l’Unioneai cittadini, che avranno ora il diritto d’iniziativa in campo legislativo.

Il Parlamento europeoavrà più doveri e responsabilitànei confronti dei cittadini europei. La nostra Assemblea dovrà pertanto dotarsi di maggior rigore e maggior visibilità. Il mio gruppo è prontoa dare il suo contributosia nell’ambito del processo legislativosia come fonte di nuove idee. Inoltre, appoggio la proposta di costituire un gruppo di riflessione, che nei prossimi venti o trent’anni svolgerà un ruolo di cruciale importanza per mostrarci il camminoche dovremo seguire. Se vogliamo costruire un’Europa basata sullaprosperitàe sulla sicurezza, nonché su valori comuni e su una solidarietà condivisa, dobbiamo avere la capacità di riflettere sull’avvenire del modello sociale europeo.

Una volta ratificato il trattato, saremo in grado di concentrarcisu quei settoriin cui i nostri cittadini vogliono chel’Europasia più presente. Questioni come il cambiamento climatico, l’energia, l’immigrazionee la sicurezzadevono essere affrontate a livello europeo.

Onorevoli colleghi, la seconda decisioneattesa a Lisbonava al di là del suo significato simbolico, e riguarda l’estensionedell’acquisdi Schengen agli Statimembri che hanno aderito all’Unionenel 2004. La libertà di circolazionerappresenta una questione estremamente delicata, in particolare per le personeche hanno sofferto il giogo dell’occupazionee sono state private della libertà. Vivere in una Comunità di valori condivisinon è compatibilecon l’imposizione di distinzioni fra personeche si spostanoall’interno dell’Unione europea. Premesso questo, la parità di trattamentopresuppone anche l’uguaglianza di fronte alla legge. Se questi principi vengono trascurati, non raggiungeremo mai una vera coesione sociale, e le persone che noi rappresentiamosi allontaneranno dall’Europa.

Mi rallegro altresìdell’estensione della cooperazione giudiziaria e in materia di poliziafra gli Stati membri. In un’Europa aperta, essa costituisce un mezzo efficace per lottarecontro le piaghe del traffico di esseri umanie dell’immigrazione illegale. Onorevoli colleghi, il Consiglio europeo di giovedìrappresenta un passo avantiverso un’Europa più aperta, più democraticae capace di agire. E ricordate, anche, che un’Europache garantiscel’unitànella diversità contribuisce nonsoloalla stabilitàall’interno dei suoiconfinima anche alla pace nel mondo intero.

 
  
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  Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. (DE) SignorPresidente, onorevoli colleghi, il Presidentedella Commissionesi è giustamente riferitoa una delle sfide principali del tempo presente, ossiala questionedi come dovremmo organizzarela politica degli affari interni in Europasulla base deltrattato che sarà firmatodomani, sulla basedelle nuove strutturegiuridiche dell’Unione europea. Ha citatoil problemadell’immigrazione di massain Europacome un esempiodel modo in cui un’area interna europea, intendendo con quest’espressioneuno spazio giuridico che ha confini verso l’esterno ma non più verso l’interno, possa essere organizzata: lo facciamo a livello intergovernativo.

Nessuno deve farsi illusioni;la Convenzioneche applica l’accordo di Schengen non fa parte dell’ordinamento dell’Unione europea; non è diritto comunitario, ma un accordo fra governi. Questo di per sé mostra comeabbiamo ancora un deficitstrutturale, in quanto gli strumenti intergovernativirappresentano in primo luogo una fonte giuridicaincentrata sulla sovranità nazionalepiuttosto che sulla creazionedi un’effettiva struttura europea. Si tratta di una distinzione fondamentale. Il fatto è che il diritto basatosulla sovranità nazionaleconsente a qualsiasi manifestazionedi particolarismo nazionalee a ogni singola riservadi bloccare il progressodell’Unione. Alla luce delle sfide che ci attendononel settore della politica sull’immigrazione, questo è qualcosa che non ci possiamo permettere.

A questo riguardo, il Presidente Barroso ha assolutamente ragione, perché è sbagliato lasciare alcuni(i paesi dell’Europa meridionale, ad esempio) sottoposti a una forte pressione migratoria, mentre chi si trova al capo opposto del continente se ne lava le mani. Questo non può andare avanti indefinitamente. L’iniziativa che stiamoora prendendo, col rilancio del progresso d’integrazionesulla base di un nuovo trattato, rappresenta quindi un primo passo a cui dovranno seguirne altri, nella fattispecieuna maggiore integrazione in altri settori, ivi compresi la politica comune nel settore degli affari interni, la politica di sicurezza comunee la politica di giustizia comune.

Questo mi conduce al secondo punto, che riveste particolare importanzaper noi allo stato attuale. Noi oggi firmeremo solennementela Carta dei diritti fondamentali. Sarà stupendo! Un tavolo raffinato, sedie magnifiche, un’atmosfera perfetta, come sempre.

(Interruzionedi Daniel Cohn-Bendit: Estupendi membri del Parlamento!)

Certo, anche fantasticimembri del Parlamento; alcuni, comunque, sono più belli di altri, onorevoleCohn-Bendit.

(Risate)

Lo scenario sarà meraviglioso, come sempre. Tutto questo, però, mi ricorda un mio caro amicoche si è sposato molte volte nella sua vita, e molte volte ha chiesto il divorzio. E ogni volta che andavoal suo matrimonio e mi apprestavo a tornare a casadopo la solenne cerimoniae la funzione in pompa magna che erano state allestite, gli dicevo, “Ci hai fatto vivere un gran giorno, come sempre”. Oggi mi sento un po’ così. Ero a Roma, insieme a lei, onorevole Pöttering, e a vari altrideputati che sono qui oggi. A Roma, abbiamo vissuto la stessa esperienza. Era come un matrimonio:grandi feste, cibo squisito, una cerimonia stupenda, ottima musica,

(Interruzionedi Daniel Cohn-Bendit: una città meravigliosa!)

una città meravigliosa, un’atmosfera splendida, nessun Cohn-Bendit in giro, così semplicemente grandioso!

(Risate)

Dopodiché, siamo tornati a casae abbiamo vissuto il divorzio. Ed ecco oggi che ciapprestiamo al prossimo matrimonio, questa volta a Lisbona: atmosfera splendida, città meravigliosa, nessun Cohn-Bendit, ogni cosa esattamente come deve essere. Spero solo che in Irlanda non seguirà un’altra richiesta di divorzio. Per farla breve, onorevoli colleghi, non c’è motivo di festeggiarefinché il trattatonon sia stato effettivamente ratificato in tutti i 27 paesi.

Ci sono buone ragioni per ratificare iltrattato. Esso ha certamente dato una lezione a quegli euroscetticiche hanno voluto sabotare la costituzione credendo di poter arrestare in quel modo il processo d’integrazione. E’ vero che il Trattato di Lisbonanon realizza tutti i nostri desideri, ma è sempre meglio rispetto alla distruzione dell’Europaattraverso un’opposizione costante all’integrazione.

(Applausi)

E quelliche hanno respinto la bozza di trattato costituzionaleritenendo che fosse insufficiente in termini di politica socialee avesse bisogno di una componente più forte in questi termininon troveranno tale elemento aggiuntivoin questo nuovo accordo, ma la proclamazionedellaCarta dei diritti umanie la sua integrazione al trattato hanno reso possibilela concretizzazione di una seriedi diritti sociali fondamentali.

Ci sono indubbiamente state ragioniper la bocciatura del progetto di costituzione da parte degli estremisti di entrambe le parti. Personalmente, simpatizzo più con coloro che l’hanno rigettato per motivi socialiche con gli euroscettici, che hanno rifiutato il trattatoperché, per principio, non vogliono quest’Unione.

Una cosa, comunque, è abbastanza chiara: questo trattatopuò essere solo una tappa. E’ un passo avanti, ma non ci porta abbastanza lontano; nondimeno, è un passoche in ogni caso ora deve essere compiuto. Spero che questomatrimonioduri per la vitae che gli avvocati divorzisti debbano stare a casa, perché nessuna delle sfidedei prossimi anni (e l’onorevole Swoboda presto ci parlerà a proposito del Kosovo)sarà sormontabilea meno che non costruiamol’Europasu solide fondamenta istituzionali.

(Applausi)

 
  
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  Andrew Duff, a nome del gruppo ALDE.–Signor Presidente, l’onorevole Schulz ha perfettamente ragione nel direche questa è una settimana di festa, con la proclamazione solennedellaCartache protegge i nostri cittadinidall’abusodel notevole potere conferitoall’Unione, e la firma delTrattato di Lisbonache rafforza la nostra capacitàad agire e miglioraimmensamentela qualitàdella nostra democrazia. Sono lieto che il Primo Ministro Brown abbia finalmente decisodi essere presente, sia pure, purtroppo, tardivamente. Temoche sia un atteggiamento appropriato alla partecipazione britannicaall’UE. Per cortesia accertatevi che il Primo Ministro Brown firmi con la penna e non con la matita!

(Risate)

Il Consiglioeuropeo rappresenta la nostra prima possibilitàdi entrare decisamente in una nuova fasedopo questo periodo introspettivo diriflessionee cominciare a fare politica seriamente. La prima sfida all’orizzonte è rappresentata dal Kosovo, dove l’Unionesta persorvegliare il processo d’indipendenzadi una nazionesenza l’approvazione del Consiglio di sicurezzadelle Nazioni Unite. Per il futuro del Kosovo e di tutti noiè di vitale importanza checoloro i quali temonoche una simileiniziativa arditacrei un precedentescelgano la saggia viadell’astensione costruttivae non cerchino di bloccarel’autodeterminazionedei kosovari.

Il Consiglio europeodovrebbe altresì cominciarea prendere, come segnale delle nostre intenzioni, alcune ferme decisioniper quanto riguarda la struttura e le dimensioni della missionePESD in Kosovo. Inoltre, dovremmo anche reiterareil nostro rifiutoa firmare un accordo di stabilizzazionee associazionecon la Serbia prima della consegna dei suoi criminali di guerraallaCPI. E’ in questo contesto che ilgroupe des sagescostituito su iniziativa del Presidente Sarkozy potrebbe esseremesso seriamente al lavoroper architettare alcuni scenari alternativiper il futurodei Balcani, con l’obbligo però di non compromettere i nostri impegni attuali.

(Applausi)

 
  
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  Brian Crowley, a nome del gruppo UEN.– (GA)Signor Presidente, ileaderdell’UEsono riuniti a Bruxelles per una sessione del Consiglio europeonel giornosuccessivo alla firma del nuovoTrattato sulla riforma istituzionale. L’Irlanda è uno dei paesi dove le disposizioni del trattatosaranno sottoposte areferendum; se la campagnaa sostegnodel trattatosarà condotta su basichiaramenteprofessionali, ritengo che ilreferendumrisulterà in un grande successo.

(EN)Ea seguito di quanto detto dall’onorevole Schulz circai pericoli che qualcosa di negativoavvenga per l’Europa, è doveroso per me, come rappresentante dell’Irlanda, parlare in questa fase della discussionesul futuro del Trattato di Lisbona, per far notare alcuni aspetti specifici della mia realtà nazionale.

In primo luogo, mi vorrei congratulare con tutti quelliche hanno contribuito a raggiungere l’accordo finalesul Trattato di Lisbona. Tuttavia, questo è solo un documento scritto; noi ci chiediamo(e quanto spesso ce lo chiediamo nel nostro Parlamento)che cosal’Europa voglia veramente vedere, che cosa i popoli e i cittadini dell’Europa vogliano conoscere meglio.

Certamente, i cittadini europei vogliono più Europa; ma più Europa, per loro, non significaquello che molti di noiin questo emiciclopotrebbero pensare. Non significa nuove regole, nuove norme, nuove restrizioni, come le vedrebbero loro. Significa un’Europa più intelligente, un’Europache fornisce una rispostaai loro bisogni di tutti i giorni. Ecco perché la strategia di Lisbona, o megliola continuazionee il miglioramento della strategia di Lisbona,è così importanteper quanto riguardaquello che succederà in seno alla sessione del Consiglio di Lisbona.

In secondo luogo, l’intera questione dell’immigrazione, che è stata toccata da molti membri, sta esercitando una fortissima pressione sulle risorse, nonsolo in termini finanziarirelativamente al costoper i paesi(e specialmente quelli meridionali mediterraneiche sono obbligatia spendere ingenti somme di denaro per affrontare il problema), ma anche in terminidi coesione socialeinterna a questi paesi; sta creando enormi problemie attingendoalla buona volontà e agli sforziche verranno fatti.

In terzo luogo, e si tratta della considerazione principale, occorre affrontare la questione di come sviluppareuna visione europeache vogliamo portare in tutto il mondo, come pienamente succede ora a Bali alla Conferenza sul cambiamento climatico, e come avverrà in futuro in occasione di varie altre conferenze a New York nei prossimi mesi; ancora piùimportante è il nostro dovere di riferire ai nostri cittadini e informarli adeguatamentedi quello che succede davanti a loro.

Infine, mi permetto di dire al Presidente Barroso e alla Vicepresidente Wallström, visto che ci sarà un referendum in Irlanda: niente tasse, niente tasse, niente tasse. I trattati non vi conferiscono il poteredi proporre nuove tasse e la Commissionedovrebbe astenersene.

 
  
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  Daniel Cohn-Bendit, a nome del gruppo Verts/ALE. (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo partecipando qui a un magnifico consesso. Il Presidente in caricae il Consigliosono stati diligenti, e il sunto checi hanno fornito qui è stato meraviglioso. Mi è sfuggito che cosa esattamente stessero riassumendo, ma i titoli erano sicuramente quelli giusti.

Il direttore capodella Commissioneci ha comunicato con enfasi che la Commissioneha affrontato le sfide della globalizzazione. Ha detto 87 volte la parola “globalizzazione” e 82 volte la parola “sfide”, quindi deve essere vero.

E poi il matrimonio che Martin si è tanto compiaciuto di descrivere. Si tratta davvero di un caso interessante, dato che la sposasi unisce in matrimonio allo stesso marito per la seconda volta, il che è inusuale, anche per i matrimoni che frequenti tu, caro Martin. Solo che la sposa ora è un po’ più vecchia, un po’ più fuori modae meno sexy di quanto fosse a Roma. E tuttavia questo matrimonio ènecessario. Oggi siamo tutti invitati, e siccome questa volta io ci sono mentre l’altra volta non c’ero, andrà tutto bene: è questo che fa la differenza.

Prima che io dica alcune cosesu due problemi importanti, permettetemi di fare riferimentoal comportamento surrealedel Primo Ministrobritannico a Lisbona. Ha scoperto cheun sub-comitatodi un comitatodi una sottocommissionedoveva riunirsi allaCamera dei Comuni, per cui lui non poteva essere presente alla firmadell’atto che non voleva firmare ma intendeva firmare lo stesso, e da ultimo, più tardi, durante il pranzo, in fin dei conti l’ha firmato. Tutto questo è stato surreale, ma questo è il Regno Unito oggi. E’ il vostro problema, non il mio!

Adesso, tuttavia, vorrei affrontare due questioni serie. La prima è rappresentata dal Kosovo. Una vecchia battuta ebraicadice che, quando si hanno due opzioni, bisogna sempre scegliere la terza. Noi abbiamo due opzioni. Se non riconosciamo l’indipendenza del Kosovo, ci troveremo alle prese con una guerra e, se la riconosciamo, ci troveremo alle prese con una guerra. Ambedue le opzioni portano al conflitto, sia esso col Kosovo o colla Serbia. Noi, l’Unioneeuropea,dobbiamo ora essere risoluti nel mostrarequello che siamo capaci di fare, non solo quello che siamo capaci di discutere. Dobbiamo elaborare un’Agenda 2020 con l’obiettivo di fortificare lo Stato di diritto in quella regione, e tale agenda deve essere sviluppata insieme al Kosovo, alla Serbia e alla Bosnia-Erzegovina.

Dobbiamo rafforzare lo Stato di diritto in tutta la zona, elaborare un pattoper l’ambiente e il clima, tracciare un piano per lo sviluppo regionaleche comprenda elementi come reti stradali trans-balcaniche, offrendoalla regionela prospettiva di una convergenza acceleratacon l’Unione europeacon l’obiettivo dell’integrazionesimultaneadi tutti questipaesinell’Unione europea. Il solo strumento che abbiamo per impedire il conflitto è assicurare che a questi paesi non sia qui solo offerto il collante europeoma anche un aiuto per potenziarlo. Dopodiché vedremose i 27 saranno in gradonon solo di maritare le proprie sposema anche di accogliere in famiglia ragazzi con problemiin modo che la pace possa infine progredire in quella regione. E adesso sto veramente parlando della prima notte di nozze.

Il secondopunto è altrettanto cruciale, ed è rappresentato dall’Iran. IlConsiglio dovrà prendere una decisione anche in quel caso, dove si può dire che la minaccia di una bomba nucleare iranianasia apparentementescemata, se possiamo credere ai servizi segreti statunitensi. Siamo tutti come bambini piccoli, che credono semprea quello cui vogliono credere. Se qualcuno ci dice qualcosa che non ci va bene, diciamo che mente; se invece ci dice qualcosa che ci sta bene, diciamo che ha ragione. Non so chi ha ragione, ma mi starebbe bene se questa volta l’informatore avesse ragione.

Comunque, la possibile realizzazione di un ordigno nuclearenon costituisce l’unico problema in Iran; c’è anche il problemadella libertà o, piùesattamente, la soppressionedella libertà. Gli ultimi anni hanno visto un’incredibileimpennatanell’oppressionedel popolo in Iran, e credo che anchel’Europadebba farequalcosa in merito. Non è solo questione di sventare la minacciadi una bomba atomica, ma anche di tutelarela libertà delle persone in Iran e aiutare la società civilea conseguire questa libertà.

Ci sono capi di governo che si credono intelligenti perché dannobuoni consiglie fanno delle cose belle e ben congegnateper l’Europa. Tuttavia, quelli che credono di potervenderereattori nucleariin ogni parte del mondo, che siaalla Libia (una dittatura terroristica)o alla Tunisia, all’Algeria o al Marocco, solo per poi scoprire a un certo puntoche tutti questi paesi vogliono avere armi nucleari, si comportano in maniera ipocrita. IlNew York Timesdi ieri ha scritto quello che noi abbiamodettoper tutti gli ultimi trent’anni, ossia che chiunqueusi l’energia nuclearea scopi civilialla fine la useràanche a scopi militarise non ha alternative. Noi vendiamoreattori nuclearia tutti i paesi africani, americanie di ogni dove,e pensiamo di essere intelligenti. Siamo stupidi ad agire così, e questova detto.

(Applausi)

 
  
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  Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL. – (FR) SignorPresidente, signor Presidente in carica, signor Presidentedella Commissione, il prossimoConsiglio europeosi svolgerà nel contestodella firma di un nuovo trattato, immediatamentedopo un vertice UE – Africa particolarmente importante e inoltre(non dimentichiamolo) durantela prima fasedi attuazione delprocesso di Annapolis.

Riguardo al trattato, credo che l’Unionecommetterebbe un grave errore d’interpretazione dellasituazionese ritenesse che questo accordo al verticesegnasse la finedella crisi di fiduciache ha allontanato interi settoridelle nostre societàdagli attuali orientamentidi politica economica e sociale dell’Unione. Quel problema permane, e sarebbe meglio riconoscerloe prepararsi a rispondervi.

Un analogo ritorno alla realtà sembra necessarionell’ambito delle nostre relazionicon l’Africa. Il presidente della commissione dell’Unione africana, Alpha Konaré, ha chiesto all’Europadi smetterla col paternalismo. Ha sottolineato che l’Africa “non può essere né una riserva di cacciané un nuovo territorioda conquistare”. Ha biasimato(cito ancora le sue parole) “la logicadegli accordi di partenariato economicoa costi notevoli per le popolazioni africane”.

E’ significativo che, quasi nello stesso giorno del vertice,sette nazioni latinoamericaneabbiano creato la Bancadel Sudper potersi emanciparedal Fondo monetario internazionalee ridurre le disuguaglianze nella regione. L’Unione europeadeve trarne la giusta lezionee prendere atto di questa domanda generalecrescenteper un partenariato più equo e più dignitoso, anche nella maniera in cui trattare gli immigrati.

Infine, il Medio Oriente, che apparentemente è assente dall’ordine del giorno delConsiglio: come ha potuto l’Unioneaccettare ad Annapolis di venire completamente esclusadalla strutturaresponsabile dell’attuazione della tabella di marcia, laRoad Map? Intende restare passivamente a guardare di fronte alle violazioni dell’accordo, come è successo la scorsa settimana, con la questione degli insediamenti a Gerusalemme Est? Più in generale, che cosa desideriamo veramenteper l’Europae quali risorsesiamo pronti a investireper realizzare queste ambizioni? Ecco un problema prioritarioper il prossimo Consiglio europeo.

 
  
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  Jens-Peter Bonde, a nome del gruppo IND/DEM. (EN)Signor Presidente, domani alle 11:30 i Primi Ministrifirmeranno il testo finaledi un trattato che nessuno di loro ha letto, nonché una serie di emendamentiche non riescono nemmeno a capire. Ieri il parlamento daneseha rifiutato di indire unreferendumsu un trattato che non ha letto, violando così la costituzione danese e rendendosi passibile di essere citato in giudizio, in modo che unreferendum possa effettivamente svolgersi.

Forse alcune di queste persone ne hanno lettoun riassunto completo, ma ne dubito. Il testo finaleè ancora impossibile da leggersiper una ragione molto semplice: non è consolidato. La CIG ha decisoche le versioni leggibilisaranno stampate solouna volta che il trattato sarà ratificato da tutti i 27 Stati membri. La cinica morale è: non leggete, firmate. Tutti i negoziati in senoalla CIGe al gruppo dei giuristi linguistisono stati tenuti assolutamentesegretiper molti dei membri di questoParlamento. La numerazione è stata cambiata tre volteper rendere tecnicamente impossibile ogni raffrontoprima della firma. Non viene nemmeno fornita una tabella di comparazionecon il testo pubblicato a ottobre.

Prima cancellano duereferendumche bocciano la costituzione, poi trattano in segretoe mantengono il vecchio contenuto con un nuovo nome. Offro tuttora una bottiglia di buon vinoa chi mi sappia fornire un solo esempiodi una legge che possa essere approvataai sensi della Costituzionema non ai sensi del Trattato di Lisbona; perfino il giuristapiù espertopresso il ministerodegli Esteri danese ha ammesso che non ne esiste uno.

Durante l’audizione di un espertonel parlamento danese, ho chiesto per tre voltedi avere alcuni esempidi aree del diritto nazionaledove il Trattato di Lisbona, con le sue clausole orizzontali e i suoi principi fondamentali, non possa arrivare. Non sono riuscito a ricevere un solo esempio valido. IlTrattato di Lisbona dissolveràl’UE che esiste ora, istituirà un nuovo Statocon cittadinanza congiunta, personalità giuridicae tutte le prerogative degli Stati nazionali. La maggior parte delle leggi saranno varate segretamente da burocrati. Il deficitdemocratico aumenterà. Il mio gruppo proponeche la firma sia sospesa finché non abbiate lettoil testo finale.

(Applausi)

 
  
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  Jim Allister (NI).- (EN)Signor Presidente, oggi ancora una voltamolti parlano in termini magniloquentidei valori democratici europei. Oggi assisteremoa una pretenziosaprofessione di fedenei diritti umani e tuttavia, allo stesso tempo, la classe dirigente dell’UEsi preparaa festeggiare la sua più grande affermazione di arroganza fino ad ora, apprestandosi a firmarela Costituzionericonfezionatasenza voltarsi a guardare i loro cittadini e chiedersi cosa vogliono o cosa pensano.

I referendum del 2005 hanno mostrato chel’Europaha perso contatto con la realtà, ma la lezione imparatanon è stata quella di abbandonare ciò che la gente non voleva bensì quella di scavalcarela loro opposizionedecidendo questa volta di non interpellarli. Le conseguenze scandalosedi quanto precede saranno, in tutto il continente, la spoliazione dei poteri nazionali, l’istituzione di una sorta di superstato, la creazione di una nuova cittadinanza europea, l’attribuzione della personalità giuridica all’UE, mentre soloa un pugno dicittadinisarà chiesta la propria opinione.

Perché questo? Perché nella maggioranza degli Stati, ivi compreso il mio, i dirigenti temono il giudizio del loro popolo, aggiungendo codardia ad arroganza. Allora, in un giorno in cui si parlamolto di diritti umani, io dico: date alle gentid’Europail diritto politico e umano fondamentaledi dire “sì” o “no”a questa Costituzione, il diritto di dire“sì” o “no” in unreferendum.

(Applausi)

 
  
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  Carlos Coelho (PPE-DE).- (PT)Signor Presidente in carica, signor Presidentedella Commissione, onorevoli colleghi, la presidenza portoghesesta per concludersie può vantare una serie di notevolisuccessi. Non sono fraquelli che mettono un’eccessiva enfasisulle iniziative diplomaticheconnesse ai vertici, fra l’altro, col Brasilee con l’Africa: solo il tempopotrà direse essi produrrannorealtà concrete o sarannosolo grandi eventicon vasta copertura da parte dei mezzi di comunicazione di massa.

Vorrei tuttaviasottolinearei provvedimenti strutturaliche sono stati presi, per il benedell’Europa, negli ultimi sei mesi. Tre soprattutto risaltano: la fine della crisi istituzionalecon l’approvazione del Trattatodi Lisbona, che sarà firmato domani, la proclamazione della Carta europea dei diritti umani, che avrà valore vincolante, lo storico allargamento dell’area di Schengen con l’inserimento di nove nuovi Stati membrie quasi 4 milionidi chilometri quadrati, il raggiungimento dellasostenibilità strategicae l’importante programma GALILEO, che qualcuno preferirebbe ancora non avere, lasciando l’esclusivaa Stati Uniti, Russia e Cina.

Vorrei ancora ricordare il proficuolavoro legislativo, in collaborazione col Parlamento europeo, e l’eccellente sintonia con la Commissione presieduta daDurão Barroso. La cooperazione inter-istituzionaleha funzionato benee ha dato ottimi risultati. Signor Presidente in carica, le auguro ogni successoin occasione della sessione delConsiglio del 14 dicembre. Ci attendiamo ulteriori decisioni importanti, sia nel settore della politica estera, con particolare riferimento al Kosovo, nonché alla risposta dell’Europaalle sfide della globalizzazione.

Desidero specialmentecongratularmi conla Presidenza portogheseper includere nell’ordine del giorno del Consiglio la questionedella politica europea in materia d’immigrazione, in cui il Presidente Barroso potrà evidenziarele opportune iniziativedella Commissioneeuropea al riguardo. Vi sono problemie sfideche vanno chiaramente al di làdell’ambitodel singolo Stato membroe che domandano un approccio comune, il che diventa tanto più ovvio, come è stato già detto, in un’area priva di confini interni.

SignorPresidente, permettetemidi concluderecon un riferimento alla realtà nazionale. Il Portogalloha sempre fatto del suo meglioper servire l’interesse comunequando ha ricoperto la Presidenzadel Consiglio. Così è stato nel 1992 col Primo Ministro Cavaco Silva e l’allora ministro degli Esteri, e ora eurodeputato, João de Deus Pinheiro; così è stato nel 2000 col Primo Ministro António Guterres, e così è oggiin occasione della terzaPresidenza portoghesedel Consiglio dell’Unione.

Mi si consenta, signor Segretario di Stato, di richiamare l’attenzione sul suo impegno personale, su quello del ministro Luís Amado e del Primo Ministro Sócrates, nonché su quello di tutti coloroche hanno contribuito attivamente qui, a Bruxelles e a Lisbona, a garantire il successo della Presidenza. Desidero sottolineare il lavoro svolto dalla REPER, ricordando il talento dell’ambasciatore Mendonça e Moura ed esprimendo la mia gratitudineper il collegamento efficacecol Parlamento europeo assicurato daldottorAlexandre Leitão.

 
  
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  Hannes Swoboda (PSE).- (DE) SignorPresidente, Presidente in carico, Presidentedella Commissione, il fatto che il Trattato di Lisbona sia ora pronto per essere firmatorappresenta il successo a coronamentodella presidenzaportoghese, e anche moltimembri di questo Parlamentohanno certamente svolto una parte importante.

Una delle funzionidel Trattato di Lisbonaè quella di rafforzarela politica estera e di sicurezzacomunedell’UEe di creare una base istituzionaleper essa. Un trattato, tuttavia, può solo creare le giuste condizioni, a cui poi è necessario si aggiungano anche la volontà e l’energia percondurre una politica estera e di sicurezza comune.

E’ corretto sostenere, come detto da alcuni oratori, che in questa particolarecongiuntura, mentre si sta firmando il trattato, il Kosovo rappresenterà una prova della volontà degli Statimembridi condurre una politica estera e di sicurezza comune. Qualunque cosa si decidain riferimento al Kosovo porrà problemi nella regione.

Non esiste una terza opzione, a differenza di quanto suggeriva l’onorevole Cohn-Bendit, perché questa terza opzione, ossia l’investimento di una quantità notevole di fondie iniziativein quella regione, è già stata praticata per un certo tempo. C’è solo l’opzione dell’indipendenza del Kosovo, che avrà la conseguenza di suscitareuna serie di probleminella regione, ovvero quella di decidere di non riconoscere un Kosovo indipendente, che a sua volta susciterebbe una serie diprobleminella regione.

A mio parere, risulta abbastanza chiaro che dobbiamo attenerci al principioper cui ogni iniziativa da prendere nelle prossime settimane e nei prossimi mesidovrà proveniredall’interno della regioneed essere intrapresa insieme all’Unione europea. Questo, tuttavia, può avvenire solo se l’Unione europeaadotta una posizione comunesulla questione.

Sulla base della mia personale esperienza(elavoro in quella regioneper conto del Parlamento europeo ormai da dieci anni)vedo una sola opzione praticabile, quella di andare, nell’immediato futuro, versoun’indipendenza limitata, ristrettae controllata. Credo fermamente, tuttavia, che sarebbe assolutamenteintollerabilee inaccettabilese il Kosovo proclamasse unilateralmentel’indipendenzae noi in sostanza vi acconsentissimo passivamente. Anche molti politicikosovaridicono che questo processopuò essere realizzato congiuntamente: l’ho visto io personalmente in occasione delle ultime elezionilà. E lo stesso processopuò dare buoni risultatise l’Unione europeasceglie un approccio congiunto.

Nei giorniconclusivi di questa Presidenza, mi permetto anche di chiedere alConsigliodi garantire che vi sia una linea comune europea, che la responsabilitàcomune per quella regionesia esercitatada tutte le partie che a ogni iniziativa che verrà presanelle prossime settimane e nei prossimi mesisi accompagniuna presenza UEnel Kosovo: questa è la principale condizione da porre. Il fattore decisivonon sarà il riconoscimentodell’indipendenzadel Kosovo ma una forte manifestazionedella politica di sicurezza UEnel Kosovo, e il Presidenteportoghese delConsiglio deve fare la sua partenel concretizzare tutto questo.

(Applausi)

 
  
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  Sophia in 't Veld (ALDE).- (NL)SignorPresidente, finalmente il nuovotrattato sta per essere firmatodopo anni di stallo, ma i suoi firmataridevono anche infineagire in qualità di responsabili, di veri leader dell’Europa. E’ ormai tempo che smettano di limitarsi a magnificaresulla scena nazionalequello che sono riusciti a conseguiree comincino a fare propagandaattiva per sostenere iltrattatoe premere per la sua ratifica, in modo che possa entrare in vigore il 1° gennaio2009.

Il cambiamento maggioreriguarda la cooperazione giudiziaria e di polizia. Dobbiamo chiarire, e farlo rapidamente, come gestiremoi problemi principali nel 2008, durante il periodo di transizione. Fino a che punto il Consiglio segue i suggerimentidel Commissario Frattinidi applicare già ora le nuove procedure, anticipando le nuoveregole?

Anche la Carta dei diritti fondamentalisarà ufficialmente adottata oggi, ed è vergognosoche gli Stati membril’abbiano indebolitaseparandola dal trattatoe soprattutto approvando due clausole di esenzione.Essi dovranno ora dimostrare concretamenteche intendono davvero impegnarsi per i diritti umani enon solo celebrarli a parole.

Da ultimo, signorPresidente, l’Unione europeasta per diventare un po’ più democraticae un po’ più efficiente.Una democrazia matura, però,non deve solo essere forte, deve anche esaminare attentamentel’esercizio dei poteri, e deve essere responsabile. E’ il momento della democrazia, il momento di mostrare senso di responsabilità(anche nella lotta al terrorismo), per cui chiediamo, per favore,di ricevere una spiegazione dal Consigliosulruolo che ha svoltol’Europanelle attività illegali dellaCIA.

 
  
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  Mirosław Mariusz Piotrowski (UEN).- (PL)Signor Presidente, la storia tende a ripetersi. Tre anni fa veniva firmato il Trattato che istituiva unaCostituzioneper l’Europa. I dirigenti degli Stati membri dell’UEerano molto contentie sicuri che l’attosarebbe entrato in vigore, ma due paesihanno espresso una ferma opposizione tramite referendum.

Ora i capi di governostannofirmando un testo quasiidenticoe fanno affidamento sulla loro capacità di evitarereferendumquesta volta, sottovalutando palesementequesto strumentofondamentale di democrazia. L’arco di tempodesignato pubblicamente come periododi riflessioneè trascorso invano; invece di essere consacrato alle consultazioni, al dialogo socialee alla discussione, è stato usato per escogitare meccanismidi manipolazione.

Si deve sottolineare che il cosiddetto Trattato sulla riforma istituzionaleè un documento di enorme importanza, dal momento che di fatto comporta restrizionialla sovranitàdegli Stati membri. Esso trasferisce alle istituzioni UE,che non sono sottoposte a un reale controllo democratico, molte delle prerogative finora riservate agli Stati nazionali. Sono convinto che se ai popoli europei fosse concesso di esprimersi, il trattato che sarà firmato domani seguirebbe la sorte del suo predecessore.

 
  
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  Mikel Irujo Amezaga (Verts/ALE).- (ES) Signor Presidente, alcuni mesi fa ho telefonatoal difensore civico del mio paesee mentre attendevo al telefono come sottofondo era stata messa“Let It Be“, scelta che non lasciava molto spazio all’ottimismo in riferimento alla denunciadi cui l’ufficio si stava occupando, il che si è poi dimostrato fondato.

Questa è la sensazione che provano quellidi noiche continuano a non vederel’Unione europea fare alcunchéper incorporare la questione regionaleo le nazioni prive di Statonella sua struttura istituzionale e nelle sue politiche. Purtroppo,ogni volta siamo sempre di più a credere che questo momento non arriverà mai, e in effetti non ci vengono date molte alternative.

Per quanto riguarda il Kosovo, qui si sente parlare dei problemi,però non ho sentito nessuno formulare la domanda cheper me è la più importante, ossia: cosa vogliono i kosovari?

Riguardo alla strategia di Lisbona, pensiamo che si pecchi di eccessivoautocompiacimento, il quale si deve, in largaparte, al fatto che gli indicatoriper valutare questa strategiasi basano soprattutto sulla crescita delPIL. Quando avremo indicatorirelativi ai progressi in campo socialee ambientalein modo da poter realmente valutarei risultati di Lisbona?

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL).- (PT)Assistiamo a una ripetizione ulterioredegli orientamenti fondamentalidella politica neo-liberaleche è stata perseguita durante la Presidenza portoghese. Domani, la firma del Trattato di Lisbona, che riprende le linee essenzialidella cosiddetta“costituzione europea”, riflette indubbiamente la questione più graverappresentata da un salto qualitativonel processo di questa integrazione neo-liberalecheaggrava sempre di piùi problemi e le disuguaglianze sociali.

Invece di rispostedestinate a migliorare le condizioni di lavoro, si fa affidamento sulla flessicurezzaper rendere il lavoro ancora più precario. Invece di risposte destinate a migliorare le condizioni di vitae affrontare il problemadella povertàche affligge più di 80 milioni dipersone, si presentauna versione anche più neo-liberaledella strategia di Lisbonadestinata a intensificare la liberalizzazionee la privatizzazione dei servizi pubblici. Pertanto, come avvenuto il 18 ottobrecon la manifestazione di Lisbona, i lavoratori e il popolocontinueranno la loro lotta anche contro questotrattatoe queste politichee perché si tengano obbligatoriamente referendum vincolantisul trattato al termine di dibattiticondotti secondo un corretto pluralismo.

 
  
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  Frank Vanhecke (NI).- (NL)SignorPresidente, quandoil Venezuela recentemente ha votatoin unreferendum, respingendo, con una maggioranza molto ristretta, le proposte di Chavezper un cambiamento radicaledella costituzione, il potenzialedittatoredel Venezuela si è inchinato alla volontà del popolo, come dovrebbe fare qualsiasi governantein un paese piùo meno libero. Penso che in Europapossiamo imparare molto da questo esempio.

Vediamo che una“costituzione europea”, democraticamente respinta in due Stati membrida una vasta maggioranza dell’elettorato, ci viene propinata di nuovo. Pressoché inalterata, eccetto alcuni cambiamenti di facciata. Non c’è spazioper alcun reale dibattito ulterioree meno che mai per unreferendumnei paesidove presumibilmentel’atto verrebbe criticato o respinto. La Costituzione europea…chiedo scusa, il Trattato sulla riforma istituzionalesarà firmato a Lisbonain pompa magna e fra mille cerimonie, dopodichésarà fatto circolare fra i parlamentiche lo approveranno a velocità scandalosa. L’Europaè una finta democrazia.

E il modo in cui gli eurocratitrattano la voce del popolosi è palesato ancora,molto recentemente, in quello che ilCommissario Rehn ci ha dettosulla possibilitàdell’adesione dellaTurchia: sono agli atti le sue parole secondo cuiaccordi nazionali o specificiimpegni elettoralinon devono ostacolare questa possibilità. Ai mandarini europeinon importa un tubodelle promesse elettoralifatte agli elettoricirca l’ingresso della Turchia. Allo stato attuale c’è ancora democraziain Venezuela, ma purtroppo ce n’è molta meno in Europa.

 
  
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  Giles Chichester (PPE-DE).- Signor Presidente, ci sonoalcune questioni importantinell’ordine del giornodel prossimo Consiglio europeo. Mi aspetto di sentir parlare di aumentare la competitivitàdell’Europa, di avanzare versogli ambiziosi obiettividell’Europain materia di lotta al cambiamento climaticoe dell’impegno dell’Europaper lavorare con i paesi in sviluppoper alleviare la povertà. Tuttavia, questa settimanal’accento sarà inevitabilmenteposto sulla firmadel Trattato sulla riforma istituzionale a Lisbona.

Come noi conservatoribritanniciabbiamo coerentemente sostenuto, non c’era un reale bisogno di questotrattato di vasta portata. Solo questa settimana, una delle principali accademicheeuropeeha pubblicato una relazionesugli effettidell’allargamento dell’UE, esponendo chiaramentequello che noi dicevamo da qualche tempo, ossia che l’UEfunzionava perfettamente anche senza questo Trattato sulla riforma istituzionale. Lei dichiara, per citare le sue parole, “L’esperienza concreta a partiredal maggio 2004 suggerisce che i processi istituzionalie il funzionamento concreto dell’UEhanno resistito piuttosto beneall’impatto dell’allargamento”.

Questo è importante,se si tiene presentequello che è stato detto a tutti noi, e cioèche l’UEnon avrebbe potuto gestire l’allargamentosenza un sovvertimento delle sue struttureo addirittura un’impasse istituzionale. Tutto questo rafforzala nostra opinioneche questo trattatoappartiene sostanzialmente alla sfera del simbolismo politicopiuttosto che a quella di una valutazione obiettivadi quello di cui l’Europaha bisogno.

Oltre a essere perplessi circa la ratiodi questo trattato, abbiamo formulato anche diverse critichedel processoche ci ha portatoa questo punto. Semplicemente non sono credibili le pretese secondo cui questo trattato non sarebbe in buona sostanza identicoalla Costituzione europea che è stata così decisamente bocciata quando è stata sottoposta a consultazione popolarein Franciae nei Paesi Bassi. Unico fra i suoi omologhi, il Primo Ministro britannico continuaa perpetuarequestomitoper cui il trattato e la Costituzionesarebbero due cose differenti. Il popolo britannico non gli credee la sua grande maggioranzaha più volte espresso la propria opinione in favore di unreferendum. Il premier Brown ha ignoratole loro richiestee questo ha contribuito molto a danneggiareil suo governoe più in generalel’Unioneeuropea.

 
  
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  Robert Goebbels (PSE) . – (FR) SignorPresidente, signor Presidente in carica, signor Presidentedella Commissione, nel 1981 l’1 per centodella popolazioneeuropea possedeval’8 per centodella ricchezza complessiva. Venticinque anni più tardi, l’1 per cento più ricco detiene il 17 per centodel reddito totalenell’Unione europea. Intanto, una personasu sei, perun totale di 74 milionidi europei,vive al di sotto della soglia di povertàcome definitanei singoli Statimembri.

In assenza di trasferimenti sociali, circa 185 milionidi europei, ossia quasi il 4 per centodella popolazione,scivolerebbe nella povertà. Da questo si evince la necessitàdi una politica socialeattiva, di una politica di ridistribuzione della ricchezza. Tuttavia, nel settore sociale l’impegno dell’Unione è particolarmente esiguo. La visionedi un’Europa più sensibile alle questioni sociali nel XXI secolo, che la Commissioneha appena tracciato, è perfetta dal punto di vista concettualema priva di corrispettivo in iniziative legislative concrete.

Il Presidente della Commissione Barroso ci ha appena dettoche la strategia di Lisbonasta dando i suoi frutti. Ha ragione. Tuttavia, al tempo stesso, la tendenza al miglioramento dell’economia europea è minacciatadel volto più infido dellaglobalizzazione, ossia la mancanza di frontiere nei mercati finanziari. La cosiddetta crisidei subprimeha avuto la sua originenel consumismo smodatonegli Stati Uniti. La finanza globalesi è entusiasmataper questi “strumenti speciali”finanziati con ipoteche scadute, e il fior fiore del settore bancario, assicurativo e pensionisticoci ha offerto un nuovo esempio di trionfo dell’avidità sull’intelligenza.

Il settore finanziario, in ogni caso, non rischia nulla: è “troppo grande per fallire”. Le banche centralinazionalie i contribuentigarantiranno un atterraggio sicuro a questi paracadutisti d’oro, ma ciò avverrà a un prezzo non da poco. L’economiain Europaha già rallentato. La recessioneminaccia gli Stati Uniti; il dollarosta sprofondando e i prezzi dellematerie prime, ivi compresi gli alimenti essenziali, salgono vertiginosamente. La stretta creditiziasta già affliggendo le piccole e medie impresee i potenziali acquirenti di case.

Leggendo il progetto di conclusionedel Consiglio di Lisbona, non vedo alcun accenno di uncambiamento di rotta da parte dell’Europa, e me ne rincresce sentitamente.

 
  
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  Marco Cappato (ALDE).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, inizierei dalla piccola vittoria, apparentemente piccola, ottenuta dal presidente francese Sarkozy dell’eliminazione della parola adesione dai negoziati in corso con la Turchia.

Non cambia nulla naturalmente, i negoziati vanno avanti, però poi Sarkozy, che oggi sicuramente è il più forte e il più politico, anche in questo Parlamento nel discorso che ha fatto qui, dei capi di Stato europei, ci viene a parlare dei confini dell’Europa e dell’Unione mediterranea e si risponde con una qualche ironia “mah, non sa cosa vuole, non si capisce, cos’è questa Unione mediterranea, non si sa dove vuole andare”.

Io credo che si capisca molto bene dove voglia andare e riguarda i confini dell’Europa: l’Unione mediterranea è la strategia dell’Europa delle nazioni. Ed effettivamente se la logica fosse soltanto quella del rapporto fra le nazioni, un’Unione mediterranea potrebbe avere un senso per regolare i problemi dell’economia, del commercio, dell’ambiente. Non ha senso invece, o è necessario costruire un’alternativa, se noi vogliamo altro, se noi vogliamo l’Europa del diritto, dei diritti individuali innanzitutto, Europa dei cittadini prima ancora che Europa degli Stati.

Questa è l’alternativa che i capi di Stato, la Commissione, l’Unione europea ha da porre alla strategia francese di Sarkozy dell’Europa delle nazioni. Noi dobbiamo sapere se vogliamo che questa Carta dei diritti fondamentali, un domani, in prospettiva, sia anche Carta dei diritti dei cittadini turchi, Carta dei diritti dei cittadini marocchini, Carta dei diritti dei cittadini israeliani e palestinesi; questa è la prospettiva che dobbiamo decidere se dare o non dare alla nostra Europa, se no è l’Europa delle nazioni e degli Stati che prevarrà.

E per concludere, c’è qui chi ha la maglietta “referendum sull’Europa”: referendum europeo sì, referendum nazionali no, perché sono i referendum che uniscono i populismi, gli estremismi, i nazionalismi e i comunismi della nostra Europa.

 
  
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  Mario Borghezio (UEN).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, per fortuna in Europa ci sono ancora i patrioti e noi ovviamente chiederemo il referendum nazionale. Continuiamo a chiederli, perché crediamo nell’Europa dei popoli, non nell’Europa dell’alta finanza che sostiene e finanzia, appunto, tutta quella politica tecnocratica, tutto quel modo di gestire l’ambaradan delle istituzioni europee.

Il volto che esce dal restyling del vostro trattato è appunto quello, la conferma di un’istituzione dominata da una tecno-burocrazia che risponde solo a se stessa, che alimenta solo se stessa. Che cosa ne è in questa nuova versione, per esempio, della forte domanda di difesa del modello sociale europeo, che è venuta dai referendum popolari, che risposta avete dato?

Sui confini, nessuna risposta e si continua a blaterare genericamente di allargamento, senza porsi il problema geopolitico dei confini dell’Europa, che è secondo noi il punto fondamentale. Non si costruisce un edificio come l’Europa che ha le sue radici storiche nel diritto pubblico del Sacro romano impero, avendo come orizzonte spirituale la valutazione dell’euro rispetto al dollaro. Sono altri i punti di riferimento e per noi soprattutto le radici cristiane.

Non risolvete i problemi nodali dell’Europa con i vostri sotterfugi giuridici o lasciandovi guidare dalle sentenze della Corte di giustizia europea. Non si governano gli Stati in questo modo, non si governa il futuro, la storia dell’Europa in questo modo. Viva l’Europa dei popoli, l’Europa delle radici cristiane!

 
  
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  Miguel Portas (GUE/NGL).- (PT)Domani i PrimiMinistri e i capi di Stato firmeranno a Lisbonail trattato eponimo, e dopodomani faranno appelli per la sua ratifica. La differenza non sta nel testo, che riproduce laCostituzione respinta da francesi e olandesi, bensì nel metodo. Adesso chiedono ratifiche rapidesenza referendum. Alcuni giorni fa, il Primo Ministro Zapatero ha espressoin questa stessa Aulail suo desideriodi vedere, lo stesso giorno, i cittadinidei vari Stati membripronunciarsi sul trattatoche determinerà il nostro comune futuro.

Al vertice di venerdì, i governiavranno l’opportunitàdi fugare il sospettoche pesa su ciascuno di loro, quello secondo cui essi vorrebbero che il nuovo trattatofosse approvatoalle spalle della gente. Prendete a due mani il suggerimentodi Zapatero e fate di quel giorno una data storica. Oggi, il Trattato di Lisbonaè solo vostro e non sarà mai anche il trattato degli europeifinché la suasopravvivenza dipenderà dalnon indire referendum. Abbiate il coraggiodi riconoscere il bisogno di democrazia, perché la stessa Europa dipende da esso!

 
  
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  Jana Bobošíková (NI).- (CS) Onorevoli colleghi, spesso discutiamo di come riavvicinare l’UEai cittadinie renderla più democraticasenza prendere misure per questo. Domani i capi di Statoe di governofirmeranno il Trattato sulla riforma istituzionalee hanno già annunciato in anticipo la loro volontà che non siano indetti referendum. E’ tristenotare che questo Parlamentoabbia a maggioranza applauditol’annuncio, che ha rappresentatouna delle espressionipiù marcate di arroganzae di disinteresseper le opinioni dei cittadini. Ho l’impressioneche i politici o siano troppo pigri per spiegare il nuovo trattatoo(peggio ancora)abbiano paura dei cittadini. I politici non vogliono dover spiegarecome il nuovo trattatocambierà il ruolo svolto dagli Stati membri nel processo decisionale interno all’UE. I politici non vogliono dover spiegareai cittadiniche non ci sarà il “loro”Commissario in seno alla Commissione. Non vogliono dovergiustificare il fattoche le decisioni su questionicome l’immigrazione, l’energiae i trasportinon sarannoprese internamente ai singoli Stati ma aBruxelles. Onorevoli colleghi, se non convinciamo i nostri cittadinisulle regole che determineranno il nuovo assetto dell’UE, se non spieghiamo loro, da un lato, i vantaggi dell’integrazionee, dall’altro, le questioni legate alla perdita di sovranità nazionale, che iltrattatochiaramente sottintende in alcuni settori, la distanza frala classe dirigente politicae i cittadini continuerà a crescere sempre di più. Per questo motivo ritengo che ireferendumcostituiscano un aspetto cruciale del processo di ratifica del trattato.

 
  
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  Jacek Saryusz-Wolski (PPE-DE).- Signor Presidente, ilTrattato di Lisbonaavrà un impattosignificativosulla politica estera dell’Unione europeanel prossimo futuro.

Le nostre discussioni in seno allacommissione per gli affari esteri in quest’Aulami permettonodi esprimere un’opinione molto positivasul nuovo trattato,per diverse ragioni. Un unico quadroistituzionalemigliora enormemente la coerenzadell’azione esterna dell’UE: il nuovo trattatosegna un importante passo avanti se paragonato agli accordi preesistenti e fornisce un espresso fondamento giuridicoper la politica di vicinato, stabilisce un’unica personalità giuridicaper l’Unionenelsuo complesso e obbligagli Statimembri a consultarsi a vicenda e mostrare solidarietà reciproca.

Riguardo all’aspetto istituzionale, notevoli miglioramenti sono apportati aumentando i poteriattribuiti a chi detiene il doppio incarico di Alto rappresentante dell’Unione per la politica esterae di sicurezzacomune e, allo stesso tempo, Vicepresidentedella Commissione europeanonché istituendoilservizio europeo per l’azione esterna.

Cosa ancora più importante, il nuovo trattatoaumenta i poteri del Parlamento in materia di bilancio relativamente alle spese per la politica estera UE, mettendo il Parlamento europeosullo stesso piano del Consiglio.

Inoltre, sono create anche nuove basi giuridicheper gli strumenti e le politicheinerentialla politica estera e di sicurezza comune (PESC), ad esempio le sanzionicontro entità non statali, la politica spazialee la sicurezza energetica, la lotta al cambiamento climatico, la prevenzionedel terrorismo internazionalee la protezione dei dati personali.

In effetti, le principali innovazionisi riferiscono alla politica europea di sicurezza e di difesa (PESD), dal momento che il Trattato di Lisbonaprevede in particolareuna cooperazione strutturale permanentenel settore delladifesafra quegli Stati membri che hanno un’appropriataforza militare.

Dal nostro punto di vista, tuttavia, il nuovo trattatopatisce anchequalche insufficienza: il Parlamento europeodovrebbe essere consultatosulla nominadel nuovo Alto rappresentantee Vicepresidentedella Commissione, e non solo per la prima personaad assumerel’incarico il 1°gennaio 2009, ma ancheper la successiva nomina temporanea e, ovviamente, al momento di nominare l’intera Commissione, ivi compreso il suo Vicepresidenteper gli affari esteri.

Permettetemi altresì di sottolineare la necessità per il nuovo, neoeletto, Alto rappresentantee Vicepresidentedi consultareeffettivamente il Parlamentoex antesugli aspetti principalidelle scelte fondamentalidiPESC e PESD.

Per riassumere: il Trattato di Lisbonacostituisce una pietra miliarenello sviluppo istituzionaledell’Unione europeanel settore degli affari esterie, in qualità di presidentedella commissione per gli affari esteri, desidero salutare con grande favore la sua firma imminente.

 
  
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  Genowefa Grabowska (PSE).- (PL)Signor Presidente, tre anni dopo la fine della seconda guerra mondialel’organizzazione delle Nazioni Uniteha varato la Dichiarazione universale dei dirittidell’uomo, che rimane il testo di riferimentoin questo campo. Quasi 60 anni più tardil’Unione europeaha codificato i diritti umaninella sua Carta dei diritti fondamentali, un documentoche risponde alle esigenze e alle aspettativedegli europeialla soglia del XXIsecolo.

Allora perchédue Stati, Poloniae Regno Unito(tanto impegnati per la codificazione dei diritti umania livello internazionale)rifiutano la Carta? Perché non desiderano concederla ai propri cittadini? La mia delusione in quanto polacca è tanto più grande in quantosia la Polonia sia il Regno Unito avevano in precedenza accettato laCarta. I loro Primi Ministri e ministri degliAffari esteril’hanno firmata quando costituiva la seconda partedel Trattato costituzionale a Romail 29 ottobre 2004. Le loro firmenon solo li impegnavano nei confronti dei loro omologhi europei, ma rappresentavano anche un segnaleai cittadinidei loro stessi Statie una promessa di attenersi alla Carta.

Il contenuto della Cartanon è cambiato dopo il 2004. Quello che è cambiatoè l’atteggiamento dellaPolonia e del Regno Unito. La mia domanda è: perché i successoridi Tony Blair e Marek Belka stanno rifiutando la Cartae privando i loro concittadinidei benefici che essa comporta? Desidero altresì chiedereal presidente del Consiglio d’Europadi chiedere agli attualiPrimi Ministridi Poloniae Regno Unitoperché non facciano onore alle firmedei loro predecessori. In politica esterail principio della continuitàè fondamentale, e noi cittadini(mi riferisco ai polacchi)abbiamo bisogno dei diritti sanciti dallaCarta.

 
  
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  Alexander Lambsdorff (ALDE).- (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, qui sono state dette molte cose sulla sostanza del trattato. Noi liberali tedeschiabbiamo sempre attribuito un’importanza vitalea determinati punti chiave. In primo luogo, il compromesso istituzionale doveva essere mantenuto. In secondo luogo, volevamo un ministro degli EsteriUE, non unorpello ma un autentico portavocedell’Unione europea. Siamo interamente d’accordo con quello che Jacek Saryusz-Wolski ha dettopochi momentifariguardo ai miglioramenti istituzionali. Crediamo ancora, tuttavia, che la politica estera e di sicurezzacomune continuerà nel futuro, per quanto si può prevedere,a dipendere dalla volontà politicadegli Stati membri per reggersi in piedi, il che è deplorabile. Il terzo puntoal quale attribuivamo particolare importanza eracostituito da una ferma protezionedei diritti fondamentali, e per questa ragioneattendiamo con trepidazionela proclamazione della Carta.

Nel complesso, si deve direche il Trattato di Lisbonarappresenta un successoper la collaborazionetedesco – portoghese, per il quale entrambe le Presidenze meritano le nostre congratulazioni.

Vi è tuttavia una macchia che rischia di sciupare tutto, ossia la mancanzadi progressinel riavvicinare il processo decisionale alla gente. La decisione delConsiglio di non presentareun testo consolidatoè un esempio di quella che in tedesco chiameremmoRealsatire, ossia una situazione reale che è più assurdadi qualsiasi cosa che uno scrittore satirico avrebbe potuto immaginare. Comunque, questa decisionesarà presto superata dagli eventi. Sono sicuro che il pubblicoe i parlamentiriceveranno copiedel testo consolidatoper sée si documenteranno sui contenuti effettivi del trattato.

Dobbiamo ora entrare in unafase in cui l’Unione europearitornida un beato immobilismo istituzionale all’adozione di una visione globale. Dobbiamo ottemperare alle nostre responsabilità in economiainternazionale. Lo stato generaledell’economia mondialesuscita il timoredi una crescita ancora più lentae di una riduzione dell’occupazione in Europa. In molti Stati membri, compreso il mio, osservo un ritorno all’autocompiacimentoe un indebolimentodella volontà di varare riforme. Questo deve cambiare.

Come secondo punto,ritengo che dobbiamosvolgere la nostra parte nella politica internazionalecon responsabilità. I cittadini vogliono che l’Unione europeadetenga un forte ruolo a livello globale; la responsabilità di aggiudicarselo è nostra.

 
  
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  Bogdan Pęk (UEN).- (PL)Signor Presidente, l’Europanon è riducibile a un accordo fra classi dirigentio alle istituzioni europee. L’Europaè anzitutto una questione di fiducia.

Ieri, tuttavia, Udo Voigt, il segretario del partito nazionale democraticotedesco, ha dichiarato sull’emittente pubblicatedesca che la Poloniadeve immediatamenterestituire la Slesia, nonché la Pomerania, Danzica, Breslavia e altre città,alla Germania. Allo stesso tempo, ha messo in dubbio le cifre riguardantiil numero di vittime della Shoah (l’olocausto).

Mi chiedo oggi, nel momento in cuilo spiritodell’Europaaleggia sulla superficie delle acque e su questo Parlamento, perché l’onorevole Schulz abbia perso la sua sensibilitàrivoluzionaria. Perché il governo tedesconon si è energicamente dissociato? Questo è il tipo dicose che porta al Terzo Reich.

Chiediamo una netta censura e la messa al bandodel partito fascista in questione, che sta compiendo qualcosache può infliggere il più grave colpo all’Europa: sta distruggendo la fiducia fra nazioni europeeche si stannoimpegnando per il bene comune. La Germania, in quanto Stato europeod’importanza primaria, dovrebbe essere particolarmente sensibilea questo tipo di attivitàe agire immediatamenteper il bene delle Comunità europee.

 
  
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  Alain Lamassoure (PPE-DE) . – (FR) Signor Presidente, anche io vorrei congratularmicon la Presidenza portoghese. La firma del Trattato di Lisbonae il vertice UE – Africa diventeranno pietre miliari della storia europea. Tuttavia, non possiamo permettere a questi successi eccezionalidi essere rovinati da quello che succederà dopo, e al riguardo devo menzionare due preoccupazioni.

Il primo riguarda la ratifica del futuro trattato. L’abbandono del progetto dicostituzionee la sua sostituzionecon un trattato ordinariosignificano che più niente può impedire una ratifica parlamentare in ogni Stato membro, eccettuata l’Irlanda. Si tratta di un elemento essenzialedell’accordo politicoconcluso in occasione dei Consigli europei di giugno e ottobre. Se, da allora, uno qualunque dei governi ha cambiato opinione, il minimo che dovrebbe fare per correttezza verso le altre parti sarebbe informarleprima della firma del Trattato e non dopo. Signor Presidente del Consiglio, sono fiducioso che la Presidenzaportoghesegarantirà il rispetto di questo principio basilare di lealtà.

La mia secondapreoccupazione (che ègià stata menzionata da molti miei colleghi)si riferisce alla situazione nei Balcani occidentali. Ormai da otto anni a questa parte sappiamoche l’indipendenzadel Kosovo è inevitabile. E tuttavia oggi, nonostante gli sforzi considerevolidi Javier Solana e della Commissione, noi siamo tantospiazzati dalla situazionequanto lo eravamo otto anni fa.

Abbiamo detto piùvolte che la regione balcanicaoccidentale è destinata a entrare nell’Unione. Noi sosteniamodi stare avviando una politica estera comune, ma le Presidenzedell’Unione si sono avvicendatelimitandosi a passarela patata bollentea quelle successive. Le cose sono cambiate rispetto al 1991: in mezzo ci sono sedici anni e 300 000 morti. Per questo, i paesi dell’UEdevono mostrare di aver compreso di aver imparato le lezioni che si possono trarre da quel passatodoloroso. Il futuro dei Balcaninon si decideràa Washington o a Mosca, e neppure a New York: si deciderà qui in Europa, fra i popolidirettamente interessati e i loro vicini, amicie partner.

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE-DE).- Signor Presidente, parlerò anzitutto del Kosovo. Nei Balcanie nel Caucaso, siamo di fronte a unconflittofra i valorieuropei e le tendenze nazionalistiche, fra l’integrazione europeae i movimenti e le idee che sonosostenute dalla Russia. Se, in futuro, ci volteremo indietro, sono piuttosto sicuroche non ci pentiremo maidegli sforziche possiamofare oggiper sostenerel’integrazione europeacon tutti i vari mezzi che abbiamo, ma potremmo invece, molto probabilmente, rimpiangere gli sforzi che non abbiamo fatto. Penso sia importantediscutere di questo in occasione delConsiglio europeo alla fine di questa settimana.

Vorrei, in secondo luogo, parlare della globalizzazione. Penso che sia importantericordareche è la globalizzazioneche ha reso l’Europauna delle economie di punta a livello mondialee che la globalizzazioneè necessariase vogliamo esserel’economiadella conoscenza di punta a livello mondiale, perché non saremo maileader mondiali se siamo solo i migliori in Europa. Non potremo mai raggiungere risultati attraverso misure protezionistiche: a lungo terminequesto comprometterebbe le opportunità di conseguire occupazione e prosperità, senza darci quelle di essere un’economia di punta a livello mondialee difendere al tempo stesso i valori europei.

Queste considerazioni portanoa concludere nel senso dell’importanzaper il Consiglioeuropeodi concentrarsi su tutti gli sforzi necessariper arrivare a una normativa in materia di energia, di telecomunicazioni, di mercato interno, di commercio e di concorrenza. La libera concorrenza non è una lottafra diverse personalitào identità; è un’opportunità cui tutti possono parteciparee che può far avanzare l’Europa. Questa è la strada che dovremmo prendere, e questa è la migliore manieradi usare il trattato perrispondere alle sfide globali. Questa settimana ci è stata data una simile occasionee dovremmo sfruttarla.

 
  
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  Enrique Barón Crespo (PSE).- (ES)Signor Presidente, signor Presidentedel Consiglio, signor Vicepresidentedella Commissione, onorevoli colleghi, mi sembra giusto cominciarericonoscendo pubblicamenteil lavoro compiuto dalla Presidenzaportoghesein un giornomolto importanteper il Parlamento europeo, come esemplificatodalfrontespizio del podio della Presidenzae che raffigurala proclamazione solennedellaCarta dei diritti fondamentali.

La Presidenza portogheseha ricevuto (e lo dico in qualitàdi rappresentante del Parlamento europeoalla conferenza intergovernativa)una bozza in cuila Carta dei diritti fondamentaliera semplicemente la dichiarazione n. 11. Credo che sia giusto anche dire (e il Presidente del Consigliome lo ha detto personalmenteall’inizio) che è praticamente impossibile cambiare quello status, e ritengo che nel lavorodella conferenza intergovernativasiamo riusciti insiemea garantire che la Carta dei diritti fondamentalicostituisca un atto giuridicamente vincolante. Gli Statimembrinon hanno volutoinserirlo nel trattato, ma è unaCarta e ha valore costituzionale.

Credo che si debbano ricordare gli sforzi compiuti da moltiuomini e donnenel corso degli anninel Parlamento europeoper arrivare a questa Carta. Penso che dobbiamo ricordarela donnache incarnala tragediadell’Europa nel XX secolo e la forza di superarla, Simone Weil, per non citare uomini come Altiero Spinelli, Fernand Herman e molti altri che hanno lavorato per molti anniaffinché potessimo, finalmente, avere una dichiarazione di dirittiche fosse espressione della nostra identità.

Signor Presidente, ritengo anche che sia tempo, in un Parlamentoche legifera indiscriminatamentesu mucche, capre, cetriolie finanza, di parlare una buona voltadelle persone, degli uomini e delle donne qualunque. Trovo deplorevole checi siano ancora oggi alcuni Statiche limitano i dirittidei loro cittadini in quanto cittadini europei.

Infine, signor Presidente, vorrei aggiungere un’altra osservazione importante, quella per cui laCarta eil Trattato di Lisbonarafforzanol’Unionecome democrazia sovranazionaledi Statie cittadini, e questa è la prima risposta da darenell’era della globalizzazione in campo politico. Lo stiamo facendo a livello regionale, ma credo che siaun esempioche dobbiamo seguireper il nostro futuro e per quello dell’umanità nel suo insieme.

 
  
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  Othmar Karas (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo preparandoil vertice, da cui non mi aspetto scaturiscano sorprese. Mi aspetto, tuttavia, che il vertice spalanchi le porte sul futuroe chiarifichi la posizione dell’Unione europeasu molte questioni.

La prima porta che dovrà essereaperta è quella della ratificadelTrattato di Lisbona. Ci aspettiamo che la ratificavenga effettuata rapidamente in tutti gli Statimembri e ilrisultatodelle elezioni del 2009 per ilParlamento europeosia tenuto in debito contoin sede di assegnazione di cariche previste dal nuovo trattato. Mi aspetto anche, tuttavia, che aprire la strada alla ratificavoglia anche dire che ilConsiglio e la Commissionecomincino finalmentea comunicare e fornire informazionisul contenuto del trattato negli Stati membri.

Non restate in silenziosui motivi per cuisosteniamo il trattato: lo approviamoperché rafforza i nostri cittadini, i nostri parlamenti, la democrazia e l’Unione europea.

La secondaporta che andremo ad aprire è quella verso la libertà. Ci sarà una discussione su Schengen. Siamo lieti che sempre più Stati membri ora soddisfino i criteridi Schengen, perché questo significapiù libertà all’interno dell’Unione europeae maggiore libertàper i suoi cittadini.

E sarà aperta, spero,una terza porta, per mettere l’Unione europeain grado di assumersipiù responsabilitàa livello globale. Permettetemi quindi di dire chiaramenteche i marginiper una soluzione negoziataalla questione del Kosovo non ci sono piùe che l’Unione europea deve assumere una responsabilità congiunta su quel territorio. Ci sembra, in maniera inequivocabile,che il futurodel Kosovo e della Serbia sia nell’Unione europea e chedobbiamo fare ogni sforzoper garantire che il desiderio dei popoli di essere liberi e di vivere insieme in pacesia soddisfatto.

L’ultimo punto che vorrei sollevareriguarda la porta verso la ricerca e la tecnologia. Che si applichi la decisione su Galileo, che ha potuto essere presasolo perchél’Unione europease ne è accollata il carico finanziario.

 
  
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  Manuel António dos Santos (PSE).- (PT)Signor Presidente, signor Presidentedel Consiglio, la Presidenza portogheselascia un’ereditàmolto stimolantema anche gravida di responsabilità. E’ questa eredità politicache il vertice di questa settimanadovrà consolidare e sviluppare. La firma del Trattato di Lisbona, che avverrà domani, la ratifica solennedella Carta deidiritti fondamentalida parte delle tre istituzionidell’Unione europea, la creazione di una collaborazione strategicacol Brasilesenza recare pregiudizio alle relazioni speciali dell’Unione europeacol Mercosur, il rilancio dei vertici strategiciperiodici col continenteafricano, e da ultimo l’impulso dato alla strategia di Lisbonae ad altre questioni d’importanza decisivaper il futurodell’Europa: questi sono successi notevolima saranno utilisolo se genererannole politichee faranno raggiungerei risultatiessenziali per rendere l’Europa piùforte, più coesa, più unitae più determinanteper la stabilità mondiale.

E’ questa, in buona sostanza, la responsabilitàche gli Stati membri, il Consiglio europeo, la Commissione, ma anche il Parlamentoereditano dalla Presidenza portoghese. Questo, però, è anche l’incentivoche permetterà a noi tutti di emergeredalla crisiistituzionaleche ha imbrigliatol’Europae arrestato il processodella sua integrazionenegli ultimi due anni. Per ripeterequello che è già stato detto più volte, alla Presidenza portoghese vanno le mie sincere congratulazioni, ma esprimo anche la speranzache la prossima Presidenza slovenacontinuinella stessa direzionee sviluppi quello che è stato fatto. Il solo obiettivo del prossimo vertice diBruxellesdovrebbe essere la creazione delle condizioni politiche necessarie perché questo possa succedere.

 
  
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  Francisco José Millán Mon (PPE-DE).- (ES)Signor Presidente, sono lieto che il Trattato di Lisbona sia firmato domani. Questo metterà fine a un periodosegnato da qualche incertezza in cui l’Unione era percepita dall’esterno come affetta da una certa paralisi. Pertanto mi congratulo con laPresidenza portoghese.

Una volta firmato il trattato, spero non vi saranno ragioni per un ripiegamento in se stessi. E’ tempo per l’Unione, e di conseguenza per ilConsiglio europeo, di guardarsi attorno e affrontare con decisionei problemidei cittadini. Ne citerò tre.

La crescita economica: il Consiglio europeonon deve scadere nell’autocompiacimento. I segnali non sono buoni: l’euro è fin troppo forte, rendendo più difficili le esportazioni; l’inflazione è in crescita; il dollaroè troppo debolee il petrolio continua a essere caro. Tutti gli studi(da ultimo, quello dell’OCSE)stanno rivedendo al ribasso la previsionedi crescita economicain Europaper il 2007 e il 2008.

In secondo luogo, l’immigrazione illegale: questo è un problemache la conferenzadei ministri Euromed, ad esempio, ha tentato di affrontare in questo semestre. Nel piano di azione approvatoal verticecon l’Africa ho visto anche riferimentiagli accordi di riammissionee ad altri strumenti, ma questi impegni saranno poi mantenuti? Da quanti anni l’Unione europeasta negoziando accordi di riammissionecon alcuni paesi mediterranei?

D’altra parte, l’immigrazione illegalenondipende solodalla cooperazione coi paesi terzi; anche noi dobbiamo rispettare i nostri impegni, per esempio in riferimento a FRONTEX. Inoltre, l’allargamento effettivo di Schengen, che il Consiglio europeodovrà confermarevenerdì, significa anche un ampliamento delle frontiere verso l’esterno. Spero che leautorità e i funzionariresponsabili per queste nuove frontieresiano all’altezza del compitoper far fronte al racket dell’immigrazione illegale.

