6. Applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all’interno della Comunità (discussione)
Presidente . – L’ordine del giorno reca la relazione presentata dall’onorevole Csaba Öry, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, relativa all’applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all’interno della Comunità [COM(2007)0159 – C6-0104/2007 – 2007/0054(COD)] (A6-0515/2007).
Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signora Presidente, onorevoli membri del Parlamento europeo, il documento presentato oggi è l’ultimo regolamento che emenda il regolamento n. 1408/71, il famoso regolamento relativo al coordinamento dei regimi di sicurezza sociale. Da oltre 30 anni, il regolamento in questione costituisce la base per coordinare i regimi nazionali di sicurezza sociale. Negli ultimi anni, è stato avviato il tentativo di aggiornare e semplificare tale testo nonché il suo regolamento di esecuzione. Il Parlamento ha già approvato il nuovo regolamento n. 883/2004, e i restanti strumenti necessari per la sua attuazione sono già in fase di negoziato, ossia il regolamento di esecuzione e il testo degli allegati. In attesa dell’entrata in vigore di tali nuovi strumenti legislativi, occorre aggiornare la validità del regolamento n. 1408/71. Questo nuovo aggiornamento tecnico è pertanto sottoposto alla vostra attenzione, è applicabile esclusivamente agli allegati del regolamento, e mira a tenere conto delle modifiche apportate alle normative nazionali.
È importante che questo testo sia approvato senza indugi, in modo che il regolamento n. 1408/71 possa essere aggiornato, garantendo certezza giuridica e rispetto dei diritti dei cittadini.
Desidero ringraziare in modo particolare il relatore, l’onorevole Őry, per la collaborazione tra le nostre due istituzioni. Come ha chiaramente affermato nella sua relazione, un voto in prima lettura su questo documento renderà possibile la sua adozione senza indugi. Con questo spirito, sono stati formulati gli emendamenti, comprese le modifiche tecniche apportate dal Consiglio. D’altro canto, l’onorevole Őry non ha incluso, in questa fase, le discussioni che possono essere affrontate in modo più efficace nel contesto dell’analisi del regolamento di esecuzione, di cui è relatrice l’onorevole Lambert, o del testo degli allegati, soprattutto l’allegato XI, di cui è relatrice l’onorevole Bozkurt.
Alcuni vorrebbero cogliere l’opportunità fornita da questa relazione per affrontare questioni più ampie, ad esempio i servizi sanitari transfrontalieri. Nonostante l’ovvio interesse in materia, non penso sia opportuno esaminare tali questioni nel campo di applicazione del presente aggiornamento tecnico. Un approccio limitato ma pragmatico all’aggiornamento tecnico rappresenta una migliore tutela dei diritti dei cittadini. Per questo desidero rivolgere un particolare ringraziamento all’onorevole Őry.
La Commissione è a favore degli emendamenti dal n. 1 al n. 6, ai nn. 9 e 11, che conformano il testo originale all’orientamento generale del Consiglio, nonché degli emendamenti nn. 7 e 8, che disciplinano una particolare difficoltà incontrata di recente in uno Stato membro, i Paesi Bassi, a seguito dell’entrata in vigore della riforma delle assicurazioni sanitarie. Per contro, la Commissione non accoglie l’emendamento n. 10, la cui stesura imprecisa non consente di gestire in modo adeguato le specifiche situazioni che mira a regolare. L’emendamento richiama le regole di priorità nel settore dei vantaggi familiari. Un tale emendamento avrebbe conseguenze giuridiche ed economiche i cui effetti andrebbero ben oltre gli Stati membri interessati.
Vi ringrazio per l’attenzione e mi congratulo nuovamente con il relatore per il suo contributo e l’eccellente collaborazione.
Csaba Őry, relatore.? – (HU) Signora Presidente, signor Commissario, consentitemi di dire alcune parole in merito alla normativa in questione e al suo significato, prima di affrontare temi di minore portata relativi agli emendamenti proposti.
