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RC-B6-0527/2007

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PV 13/12/2007 - 11.1
CRE 13/12/2007 - 11.1

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PV 13/12/2007 - 12.1

Testi approvati :

P6_TA(2007)0630

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 13 dicembre 2007 - Strasburgo Edizione GU

11.1. Ciad orientale
Processo verbale
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  Presidente. - L’ordine del giorno reca le sei proposte di risoluzione sul Ciad orientale(1).

 
  
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  Adam Bielan (UEN), autore. - (PL) Signora Presidente, vorrei dire che sono molto allarmato dall’intensificazione dei combattimenti in Ciad, ma anche dalla mancanza di progressi nella ricerca di una soluzione politica al conflitto. Vorrei pertanto richiamare l’attenzione in particolare sul ruolo dell’operazione EUFOR TCHAD/RCA. Lo scopo principale dell’iniziativa europea, sostenuta anche dalle Nazioni Unite, è garantire la sicurezza nella zona delle operazioni umanitarie.

Tenendo conto della crisi in corso nel Darfur e del modo in cui sta destabilizzando la situazione nella regione, è opportuno rammentare a questo proposito che il conflitto ha già varcato i confini del Ciad e della Repubblica centrafricana. Ritengo che sia di fondamentale importanza inviare quanto prima sul posto forze neutrali degli Stati membri. Vorrei sottolineare tuttavia che il successo di tale missione di pace dipende in larga misura dagli sforzi politici che devono essere compiuti se si vuole condurre un efficace processo di pace.

 
  
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  Mary Lou McDonald (GUE/NGL), autore. - (EN) Signora Presidente, vorrei formulare un paio di osservazioni importanti e essenziali. E’ del tutto fuori dubbio che in Ciad sia necessario un intervento. E’ indubbio che la vista della profonda miseria umana dei profughi in tale parte del mondo sia intollerabile, tuttavia vorrei dire con estrema chiarezza che esistono alcune difficoltà di fondo riguardo alla missione proposta.

La prima è la mancanza di chiarezza in termini di mandato dell’operazione. Diciamo che si tratta di un’iniziativa di pace e a scopo umanitario. Se si tratta proprio di un’iniziativa di questo genere, lo si deve rendere doppiamente chiaro per quanto riguarda le truppe che intendiamo inviare. Ritengo che manchi la chiarezza.

Non credo, e a questo proposito devo dissentire dall’onorevole collega, che un intervento di questo tipo possa aumentare davvero la sicurezza. Abbiamo assistito di recente a un’intensificazione e a un imbarbarimento del conflitto. Abbiamo anche sentito dire dai capi di molti dei gruppi di ribelli che qualsiasi intervento, e questo intervento in particolare, sarà considerato ostile, e ciò costituisce un’enorme difficoltà.

Devo anche dire, e ancora una volta dissento dall’onorevole collega, che le truppe attualmente configurate non agiranno quale forza neutrale come sarebbe necessario. Devo dire, con il massimo rispetto per la Francia e per il suo popolo, che affidare un ruolo troppo preminente alla Francia nella missione è al limite del provocatorio, e lo ritengo profondamente inopportuno.

Non credo che sia possibile per noi formulare una politica europea di sicurezza e difesa comune. Le difficoltà che sono emerse, in questo caso in relazione al Ciad, ne riflettono con chiarezza i motivi. Credo che non sia fattibile perché abbiamo tradizioni e storie molto diverse e obiettivi e prospettive di politica estera molto diversi. Per questo motivo in particolare è davvero deplorevole, se posso dirlo, poiché provengo da un paese che almeno nominalmente è ancora neutrale da un punto di vista militare, che nell’Unione europea non siano riconosciuti a sufficienza gli obblighi, le responsabilità e le capacità degli Stati militarmente neutrali, e in particolare che non lo si faccia nel Trattato di Lisbona. A mio avviso, i paesi con tale tradizione potrebbero compiere il tipo di intervento che gode di molti consensi basato sulla neutralità che l’onorevole collega ha menzionato.

Per concludere, l’intervento in Ciad è necessario, tuttavia l’aspetto essenziale è il modo in cui procederemo. Qualsiasi operazione deve essere mirata, deve essere di sicuro neutrale e, soprattutto, deve avere prospettive di successo.