Infine, il terrorismo: la minaccia persiste. Ci sonole recentiminacce provenienti dai capi di Al-Qaeda; ci sono gli attacchi sanguinosidi ieriad Algeri; e vorrei ricordarviquello che è successo in Francia la settimana scorsa conl’ETA.

Sono lieto che, durantela Presidenza portoghese, ci si sia sforzatodi occupare il postodi coordinatore europeo per la lotta al terrorismo, rimastoinesplicabilmente vacanteper più di sei mesi. Se per caso ci fosse stata una mancanza di poteri o risorse, la riforma deltrattato è stata sicuramente un’occasione persaper rafforzare questa figura.

Infine, spero che il Consiglio europeoinsisteràperché ci si occupi rapidamente della recenteproposta della Commissionedimodificare la decisione quadrosul terrorismoper inserire come crimine anche la sua apologia.

 
  
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  Paul Marie Coûteaux (IND/DEM) . – (FR) Signor Presidente, il 2007 (anno che ha visto la Presidenza tedesca e quella portoghese)resterà nella storiadell’integrazione europeacome l’anno del piùcolossale affronto ai popoli d’Europae alla democrazia.

Il trattatoche sarà firmato domani a Lisbonanon è né semplificato né consensuale. Si limita a fare un puro e sempliceritorno al Trattato costituzionale, respinto dal popolo francese. Eppure molti di voi, fra cui Valéry Giscard d’Estaing, stanno festeggiando in grande stile.

A quei miei colleghi francesiche sostengono questa Costituzione col trucco rifatto devopertanto rivolgereil più solenne avvertimento. Le disposizioni del trattato creano un nuovo Stato, che viene imposto al nostro popolo contro la sua volontà e di conseguenza sarà illegittimo. Questo avrà una conseguenza specifica e terribile: gli organidell’Unionee gli atti che essi emetterannodovranno anch’essi essere considerati illegittimi. Presto quindi incomberà su di noi un dovere vincolanteimpostoci dal diritto dei popoli: il dovere della disobbedienza. Non ho nient’altro da dire.

 
  
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  Manuel Lobo Antunes, Presidente in caricadel Consiglio.(PT)Signor Presidente, signora Vicepresidentedella Commissione, onorevoli deputati, vorrei solo anch’io riferirmibrevemente, nel mio intervento conclusivo,a unaquestione che in questa sede è stata sollevatadiverse volte; questo problema è della massima importanza, naturalmente fa parte dell’ordinedel giorno dell’Unione europea sulle questioni esteree con grande probabilità continueràa essere prioritarionelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Alludo alla questione del Kosovo, e vorrei spiegarvi brevementela posizione della presidenza portoghesesu tale argomento cruciale.

A nostro parere, è stato molto importante, dopo che il piano Ahtisaari è stato presentato al Consiglio di sicurezza, poter costituire una troika, formata da Unione europea, Russia e StatiUniti,per cercare, sempre in contatto molto stretto con le parti, eventuali soluzionisu cui le parti potessero trovare un accordo. Vi erano due obiettivi principali, fra cuiquello di provaread approfondire alcuni aspettidel piano Ahtisaari che potessero e dovessero esserlo. D’altra parte, siamo certi, noi e l’Unione europea, che abbiamo fatto tuttoquello che era in nostro potereperché si arrivasse a un’effettiva soluzione consensualesul futurodel Kosovo. Avevamo 120 giorni per farlo.

Oggi sappiamo, ed è un fatto di dominio pubblicoriferito anche dalla troika, che si è dimostrato impossibile per le partimettersi d’accordo sullo status futurodel Kosovo, ma non tutto è perduto. In primo luogo, dobbiamo registrareil clima ottimo e l’atmosfera eccellentefra le parti della troikae nelle relazioni fra latroikae le parti. In secondo luogo, come speravamo e credevamo, è stato effettivamente possibile approfondire alcuni degli aspettievidenziati nella relazione Ahtisaari e nuovi punti di accordo sono naturalmenteemersi su quella base. In terzo luogo, un aspettomolto importantee che, forse, non ha ricevuto l’attenzione che meritavaè l’impegno delle partia non ricorrere asoluzioni violenteper la risoluzione della questionedello status futurodel Kosovo. Attribuiamo una grandeimportanza a questo impegno politicoe speriamo solo, ovviamente, che sia rispettato.

Il processoè nuovamente tornato nelle mani delle Nazioni Unitee sarà discusso nuovamente in sede di Consiglio di sicurezza. Le Nazioni Unite, non dimentichiamolo, hanno un ruolo fondamentaleda giocare nella questione. Ma se,a livello delle Nazioni Unite,si dimostrasse impossibile per i membri del Consigliodi sicurezzamettersi d’accordo su una soluzioneche possa determinare il futuroassetto del Kosovo, non abbiamo dubbi che la comunità internazionalee, in particolare, l’Unione europeadovranno prendere in prima persona decisioniche, come tutti sappiamo, sarannocomplessee forse difficili.

Tre osservazioni a questo propositosono d’importanza fondamentaleper la Presidenza portoghesee per ilPortogallo in quanto Stato membrodell’Unione europeadopoil 1°gennaio. Naturalmente, prima di tutto viene il mantenimentodella coesione degliStati membri. A nostro parere, è essenzialeche, se e quando saremo chiamati a decidere, lo si faccia in forma congiunta. Dobbiamo presentarcicome un fronte unito. Secondo noi, questo è assolutamente essenziale. Quello che non vorremmoe ci dispiacerebbe vedere, quello che faremo tutto il possibile per evitare, sarebbe che l’Europa si presentasse divisa su questo problema del Kosovo come è successo in passato relativamente a così tante situazioni internazionali, a così tante questioni internazionali difficili, che comportavano grandi responsabilità. “Unità”deve essere, pertanto, la nostra parola d’ordine.

In secondo luogo, l’Unione europeadeve assumersile sue responsabilità,perchéil Kosovo rappresenta in primo luogo un problema europeo, un nostro problema, e se è evidenteche abbiamo bisogno di tutti i nostri partnerinternazionali anche per trovare una soluzione ad esso, l’Europa non può voltare le spalle al Kosovo, si deve assumere per intero le proprieresponsabilità riguardo a un problema europeoe, a conclusionedella Presidenza, ritengo che l’Unioneeuropeasia perfettamenteconsapevoledi questo fattoe perfettamente consapevole di dover giocare effettivamente un ruolo dominante nella questione.

In terzo luogo, non dobbiamo muoverci affrettatamente, dobbiamo soppesarecon curale conseguenzedi ogni decisioneche potremmo prendere, dobbiamo naturalmente cercare se possibile in tutte le circostanzee in tutte le situazioni, un consenso, e del pari naturalmente dobbiamoanche prendere una chiaraposizione sutale questionee trasmettere questa posizione in una forma molto trasparente e molto comprensibileatutti i partner chesono a loro volta coinvolti, a qualsiasi titolo, nella problematica.

Infine, ogni soluzionealla questionedel futuroassetto del Kosovo dovrà sempre e in ogni circostanzarispettarei valori e i principifondamentalidell’Unione europea: naturalmente, pace e stabilità regionalee anche, ovviamente, rispetto della legge, della democrazia, e dei diritti umani.

Non esiste un altro quadro di riferimentoper la soluzioneal problema del Kosovo e non dobbiamo, in alcuna circostanza, dimenticare che l’Unione europeaha offerto ai paesi deiBalcani occidentalie in particolare alla Serbia una prospettiva europea chiara einequivocabile, e dobbiamo lavorare con le parti anche in quel senso. Le parti devono sapere che il loro posto è in Europa. Speriamo che effettivamentel’Unione europea, per risolvere la difficile questionedel Kosovo (la quale, non facciamoci illusioni, è particolarmente ardua e complessa)...Non possiamo che sperare, dicevo, che l’Unione europea, in tutte le circostanzee a dispetto delle divergenze che ci possano esseresu determinate questioni, sappia mantenere la sua unità. Questo è fondamentaleed essenzialeper la credibilitàdell’Unione europea nella sua azione esterna. Questo, brevemente, era quanto volevo dirvi sul Kosovo.

Infine, signor Presidente, spero mi perdoneràe sono sicuro che comprenderà, se terminocon unanota personale: questa è l’ultima voltache partecipo a un dibattito nel Parlamentoeuropeocome rappresentante della Presidenza portoghese. Questa è pertanto una nota d’addio, che non può essere formulatasenza un’espressionedi riconoscimentoe gratitudineper il sostegno che ho sempre ricevutoin quest’Auladal Presidentee da tutti i membri. Ho imparato con voi e ho imparato attraverso di voi quanto questo Parlamentosia importante per rafforzarela democrazianella nostra Unionee, naturalmente, per rafforzare la legittimità delle decisioniche si prendono in questa sede, ovviamente, allo scopo di creare un’Unione più prosperae più libera per il bene dei cittadini europei.

Pertanto, grazie infinite, onorevoli deputati. Vorrei anche, logicamente, ringraziarei Commissarie iloro collaboratori, il presidentedella Commissione, che ha spesso partecipatocon me a questi dibattitie con cuisono riuscito astabilire una grande affinitàper quanto riguarda lavoro, obiettivi e sforzi. Grazie, Commissione.

Vorrei anche, e sono sicuroche capirete, ringraziarei funzionari delParlamento europeoe in particolare, perdonatemene, i miei compatriotiche lavorano qui. Infine, e sperodi non averne dimenticato qualcuno, vorrei ringraziare gli interpreti della mia lingua, gli interpreti di portoghese, dei quali sono molto orgoglioso. Vorrei terminare con l’espressione inglese: “I will miss you all” o, in portoghese: “Já sinto saudades”. Grazie infinite.

 
  
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  Presidente. − Obrigado, signor Presidente in carica. Ci vedremo ancora domani a Lisbona, naturalmente, e la prossima settimanalei saràancora quiper accompagnare il Presidentedel Consiglio, José Sócrates, ma dato che questa era la vostra ultima allocuzionein una sessione plenaria, vorrei esprimere la nostrapiù sincera gratitudinee riaffermareche lavorare con lei è stato un grande piacere e, soprattutto, un grande successo. Grazie, Presidente Manuel Lobo Antunes.

 
  
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  Margot Wallström, Vicepresidentedella Commissione. (EN)Signor Presidente, grazie infinite per questo dibattito di ampio respiro, che ritengo fornirà validi spuntiper la sessione a Lisbonae il verticea Bruxelles.

Desidero soffermarmisu una serie di argomenti che sono stati discussi questa mattina, a cominciare dal Trattato di Lisbonae dalla Carta. In primo luogo, penso che la Presidenza portoghese, come quella precedente tedesca, meriti grande riconoscenzaper averci condotto a questo punto. La firma di domani a Lisbonasegnalerà l’impegnodi tutti i firmataria giungere alla ratifica del trattato.

Vorrei anche cogliere quest’opportunitàper ringraziare ancorai rappresentantidel Parlamentoper il ruolo importanteche hanno giocatonel permettere all’Unionedi superare i suoi problemi istituzionali. Naturalmente, anche la Commissionesi è impegnata attivamente in questo lungo processo, non da ultimo tramitel’agenda dei cittadini e il duplice approccio, cuiil Presidente Barroso ha prima fatto riferimento. Quelli di voi che dicono che, in fin dei conti, l’Unione funziona anche senza questi cambiamenti, non dimentichino che c’è una serie di nuovielementi in questo Trattato sulla riforma istituzionaleche ci aiuterannoe ci permettono espressamentedi affrontare più efficacemente il cambiamento climaticoe l’intera sfida energetica, nonché offrireuna maggiore trasparenzatramite sessioni pubblichedel Consiglioe un maggior ruolosvolto dai parlamenti nazionali. Pertanto ritengo che il nuovo atto ci aiuterà anche a diventare più trasparenti, più aperti e più democratici.

Qualsiasiprocedurasia scelta per la ratifica dai diversiStati membri, abbiamo tutti un obbligo di comunicazione coi cittadini. Naturalmente, dovremo farlocongiuntamentee al tempo stesso rispettando lediversenecessitàe volontàespresse dagliStati membrisu questo dibattito. Penso che la proclamazione della Cartache avverrà oggisia anche segnale diun altro importante successo dei negoziati, segnale del fatto che(fatta eccezione per specialidisposizioni per due dei nostri Stati membrie a condizione che il trattato entri in vigore)la Cartasarà giuridicamente vincolante, garantendo i diritti fondamentalidei cittadini europei.

Il secondo puntosul quale vorrei commentareriguarda il gruppo di riflessione, perché credo che dobbiamoassicurarci che si concentrisulle sfide politiche del futuroe non essenzialmente sulle istituzioni. Si deve focalizzare sulle aspettativedei popoli europei, e spero anche che questogrupposia rappresentativodella diversitàdell’Europadi oggi.

Il mio terzo commento concernel’immigrazione. Penso che un approccio integratoal problemacomporti uninsieme di politiche a livello nazionale e a livello UE. Esso richiede coerenza fra le nostre politiche sull’immigrazione legalee illegale e comprendeprovvedimenti in ambito di politiche dello sviluppo, integrazione sociale, libertà di movimento, sicurezza delle frontiere e visti, per citarne solo alcuni. Il fatto che questoConsigliodiscuterà queste questioni anche a livello globale è certamente molto positivo, ma ritengo che il Parlamentopossa apportare un contributoessenzialea questa discussione. La strategia di Lisbona, come ha detto il Presidente, sta dando i suoi frutti, e penso che questo dovrebbeesseremotivo di festeggiamentoper tutte le componenti di quest’Aula. Parimenti, esiste un consensosulla necessità di misureche affrontino tutti gli aspettidello sviluppo sostenibile come partedella strategia, il che comprende la flessicurezza, l’inclusione socialee il cambiamento climatico. Se possiamo trovare un accordo sulle direttive politiche, saremo anche in grado di generare un autentico impegno politicoper risolvere i veri problemiche sono stati menzionati da alcuni di voi.

Infine, lasciatemi anche dire, sulla questione del Kosovo, evocate da molti in quest’Aula, che la Commissionecondivide pienamente le preoccupazioniespresseda alcunimembrisulla situazione in Kosovo, e l’Unione europeaha fatto tutto il possibile per arrivare a una soluzione negoziata, ma è ormai chiaro che lostatus quonon è piùsostenibile e che il Consiglio di sicurezzadelle Nazioni Unite dovrà tenerne contoquando discuterà della questione il 19 dicembre. Il Consiglio europeo dovrà fare il punto della situazione, e dovrebbe riaffermare l’impegno dell’Unione europeaper risolvere la questione dello status del Kosovoe svolgere un ruolo guidanell’attuare la soluzione, sempre nel quadro, come molti di voi hanno detto, la prospettiva europea per l’intera regione.

Infine, questo Consiglio, con la firma del trattatoe la proclamazione della Carta, forse non effettua un taglio netto rispetto agli eventi del 2005, ma segna l’inizio di una nuova fase dello sviluppo dell’Unione europea. Abbiamo imparato le lezioni del 2005, e spero che possiamo entrare nei prossimi 50 anni dell’Unionecon, è auspicabile, molta più fiducia.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto.(PL)Signor Presidente, i preparativiper il vertice UE di dicembre a Bruxelles si stanno svolgendo in un’atmosfera migliore del previsto. Questo si deve ovviamente all’approvazionedel Trattato sulla riforma istituzionalee alla prospettiva della sua pacificaapprovazione a Lisbona. Il compromesso raggiunto in Polonia, e che consisteva nel mantenere la linea del precedente governosulla Carta dei diritti fondamentaliper non mettere a rischio lo stesso trattato, ha avuto la sua parte.

Si deve far notare, tuttavia, che l’atmosfera creataattorno al nuovotrattatoha collegato eccessivamentela sua approvazione o meno conle possibilità di sopravvivenza dell’Unione europea. Dopo l’allargamento del 2004 e l’ammissione di Bulgaria e Romania (cioè, con 27 Stati membri)l’Unioneha funzionato sulla base del Trattato di Nizza, e il fatto che abbia funzionato beneè stato provatodall’approvazione della prospettiva finanziariaper il periodo 2007-13. Obiettivamente, questa è stata approvata con qualche difficoltà, ma è stato raggiunto un accordo su una questione di finanze, che sembra essere il tipo di questione più arduo da dirimere ed è quindi un buon testdell’utilità delle regole istituzionali esistenti.

Nonostante questo e altri accordi, un’impressionedi crisi nell’UEè stata artificialmente creata, il che a sua volta ha avuto ripercussioni in terminidi diminuzione della fiducia dei cittadini nelle istituzioni europeee opportunitàdi un ulteriore allargamento. Questa spirale pericolosa, per certi versi arrestata nella secondametà del 2007, dovrebbe servirci da lezione e da avvertimento per il futuro.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto.(RO)La firma del nuovoTrattato in occasione del Consiglio europeodel 13-14 dicembrerealizza una riformadelle istituzioni europeema, soprattutto, aumenta il potere dei cittadini europeidi esprimere la loro opinionesulla normativa comunitaria.

Una volta ratificato il nuovo trattato, i Parlamenti degli Stati membriinseriranno le proposte legislative della Commissionenel loro ordine del giorno, aumentando in tal modo il livello di democrazia nell’Unione. Avremmo voluto che la Carta europea dei diritti fondamentali dell’Unione europeacostituisse essa stessa un capitolo del trattato. Sfortunatamente, ne è soltanto un’appendice, ma questo crea comunque la base giuridicaper rendere vincolanti le sue disposizioni. I sei capitoli della Cartagarantiscono il diritto alla dignità, alla libertà, alla solidarietà, all’uguaglianza, alla giustizia e alla cittadinanza. L’approvazione delle sue disposizionirenderà impossibile ogni futura discriminazionedei cittadini europeisulla base della nazionalità, dell’etnicità, della religione, dell’età, del genere, eccetera.

Il trattato offre ancheall’Unionela possibilitàdi promuoverela lotta al cambiamentoclimatico a unlivello internazionalee assicurauna protezione socialeadeguata a tutti i suoi cittadini. L’Unionenon si basa solo su criteri economici: dobbiamo costruire un’Europasociale, basatasulla coesione economica, sociale, territoriale e in materia di solidarietà.

L’adozionedel nuovotrattatorichiede unanimitàin seno al Consiglioe la sua ratifica da parte di tutti gli Stati firmatarientro il giugno 2009.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DIANA WALLIS
Vicepresidente

 

3. Tempo delle votazioni

3.1. Accordoeuro mediterraneo CE/Marocco nel settore del trasporto aereo (votazione)
  

– Relazione: Johannes Blokland (A6-0416/2007)

 

3.2. Modifica dell’accordo euromediterraneo CE/Marocco nel settore del trasporto aereo per tener conto dell’adesione di Bulgaria e Romania all’UE (votazione)
  

–Relazione: Paolo Costa (A6-0458/2007)

 

3.3. Mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (votazione)
  

– Relazione: Reimer Böge (A6-0485/2007)

– Prima della votazione

 
  
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  Reimer Böge, relatore.(DE) Signora Presidente, mi permetto di chiederledi assicurarsi che i membri si siedanoper votare, perché abbiamo bisogno delle maggioranze prescritte. Questo è molto importanteper le prossime tre relazioni, altrimenti domani ci sarà un problemain relazione al voto sul bilancio per il 2008. Pertanto le chiedo di domandare cortesemente ai mieicolleghi di sedersi e di partecipare alvoto, altrimenti avremo seri problemi.

 
  
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  Presidente. − Grazie, onorevole Böge, lei ha assolutamente ragione. Mi permetto di chiedere a quei colleghi che non sonoancora sedutidi venire a prendere posto, per favore. Abbiamodelle votazioni per appello nominaleche richiedono una maggioranza qualificata; si tratta di votazioni importanti. Per cortesia, potete prendere posto?

 

3.4. Mobilizzazione dello strumento di flessibilità (votazione)
  

– Relazione: Reimer Böge (A6-0499/2007)

 

3.5. Modifica dell’accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria (quadro finanziario pluriennale) (votazione)
  

– Relazione: Reimer Böge (A6-0500/2007)

 

3.6. Azioni di informazione e di promozione a favore dei prodotti agricoli (votazione)
  

– Relazione: Bogdan Golik (A6-0461/2007)

 

3.7. Organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura (votazione)
  

– Relazione: Pedro Gueirrero (A6-0467/2007)

– Prima della votazione:

 
  
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  Pedro Guerreiro, relatore.(PT)Vorrei cominciare questo breve interventofelicitandomi per la decisionedella commissione per la pescadel Parlamento europeodi elaborare una relazionesull’organizzazione comunedei mercatinel settore dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura. E’E’ risaputo e riconosciuto che questa COM non ha ancora raggiuntogli obiettivi per cui era stata creata, ossiagarantire la stabilità dei mercatiper i prodotti della pescae un equo profitto per i produttori. Stando così le cose, apprezziamo la decisione, per quanto tardiva, dellaCommissioneeuropea di effettuare una valutazione approfonditadell’attuale COM e le chiediamo di procedere urgentementealla revisioneallo scopo di accrescere il suo contributoad assicurare la redditività del settore, la stabilità dei mercati, il miglioramento della commercializzazione dei prodotti della pescae l’aumento del valore aggiunto generato, in particolare attraversoun significativoirrobustimento delle sue risorse finanziarie.

Nonostante alcune delle nostre proposte inizialinon abbiamo ottenutoil consenso necessario in seno alla commissione per la pesca, riteniamo che la relazione ora messa ai voticontenga misure degne di valore, quali: la previsione di un esame per determinare se gli attuali meccanismi d’interventosiano i più appropriatie se siano sufficientemente flessibiliper soddisfare le diverse necessitànei vari Statimembri; l’introduzionedi un indennizzo di compensazioneper le sardinecome quella già esistente per il tonno; la necessità per i Fondistrutturali di contribuirealla modernizzazionee alla creazione di infrastrutture di sostegno ai produttorinel contesto della produzione e della commercializzazione; l’aiuto effettivoalla costituzione e al funzionamentodi organizzazioni di produttori, in particolare per la piccola pescacostierae per la pesca artigianale; l’applicazione ai prodotti della pesca importatie commercializzati nel mercato interno delle stesse normee degli stessi requisitiapplicati ai prodotti della pesca comunitari. Si tratta di questioni che, per quanto possano non avere molto significato per alcuni membri del Parlamento, sono d’importanza capitale per i pescatori.

 

3.8. Agenzia europea per la sicurezza aerea (votazione)
  

– Relazione: Jörg Leichtfried (A6-0482/2007)

 

3.9. Indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari (votazione)
  

– Relazione: Adriana Poli Bortone (A6-0464/2007)

– Prima della votazione

 
  
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  Margot Wallström, Vicepresidentedella Commissione. (EN)Signora Presidente, la Commissioneformula la seguente dichiarazione. La Commissione, condividendo le opinioniespresse dal Parlamento, riconosce la necessità urgentedi effettuare una valutazione scientificadelle indicazioni sulla salute dei bambinigià presenti sul mercato. Pertanto, sarà data prioritàalla necessaria proceduraper permettere di decidere rapidamentesulle indicazioni riferite allo sviluppo e alla salute dei bambinie sarà chiesto allaAutorità europea per la sicurezza alimentaredi dare a sua volta priorità allavalutazione di dette indicazioni. Inoltre, la Commissione confermache, in attesa di definire profili nutrizionali, questo processodi valutazione possa iniziare senza indugi.

 

3.10. Protezione giuridica dei disegni o modelli (votazione)
  

– Relazione: Klaus-Heiner Lehne (A6-0453/2007)

 

3.11. Organizzazione comune del mercato vitivinicolo (votazione)
  

- Relazione: Giuseppe Castiglione (A6-0477/2007)

 

3.12. Imposte indirette sulla raccolta di capitali (votazione)
  

– Relazione: Werner Langen (A6-0472/2007)

 

3.13. Lotta al terrorismo (votazione)
  

–Proposta di risoluzione (B6-0514/2007)

– Prima della votazione sull’emendamenton. 3

 
  
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  Claudio Fava (PSE).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’emendamento orale che propone il nostro gruppo è sostituire le parole “all forms of glorifying” con la parola “apology”. Crediamo che la parola apologia sia più corretta per indicare i comportamenti da reprimere. Se il collega Díaz de Mera accetta, il nostro gruppo voterebbe a favore.

 
  
  

(L’emendamento orale è accolto)

– Prima della votazione sull’emendamenton. 27:

 
  
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  Cristiana Muscardini (UEN).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, in base all’articolo 151, paragrafo 3, lei Presidente può valutare la ricevibilità del paragrafo 6, che noi stiamo per votare. In questo considerando c’è scritto che il terrorismo non può essere eliminato. E’ possibile che questo Parlamento ufficializzi che il terrorismo non può essere eliminato? Io credo che sia o un errore di traduzione, in alcuni testi, o un errore di valutazione politica gravissimo, per il quale io chiedo a lei Presidente di valutare la ricevibilità di questo paragrafo.

 
  
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  Presidente. − Onorevole Muscardini, tutti i controlli diammissibilitàsono stati effettuati dai servizi preposti, e il documento era aperto a eventuali modifiche; mi spiace, ma ora siamo in una fase in cui questo non è più possibile.

– Prima della votazione sull’emendamenton. 33:

 
  
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  Claudio Fava (PSE).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo al proponente l’emendamento se è d’accordo a togliere dalla frase le due serie di parole che adesso leggo: “in some rare instances” e “which may not be lawful”. Se togliamo queste due parti dall’emendamento, noi siamo disponibili a sostenerlo.

 
  
  

(L’emendamento orale è accolto)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. HANS-GERT PÖTTERING
Presidente

 

4. Proclamazione e firma della Carta dei diritti fondamentali
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  Presidente. − Signor Presidentedel Consiglio europeo, José Sócrates, signor Presidentedella Commissione europea, José Manuel Durão Barroso, onorevoli colleghi, è un grande piaceredarvi il benvenuto oggi qui nel Parlamento europeo, cuore della democraziaeuropea, in occasionedella firma solennedella Cartadei dirittifondamentali dell’Unione europea. Questo è davvero un giorno di letizia, in particolare per i cittadini dell’Unione europea.

Cinquant’annidopo che i padri fondatorihanno creatole Comunità europeesulle rovine di un continente devastato, la nostra intenzione oggi è quella di proclamaresolennementei valori comuniche formanoil nucleo della nostra identità europea.

La Carta dei diritti fondamentaliche proclamiamo oggisimboleggiail viaggio epocaleverso un’Unionedei popoli europeiche abbiamo compiuto insiemenel corso degli ultimi cinquant’anni.

Questa Carta è la provache, nel gettare le fondamenta dell’Unione europea, avevamo imparatola lezionepiù importantedella storia europea, e oggi continuiamoa considerare il rispetto per ladignitàdi ogni singolo essere umano, la tutela della libertà conquistata, della pace e della democrazia,e l’attuazione dello Stato di dirittocome le forze motrici dell’unificazione europea.

La libertà non può svilupparsisenza il rispetto dei diritti altrui, e la pace non può regnaresenza la giusta soddisfazione degli interessi di ognuno. La libertà, la pace, la giustiziae il benessere socialesono ottenibili solo come un tutto unico; nessuno di questi obiettivipuò essere raggiunto a spese degli altri.

I padri fondatorihanno compreso questoe istituitol’Europacome comunità basatasullo Stato di diritto. L’Unione europea non ègovernatadalla legge del più fortema dal principioche il poterederiva dalla legge. In questo sta la vera modernitàe la visionedella nostra Unione, una comunitàche ha le sue radici in valori condivisi. Solo la vera giustiziapuò garantire la pace per tutti noi.

Questa visionedei padri fondatorisi è realizzata. Di più, nella lotta fra due sistemi, in cui la libertàe la democraziasono stati contrapposti alla dittatura e all’oppressionedell’individuo, si è dimostrata la visione più forte e di maggior successo.

Il miracolo della nostra generazioneè stata la fine della divisionedel nostro continente. La caduta della cortina di ferroe” l’adesionedi dodici paesiall’Unione europeasono state possibiliperché la voce dellalibertà e della democraziae il potere della parità di diritti per tutti sono stati più fortidi quelli di ideologie inumane nel ventesimo secolo.

La dichiarazione di Berlino, approvata il 25 marzodi quest’annoper suggellare il cinquantenariodella firma dei Trattatidi Roma, fa una dichiarazione importante dicendo che“Noicittadini dell’Unione europeasiamo, per nostra felicità, uniti”, perché è davvero unafortunache la libertà, la democraziae i diritti umanisiano diventati una realtàper tutti noi nell’Unione europea.

La proclamazione solenne, oggi,dellaCarta dei diritti fondamentalici dà il grande obbligo e la grande opportunitàdi riportare nei nostri paesila vera essenza dell’unificazione europeaai popoli dell’Unione europea, che hanno raggiunto quasi i 500 milioni di persone, e alle generazioni futuri.

Il contenuto profondodell’Unione europea, onorevoli colleghi, va al di là dei calcoli economicibasati sul rapporto costi-benefici. Questi ultimi sono certamente importantie continuerannoa influenzarele nostre vite nell’UE, ma siamo anzitutto e soprattuttouna comunità basatasu valori condivisi, e solidarietà, libertàe parità di dirittisono parteintegrante della nostra vita di tutti i giorni. Questi valori comuni, il cui centroè il rispetto per l’inviolabile dignità umana, sancito dall’articolo 1 della Carta dei diritti umani, sono ilfondamento dell’unificazione europea.

(Applausi)

Per questa ragione, il Parlamento europeo haconsideratoil riconoscimento del valore giuridicamente vincolante della Carta dei diritti fondamentali come una componente vitaledi ogni accordosulla riformadei Trattati europei, e il Parlamento europeo ha avuto la meglio su questo punto.

Il riferimento allaCarta dei diritti fondamentalinell’articolo 6 del Trattato di Lisbona, che i capi di Stato e di governofirmeranno domani, conferisce alla Cartalo stesso carattere giuridico vincolanteposseduto dai trattati stessi.

Che l’Europadel XXI secolodebba avere un elenco esaustivo di diritti umanie libertà fondamentaliche siano egualmente vincolanti e garantiti dalla leggeper tutti i cittadini dell’Unione è perfettamente naturale; di più, rappresenta il nucleo centrale della nostra percezionedell’identità europea.

(Applausi)

Le persone e la dignità umanasono al centro delle nostre politiche. In tal modo l’Unioneeuropearappresenta un quadroche ci permette, in quanto cittadini dell’Unione, di costruire il nostro futuro comunein pace.

Senza le salde fondamentadei nostri valori condivisi, di cui dobbiamo essere sempre memori, l’Unione europeanon avrebbe futuro, né avremmoalcuna base per insisteresul rispetto per i diritti umania livello mondialese mancassimo di riconoscere i nostri stessi valori come giuridicamente vincolantinell’Unione europea.

(Applausi)

Né dobbiamo permettere ad alcuno, interno o esterno all’Unione europea, di porre limitialla nostra risolutadifesa dei diritti umani. Noi nel Parlamento europeoabbiamo il dovere moralee politicodi difenderela dignità umana in ogni momento.

(Applausi)

Nel nostro mondo attuale, noi europeidobbiamo porci come una comunitàunitada valori condivisie difendere la dignità umana, dovendo allo stesso tempo cercare il dialogo interculturale. Possiamo farlo con fiducia, e dobbiamo farlo con un impegno instancabile: allora nessuno ci fermerà.

(Applausi)

Nella redazione dellaCarta dei diritti fondamentali, è stato usato il nuovo metodo della convenzioneaperta e democraticaper la prima volta nella storia dell’unificazione europea. Quel metodo si è rivelato un grande successo, e la convenzione è diventata il modelloe il punto di partenzaper l’intero processo di riforma.

Il Parlamento europeoha svolto un ruoloparticolarmente attivonella redazione dellaCarta dei diritti fondamentalie ha esercitato un’influenza decisivasui contenuti sostanziali del testo.

La Carta èil primo strumentoa conferire ai diritti economicie socialilo stessostatutodei diritti politici e delle libertà personali. Essa tutela i dirittifondamentalinell’ambito dellasfera di azione dell’Unionee dell’applicazione del diritto comunitario, e conferisce a tutti icittadinidell’Unione europeail dirittodi ricorrere alla Corte europea di giustizia aLussemburgo. Speriamo che venga il giornoin cui laCarta dei diritti fondamentalisia giuridicamente vincolante per tutti gli Stati membri.

(Applausi)

I diritti umani e le libertà fondamentalisono inseparabili. Faccio pertanto un appello a tutti gli Stati membridell’Unione europea,senza eccezioni, affinché, nell’interesse di tutti i cittadini dell’Unione, aderiscano a questo consenso europeo.

La proclamazione solenne di oggidovrà anche rappresentareun’occasioneper tutti i cittadinieuropeiche potranno far valere i loro dirittisulla base dellaCartaper riflettere sui loro doveriverso la comunità degli europei, il mondo interoe le generazioni futuri. Non ci sono diritti senzaresponsabilità. La solidarietà è il collante che ci unisce.

(Applausi)

Stiamo creando un’Europa dei popolie dando alla nostra Unione europeauna solidabase di dirittidemocratici fondamentali comuni. La proclamazione solenne di oggidimostra che la nostra comunità basata su valori condivisiè viva e prospera. Oggi quell’insiemedi valori comunisarà radicatonelle vite e nelle mentidella popolazione dell’Unione. Questo giorno segna un grande trionfoper i cittadinidell’Unione europea, e tutti noi possiamo gioirnecon tutto il cuore e con tutta l’anima.

(Vivi applausi)

(Tumulto nell’Aula)

 
  
  

(Diversi deputati protestanorumorosamenteed espongonostriscioni e cartelloni)

 
  
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  Presidente. − Per favore togliete subito questi cartelloni. Dimostrate un minimo di cortesianei confronti del nostro ospite qui presente inAula.

Signor Presidentedel Consiglio europeo, mi permetto ora di chiederle di intervenire.

 
  
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  José Sócrates, Presidente in caricadelConsiglio.(PT)Signor Presidentedel Parlamento europeo, signor Presidentedella Commissione europea, onorevoli deputati, oggi, in una sessione solenne del Parlamento europeo, proclamiamo laCartadei diritti fondamentali dell’Unione europeae desidero dirvi chiaramente che questo giorno(12 dicembre)diventeràuna data fondamentalenella storia dell’integrazione europea, una data fondamentalenella storia d’Europa.

(Applausi)

(Tumulto fra i banchidei non iscritti e del gruppo IND/DEM)

 
  
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  Presidente. − Per favore, vi invito alla pazienza. Dovreste almeno averela correttezza di permettere al nostro ospite di finire il suo intervento.

Signor Presidente, a lei la parola.

 
  
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  José Sócrates, Presidente in caricadel Consiglio.(PT)Per quanto alcuni possano gridare provando a impedire ad altri di parlare, questa è una datafondamentale nella storia europea. E desidero dirvi anche che questa data, questa cerimonia,rappresenta probabilmentela cerimonia più importantealla quale ho avuto l’onore di partecipare, la cerimonia più importante della mia intera carrierapolitica.

Per me come europeo, è un grande onore firmare una Cartae proclamare unaCarta dei diritti fondamentalie mi sento particolarmente onoratodel fatto che questa proclamazione avvenga durante la Presidenza portoghese. Mi sento onorato come europeo e come cittadino portoghese, tanto più se si pensa che la Convenzioneche ha dato vita a questaCarta ha cominciato a lavorare durante la nostra Presidenza nel 2000. E’ per questo che desidero dire al Parlamento che è un onore per il mio paese essere associato in questo modoa una tappa importante nel grande progetto della cittadinanza europea.

Questa Carta rappresental’attaccamento ai valori da cui è nata la civiltà europea, ancoratinella difesa della dignità umana, e siamo quiper proclamarela nostra fedeltà a detti valori, che derivano dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri dell’Unionema anchedalle fonti giuridiche internazionali, come nel caso della Dichiarazione universaledei diritti dell’uomoe della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Per sottolineare questa compatibilità, lo stesso Trattato di Lisbonaprevede perl’Unionela possibilità di accederealla Convenzione del Consigliod’Europa, riconoscendo cosìquello che la tutela dei diritti fondamentalirappresenta attualmentenelle democrazie moderne.

Per queste ragioni oggi è un giorno così eccezionale,perché, a partire da oggi, anche se forse a qualcuno non piace, i diritti fondamentalidiventeranno formalmente e irreversibilmenteuna partedel patrimonio comune dell’unione, che è al tempo stesso un patrimonio etico, un patrimonio politico, un patrimonio di cittadinanzae un patrimonio dei migliori aspetti della civiltà europea.

Ma questa Carta è anche uno strumento di azione politica, uno strumento per le istituzioni,poiché la Carta orienterà le loro attività ed esse dovranno obbligatoriamente rispettarei diritti e i principifissati nella Cartae promuovere la loro applicazione;ma la Carta è anche uno strumentoper l’azione dei cittadiniperché dimostra che il progetto dell’Unioneè un progetto di cittadinanzae mostra che l’Unione è al servizio dei cittadinie chetutela e promuove i loro diritti.

Nel contesto europeo, la Cartaincarna la proiezionedella dignità umana,anche nel settore dei diritti sociali, ed è per questo che è dotata anche di una componente sociale, perché proietta la dignità umana anche nel campo del lavoro, nel campo dell’occupazione, nel campo della salute, nel campo della sicurezza socialee della previdenza sociale, nonché infine la dignità umana in riferimento alla protezione dell’ambiente. Essa è anche laCarta dell’uguaglianza e della solidarietà, la Carta della lotta contro ogni tipo di discriminazione, ed è una Carta dell’uguaglianzaperché dedica una speciale attenzione ai bambini e ai giovani, alla parità fra uomini e donne, al ruolo degli anziani, nonché alle importanti questioniconnesse alla tutela del diritto alla riservatezza e dei dati personali.

Devo anche rimarcare le libertàconsacrate nella Carta, quelle collegate alla cittadinanza europeae ai diritti politiciad essa associati, nonché quelle economichebasate sulTrattato di Roma, del quale festeggiamo quest’anno il cinquantenario. Restiamo pertanto fedelialla nostra tradizione, reiterando ildivieto della pena di morte, e in particolare mi congratulo per la decisionepresa dal Consiglio la scorsa settimanadi istituire il giorno europeocontro la pena di morte.

Infine, vorrei far notareche la Cartasi occupa di diritti dei cittadinie di diritti delle persone, rivolgendosi a una plateache va al di là degli effettivicittadini degli Stati membri, il che non è meno importante, perché a partire da oggi essa rappresenterà un cardine fondamentalenella nostra convinzioneche un mondo migliore è un mondoin cui questi diritti e queste libertà sono universalmenterispettati.

Questa carta, d’ora in poi, sarà al serviziodella politica esteradell’Unione europeache si pone come obiettivola costruzione di un mondodove tutti questi diritti e queste libertà sianouniversalmente rispettati e garantiti. Pertanto, essa diventeràuna bussola per orientare la posizionedell’Unione europeasulla scena internazionalee in ogni azione che ci si proporràd’intraprendere per garantire il rispetto dei diritti fondamentalia livello planetario.

E’ per questo che icittadini europei possono, in tal forma, riconoscersi in un’Unioneche è la loro Unione. Possono riconoscerei diritti che l’Unionegarantisce loroe comprendere chel’Europacostituisce un progetto di pace e democrazia, un progetto in cuii diritti individualisono pienamente rispettati. Questa è la nostra autorità morale e questo è il significato di questa cerimonia, che unisce le tre istituzioni. Proclamiamo questa Cartaalla vigilia della firmadel Trattato di Lisbona, ed è unaCarta che ha lostesso valore giuridico di una legge fondamentalee un valore giuridico equiparabilea quello dei trattati, per il bene di molti e il dispiacere di alcuni. Questa Carta è inserita nel trattato.

(L’Assemblea, in piedi, applaude lungamente)

(Rinnovato tumulto fra i banchi dei non iscritti e del gruppo IND/DEM)

 
  
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  Presidente. − Dovreste almeno avere la correttezza di permettere al nostro ospite di finire il suo intervento.

Non è facendo chiasso che si ottiene ragione. Uscite dall’Aula!

 
  
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  José Sócrates, Presidente in caricadel Consiglio. (PT) In questo mondo globalizzato, in cui molti sostengonoche le regole economichee finanziarie siano assolute, il fatto che ventisetteStati europeireiterino,nel contesto dell’Unione,questo fermo impegnonei confronti di valori e obiettiviconcepiti per tutelare e salvaguardarei diritti fondamentali rappresenta un contributo degno di notaal controllo della stessa globalizzazione. I diritti fondamentalirappresentano una tradizione comune dei paesi democraticiretti dal principio dello stato di diritto, forme di contenimento del poteredelle autoritàe strumenti fondamentaliper la protezione dell’individuo.

Vincolando le istituzioni dell’Unione e gli Stati, la Carta limitail potere delle autoritàin nome della protezione degli interessi dei cittadini e delle loro organizzazioni. E nel sancire questa limitazionedel potere, i limitidella sua applicazionerispetteranno rigorosamenteil principio di sussidiarietàe rafforzeranno la natura eminentemente democraticadella stessa Unione. La difesa dei diritti fondamentaliè chiaramente un valoreessenziale per l’identità europea, fa parte del nostro codice genetico, è un elemento che informa l’intero progettoeuropeo e permette di definire l’Europacome un’Unionedi valori, mentre allo stesso tempo l’affermazione incondizionata di questi valoricostituisce quello che il mondo si aspetta dall’Europa.

Questa è l’Europaa cui voglio appartenere, un’Europache difende questi valori. E siamo ben consapevoli, io e tutti i deputati, che la lotta per i diritti fondamentaliè un compito quotidiano e, probabilmente, un compito infinito, un compito degli Stati, un compito delle società civili, un compito delle imprese e dei sindacati, un compito di ogni singolo cittadino. E’ per questo che, proclamando la Carta, ci rallegriamo per l’accordo raggiunto in merito a essa, e per il riconoscimento del suo valore giuridicosu base paritaria rispetto agli stessi Trattati che istituiscono l’Unione.

Ma, oltre a una giornata di festa, la proclamazione di questa Cartarappresenta l’impegnodelle istituzioni dell’Unione di rispettarla e di applicarla quotidianamente nelle loro attività. Solo in questo modosaremo all’altezza della storia europea, solo in questo modo saremo degni eredidei migliori esempi della nostraidentità collettivae della nostra tradizione comune: un’identitàcollettiva e una tradizione comuneche fanno onore a un’Europache combatte per i diritti, per le libertà e per le garanzie dei cittadini. Grazie a tutti.

(L’Assemblea, in piedi, applaude di nuovo lungamente, con l’eccezione dei gruppi GUE/NGL e IND/DEM, nonché dei non iscritti)

 
  
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  Presidente. − Onorevoli colleghi, vi devo dare alcune informazioni, e vi chiedo ora di osservare la calma necessaria. Il re di Giordaniasi trova nel Parlamento europeoe parlerà a noi immediatamente dopola solenne proclamazionedellaCarta dei diritti fondamentali. Vi prego di garantire, anche per rispetto del nostro ospite dallaGiordania, che non ci siano più interruzioniin modo che si possa completarequesta cerimonia in maniera dignitosa.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidentedella Commissione.(PT)Signor Presidentedel Parlamento europeo, signor Primo Ministrodel Portogalloe Presidentedel Consiglio dell’Unione europea, onorevoli deputati, alla vigilia della firma del Trattato di Lisbona, i Presidentidelle tre istituzioni politichedell’Unione europea(il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione)firmano qui, a Strasburgo, la Carta europea dei diritti fondamentali.

Per me è un grande onore personalepartecipare a un atto di significato talmente elevato. La proclamazionedella Carta dei diritti fondamentaliconsacra una cultura del diritto in Europa. Nell’Unione europea, che è prima di tutto una comunità retta dallo stato di diritto, i cambiamenti istituzionaliesigono il rafforzamento del rispetto dei diritti fondamentali.

(EN)Onorevoli deputati, oggi le tre istituzioni europeeriaffermano il loro impegno, quell’impegno che avevano assunto nel 2000 quando la Carta era stata proclamata per la prima volta; ma, sette anni dopo, facciamo un salto di livello molto importante.

La Carta del 2000 non era giuridicamente vincolante. Con la firma, domani, del Trattato di Lisbona, e la sua conseguente ratifica, la Cartadiventerà partedel diritto primario dell’Unione europeae avrà lo stesso valore giuridico degli stessi trattati. Questo progressocomporterà benefici molto concretiper i cittadini europei. Permettetemi di illustrare questo puntoosservando brevementeil contenuto dellaCarta. I 54 articoliriguardano diritti che finora dovevano essere riconosciuti dallaCorte digiustiziacaso per caso. Ora sono raccolti insieme.

La Carta, riconoscendo i principi basilari della dignità umana, comprende prima di tutto le classichelibertà civiligià incluse nella Convenzioneeuropea dei diritti dell’uomo: libertà di parola, libertà di riunione, libertà di religione, uguaglianza di fronte alla leggee principio di non discriminazione.

La Carta conferma anche i diritti economicie sociali, comprendendo il diritto di proprietàe la libertà di fare affari, ma, allo stesso tempo, i diritti dei lavoratorie delle parti sociali, ed eleva alla stessa dignità materie come la sicurezza socialee l’assistenza sociale.

La Cartasi occupa anche delle nuove sfideche la società deve affrontare oggigiorno, comprendendo pertanto garanzie sulla protezione dei dati personali, sulla bioetica e sulla buonaamministrazione, elementi conosciuti come“diritti di terza generazione”, e che saranno di estrema importanzain molti dei nostri settori di attività, sia nella politica della ricerca, sia nel campo della libertà, della sicurezza e della giustizia,sia nella nostra continua ricerca del buon governo.

(FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Carta dei diritti fondamentaliaiuterà ad ancorare l’Unioneeuropeaa un’autentica cultura dei diritti fondamentali. Firmando oggi questa Carta, noi (i Presidentidelle tre istituzioni politiche dell’Unione)ci impegniamo, in primo luogo, a rispettarequesti diritti in tutte le nostre azioni. A prima vista, un simile impegno potrebbe sembrare facile da mantenere, ma in realtà si tratta della sfida quotidianadi garantireche le libertà civilisiano pienamente rispettate in tutte le politiche UE, che sia nella regolamentazione del mercato interno, nella gestione dell’immigrazioneo nella lotta al terrorismo.

La Carta rappresenta il primo documento giuridicamente vincolantemai elaborato a livello internazionaleche raggruppa in uno stesso testonon soloi diritti civilie politicima anche quelli economici e sociali, sottoponendoli tuttiagli stessi meccanismi di controllo giurisdizionale. Si tratta indubbiamente di un grande successodi cuil’Unione europea deve essere fiera. Credo sia particolarmente significativo che questo sia possibile oggi nella nuova Europa allargata, un’Europaun tempo divisa da regime autoritari e totalitariche non rispettavano i diritti dell’uomo, mentre oggiabbiamo un’Europa unitaattorno ai valori di libertà e solidarietà.

(Applausi)

Se lavoriamo insieme per promuovere laculturadei diritti umani, apporteremo un contributo essenzialealla costruzione di una vera Europa dei valori, di valori tangibiliecredibili agli occhi della gente comune. Resa più forte dalla Carta, l’Europa è ancora più determinataa promuovere i suoi valori a livello mondiale. Fin dalla firma della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’Europaè sempre stata all’avanguardia nella lotta per i diritti fondamentali. D’ora in poi, l’Europa sarà ancora meglio equipaggiataper trionfare in questa lotta per la libertà, per la pace e per la democrazia.

(L’assemblea, in piedi, applaude lungamente)

(Diversi deputatiesprimono rumorosamente la loro disapprovazione, sventolando bandiere e striscioni e scandendo: “Referendum!”)

(Il Presidentedell’Aula, José Sócrates e José Manuel Barroso procedono alla firma dellaCarta dei diritti fondamentali)

 

5. Seduta solenne - Giordania
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  Presidente. − Onorevoli colleghi, Commissario Ferrero-Waldner, signore e signori, è un grande onore per il Parlamento europeodare il benvenuto oggi a Strasburgo a Sua Maestà Abdullah II, Re del Regno hashemita di Giordania. Diamo a Sua Maestà un caloroso benvenuto nel Parlamento europeo.

(Applausi)

Do parimenti il benvenutoalla delegazione di alto livello che accompagnaRe Abdullah, in particolare i Presidentidi entrambe le Camere del Parlamento giordano.

(Applausi)

La visita di oggi del Re di Giordaniaè la terza dal 2002, quando Sua Maestà ha parlato per la prima volta al Parlamento europeo. Nel novembre 2004 il Re ha visitato la conferenza deiPresidentia Bruxelles. La sua visitae il suo discorsoal Parlamento europeooggi sonosia un segnodella forte associazionefra il Regno hashemita diGiordaniae il Parlamento europeosia un segnale incoraggiante per il nostro futuro comunenella regione mediterranea.

Vostra Maestà, avevo preparato un discorso molto più lungo, ma dal momento che abbiamo dovuto chiederle di aspettareun poco, ridurrò il mio discorsoe mi limiterò a dire che è meravigliosoaverla qui con noi, e per me è un estremo piacere invitarla a parlare.

(Applausi)

 
  
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  Abdullah II, Re del Regno hashemita di Giordania. Bismillah ar-Rahman ar-Rahim, Signor Presidente, onorevoli deputati, signore e signori, grazie per il vostro caloroso benvenuto e, a nome del popolo giordano, è per me un onore compariredavanti a questa illustre istituzione.

Amici miei, oggi si trovano qui insieme un’Europa che cambia e un Medio Oriente che cambia. Un’Europacon un numero molto maggiore di membri e una missione utopistica: arrivare a una cooperazione transfrontaliera e auna crescita senza barriere. Un Medio Orientecon nuovi orizzonti e una speranza crescente: pace fra popoli vicini, opportunitàper la nostra gentee un futuroper la nostra gioventù.

Questi processi non si attuano separatamente. La realizzazione delle speranze delle nostre regionifavorirà la stabilitàe creerà nuovepossibilitàper la sicurezza e la prosperità in tutto il mondo. Riuscirvi è nostro interesse vitale, e davanti a noi sta un’opportunità cruciale.

Due settimane fa, col sostegno dell’Unione europeae di paesi di entrambe le nostre regioni, Israelianie palestinesisi sono incontrati ad Annapolis e si sono impegnati a negoziare a oltranzaper arrivare a un trattato di pace nel 2008 e prendere misure immediate per eseguire i loro obblighi ai sensi dellaRoad Map. Per la prima volta da anni, vediamoche si va versoun assetto concordato durevolecon uno Stato palestinese indipendente, sovrano, e in grado di sopravvivere.

(Applausi)

Questo progressoè il frutto del lavoro di molti amicidella pace, fra cui governantieuropeie degli Stati arabi. Ritenevamo che, dopo anni di crisi sempre maggiore, fosse necessario un cambiamento di strategia e abbiamo sollecitatoun nuovo impegno per l’obiettivo dei due Statie per un processo miratoche possa concretizzarlo, con scadenze ravvicinate, obblighi misurabilie punti fermi per agire.

Le seconde possibilitàsi ottengono raramente, ma credo che in questo caso ne abbiamo avuta una. Sfide molto concrete ci attendono, ma Annapolis ha generato una nuova scintilla di speranza. Possiamo e dobbiamoravvivare quella scintillafino a farla divenire una fiammata di fiducia, azione e risultati tangibili.

In quanto nostro prossimo vicino, l’Europacondivide il nostro interesse arisolvere questo problema, la crisi al centrodella nostra epoca. Tutte le parti rispettano il ruolo neutraledell’Europa e ilsuo modello di progresso e pace a livello regionale. Per anni, avete collaborato con noi nella ricerca di soluzioni e inoltre continuerete a farlo, per aumentare le possibilità di successo e arrivare a una luminosa zona di pace e prosperitànel nostro comune emisfero.

Queste realtà danno all’Europaun ruolo importantee prominenteper il futurodella pace. Mi riferisco in particolare all’Unione europea, e a voi membri del Parlamento europeo, le voci dell’Europa. Sono venuto qui oggiper sollecitare il vostro attivo impegno, per beneficiare delle vostre specifiche abilità concrete e del vostro investimento nel futuro, e per offrire l’impegno della Giordania stessanei giorni di lavoro che ci attendono.

Amici miei, ci sono ampi settoriin cui dobbiamo cominciare ad agire ora. In primo luogo è necessario sostenere i negoziatie il loro obiettivo: un accordo finaleche metta fine al conflitto, la sicurezza sia per laPalestinasia per Israele, e,finalmente, uno Stato palestinese indipendente, sovrano, e in grado di sopravvivere.

(Applausi)

Non dobbiamo sottovalutare i giorni difficili che ci attendono. Le questioni sono complessee vecchie di decenni. Autentici rancori devono essere affrontati, e superati. Il lato positivo è rappresentato dal fatto che israelianie palestinesicomprendono di avere un mutuo interesse, vitale e condiviso, a far finire il conflitto, e molto lavoro è già stato fatto. Da Oslo, passando per laRoad Map, gli accordi di Ginevra, e altre iniziative, i parametri delle soluzionisono al centro dell’attenzione. Ritengo che le parti possano arrivare al lieto fine.

Tuttavia, affinché questo avvenga, è vitale che vi sia l’impegno della comunità internazionale. L’Europaha un’esperienza unicadei meccanismi e del processodi ricostruzione e riconciliazione post-conflittuale, il che comprende un quadro di sicurezzache può offrire garanzie a entrambe le parti. Le forze europee di mantenimento della pacehanno svolto un ruolo costruttivo in Libano. Il vostro impegno può aiutarea conferiregrande credibilità a un accordo israeliano-palestinese.

Al centro, c’è un bisogno, non solo di risorse ma di collaborazione,per moltiplicare le opportunità economiche, creare fiducia nelle possibilità di riuscire peril processo politico, e aiutare a creare le condizioniche sosterranno la pace. Sia i palestinesisia gli israeliani hanno bisogno di vedere risultati tangibili, e in fretta. Questo significa sicurezza non minacciata dalla violenzae la fine dell’occupazione; ma significa anche migliori condizioni di vita. Nei territori occupati, la situazione umanitariaper i palestinesi rimane spaventosa. Le persone necessitanodi poter accedereall’occupazione e all’istruzione, a servizi pubblici effettivie così via. Un’azione inquesto senso rappresenterebbe una copiosa iniezione di speranzae sarebbe un potente antidotoalle previsioni degli estremisti secondo cui nulla può cambiare.

La prossima settimana, le nazioni donatricie le istituzioni s’incontreranno a Parigiper prendere impegnie tracciare la via da seguire. I paesi europei e l’Unione europeastanno già erogando aiuto, impegno questo che gode della considerazionedei popoli della regione.

Una secondanecessità, collegata alla prima,è costituita dalla comprensione e dallo sfruttamento delle potenzialitàdella pace. Dobbiamo ora cominciare a rielaborare la nostra visione del futuro e imperniarlasu una regionedove il conflitto ha lasciato il posto alla cooperazione, dove un’economia regionaleriunisce le capacitàe le risorse di 22 paesi (per un totale di più di 300 milionidi persone, dall’Atlanticoall’Oceano Indiano), e dove le collaborazioni transfrontalierepromuovono lo sviluppo, la sanità, l’ambiente e così via.

E’ la visione di un futuro chemette le persone in gradodi partecipare effettivamenteal progresso globale, e da cui scaturirà un nuovo ambito di collaborazione con i nostri vicinieuropei, in campo scientifico, economico e commerciale.

Un futuro così promettenterappresenta una buona ragioneper muoverci rapidamente verso un accordo esaustivo, agendo sui canali siriano e libanese. Invero, l’intero mondo araboha riconosciuto l’importanza di avanzare. L’iniziativa di pace araba è stata varata, all’unanimità, nella scorsa primavera, e ha ricevuto il sostegno di paesi musulmani anche di altre regioni. Finalmente abbiamol’opportunitàdi arrivare auno Stato palestinese indipendente, sovrano, e in grado di sopravvivere, nonché a relazioni complete e normalifra Israelee57 paesi musulmani e arabi. Questo significa l’accettazione; l’accettazione da parte di nazioni importanti, con miliardi di cittadini, e rappresentanti almeno unterzodei membridelle Nazioni Unite, il che inaugura un futuro comunedi sicurezza, pace e nuove collaborazioni.

Il raggiungimento di questa pace avrà un impatto sostanziale su altre questioni. All’interno della regione, creerà un nuovospazio strategico, permettendo la soluzione di altri gravi problemi, dalla povertàalla proliferazione. Le forze con intenti aggressivinon potranno più sfruttare la causa palestinesea beneficio delle loroambizioni e dei loro interessi.

(Applausi)

Si libereranno risorse ed energieche potranno essere usateper sviluppare le potenzialità della regione attraverso lo sviluppo e le riforme.

In Giordania noi siamo pronti per l’appuntamento con quel futuro. Siamo andati avanti col nostroprogramma di riforme, nonostante l’instabilità regionale. Negli ultimi dieci anni, abbiamo raggiunto progressi significativi: una forte crescita economica, aumento del reddito pro capite, e un sistema modello d’istruzione. E l’Europaè stata una nostra importantecollaboratrice, tramite gli investimenti del settore privato, nonché gli aiuti ufficiali. Permettetemi di esprimere la mia profonda riconoscenzaper il sostegno e l’amicizia dimostrati da questoParlamentoe dall’Unione europea.

(Applausi)

E riteniamo che nei giorni che seguiranno la pace, la nostra collaborazione non potrà che crescere ancora esponenzialmente.

Amici miei, oggi possiamo pensare a un vicinato più ampio, che si estenda dal nord delMar Baltico al sud del Mediterraneo, che sia comune a Europae Medio Oriente. Questa è la base del partenariato Euromed, la nostra piattaformabi-regionaleper la cooperazione e lo sviluppo: si tratta di un rapporto con grandi interessi condivisi e un potenziale illimitato, e spetta a noi svilupparlo fino in fondo.

Oggi, stanno diventando adulti giovani europei che non hanno mai conosciuto un’Europa divisa. I loro coetanei palestinesi e israeliani non hanno questa fortuna: sono cresciuti in un mondo di divisionie conflitti. Ora, insieme, abbiamo l’opportunitàdi rimuoverele barriereche ostacolano il loro futuro, e lasciarci il passato alle spalle.

Oggi, molti più Stati membrisono rappresentati nel Parlamento europeo rispetto a quando vi ho parlato solo cinque anni fa. Questo è il risultato di un impegno a livello regionaleper estendere l’ambito di partenariato e progresso. Il Medio Orientesi trova ad affrontare lo stessocompito importante e ora, insieme, possiamo contribuire al successo di questo sforzo.

Oggi, è cominciato unnuovo processo di pace. In passato abbiamo visto simili promettenti inizi terminare in un fallimento, ma questa volta una combinazione unicadi eventiha creato nuovi margini di speranza per un successo. Ora, insieme, possiamo e dobbiamo mantenere la promessa della pace.

(Applausi)

Amici miei, noi in Giordaniasappiamo che, nella nascita di un ulivo, piantare il seme rappresenta solo il primo passo. Centinaia di processisono poi attivatiper creare le cellulee le strutture vitali. Spuntano le radici, la pianta cresce, e un nucleo forte garantisce la sopravvivenza. Dall’esterno giunge l’acqua e l’aiutoper preservarela vita e creare nuovi frutti.

Nello scenario del Medio Oriente, è stato appena piantato un nuovo ramoscello d’ulivo. Ora deve cominciare il vero lavoro: dipende da noi crearei processie le struttureche consentiranno alla pace di mettere radici, l’aiuteranno a crescere e la preserveranno in futuro.

Vi raccomando di unirvi in questo sforzo. La nostra amicizia può generare una storica trasformazionee un abbondante raccolto: anni di pace e prosperitàdi cui beneficeranno i nostri popoli e il nostro mondo.

 
  
  

(L’Assemblea si alza in piedi e tributaall’oratoreun lungo applauso)

 
  
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  Presidente. − Maestà, la ringraziamo per la sua visitaal Parlamento europeo e per il suo bel discorso. Siamo tutti profondamente toccati dalle sue convinzioni, e gli applausi lo hanno dimostrato. Poche personalitàe pochi governantisono tanto impegnatiper la pace nel Medio Oriente. Lei ci ha chiamato amici, e io le dico, a nome del Parlamento europeo: siamo al suo fianco per la creazione di uno Statopalestinese che possa vivere in sicurezza...

(Applausi)

... e il mantenimento di uno Statodi Israeleche possa vivere in sicurezza. Noi nel Parlamento europeocrediamo nella dignitàdell’essere umano, la quale si applica a ogni essere umano in questo mondo.

(Applausi)

Maestà, vogliamo una stretta cooperazione col suo paesee lei è una delle poche personalità che hanno visitato il Parlamento europeo più di una volta. Noi nel Parlamentoeuropeo e nell’Unione europeavogliamo arrivare a un solido partenariato, a un solido rapporto e, se possibile, a una solida amiciziacon tutti i paesi del Medio Oriente. Siamo al suo fianco. Lavoriamo insieme.

Shukran jazilan.Grazie, Maestà.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON.DIANA WALLIS
Vicepresidente

 
  
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  Martin Schulz (PSE).- (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, a causa della sessione formalecol re di Giordania, tutti i miei colleghi presidentidei gruppi politiciindubbiamente non hanno potuto cogliere l’opportunità di intervenire ai sensi delnostro Regolamento riguardo a quanto avvenuto in precedenza. Io vorrei farlo ora.

Credo di poter parlare a nome di moltideputatiesprimendo la mia gratitudine in primo luogo al Presidentedi quest’Aula, al Presidente Barroso e al Presidente Sócrates per la grande dignitàcon cui hanno difesoquesto atto solenne, la firma della Carta dei diritti fondamentali. La grande maggioranza di quest’assemblea era con loro.

(Applausi)

Ci sono, tuttavia, due cose che vorreidire all’Aula, e parlo quia titolo del tutto personalee non a nome del mio gruppo. Parlo per me stesso.

Vorrei attirare l’attenzione dell’assembleasu un fattodi cui sono a conoscenza in quanto presidente di un gruppo politico. Non è prassi normaleriferire le decisioni della Conferenza deipresidenti, ma di certo dovreste sapere, onorevoli colleghi, che il solo presidente di gruppoche ha chiesto in sede di Conferenzaun invito per parteciparealla firmasolenne deltrattato a Lisbonaè stato l’onorevole Bonde. Credo che l’Aula debba saperlo. Nessun altro presidente di gruppo ha fatto quella richiesta. L’onorevole Bonde, che qui fa tanto chiasso, era determinatoa essere presente alla firma del Trattato. Questo è il tipo di comportamento con cui dobbiamo convivere qui, che utilizza due pesi e due misure.

Un altro commento che vorrei fare si riferisce a quanto ho imparato alla scuola secondariain Germaniasu come gli slogan scanditi in coroper zittiregli oppositori politicifossero usati nelReichstagdella Repubblica di Weimar. Il gruppo politicoche aveva introdotto tale prassiera quello guidato da Adolf Hitler. Quanto successo oggi me lo ha ricordato. Grazie.

(Vivi applausi)

 
  
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  Joseph Daul (PPE-DE) . – (FR) Sarò molto breve. Anch’io sono stato profondamente scosso questa mattina. Questa è un’Assemblea dove regna la democrazia, e non c’è nessun bisogno di fare una gazzarracome quella cui abbiamo assistito prima,a beneficio delle telecamere. La comunicazione è un diritto di tutti noi. Vorrei semplicemente dire ai responsabilidell’agitazione di oggi, in un’assembleaconsacrata alla democraziae alla libertà, che si sono comportati in maniera indegna. Ne parleremo ancoraoggi pomeriggioalla Conferenzadei presidenti, per prevenire un ulteriore deterioramento della situazione.

(Vivi applausi)

 
  
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  Francis Wurtz (GUE/NGL) . – (FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei esprimere(sia a titolo personalesia, spero, dato quello che abbiamo visto, a nome di tutto il mio gruppo)la più energica condanna possibile della dimostrazione anti-europea, sciovinista, e indegna cui noi abbiamo assistito oggi.

(Applausi)

Il mio gruppo è certamente favorevole a unreferendumsul nuovo trattatoe ha perplessità e dubbi su determinatiarticoli dellaCarta; ma tutto questo non ha nulla a che vedere con quanto è successo qui stamattina edè importantenon confondere le due cose. Da parte nostra, sosteniamo unaComunità di valori, sosteniamo la promozione dei diritti umani fondamentali, sosteniamo l’Europadella democraziae, nella nostra visione,non c’è spazio per lo sciovinismo e i comportamenti censurabili!

(Vivi applausi)

 
  
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  Graham Watson (ALDE).- (EN)Signora Presidente, come mozione d’ordine, vorrei formulare una richiesta formaledi preservare la dignità di quest’Aula. Il comportamento di certi deputatiche hanno zittitorappresentanti del Parlamento, della Commissionee del Consiglio durantela cerimoniadella firma è stato intollerabile e non dev’essere tollerato: trasferisce ilpeggio degli stadi di calcionella Camera alta d’Europae ricorda le azionideicomunistinella Dumarussae dei nazionalsocialisti nelReichstag tedesco.

(Applausi)

La mia richiesta formale, signora Presidente, è questa: il mio gruppochiede che in futurola Presidenzausi i poteri conferitiledal Regolamentoper espellere dall’Auladeputati che si comportino in tal modo.

(Vivi applausi)

 
  
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  Daniel Cohn-Bendit (Verts/ALE) . – (FR) Onorevoli colleghi, penso che sia quasi inutile aggiungereche, come tutti i nostri colleghi, anche noi siamo stati piuttosto scossi da quanto avvenuto. Vorrei però dire questo: “Non drammatizziamo! Ci possono essere 50 svitatinell’assemblea, ma ci sono 700 deputatiche si oppongono a loro, quindi se 50 deficientihanno disturbato la cerimonia della firma, non ne facciamo un affare di Stato. Calmiamoci, Graham, non insistiamo sulla necessità di espellere i responsabilidall’Aula. A mio parere, un Parlamento libero è unParlamentoche può tollerare alcuni svitati, per quanto possano essere irritanti.

(Applausi)

 
  
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  Brian Crowley (UEN).- (EN)Signora Presidente, a nome del mio gruppo, mentre noi tutti riconosciamo l’opportunità di un forte impegno, che dovrebbe essere consentito in qualsiasi assemblea parlamentare, quello che è successostamattinaè andato al di là di quanto dovrebbe esserepermesso in ogni istituzione democratica. Tuttavia, anziché prolungarequesta discussione, inviterei cortesemente a proseguire con le votazionie così andare anche a pranzo prima possibile.

 
  
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  Jens-Peter Bonde (IND/DEM).- (EN)Signora Presidente, sono stato attaccato personalmentedall’onorevole Schulz; pertanto, ritengo che dovremmo andare ai voti. Ho partecipatoa una manifestazione pacificacontro la celebrazione di una Cartache era parte di una Costituzionedi cui non posso nemmeno avere il testo consolidatoe comprenderne il valore e il significato, cosa che non potete fare nemmeno voi. Quello che firmerete domani è un trattatoche nessuno di voi ha letto, semplicemente perché non è possibile leggerlo. Occupate il tempo riservato alle votazioni per celebrareuna vittoria sulla democrazia, e, pertanto, non attaccherò i mieicolleghi, ma devo dire all’onorevole Schulz che non ho preso partea un crimine.

Lo comprendo appieno, ma in Danimarca abbiamo una tradizione differente, per cui io ho manifestato con la richiesta di unreferendum sulla mia maglietta, e penso che tutti noi dovremmo chiedere unreferendum. Questa è la regola democratica che lei difende.

 
  
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  Dimitar Stoyanov (NI).- (BG)Prendo la parolaai sensi della norma del Regolamentoche mi dà diritto a spiegarmi personalmente, perchél’onorevole Cohn-Bendit ha insultatopersone presenti in Aula. Si tratta diinsulti personaliper i quali, onorevole Cohn-Bendit, lei non ha il dirittodi nascondersi dietro la suaimmunità parlamentare. Dica che rinuncia alla sua immunitàe quindi insultii membri del Parlamento, se vuole! Riguardo a quello che è successo qui, si tratta semplicemente della libertà di espressionegarantita a ogni deputato di questo Parlamento.

Vorrei poi rivolgermi all’onorevole Daul. Onorevole, se lei vuole che membri delParlamentosiano allontanati a forza dall’Aula, non si comporta come Hitler che faceva esattamente lo stesso nelReichstag tedesco?

La più alta forma di democrazia è la democrazia diretta, e noi abbiamo alzato la voce, abbiamo esercitato il diritto alla libertàdi espressione, alla democrazia direttapiuttosto checircuire i paesi europeicome voi avete fatto. Stiamo assistendo qui alla dittatura del nuovo proletariatoche prende forma nella nuova Unione. Solo che questa volta non si tratta dell’Unione Sovietica, ma di quella europea.

 
  
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  Joseph Daul (PPE-DE) . – (FR)Signora Presidente, è statofatto il mio nomein riferimento alla domanda di rinuncia all’immunità parlamentare e alla richiesta diespulsione dall’Aula. Vorrei rispettosamente suggerirvi, onorevoli colleghi, d’imparare correttamente i nomi dei deputati prima di intervenire in Aula.

 
  
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  Presidente. − Sto per passare alle votazioni, ma prima di questo vorrei fare solo un commento.

Il 29 novembre 2007 quest’Aulaha approvatola Carta dei dirittifondamentali con 534 voticontro 85, con 21 astensioni.

