Presidente . - L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale alla Commissione dell’onorevole Giuseppe Gargani, a nome della commissione giuridica (O-0082/2007 – B6-0002/2008), relativa allo statuto dei parlamentari europei eletti in Polonia.
Giuseppe Gargani, autore. - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione oggetto della discussione stasera ha avuto un approfondimento, più di una volta per la verità, nella commissione giustizia che mi onoro di presiedere e la stessa commissione, ha incaricato me, attraverso questa interrogazione, di poter avere una discussione, di poter avere un confronto con la Commissione.
Si tratta dello status dei parlamentari europei eletti in Polonia, che hanno un’eccezione rispetto alle elezioni e a tutte le norme che riguardano le elezioni degli altri parlamenti negli altri Stati membri. Le elezioni del Parlamento europeo in Polonia, infatti, sono disciplinate dall’atto del 23 gennaio 2004 che all’articolo 9 prevede i requisiti per l’eleggibilità: 21 anni per poter candidarsi fino al giorno della votazione, non aver avuto condanne per reati compiuti intenzionalmente, la residenza in Polonia e una serie di altri requisiti.
Al capitolo 17 della stessa legge si prevedono le circostanze in cui il deputato europeo in Polonia può perdere il suo seggio: la revoca dell’eleggibilità, i requisiti dell’eleggibilità al giorno della votazione, quindi la possibilità di revoca se quella eleggibilità non c’era, e una serie di altre questioni che ometto di citare per arrivare al dunque e alla posizione che voglio evidenziare qui.
Sulla base di una serie di combinati disposti, come usiamo dire noi giuristi, un deputato europeo perde il suo seggio automaticamente – cioè un deputato decade automaticamente – nel caso in cui sia oggetto di una sentenza penale che è passata in giudicato, ma per quanto riguarda i membri del parlamento polacco la legge del 12 aprile 2001 – sia per le elezioni del Sejm sia per le elezioni al Senato della Repubblica – non prevede una disposizione di questo tipo, per cui ci troviamo di fronte ad una disciplina che riguarda in maniera particolare il deputato europeo polacco e non il deputato nazionale in Polonia.
Per questa ragione, noi abbiamo discusso e ci siamo posti un interrogativo, fra l’altro un interrogativo che ha la ricaduta rispetto alla richiesta di immunità, come lei sa, noi abbiamo – e come il Commissario Frattini sa meglio di me – la competenza per poter decidere questa questione. Evidentemente, se un deputato rispetto ad una fattispecie per la quale l’immunità non può essere difesa decade automaticamente, è evidente che c’è un problema in più, una perplessità in più.
Per questa ragione, chiediamo, io chiedo a nome della commissione, al Commissario se non ritiene che la legislazione polacca in materia di elezione al parlamento nazionale violi l’articolo 10 del protocollo sui privilegi e sulle immunità, il quale dispone che per la durata delle sessioni al Parlamento europeo i membri beneficiano sul territorio nazionale delle immunità riconosciute ai membri del parlamento del loro paese. E quindi c’è un’evidente contraddizione, là dove si prevede quindi la perdita del seggio di deputato da parte di un parlamentare polacco, senza prevedere analogo trattamento per i deputati al parlamento nazionale.
Ma chiedo anche alla Commissione se non intende fare un ricorso alla Corte di giustizia, perché la Polonia modifichi questa legislazione e applichi correttamente il trattato, perché noi vediamo una diversità e una contraddizione rispetto al trattato. Allora, siccome si tratta di un’eccezione, siccome l’omogeneità e l’uguale trattamento ai deputati di tutti i paesi membri portano a questa eccezione nel membro dello Stato polacco in misura diametralmente contraria a quello che si può prevedere e si prevede per tutti gli altri deputati degli Stati membri, io chiedo queste due cose alla Commissione e evidenzio questo dato al Parlamento e chiedo al Commissario se può rispondere rispetto a questi due quesiti e se potrà trovare un rimedio rispetto ai quesiti da me indicati.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. - Signor Presidente, onorevoli parlamentari, ma certamente il tema posto dal presidente Gargani è un tema rilevante: è un tema rilevante perché qui sono in gioco due principi che sono a mio avviso entrambi rilevanti ed entrambi importanti.