 
  
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  Matsakis, Marios (ALDE). (EN) Signora Presidente, noto che sul tabellone non è indicato il tempo. Questo vuol dire che avremo il privilegio di un uso illimitato del tempo questo pomeriggio, o si tratta di un errore tecnico?

 
  
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  Presidente. – Onorevole Matsakis, noi tutti dobbiamo attenerci al tempo che sappiamo ci è stato assegnato.

 
  
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  Colm Burke (PPE-DE), autore. - (EN) Signora Presidente, mi sono fatto promotore di questa risoluzione urgente per esercitare pressione politica e pubblica al fine di ottenere quanto prima l’invio della missione di pace dell’UE nella regione frontaliera della parte orientale del Ciad. I disordini verificatisi di recente nella parte orientale del Ciad, fra cui i violenti scontri tra i ribelli e l’esercito ciadiano, pongono in evidenza l’urgente necessità della nostra presenza nella regione per proteggere i profughi e gli sfollati interni innocenti in modo da evitare che possano rimanere coinvolti nel fuoco incrociato. Queste offensive militari accentuano la criminalità e provocano un aumento dell’insicurezza attorno ai campi dei profughi e degli sfollati interni. Non solo viene impedito al personale umanitario l’accesso ai campi, ma ci si deve anche confrontare con il problema del banditismo, che limita la possibilità di fornire l’assistenza umanitaria tanto richiesta.

Chiedo all’Unione europea e agli Stati membri di tener fede alla decisione politica assunta e di dotare quanto prima questa missione di maggiori truppe e dell’opportuno appoggio finanziario, logistico e aereo, compreso il necessario numero di elicotteri. L’UE rischia di giocarsi sulla scena mondiale la sua credibilità in politica estera se non riuscirà a mobilitare truppe e attrezzature sufficienti per rendere operativa la missione. Si tratta di una missione di mantenimento della pace dell’UE e pertanto riguarda tutti gli Stati membri dell’UE, a prescindere dal fatto che siano o meno paesi partecipanti.

Vorrei sfatare qui e ora il mito che la missione sarà dominata dalla Francia. Della missione fanno parte soldati provenienti da Svezia, Paesi Bassi, Polonia, Austria e Irlanda. Inoltre non sarà guidata dalla Francia, ma dall’Irlanda. Il Luogotenente Generale Pat Nash è stato nominato quale capo della missione, e sarà pertanto la persona che avrà il comando per quanto riguarda le attività delle truppe sul campo. Questa operazione sarà realizzata, e osservazioni di questo tipo sono del tutto inutili quando si tratta di favorire una giusta percezione e un’accoglienza positiva della missione tra la popolazione locale in Ciad e tra i gruppi dei ribelli.

Questa settimana sono stati constatati alcuni segni promettenti di reazione da parte di altri Stati membri dell’UE, a seguito dell’appello dell’Irlanda a fornire alla missione risorse adeguate. Sembra che un paese abbia offerto forniture mediche, mentre altri Stati membri stanno discutendo della possibilità di fornire finanziamenti per aiutare altri paesi a garantire il sostegno logistico necessario, compresi gli aerei. Deve essere immediatamente convocata un’altra conferenza di quarta generazione per assicurare la disponibilità di tutto quanto necessario per proteggere i nostri soldati sul campo in modo che possano svolgere il loro importante compito di protezione dei profughi. E’ indispensabile agire subito. Una mancanza di azione da parte nostra costerà la perdita di vite umane.

 
  
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  Alain Hutchinson (PSE), autore. - (FR) Signora Presidente, la ripresa dei combattimenti tra i ribelli e le forze governative in Ciad ha provocato centinaia di morti e di feriti e ha suscitato nuove tensioni nella regione frontaliera del Sudan e della Repubblica centrafricana. Questa situazione ha di fatto limitato l’accesso ai campi dei profughi a migliaia di persone e ha reso il compito degli operatori umanitari molto più complicato.

Vorrei anche rammentare che attualmente in questa regione del mondo donne e bambini continuano a essere le vittime di una violenza particolarmente deprecabile e che sono già più di 450 000 gli sfollati che vivono in condizioni terribili proprio dove il conflitto è nuovamente iniziato.

