2. Presentazione dei documenti: vedasi processo verbale
3. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale
4. Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (comunicazione delle proposte di risoluzione presentate): vedasi processo verbale
5. Strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro (discussione)
Presidente . – L’ordine del giorno reca la relazione presentata dall’onorevole Glenis Willmott, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, sulla strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro [2007/2146(ΙΝΙ)] (A6-0518/2007).
Glenis Willmott, relatrice. - (EN) Signora Presidente, salute e sicurezza sul luogo di lavoro contemplano un’ampia gamma di questioni. A un livello base, si tratta di ridurre gli infortuni sul posto di lavoro e le malattie professionali. Per il singolo, si tratta della propria integrità fisica, della dignità e del benessere. Sul versante delle imprese, si tratta di ridurre i costi di assenteismo, indennità di malattia e perdita di produttività. Per la società nel complesso, i costi delle cattive condizioni di salute e di sicurezza sul luogo di lavoro hanno raggiunto la percentuale astronomica del 3,8% del prodotto interno lordo.
La Carta dei diritti fondamentali, siglata il mese scorso proprio in quest’Aula, nonostante la vergognosa reazione di alcuni parlamentari conservatori e dell’UKIP, con l’articolo 31 sancisce che ogni individuo ha il diritto a condizioni di lavoro che rispettino salute, sicurezza e dignità. Stabilisce inoltre che ogni lavoratore ha il diritto a una limitazione della durata massima del lavoro.
Secondo l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro ogni anno oltre 140 000 persone nell’UE muoiono a causa di malattie professionali e circa 9 000 a causa di infortuni sul lavoro. Tali cifre dimostrano che ogni tre minuti e mezzo qualcuno nell’Unione europea muore per una ragione legata al lavoro. Ciò significa che, nel breve lasso di tempo in cui ho parlato, è possibile che qualcuno sia deceduto, e, nel momento in cui il dibattito sarà terminato, è probabile che 20 persone siano morte.
Alcuni nostri colleghi potrebbero contestare il diritto fondamentale alla buona salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro, ma sono certa che nessuno di loro metterebbe in dubbio il diritto alla vita. Una strategia in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro per l’UE dovrebbe essere efficace nell’attuare correttamente e applicare il quadro normativo esistente. Ciò di cui disponiamo è in gran parte soddisfacente, ma necessita di essere costantemente rafforzato nell’Unione. Tuttavia, ciò non significa che, laddove la normativa vigente si rivela chiaramente inadeguata, non dobbiamo aggiornarla per far sì che funzioni in modo regolare e offra i migliori livelli di tutela possibili. Inoltre, non vuol dire che dobbiamo reagire alle proposte di atti legislativi come un vampiro alla vista dell’aglio, come alcuni farebbero in quest’Aula.
Di certo nessuno discuterà sul fatto che la via legislativa sia sempre la migliore. Tuttavia, vi sono casi in cui sono necessarie regole vincolanti al fine di garantire che un rischio nuovo o emergente sia affrontato in modo adeguato e coerente in tutti gli Stati membri. La comunicazione della Commissione va accolta con favore e plauso per il suo obiettivo di ridurre gli incidenti sul lavoro e la sua particolare attenzione riservata alle PMI. Tuttavia, dobbiamo anche concentrarci sulle malattie professionali che comportano un costo enorme in termini di salute dei lavoratori, un costo per le imprese e la loro produttività e per l’intera società tramite i costi associati a previdenza sociale e assistenza sanitaria.
La relazione rispecchia tale necessità ed esorta la Commissione a garantire che le malattie professionali siano individuate in modo corretto e sia trovato un rimedio, prestando particolare attenzione ai tumori professionali, al fine di stabilire obiettivi per la loro riduzione. Sono inoltre necessari piani d’azione dettagliati corredati di impegni finanziari e scadenze. Oltre agli obiettivi di ridurre del 25% il numero degli infortuni, sembrano esserci pochi modi in cui i progressi possano essere monitorati e quantificati. Tra le priorità d’azione identificate nella mia relazione figura un approccio che coniughi stimoli e sanzioni all’applicazione della normativa esistente. Vorrei che gli Stati membri adottassero incentivi per le imprese che promuovono salute e sicurezza, in particolare che applicassero sgravi fiscali e accordassero una preferenza nelle gare d’appalto e l’introduzione di un sistema bonus-malus nelle polizze di assicurazione, nonché ulteriori incentivi finanziari. Tuttavia, vorrei anche sanzioni più severe per quei datori di lavoro disonesti che trascurano salute e sicurezza della loro forza lavoro, così come maggiori procedimenti di infrazione contro gli Stati membri che non applicano e non fanno rispettare in maniera adeguata la vigente normativa in materia di salute e sicurezza.