Il primo principio è certamente quello richiamato dell’articolo 10 del protocollo sulle immunità e sulla condizione dei componenti del Parlamento europeo, in cui si dice che negli Stati di appartenenza ai membri del Parlamento europeo debbono essere accordate le stesse prerogative di status che sono riconosciute ai membri del Parlamento nazionale di quel paese.
C’è però un’altra disciplina che viene in gioco – un’altra disciplina ugualmente rilevante a mio avviso – è quella dell’articolo 13 dell’atto europeo del 1976 che riguarda l’elezione dei membri del Parlamento. In questo articolo è detto con grande chiarezza che quando uno Stato membro introduce una disciplina nazionale relativa proprio al caso che ci interessa, alla perdita dello status della qualità, cioè alla perdita della posizione di membro del Parlamento europeo, la fine del mandato parlamentare europeo in quel paese è soggetta alla legge nazionale.
In altri termini c’è un’apparente contraddizione, perché da un lato la normativa contenuta nel protocollo sui privilegi, quella citata dal presidente Gargani, parla di eguaglianza di prerogative tra membri del Parlamento polacco e membri del Parlamento europeo eletti in Polonia, ma contemporaneamente l’atto europeo del 1976 sull’elezione dei membri del Parlamento europeo e sulla perdita della qualità di membro del Parlamento europeo, apparentemente – anzi direi esplicitamente – disciplina la perdita della qualità di parlamentare europeo e stabilisce che la perdita della qualità di parlamentare europeo è regolata dalla legge nazionale.
A mio avviso qui, c’è piuttosto un problema di violazione di un terzo principio quadro per l’Unione europea, che è il principio di eguaglianza di trattamento operato dalla legislazione interna polacca. Quello che nella legislazione costituzionale di tutti i paesi europei è il principio che stabilisce che si debbono trattare situazioni analoghe in modo analogo. Allora è piuttosto questo principio generale che viene in gioco ed è un principio generale che però non consente alla Commissione europea di stabilire in quale direzione l’ordinamento polacco dovrebbe cambiare la sua normativa, perché siccome la materia è devoluta alla legge nazionale, se la legge nazionale volesse disciplinare non la perdita della qualità di parlamentare europea ma la perdita della qualità di parlamentare nazionale polacco in modo diverso, lo potrebbe fare, l’importante è che equipari la disciplina dell’uno alla disciplina all’altro.
Questa è la mia personale opinione nel senso che la Commissione non può oggi dire “noi ci rivolgiamo alla Corte per stabilire che la norma nazionale polacca deve essere emendata in una determinata direzione”, ma credo che si possa ricavare un principio generale. Il principio generale è che l’ordinamento polacco deve intervenire per emendare questa differenza di trattamento, ma questo, credo, lo debba fare il legislatore polacco. Siccome è una questione che non si è mai posta ed è una questione troppo delicata per essere affrontata in poche battute, io credo che si debba fare in primo luogo una ricognizione: se il legislatore polacco, come io credo, debba rimuovere questa differenza di trattamento, questa è materia che spetta al Parlamento della Polonia.
Secondo: vi è o non vi è conformità della legislazione polacca rispetto alle previsioni di quell’atto europeo del 1976 che ho appena citato? Posso dirle, presidente Gargani, che ho avviato uno studio comparativo per i 12 nuovi Stati membri, proprio per vedere se la legislazione, non solo della Polonia, ma degli altri 11 che sono entrati nell’Unione europea tra il 2004 e il 2007, se in quegli Stati membri la legislazione nazionale è conforme alle disposizioni dell’atto europeo del 1976.
In conclusione, due sono le attività da compiere. Primo: effettuare, e lo stiamo facendo, questa verifica di conformità della legge nazionale della Polonia e non solo della Polonia, perché il caso che il presidente Gargani pone parte dalla Polonia ma non si esclude che in altri Stati membri la situazione sia analoga. Io ritengo che lo dobbiamo fare per tutti.