In questo contesto, è ovvio che possiamo chiedere che le fazioni in lotta cessino qualsiasi combattimento, in particolare dove vengono colpite le popolazioni civili. Chiediamo inoltre che rispettino i principi fondamentali del diritto umanitario internazionale, ossia che rispettino le zone delle operazioni umanitarie e consentano il trasporto degli aiuti e non attacchino il personale umanitario.

Più in generale, è per noi motivo di particolare preoccupazione il fatto che il diritto umanitario sia sempre più spesso eluso, se non addirittura del tutto ignorato, dalle parti coinvolte nei conflitti. L’Unione europea deve agire in modo specifico contro questo sviluppo preoccupante. Esortiamo anche le autorità in Ciad a fare sistematicamente tutto quanto in loro potere per perseguire i responsabili di stupri e crimini di guerra e di tutte le forme di grave violazione dei diritti umani.

Vorrei anche dire tuttavia che il nostro messaggio è rivolto soprattutto all’Unione europea, in particolare al Consiglio dei ministri, dal quale abbiamo senza dubbio maggiori possibilità di essere ascoltati e al quale chiediamo di assumersi le sue responsabilità. Il 15 ottobre il Consiglio ha adottato un’azione congiunta sull’operazione EUFOR TCHAD/RCA destinata a contribuire alla protezione dei civili e alla distribuzione degli aiuti umanitari e al miglioramento della sicurezza per il personale umanitario locale e straniero. Dopo appena due mesi, lo spiegamento delle truppe dell’EUFOR non si è ancora concretizzato, a causa di una mancanza di risorse e di attrezzature sufficienti. E’ un fatto inaccettabile e il Consiglio e la Commissione devono pertanto accelerare con urgenza il processo decisionale per consentire di condurre l’operazione il più rapidamente possibile.

Vorrei anche sottolineare che nessuna missione di pace nella parte orientale del Ciad o nella parte settentrionale della Repubblica centrafricana potrà avere un esito positivo senza un processo di riconciliazione generale che coinvolga tutta la regione. Sappiamo già che la presenza dell’EUFOR alle porte del Sudan renderà più difficile per i ribelli circolare liberamente attraverso le frontiere e determinerà quindi lo spostamento di alcuni attacchi. Il sostegno urgente e essenziale che l’Unione europea si è impegnata a fornire potrebbe pertanto ben presto rivelarsi inadeguato.

Adesso è anche indispensabile che l’UE faccia tutto il possibile per incoraggiare la ripresa dei colloqui di pace a livello regionale, in partenariato con tutti i soggetti coinvolti nel conflitto e i vari rappresentanti della comunità internazionale.

Infine, vorrei dire che riteniamo che la neutralità della forza europea sia particolarmente importante e molto strategica in questo caso. Dato che i ribelli hanno già minacciato di prenderla di mira se si tratta semplicemente di una missione francese sotto mentite spoglie, chiediamo agli altri Stati membri di partecipare in massa alla composizione della forza, in modo che sia chiaro a tutti che si tratta davvero di una forza europea.

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE), autore. - (EN) Signora Presidente, la parte settentrionale del Ciad è diventata un secondo Darfur, e le scene già viste di uccisioni e distruzioni commesse contro civili innocenti tornano a ossessionarci.

Nel frattempo, noi nell’Unione europea, che facciamo parte dell’élite privilegiata del mondo, discutiamo all’infinito tra di noi sul modo in cui affrontare la situazione. Mentre noi, molto opportunamente ma molto lentamente, consideriamo e riconsideriamo la nostra decisione di inviare un’efficace forza militare di pace nella regione, i criminali che compiono una pulizia etnica continuano indisturbati la loro opera deprecabile.

Un messaggio importante, forse il più importante, che deve emergere nella discussione odierna è la nostra ferma richiesta rivolta alla Commissione e al Consiglio di garantire con la massima urgenza che l’EUFOR venga organizzata in maniera adeguata e sia inviata nella regione interessata. Coloro che nel Consiglio o nella Commissione, o in qualsiasi altra sede, ritarderanno questa operazione saranno responsabili dell’ulteriore intensificazione della violenza e della tragedia che presto vi farà inevitabilmente seguito.

