Indice 
 Precedente 
 Seguente 
 Testo integrale 
Procedura : 2007/0173(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

A6-0443/2007

Discussioni :

PV 12/12/2007 - 19
CRE 12/12/2007 - 19

Votazioni :

PV 13/12/2007 - 6.4
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :

P6_TA(2007)0618

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 13 dicembre 2007 - Strasburgo Edizione GU

8. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0543/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Frank Vanhecke (NI). (NL) Signor Presidente, desidero solo far presente che non appoggio la risoluzione sul dialogo sui diritti umani UE/Cina per una serie di ragioni. In particolare, ritengo che in questo Emiciclo abbiamo già sfornato più che a sufficienza testi boriosi e che le Istituzioni europee raramente, se mai, a questi testi verbosi e a queste dichiarazioni altisonanti fanno seguire un’azione.

Con le Olimpiadi di Pechino dietro l’angolo, le loro Eccellenze europee cercheranno ancora una volta di ingraziarsi i favori delle autorità cinesi. Questo è già chiaro dalla presente risoluzione, che, insieme e a molti elementi sensibili, dichiara che, al recente congresso nazionale del partito comunista cinese – e cito – “sono emerse varie prospettive (…) nei confronti dell’applicazione di parametri internazionali più rigorosi in materia di diritti dell’uomo”. Che ingenua quest’Assemblea, dal momento che la realtà nell’odierna Pechino è fatta di intimidazione, deportazioni, arresti e campi di lavoro. E’ ora che l’Unione europei abbandoni la politica a doppio standard nei confronti della Cina.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0512/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Dimitar Stoyanov (NI). - (BG) Ho votato contro la risoluzione sull’estremismo perché è figlia di quell’odio che chiede di condannare. E chi ci impartisce lezioni sull’estremismo? Il compagno Schulz e il compagno Cohn-Bendit, questi due campioni di marxismo e leninismo, di quella stessa ideologia che ha massacrato decine di milioni di russi e ucraini all’inizio del secolo scorso? O il compagno Vigenin, il cui partito ha stretto per cinquant’anni i bulgari tra le sue grinfie e ne ha uccisi migliaia nei campi di concentramento? Siete voi quelli che ci insegnano cos’è l’estremismo? Grazie.

 
  
MPphoto
 
 

  Frank Vanhecke (NI). (NL) Signor Presidente, sì, così vanno le cose in quest’Aula. A meno che di nome non si faccia Schulz, bisogna usare le dichiarazioni di voto per poter esprimere le proprie opinioni. Quest’Aula ha ancora una volta puntato la sua carta periodica sulla “necessità” di combattere “l’estremismo” – ma non si sta parlando di reale estremismo e di reale violenza, per esempio quella dell’islam in ascesa in Europa. Si parla invece per l’ennesima volta di limiti alla libertà di espressione di coloro che si ergono pacificamente per il diritto all’individualità, il diritto di proteggere e preservare le nostre lingue, identità, culture e libertà.

C’è un che di drammatico nel fatto che quest’Assemblea parli costantemente di libertà e di diritti umani mentre impone le norme più rigide e più drasticamente restrittive a coloro che hanno opinioni divergenti sulla questione e, per esempio, semplicemente non si uniscono al resto dell’Aula in adorazione della vacca sacra della proverbiale società multiculturale. Io, da parte mia, non prendo sul serio la presente risoluzione e, per quanto mi riguarda, non può esserci libertà senza totale libertà di espressione politica.

 
  
MPphoto
 
 

  Philip Claeys (NI). (NL) Signor Presidente, anch’io ho votato contro la risoluzione sull’estremismo. Non è perché ritengo che il termine mi riguardi – è vero l’opposto – ma perché, per l’ennesima volta, un legittimo discorso politico contro l’ulteriore immigrazione di massa e a favore di una ferma politica di adeguamento viene scientemente collegato all’estremismo e alla violenza.

Persino il titolo della risoluzione è ingannevole e di parte. L’estremismo della sinistra è evidentemente qualcosa che per definizione non può esistere, e chiaramente nessuno qui ha sentito del crescente fondamentalismo islamico. Questo è propria,mente kafkiano. Sarebbe buffo se non fosse deprimente. Chiunque non sia in linea con la correttezza politica è criminalizzato. Forse qualcuno potrebbe spiegarci quale nesso ci sia tra questo e la carta dei diritti fondamentali che abbiamo firmato ieri.

 
  
MPphoto
 
 

  Koenraad Dillen (NI). (NL) Signor Presidente, anch’io ho votato di cuore contro la risoluzione, come quando la volpe predica “attento alle oche!”. Di rado ho osato lo sguardo su un documento più ipocrita di questa proposta di risoluzione sul “crescente estremismo” in Europa – e Dio sa che l’Europa e quest’Aula hanno già dei primati al loro attivo quanto a ipocrisia.

Dopotutto, come hanno già detto i miei colleghi, non c’è nulla come l’estremismo di sinistra. In effetti, il dito non è neppure puntato sull’estremismo islamico. I sobborghi di Parigi sono stati messi a fuoco, ma il problema sembra che riguardi la piccola minoranza non conformista che è diventata la rovina della vita di questa boriosa Istituzione.

forse dovremmo di nuovo spalancare i cancelli del Gulag per coloro che ancora osano criticare il culto dell’Europa e la sacrosanta società multiculturale – completa di inquisizione ed esilio all’Isola del diavolo per gli eretici. Solo allora l’Europa sarà epurata delle sue ultime critiche, e il culto dell’Europa potrà continuare indisturbato la sua missione di conversione.