Qualsiasi strategia in materia di salute e di sicurezza dovrebbe naturalmente concentrarsi su coloro che sono esposti a un rischio maggiore. Tali gruppi vulnerabili includono lavoratori migranti, che spesso sono sfruttati, lavoratori giovani e anziani, che necessitano di attenzioni particolari, e i soggetti con disabilità. È indispensabile applicare in modo rigoroso la direttiva quadro del 1989 a tali gruppi e ad altri lavoratori che spesso sono ignorati, quali lavoratori agricoli e operatori sanitari, in fase di elaborazione e realizzazione delle strategie. Gli Stati membri devono tenere conto di questi gruppi. Abbiamo bisogno di una direttiva quadro relativa alle patologie muscoloscheletriche per affrontare un problema come dolori e disturbi alla parte inferiore della schiena, dovuti in realtà a sforzi ripetitivi.
Vorrei sollevare numerose altre questioni, ma il tempo a disposizione è poco, quindi resto in attesa di ascoltare gli altri colleghi e ciò che la Commissione ha da dire.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. - (EL) Signora Presidente, onorevoli deputati del Parlamento europeo, per prima cosa desidero ringraziare l’onorevole Willmott per l’ottima relazione che ha elaborato sulla strategia comunitaria per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
La Commissione attribuisce un’elevata priorità politica alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro e condivide i vostri punti di vista in merito a varie raccomandazioni.
Anzi, desidero sottolineare che deve essere una strategia comunitaria e non soltanto della Commissione. Questo è davvero l’unico modo per raggiungere l’obiettivo fondamentale e ambizioso, vale a dire una riduzione costante e sostenibile degli infortuni e delle malattie professionali. Pertanto, uno dei nostri principali interessi è la partecipazione in più settori possibile a livello politico, operativo e istituzionale.
L’obiettivo strategico della Commissione di conseguire una riduzione del 25% degli infortuni sul lavoro nell’Unione europea negli anni 2007-2012 richiede in effetti una partecipazione e un impegno attivi, non solo delle amministrazioni pubbliche, ma anche delle parti sociali con la loro responsabilità, sul luogo di lavoro, di prevenire gli infortuni.
È molto importante porre in risalto l’impegno che gli Stati membri hanno assunto con la risoluzione del Consiglio del 25 giugno 2007: definire e attuare strategie in materia di sicurezza e di salute pubbliche sul luogo di lavoro, adattate alle realtà nazionali, in cooperazione con le parti sociali, e fissare inoltre obiettivi quantificabili per ridurre gli infortuni sul lavoro e l’incidenza delle malattie professionali, soprattutto nei settori di attività nei quali i tassi di incidenza sono superiori alla media.
La Commissione è particolarmente soddisfatta della reazione del Parlamento europeo alla sua comunicazione, e per il sostegno alle priorità e alle linee generali di azione stabilite in tale comunicazione.
Ho notato le preoccupazioni del Parlamento riguardo alla necessità di una pianificazione e una distribuzione delle risorse adeguate, a una valutazione degli sviluppi registrati e a una presentazione di relazioni sui progressi compiuti in quanto agli obiettivi della strategia.
La Commissione fornirà i dettagli e il piano preciso delle misure speciali da adottare a livello comunitario nell’ambito della tabella di marcia dell’Agenda europea. Garantiremo anche la partecipazione del Comitato consultivo per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, nel quadro di uno scambio multilaterale di informazioni sul contenuto delle strategie nazionali, gli obiettivi, le iniziative intraprese e la verifica dei progressi compiuti. Il Parlamento sarà tempestivamente informato in merito ai risultati della procedura.
Per quanto riguarda la richiesta di una revisione della direttiva 91/383 del Consiglio, vorrei informare gli onorevoli deputati del Parlamento europeo che i servizi della Commissione sono impegnati al momento nell’esame della situazione nei diversi Stati membri sulla base di uno studio elaborato da un consulente esterno. Nel 2008 sarà redatta una relazione pertinente, e la Commissione deciderà quali altre azioni avviare in questo settore, tenendo conto delle conclusioni della relazione.