Come ha affermato il Commissario, è vero che questa è una legislazione molto datata. È nata nel 1971 e da allora ha abitualmente rivestito un ruolo importante in quanto strumento normativo secondario per il diritto fondamentale di libertà di lavoro nell’Unione. Non si può negare che il diritto alla libera circolazione dei lavoratori sancito nel Trattato avrebbe ben misero valore se i cittadini in cerca di occupazione in altri Stati membri non potessero disporre dell’accesso ai regimi di sicurezza sociale, o se non potesse essere garantita la trasferibilità dei diritti.
In collegamento alla circolazione nell’Unione, i lavoratori soggetti a rischi significativi non devono subire condizioni sfavorevoli per quanto riguarda la sicurezza sociale e i diritti sociali fondamentali. Soltanto allora la libera circolazione dei lavoratori assumerà un ruolo importante nell’equilibrare i mercati del lavoro dell’Unione, di cui ha bisogno l’economia dell’Unione.
D’altro canto, dobbiamo anche notare che il regolamento n. 1408, oggetto della presente discussione, può espletare la propria funzione solo se costantemente armonizzato con la normativa nazionale. Tuttavia, le questioni relative alla politica sociale, all’occupazione e alla circolazione del lavoro di base fanno parte e riguardano le competenze nazionali. Questa è la ragione per cui è stato, ed è, necessario emendare e integrare di anno in anno in modo continuo la legislazione.
La legislazione in parola è fondamentale, poiché sembra che ci stiamo soltanto accordando su formulazioni diverse, ma in realtà questo testo incide sulle persone, sulle loro sorti e sui loro problemi quotidiani. Di conseguenza, in qualità di legislatori, è ancora un nostro dovere, anche se sappiamo che il documento entrerà in vigore solo per un breve periodo poiché, come ha già ricordato il Commissario, il nuovo regolamento e la nuova direttiva sono ormai pronti. Sono già nati.
Fino a quando non presentiamo il regolamento di esecuzione, gli interessi della certezza giuridica impongono che aggiorniamo e adeguiamo continuamente le definizioni ai cambiamenti nella legislazione nazionale. Un buon esempio al riguardo è il primo emendamento proposto, in cui nella normativa ungherese il concetto di “familiare a carico” è stato emendato nel codice civile, e ora abbiamo la possibilità di adattarne la definizione europea.
Eppure, questo aspetto è anche connesso agli emendamenti proposti che riguardano i Paesi Bassi, in cui in modo analogo si trattano molto chiaramente le sorti delle persone e in cui si nutrono dubbi in merito al diritto a diversi vantaggi sociali per le famiglie dei militari all’estero. Ciò è inaccettabile e deve essere integrato.
Tuttavia, abbiamo trovato una soluzione a questo problema durante le attività della Commissione approvando la proposta verbale avanzata dal Consiglio e incorporandola nel testo. Da questo punto di vista pertanto non ci sono problemi, poiché penso che il decimo emendamento citato abbia originato una soluzione rassicurante, da quando il governo olandese si è impegnato ad avvisare i cittadini interessati con una circolare di spiegazione, in modo che ora non occorre che il Parlamento adotti questo emendamento.
Ciononostante sussisteva la necessità di una collaborazione, perciò desidero ringraziare coloro che hanno partecipato, i colleghi che hanno presentato gli emendamenti, il Consiglio e la Commissione. Signora Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola.
PRESIDENZA DELL’ON. MARIO MAURO Vicepresidente
Ria Oomen-Ruijten, a nome del gruppo PPE-DE. – (NL) Signor Presidente, come ha appena affermato l’onorevole Őry, la mobilità nel mercato del lavoro è di massima importanza. In effetti, il regolamento sul coordinamento che stiamo discutendo oggi conforma ogni anno gli adeguamenti alle normative degli Stati membri.
Gli Stati membri effettivamente dovrebbero verificare ogni norma o emendamento alla sicurezza sociale o alla legislazione fiscale per controllare se è anche a prova d’Europa. Così agendo, non emergerebbero troppi problemi. Con un risultato chiaro, non occorrerebbe procedere ad adeguamenti successivi.