 
  
MPphoto
 
 

  Mogens Camre (UEN). - (DA) Signor Presidente, la presente risoluzione contiene una giustificata critica di movimenti neofascisti e fondamentalisti in certi paesi europei. Tuttavia, sembra che nel complesso sia unilateralmente orientata verso un problema descritto come cittadini europei con atteggiamenti fascisti e razzisti, il che rende la risoluzione senza senso. Vari sondaggi di opinione in Danimarca hanno dimostrato che gli immigranti da nazioni non occidentali non ritengono di essere soggetti ad alcuna forma di razzismo o trattamento ostile. Tuttavia, alcuni immigranti di nazioni non europee hanno commesso diffusi atti di violenza nei confronti di cittadini danesi e di altri immigranti. Nelle statistiche ufficiali sulla criminalità, gli immigranti dei paesi non occidentali sono sproporzionatamente sovrarappresentati.

Negli ultimi mesi, settimana dopo settimana, si sono verificate molte sparatorie nelle strade che hanno coinvolto bande di immigranti, nonché aggressioni individuali. I funzionari per l’immigrazione, a propria volta di origine etnica non danese, hanno ricevuto minacce alla loro vita e si sono sentiti dire che dovevano lasciare il posto di lavoro, ma non da danesi, da persone di culture stranire che loro stanno cercando di aiutare a integrarsi nella società danese. Abbiamo un politico di spicco, immigrato, di origine siriana, che deve essere protetto 24 ore al giorno, non contro i danesi ma contro i fondamentalisti di cultura islamica. i nostri servizi segreti sono costantemente impegnati nel prevenire violenti attacchi contro danesi e istituzioni sociali danesi sferrati non da danesi ma da stranieri. Pertanto, da una prospettiva danese, questa risoluzione è assurda. In Danimarca il razzismo violento è diretto verso la democrazie e i diritti umani. Date queste premesse, non ho potuto votare a favore della presente risoluzione.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0503/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Miroslav Mikolášik (PPE-DE). - (SK) Signor Presidente, il Mar Nero sta diventando una delle principali rotte per le crescenti esportazioni di petrolio nella regione e purtroppo negli ultimi anni è spesso stato teatro di incidenti che hanno coinvolto navi cisterne e da carico. Dodici navi sono affondate o si sono arenate qui durante una terribile tempesta. Questi eventi hanno avuto conseguenze gravi, hanno inciso sulle vite delle persone e causato disastri ecologici di enorme portata.

La fuoriuscita di petrolio della Exxon Valdez avvenuta più di 18 anni fa è un esempio di una catastrofe su vasta scala, le cui ripercussioni sono giunte fino ai giorni nostri.

Considerato che circa 200 navi cisterne viaggiamo ogni giorno sui mari del mondo, sono dell’avviso che si dovrebbe monitorare da vicino e regolarmente non solo la situazione del mar Nero ma anche in altri mari. Gli Stati membri, nonché gli altri paesi vicini dell’Unione europea, dovendo garantire un’applicazione più rigorosa dell’attuale normativa comunitaria e delle norme di sicurezza marittima. In questo contesto, chiedo al Consiglio di accelerare le sue delibere e di adottare posizioni comuni sui restanti atti legislativi nel terzo pacchetto in materia di sicurezza marittima.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0495/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Zuzana Roithová (PPE-DE). - (CS) Signor Presidente, l’abolizione delle quote e l’introduzione del controllo sulle importazioni di prodotti tessili cinesi previste per il prossimo anno si tradurranno senza dubbio in migliori meccanismi di controllo. Tuttavia, non sono d’accordo sul fatto che i tessuti di lana non debbano essere soggetti a tale controllo. La nostra risoluzione è un appello politico alla Commissione, un’espressione della nostra volontà di una maggiore incisività nel chiedere il rispetto degli obblighi internazionali ed è una protesta contro le barriere cinesi alle importazioni di prodotti europei. Sono favorevole al fatto che la Cina dovrà rilasciare licenze per le importazioni, il che consentirà di effettuare procedure di controllo nei porti cinesi e in questo modo di tutelare più adeguatamente l’Europa dalle merci contraffatte. Al tempo stesso è dovere della Commissione proteggere i consumatori europei contro le sostanze tossiche, per esempio gli azocoloranti presenti talvolta nelle merci cinesi. Pertanto, esorto la Commissione a insistere affinché vengano sequestrati alle frontiere dell’Unione europea i prodotti tessili che presentano rischi per la salute.

 
  
  

Dichiarazioni scritte di voto

 
  
  

– Relazione: Kyösti Virrankoski e Ville Itälä (A6-0492/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Bastiaan Belder (IND/DEM), per iscritto.(NL) il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sul finanziamento aggiuntivo del sistema satellitare Galileo e sulla spesa per gli affari esteri, tra cui la missione di polizia in Kosovo. A tal fine, hanno aumentato il quadro finanziario pluriennale 2007-2013 e usato lo strumento di flessibilità, e ci sono stati anche delle riassegnazioni all’interno delle linee di bilancio esistenti, che avrebbero potuto essere di portata ben maggiore.