(Vivi applausi)

 

6. Tempo delle votazioni (proseguimento)

6.1. Programma legislativo e di lavoro della Commissioneper il 2008 (votazione)
  

–Proposta di risoluzione (B6-0500/2007)

 

6.2. Accordi di partenariato economico (votazione)
  

–Proposta di risoluzione (B6-0497/2007)

 

6.3. Diritto contrattuale europeo (votazione)
  

–Proposta di risoluzione (B6-0513/2007)

 

7. Dichiarazioni di voto
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

- Relazione: Adriana Poli Bortone (A6-0464/2007)

 
  
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  Renate Sommer (PPE-DE).- (DE) Signora Presidente, oggi abbiamo finalmente assistito all’introduzionedi un periodo di transizioneper le indicazioni nutrizionali e sulla salute attualmente fornite sui prodotti alimentari destinati ai bambini. La Commissionese n’era dimenticatae aveva cercato di addossare la responsabilità al Parlamento. Le abbiamo impedito di farlo. Abbiamo obbligato la Commissionea fare una dichiarazioneche riconosce la necessitàdi introdurreperiodi di transizioneper le indicazioni sulla salutee sullo sviluppo dei bambini. Il solo problema, però, è dato dalla distorsione della concorrenza generata dal perdurante rifiutodella Commissionedi presentareuna propostaa questo fine. Alcuni prodotti sono già stati ritirati dal mercatoperché nel frattempo è entrato in vigore il regolamento. Da parte della Commissione, si è trattato di un lavoro veramente mal fatto.

Inoltre, ho presentato a nome del mio gruppo una proposta per la cancellazione dell’articolo 4. Si è trattato di una dimostrazione politica. Confermiamo la nostra opinioneper cui questo regolamento è privo di senso:nonè possibile elaborare profilinutrizionali per tutti gli alimenti. Circa la metà dei membri di quest’Assemblea condivide il nostro parere. L’AESA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, ha ora dichiaratodi non poter ritenersi in grado di attribuire profili nutrizionalia tutti i prodotti. Un esempio di sciocchezza burocratica, una norma del tutto superflua!

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE).- (FI) Signora Presidente, penso che siamolto importantecercare di averesui prodotti indicazioni sulla salute, ma è anche vero che dobbiamo garantire che sianoveritiere e basate sulla conoscenza. Non è correttoche una societàfabbrichi da sé ricercae informazioni “pubblicitarie”, come se questo bastasse a superare positivamente le questioni sulla salute. In altre parole, la ricerca e le informazioni devonoessere riconosciute comegiuste e corrette, e quindi affidabili.

E’ molto importantegarantire che le indicazioni di tipo nutrizionalee sanitariosiano corrette e che questo permetta anche a qualcuno di passare a una dieta più sana. Questo è importantespecialmente per i bambini e i giovani, in quanto siamo consapevoli dei seri problemiche si verificano attualmente in Europain relazione all’obesità, al diabete di tipo II e ad altre situazioni correlate. Dobbiamo accertarci che il valore nutrizionalesia buonoe che le indicazioni sulla salute siano veritiere.

 
  
  

– Relazione: Klaus-Heiner Lehne (A6-0453/2007)

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE).- (CS) Signora Presidente, ho votato controla relazionesulla liberalizzazionedel mercato secondariodei pezzi da ricambio. Siamo di fronte a una strategia incoerente.

Da un lato insistiamosulla necessità che l’industriaproduca automobiliche siano sempre più sicuree lottiamo contro la pirateria industriale. Tuttavia, in contraddizione con questoil Parlamentooggi ha legalizzato la produzionedi copiedi pezzi da ricambio, che, si suppone, dovrebbe abbassarne il prezzo. Ai consumatori, però, non sarà garantito un livello di sicurezza incondizionatoper i veicoli riparati. I sostenitori della liberalizzazione, che provengono essenzialmente dal Regno Unito, affermano che le piccole e medie imprese trarrebbero benefici da questa politica. La maggioranza delle copie di pezzi da ricambio brevettati vendute a basso prezzo, tuttavia,sono prodotte in Asia, non in Europa. Nonostante ciò, nei10 Stati membridoveil disegno grafico del prodotto non è ancora protetto, il costodei pezzi da ricambio è più alto del 7% rispetto agli altri 17, i quali continuanoa tutelare il disegno grafico del prodotto, così come fanno ilGiapponee altri paesi all’avanguardia dell’industria automobilistica. Vorrei attirare la vostra attenzionesul fatto che in caso di incidentetanto i conducenti quantoi pedoni saranno ora più a rischioa causa dell’uso di pezzi da ricambio non originalidi qualità inferiore. Questa direttiva è, purtroppo,un esempio di strategia incoerente da parte dell’UE.

 
  
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  Jan Březina (PPE-DE).- (CS) Signora Presidente, anche io vorrei esprimereil mio disaccordo sulla limitazione della protezione legaledel disegno grafico del prodottoper i pezzi da ricambio. Assistiamoa un livello senza precedenti di interferenze nel settore dei diritti industriali. Se vi sono abusidi posizioni di monopolioda parte dei titolari di diritti industriali, si possono applicare normali strumenti giuridici come un sistema di licenze obbligatorie. L’elaborazione di un disegno graficocomporta costi significativi, ed è per questo che lasua tutela è consigliabile anche da un punto di vista economico. La sua abolizione non porterebbealla liberalizzazionedel mercato dei pezzi da ricambiocome previsto dalla Commissione, ma con ogni probabilità a un incrementodel prezzo del prodotto finale. La reazione prevedibiledei produttorialla presenzadi operatori indipendentinel mercato dei pezzi da ricambiosarà quella di neutralizzarele loro perditealzando i prezzi. Altro motivo di preoccupazione è il fatto che il costo inferioredei pezzi da ricambio prodotti dagli operatori indipendentisignificherà livelli inferiori di sicurezza e qualità. Quello che veramente mi dà fastidioè che in ultima analisiil rischio peserà sul cliente.

 
  
  

– Relazione: Giuseppe Castiglione (A6-0477/2007)

 
  
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  Michl Ebner (PPE-DE).- (DE) Signora Presidente, desidero direche ho votato a favore della relazione Castiglione e che credo sia una relazione molto equilibrata, in particolarese teniamo presente il modo in cui è partita, con 800 emendamentipresentatiin seno alla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Gli sforzi, sia del relatore siadi numerosi deputati,indubbiamente hanno dato fruttiin un settore irto di notevoli difficoltà; è assolutamente essenzialeda parte nostra dareai viticoltori la prospettiva di tempi migliori di fronte a loro.

Credo che questa relazione getti le fondamentaper il progresso, e spero che la Commissione europea, agendo nello spiritodei nuovi trattati, terrà nella debita considerazione(in totale considerazione, se mai sia possibile)le decisionidel Parlamento europeo.

 
  
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  Anja Weisgerber (PPE-DE).- (EN) Signora Presidente, il voto di oggisulla riforma del mercato vinicolocostituisce un successo clamorosoper il Parlamento europeo, per le varie regioni vinicolee per i diversi produttori di vino. Ad esempio, abbiamo potuto garantire che rimangaammissibileintegrare il vino col saccarosio. Il Parlamentoha anche bocciato i piani della Commissionedi emanare in questa fase norme che prescrivanola rimozione del divieto di nuove piantaturenel 2014. In questo casoabbiamo proposto una soluzione fattibile,in base alla qualeuna decisionesulla liberalizzazionenon sarà presafinché nel 2012 non sarà presentato uno studio. Anche in riferimento all’etichettaturadi singoli vini, abbiamo raggiunto un accordo che tiene in debito contoi vari sistemi di denominazione usati in Europa. Inoltre, siamo riusciti a incorporareuna clausola di salvaguardianei regolamenti sul mercato vinicoloche tutela iBocksbeutel, le bottiglie dalla forma caratteristicatipiche della mia regione natale,la Franconia.

Onorevoli colleghi, oggi abbiamo presentato un quadro molto equilibratoche costituirà una buona baseper i prossimi negoziatiin seno al Consiglio. Ora è a quest’organo che passa la palla; noi in Parlamento abbiamo fatto il nostro lavoro e l’abbiamo fatto anche molto bene.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (UEN).- (PL)Signora Presidente, sono lieto che il Parlamento europeoabbia appoggiato la proposta dellacommissione per l’agricoltura, e in particolare l’emendamento presentato dai deputati polacchi che autorizzal’uso di denominazioni alla vendita quali“vino di frutta”, “vino di mele” o“vino di ribes”. Questi vini sono stati prodotti nel mio paese fin dal XIIIsecolo, quindi per quasi 800 anni,e sono felice che il Parlamento europeoabbia riconosciuto l’evidente realtà.

In conclusione, vorrei congratularmi con la Presidenteper la sua eccellentedirezione dei lavori, specialmente nella calda(e talvolta surriscaldata) atmosfera di oggi. Signora Presidente, le rendo omaggio come vera rappresentantedella scuola britannicadi comportamento parlamentare.

 
  
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  Armando Veneto (PPE-DE).- Signora Presidente, onorevoli colleghi, sul voto relativo all’organizzazione comune del mercato vitivinicolo, io desidero precisare che ho votato a favore dell’emendamento 294, presentato dall’onorevole Lavarra del PSE e del quale io sono cofirmatario, perché ritengo che sia un diritto del consumatore conoscere se il vino che beve è addizionato con il saccarosio e perché la tracciabilità dei prodotti ormai è un principio generale propugnato dall’Unione, non vedo quindi la ragione per escluderne l’applicabilità al settore vitivinicolo.

Per la stessa ragione, ho votato a favore dell’emendamento 310, presentato dal gruppo UEN, entrambi non incidono sul compromesso faticosamente raggiunto grazie all’impegno dell’onorevole Castiglione. Quanto infine alla diversa posizione che io ho assunto su queste questioni, rispetto al mio gruppo d’appartenenza, intendo precisare che dinanzi all’interesse del cittadino l’unica posizione politica alla quale mi sento di ubbidire è quella dell’adesione ad ogni proposta che tuteli le ragioni del cittadino quale che sia il gruppo dal quale essa provenga.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE).(LT)La posizione della Commissionesul regolamento del Consiglioin merito all’organizzazione comune del mercato vitivinicolo effettua una discriminazione nei confronti di determinati paesi, in particolare i nuovi Stati membri.

Il progetto per la promozione dei viniUE nei paesi terziè concepito per stimolare il commercio, ma per qualche ragionesi dà il caso che sia collegato alle zone di vigneti sfruttati in precedenzae ai datisulla produzione media di vino negli ultimitre anni. La Commissionedesidera sostenerel’esportazione di vino e certe etichette. I produttori e gli esportatorinei paesi aiutatibeneficeranno di un vantaggio comparato. Il fatto che i produttori vinicoli in Lituania e in altri paesisenza vignetinon stiano ricevendo alcun sostegno è inaccettabile.

Io ho votato contro la relazione.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE).- (CS) Ho sostenuto la riformadel mercato vinicolo, che migliorerà la qualitàe la competitivitàdei vini europei. Questo riguarda in primo luogol’Italia, dove i vignetiabusivi dovrebbero essereeradicatie i sussidi alla sovrapproduzionedi vini di bassa qualitàinterrotti. La riforma, tuttavia, non deve favorire i produttori dell’Europa del suda discapito di quelli dell’Europa del nord. Sono fermamente contrario a ogni eradicazionedi viti in Moravia, dove tutto quello che viene prodottoè consumato e dovela produzione tradizionale di vino riveste una grande importanza dal punto di vista sia culturale sia turistico. Mi oppongo a un divieto allo zuccheraggioin Europa orientaleche includa la Moravia, a meno che non sia vietata anche l’acidificazione del vino, praticata nei paesi del sud. Non capisco perché i viticoltori moravidovrebbero comprare un costoso mostodai paesi dell’Europa meridionale, solo per sostituire una tradizione di zuccheraggio vecchia di 200 anni, e così facendo cambiare ilgusto e l’aroma tradizionalidei loro vini di qualità. Questo è contrarioai principi della concorrenzanel mercato internoe non posso che dissentirne. Ringrazio quei colleghiche durante il tempo delle votazionici hanno sostenutofacendo prevalere il buon senso. La Commissionedovrà ora conformarsi.

 
  
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  Jan Březina (PPE-DE).- (CS) Abbiamo visto gli Statidell’Europa meridionalecaratterizzati da un forte settore vinicolodifendere con le unghie e coi dentila loro sovrapproduzione di vino. Nel frattempo, a causa dei sussidi eccessivi, i prezzi alribasso dei vini in eccedenza stanno espellendo dal mercato i vini di qualitàprovenienti da altri Stati membri. Mi oppongo al fatto che, mentrela Commissionetratta i dirigenti dell’industria vinicola europea coi guanti bianchi, paesi come la Repubblica cecasono trattaticon rigore e finanche con durezza. Come altrimenti interpretarela propostadi conservare l’uso frequentedel mosto nell’Europa del sud, vietando invece l’aggiunta di saccarosio. Pertanto sono molto lieto che ilParlamento abbia adottato un atteggiamento responsabile nei confronti della riformae vi abbia inserito un elementodi equità e parità di trattamento. Sostenendo l’aggiunta di saccarosio, il Parlamentoha avvantaggiatola Repubblica ceca, fra gli altri paesi, dimostrando la sua imparzialitàe la sua resistenzaalle influenzebasate su interessi nazionali confliggenti. Capisco che una riforma del mercato vinicolo sia necessaria. Non ho dubbi sugli obiettivi di fondo, piuttosto li ho sui modi in cui si vuole raggiungerli. Sottolineo l’importanzadi mantenere il principio della parità di trattamentoe di non discriminazione.

 
  
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  Hynek Fajmon (PPE-DE).- (CS) Signora Presidente, onorevoli colleghi, ho votato contro la relazione dell’onorevole Castiglione, così come hanno fattogli altri deputati cechiche appartengonoal partito civico – democratico ceco(ODS). Una riformaconsiderate in questi termininon arrecherebbe beneficio alcunoalla viticoltura ceca, morava o anche europea. Invece di liberalizzare e ridurrela regolamentazione e il fardello amministrativo, che sarebbe veramente di grande aiuto per il settore vinicolo, si registra una tendenza verso maggiori regolamentazioni, restrizioni e norme. La pianificazione a livello centralenon ha mai mostrato di dare risultati positivi, e non lo farà nel settore vinicolo. Questo è il motivo per cui non accordo il mio sostegno alla relazione.

 
  
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  Daniel Hannan (PPE-DE).- Signora Presidente, il mio distretto dell’Inghilterra del sud-estrappresenta la regione produttrice di vino a crescita più rapida inEuropa. In conseguenza del cambiamento climatico,è ormai coltivata a vite la più ampia superficie del suolo inglesedella storiadopo il regno di Enrico II, corrispondente all’ultimo periodo di riscaldamento climatico in Europa.

I viticoltori delle nostre conteenon si sono mai rivolti all’UE per sussidi. Il Kent e il Surrey, il Sussex e l’Hampshire, l’Oxfordshire, il Buckinghamshire e il Berkshire ospitano vignetiin grado di sostenersi commercialmente,che prosperano o falliscono in virtù della qualità del loro prodotto. Tuttavia il loro stesso success ora minaccia di danneggiarli in quanto si stanno avvicinando al limite di coltivazione commerciale consentito.

Dopo esser riusciti a restare fuori dal regime di regolamentazioni UE e sfuggire alle sovvenzioni, ora si trovano a essere comunque regolamentati.

Come non chiediamo soldi a Bruxelles, così non vogliamo le restrizioni imposte da Bruxelles. Tutto quello che i produttori di vino inglesichiedono è di essere lasciati liberi di concorrere sul mercato.

 
  
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  Adriana Poli Bortone (UEN).- Signora Presidente, onorevoli colleghi, un no convinto ad un documento ulteriormente aggravato dall’approvazione di alcuni emendamenti che l’hanno decisamente peggiorato, ma soprattutto a causa dell’introduzione dello zuccheraggio che per anni eravamo riusciti ad avversare, convinti come siamo che lo zuccheraggio è diventato una vera e propria pratica di compensazione alla natura.

La maggioranza del Parlamento ha inteso respingere l’aiuto ai mosti che, pur essendo un intervento solo finanziario, tuttavia avrebbe attenuato il danno prodotto dall’autorizzazione allo zuccheraggio. Questo rappresenta la vittoria dei paesi del Nord Europa e il fallimento dei paesi dell’area mediterranea che non hanno saputo difendere l’alta vocazionalità dei loro territori. Questa OCM va a danno della qualità, della tipicità e della genuinità dei prodotti, va a danno dei viticoltori, dei produttori e dei consumatori.

 
  
  

–Proposta di risoluzione: la lotta al terrorismo (B6-0514/2007)

 
  
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  Antonio Masip Hidalgo (PSE).- (ES)Signora Presidente, penso che sia stato molto positivo oggi aver dato una Carta di diritti all’alleanza di civiltàa suo tempo difesa dal Presidente Zapatero e dal Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan.Credo che questo sia un buon inizio.

Inoltre, credo che la Carta dei diritti fondamentaliche abbiamo firmato oggi incarni la vera natura della nostra civiltàe non l’integralismo di quelli che sono venuti a combatterla, un integralismo violento che merita condanna. E’ del pari deplorevole che anche alcuni islamisti adottino una visione integralista. Sono queste due forme di radicalismo che dobbiamo estirpare per fare in modo che trionfi la pace e non il terrorismo.

 
  
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  Mario Borghezio (UEN).- Signor Presidente, onorevoli colleghi, dichiaro il mio voto contrario, anche se per errore ho votato a favore (e ne do comunicazione ufficiale) alla relazione sul terrorismo.

Una relazione ipocrita, una relazione che dimostra quanto sia vile l’Europa delle istituzioni nei confronti del terrorismo. Non si ha nemmeno il coraggio di chiamarlo con il suo nome: terrorismo islamico. E poi, si vota contro, quest’Aula ha votato contro un emendamento presentato da me e da altri parlamentari dell’UEN, nel quale chiedevamo l’attenzione dell’Europa per l’infiltrazione di Al Qaeda nel Maghreb. L’abbiamo presentato, ovviamente alcuni giorni fa, purtroppo ieri i fatti ci hanno dato ragione al di là delle nostre più pessimistiche previsioni. La macelleria islamica di Al Qaeda colpisce la gente, la povera gente ad Algeri e fa macelleria islamica anche di queste persone, probabilmente di religione islamica.

E’ una vergogna, alle porte dell’Europa succede questo, e il Parlamento boccia un emendamento che grida vendetta, perché l’Europa non può chiudere gli occhi di fronte a questa minaccia alle sue porte.

 
  
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  Dimitar Stoyanov (NI).- (BG)Mi sono astenuto dal voto sulla risoluzionecontro il terrorismoperché, naturalmente, non appoggio lo sviluppo del terrorismoma nemmeno posso appoggiare un simile documento, che, a mio parere, non fa che diffondere ulteriore panicofra i cittadini europeie contribuisce ancora di piùal raggiungimento del fine ultimo del terrorismo, cioè appunto il terrore. Nondimeno, ero soddisfatto degli emendamenti propostidal gruppo dell’Unioneper l’Europadelle nazioni, che non sono stati approvati, con la dichiarazione che ogni cosa deveessere risolta alla radice, come dice il vecchio proverbiosecondo cui ogni infermità deve essere curatapartendo dalla causa. Pertanto, se, ad esempio, esercitiamo pressione su Israeleperché arresti la sua politica segregazionistae la costruzione del suomuro per isolaregli arabie privarli dei diritti umani fondamentaliche hanno, daremo un contributoalla lotta al terrorismo molto maggioredi quanto potremmo fare mettendo sotto controllo i telefonie sorvegliando i siti Internet. Tuttavia, gli emendamenti propostidalgruppo dell’Unioneper l’Europadelle nazioninon avrebbero dovuto essere respintiin quanto attiravano l’attenzionesullo sviluppo del terrorismo in Europa: nel mio paeseorganizzazioni terroristicheillegaliprosperano all’ombra del partito di governoMRF.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE).- (FI) Signora Presidente, penso che questa risoluzione vada benema sia un poco incoerente,in quantoin alcuni punti si ha l’impressioneche ci si stia, così pare, arrendendo al terrorismo. In altre parole, il documento non sembraaccettare l’idea che il terrorismodovrebbe essere eliminatointeramente, che dovrebbe essere estirpato; e l’onorevole Muscardini del gruppo UEN ha sollevato questopunto nel suo emendamento orale. Per me si tratta di una di quelle questioniche forse avrebbero dovuto venire esaminate più dettagliatamenteal momento della discussione della relazione.

Penso che l’Unione europea dovrebbe adottare una lineaassolutamente chiara per quanto riguarda il terrorismo. Promuoviamola democrazia, i diritti umanie la libertà di espressione, e non possiamo approvare il terrorismo, in nessunacircostanza. Avrei anche voluto veder dare piùpesoall’importanzadell’istruzionenell’affrontare le cause del fenomeno; ad esempio, la lotta al terrorismonei Territori autonomi palestinesidovrebbe basarsi soprattuttosull’istruzione, in modo che le generazioni future possano essere educatee crescerelibere dall’odioe quindi possano impararea vivere coesistendopacificamente con i loro vicini.

 
  
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  Hubert Pirker (PPE-DE).- (DE) Signora Presidente, nella lotta al terrorismo, dobbiamofare uso di tutti i mezzi che siano efficaci, disponibili e compatibili con lo Stato di diritto. Se l’Unionevuole vincere quella lotta, deve cooperare coi suoi partner.

Ho votato contro questa risoluzionea causa della sua impostazione anti-americana. Invece di reagire contro il terrorismo, l’autore e molti altriprendono posizione contro l’alleanzacon gli Stati Unitinella lotta al terrorismo. Un’altra ragione per cui ho votato contro la proposta di risoluzioneè la richiesta che questa faalla Commissionee al Consigliodi portare in Europa i detenuti di Guantánamo: questo equivarrebbe a importare terrorismo in Europa e sarebbe un’iniziativa infelice.

La terza ragione del mio voto contrarioallarisoluzioneè il fatto che essarigetta misure la cui utilità nella lotta al terrorismoè dimostrata, ossia l’estensione dei registri dei nomi dei passeggeri all’Europa e un rafforzamentodell’Europol.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

– Relazione: Johannes Blokland (A6-0416/2007)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT) L’accordo colMaroccosul trasporto aereo è il secondotrattato relativoal cosiddetto“spazio aereo comune europeo”e il primo concluso, in questo contesto, con un paese extra-europeo.

Come nota politica più saliente, deploriamo il fatto che questo accordo(così come avvenuto, in forma inaccettabile, nel settore della pesca)non chiarisce esplicitamenteche“per territoriosotto la giurisdizione del Regno del Marocco si intende il territorio sotto sovranità marocchinain conformità al diritto internazionale”, garantendo cosìil rispetto del diritto internazionalee i legittimi e inalienabilidiritti del popolo sahariano.

La sovranità marocchinasul territoriodel Sahara occidentale non è legittima ai sensi del diritto internazionale, come sottolineatodalla Corte internazionale di giustizia dell’Aianel suo parere dell’ottobre 1975. Il Marocco, che occupa illegalmente ilterritoriodel Sahara occidentale, non ha di conseguenza alcuna sovranità o giurisdizione su quel territorio.

Inoltre, quest’accordosi basa quasiesclusivamente sul perseguimento di due obiettivi cui ci opponiamo: l’apertura dei mercati e l’armonizzazionedelle regole per promuoverela concorrenza nel trasporto aereo.

 
  
  

– Relazione: Reimer Böge (A6-0485/2007)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Nel giugno e nel luglio diquest’anno, la Commissioneha ricevuto la terza e la quartacandidaturaper la mobilitazione di questo Fondo. Tali candidature si riferisconoa due imprese tedesche e a una finlandese, tutte nel settore delle telecomunicazioni, e per essere più precisi della fabbricazione di telefoni cellulari.

Entrambe, inoltre,sono legate alla delocalizzazionedella produzione in paesiterzi, che provocherà il licenziamento di 4 211 lavoratori.

Finora, in aggiunta a queste due candidaturee a due richieste francesiche sono già state approvate, la Commissioneha ricevuto ulteriori candidaturedall’Italia, da Malta, dalla Spagnae dal Portogallo, che dovranno essere approvate all’inizio del prossimo anno.

Come detto sopra, l’esistenzadi questo fondonon può servire da “cuscino”per gli inaccettabili costi socialied economicidella delocalizzazionedelle imprese e i conseguenti tagli al personale.

Pertanto insistiamosulla necessità di stabilire un quadronormativoper preveniree penalizzare le delocalizzazioni delle imprese. Riteniamo che ogni concessione di aiuti pubblicialle impresedebba essere condizionataa impegni a lunga scadenzadelle imprese stesse in terminidi sviluppo regionalee occupazione, e che non debba essere concesso alcun aiuto che possa essere usato per promuovere delocalizzazioni. Parimenti, è essenzialerafforzare il ruolo deirappresentanti dei lavoratorinei consigli di amministrazionedelle imprese e nella presa di decisionidi gestione a carattere strutturale.

 
  
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  Nina Škottová (PPE-DE), per iscritto. −(CS) I fondi totaliattinti dal Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione rappresentano circa il 3,6% e riguardano solo tre paesi. La globalizzazione, tuttavia, interessa in maggiore o minore grado ogni attività umana. Lo scarso livello di usodi questi fondifa sorgere almenodue domande: in primo luogo, sono così limitati gli effetti della globalizzazione?In secondo luogo, sappiamo come ottenere risorse dalFondo? In altre parole, anzitutto dobbiamo chiederci se davvero abbiamo bisogno del Fondo. In caso affermativo, dobbiamo poi dare una migliore definizionedei potenziali effetti della globalizzazionee rivederele regole per ottenere finanziamentiin modo che il Fondodiventi accessibile e comprensibilead altri paesi e alle loro regioni con più problemi. A questo riguardo saranno di aiuto anche indicatori economici, socialie di altro tipo. Le giustificazioni fornite dalla Commissione, quali quella basata sul carattere “inaspettato”, sono difficili da accettare. Sulla base dei dubbi sopra esposti, ho votato contro la proposta.

 
  
  

– Relazione: Reimer Böge (A6-0499/2007)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT)La mobilitazione dello strumento di flessibilità, assieme alla modifica dell’accordointeristituzionale, costituisce parte integrante delprogetto di bilancio della Comunitàper il 2008.

Pertanto, in aggiunta alla correzione di 1 600 milioninel quadro finanziario pluriennale, con la mobilitazione dello strumento di flessibilità si propone anche di integrareil finanziamento dei programmi europei del sistema mondiale di navigazione satellitare(EGNOS-GALILEO) con circa200 milioni di euro. Inoltre, tramite la mobilitazione dello strumento di flessibilità, la politica estera e di sicurezza comune(PESC) è a sua volta destinata a ricevere altri70 milioni di euro in finanziamenti.

Si deve notarecome il relatore sottolinei che“le attività esterne in generalee la PESC in particolare,non sono adeguatamentesostenute nel lungo termine, rispetto alle esigenze attualmente identificate”, spiegando che le “esigenze identificate”comprendonoil rafforzamentodelle “missioni” UE in Kosovo e Afghanistan. In tal modo, è dato ulteriore slancioalla crescenteingerenza e all’intervento militare dell’UE in appoggio alle operazioni NATO, sia nei Balcani(ne sono un esempio i preparativiper appoggiare la “dichiarazione unilateraled’indipendenza del Kosovo”, in violazione del diritto internazionale), sia in Asia centrale, in particolare finanziando le “missioni”a partire dal bilancio comunitario. Si tratta di politiche e di obiettivi militaristicoi quali siamo in chiaro disaccordo.

 
  
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  Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto.(PL)Signora Presidente, la mobilitazione dello strumento di flessibilità, come la revisionedella prospettiva finanziaria, è il risultato naturaledell’accordo di conciliazionedel 23 novembresul bilancio per il 2008. Lo scopo dello strumento di flessibilità, in linea di principio,sarebbe quello di salvaguardareil progetto di bilancio in circostanze eccezionali e difficili da prevedere. La mia modestaesperienza, tuttavia, mi dice che l’usodi questo strumento eccezionaleè di rado conforme ai criteristabiliti nell’accordo interistituzionale.

Questo è quanto avvenuto per il progetto di bilancio del 2008. Sia i 200 milioniper finanziare il programma di Galileo nel 2008 sia la somma di70 milioni di euroai sensi del capo IV, per finanziare le crescenti necessitànel settore della PESC, costituiscono soluzioni a problemiche erano prevedibili. Nonostante le sue riserve, la delegazione delParlamento europeo, che rimarcava l’assenza di un finanziamento adeguatoper la navigazione satellitare e l’insufficienza dei fondiin relazione alle ambizioni dell’Unione europea in campo internazionale, non è riuscita a convincereil Consiglio della necessità di aumentare i relativi stanziamenti di bilancio.

Nella sua forma finale, la prospettiva finanziariafaceva presagire difficoltàche si sono manifestate nella preparazione del bilancio del 2008. La realtà è che, nel corso della procedura di conciliazione, il Parlamentoha risolto i problemi creatidal Consiglio. Tenendo conto di come la situazione è stata travisata dai mezzi di comunicazione di massa, dovremmo trarne le giuste conclusioniper il futuro.

 
  
  

– Relazione: Bogdan Golik (A6-0461/2007)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh and Inger Segelström (PSE), per iscritto. (SV)Non possiamo dare il nostro appoggio a un sistema in cui il denaro dei contribuentiè usatoper commercializzare prodotti agricolieuropei in paesi terzi. Pensiamo che si dovrebbe esercitare molta cautela nel lanciarsi in simili imprese rischiose, specialmente nei paesi in via di sviluppo, in quanto rischiamo di danneggiare la nostraindustria. Pensiamo che l’UEdovrebbe incoraggiare l’agricoltura localein questi paesi, non danneggiare i coltivatori in loco. La promozione della produzione localepuò significare per questi paesi un’opportunità per svilupparsieconomicamentee un veicolo per svilupparsi democraticamente.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto.(PT)La semplificazione dellanormativa europeain materia di azioni di informazione e di promozione a favore dei prodotti agricoli nel mercato internoe nei paesi terziè della massima importanza per lo sviluppo di una PAC più semplice e più facileda gestire.

Approvola proposta della Commissionedi migliorare il sistema, in particolareil consolidamento della normativache comporta la fusione dei due regolamentirelativi al mercato interno e ai paesi terzi.

Voto a favore della relazione Golik, e vorrei sottolineareil riferimento che fa alla necessitàdi prestare una maggiore attenzionealle questioni relative all’informazionee alla promozione nei negoziatiin ambito OMC.

 
  
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  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto.(PL)Signora Presidente, voto a favore dell’approvazionedella relazione dell’onorevole Goliksulla proposta per un regolamento del Consiglio relativo ad azioni d’informazione e di promozione dei prodotti agricoli nel mercato interno e nei paesi terzi.

Il relatorefa correttamente notareche per compiere progressinell’elaborazione di una politica agricola semplice ed efficaceper l’Europa, il sistema comunitariodi azioni d’informazione e di promozione dei prodotti agricoli nel mercato interno e nei paesi terzidev’essere semplificato.

Concordo sulla considerazione che le campagne d’informazionedovrebbero servire a rendere i consumatoripienamente edotti sulla produzione sostenibile della PAC, sull’alta qualitàdei prodotti agricoli UE, sulla coltura biologica e sugli aspetti sanitari.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto.(EL) In virtù del fatto che lediscussioniin seno all’OMC e gli impegnipresi comporterannol’abolizionedelle restituzioni all’esportazione, tagli agli aiuti comunitariper un totale di 20,1 miliardi di euro, e diminuzioni dei prezzi dal48 per centoal 73 per centroper la maggior parte dei prodotti agricoli UE, ci saranno serie ripercussionisui redditiagricoli.

Con questa proposta di regolamento, la Commissionespera di contrastare le conseguenze negative derivanti in passatodal GATT e dalle precedenti riforme della PAC, che saranno ulteriormente intensificatecon l’OMCe le previste riforme della PAC. Le conseguenze si faranno sentire soprattuttonella distribuzionedei prodotti agricoli, sia ai paesi terzi sia ai paesi UE, dal momento che allo stesso tempo le tasse all’importazionee gli aiuti interniper l’agricoltura comunitaria saranno drasticamente ridotti.

Sono pertanto proposti programmi d’informazione e di promozione, ma i fondi destinati a questi programminon sono per nulla adeguati a contrastare quelle conseguenze. Il risultato sarà un aggravamento dei problemidella distribuzione dei prodotti agricoli comunitariai paesi terzi, ma anche internamente all’UE, una riduzione dei prezzi pagati al produttore, e un disastro totaleper i piccoli e medi agricoltori, che già detengono solo un reddito agricolomarginale. D’altra parte, i programmiavvantaggerannosoprattutto le grandi impreseagricole caratterizzate da costi di produzione più bassi.

 
  
  

– Relazione: Pedro Gueirrero (A6-0467/2007)

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto.(PT)L’organizzazione comune dei mercati (OCM) per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura, che costituisce uno dei quattro pilastri della politica comune della pesca, è sottoposta a una profonda ristrutturazione.

Le prioritàsono la revisionedegli aspetti relativi all’informazione del consumatoresui prodotti della pescae una distribuzione più equadel valore aggiuntodi tali prodottinel corso di tutto il processo di commercializzazione (con particolare riferimentoal punto iniziale di vendita).

L’UE dovrà anche trovaresoluzioniper contrastare il “dumping sociale”che oggi costituisce prassi comune in alcuni paesi terzie che toglie spazio concorrenzialeai nostri prodotti della pesca.

Gli interessi nazionali sono tutelatiin questa relazione, per cui essa merita il mio voto favorevole.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT) Siamo lieti dell’approvazionedella relazione sull’OCMnei prodotti della pesca, che invia un chiaro segnalealla Commissione europeanel senso della necessitàurgente di una revisione profondadi questa OCMper aumentare il suo contributo allatutela dei redditinel settore, al miglioramento della commercializzazione dei prodotti della pescae all’aumento del loro valore aggiunto, in particolareattraverso un potenziamento significativodei fondi a essa destinati.

Tenendo presente che l’OCM dovrebbe dare una risposta efficaceagli obiettivi per i qualiè stata istituita e che l’incertezzadei redditi nel settore della pescaè largamente attribuibile alla formadella commercializzazionenel settore, alla formazione dei prezzial punto iniziale di venditae al carattere irregolare dell’attività, ci spiace che la commissione per la pescaabbia respinto le nostre proposteche andavano veramente alla radice del problema, e che comprendevano:

-l’introduzionedi quote massime di profitto;

- la necessità di aiuti pubblicie la creazionedi meccanismi efficaci di interventosul mercato;

- il conteggio dei costi di produzionenella definizione dei prezzi di orientamento;

- l’introduzione di una compensazione finanziariaper la riduzione temporanea volontariadel pescato o dello sforzo di pesca.

Ciononostante, continueremoa batterci per queste giuste misure.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto.(EN)L’organizzazione comune dei mercatiper i prodotti della pescaè concepita per garantire lastabilitàdel mercato e la sicurezzadel reddito perchi lavora nel settore. Questi obiettivi e, in verità, gli obiettivi fissati nel TrattatoCEsono lodevolie avrebbero dovuto portare alla prosperitàper le comunità basate sulla pesca in Europa.

Sfortunatamente, l’ultimo quarto di secolo,segnato dal controllo centralizzatodi Bruxellessotto formadella PCP,si è rivelato disastroso per quelle comunità. Un mercato fiorentecaratterizzato dalla sicurezza del lavoronon è possibilenel contesto della PCP, e il controllodella gestione della pescadeve essere restituito ai paesi che da essa dipendono.

 
  
  

– Relazione: Jörg Leichtfried (A6-0482/2007)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Come abbiamo sottolineato, le autorità nazionalida molto tempo rispettano e fanno rispettaregli obblighi in vigore in materia di aviazione civile, ai sensidegli accordi internazionali nel settore. La cooperazione fra gliStati membri dell’UEe fra loro e altri paesicostituisce già una realtà, che potrebbe essere ulteriormente promossae sviluppata,sempre però assicurando il rispettodella sovranità di ogni paese, dei lavoratori e dei loro diritti (in particolare, garantendo un’armonizzazione sociale, tramite l’applicazione delle condizioni più favorevoli), nonché dei diritti degli utenti.

Invece, assistiamo a un graduale trasferimento all’UE delle competenzedi ogni Stato membronel campo dell’aviazione civile, un processotanto più negativoin quanto avviene in un settore in cui non vi sono limiti chiaramente definiti.

Essenzialmente, l’istituzionedell’Agenzia europea per lasicurezza aerea segnaun altro “passo avanti”in quella direzione. Si deve sottolineare il fatto che quest’agenziasarà investita di competenze attualmenteesercitate dalle singole autorità nazionali. Fondamentalmente, si tratta di una misuradestinata a realizzare concretamentequello che è stato chiamato“il cielo unico europeo”e la liberalizzazionedel trasporto aereoe della navigazione aereaa livello UE. Una liberalizzazione che,in nome della redditività finanziaria,mette in discussionei diritti dei lavoratori, la qualitàdei servizi e i livelli di sicurezza.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto.La relazione Leichtfried segna la conclusionedi negoziati complessiche hanno coinvolto il Parlamento, il Consiglioe la Commissione. L’estensione dei poteri dell’EASArappresenta uno sviluppo importanteper la sicurezza aerea in Europae il mio gruppo ha potuto sostenereil compromesso finale.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto.Signora Presidente, onorevoli colleghi, ribadisco il mio voto favorevole già espresso in precedenza alla relazioneLeichtfried. I negoziati tra Parlamento eConsiglio con l’aiuto della Commissione che hanno portato a questo testo, seppur non soddisfacendo pienamente alcune delle istanze da me sostenute, hanno portato a un buon compromesso. Vorrei sottolineare l’importanzache l’Agenzia europea per la sicurezza aereaavrà sul controllo non solo sull’aviazione,ma anche sul comportamento delle compagnie. L’Agenzia sarà competente per il rinnovo e la fornitura di certificati e licenzee per il controllo dell’applicazione di norme uniformi di sicurezza.

Essa sarà altresì in grado di imporre ammende fiscali se la sicurezza non è correttamente applicata. Mi compiaccio, pertanto, del compromesso raggiunto con l’emendamento 15 che sancisce la totale indipendenza e imparzialità dell’Agenziaanche nel ritirare licenze o infliggere multe. Vorrei infine sottolineare l’importanza che il personale ha nello sviluppo e nell’attività di questo ente. Perciò condivido pienamente il sollecito del relatore a rendere più qualificante tale lavoro, anche sfruttando le possibilità offerte dallo statuto dei funzionari dell’Unione europea.

 
  
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  Brian Simpson (PSE), per iscritto.(EN)Voterò a favore di questa relazionee mi devo congratulare col relatoresu quella che costituisce una materia tecnica di importanza fondamentale. Vorrei tuttavia fare alcuni rilievi.

Per quanto riguardala concessione di brevetti agli assistenti di volo, chiaramente si tratta di una questione che desta qualche preoccupazione in determinati Stati membrie ha comportato una forte pressionedei sindacati della categoria per influenzare il testo della norma. Credo che il relatore abbia trovatoun compromessoche dissipa i timorinutriti da alcuni Stati membri, ma riconoscel’importanza del ruolo svolto dagli assistenti di volo. Alcune compagnie aeree francamenteabusano di loronon solo trattandoli come semplici“camerieri di bordo”ma anche assumendolicon contratti con salari minimi e ore di lavoro massime, dopo un addestramento a spese loro.

In secondo luogo,è importantericonoscere che l’UE-OPS, approvato da questo Parlamento, ora passa sotto la competenza dell’EASA. Vorrei però cogliere quest’opportunitàper ricordare alla Commissionee all’EASAche i tempidi volo e di servizio come specificati nella sottoparte Q del regolamento UE-OPS non possono essere cambiatise non previo commissionamento di uno studio sul relativoaffaticamentoe consultazionecon l’industria nel suo complesso.

Infine spero ora che altri aspetti della sicurezza aerea, quali la porta della cabina di pilotaggio e la sorveglianza del bagaglio da stiva,possano essere introdotti in tutta l’UE.

 
  
  

– Relazione: Adriana Poli Bortone (A6-0464/2007)

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Come generalmentesuccede per i regolamenti in questo campo, gli obiettivi specificidi questa relazione si basano sull’armonizzazionedelle leggi, dei regolamenti e delle disposizioni amministrativedegli Stati membriallo scopo di promuovere lo sviluppodel mercato interno europeo, in questo caso in merito alleindicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari.

La proposta consiste di due modificheal regolamento (CE) n. 1924/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari, e si pone come obiettivoquello di stabilire un periodo di transizioneadeguatoper le indicazioni sulla salute riferite allo sviluppo e alla salute dei bambini.

Le indicazioni nutrizionaliutilizzate in uno Statomembro prima del 1°gennaio 2006 in conformità alle disposizioni nazionaliapplicabili,e che non siano incluse nell’allegatoal regolamento (CE) n. 1924/2006 possono continuare a essere usate per tre anni dopol’entrata in vigore del regolamento stesso. Le indicazioni sulla salute che non si riferiscano allo sviluppo e alla salute dei bambinibeneficiano a loro volta di misure transitorie specificatenell’articolo 28 paragrafi 5e 6del regolamento. Similimisure transitoriesono ora previste per le indicazioniche si riferiscono allo sviluppo e alla salute dei bambini.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto.(EN)Ho votato in favore di questa relazionein ragione dei controlli che devono essere fattiper garantire le indicazioni nutrizionali e sulla salute che vengono formulate. Mentre una sana alimentazione per molti è essenziale per una vita lunga e attiva, è del pari cruciale che al consumatore siano fornite informazioniadeguate. Per troppo tempole indicazioni fornite da fabbricantidi prodotti di largo consumohanno tratto in inganno i consumatoricirca le proprietà nutrizionali e sanitariedi questi prodotti. Chiedo alla Commissionedi dedicare tutto il tempo necessario a garantire una chiarezza adeguata per i cittadini europei.

 
  
  

– Relazione: Klaus-Heiner Lehne (A6-0453/2007)

 
  
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  Bert Doorn (PPE-DE), per iscritto.(NL)La liberalizzazione del mercato dei pezzi da ricambio automobilisticiha formato oggetto di un accesodibattito fin dal 1993.Penso che l’abolizione dei dirittisul disegno grafico in relazione alle parti visibili del veicolosi sarebbe dovuta approvare già da tempo. Pertantoappoggio pienamente la proposta della Commissione, perché attualmente non esisteun mercato unico di questi pezzi che funzioni correttamente.

Quando parti funzionali come gli specchietti retrovisori e i faridevono essere sostituite, i pezzi necessariper riportare la vettura nelle condizioni precedentidevono essere immediatamente disponibili. Sono a favoredi una liberalizzazione a livello europeo più rapida possibile, per cui mi pronuncio per un periodo di transizioneche sia il più breve possibile, ossia cinque anni. Voterò naturalmentecontro le modificheche rendono possibile per gli Stati membritirare per le lunghela liberalizzazionenel periodo di transizione.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Questa relazione contienealcune modifichealla proposta di unadirettiva per liberalizzareil mercato secondariodei pezzi da ricambio, applicabile all’industria dei veicoli a motore, all’industria dei macchinarie alle industriedei beni strumentali e dei beni di consumo.

La proposta della Commissioneè in favore di mercati non protetti, laddove questa relazioneperora un periodo di transizionedi cinque anniper i paesi dove il mercato sia protetto, come nel caso delPortogallo.

Sappiamo che, da un lato, i mercati protetticonducono al monopolio delle grandi impresesul commercio dei pezzi da ricambio, in quanto in simili mercati, il consumatore è obbligato a comprare ogni ricambio per un pezzo difettoso odanneggiatodal produttore originario. Questo si giustifica sostenendo che non si deve alterare il disegnograficodel prodotto, e l’esempio più famoso è quello dell’industria automobilistica, per quanto questa proposta didirettiva si applichi anche a altre industrie. Esistono tuttavia casi concretiin cui il ricambio di una semplice parterichiede un’intera combinazione di pezzi, con i relativi costi a carico del consumatore.

Dall’altro lato, nel frattempo esistono fabbriche in Portogallocollegate in particolare al settore automobilistico, che continuanoa operare grazie alla loro produzione di pezzi da ricambiodi marche rinomatee per le quali la “liberalizzazione” delmercato potrebbe causare seri problemi.

 
  
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  Janelly Fourtou (ALDE), per iscritto. – (FR) Nella relazione Lehne sulla protezione giuridica dei disegni e modelli, ho deciso di sostenere e di cofirmareuna modificache propone un periodo di transizionedi otto anniprima di completare la liberalizzazionedei diritti di proprietà intellettualesui pezzi di ricambio destinati a ripristinare l’aspetto di prodotti complessi come gli autoveicoli. Finora, gli studi d’impatto non hanno mostrato alcuna riduzione significativadel prezzo per il consumatore di queste parti negli Stati membri dove il sistema è già stato liberalizzato.

Sono altrettanto convintoche l’Unione europeastia agendo qui contro i propri interessi. Altre regioni del mondo sono impregnate a proteggere le loro industriecon i diritti di proprietà industriale, e l’Unione europea, nel momento in cui afferma la sua volontàdi proteggere i consumatori e combattere la contraffazione, sta facendo le scelte sbagliate.

Sono qui in giocol’equilibrio economicodel settore automobilisticoe la sicurezza dei cittadini europei che si spostano in automobile.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La direttivaproposta all’assemblea sulla protezione giuridica dei disegni e modelli, propone la liberalizzazionetotale del mercato dei pezzi di ricambio, in particolare nel settore automobilistico.

Il testo del relatore altera significativamentequesta propostaintroducendo la possibilità per gli Stati membridi mantenere per altri cinque anni la loro normativache protegga anche fortementedisegni e modelli. Mantenere il monopoliosulla produzione di componentiè un mezzo per prevenire l’emorragia comunitaria di posti di lavoro verso paesi come Turchia, Brasile e Corea, dove costi e qualità della produzione sono inferiori.

La liberalizzazione affrettata di questo settorepotrebbe inoltre comportare notevoli rischi, in particolare per quanto riguarda la sicurezza. In effetti, se i fabbricanti di veicoli non sono responsabiliper la produzione di componenti, niente potrà garantire la loro conformità alle specificitàdel prodotto complesso né la loro qualità. Senza dubbio, dobbiamo mettere la protezione e la sicurezza degli utenti prima di ogni considerazione economica e politica.

Pertanto, dopo i servizi postali, le ferrovie,l’energia e l’elettricità, Bruxelles ora prende di miral’industria automobilistica. Sembrerebbe che non ci siano limitialla logicaultra – globalizzatricee alla deregolamentazione forzata per ragioniideologiche.

(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163, paragrafo 1, del Regolamento)

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. (PL) Signora Presidente, il mercato interno è una struttura estremamente complessache per molti anni di seguito ha rappresentato un equilibrio fra gli interessi dei vari gruppi che ad esso facevano riferimento.

Lo scopo di questa direttivaè conseguire una totaleliberalizzazione del mercato secondariodei pezzi di ricambio. Da un lato, pertanto, abbiamo vasti gruppi di produttori di pezzi di ricambioche chiedono che siano presi in considerazione i loro dirittinel rispetto della libera concorrenza e del divieto di monopoli dimercato; dall’altro, abbiamo i produttori di autovetture (e naturalmente qui ci concentriamo sull’industria automobilistica) che fondano la difesa della loro produzione di pezzi da ricambiosulla protezione giuridica dei disegni grafici.

In questa situazione, che a prima vista sembra insolubile, appoggio l’impostazione data dal relatore, che propone un sistema in base al qualei disegni industriali sarebbero protettiper un periodo limitato. In pratica, questo periodosarebbe strettamente connessosul ciclo di vita del prodotto complesso.

Concordo altresì col relatoreper cui con l’introduzionedi un nuovo disegno grafico protetto, la protezione dei pezzi di ricambiocompresi nel disegno precedente debba cadere, e lo stesso avvenga nel caso in cui un modelloche non abbia un ricambiosmetta di venire prodotto. Questa proposta mi sembra ilcompromesso più appropriato e quello che proteggeràmeglio gli interessi dei gruppi coinvolti.

Sostengo anchela proposta di un accordo transitorioin base al qualegli Stati membrinei quali esiste una normativa a protezione del disegno graficoper i componentipossono mantenerla per cinque annidopo l’entrata in vigore della direttiva.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto.(EN)Ho appoggiato il pacchetto di compromessoe respintole modifiche tese a estendere il periodo di transizioneper la “clausola della riparazione”.

 
  
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  Gary Titley (PSE), per iscritto.(EN)Sono a favore di un mercato europeo concorrenzialeper i pezzi di ricambio. Questo contribuirà ad abbassare i prezzi per i consumatorie aumentare i ricaviper le imprese piccole e medie. Dunque, appoggio la proposta della Commissione, che aprirà alla concorrenza i mercati dei pezzi di ricambio.

Per lo stesso motivo, non posso appoggiare le modifiche che aumentano fino a otto anni il tempo concesso al mercato per essere liberalizzato. Questo rallenterebbeilraggiungimentodel nostro obiettivo di un mercato concorrenziale per i pezzi di ricambio.

 
  
  

– Relazione: Giuseppe Castiglione (A6-0477/2007)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh e Inger Segelström (PSE), per iscritto. −(SV)Votiamo contro la relazione e contro la proposta della Commissioneper le seguenti ragioni:

–Avevamo sperato che la riforma significasse un risparmioper i contribuentidell’Unionee che l’industria vinicolasarebbe stata disgiunta dal finanziamentotramite la politica agricola comune. A lungo termine, riteniamo che i sussidicomunitari per l’industria vinicola europeafinanziati con le tasse debbano cessare.

–Pensiamo sia censurabile usare il denaro dei contribuentiper produrre i vini europei:è in contraddizione con la strategia del Parlamento in materia di alcolici, che promuove un’impostazione restrittivasulla commercializzazione di bevande alcoliche. In tale contesto, aumentare la spesa in misure di commercializzazionerappresenta un’infausta applicazione di una politica del doppio binario.

–Ci opponiamo anchealle proposte chedifendono l’uso del denaro dei contribuenti per commercializzare vini in paesi terzi. Pensiamo che dovrebbe essere esercitata prudenza nella commercializzazionedi vini europei, in particolare nei paesi in via di sviluppo, poiché essa presentail rischio di soffocare le industrie di quei paesi. L’Unionenon dovrebbe danneggiare i produttori localinei paesi in via di sviluppo ma, invece, sostenerli.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto.Signora Presidente, esprimo il mio voto negativo alla presente relazione, non tanto per l’impianto generale del collega Castiglione, che pure prevede alcuni punti positivi, tra i quali i limiti quantitativi e di compatibilità ambientale che vengono posti all’estirpazione, il divieto di utilizzo dei mosti extraeuropei e l’ampliamento delle misure gestibili autonomamente dagli stati membri. Ma secondo me c’è un punto critico nella conferma della pratica dello zuccheraggio e nella disposizione per cui tale pratica può non essere indicata nell’etichetta di informazione per i consumatori. Anche il passaggio sui cosiddetti fruit wines è del tutto discutibile, così come l’impianto generale del rapporto in relazione ai mosti. Spero, come italiano, che il ministro De Castro sappia contrattare con i colleghi una cornice normativa di riferimento che sia più rispettosa della qualità e dei diritti dei consumatori.

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto.(PL)Signora Presidente, sostengo pienamentela relazione dell’onorevole Castiglione sulla proposta di un regolamento delConsigliosull’organizzazione comune del mercato dei vini.

La creazione di un mercato vitivinicolo retto da regole semplici ed effettivesulla produzionee dai principi di una sana concorrenza nel mercato comunitariomigliorerà non solo la qualitàdei prodotti europei; ma anchele condizioni di vitadei frutticoltori.

E’ del pari importanteche i consumatorisiano informati sul ciclo di produzione di un determinato prodottoe sulla sua precisa origine.

Inoltre, questi provvedimenti rappresenteranno un aiuto decisivoper la produzione di vini di fruttanel mio paese, e questo è il motivo principale per cui appoggio la relazione.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Votiamo contro questa relazioneperché non modifica sostanzialmentegli aspetti più importantidella pessima proposta della Commissioneeuropea per il settore vitivinicolo.

Come abbiamo sempre detto, discordiamo da questa posizione liberale, che pretende di andare verso lo smantellamentodell’organizzazione comune del mercato nel settore vitivinicolo, per quanto con contraddizioni che lo stesso Parlamento europeo acuisce permettendo l’aggiunta di zucchero e aumentandola gradazione possibilerispetto ai valori precedentemente in vigore.

Tuttavia, uno degli aspetti più seri della questione è rappresentatodal fatto di lasciare aperta la possibilitàdella liberalizzazionedei diritti di impianto a partire dal 2013, per quanto il relatorericonosca che questoservirà solo a concentrare la produzionenelle mani dei maggiori viticoltori, che beneficiano giàdi aiuti pubblici sostanzialie di altri privilegi.

Analogamente, deploriamo che non siano state approvate le proposteda noi fattedi conservare i diritti d’impiantoe sostenere la ristrutturazione dellearee vinicole, in particolare per i vigneti a conduzione familiare, i viticoltori piccoli e medie le cooperativedel settore, anche se notiamo con soddisfazioneche alcune proposte lo sono state, in particolare quella che difende la distillazionedell’alcol per usi alimentari.

 
  
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  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto.(PT)Per quanto io concordi con la necessità di riformarel’OCMnel settore vinicoloe, in generale, approvi la proposta della Commissione europea, ritengo che la relazione Castiglione abbia apportato un contributo importante, proponendo alcune modifiche che hanno migliorato sostanzialmente il documento della Commissione.

Fra i vari aspetti positivi, noto l’introduzione della possibilitàdi continuare gli aiuti alla distillazione di alcol destinato al consumo.

Ho votato a favore degli emendamenti 33 e 223 perché ritengoche la liberalizzazione del settorenon dovrebbe essere improvvisa, e contro gli emendamenti 314, 347, 293 e 217 perché non sono d’accordo con la facoltàdi continuare la pratica dell’arricchimento con l’uso di zucchero, che potrebbe causare squilibrifra i produttori, e pertanto sostengoil testooriginario della Commissione europeain questo caso.

 
  
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  Françoise Grossetête (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Approvol’orientamento generaledi questa relazionecon la sua revisione profondadella proposta della Commissione europea, che prevedeva, fra l’altro, un’opera massiccia di estirpazioneche avrebbe interessato 400 000 ettari di vigneti. Quella proposta non teneva conto delle realtà sociali connesse alla viticolturae avrebbe comportatoun’estensione delle terre lasciate a maggese, con relativo danno al paesaggio. La relazione vede l’estirpazione come una misura potenzialmente interessante, da proporsi su base volontaria.

Un’altra proposta positivariguarda la possibilitàdi attuare misure di ristrutturazionenell’industria vinicola. Tale industria, in Europa,ha bisogno di operatori forti e competitivi, per fare fronte alla concorrenzainternazionale.

D’altra parte, le proposte in materia di prevenzione delle crisi, pur necessarie, non sono sufficienti. Tenuto conto delle notevoli fluttuazioni cui è soggetta la produzione, le misure proposte si ridurrebbero a semplicipalliativi. Quello che manca è un autentico sistemadi gestione delle crisiche apporti un valore aggiunto alle misure già esistenti.

Da ultimo, deploro l’assenza d’indicazioni sull’etichettadel ricorso alla pratica dell’arricchimento tramite aggiunta di saccarosio: questo avrebbe rappresentato un modo chiaro e trasparente d’informare il consumatore.

 
  
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  Christa Klaß (PPE-DE), per iscritto.(DE) Nell’organizzazione comune del mercato vitivinicolo, la Commissioneintende tener conto delle caratteristiche specifiche delle regioni produttrici di vinodelegando maggiori responsabilitàe lasciando più ampi spazi all’iniziativa.

Oggi il Parlamento europeoha messo nero su bianco questi stessi obiettivi. Abbiamo fiducia assolutanelle nostre proposte, che sono state approvate da tuttii membri del Parlamentodei diversi Stati membri. La viticoltura in Europafa parte del nostro patrimonio culturale; la culla della produzione vinicolamondiale è qui in Europa. Viticoltura significa profitti, reddito e occupazione. Non rientra nei compiti della Commissionecercare di raggiungere l’equilibrio di mercatolimitandola nostra produzioneo addirittura cambiando le regoleper renderla impossibile. Vi rientrano, invece, la salvaguardiadella nostra quota dei mercati mondialie la garanzia per i nostri prodottidi godere del prestigio internazionale che meritano. L’obiettivo non dev’essere la limitazione del mercatoma piuttosto l’apertura di nuovi mercati. Perchédovremmo alteraremetodi di produzione usati per vini che si vendono con successo? Questi nostri metodi affondano le loro radici in antiche culture e tradizioni.

Oggi il Parlamento europeoha chiaramenteriaffermatoil suo sostegno al rafforzamento dei provvedimenti a livello del mercato, dei bilanci nazionali e degli ambiti per le iniziative regionali, all’eliminazione graduale, (prestando la dovuta attenzione alle questioni sociali) delle misure d’intervento, e alla conservazione delle pratiche enologiche esistenti, vale a dire lo zuccheraggioe l’uso di mosto concentratorettificato (MCR), mettendo questi additivi su un piano di paritàgrazie a sussidi ulteriori per ilMCR.

Spero che le nostre propostesaranno integrate nella nuovaorganizzazione comune del mercato vitivinicolo.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto.(DE) In anni in cui le condizioni sono sfavorevolialla viticolturae ci sono troppo poche giornate di sole, il fruttosio contenuto nell’uvaè insufficientea produrre la quantitàdi alcool necessario per la fermentazione. Per questa ragionesi aggiunge zucchero, che non alterail sapore del vino. L’importanteè che lo zucchero venga aggiuntoprima della fermentazionee non dopo, in modo che non si tratti di addolcire il vino asprigno, e che tale praticasia concessa soloper i vini da tavola e ivins de pays.

Questo dovrebbe restare immutato in futuro. Il progetto della Commissionedi sostituirelo zucchero di barbabietola, che finora ha rappresentato l’additivo normalmente usato, col mosto d’uvaproveniente dalle regioni meridionalie ricavato dai surplus della produzione, non regge a una verifica accurata. Apartela discussioneappassionatafra espertiriguardo alle alterazioni del sapore, esiste anche un argomento di tipo ambientalistico. Per me non ha sensotrasportaremosto d’uvaattraverso tutta l’Europaverso areeche possiedono già una sufficiente quantità di zucchero di barbabietola.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. (SV)Gli emendamenti alla relazioneche abbiamo dovuto esaminare per la votazione di oggi sono abbastanza risibili. Ad esempio: la determinazione del quantitativo di zucchero contenuto nei diversi tipi di vinodovrebbe in effetti essere lasciata al consumatore che acquista quegli stessi prodotti, e non essere fissata nel quadrodei processidecisionali delle istituzioni europee.

I produttoriin altre partidel mondo sono riusciti a produrre viniche incontrano i gustidei consumatori del vecchio continentee allo stesso tempo sono più economici dei vini europei. Secondo la maggioranza del Parlamento europeo, questo dev’essere combattuto erogando maggiori fondi per l’agricoltura europeae per condurre diverse campagne.

Non c’è dubbio che in Europa si producano vini eccellenti. La questionedi principioche occorre porsiè se sia giusto o menoescludere dal mercato i paesi più poveri per favorire la produzione vinicola europea.

E’ importante adottareuna prospettiva che prenda in considerazione tutti i fattori, ivi compresi gli interessi in materia di pubblica sanità, quando si discute sulla produzione vinicola; e questo è assente nella relazione.

Per tali ragioni ho votato contro la proposta della Commissionee la relazione delParlamento europeo sulla questione. I produttori di vinodovrebbero operare in condizioni di libero mercatoe non, come succede adesso, ricevere generosi sussidi dall’UE.

 
  
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  Jean-Claude Martinez (NI), per iscritto.(FR) Il popolo viticoltoredella Linguadoca–Rossiglione, il popolodella croce di Tolosa in campo rosso, simbolo del secolo di rivolte iniziatocon Marcelin Albert nel 1907 e proseguito con André Castéra nel 1976, e la cui terrasi estende dal Rodano alla Garonna, è oggi minacciato dalla Commissione europea, che vuole farlo scomparire per insediare sulle sue terrecolonie di pensionati britannici. I bevitori di tè sostituirannogli uomini che vivono della vendemmia edella produzione di vinonel Minervois, nelle Corbières, nelle Costières e nei vigneti di Picpoul.

Questo costituisce un crimine contro la civiltà! E viene perpetratocoprendolo con la menzognadi una pretesa sovrapproduzione. Qual è invece la verità?

La verità è che vi sono 150 000 ettari illegalmente coltivati a vignetoin Spagnae in Italia. Sono questi vignetiabusiviche dovrebbero essere estirpati, perché quella che chiamiamo sovrapproduzioneè, in realtà, eccesso di importazioni, pari a 12 milionidi ettolitri all’anno.

Inoltre, per ogni vigna estirpata, ne sarà piantata una nuovasulle sponde del Pacifico; e quando laCinacomincerà ad apprezzare il vinoè probabile che ci troveremo con una produzione globale insufficiente.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto.(DE) Con la sua propostaper la riforma della produzione vinicola, la Commissionesembra aver escogitatoun’altrapièce de résistance. Da un lato, tenta di prosciugare le riserve europee di vinoricompensando in denaroleriduzioni dell’area totalecoltivata a vigneti, mentre dall’altro latointende autorizzare ovunque la piantatura di vignedopo il 2013. Se le crescenti restrizionisaranno revocate, tuttavia, i vigneti di collina ad alta intensità di lavorodiventeranno economicamente insostenibili.

Come se non bastasse far temerequesti viticoltori per la propria esistenza, il previsto divieto di zuccheraggiopriverebbe l’interaEuropasettentrionale del suo raccolto in annatecaratterizzateda una relativa scarsità di giornate soleggiate, mentre l’abolizionedei sussidi almosto d’uva concentratorenderebbe infinela produzione vinicola impossibile anche in Europa meridionale. A ciò si aggiungail ventilato divieto della definizione di“vino da tavola”, che comporterebbe inevitabilmenteun eccessodi vini della più bassa qualità, e diventa impossibile non riconoscereche gli ideatori di questa riformasemplicementedifettano dell’esperienza e della sensibilità necessarie. La relazione Castiglione rappresenta un miglioramentorispetto a queste proposte, e questo è il motivo per cui l’ho sostenuta col mio voto.

 
  
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  Pierre Pribetich (PSE), per iscritto. – (FR) Io e i miei colleghi abbiamo approvato a larga maggioranza la relazione di Giuseppe Castiglione sull’organizzazione comune del mercato vitivinicolo.

In particolare, ho appoggiato i quattroemendamenti che ritengo essenzialinon solo per la salvaguardia del settore vitivinicoloeuropeo, specialmente in Borgogna e nella Franca Contea, ma anche per il miglioramento della sua competitività.

Ho votato a favore dell’emendamento 271, che si oppone all’idea della Commissionedi sopprimere lo zuccheraggio. In effetti, è di vitale importanza mantenere le tradizioni vinicoledizuccheraggioesistenti in molte regionid’Europa, fra cuiBorgogna e Franca Contea, che io rappresento.

Ho parimenti sostenuto gli emendamenti 33 e 223, che si oppongono a una completa liberalizzazionedei diritti di piantaturadal 1° gennaio 2014: gli interessi dei viticoltoriimpongono di attendere fino al termine della fase di estirpazione, in modo da valutare la sua efficaciaprima di prevedere una liberalizzazione.

Infine, ho votato a favore dell’emendamento 107, che mira a mantenere la distillazione obbligatoria.

In generalesono soddisfatto degli emendamentivotati dal Parlamento; ho sostenuto questa relazionee spero che avrà un’influenza positivasul Consiglio “Agricoltura” del 17-19 dicembre, dove saranno in gioco gli interessi delle nostre regioni.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto.Signora Presidente, onorevoli colleghi, voto a favore della relazione dello stimatissimo collega Castiglione. Una riforma del settore vitivinicolo che ridia slancio e competitività ai vini comunitari e che consenta ai produttori europei di riconquistare antichi mercati ed acquisirne di nuovi è un’esigenza da tempo avvertita. I produttori europei, ed italiani in particolare, soffrono la concorrenza spietata dei nuovi produttori.

Ciò è dovuto non tanto alla flessione del consumo interno, quanto soprattutto a costi di produzione troppo elevati, a normative troppo rigide e complesse, che spesso limitano la capacità di adeguare la produzione ai cambiamenti della domanda, e a politiche di promozione e commercializzazione troppo timide. Ma soprattutto occorre valorizzare la qualità dei vini europei ed italiani. Affinché l’Unione europea possa consolidare la sua posizione di primato del settore vitivinicolo, la riforma dell’OCM vino deve puntare a valorizzare la qualità, e ciò significa promuovere, tutelare e rafforzare i marchi territoriali, le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche vitivinicole, che rappresentano la qualità europea nel mercato globale.

 
  
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  Karin Scheele (PSE), per iscritto.(DE) In anni in cui le condizioni sono sfavorevoli alla viticoltura e ci sono troppo poche giornate di sole, il fruttosio contenuto nell’uva è insufficiente a produrre la quantità di alcool necessario per la fermentazione. Per questa ragione si aggiunge zucchero, che non altera il sapore del vino. L’importante è che lo zucchero venga aggiunto prima della fermentazione e non dopo, in modo che non si tratti di addolcire il vino asprigno, e che tale pratica sia concessa solo per i vini da tavola e i vins de pays. Questo dovrebbe restare immutato in futuro. Il progetto della Commissione di sostituire lo zucchero di barbabietola, che finora ha rappresentato l’additivo normalmente usato, col mosto d’uva proveniente dalle regioni meridionali e ricavato dai surplus della produzione, non regge a una verifica accurata.

 
  
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  Brian Simpson (PSE), per iscritto. (EN)Ho votato a favore di questa relazione, ma ci sono ancora molte zone d’ombrache il Parlamento ha scelto di non esaminare, in particolare il problema di rendere il settore più competitivonei confronti delle importazioni dai paesi terzi, e quello di migliorare la qualitàdel vino prodotto a livello UE. Purtroppole priorità nazionali e regionalihanno impedito di elaborare un programma di riforme duraturo.

In Europadobbiamo proteggere i nostri vini di qualità, e dobbiamo anche affrontare il problema di produrlia un prezzo accessibile. Non c’è dubbio che le proposte dellaCommissionesiano stateannacquate, ma fortunatamente il mio emendamentoche abolisce i criteride minimis, e gli altri che autorizzano lo zuccheraggiosono stati accettati dalParlamento. Questi emendamentisono di cruciale importanzaper i paesidel nord e i produttori di vino britannici mieicompatrioti.

L’industria vinicola europeadeve ancora confrontarsi con molte minacce, e all’interno dell’UEvediamo la nostra quota di mercatoscomparire a vantaggio di paesi del Nuovo Mondo.

Ma come mai? Perché questi paesi possono produrrevino di eccellente qualitàa un prezzo accessibilee con una strategia di commercializzazionebasatasu quello che vuole il consumatore del XXI secolo,non su quello che gli antichi romanihanno piantato nel III. Abbiamo bisogno di qualità, non di quantità, e dobbiamo produrre vinoche dia valore in cambio di denaro.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto.(EN)Il mercato del vino dell’UEdipende dalla più ampia varietàdi sceltae da una produzione locale sostenibile. Per molti, la questione del vinoha la stessa rilevanza culturaledi quella linguistica, ed è per questo che la votazione di oggi è cosìcombattuta.

L’impatto delle etichetteper lo zuccheraggioo del divieto per le aziende vinicoledi usare additivi a base di zuccheroavrebbeavuto conseguenze proibitivesulla produzione vinicola in Europa settentrionale. Molti vini eccellentiattualmente provengono dal Regno Unitoe in particolare nel sud-estdell’Inghilterra, e questo fin dal tempo in cui iromaniportarono per primi il vino in Britannia.

Ho votato per mantenere questatradizionee per l’apertura del mercato.

 
  
  

–Proposta di risoluzione: la lotta al terrorismo (B6-0514/2007)

 
  
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  Philip Bradbourn (PPE-DE), per iscritto.(EN)I conservatori hanno votato controquesta risoluzionein quanto, in primo luogo, la proposta chiede un maggiore coinvolgimento dell’UEattraverso il previsto Trattato sulla riformae pertanto estenderebbe la competenza dell’UEnel delicatissimo settore della sicurezza nazionale. I conservatori credono in una fortecollaborazione a livello mondiale con tutte le nazioni che combattono la guerra al terrorismo, e specialmente con i nostri alleati americani. Questa propostadisconosce la necessità di cooperazione, piuttosto che di armonizzazione, in tale ambito.

 
  
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  Michael Cashman (PSE), per iscritto.(EN)La delegazione socialista britannica (EPLP) ha approvato la risoluzione sul terrorismo e votato a suo favore. Sebbenela versionefinale della risoluzioneapprovata dal Parlamentoeuropeonon sia perfetta, riconosciamo l’importanzad’inviare a coloro che minacciano la nostra civiltà un segnale chiaro e inequivocabileche noi non soccomberemo.

L’EPLPè convinto che l’UEpossa fare e faràtutto ciò che è in suo potereper sconfiggere il terrorismoe che col lavoro congiunto di Stati membri vicinie alleati sulla scena internazionaleabbiamo maggiori probabilitàdi raggiungere questo obiettivo finale di quante avremmo perseguendo politiche isolazionistiche.

Ci assumiamo in pieno le responsabilitàderivanti dal nostro ruolo di parlamentariper esaminare attentamentele proposte della Commissionein questo campoonde garantire che ogni norma approvatasia appropriata, adeguatae rispettosa dei diritti fondamentalidei nostri cittadini. Continueremoa criticare le politiche degli alleati in presenza di divergenze politiche, ma al tempo stessoriconosciamoe salutiamo con favorela cooperazione in atto fra l’UEe gli Stati democratici, in particolare l’importante rapportocon gliStati Uniti, nel settore della giustizia e degli affari interni. Restiamo convinti che è attraverso la collaborazione con i nostri alleati, e non con l’antagonismoo le ritorsioni,che sconfiggeremocoloro che vogliono distruggere i nostri valori e i nostri principitramite la violenza e l’odio.