Insieme all’onorevole Őry, ho presentato alcuni emendamenti e penso realmente che ogni collega dovrebbe vigilare sul rispettivo Stato membro quando arriva il momento dell’adeguamento annuale per vedere se tutto ciò che è stato proposto durante la concertazione amministrativa è stato effettivamente adattato alla reale situazione europea.
Abbiamo proposto due o tre emendamenti. I primi due, gli emendamenti nn. 7 e 8, trattano l’assicurazione sanitaria per i familiari di militari residenti in Belgio o in Germania. Il personale militare olandese non è coperto dalla legge sull’assicurazione malattia e nemmeno i relativi familiari potevano essere assicurati e pertanto dovevano aderire a un regime che diventa sempre più costoso. Il governo olandese si è rivolto all’Assemblea chiedendo al Parlamento europeo d adottare gli emendamenti, poiché è la soluzione più rapida.
Il terzo emendamento, il n. 10, riguarda la legislazione olandese sulla custodia dei bambini. A una famiglia che viveva nei Paesi Bassi e lavorava dall’altra parte del confine non avevano diritto all’indennità per la custodia dei figli. Questa situazione ora è stata risolta grazie a una modifica nella legislazione.
Ciò significa che, grazie alla nostra perseveranza, abbiamo conseguito una serie di risultati per molte persone. Inoltre, sono grata ai miei colleghi per non aver permesso di essere dissuasi da tutte le argomentazioni della seconda lettura, ma per averci sostenuto, il che ci ha permesso di ottenere un ottimo risultato.
Joel Hasse Ferreira, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto desidero congratularmi con il relatore, l’onorevole Őry, per la sua equilibrata relazione. In secondo luogo, vorrei sottolineare quanto sia importante che i diversi regimi di sicurezza sociale dell’Unione europea siano coordinati e migliorati, e adattati ove necessario. È piuttosto evidente che alcuni degli emendamenti che consideriamo essenziali sono stati presentati per consentire una discussione informata come parte di un processo volto a facilitare l’approvazione in prima lettura della relazione Őry.
Le questioni della sicurezza sociale in Europa implicano chiaramente maggiori problemi rispetto a quelli che tale relazione tenta di risolvere e le pratiche normative associate. Tuttavia, a questo punto, la questione è considerare i cambiamenti intervenuti nella legislazione in materia di sicurezza sociale in paesi quali Irlanda, Ungheria, Polonia, Paesi Bassi e Austria al fine di garantire una modernizzazione e un adeguamento efficaci.
Onorevoli colleghi, come sappiamo, si stanno svolgendo in parallelo dibattiti relativi all’introduzione del nuovo sistema normativo, in particolare la negoziazione dei rispettivi regolamenti di esecuzione. Anche in questo caso accogliamo con favore la posizione del relatore, e comprendiamo e condividiamo l’opinione secondo cui debba essere sostenuto solo un numero limitato di emendamenti assolutamente fondamentali, come abbiamo affermato in sede di commissione. Questi emendamenti sono volti a garantire la necessaria certezza giuridica affinché il nuovo regolamento possa entrare in vigore nel miglior modo possibile. Nel frattempo ho appreso che l’onorevole Őry ha ritirato il relativo emendamento per le ragioni esposte.
In conclusione, signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la cosa più importante è contribuire ad assicurare, anche nel settore della sicurezza sociale, l’adeguata applicazione del principio della mobilità dei lavoratori nell’Unione europea, riconfermato durante il vertice di Lisbona e nel 2006, l’Anno europeo della mobilità. Senza tale mobilità e in mancanza di un adeguato coordinamento del sistema di sicurezza sociale, i lavoratori europei avranno solo opportunità limitate di spostarsi nei mercati del lavoro. Questo è ciò che non vogliamo e perciò appoggiamo la presente relazione.