In merito alla richiesta di revisione della direttiva 92/85 del Consiglio, desidero inoltre farvi presente che i servizi della Commissione, dopo aver consultato le parti sociali europee sui possibili emendamenti al documento in questione, stanno ora effettuando una valutazione d’impatto volta a determinare le conseguenze di alcuni emendamenti alla direttiva. Qualora, al completamento della valutazione d’impatto, la Commissione decidesse di presentare una proposta al riguardo, è quasi certo che la proposta sarà approvata dalla Commissione nel 2008.
Condivido l’opinione sulla necessità, per il periodo a venire, di migliorare l’applicazione della normativa comunitaria sulla salute e sulla sicurezza, soprattutto per le PMI, insieme alle misure che assegneranno un’importanza equilibrata alla responsabilità del datore di lavoro e alla partecipazione del lavoratore.
Per quanto riguarda la salute sul luogo di lavoro, auspico che la nuova strategia rappresenti un ulteriore passo avanti verso la creazione di un ambiente di lavoro più sano nell’UE, in cui saranno soddisfatte le esigenze di una popolazione attiva che invecchia e i gruppi più vulnerabili saranno tutelati appieno. La Commissione intensificherà i suoi sforzi nella direzione di un’appropriata definizione degli indici di salute e altre misure statistiche, al fine di garantire che i rischi per la salute sul luogo di lavoro siano adeguatamente controllati.
Siamo fiduciosi che le priorità fissate nella strategia comunitaria per il periodo 2007-2012 e nella relazione che oggi approverete spianeranno la strada a luoghi di lavoro più sicuri e più sani nell’Unione europea.
Edit Bauer, relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. - (EN) Signora Presidente, nel suo parere la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere da un lato, sottolinea che i problemi di salute più gravi manifestati dalle donne e causati dalle loro condizioni lavorative riguardano patologie muscoloscheletriche e problemi psicologici. Dall’altro lato, rileva che la necessità di analizzare i rischi che donne e uomini affrontano e di adottare misure appropriate non comporta la reintroduzione di politiche protettive di esclusione, né lo sviluppo di professioni diverse per donne e per uomini.
Anche se il quadro delle direttive comunitarie per la sicurezza e la salute sul lavoro (SSL) è neutrale nella sua impostazione di genere, non è una ragione sufficiente per far sì che i rischi lavorativi per la salute e la sicurezza delle donne siano sottovalutati e trascurati rispetto a quanto avviene per gli uomini, in termini sia di prevenzione che di ricerca.
I lavoratori, sia uomini che donne, in tutta l’Unione europea sono esposti a rischi diversi sul posto di lavoro: agenti chimici, biologici e fisici, condizioni ergonomiche nocive, un complesso mix di pericolo di infortuni e rischi per la sicurezza, oltre a vari fattori psicosociali. Inoltre, le donne e gli uomini non costituiscono un gruppo omogeneo. Di conseguenza, le strategie e le misure volte a migliorare la sicurezza e la salute sul lavoro devono essere adeguate in modo specifico ai luoghi di lavoro, tenendo presente che alcuni fattori possono avere sulle donne un impatto diverso che sugli uomini.
Il parere sottolinea inoltre nuovi fattori di rischio quali le molestie, la violenza e i maltrattamenti da parte di clienti sul posto di lavoro, principalmente nei settori del servizio pubblico i cui addetti sono soprattutto donne. Infine, evidenzia la necessità di considerare l’introduzione dei concetti di pericolo, rischio e prevenzione nei programmi scolastici e nei sistemi d’insegnamento in generale quale strumento efficace per costruire una cultura forte e sostenuta in materia di sicurezza e salute, basata sulla prevenzione.
Thomas Ulmer, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, signor Commissario e onorevoli colleghi, desidero ringraziare l’onorevole Willmott per la leale e costruttiva qualità della nostra collaborazione in seno alla commissione. La relazione riflette l’alta priorità attribuita alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro nei 27 Stati membri dell’Unione europea. I principali elementi di protezione vengono posti in risalto e ponderati. I costi per la prevenzione degli infortuni e la sicurezza sono elevati, ma permettetemi di sottolineare con estrema chiarezza che la buona salute non ha prezzo. Gli aspetti importanti sono dati dal fatto che le disposizioni dovrebbero essere recepite e applicate in tutti gli Stati membri e che l’Unione europea dovrebbe aiutare gli Stati membri a trasporre le norme e offrire loro assistenza anziché comminare sanzioni.