 
  
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  Sylwester Chruszcz (NI), per iscritto.(PL)Signora Presidente, gli Stati membri dell’UEhanno il dovere di combattere il terrorismo in tutte le sue forme, pur restando entro i limitidel dirittoe del rispetto per le libertà e i diritti umani e civili.La lotta al terrorismotrascende lefrontiere nazionali, e il bisogno di una cooperazione internazionaleè ovvia.

E’ assolutamente necessarioche tutte le istituzioni e le autoritàcui vengono concessi poteri specialinell’ambito di questa lottasiano sottoposte a un pienocontrollo democraticoda parte di un potere giudiziario indipendente.

La lotta al terrorismonon deve servire per aumentare i poteri giudiziari e di polizia di Bruxelles(come tenta di fare la risoluzione approvata oggi)a scapito degli Stati nazionali. Per questo motivo non sostengo la risoluzione di oggi sul terrorismonell’UE.

 
  
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  Patrick Gaubert (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Il terrorismo è diventato una minaccia più grande di quanto sia mai stato in passatoper la sicurezza di tutti i cittadinidell’Unioneeuropea. Il gruppo PPE-DEpertanto ha fatto della lotta al terrorismouna prioritàe ha auspicato di vedere l’approvazione di una risoluzione in questo senso.

La risoluzione presentataevidenzia come sia arduo ma anchenecessariotrovare il giusto equilibriofra la sicurezzae il rispetto delle libertà individuali. Nelle nostre democrazie europeedobbiamo certamente garantire che i provvedimentiantiterrorismosiano proporzionati allo scopo, in modo da non compromettere le libertà personalidi alcun cittadino.

Allo stesso tempo, dobbiamo ricordare che l’obiettivo primario dell’Unioneè la difesa del diritto di ogni cittadino europeoalla vita e alla sicurezza, da perseguire prevenendo e combattendo il terrorismo.

Purtroppo, una vasta serie di disposizioni chiaramente sproporzionate e, in alcuni casi, ingiustificate,hanno perturbato l’equilibrio in questo testo. Nonostante gli emendamenti introdotti dal nostro gruppo, la risoluzione da ultimoapprovata in sessioneplenarianon riflette nélo spiritoné la letteradella nostra posizione in materia, e per questo ho votato contro.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Benché contenga punti che criticano, per quanto tenuamente, le violazioni dei diritti umani commessenel nome della cosiddetta “lotta al terrorismo”(violazioniche abbiamo chiaramente e fermamentecondannato fin dal principio), questa risoluzione non si dissociadalla lottané cerca di cambiarne le formeladdove il diritto internazionale è calpestatoe il terrorismo di Statoè attuato nel suo nome.

Certo, la risoluzione impone la critica della violazionedel dirittoa un equo processoe alla protezione dei dati personali, la mancanza di trasparenzae di controllo democratico, il rifiuto del Consigliodi rispondere alle“accuse di abuso di potere con il pretesto della lotta al terrorismo, in particolare nel caso delle consegne straordinarie e dei “siti neri” della CIA”.

Nondimeno, non possiamo accettare che, dietro il pretesto della cosiddetta“lotta al terrorismo”, il Parlamentodebba“accogliere con grande soddisfazione l’adozione del nuovo trattato di riforma” e “invitare gli Stati membri a ratificarlo”; che debba sottolineare, ancora una volta, che“gli Stati Uniti rappresentano un partner essenziale in tale campo”, adottando in toto la politica estera statunitense; o che debba chiedere“il rafforzamento dei poteri di Europol”e la concessione a quest’ultima di un “potere d’indagine indipendente”.

 
  
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  Mary Lou McDonald (GUE/NGL), per iscritto.(EN)Non ho potuto votare a favore della proposta di risoluzione di oggisulla lotta al terrorismo, per una serie di ragioni.

In primo luogo, non posso condividere la soddisfazione con cui il documento accoglie il Trattato di riforma (il Trattato di Lisbona), in quanto credo che quest’ultimo non renderàl’Europapiù sicura per i cittadini degli Stati membri.

Nutro inoltre preoccupazioni riguardo agli aspetti inerenti alle libertà civilidi questa proposta di risoluzione, che, pur comprendendo punti lodevoli, è sbilanciata nel senso di un’eccessiva enfasi posta sulla cooperazionelegislativa e in materia di sicurezza.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto.(DE) L’Europaè diventata un bersaglio privilegiato per iterroristiperché si è lasciata ridurre al ruolo di complice delle violazionidel diritto internazionale e dei diritti umaniperpetrate nel nome della politica estera statunitensee anche perché non è riuscita a svolgere un ruolo di onesto sensalesulla questionepalestinese. E’ decisamente tempo che l’UEriconosca il potenziale rischio per la sicurezza rappresentato dall’immigrazione di massadal mondo islamico, in particolare da quando l’emigrazione in Europaè diventata un mezzo per acquisire lo statusdi martiree l’infiltrazionedell’Occidente cristiano da parte di immigrati musulmaniè stata dichiarata un obiettivo religioso.

Invece di agire di conseguenzae premere per un immediatoarresto dell’immigrazioneda paesi islamicinonchédare un giro di vitesul rimpatrio degli immigrati clandestini, l’UE ha adottato un atteggiamentoal lattemieleperevitare d’irritare i musulmani che sono già qui. E, soprattutto perché questa relazionesembra considerare il Trattato di riforma UE, col suo disprezzo della democrazia, come la cura miglioreper il terrorismo,io ho votato oggi contro di essa.

 
  
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  Cristiana Muscardini (UEN), per iscritto.Avevamo chiesto che il PE si occupasse seriamente del problema terrorismo nella sessione di luglio. E’ stato invece deciso, da qualche mente illuminata, di parlarne a settembre per votare a dicembre: altri cinque mesi persi e un’altra sequela di frasi volte più a difendere i diritti di libertà di espressione dei terroristi, che utilizzano sempre più spesso le reti informatiche, che a tutelare la sicurezza dei cittadini europei e degli altri Paesi attaccati dal terrorismo.

Conferiamo il Premio Sacharov all’avv. Osman e lo lasciamo solo a combattere per difendere la vita di milioni di persone nel Darfur, continuiamo ad ignorare la violenza degli integralisti islamici in Somalia e piangiamo inutili lacrime per le 50 vittime in Algeria.

Vergogna!

Per questo motivo non posso associarmi alla vostra risoluzione ed esprimo il mio voto contrario.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto.(EL) La risoluzione del Parlamento europeoratifica e per molti aspetti sopravanza la politica reazionaria e i provvedimenti antidemocratici dell’UE, che, con la scusa della lotta al terrorismo, limita i diritti fondamentali della personae le libertà democratichedei lavoratori. Chiede un rafforzamento ancora maggioredella cooperazione in materia giudiziariae di polizia fra gli apparati di tutela dell’ordinee i servizisegreti di sicurezza degli Stati membri, Europol ed Eurojust, nonché una maggiore efficaciaoperativa degli archivi di dati SIS II e VIS, in modo da estendere e aumentare l’effettivitàdel controllo e dell’archiviazione d’informazionisui lavoratori in tutta l’UE. E non solo questa risoluzione si conforma pienamentealla nuova dimensioneche l’UE sta dando alla sua “strategia antiterrorismo”, ossia la prevenzionee la repressione della cosiddetta “radicalizzazione violenta”, ma chiede anche che questa strategia sia perseguita e diretta, fra l’altro, contro l’“incitamento a commettere atti violenti”. Questa strategiacontro la “radicalizzazione”rivela il vero obiettivodella cosiddettapolitica “antiterrorismo” dell’UEe dei suoi meccanismi di attuazione: tutti coloro che resistonoe si oppongono alla sua politicareazionaria. Tuttavia, per quanterisoluzionipossano fare approvarei portavoce politicidei monopoli, esse non fermeranno i movimenti diopposizionee l’ondata sempre più crescentedi scontento nell’opinione pubblica,che contesta ormai la stessa UEcome unione imperialista inter-stataledel capitale europeo.

 
  
  

–Programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2008 (B6-0500/2007)

 
  
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  Colm Burke, Avril Doyle, Jim Higgins, Mairead McGuinness e Gay Mitchell (PPE-DE), per iscritto.La delegazione del Fine Gaelal Parlamento europeoha votato contro il paragrafo 16 della risoluzione sul programma legislativo e di lavoro della Commissioneper il 2008 in quanto siamo fermamente contrari a ogni iniziativaUE di stabilireuna base imponibile consolidata comune (CCCTB) a livello europeo. Ci rallegriamo del fatto che la Commissionenon intendaproporre norme in materianel suo programma per l’anno prossimo.

La concorrenza in materia fiscaleè crucialeper promuovere la crescita, attrarre investimentie permettere agli Stati membri, specialmente quelli dell’Eurozona, di gestire la loro economia. La BCE fissa i tassi d’interessee il patto di crescita e stabilitàfissa irequisiti in termini di debito e inflazione per l’Eurozona, per cui la politica fiscale rappresenta uno dei più importanti strumenti lasciati agli Stati membri dell’Eurozona ai sensi del trattato, e deve essere salvaguardata.

I deputati delFine Gaelcredono che unabase imponibile consolidata comune a livello UEporterebbe in ultimoalla creazione di un’unica aliquotafiscale in Europae vi sono fortemente contrari.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Votiamo contro questa risoluzioneperché le nostre proposte, con le qualiesprimevamo profonda preoccupazioneper l’accelerazione del processodi liberalizzazione e deregolamentazione, che avviene in molti settorie che rappresenta un pericolo per l’occupazione, la qualità dei servizi fornitie il futuro dei servizi pubblici nell’Unione, non sono state accettate. Quello che restaè un pregiudizio contro lo Statocome fornitore di servizi d’interesse generale, dato che tutto l’accento è posto sulla liberalizzazione.

Anche la politica monetariae fiscaledell’UEsi è segnalata per il suo carattere restrittivo, avendo come obiettivo primario la stabilizzazionedei prezzie il consolidamento del bilancioin conformità al patto di crescita e stabilità,benché sia noto che il processo di convergenza nominaleabbia un impatto negativosulla crescita economicae sullo sviluppo, sulla coesione economica e sociale, sulla convergenza realefra gli Stati membri dell’UE, e sull’investimento pubblico.

Si mette inoltre l’accento sulla neo-liberalestrategia di Lisbona, che ha rappresentato lo strumento principaleusato in seno all’UEper promuovere la liberalizzazionee la privatizzazionedei servizi e delle infrastrutture pubbliche, la flessibilità e l’adattabilità dei mercati del lavoro, le riduzioni salarialie l’apertura agli interessiprivatidella maggior parte delle disposizioni in materia di sicurezza sociale, ivi compresi sanità e sistema pensionistico.

 
  
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  Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE), per iscritto.(PL)Signora Presidente, il programma di lavoroper il 2008 adotta un atteggiamento complesso,miratoa realizzare la visionedi un’Europache viene incontro alle future aspettative dei cittadini.Le principali priorità della Commissioneeuropea per i prossimi annisono rappresentate daattività per promuoverela crescita economicae l’occupazione, lo sviluppo sostenibile, e la gestione dei flussi migratori, riguardando inoltre il cambiamento climatico, l’energia, il futuro allargamento dell’UEe l’azione sulla scena internazionale.

E’ d’uopo sottolineareche il piano di lavoro è stato elaboratoalla luce di discussioni minuziosecon altre istituzioni, ivi comprese le questionidiscusse recentementenel dibattitosulla globalizzazionein occasione della riunione informaledel Consiglio a Lisbona. Il programmacomprende inoltre prioritànel settore dellecomunicazioni che costituiscono un passo ulteriore della Commissionenei suoi sforzidi migliorare il flussodelle informazioni concernentil’UEverso i cittadini dell’Europa.

Mi sono compiaciuto nel vedere annunciata l’adozione di un nuovo approccionei confronti dell’attuazione del principio disussidiarietàe di un meccanismo di valutazione indipendentedelle conseguenzedelle norme proposteper evitare errori in futuro. Saluto con favore anche le propostedi una nuova normativaper migliorare le condizioni delle donne, in particolare per conciliarele esigenze della vita familiare e della carriera lavorativa, il che rappresenta un’iniziativa importantenella lotta al declino demograficoeuropeo.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Fra i variaspetticriticabilidi questa materia, vorrei soffermarmisu una delle priorità per il2008, descrittadal Presidentedella Commissionecome una delle più significative: la ratificadel propostoTrattato sull’Unione europea.

La maggioranza del PE“si compiace dell’impegno della Commissione a sostegno della ratifica del trattato di riforma”, “esorta vivamente la Commissione... a intensificare gli sforzi tesi a sviluppare una politica di comunicazione più efficace allo scopo di permettere ai cittadini di comprendere l’azione dell’UE... al fine di preparare la ratifica del trattato di riforma e le elezioni europee nel 2009”e “invita la Commissione a definire chiaramente come intende mettere in pratica il contenuto delle sue priorità... in particolare per quanto riguarda il trattato di riforma”.

Tenendo presente il ruolo inammissibilesvolto dalla Commissionedurante ireferendumsulla cosiddetta“costituzione europea”svoltisi nel 2005, queste intenzioni, più volte proclamate e orariaffermate, rappresenteranno, se tradotte in pratica, una vera e propriainterferenza nel processodi ratifica,che è di competenza del singolo Stato membro.

Che contraddizione da partedel Presidentedella Commissioneche, interpellato riguardoal processodi ratifica, ha risposto che spettava a ogni Stato membro decidere, ma che considera come sua priorità specifica intromettersi in questa decisione!

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Dal momento che si è rivelato impossibile garantire la disponibilità di fondi privati, come originariamente previsto, per completare il finanziamento del progetto“Galileo”, l’Unione europea “ha deciso”che questo debba essere finanziatointeramente con capitale pubblico, in particolare a partire dal bilanciocomunitario.

Questa è la ragione alla basedella modificadell’accordo interistituzionale (AII), che ha istituito il quadro finanziario pluriennale per il2007-2013,e aumenta i limiti massimi di fondiper le autorizzazioni concessenell’ambito della rubrica 1a (competitività per la crescita e l’occupazione) per gli anni dal 2008 al 2013,per un totaledi 1 600 milioni di euroai prezzi correnti, a costo di tagliare il bilancio e ridurre le attività nei settori della rubrica 2(“conservazione e gestione delle risorse naturali”), in particolare agricoltura, pesca e ambientenel 2007.

Con questa revisionedell’AIIe la mobilitazione dello strumento di flessibilità, l’UEassicura il futuro della sua grande “priorità”,garantendo il suo finanziamento. Resta ancora da essere chiarito se, una volta completato il progetto “Galileo” (e completato, si badi bene, con fondi pubblici), questo non vengain seguito “offerto”al capitale privato, ad esempio tramite un qualche partenariato fra pubblico e privato, con la componente pubblica che sopporta il peso dei costie il capitale privato che realizza profitti.

 
  
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  Marian Harkin (ALDE), per iscritto.(EN)Non sostenete la creazionedi unabase imponibile consolidata comune.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto.(RO)Sono a favore dell’approvazione delprogramma legislativo della Commissione europeaper il prossimo annoe credo che rifletta molto bene le prioritàpolitichedell’Unioneeuropea. Nondimeno, le propostenormative che la Commissionesta preparandoin materia di disciplinadelle società private e delle società piccole e medienon dovrebbero intralciare le politichedegli Stati membriche hanno contribuito significativamentealla crescita economicanegli scorsi anni, quali l’aliquota fiscale unica.

Parimenti, la recentecomunicazione della Commissione europeariguardante la “verifica dello stato di salute” della politica agricola comunecostituisce una buona base per il dialogo interistituzionale. A questo scopo, la Commissione europeadeve sospenderele proposte legislative voltefondamentalmente a modificaredisposizionidella Commissione stessa fino alla conclusionedelle discussioni fra istituzioni europee e Stati membri.

Da ultimo, ma non da meno, deploro l’assenza d’iniziativenormative nel campo della politica comune dei visti, per quanto riguarda la reciprocitàdella concessione della libertà di circolazione alle personefra l’Unione europea e i paesi terzi. Ricordo alla Commissione europeache i 12 Stati membri, che rappresentano più di 100 milionidi cittadini dell’Unione europea, sono ancora esclusi dalprogramma “Viaggio senza visto” (Visa Waiver Program) degli Stati Uniti d’America.

 
  
  

–Proposta di risoluzione: accordi di partenariato economico (votazione) (B6-0497/2007)

 
  
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  Genowefa Grabowska (PSE), per iscritto.(PL)Come membro dell’assemblea parlamentare ACP-UE, desidero esprimere il mio sostegno ai risultatidel Vertice UE–Africa svoltosi la settimana scorsaa Lisbona. All’ultima sessione dell’assemblea parlamentarea Kigali avevamo chiesto che si usasse prudenza e si evitasseun’ulteriore regolamentazionefrettolosa delle relazionifra l’Unione el’Africa. Chiaramente, la strategia comune UE–Africa deve tener conto degli interessi di entrambe le parti, e la cooperazione non deve svolgersi a svantaggio di una di esse.

Il fatto che l’Unione europearappresenti il partner economicopiù seriodei paesi africani, e che la maggior parte degli aiuti all’Africa provengano dall’Europa, comporta anche una responsabilità specialeper l’Unione. Questo è stato detto esplicitamente nelle dichiarazioni congiunte dei Parlamenti europeo e panafricano, che giustamente hanno chiesto un maggiore coinvolgimentodi entrambe le assemblee per tracciare le future relazioni fra i due continenti. Il Parlamento europeo ha chiaramente affermato il suo sostegno alla dichiarazione di Kigali del 22 novembre 2007, che domandava l’estensionedel termine ultimo per la conclusione delle trattativesu un nuovo accordo commerciale UE-ACP, raccomandava moderazione in questo accordo, e suggerivache le esigenti richiestedell’OMCdovessero essere stemperate. E’ una buona cosa che le prioritàfissate fino al prossimo vertice del 2009 si riferiscano non solo alla pace, alla sicurezza, ai diritti umani, all’energia, al cambiamento climatico e all’immigrazione, ma anche alla lotta alla povertàattraverso l’occupazione, gli investimenti nelle cure sanitarie, e l’istruzione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT)Se mai esistessero dubbisulle realiintenzioni dell’UE relativamente agli accordidi libero scambio che essa si proponedi stipulare con gli Stati del gruppoACP (Africa, Caraibie Pacifico), denominati“accordi di partenariato economico” (APE),che hanno avuto tanto risaltonel recentevertice UE – Africa perché alcuni paesi africanisi sono rifiutati di firmarli, una lettura della risoluzione appena approvata dovrebbe bastare perchiarirli. Del resto, João Cravinho, segretario di Stato portoghese per gli Affari esterie la Cooperazione, nella sua qualità di Presidente del Consiglio, li ha già abbastanza chiariti in occasione dell’assemblea parlamentare congiuntaACP-UEdel 21 novembre a Kigali.

Benché obbligata a ritirarsi (per il momento), l’UEha cercato di contrastare laresistenzapresentando la “proposta di negoziare” gli APE“in due fasi, cominciando col commercio dei beni”e in seguito passando“a comprendere altri settori, quali servizi e investimenti”, promettendo al tempo stessomilionie milionidi eurocon cui si vorrebbe ipotecarela sovranità e l’indipendenza (economicae, ben presto, politica) dei paesi ACP. Questo è il contenuto della decisione del Consiglio “Affari generali e relazioniesterne”del 17 novembre 2007.

La maggioranza del PE applaudee appoggia questa decisione. Quanto a noi, denunciamo e contrastiamotali intenti e tali politiche, con le quali l’UEcerca di ri–colonizzareeconomicamente i paesi ACP.

 
  
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  Karin Scheele (PSE), per iscritto.(DE) Mi rallegro del fattoche una vasta percentualedel Parlamento europeo sostenga il contenutodella dichiarazione di Kigali sugli accordi di partenariato economico (APE) elaborata congiuntamente in Ruanda da parlamentaridi paesi europei, africani, caraibicie del Pacifico. Tuttavia, mi spiace che un testo negoziato congiuntamente,che è stato approvatodai membri del Parlamento europeoe dai deputati dei paesi ACP in occasione della sessione parlamentare ACP-UE di Kigali,sia stato improvvisamente rifiutatodal gruppo del PPE-DEe dal gruppo liberale a Strasburgo. Credo fermamente che questo mandi un segnaletotalmente sbagliatonel contesto delle trattativesu una questione di vitale importanzaper i paesi ACP.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Gli APE non devono essere visti come semplici accordi di libero scambionel senso dato loro dall’OMC e, soprattutto, non devono compromettere le già fragilieconomiedelle comunità d’oltremare.

Questi accordi devono costituire un vero partenariatoche permetta di gestire un nuovo contesto economico e commercialeche promuova lo sviluppo in tutti i territori interessati.

Sono grato ai membri di questa Assembleaper aver approvato il mio emendamento, che rammenta come gli interessi delle comunità d’oltremaresiano al centro di questi accordi preferenziali e reciprocicon i paesi ACP. E’ essenziale che prendiamo in considerazione in maniera più coerentela situazione particolare delle regioniultraperiferichenei negoziati, sulla base dell’articolo 299, paragrafo 2,del Trattato. Paesi e territori d’oltremarelimitrofi dei paesi ACP meritano altresì un’attenzione speciale, in conformità agli accordi di associazione che già li legano all’Unionea norma dell’articolo 299, paragrafo 3, del Trattato.

Anche se lediscussioni attuali sono problematiche, specialmente sulle questioni legate ai mercati localie alla lista dei prodotti sensibili, sollecito la Commissionea trovarecompromessiche rispettino gli interessi particolari delle regioni ultraperiferichee dei paesi e dei territori d’oltremare interessati.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 13.50, è ripresa alle 15.00)

 

8. Correzionidi voti: vedasi processo verbale
  

PRESIDENZA DELL’ON.MECHTILDROTHE
Vicepresidente

 

9. Approvazione del processo verbale: vedasi processo verbale

10. Composizione dei gruppi politici: vedasi processo verbale

11. Vertice UE/Cina - Dialogo sui diritti umani UE/Cina (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la dichiarazionedella Commissionesul vertice UE-Cina.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione.(EN)Signora Presidente, saluto con favore la discussione di oggisul dialogo sui diritti umaniUE-Cina. Come sapete, la questione dei diritti umani è stata sollevata ediscussanel recentissimo verticediPechinoe anche la dichiarazione congiuntavi fa un esplicito riferimento.

Penso sia corretto riconoscere che, nonostante permangano seri motivi di preoccupazioneche necessitano di venire affrontati, la Cinaha comunque realizzato notevoli progressinel settore dei diritti umaninell’ultimo anno, e questo è vero in particolare nell’ambito dei diritti socialied economici, ma anche in altre aree.

Sono già stati avviati provvedimenti perriformareil sistema della“rieducazione attraverso il lavoro”. A questo propositoci felicitiamo della nuova iniziativa normativaattualmente al vaglioe speriamo altresìche riforme concrete entrino presto in vigore. Non privare un individuo della sua libertà senza che la giustizia faccia il suo corso e ci sia stato un equo processocorrisponde a un principio fondamentaledi diritto umanitario.

La Cina sta inoltre lavorando per attuarele raccomandazionidel relatore speciale delle Nazioni Unitesulla tortura. Ad esempio, il ministero della Giustizia ha recentementeistruito i tribunalinel senso di non basarsi sulle sole confessionicome prova sufficientedi colpevolezza, dal momento che queste possono talvolta esser frutto di torturada parte della polizia o del personale addetto alla detenzione. Analogamente, la Cina ha avviato misure specifichedi formazione indirizzatea tali settori del personale preposto alla tutela dell’ordine.

Siamo altresì lietidi notarei progressirealizzati in riferimento alla corte suprema del popoloche ora detiene un pieno poteredi riesame delle condanne a morte comminatedai tribunali di grado inferiore. Ed è chiaro che da questo risulta una riduzionenel numero di condanne a morte e di esecuzioni effettive. Questo è gratificante per l’Unione europea, in quanto, come sapete, si è trattato per molto tempo di unsettore prioritario d’intervento.

Nondimeno (e adesso naturalmente arrivo alle dolenti note),la Commissioneresta preoccupata per la situazione relativa ai diritti umaniin Cina in generalee più in particolare nel settore dei diritti civilie politici. Qui alludiamo specialmente alla libertà d’espressione, di religionee di associazione, nonché alla tutela dei diritti delle minoranze, ad esempio in Tibet e nella provinciadelloXinjiang.

In questo contesto, la repressionenei confronti dei difensori dei diritti umaniresta un problema cruciale. L’esercizio del diritto di libertà di parolaspesso porta a subire pestaggi, arresti domiciliario finanche pene detentive. L’accessoa Internet (che rientra nel diritto all’informazione)è attentamente controllatoe limitatoe a coloro, ad esempio, che parlano a favore di una maggioreautonomiaper il Tibet sono comminatepene detentive sproporzionatamente lunghe. L’uso della normativa sul segreto di Statoo di altrenorme penali di ambigua definizioneagevola il perseguimentodi coloro che parlano o pubblicano liberamente.

La Commissionepertantosollecita il governo cinesea permetterel’espressionedi ogni sorta di opinione. Riteniamo che questo sia anche un fattore molto importante per determinare la visione della Cina nell’opinione pubblicainternazionale, in particolare per la preparazione dei giochi olimpicidel prossimo anno, che attirerà sulla Cina l’attenzione di tutto il mondo. La storia dimostra che permettere la libertà di espressioneporta, nel lungo termine, a una società molto più stabile, e noi tutti lo sappiamo.

Tutte queste problematiche sono regolarmente esaminatenel dialogo sui diritti umani UE/Cina. Pertanto, ci rallegriamo del fatto che il più recente momento di dialogo, svoltosi in ottobre a Pechino, abbia permesso unsinceroe approfondito scambiodi vedute su tutti i motivi della nostra preoccupazione, e molte di queste discussioni siano sfociate in attività di controllo nel tempo. E’ importantericonoscere che questo dialogocostituisce un forum importantedoveentrambe le parti possono parlare apertamentedi quello che sinceramente le preoccupa, contribuendo altresì a una reciproca comprensione delle nostre divergenze, che rimangono notevoli.

In questo contesto, deploriamo la decisionecinese di ritirarsi dal seminario sui diritti umania Berlinoa causa della partecipazione di due ONGe che, per ragioni analoghe, lo stesso seminario non abbia potuto recentemente tenersi a Pechino. Riteniamo che la società civileabbia un ruolo molto importanteda svolgeree che il seminariorappresenti per le ONG la sede adeguatadove apportare i loro preziosi contributi. Ho fiducianella possibilità per noi di trovare una soluzione reciprocamente concordatain modo chequesta importanteattivitàcontinuiin futuro il suo cammino fruttuoso, come sottolineato nel verticeUE/Cina.

Permettetemi di concludere dicendo che vi sono due questioni,in materia di diritti umani,particolarmente importanti, che noi solleviamo regolarmentenei confronti della parte cinesecome problematica altamente prioritaria. Una è rappresentata dalla ratifica cinesedel patto internazionale sui diritti civili e politicie l’altra dal rilascio di coloro che sono stati incarceratiin seguito agli eventi del 1989 in piazzaTienanmeno che successivamente li hanno commemorati. Un’azione decisiva di entrambe le parti invierebbe un chiaro segnale positivoe sarebbe grandemente apprezzata.

 
  
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  Edward McMillan-Scott, a nome del gruppo PPE-DE. (EN) Signora Presidente, vorrei esprimere la mia gratitudine alCommissario Ferrero-Waldner per il suo discorso.

Credo sia molto importante, in seguito al vertice UE/Cina(e in particolare al dialogo sui diritti umani UE/Cina)che esista l’opportunitàper i membri di quest’Auladi valutarne i risultati. Non intendo soffermarmisul vertice in quanto tale; voglio parlare del dialogo sui diritti umani, perché è questo che mi ha portato a Pechino lo scorso maggio quando, assieme all’onorevole Flautre, stavo preparando una relazionesulla riforma dell’iniziativa europeaper la democrazia e i diritti umani.

In questo pomeriggiodesidero parlare per coloro che non possono parlare da sé, ivi compresa, va da sé, la grande maggioranza dei cinesi, che vuole cambiamenti e riforme; ma quel movimento è guidato, fra gli altri, da Gao Zhisheng, un avvocato cristiano che è scomparso dalla sua casa di Pechino, dove era trattenuto agli arresti domiciliariin seguito alla sua condanna per “sovversione”l’anno scorso in questo stesso periodo.

Pur sapendo che il suo nome è stato fra quelli fattinell’ambito del dialogo, penso che uno dei problemiche rintracciamo in quest’Aulasia proprio in relazione al dialogo. Se da un lato noto come il Commissariodicache si sia trattato di uno scambio di vedute sincero e approfondito, e sono sicuro che sia stato proprio così per la parte europea, dall’altro non sono altrettanto convinto che questo sia statoil casoper la parte cinese. Secondo la mia esperienza, che data dal tempo in cui sono stato relatore per i rapporti UE/Cinanel 1997(ossia, quando questo processo è iniziato, 10 anni fa), non c’è stato assolutamente alcunprogresso della Cina in termini di diritti umani, nel sensoche le vite delle personeabbiano conosciuto miglioramentio prigionieri siano stati rilasciatio la tortura si sia arrestatao le incarcerazioni di massariferite da Harry Wu della fondazione Laogai siano finite. Secondo le sue stime, vi sono oggi 6,8 milionidi persone oggetto di una qualche formadi detenzione in Cina, molti di loro a causa delle loro convinzioni religiose, e qui ci riferiamo specialmente agli adepti della Falun Gong, che non hanno commesso nullama vengono torturati e, sovente, muoiono per il loro credo.

Vorrei anche riflettere sull’imminenzadei giochi olimpici. Non si dovrebbe dimenticareche l’articolo 1 della carta olimpicadichiara che i paesi dovrebbero imporre l’osservanza di“principi etici fondamentali e universali”. Questo significa una cosa sola: che la Cinanon può essere ritenuta unorganizzatore appropriatoper queste Olimpiadi, in particolare dal momento che fondamentalmente non è cambiato nulla dal 2001. Spero che tutti i gruppi appoggerannola proposta congiunta, che chiede una valutazioneda parte del CIO dell’ottemperanza della Cina alle regole concordategià nel 2001: temoche si dimostrerebbe scarsa. La mia opinione è che le Olimpiadi debbano essere trasferiteimmediatamente adAtene e lì restino per sempre.

 
  
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  Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE.(DE) Signora Presidente, per andare subito al punto, ritengo che l’organizzazione dei giochi olimpicidebba andare avanti in Cina, perché abbiamo una buona opportunitàdiutilizzare proprio questa manifestazioneper accelerare il nostro dialogo con quelpaese. Anche questo è riportato nella dichiarazione congiunta, onorevole McMillan-Scott, e se voi nutrite davvero le opinioniche avete espresso, siete contro la dichiarazione congiunta.

Commissario Ferrero-Waldner, una dei vostri ex omologhi, Madeleine Albright, ha osservato che quando era segretario di Stato USA era naturalmente molto più difficile sollevare questioni in materia di diritti umani in Cina che in Birmania, perché in Cina entravano in gioco fattori geopolitici. E’ un dato di fatto che abbiamo bisogno della Cina come partner nella ricerca di una soluzione a molti problemi globali. Questo, tuttavia, non deve impedirci di sollevare la questione dei diritti umani e discuterla nei minimi dettagli, per quanto non necessariamente in un tono da maestri di scuola che sanno tutto. Sono estremamente lieto che la Carta dei diritti fondamentali sia stata firmata oggi, perché molti oratori hanno osservato che non abbiamo diritto di parlare di diritti umani a meno di non avere noi stessi una buona tradizione di rispetto dei diritti umani. Invero, siamo fermamente convinti che sia interesse della Cina non calpestare i diritti umani, ma rispettarli adeguatamente.

La Cina vuole stabilità, ma come può rimanere stabile se alla questione dei diritti umani non è data maggiore importanza? Non vogliamo che la Cina crolli. Non ha senso costruire l’Europa cercando allo stesso tempo di distruggere la Cina, ma il mancato rispetto dei diritti umani mette in pericolo la stabilità cinese. Vogliamo che la Cina sia governata in conformità ai principi della giustizia sociale. Nel contesto di un processo di crescita colossale, al quale anche il Presidente Barroso si è riferito, il solo modo di tutelare la stabilità è quello di tenere pienamente in conto i fattori sociali. Tuttavia, è impossibile lottare per la giustizia sociale se i diritti umani non sono rispettati, se le persone non possono dar vita a sindacati o promuovere iniziative popolari.

Vogliamo che la Cina si concentri più intensamente sulle questioni ambientali, perché l’ambiente rappresenta una risorsa globale di enorme importanza. Sappiamo che numerose iniziative sono in fase di elaborazione in Cina per organizzare proteste di massa contro la violazione di parametri minimi di rispetto dell’ambiente. Sarebbe una buona cosa per la Cina se lo Stato ascoltasse queste voci. Sarebbe un passo avanti per il paese.

Per queste ragioni credo che non sia una questione di arroganza da parte dell’Europa ma di tutela dei nostri interessi comuni. Nell’interesse della Cina solleveremo la questione dei diritti umani, e i rappresentanti più illuminati del sistema politico cinese faranno bene ad ascoltare noi e questa risoluzione, che va incontro agli interessi cinesi e aiuterebbe la Cina a progredire, cosa che non può fare a meno di non rispettare i diritti umani.

 
  
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  Graham Watson, a nome del gruppo ALDE. (EN)Signora Presidente, ammiro molto il contributo della Cina allo sviluppo della civiltà mondiale. In termini tecnologici, sociali e culturali, la Cina ha probabilmente contribuito più di ogni altro paese al progresso dell’umanità.

Mi spiace che la crescente maturità economica della Cina non sia accompagnata da una crescente maturità politica, ma mi spiace anche che l’Unione europea non stia facendo di più per spingere la Cina nella giusta direzione.

Due giorni fa, in occasione del sessantesimo anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani, l’Unione ha proclamato il suo impegno per la “promozione e protezione dei diritti umani nel mondo come pietra d’angolo della nostra politica estera.

E tuttavia, due settimane fa, Barroso e Socrates hanno lasciato il vertice in anticipo, avendo ricevuto la garanzia della tutela degli interessi economici europei, lasciando i funzionari a negoziare le conclusioni, le quali, com’era prevedibile, hanno citato appena i diritti umani, sostenuto la cessazione dell’embargo sugli armamenti e contestato la richiesta di Taiwan di entrare nelle Nazioni Unite, facendo molto per smentire le parole accuratamente studiate dall’alto rappresentante Solana il mese scorso.

Mi chiedo dove andremo a finire se l’Unione europea, l’autoproclamata protettrice dei diritti umani universali, interdipendenti e indivisibili, non sa poi parlare chiaramente contro uno dei peggiori colpevoli di abuso di diritti umani al mondo.

Sospetto che sia la Cina sia altri paesi potrebbero giungere a dispiacersi della decisione di ospitare a Pechino i giochi olimpici. Le stesse autorità cinesi avevano promesso che questi avrebbero portato un maggiore clima di libertà e apertura, ma le cifre fornite da Human Rights Watch suggeriscono casomai che gli abusi siano aumentati negli ultimi sette anni. Non solo la Cina continua a eseguire più condanne a morte che tutto il resto del mondo messo insieme ma ha dato un notevole giro di vite sul dissenso interno e sulla libertà mediatica in anticipo sui giochi.

Questi sviluppi violano lo spirito della carta olimpica e sono in diretta contraddizione con gli impegni presi dalle autorità di Pechino nel contratto di città ospitante che hanno firmato col comitato olimpico internazionale.

Quel contratto non è stato reso pubblico. Perché? Perché, se il mondo vedesse la completa e totale divergenza fra le promesse cinesi e le pratiche cinesi, non avremmo scelta se non quella di boicottare il governo di Pechino allo stesso modo in cui veniva un tempo boicottato il Sudafrica dell’apartheid.

Non credo ai boicottaggi. Ho anche sostenuto che prendere impegni con una Cina incamminata in un processo di riforme e apertura darebbe frutti migliori rispetto a proferire vuote minacce. Però, il Presidente Hu Jintao deve accettare il principio che i patti sono patti. Il contratto di città ospitante, la clausola sui diritti umani nella costituzione cinese, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: sono tutte promesse fatte ai cittadini cinesi. Se la Cina vuole che le Olimpiadi dimostrino la sua legittimità e credibilità agli occhi del mondo, allora a sua volta deve provare la sua volontà di rispettare gli impegni presi in materia di diritti umani, attraverso il miglioramento della libertà dei mezzi di comunicazione di massa conformemente alle norme olimpiche, la sospensione della pena di morte conformemente alle richieste delle Nazioni Unite, la cessazione del suo appoggio a dittatori militari, dalla Birmania al Darfur e l’autorizzazione allo svolgimento di elezioni a suffragio universale a Hong Kong. Solo così la Cina potrà guadagnarsi il suo posto nel cuore della comunità internazionale.

 
  
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  Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN.(PL) Signora Presidente, la Repubblica popolare cinese è un paese che si può trovare in ogni lista di violazioni dei diritti umani, che siano inerenti alla libertà di parola e di associazione, agli aborti obbligatori, alle sparizioni, alle torture, alla libertà religiosa o alle minacce di aggressione all’indirizzo di Taiwan.

La Cina continua a perseguitarei cattolici. Una relazione di David Kilgour, l’ex segretariodi Stato per l’Asia del governo canadese, illustra come uno dei gruppi più perseguitatidal 1999 sia laFalun Gong, ai cui membri vengonoestratti gli organi con la forza nei campi di lavoro cinesi. Individui il cui solo crimine è stato incontrare il Vicepresidentedi questo Parlamento, l’onorevole McMillan-Scott, sono recentemente scomparsi senza lasciare traccia.

Intanto, le nostre relazioni commercialifioriscono. La Cina sta estendendo la sua influenza in Africa e presto ospiterà milioni di personeper i giochi olimpici. Non riesco a comprendere come finora non si riesca a dare la risposta più ovvia: il mondo libero deve boicottare le Olimpiadi del 2008.

 
  
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  Hélène Flautre, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, oggi il nostro interlocutore è il Commissario Ferrero-Waldner, e ne sono lieta. Tuttavia, al decimo vertice UE/Cinatenutosi a Pechino il 28 novembre, l’Unione europeaera rappresentatadal suo Presidente, dal Commissario per il commercioe dal Commissario per gli affari economici e monetari.

Se è vero che, a partire dal 2000, il commercio fra l’Unione europeae la Cinaè aumentato del 150 per cento,è anche veroche è diventato molto più difficileelaborare statistichesull’aggravarsi della situazione dei diritti umani in Cina. Le questioni in materia di diritti umani non rappresentano un tabùche non può essere discusso insieme alle questioni commerciali. Anzi, c’è un evidente legame fra di loro, ad esempio in relazione alla libertà di iscriversi a un sindacato, alla possibilità dei lavoratori cinesi di mobilitarsie chiedere migliori condizioni di lavoro. L’atteggiamento generaleche si ravvisa è deplorevole, tanto piùin quanto ha come effetto di farci perdere tempo prezioso: la decisionedel 2001 prometteva l’apertura della Cinae progressinel campo dei diritti umani e della democrazia; il popolo cinese aspetta che quella promessa sia mantenutae ce ne chiede conto.

C’era già nella popolazione l’aspettativa che l’apertura sarebbe scaturita dall’organizzazione dei giochi olimpici in Cina, ed è andata delusa, lasciando una profonda amarezza. Nonsolo la preparazione delle Olimpiadiha finoravisto una repressione ancora più durama (aspetto ancora più spiacevole)la stessa organizzazione dei giochi ha avuto conseguenze imprevedibilied è stata usata come pretesto per gravi violazioni dei diritti umani; alludo quiai casidi espropriazione forzatae di sfruttamento di manodopera immigrata. Tutto questo non dovrebbe sorprendere, dato che il dissidente Hu Jia ci informache il capo della sicurezzadi Pechinoè anche la personaresponsabile per l’organizzazione dei giochi olimpici nella stessa città.

Forse eluderemo il problema esprimendo sorpresa e finanche sgomentoquando le misure d’intimidazionee di repressionenei confronti dei giornalisti stranieri, che sono già cominciate,diventeranno anche più radicali, visto che già ora si impedisce loro di lavorare. L’arrestodi due giornalistidell’agenziaFrance-Presseil 12 settembre, ad esempio, mostra come le regole introdottenel gennaio 2007 sono applicate solo sporadicamentee solo fintantochéle personeinteressatenon causino imbarazzo al regime. Gli impegni presi dallaCina restano lettera morta; anzi, a tal punto essi non vengono rispettatiche si è arrivati all’elaborazione di liste nere: ne esiste attualmente unadi 42 categoriedi persone consideratepersonae non grataein occasione dei giochi olimpici, le quali vanno dal Dalai Lamaai seguaci della Falun Gong, comprendendo altresì vari dissidenti.

Nel gennaio di quest’anno, sono cominciati i negoziatiper un nuovo accordo quadro UE/Cina. Questo è positivo, in quanto un nuovo accordo significa ancheuna nuova clausolain materia di “diritti umani e democrazia”, e crea nuovi spaziper la discussionesui diritti umanicon le autorità cinesi. Tuttavia, il 2007 è stato anche l’anno che ha visto la cancellazionedi un seminario giuridicopreparatorio al dialogoin materia di diritti umania causa del rifiuto cinesedi permettere la partecipazione di due determinateONG, fra cuiquella ben conosciuta che è rappresentatada Sharon Hom, militante per i diritti umani. Certamente la fermezza mostrata dall’Unione in quell’occasione è stata salutare, ma allo stesso tempo, naturalmente, bisogna chiedersi se seminaridi questo tipo possano continuare a tenersi. Secondo il nostro parere, le due cose non si devono escludere a vicenda. E’ molto importantecontinuare a organizzare seminari giuridici, ma, allo stesso tempo, non possiamo permettere alle autorità cinesidi dettare legge su chi possa partecipare a essi.

 
  
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  Koenraad Dillen (NI).- (NL)Onorevoli colleghi, nei decenni passatiquest’Aulaha fatto da scenario a molte dichiarazioni squillantiin materia di diritti umani. La proclamazione dellaCarta dei diritti fondamentaliancora una volta ci ha fatto concentraresul problema della reale essenza dell’Europa. Siamo una comunità di valori, basatasulla solidarietà, sulla tolleranzae sul rispetto per i diritti umani.

O almeno, questo è vero in teoria, ma la realtà è piuttostodiversa, e piuttosto diverso dovrebbe davvero esserel’osservatorio dell’Unione europeasui diritti umani. Nelle ultime settimaneè apparso in maniera decisamentechiarache coloro che sono stufidi sentir parlare di diritti umanisono spesso le stesse persone che applicano quell’altro principiodiRealpolitikche Bertolt Brecht ha reso con le parole“erst das Fressen, dann die Moral” e che si può rendere anche come “Primum vivere, deinde philosophare”.

A Parigi Nicolas Sarkozy, in cambio di contratti vantaggiosi, sta stendendo il tappeto rossodavanti a un pluriomicidache solo pochi giorni fa ha cercato dilegittimareil terrorismo, vantandosi di non sprecare parole per discutere di diritti umani nel suo paese. A Lisbonaun tiranno sanguinario come Mugabe è ricevuto con tutti gli onori, perché anche in Africa dobbiamo preoccuparci dei nostri interessi commerciali.

In Cina stiamo seguendo la stessa linea. L’anno scorsoAmnesty Internationalha riferito come Pechinomostrasse ritardi su questioni cruciali, quali la pena di morte, le procedure giudiziarie, la libertà di stampa e la libertà di circolazioneper gli attivisti in materia di diritti umani. Nel frattempola capitale cinese, secondoAmnesty International, sta subendo un’accurata opera di bonifica. La rieducazionetramite lavoro forzatoe la carcerazionenon giustificata sono ora usate per punire infrazionicome l’affissione non autorizzata di avvisi,la guida di taxi senza licenza e la richiesta di elemosina, per citarne solo alcune.

Gli attivisti in materia di diritti umani saranno zittiti, ma l’anno prossimo gli stadi splenderannoe scintilleranno, onorevoli colleghi. Tante personalità europeefaranno carte false per aggiudicarsii posti in prima filaalla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, per poi sicuramente continuare la lotta contro l’estremismo in Europa, una volta tornate a casa. Ce n’è abbastanza per farvi venire la nausea.

 
  
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  Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE).(LT)Non si può negare che a partire dal 1998, quando abbiamo assistito all’inizio degli incontri al verticefra Cina ed Europa, le relazioni fra UE e Cina,a livello politico, economico, commerciale edi ricerca scientifica,si siano intensamente sviluppate e siano sfociate in un partenariato strategico. Tuttavia, i partenariati strategici, come noi li intendiamo, si basano su valori comuni come ilrispetto per la democrazia e i diritti umani.

Il rispetto per i diritti umaniè sempre stato e continuaad essere la base su cui è costruita l’Unione. Non si tratta diuna dichiarazione effimera, come la storia europeadurante piùdi mezzo secolo ha indubbiamente provato. E’ tempo che tutti i paesi, e i partner dell’UE, comprendano che vi sono alcune questionisu cui l’UEnon cederà e non transigerà mai. Vorrei pertanto far notareche diverse ore fain questo stesso emiciclo è stato firmato un documento storico, la Carta UE dei diritti fondamentali.

A questo punto vorrei menzionareil fattoche determinate questionihanno unimpatto negativosullo sviluppo delle relazioniUE/Cinae la chiave per risolvere questiproblemiè nella maggior parte dei casi nelle mani delle autorità cinesi.

Nel corso delle nostre conversazioni con i rappresentanticinesi, e anche durante i negoziati sugliaccordi di cooperazione economica e commerciale, abbiamo sempre ricordatoe non dimenticheremo mai il fattoche le persone in Cina continuano asoffrire in carcereper le loro opinioni politiche, per la loro religioneo per la loro appartenenza a gruppi etnici minoritari, e che per reati economici, come l’evasione fiscale, subiscono la pena di morte.

Negli ultimi anni, con l’avvicinarsi dei giochi olimpicia Pechino, abbiamo avuto notizia di altri“sviluppi”come il fatto che le abitazioni delle persone vengono demolite senza che venga concesso un indennizzo, per fare spazio alla costruzione delle strutture olimpiche, e l’esistenza di una listadi 42 categoriedi persone non autorizzate ad assistere alle Olimpiadi, fra cui ilDalai Lama, i suoi seguaci e i difensori dei diritti umani.

Posso solo dire una cosa: tutto questo è assolutamente in contrasto con le tradizionie lo spiritodei giochi olimpici. Il mio suggerimento sarebbe quindi di cancellarequeste liste, che non fanno alcun onore alla Cina, e garantire che in onore dei giochiolimpicisiano rilasciati tutti i prigionieri politici ei prigionieri d’opinionee sia dichiarata una moratoriasulla pena di morte.

Mi spiace che il vertice Cina/UE a Pechinoabbia perso l’occasione di diventare un evento storicoe che ipartecipanti non fossero il genere di politici capaci di portare le relazioni UE/Cinaa un nuovo livello. Per questo mancava solo una cosa: maggiore considerazione e rispetto per le persone umanee i loro diritti.

 
  
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  Glyn Ford (PSE).- Signora Presidente, intervengo in questa discussione sul verticeUE/Cinae sul dialogo sui diritti umani UE/Cina, benché a giudicare da alcune delle risoluzionipresentate da gruppi politici in quest’Aulanon si direbbe che la prima parte di questa discussione sia avvenuta.

E’ abbastanza corretto dire chesolleviamo la questione dei diritti umani nei confronti della controparte cinese. La situazione in questo ambito in Cina è lontana dall’essere soddisfacente. La Cina continuaautilizzare la pena di morte, come dichiarato dal Commissario Ferrero-Waldner nel suo intervento di apertura, reprimendo le organizzazioni che fanno campagna per l’autonomia tibetana, le associazioni religiose al di fuori di un insieme molto ristrettodi gruppi ufficialmente autorizzati, nonché altre comunità che promuovono le loro regioni, difendono la libertà di stampao provano a costituire sindacati. Un’insormontabile barrieraviene del pari frapposta alle centinaia dimilionidi lavoratoriimmigrati in Cina che cercano di organizzarsiper mettere fine allo sfruttamento e promuovere condizioni di lavoro accettabili.

Ma da parte di molti in quest’Aula c’è un totale rifiutodi riconoscerealcun progressocompiutodalla Cina negli ultimi vent’anni. La situazione in Cina in materia di diritti umani, a mio parere, benché lontana dall’essere soddisfacente, è molto migliore di quanto fosse nei giorni di piazzaTienanmen. Come dichiarato dal Commissario, le condanne a morte, ad esempio, devono essere ora confermate dalla Corte suprema cinese. Secondo la mia personale esperienza, ora in Cinac’è un maggior grado di libertà di pensieroma non di libertà di associazione, perché questa rappresenta ancora una condizionesine qua nonin termini di quanto la Cina e le autorità cinesi sono disposte a concedere.

Dobbiamo continuare a esercitare pressione sulla Cina in merito a tali questioni, ma rifiutare di riconoscere alcun progressodi sicuro scoraggerebbequelle forze progressive e liberaliall’interno del regime che stanno cercandodi portare avanti questo processo, perché non riceverebberoun riconoscimento per quello che hanno già fatto.

La Cina ora costituisce una potenza globaledal punto di vista economico, industrialee politico. L’UE ha bisognodiadottare un atteggiamento obiettivoche giustamente critichila Cina laddove sbaglia o potrebbe fare di più, e allo stesso tempo intavoliun dialogoper affrontare il riscaldamento globale, gli effetti negatividella globalizzazione, lo sviluppo dell’Africa e la lotta al terrorismo.

 
  
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  Dirk Sterckx (ALDE).- (NL)Signora Presidente, saluto con grande favoreun partenariato strategicocon la Cina. Sono molto lieto del fatto che ora ci uniscanopiù di semplici legami economicie che gliscambi culturali fra di noi, ad esempio, siano enormemente cresciuti negli ultimi anni. Sono molto felicedi vedere così tanta attenzionededicata alla dimensione politica, e citerò un esempio.

L’Africa: dobbiamo mantenere il collegamento con laCina sulla sua politica africanae ora abbiamo una sede in cui farlo. Mi fa piacere che il Commissario Michel si appresti ad andare aPechinoper discutere questo e altri problemi, e apprezzo molto il fatto che stiamo sempre piùlavorando insieme sulle questioni economiche. Ma sono molto preoccupato per gli squilibripresenti nelle nostre relazioni economiche.

Ad esempio, non vedo paroladel fattoche dovremmo fare di piùpertrasmettere la nostra esperienza del mercato unicoai cinesi che, in questo ambito, devono notevolmente migliorare il loro mercato. Lo stesso vale per la politica regionale eper l’eliminazionedelle differenze fra regioni. Sono campi in cui abbiamo esperienza e abbiamo imparato alcune lezioni; ma non credo che i cinesi siano così disposti a collaborare in questo senso.

Il Commissario Mandelson ha affermato che c’èun discreto margine d’incertezza sugli investimenti inCina, e che questo danneggia le nostre esportazioniin quel paese, nonché la stessa crescita economicacinese. Penso che abbia ragione. Perché l’economia prosperi servono Stato di diritto e certezza delle condizioni sulle questioni legate alla proprietà intellettuale, alla sicurezza dei prodotti o alla gestione del capitale. Ma lo Stato di diritto, naturalmente,serve anche in riferimento ai diritti umani individuali: si tratta di un problema egualmente importante, se non lo è anche più.

Mi rallegro del fattoche abbiamo una relazione sul dialogo sui diritti umani. Penso che dovremmo riceverne una in ogni occasione. Come lei, Commissario, vedo una seriedi segnali incoraggianti, ma il Parlamento europeo deve continuare a insisteresu una o due questioni che non sono state ancora risolte: libertà di espressione, politica nei confronti delle minoranze, lavori forzati (pratica sfortunatamente ancora in vigore), abuso di potere (che purtroppo si commette troppo spesso), e pena di morte (che esiste ancora). Noi, in quanto Parlamento europeo,dobbiamo continuare a mettere l’accento su tali questioni, e dobbiamo farlo incessantemente.

 
  
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  Helga Trüpel (Verts/ALE).- (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, mi pare che ci troviamo di fronte molto spessoal problema della corretta manieradi procederenei nostri rapporti politicicon la Cina. L’onorevole Sterckx ha appena parlato ancoradi partenariato strategico, e a ragion veduta: lo trovo un obiettivo assolutamente desiderabile. Però dobbiamo anche essere realistici, e riconoscere che chiaramente non siamoancora a quel livello allo stato attuale, perché non abbiamo una base di valori condivisi(diritti umani, equo trattamento delle minoranze, rifiuto della pena di morte)su cui un autentico partenariato strategicopotrebbe essere edificato.

Credo sia stato assolutamente giusto(e lo dico con cognizione di causa in quanto europarlamentare verde tedesco)che Angela Merkel abbia incontrato il Dalai Lama, perché dimostra che quando parliamo del rispetto per i diritti umani non lo facciamo a vuoto.

D’altra parte, ci sono altri comportamenti che non considero affatto appropriati. Il Presidente Sarkozy, che ha parlato recentemente in questa sede, ci ha detto che i diritti umanidevono essere il segno distintivo dell’Unione europea, solo per andare inCina tre settimane dopoe non discutere dei diritti umani in quel paese. Questa è una politica europea del doppio binario, qualcosa che non dobbiamo tollerare.

Credo fermamenteche il nostro dialogo con la Cina, che appoggioe che dobbiamo avere la volontà politicadi continuare, non possa essere fatto tutto di moine e salamelecchima debba anche comprendere un confronto. Se combiniamoquesti aspetti e negoziamocon la Cinasentendoci sicuri di noi, dobbiamo anche esprimere apertamente le critiche. Anche nel contesto dei giochi olimpici, i cinesidevono raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati, e noi europeidovremmo esserecoraggiosi e franchi,facendo presente ai cinesi le nostre critiche in caso si renda necessario.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE).- Signora Presidente, alcune ore fail Presidentedel Parlamento europeoha firmato la Cartadei diritti fondamentali e dichiarato che “abbiamo l’obbligo moralee politicadi difendere la dignità umana. Questo si applica a ogni essere umano su questa terra”.E il Primo Ministro portoghese ha dichiaratoche “la Carta fa partedella politica estera UE”.

Fatemi considerare il caso cinese. E’ chiaro che, diventando la nazione ospite dei giochi olimpici, la Cina si è impegnataa rispettare appienosia l’ideale olimpico della dignità umanasia i diritti umani internazionalmente garantiti.

Il Parlamento europeodeveora concludereche c’è stato recentementeun aumentodella repressionea carattere politico,direttamente collegato alleOlimpiadi. Inoltre, sono eseguite più condanne a morte in Cina (fino a 10 000 l’anno) che in tutto il resto del mondo.

I difensori delladignità umanavengono arrestati, e fino a sette milioni di persone subiscono torturenei famigerati campiLaogai.

Cosa dovremmo fare? Penso che la risposta ce l’ha fornita qui ieri Osman, il vincitore del premio Sakharov, che ci ha detto di esercitare piùpressioni sui rispettivi governiper fare qualcosa di concreto. C’è una certa indulgenza per il peccato di omissione, per lanostra responsabilità per quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. Esprimere le nostre preoccupazioni non è sufficiente; è tempo di applicare il principiodel dialogo condizionatoe di dichiarare, come ci ha detto l’onorevole Watson, che i patti si devono rispettare.

Il solo modo di spingerei dittatori comunisticinesi a rispettare maggiormente i loro cittadiniè inviareun segnaleda cui si comprenda che prendiamo i nostri valori di solidarietàe dignità umana abbastanza seriamenteda fare davvero male ai dittatoriper i loro abusi e la loro arroganza.

 
  
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  Józef Pinior (PSE).- (PL)Signora Presidente, il Parlamento europeo haposto l’accento sulla violazione dei diritti umaniin Cina, e la mancanza di democrazia in quel paese, in molte occasioni. Queste sono considerazioni ovvie. Solo ieri, discutendo la relazione dell’Unione europea sui diritti umaniper l’anno scorso, abbiamo parlato della mancanza di rispetto per i diritti umani, di democraziae dello Stato di diritto in Cina.

D’altra parte, non mi sembra giusto ignorare i cambiamenti in meglioche stanno avvenendo in Cina. In particolare, il fatto che le Olimpiadi si svolgano il prossimo annodovrebbe essereusato dall’Unione europeaper esercitare pressioni sulle autorità cinesi nel senso della liberalizzazione, della democratizzazione, dello Stato di diritto e del rilascio di tutti i prigionieri politici.

Il 20 novembreuna delegazionedella sottocommissione per i diritti dell’uomo del Parlamento europeopresso l’ONUa New York ha incontrato Liu Zhenmin, rappresentante cinese presso le Nazioni Unite. Ritengo che si sia trattato di un incontro costruttivo. La parte cineseha mostrato segnidiaperture e sensibilitàalle pressioni su diritti umanie democrazia,fatto questo che è stato sottolineato anche da rappresentantidi Human Rights Watche diAmnesty Internationalnei colloqui con la delegazione della sottocommissione.

 
  
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  István Szent-Iványi (ALDE).- (HU)Signora Presidente, Commissario, miliardi di personeaspettanol’8 agosto 2008, giorno della cerimonia di apertura dei giochi olimpici, con grande interesse. E staranno a guardare non solo gli appassionati di sport, ma anche quelliche si aspettano progressida parte cinese nel settore dei diritti umani. Purtroppo, finora non possiamo essere soddisfatti dei risultati. Il partito comunista cinese può festeggiare, in virtù del grande successo rappresentato dalla legittimazione del suo potere, ma anche noi abbiamo l’opportunità di sfruttare al massimola fase preparatoria prima delle Olimpiadie chiedere fermamente spiegazioniper le palesi violazionidei diritti dell’uomo. Il dialogoCina/Unione europeasui diritti umaniè proseguito per 24 anni. Purtroppo, il bilancio che possiamo tracciarne non è affatto favorevole. C’è stato un certo progresso, ad esempio per quanto riguarda l’applicazione della pena di morte, ma in molti settori, quali la libertà di espressione, la libertà distampa e quella di usare Internet, si ha la forte impressione di una marcia indietro. Per poter ottenere un cambiamento, dobbiamocambiare anche l’impostazione del dialogo sui diritti dell’uomo.

In primo luogo, dobbiamo direche il dialogosui diritti dell’uomonon è la sola sedeper sollevare tali problemi. Ogni Stato membroè del paritenutoad agire rigorosamente e con fermezzasu queste materie nell’ambito delle relazioni bilaterali.

In secondo luogo, nei negoziati devono essere garantite la presenza diorganizzazioni della società civilee la trasparenza. Quest’ultima è per noi molto importanteper osservare quello che succede in Cina. Dal momento che il dialogo non è di per sé un fine, esso ha un sensosolo se apporta un buoncontributoal miglioramento della situazione per quanto riguarda i diritti umani inCina.

Infine, vorrei parlaredella situazione della minoranza uigura: si parla poco di loro e si tratta di una minoranza dimenticata. Non soffrono solo l’oppressione generalein Cina, ma sono anche vittime di una discriminazione etnica, religiosae linguistica. Vi sollecito ad agire anche nel loro interesse e vi ringrazio.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE).- (ES)Signora Presidente, vorrei cogliere quest’opportunitàper indirizzare un paio di promemoriaai governi europei.

Il primo ha a che farecon la soppressione dell’embargo di armamenti nei confronti della Cina, a cui si è fatta allusione in diverse occasioni. Vorrei far notare come quest’aulaha sovente insistitosulla possibilità di questa soppressionesolo qualoravi siano progressi autentici e significativoin riferimento alle persone detenute in seguito agli eventi di piazzaTienanmen del 1989. Nonquindi progressi in termini generali, ma specificamenteriferiti a tale questione, perché questo è quanto attendiamo dalle autorità cinesiin questo momento: progressi significativiche ci metterebbero in grado di prendere un simile provvedimento.

Fino ad allora credo che la soppressione dell’embargo (che, insisto, è stato imposto in quel momento per questioni molto specifiche che certamente non sono state ancora risolte) non solo sarebbe prematura, ma invierebbe un messaggio totalmente sbagliatoe darebbe un’immagine pessima dell’Europa.

Il secondo messaggio, approvando l’opinione dell’onorevole Trüpel, verte sull’inaccettabilità per certi paesi europeidi cedere, e talvolta soccombere, alle pressioni delle autorità cinesiche mirano a impedire lorod’incontrare ufficialmente importanti personalitàcinesi, in alcuni casi dissidenti, o rappresentanti come il Dalai Lama, in cambio della garanzia sulle relazioni commerciali con la Cina.

Specialmente oggi, nel giorno in cui abbiamofirmato la Carta dei diritti fondamentali, si tratta di qualcosa del tutto in contrastocon l’impostazione fondamentaleche vorremmo dare all’Unioneeuropea.

 
  
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  Ana Maria Gomes (PSE).- (PT)In occasione del vertice, l’Europaha parlato chiaramentedi come la Cina stia stravolgendo le regole dell’OMC, mancando di rispetto per i diritti dei lavoratori, esportando prodotti dannosi per la salute, contraffacendo prodotti tecnologicie impedendo l’accessoeuropeo al mercatocinese. I dirigenti cinesinon erano abituati a sentire l’UEparlare in maniera così francae per rappresaglia hanno bloccato per alcuni giorni la dichiarazione congiunta, ma purtroppo i leader europeinon hanno saputo reggere alla pressione: non solo hanno fatto concessioni inaccettabilisulreferendum a Taiwan, senza contraddire la politica di “una sola Cina”,ma si sono anche astenuti dal confrontarsi conPechino sui gravi problemi in materia di diritti dell’uomo. Il Presidente José Sócrates ha detto ai giornalisti portoghesi che, per mancanza di tempo, forse di queste cose si sarebbe parlato a cena.

Pena di morte e liberazione dei prigionieridetenuti sin dai tempi del massacro di piazza Tienanmen: queste sono alcune delle ragioniper cui questo Parlamentoè a favore del mantenimentodell’embargo sugli armamenti per la Cina. Detenzioni e processi arbitrari, corruzioneed evizioniforzate, persecuzione e repressione di giornalisti e utenti Internet, repressionedei tibetani e di altre minoranze, responsabilitànelle tragediein Darfur e Birmania: nessuna di tali questioni fondamentaliera all’ordine del giorno del vertice. Chiaramente non è solo l’UE a dover chiedere conto a Pechinoprima che essa ospiti i giochi olimpici del 2008. Se il Comitato olimpico internazionaleè disposto a mediare sulla qualitàdell’aria, perché non giudicaPechino in base al rispetto dell’ideale olimpiconelle sue relazioni con i propri cittadini e quelli di altri paesi? Nessuno, e meno di tutti il Consiglio e la Commissione UE, possono continuare a tralasciare la lottaper le libertà e i diritti umani in Cina. Si tratta di una maratona che non farà che acquistare slancio nel contesto delle Olimpiadi del 2008, e non riguarda solo milionie milionidi cinesi, ma avrà conseguenze per tutta l’umanità.

 
  
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  Milan Horáček (Verts/ALE).- (DE) Signora Presidente, il dialogo sui diritti umanifra l’UEe la Cinanegli ultimi undici anni si è svolto al ritmo di due incontri l’annoa porte chiuse, e tuttavia non ha portato ad alcun miglioramento nella situazione per quanto riguarda i diritti dell’uomo inCina. Testimonianze di esecuzioni capitali, tortura in prigione e nei campi di lavoro, e oppressionedel popolo tibetanomostra chiaramente come noi europeinon ci stiamo assumendo le nostre responsabilità.

Le Olimpiadi sono alle porte, e forniscono una buona ragione alla Cinaper dare prova di genuino zelo riformista. Al tempo stesso, non dobbiamo nemmeno perseguire una politica del doppio binario. E’ molto positivo che il Cancelliere federale Angela Merkel abbia ricevuto il Dalai Lama nonostante le pesanti critiche subite. Sarebbe semplicemente logicoattendersi che i governanti di Belgio, Franciae altri paesi facessero lo stesso. L’UE èuniversalmente accettata come la voce dei diritti umani, ed è tempoche agiamo coerentemente in ogni contesto, ivi compreso quello del dialogo con la Cina.

 
  
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  Alexandra Dobolyi (PSE).- Signora Presidente, oggi stiamo discutendo sul verticeUE/Cina, che si è tenuto 10 giorni fa, e sulla XXIVsessione del dialogo UE/Cina sui diritti umani, che si è svolta due mesi fa.

Oggi in particolare, permettetemi di cominciare da quest’ultima. Il rispetto per i diritti umani e per le libertà fondamentaliè un principio basilare dell’UEe delle sue politicheed è anche qualcosache noi tutti abbiamo a cuore e sosteniamo fortemente, ma sono uno di quelliche credono che l’UEdebba adottare un’impostazione orientata ai risultatiper promuovere il rispetto dei diritti umani,anziché una esclusivamente dottrinaria.Cosa ancor più importante, dobbiamo accettare l’idea che i miglioramenti saranno solo graduali. Questo non significa che l’UE debba esitare a esprimere apertamente le sue critiche e usare il suo potere per insisteresulla necessità di riforme democratiche.

Sono anche uno di quelliche si preoccupano dell’alto livello di sicurezza dei prodotti che interessa550 milionidi cittadini europei; che si preoccupa degli squilibri commerciali, dell’accesso effettivo ai mercati, dei diritti di proprietà intellettualee delle politiche di concorrenza internazionale che interessanomigliaia di società europeee milioni di lavoratori europei; e che si preoccupa della collaborazione per la tutela dell’ambiente, della gestibilità internazionale dell’ambientee del cambiamento climaticoche interessa l’intera popolazione della Terra.

E proprio perché ci preoccupa tutto quello che ho appena esposto, appoggiamo con forzala Commissionee il Consiglio e la sua Presidenzaper affrontare, trattaree rimarcare continuamenteognuna di queste materienel dialogo regolarecon la parte cinese. Una semplice lettura della dichiarazione congiunta di 18 pagine emessa in occasione del vertice UE/Cina è sufficiente per capire chela complessità, delicatezza e importanzadella cooperazione fra UE e Cina...

(La Presidentetoglie la parola all’oratore)

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione.(EN)Signora Presidente, questa discussione mostra ancora come i cambiamentinella società richiedano tempo, e penso che dobbiamo sempre ricordarci da che passato venga la Cina. Ritengo che dobbiamo anche riconoscere che certi progressi sono stati compiuti, come detto all’inizio. Ma, allo stesso tempo, è vero che non siamo ancora al punto cui vorremmo che la Cina arrivasse.

Pertanto, penso che il dialogosui diritti umani(accompagnato anche dal seminario delle ONG)rimanga il pilastro principale per risolvere le nostre preoccupazioni sui diritti umaniriferite alla Cina.

Tuttavia, credo che dobbiamo essere determinatima anche realistici. Determinatia convincere la Cina che sia nel suo interesseprimariostabilire un completo e generalizzatorispetto per i diritti umani. Realistici, perché dobbiamo riconoscere che solocon l’impegno e gli sforzi a lungo terminepossiamo realmentesperare di arrivare ad autentiche riformein Cina. In tale contesto, vorrei anche direche continuare a tenereil seminario ONGrientra nell’interesse reciproco sia della Cina sia dell’Unione europea, e questo è stato altresì appena confermatodal vertice.

Penso, pertanto, che ci sia una buona probabilitàche, consecutivamente al prossimo ciclo di dialogo sui diritti umanisotto la Presidenza slovena, saremo in grado di riprendere questo seminario della società civile.

Su altre questioni, permettetemi di dire soltantoche i diritti dell’uomosono stati menzionati anche nella dichiarazione comuneemessa, di cui leggerò solo le prime righe. “Le due parti hanno sottolineato il loro impegno a promuoveree tutelare i diritti dell’uomoe continuato ad attribuire un grande valoreal dialogo UE/Cina sui diritti umani, nonché al seminario giuridico che lo accompagna.”Avete visto: ecco qua. Le parti sottolineano l’importanza di progressi concretinel settore dei diritti umani, affermanoil loro impegnoa rafforzare ulteriormente il dialogo e così via.

Vorrei anche segnalare l’esistenza di alcuni punti concretiche sono stati evidenziati in questa discussionee in cui vogliamo vedere progressi, come la questione della Falun Gong. La situazione dei seguaci di questa setta, che hanno subito la repressionea causa delle loro credenze,resta per noi motivo di preoccupazione. Abbiamo sollevato il problema diverse volte, e più in particolarein occasionedelle sessionidel dialogo sui diritti umani. Abbiamo chiesto, e continueremoa chiedere, alle autorità cinesidi mettere fine al duro trattamentoimposto ai seguaci della Falun Gong.

Riguardo alla pena di morte, ho detto primache la questione è ai primi posti nel nostro ordine del giorno, e in questo contesto abbiamo sollecitato la Cina (e continueremo su questa linea)a ridurre l’ambito di applicazione delle sentenze capitali, avendo come prospettivail risultato finale dell’abolizione della pena di morte.

Un primo passo in questa direzione sarebbe l’imposizione di unamoratoriasulle esecuzioni. Quello successivo, come ho detto nelle mie osservazioni introduttive, sarebbe una revisione delle condanne a morteda parte della Corte supremacome primo provvedimento da controllare costantemente.

Penso che la discussione abbia mostratomolto chiaramente l’esistenza di un quadro variegato: c’è progresso, ma c’è ancora molto da fare, e posso solo direche ci impegneremo ancora di più con la Cina per incoraggiarla a andare avanti. Ritengo che i giochi olimpicicostituiranno una buona opportunitàper la Cina dimostrare di aver compiuto ancora più progressi.

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione, conformemente all’articolo 103 paragrafo 2del Regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, 13 dicembre 2007.

 

12. Lotta al crescente estremismo in Europa (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissionesulla lotta al crescente estremismo in Europa.