Ona Juknevičienė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo garantisce la libertà di movimento e di residenza dei cittadini. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea garantisce la libertà di scegliere un lavoro e il diritto di esercitare una professione. Tuttavia, sappiamo che in pratica esistono ancora numerosi ostacoli che impediscono ai cittadini di avvalersi appieno di tali diritti nella Comunità. Dal 1971, il regolamento in esame oggi in quest’Aula è stato considerato la base volta ad assicurare la sicurezza sociale per i cittadini che si spostano da uno Stato membro a un altro. Il regolamento, com’è stato affermato, è applicato da oltre 30 anni e le sue disposizioni sono oggetto di rettifica piuttosto frequentemente nel rispetto della legislazione nazionale. Il regolamento in questione stabilisce tuttavia il principio generale secondo cui tutti i governi nazionali, gli enti per la sicurezza sociale e anche i giudici devono conformarsi quando applicano la legislazione nazionale. Questo garantisce pertanto ai soggetti che si avvalgono del loro diritto di spostarsi in altri paesi della Comunità di non subire alcun danno laddove sia applicata una normativa nazionale diversa.
I sistemi di sicurezza sociale sono estremamente diversi da paese all’altro e, anche se il regolamento è emendato con frequenza, non mira a unificare i sistemi ma a renderli validi per tutti. È pertanto gratificante che in questo modo sia possibile tutelare i cittadini più vulnerabili della Comunità, quali le donne, i pensionati e i disabili nonché i loro familiari. Ritengo che questo documento contribuisca a unire non solo gli Stati membri dell’UE, ma anche i cittadini. Perciò, onorevoli colleghi, vi esorto seriamente a votarlo.
Wiesław Stefan Kuc, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la libertà di circolazione, la libertà di lavoro e quella di residenza nell’Unione europea costituiscono alcuni dei vantaggi più importanti acquisiti dai nostri cittadini. Per questo motivo la loro situazione relativa all’assicurazione sociale è una delle questioni fondamentali, in particolare ora, nel momento in cui si è verificato uno spostamento di persone mai osservato prima in Europa, una migrazione fortemente sostenuta da tutte le istituzioni dell’UE.
Capisco che, considerando l’attuazione del regolamento modificato sui regimi di sicurezza sociale (al momento il regolamento del 1971 è ancora in vigore), stiamo cercando di cambiare solo ciò che è necessario e di adattarlo alle modifiche introdotte in determinati paesi.
Tuttavia, ritengo che non abbiamo colto l’opportunità che si è presentata e non abbiamo modificato il regolamento secondo la direzione proposta in quello nuovo. Anche se sono già passati quattro anni da quando è stato approvato il progetto del nuovo testo, non è ancora entrato in vigore e il vecchio regolamento ora ha oltre 37 anni. Sarebbe consigliabile migliorare in modo radicale ciò di cui già disponiamo anziché attendere il regolamento nuovo, siccome il tempo passa e le persone diventano impazienti.
Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, anch’io desidero ringraziare il relatore per il lavoro svolto. So che spesso appare come un lavoro molto tecnico, ma questi rapidi aggiornamenti annuali sono importanti poiché offrono trasparenza ai cittadini per quanto riguarda i loro diritti. Significa inoltre che alcuni soggetti possono essere tutelati più rapidamente.
Vorrei inoltre evidenziare, al pari di altri, che si tratta di coordinamento, non di armonizzazione. Spesso ciò significa che alcune cose che sembrano molto ragionevoli non siano necessariamente accettabili nel campo di applicazione piuttosto limitato del coordinamento. Ritengo anche necessario chiarire che tale coordinamento non è inteso a indebolire i sistemi nazionali e li apre alle forze del mercato, come credo stiamo iniziando a vedere, in particolare nell’ambito della salute.
Come altri hanno ricordato, il regolamento di esecuzione per l’aggiornamento è in corso, tuttavia sappiamo già che certe questioni non saranno trattate. Ritengo sia indispensabile trovare una soluzione per gli aspetti che non rientreranno nel campo di applicazione di tale coordinamento, e vorrei esortare la Commissione a prestarvi attenzione: ad esempio, quando il gettito fiscale, sempre più utilizzato per sostenere i sistemi di previdenza sociale, e le persone che lavorano all’estero si accorgono di pagare le tasse per contribuire a un sistema di previdenza sociale a cui non hanno più accesso.