La seconda attività è valutare se il Parlamento polacco, con una sua attività di legislazione, possa rimuovere questa che è oggettivamente un’apparente contraddizione, perché è un’apparente discriminazione tra lo status regolato con legge dei parlamentari europei eletti in Polonia e dei parlamentari polacchi. Vi è un’apparente contraddizione e l’unica cosa che io credo difficile da potersi ammettere è che sia la Commissione europea a chiedere alla Corte di giustizia in quale direzione il legislatore polacco deve agire.
Noi potremmo limitarci se il Parlamento concorderà con questa posizione a segnalare che esiste in Polonia un’apparente discriminazione tra lo status di due categorie di parlamentare. Questo è un esercizio del tutto nuovo e con spirito collaborativo cerchiamo di condurlo avanti insieme.
Tadeusz Zwiefka, a nome del gruppo PPE-DE. – (PL) Signor Presidente, l’onorevole Gargani ha illustrato molto chiaramente la condizione dei deputati del Parlamento europeo nel quadro del diritto polacco, e anche il loro diverso trattamento nello stesso contesto per quanto riguarda i parlamentari in Polonia nonché i senatori. Mi trovo d’accordo con le argomentazioni presentate dal Commissario Frattini secondo cui tale situazione viola il principio di pari trattamento dei parlamentari dinanzi alla legge.
Desidero informarvi che l’attuale coalizione di governo in Polonia, la Platforma Obywatelska e il Polskie Stronnictwo Ludowe, ha già iniziato a operare al fine di modificare questa norma per uniformarla per i deputati del Parlamento europeo, i membri del parlamento polacco e i senatori. Questa modifica seguirà la stessa direzione della disposizione contenuta nella legge elettorale del Parlamento europeo, affinché si applichi il medesimo principio ai parlamentari e ai senatori polacchi.
Tuttavia, in quest’ambito, poiché l’onorevole Gargani ha affermato che s’intende avviare una discussione concernente un problema che potrebbe essere più ampio, mi chiedo se varrebbe la pena considerare una legge elettorale comune, almeno in termini di principi generali, per il Parlamento europeo e per tutti gli Stati membri dell’Unione europea, dal momento che oggi esistono condizioni molto diverse nei 27 paesi membri. Risulta difficile non concordare, e naturalmente accetto tutte le restrizioni giuridiche nei confronti dei parlamentari europei, ma non posso essere d’accordo riguardo a una situazione secondo cui, una volta condannati a un’ammenda in una causa intentata dalla procura per un reato intenzionale, o accusati di tale reato, una persona perda automaticamente il mandato al Parlamento europeo.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, a nome del gruppo PSE. – (PL) Signor Presidente, la discussione odierna tratta la questione del diverso trattamento dei deputati polacchi del Parlamento europeo e dei membri del Sejm per quanto riguarda i criteri di eleggibilità e la revoca del mandato.
Nell’articolo 9 della legge del 23 gennaio 2004 relativa alle disposizioni elettorali per il Parlamento europeo, notiamo che il diritto di presentarsi alle elezioni per questa istituzione è concesso alle persone che, tra altri requisiti, non sono state condannate per un reato intenzionale o accusate da una procura, e l’articolo 142 afferma che un mandato può essere revocato dopo che, ad esempio, è stata invalidata l’elezione di un membro al Parlamento europeo. Ciò significa che la condanna di un deputato (del Parlamento europeo, come citato in precedenza) per un reato commesso deliberatamente equivale alla perdita automatica del mandato, mentre per i parlamentari nazionali tale fattore non rappresenta un ostacolo alla candidatura alle elezioni, né ne deriva la revoca del mandato.