 
  
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  Franco Frattini, Membro della Commissione.Signora Presidente, onorevoli parlamentari, esprimo in primo luogo una forte e personale preoccupazione per l’aumento delle attività che si debbono attribuire in Europa ad organizzazioni e gruppi violenti ed estremisti.

Io credo che sia estremamente importante quindi il dibattito di oggi, perché evidentemente non solo l’estremismo che si traduce in azioni terroristiche – estremismo del quale molte volte abbiamo parlato in quest’Aula – ma anche quelle attività e quei fenomeni che sono più propriamente di razzismo, di antisemitismo, di xenofobia, di estremismo nazionalista, di islamofobia, tutte quelle forme di intolleranza che come dicevo, in modo preoccupante sono presenti in Europa, sono assolutamente incompatibili direi, all’opposto dei valori della Carta europea dei diritti fondamentali che abbiamo proclamato stamattina. Ed è chiaro che l’estremismo per sua natura conduce alle divisioni e conduce alla violenza.

Ed ecco che il primo obiettivo, a mio avviso, è un obiettivo politico. E’ chiaro che poi, accennerò a delle azioni che sono più propriamente di sicurezza e di polizia, ma noi abbiamo davanti al fenomeno dell’estremismo e alle sue matrici, la necessità ancora una volta di promuovere un’Unione europea, ancora più vicina ai cittadini e quindi più capace di trasmettere dei messaggi di tolleranza, di solidarietà, di rispetto di quella Carta, che da oggi è una delle pietre miliari vincolanti per gli Stati membri e per i cittadini.

Io credo si possa convenire che l’estremismo non può avere mai giustificazioni, lo abbiamo detto tante volte del terrorismo, ma occorre ripeterlo anche per il razzismo, per esempio, per la xenofobia; ma dobbiamo egualmente esplorare quali sono, direi, le radici profonde che possono condurre a manifestazioni estremistiche, a manifestazioni violente. Abbiamo il dovere di farlo, perché abbiamo il dovere di mettere in movimento delle azioni politiche europee, che possono contribuire ancora prima che a contrastare, direi a prevenire e a sradicare, i fenomeni e le attività estremiste.

Posso fare alcuni esempi che, a mio avviso, dimostrano come un’azione politica europea può essere davvero utile, assai più utile, mi permetto di dire, di una politica solamente su base nazionale. Pensiamo alla partecipazione dei cittadini alla vita politica dell’Europa, pensate a quanto sia importante che quel programma – che non a caso è un progetto che la Commissione europea finanzia e che si chiama cittadinanza e diritti fondamentali – contenga alcune linee ed azioni che promuovono una forte partecipazione dei cittadini alla vita politica, alla vita delle istituzioni e quindi, ad esempio, agli eventi come quello delle elezioni europee. E noi avremo nel 2009, una grande opportunità di incoraggiare un dibattito, che conduca una grande affluenza al voto come segno di partecipazione positiva alla vita delle istituzioni.

Ma è chiaro che l’altra azione politica che ci aspettiamo dall’Europa e che l’Europa vuole promuovere, è un’azione in materia di educazione, soprattutto delle giovani generazioni. Credo che anche questo – una politica per mantenere viva la memoria delle tragedie del passato e farlo presso le giovani generazioni di oggi, presso gli studenti, presso i ragazzi, anche molto giovani – è estremamente importante. Per esempio, tutti i programmi che noi sosteniamo e che io credo debbano essere incoraggiati ancora di più, che tengono viva la memoria delle vittime di tutte le dittature, di tutti i regimi totalitari che hanno devastato questa nostra Europa nel passato, io credo, che questo sia un utile strumento per contribuire a sradicare l’estremismo, il razzismo, indicando come dalla storia dei campi di sterminio, ad esempio, noi possiamo trarre un insegnamento per i giovani di oggi, perché quelle tragedie non accadano mai più, non solo nel territorio europeo ma in nessuna parte del mondo.

E poi, c’è un’altra azione politica che io credo, si debba e si possa ricordare: quelle azioni che più in generale promuovono la tolleranza e il dialogo tra le culture diverse e anche ovviamente tra le religioni diverse. Noi abbiamo due grandi occasioni, abbiamo l’occasione di quest’anno, che è l’anno europeo delle eguali opportunità per tutti – e faremo il bilancio delle iniziative che durante quest’anno sono state condotte – ma abbiamo l’occasione nel 2008, che è l’anno europeo del dialogo multiculturale, del dialogo tra le culture diverse e tra le civiltà. Io credo che il bilancio del 2007 e il programma per il 2008 saranno una buona opportunità per accrescere la coscienza collettiva e, insisto ancora, la coscienza soprattutto dei più giovani, su uno spirito di dialogo che arricchisce, dialogo che fa crescere tutti quanti insieme.

Certamente, è importante che la coscienza dell’opinione pubblica sia tenuta viva su quanto sia importante promuovere i diritti e sradicare l’estremismo, la violenza, l’intolleranza. E qui l’Agenzia europea per i diritti fondamentali ha un ruolo, l’abbiamo voluta, questo Parlamento l’ha fortemente sostenuta, questa agenzia sarà uno strumento come è stato in passato per un settore molto importante, quale la lotta all’antisemitismo, come è stato dicevo l’Osservatorio di Vienna contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo. Anche l’Agenzia, quale attore principale in questo campo, avrà un ruolo molto importante. E in questo, voi lo sapete, noi stiamo preparando il quadro pluriennale, lo stiamo discutendo con un’eccellente collaborazione, con l’onorevole Cashman, e siamo convinti che dal quadro programmatico pluriennale dell’Agenzia, troveremo utili strumenti per la nostra azione comune di prevenzione dell’estremismo.

Poi, ovviamente al di là di questo, dobbiamo agire per la reazione: tutte queste sono politiche di prevenzione importanti, ma occorre anche la reazione. Io mi sono battuto, direi personalmente, anche nel Consiglio dei ministri, per arrivare finalmente ad una legge europea – e l’accordo lo abbiamo raggiunto ad aprile scorso – perché vi sia dicevo, una legge europea che punisca i comportamenti concreti di matrice razzista, di matrice xenofoba, perché coloro che commettono questi atti siano puniti in qualunque paese dell’Unione europea, secondo gli stessi criteri.

Perché non soltanto l’atto fisico, ma anche l’incitamento concreto, la diffusione dell’odio, questi messaggi che francamente non devono essere confusi con la libertà di espressione, che è un diritto sacro per tutti noi. Qui, stiamo parlando di incitamento concreto a colpire, a commettere violenza. Questa decisione quadro è stata concordata tra gli Stati membri ad aprile scorso. Pensate a quelle manifestazioni orribili di razzismo: durante gli eventi sportivi, si approfitta di una partita di calcio per diffondere proclami di tipo neonazista; ecco, queste sono le tipiche azioni che la decisione quadro (che abbiamo fortemente voluto e che con la Presidenza tedesca abbiamo concordato) punirà. Dico punirà, usando il futuro, perché purtroppo, e qui è un appello anche alla vostra sensibilità, da aprile ad oggi le riserve parlamentari nazionali di alcuni paesi non sono state ancora tolte, quindi la procedura verso l’entrata in vigore di questa legge europea per punire il razzismo e la xenofobia, la procedura è bloccata.

Lo dico con l’assoluto rispetto verso i parlamenti nazionali, ma ricordando che nel momento in cui il governo che siede in Consiglio dei ministri concorda, io credo che debba anche in qualche modo farsi parte attiva con il proprio parlamento, affinché la riserva sia sciolta in tempi rapidi, e noi possiamo finalmente avere questa decisione quadro, dopo tre anni e mezzo di lunga discussione, entrata in vigore.

In conclusione, onorevoli parlamentari, noi abbiamo già in altri settori una legislazione che punisce la discriminazione su base razziale, su base etnica, certamente questa legislazione sarà rispettata con la supervisione, diciamo così della Commissione europea, che è obbligata a far rispettare la normativa europea. Vi ricordo, ad esempio, la recente direttiva sui mezzi audiovisivi, cosiddetti senza frontiere, che stabilisce con grande chiarezza all’entrata in vigore che gli strumenti audiovisivi non devono contenere l’incitamento all’odio, basato sulla differenza sessuale, sulla razza, sulla religione o sulla nazionalità.

Ecco quindi che per fare tutto questo non bastano le misure di polizia, non basta la legge penale, non bastano le incriminazioni: occorre una cultura profonda dei diritti dell’individuo, del valore della persona umana! Quello che abbiamo detto stamani celebrando la Carta europea dei diritti fondamentali! Credo che questa sia una delle politiche, in un momento in cui ci avviamo alla fase di ratifica del Trattato di Lisbona, sia una delle politiche in cui l’Europa può dimostrare di fare scuola nel mondo, su come sradicare al suo interno questi atti odiosi contro la persona umana.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON.MIGUEL ANGEL MARTÍNEZ MARTÍNEZ
Vicepresidente

 
  
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  Manfred Weber, a nome del gruppo PPE-DE.(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, riesco a stento a crederlo. Quattro o cinque settimane fasono stato invitato a parteciparea una contromanifestazionein risposta a una manifestazione organizzata dai partiti dell’estrema destra nella mia regione. C’erano solo 30 estremisti a dimostrare, mentre una vasta folla di più di mille personesi era radunata per manifestare contro di loro. In quelle circostanze, quando vi trovate di fronte a quegli estremisti di destra, pensate dentro di voi, “Riesco a stento a crederlo”. Dopo il secolo vissuto in Europa, come può una persona ritornare all’estremismo, tornare a sfilare borioso e pieno di odio e arroganza, incitando alla violenza contro gli altri?

La discussione che stiamo facendo oggi è apprezzabile e importante. L’estremismo è un cancro della nostra società. Noi politici facciamo assai di frequente appello al coraggio moraledelle persone, aspettandoci che si levino in piedi e protestino contro questo estremismo. Credo che sia tempo anchedi essere grati per l’esistenza in abbondanza di questocoraggio morale, che fa sollevare e protestare così tante persone. Che cos’è l’estremismo? Lasciatemi sottolineare che, quando si parla divietare partiti politici, di proibire di esprimere in pubblicoopinioni e posizioni, va da séche tali misure non devono essere basate su giudizi politici, ma su criteri obiettivi. Oggi abbiamo definitoquei criteri obiettivi nella Carta dei diritti fondamentali, che enuclea l’essenza dei nostri valori basilari. Se determinati partiti o politici attaccanoquei valori, le autorità giudiziarie possono deliberaresull’illegalità delle loro azionie, in tal caso, imporre un divieto.

Cosa si deve fare se candidatidi partiti estremisti sono eletti, se tali partiti ottengono dei seggi? In primo luogo, non ci dev’essere collaborazione con questi partiti, e sono grato agli onorevoli colleghi socialisti, che hanno espulso dalle loro file il partito slovacco membrodel gruppo per aver collaborato con gli estremisti. In secondo luogo, non dobbiamo tralasciare il fattoche questi successi elettoraliscaturiscono dall’insoddisfazione popolare, e non dobbiamo rispondervibiasimando gli elettorima piuttosto affrontando le problematiche che ne sono all’origine. In terzo luogo, vorrei sottolinearecome l’estremismospesso cominci da piccoli passi anche nel sistema partitico, e dobbiamo esserne consapevoli. Il mio messaggio è quindi: “Non lasciategli mettere radici!”

L’estremismo politicoesiste a destra e a sinistra, ed è egualmente nefasto in entrambi i casi: questo dev’essere chiaro. L’Europa ha avutoesperienza dell’estremismo, e ne ha sofferto. Sono stati fatti progressi nella lotta all’estremismo; è una lotta che vale la pena di combattere e che, alla fine, vinceremo.

 
  
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  Kristian Vigenin (PSE) (BG)Signor Presidente, Commissario Frattini, grazie per la vostra comprensionee la presentazione delle intenzioni della Commissione. Trovo altamente simbolico che proprio oggi, nel giorno in cui è stata firmata la Carta dei diritti fondamentali, discutiamo un argomento a essa direttamente connesso, in quanto il crescente estremismo e la crescente influenzadei partiti e delle organizzazioni di estrema destracostituisce una diretta minaccia all’esistenza dell’Unione europea.

Può suonare eccessivoma la nostra Unioneè basatasu chiari principie la sua esistenza è possibile grazie al fatto che la pace, la solidarietà, la tolleranza, il reciproco rispettofra comunità etniche e religiose, e la coesistenza pacificadelle nazioni hanno prevalso in Europa cinquant’anni fa. Oggi, l’estrema destra attaccaesattamente questi principi; attacca il vero cuoredell’Unione europea, senza il quale essa non potrebbe esistere, ma la nostra Unionenon è un concetto astratto; non è solo un altro livello amministrativo di governo: èun’unionela cui missioneè quella di difendere e tutelarei valori che sorreggono il mondo intero.

Volenti o nolenti, preparati oimpreparati, dobbiamo comprendereche ci sono persone private di diritti fondamentali, sottoposte a rappresaglie per motivi politici, oppresseda regimi non democraticiodoggetto di discriminazionisu base razziale, etnicae religiosa in ogni partedel mondo. E, in ogni parte del mondo, esse nutrono la speranzache l’Unione europea le sosterràe che lo spiritodella tolleranza, dei diritti civiligarantiti e della sicurezza socialepossa raggiungere anche il loro paese. Possiamo essere potenti e persuasivinel mondo esternose non riusciamo a risolvere nemmeno i problemi in casa nostra? Come possiamo spiegare alle personeche ripongono in noi le loro residue speranzechegli immigratimuoiono solo a causa della loro origine, che le minoranze etnichesono soggette a una sistematicadiscriminazione, che leideologie di partemettono in dubbio la parità fra uomini e donne o definisconol’omosessualità come una malattia? Come possiamo spiegare loroche ci stiamo dimenticandodelle pagine più tetre della nostra storiae che i giovani che inneggiano a Hitler e all’antisemitismostanno diventando la moda del momento? Io non posso accettarlo, né possono farlo gli onorevoli colleghi del mio gruppo.

Credo che non vi sia alcun gruppo politicoin questo Parlamento che rimanga indifferenteal fatto che l’estremismo di destra, il razzismo, la xenofobia stanno guadagnando terreno. Non siamo stati tutti testimonioggi di come un momento storico di svolta nello sviluppodell’Unione europeasia stato svilito in maniera volgareda una minoranza rumorosache potrebbe tornare in forze, più aggressivae meglio organizzata nel 2009? Nascondendosi dietro la richiesta ipocrita di unreferendum, esso ha messo in dubbio non solo laCarta dei diritti fondamentalima i diritti fondamentali stessi, ed è questo comportamento che vediamo anche in molti parlamenti nazionalia incoraggiare gliestremistiche domani ricorreranno a un’altra azione punitiva, ispirati da questa specie di circo politico. Dobbiamo definire i problemimolto chiaramente e cercare soluzioni insieme. Pertanto, continueremo più volte a mettere tale questione all’ordine del giornodei lavori parlamentari, perché l’estremismo è una sfida a livello paneuropeo, che rende necessari sforzi concertati a livello europeo, nazionale, regionale e locale.

Se la Commissione europea è il guardiano dei TrattatiUE, allora il Parlamento europeoè il guardiano dei valorie credo che insiemesaremo in gradodi resistere a una marea montantegià conosciuta nel recente passato. E che la fermeremo, senza violare diritti fondamentalicome quello di libera espressione, quello di associazione ela libertà dei mezzi di comunicazione di massa. Perché si può lottare per la democraziasolo rispettando le regole della democrazia: infrangerle vorrebbe dire che l’estremismo ha prevalso. Vi ringrazio.

 
  
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  Ignasi Guardans Cambó, a nome del gruppo ALDE. – (ES)Signor Presidente, poche settimane faun giovane di nome Carlos Palomino è stato pugnalato a mortenella metropolitana di Madrid in seguito a uno scontro con estremisti di destra. Poco prima, nella metropolitana di Barcellona, un energumenoè stato filmato dalle telecamere di controllomentre colpiva una ragazzaperché immigrata esolo per il colore della sua pelle(secondo quanto ha riferito lei)senza sapere che stava venendo filmatoe senza sapere che le sue azionisarebbero poi state viste in tutto il mondo.

Casi uguali o analoghisi sono ripetutamente verificati in diverse parti d’Europa. Spesso, con un senso di responsabilità talvolta esagerato, noi e tutti i politici preoccupati per questo fenomeno, cerchiamo di minimizzare il significato di queste aggressioni: non dobbiamo allarmarci, diciamo; in ultima analisi si tratta di incidenti isolati, gli individui violenti sono pochi e non dobbiamo esagerare, non è un problema grave.

Pertanto qualifichiamo questi avvenimenti comequestioni minoriperché ci spaventa riconoscere chemagari, in realtà, minori non sono affatto. Fra l’altro, perché, come la risoluzione che siamo chiamati a votare domanicorrettamente suggerisce, molti di queste organizzazioni estremiste neonazistee di destrastanno approfittando di sentimenti di paurache già esistono nella nostra società, e che non possiamo disconoscere.

Pertanto, condannare non è sufficiente, dobbiamo aprire gli occhi, agire con responsabilitàe confrontarci con qualcosa che non è solo un fenomeno isolato; senza causare allarmismi, dobbiamo riconoscere la sua dimensioneed estensione effettive. Il giorno in cui abbiamo firmato la Carta dei diritti fondamentaliè una data appropriataper ricordare che l’Unioneha un ruolo da svolgere e una responsabilità precisa in quest’area.

Non c’è sussidiarietà quando si tratta di difenderela dignitàdelle persone o denunciareil razzismo, la xenofobia e l’intolleranza. E’ necessaria un’azione a livello europeo, in primo luogodaparte della Commissionee dell’Agenzia per i diritti fondamentali, allo scopo di esaminare che tipo di ramificazioni e di retivi sia, se vi è, dietro tutto questo,quali legami ci siano fra i differentimovimenti di estrema destra, per poter applicare la legge, contribuirecon politiche nel campo dell’istruzione appoggiandogli educatoriche insegnano il rispetto della diversità, e, laddove necessario, denunciare energicamentequei responsabili politici, sociali, sportivi,eccetera. che, in forma passiva o attiva, sono dietro a queste azioni.

 
  
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  Bogusław Rogalski, a nome del gruppo UEN. (PL)Signor Presidente, la crescita dell’estremismo in Europaè un dato di fatto, e dobbiamo discuterne. Il Commissarioha detto molto, ma ha parlato in termini generalie di materie d’importanzasecondaria,come il razzismo in occasione delle partite di calcio. Dobbiamo parlare dei fatti, dell’estremismo politicodi cui siamo attualmente testimoninell’Unione europea.

Ieri, signor Presidente, il massimo dirigente dell’NPD, un partito neofascista, è apparso su un canale della televisione pubblica tedesca, ARD, e ha chiesto che la Poloniarestituisca immediatamente la Pomerania e la Slesia alla Germania. Ha dichiarato che Kaliningrad, Danzicae Breslaviasono città tedeschee ha rivendicato la sovranità tedesca su di loro. Ha anche chiesto che quelle città e quei territori che ora fanno partedella Polonia siano immediatamente restituiti alla Germania.

Parliamo di fatti avvenuti in Germania, uno dei paesi guida dell’Unione europea. Da qualche anno ormai, i fascistitedeschi dell’NPDchiedonola revisionedelle frontiere, rifiutando i trattati internazionaliche hannoposto fine alla secondaguerra mondiale, e domandando lo spostamento a est dei confini. Signor Commissario, non possiamo permetterlo. Deve esserci una forte reazione. Non possiamo tollerare che il servizio televisivo pubblicodi alcun paese, nel caso di specie quello tedesco, permettaa neofascistie nazistidi diffonderele loro idee revisionistee invocare un’altra guerra.

Non si tratta di un problema marginale, onorevoli colleghi, ma molto reale. Quello stesso partito harappresentanti in setteparlamenti regionali. Questo non può essere tolleratonell’Europadi oggi, proprio come non possiamo tollerare che i principi democratici, la libertà di pensare diversamentee la libertà di parola,siano compromessi come lo sono stati oggi da parte dell’onorevole Cohn-Bendit e dell’onorevole Watson, che, riferendosi alle divergenze di opinionesulla Carta dei diritti fondamentali(o piuttosto, non tanto sulla Carta quanto sul Trattato di riforma dell’UE),hanno dato degli idioti agli onorevoli colleghi che si opponevano a loro. Questo non può essere permesso; non è l’atteggiamento verso la democraziae l’attuale Unione europeache dobbiamo insegnare ai nostri giovani. Uniamoci nel rispetto delle diversità.

 
  
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  Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE.(EN)Signor Presidente, penso che la partedel problema che stiamo considerandoora è: come combattere quello che tutti noi percepiamo comeestremismo, questa paura dell’altro, questo desiderio di tutelare la propriacultura, come se fosse la sola cultura esistente, come se fosse rimasta immutata nei secoli, come se nullafosse mai cambiato nella propria vita? E tuttaviabasta guardare indietro agli ultimi50 – 60 anniper vedere gli enormi cambiamentiavvenuti, anche all’interno del nostro continente.

Penso che il desideriodi proteggeresovente derivida un sentimento di paurache, in una maniera o nell’altra, noi e l’idea che abbiamo di noi stessidovranno scompariree, pertanto, si vuole proiettare la propria forza contro gli altri e negare loro l’esistenza.

Penso che tutti noi quiriunitisiamo fieri di quello che siamo, del paese da cui proveniamo o della nostra regioneo del nostro patrimonio culturale; ma la maggioranza di noi non si aspetta di trasmettere questo solo attraverso la discendenza di sangue, in qualche modo, e un profondo legame col territorio, ma attraverso la cittadinanza, la leggee i diritti di ciascuno.

E come altri hanno detto, la firma dellaCarta dei diritti fondamentaliqui oggiha rappresentato un simbolo estremamente importante, e particolarmente in relazione con questa discussione.

Tuttavia, quando consideriamo l’elezionedi partiti estremistiche ammettono una sola visione del giusto (la loro)penso che ci troviamo di fronte a una legittimazione della violenza, dei discorsi che fomentano l’odio, delle azioni contro gli altri concepiti come “diversi”.

Ricordo l’epoca in cui, alcuni anni fa, eravamo stati informati dell’elezione di un solomembro del partito nazionalista britannico(il British National Party)a un consiglio comunale londinese. Il livello di violenza a sfondo razzistaha poi conosciuto un incremento in quell’area.

(Grida di “Bravo!”)

Questo non è un motivo per gridare “Bravo!”,è un motivo di vergogna! Come potete dire questoe sedervi in un’Aulain cui sostenete di essere democratici?

La violenza di tipo razzista deve essere condannata. E, quando esaminiamo il fenomeno dell’estremismo, penso che dobbiamo essereconsapevoli di non aver ancora assistito alla morte del sessismo e della misoginia.

Tuttavia, i successi elettorali di tali partitiaumentano i livelli di paurae, pertanto, dobbiamo pensare a come reagirvi. Possiamo farlo ancheassicurandociche le nostre azioni sostengano i dirittiumani e i valori cui diamo importanza. Dobbiamo fare attenzione a evitare noi stessi diapprovare leggi che,proponendosidi contrastare un tipo di estremismo,in realtà finiscano con l’aiutare quegli individui o generare paurain altre comunità.

Lodo la proposta congiuntapresentata oggi all’Aulae ringrazio tutti glionorevoli colleghiche hanno lavorato tanto duramente su di essa.

 
  
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  Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il Vicepresidente Frattini e anche tutti i colleghi che hanno lavorato insieme a me, insieme ai proponenti, alla costruzione di questa risoluzione.

Negli ultimi anni, ce lo dicono le relazioni dell’Osservatorio europeo sul razzismo e la xenofobia, sono aumentate le manifestazioni di questi fenomeni. E l’aumento di questi fenomeni è strettamente legato anche alla crescita e alla diffusione di forze politiche che in Europa hanno fatto leva su una lettura deviata dei fenomeni legati all’immigrazione, spesso per avanzare proclami in difesa della razza e dell’identità, per agitare istinti di autoconservazione contro chi giunge in Europa, che viene descritto come un pericoloso terrorista o un criminale, o addirittura usando categorie antropologiche inaccettabili con slogan xenofobi e razzisti.

Sono cresciuti i partiti e i movimenti che in questi anni hanno avuto una forte caratterizzazione nazionalista antieuropea, a fortissima vocazione razzista. La propaganda politica agisce sull’insicurezza sociale, per aggiungere tasselli nel mosaico complesso della guerra di civiltà. Essa è inserita a pieno titolo nel dibattito politico istituzionale e talvolta, addirittura, si propone come espressione stessa dei governi e come manifestazione dell’attività dei governi.

Noi domani voteremo una risoluzione sull’estremismo, forse un titolo un po’ vago. Lenin diceva che l’estremismo è malattia infantile del comunismo; potremmo parafrasare Lenin per utilizzare quest’espressione per dire che l’estremismo è una malattia infantile forse di tutti i progetti politici, religiosi, economici, ideologici. Ha ragione il collega Weber: c’è estremismo di destra e estremismo di sinistra, ma non esiste solo l’estremismo di destra e l’estremismo di sinistra, esiste l’estremismo neoliberista, l’estremismo cattolico, l’estremismo musulmano, l’estremismo ecologista, l’estremismo anarchico – insurrezionalista.

Ma il problema in Europa è la crescita dell’estremismo di destra e i fenomeni che produce l’aumento degli estremismi di destra. In Europa sono nati in questi anni forze politiche e movimenti neonazisti, neofascisti, che hanno manifestamente agito anche contro la costruzione dell’Europa – abbiamo visto in Italia, in Francia, in Austria, in Olanda, in Belgio, in Gran Bretagna, in Germania, in Danimarca, anche in Svizzera – sono espressioni di quella crisi che ha indotto un intellettuale come Alfio Mastropaolo a descrivere l’offensiva delle nuove destre come la mucca pazza della democrazia.

Ecco, la legittimazione democratica di alcune forze politiche ha favorito la penetrazione di idee pericolose nel corpo della società europea, alimentando pulsioni retrive. Una malattia pericolosa e talvolta sottovalutata che si nutre di pulsioni etnocentriche, spesso dissimulate e recondite, talvolta nascoste in apparenti atti democratici e legittimi. Allora dovremmo anche interrogarci sulle nostre scelte e sulle nostre iniziative politiche.

C’è un’enfasi crescente sulla necessità di istituire, di costruire una cultura e un’identità europea condivisa. Io penso che l’identità e la cultura europea va costruita sulla base del dialogo e della contaminazione con le culture diverse da quelle che hanno favorito e costruito in questi anni la diffusione e la crescita di un’idea, di una cultura europea.

E allora bisogna fare una grande battaglia culturale, e concludo su questo. Non bastano attività di polizia o attività di pubblica sicurezza, serve un grande sforzo culturale e solo in questo modo riusciremo a far sì che il 2008 possa essere concretamente l’Anno europeo dell’intercultura, perché l’Europa si deve fondare sui principi dell’interculturalità.

 
  
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  Ignasi Guardans Cambó (ALDE).- (ES)Signor Presidente, le sarei grato se volesse usare la sua autorità in quanto presidente di questa sedutaper richiamare all’ordine un gruppo di deputati che sembrano credere di essere al circo e non in unparlamento,e stanno svilendo la qualità della discussionecon i loro lazzi e le loro acclamazioni.

 
  
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  Presidente. − Ci stiamo avvicinando alla fine dell’annoed è normalefare pranzi in cui si beve un po’troppo o comunque un po’ più del normale. La cosa migliore da fare in queste situazioniè farsi un sonnellinoe non disturbareuna discussione in cui deve prevalere in ogni momento il rispetto per l’oratore.

La ringrazio per la sua richiesta, ma, come ho detto, la cosa migliore è che chiunque abbia bevuto qualche bicchiere a pranzovada a schiacciare un pisolinoinvece d’interromperele nostre discussioni con la sua maleducazionee la sua mancanza di stile parlamentare.

 
  
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  Derek Roland Clark, a nome del gruppo IND/DEM.(EN)Signor Presidente, detestol’estremismo come ogni altro deputato e come lo detestiamo noi britannici, che l’abbiamo combattuto per secoli.

Se si vuole lottare contro il crescente estremismo in Europa, se ne esaminino le causeprima dicorrere a varare ulteriori normeche sono solo restrittive; questo dà nuova linfa all’estremismo. Prendiamo in considerazione il momento di picco storico dell’estremismo europeo, l’epoca dei fascismi negli anni ‘30. Nel Regno Unito, le parate di Sir Oswald Mosley erano tutelate dalla leggee le sue ciniche e odiose politiche erano così state esposte alla luce del sole e rifiutate dalla popolazione. In Europa, i dirigenti fascistierano denigrati e contrastati. Lo stesso Hitler era stato incarceratoe così aveva acquistato potere, come gli altri.

Stamattina, abbiamo visto l’ascesa dell’estremismo in quest’Aulacon la firma della Carta dei diritti fondamentali, parteintegrante dellaCostituzione per l’Europache sarà firmata domanie su cui unreferendumnazionale era stato promesso in sette paesi. Due hanno detto di sì, due di no (ma sono stati ignorati)mentre gli altri stanno aspettando. Nel Regno Unito, il nostro governo ha sottoscritto un impegno, ora non mantenuto. Ecco come si traducono in pratica i tanti discorsifatti in quest’Aula sulla necessità di ascoltare la popolazione!

Perché il vero estremismo di oggi è rappresentato dall’UE, che cerca d’imporrela propria volontà attraverso questo documento contorto e scritto deliberatamenteperché nessuno al di fuori dei giuristi con vasta esperienza possa leggerlo, coi suoi paragrafi numerati presi sia dall’originale sia dai trattati già esistenti, ma che non corrispondono fra le varie versionidel documento. La numerazione sarà cambiataper la firmae dopo sarà cambiata ancoraper essere sufficientemente sicuri che i popoli dell’Europanon possano capire il testo.

E questa distorsione pseudo – democraticadovrebbe essere rifilataal popolo britannico! No, grazie,abbiamo già i nostri diritti, racchiusi in quel grande, magnifico documento che è laMagna Carta del 1215, integrata dalla legge sui diritti(Bill of Rights) del 1689. E, semplicemente,chi vi credete di essere per far cadere questenorme democratichestabilite per noi ma aperte all’osservanza da parte di tutti?

La storia che si ignora diventa storia che si ripete. Nel corso dei secoli avete ignorato il nostro ruolo guida e ne avete pagato lo scotto! Ignorateil nostro esempio ora, e vi mettete sulla via della rovina.

(Applausi dai banchi del suo gruppo)

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI) . – (FR) Signor Presidente, abbiamo qui l’ennesima relazionesul cosiddetto crescente estremismo in Europa. Il Consiglio, la Commissionee i gruppi politicivi si sono messi tutti di gran lena con i loro discorsi da quattro soldi e, come sempre, la retorica èintellettualmente penosa, politicamente ignominiosae moralmente cattiva.

E’ intellettualmente penosa,perché ogni nuova idea proposta nel corso dei secoli, che fosse in campo religioso (ivi compreso il cristianesimo, che alcuni di voi sono tanto sfacciati da diredi abbracciare); politico(fosse esso il liberalismo o il socialismo); scientifico (ivi compresi concetti ora dati per acquisiti, come la forma rotonda della terra o la sua rivoluzione attorno al sole) è stataconsiderata estremista, eretica, sovversiva e inaccettabile. Non potete screditare un’opinionesemplicemente demonizzandola: dovete spiegare che cosa la rende errata.

L’ignominia politica è interamente colpa vostra: voi, che detenete il potere e, invece di risolvere problemi, vi preoccupate solo di combattere l’opposizione. Tutto quello che riuscite a fareè evidenziare la vostra incapacità dirisolvereil problemadell’immigrazione,ossia di un’invasione con cui voi, volontariamente o a causa della vostra codardia, siete collusi. Ora state qui in pratica ammettendo di aver fallito, sul fronte economico, sul fronte sociale, sul fronte culturalee sul fronte moralee educativo e, invece di cambiare le vostre politiche disastrose, di preoccuparvi solamentedi liberarvi di coloro che protestanoo vi criticano.

Tuttavia, è in termini moraliche il vostro atteggiamento è più ripugnante. Equiparate pretestuosamentela violenzae il terrorismocon la legittima reazionedei popoli europei contro la distruzione delle loro identità. Che ipocriti siete! Volete imbavagliare questi popolie privarli della rappresentanza politica: siete i farisei della democrazia! Siete quello che la Bibbia chiama“sepolcri imbiancati”; in altre parole, parlate con una sincerità labile quanto uno strato di vernice! Parlate di diritti umani e libertà di espressione, di valori europeie di tolleranza, ma sotto questa vernice c’è solo marciume. Negate a ciascuno che non la pensi esattamente come voiquegli stessi diritti di cui tanto vi riempite la bocca. Tutto questo sarebbe odioso, se non fosse anche grottesco. Le generazioni di domanivi giudicherannocome i barbari che hanno consegnato Roma al suo destino. Spero, almeno, che i barbari vi diano quello che meritate!

 
  
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  Roberta Alma Anastase (PPE-DE).- (RO)Onorevoli colleghi, la materia di cui stiamo discutendo questo pomeriggioriveste la massima importanza per ilfuturodell’Unione europea, per la sicurezza dei cittadini e per i nostri valori.

Nel corso degli ultimi anni, l’estremismo è stato un fenomeno sempre più frequentenella vita pubblicadei paesi europei, un fenomeno che ha fatto suonare molti campanelli d’allarmee sollevare moltequestionisu come combatterlo. Benché cause diverse con differenti originiabbiano contribuito alla diffusione di questo fenomeno, vorrei insisteresu un aspetto essenzialedella discussionetenutasi sul tema dell’estremismo, ossia l’immigrazione.

Gruppi estremisti identificanol’immigrazione come il malesupremonei paesi europei, perché è un argomento che possono utilizzareper spiegare i cambiamenti indesiderati nelle loro società. Tuttavia, come noi tutti sappiamo, l’immigrazione è un elemento vitaleper le economiedei paesi europeie favorevole alla crescita economica.

I suoi effetti indesiderati, che derivato dal mancato adattamento degli immigrati alle società che li ospitano, dovrebbero essere risolticon metodi specificidell’Unione europea. Altrimenti, c’è il pericolo di andare a modificaregli stessi valori di base della costruzione europea.

Pertanto, non possiamo accettare che i partitiestremisti cambino l’ordine del giorno dei partiti tradizionali.

Se utilizziamo una similestrategianel tentativo di ridurre i rischi e i pericoliche tali gruppicomportano e impedire lorodi ottenere votidai nostri cittadini, non faremo che dare legittimità alle loro idee e ai loro metodi. Non possiamo permettere che messaggidi natura estremisticasiano adattatied elevati a legge in Stati membri. Agire in tal modo significa distruggere la visionedi un’Europa multiculturalee multietnica.

La crisi generatadalla questione dei rom e le manifestazioni di stampo estremista in Italianon devono creare un pericoloso precedenteper i principi fondamentalidell’Unione europeariguardanti la libera circolazione di merci, servizi, capitalee persone. Dobbiamo spiegare ai nostri cittadini che un tale atteggiamentosarebbe deleterio sia per le loro societàsia per l’Unione europea nel suo complesso.

I risultatidelle elezioni per il Parlamento europeo in Romania potrebbero essere un esempio al riguardo. Nessun partito estremista ha raggiunto la sogliadi voti necessariaper inviare rappresentanti al Parlamentoeuropeo.

 
  
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  Bárbara Dührkop Dührkop (PSE).- (ES)Signor Presidente, le chiedo alcuni secondifuori dal tempo che mi è stato assegnato per indirizzareai banchi qui dietro, a destra, un detto proverbiale castigliano: “A palabras necias, oídos sordos” (“a parole stupide, orecchie sorde”). Continuerò il mio intervento in inglese.

(EN) Oggi, il giorno in cui abbiamo tanto orgogliosamentefirmato la Cartadei diritti fondamentalidell’Unione europea, è trascorso più di mezzo secolo da quando l’Europaha assistitoal crimine più orribile della xenofobia e del razzismo: la Shoah o Olocausto.

Milionidi persone sono state uccisea causa della loro religione, della loro origine etnicae delle loro opinioni politiche. Pertanto, è più necessarioche mai ricordare la storiamentre viviamo il nostro presentee prepariamo il futuro.

Dobbiamo essere all’erta e vigili; e fare attenzione alle uova del serpente, come ci ha insegnato Ingmar Bergman. Come il Commissario Frattini ha confermatooggi, c’è una ripresadi atti violentidi origine razzistae xenofobanegli Stati membri.

Tuttavia, per me, quello che è ancora più preoccupanteè vedere che sempre più giovanivi sono coinvolti. Pertanto, è assolutamente essenzialeinsegnare loroil significato della cittadinanzae la consapevolezza di cosa sia il razzismo.

Sempre piùpartiti di destrache basanola loro ideologiae la loro prassi politicasull’intolleranza e sull’esclusioneentrano grazie ai suffragi nei parlamenti nazionali, nei quali trovano un palco eccellenteper i loro messaggi politicicarichi di odio. Dovremmo essere consapevoli di questoe cercare anche di agire per contrastarlo.

Il razzismo e la xenofobia sono le violazioni più direttedei principidi libertàe democraziae dei nostri diritti fondamentali. Pertanto le istituzioni europeee noi, membri del Parlamento, siamo obbligatia riaffermarela nostra determinazionea difendere le libertà fondamentalie condannare e combattereogni manifestazionedi razzismoe xenofobia con mezzi legali.

Più che mai, è richiesta la tolleranza zero per combattere razzismo e xenofobia. Più che maidobbiamo esserecombattivinella difesa dei nostrivalori, utilizzando e rafforzandogli strumenti a disposizione dell’Unioneeuropea e dei suoi Stati membri.

Nessun singolo cittadinodovrebbe mai essere perseguitato a causa della sua razza, della sua religione, del suo sesso, della sua situazione sociale, della sua lingua, della sua nazionalità o del suo orientamento sessuale. Lo sradicamentodel razzismo e della xenofobia, e il diritto di vivere in pace, rappresentano una sfida moraleper tutti i democratici, e difendere i diritti civiliè il dovere di ogni democratico.

 
  
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  Viktória Mohácsi (ALDE).- (HU)Grazie infinite, signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi. Ieri abbiamo discusso per quasi due oredella lotta al crescente estremismoe del testo finaledella risoluzione,basato su iniziative liberali, ma naturalmenteabbiamo pienamente preso in considerazionele idee e le richiestedi tutti i gruppi. Sono ottimista, e ho fiducia che sarà adottatauna posizione comune su questo argomento dolorosamente importante.

Personalmente, mi spiace molto che nel 2007, l’anno delle pari opportunità, dobbiamo ancora combattere gli spettridi dittature già cadutenel XX secoloche sbucano fuori di tanto in tanto. Sappiamo che nessun Stato membro fa eccezione da questo punto di vista. Per citare solo alcuni nomi: Pospolitos in Slovacchia, i giovani nazionalistinella Repubblica ceca, la Nuova destra in Romania, il partito nazional–democraticotedesco in Germaniae Alleanza nazionalein Italia, ma ci troviamo di fronte essenzialmente allo stesso estremismo.

Quanto al mio paese, è per me inaccettabileche ogni giorno vengano rilasciate dichiarazionida partedi partiti estremisti e organizzazionicome ilmovimento per un’Ungheria miglioreo la guardia ungherese, in cui illustrano l’assurdo concetto della criminalità innata degli zingari dovuta a ragioni genetiche, e invece dell’integrazione deiromnella societàdomandano ghetti e segregazione, mentre marciano nelle lorouniformi nerea Tatárszentgyörgy, e il venerdì a Kerepes. In relazione con questo, vorrei ancora attirare l’attenzionedegli onorevoli colleghisul fatto che molti campinomadi in Europarappresentano ancora un bersaglio per le forze estremiste, anche oggi.

E ora alcune notizie per concludere il mio intervento. Il difensore civico ungherese, il Presidentedella Repubblicae il governo ungherese hanno ufficialmentecondannato la guardia ungheresee il movimento per un’Ungheria migliore. Vorremmo che tutti i governi europei responsabilifacessero lo stesso nei confronti dei loro stessi movimenti estremisti. In ogni caso, per fare questoè necessarioche quanti più deputati possibilevotino domani a favore della posizione del Parlamentosulla lotta al crescente estremismo. Vi ringrazio.

 
  
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  Eoin Ryan (UEN).- (EN)Signor Presidente, oggi siamo stati testimoni della proclamazionedella Carta dei diritti fondamentali, e ora stiamo discutendo il crescente estremismo in Europa. A mio parere, c’è un legame molto evidente fra i due. L’Agenzia UEper i diritti fondamentaliera fino a poco tempo fa conosciutacome Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia. Non possiamo combattere l’estremismosenza affrontare le questioni del razzismoe della xenofobia, che sono troppo presenti nell’Europadi oggi. L’estremismo accresce l’estremismo, e noi in Europa corriamo il rischio di trovarci presiin un circolo vizioso molto pericolosose non agiamo rapidamenteper fronteggiare ed eliminare alcune delle cause che sono alla radice del fenomeno.

Ho ascoltato l’onorevole Gollnisch prima chiamare “barbari” persone presenti in quest’Aulae altre. Non ha espresso una sola idea credibile, una sola idea concreta, su come possiamo affrontare questo problema in Europa, se si eccettua la solita polemica che proviene da lui. Lui e il suo leader, Jean-Marie Le Pen, vogliono venire in Irlandaper motivi relativi al trattato. Una cosa è certa: questo tipo di idee estremistichenon dovrebbero essere e non saranno tolleratenel mio paese, grazie mille. Quindi venite pure, e possiamo essere sicuri che il trattato sarà approvatoquando la gente sentirà che razzadi Europa continentalevoi volete costruire, e che tipo di idee avete. Si è visto che gli atteggiamenti che rendono i lavoratori ricettivi...

(Brusii dal banco dell’onorevole Gollnisch)

Sappiamo che cosa sostiene, onorevole Gollnisch, e abbiamo ascoltato molte volte lei e il suo leader.

Si è visto che gli atteggiamenti che rendono i lavoratori ricettivi al populismo di destraincludono il pregiudiziocontro gli immigrati, il nazionalismo, l’autoritarismo, l’ascendente socialee la debolezza politica; fra tutti questi fattori, ilpregiudizio contro gli immigratiemerge come quello più importanti. In nazioni dove esistonoadeguati servizi d’informazione, la regione costituisce solitamente il motivo di discriminazione più frequentemente riportato. Se ci impegniamoa eliminare questo pregiudizio e questa discriminazione, avremo fatto un significativo passo avantinella lotta all’estremismo.

Pertanto, chiedo a tutti imembridi incoraggiare la discussionee lo scambio di vedutesulle problematiche dell’ineguaglianza sociale, dell’origine, della razza, della religionee dell’impatto dei cambiamenti socialied economici a livello locale, nazionale e a tutti i livelli europei, e di non usare un linguaggio carico di emozione, come quando si chiamano gli altri “barbari”. A questo scopo, mi rallegro del fatto che, come partedel lavoroper l’anno europeo del dialogo interculturale, il Parlamento europeoha invitato Papa Benedetto XVI, il Presidentedell’Unione africana, il Dalai Lama, ilSegretario generale delle Nazioni Unite, il Rabbino Capodel Regno Unitoe il Gran Muftìdi Damascoa intervenire alParlamento europeonel corso del 2008. Saluto con favore questo tipo di iniziative.

(Il Presidentetoglie la parola all’oratore)

 
  
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  Koenraad Dillen (NI).- (NL)Con tutto il dovuto rispetto, signor Presidente, sarei lieto di sentire da lei perché succede che imembri del suo gruppo e ideputati che chiaramenterappresentano una linea di pensierovicina alla suasi vedono assegnare molto più tempo supplementareper i loro interventie non sono tanto prontamente interrotti, mentre altri parlamentari coi quali chiaramentelei non concordavengono interrotti dopo soli dieci secondi dalla fine del tempo a disposizione. Lei sta applicando due pesi e due misure, il che non è accettabile.

 
  
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  Presidente. − Anzitutto, mi pare, onorevole Dillen, che il Presidentedirigala discussione in base ai suoi criteri e non in base a quelli di chiunque occupi ilseggio 777.

Non ho spiegazioni da darle. A tutti gli oratori, ivi compresi quelli che hanno parlato fra loro, è stato concesso anche più tempo di quello a disposizione per i loro interventi.

In ogni caso, vorrei chiedere a tutti gli onorevoli colleghidi rivolgersi alla Presidenza e all’Aula e non indirizzare commenti ad altri deputati, onde prevenire spiacevoli interventi e interruzioni.

 
  
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  Eva-Britt Svensson (GUE/NGL).- (SV)Signor Presidente, abbiamo tutti notato che l’estremismo in Europa è in crescita. Penso che dovremmo chiederci perché. Perché la xenofobia e altri atteggiamenti estremistici sono in crescita? Sono convinta che l’esclusione e la mancanza di partecipazione nella societàsono un terreno di colturaper l’estremismo e la xenofobia. La parità di valore di tutti gli esseri umani è un principio fondamentale in una società civilizzata, e quindi dobbiamo tutti sostenerela lotta contro le forze xenofobicheche praticano la discriminazionenei confronti delle personedi differenteorigine etnica, genere od orientamento sessualeo ancora con disabilitàfunzionali.

Questi gruppi usanola violenzae le minacce. Nel mio paese di originesiamo stati financhetestimoni dell’assassinio di persone che avevano difeso i diritti umani. Vediamo uccideregiovani di differenteorigine etnica, solo a causa di essa. Non si deve più permettere che simili cose succedano ancora.

Noi che promuoviamo la parità di valoredi tutti gli esseri umaninon dobbiamo mai lasciarci ridurre al silenzio. Però sappiamo che questo non è ancora abbastanza. I gruppi xenofobi ed estremistiusano i giovani esclusi economicamentee socialmenteper suscitare maggiore paura, agitazionee odio contro altri gruppi. La lotta all’estremismodeve pertanto essere combinatacon la costruzione di una società giustabasata sulla solidarietà.

 
  
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  Bernard Wojciechowski (IND/DEM).- (EN)Signor Presidente, la proposta a noi sottopostacostituisce un altro esempio d’ignoranza e ipocrisia. Vi leggiamo, fra l’altro, che alcuni partiti e movimenti politici, ivi compresi quellial potere in una serie di paesio rappresentati a livello locale, nazionale o europeo, hanno deliberatamentemessol’intolleranza e la violenza basate sulla razza, sull’origine etnicao sulla nazionalitàal centro del loro programma.

Vi leggiamo altresì che questoParlamentocondanna fortementetutte le aggressioni causate da razzismo e odioe chiede a tutte le autoritàdi fare tutto quello che è in loro potereper punire i responsabili.

Nell’Assembleain cui si approvano tali risoluzioni, uno dei nostri onorevoli colleghiha usato un linguaggio ingiurioso eoffensivoispirato a falsa propaganda: lo stesso tipo di registrospesso usatodagli estremisti, basato sulla denigrazione e qualificatocome aggressione fondata sull’odio. Ha suggeritoche io potrei ripetere Dachau. Bene, permettetemi di spiegarglielo: punto primo, Dachau è stato un campo di sterminio tedesco; punto secondo, Dachau si trova in Germania, e io non sono tedesco. Egli ha perfino sostenuto che, dopo una visita di quattro giorniin Polonia, conoscerebbe il mio paese meglio di me, e che io non apparterrei alla Polonia; mentre Dachau, a quanto pare, sì.

Questo tipo di discorso diffamatorioè troppo spesso citato, riappare troppo frequentementeed è usato da troppi politici; gli stessi politiciche vogliono insegnarci tutto sullademocrazia, quando loro per primihanno scarso rispetto per essae scarso rispetto per l’uguaglianza di fronte alla legge. Si direbbe che nell’Europa di oggi, proprio come George Orwell ha scritto anni fa,alcuni animali sono più eguali degli altri. Certi possono nascondersi dietroil privilegiodell’immunità, altri possono finanche eludere la giustiziae perfino i mandati di cattura europei. Criminali comunistisono per certi versi trattati megliodei comuni cittadini, e mentre qui stiamo a parlare contro i gruppi estremisti, alcuni politicitedeschiappoggiano apertamente movimentipolitici revisionisti dal punto di vista storico. Onorevoli colleghi, l’Europadelle nostre risoluzioniè molto diversa dall’Europa reale.

 
  
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  Jana Bobošíková (NI).- (CS) Onorevoli colleghi, ci siamo essenzialmente consolati dicendociche l’ascesadell’estremismoriflette una situazione economica e occupazionalein crisi. Mi spiace osservare che questa valutazione non è più valida. Le economie di molti Stati membri dell’UEsono in crescita, la disoccupazione è in calo, ma l’estremismo non sta scomparendo. Al contrario, il numero di criminia sfondo razzialeè andato aumentando; e vengono costituiti corpi di guardie nazionali con un’ideologia nazionalista; i veterani delle SSsfilano in alcuni Stati membriUE; e politici che definiscono gli ebrei e agli zingaricome “piaghe”della societàvengono esaltati. Il mondo politico e le forze armate sono infiltrati da neonazisti e razzisti. Il Primo Ministro della Repubblicaceca, mio paese natale, ha fatto della retorica neonazista una partedel suo vocabolario. Da ultimo ma non da meno, l’UEè diventata una meta d’emigrazioneper le persone più povere, mentre nessuno sembra sapere come gestire il fenomeno, e anche questo gioca il suo ruolo.

Onorevoli colleghi, nessuna risoluzione, nessun discorso può cancellare la svasticarecentemente incisa sui gluteidi una ragazza di 17 annia Mittweida, in Germania. In pieno giorno, ignorati da passanti indifferenti, neonazistinella Sassonia tedescal’hanno incisa sul suo corpoperché aveva difeso una ragazzina russa. Credo fermamenteche l’estremismopossa essere prevenutosolamente con l’azione quotidiana dei cittadini, l’opposizione apertamente dichiarata della classe politica, con un’interpretazione aperta e completa, in particolare della storia del XX secolo, e soprattuttocol lavoro della polizia e dei tribunali, che non devono chiudere gli occhidi fronte ai razzisti, agli xenofobi e ai neonazisti, ma agire senza indugio per punire questi comportamenti.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE).- (HU)Grazie, signor Presidente. Parlo ora in qualità di coautoredella dichiarazione scritta n. 93, che ho presentato insieme agli onorevoli colleghi Tabajdi, Szent-Iványi, Vigenin e Amezaga. Essacondanna le operazionidei gruppi estremisti paramilitariall’interno dell’Unione, che rappresentano una delle più ovvieformedi estremismo.

Secondo la mia esperienza, benché molte personeavvertano un obbligo moralee politicoa impedire asimili idee estremistedi guadagnare terreno, molti evitano di condannarle specificatamente in una dichiarazione scritta oin altra forma. Molte sono le ragioni di questo comportamento:ad esempio, il fatto che quando si prova a rendere pubbliche queste idee, la listanon è mai completané accurata, e questo demotiva molte persone ad appoggiare l’iniziativa. Tuttavia, una cosa che dobbiamo sapere è che questa listanon sarà mai completa, e i concetti e le loro definizioninon saranno mai accurati. Per questa stessa ragione, dobbiamo invece intervenirealla radice dell’estremismoe delle idee estremiste.

Oggi in quest’Aulaè giorno di celebrazioni, ma la Carta dei diritti fondamentalinon è stata firmata in circostanze tranquille. Questa Carta sintetizza in 50 paragrafitutti i valori e i dirittiche rispettiamoe vogliamo tutelare nell’Unione; è la carta dell’anti-discriminazione, la carta delle libertà d’espressione, di religionee di riunione, la carta dell’uguaglianzae la carta della tutela degli individui, dei dati, dei giovani e degli anziani. Non possiamo selezionarne e scegliernealcune parti a nostro piacimento, mettere alcune persone su un piano superiore alle altreo usare la Carta per obiettivi di politica interna a breve termine. Tutti devono essere ugualmente protetti e rispettati, perché ciò garantiscela dignità umana, e noi, in quanto membri del Parlamento, abbiamo giurato di fare questo. Coloro che si oppongono alla totalitàdelle idee e deidiritti qui espostisono quelli che chiamiamo estremisti, a prescindere dall’età, dal sesso, dalla religione, o dalla nazionalità della persona in questione. In questo spirito, chiedere ai miei onorevoli colleghidi sostenere la dichiarazione scritta n. 93. Vi ringrazio.

 
  
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  Martine Roure (PSE) . – (FR) Signor Presidente, le attività e i crimini razzistisono in crescita in Europa. I rom, gli immigrati e tutti coloroche sono “diversi”si trovano ancora di fronte a molti tipidi discriminazione nell’occupazione, nell’istruzione e nell’alloggio.

Non ripeteremo mai abbastanza che quello che vogliamo è un’Unione europeache affonda le sue radici nei valori umanistidella tolleranza e della tutela dei diritti fondamentali. Pertanto la decisione quadro(adottata a larga maggioranza in quest’Aula il 29 novembre)sulla lotta a determinate forme dirazzismo e xenofobia attraverso norme di diritto penaleè veramente necessaria: ci metterà in grado di prendere le stesse misurecontro le idee razziste e i discorsi ispirati all’odioin tutta l’Unione europea.

I partiti estremisti sfruttano le paure della gente per l’altro e per gli stranieri, e possono così proporre una facile risposta alla globalizzazione, ma coloro che salutano come una panacea l’imposizione di preferenze nazionali sono degli irresponsabili. La vera rispostaalle sfide della globalizzazionesta nell’affrontare le sfide umane odierne nella loro interezza, e non dobbiamo aver paura di dire, forte e chiaro, che rispondere ripiegandoci all’interno su noi stessisignifica cercare la rovina.

 
  
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  Vălean, Adina-Ioana (ALDE).- Signor Presidente, stiamo assistendo in Europa a un aumento costante di movimenti estremisti, nazionalisti e populistiche mettono in pericolo il sistema democratico.

In un mondo ideale, la democraziaè il governo del popolo, dal popolo, per il popolo. In effetti, la democrazia resta sempre il sistema politico “meno peggiore”se dotata degli appropriati pesi e contrappesi. Tuttavia, il paradossodella democraziasta nel fatto del contenere la possibilitàdella propria morte, permettendo l’espressione di opinioni populisteed estremiste cheerodono lo stesso sistema democratico.

In molti paesi europei, ci sono partiti che sonoriusciti a collocarsial centro della vita politicacon discorsi populistie demagogici. La storia europea ha mostrato come i partiti estremisti, travestendosi da forze democratichee adoperando unapropaganda populistae nazionalista, abbiano spesso portatodalla democraziaalla dittatura.

La maniera migliore di combattere l’intolleranza è la fermezza, la difesa dei nostri valori democraticie delle nostre istituzioni, la difesa dei diritti individuali, della giustizia, delle pari opportunitàe della diversità, ma anche la sanzione per ogni discorso che istighi all’odio, alla segregazione o alla discriminazione.

Come ha detto Robert Kennedy, “quello che è pericoloso negli estremistinon è il loro estremismo, ma la loro intolleranza. Il male non è in quello che dicono sulla lorocausa, ma in quello che dicono sui loro oppositori.’

Per essere in buona salutele democrazie hanno bisogno di cittadini attivi. La democrazia può funzionare solose i cittadinisono coscienti dei loro diritti e doveri civili, e li esercitano. Dobbiamo reinventarela cittadinanza e abbiamo bisogno di nuovi modi di imparare la democrazia. Dobbiamo garantire che i nostri sistemi d’istruzionepromuovano lo sviluppodi una cittadinanza attiva, criticae impegnata. In un mondo globale, abbiamo assolutamente bisogno di una cittadinanzache celebrila diversitàe promuova la comprensione e la tolleranza.

 
  
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  Wojciech Roszkowski (UEN).- (PL)Signor Presidente, io non so se l’estremismo politicosia o meno in crescita; so che dev’essere contrastato e condannato, sia per la sua ideologiasia per i suoi metodi. Tuttavia, la Carta dei diritti fondamentali, che oggi abbiamo celebrato con tanta pompa, non è la risposta al problemama può essa stessa creare nuovi problemi.

L’articolo 21 della Carta vieta la discriminazionesulla base delle opinioni politicheo di ogni altro tipo; ripeto, di ogni altro tipo,il che pertanto comprende anche le opinioni estremistichecome quelle espresse recentementealla televisione pubblica tedescadal dirigente delNPDche chiedeva di rettificare la frontiera con la Polonia.

Le sciocchezze tendonoa ricadere dolorosamente su coloro che le dicono. Vorrei pertanto chiedere ai sostenitoridellaCarta dei diritti fondamentalicome intendonocombattere l’estremismo politiconel momento stesso in cui lo difendono.

 
  
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  Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL).- (EL) Signor Presidente, sarebbe un peccato di omissioneda parte miase non cominciassiesprimendola mia preoccupazione per l’uso generalizzato che si fa del termine“estremismo”senza alcuna definizione, e senza una condanna specificadelle azioni di stampo estremista, ossia di ogni forma estremadi uso illegale della violenza. Sarebbe del pari un errore non menzionare i tentatividi “aprire gli occhi” ai cittadini sui pericoli della radicalizzazione, e sulla creazione simultaneadi categorie flessibili per possibili criminali.

Vorrei ricordarvi che nella storia moderna, durante i periodiin cui le libertà e i dirittisono stati limitati nel nome della sicurezza, dell’attività di poliziae di uno stretto controllo, e in cui alla persecuzionebasata su stereotipiè stato permesso di guadagnare terreno, il fanatismo ideologico, il razzismo e la xenofobia si sono intensificatie criminiinfami sono stati commessi. Simili errorioggi potrebbero portarealla proibizione dipartiti politici e sindacati, il che rappresenterebbe un vero colpo allademocrazia, allo Stato di diritto e alle libertà civili. Dobbiamo pertanto garantire che la democrazianon diventi semplicementeuna cortina di fumo per l’adozione di misure repressive; allo stesso tempo, dobbiamo concentrare i nostri sforzisull’attenuazionedelle cause realidegli atti violentidi stampo estremista, che degradano totalmente ladignità umana, dal momento che, per definizione,oltrepassano i limitidella libertà di espressione.

E’ nostro dovere intraprendere la lottacontro la povertà, la disoccupazione, le privazioni, lo sfruttamento dei lavoratori e la marginalizzazione sociale, e assicurare che le generazioni future, grazie a un insegnamentoe un’istruzione adeguati, si tengano lontane da organizzazioni aggressivamentenazionalistee fascisteche promuovono le azioni estremiste come mezzo di espressione.

 
  
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  Irena Belohorská (NI).- (SK) Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi. A mio parere, è essenzialeapprovare una risoluzione comune sulla lotta all’estremismo, fenomeno che recentemente è uscito sempre più allo scoperto. E’ presente un certo simbolismonel fattoche questa discussione si svolganel giornoin cuii Presidentidel Parlamento europeo, della Commissionee delConsiglio europeohanno suggellato con le loro firmeil vincolo giuridico dell’UEalla Carta dei diritti fondamentali.

Non possiamo permettere a individui od organizzazioniestremistedi attaccare i cittadini, i cui diritti, in una società civile, devono essere garantiti. La storia dell’Europaha mostrato le formeche l’estremismo, il nazionalismo militantee ilradicalismo ideologicopuò assumere. E’ nostro dovere sorvegliare regolarmenteil territorio europeoper individuare ogni attività intrapresa da questi gruppi o personee contrastarla con azioni energiche.

Devo con dispiacere aggiungereche l’estremismo sembra essere in ascesain primo luogo fra i giovani europei, e questo riflette un certo fallimento da partedei politici. E’ importantericordare che moltipolitici, per la mancanza di qualità concrete e professionali, cercano di ampliare il proprio bacino elettorale e il proprio capitale politicofacendo appello agli ambienti meno competenti e più scarsamente informati dell’opinione pubblica. Questo è il motivo per cuiapprovare norme più rigorose e provvedimenti più energicifinché siamo ancora in tempoè un impegno e una responsabilitàche dobbiamo tutti assumerci.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON.MARIO MAURO
Vicepresidente

 
  
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  Pilar del Castillo Vera (PPE-DE).- (ES) Signor Presidente, signor Commissario, a questo punto della discussione si è già detto molto di quello che si può dire sul tema. Tuttavia, vorrei fare riferimento all’esortazione del Commissariosulla necessità di riflettere sulle radici profonde dell’estremismo.

Mi sembrache il problemadell’estremismonon sia l’esistenza di una serie di gruppiche intraprendono azioni violente. Questo è, sì, un problema, ma deve essere risolto per vie legali, i colpevoli devono essere puniti, eccetera. Il vero problemasorge quando le azioni violentee le idee che vi sono dietropossono essere ripetutee influenzare un’ampia base o determinati settori della popolazione; sorge nel momento in cui la violenza diventa preoccupante da un punto di vista socialee politico. Per quanto riguarda come evitarlo, penso vi siano tre elementi essenziali.

In primo luogo, il Commissarioha menzionato la conoscenza della storia;anch’io credo chesia molto importanteconoscere le nostre tragedie, inostri successie in ultima analisi conoscerci in quanto uomini. Tuttavia, penso che dobbiamo stare attenti a non usare la storia come un’armacontro gli altri allo scopo di ottenere vantaggi politicia breve termine: questo è quello che sta succedendoadesso in alcuni paesi, ivi compreso, devo dire, il mio, la Spagna.

In secondo luogo, penso ci siano due altri aspetti fondamentaliche allo stato attuale sono decisamente sottovalutati.

Il primo è l’istruzione. Abbiamo perso, o stiamo perdendo, o almeno intaccando, valori come il lavoro, la disciplina, la capacità di responsabilizzarsi, ossiatutti quei valoriche contribuiscono a creareun buon cittadino quando la persona diventa adulta.

Infine, nel contesto dell’Unione europea, la cosa importanteè che questo spazio comune, in cui tutti noi europei possiamo affrontare insieme le sfide della globalizzazione, non si disgreghi. Quello che viviamo ora, e che abbiamo vissuto in altri momenti della storiaeuropea del XX secolo, è una grande incertezza, una certa disperazione, una certa mancanza di obiettivi, e quello che dobbiamo fareè offrire speranza, uno spirito positivoe una guida sicurain modo che tutti si sentano integrati nell’Unione europea.

 
  
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  Józef Pinior (PSE).- (PL)Signor Presidente, il continenteeuropeo ei paesi dell’Unione europea, sono ora un territorioin cui troviamo casi di xenofobia, nazionalismo estremo, antisemitismo, razzismoe islamofobia. Quello che manca oggi in Europaè il consenso liberal-democraticodel periodo che ha seguitola seconda guerra mondiale. Ai politicieuropei manca una reale volontàpoliticadi affrontare questiproblemi.

Occuparsi dei rigurgiti di razzismo, islamofobia, antisemitismoe xenofobia è un dovere comune, in Europa,al mondo dell’istruzione, ai mezzi di comunicazione di massa, alle confessioni religiose, agli sportivie, soprattutto, ai politici. Spesso ci troviamo privi di difesecontro tali forme estreme di attività politica o, anche peggio, molti partiti e molti esponenti politiciapprofittano dei movimenti estremistio populistiper i loro scopi.

Non voglio utilizzare questa discussione per guadagnare consensi politicinel Parlamento europeo, ma potrei citare molti esempi di questo tipo. Quel che importa oraè elaborareuna politica comunea livello dell’Unione europea(anzitutto, nel settore dell’istruzione, ma anche nello sport, nella culturae nella politica)per combattere l’estremismo.

 
  
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  Sarah Ludford (ALDE).- (EN)Signor Presidente, otto anni fail partito anti-immigrati di Jörg Haiderè entrato a far parte di un governo di coalizione in Austria. I governi UEnon avevano idea di cosa fare e, in seguito a quella confusione, è stato inserito l’articolo 7 nel Trattato sull’Unione europea, che non è stato mai adoperato.E’ chiaro che per gli Stati membri criticare uno di loro pone un problema culturale, madobbiamo adottare una politica più attivadi “correzione fraterna” fra Stati membriin cui gli uni possono chiedere conto agli altri delle proprie responsabilità, perché se partiti estremisti e intollerantientrano al governo in un Paese UE,questo costituisce un problema per tutta l’Unione.

Il diritto penale ha un ruolo fondamentalenel punire l’istigazione all’odio, insieme a disposizioniche proibiscono la discriminazione. La legge può aiutare a cambiare atteggiamenti e mentalità. La societàsegnala i limiti di tollerabilitàanche attraverso quello che è criminalizzato o proibito. Per questo sono rimasta tanto delusa quando la Commissioneha apparentemente ritenutoche le deportazioni di romeni, in massima parte rom,effettuate dal governo italiano, nonché la retorica che le ha accompagnate, fossero conformi alle norme UE sulla libera circolazione delle personee contro il razzismo. Personalmente, non condivido questo parere.

Tuttavia, le norme possono e devonoarrivare solo fino a questo punto. Ad esempio, la questionedella criminalizzazione o meno della negazione dell’Olocausto o Shoahè controversa in Europa. La nuova norma UE recentemente approvatache vieta l’istigazione all’odio razziale e religiosoha fatto bene, a mio parere, a lasciare la scelta ai singoli paesi. La tradizione e le preferenze del mio paese vanno nel senso di lasciare che persone come David Irving si condannino da sé con l’assurdità delle loro visioni antistoriche e siano contraddetticon animate discussioni.

Quelli di noiche fanno parte dei partiti dell’arco costituzionalenon devono lasciarsi intimidiredaidelinquenti e daiteppisti dell’estrema destra, da quelli dell’estrema sinistrao dai fondamentalisti di ogni tipo. I liberaldemocratici(con la “l” minuscola)di tutti i partiti democraticisono semplicemente altrettanto fiduciosi e impegnatinella loro dedizione a una visione dell’Europagenerosa e inclusiva quanto loro lo sono nella loro meschina intolleranza: questo diciamolo sempre.

 
  
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  Leopold Józef Rutowicz (UEN).- (PL)Signor Presidente, l’estremismo è un fenomeno appoggiato dai politici che sfruttano il razzismo, il nazionalismo e la xenofobiaper i loro fini personali, e spesso usa il terrorismoper perseguire i suoi obiettivi.

L’estremismo non unisce i popoli e i gruppi sociali, ma li divide: è il nemico di una società democratica e sta agli antipodi rispetto ai valori fondamentalidell’Unione europea, una comunitàdi persone che hanno ripudiatol’odio e la guerra causati daifascistie dai nazionalisti che hanno costatodieci milionidi vite in Europanel XX secolo.

La più grande organizzazione terroristica, Al Qaeda, basata sull’estremismo e sull’uso del terrorismoa fini politici, è ora in grado di distruggerele democrazie fragili e conquistare il potere politico.

Appoggio la risoluzione, che cerca di mobilitarele istituzioni europeeper una rinnovata attività contro il terrorismoe l’estremismo.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL).- (EL) Signor Presidente, l’ascesa di organizzazioni e gruppi razzisti di estrema destrain Europanon è casuale: è il risultato della politicaimpopolare,reazionaria e imperialistadell’Unione europea. Questa politica, il cui solo principio guidaè la massimizzazionedel profittoper i monopoli europei, attraverso l’accumulazionedi ingenti ricchezzesulla base dello sfruttamento selvaggiodella classe operaia, sta diffondendo la povertà, la disuguaglianza e l’emarginazione, e sta peggiorando drammaticamentela posizione delle famiglieproletariee aggravando i loro problemi.

In queste condizioni(nelle componenti più ai margini della societào negli strati socialicon un basso livello di conoscenza e di cultura politica)le idee fasciste e di estrema destra, propagandate in chiave populistica e demagogica, possono mettere radici. Oggi esiste un maggior terreno fertile per la creazione e la crescitadi tali gruppia causa della paranoia anticomunista, del tentativo di riscrivere la storia, dell’intento vergognoso di cancellare il grande contributodato dall’URSS alla vittoria sul fascismo, e di equiparare il comunismoal nazismo e al fascismo. Lo vediamo, ad esempio, nel riconoscimento e nella legittimità concessidai governi dei paesi balticiai gruppi locali fascisti, che hanno collaboratocon le SS e coi nazistibasati in quei paesi durante la seconda guerra mondiale.

Il fascismo, il razzismoe la xenofobiasono facce della stessa creatura, nata e cresciuta nel sistema capitalista, che crea, alimenta e sostienequesti gruppi fascisti. Proprio per questa ragione consideriamo come ipocrite le presunte preoccupazionisulla crescita delle organizzazioni di estrema destra e paramilitariin Europa, e rifiutiamo ogni tentativo di equipararela lotta di classe, le lotte dei lavoratori e dei movimenti popolarie l’ideologia comunistaconideologie estremiste, come un inaccettabile tentativo di seminare il panico nella popolazione.

 
  
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  Nickolay Mladenov (PPE-DE).- (BG)Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo giorno è una testimonianzadel fatto che il Parlamento europeogarantisce non solo i diritti della maggioranzama anche di quelli che hanno differenti opinioni. Infatti, se i nazionalisti presenti in quest’Aula raggiungessero i loro obiettivi, nessuno di noi avrebbe il diritto di esprimere una diversa opinione, laddove loro hanno avuto l’opportunità di esprimerla oggi. Noi prevarremo sull’intolleranza e sull’estremismocon i ragionamenti piuttosto che con le emozioni, con i fatti piuttosto che con il rumore. Purtroppo, comunque, quando parliamo di fatti non c’è nessuno ad ascoltarli, e questo è un peccato.

Nonostante tutto, spero che i nostri sostenitori, i nostri elettori negli Stati membriascolteranno molto attentamentequello che anche il Commissario Frattini ha fatto notare. In primo luogo, l’intolleranzae l’estremismoderiva dall’oblio del passato: dobbiamo ricordare ciò che è avvenuto e le due aspre dittatureche l’Europaha sofferto. Pertanto faccio appello alla Commissionee a ciascuno di noi: rammentiamo la storia dell’Europae diamo più opportunitàai programmidella Commissioneeuropea di finanziareprogetti che conservino la nostra memoria storica. In secondo luogo, dobbiamo ricordare di coinvolgere i cittadininel processo politico.