Vorrei inoltre suggerire, come ha fatto il Parlamento qualche tempo fa, che la prassi nazionale si adegui allo spirito del regolamento in modo che non si scopra, come accade attualmente in Francia, che alcune persone ora non sono più in grado di accedere a sistemi per cui hanno pagato a causa di modifiche nelle normative nazionali.
Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Commissario, non c’è dubbio che sia necessario approvare le modifiche tecniche proposte negli allegati a questo regolamento. Così facendo, armonizzeremo il regolamento con la nuova terminologia di alcuni paesi. Tuttavia, desidero ancora una volta sottolineare che la normativa europea contraddice già da molti anni le sentenze della Corte europea di giustizia su specificazioni di norme più precise concernenti le richieste di rimborso di pazienti per i costi dell’assistenza fornita all’estero. La contraddizione è più evidente per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera e si estende a tutte le pronunce: vorrei sottolineare che si riferisce a tutti i procedimenti, non solo ai casi per cui il Consiglio ha già raggiunto il consenso. È vero che se si rivolgono alla Corte europea di giustizia, i pazienti vedono accolti i loro diritti , ma questa situazione giuridica non è accettabile.
Vorrei nuovamente ricordare l’opportunità sprecata di modificare, secondo un metodo appropriato, le richieste di persone assicurate quando si stava preparando il nuovo regolamento semplificato (CE) n. 883/2004. È inoltre andata persa una possibilità di emendare i principi stabiliti dalla Corte europea di giustizia nella direttiva sui servizi, elaborata due anni dopo. Ora è iniziato un nuovo anno e stiamo apportando soltanto cambiamenti tecnici, non concettuali. Il nuovo regolamento di esecuzione potrebbe risolvere la questione, ma non tutti i problemi, poiché il Consiglio non è riuscito a trovare un accordo per tutti i punti. Inoltre, la situazione potrebbe complicarsi dato che la DG SANCO al momento sta presentando una proposta per una nuova direttiva sulla mobilità dei pazienti. Questo è il motivo per cui il Consiglio può attendersi negoziati controversi. Un tema al centro di controversie è la discussione sulle sovvenzioni. Ci possiamo aspettare anche ulteriori ritardi per quanto riguarda la messa in legge del diritto dei cittadini di ottenere un rimborso per l’assistenza ospedaliera. Esistono divergenze d’opinione in merito al livello di rimborso e alle condizioni di autorizzazione da parte di una società assicuratrice nel paese di origine.
Secondo me, questa situazione è intollerabile dal punto di vista della certezza legale, dell’accessibilità e della comprensione della legge da parte dei cittadini. Alcuni paesi ovviano al problema non informando i loro cittadini delle denunce accolte dalle decisioni della Corte europea di giustizia. Sono convinta che occorra risolvere questo problema il più rapidamente possibile modificando il regolamento (CE) n. 883/2004. Non dovremmo affidarci alla nuova direttiva controversa sulla mobilità elaborata dalla DG SANCO per garantire, senza ulteriori proroghe, conformità con le sentenze.
Emine Bozkurt (PSE) . – (NL) Signor Presidente, ringrazio l’onorevole Őry per il suo ottimo lavoro. Nel breve tempo a disposizione per parlare, desidero evidenziare un punto. Non tutto ciò che non è adatto per il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale può ricadere sulla legislazione. Molti problemi che sorgono sono provocati dall’applicazione delle norme, alcune delle quali ricadono sotto la responsabilità degli stessi Stati membri.
Nel corso del lavoro relativo alla relazione Őry è sorta una serie di tali problemi pratici. Questo è proprio il caso in cui si tratta del coordinamento; non solo la legislazione deve essere giusta, ma la sua applicazione pratica deve anche essere coerente con essa. Perciò plaudo al fatto che di quando in quando i Presidenti del Consiglio consultino il Parlamento, ad esempio in merito agli allegati XI e VI del Regolamento n. 883, di cui io stessa sono relatrice.
È certamente di massima importanza che il lavoro del Consiglio su questo regolamento e gli allegati venga portato a termine nel corso di questo mandato del Parlamento. Auguro ai futuri Presidenti del Consiglio ogni successo al riguardo.