Ritengo occorra dedicare particolare attenzione alle piccole e medie imprese, che per rimanere competitive necessitano di assistenza in questo settore. A tale proposito, invitiamo la Commissione a realizzare le condizioni di base adeguate per le PMI nei casi in cui tali condizioni non esistono ancora e a migliorarle laddove sono presenti. La tutela fornita ai lavoratori non deve dipendere dal paese in cui svolgono l’attività o dalle dimensioni dell’azienda.
Nel breve tempo che ho a disposizione, vorrei solo elencare alcuni punti di particolare importanza, quali una maggiore protezione contro le epatiti e l’AIDS e l’eliminazione regolare e sistematica dell’amianto dai luoghi di lavoro, per quanto possa essere un processo complicato e costoso. Ritengo che dobbiamo concentrarci sull’epatite B e in particolare su quei soggetti che sono esposti a un elevato rischio professionale di infezione da parte dei virus dell’epatite, in altre parole medici, paramedici, personale addetto all’assistenza e gli addetti al pronto soccorso.
Sul versante del pronto soccorso, gli sforzi devono anche includere coloro che, in numerosi Stati membri, oltre alla loro occupazione giornaliera, svolgono un’attività di volontariato non retribuita con i servizi di emergenza. Ritengo fosse molto importante che la relazione rimanesse con rigore logico incentrata sulla problematica ed evitasse di riportare esempi, che avrebbero anche potuto generare pregiudizi in merito a numerose questioni.
La ringrazio per la nostra vantaggiosa collaborazione. Il gruppo PPE-DE appoggia la relazione.
Pier Antonio Panzeri, a nome del gruppo PSE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 6 dicembre scorso un incidente ad un impianto della Thyssen Krupp a Torino ha causato la morte di sette operai: un fatto gravissimo, che dimostra quanto sia ancora non risolto il problema della sicurezza!
Ma la tragedia torinese impone un’altra riflessione da compiere qui in quest’Aula: avremmo dovuto attenderci da questa multinazionale un comportamento serio, ma così non è stato. I giornali italiani riportano ieri che in un documento riservato e redatto da un big manager della Thyssen Krupp, dopo il tragico rogo dell’acciaieria e sequestrato dalla magistratura, vengono definiti i lavoratori sopravvissuti e intervistati dopo l’incidente operai che fanno gli eroi e i divi in televisione. Non ci sono parole per descrivere questo fatto, se non considerarlo una mascalzonata.
Sarebbe davvero importante che questo Parlamento, e anche lei, signor Commissario, fuori dalle formalità, potesse e volesse esprimere il proprio sdegno nei confronti della Thyssen Krupp. Quanto è successo a Torino avviene un po’ dovunque e sollecita, anche sulla base della buonissima relazione Willmott, l’impegno di una vera e propria moratoria contro gli incidenti e le morti sul lavoro.
Elizabeth Lynne, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signora Presidente, questa è una relazione eccellente e desidero ringraziare la relatrice per la sua cooperazione.
Sono lieta che la relazione si occupi di una migliore attuazione delle attuali direttive. Accolgo inoltre con favore le richieste di ispezioni più severe. Nessuno Stato membro dà importanza, se non a parole, all’applicazione, come molti fanno in materia di salute e sicurezza, e quindi, piuttosto spesso, chiedono maggiore normativa, anche se dalle prove scientifiche e mediche non emergono rischi.
Un settore che richiede normativa, e lo abbiamo chiesto nel 2005, è la prevenzione di oltre un milione di infortuni da ago che colpiscono gli operatori sanitari ogni anno nell’UE. Immaginate l’orrore di essere accidentalmente punti da un ago e di rimanere in trepidante attesa per sapere se è stata contratta una grave infezione come l’HIV o l’epatite B!