Onorevoli colleghi, noi siamo in parte da biasimareper il nazionalismo e laxenofobia in Europa. Molti di noihanno iniziato a parlare da burocrati invece che da politici, dimenticando il linguaggioche gli elettori possono comprenderee parlando invece quello delle istituzioni. Che queste considerazioni e questa discussione ci rendano abbastanza fortiper superare il problema,che esiste specialmente nei nuovi Stati membri. Chiamiamo i problemi col loro nome e affrontiamoli di petto, quando esistono. Perché piuttosto spesso i partiti politicivincono le elezionipromettendo alcune cosee dopo facendone altre, per poi infine sorprendersidell’esistenza del malcontento e dell’estremismo. E’ nostra comune responsabilità, di tutti noi membri del Parlamento europeo,di opporci anche alla marea crescente dell’estremismo edell’intolleranza a est dell’Unione europea, che è pericolosa per tutti. Vi ringrazio.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (PSE).- (HU)Signor Presidente, generalmente combattere l’estremismo non è sufficiente. Ciascuno deve agire contro le tendenze nazionaliste ed estremisteemergenti nella propria nazione. Anzitutto, ognuno dovrebbe condannare i nazionalisti estremistinel proprio paese e distanziarsida loro. Questo è un requisito estremamente importante, e la discussione attuale dimostra anche che quell’estremismodev’essere combattutousando al tempo stesso strumenti diretti e indiretti.

Strumenti diretti devono essere usati per punire i discorsi che istigano all’odio. Alcuni fanno riferimento alla libertà d’espressionee dicono che questo non può essere oggetto di condanna penale, ma mi sembra che non abbiamo ancora raggiunto il giusto equilibrio. Le forze democratichedevono dare l’esempio, specialmente a destra, e la destra democraticaha la grande responsabilitàdi prendere le distanzedai fenomeni di estrema destrache si stanno scatenando in Europa.

Al tempo stesso, alcuni onorevoli colleghihanno parlato della necessità di reagireanche usando strumenti indiretti, dato che la causadi moltissimiincidenti di matrice estremisticaè l’incertezza sociale o l’incertezza dell’identità nazionale. La discussione attualeè molto importante, e credo che il Commissario Frattini, l’Agenzia per i diritti fondamentalie il Parlamentoeuropeo devono esaminare attentamentetutti gli incidenti di stampo estremista. Vi ringrazio per la cortese attenzione.

 
  
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  Sophia in 't Veld (ALDE).- (NL)Signor Presidente, ci sono estremisti dappertutto, ma negli ultimi anniessi hanno dettato i toni e i contenuti dei programmi politici. I partiti democratici dell’arco costituzionalesono di gran lunga troppo lentia prendere le distanze dagli estremistiper paura di perdere voti, e il risultato èun’accettazione politicastrisciante dell’estremismo e dell’intolleranza.

E c’è dell’altro. Oltre al razzismo e al nazionalismoc’è anche l’estremismocontro le donne e gli omosessuali, ad esempio(del quale non ci siamo occupati oggi),ed è spesso basato su credenze religiose. Sono inorridita quandovedo partiti al governo, investiti di potere decisionale, o partiti rappresentati in parlamento(anche nel mio stesso paese)che propugnano ladiscriminazione contro le donne, gli omosessuali e gli appartenenti ad altre fedi.

Infine, una parola o due che possono essere controverse, signor Presidente. Con tutto il dovuto rispetto per quello che ha detto l’onorevole Ryan, personalmente non sono molto favorevole a invitarequi le autorità supreme delle principali confessioni religiosenel mondoper intervenire alla nostra sessione plenaria,a meno che non siano pronti a rinnegare le loro visioni discriminatorie su donne e omosessuali.

 
  
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  Jan Tadeusz Masiel (UEN).- (PL)Signor Presidente, una maniera di combattere l’estremismoe ridurre l’elettoratodei partiti estremistiè quella di ascoltarepiù attentamentei cittadinisulle questioni per loro importantie analizzarele cause profonde dell’estremismo.

Se i cittadinieuropei votanoper partiti estremisti, significa, fra l’altro, che una vasta parte della societàha l’impressione che chi è al potere non li ascolta. Non intendo difendere l’estremismo, ma esso non proviene dal nulla. In Francia Nicholas Sarkozy ha capito questo eaffrontando questioni come l’immigrazionee l’adesione della Turchiaonestamente e coraggiosamente, è riuscito a indebolirei partiti estremisti. Vorrei incoraggiare la Commissioneeuropea a seguire l’esempio francese.

 
  
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  Adrian Severin (PSE).- (EN)Signor Presidente, un sindaco si scagliacontro gli immigratisostenendo che l’immigrazione è una fonte d’insicurezza; un altro sindaco dichiara la sua città senza stranieri; un capo di Stato definisce il parlamentouna banda di delinquenti, istigail popolo a ribellarsi contro ilegislatoried esalta una democrazia senza opposizione e senza partiti.

Un gruppo di parlamentari oggi, alla maniera dei teppisti da stadio, ha richiesto la cosiddetta “democrazia popolare” direttache sostituirebbe alle elezioni ireferendum. Un personaggio pubblico di spiccoesprime sostegnoper i gruppi violentiche hanno preso d’assalto la sede del parlamento di uno Stato democratico e chiesto la revisionedei trattati di pace.

Una serie digiornalistiesprimequotidianamente, sia pure talvolta in un registro politicamente corretto,tesi contro il parlamentarismo, contro il pluralismo, contro i rom, islamofobe, xenofobe, esclusivistiche, intolleranti, discriminatoriee sciovinistiche.

Un ministro ha chiesto alla Commissione europeadi mettere a disposizione fondi per concentrare nei paesi più poveri dell’Unione una certa comunità etnicaindesiderata.

Tutti questi sono fatti, che sono commessi nell’Unioneeuropeada personeritenute essere membri democraticidei partiti democratici convenzionali. Qui, oggi, noi condanniamo i partitiestremistie la loro organizzazione. Questo semplicemente perché essi sono colpevolid’intolleranzae l’intolleranza non deve essere tollerata. Che dire, però, di chi li favorisce? Dei populistitravestitida democraticiche, indebolendo le istituzioni democratichee relativizzando il principio democratico, creanoil clima più favorevole per gli estremisti?

Se continuiamo a parlaresolo dei sintomi e dei perpetratori ea restare silenziosi o passiviquando si tratta delle cause e dei facilitatori, noi comprometteremo i nostri valori e questo non deve succedere.

 
  
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  Inger Segelström (PSE).- (SV)Signor Presidente, permettetemi di cominciare ringraziandotutti i partiti per la risoluzione. Oggi nessun paese UEè libero dall’estremismo di destra, e neppure il mio, la Svezia. Alle ultime elezioni locali, nel 2006,Sverigedemokraterna (i democratici svedesi) ha avuto seggi in due terzi dei comuni. Si potrebbe sospettareche i loroprossimi obiettivi siano le elezioni per il Parlamento europeodel 2009 e quelle per il parlamento svedese del 2010. Noi parlamentari svedesi abbiamo bisogno di aiutoper rendere questo più difficile, esattamente come altri hanno bisogno di aiuto nei loro paesiper fermare la marea dell’estremismodi destra, che sta salendo in tutta l’Europa.

L’Europa ha bisogno di partiti democraticii cui programmisi rivolgano a tutti e non solo ad alcuni. Nelle elezioni del 2006 loslogandei socialdemocratici svedesiera“Tutti sono inclusi”, e questo diventa di particolare attinenza in questa discussione, dal momento che i partiti e igruppidi cui stiamo discutendohanno programmi che non rispettanoi valori fondamentali dell’UEe la parità di valore di tutti gli esseri umani. Per quanto mi riguarda, come membro dellacommissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, l’atteggiamento verso le questioni dell’asiloe della politica nei confronti dei rifugiati è assolutamente cruciale. I partiti estremisti di destrasi oppongono sia a un’Europa più apertasia allo sviluppo dell’UE.

Al contrario, propugnano la chiusura delle frontiere fra i paesi. Si tratta di una minaccia che osservo in Svezia e, assieme a tutti voi, in tutta l’UE. Vorrei fare un ulteriore commento sulla risoluzione. La propaganda che i gruppi estremisti diffondonofra fanciulli e giovaniassume la forma della musica del potere bianco. Gli strumenti utilizzati sono i mezzi di comunicazione, e questo canale aggira la scuola, la famiglia, l’istruzione superioree i nostri valori politici. E’ importanteche noi, in quanto rappresentanti eletti, ci facciamo carico ora del dibattito. Dobbiamo farlofin d’ora e continuare fino alle elezioniper il Parlamento europeodel 2009. Applaudiamola risoluzione.

(Applausi)

 
  
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  Kostas Botopoulos (PSE).- (EL) Signor Presidente, una minaccia incombe sulla democraziain Europa, e mi chiedo se ne abbiamo tutti capitoil significato. Questa minaccianon è la diffusione delle idee di estrema destra, ma la transizionedalle idee ai metodi dell’estrema destra; all’accettazione, in altre parole, della forza bruta, come si è visto nell’attivitàdelle organizzazioni paramilitaridi estrema destra.

Una distinzione d’importanza capitale ha quindi bisognodi essere tracciata: da un lato, stiamo combattendo idee con le quali non siamo d’accordo, le ideeche promuovono il nazionalismo in Europa, e il razzismo, la xenofobia, l’oppressionedelle donne e quella delle minoranze. Stiamo lottando contro queste ideecon le nostre ideee col nostro impegno a combatterele cause, le cause politiche, che sono da cercare principalmentenel problemadella diversità: nel fatto, in altre parole, che i cittadini europeinon accettano la diversità, non accettanola politica che la sostiene, e non accettano la stessa idea di Europa.

Dall’altro lato, tuttavia, stiamo combattendo un’altra battaglia, anche penale, contro la diffusione di queste ideeattraverso azioni che portano alla violenza. Da questo punto di vista, penso che questa risoluzione comunemolto equilibrataelaborate da tutti i partiti democraticipresenti in Parlamentorappresenti un altro grande momento politicoper la nostra Assemblea(specialmente dopo quanto avvenuto oggi)e sono veramentefiero che questa risoluzione sia partita dal nostro gruppo, quello socialista.

 
  
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  Ana Maria Gomes (PSE).- (PT) Il 6 settembre una ventina di tombe nel cimitero ebraico di Lisbonasono state profanatee sono state dipinte svastiche sulle lapidi. I due responsabili sono stati arrestati. Sono membri del fronte nazionale(Frente Nacional), un’organizzazione skinhead portoghese di estrema destrache si dichiara apertamente fautricedella guerra razzialee delle azioni violenteper la supremazia della razza bianca. Questo casoe altri, in particolare la marea dell’isterismoislamofobo in diversi paesieuropei e la violenza razzistarecentementeabbattutasi controla comunità rom in Italia, mostrano che la xenofobia e il razzismo violentosono fra noie non possiamo permetterci il lusso di minimizzarlo.

Nel caso portoghese, le autorità hanno avuto inizialmente la tentazione di minimizzare l’accaduto e dichiarare l’antisemitismocontrarioalla presunta natura tollerante della societàportoghese. Tuttavia, la presenzadei ministri della Giustizia e dell’Amministrazione internanel cimiteroebraicoper la cerimonia di purificazione delle tombee la visibilità che questa dimostrazione di solidarietàha ricevutonei mezzi di comunicazione di massa portoghesicostituiscono una lezioneper altri casi in Portogalloe altrove. L’estremismo in Europapuò essere combattuto efficacementesolo se i rappresentanti politicie i mezzi d’informazione si assumonole loro responsabilitàdando visibilità a questo tipo di criminie identificandolicome ignobili attacchi diretti al vero cuore della democrazia, dell’Europa e dell’umanità.

 
  
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  Pierre Schapira (PSE) . – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’ascesa dell’estremismo in Europaè certamente un tema molto preoccupante e tutte le istituzionieuropeedevono mobilitarsi per arrestare la crescitadi questi movimenti di estrema destrache sono tanto più pericolosi in quanto i valori discutibili che promuovono sono sempre piùaccompagnati da attacchi ai diritti umanibasati su un’ideologia razzista. Una tale tendenza perniciosa all’interno stesso dell’Unione europea è inaccettabile!

A mio parere, e coerentemente con le idee espresse nella dichiarazione scritta e nella risoluzione sul tema presentata dal PSE, la Commissionedeve risponderesu due fronti, e cioècon un’azione positivaper ricercare, in collaborazione con gli Stati membri,le soluzioni politichee giuridiche appropriate, da un lato, per condannare le violazioni dei diritti dell’uomo e, dall’altro, per prevenire l’estremismo, in particolare fra i giovani, sensibilizzandoliai valori fondamentali dell’Unione. E’ anche essenziale garantireche nessun fondo europeopossa essere usato da un’istituzioneo da un’organizzazioneche promuove valori, o fa dichiarazioni, che incitano alla violenzadi stampo xenofobo e razzista.

Vorrei ricordare in particolare il casodi Radio Maria in Polonia, la quale, pur nota per propagandare idee contrarie ai diritti dell’uomo, ha presentato all’UE una domanda di finanziamento. Vorrei quindi cogliere quest’opportunità, alla presenza del rappresentante della Commissione, per chiedere ancora una voltache nessuna sovvenzione europeasia accordata a mezzi d’informazioneche si prestano a divenire un pulpitoper la diffusione d’idee razziste, con un vasto e potenzialmente pericoloso impatto sul pubblico.

 
  
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  Franco Frattini, Membro della Commissione. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, credo che il dibattito di oggi sia stato di straordinario interesse – di straordinario interesse e anche di alto livello politico – quindi io ringrazio tutti coloro che hanno preso la parola e, anche coloro che hanno detto cose che non condivido e non condivido affatto. Vi sono alcuni, infatti, che hanno criticato la necessità e l’importanza di porre questo tema in quest’Aula, cosa io credo invece sia stata estremamente importante.

E’ stato posto un tema che è un tema davvero altamente politico: il tema dell’equilibrio tra il diritto alla libera espressione del nostro pensiero, che è uno dei diritti che la stessa Carta dei diritti fondamentali riconosce, e altri diritti fondamentali come la dignità della persona umana, l’eguaglianza, la non discriminazione. Mi permetto di dire che coloro che hanno posto questo tema, pensando che si possa affermare la libertà del pensiero per offendere ed eccitare controvalori fondamentali della persona, hanno male usato il richiamo alla libertà del pensiero.

Io parlo sempre piuttosto sinceramente, anche quando ho opinioni contrarie a chi ha preso la parola prima di me. Qualcuno ha detto: “se i cittadini si esprimeranno con un referendum contro la Carta dei diritti fondamentali, questa sarà un’espressione di libertà”. Io non sono d’accordo, perché chiedere un referendum contro la Carta dei diritti fondamentali, vuol dire chiedere un referendum contro i cittadini, perché è chiaro che sono i cittadini titolari e protagonisti dei diritti fondamentali che noi oggi dobbiamo tutelare. Non è perché si debba negare questo principio, ma perché non è estremista chi difende i diritti fondamentali, ma chi li viola, chi li nega, chi vuole affermare il diritto di eccitare una piazza o un gruppo di violenti per distruggere delle tombe ebraiche. Questa non è libertà di espressione, questa è violenza che va sradicata con la politica e va punita con gli strumenti del diritto. Queste sono, credo le due azioni che con assoluta pacatezza l’Europa può proporre.

Non dobbiamo minimizzare, non dobbiamo pensare che un singolo fatto possa essere sottovalutato perché è singolo, se il singolo fatto è sintomo di un razzismo, di un’intolleranza, di un disprezzo profondo dei valori dell’uomo, ci dobbiamo preoccupare anche di un singolo fatto, anche di una singola azione di violenza!

Molti di voi, hanno posto un altro tema, che è un tema estremamente importante: il tema del se delle forze politiche, se in nome della libera espressione di un pensiero politico la propagazione del messaggio razzista possa essere tollerata. Io credo che chi fa politica abbia una speciale responsabilità, quella di essere eletto dai cittadini evitando di eccitare la folla contro altri cittadini o contro altre persone: è un senso di auto-responsabilità.

A me viene difficile pensare, lo dico francamente, che con gli strumenti della legge, della polizia, dei servizi segreti si possa fare un’analisi di fondo di questo o di quel partito. Ma quando questo o quel partito proclama pubblicamente che la sua intenzione è ripristinare la supremazia razziale, qui non c’è libera espressione del pensiero, qui c’è l’attacco ad un caposaldo profondo dell’Europa. Queste sono le ragioni che possono giustificare anche l’azione repressiva, non stiamo parlando di censura, non stiamo parlando di violazione della libera espressione.

Io difenderò il diritto di chi non è d’accordo con me a dire quello che intende dire, ma io non posso difendere il diritto di chi non è d’accordo con me ad eccitare la folla o altra gente, ad aggredire, a ferire, ad uccidere. Questo non è libera espressione del pensiero!

Ecco perché il tema di oggi è un tema centrale e io vi proporrò un’analoga riflessione quando discuteremo di quella devastante forma di estremismo che è il terrorismo, perché non facciamo distinzioni, per carità, tra il messaggio di propagazione dell’odio razziale e il messaggio di colui che ritiene che uccidere con l’attentato terroristico sia una risposta possibile ai problemi della società. Entrambe sono forme che – a mio avviso con l’educazione, con la prevenzione, con la promozione della tolleranza, ma anche con gli strumenti della legge e con gli strumenti della repressione – vanno affrontate a livello europeo. Noi potremmo dirci soddisfatti quando saremo sicuri che in Europa non c’è spazio per i razzisti, per gli intolleranti e per i terroristi.

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto cinque proposte di risoluzione(1)a norma dell’articolo 103, paragrafo 2,del Regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 13 dicembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto.(EN)Voterò a favore di questa risoluzione, sia pure con qualche esitazione. Riguarda una materia importantesulla qualeho lavorato in quest’Aulasin da quando sono stato eletto la prima volta, nel 1984, quando ho avuto l’onore di presiedere la commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sulla recrudescenza del razzismo e del fascismo in Europa.

La mia preoccupazione è che questa risoluzionesia tanto deboleda rendere possibile a personeche negli anni ‘80erano membri di partiti neofascisticome il movimento sociale italiano di firmaree votare per la risoluzione oggi. Sulla base di questo, si capisce che deve essere necessariamente imperfetta.

 
  
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  Lívia Járóka (PPE-DE), per iscritto.(HU)I movimenti estremistiche si stanno rafforzando in tutta Europasono per noi motivo di grave preoccupazione, dal momento che le loro attività politichesi basano sull’istigazione all’odiocontro i gruppi più vulnerabilinella società, e che propugnano l’intolleranza e l’esclusione sociale. Tali ideesono incompatibili con i valori europei, con la dignità umana, con la parità di diritti e con le libertà fondamentali contenute nei Trattati istitutividell’Unione, o coi principi basilari formulatinella Carta dei diritti fondamentali, proclamata oggi stesso. Tali movimenti e le idee che esprimonosono in grado di istillare paurafra le minoranzee fra la maggioranza dei cittadini, democratica e rispettosa della legge. A causa del crescente interesse dei mezzi d’informazione per i gruppiestremisti, le false generalizzazionie le mezze verità distortevengono ora espresse più ampiamente di prima e non sono solo inaccettabilima estremamente pericolose, dal momento che rendono più probabili gli incidenti causati da pregiudizi e discriminazione negativae impediscono ulteriormentela risoluzione dei problemi sociali.

Vorrei ricordare in particolare gli incidenti di matrice anti-zingara, che stanno diventando anch’essi sempre più frequenti. Ci sono più di dieci milioni di zingariin Europa, e si tratta dellaminoranza etnica più grande e al tempo stessodella più vulnerabile e priva di difesed’Europa, e la loro situazione non è migliorata negli ultimi anni, anzi per molti aspetti è decisamente peggiorata. E’ responsabilità comune dell’Unione europeae delle organizzazioni della società civiletrovare una soluzioneai problemidella disoccupazionee dell’estrema povertà, e mettere fine alla segregazione degli zingari in termini abitativi e educativi. Risolvere questi problemiè attualmente la questione più urgente per l’Unione europea, fra quelle relative alle minoranze.

 
  
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  Magda Kósáné Kovács (PSE), per iscritto.(HU)I partiti estremistiche si sono aggiudicati seggi in molti Stati membridell’Unionee per un certo tempo anche al Parlamentoeuropeo non possono essere tollerati nella politica europea. La loro soppressioneè materia per l’intera società nella Comunità europea, anche se sappiamo che cittadini che normalmente chiedono rispetto per democrazia e diritti dell’uomo celano razzismo e xenofobia nella vita di tutti i giorni.

I giovani, per i quali non solola Shoah o Olocaustoma anche la caduta del muro di Berlinoè solo storia, sono particolarmente a rischio. L’Europasenza frontieresopravvaluta la coscienza dell’appartenenzanazionale, ed è facile istillare idee anche piùvirulente. Finora, la normativa comunitaria ha seguito i provvedimenti nazionali, senza andare oltrené indicare la via da seguire. Tuttavia, il problemarichiede risposte non solo giuridiche e politiche, per cui le azioni da intraprendere non dovrebbero solo apparire nei nostri obiettivi, ma anche nelle rispostedate dalle organizzazioni della società civilee delle chieseche professano i valori europeie svolgono un ruolo nella vita pubblica.

Ad esempio, Papa GiovanniPaolo II ha parlato contro il razzismo e la xenofobiamolte volte, e ha concepito come doveredella religionequello di servire la natura, la pace fra gli uomini, il perdono, la vita e l’amore: in altre parole, tutti i valoriche questi gruppi radicalinon rappresentano, o lo fanno solo portandoli all’estremo.

Vorrei chiedereal Presidente del PEe ai membri della Commissione, nel quadro del dialogo da condurre con le confessioni religiose, di chiedere a queste ultimedi agire contro gli estremisti e ritirare ogni gesto di sostegno a questi.

 
  
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  Katalin Lévai (PSE), per iscritto. (HU)Signor Presidente, onorevoli colleghi, le idee e le organizzazioni estremistesono diventate fenomeni allarmanti nelle nostre vite di tutti i giorni, e possiamo vederli dappertutto, quasi senza eccezioni. Il concetto basilareper i padri dell’integrazione europeaera la libertà di pensiero e di opinione, e oggiquesti sono i nostri valori fondamentali. Una vera democraziagarantisce anche libertàdi espressione, che tuttavia non può portare ad alcuna perturbazione o incertezza della pace, della vita e dell’esistenza; invero, è proprio a questo punto che siamo arrivati. Nemmeno possiamo permettere che le ideeche a suo tempo avevano provocatol’Olocausto o Shoahe l’odio fra i popolie le nazioniabbiano unforume organizzazioni. In molti luoghil’estrema destracerca e trovauna delle fonti per le sue soluzioniaiproblemi socialiche ci stanno di frontenella segregazione e nell’istigazione all’odio, piuttosto che nella riconciliazione socialee nell’integrazione. L’Unione europea, in quanto vero depositariodei diritti dell’uomo e della tutela umanitaria, deve fare di tutto per fare arretrarequeste idee e queste organizzazioni, e anche per farle sparire,se possibile, dalle nostre vite di tutti i giornise la loro aggressione, che disturbala vita sana della società, lo rende necessario.

Raccomando anche che l’Unionededichi più spazio all’informazione nelle sue attività di comunicazione. Purtroppo, strati significatividella popolazione sono sensibili, in primo luogo a causa dell’ignoranza, alle manifestazioni estremiste e populiste. Sono anzitutto le giovani generazioniche sono a rischio, dato che non hanno avuto l’opportunità diacquisire l’esperienza storicache permetterebbe di scegliere il giusto orientamento. Il nostro compito è di aiutarle in questo senso. Se rinunciamo, faremo traballare le fondamenta del nostro futuro.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto.(RO)L’Unione europeadeve lottare contro ogni tipodi estremismo, dal momento che questo tipo di attivitàè contrariaai principi di libertà, democraziaediritti umani che stanno alla base dell’Unione. Per questa ragione, a livello europeo, iniziative contro l’estremismoeil terrorismonon dovrebbero comprometterei diritti fondamentali dei cittadini. I movimenti estremistidei gruppi paramilitari, l’ultranazionalismo, la xenofobia, gli incitamenti alla violenzae i conflitti locali, etnicie religiosi minacciano lastabilitàdell’Unione europea, caratterizzata dalla ricca diversità culturale e tradizionaledei suoi Stati membri, i quali devono unire i propri sforziper contrastare le azioni estremistee identificarnegli istigatorie gli organizzatori. Anche l’Agenzia europea per i diritti fondamentalisvolgerà un ruolo importantenella prevenzione delrazzismoe della xenofobia, garantendo un clima di sicurezzanel territorio dell’Unione.

Il dialogo, l’istruzionee l’informazione pubblicasui temirelativi alla promozione della tolleranzae alla lotta al razzismosonoelementi importantiche contribuisconoalla diffusionedei principidi libertà e democrazia. Gli Stati membri dovrebbero anchecooperare e sforzarsidi integrare le categorie sociali ed etnico-culturali emarginate, in modo che la lotta contro la discriminazionee l’istigazione allaviolenzaassicuriun’armonia etnica e politicaall’interno dell’Unione europea.

 
  

(1)Vedasi processo verbale.


13. Montenegro – Accordo di stabilizzazione e di associazione CE/Montenegro (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta,

–la dichiarazione della Commissione sul Montenegro,

– la raccomandazione di Marcello Vernola, a nome della commissione per gli affari esteri, relativa alla proposta di decisione del Consiglio e della Commissione relativa alla conclusione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall’altra [COM(2007)0350 – C6 0463/2007 – 2007/0123(AVC)] (A6-0498/2007).

 
  
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  Olli Rehn, Membrodella Commissione.(EN)Signor Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Vernola per questa relazione molto concreta, destinata a essere approvata in una fase decisamente crucialedelle nostre relazioni col Montenegro.

Permettetemi anzitutto di illustrare la nostra prospettivasui Balcani occidentali. La riunione del Consiglio dei ministri degli EsteriUE lunedìha riaffermatoche il futurodi questa regionerisiede nell’Unione europea, e come riprova di questonegli ultimi due mesi abbiamo firmato un accordodi stabilizzazione e associazione col Montenegro e siglato accordi dello stesso tipo sia con la Serbia sia con la Bosnia-Erzegovina.

Voglio ringraziare la Presidenzaportogheseper il suo contributo essenziale a questi progressi incoraggianti. Spero che presto potremo firmare gli ultimi due accordi, una volta che le condizioni sono state soddisfatte da questi due paesi.

Il Montenegro ha fatto grandi progressia partire dall’indipendenza, fra cui quelli nel senso dello sviluppo direlazioni più tranquille e normali con la Serbia. Naturalmente una tappa decisiva del viaggio europeo del Montenegro è stata raggiunta il 15 ottobredi quest’annoquando abbiamo firmatol’ASA con quel paese, e mi rallegro della ratificadell’ASA all’unanimità da parte del parlamento montenegrinopoco dopo. L’ASA fornisceun quadro stabileper lo sviluppo economico, politicoe istituzionaledel Montenegro e rappresenta un passo significativonel cammino del paese verso l’integrazione europea, a condizione che l’accordo sia correttamente applicato.

Come ulteriore sviluppo positivo, saluto con favore anche l’approvazionedella costituzione del Montenegro solo alcuni giorni dopo la firma dell’ASA. La nuova costituzione, che è generalmente conforme ai parametri europei, aiuta a rafforzare le istituzioni democratichenel paese; la sua piena applicazione richiederà ulteriori sforzi e determinazione.

La relazione periodica della Commissione sui progressi, approvata il 6 novembre, mette in luce questi sviluppi positivi ed elogia il Montenegro per aver stabilitoil necessario quadro giuridico e istituzionalesuccessivo all’indipendenza, sottolineando altresì ipassi avantida esso realizzati nella preparazione dell’attuazione dell’ASAe nel rafforzamento delle sue capacità amministrative. La nostra relazione sui progressi fa altresìnotaredeterminate sfide importantiche il Montenegro si troverà ad affrontare nei prossimi anni. Ad esempio, la capacità amministrativa del Montenegroresta piuttosto debolee pertanto le riforme amministrative devono essere continuate a tutti i livelli. Nella lotta alla corruzione, è necessario prendere provvedimenti urgenti per raggiungere risultati concreti etangibili. Il riciclaggio di denaro sporcoe la criminalità organizzatarestano motivi di preoccupazione, e anche questi sono sottolineati, giustamente, nella vostra relazione.

La nuovacostituzione accentua l’indipendenza del potere giudiziarioistituendo un nuovo organo costituzionale, il consiglio giudiziario, incaricato della nomina e della revoca dei giudici. Il governo ha approvato anche una strategia per la riforma giudiziarianel periodo 2007-2012; la sua attuazione certamente rappresenterà una grande sfida,ma è chiaro che il Montenegro deve garantirel’indipendenza, la responsabilitàe la professionalitàdei suoi giudici e dei suoi pubblici ministeri.

Il Montenegro partecipa attivamente alla cooperazione regionale e intrattiene buone relazioni con i paesivicini. Molte delle questioni in sospeso con la Serbia a seguito dell’indipendenzasono state definite e il Montenegro ha altresì preso una posizionecostruttivain relazione al problema dello statuto del Kosovo, allineandosi a quella dell’UE.

Ora l’attenzione si deve spostaresulla piena applicazione dell’accordo provvisoriosulla preparazioneper l’interoASAnonché sulleraccomandazioni formulate nel quadro del partenariato europeo. Il Montenegro deve acquisire una prassidi attuazione degli accordi e riforme consolidata nel tempo; ha cominciato benenel processo di stabilizzazione e associazione e spero che saprà sfruttare questo slancio iniziale.

Siamo molto ansiosi di lavorare ad anche piùstretto contatto col governo del Montenegro, col parlamento, con altre istituzionie con lasocietà civiledi quel paese sul suo programma di riforma a livello europeo. Sono lieto d’informarviche la nuova delegazione della Commissioneè in funzione a partire dal 1°novembree si prepara ad assumere il lavororealizzato dall’Agenzia europea per la ricostruzione, secondo i tempi pianificati. Il Montenegro è previsto ricevere quasi 100 milioni di euronell’ambito dello strumentodi assistenza preadesionenel prossimo triennio,fino al 2009. Questi fondi aiuteranno il Montenegro in determinate areecome lo Stato di diritto, il rafforzamento della capacitàamministrativae l’attuazione dell’ASA. Lo sviluppo socioeconomico equello dellasocietà civilerappresenteranno certamente un’altra priorità. Ho quindi fiduciadi poter contaresu un forte sostegno da parte delParlamento europeo, importante come sempre.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, quanto si sta svolgendo era stato annunciato come una discussioneo come dichiarazionidel Consiglio e della Commissione. Volevo solo chiedere dove sia ilConsiglioe se sarà almeno ancorarappresentato al Tempo delle interrogazioni al Consiglio o forseanche nel corso di questa discussione.

 
  
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  Presidente. − I servizi mi comunicano che per decisione della Conferenza dei presidenti il dibattito si svolge in questo modo perché il Consiglio è impegnato nell’attuazione del Consiglio, domani a Lisbona.

 
  
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  Marcello Vernola, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la vocazione europea dei paesi balcanici è oramai un dato acquisito, lo ha affermato il Consiglio europeo di Salonicco nel 2003 e lo abbiamo ribadito, più volte in questo Parlamento, è un tema oramai non più in discussione.

Il Montenegro è certamente in pole position sulla strada verso l’adesione all’Unione europea, lo dimostrano i fatti: dopo l’indipendenza dall’unione con la Serbia nel 2006, dichiarata democraticamente con regolare referendum e concordemente stabilita con il governo serbo, sono stati riaperti i negoziati per l’accordo di stabilizzazione e associazione specifici per il paese, che si sono conclusi nel giro di poco più di due mesi. La sigla degli accordi è giunta lo scorso 15 marzo, in seguito si sono purtroppo verificati alcuni inconvenienti tecnici che hanno rallentato l’iter, ma ora siamo in dirittura d’arrivo. Il Commissario ha appena annunciato che hanno già aperto una sede a Podgorica – ci complimentiamo per questo – tutto è pronto ormai per la ratifica dell’accordo.

I progressi ottenuti dal paese nel corso dell’ultimo anno, gli impegni assunti nei confronti della Comunità europea, il lavoro di riforma incessante anche negli ultimi giorni, tutto ci induce ad approvare senza esitazione il parere favorevole alla conclusione dell’accordo. E’ chiaro che questo non è il traguardo finale, al contrario, è solo un punto di partenza.

Il Montenegro deve ora applicarsi per porre in essere tutte le misure necessarie a completare il processo di riforma già avviato, al fine di adempiere agli impegni assunti con l’accordo di stabilizzazione e associazione. Da questo punto di vista registriamo il buon clima di collaborazione fra il Parlamento europeo e il Parlamento del Montenegro, che abbiamo già incontrato numerose volte e presso cui saremmo ospiti la prossima settimana a Podgorica. Il Montenegro ha tutti i numeri per portare a termine questo processo in tempi brevi, a cominciare dallo status di candidato all’adesione.

Il Montenegro attraversa da qualche anno una fase di costante crescita economica che ha portato a attrarre ingenti investimenti stranieri, anche grazie a politiche fiscali favorevoli alle imprese. Il risultato è un rapido calo della disoccupazione dal 33 al 12%.

Qualche mese fa è stata adottata la nuova Carta costituzionale, un chiaro segno di come il paese stia rafforzando le prerogative democratiche che lo caratterizzano all’interno dell’area balcanica. Le autorità montenegrine stanno lavorando alacremente per mettersi al passo con gli standard europei. Le più recenti novità ci hanno indotto a presentare cinque emendamenti per tener conto degli aggiornamenti.

Proprio in questi giorni è stato firmato un accordo di cooperazione con il tribunale penale dell’ex Iugoslavia per regolare l’assistenza tecnica con quest’ultimo. Ricordiamo che la collaborazione incondizionata con il tribunale ad hoc dell’Aia riveste un’importanza cruciale per tutti gli Stati che provengono dallo smembramento della Jugoslavia. Ricordiamo altresì che il Montenegro non si è mai sottratto ai suoi obblighi internazionali, anzi è sempre stato encomiato per la collaborazione efficace con le autorità giurisdizionali e straniere.

Al Montenegro si chiede un ulteriore sforzo per contrastare e reprimere la criminalità organizzata di traffici illeciti transfrontalieri. Un’altra esigenza sollevata dal Parlamento europeo riguardava la lotta contro la corruzione nella pubblica amministrazione e nella magistratura: il paese sta rispondendo positivamente alle istanze europee, segnali in tal senso sono contenuti nella nuova Costituzione che introduce dei meccanismi di tutela dell’autonomia e dell’indipendenza del potere giudiziario.

La capacità della classe dirigente risulterà poi sviluppata dalla partecipazione ai programmi comunitari di gemellaggio e scambi con gli Stati membri. Alcuni di questi programmi saranno favorevoli alla crescita di più giovani e agli studiosi. Favorire la libera circolazione delle persone, in particolare degli studenti e dei ricercatori, è un obiettivo perseguito anche tramite la semplificazione della procedura per il rilascio dei visti di breve durata, oggetto di specifici accordi con l’Unione europea firmati lo scorso settembre; l’obiettivo finale è quello della completa liberalizzazione dei visti in modo da rendere effettiva la libertà di circolazione, altro punto sensibile dell’accordo di stabilizzazione e associazione, e agevolare un confronto che sia occasione di crescita e di formazione. Riteniamo che debba essere dato ampio spazio alle istanze culturali, ad esempio tramite la promozione dell’associazionismo e la tutela dei rappresentanti della società civile. La libera manifestazione del pensiero deve essere garantita e così il diritto all’informazione.

Una menzione particolare va fatta alla questione ambientale: la costituzione precedente definiva il Montenegro una repubblica ecologica, la prima nel mondo a essersi data questa etichetta. Il paese è stato gratificato dalla natura, dal suggestivo paesaggio costiero alla baia naturale delle Bocche di Cattaro, al massiccio montuoso del Durmitor, iscritto nella lista Unesco del patrimonio dell’umanità. Queste ricchezze devono essere custodite attraverso una legislazione puntuale, legislazione che in molti casi è presente sulla carta, ma non rigorosamente applicata e ciò spesso per mancanza di risorse economiche.

Il paese riceve forti introiti dal turismo, ma purtroppo proprio il turismo rischia di ritorcersi contro l’ambiente, in quanto le strutture ricettive non sono dotate di sistemi idonei a gestire, dal punto di vista ecologico, il grande afflusso di turisti. Per questo abbiamo richiesto in un’altra sede al Commissario Rehn che l’attenzione della Commissione fosse indirizzata verso la promozione delle politiche ambientali, con particolare riguardo alle fonti di energia rinnovabile, alla gestione di rifiuti e delle acque e alla tutela delle coste. Il Montenegro non è indifferente al problema e sta continuando a lavorare nella corretta gestione delle risorse naturali. Recentemente è stato approvato il piano spaziale per regolamentare l’attività edilizia in modo da non deturpare il paesaggio costiero.

 
  
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  Doris Pack, a nome del gruppo PPE-DE. (DE) Signor Presidente, a nome del gruppo PPE-DE, ovviamente mi felicito per i progressi compiutidal Montenegro a partire dalla sua dichiarazione d’indipendenza,che hanno portato molto rapidamentealla conclusionedell’accordo di stabilizzazione e associazione.

Naturalmente, i montenegrininon dovrebbero ora sedersi sugli allori e rallentareil ritmo, ma dovrebberoattuare pienamentel’accordo che hanno firmato, seguire gli orientamentiche si sono dati, mettere la loro amministrazione in grado di applicare le norme approvate e garantireche il sistema giudiziariosia reso ineccepibilee che si prendano le dovute misureper combattere la corruzione, specialmente nei settori amministrativo e giudiziario.

Sono ben consapevole del fatto che la situazione particolareprevalsa nella regionenegli anni ‘90ha permesso alla corruzionedi radicarsie che oggi è molto difficile estirparla, ma quando il nome del Montenegro continua a saltar fuori in connessione col contrabbando, con la corruzione e col riciclaggio di denaro sporco, questo non giova affatto alla reputazione del paese negli Stati membri dell’Unione europea. I politici montenegrini dovrebbero fare tutto quello che è in loro potere permodificare quell’immagine. Dopotutto, si presume che prima o poii popoli dell’Unione europea daranno il benvenuto nel gruppo al Montenegro. Per questa ragione èassolutamente necessarioche lo sviluppodella democrazia e di un’economia di mercato in Montenegro debba avvenire in un quadro autenticamente trasparente.

Non intendodiscutere ogni puntoche è stato sollevato o sarà sollevato oggi, né mi riferirò a tutto quello che è contenuto nella nostra risoluzione. Vorrei sottolineare, tuttavia, che il paesaggio montenegrinoè un vero gioiello, e che sono necessarie misure specialiper conservare le sue caratteristiche uniche. Questo significa, come detto da Marcello Vernola, che la clausola nella nuova costituzione che dichiara il Montenegro uno Stato ecologiconon deve rimanere solo una frase vuota. La costa e l’entroterradevono essere protetti, e progetti d’investimenti mastodonticidevono essere impediti. Le caratteristiche naturalie i sitid’interesse culturalee storicodevono venire preservatiper garantireche il Montenegro non deve sperperarele sue potenzialità uniche di attirare turismo. Ci sono abbastanza esempi ammonitoridi una simile profanazione in Europaoccidentale.

Una svenditadella costa e dell’entroterradeve essere impedita, mentre uno sviluppo giudiziosodel turismoe un uso prudente del territoriodevono essereall’ordine del giorno. C’è un bisogno urgented’impedireil sovrasviluppo della costa, e la speculazione sul territorio e sui benideve venire frenata. Sono felice di notare che ora sembra esserciun piano regolatore per quell’area. Mi rallegro anche per la collaborazione col Tribunale internazionale penale per la ex Jugoslavia (ICTY) espero che possa sfociare prima o poi nell’arresto di Radovan Karadžić.

Esprimo altresìil mio più sincero auspicio che il Montenegro crei finalmentel’agenzia nazionaletramite cui la nazionepotràmettere in grado i suoi studentie i suoi corsistidi partecipare aiprogrammi d’istruzione Erasmus e Leonardo.

La prossima settimana incontreremouna delegazionedi nostri omologhi del parlamento montenegrino, e li incoraggeremoa sostenere il loro governonei suoi sforziper andare avanti sulla strada dellaconvergenza con l’Unioneeuropea e lottare contro tutti gli abusia cui abbiamo fatto riferimento.

 
  
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  Vural Öger, a nome del gruppo PSE. (DE) Signor Presidente, in occasione del verticeUEdi Salonicconel giugno 2003, i capi di Statie di governohanno riaffermato il lorosostegno all’elaborazionedi una prospettiva europea nei Balcani occidentali, dove il Montenegro è il più recente Statonato dallo smembramentodell’ex Jugoslavia, avendo dichiarato la sua indipendenza dalla Serbia nel 2006.

Da allora, le sue relazioni con l’Unione europeasono diventate sempre più strette, e il Montenegro ha chiaramente sceltodi imboccare un percorso europeo. Mi rallegro in particolare per la conclusionedell’accordo di stabilizzazione e associazioneil 18 ottobre, che segna una pietra miliare nelle relazionifra il Montenegro e l’UE e comporta numerosi beneficiper quella piccola nazione balcanica, in particolare negli affari e nel commercio, perché istituisceun’area di libero scambio e inoltre la cooperazione nel campo degli investimentie delle transazioni.

Il 19 ottobre 2007,poco più di un annodopo la dichiarazione d’indipendenza, un altro obiettivo importanteè stato raggiuntoquando il parlamento montenegrinoha approvato la prima costituzione del paese, che giocherà un ruolo particolarmenteimportantenel forgiarel’identitàdi questa giovane nazione e fa del Montenegro uno Stato democratico, liberaleed ecologicobasato sullo Stato di diritto. Questo rappresenta un grande successo. Il Montenegro ha ancoramolta strada da fare per entrare a far parte dell’UE, ma gli ostacoli che ancora restano vengono smontati a poco a poco.

C’è ancora un bisogno particolaredi progressonella lottacontro l’economia sommersa e la corruzione. Il funzionamento di un sistema giudiziario libero eindipendente, la cooperazione col Tribunale internazionale penale per la ex Jugoslavia e, soprattutto, i processi di riformanei settoridella democratizzazione, dei diritti dell’uomoe della tutela delle minoranzesono indispensabili per il Montenegro e per il suo futuro nell’UE. La priorità inizialedev’essere l’attuazionecon successo delleriforme prescritte dall’accordo di stabilizzazione e associazione.

Il 1° gennaio 2008 la Slovenia, altro Stato nato dallo smembramento della Jugoslavia, assumerà la Presidenza del Consiglio UE, ed è gratificante sapere che una delle priorità di questa Presidenzasarà la situazione nei Balcani occidentali. La sicurezza e la stabilità di questa regionesono interessedi somma importanza per essa e per l’Europa nel suo insieme.

Un Montenegro democratico e stabile può e deve svolgere un ruolo primarionel perseguimento di questi obiettivi. Permettetemi di chiuderesottolineando come la prospettiva dell’adesione, un giorno e sia pure in un futuro remoto, del Montenegroall’UE, sia il principalemotoredi ulteriori processi di riforma. Noi nel Parlamento europeodovremmo appoggiare il Montenegro nel suo cammino verso l’UE.

 
  
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  Jelko Kacin, a nome del gruppo ALDE. (SL) Più di cento anni fa il Montenegro era presente, come regno, sulla carta politicadell’Europa, ed era riconosciuto e valorizzato sia culturalmente sia politicamente.

Una partedella costa, la baia di Cattaro, era parte integrantedell’Austria – Ungheriae all’epoca neassicurava lo sbocco al mareinsieme all’attuale Erzegovina. Il Montenegro è stato a suo tempo parte dell’Europa modernae si sta ora preparando all’adesione all’Unione europea e a una piena cooperazioneal suo interno.

Fin dal maggio 2006, quando è diventato un nuovo paese europeo, il Montenegro ha fatto progressi incoraggiantiper quanto riguarda l’attuazione del programma europeo, e merita sentitecongratulazioniper la firmadell’accordo di stabilizzazione e associazionee le nuove leggi approvate inottobre. Podgorica merita anche un riconoscimentoper la sua cooperazionecol Tribunale dell’Aja, il suo ruolo positivoe il suo contributoalla stabilitàa lungo termine della regione.

Tuttavia, a partire da questo giornola nostra Unione europeasaràdiversa, dal momento che alcune ore fa in quest’Aulasiamo stati testimoni di un eventoveramente storico, quando la Carta dei diritti fondamentaliè stata firmata. I cittadini del Montenegro meritano anche una maggiore democrazia, un maggior rispetto, una maggiore diversitàe una maggiore certezza della legge. Le principali sfide per questa giovane nazionesono associatecon la lotta al crimine organizzatoe alla corruzione, dove si può e si deve fare di più. Vorrei chiedere alle autorità competentidi esserepiù attivenella lotta alla corruzione, al crimine organizzatoe al traffico di persone, di armie di droga.

In questo contesto, mi congratulo per il solido quadro legislativo, ma vorrei sottolineareche l’applicazione pratica delle normeè un processo che a sua volta richiede risorse amministrative e politiche adeguate. Sono tuttora molto preoccupato per la mancanza di trasparenzae cultura politicasia nelle strutture economiche sia in quelle politiche, che sta impedendo al Montenegro di sviluppare unasocietà democratica e un mercato libero.

Il Montenegro deve fare di più in termini di libertà, pluralitàe professionalitàdei mezzi d’informazione, dovendo inoltre realizzare pienamente le riforme approvatee assicurare l’indipendenza della radio e della televisione nazionali.

Mi spiace che l’inchiesta sull’assassinio del giornalista Duško Jovanović, che all’epoca stava pubblicando una serie di articoli sulla criminalità organizzata in Montenegro, non abbia ancora dato risultati.

I giornalisti e la società civile giocano un ruolo importantenello sviluppo della democrazia, in particolareattirando l’attenzionesuproblemi sociali delicati. Vorrei pertanto chiedere algovernodi essere più attivonella soluzione di questi problemi, dicoinvolgeree consultarela società civilee fornirle condizioni migliorinelle quali operare.

 
  
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  Gisela Kallenbach, a nome del gruppo Verts/ALE. (DE) Signor Presidente, desidero esprimere i miei più sentiti ringraziamenti all’onorevole Vernola per la sua relazione e per la manieracooperativain cui essa è stata trattatain seno alla commissione per gli affari esteri; ma è con anche maggior gratitudineche mi congratulocon i nostri omologhi montenegrinie con la Commissione, che ancora una volta hannodimostrato cheuna prospettiva europea alimenta lo sviluppodella democrazia, lo Stato di diritto e la stabilità.

Nella realtà concreta, tuttavia, ho la sensazione che il processostia andando avanti troppo lentamente. Per questa ragione chiedo a entrambi i partiti, a cominciare dal nostro, e alle istituzioni europee, di ricordare che il Montenegro, come invero tutti iBalcani occidentali, fa partedell’Europa ed è nostro stesso interesse che una pace e una democrazia duraturevi prevalgano. Dovremmo estendere il nostro impegno all’intera regione e la nostra propostaper un programma specificoper uno stretto partenariato economicoe ambientalecoi Balcani occidentali dovrebbe essere approvata. Liberiamoci appena possibile dei requisiti per i visti.

Chiedo al Montenegro di garantire che le relazioni sui progressicompiuti non parlino più, come successo per anni in passato, di sforzi inadeguatiper combattere la corruzione, di criminalità organizzatae di istituzioni pubblichecon capacità insufficienti. Il paese deve intensificare i suoi sforziper mettere in pratica i valori europei. In questo è compreso un clima di apertura in cui l’attivitàdella società civilepossa veramente prosperaree in cui la libertànon limitata dei mezzi d’informazionesia una cosa naturale.

Da ultimo, il Montenegro deve assumereun ruolo più prominentecome attore costruttivoin tutta la regionenonché negli sforzi per risolverela questione dello status del Kosovo. Forse il Montenegro può anche riconsiderarealcune delle misure che hanno portatoalla dipendenza da nazioni extraeuropee in determinati settori. Queste misurecomprendono sia la firmadell’accordo bilateralesull’immunitàcon gli Stati Uniti e la normativa che permette un’insana speculazionesu territorio e beni, che compromette gli sforziper tutelare l’ambientee impedisce un autentico sviluppo sostenibiledell’incredibilmente bella regione costiera montenegrina.

La recenteapprovazione degli obiettivi dei piani regolatorirappresenta un passo avanti importante. Ancora una volta, quindi, presento le mie congratulazionie il mio incoraggiamento per ulteriori progressisulla strada verso l’adesione all’Unione europea.

 
  
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  Helmuth Markov, a nome del gruppo GUE/NGL. (DE) Signor Presidente, signor Commissario, nel 1918 il Montenegro indipendenteprese volontariamente la decisionedi unirsi coi vicini StatidiSerbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, e Slovenia. Dopo la disgregazione della Jugoslavia, l’elettorato montenegrinoha democraticamente decisonel 2006 di non desiderare che il Montenegro resti unito alla Serbia. Il Montenegro è così diventato il quarantanovesimoStato indipendente europeo, uno stato in cui la maggior parte della popolazione è formata da slavi,eccetto nelleregioniconfinanti con Albania e Kosovo, dove predomina l’etnia albanese.

In terminidi politica quotidiana, è importanteche il Montenegro non diventiun rifugio per gli stranieriche vogliono pagare meno tassee il riciclaggio di profitti illeciti. Il Montenegro deve trovare soluzioni al problemadell’inquinamento ambientalee al flagello dei rifugiati a lungo terminedalla Serbia e dal Kosovo.

Le ferrovie devono diventare nuovamentefunzionali, e il contrabbando deve essere combattuto. Il mio gruppo si rallegra che la commissione per gli affari esteriabbia approvato il nostro emendamentosulle condizioni di vita e di lavoro dei rifugiati. Le persone che non sono attualmentecittadini dialcun paesenon devono rimanere apolidi per sempre, e il Montenegro deve seguire l’orientamento in materia fissato dal Consigliod’Europa.

Anche la nostra proposta sul ripristino del collegamentoferroviario con Nikšić sul confine bosniacoe conScutari in Albania è stata approvata. Devono essere presi provvedimenti urgentiper mettere fine all’incuria in cui versa il collegamento ferroviario nord-sude correggere lo squilibriocausato dalla decisionedi puntareinteramente su automobili, autobus e camion.

Ci rallegriamo anche del fatto che il relatore non abbia ripetuto la richiesta fatta nella precedente relazionesul Montenegro di un rapidoingresso del paese nellaNATO:l’ingresso nellaNATOnon deve essere imposto come condizione per ilfuturoingresso nell’UE come membro.

Altro fatto positivoè chela relazione non ripeta la richiesta che il Montenegro adotti una sorta di politica economicaneo-liberale che andrebbe finanche oltre quella che abbiamo nell’Unione europea. Il Montenegro hal’opportunitàdi diventare uno Statomembrodell’UE e questo è importante, non solo per il Montenegro ma anche per gli altri Stati dell’exJugoslavia che a loro volta aspirano a entrarvi.

 
  
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  Bastiaan Belder, a nome del gruppo IND/DEM. (NL)Signor Presidente, il relatore onorevole Vernola correttamente nota che il futuro del Montenegro è nell’Unione europea, ma la strada verso l’integrazione europeanon è lastricata di fiori. Ci sono buone ragioni per allarmarsi di fronte al modo in cuiil neonato Statobalcanico si sta sviluppando. Il Montenegro può essere in teoria meravigliosamente “verde” e svilupparsi in forma ideale, ma Podgorica deve essere in grado di sostenere questo sviluppo nel lungo termine. E le pratiche attuali sembrano essere profondamente radicate.

Un pericolo, ad esempio, è rappresentato dalla bolla instabiledei prezzidei beni immobili in quella che si potrebbe definire “Costa d’Oro”intorno aCattaro. Inoltre, l’attività di costruzione, in rapida espansione e talvolta abusiva, sta mettendo sotto eccessiva pressionei sistemi idraulico e fognario del paese. L’onorevole Vernola ha menzionato il problema, ma non con vigoresufficientemente commisurato alla sua gravità.

Anche il vasto potenziale per la crescita del turismo in Montenegro ha i suoi lati oscuri. Mentre la costa adriatica del piccolo Statosi sta sviluppando a ritmo sostenuto, la disoccupazione nel nordè oltre il 20% e la povertàè superiore alla media nazionale.

Inoltre, i lascitidella guerra si vedono ancora. Le infrastrutture sono minimee in alcune localitàla popolazione deve misurarsi conla mancanza di elettricità e acqua corrente. I montenegrininon stanno ancora investendo in modo sufficientemente produttivoper un futuro economico solido. Al fine dello sviluppo e dell’adesione all’Unione europea, il Montenegro ha bisogno di una strategiadi crescita studiata minuziosamenteper il paese nel suo insieme. Non ci deve essere alcuna azione sconsiderata nei confronti di una nuova “Costa d’Oro europea”.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON.EDWARD McMILLAN-SCOTT
Vicepresidente

 
  
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  Alojz Peterle (PPE-DE).- (SL)Sono lieto di associarmi all’assenso dato alla conclusionedi un accordo di stabilizzazione e associazionefra l’Unione europea e il Montenegro che costituisce uno degli eventi importanti e positiviavvenuti nell’Europa sud-orientalenegli ultimi mesi. Questo accordorappresenta un riconoscimento del lavoro compiuto dal Montenegro e allo stesso tempo un vincolo di tipo contrattuale a continuare gli sforzi sulla strada verso una piena adesione come Stato membro, nello spirito dell’Agenda di Salonicco.

L’accordo fissa chiaramente lepriorità principaliin campo politicoed economico, nonché in altri settori. In questo sensomi felicito per il nesso esplicitofra l’accordoe le priorità di svilupponei settori del turismo, della tutela dell’ambiente, del trasporto e della produzione energetica. Tutte queste priorità sono chiaramente interconnesseed è quindi del pari importanteche il Montenegro realizzi o produca riforme amministrativeattraverso le quali esso possa garantirsi un rapido sviluppoe il rispetto delle condizioniper acquisire lo status dipaese candidato. Auguro sinceramente al Montenegro di riuscire in questo ambito, dato che da esso dipendequell’attuazione su cui hanno posto l’accento gli oratori che hanno parlato prima di me.

Sono convinto che nel corso della Presidenza slovenal’Unioneeuropea noterà progressida parte del Montenegro nell’adempimento dei suoi obblighi concordati. Tali progressisono naturalmente anche nell’interessedell’Europa sud-orientalee pertanto dell’Unioneeuropea nel suo insieme.

 
  
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  Hannes Swoboda (PSE).- (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, c’è molto da ammirare inMontenegro. Il paesaggio è idilliaco, e altrettanto si può dire del modo in cui la separazione dalla Serbia è stata effettuata, avendo entrambi gli Stati agito con grande responsabilità. Devo inoltre esprimere ammirazioneper la politica nazionalenei confronti delle minoranze, grazie alla quale questi gruppi etnici, in generale, tendono a sentirsi a casa in Montenegro. Queste e molte altre cosecertamente meritanola nostra ammirazione.

Tuttavia, ci sono anche dei lati oscuri, per me fonte di grande preoccupazione e già citatida altri oratori. Uno di questi è rappresentato dall’attività di investitori stranieri, in particolare russi. Non ho nulla contro gli investimenti russi in Montenegro o in qualsiasi altro paese, ma i montenegrinidevono evitareuno squilibrioche li renderebbe dipendentida un unico paese; e direila stessa cosa in riferimento a qualunque paese,non solo alla Russia. Alcuni di questi investimenti stanno già mettendo a rischio le bellezze naturali del Montenegro e il suo paesaggio pittoresco.

Quello che continua soprattutto a addolorarmi è la prevalenza della corruzione, alla quale alcuni onorevoli colleghihanno già fatto riferimento. Disponiamo di molte relazioni provenienti da fonti mediatichedi cui si può almeno ritenere che provino a riferire i fattiin maniera sufficientemente equilibrata. I casi di corruzionediffusa in relazione al contrabbando di sigarette e altri fatti analoghidi cui abbiamo lettosono cose che pensavamo essere ormai consegnate alla storia. Chiedo alla Commissionedi fare di questi casi una priorità. Se la corruzione fosse l’unico criterio da usare, non dovremmo approvare l’accordo di stabilizzazione e associazione oggi o nei giorni a venire. Lo approveremo, tuttavia, e qui mi sento di parlare per tutto il gruppo socialista,perché vogliamo aiutare il paese nel suo processo di riforma.

Va da sé, però, che ci aspettiamo dalla Commissionee dal paese stessoogni sforzo possibileper eliminare la corruzione, la quale (e questa è la cosa che rattrista)si estende agli ambienti politici. Almeno, ci sono stategravi e vaste accusedi corruzione a carico dei politici. Come l’onorevole Kacin, desidero sottolineareil fattoche il caso dell’assassinio di Duško Jovanović non è stato ancora risolto. Mi chiedo se sia unamera coincidenzail fatto che lui e i suoi colleghiabbiano scritto molto sul crimine organizzato; spero che si tratti appunto di una coincidenza e che non vi sia invece un nesso. Naturalmente mi auguro che le autorità montenegrinerisolvano presto il caso e facciano molto di più per combattere la corruzione nel loro paese.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN).- (PL)Signor Presidente, la raccomandazione sulla conclusionedell’accordo di stabilizzazione e associazionefra le Comunità europeee la Repubblicadel Montenegro riguarda una situazione speciale. Per la prima volta abbiamo a che fare con un paese che ha raggiunto l’indipendenza tramitereferendum.

Sono stato osservatorealla prima elezione parlamentaretenutasi in Montenegro dopo ilreferendum, come rappresentante dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Sia la delegazione del Consiglio d’Europasia l’OCSEhanno confermato il carattere democraticodelle elezioni. Sono rimasto colpito dal gradod’impegno civiconell’osservazione del processo elettorale. I rappresentanti delle organizzazioni non governative, e i presidenti di seggio, erano presenti in tutte le commissioni elettorali che abbiamo visitato. Il notevole impegno profuso dai membri di queste commissioni per garantireche tutte le procedurefossero rispettate era palesemente visibile. Non bisogna poi dimenticare che il Montenegro ha adottato come moneta l’euro.

In riferimento ai progressicompiuti verso l’integrazionenell’Unione europea, condivido la raccomandazionesulla conclusionedell’accordo. Spero che il processo di adattamentoaiuterà il Montenegro a migliorare le condizioni di vita dei suoi abitanti.

(Il Presidentetoglie la parola all’oratore)

 
  
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  Jaromír Kohlíček (GUE/NGL).- (CS) Onorevoli colleghi, il rapporto fra l’UEe i Balcanicostituisce unaquestione delicatain parte perché i più grandi Stati membri dell’UE, tramite la loro politica basata sulmotto “divide et impera”, hanno contribuito in modo significativoallo smembramento dell’ex Jugoslavia, che fin dalla prima guerra mondiale aveva rappresentato un importante fattore di stabilizzazione in tutta l’area. Con l’eccezione della Slovenia, tutti gli Statinati dalle sue ceneri sono ora caratterizzati da instabilità, tensioni interetniche, problemi di flussi migratori, alti livellidi corruzione e disoccupazione, debolezza dell’apparato statalee influenza limitata dei parlamenti eletti. Un simile ambiente rappresenta un terreno di colturaper i commerci illegalie i traffici di armi, persone, droga, alcool e tabacco, e in un tale quadro èdifficile fare pianiper i trasporti, l’energiae lo sviluppo economico, per non parlare della tutela dell’ambiente. Nessuno di voi dovrebbe meravigliarsise vediamo gli stessi fenomeniche prevalgono in Montenegrocome importanti questioni di portata globaleche il mondo si trova ad affrontare. Una risoluzione è solo un debole simulacro di quello che dovremmo fareper redimerci della colpa che pesa su diversi Stati membri per l’attualesituazione in quell’area. Il Parlamento è consapevole di ciò?

 
  
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  Georgios Georgiou (IND/DEM).- (EL) Signor President, il nostro collega onorevole Vernola ha fornito un eccellente, direi quasi vivido,ritratto del Montenegro, che è il più incantevole angolo deiBalcani. Nelle leggende della regione, non sono mai mancate storie di questo regno antico, che è riuscito a sopravvivere confinando con cinque nazioni. Così tanti vicini! Il Montenegro confina con Bosnia,Croazia, Serbia e Albania, nonché col Kosovo, che ora costituirà forse il problema principale del Montenegro, perché, da quello che leggiamo sui giornali e sentiamodagli onorevoli colleghi, il Kosovo si appresta a dichiarare unilateralmente la sua indipendenza!

Questo potrebbe costituire un problema per il Montenegro, che ospita ora un gran numero dialbanesi. A mio parere, la firma dell’accordo di adesione, per poter iniziare i negoziati, è un fatto molto positivo, e contribuirà a facilitare la riformadella pubblica amministrazionee dell’autorità giudiziaria, ma soprattutto aiuterà a combattere la corruzione, e spero che lo stesso accordometterà un freno ai vari fermenti che potrebberosorgere nella popolazione albanese.

 
  
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  Jacek Protasiewicz (PPE-DE).- (PL)Signor Presidente, la situazione politicanei Balcaniè stata materia di particolareinteresseper questo Parlamentoper molti anni. Siamo felici che, dopo un periododi conflitti sanguinosi, la pace e la collaborazionefra le nazionisiano ora la normanella vita quotidiana della regione.

Anche le questioni più delicate, come le dichiarazioni d’indipendenza da parte di nuovi Stati, ora si presentano, o si possono presentare, in una manierae in una formaconformi ai parametri internazionali ottimali. Questa è la vera tendenza nello sviluppo politico dei Balcani, una tendenza che creala possibilitàdi raggiungere l’obiettivo strategicodella maggioranza dei paesiesistenti nella regione, ossiauna cooperazione più stretta con l’Unione europea, fino all’adesione.

Il Montenegro è un esempio eccellentedi questa tendenza. Dopo aver dichiarato l’indipendenza, ha intrattenutobuone relazionicon i suoi immediati vicini, fra cui la Repubblicadi Serbia, con cui era precedentemente unito in unafederazione; ha immediatamente cominciato intensi negoziatiper un accordo di stabilizzazione e associazione, culminati nella firma dell’accordoil 15 ottobredi quest’anno. Parallelamente, ha conclusoun accordo di libero scambiocon l’UEche entrerà in vigore a gennaio.

Nel corso di questobreve periododi tempo (meno di un anno e mezzo), il Montenegro ha fatto progressi apprezzabili. I cambiamenti fatti nella politica fiscalee nella tassazione, e nell’istituzione di un’economia di mercatobasatasulla concorrenzae sulla libera circolazione dei capitali, devono essere visti come risultati positivi.

C’è ancora molto da fare, specialmente nei settori della politica socialee dell’occupazione, dell’energiae della tutela dell’ambiente, della sicurezza e dei diritti civili. Una lotta effettiva alla corruzionee al crimine organizzatoe una piena collaborazionecol Tribunale internazionaledell’Aiasono compiti particolarmente importanti che attendono il governodel Montenegro.

Il Montenegro, tuttavia, non è solo nell’affrontare questi problemi. Sfide analoghesi presentano a tutte le nazionibalcanicheche chiedono di entrare nell’Unione europea. Il Montenegro è uno dei paesi guida in questo processo, e vorrei qui esprimere la speranza che rimanga tale. L’Unioneè preparataa dare il benvenuto nella comunità ai paesi balcanici. Se e quando questo succederàdipende, soprattutto, dalla classe dirigente della regionee dalla saggezza dei suoi politici.

 
  
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  Libor Rouček (PSE).- (CS) Signor Commissario, onorevoli colleghi, il Montenegro ha compiuto evidenti progressidurante la sua ancora breve esistenza. Sono state gettate le fondamentadi un nuovo Statoed è stata approvata una nuova costituzione. L’economia del paesepresenta una forte crescita, dell’8 per centoe gli investimenti verso l’internoquest’anno sono stati dell’ordine di 700 milioni di euro. L’accordo di stabilizzazione e associazioneè stato firmato e il Montenegro ha fatto i primi passisul cammino verso la piena adesione all’UE. Tuttavia, affinché tale cammino sia il più corto e rapido possibile, Podgorica dovrebbe prendere alcune decisioni fondamentali. E’ necessariorafforzareil funzionamento dello Stato di dirittoe assicurare fra l’altroun potere giudiziario indipendente, nonché combattere la corruzione (con più convinzione rispetto al passato)e aumentare la trasparenzanel processo decisionalenelle strutture economiche e politicheallo scopo di garantireil funzionamento equo e democraticodell’economia di mercato. Il turismoha un significato fondamentaleper l’economiadel Montenegro. La sua sostenibilitàdev’essere garantitaapprovando un quadro normativo unicoper la tutela dell’ambiente naturale e della costa.

Onorevoli colleghi, il processo di adesionedel Montenegro e dei suoi vicini facilitauno sviluppo molto maggiore della cooperazione regionale. Sono convintoche la cooperazione regionalenel contesto dellaCEFTAaiuterà anche a risolverele questioni politiche, economichee socialinell’intera area. Vorrei concludereil mio interventoinvitandola Commissionead aiutare il Montenegro e gli altri Stati dei Balcani occidentalia sviluppare la cooperazione regionale, in primo luogonei settori dell’energia, dei trasporti e dell’ambiente.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (UEN).- (PL)Signor Presidente, l’onorevole Swoboda ha fatto correttamente riferimento un momento faalla diffusione della corruzione in Montenegro. A sostegno di tale tesi, vorrei citare le cifre fornite daTransparency International, le quali mostrano che, su una scala da 0 a 10 (dove 10 indica l’assenza di corruzione), il Montenegro ottiene 3,3, il che lo ponein prima fila fra i paesi dove la corruzione èun problema grave.

Aggiungerei cheanche il contrabbando rappresenta un problema importante per questa nazione, che a questo proposito sembra davvero non avere frontiere. Recentementeè stato proposto di vietare il fumo nei locali pubblici, quando contemporaneamente, nel centrodella capitale, si possono compraremigliaia di pacchetti di sigarette di contrabbando. Per questo aspetto il Montenegro ha chiaramente molta strada da fare per arrivare all’Unione europea.

D’altra parte, il paese dev’essere incoraggiatoa conformarsi ai parametri dell’Unioneil prima possibile. Sono lieto del fatto che, per quanto riguarda ad esempio il potere giudiziario, o il funzionamento dell’amministrazione, ci siano stati visibili progressi. Dobbiamo apprezzare quanto fatto dal Montenegro hafatto in questo campo a partire dal momento in cui,in maniera abbastanza inaspettata,ha dichiarato la sua indipendenza in seguito a referendum.

Credo che l’Unione europeadovrebbe dare un chiaro segnale nel senso di abbreviare, una volta che i parametrirelativi siano stati raggiunti, il cammino versol’Unione. Dobbiamo offrire unaprospettiva concreta di adesione (ovviamente non nell’arco di due, tre o quattro anni)che rappresenti un vero incentivo per la società montenegrinaad avvicinarsi sempre di più ai parametri europei.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, il Montenegro non è solo uno dei più bei paesi del mondo; è anche la nazione balcanicacon la più antica tradizioned’indipendenzanell’età moderna. Quando il Belgioè nato, il Montenegro era già indipendenteda secoli e possedevale caratteristiche di unoStato. Sottolineo questoperché il Montenegro è sempre erroneamente liquidatocome un esempio di fazzoletto di terrasuperfluoche si è trovato improvvisamente a essereindipendenteper puro caso.

Lasciatemi dire all’onorevole Markov che il Montenegro è stato annesso dal suo alleato serbo dopo la prima guerra mondiale. Non si è parlato all’epoca di unione volontaria:c’era stato un voto parlamentarepro forma, ma niente di più. E’ sorto unmovimento di liberazione di massa montenegrino, le cui attività sono continuateper tutti gli anni ‘20 e ‘30. Tito ha poi ripristinato l’indipendenza del Montenegroall’interno della federazione jugoslava, la cui costituzione riconosceva alle Repubblicheil diritto di secessione. Quando però il Montenegro ha provato a esercitaretale diritto,ha trovato ostacoli sul suo cammino. Oggi esso è una nazione indipendenteavviata verso l’adesione all’Unione europea.

Dobbiamo appoggiare le forze democratichepresenti in quel paese. Come è stato già detto, il trattamento da esso riservato alle minoranze costituisceun esempio per molti altri Stati nella regione, e questo è il motivo per cui tali gruppi erano a favoredell’indipendenza. Quello di cui c’è ancora bisogno, comunque, è un sistemad’istruzione indipendente, come quello offerto dal centro scolasticofrancescano a Tuzi, vicino a Podgorica. Le iniziative private in favore dell’istruzionesono necessarie per liberare il paese dalle sue rigidità.

Chiedo al governodi continuare ad avanzare risolutamentesulla strada verso il pluralismo, non solo nell’economiama anche nell’istruzionee nelle strutture costituzionali e democratichedella nazione.

(Applausi)

 
  
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  Józef Pinior (PSE).- (PL)Signor Presidente, non c’è dubbio che il Montenegro costituisca un esempiodi sviluppo positivo dei Balcaniin riferimento alla struttura statale, alla costituzione, allo Stato di diritto, all’ingresso nel mercato globalee alla creazione di un’economia di mercato. Sicuramente, quindi, il Parlamento europeodovrebbe sostenerel’accordo di stabilizzazione e associazionefra l’Unione europeae la Repubblicadel Montenegro.

Al tempo stesso, tuttavia, dobbiamo ricordare che il Montenegro ha ancora molto da cambiaree da fare, specialmente riguardo allo Stato di dirittoe alla lotta alla corruzione. Vorrei segnalare che nell’aprile 2007 il Montenegro ha firmato un accordo bilateralecon gli Stati Unitisull’esclusione dalla giurisdizionedel Tribunale penale internazionale. Sfortunatamente, tale accordoè in contrastocon la posizione comune e coi principibasilari dell’Unione europea. Il Tribunale penale internazionaleè un’istituzione molto importantedal punto di vista dellapolitica UE. L’accordo bilaterale pertanto stride fortementecon la prospettiva di un accordo conl’Unione.