Per quanto riguarda i privilegi dei deputati del Parlamento europeo, l’articolo 5, paragrafo 1, del Regolamento del Parlamento europeo stabilisce che “i deputati beneficiano dei privilegi e delle immunità previsti dal Protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee”. Nel preambolo, il protocollo dichiara di disciplinare la questione dei privilegi e delle immunità necessari a espletare le funzioni per le Comunità europee, e, nell’articolo 10, lettera a), afferma che, per la durata delle sessioni dell’Assemblea, “i membri (…) beneficiano sul territorio nazionale, delle immunità riconosciute ai membri del parlamento del loro paese”. I deputati del parlamento polacco e del Parlamento europeo sono tutelati dalla stessa immunità. Secondo l’articolo 11, “I rappresentanti degli Stati membri che partecipano ai lavori delle istituzioni delle Comunità, nonché i loro consiglieri e periti tecnici, godono, durante l’esercizio delle loro funzioni e durante i loro viaggi a destinazione o in provenienza dal luogo della riunione, dei privilegi, delle immunità e delle agevolazioni d’uso”.
Non c’è dubbio che un europarlamentare sia un rappresentante di uno Stato membro che partecipa alle attività delle istituzioni dell’Unione. Siccome i membri del Parlamento europeo e di quello polacco dovrebbero godere degli stessi privilegi e immunità, quindi le norme relative alla loro eleggibilità per candidarsi alle elezioni e alla revoca del mandato dovrebbero essere le stesse.
Con l’adesione all’Unione europea, la Polonia si è assunta la responsabilità di rispettare le leggi in vigore nell’UE, soprattutto quelle che hanno un effetto diretto sul sistema giuridico interno degli Stati membri. Desidero esortare la più rapida normalizzazione della legislazione riguardante lo status dei membri del parlamento polacco e dei membri del Parlamento europeo in Polonia, e condivido appieno l’opinione espressa al riguardo dal Commissario Frattini.
Jens-Peter Bonde, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, la legge elettorale polacca per l’elezione al Parlamento europeo è veramente ingiusta e antidemocratica se paragonata alla legge per l’elezione al parlamento nazionale. La revoca di un seggio di un deputato nel Parlamento europeo in base a norme di eleggibilità è una via facile per esercitare pressioni sugli oppositori politici e offre la possibilità di regolare politicamente i conti con coloro che hanno maggiore autorità.
Purtroppo, nonostante la presenza nell’Unione europea, in molti paesi ex comunisti il diritto è ancora abusato. È questo il caso anche dell’onorevole Tomczak. Come membri del Parlamento europeo, i deputati polacchi rappresentano non solo i cittadini del proprio paese, ma anche tutti quelli europei.
È inaccettabile che questi rappresentanti siano vittima di discriminazione a causa del mantenimento di una normativa diversa circa i membri del Parlamento polacco. Un parlamentare polacco, se dichiarato colpevole, non solo sarà punito dalla legge polacca, ma lascerà il suo seggio come membro del Parlamento europeo. Questo fatto mostra chiaramente la discriminazione dei membri polacchi del Parlamento europeo rispetto ai membri dei parlamenti nazionali. Tale situazione è inammissibile e dimostra in maniera evidente quanto la legge elettorale in Polonia sia ingiusta e scorretta.
Potrei esortare la Polonia a modificare la propria legge elettorale?
Aloyzas Sakalas (PSE) . – (EN) Signor Presidente, la presente interrogazione orale è il risultato delle discussioni in sede di commissione giuridica sull’immunità dell’onorevole Tomczak.
L’immunità dell’onorevole Tomczak è stata rilevata dal Parlamento alcuni anni fa. Recentemente la commissione giuridica ha ricevuto una richiesta dall’onorevole Tomczak di tutelare la propria immunità. La commissione ha discusso tale richiesta ed è stato elaborato un progetto di decisione. Tuttavia, l’adozione della decisione finale è stata rimandata nel momento in cui la commissione ha ricevuto l’informazione che, nel caso di revoca dell’immunità, le conseguenze giuridiche per i membri polacchi del Parlamento europeo e i membri del parlamento polacco sarebbero diverse.
Conformemente alla legge polacca del 23 gennaio 2004, un membro polacco del Parlamento europeo perde automaticamente il proprio seggio in caso di condanna penale. Per i membri del parlamento polacco tale disposizione non è applicabile. Una tale disparità viola il diritto comunitario, mantenendo una legislazione diversa circa i membri del parlamento nazionale e i membri polacchi del Parlamento europeo. Questa discrepanza tra la normativa polacca e quella comunitaria deve essere chiarita.