I principali elementi con cui ho problemi sono gli adeguamenti dei massimali precedentemente stabiliti per i fondi UE per il periodo fino al 2013 e l’impiego dello strumento di flessibilità a tale scopo. Si deve evitare l’uso di questo dispositivo e a tutti i costi deve rimanere circoscritto a circostanze di estrema eccezionalità. Qualsiasi modifica nei costi deve essere assorbita prima riducendo altre linee di bilancio. Mi riferisco soprattutto alle spese che non riguardano gli obiettivi centrali dell’Unione europea e le linee di bilancio la cui attuazione è già in ritardo rispetto alla spesa programmata.

 
  
MPphoto
 
 

  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) L’accordo raggiunto tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento per il bilancio UE del 2008 rivela il vero peso dei “paesi grandi” e dei “paesi ricchi” in quanto soddisfa le loro richieste di limitare quanto più possibile il massimale del bilancio UE.

Nonostante tutti i tentativi di nascondere il fatto, la verità è che le proposte di Commissione, Consiglio e PE per il bilancio UE, e questo accordo, erano inferiori alle cifre previste per il 2008 nel quadro finanziario 2007-2013. E’ successa la stessa cosa l’anno scorso e nel quadro finanziario 2000-2006.

In realtà questo bilancio UE per il 2008 rappresenta una riduzione di oltre 9 miliardi di euro in termini di pagamenti rispetto a quanto concordato nel quadro finanziario per il 2008 – cioè, sotto il profilo dei pagamenti, il bilancio UE è stato ridotto dall’1,04 per cento allo 0,96 per cento dell’RNB comunitario. D’altro canto il bilancio UE ha progressivamente spostato le proprie priorità verso il finanziamento di politiche dell’Unione neoliberali, federaliste e militaristiche.

Noi pertanto respingiamo l’accordo.

 
  
MPphoto
 
 

  Gunnar Hökmark (PPE-DE), per iscritto. (SV) Sosteniamo i principi di base del bilancio UE per il 2008 e sottolineiamo che ai contribuenti si devono portare risultati positivi. I quadri definiti dalle prospettive finanziarie devono essere rispettati e quindi accogliamo con favore il fatto che il bilancio verrà mantenuto entro questi quadri per un buon margine.

Il sostegno all’agricoltura è una delle aree in cui è possibile operare tagli a vantaggio di obiettivi che sono più in linea con le ambizioni di Lisbona, ossia quello che l’UE dovrebbe sviluppare nella regione più economicamente riuscita del mondo.

 
  
MPphoto
 
 

  Gay Mitchell (PPE-DE), per iscritto. (EN) Durante i negoziati sul bilancio, il Parlamento ha deciso con il Consiglio di trasferire 50 milioni di euro dalle agenzie decentralizzate al finanziamento parziale dei programmi europei GNSS (EGNOS/GALILEO) e dell’Istituto europeo di tecnologia. Non è stato indicato quali agenzie saranno interessate a tale operazione.

La riprogrammazione riguarda le agenzie sotto la rubrica 1a cui appartiene Eurofond, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, con sede a Dublino. Questa agenzia fornisce un’importante servizio nel settore del mercato del lavoro e delle condizioni di lavoro e una riduzione delle sue risorse sarebbe intollerabile e controproducente.

 
  
MPphoto
 
 

  José Albino Silva Peneda (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della proposta di bilancio per il 2008, anzitutto perché è chiaramente in linea con i principi indicati nelle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2012.

In secondo luogo, perché la proposta posta in votazione, dopo essere stata negoziata con la Commissione e il Consiglio, ha finalmente superato i seri problemi che sono sorti riguardo al finanziamento di Galileo. Anche la soluzione è molto positiva, rendendo possibile fornire un livello ragionevole di finanziamento per progetti inclusi nelle reti transeuropee.

In terzo luogo, ritengo che le soluzioni di tesoreria trovate siano molto positive riguardo al bilancio per pagamenti per rubriche che finanziano i progetti del Fondo sociale europeo e del Fondo europeo di sviluppo regionale, che rivestono grande importanza in quanto permettono al Portogallo di sviluppare i progetti necessari a raggiungere tassi più elevati di crescita economica che negli ultimi anni e ad avvicinarsi quindi alla media dell’UE.

 
  
  

– Relazione: Adamos Adamou (A6-0443/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Circa 50 anni fa il Consiglio d’Europa ideava un sistema di regole e di strumenti giuridici e giudiziari volto a proteggere e promuovere i diritti fondamentali che è diventato un parametro di riferimento per i diritti umani, lo Stato di diritto e la democrazia in Europa.

L’Agenzia per i diritti fondamentali, il legale successore dell’l’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, dovrebbe contribuire a promuovere la coerenza e l’uniformità della politica dell’UE in materia di diritti fondamentali.

Poiché entrambe le istituzioni condividono lo stesso obiettivo (rafforzare la protezione dei diritti fondamentali), è essenziale garantire una stretta collaborazione tra loro.

Il presente accordo mira ad assicurare complementarietà e valore aggiunto e a evitare doppioni con le attività del Consiglio d’Europa, come sancito nell’articolo 9 del regolamento che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali.

Sostengo la conclusione dell’accordo in uno spirito di cooperazione, trasparenza e complementarietà, in particolare creando un quadro di cooperazione tra le due istituzioni che comporti contatti e riunioni regolari, scambio di informazioni e coordinamento delle attività onde evitare doppioni e garantire il miglior uso possibile delle risorse.

 
  
MPphoto
 
 

  Marine Le Pen (NI), per iscritto. – (FR) Il paradosso, o forse l’ipocrisia del Parlamento europeo è che predica a gran voce i principi e i valori democratici ma poi se ne fa beffe rifiutando di applicarli quando non gli conviene.