Janusz Wojciechowski (UEN) . – (PL) Signor Presidente, desidero appoggiare la relazione dell’onorevole Őry. È estremamente positivo che l’UE coordini i regimi di sicurezza sociale, dal momento che, nell’Unione europea allargata, milioni di persone lavorano al di fuori dei confini dei propri paesi. Prevalgono senz’altro i miei connazionali, i polacchi, di cui oltre 2 milioni attualmente svolgono la professione in diversi Stati membri.
Se, da un lato, il fatto che i lavoratori possano spostarsi liberamente è incoraggiante, dall’altro, siamo dispiaciuti per il crescente numero di casi di lavoratori stranieri trattati in modo scorretto. In alcuni paesi, sono stati scoperti casi di trattamento criminale di lavoratori polacchi, costretti allo schiavismo. I lavoratori polacchi stanno diventando vittime di attacchi di stampo razzista. Ciò è avvenuto nel Regno Unito e, più recentemente, in Germania – i mezzi di comunicazione della Polonia hanno descritto casi di brutali aggressioni ai polacchi nella città tedesca di Löknitz nel Meclemburgo.
Sono avvenimenti gravi e ci attendiamo che tutti gli Stati membri prendano provvedimenti al fine di tutelare i lavoratori stranieri dallo sfruttamento e dalla persecuzione.
Gyula Hegyi (PSE) . – (HU) Con l’abbattimento delle frontiere d’Europa e i cambiamenti nello stile di vita, ci sono molti milioni di cittadini europei che sono nati in un paese, hanno lavorato in un uno o più paesi diversi e che vorrebbero trascorrere il loro pensionamento in un altro paese ancora. Versano i contributi previdenziali e assistenziali in un luogo diverso da quello in cui godranno in seguito delle prestazioni.
La parità di condizioni concorrenziali richiede anche che i servizi di sicurezza sociale siano armonizzati. A lungo termine, è quindi inevitabile l’introduzione di un sistema europeo di sicurezza sociale standardizzato, che includerà un sistema pensionistico, l’assicurazione sanitaria e le prestazioni sociali.
Un gruppo di lavoro del partito socialista ungherese ha suggerito di unire questa visione al programma a lungo termine del Partito socialista europeo. Naturalmente l’armonizzazione richiederà tempo e controversie giuridiche, ma sono certo che, nell’Europa di domani, il futuro apparterrà alla sicurezza sociale standardizzata.
Petya Stavreva (PPE-DE) . – (BG) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per un’Europa unita, l’armonizzazione della legislazione sociale e il coordinamento sociale tra gli Stati membri dell’UE riguardo ai regimi di sicurezza sociale sono elementi essenziali, considerato che la libertà di circolazione è uno dei nostri principali valori.
Chiunque desideri lavorare in un paese dell’UE necessita di essere ben informato sui propri diritti e responsabilità; analogamente, gli Stati membri hanno bisogno di tutelare i diritti sociali dei propri cittadini nonché di garantire le condizioni di lavoro e di vita più favorevoli. Lo stato di sicurezza sociale di cittadini lavoratori in paesi dell’UE ha un impatto diretto sul benessere della Comunità e sulla sua prestazione economica.
In Bulgaria, in quanto nuovo Stato membro, la questione della sicurezza sociale è un tema di particolare attualità. Ritengo che l’armonizzazione della sicurezza sociale a livello europeo garantirà norme più chiare e semplificate per i cittadini d’Europa. Appoggio la relazione dell’onorevole Őry e vi invito a fare lo stesso con il vostro voto.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, il primo punto da evidenziare in merito a questo documento è che sia approvato rapidamente, allo scopo di rafforzare la certezza giuridica per i cittadini.
Sappiamo che i regolamenti relativi al rinnovamento e alla semplificazione sono in corso di approvazione, e pertanto, se rinviassimo ancora, l’attuale proposta perderebbe gran parte della sua importanza.
Per quanto riguarda l’esigenza di inserire le recenti decisioni della Corte di giustizia delle Comunità europee nella nostra legislazione, vorrei ribadire che si tratta di una questione tecnica e deve essere dibattuta nel quadro della discussione dell’applicazione del regolamento.