Pertanto, sostengo appieno la formulazione di un’interrogazione orale alla Commissione. Spero che il Vicepresidente Frattini ricorra alla propria influenza al fine di eliminare tale discrepanza tra le due normative in questione.
Paul Rübig (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, Commissario Frattini, onorevoli colleghi, ritengo che la democrazia in Europa necessiti di essere costantemente sviluppata, e stiamo assistendo a numerosi attacchi al nostro sistema democratico dall’esterno dell’Europa. Gli europarlamentari, naturalmente, prendono decisioni in merito a molte questioni che hanno un effetto diretto e immediato sui cittadini europei. I membri dei parlamenti non deliberano per sé, ma rappresentano i loro elettori.
Per questa ragione, i deputati del Parlamento europeo non devono avere uno status inferiore rispetto ai membri del parlamento nazionale, né viceversa i parlamentari nazionali non devono essere avere condizioni meno favorevoli rispetto agli eurodeputati.
Perciò ritengo che la Commissione dovrebbe verificare l’impatto del nuovo statuto, che si applicherà dal 2009, sui membri polacchi del Parlamento europeo ed esaminare i cambiamenti che ne deriveranno e se non ci sia un qualche margine affinché i suoi principi siano applicati al fine di eliminare tali disparità.
Manuel Medina Ortega (PSE) . – (ES) Signor Presidente, come sempre, il Commissario Frattini ha svolto una complicata analisi giuridica. Alle attuali condizioni, non sembrerebbero esserci le basi per agire direttamente dinanzi alla Corte di giustizia.
Tuttavia, dopo aver ascoltato l’onorevole Zwiefka, che ci ha comunicato una proposta da parte dell’attuale governo polacco volta a modificare la legge, desidero chiedere al signor Commissario se ritiene che, in effetti, la Commissione potrebbe rivolgersi al governo polacco sulla base della discussione che stiamo ora tenendo in quest’Aula al fine di verificare se il governo polacco stia davvero proponendo di cambiare la legge per armonizzare lo status dei deputati del Parlamento europeo a quello dei deputati nazionali.
Marek Aleksander Czarnecki (UEN) . – (PL) Signor Presidente, la proposta presentata dall’onorevole Zwiefka di rendere uniforme la situazione dei membri del Parlamento europeo e dei deputati del parlamento nazionale in Polonia, non rappresenta una soluzione al problema. Ritengo che la soluzione migliore, che, in effetti, è già contemplata nel diritto polacco, sarebbe che, qualora una persona sia condannata per un reato intenzionale, il giudice dovrebbe anche decidere di privarla dei diritti pubblici, vale a dire che il soggetto in questione non possa candidarsi alle elezioni.
Tale soluzione esiste, ad esempio, in Francia. Faccio un esempio specifico: un nostro collega, l’onorevole Onesta, il Vicepresidente del Parlamento europeo, qualche mese fa è stato condannato da un tribunale francese a una sospensione condizionale di molti mesi per un atto che, conformemente al diritto polacco, avrebbe automaticamente previsto la revoca del mandato al Parlamento europeo. L’attuale corrente è del tutto sbagliata. Credo che dovremmo muoverci nella direzione prospettata dal Commissario Frattini.
Giuseppe Gargani (PPE-DE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, solo per ulteriori, rapide osservazioni: io sono soddisfatto che il dibattito complessivamente ha riconosciuto che è un problema importante e un problema delicato. In particolare, voglio ringraziare il Commissario Frattini, che da par suo, da giurista qual è, è andato oltre e ha approfondito ulteriormente una questione, che naturalmente non vale solo per la Polonia, ha ragione Frattini. Vale, come principio generale e quindi mi sta molto bene, come sta bene alla commissione, che lei possa fare un’indagine complessiva per verificare aderenze e verificare legislazioni che possono essere armoniche rispetto alle due questioni nazionali ed europee.