Tale è stato il caso di ieri, quando il Parlamento europeo, riunito in plenaria, ha proclamato solennemente la Carta dei diritti fondamentali nel mezzo di un putiferio generale, ignorando le proteste dei separatisti che chiedevano un referendum per l’adozione del nuovo trattato costituzionale.

Il Parlamento europeo di discreta rifiutando qualsiasi discussione e stigmatizzando i propri membri eletti, impegnati a promuovere il mantenimento dell’identità e della sovranità nazionali.

La libertà d’espressione ha valore solo se anche i rappresentanti dell’opposizione politica possono pronunciarsi. Secondo i gruppi politici conservatori, sembra che alcuni discorsi sia illegittimi e debbano essere evitati a qualsiasi costo. Nel momento in cui il Parlamento europeo si compromette rivendicando la Carta dei diritti fondamentali, i membri eletti del Fronte nazionale ribadiscono a voce alta e chiara di non aver la stessa idea di diritti umani e che continueranno a lottare per il rispetto della sovranità e dell’identità delle nazioni d’Europa.

 
  
  

– Relazione Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf (A6-0501/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Voterò a favore della relazione dell’onorevole Graefe zu Baringdorf poiché sta diventando urgente introdurre un sistema di identificazione elettronica degli animali delle specie ovina e caprina. Sono spiacente per i 17 mesi di ritardo nella proposta della Commissione.

Concordo con la modifica della proposta della Commissione intesa a far sì che venga fissata una data precisa per l’entrata in vigore del sistema, il 31 dicembre 2009, che sembra la data più adatta, come suggerisce la relazione dell’onorevole Graefe zu Baringdorf.

Non concordo riguardo agli emendamenti nn. 4 e 5 che ritarderebbero l’agevole applicazione del sistema. Tantomeno concordo rispetto all’emendamento n. 3, poiché dal mio punto di vista il documento in oggetto mira a fissare una tabella di marcia anziché discutere principi.

 
  
  

– Relazione Genowefa Grabowska (A6-0468/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh e Inger Segelström (PSE), per iscritto. (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato a favore della relazione poiché è importante eliminare gli attuali ostacoli al recupero dei crediti alimentari nei confronti di cittadini residenti in Stati membri dell’UE diversi da quello della persona che ha diritto a tale credito. Relativamente a ciò, è di particolare importanza tutelare la parte più debole nella procedura di recupero. Tuttavia, siamo contrari alla formulazione degli emendamenti nn. 9 e 26 che chiedono alle parti, previa acquisizione di una consulenza giuridica indipendente, di pervenire ad accordo scritto sul foro competente e sulla normativa nazionale che dovrebbe essere applicata ai fini della validità di tale accordo dinanzi a un giudice. Tali requisiti non sono compatibili con la tradizione giuridica svedese.

 
  
MPphoto
 
 

  Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) La crescente mobilità nell’Unione europea, assieme al maggior numero di coppie che si separano, ha causato un aumento nel numero di controversie transfrontaliere relative ai crediti alimentari.

Le attuali procedure per l’ottenimento delle obbligazioni alimentari tendono a essere troppo lunghe e complesse e in molti casi i risultati sono impossibili da ottenere. Al contempo, i creditori di alimenti, la maggior parte dei quali è costituita da minori, vivono in circostanze di estrema povertà e molto spesso non hanno neanche il denaro per sopravvivere.

Pertanto, tale iniziativa è molto importante, poiché dovrebbe semplificare il funzionamento del mercato interno e la libertà di circolazione, attraverso l’eliminazione degli ostacoli creati dalle differenze tra gli Stati membri, per quanto riguarda i crediti alimentari. Dovrebbe garantire che tali decisioni vengano riconosciute e applicate in tutta l’Unione europea nel modo più rapido ed efficace e al minor costo possibile.

Semplificherà le vite dei cittadini e dovrebbe al contempo avere effetti sociali positivi, rendendo più semplice per i creditori di alimenti che vivono in un altro Stato membro adire il tribunale competente e, una volta emessa la sentenza del giudice, verrà riconosciuta in tutti gli Stati membri senza ulteriori formalità.

 
  
MPphoto
 
 

  Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. − (PL) Signor Presidente, voterò a favore della relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni e alla cooperazione in materia di obbligazioni alimentari [COM(2005)0649 – C6-0079/2006 – 2005/0259(CNS)].

L’onorevole Grabowska afferma correttamente nella sua valutazione che manca attualmente al livello dell’Unione europea un sistema comune e armonizzato di riconoscimento e di esecuzione delle decisioni in materia di obbligazioni.

Condivido l’iniziativa per l’attuazione rapida ed esente da spese dei diritti di credito, in particolare nel contesto dei movimenti transfrontalieri delle persone.

La relazione sottolinea giustamente la necessità di introdurre tali azioni affinché una decisione abbia il medesimo effetto che ha nello Stato membro in cui è stata emanata, senza ulteriori formalità.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0518/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Secondo i dati disponibili lo scorso novembre, dal 1997, quando è stata firmata la Convenzione di Ottawa, 156 Stati hanno firmato la Convenzione. E’ significativo, nonché biasimevole, che gli Stati Uniti non figurino tra questi paesi.

La risoluzione adottata oggi sottolinea, piuttosto correttamente, l’incoerenza tra l’azione della Commissione europea nell’annunciare la sua intenzione di lottare attivamente per la distruzione delle mine antipersona e di sostenere le vittime, la maggior parte delle quali, ricordate, sono bambini, mentre al contempo, alla fine del 2006, cancella la linea di bilancio specifica per la distruzione delle mine antipersona.