La Commissione ha già ampiamente preso in considerazione la recente giurisprudenza della Corte nella sua proposta per l’assistenza sanitaria transfrontaliera, di cui si discuterà presto in seno al Collegio dei Commissari.
Un voto a favore da parte del Parlamento europeo su questo documento consentirà alla Commissione di concentrare i propri sforzi futuri sull’aggiornamento e sulla semplificazione dei testi. Abbiamo ancora molto lavoro davanti a noi prima che i nuovi testi inizino a essere applicati. Questo impegno a lungo termine faciliterà l’esercizio dei diritti dei cittadini che si spostano nell’Unione europea e, in questo modo, tale obiettivo fondamentale dell’unificazione europea otterrà una forma più concreta.
Permettetemi ancora di una volta di ringraziare il relatore per l’ottimo lavoro svolto.
Csaba Őry, relatore. - (HU) Signor Presidente, la ringrazio per la parola concessami. Per concludere, probabilmente vale la pena sintetizzare una questione in secondo piano in questo dibattito, a cui molti presenti hanno fatto riferimento, non ultimi le onorevoli Lambert e Bozkurt.
In effetti, mentre elaboravo questa relazione, non ne abbiamo mai discusso il contenuto, poiché ci siamo sempre trovati d’accordo in merito. Ciò di cui abbiamo esaminato era dove risiedesse la competenza dei legislatori europei e dove quella dei legislatori nazionali. Desidero assicurarvi che in questo caso siamo riusciti a raggiungere questo equilibrio molto delicato.
Abbiamo quindi esposto alla Commissione e al Consiglio tutti gli emendamenti proposti. Talvolta alla fine nasceva una discussione, a volte con frequenza, ma abbiamo trovato la soluzione. Questa è una fortuna o un buon esempio poter persino collaborare di tanto in tanto ove necessario. Il fatto che fosse necessario è evidente per noi, ma penso altresì che non dovremmo dubitare che anche i cittadini europei hanno bisogno di noi.
Per quanto mi riguarda, nella relazione non ho cercato di suggerire di apportare al testo cambiamenti di vasta portata, semplicemente perché siamo in attesa delle relazioni delle onorevoli Bozkurt e Lambert sul regolamento n. 2003. Credo pertanto che per ora la legislazione rimarrà in vigore, probabilmente l’abbiamo migliorata un po’, ma continueremo il dibattito nel momento in cui realizzeremo il regolamento di esecuzione, e ritengo che ciò sia giusto e appropriato.
Desidero ringraziare il Consiglio, la Commissione e nuovamente i miei colleghi per la loro collaborazione.
Presidente . - La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi alle 11.30.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Il regolamento (n. 1408/71) che ci accingiamo a modificare riveste un ruolo molto significativo nel conseguimentodi una delle quattro libertà fondamentali dell’Unione europea, vale a dire la libertà di circolazione. La libera circolazione dei lavoratori nell’Unione europea non deve essere limitata né direttamente, ponendo restrizioni alle categorie professionali aperte ai cittadini di altri Stati membri, né indirettamente, indebolendo i vantaggi sociali a cui hanno diritto i lavoratori stranieri.
Per questo motivo, il regolamento proposto dalla Commissione, con gli emendamenti aggiuntivi elaborati dal Parlamento, indicherà esattamente quando i cittadini potranno godere delle speciali prestazioni concesse dal loro Stato, in quali circostanze tali prestazioni potranno essere esportate e se sono applicabili ulteriori regimi sociali, in modo da garantire un trattamento equo ai cittadini di altri Stati. Inoltre, se abbiamo intenzione di ampliare le categorie dei contratti di lavoro utilizzati in Europa, occorre una comprensione comune di ciò che comporta un’attività individuale o un lavoro autonomo.
Non ultimo, ritengo che questa relazione contribuisca a salvaguardare i diritti sociali dei cittadini che lavorano in un altro Stato membro. Eliminare gli ostacoli al riconoscimento dei diritti sociali condurrà a una maggiore mobilità nell’Unione e a una crescita dell’occupazione.