Però, devo dirle che resta un dato di fatto, non è un’apparente contraddizione, ma la legge polacca è contraria al trattato per quanto riguarda le guarentigie, perché se un deputato polacco decadesse, evidentemente l’articolo del trattato che stabilisce che c’è la possibilità di poter durante le sessioni partecipare verrebbe meno. E allora, personalmente alla commissione, come lei ha sentito nel dibattito per ultimo da Medina, come da me personalmente, non interessa che ci sia un ricorso, ma che si segua la questione per risolverla. Se il collega polacco, l’onorevole Zwiefka, dichiara che già in Polonia questo problema lo si è posto, questo può già dare soddisfazione.
Noi vogliamo che ci sia un’omogeneità, perché l’omogeneità fa dell’Europa una garanzia di unità di Stati che concorrono complessivamente, la cittadinanza e i diritti uguali sul piano della libertà e sul piano dello status di ognuno.
Sylwester Chruszcz (NI) . – (PL) Signor Presidente, solo per aggiungere il mio contributo agli interventi, su cui concordo in gran parte, ritengo che, naturalmente, dovremmo armonizzare il più presto possibile le nostre normative. Al fine di illustrarne la necessità, vorrei richiamare l’attenzione sulla vicenda del nostro collega, un deputato del Parlamento europeo, che è presente in Aula: l’onorevole Tomczak è coinvolto da molti anni in un caso penale in Polonia, che ora sta per concludersi e che potrebbe avere conseguenze sul suo futuro di membro del Parlamento europeo. Si tratta di un caso non molto grave e in cui i testimoni negano che sia avvenuto, che in passato è stato chiuso e che, probabilmente, è stato riaperto sotto l’influenza di qualche disordine politico; adesso, l’immunità e il mandato dell’onorevole Tomczak, eletto due volte (il collega è diventato deputato nel 2005 e un europarlamentare nel 2004), potrebbero essere revocati. Questa situazione è inconcepibile e dannosa, e dovrebbe essere interrotta ed eliminata da questa sede il più rapidamente possibile.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. - Signor Presidente, onorevoli parlamentari, credo che il dibattito di stasera abbia dimostrato due cose: la prima che c’è una diffusa opinione, direi condivisa da tutti coloro che sono intervenuti – e che anche io ritengo sia l’opinione preferibile – che si debba rimuovere questa distinzione di trattamento per due categorie di deputati europei eletti in Polonia e nazionali polacchi e che quest’analisi vada estesa a tutti gli altri nuovi paesi membri dell’Unione europea per i quali una verifica di compatibilità rispetto all’atto europeo del 1976 non è stata ancora fatta.
La seconda conclusione, e mi riferisco alla proposta dell’onorevole Medina Ortega, che condivido, è di segnalare l’esito di questo dibattito alle autorità competenti del governo polacco e la necessità di rimuovere con legge nazionale la disparità di trattamento. Questo io lo farò. Posso dirvi che prenderò certamente contatti in via formale con il ministro della Giustizia del governo polacco al fine di trasmettergli una diffusa opinione di questo Parlamento – che io condivido – nel senso che ferma la sovranità del legislatore nazionale polacco sul modo in cui si può arrivare al risultato di eliminare la disparità di trattamento, l’obiettivo di rimuovere la disparità di trattamento deve essere perseguito.
Ecco la mia opinione espressa nell’introduzione: io non ritengo di poter indicare al legislatore polacco in quale direzione egli si debba muovere, ma ritengo di poter indicare l’obiettivo e cioè l’obiettivo è rimuovere la disparità di trattamento tra lo status del parlamentare polacco nazionale e lo status del parlamentare europeo eletto in Polonia.
Questa segnalazione certamente io la farò e vi aggiungo che renderò ovviamente note a questo Parlamento, visto l’interesse del presidente Gargani e della commissione giuridica, l’analisi relativa agli altri 11 nuovi Stati membri in modo che sia possibile eventualmente rivolgere analoga segnalazione ai governi degli altri paesi che fossero interessati.