In considerazione dell’importanza di tale azione e del fatto che il sostegno alle vittime non è in nessun luogo sufficiente a rispondere alle loro necessità, riteniamo che dovrebbe essere ripristinata una linea di bilancio specifica in materia di mine antipersona per il finanziamento delle azioni antimine, dell’assistenza alle vittime e della distruzione degli arsenali; inoltre, aggiungeremmo che dovrebbe esserci un aumento significativo delle risorse stanziate.

Deploriamo la mancata adozione della proposta da parte del nostro gruppo parlamentare che chiede a tutti i paesi di fermare immediatamente la produzione di mine terrestri e che in alcuna circostanza o condizione le truppe comunitarie facciano uso di mine.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0543/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Robert Goebbels (PSE), per iscritto. – (FR) Mi sono astenuto nella risoluzione sulle relazioni UE-Cina poiché non intendo associarmi a questi rimproveri paternalistici o ai discorsi moralizzatori che una risoluzione come questa esprime. Un’Unione europea che non può adottare una Carta dei diritti fondamentali che sia valida in tutto il suo territorio non si trova nella posizione per poter cercare di impartire lezioni al resto del mondo.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0512/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Jim Allister (NI), per iscritto. (EN) Quale rappresentante di una regione, l’Irlanda del Nord, dove il Sinn Fein, affiliato a un’organizzazione terroristica che ha di recente assassinato un giovane uomo, Paul Quinn, è stato ammesso al governo in una coalizione con partiti esclusivamente democratici, non sono stato incoraggiato a notare e votare a favore dell’emendamento n. 14 che recitava come segue:

“Deplora che alcuni partiti tradizionali abbiano creduto bene di dare credibilità e accettazione a partiti estremisti concludendo con questi accordi di coalizione, sacrificando così la loro integrità morale a un opportunistico guadagno politico a breve termine”.

 
  
MPphoto
 
 

  Gerard Batten (IND/DEM), per iscritto. (EN) Pur opponendosi all’estremismo in ogni sua forma, l’UKIP non ritiene che noi, popolo britannico, dobbiamo accettare consigli su questo argomento dall’Unione europea, tantomeno l’UKIP chiede che l’Unione europea intraprenda iniziative. Questo, come tutti gli altri ambiti, dovrebbe essere prerogativa degli Stati nazione indipendenti e democratici.

 
  
MPphoto
 
 

  Derek Roland Clark (IND/DEM), per iscritto. (EN) Pur opponendosi all’estremismo in ogni sua forma, l’UKIP non ritiene che noi, popolo britannico, dobbiamo accettare consigli su questo argomento dall’Unione europea, tantomeno l’UKIP chiede che l’Unione europea intraprenda iniziative. Questo, come tutti gli altri ambiti, dovrebbe essere prerogativa degli Stati nazione indipendenti e democratici.

 
  
MPphoto
 
 

  Hanna Foltyn-Kubicka, Wojciech Roszkowski e Konrad Szymański (UEN), per iscritto. − (PL) Signor Presidente, siamo contrari al razzismo, alla xenofobia e all’estremismo politico. Tuttavia, la pratica recente al Parlamento europeo, in cui si abusa di tali concetti nella lotta politica in corso, mettendo a rischio la libera espressione, di cui un chiaro esempio sono stati gli incidenti avvenuti in questo Emiciclo il 12 dicembre di quest’anno, ci induce a credere che i sostenitori della Carta dei diritti fondamentali, in cui, occorre dirlo, esiste un divieto senza senso alla discriminazione basata su “qualsiasi opinione politica”, all’epoca abbiano violato i principi da loro stessi proposti.

La mancanza di definizioni precise di estremismo politico e di xenofobia nella risoluzione, che è finalizzata a combattere l’estremismo, ci porta ad astenerci dalla votazione sull’argomento.

 
  
MPphoto
 
 

  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Il Fronte nazionale, Interesse fiammingo e il FPOE non sono partiti estremisti, razzisti o xenofobi. Riunendoli assieme in un modo poco sano e sbagliato, tutti i cosiddetti partiti “conservatori” stanno ancora cercando di accusarli di estremismo solo perché intendono promuovere il mantenimento dell’identità nazionale.

La democrazia è senza dubbio in pericolo, ma coloro che sono stati predestinati colpevoli dal sistema non sono coloro che lo stanno minacciando. Non è in pericolo a causa delle persone che criticano e mettono in dubbio le politiche, in particolar modo in materia di immigrazione, e che vengono quindi accusati di estremismo. E’ in pericolo a causa di coloro che imbavagliano sistematicamente la libertà di espressione in nome dei diritti umani e della correttezza politica, e che in realtà nascondo solo il loro fallimento nel risolvere i problemi che stanno affrontando in materia di immigrazione, mancanza di sicurezza e identità.

Aumentando in modo massiccio la quantità di normativa intesa a combattere l’estremismo in Europa, il Parlamento avrebbe potuto essere orgoglioso di contribuire al mantenimento dei principi e dei valori democratici. Purtroppo, è vero il contrario. Ben lungi dal mirare all’islamismo radicale o ai regimi comunisti totalitari, il Parlamento sta solo alimentando un’altra volta le sue ossessioni antinazionali e favorevoli alla globalizzazione.