 
  
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  Raül Romeva i Rueda (Verts/ALE), autore. - (ES) Signora Presidente, ritengo particolarmente significativo che le tre risoluzioni urgenti oggetto della discussione odierna abbiano qualcosa in comune nel senso che riguardano diversi tipi di violenza contro le donne, a dimostrazione del fatto che questo tipo di violenza è qualcosa che riguarda tutto il mondo, anche se ha manifestazioni e forme particolari in ogni singolo caso.

Il primo dei tre casi che affrontiamo oggi, ossia la situazione in Ciad, è un triste esempio del modo in cui, in un contesto di guerra, le donne spesso tendono a essere usate come oggetti sessuali, per cui lo stupro diventa un’arma di guerra. Questa situazione si verifica soprattutto nei campi che ospitano i profughi, ma non solo.

Lo scopo della risoluzione è, ameno per alcuni di noi, sottolineare che la comunità internazionale, e in particolare l’Unione europea, deve rispondere a questa situazione e assumersi la responsabilità di proteggere le vittime.

Detto questo, lo spiegamento di una missione specifica, vale a dire EUFOR TCHAD/RCA, è un compito che deve essere svolto con urgenza, ma anche in maniera responsabile. Vorrei unirmi a coloro che sottolineano che in definitiva esiste il rischio che la missione sia percepita come eccessivamente legata a un paese, ossia la Francia. Penso che sarebbe deleterio e di certo controproducente per gli obiettivi della missione.

Desidero pertanto dire inoltre che la composizione della missione dovrebbe riflettere la diversità degli Stati membri dell’Unione europea, per evitare che si crei confusione tra la missione attuale e la missione francese nota come operazione “Sparviero”. Dobbiamo anche condannare dinanzi a tutti i possibili organismi la brutalità degli attacchi commessi contro la popolazione civile dalle milizie Janjaweed e altri gruppi ciadiani, e pertanto invito il Consiglio e la Commissione a farlo.

L’aspetto più deprecabile è soprattutto l’uso della violenza sessuale quale arma di guerra, ed è inaccettabile che tali crimini restino impuniti. Invito pertanto le autorità ciadiane ad assumersi la responsabilità di indagare sugli stupri e gli abusi e di assicurare alla giustizia i responsabili.

 
  
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  Bernd Posselt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, è stato detto degli ultimi re borbonici che si decidevano sempre troppo tardi a intervenire riguardo a un’idea, un governo o un esercito. Questo sembra purtroppo essere vero oggi per l’Occidente e l’Europa, in quanto abbiamo già lasciato durare da troppo tempo la catastrofe nel Darfur e nella parte orientale del Ciad. Più tardi interveniamo, più costoso diventerà farlo, non solo in termini finanziari, ma anche militari e politici. Sono pertanto molto grato all’onorevole von Wogau per aver contribuito con determinazione a compiere passi avanti riguardo alla politica militare e di sicurezza e sono molto grato all’onorevole Dess per aver fatto altrettanto riguardo al settore umanitario. In definitiva è necessario intervenire, tuttavia le nazioni stanno procrastinando, non solo per quanto riguarda le attrezzature necessarie, ma anche in relazione alle truppe richieste. Abbiamo bisogno di soldati e forze sul posto con conoscenza e esperienza dei luoghi in cui si deve svolgere l’operazione. Sono del parere che sia da evitare un’operazione francese camuffata, di cui nessuno parla, ma che siano indispensabili la conoscenza e l’esperienza della realtà locale di cui i francesi dispongono. Abbiamo anche bisogno tuttavia della cooperazione dell’Unione africana e della Lega araba, che purtroppo continuano a mantenersi completamente estranee. Questo non dovrebbe comunque esimere noi europei dalle nostre responsabilità.

Lo dico con estrema chiarezza: vogliamo essere coinvolti, ma non dobbiamo fare gli errori commessi in Afghanistan, ossia intervenire senza avere una strategia politica. Chiunque intervenga deve anche sapere che deve avere una strategia per i colloqui di pace, per le discussioni interetniche e per una soluzione alle guerre tribali e ad altri conflitti che esistono nella parte orientale del Ciad e nel Darfur lungo i confini artificiosi. In qualità di Parlamento europeo dobbiamo pertanto batterci per lo spiegamento di soldati e di operazioni di aiuto umanitario, ma dobbiamo anche fornire quanto prima il nostro contributo a una strategia politica di pace sostenibile per la regione.