Nondico questo per indisporre ilParlamento europeo nei confronti del Montenegro. Al contrario, credo che la Commissione europeae tutte le istituzioniUEdebbano fare moltoallo stato attualeper aiutare quel paese a essere veramente prontoper intrattenere relazioni più strettecon l’Unione europea, specialmentenella lotta alla corruzione, rafforzando lo Stato di diritto, costruendo un’economia di mercatoe contrastando il mercato nero.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, l’esempio del Montenegro mostra quanto importante possa essere unreferendum. Capisco quindi perchéoggi in quest’Aula sono stati sollevati moltimanifesticon la richiesta di unreferendum, tanto più che lo stesso Trattato di Lisbona, naturalmente, ci dà l’opzionedi offrire al popolo europeo proprio questoreferendum. Credo sia importanteche il grande pubblicosia coinvolto nel processo di consultazionee che abbiano l’opportunitàdi esprimere i loro desideri.

Credo che in Montenegro vi sia anchela necessità di migliorarele strutture economichenazionali; come l’onorevole Posselt hagià indicato, le strutture nel campo dell’istruzione e i programmidell’Unione europeasono particolarmente importantial riguardo. Anche in campo energetico, l’efficienza e le fonti rinnovabili pongonouna sfida notevoleal Montenegro e al tempo stesso offrono opportunità senza precedenti.

Anche nel settore delle telecomunicazioni, sarebbe auspicabileche il Montenegro recepissenell’ordinamento nazionale la direttiva sul roamingperché questo può, naturalmente, contribuiread instaurare una comunicazione migliore con i nostri paesi europeia prezzi più ragionevoli.

Va da sé che l’ambienterappresenta una delle sfide principali, e il settore della gestione dei rifiuti edel trattamento delle acque residue e delle acqua reflue poneun problema particolare. Se si parla dibellezze naturali magnifiche e incontaminate, ci sono le basi per applicare i parametri più recenti. L’Unione europeasta offrendo schemi di sostegno ambientale, che dovrebbero essere applicati appena possibile.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE).(LT)Ringrazio infinitamente il relatore, che ha avuto l’onore, in questa relazione, di presentare una nuova e al tempo stesso antica nazione europea. Dopo la “separazione di velluto” dalla Serbia, al Montenegro è stata data l’opportunitàdi dimostrare il potenziale illimitatodi una nazione piccola e fiera. D’altra parte, il Montenegro dovrebbe assumere un ruolo guida nello sviluppo della cooperazione regionale, continuaread accrescere i diritti delle minoranzee contribuire allatrasformazione della regione balcanicada polverieraa vivaio di nazioni.

Come gli altri paesi i cui nomi sono apparsi solorecentementesulla mappa, il Montenegro si trova di fronte una serie di sfiderischiose: una corruzione radicata, traffici illeciti, l’economia sommersa, eccetera. E’ un peccato che alcuni investitori esteri, specialmente quelli provenienti dalla Russia, siano attratti da questa giovane nazionesoprattutto perchélì è facilestipulare accordi finanziari illeciti. La decisionedi non consegnarei lavoratoristatunitensi al Tribunale penale internazionale in cambio di assistenza militarepregiudica la credibilitàdel Montenegroper quanto riguardala sua volontà di cooperare pacificamentecon i suoi vicini, e anche la sua dedizione agli obiettivi europei.

Oggi, uscendo dalle ombre del passato, il Montenegro, come alcuni dei paesi confinanti, è attratto dalla prospettivadi diventare membrodell’Unione europea. Questa stessa prospettivastimola lo sviluppo della democrazia, dei diritti umanie di una vita miglioreper i cittadini. L’attuazione dell’accordo di stabilizzazionee associazionedovrebbe far soffiare il vento europeonelle vele delle riforme montenegrine. Il paese può imparare dall’esperienzaaccumulatanel cammino verso l’adesione all’UEdalla vicina Slovenia e da altre nazioni che sono entratenell’Unione all’alba del nuovo millennio.

L’iniziativa del Montenegro di dichiararsirepubblica ecologicaè lodevole; tuttavia, la strada per arrivare a una vera applicazione di questa definizionepotrebbe essere lunga.

E’ un beneche la cortina d’isolamentoche avvolgeva i visti del Montenegro e di altre nazioni balcanichesia stata lacerata. La Commissione europeae il Consiglionon dovrebbero fermarsi a metà, ma continuare ad abbattere questo ostacolo, insieme alle barriere di natura finanziaria e burocratica, sempre mantenendoun forte livello di protezione contro criminalie delinquenti.

 
  
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  Olli Rehn, Membrodella Commissione.(EN)Signor Presidente, vorrei cominciare con un ringraziamento aideputatiper una discussionefattuale e concretae all’onorevole Vernola per aver stimolato questa discussione.

La maggioranza dei parlamentari ha correttamentesottolineato l’assolutanecessitàdi lottare contro la corruzione e il criminee garantireil rafforzamento dello Stato di diritto in Montenegro. Non potrei essere più d’accordo: lo Stato di diritto ha un’importanza fondamentaleper tutti i settori della società, facendo da puntello per il funzionamentodella società nel suo insieme e dell’economia. Questo è precisamente il motivo per cuila Commissione insistetantosulla riforma del settore giudiziarioagli inizi del processo di preadesione in Montenegro, così come negli altri paesi dei Balcani occidentali. Si tratta di uno dei più importanticriteri politicidi adesione, da considerarsi in primissimo luogo.

L’onorevole Vernola e molti altri deputatihanno evidenziato anchel’importanzadell’ecologiae dell’ambiente. La Commissionesta aiutando questo regno anticoa diventare la repubblica ecologicanel vivaio delle nazioni, per citare l’onorevole Paleckis, rafforzando le capacità amministrative del Montenegro, il che a sua volta rende il paesemaggiormente in grado di avvicinare le sue leggi alle nostre, ad esempio nel settore della gestione dei rifiuti e del trattamento delle acque.

Tuttavia, questo ha a che vedere anchecon la corruzione e voglio citare la relazione della Commissione sui progressi. “Non ci sono stati miglioramenti nelle attività per contenere la corruzione in politica... La gestionedei fondi pubblici è fonte di notevoli preoccupazioni. Esiste un ampio spazio per lacorruzione, specialmente nei casi dei piani edilizie della pianificazione territoriale, della privatizzazione, delle concessionie degli appalti pubblici per forniture.”Si tratta di una questione molto seriae questo è il motivo per cui il Montenegro la lotta alla corruzione deve essere una delle principali priorità.

Permettetemi anche d’informaregli onorevoli parlamentariche la Commissione intendeapprovare nei primi mesi dell’anno prossimo (probabilmente a marzo)una comunicazione in cuifaremo il punto della situazione per quanto riguarda gli sviluppi successivi all’approvazione dell’agenda diSalonicco, e della comunicazione di Salisburgo l’anno scorso, e daremo orientamenti per il futuro. Una di tali questionisarà la liberalizzazione del regime dei visti, giustamente menzionata da molti di voi. La Commissioneavvierà un dialogosull’itinerario da seguire per arrivare alla possibilità di viaggiare senza visti, che dovrebbe aiutare le nazioni dei Balcani occidentalia fare progressiper conformarsi ai requisitiche permettano ai lorocittadini di non aver più bisogno di visti per viaggiare all’interno dell’Unione europea.

Tuttavia, voglio sottolineare che questo, di per sé, non rientra nelle competenzedella Commissionema in quelle dei governi degli Stati membri, ein particolare dei ministerie dei ministri degli Interni. Pertanto, uniamo le nostre forze efacciamo un efficace lavoro di corridoio in questi ministerinonché nei paesi interessatinei Balcani occidentali, perché dobbiamo essere sicuri che tutti i requisiti per la sicurezza,quali il rilascio di documentie i controlli alla frontiera, siano in piena regola primadi poter procedere alla liberalizzazione deivisti.

Infine, sono molto lieto di apprendereche la cooperazione parlamentarein atto fra il parlamento del Montenegro e il Parlamento europeo sta avendo successo. So che questo è molto importante, in quantofa partedi una vera integrazione politicae staaiutando lo sviluppo delleistituzioni in Montenegro in una maniera molto apprezzata. Ho fiducia nella possibilità di lavorare insiemeverso il rafforzamento delleistituzioni democratichee le capacitàamministrative del Montenegro. Sono molto lieto che ci sia pieno accordo sullo sviluppo futuro del Montenegro nel suo cammino verso l’Unione europea.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto cinque proposte di risoluzione a seguito della dichiarazione della Commissione(1).

Questa discussione congiunta è chiusa.

Le votazionisulle proposte di risoluzionee sulla relazione Vernola si svolgeranno giovedì, 13 dicembre 2007.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Bogdan Golik (PSE), per iscritto.(PL)Signor Presidente, come membro del Parlamento europeoè con immenso piacere che esprimo sostegnoper la conclusionedell’accordodi stabilizzazione e associazionefra le Comunità europee, i loro Stati membrie la Repubblicadel Montenegro.

Credo che la futura cooperazione fra l’Unione europeae il Montenegro sarà reciprocamente benefica, specialmente attraverso la graduale creazionedi un’area bilateraledi libero scambio. Mi rallegro molto anchedei progressicompiuti dal Montenegro in direzione della conformitàagli obblighi imposti dall’Unione europea.

Tuttavia, vorrei fare un breve riferimentoa settori in cui, come enunciato nelle raccomandazioni della Commissione, il Montenegro deveproseguire nei suoi sforzise vuoleavvicinarsi di più all’Unione europea. Il compito più importanteè quello di migliorarelo Stato di dirittoriformando l’amministrazione pubblicain modo da rafforzare le istituzionia tutti i livelliecontrastare efficacemente la loro politicizzazione. Ho coscienza e stimadelle iniziative legislative prese dal Montenegro in questo settore, ma è estremamente importanteche ad esse sia data gradualmentesempre più attuazione concreta. Le autorità montenegrinedevonoanche arrivare a una maggioretrasparenzain materia di controllo di bilancio, gestione dei fondi pubblicie procedure di appalto.

Credo che l’attuazione da parte del Montenegro di tutte le raccomandazioni della Commissione europearenderà possibilecollocare rapidamente il paesein una corsia privilegiata per l’adesione.

 
  

(1)Vedasi processo verbale.


14. 1° dicembre, Giornata mondiale per la lotta all’AIDS (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissionesulla Giornata mondiale per la lotta all’AIDS, che cadeva il 1°dicembre 2007.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione.(EN)Signor Presidente, ancora una volta abbiamo la possibilitàdi discutere nel Parlamento europeo di questa grave minaccia per la salute. Solo alcuni mesi faabbiamo avuto l’opportunitàdi discutereilpiano d’azione comunitarioal riguardo. Le nostre preoccupazioni, naturalmente, non si riferiscono soloalla Comunità europea, ma anche al mondo intero.

Siamo preoccupati per l’aumento delle infezioni, per il numero di persone contagiate e affette da HIV in tutto il mondo: un totale di 33 milionidi persone, per noi, è troppo alto. Pertanto, vogliamo agire all’interno dell’Unione europeama anche coordinarcicon tutti gli altri attori internazionalifuori dall’UEper affrontare la questione a livello globale. Questo è conforme anche alla nuova strategia della Comunità europea in materia di sanità, che prevede un ruolo globaleper l’Unione europeanel settore della sanità.

Gli ambiti in cui possiamo concentrare i nostri sforzi sono: anzitutto, la prevenzionedel contagio, il che è molto importante, e, allo stesso tempo, la garanzia che sia possibile fare il test, e procedere al trattamento e alla cura dove necessario. Per arrivare a tutto questo, dobbiamo aumentare la sensibilizzazione: questa è una componente molto importante,in cui siamo decisamente indietro, e fra un minuto ci tornerò sopra. Esiste però anche lastigmatizzazione sociale, che rappresenta una delle nostre preoccupazioniprincipali, e in un certo sensofunziona come un circolo vizioso, perché la stigmatizzazione socialescoraggia le persone a fare il test per sée sapere se sono infette o meno, per cui potrebbero ancora infettare altri; invece non si curano e non fanno il test, con tutte le conseguenze negative del caso. Questo fenomeno è particolarmente rilevante fra i giovani, i quali per questo costituiscono la nostra preoccupazione e il nostroobiettivo principali.

I nostri studi e sondaggi mostrano che, nei giovani, c’è davvero una mancanza di conoscenza, che si potrebbe chiamare anche ignoranzain riferimento a questi rischi per la salute. Pertanto è importantemostrare loro in maniera equilibrata, presentando le informazionida un lato senza creare panicoe dall’altro senza generare una falsa sicurezza, che si tratta di una grave malattia e che non è curabile, ma che ci si può proteggere (e si può mostrare loro come farlo)e al tempo stesso che non dovrebberoaver pauradei concittadini che sono infetti e che hanno contratto la malattia.

L’Eurobarometro ci ha fatto vedere due estremi. Alcuni giovanipensano che non ci sianiente di cui preoccuparsi: si prendono degli antibioticie passa tutto. All’altro estremo, si pensa che solo toccandopersone infetteo baciandole o bevendo allo stesso loro bicchieresi possa essere contagiati. Sono dunque riscontrabili due opinioni estremeriguardo a questa minaccia per la salute, nessuna delle quali serve efficacementeal nostro scopo, ossialimitare la diffusione del virus e l’ulteriore contagio.

La Giornata mondiale per la lotta all’AIDS rappresenta un giorno importantee un’opportunitàper discuteree aumentare la sensibilizzazione; ma non dovremmo limitarcia questo singolo giorno, e per questo sono felice che, almeno all’interno dell’Unione europea, noi discuteremo continuamente questi problemi. Tuttavia, quando si tratta dei giovani, dobbiamo rammentarciche c’erano state campagne molto efficaci e molto aggressive negli anni ‘80che erano riuscite a raggiungere l’obiettivo di aumentare la sensibilizzazione, ma in seguito ci siamo fermatie abbiamo dimenticato che una nuova generazione di giovaniha raggiunto la maturità sessualedopo la fine di queste campagne. In effetti, alcuni di loroerano nati appena prima dellaloro fine, e non avevano beneficiatodi quelle iniziative disensibilizzazioneche allora si stavano svolgendo, ed è per questo che siamo giunti ai risultati che ho appena menzionato. Sappiamo che, con semplici messaggi, semplici metodi, giochi di ruolo, personalità famose, persone che hanno presa sul pubblico, offrendo buoni esempie spiegando la situazione, possiamo raggiungere quella sensibilizzazione cui vorremmo arrivare.

Quest’anno, abbiamo preso l’iniziativadi proporreai ministri della Salutedell’Unione europeadi andare tutti simultaneamente nellescuolee discutere questi problemi con i giovaninella Giornata mondiale per la lotta all’AIDS, per vedere che cosa sanno, dire loro quello che sappiamo noi, e avere uno scambio di vedute. La risposta è stata positiva: più di metà dei ministri degliStatimembrihanno seguito quest’approccio.

Siamo andati nelle scuole (c’ero anch’io)e quest’esperienza ci ha aperto gli occhi: le discussioni e i dibattiti con i giovani ci hanno permesso di capire, anzitutto, quello che loro sanno o non sannosulla malattia, e anche alcuni problemipratici che si trovano ad affrontare. Sanno, per esempio, che l’uso di profilatticirappresenta la migliore protezione, ma allo stesso tempo, come possono procurarseli? Sono troppo imbarazzati o preoccupati o timidi. Osserviamo così alcuni aspetti pratici che non avevamo mai pensato fosseroproblemi, non avevamo mai pensato di dovere affrontare inEuropa; ma ci sono.

Inoltre, siccome vogliamo rivolgerci ai giovaniin un linguaggioche possono capire, la Commissionequest’annoha preso l’iniziativadi produrre un altrospazio pubblicitariotelevisivo riguardante la prevenzione della trasmissione del virus HIV, tramite un concorso fra i giovani europei, e la migliore proposta selezionata, quella vincente, è stata di uno studente polacco. L’abbiamo prodotta, ed è stata trasmessada diversi emittenti televisivenonché usata nelle visite alle scuole. Si tratta di unastrategia importanteche dobbiamo seguire: dobbiamo rivolgerci ai giovani in un linguaggio che possono capire.

Tuttavia, come detto in precedenza, le sfidederivanti da HIV e AIDS sono presentiben al di là dei confini dell’Unioneeuropea. E’ vero peraltro che, a livello mondiale, ci sono stati alcunibuoni progressi in terminidi accessoai servizi relativiall’HIV, specialmente neipaesi a reddito pro capite medio o basso, dove si concentra circa il 95% delle persone affetteda HIV.

Grazie a un incremento senza precedenti dei fondidi aiuto internazionali in questi paesi, il numero di personeche ricevono cureè aumentato notevolmente, da 100 000 nel 2001 a 2,5 milionidi persone nel 2007. Si tratta di numeri impressionanti; nondimeno, più del 70 per centodelle persone che necessitanoil trattamento ARV in questi paesinon lo ricevonoo non vi hanno accesso. Questo dimostra che abbiamo ancora molta strada da fare.

L’azione dell’UEè finanziata attraversouna vasta gamma di strumenti finanziaria livello sia nazionalesiamondiale, quali ad esempio i fondi globali; vi sono anche altri meccanismi finanziaribasati sul partenariatofra pubblicoe privato. Sono stati compiuti progressiattraverso questo impegno congiuntocon la comunità internazionale, ma c’è ancora molta strada da fare, e questorichiede una forte collaborazionefra le istituzioni europee.

Come ho detto all’inizio, il nostro principaleobiettivoè quello di ridurreil numerodi nuovi contagi da HIV e lavorare per la migliore soluzione possibile in terminidi sostegno, cure e trattamentiper coloro che devono già convivere con questa malattia. Voglio pertantorimarcarlo ancora una volta: lottare contro la stigmatizzazione,l’esclusione sociale, la discriminazionenei confronti della malattia e delle persone che ne soffronoo ne sono affette,è molto importanteese non lo facciamo non saremo mai in grado di controllarela situazione. E per farlo, dobbiamo effettuaree incrementare le campagnedi sensibilizzazione.

E’ per tale motivo che il motto della Commissione europea in quest’azione control’AIDS è “Ricordati di me”, perché si tratta di un male dimenticatoa tutti i livelli, o almeno tale è diventato. Ora lo porteremo di nuovo alla ribalta; e non solo per i cittadini, in modo da ricordare loro l’esistenza della malattia, ma anche per i responsabili dei processi decisionali, per assicurarsi che tornino a porla fra i primi punti all’ordine del giornodel loro programma politicoe prendano tutti i provvedimenti necessari. A tale propositoconto sul sostegnodel Parlamento europeo; e so di averlo.

 
  
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  John Bowis, a nome del gruppo PPE-DE.(EN)Signor Presidente, c’è ancora così tanto da fare. Mi si permetta di cominciarecon quello che il signor Commissarioha davvero evidenziato nel suo discorso, ossia l’impatto sui bambini, perché una delle campagnein corso quest’anno, ovviamente, è“Stop Aids in Children”. Sappiamo che ogniminutodi ogni giornonasce un bambino affetto da HIV; sappiamo che nel mondo ci sono 2,3 milionidi bambini che vivono conl’HIV; che solo uno su 10 che necessita del trattamento anti – retrovirale lo riceve; sappiamo che, in assenza ditrattamento,secondo le stime un terzo dei neonatimuore nel primo anno di vitae la metà entro il secondo; sappiamo che 15,2 milioni di fanciulli e ragazzi sotto i 18 annihanno perso uno o entrambi i genitoria causa dell’AIDS; e sappiamo che entro il 2010 (anno cruciale)più di 20 milioni di bambinisaranno stati resi orfanidall’AIDS.

Questa è la storia dei bambini, questa è la sfida relativa ai bambini, ma ovviamente è anche una storia di adulti. Conosciamo il numero di persone nei vari nostri paesicui è diagnosticata la sieropositività, rispetto a quello di persone affette da HIV: entrambi sono in aumento, e il dato statistico che più spaventaci dice che una persona su trenon sa di aver contratto il virus.

Questa è la sfida generale, ma ce ne sono altre specifichesu cui penso dovremmoconcentrarci quest’anno, e il Commissario ha accennato ad alcune di esse. Il livello della conoscenza di baseè effettivamente scesonegli ultimi anni: l’opinione pubblicaè meno sensibile al problema di quanto lo fosse prima. I miti e gli equivoci si sono moltiplicati. Una persona su cinquenon sa chel’HIV può essere trasmesso tramite un rapporto sessuale non protetto. Meno della metà di tutte le persone sessualmente attiveusano sempre il profilatticoal primo rapporto con un nuovo partner.

Sappiamo che il numerodi persone cui è stata diagnosticatala sieropositività è triplicato dal 1997; sappiamo che i comportamenti sessuali a rischiosono in aumento; sappiamo che un quartodi tutte le morti connesseall’HIV sono dovute a diagnosi tardive, e unterzo sono evitabili. In particolare, sappiamo che i richiedentiasilo affetti da AIDS, la cui domanda è stata respinta,troppo spesso non hanno dirittoalle cure gratuite per l’HIV e pertanto non possono permettersi cure che salverebbero loro la vita, potendo invece continuare a infettare altre persone. Sappiamo anche che il tasso dell’HIV fra i carcerati maschiè 15 volte maggioredi quello della popolazione generale.

Sappiamo tutte queste cose, insieme alla conoscenzache abbiamo dei segni di speranza provenienti dalla ricerca. Recentemente in Ruanda ho visto coi miei occhila ricerca, le sperimentazioni clinichein corsoe la necessità di sperimentare in Africa i vacciniper gli africani.

Tuttavia, tutti questi problemi devono essere risolti urgentemente, eil 2010, cherappresenta l’anno di riferimento,è ormai prossimo. Il 2010, signor Commissario: quando lei e iosaremo già arrivati alla fine del nostro mandato. Non voglio che ci nascondiamo dietro questo fattoe lasciamo il problema ai nostri successori; voglio che possiamo dire, nel 2009, quando io e lei forse ci appresteremo a lasciare i nostri posti, che almeno abbiamo mantenuto le promesse.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma, a nome del gruppo PSE. (NL)Signor Presidente, desidero complimentarmicon laCommissioneper i suoi sforzi, che ilCommissarioha appena descritto. Vorrei sottolineare oggi l’importanzadella Giornata mondialeper la lotta all’AIDS e della nostraresponsabilità congiuntanella lotta a questa malattia; perchénel mondo si sta verificando una catastrofe, e una catastrofe chenon riceve l’attenzione che meriterebbe.

Il mio gruppo pertanto si rallegra del fattoche oggi stiamo tenendo questa discussione a Strasburgo. Le cifre parlano da sole: nel mondo ci sono 33 milionidi persone che hanno l’AIDS conclamato o sono sieropositive, e un totaledi 25 milionidi personesono morti per questa malattia.

Ma molte persone agiscono come se l’AIDS non esistesse. Essendo l’AIDS associatoal sesso, molti preferiscono non parlarne, e questo rende difficile (come detto dal Commissario)educarela gente in materia di AIDS, cosa che oggi le generazioni più giovanistanno pagando a caro prezzo. La metà di tutti i nuovicontagi da HIV avvengono in persone sotto i 25 anni. Nel tempo che mi serve per dirlo, altri sei giovanisaranno stati infettati dal virus e tre bambini saranno mortidi AIDS. Stiamo parlando qui di una generazioneche non ha conosciuto un mondo senza AIDS.

La catastrofe non è limitata all’Africa. Negli ultimi anniil numero di contagi da HIV in Europae Asia centraleè quasi raddoppiato (da 1,25 a 2,4 milioni). E’ ormai tempo per l’Unioneeuropea di fare qualcosa. Questo terribile male, che distrugge le vitedi milionidi famiglie in tutto il mondo, è evitabile:l’AIDS può essere contrastato con un’informazione efficace, una disponibilità più immediatadi profilattici, e farmaci alla portata di tutti.

Il Commissarioha correttamente notato che abbiamo permessoall’AIDS di diventare un male dimenticato nel nostro stesso continente. I giovani europei di ogginon c’erano ancorain occasione delle grandi campagne di sensibilizzazionedell’opinione pubblica degli anni ‘90. Dobbiamo agire con forzase non vogliamo che le cose qui sfuggano di mano.

Così, in partecome atto simbolicoe in parteperché noipensiamoche sia un’iniziativa veramente importante, il mio gruppoil mese scorso ha lanciato una campagnaper abbassare del 5 per centola tassa sui profilattici nell’Unione europea. Il fatto che la quota dell’IVA sui profilatticivari così notevolmente(in alcuni paesi arriva al 25 per cento) mostra chein Europanon abbiamo un approccio condivisoa questo problema comune, o quantomeno non stiamo facendo abbastanza per questo.

La Presidenza hadato unforte sostegno alla nostracampagnae speriamo in un appoggio positivoanche da parte del Commissario Kovács al momento di avviareil dibattito sul sistema europeo dell’IVAalla fine del prossimo anno.

 
  
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  Holger Krahmer, a nome del gruppo ALDE. (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, “Sempre vostro, AIDS”sono le parole che ho lettosu un manifesto per la Giornata mondiale per la lotta all’AIDS di due anni fa, col quale si intendeva dare il messaggio chel’AIDS è un male curabile ma non guaribile. Molte persone, specialmente fra i giovani, l’hanno scordato o hanno scelto d’ignorarlo e i tassi d’infezione, cui i precedentioratori hanno fatto riferimento, sono eloquenti al riguardo. L’educazione è la sola forma di prevenzione di HIV e AIDS, e sono lieto che la Commissionecondivida questo punto di vista.

L’educazione, tuttavia, non deve limitarsi a campagne fatte coi manifestio a visitea scuole da parte di ministri delgoverno. Queste iniziative attirano l’attenzione per un breve tempo,eventualmente anche quella dei mezzi d’informazione, ma non modificanogli schemi di comportamento, specialmente fra i giovani.

L’AIDS e l’HIV un tempo erano la materia primacon cui la stampa confezionava storie dell’orroreprese dalla vita reale. Molte persone si sentivano insicure e spaventateperché nessuno sapeva quanto fosse davvero pericoloso il virus. Non auspico che si ritorni a quei giorni, ma oggi che l’esistenzadell’HIV/AIDS è diventata una realtà quotidianae le cure sono diventate più sicure, il problemanon riceve più automaticamentelo stesso livello di attenzione da parte dell’opinione pubblica.

Molte persone si sono assuefatte a questimessaggi, e alcune si sono finanche stancatedi ascoltarli e vederli: è irrazionale, ma è così. La campagna di educazione deve essere riadattata tenendo conto del mutamento delle circostanze e plasmata in modo da raggiungere e catturare l’attenzione della gente, da indirizzaremessaggi su misura per gli specifici gruppi di personedestinatari, e nel gergo da loro usato. Ci sono giovani che hanno una visione sbagliata dell’HIV come di un rischio trascurabile, ed è particolarmente importanteche ci impegniamo con lorosul loro stesso piano cognitivoe li spingiamo a rifletteresulle conseguenze dell’infezione.

Molte persone pensano ancoraalle conseguenze, ma sfortunatamente cominciano a farlo troppo tardi, e cioè quando un medico o un operatore socialedice loro che sono risultatipositivi al test. A quel punto la malattia, fino ad allora unconcetto confuso e distante, diventa improvvisamente molto reale. Solo se riusciremo a far rifletterele personesull’HIV prima che sia troppo tardiavremo fatto dei veri progressi.

Per raggiungere questo obiettivo saranno necessari pazienti sforzi a lungo termine. Ci devono essere attrezzature, servizie progettipensati per i gruppi destinatari: più saranno differenziatie vicini alle esperienze personalie più saranno anche efficaci. Le organizzazioni benefiche che si occupanodi AIDS, come le associazioniAIDS-Hilfe in Germania, possono continuare a giocare un ruolo importantein questo se rispondono alla nuova sfida, il che, purtroppo, non sta succedendo ovunque.

Coloro che sono sieropositivioggi hanno buone possibilità di vivere a lungo, almeno in Europa occidentale; in altre partidel mondo, comel’Africa, la questione è diversa. Questa situazione alleviata per noi, tuttavia, non dovrebbe portare all’autocompiacimento.

 
  
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  Vittorio Agnoletto, a nome del gruppo GUE/NGL. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono un medico che da vent’anni lavora sull’AIDS e devo dire che, francamente, mi sarei aspettato dalla Commissione delle proposte molto più precise e pragmatiche. Nell’Unione europea la trasmissione avviene primo, per via sessuale. Allora, per essere molto precisi:

1) La Commissione spinge tutti gli Stati a organizzare i corsi di informazione sessuale all’interno delle scuole?

2) Spinge gli Stati a una calmierizzazione del costo del profilattico, che attualmente è l’unico strumento che può bloccare la trasmissione sessuale?

In Europa, il secondo livello di trasmissione è per via endovenosa, soprattutto per coloro che fanno uso di droghe. Allora, cosa fa la Commissione per spingere gli Stati ad applicare strategie di riduzione del danno, che sono le uniche che possono ridurre la trasmissione per via endovenosa per coloro che non riescono, non possono o non vogliono smettere di assumere sostanze?

Per quanto riguarda il resto del mondo, io mi sarei aspettato che la Commissione venisse qui e ci dicesse: dopo otto mesi di braccio di ferro con il Parlamento, prendiamo atto che il Parlamento ha votato la modifica dell’articolo 6 dei TRIPS, pur dichiarando che non avrebbe portato a nessuna modifica, ma su un impegno della Commissione a battersi per modificare le regole del WTO. Attualmente le regole TRIPS garantiscono per vent’anni il brevetto alle multinazionali con il risultato che in Africa i farmaci non arrivano. Di tutto questo non ho sentito assolutamente nulla! Se non si cambiano queste regole, per il resto parlare dell’Africa è fare solo e unicamente parole!

E da ultimo, ma possibile che mentre tutti parlano di lotta all’AIDS, voi avete un Commissario Mandelson che scrive le lettere al governo thailandese dicendo di non fare delle leggi che permettono di distribuire i generici e andando a sponsorizzare nelle sue lettere aziende, con nomi e cognomi, come la Sanofi-Avensis! Ma io credo che su questo la Commissione qualcosa dovrebbe aver da dire!

 
  
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  Françoise Grossetête (PPE-DE) . – (FR)Signor Presidente, è vero, l’AIDS ha fatto troppe vittime, decisamente troppe, ne fa ancora e ne farà ancora molte. Disgraziatamente, molti bambini saranno contagiati prima della nascita. Abbiamo sentito le cifre, che sono allarmanti, e non intendo tornarci sopra.

Purtroppo, l’AIDS continua a diffondersi non solo negli Stati membri dell’UEma anche negli altri paesi, e per combattere questa nuova ondata dell’epidemiaè indispensabilerafforzare la prevenzione eoffrire maggiori trattamenti, cure e aiuti, formando dei partenariati, che sono assolutamente necessari per questo. Parallelamente alla prevenzione,dobbiamo facilitare l’accessoall’informazione, alla consulenza, alle cure e ai servizi sociali. Dobbiamo attenuare l’impattonegativodi questa malattia, perché uno dei suoi aspetti più tristi è il fatto che si tratta ancoradi una malattia tabù, qualcosa di cui la gente non osa parlare liberamente. Per arrivare a tutto questo, è necessario mobilitarele risorse disponibili e la ricerca, coordinare i nostri sforzie finanziare dei progetti specifici. Solo se tutti gli attori interessatilavoreranno insieme in un partenariato efficacepotremo contribuire in maniera significativa e durevolea bloccare quest’epidemia.

Quello che colpisce è il fatto che i giovanieuropei di ogginon abbiano mai conosciutoil tipo di efficaci campagne di prevenzioneche erano state condotte negli anni ‘80. Le società europeedevono prendersi le loro responsabilitàe trasmettere ai giovanile informazioni essenzialisu HIV e AIDS. Gli ultimi sondaggimostrano un livello stupefacented’ignoranzasu questa malattiafra i giovani: il 54% di loronei “vecchi” Stati membridell’UEpensano che si può essere contagiati dall’HIVcondividendo il bicchierecon una persona infetta. Questo mostra quanto sia necessario migliorare la sensibilizzazionee investirenella prevenzione e nell’informazione sull’uso dei preservativi, il cui costorappresenta un’altra questioneche deve essere affrontata. I risultati del sondaggio mostrano anche che non possiamo interrompere gli sforzi e dimenticare questamalattia, ormai non più “nuova”. Nella sensibilizzazione, è necessario veicolare i messaggi giusti, quellipiù su misura per i destinatari. Attualmente ci si sta impegnando su questo fronte: dobbiamo diffondere messaggi più moderni, che possano davvero restare impressi nell’animo giovanile. Ancora fino a poco tempo fa, e per motivi essenzialmente di natura etica, era lasciato, essenzialmente, all’iniziativa del singolo pazientela richiesta di consigli e del test HIV. Retrospettivamente,possiamo ora identificaredue problemi connessi a questa impostazione: in primo luogo, la disponibilità di servizi era scarsae, in secondo luogo, le persone avevano paura di venire stigmatizzate e discriminate. Nei paesi poveri, il carattere volontariodel testrappresenta un serio ostacoloalla lotta contro la pandemia. Come possono essere in grado di dare un “consenso informato” persone prive di mezzi e d’istruzione? Come può una personache non ha mai sentito parlare del virus HIV acconsentire a sottoporsi al test?

Infine,qual è il vantaggio per un individuodi fare il test HIV se vive in un paese che non ha un sistema di protezione sociale? Recentisondaggi nell’Africa sub-sahariana mostrano che solo il 12 per centodegli uomini e il 10 per centodelle donnehanno fatto il test e ricevuto i risultati. Questa malattia costituisce una minaccia permanente, contro cui non dobbiamo abbassare la guardia!

 
  
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  Pierre Schapira (PSE) . – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’AIDS resta uno deigrandi flagellidel XXI secolononostante la mobilitazione eccezionaledella comunità internazionalenegli ultimi 20 anni per combatterlo, e sia pure con sporadici momenti di minore intensità.

Ricordo che l’arresto e l’inizio dell’arretramento della diffusione dell’AIDS entro il 2015 costituisce il sestodegli obiettivi di sviluppo del millennio nella lista delle Nazioni Unite, approvata nel settembre 2000. Tuttavia, la situazione attuale nei paesi in via di sviluppo(e in particolare in Africa dove il tasso di mortalitàa causa dell’AIDS continua ad aumentare)ci impone di raddoppiaregli sforzi per raggiungere quest’obiettivo.

A questo riguardo, l’intervento dell’UE potrebbe seguire diverse direttrici potenziali. In primo luogo, si potrebbero rafforzare le intese di cooperazione, in particolarecon le autorità localinell’emisfero meridionale,perché è solo a livello localeche si possono trovare soluzioni durevoliper quanto riguarda le cure agli ammalati, la prevenzione della malattia, la fornitura di medicine, la realizzazione di campagne d’informazione e prevenzione, e la gestionein generale dei servizi sanitariadattati ai bisogni delle popolazioni locali.

In secondo luogo, dobbiamo trovare soluzioni peraffrontare il problema della scarsità di personale sanitarionei paesi poveri. L’Europadeve intervenire in questo ambito con programmiconcreti eadeguatamente finanziatiper permettere ai professionisti del settoredi esercitare il loro mestierenei loro paesi d’origine, in condizioni e in strutture adeguate, dotate dell’attrezzatura e delle medicine necessarie.

Da ultimo, la lotta all’AIDS nel lungo terminerichiederà un fermoimpegno per facilitare l’accesso ai medicinali dei malati dei paesi in via di sviluppo, a prezzi a loro accessibili. Dal momento che molti malati di AIDS del Sud del mondohanno già sviluppato una resistenza ai medicinali di prima generazioneche hanno ricevuto, è indispensabiletrovare i modi per rendere le curepiù recenti disponibili in forma generica nei paesi poveri. Per questa ragione vorrei chiedere specificamente alla Commissionedi garantire che i negoziati attualmente in corsoper accordi bilateralie regionali(specialmente gli APE)non prevedano alcuna disposizione che possa limitare la possibilità per i paesi dell’emisfero meridionaledi avvalersi delle clausole di flessibilitàdisponibiliai sensi dell’accordo TRIPSe della dichiarazione di Doha del 2001 per tutelare i loro malati di AIDS.

Non ho altro da aggiungere. La situazione inaccettabile dei milioni di persone che ogni anno muoiono di AIDS impone all’Unione europeadi prendersi le sue responsabilità. E’ ormai tempo di passare dal dire al fare.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membrodella Commissione.(EN)Signor Presidente, sarò breve, perché mi rendo conto che il tempo stringe.

Vorrei solo ricordare tre o quattro punti. In primo luogo, stiamo discutendo di un problemache interessa l’intera popolazionee questo è il messaggio che cerchiamo di trasmettere. Non è più una questionedi gruppi a rischio, di cui chi non ne fa parte non si deve preoccupare: è un problemaper la popolazione in generale, per i giovani, per le donne. Dobbiamo aumentare la consapevolezza di questo fatto, e anche il messaggio politicodeve arrivare a destinazione.

In particolare(visto che è stato menzionato)sulla questione dell’immigrazioneabbiamo scelto una strategia particolare. La Presidenza portogheseha considerato le questioni della salute e dell’immigrazione fra le tematiche principali del proprio mandato, e l’accessodegli immigrati (anche quelli non in regola) al test, all’assistenza sanitaria e alle cure, ne rappresenta un aspetto importante. Stiamo discutendo di questo nonsolo per il bene di queste personee il rispetto dei diritti umani, che naturalmente rappresentano comunqueuna priorità, ma anche per tutelarela societànel suo insieme.

I punti che sono stati sollevati, come la possibilitàdel ricambio delle siringheper i tossicodipendenti, la promozione dei profilattici, l’educazione sessualenelle scuole, i probleminelle carceri, rientrano tutti nelle discussioni che intavoliamocon gli Stati membrie lasocietà civile. Abbiamo una commissione di esperti dove tutti sono coinvolti, discutono e si comunicanole prassi e le esperienze migliori. Tuttavia, ovviamente, nel quadro istituzionale dell’Unione europeasappiamo di non avere la piena competenza: attuare queste politiche è responsabilitàdegli Stati membri. Pertanto, cerchiamo di attirare l’attenzionea livello politico, teniamo discussionisul piano tecnico ma, in ultima analisi, prendere iniziative specificherientra nelle competenze degli Stati membri.

Per quanto riguarda le altre problematiche sollevate dall’onorevole Agnoletto, ho preso notacon grande interesse della questione dei TRIPS, così come ho preso nota degli effettiche avrebbe sull’accessoaimedicinalinei paesi in via di sviluppoe di tutte le altre tematiche menzionateriguardanti il dialogo con paesi extraeuropei. Li farò presenteai miei colleghiresponsabili per quei determinatisettorie li informeròdei punti sollevatidall’onorevole deputato.

Infine, per quanto concerne l’accesso al trattamento ARV nell’Unione europea, come primo passo (e sperando di estenderla poi ad altre zone)stiamo sostenendo molto attivamentel’iniziativa della Presidenza tedescain seguito alla conferenza di Bremaper arrivare alla disponibilità di un trattamento ARV economico e alla portata di tutti i pazienti e di coloro che ne hanno bisogno. Abbiamo già in merito una prima storia di successo, se così si può dire, per la Bulgaria, ma, ovviamente, ci impegneremo per questo a livello di Presidenza, col sostegnodella Commissione, e con la speranzache, una volta consolidato il modello, tale metodo si possa applicareal di fuori dell’Unione europea. Questo resta sempre il nostro obiettivo.

Ancora una volta, vorrei esprimere la mia gratitudine agli onorevoli parlamentariper questa discussione estremamente interessantee assicurarli di aver preso nota di tutti i punti sollevati.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

 

15. Inquinamento causato dalla marea nera nel Mar Nero e nel Mar d’Azov in seguito al naufragio di vari natanti (discussione)
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sull’inquinamento causato dalla marea nera nel Mar Nero e nel Mar d’Azov in seguito al naufragio di vari natanti.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membrodella Commissione.(EN)Signor Presidente, anzitutto vorrei dire che il mio collega Dimas si scusa per non poter essere presente oggi per questa discussionema, come sapete, si trova alla conferenza sul riscaldamento globaledove deve rappresentare la Comunità.

Si tratta di una questione molto importante. Sappiamo che violente tempeste nella regione del Mar Neroa novembre hanno causatouna tragicaperdita di vite umane e di beni, nonché naturalmenteun danno ambientale, con una perdita di olio combustibilestimata in 1 300 tonnellatee l’affondamento di navi che trasportavanozolfo. A norma di un accordo bilaterale, la Commissioneha inviato una squadra di cinque espertiUE, cui si sono aggiuntirappresentantidella Commissionee del programma delle Nazioni Uniteper l’ambiente. Gli espertiUE hanno trovatole operazioni ucraine di bonifica già ampiamente avviate. La tecnologia e le risorse disponibili sul posto sono state considerate sufficienti, e l’Ucraina non ha formulato richiesteper attrezzature di emergenzaaggiuntive. I principali risultatidella missionesaranno presentatialle autoritàucrainea Kiev il 14 dicembre. Nel corso di quell’incontrole discussioniverteranno anche sull’ulteriore rafforzamento della cooperazionetramite un controllo più efficacedellaqualità ambientaledel Mar Nero.

Secondo le statistiche internazionali delle fuoriuscited’idrocarburi, quella verificatasinel caso di specie può essere consideratadi livello medioe si presume nonrappresenti un grave disastro ambientale. Naturalmente, questo non significache non siamo ugualmente preoccupati, in particolare perché esiste semprela possibilitàdi un inquinamento secondario. La densitàdellepressioni ambientali, la presenzadi specie vulnerabilinello stretto, la delicatezza politicadella zonae il rischio di ulteriori incidenti analoghi in futurosono tutti fattori che mettono in luce la necessitàdi valutare la situazione in maniera più ampia. La Commissioneeuropea sta quindi considerandola possibilità di seguire ulteriormente la situazioneattraverso altristrumenti,quali missionidi valutazione post-danno, per cuiattendo con piacere l’inizio della discussione sull’argomento.

 
  
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  Stanisław Jałowiecki, a nome del gruppo PPE-DE. (PL)Signor Presidente, avere oggi l’opportunità di discuterel’incidente del Mar Nerodel mese scorso è estremamente positivo, per almeno due ragioni.

La prima è che, rispetto a molti paesi, Russia compresa, il Parlamento europeo ha un ruolo da giocare in quantosurrogato dell’opinione pubblica. Immaginate cosa succederebbenei mezzi di comunicazione di massa europeise un disastro del genere avvenisse, per esempio, nelMar Baltico. La televisioneci delizierebbecon immagini della flora e della fauna colpite per giorni e giorni, e saremmo sottoposti a un bombardamento di opinioni di espertiche illustrerebbero i nefasti effettidel disastro. In Russia, per contro, i mezzi d’informazione tacciono, e solo con grande difficoltà sono stato in grado di raccogliere poche scarne informazioni, soprattutto da fonti ucraine. La nostra voce, pertanto, è particolarmente importante in questo ambito.

La secondaragione èrappresentata da quello che chiamereil’ampliamento della nostra coscienza europea: la coscienza del fatto che regionicui finora abbiamo prestato un’attenzione scarsa o nulla, come il Mar Nero, sono parte integrantedel nostro continente, nonsolo in senso geograficoma anche in termininaturalistici, ecologici, economicie culturali; la coscienza del fatto che siamo parte di un tutto unicole cui parti si influenzano a vicenda.

Una tale consapevolezza dovrebbe aumentare il nostrosensodi responsabilità, che si dovrebbe estendereanche alla regione del Mar Nero, e la nostra responsabilitàci autorizza a chiedereche il bacino del Mar Nerosia resomolto più sicuro di quanto fosse in passato. Si ricordi, per inciso,che incidenti di minore entitàvi sono avvenuti diverse volte nel recente passato.

In tale contestodiventa particolarmente importante richiedere i seguenti elementi. Anzitutto, l’osservazione della situazione nel Mar Nero,sia ora, meno di un mese dopo il disastro, sia molto tempo dopo.

La richiesta successiva è quelladi fare in modo che i paesi prossimi all’Unione europea inizino finalmentea modernizzare le loro flotte, e specialmente le loro petroliere. Il Mar Nero sta diventando sempre più nero, e non per lecause naturalia cui deve il suo nomema per il coloredel petrolio greggio: rischia di diventareun grande serbatoio di petrolio. Si deve fare pressione sui paesi confinanti con l’UEper imporreun divieto immediato all’usodelle obsoletepetroliere monoscafo.

Chiedo pertanto a quest’Auladi approvare la propostadi risoluzione che è stata presentata, in cui chiediamo alConsiglio e alla Commissioned’intensificare la cooperazionecon gli Statirivieraschi non membri dell’UE. Un confine terrestrepuò essere chiuso in maniera relativamentefacile, ma uno marino no. Dal momento che non si tratterà di costruire dighe, l’azione propostaè anche nel nostro interesse.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău, a nome del gruppo PSE.(RO)Signor Presidente, in seguito alle recenti violentitempestenel Mar Nero, quattro navi sono affondatee sette sono rimaste danneggiate, fra cui due petroliere.

Gli incidenti sono avvenutinello Stretto di Kerch, che collegail Mar Nero al Mard’Azov e rappresentala via principaleper l’esportazione di petrolio russoin Europa.

2,000 tonnellatedi olio combustibilesi sono riversate in maree le navi che sono affondate trasportavanopiù di sette tonnellatedi zolfo. Il meccanismocomunitario di protezione civileha inviato una squadra di setteespertisul campoper valutare gli effettie identificarele azioni necessarie.

Come relatorea favore della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione sulla Sinergia del Mar Nero, ho chiesto all’Unionedi assumere un ruolo di guidanella promozionedei principi della politica marittima comunee nello sviluppodelle vie di trasporto marittimo in questa regione.

Il pacchetto legislativosui trasporti marittimiè importanteper la regione del Mar Nero. La direttiva sui controlli portualie la direttiva 65/2005 sulla sicurezza nei portiaumenteranno la sicurezza del trasporto marittimonella regione.

Nel 2006, ai sensi del memorandum d’intesa sulMar Nero, sono state effettuate più di 4650 ispezioni di navibattenti 83 bandiere diverse. In seguito alle ispezioni effettuatedalle autorità bulgare, georgiane, romene, russe, turcheeucraine, si è appurato che il 69,39 per centodei natanti avevano difetti, e il 6 per centocirca di essi è stato trattenuto. Del totale delle navi trattenute, l’8,7 per centoera composto da cargo, il 2,9 per centoda navi passeggeri, il 2,7 per centoda navi che trasportavano sostanze chimicheelo 0,5 per centoda petroliere. Queste requisizioni erano dovutea difetti nei sistemiper la sicurezza della navigazione, all’assenza di attrezzature di salvataggioe a imperfezioni nell’equipaggiamentoe nelle strutture preposte alla stabilità della nave.

Inoltre, dei paesi che si affacciano sul Mar Nero, uno(la Georgia), è nella lista nera del memorandum d’intesa di Parigi, e gli altricinque sono nella lista grigia.

Penso che l’Unionedovrebbe fare di piùper una maggiore sicurezzadel trasporto marittimonella regione.

L’Agenzia europea per la sicurezza marittima, insieme alsegretariato del memorandum d’intesadi Parigie agliStati membri, finanzieràgli studie i programmiper aumentare la sicurezza del trasporto marittimo. A partire dal 2007, l’agenzia appoggerà gliStati membri, offrendo assistenza, per dare loro la capacitàdi preveniree contrastare l’inquinamento marinoda sostanze tossiche.

Attraverso ilbilancio TEN-T, la Commissioneha già dato vita a progetti per lo sviluppodelle vie marittime nella regionedel Mar Baltico, del Mar Mediterraneoe dei mari situati in Europa occidentale. Chiedo che la Commissionecompia uno studio analogoanche per la regione del Mar Neroe chiedo altresìche sia utilizzato il servizio CleanSeaNet, sviluppato dall’agenzia, che permette di identificare le perdite di greggioe controllarele acque europee, anche nella regione del Mar Nero.

 
  
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  Roberts Zīle, a nome del gruppo UEN. – (LV) Signor Presidente, signor Commissario; vi ringrazio, e anzitutto vorrei ringraziare anche l’onorevole Costa, che ha presentato la propostadi risoluzione sull’argomento oggetto di discussionea nomedella commissionesul trasporto e il turismo. Politicamente, tuttavia, avrei preferito una reazione molto più rapidadella semplice sottolineatura della necessità per il Consigliodi non indugiare nell’adottareuna posizionesulle sette proposte legislative nel terzo pacchettosulla sicurezza marittima. A mio parere, questo non risolve nullain mari interni ecologicamentea rischio, come il Mar Nero e il Mar Baltico, su cui si affacciano sia Stati membri UEsia la Russia. Tenendo conto del livello dei prezzi del petrolioe dei profitti connessi, le esportazioni di greggio russe via mare cresceranno molto rapidamente in futuro. Questo corrisponde alla politicadella Russia in materia di trasporti: esportare il petrolio attraverso i propriporti, mantenendo allo stesso tempochiusi gli oleodotti ai terminali petroliferi UEdi Ventspils e Būtingė. Possiamo attenderci un aumento nella domanda di queste petroliere in Russia, e tale flotta riceverài necessariinvestimenti per evitareun uso ulteriore di petroliere monoscafivecchie di 40 annie battelli progettati per la navigazione fluviale? Non credo. La motivazione principale peril trasporto potenziale di greggio per via marittima sarà l’utilizzo di rottami il più possibile economici. Credo che se le misure restrittiveper la sicurezza marittimasono mantenute solo nell’Unione europea, questo non salverà l’ambiente dei maricircostantia meno che non vengano introdotti i parametri internazionali. Vi ringrazio.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE).- (HU)Abbiamo assistito a una crescita esponenziale in molti settori negli ultimi decenni, ma niente è paragonabilealla crescita che si è verificatanel commercio mondialee, in connessione a questo, nel trasporto di beni. Il trasporto via mare hagiocatoun ruolodi primo pianoin questa esplosione, dato che il 90% del commercio estero dell’Unione europeasi svolge in questo ambito. Dal momento che questa è la formadi trasporto più importante, mi sembra che la gente abbia il dirittodi aspettarsi che questo mezzodi trasporto di persone e benisia anche sicuro e non inquinante, in modo da ridurre il rischio di incidentiin mare, e dell’inquinamento causato dai natanti.

Negli ultimi mesisono avvenuti tre gravidisastri, il cui totaleinquinamento è pari a quello causatodallaExxon Valdeznel 1989, il che deve quindi far riflettere. Si deve attirare l’attenzione sull’importanzadella prevenzione e dell’adozione di misure efficaci. Il dannoambientale causatoda incidenti come questinon si ferma alle frontiere di uno o due paesi, o di un continente, ma mette in pericoloe infine distruggerà irreversibilmente i nostrivalori comunie i nostri tesori naturali comuni. Esiste pertantoun’urgentenecessitàdi una coordinazione internazionale più efficacerispetto a quella attuale, e di un maggior impegno nella prevenzioneattiva e nelle azioni di ricuperodopo gli incidenti. E’ del pari necessariorivedere senza indugio il diritto internazionale nel settore, per colmare le lacune, proibireai natantiprogettati per la circolazione fluvialedi navigare in mare, e rafforzare effettivamenteil principio “chi inquina paga”. E’ dovere primario dell’Unione europeapremereper l’adozione dimisuretese a garantire la sicurezza nelle spedizioni marittimea livello internazionale, come già avvenuto all’interno dell’Unione europea. Vi ringrazio.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (PSE).- (RO)Signor Presidente, l’incidentedi novembre ha causatoun danno ecologicosia al Mar Nero, sia al Mar d’Azov, dimostrandoche le acque marine non conoscono frontieree le immissioni di greggiocausateda incidentiavvenuti fuori dallo spazio europeopossono avere ripercussioni anche sugli ecosistemi costieri degli Stati membri.

Le navi affondate che hanno causatol’inquinamento nelMar Neroerano state progettate per la navigazione nelle acque internee non per quella marina, causando cosìl’immissione di tonnellatedi petrolionel mare e danneggiando glihabitat naturalimarini. Oltre 15000 uccelli e delfinisono stati ricoperti di olio combustibilee diverse specie rare di flora e fauna, viventi sulla costa e nei fondali del Mar Nero, sono state distrutte, rendendo necessarioun notevole impegnoper ripristinarel’integritàdell’ecosistema di quel mare.

Il degrado della vita marinaè carico di conseguenze negative, dal momento cheha ricadute sulla sicurezza dell’ambiente, sulla qualitàdella vitae sulla salute della popolazione. La forte riduzionedellabiodiversità nel Mar Neroè preoccupante a causa del continuo degrado dell’ecosistema, della pesca di frodo e del sovrasfruttamentodelle risorse naturali, e l’inquinamento da idrocarburi contribuisceal peggioramento delle condizioni ambientali in questa regione, che è ritenuta essere la più inquinata del mondo.

I capi di Stato e di governodell’Unione europeahanno preso l’impegno di arrestare la riduzione dellabiodiversitàentro il 2010, e questi obiettividevono essere raggiunti anche nel settore marittimo.

Nell’Unione europea, dobbiamo garantire che il trasporto marittimosia effettuato in condizioni di sicurezza, e che i confini marittimisiano protetti nella maniera più efficiente possibile dai pericoli provenienti da oltre frontiera. Inoltre, il nuovo Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessimira a una migliore applicazionedel principio “chi inquina paga” e spero che avrà un’influenzapositivasui metodiper prevenire questo tipo di catastrofi ambientali.

 
  
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  Nickolay Mladenov (PPE-DE).- (BG)Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Mar Neronon è soltanto un confine esterno dell’Unione europea in seguito all’ingressodi Bulgaria e Romania ma anche un maredall’enorme potenziale economicoper lo sviluppo dell’Unione. Se consideriamo il Mar Nero e il Mar Caspiocome una sola regione, il suo mercato ha un potenziale volume di commercio estero stimabile in oltre 200 milioni di euro e una popolazione di oltre350 milioni.

Permettetemi di ricordare brevemente la discussione di settembre,alla vigiliadei grandi incendi e inondazioni in Europa. Allora abbiamo discussola necessità per le istituzioni di creare unità congiunte per aiutare gli Stati membria rispondere ai disastri naturalicome quelli che ci hanno colpito quest’anno. Una necessitàanaloga potrebbe ora essere identificata in relazione alla regione del Mar Nero. Anzitutto, chiedo alla Commissione europeae, naturalmente, agli Stati membri, specialmente Bulgaria e Romania, di avviare unostudio a carattere prioritario dell’opportunità d’istituireun centro di soccorso regionaleper l’area del Mar Nero, in modo da aiutare i paesia gestire gravi situazionicome quella cui abbiamo assistito alcuni mesi fa. In secondo luogo, dovrebbe essere condotta un’analisi approfonditadelle cause reconditedi questi e di tutti gli altri disastri avvenuti nella regione del Mar Nero,in modo da poter apprendere le lezioni del casoe formulare raccomandazioniper la nostra politica nella regione. In terzo luogo, è tempo di creare un centro d’informazioni per la navigazione regionalenel Mar Nero, il quale contribuiràalla sicurezzadelle rotte per i trasportie, più in generale, della navigazionenella regione.

La tragedianello Stretto di Kerch è un fatto che dobbiamo accettare e gestire nei tempi più brevi possibili, e questo vale specialmente per gli Stati membriche confinano con la regionedel Mar Nero; ma cerchiamo anche di sfruttare l’occasionedi questa tragediaper cercarvi sia le ragioni sia le opportunitàper una cooperazionefra gliStati membri, la Commissionee gli altri paesiche si affacciano sulMar Neroin modo da migliorare la sicurezzadi questa importante via di comunicazione europea. Vi ringrazio.

 
  
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  Roberta Alma Anastase (PPE-DE).- (RO)Onorevoli colleghi, come relatrice sullacooperazione regionalenel Mar Nero, saluto con favore l’avvio di questa discussione, ma mi spiace moltoconstatare che il suo tema è, in realtà, un triste riconoscimentodel fatto che il Mar Neronon è ancora oggetto dellanecessaria attenzioneda parte dell’Unione europeae di un livello soddisfacente di attuazione degli interventi previsti.

Nondimeno, vorrei ricordarvi che, da quandola Bulgaria e la Romania sono entrati nell’Unione europea, il Mar Neroè diventato parzialmente un mare internoe noinon possiamo ignorare la suaimportanza strategicaper il mondo intero.

La regione del Mar Neroè di primaria importanzadal punto di vistadella politica dell’Unione europeain materia di energia e di trasporti. Pertanto, questo ci obbliga a elaborare unastrategia globalee lineareper l’intera regione, una strategiache miri a garantire la sicurezza, lo sviluppo sostenibilee la completa integrazione degli aspetti legati alla tutela dell’ambiente. Cosa ancora più importante, per promuovere una vera politica a livello regionale, sono necessarie iniziative congiuntedi tutti i paesi che si affacciano su quelmare, andando oltre il quadro nazionalee bilaterale.

Pertanto, sono lieto che nel 2007 sia stata lanciata la Sinergia del Mar Nero, ma voglio ripetere un aspetto essenziale della mia relazione, ossia la necessità di prendereprovvedimenti concretie fermi in modo da svilupparee portare a termine questa iniziativa di cooperazione, sia all’interno della regionesia nei rapporti fra la regionee l’Unione europea.

L’11 novembre 2007 il dramma della marea neraci ha dimostrato che, in questo campo, dobbiamounire i nostri sforzi. L’Unione europeadeve svolgere interamente un ruolo centrale, sia tramite un maggiore coinvolgimentonello sviluppo della Sinergia del Mar Nerosia tramite l’incoraggiamentoai propri vicini e partner a seguirla in questa direzione. Questa è la solamaniera in cui saremo in grado di rispondereefficacementealle aspettative e alle richieste dei nostri cittadiniche oggi subiscono le dirette conseguenzedel disastro dell’11 novembre.

 
  
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  Rumiana Jeleva (PPE-DE).- (BG)Anzitutto, vorrei esprimere la mia soddisfazioneper il fatto che la Commissionesia intervenuta con quest’opinione. La discussione mostra come il Mar Nerosia oraal centro dell’attenzione della politica edei politici europei. Lodo questa impostazionee credo che tutti i cittadinidell’Unione europea ne trarranno vantaggio. Come detto precedentemente, si dovrebbefare molto di più per proteggerela regione del Mar Nero. Il punto è come prevenireincidenticome quello avvenuto nello Stretto di Kerch, perché i disastri non possono essere mai totalmenteprevenutima la loro causa profonda può certamenteessere ridotta d’intensità.

Ci sono due modi per garantireuna migliore protezione dei nostri mari. Il primo è quello di continuare la promozione della cooperazione regionale. Il secondo è quello di varare, sempre parallelamente alla cooperazione regionale,migliori politiche nel settore della navigazione. Le misure suggerite nel terzo pacchetto della politica marittimavanno nella giusta direzionee dovrebbero venire attuate nella miglior maniera possibile. La loro attuazione è indispensabile per la prevenzione di eventicome questo avvenuto nelloStretto di Kerch nella regione del Mar Nero. Dal momento che ilParlamento europeo e la Commissionehanno già espresso il loro sostegno al pacchetto di misurequalche tempo fa, spetta ora alConsigliodiventare più attivoe compiere i passi necessariper l’introduzione del pacchetto. Una riuscita attuazionedelle misure previste nelpacchetto, abbinata a un livello più marcato di cooperazione regionale (ad esempio nel quadro dell’Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Neroe dell’iniziativa DABLAS per la tutela dell’ambiente), sarebbeun contributo importantealla sicurezza dei nostri mari e, al tempo stesso, potrebbe garantire una posizione migliore per la nostra industria della navigazione di fronte alla concorrenza mondiale.

Credo che questo disastro provi ancora una voltal’importanzadel problema dei nostri bacini idricie la necessità di politiche appropriate per prevenire simili incidenti e tutelare l’ambiente. Credo pertanto che sia veramente venuto il tempoper l’elaborazione concreta e l’entrata in vigore del terzo pacchetto di misurenel quadro della politica marittima. Vi ringrazio.

 
  
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  Gabriele Albertini (PPE-DE).- Signor Presidente, signor Commissario, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, a nome della commissione trasporti e turismo espongo i motivi per la presentazione della proposta di risoluzione sui naufragi nello stretto di Kerch, nel Mar Nero. La nostra solidarietà va alle vittime di questa catastrofe!

Invitiamo il Consiglio e la Commissione a seguire attentamente la situazione del Mar Nero e a adottare le azioni concrete per contribuire a ridurre l’impatto ecologico della catastrofe. L’Europa non è ancora pronta a contrastare il ripetersi di gravissimi incidenti come quello avvenuto nel Mar Nero, con la pienezza delle norme necessarie, che devono comprendere, tra l’altro, la responsabilità degli Stati per la sicurezza delle navi cui danno bandiera nel perseguire anche in sede civile i responsabili di questi disastri ambientali.

Il Parlamento europeo ha votato, in prima lettura ad aprile 2007, il terzo pacchetto sulla sicurezza marittima, ma non è stato ancora approvato per intero e giace inspiegabilmente fermo in Consiglio, nonostante l’impegno su questo tema da parte della Presidenza portoghese di fronte alla commissione trasporti e allo stesso Parlamento. Il pacchetto, costituito da sette rapporti, va in un’unica direzione: aumenta gli standard di sicurezza marittima, salvaguarda i passeggeri e riduce i danni ambientali in caso di incidenti, prevede obblighi e responsabilità per gli Stati, per gli vettori, per gli armatori. Frammentando la discussione e privilegiando alcuni dossier piuttosto che altri, il Consiglio dimostra di non voler affrontare in modo serio la questione sicurezza e di mettere il freno all’intero pacchetto.

La sicurezza marittima è un tema troppo serio per essere oggetto di tatticismi, troppo serio per le esperienze che abbiamo già avuto: Erika, Prestige, più recentemente Segesta Jet nello stretto di Messina e Sea Diamond a Santorini! Per gli incidenti che abbiamo già sperimentato e perché con l’incremento dei traffici marittimi europei e mondiali potranno aumentare i rischi in futuro.

E’ questo il motivo per il quale il Parlamento europeo ritiene che tutte e sette le proposte debbano essere portate avanti positivamente e il prima possibile, prima che si compia un altro disastro ambientale e con perdite umane: per armonizzare le forme di classificazione, per indurre gli Stati a controllare le navi cui danno bandiera, per effettuare nei porti ispezioni sulle navi e per seguirne gli spostamenti, per predisporre le modalità di intervento in casi di incidenti e per verificare e gestire le responsabilità sia nei confronti di terzi e sia nei confronti dei passeggeri. Chiediamo dunque con insistenza al Consiglio che non rimanga insensibile a questo tragico monito che viene dal Mar Nero.

 
  
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  Markos Kyprianou, Membro della Commissione.(EN)Signor Presidente, alcune precisazioni. Anzitutto, per quanto riguarda la Russia, problematica sollevata da diversi deputati:vorrei cominciare dicendo cheilmecccanismo comunitario di protezione civile può essere attivato solo previa richiestada parte di un paese interessato. Lettere ufficiali contenenti un’offerta di assistenzasono state inviate sia all’Ucraina sia alla Federazione russa e, mentre l’Ucraina ha risposto affermativamente, chiedendo l’assistenza, la Russia ha rifiutato l’offerta.

Per contro, sulla questione più generale della sicurezza marittima, il mio collega Vicepresidente Barrot ha scritto il 10 dicembreal suo omologoLevitin,ministro dei Trasporti russo, per far presente queste preoccupazioni e sottolinearel’importanza di una cooperazione rafforzataUE-Russia sia nel Mar Nero sia nel Mar Baltico, per migliorarela sicurezza marittima.

Affrontare i problemi dell’ambiente marinoalivello regionaleè una delle pietre miliaridella strategia marina dell’Unione europeae credo che la proposta direttiva sulla strategia per l’ambiente marino, per la quale è stato raggiunto un accordo in seconda lettura fra Consiglioe Parlamento, rappresenti uno sviluppo molto positivo.

La Commissioneha precisato le sue ideeper una strategianella regionenella sua comunicazione “Sinergia del Mar Nero — Una nuova iniziativa di cooperazione regionale”. La propostasuggerisceun’iniziativache concentrerebbe l’attenzione in ambito politicoa livello regionale. I recentiincidenti nel Mar Nerohanno coinvolto in particolareuna speciale categoriadi natanti, le cosiddettepetroliere di mare e di fiume, che possono navigare in mare apertosolo con determinate limitazioni.

Piùin generale, la Commissioneè preoccupata per la possibilitàche questa categoriadi natantieffettuinocommerci in altre zone marinedell’Unione europeao prossime al territorio UE, e in particolare nel Mar Baltico. All’interno dell’UEabbiamo regole rigidesulla sicurezza marittima e sulle condizionidei natanti, ma ci preoccupiamo anche di quello che succede in acque internazionali,sia perché potrebbe facilmente avere ripercussioni sull’Unione europeasia perchéè nostro interesse tutelare l’ambiente globale. Per questo motivo tali incidenti dimostrano anche l’importanza di continuare a porre l’accento sulle questioni di sicurezza marittimasia a livello dell’UE sia su scala internazionale.

A tale riguardo, come fatto già notaredal Parlamentoe da alcuni deputati, è importanteche sia accelerato l’esame delle settepropostedel terzo pacchetto sulla sicurezza marittima.

Infine, sul problema della risposta a incidenti di questo tipo, la Commissionesi impegna anche nel rafforzarecontinuamentei meccanismi di reazione comunitaria, quali le strutture di protezione civile, per assicurare una pronta ed efficacerispostaper eventuali casi simili in futuro. Questo comprende anche lacooperazione con gli Stati limitrofi, come quelli che si affacciano sul Mar Baltico e, naturalmente, altri paesi terzi.

Desidero ringraziare gli onorevoli deputati per la discussione e naturalmentediscuterò col mio collegai punti interessanti che sono stati enunciati.

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto una proposta di risoluzione(1), conformemente all’articolo 103 paragrafo 2 e all’articolo 108 paragrafo 5 del Regolamento

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, 13 dicembre 2007.

(La seduta, sospesa alle 19.30, è ripresa alle 21.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. KRATSA-TSAGAROPOULOU
Vicepresidente

 
  

(1)Vedasi processo verbale


16. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale

17. Sistemi di garanzia dei depositi (discussione)
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la relazione di Christian Ehler, a nome della commissioneper i problemi economicie monetari, sui sistemi di garanzia dei depositi (2007/2199(INI)) (A6-0448/2007).

 
  
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  Christian Ehler, relatore. (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, è per me un piacere potervi presentareoggi una relazioneapprovata all’unanimitàdalla commissione per i problemi economici e monetari. Prima del voto in commissione, il futurodei sistemi di garanzia dei depositiera stato oggetto di intense discussioni, in particolarealla lucedi specificiproblemi regionalinelle circostanze attualie della recentecrisinel mercato immobiliare statunitense.

Alla fine del 2006 la Commissioneha presentatouna comunicazioneche riesamina la direttiva del 1994 sui sistemi di garanzia dei depositi. Prima di redigere la comunicazione, la Commissioneha effettuato un processo di consultazioni. Sulla base dei dati empirici da questo emersi, possiamo concludereche gli obiettivi della direttivasono essenzialmente stati raggiuntie che allo stato attuale non ci sia bisogno di alcun intervento normativo.

La natura sempre più transfrontalieradelle strutture dei mercati finanziari in Europa, tuttavia, ci impone di concentrarci più intensamentesulla questionedella cooperazionefra i diversisistemi di garanzia dei depositi in Europa. Nella sua comunicazione, la Commissione ha identificatoi settori in cuile misure di autoregolamentazione o il differente trattamentodei fondamenti giuridicipotrebbe apportare ulteriori miglioramenti nell’interesse dei consumatori.

Questa impostazione dovrebbe, a nostro avviso, essere ulteriormente perseguita. Crediamo che il processo dinamico di discussioneche coinvolge la Commissione, gli Stati membri e l’EFDI(European Forum of Deposit Insurers), possa svolgere un ruoloestremamente utilemettendoci in grado di adattarciil più rapidamente possibile alle mutate circostanze.

Il problemaNordea attualmente non giustifica la richiesta di una costosa nuova modificadella direttiva. Sono pertanto grato alla Commissioneper aver statuito in maniera chiara e nettache il problemaNordea, che riguarda essenzialmente il rimborso di contributi, deve essere risolto dagli Statimembri.

Coloro che gestiscono i sistemi di garanzia dei depositinei paesi scandinavie le autorità di supervisionein quegli Statidevono decidereautonomamentese i contributidevono essere rimborsati ose le garanzie dei depositidevonoessere consideratecome polizze assicurativee pertanto non dare luogo a diritti di rimborso. Questo è un problema fondamentale, ma lo è per gli Statimembri.

La relazionepuò essere divisa sostanzialmentein tre parti. La prima parteè costituita da una discussionedello studioeffettuato dalla Commissionee dell’adozione di una posizione in baseai risultati di tale studio, ad esempio l’ammontare della garanziaminima. La seconda parteaffronta il problemadell’attitudine o menodei diversisistemidi garanzia dei depositi in Europa a causare inaccettabili distorsioni della concorrenza. La terza parteriguarda le crisi future e la gestione dei rischi.

Sulla prima partedella mia relazione non intendodilungarmi, dal momento che si è dimostrata largamente condivisae riflettei risultati del processo di consultazionesui sistemidi garanzia dei depositi. Credo che la nostra dichiarazione sul livello minimo di copertura(che dovrebbe subire aggiustamenti per tener conto dell’inflazionela prossima volta che la direttiva sarà rivista)segna un giusto equilibriofra gli interessidei nuovi Stati membrie quelli degli Stati membri di più vecchia data. Vorrei sottolineare che ogni Stato membroe ogni garante di depositiha giàl’opzionedi andare oltre il minimo ammontare stabilito a livello europeo all’atto della garanzia.