 
  
MPphoto
 
 

  Mieczysław Edmund Janowski (UEN), per iscritto. − (PL) Signor Presidente, mi oppongo categoricamente al razzismo, alla xenofobia e all’estremismo politico. Tuttavia, credo che nei documenti adottati sotto l’egida del Parlamento europeo, occorra fornire una definizione chiara di termini quali, nello specifico, l’estremismo politico e la xenofobia. Se ciò non accade, potrebbe in realtà servire, in nome di una nobile causa, gli obiettivi opposti e diventare campo di abusi nelle attività pubbliche dei politici, minacciando la libertà di espressione e di far sentire le proprie opinioni.

Un esempio di tale interpretazione selettiva di questi concetti è stato fornito dalla situazione generatasi nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo il 12 dicembre di quest’anno. In quale modo, per esempio, la disposizione di un articolo della Carta dei diritti fondamentali che recita che “E’ vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata…sulle opinioni politiche o di qualsiasi altra natura” si adatta allo strappo energico di pezzi di carta con il celebre “REFERENDUM” dalle mani dei deputati? Era un’espressione pacifica di un’opinione di alcuni deputati eletti.

In considerazione di tale situazione, mi sono astenuto dalla votazione sulla risoluzione sulla lotta al crescente estremismo in Europa.

 
  
MPphoto
 
 

  Carl Lang (NI), per iscritto. – (FR) E’ sorprendente vedere quanto possa essere emiplegico il Parlamento europeo: può guardare solo a destra! Le diverse risoluzioni proposte dal PSE, i liberali, i Verdi o anche i comunisti, considerano l’estremismo come facesse parte solo dell’“estrema destra”.

E l’islamismo radicale, e tutti i trotzkisti e i comunisti? Questi tipi di estremismo non vengono citati neanche una volta.

E’ un insulto a tutte le vittime dei regimi comunisti totalitari e a tutti coloro che soffrono quotidianamente a causa del dogma e delle pratiche dell’islamismo radicale. Il Parlamento europeo non ritiene che questi tipi di estremismo siano biasimevoli. Semplicemente non esistono, poiché non fanno parte dell’attuale vocabolario standard della correttezza politica all’interno di questo edificio.

Senza rispetto per i principi e i valori della democrazia, dell’uguaglianza e della tolleranza, il gruppo PSE è veloce nell’accogliere favorevolmente la dissoluzione del gruppo politico di estrema destra Identità, Tradizione e Sovranità (ITS) prima di chiedere che vengano rafforzate le condizioni che disciplinano la formazione dei gruppi politici al Parlamento. Il leitmotiv di questi deputati eletti è di demonizzare sistematicamente i loro oppositori politici al fine di imporre a tutti il loro conservatorismo.

Queste risoluzioni sono una consuetudine ipocrita, chiusa e oscurantista, cui voteremo contro.

 
  
MPphoto
 
 

  Geoffrey Van Orden (PPE-DE), per iscritto. (EN) Mentre concordo appieno con le misure reali intese a combattere il razzismo e l’estremismo, questo tipo di risoluzione, creata dalla sinistra, non è utile ed ha il solo scopo di portare avanti la loro agenda distorta. Infatti, l’estrema sinistra e l’estrema destra non sono molto diverse e si alimentano l’una con l’altra. Tuttavia, la sinistra è riuscita a spegnere i riflettori sui suoi estremisti e promuovere le istituzioni e le politiche che contribuiscono ai suoi obiettivi. L’Unione europea, nei suoi sforzi continui di ampliare la propria competenza, ne è spesso complice. Non approvo gli enti comunitari come la cosiddetta “Agenzia europea per i diritti fondamentali” o anche il finanziamento per mezzo del denaro pubblico delle numerose ONG che promuovono l’agenda della sinistra. Pertanto, mi sono astenuto dalla risoluzione.

 
  
MPphoto
 
 

  Thomas Wise (IND/DEM), per iscritto. (EN) Mi oppongo all’estremismo in ogni forma, ma non accetto che il popolo britannico debba prendere consigli dall’Unione europea su questo argomento o su qualsiasi altro. Non sono stato eletto affinché l’Unione europea si espandesse o accrescesse il proprio controllo sul Regno Unito. Questo ambito dovrebbe restare sotto il controllo ed essere prerogativa degli Stati nazione indipendenti e democratici.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0494/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) Nel 1918 il Montenegro indipendente scelse volontariamente l’unificazione con i paesi limitrofi, ossia Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Slovenia. Nel 2006, dopo la divisione della Jugoslavia, l’elettorato del Montenegro, l’ultimo Stato a restare unito alla Serbia, ha deciso democraticamente di porre fine a tale unione, facendo del Montenegro il 49o Stato indipendente in Europa. L’importante adesso è che il Montenegro diventi uno Stato normale, anziché una versione più grande di Monaco, ossia un paradiso per ricchi stranieri che vogliono pagare meno tasse, riciclare denaro e costruire palazzi. Il Montenegro deve fare di più per lottare contro l’inquinamento ambientale e il contrabbando di sigarette.

Sono lieto che la commissione per gli affari esteri abbia accolto i miei emendamenti riguardanti la questione degli alloggi e dei posti di lavoro per i profughi serbi e kosovari. Gli apolidi non possono restare tali per sempre, e il Montenegro deve rispettare gli accordi del Consiglio d’Europa in materia. E’ stata accolta anche la mia proposta relativa al ripristino dei collegamenti ferroviari tra nord e sud verso la città di Nikšić sul confine bosniaco e la città di Scutari in Albania. Un aumento del trasporto su strada non è una valida soluzione. Fortunatamente il relatore, onorevole Vernola, a differenza di quanto espresso nella sua precedente relazione annuale, non chiede un rapido accesso alla NATO, né una politica economica ancor più neoliberale del solito nel resto d’Europa. L’accesso alla NATO non può essere un prerequisito per l’adesione all’Unione europea.