 
  
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  Toomas Savi, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, sarò molto breve. Il secondo Vertice tra UE e Africa è stato un totale fallimento: le due parti non hanno concluso un accordo di partenariato economico e le relazioni tra queste due parti del mondo si sono raffreddate.

La situazione di estrema tensione nella parte orientale del Ciad non ha aiutato molto. Uno dei prerequisiti di una fruttuosa cooperazione sarebbe la fine dei conflitti militari decennali in Africa. Negli sforzi compiuti per risolvere il conflitto nella parte orientale del Ciad, l’Unione europea deve dimostrare che siamo determinati a giungere a una soluzione pacifica e a inviare quanto prima la nostra missione militare di pace nella parte orientale del Ciad.

 
  
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  Koenraad Dillen (NI). (NL) Signora Presidente, lo scorso fine settimana si è svolto a Lisbona un Vertice tra UE e Africa il cui scopo era definire la base per un nuovo partenariato tra Europa e Africa, un partenariato che, secondo la dichiarazione congiunta del Parlamento europeo e del parlamento panafricano, dovrebbe essere basato su valori e principi condivisi, quali democrazia, diritti umani e buon governo.

L’atteggiamento dell’Europa nei confronti di individui quali lo zimbabwiano Robert Mugabe e il libico Muammar Gheddafi, per citarne soltanto due, che sono stati entrambi accolti con il tappeto rosso, dimostra purtroppo tuttavia che esiste ancora un grosso divario tra le dichiarazioni di principio e la realtà. Anche la situazione attuale in Ciad dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che gran parte dell’Africa è tutt’altro che pronta a far parte di questa “comunità di valori condivisi”.

Se noi europei vogliamo restare credibili con il nostro discorso sui diritti umani e non praticare soltanto la Realpolitik, un intervento dovrebbe pertanto inviare un chiaro segnale che l’illegalità e l’arbitrarietà devono quanto prima lasciare il posto ai principi democratici più elementari. La valutazione relativa al Ciad vale purtroppo per molti altri regimi in Africa. Il Ciad non è l’unico malato in Africa.

 
  
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  Presidente. – Grazie per il chiarimento. Devo annunciare gli oratori che si sono registrati per intervenire a nome del proprio gruppo politico. Il suo gruppo politico, come quello di chiunque in questa sede, non è in dubbio, e chiunque in Aula sa quale gruppo lei rappresenta.

 
  
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  Alain Hutchinson (PSE). (FR) Signora Presidente, per correggere ciò che lei ha appena detto riguardo all’ultimo intervento: il gruppo PSE ha parlato per mio tramite; sono intervenuto in qualità di autore e a nome del gruppo PSE. Non vorrei che qualcuno possa pensare che non siamo interessati alla questione.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, siamo tutti ben consapevoli della terribile situazione nella parte orientale del Ciad in termini umanitari e di sicurezza. Ciò non può essere separato dalla catastrofe regionale più ampia nel Darfur: 300 000 persone massacrate, due milioni di sfollati, quattro milioni di persone che vivono grazie agli aiuti alimentari occidentali. Da tre anni ormai la comunità internazionale esprime tutta la sua preoccupazione. Riconosco che l’Unione europea ha promosso la distribuzione di aiuti umanitari su larga scala nella regione. Questo è il lato positivo.

Da punto di vista politico, il contributo dell’Unione europea è meno encomiabile. Il dittatore sudanese Omar El Bashir viene accolto festosamente a Lisbona, insieme all’oppressore dello Zimbabwe Mugabe, dove nell’ultimo deplorevole atto di ipocrisia firmano una dichiarazione sui diritti umani e il buon governo.

L’altro contributo dell’UE è cercare di impegnarsi in una missione militare male organizzata per apporre il distintivo della PESD su un’altra operazione militare. Il fatto è che la missione proposta è mal concepita, le dimensioni della forza sono inadeguate, mancano elementi fondamentali di appoggio medico, logistico e di trasporto, è già in ritardo di tre mesi e non esiste una riserva cui far ricorso in caso di un eventuale ulteriore deterioramento della situazione.