Un altro punto importantedi cui si occupa la relazioneè l’esamedella possibilità chei diversisistemi di garanzia dei depositie i vari metodiusati per finanziarlicontribuiscano a distorcere la concorrenza. La Commissione ha precisato le sue opinionie ha presentatouno studioche, se le sueraccomandazionisaranno accolte, risulterà in un’armonizzazionedei finanziamenti per i singoliStati membri.

Se agli Stati membricon sistemiex post fosse ora chiestodi effettuare una completae dispendiosa ristrutturazionedei loro sistemi di garanzia dei depositi, sarebbe necessarioanalizzaresela diversitàdei sistemi stessie le inaccettabili e costose distorsionidel mercato che ne derivanosiano in qualche modo giustificabilinel mercato interno. Questo aspetto non è stato ancora analizzato, e sarà invece importante farlo infuturo.

La terza partedella relazione esaminala gestione del rischio e della crisi. Il mercato internoe il crescentegrado d’indipendenzatransfrontalieraci imponedi esaminarese la gestione del rischio transfrontaliero e della crisifunzioni bene. C’è il bisogno urgentedidiscussioni approfonditecon tutte le parti interessate. Questioni che si trascinano da tempo come il problemadelparassitismo(free riding) e il rischio moraledevono essereaffrontati in quel contesto.

Credo che valutazioni empirichedi analisi della gestione della crisie del rischiosiano indispensabilise vogliamo elaboraredelle intese fattibiliper ripartire gli oneriin caso dicrisi transfrontalieree dei metodi comuniperl’identificazione rapida del rischio ovverosviluppareun sistemaper l’introduzionedi contributi basati sul rischio. Queste valutazionidovrebberoallora determinare il contenuto di discussioni successive.

In questo contestorespingo anche recisamente l’emendamentodel PSE, che postuladistorsioni delmercato già esistenti,mentre di essi non c’è prova. Riteniamo che il presente processorappresenti la maniera corretta di affrontare il problema.

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione.Signora Presidente, vorrei anzituttoesprimere i miei più sentiti ringraziamentialla commissione per i problemi economici e monetari e, in particolare, al relatore, l’onorevole Christian Ehler, per sostenere la politica illustrata nella nostra comunicazione.

Sottoscrivo pienamentela vostra opinione secondo cui propostedi carattere legislativonon sono appropriate in questa fase. Alcune questionipossono essereregolatetramite la normativa esistentesenza costieccessivie lavorando insiemecon lo European Forum of Deposit Insurers (EFDI). La recentebufera finanziariadimostrache il mantenimento dei depositi e della fiduciaè di vitale importanza duranteuna crisi finanziaria. Per quanto riguarda isistemi di garanzia dei depositi, due elementisembrano esserecruciali:un livello di copertura adeguatoeun pagamento rapido degli indennizzi. Se i depositantisanno che il loro depositosarà copertoe se hanno fiduciache i depositi assicurati saranno rimborsati in tempi brevi, non c’è per loro alcun bisogno di mettersi in coda agli sportellidi una banca.

La direttiva in vigoreha dimostrato di essere flessibile e di permettereagli Stati membridi aumentare la coperturasecondola lorosituazione economicaspecifica. Gli Stati membripossono prendere provvedimenti immediatise il lorolivello di coperturasi dimostra inadeguato. I tempi di pagamento degli indennizzi per i depositiassicurativipossono sicuramente essere migliorati. Secondo la direttiva, tali tempinon dovrebberosuperare i tre mesi, ma questa norma riflette latecnologia disponibile nel 1994. Per questo motivo abbiamo chiesto all’EFDI d’identificaregli ostacoli che impediscono un pagamento rapido.

I depositanti devono anche essere resi consapevoli degli strumenti di tutelaa loro disposizione. Gli obblighi d’informazione esistenti nelladirettivasono diversamente applicati nelle varie parti d’Europa. Pertanto, abbiamo chiesto all’EFDId’identificare le pratiche miglioriper una maggiore diffusionedi tali informazioni ai depositanti. Per quanto riguardale crisi transfrontaliere, condivido l’opinione del Parlamentosulla necessità di fare chiarezzasulla ripartizione degli onerie sulle interazioni fra tutte le parti coinvolteprima che una tale crisiavvenga. Le conclusioni dell’ECOFIN del 9 ottobresono chiare su questo punto. Ho notato il suggerimentoche l’EFDI participialle discussioni generalisulla ripartizione degli oneri. Permettetemidi sottolineareche solo in casi rarissimi isistemihanno poteriche vanno oltreil merorimborso ai depositanti. I loro fondi, inoltre,copriranno solo una frazionedelle sommecoinvolte in una crisi transfrontaliera più vasta. Pertanto, non sono in gradodi appoggiare la propostad’includerel’EFDInelle discussioni generali sulla ripartizione degli oneri.

La relazione sottolinea anchel’importanzadi eliminare possibilidistorsioni di mercato. Come richiesto, esamineremo questa materia. Tuttavia, allo stato attualenon pensiamo che l’alto costodi una piena armonizzazionedell’attuale quadro normativo, stimato in una cifra compresa fra2,5 miliardie 4,5 miliardi di euro, sarebbe giustificato. Alcune questioni relative alla creazione di un contesto omogeneosono già al vaglio. Ad esempio, dobbiamo agevolarel’istituto della garanzia integrativa, in base al quale una succursalepuòoffrire un livello di protezionein un paese ospitantepiù alto di quello offerto nello Stato membro di origine. Tuttavia, talvolta, le intese fra sistemi in differentiStati membrinella pratica non hanno funzionato, e noi sosteniamo gli sforzi dell’EFDIper raggiungereun accordo su un modello basato sulla volontarietà. Alcuni Stati membriadeguano già i contributitramite i loro sistemie secondo il rischio specifico della singola banca. Vorremmo assistere gli Stati membri interessati, dato che questo contribuiràad arrivare a un contesto omogeneoper le banchecon profili di rischio simili.

In conclusione, l’Europaha bisogno di sistemi di garanzia dei depositiche garantiscano la fiducia dei depositantiin caso di crisi finanziaria. Con i miglioramentiprevisti, confido che ci avvicineremo di più a questo obiettivo.

 
  
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  Piia-Noora Kauppi, a nome del gruppo PPE-DE. (EN)Signora Presidente, anzitutto vorrei ringraziare tuttiperché si tratta di una questione estremamente attuale.

Sappiamotutti che la tempesta finanziariaha evidenziatol’importanzadi una gestione delle crisi transfrontaliere, e non potrebbe essere più apprezzabile la decisione dell’ECOFIN di istituire maggiore coordinazioneex-antefra Stati membrie, soprattutto, regimi di supervisione.

Le banche sono al centro del sistema dei pagamentie gestiscono i risparmidi comuni consumatoriche non sono professionisti della finanza. Pertanto, il funzionamento correttodei sistemi dipagamento e delsistemadi compensazione e risoluzioneèparticolarmentedelicato. Molte banche funzionano ormai su base transfrontaliera. Un quadro normativo nazionalelacunosoè inadeguato. Attualmente, nemmeno i tipidi contoche rientrano nei parametridel sistemadi garanzia del deficitsono gli stessi in ogniStato membro.

Non dovremmo permettere che questo diventi un problema per i depositanti. Il relatore, l’onorevole Ehler, ha fatto un eccellente lavoronella relazionee ha mostrato molta volontàdi arrivare a un compromesso. In particolare, la relazionecorrettamentesottolinea l’importanzadi eliminarele distorsionidella concorrenza. Come affermato dal Commissario, è molto importantegarantire l’esistenza di un contesto omogeneo.

Tuttavia, mi spiace che la relazione alla finenon affronti il problema dei depositi di garanzia (DG) ex ante. Se pure è stato sostenuto dagliStati membri caratterizzati da sistemidi DG ex postche questo sia un problema specificodella Scandinavia e dei mercati nordici, così in realtà non è e si tratta invece di un elemento che ostacola la concorrenza, su scala più grande,nell’intero mercato unico. Infatti, la maggior parte dei sistemi in Europasonoex ante. Se le regole dellarimborsabilitàe della trasferibilitàdei fondiversati in tali sisteminon saranno armonizzate, questo falseràla sceltaframodelli di succursali e controllatenel paese ospitante, il che porterà a una distorsione della concorrenza. Pertanto è molto positivo il fatto che la Commissionestia studiando la materia, analizzandose vi siano tali distorsionie formulando possibiliraccomandazioni per il futuronel settore, specialmente per quanto riguarda la rimborsabilitàe la trasferibilitàdelle garanzie dei depositiex antegià pagati in contanti.

Pertanto saluto con favore l’iniziativa della Commissionee la relazione dell’onorevoleEhler,ma c’è ancora da fare un lavoro ulteriore.

 
  
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  Pervenche Berès, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, ringrazio il relatore per il testo che ci ha proposto. Per una volta, condivido molti dei commenti fatti dall’onorevole Kauppi. Abbiamo cominciato a lavorare a questo testo in primavera e credo che quelli di noi che pensavano arrivasse al momento giustoabbiano trovato una conferma negli eventi di quest’estate.

Quanto accaduto quest’estate solleva questioni sui sistemi di garanzia dei depositi. Semplicemente non possiamo andare avanticon un sistemadove numerosi attori che operano nel mercatolo fanno in maniera transfrontalierae senzameccanismi di garanzia dei depositiche sianoperlomenoarmonizzati o basati su principi comuni, nell’interesse non solo della concorrenzama anche della fiduciadel pubbliconei meccanismi del mercato.

Sono in effetti rimasta molto colpita,nel corso dei miei diversi viaggi (e non limitati ai paesi scandinavi) di quest’estate,da quantotale questione relativa aisistemi di garanzia dei depositimi sia stata sistematicamenteposta come questione cruciale. Naturalmente, conosco la risposta che potrebbe dare il Commissario: “Se voi sommaste tutti i sistemidi garanzia a livello europeo, il totalesarebbe comunque non più di una goccia nel mare delle sommeche sarebbero necessarie per affrontare la crisi”.Questo è un argomentopoco convincente nel momento in cui dobbiamo ridurreil nostro handicapin terminisia di competitività sia di fiducia nei meccanismi di mercato, in particolare perchéquesto ha l’effettodi distorcerele strategie delle imprese, le quali di colpo si trovano obbligate ad arbitrarefra succursali e controllate, basandosi su ragioni non giuste.

Sulla base di tutte queste considerazioni, ho chiesto al mio gruppo di appoggiarmi, e il gruppo ha presentato un emendamentoche domanda alla Commissionedi lavorare più velocementee di riconoscere le aspettative in materia dei cittadini, i quali possono anche non esprimerele loro richieste in maniera forte e prioritaria, ma devono comunque essere rassicuratisul funzionamento dei mercati finanziari europeie sull’accuratezzacon cui essi reagiscono agli eventi. Un solido sistema di garanzia dei depositi a livello europeonon potrà che contribuire a questo.

Io credo, signor Commissario, che rientri fra i suoi doveriquello di determinare il livellodi fiducia o menonel funzionamento dei mercati finanziari a livello europeo, e penso che sarebbe decisamente troppo poco limitarsi ad aspettare i risultati di nuovi studi. Lei deve agireal fine di accelerare la rispostae metterci in gradodi progrediresu una base più armonizzata, con una lettura più chiara e più trasparentedei sistemi di garanzia dei depositi e del loro funzionamento a livello UE.

 
  
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  Wolf Klinz, a nome del gruppo ALDE . (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, come è già stato detto, i sistemi di garanzia dei depositisono balzati di nuovo agli onori della cronacanelle ultime settimane. Il caso dellaNorthern Rock, le cui succursali sono state invase da centinaia di clienti che correvano a ritirare i loro risparmi, e la questionedell’indennizzo per gli investitori in caso di fallimento della bancasono ancora freschi nella nostra memoria.

Tutto questo illustrafin troppo benecome l’integrazione globaledei mercati finanziari presenti sfide anche per l’Europa. L’aumento della dimensione transfrontaliera nel settore bancariopone gli interrogativi di quale siala giurisdizione competente per la supervisione, quale sia il livello più appropriato di copertura dei sistemi di garanzia dei depositie quale modello di cooperazione transfrontalierasi debba realizzare fra questi sistemi. Come sappiamo, il livello di copertura minima a livello europeo è fissato a 20 000 euro, ma naturalmente in realtà è molto più alto in tanti Stati membri. Il finanziamento dei sistemi garantiti, tuttavia, rientra nella competenza degli Stati membri, e le strutture dei sistemisono piuttosto diverse.

Per questa ragione i punti seguentidevono essere chiariti, e chiariti rapidamente: l’estensione fino a cui i sistemidi garanzia dei depositidebbano essere armonizzati, il loro finanziamentoe l’uso attivoex ante di risorse per la prevenzione dei danni.

Nel caso di istituzioni transfrontaliere, l’attenzionesi concentra, nell’eventualitàdi una crisi, sui meccanismi di supervisione, specialmente in riferimento allavigilanza su gruppi, e sulla ripartizione degli oneri. Se una controllataopera in uno Stato membro ospitantee rientra nel sistema di garanzia dei depositidi quel paesema è soggetta all’autorità preposta alla supervisionedello Stato membro di originein virtù del principio dellavigilanza sul gruppo, si crea un ingorgofra il sistema di supervisionee il sistema di garanzia dei depositi, il che è sicuramenteinaccettabile e contrarioagli interessidegli investitori.

Personalmente, tuttavia, appoggio la lineasostenuta dal relatore. Prima di ricorrere a misure legislative, gli Stati membridovrebbero anzitutto eliminare i difetti restantinei loro sistemi di garanzia dei depositi. Allo stesso tempo, la Commissione, agendo il più rapidamente possibile, dovrebbe effettuare studi miratidella gestione del rischio transfrontalieroe un’analisi dettagliata dei modiin cui i vari sistemi sono finanziati. Sulla base dei risultati di queste ricerche, in una fase successiva si potranno prendere in seria considerazionedelle misure di tipo normativo,se si dimostrano essere opportune enecessarie.

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE-DE).- (EN)Signora Presidente, vorrei ringraziareil relatoreper aver sottolineato la necessità di studi e analisi, ma anche per aver concluso che, se ci sono distorsioninel mercato, si deve fare qualcosa per arrivare a un contesto omogeneo. Penso sia importante chiudere la presente discussione con questa considerazione.

Se ci sono distorsioni, possiamo avere opinioni differenti. Se ci sono. Ma se effettivamente ci sono, si deve fare qualcosa. Dobbiamo fare questoperchépenso che siamo tutti d’accordo nel voleremaggiore concorrenza transfrontaliera, e vogliamo anche garantiregli interessi dei consumatori.

E’ importante discutere le differenzefra i differentisistemi, perché se in alcuni Stati membri ci sono sistemiex antee in altrisistemi diversi ex post, il che in effetti presumeche lo Statopossasoccorrere finanziariamente le banche non in grado di pagare i loro clienti, allora c’è una distorsione.

A mio parere, in ragione delle divergenze di opinione che abbiamo, esiste già una distorsione, che diventa anche più grave se è basatapure sulla presunzioneche lo Stato debba aiutarele banche che non sono in grado di pagare i loro clienti.

Penso che un buon risultato conseguito da questa relazione dell’onorevole Ehler sia il fatto di essere arrivati a quella conclusione, e ritengo sia importanteche nei suoi futuri interventi la Commissione si occupi di questo aspetto.

Possiamo avere opinioni divergentisullo stato dell’arte odierno, ma concordiamo sulla necessitàdi prendere provvedimenti se gli studi da realizzaremostrano l’esistenza di distorsioni.

Vorrei ringraziare il relatore per questoe allo stesso tempo chiedere al Commissariodi rispondere a quest’esigenza con l’azione.

 
  
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  Antolín Sánchez Presedo (PSE).- (ES) Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare l’onorevole Ehler per il suo lavoroche coincide con il decennaledel recepimentodella direttiva del 1994 sui sistemi di garanzia dei depositi, e con un periododi turbolenze finanziariein cui si discute di come migliorare il mercato europeo dei servizi finanziari.

Esiste attualmente una notevoledisparitàfra le soluzioniadottate dai variStati membrie ci sono questioni importantida risolvere. Benché la maggioranza degli Statimembri applichinoil sistemabasato su un fondoex ante, restano ancora divergenze significativeper quanto riguarda il livello delle garanzie, la dimensione dei fondie il loro metodo di finanziamento.

Per fare un paio di esempi: la somma garantitanello Stato più protettivo è otto volte maggiore di quella garantita nello Stato meno protettivo, e il fondo di garanzia in unoStatorappresenta da solo il 40 per centodel totale europeo. Questa situazione crea una distorsione della concorrenza. Il sistemaex post, inoltre,getta ombre sulla stabilità finanziaria nazionale ed europea in caso di crisi.

Anche i gruppi bancari transfrontalieristanno conoscendo problemi. Il consolidamento deifondidi sistemi differenti pone difficoltà pratiche. Si può arrivare a una concentrazione di garanzie in un solo sistemasolo con una proliferazionedi regolamenti e accordi fra Stati, il che frammenta ilsistemae lo rende più vulnerabile a un inaccettabile accumulo di rischi. Esistono interrogativi sostanziali sugli obiettivi del sistema di garanzia dei depositi: l’armonizzazione dei livelli di copertura, i contributi basati sul rischio, l’utilizzo di fondi per immettereliquidità, la ripartizione degli oneri, la gestione delle crisi transfrontaliere, la liquidazionedi enti e la cooperazione fra autorità.

I sistemi di garanzia dei depositidovrebbero formare una rete di sicurezza basata sul rischioin grado di proteggere i depositanti, assicurare una concorrenza efficiente e giusta, dare stabilitàai mercati finanziarie contribuirea una ripartizione equa degli oneri nelle situazioni di crisi.

Pertanto, lo sfruttamento di tutte le possibilità offerte dal quadro preesistentenon deve impedirel’elaborazione di una riforma profonda e ambiziosauna volta che siano stati realizzati gli studi necessari.

 
  
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  Mariela Velichkova Baeva (ALDE).- (BG)Onorevoli colleghi, vorrei notare che le crisi finanziarienon sono un fenomeno nuovo; sono indicatoridi un’asimmetriafra il settore finanziarioe l’economia reale. La crisidei mutuinegli USA ha recentementeportato gli esperti finanziaria direche le economiee i mercati finanziarisono strettamente correlatieuna discussione su vasta scalaè necessariaper migliorarela gestione del rischio.

L’idea contenuta nella propostadi risoluzione Ehler di valutare e migliorare i meccanismiprecauzionali e di allarme rapido dell’Unione europea allo scopo di garantire la stabilità dei mercati finanziari, e la questione della garanzia dei depositi come forma tradizionale di risparmioè davvero particolarmente attuale nel mio paese, la Bulgaria. In questo contesto, desidero sottolineare l’importanza primaria dellaresponsabilitàdelle banche di curare attentamente la composizione del loro portafoglioe gestire efficacemente le risorsedei loro depositanti. Naturalmente, una maggiore conoscenza da parte dei cittadinidelle possibilitàdi usare sistemi flessibili, la diversificazionedelle forme di depositoe meccanismicome i fondi di garanzia dei depositicontribuiscono a crearefiducia e promuovonola stabilità finanziaria.

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione.(EN)Signora Presidente, desidero ringraziare gli onorevoli parlamentariper i loro contributi. Chiudendo la discussione, vorrei formulare due punti importanti.

Non crediamo che cambiamenti nella normativasianoopportuniin questo momento. La direttiva ha retto bene alla prova del tempo, ed è in grado di adattarsi alle mutate circostanze. Nel lungo terminesarà cruciale,in una prospettiva di stabilità finanziaria,che sistemi di garanzie concretecontribuiscano ad agevolare la gestione della crisiin un contesto bancario sempre più paneuropeo.

Ogni ulteriore passo verso sistemi più armonizzatinell’Unione europeaora dipendepertantodal risultatodel lavoro più vastoattualmente effettuato nel contesto della gestione della crisi.

Riguardo ai problemisollevati sia dall’onorevole Kauppi sia dall’onorevole Hökmark, il rimborso dei contributia una bancache lascia il sistema, per qualunque ragione, non è coperto dalla direttiva in vigoree pertanto è materiaper la legislazione degli Stati membri. L’armonizzazione a livello comunitariorichiederà una piena armonizzazionedei metodi di finanziamento.

Vorrei ringraziare il relatore, l’onorevole Ehler, e la commissione per i problemi economicie monetari, per la loro posizione estremamente costruttiva.

 
  
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  Presidente. - La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì, 13 dicembre 2007.

 

18. Gestione patrimoniale II (discussione)
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la relazione di Wolf Klinz, a nome della commissione per i problemi economici e monetari, sulla gestione patrimoniale ΙΙ [2007/2200(INI)] (A6-0460/2007).

 
  
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  Wolf Klinz, relatore. (DE) Signora Presidente, a partire dall’approvazione della direttiva UCITS nel 1985, i mercati europei dei fondi hanno conosciuto una crescita rapidissima. Da allora la direttiva è stata aggiornata due volte per tenere conto dei nuovi sviluppi del mercato, e un’ulteriore modernizzazione è ai primi posti dell’ordine del giorno del prossimo anno.

Nonultima fra le fontidell’attualeprogetto di riforma della Commissioneè la prima risoluzionesulla gestione patrimoniale (gestione patrimoniale I) approvatadalParlamento europeonell’aprile 2006, che ha fissato i principali elementidel pacchetto di riforma. Sono grato alla Commissioneper avereapprovatoqueste raccomandazionie per la sua intenzionedivederle applicate in uno strumentonormativoil prossimo anno.

L’attuale progetto di risoluzione, intitolatogestione patrimoniale II, è analogamenteconcepitoper preparare la stradaper future iniziativeda partedella Commissione. A questo scopo il progettoprevedenumerosemisureche vanno oltreil contenutodel previsto pacchetto di revisione del prossimo anno, ma che riteniamo necessarie se si vuole che l’industria europea dei fondidiventi più competitiva. Quelli che seguono sono i punti principali:

In primo luogo, la Commissionedovrebbe considerareun’estensionedei beni da poter destinare alla coperturadei fondi immobiliari e dei fondi di speculazione(hedge funds). Entrambi i prodotti aiutanoa diversificareil rischio di esposizione dei portafoglie offronointeressantiricavi sugli investimenti. Oltre all’aggiunta di questi prodottiai portafogli, si dovrebbe prendere in considerazioneanche l’ipotesi di un passaporto europeo del depositante,che darebbe agli investitori privatil’accesso direttoa questi prodotti. Apprezziamo l’istituzione da parte della Commissionedi un gruppo di espertisui fondi immobiliari aperti(OREF) e la sua decisione di effettuare uno studio sui fondi al dettaglio non armonizzati.

In secondo luogo, non solo gli investitori individualima anche i fornitori professionalie gli investitori istituzionali dovrebbero poterbeneficiareappieno di unmercato unico europeo. Non è mai statapresa in considerazione l’ipotesi di permettere a questi gruppi, che possono lavorare efficientementesenza bisogno dei tradizionalimeccanismi di tutela del consumatore, di operarefuori dai confini nazionalisenza procedure di notifica a carattere eminentemente pubblico. Un regime di collocamento privato europeo può rimediare a questa situazione, ma deve essere strutturato in mododa non limitarei sistemi esistenti, alcuni dei quali sono molto liberali, nei singoliStati membri. Per garantire una simile flessibilità, il Parlamentoproponeche il Comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari (CESR)formuliraccomandazioniper l’organizzazione di questo regime. Nella fase successivasi dovrebbe poi valutare se esso sia sufficienteo se sia necessario varare una direttiva universalmente vincolante.

In terzo luogo, la gamma di prodottid’investimentoaccessibili agli investitori individualiè in costante espansione, ma l’informazione disponibilesu questi prodottinon permettedi compararei loro rispettivi vantaggi. Questo è dovuto in parteal quadro giuridico in Europa,estremamente frammentato; tuttavia, se gli investitori individualidevono prendere decisioni informate, i requisiti in materia di informazionee pubblicitàdevono anche istituire un certo grado dicomparabilitàfra prodotti in concorrenza fra loro. Le diverse industriedovrebbero essere in grado di farsi concorrenza in un contesto omogeneo, secondo le stesse regole. Per questo motivo chiediamoalla Commissionedi rivederegli esistenti schemi giuridiciper diversecategorie di prodottie presentare propostesu come migliorare la situazione.

L’obiettivo non è quello di rendere i prodotti interamente comparabili: le polizze di assicurazione sulla vita, i certificatie ifondi differiscono intrinsecamente fra loroper quanto riguardastatusgiuridico e struttura. L’obiettivo è semmai quello di stabilirerequisiti d’informazione equivalenti. Anche un livello massimo di trasparenza, tuttavia, non conterà nullasegli investitorinon possiedono almeno un livello minimo di conoscenzadei diversiprodotti finanziari e del modo in cui funzionano. E’ quindi responsabilitàdegli Statimembri promuovereiniziative a carattere formativo in questo ambito.

In quarto luogo, gli investitoridovrebbero essere in grado di beneficiarenon solo di una vasta gammadi prodottima anche di prezzi bassi. Allo stato attuale, però, il panorama dei fondi europeiè estremamenteframmentato, il che produce relativa inefficienzae costi eccessivi, specialmente rispetto a paesiconcorrenti. La Commissioneprevede di creare l’anno prossimo un quadro normativoper le fusioni tra fondi, e questo è molto positivo. La Commissione, tuttavia, tralascia uno dei principali ostacoliper le fusionitransfrontaliere, e cioè la tassazione. Chiediamo quindi che lefusioni transfrontalieresiano trattate esattamente allo stessomodo di quelle nazionaliai fini del prelievo fiscale; in altre parole, gli investitori non dovrebbero essere soggetti ad alcunanuova imposta. Non chiediamoche venga preso alcun provvedimentosulle aliquote fiscali o in materie analoghe; semplicemente domandiamo che le fusioni transfrontalierenon siano trattatediversamente dallefusioni nazionali.

In quinto luogo, il Parlamentoelaborerà una relazione distintache valuterà l’utilità potenzialedi un quadro giuridicocomunitarioper i fondi di speculazione (hedge funds) e le azioni ordinarie non quotate(private equity). La Commissione, però, dovrebbe prepararsia un impegno attivonelle discussioni internazionaliin materia.

Da ultimo, vorreiringraziarei miei onorevoli colleghi della commissione, e specialmente i relatori ombra degli altri gruppi, per la loro stretta collaborazione. Spero che la Commissione, come ha fatto la prima volta, accetterà le nostre propostein modo da poter rendere le opportunità date dal mercato unico europeo pienamente accessibili siaagli investitorisia al settore dei fondi d’investimento.

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione.(EN)Signora Presidente, vorrei elogiarela commissione per i problemi economicie monetarie, in particolare, il relatore, l’onorevole Klinz, per aver voluto elaborare una relazione d’iniziativa, e per avervi lavorato duramente. Vorrei cogliere questaopportunitàanche per ringraziare ilParlamento europeoper il suo valido contributoalla discussionesulla gestione patrimoniale. La precedente relazione del Parlamentosulla gestione patrimonialeha altresì costituito un eccellentecontributoal nostro lavoro sulla direttivaOICVM.

Un lungo processodi analisie di consultazione è, crediamo, riuscito a costruireun ampio consensosu cosa deve essere fatto e come. Non dobbiamo sovraccaricare la nostra agenda dei lavori, ma non manchiamo di vederele altre questioni e gli altri problemi. La relazione odierna testimoniala vasta gamma di altri problemiche il settore europeo dei fondi d’investimento si trova ad affrontare. Abbiamo già cominciato a lavorarein molti degli ambitievidenziatinella presente relazione, con l’obiettivodi costruire un solido corpusdi documentazionesul quale basare future decisioni. Siamo lieti di vedereche il Parlamento approva un’accurataprocedurafondata sulla valutazione d’impatto: alla Commissione, crediamo fortemente in questa impostazione, che garantirebbe la corrispondenza a bisogni reali e la capacità di offrire soluzioni efficaci dellefuture iniziative. Stiamo altresì applicando questa impostazionenel nostro lavoro sulcollocamento privato. Entro maggio 2008, prevediamo di presentareuna comunicazione della Commissioneche esaminerà la necessità e la fattibilità del regime europeo di collocamento privato.

La relazione oggi davanti a noichiede rapidesoluzioniper agevolarel’attribuzione di passaporti transfrontalieriai fondi al dettaglio non armonizzati. Stiamo ancheesaminando attentamentetale importantequestione, e riferiremoal Consiglioe al Parlamentonell’autunno 2008. Speriamo chequesta relazionedarà delle basi empiriche a un dibattito tanto complesso.

Qualche volta, ascoltando questa discussione, potremmo averel’impressioneche le soluzionivengano identificateprima che un problemasia stato propriamenteenucleato. Vorremmo mettere in guardiacontro una corsa affrettataverso un ulterioreallargamento del quadro UE dei fondi al dettaglio. La terza direttiva OICVMpermette già una lunga seriedi strategie innovative, ivi compresi alcuni tipid’investimento alternativo. Dobbiamo esserechiari su quello che è attualmente possibile, e sull’adeguatezza o meno dei controlli della gestione dei rischinel settore, prima di prendere in considerazione un ulterioreallargamentodel quadro dei fondi al dettaglio. Comprendiamo il desiderio del settore europeodei fondidi vedere fino a che punto è all’avanguardianei campi dell’innovazione e della creativitàfinanziaria, ma non a prezzo della fiducia dell’investitorenella definizione OICVM.

Riconosciamo la validità dellepreoccupazioni sollevate nella relazione in riferimentoagli obblighi normativi divergentiapplicabilialla distribuzionedei prodotti sostitutivi, e sottolineiamoche la Commissioneha una mentalità apertasulla possibilità che si tratti di una questioneessenziale che deve essere affrontata. Le risposte alla richiesta di documentazioneformulata in ottobreci permetterannodi valutare se l’attuale mosaico di regolecomporti un realee significativo rischiodi danno per l’investitore. Alla luce dellerisposte e del successivolavoro di approfondimento, la Commissioneemetterà una comunicazionenell’autunno 2008 sulla necessità di un intervento a livello UE.

Siamo lieti che la relazione riconoscail contributo positivoapportato daglihedge fundsal funzionamento dei mercatie all’efficienza societaria. Alcune recenti iniziative partite dal settoreper sviluppareparametri volontariin materia di migliori pratiche costituiscono una risposta apprezzabile eadeguataalle richieste di una maggiore informazione. Prendiamo atto con soddisfazione che anche il Parlamentoritiene che siano necessarie risposte a livello internazionalein questi ambiti finanziari tanto fortementeglobalizzati.

In sintesi, è stato fatto moltonel settore della gestione patrimoniale, ma c’è ancora tanta strada da fare; in questo settore estremamente dinamico emergono continuamente nuove sfide. Tuttavia, non agiremmo nel nostro interesseaffannandoci per dare risposteaffrettatee inaccurate. Siamo lieti di vedere chela Commissionehanel Parlamentoun collaboratore affidabileche lavora per lo stesso obiettivo, ossia un mercato dei fondi integratoed efficienteconforme in egual misura alle aspettative del settore e degli investitori.

 
  
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  Astrid Lulling, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signora Presidente, in riferimentoa questa importanterelazione d’iniziativasul Libro bianco della Commissionesui fondi d’investimento, la nostra posizione è la seguente:abbiamo decisodi comune accordodi concentrarcisugli aspetti non normativi, dato che la proposta legislativaper la revisione della direttivaOICVM III sarà presentata all’inizio del 2008. Detto questo, le tematiche che abbiamo decisodi affrontaresono d’importanza crucialeper gli organismi d’investimento collettivoin valori mobiliari.

Esiste il rischioche l’ampliamento della sferadelle attività ammissibili fino a comprendere i fondi immobiliariapertie i fondi alternativipossa nuocereall’eccellente reputazione su scala mondiale dei prodottiOICVMed influenzare negativamentela loro distribuzione sia all’interno dell’Unioneeuropea sia verso i paesi terzi. Per evitare qualsiasi effetto negativosul settore dei fondi d’investimento in Europa, il Parlamentoha invitato la Commissionea effettuare uno studio approfondito sulle eventuali conseguenze dell’inclusionedi questi fondi al dettaglio non armonizzatifra le attività ammissibiliper l’appellazioneOICVM.

Gli investimenti inOICVMsono dell’ordine dimigliaia di miliardidi euroe rappresentano circa l’80% del mercato dei fondi d’investimentoin Europa. Il settore aspetta con impazienzala revisionedella direttiva OICVM. Tuttavia, per evitareogni ritardo inutilee controproducentedi tale revisione, il Parlamento hachiaramente propostoche nessuna estensionedelle attivitàammissibili debba avvenireprimache la riforma legislativa della direttiva OICVMsia completata. A nome del mio gruppo, ho costantemente sollecitato l’adozione di questa linea di condottae saluto con favorela disponibilità del relatorea venire a un compromesso.

La relazione chiede anchea creazionedi un quadro armonizzatoper i collocamenti privatiall’interno dell’Unione, e appoggio pienamentele raccomandazioni che fa su questo punto.

Infine, il regime del collocamento privato si deve basaresu una definizione accuratadegli investitoriqualificati, come previsto dalladirettiva MiFID. Gli investitori adeguatamente informatie qualificatiche possonopraticare il collocamento privatonon dovrebbero, in nessun caso, subire un sovraccaricoburocratico a causadi regolenon solosuperflue ma anche controproducenti.

Devo pronunciarmi contro l’emendamento dei socialistiche chiede l’equivalenzafra i sistemidi regolamentazione e supervisione degli Stati membri,nel contestodell’applicazionedel regime di collocamento privato, che comporterebbe un’autorizzazioneall’accesso reciproco ai rispettivi mercati. Questo tipo di equivalenzaa livello europeo è semplicemente irrealistica.

Devo anche sottolineare un puntosul qualeil mio gruppoe io stessanon concordiamo col relatore. Riguarda il paragrafo 19,sulla questionedei cosiddetti“fondi di garanzia”. Il concetto stesso di questi fondi è controversoe abbiamo cercato di denunciarnela definizione scorretta. Spero che riusciremo a espungere quel paragrafo. Devo ciononostante congratularmi col relatoreper la qualitàdel suo lavoro, che ci ha permesso di preparareadeguatamente la proposta legislativa, col risultato che ora possiamoguardare con serenità ai lavori che ci attendonol’anno prossimo.

 
  
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  Harald Ettl, a nome del gruppo PSE. (DE) Signora Presidente, mi permetto di dire ad Astrid che non dovrebbe sempre presumere che le proposte socialistesi rivelino insostenibili. Lasciatemi cominciareringraziando cordialmenteil relatore, l’onorevole Klinz, per la sua relazione equilibrata; devo dire invece al Commissarioche non deve essere semprecosìtimoroso di sovraccaricare la propria agenda dei lavori.

E’ sullo sfondo della crisi finanziariae dei mutui negli Stati Unitiche oraci stiamo occupando della relazionesula gestione patrimoniale. Nemmeno la Banca centrale europeaè in grado di valutare la piena dimensionedel danno causato da questacrisial sistema finanziario europeoe alle banche del nostro continente, e il peggio potrebbe dover ancora venire, anzi, sicuramente deve ancora venire. Il mercato finanziario globaleè già così strettamenteinterconnessoche non c’è modo di proteggere l’Unioneda simili avventure speculative, per le quali tutti noi dobbiamo in ultima analisipagare. Avidi dirigenti bancari, concentrati unicamentesul “valore per gli azionisti”(shareholder value), godono ancora dei privilegi della celebrità, e le agenzie di valutazionestatunitensi continuanoa fare affari d’oro e a menarci per il naso. Non è mai opportuno, tuttavia, elaborare le norme sulla base dei propri riflessi impulsivi; nondimeno, c’è moltoda fare, e la Commissionenon può lasciare che il problema si risolva da solo e non intervenire nel mercato.

Un messaggio che si ricava dalla relazione e che vorreirimarcareè quello secondo cui l’informazionee la trasparenzaportano a una più elevata tutela e a una maggiore sicurezza del consumatore. Si tratta di un punto di partenza molto solido. Un altro elemento positivo èil fatto che la relazionesi riferisce ai fondi di speculazione(hedge funds) e alle azioni ordinarie non quotate (private equity), perché sempre piùgestori patrimonialistanno investendo in prodotti d’investimento alternativi. I fondi di speculazione, i fondiimmobiliari aperti e altri prodotti al dettagliodovrebbero essere pertanto inclusinella direttiva OICVM III, cosa che deve essere ancora fatta.

Nella mia visione,il concetto stesso di gestione patrimoniale implicasviluppo continuo, sia esso attraverso i certificati d’investimento, i fondi pensione, le compagnie di assicurazione sulla vita, le banche o la gestione patrimoniale privata. Dal 2003 abbiamo una direttiva relativa all’abuso di informazioni privilegiate e alla manipolazione del mercato, ma la sua applicazione è stata del tutto inadeguata. Il settore dei fondi, in particolare, richiede sempre una dispendiosaregolamentazione eccessiva e rifiutadi ampliare le sue regole in materia di trasparenzae responsabilità.

Quello di cui abbiamo bisogno, signor Commissario, è un sistema chiaramente strutturatoche fornisca la certezza del diritto. Sono lieto che la mia propostaper migliorare la clausola sul governo societariosiastata accettatama mi rammarico per la bocciatura della mia propostasulla supervisione a livello UEdei mercati finanziari. Forse possiamopensare un po’ più anche a questo, signor Commissario, anzi probabilmente dobbiamo farlo.

Nondimeno, fa piacere sapere che un compromessofra più partitiè stato raggiunto sulla questione dei fondi garantiti. Una volta che tutto è stato detto e fatto, dovremmo e dobbiamo fare ogni sforzoper garantire che la speculazione da parte dei gestori di patrimonisia limitatae che il Parlamento, la Commissionee il Consiglio non si distinguanoper inerzia collettiva. Signor Commissario, questo monito era rivolto a voi. Andate a farlo, e fatelo bene!

 
  
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  Margarita Starkevičiūtė ,a nome del gruppo ALDE. – (LT)Vorrei far notareche questa relazione, per quanto equilibratae generalmente accettabile, in effetti non rispecchia l’autentica realtà dei fatti. Il problemaè che la maggior parte delle istituzioni finanziarie, come sembra avvenire a giudicare dai dati a nostra disposizione, non si conformanoalle norme e alle regole che abbiamo raccomandato.

Il principale problemasembra esserel’abusodelle discrepanze che si ravvisano in queste norme. Per questo motivo dobbiamoesaminarela relazioneall’interno del contestodi altre relazionie altri atti, come laMiFID, con l’obiettivodi trovare un certogrado di compatibilità. Un altro punto che vorrei sottolineareè l’appoggio che do al parere dell’onorevole Lulling: quella di OICVMè una denominazione prestigiosa, e pertanto dobbiamo esseremolto prudenti nell’includerenuovi prodotti nel portafoglio.

Perché questo? Perché non sappiamocome sono questi prodotti. Mi rincresce dirlo, ma in questo documento, così come nella proposta della Commissione, sembra esserci un po’ di confusione fra i portafoglie gli interessidi un investitore individualee quelli di un investitoreistituzionale o professionale. Per gli investitori individualidovrebbero esserci definizioni e regole chiare. Tuttavia, la realtàè che nel mio paese, ad esempio, OICVM e fondi d’investimento alternativi sono mischiati insiemee presentaticome un tutto unico all’investitore individuale, che quindi non capisce in cosa sta investendo.

Per questo dobbiamo avere definizioni più chiaree un documentoche sia strutturato senza ambiguità. Spero veramente che l’anno prossimola Commissioneprodurràun documentoarticolato più chiaramente. Dobbiamo davvero proteggere gli investitori individuali. Ovviamente, gli investitori privati dovrebbero avere più diritti, ma questi dovrebbero essere definiti separatamente. Dovremmo consigliare alle personedi non investire in fondi alternativiche non sono stati neppure definiti. Nel mio paese ormai ogni fondo è definito come alternativo.

 
  
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  Piia-Noora Kauppi (PPE-DE).- (EN)Signora Presidente, anzitutto vorrei ringraziare il relatore, l’onorevole Klinz, per la sua relazione d’iniziativae anche peraver recepitotutte le propostee le opinionidegli altri gruppi.

L’armonizzazione del contestoper la gestione patrimonialee i prodottisul mercato dei fondipuò arrecare grandi beneficiall’economia europea, come dimostrato anche dalla direttiva OICVM del 1985.

La direttiva OICVMha dato origine a una vasta appellazione su scala globale, che vende molto bene all’estero. Gli OICVMrappresentano il fondamentoper un solido mercato dei fondiin Europae accentuano la ripresa dell’economiagrazie a una maggiore stabilitàe al reinvestimento produttivodei risparmi.

Tuttavia, oggetto di questa relazionenon è la revisione degli OICVM, che è prossima e che salutiamo con favore. La relazione si occupa, invece, di fondi al dettaglio non armonizzatiche non rientrano nella sfera di applicazione degliOICVM, invocando una serie di provvedimenti importanti.

Vorrei in particolareesprimere apprezzamento peril regime del collocamento privato, anche questo citato dal Commissario. L’iniziativa è di estrema utilitàper completare il mercato europeo dei fondinon armonizzati.

In secondo luogo, la trasparenza tariffaria è un elementoa lungo atteso e sottovalutatoper aumentare l’informazione dell’investitore. Anche altre misure contenute nellarelazionevanno nella giusta direzione, eliminando le distorsioni del mercato.

Tuttavia, per tornare al successo degli OICVM, non dobbiamo diventare avidio mischiare frettolosamente le cose facendo confusione. Come avrete capito, mi riferisco alla discussione sull’opportunità di estendere la sfera di applicazione degli OICVM anuove classi di attiviquali i fondi immobiliari apertio i fondi di speculazione deglihedge funds. Non penso che ora i tempi siano maturiper discuterequeste materie delicate: potremmo arrivare a un regime ancora più restrittivo, e ci troveremmo probabilmente in un contesto di mercato finanziario molto differente.

Penso anche che sia molto importantediscutere il ruolodei cosiddetti “fondi garantiti”. In realtà non esistono fondi garantiti. Il nostro gruppo voleva una certa flessibilità e non pensiamo che avere un regime di adeguatezza patrimonialeper i fondi risolva il problema: i fondi garantitinon esistono, e questo tipo di definizionedovrebbe esser espunta dal regime. Per questo abbiamopresentato una proposta del gruppo PPE-DE.

 
  
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  Pervenche Berès (PSE) . – (FR) Signora Presidente, signor Commissario, vorrei ringraziare il relatore per il suo testo, in cui affronta questioni ricorrenti. Ad esempio, che cosa esattamente divide gli investitori istituzionalie professionalidagli investitori privati? Alcuni vogliono farci credere che vi sia una specie di “grande muraglia cinese” fra le due categorie. Io non ne sono convinto, e gli ultimi avvenimentihanno mostrato fino a che puntol’innovazione finanziariasi diffonda da una categoriaall’altra, fino ad arrivare al singolo risparmiatore. La credenza che si possa costruire interamente una normativa sull’esistenzadi due tipi di investitori, da un lato quelli professionali e illuminati, dall’altro i piccoli risparmiatori, è, a mio parere, perniciosa. Siamo ben consapevolidell’osmosi gradualeche si verifica fra i prodotti d’investimento: la nozione della divisione in due gruppipuò esisterema deve essere ragionevolmente applicata.

La seconda questioneche vorrei sollevare, e che si ritrova anche in altri testi sui mercati finanziari, riguarda l’informazione degli investitori. Si tratta ovviamente di un problema d’importanza cruciale, eppure si deve cominciare praticamente da zeroperché la complessità dell’innovazionefinanziariarappresenta un elemento nuovoche finora non è stato realmente consideratoo affrontato. Non basta, però, lasciare le cose come sono: nulla può sostituire la responsabilitàda partedi coloro che si occupano della collocazione dei prodottie questo non dobbiamo dimenticarlo.

In terzo luogo, signor Commissario, devo pensare cheabbiate commesso un errore in riferimento al collegamento fra l’attuazionedella direttivaMiFID e la direttiva OICVM: ha senso che la prima sia applicata negli Stati membriprima ancora che si sappiacome andrà a interagire con la seconda? Credo che la situazioneattuale sarebbe caratterizzata da un maggior equilibriose ci fossimo regolati diversamente.

Per quanto riguarda l’imposizione fiscale, il relatore hafatto riferimento alle implicazioni per le fusioni tra fondi. Penso che occorra tener presenti anche le implicazioni per il collocamento dei prodotti, che potrebbe essere reso più problematico da ostacoli di natura puramente fiscale.

Vorrei infine dire qualcosa sull’emendamento presentato daisocialisti, perché la realtà del mercatoper questi prodotti cambia a seconda che ci si riferisca a un paese che li produce, che li acquista o che fa entrambe le cose. Abbiamo introdotto un concetto di reciprocitàche si dovrebbeapplicare non soloall’apertura e all’accesso ai mercatima anche alla natura della regolamentazionee della supervisione. Penso che si tratti di questioniessenziali,perché l’idea che un paesenon membroesclusivamente produttore ditali prodottiabbia accessoai nostri mercatia qualsiasi condizionesemplicemente perché noi abbiamo avuto accessoal suo (il che potrebbe benenon essere di alcun interesse per il consumatore europeo) mi sembra o irrealistica o puramenteteorica e non posso accettarla.

Il relatore ha suggerito più di una voltache la reciprocitàsarebbe contraria alle regole dell’OMC, ma, signor Commissario, le chiedo: cosa abbiamo fatto quando abbiamo riconosciutole regole di equivalenza con gli Stati Uniti? Si tratta esattamente della stessa impostazione che le chiedo di adottare in questo caso. Si è anche suggerito che questo concettosarebbe irrealisticoperché non esiste l’armonizzazione all’interno dell’Unione europea. Se, però, i negoziati per l’equivalenza con paesi terzici stimolasseroa istituireun livello comune di regole e di supervisionein senoall’Unione, questo non costituirebbe un notevole progresso?

 
  
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  Zsolt László Becsey (PPE-DE).- (HU)La ringrazio, signora Presidente. Cercherò di essere breve. Provenendo dall’Europa orientale, e da una zona povera di capitale, non mi fa molto effettovedere tutti così ansiosidi vedere cosa succederà aglihedge funds o alprivate equityquando sarà ampliata la definizione di OICVM, perché questo non avrà praticamente conseguenze per la nostra regione, almeno per un po’ di anni ancora. Forse ci succederà qualcosa del genere sul piano umanocon i fondi immobiliari, ma vorrei piuttosto sottolinearequello che forse ci si aspetta di sentire da un europeo dell’est. In primo luogo, le banche, che molto spesso operanocome distributoriall’interno di questo meccanismoe ne ricavano ingenti somme, dovrebbero nondimenoessere sottoposte a certi controlli, dato che il prezzo di vendita attualmente rappresenta il 60 per centodei costi totali, e noto che nella mia regionein questo modo le banchestanno facendo profitti incredibili. Se riuscissimo a fare qualcosa per questo, avremmo già fatto un passo avanti.

In secondoluogo,la questione degli incentivi dellaMiFIDnon ha rivelato molto ai fini della trasparenza dei costi, dal momento che, ad esempio, se una bancaè dotata di un gestore professionale di fondi e di un venditore, non possiamo sapere cosa è previsto dall’accordo interno, ed è interessante notare che neppure questi accordisono stati in grado di ridurre i diversi prezzidi vendita.

In terzo luogo, comunque, alcuni Statimembri stanno facendo moltoo attuando disposizioniche praticamente assicurano cheil custode, il gestore dei fondie il loro personale preposto alla gestionestiano coi piedi per terra. Nel mio paese, o nei nostri paesi, ci sono moltissimi giovani capaci, che sono in grado di compiere attività gestionali, ad esempio, di ottima qualità a prezzi competitivi, se ne hanno la possibilità, e credo che una ricollocazione, onde permettere loro di accedere al libero mercato, sia nell’interesse di tutti.

Infine, la tutela del consumatore. Riconosco che la formazione sia veramente molto importante, ma insieme ad essadobbiamo dare eguale rilievo ai problemi di natura fiscale. Non è accettabile che, se voglioinvestire in OICVMin un altro paese, mi ritrovi alla fine in una situazione peggiore rispetto a quella in cui mi sarei trovato nel mio paese. Grazie infinite.

 
  
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  Gay Mitchell (PPE-DE).- (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Klinz per questa relazione. Il settore dei fondi europeoha compiuto alcuni notevoli progressinegli ultimi anni, e la direttiva OICVMè stata determinante per questo. Tuttavia, se pur tale settore ha conosciutouna rapida crescita, conserva potenzialità ancora maggiori finora non sfruttate, che potranno esserlo attraverso l’aumento della concorrenza e della mobilitàinternamente all’UE.

Vorrei formulare alcune osservazionisulla relazione. Posso riconoscere il valoredella raccomandazione di estendere la definizione diOICVManche ai fondi immobiliari apertie ai fondi di speculazione(hedge funds), ma a mio parere questo dovrebbe essere fatto con una direttiva o altro atto normativo distinto. Riconosco il valore anchedelle proposte per sviluppare il regime UE di collocamento privato e concordo nel ritenere crucialela definizione degliinvestitori ammissibili. E’ importante notare che, mentre le definizionicontenute nella direttiva MiFID e nella direttiva relativa al prospetto per l’offerta pubblicaoffrono un buon punto di partenza, ci possono essere alcune questioni aggiuntiveche devono a loro volta essere affrontate.

In riferimento alla politica d’investimento e alla gestione del rischio, voglio ricordare al Parlamentoche, mentre ilCESRsta effettuando un’analisi del modo in cuile regole in materiadi procedura di gestione del rischiosono applicate negli Stati membri, non è intenzione di tale comitato armonizzarequeste regole. Determinati settori chiave in cui esistonoprassi divergentipotrebbero venire analizzati con l’obiettivo di arrivare a un quadro più armonizzato. I fondi garantitidovrebbero essere tutelati tramite sostegno finanziario obbligatorio e il problema dovrebbe essere risolto autorizzando la denominazione di fondi garantiti solo in presenza di un adeguato accordo di garanzia. Nutro preoccupazioni riguardoalle richieste di istituire un passaportodel depositario, con il quale i depositari sarebbero basati in un paese diverso rispettoa quello degli OICVM, il che creerebbe a sua volta una discrepanza normativaperché i primi e i secondisarebbero sottoposti a regimiregolatoridiversi, e potrebbero sorgere complicate questioni giuridichein caso di problemi legati agli OICVM.

Ringrazio il mio collegaper questa relazione, che è estremamente utile, e spero che il Commissario potrà rispondere sui punti da me sollevati.

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione.(EN)Signora Presidente, la relazione del Parlamentomostra che le strategie delle nostre due istituzioniper progredire nel campo della gestione patrimoniale sono in notevole sintonia, ed è necessario anche che le future decisionisiano basatesu un’analisi approfondita delle conseguenze.

Entrambi vogliamomercati efficientiche rispondano alle necessità e alle aspettativedel settore dei fondi europeo e degli investitori europei. Sono stati fatti sforzi notevoli in questa direzione,ma altri ancora maggiori restano da fare. Siamo intenzionati a rispettare gli impegni presi, ma dobbiamo essere prudenti. Dobbiamo tutelare le riforme e la reputazione dell’appellazioneOICVM; dobbiamo prenderci il tempo necessario per coinvolgere e consultaretutte le parti interessate, e dobbiamo evitare interventi superfluiche rischierebberodi distorcere il mercatosenza arrecare benefici evidenti.

Solo quando tutte queste condizioni saranno soddisfatte potremoaver fiducia che le nostredecisionisiano adeguate alle sfide da affrontare. Ci attendiamo che le nostre istituzioni daranno ulteriore prova di cooperazionein questo settore tanto importante.

 
  
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  Presidente. - La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 13 dicembre 2007.

 

19. Cooperazione tra l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali e il Consiglio d’Europa (discussione)
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca la relazione di Adamos Adamou, a nome della commissioneper le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sulla propostadi decisione delConsiglio relativa alla conclusionedi un accordofra la Comunità europeae ilConsiglio d’Europasulla cooperazione fral’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentalie il Consiglio d’Europa[COM(2007)0478 – C6-0311/2007 – 2007/0173(CNS)] (A6-0443/2007).

 
  
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  Franco Frattini, Membrodella Commissione.(EN)Signora Presidente, vorrei ringraziare il Parlamentoe, in particolare, il relatore, l’onorevole Adamou, per la costanteecostruttiva cooperazionee per il sostegno ricevuto nel processo che ha portato a questo accordo di cooperazione tanto importante.

L’istituzione dell’Agenziaper i diritti fondamentaliè stata un grande successoper la promozione e il rispettodei diritti fondamentali nell’Unione europea, ma anche un successo in termini di cooperazioneinteristituzionale. Mi sono sempre impegnatoper garantire che questa importante iniziativaricevesse il pieno appoggio delle tre istituzioni. Una cooperazione efficientefra l’Unione europeae il Consiglio d’Europaè di fondamentale importanza per assicurare la riuscitadell’Agenzia.

La proposta di decisione del Consiglioriflette quest’obiettivo e rappresenta la sincera volontà delle due organizzazionidi lavorare insieme;sono lieto di vedere che i negoziatiper l’accordosi sono svolti rapidamentee con vero spirito costruttivo da ambo le parti.

Questo importanteaccordoconsentirà all’Agenziadi lavorare al meglio delle sue capacità e, in verità, una serie di provvedimenti per renderla completamente operativa sono già stati presi, mentre altrisono ancora in preparazione. Questo accordo contribuiràa promuovereun sistema di cooperazione esaustivo, e aiuterà a edificareuna piattaforma strutturale comune a entrambi gli organi, rendendo il dialogoreciproco e l’azione congiuntaal tempo stesso più possibile e più efficace.

L’accordo aiuterà anche ad evitarela duplicazione del lavorofra i due organi,prevedendo contatti regolarie incontrifra funzionaridell’Agenzia e delConsiglio d’Europa, nonché un regolarescambio di informazioni. La nomina di una personalità indipendentequale membro del consiglio di amministrazione e dell’ufficio di presidenza dell’Agenzia agevola lo scambio di vedutee la cooperazione.

Infine, quest’accordorafforza il nostro obiettivo condivisodi promuovere e tutelare i diritti fondamentali nell’Unione europea.

 
  
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  Adamos Adamou, relatore. (EL) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, vorrei cominciareesprimendo la mia soddisfazioneper l’eccellente cooperazioneche finora ha caratterizzato i rapporti fral’Agenziadell’Unione europeaper i dirittifondamentalie il Consiglio d’Europa, specialmente nell’addivenire a un accordo soddisfacenteper entrambe le parti. Spero che in futuro la cooperazione fra i due organi continueràregolarmentesulle stesse basi.

Nonostante lunghediscussionie consultazioni con i relatoriombrasul contenuto sostanziale della relazione, siamo stati informati dalTabling Office(ufficio per la presentazione dei testi) che conformemente all’articolo 83 paragrafo 7e 51 paragrafo 2del regolamento, non sarebbe stato possibile modificare il testo dell’accordoe, relativamente alla relazione stessa, solo emendamenti a carattere proceduralesarebbero stati possibili, circostanza questa che ha portatouna serie di membridella commissione LIBE a votare con riserva a favore dellamia relazione, la quale si limita pertanto ad approvarela conclusionedell’accordofra ilConsiglio d’Europae l’Agenzia per i diritti fondamentali.

Il sistema UEdi principiper la tutela dei diritti fondamentaliè stato elaborato essenzialmenteattraverso la giurisprudenzadella Corte europea di giustiziae confermatodal riconoscimento esplicito contenuto nei Trattati UE. Tuttavia, è particolarmente importantegarantire che questosistema di tutela dei diritti umanisia ulteriormente rafforzato,salvaguardando al tempo stessoprincipi basilaricome la non discriminazione, la non esclusione, il rispetto della libertà di espressionee di religione, la libertà di coscienza, e i diritti socialied economici.

L’Agenzia europeaper i diritti fondamentalipotrebbe offrirealle istituzioni, alle agenzie, agli organi eagli ufficidella Comunità interessati, nonché agli Stati membri,queste tutelein sede di applicazione del diritto comunitario. E’ importantericonoscereche è ilConsigliod’Europache ha sviluppato, attraverso il suo lavoroall’avanguardia in questo campo, un sistema esaustivodi normee strumenti giuridicie giudiziariper la tutelae la promozionedei diritti umanie dello Stato di dirittoe ha acquisito una vasta esperienza. Pertanto, il comune obiettivo della tutela dei diritti fondamentali, condiviso dall’Agenziaper i diritti fondamentalie dalConsiglio d’Europa, deve essere perseguito in maniera significativa e concreta, evitando duplicazioni e ogni rischiodicreare fragilitànel consolidatosistema giudiziarioed extragiudiziarioedificato dalConsiglio d’Europaper la tutela dei diritti umanie dei diritti della persona. Dobbiamo premurarci di garantire che non siano messi in dubbio il precedente giuridicoe il contenuto praticodella tutela dei diritti umanirealizzata dalConsiglio d’Europa, organizzazione che conta 47 Stati membri.

Vorrei anche sottolinearela necessità di neutralizzare ogni rischio di sovrapposizionedi poteri e procedureper evitare confusionein riferimento agli obiettivi e alleresponsabilitàdei due organi, in modo che si possa addivenire a una cooperazione armoniosa fra loro. Questo si deve rispecchiare, anzitutto, nel programma di lavoro annuale dell’Agenzia, e nel rafforzamentodella coesione e della complementaritàfra le due istituzioni.

Per quanto riguardalo scambio d’informazionifra il Consiglio d’Europae l’Agenziaper i diritti fondamentali, è della massima importanza che esso si svolga, finché possibile, in condizioni di assoluta riservatezza, osservata da entrambe le parti. L’Agenziaper i diritti fondamentalie il Consigliod’Europadovrebbero accordarsi su regolepiù precise relative all’applicazione dell’articolo 15 dell’accordo, che prevede che il Consiglio d’Europapossa ricevere sovvenzioni dall’Agenzia, allo scopo di arrivare a unapiena trasparenza ed evitare ogni insinuazionedi un’eccessiva interdipendenzafra le due istituzioni.

E’ del pari essenziale applicare l’articolo 7 dell’accordo in un modo che permettaalle due istituzionidi scambiare, per mutuo consenso, più informazioni possibile, nel dovuto rispetto dei rispettivi regolamenti, e fintantoché questo sia possibile ai sensi delle norme vigenti in materia di riservatezza e queste informazioninon dovrebbero essere usateda istituzioni che non siano quelle direttamente coinvoltenell’esame delle questioni dibattute, né dovrebbero essere rese disponibilia istituzioni o agenzie di paesi terzi, in assenza di garanzie e controlli sul loro uso.

Come ho detto, la cooperazionefra la Commissionee ilConsiglio d’Europadurante i negoziati per l’accordosi è rivelata fruttuosa, e ci si aspetta che le due istituzioni continueranno in futuroa lavorare insieme efficientemente, nello stesso spiritodi cooperazione, trasparenzae complementarità. Tuttavia, è di enormeimportanzache ilParlamento europeopartecipia questo processo, attraverso relazioni periodiche, e che il Consigliod’Europasia chiamato a esprimerela sua opinionein tutte le indagini e le valutazionieffettuate, allo scopo di assicurare la complementarità e la trasparenza delle attività delle due istituzioni, evitandone al contempo la sovrapposizione.

 
  
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  Kinga Gál, a nome del gruppo PPE-DE.(EN)Signora Presidente, sono lieto di parlare oggiin qualità di relatore ombraper il gruppo PPE-DE in merito a questa relazionesulla conclusionedi un accordofra laComunitàeuropea e ilConsiglio d’Europasulla cooperazionetra l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali e il Consiglio d’Europa.

Abbiamo tenuto lunghe discussioniponendoci molte domandesull’effettiva necessità di tale Agenzia,sulla possibilità per il Consiglio d’Europadi accettare questo,e sulla futura esistenza di una cooperazione reale e utile fra i due enti.

Ogni volta il Parlamentoe la Commissionehanno risposto nettamente: sì, abbiamo bisogno dell’Agenzia, ci è chiaro il significato di quest’istituzionee prevediamo una buonacooperazionefra il Consiglio d’Europae l’Agenzia.

Sono lieto quindi di poter parlare,ora che abbiamo questo accordo, di una cooperazione istituzionalizzata. Per contro, mi spiace che non si possa migliorare realmentequesto testomodificandone alcuni aspetti, perché avrei sottolineatola necessità di prendere in considerazione, ogniqualvolta l’Agenziasi stia occupando di questioni concrete, tutta l’esperienza e la competenzaaccumulate dall’Assemblea parlamentaredel Consiglio d’Europa, col suo sistemad’informazione basato su relazionidelle sue varie commissioni, ad esempio la commissione per gli affari giuridicie i diritti dell’uomo, dotata di notevole perizia ed esperienzanel trattare tali questioni.

Ciononostante, mi rallegro comunque, perché la conclusionedi questo accordosegnala la necessitàdi quest’organo, dell’Agenzia, di cominciare il suo lavoro appena possibile. L’Agenziaè stata ufficialmente inauguratail 1°marzoma la sua struttura operativa e di gestione non è ancora in funzione: è indispensabile procedere e migliorare la situazionein modo da poter andare avanti.

Seguo fin dall’inizio del mio mandato questa pratica, notandole enormi difficoltànel delineare il suo ambito, la sua sfera di competenzae le strutture coinvolte nel processo decisionalecon soddisfazione di tutte le parti coinvolte.

Siamo tutti interessati, dato chel’Agenziaraccoglieràe compilerà datie prepareràraccomandazioniper le istituzioni, un compito difficileda delimitare, a carattere orizzontalee trasversale rispetto a tutte le politiche comunitarie.

Possiamo esseresoddisfatti solose creiamo un’Agenzia credibile e responsabile cui sono conferiti poteri sufficientie un bilancioadeguato per adempiere ai suoi compiti, e questo accordo può contribuirvi.

Garantiremo che ogni sovrapposizione di questi compitie duplicazione del lavorosiano evitate. Speriamo che la proclamazione solenne della Carta dei diritti fondamentali,oggi,rappresenterà una faccia della medaglia di cui l’Agenzia rappresenterà l’altra: un primo passo concretoverso una futura politica dell’Unionein materia di diritti dell’uomo e libertà fondamentali.

 
  
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  Genowefa Grabowska, a nome del gruppo PSE. (PL)Signora Presidente, quella che stiamo discutendo oggièuna procedura atipica, dato che il Parlamento europeo si sta pronunciando sull’opportunitàdi un accordo di cooperazionefra l’Unione europeae il Consiglio d’Europa. Non abbiamo modo d’intervenire in questoaccordo: stiamo semplicementevalutandolo e dando la nostra opinione.

Il Consiglio d’Europaè la più antica organizzazione europeache si occupa di diritti umanie della promozionedella democrazia. Non c’è bisogno in questa sede di ricordareche fin dall’inizio è esistita cooperazionefra il Consiglio d’Europae l’Unione europea (e in precedenzale Comunità europee). L’ingresso di uno Statoche voglia aderire all’Unione europeaè condizionato al rispetto dei valoricodificati nellostatuto delConsiglio d’Europa: lo Stato di diritto, la democraziae, soprattutto, il rispetto dei diritti dell’uomo.

E’ quindi auspicabileche queste due istituzioni, le Comunità europee (ora l’Unione europea)e il Consiglio d’Europa, cooperino, non solo sedendo fianco a fianco a Strasburgoma anche impegnandosi in settori comuni di attività. L’accordo che stiamo discutendo ogginon è particolarmente originalené nuovo, così come l’Agenziaper i diritti fondamentalinon è un’istituzione completamente nuova.

Come sappiamo, l’Agenzia per i diritti fondamentaliha sostituito l’Osservatorio europeo sul razzismo e la xenofobia, basato a Vienna, e l’Osservatorio aveva un simile accordo di cooperazionecol Consiglio d’Europa, conclusonel 1999, rispettato da entrambe le partie restato in vigore fino ad ora, ossia fino al momentoin cui l’Osservatorio è stato sostituitodall’Agenzia per i diritti fondamentali.

Tuttavia, dal momento che è coinvolto un nuovo organo UE, dobbiamo esaminare ilnuovo accordoin cooperazionecol Consigliod’Europaper garantire che quelle che sembrano esseredue istituzioni similinon competano ma collaborino fra loro.

Devo dire che l’accordo è stato negoziato rapidamente ma bene. Non abbiamo grandi riserve riguardantiil suo contenuto, né potremmo averne. Esso stabilisce un sistema per lacooperazione, prevede contatti regolarie, cosa ancor più importante, creacollegamenti personali, dal momento che prevedeche ilConsiglio d’Europanomini una persona esterna(e a un’altra come suo vice)quale membro del consiglio di amministrazione e dell’ufficio di presidenza dell’Agenzia. Tutto questo mi orientaverso un pieno sostegnoallaproposta e l’accettazionedell’accordo, che sarà utile a entrambe le istituzioni.

 
  
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  Irena Belohorská (NI).- (SK) Onorevoli colleghi, vi ringrazio di concedermi la parola.La relazione si occupa di possibili conflittid’interessefra l’Agenzia europeaper i diritti fondamentalie il Consiglio d’Europa. A mio parere, si tratta di una questione secondaria. Il vero problema sta nei rapportifra la Corte europeadei diritti dell’uomo con sede a Strasburgoe la Corte europea di giustizia con sede a Lussemburgo.

Entrambi questi tribunali hanno competenza a statuirein merito a violazioni dei diritti umanied esistono alcune sentenze in cui essi si contraddicono a vicenda. La maggioranza di questi casisi riferisce agli articoli 6 e 8 della Convenzione europeaper la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e riguarda processi per violazioni delle regole della concorrenza, come nei casi che hanno visto coinvoltela National Panasonic, l’Hoechst AG, la Niemetz, eccetera.

Infine, la Carta dei diritti fondamentalidell’Unione europeae la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, approvata dall’Unione europea, sono due documenti simili ma diversi. Le competenze dell’Agenzia europea per i diritti fondamentalisono centrate sull’osservazione e sul sostegno alle iniziative. Si deve pertanto salutare con favore l’accordo conclusoin conformità all’articolo 300 del Trattato che istituisce la Comunità europea, che definirà le singole competenze. Il fatto che il Consiglio d’Europaavrà un rappresentante nel consiglio d’amministrazioneè anch’esso molto positivo.

Dato che le competenze dell’Agenziasono limitate, credo che le sue attivitàsaranno complementaripiuttosto che concorrenziali rispetto a quelle del Consiglio d’Europa. In ogni caso, dovremo continuare a discutere questa materia alla lucedei cambiamenti dello status giuridicodella Carta dei diritti fondamentali.

 
  
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  Panayiotis Demetriou (PPE-DE).- (EL) Signora Presidente, signor Commissario, negli ultimi mesil’Unione europea ha preso quattroprovvedimenti decisiviper promuovere e salvaguardarei diritti umani. In primo luogo, è stata istituita una specifica Agenziaper i diritti fondamentali. In secondo luogo, una clausolasul valore giuridico vincolantedella Carta dei diritti fondamentalie una clausola sull’adesionedell’Unioneeuropea allaConvenzione europeadei diritti dell’uomo del 1950 sono state inserite nelTrattato sulla riforma istituzionale. In terzo luogo, la Carta dei diritti fondamentaliè stata solennemente firmataoggi in quest’Aula e,con tale proclamazione solenne, è diventata partedell’acquiscomunitario. Un moderno codice dei diritti umani! In quarto luogo, la conclusione(che oggi stiamo discutendo)dell’accordo fra l’Agenzia UE per i diritti fondamentalie il Consiglio d’Europa, è un chiaro segnale di che cosa l’Unione europea sostenga,e cioè la promozione dei diritti umani,mostrando anche che questa componenteè fondamentaleper ogni società moderna, per ogni Stato moderno.

Non vediamo alcuna subordinazione, alcuna duplicazione, alcuna sostituzione del ruolo delConsiglio d’Europa, che resta saldo al suo posto diguardiano internazionaledei diritti umani. Al contrario, una nuova fasedi cooperazione, non di antagonismo, è stata avviata. Concordo pertanto col mio compatriota, il relatore, su tutto quello che ha detto su questo tema, e sottoscrivo pienamente la sua relazione, per la quale mi congratulocon lui.

Sono membro onorariodell’Assemblea parlamentaredel Consiglio d’Europa, il che è per me un grande onore; ma oggi sono anche particolarmente fieroe felice perché queste due organizzazioni, l’Unione europeae il Consiglio d’Europa, stanno inaugurandola loro cooperazione in quest’area, e spero che questo secoloentrerà nella storia dell’umanità come il secolo dei diritti umani.

 
  
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  Sylwester Chruszcz (NI).- (PL)Signora Presidente, l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentalicon sede a Vienna è solo un’altra costosa istituzioneche, per giunta, si arrogail diritto diesaminare e istruire gli Stati membrisul rispetto dellaCarta dei diritti fondamentali e su altre questioni.

E’ difficilescacciare l’impressione che i soldi dei contribuentieuropeivengano usati per un altro programma volto a rafforzare le autorità diBruxelles e la nascente Eurostat. Il Consiglio d’Europae l’OSCE sono enti già esistentiche si occupano delle stesse materiea un livello internazionale, e non sovranazionale. Quello cui assistiamo è una duplicazionedi istituzioni già esistentiche accresce ipoteridell’Unione europeae la burocrazia UE.

Le nazioni europee(ivi compresa la mia, la Polonia)sono tenute a salvaguardare e promuoverei diritti umani, rispettando, fra l’altro, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. L’Agenziaper i diritti fondamentali, tuttavia, insieme ad altre agenzie che vengono istituite a un ritmo impr