 
  
  

- Proposta di risoluzione (B6-0503/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La risoluzione adottata oggi in seno al Parlamento europeo esprime solidarietà alle vittime dei naufragi che si sono verificati nello stretto di Kerch, ossia lo stretto che collega il Mar Nero al Mare di Azov, provocando un disastro ambientale.

L’impatto ambientale della fuoriuscita di derivati del petrolio nello stretto è stato aggravato dalla rapida dispersione delle sostanze inquinanti dovuta ai forti venti e alle alte onde presenti al momento dei naufragi.

In generale, concordiamo sulle posizioni contenute nella risoluzione, che sottolineano il ruolo importante che gli Stati membri possono svolgere per garantire che le navi iscritte nei rispettivi registri nazionali siano conformi alle norme internazionali, per prevenire gli incidenti marittimi e per affrontare le conseguenze di tali incidenti.

Riconoscendo la necessità di attuare misure di riduzione del rischio ambientale e di compiere progressi in materia di sicurezza marittima, riteniamo che qualsiasi iniziativa intrapresa a livello di Unione europea in questo contesto debba essere basata su una maggiore cooperazione tra gli Stati membri, senza mettere in discussione le loro responsabilità in questo settore.

 
  
MPphoto
 
 

  Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) L’allargamento dell’Unione europea richiede la nostra solidarietà nei confronti delle popolazioni che vivono nell’area di 431 000 km2 attorno al Mar Nero.

Questa solidarietà si esprime con l’accordo sull’apertura di negoziati con la Turchia, l’attuazione della politica di vicinato con la Georgia e l’Ucraina, e il partenariato strategico instaurato con la Russia. La violenza della tempesta richiama alla nostra mente gli effetti che i cambiamenti climatici possono avere, anche nei paesi a noi vicini. E’ necessaria una politica di gestione dei rischi in cui siano combinate sia la prevenzione che la protezione della biodiversità.

Rammentiamo che la tempesta ha coinvolto quattro navi e ha causato la morte di otto marinai. Anche una nave da carico russa si è spezzata in due tronconi, con la conseguente fuoriuscita 4 000 tonnellate di petrolio su una rotta migratoria per gli uccelli che nuotano sott’acqua provenienti dalla Siberia. L’Unione europea ha inviato una squadra del Centro di monitoraggio e informazione. Si deve fare di più nell’ambito di questa iniziativa. Per prevenire futuri disastri, l’UE deve garantire la sistematica applicazione di norme di sicurezza elevate alla flotta di navi russe. L’Unione europea deve imporre alla Russia l’uso di navi da carico a doppio scafo per il trasporto di petrolio. Nel momento in cui si riunisce l’assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero, dobbiamo chiedere l’applicazione delle norme contenute nel pacchetto europeo sulla sicurezza marittima.

 
  
  

– Relazione: Christian Ehler (A6-0448/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. - (PL) Signor Presidente, voto a favore della relazione dell’onorevole Ehler sui sistemi di garanzia dei depositi.

Il relatore ha presentato un ottimo documento, in cui si richiama l’attenzione sulle nuove sfide con cui i sistemi di garanzia devono confrontarsi a seguito della crescente integrazione dei mercati. Se si vuole garantire la stabilità dei mercati finanziari è indispensabile rispondere a tali sfide. I sistemi di garanzia dei depositi costituiscono una parte molto importante del sistema dei mercati finanziari dell’Unione europea e il loro funzionamento deve essere continuamente migliorato.

Il relatore richiama a giusto titolo l’attenzione sul problema della gestione delle crisi e della rete di sicurezza per i depositi transfrontalieri nella gestione delle crisi.

Concordo che la gestione delle crisi deve basarsi su una migliore previsione dei rischi, su procedure definite e programmate che guidino l’interazione di tutti i soggetti coinvolti e su una puntualizzazione della ripartizione degli obblighi nel tempo, tenendo comunque presenti le divergenze tra i sistemi e le peculiarità dei soggetti coinvolti nel settore pubblico e privato.

 
  
  

– Proposta di risoluzione (B6-0495/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Le importazioni massicce, il ruolo perverso svolto da un euro forte contro una valuta estera deliberatamente sottovalutata, il dumping sociale e ambientale, le contraffazioni, la pirateria, i prodotti pericolosi e l’esistenza di barriere non tariffarie che colpiscono le attività produttive in Europa: nel settore tessile come in altri, le relazioni e le risoluzioni del Parlamento sulle relazioni commerciali con la Cina sono tutte uguali.

Perché in queste circostanze è stata accettata l’adesione della Cina all’OMC? Da parte nostra abbiamo espresso voto contrario. Perché ci si rifiuta di vedere che la liberalizzazione degli scambi commerciali con paesi che hanno deciso di non rispettare le regole, una liberalizzazione che peraltro non viene mai contestata, ha come unica conseguenza il disastro economico e la disintegrazione sociale per tutte le regioni e i settori? Perché si accetta la fine dei contingenti tessili e il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori europei? Adesso si è preoccupati da tale situazione, ma ci si limita a parlare timidamente di possibili mezzi di difesa commerciale, di misure di salvaguardia e di una vigilanza congiunta sulle esportazioni. Non è molto e non è sufficiente, ma è meglio che niente.