Basta guardare il coinvolgimento casuale nella missione, che dopo tutto è un’operazione guidata prevalentemente dalla Francia, per capire quanti in Ciad, Sudan e nella Repubblica centrafricana, per non parlare dei nostri stessi ufficiali militari, hanno un atteggiamento di scetticismo verso questo progetto. Certe azioni dovrebbero essere lasciate agli altri.

L’esigenza più urgente è rafforzare l’operazione ONU-UA nell’ambito di una strategia coerente per la regione nel complesso. Tale azione dovrebbe essere guidata sotto il profilo politico dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. - (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, la Commissione guarda con estrema attenzione al peggioramento della situazione della sicurezza nella parte orientale del Ciad ed è determinata nel suo sostegno a favore del completo spiegamento delle truppe dell’EUFOR per proteggere i profughi e gli sfollati nella regione. A tale scopo l’Unione europea farà ricorso a qualsiasi strumento a sua disposizione nella parte orientale del Ciad. La Commissione fornirà non solo i soldati dell’EUFOR, ma anche più di 50 milioni di euro nell’ambito di un piano globale.

Con tali fondi, saranno finanziate misure nei tre seguenti settori fondamentali, che spaziano dagli aiuti d’urgenza agli aiuti allo sviluppo a lungo termine.

Il primo settore riguarda gli aiuti umanitari, per i quali ECHO ha già fornito 30,5 milioni di euro nel 2007 sotto forma di misure di aiuto d’urgenza per sostenere i profughi e gli sfollati in vari settori in Ciad. E’ stato anche accantonato un importo simile di finanziamento per proseguire queste misure nel 2008.

Il secondo settore comprende l’organizzazione di una forza di polizia ciadiana, che avrà la responsabilità di attuare misure di protezione umanitaria. Nel contesto delle missioni dell’Unione europea e delle Nazioni Unite in Ciad, le Nazioni Unite stanno istituendo, formando e dotando delle attrezzature necessarie 850 forze dell’ordine e poliziotti ciadiani, che saranno impiegati nei campi profughi nella parte orientale del Ciad. L’Unione europea sostiene questo programma delle Nazioni Unite con 10 milioni di euro a titolo dello strumento per la stabilità.

Il terzo settore riguarda la reintegrazione e il reinserimento. Nel 2008 la Commissione fornirà 10,1 milioni di euro a titolo del nono Fondo europeo di sviluppo per misure di sviluppo che promuovano la ricostruzione, la soluzione dei conflitti e l’organizzazione delle capacità amministrative. Si tratta di misure necessarie per migliorare la situazione della sicurezza nelle zone della missione delle Nazioni Unite e dell’Unione europea. Altre misure sono previste nell’ambito del decimo Fondo europeo di sviluppo, per il quale sono previsti 311 milioni di euro dal 2008 al 2013.

Il ritorno degli sfollati nei rispettivi paesi di origine dovrebbe essere sostenuto nel breve termine con queste misure, il cui scopo nel lungo termine è stabilizzare la situazione in maniera permanente in Ciad e in tutta la regione.

Gli oratori che sono intervenuti in precedenza hanno fatto riferimento a giusto titolo all’intensificazione delle battaglie tra i ribelli filogovernativi e le truppe del Presidente Idriss Déby nella parte orientale del Ciad, che chiaramente ha reso più difficili gli aiuti umanitari. Anche nelle zone attorno ai campi profughi la sicurezza non può più essere garantita. Inoltre, la precaria situazione umanitaria si sta aggravando sempre più a causa del rapido aumento del numero di profughi provenienti dalle zone dei combattimenti. In questa situazione profondamente preoccupante, il ripristino della sicurezza è un compito della massima urgenza.

Per svolgere questo compito è di fondamentale importanza una presenza militare. Le truppe dell’EUFOR devono pertanto essere impiegate in modo specifico in queste zone di crisi. Si riuscirà tuttavia nell’intento soltanto se saranno eliminate le cause del conflitto e se nel contempo sarà introdotto un processo politico, allo scopo di placare le tensioni che ne sono alla base e di ridurre la povertà favorendo lo sviluppo economico.

 
  
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  Presidente. - La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani al termine delle discussioni.

 
  

(1) Vedasi processo verbale.

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