Pertanto, anche se la risoluzione in esame ha una scarsa utilità, voteremo a favore.

 
  
MPphoto
 
 

  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Siamo lieti dell’adozione delle nostre proposte che:

- sostengono che il sistema di vigilanza con doppio controllo non servirà a nulla se non eviterà il ripetersi della situazione verificatasi nel 2005 e che sono necessarie nuove misure di salvaguardia;

– ribadiscono la proposta che venga definito un programma comunitario per il settore del tessile e dell’abbigliamento, soprattutto per le regioni più svantaggiate che da esso dipendono, e la necessità di aiutare le PMI;

Siamo rammaricati che la maggioranza del Parlamento europeo abbia respinto le nostre proposte che, ad esempio:

– fanno riferimento alle gravi conseguenze della liberalizzazione nel settore del tessile e dell’abbigliamento a livello globale con la chiusura o la delocalizzazione di imprese, la disoccupazione e gravi crisi socioeconomiche;

– sottolineano che alcuni paesi hanno adottato misure di salvaguardia applicabili fino alla fine del 2008, e pertanto non hanno capito il motivo per cui l’Unione europea non abbia fatto altrettanto;

– sostengono che deve essere stabilito un quadro normativo per penalizzare le delocalizzazioni di imprese, subordinando gli aiuti pubblici alle imprese all’assunzione di impegni a lungo termine riguardo allo sviluppo regionale e all’occupazione, prevedendo anche il requisito di restituire gli aiuti se tali condizioni non vengono soddisfatte;

– chiedono un ruolo più forte per i rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione delle imprese e nel processo di adozione di decisioni organizzative fondamentali.

 
  
MPphoto
 
 

  Carl Lang (NI), per iscritto. – (FR) Dalla fine dell’accordo Multifibre il settore tessile in Francia e in Europa ha trasformato alcune delle nostre regioni in deserti economici e sociali, in cui regnano povertà e precarietà per le migliaia di uomini e donne che hanno perso il posto di lavoro.

La distruzione delle imprese e del tessuto sociale, nel nome della globalizzazione e dell’ultraliberalismo europeista, è il simbolo di uno dei più grandi fallimenti economici dell’Unione europea.

Per anni questa logica ha provocato in tutti i settori economici la delocalizzazione delle attività produttive, comprese quelle di alto livello, in altri paesi in tutto il mondo: verso l’Africa settentrionale e soprattutto l’Asia. Questo riequilibrio globale in realtà non porterà niente ai paesi terzi, tranne un aggravamento della schiavitù economica a vantaggio di una ristretta élite di imprese cinesi e una disoccupazione di lunga durata in Europa nel contesto di una persistente crisi economica.

E’ chiaro che la concorrenza globale, incoraggiata dall’OMC, è il principale motivo del diffuso impoverimento e della mancanza di dinamismo dell’Europa. L’Unione europea ha l’urgente necessità di porre fine a questa follia e di istituire un sistema comunitario di tutela e di preferenze.

 
  
  

– Relazione: David Martin (A6-0463/2007)

 
  
MPphoto
 
 

  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La relazione contiene, tra gli altri, un vero e proprio malinteso. Riconosce che “la povertà rimane un problema irrisolto e sempre più grave in Corea che, secondo le statistiche OCSE, figura fra i tre membri OCSE con il divario in termini di reddito più elevato e in maggiore crescita” (si potrebbe aggiungere che questo non è l’unico caso, in quanto anche nell’Unione europea il divario in termini di reddito tra ricchi e poveri si è allargato, in particolare in Portogallo, dove la differenza tra i più ricchi e i più poveri continua a crescere, con circa due milioni di portoghesi che vivono al limite della soglia di povertà).

La relazione chiede tuttavia un accordo di “libero scambio” tra l’Unione europea e la Corea e la liberalizzazione degli scambi commerciali, quando si sa che tali politiche hanno favorito e continueranno a favorire la concentrazione della ricchezza nei grandi gruppi economici e finanziari dell’Unione europea e della Corea. Si tratta di un accordo che servirà a premere sempre più i lavoratori ad accettare salari bassi e la perdita dei diritti e delle conquiste sociali nel nome della “competitività” e ad aumentare gli ingenti profitti di una minoranza.

Non viene intanto fatta alcuna menzione del settore della cantieristica navale...

 
  
MPphoto
 
 

  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. - (PL) Signor Presidente, voto a favore dell’approvazione della relazione dell’onorevole Martin sulle relazioni economiche e commerciali con la Corea.

Il relatore ha redatto un ottimo documento, in cui sottolinea l’importanza della Corea quale partner commerciale dell’Unione europea in termini economici. La conclusione di un accordo di libero scambio con la Corea fa parte della strategia intesa a dare all’Europa una dimensione globale.

Un accordo di libero scambio tra Corea e Unione europea potrebbe costituire una base per la promozione di elevate norme sociali e ambientali e potrebbe servire quale esempio per altri accordi attualmente in fase di trattativa.

Concordo che sia necessario compiere ogni possibile sforzo per assicurare che, con l’accordo commerciale attualmente in corso di trattativa o con un eventuale accordo separato, l’Unione europea e la Corea si assumano gli opportuni impegni in fatto di diritti umani.

 
  
  

(La seduta, sospesa alle 12.50, è ripresa alle 15.00)

 
Note legali - Informativa sulla privacy