La Commissione deve dare ascolto alla nostra richiesta e presentare un emendamento alla direttiva del 2000 sugli agenti biologici. In alcuni settori, uno scambio delle migliori prassi probabilmente si rivela sufficiente, ragione per cui sono soddisfatta che gli emendamenti da me avanzati sulle infezioni contratte in ambito sanitario siano stati adottati in commissione. Infezioni come lo SAMR sono gravi non solo per i pazienti ospedalieri, ma anche per coloro che in ospedale lavorano. I tassi di infezione variano in modo considerevole tra gli Stati membri. Ad esempio, il tasso di infezione nel Regno Unito è 10 volte maggiore rispetto ai Paesi Bassi. Dobbiamo sapere perché e in che modo possiamo imparare dalle migliori prassi. Questa è la ragione per cui, in uno dei miei emendamenti adottati in commissione, ho chiesto un codice europeo di buona pratica in materia di infezioni contratte in ambito sanitario e che sia promosso lo screening di tutti gli operatori sanitari nell’UE.
Sepp Kusstatscher, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, per prima cosa desidero ringraziare la relatrice, l’onorevole Willmott, per il suo ottimo lavoro e in particolare per essere stata così disponibile al compromesso. Ogni anno nell’UE oltre 160 000 persone muoiono e circa 300 000 restano invalide a causa di infortuni sul lavoro e malattie professionali. È eccessivo. Nella nostra società, in cui spesso l’individuo è considerato alla stregua di un semplice fattore di produzione, si pone troppa poca attenzione all’aspetto umano del problema. Lo Stato, vale a dire le assemblee legislative e i governi, deve garantire che gli operatori del mondo imprenditoriale, guidati soltanto dal profitto, sostengano i costi sociali dello sfruttamento. Questo è l’unico modo per garantire che alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro venga attribuita la dovuta priorità.
L’opinione pubblica tende a considerare di più gli infortuni sul lavoro rispetto all’ampia varietà di malattie professionali. Occorrono sforzi maggiori e più efficaci al fine di ristabilire l’equilibrio. Non è possibile ottenere miglioramenti senza un’analisi dettagliata, vale a dire ispezioni e indagini, e la definizione di precisi obiettivi volti a una riduzione dell’incidenza delle malattie professionali, tra cui le patologie che colpiscono coloro che sono attivi in settori quale la nanotecnologia.
Derek Roland Clark, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signora Presidente, adottare la presente relazione in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro aggiungerebbe ulteriore burocrazia, proprio quando credevo che la Commissione avesse intenzione di ridurla!
I lavoratori che perdono tempo a causa di malattie e infortuni alzano i costi per l’impresa interessata e quindi i prezzi. In un’Unione europea fatta di libera circolazione di beni e servizi esiste più concorrenza, perciò coloro che trascurano la loro forza lavoro ci rimettono. Le persone non a lavoro per malattia aumentano anche i costi delle prestazioni sociali, contribuendo inoltre a una crescita dei prezzi. È pertanto nel massimo interesse dell’azienda mantenere in salute la propria forza lavoro.
Le buone idee non mancano mai, quindi non dovrebbe essere una cosa troppo difficile. Certamente dipende dal fatto che esista un libero mercato, ma, se al pari di alcuni membri della commissione per l’occupazione e gli affari sociali ritenete che questo porti a imporre la legge della giungla, allora si dovranno fare i conti con un’altra grave malattia. Sembrerebbe che gli Stati membri che promuovono il libero mercato siano casi psichiatrici.
Jean-Claude Martinez (NI) . – (FR) Signora Presidente, i suicidi dei lavoratori di Renault e Peugeot in Francia e le migliaia di casi di tumori ai polmoni fra coloro che svolgono l’attività a contatto con l’amianto, sono una prova evidente che la salute sul luogo di lavoro rappresenta un problema.
In risposta a tale situazione, la Commissione europea ha presentato una comunicazione elevata al rango di “strategia per la salute”, che sembra piuttosto giungere dalla Walt Disney, una risoluzione redatta da Biancaneve per i sette nani. In effetti è abbastanza toccante. Ad esempio, al paragrafo 35, ci viene fatto presente che occorrono stili di vita sani sul luogo di lavoro; il paragrafo 29 stabilisce che sono necessarie visite mediche; il paragrafo 54 sollecita l’installazione di impianti antincendio a pioggia (sprinkler); il paragrafo 49 indica che lo stress è una minaccia per la salute e il considerando D evidenzia che nel settore edile si verificano più infortuni mortali che tra gli alti funzionari pubblici europei.
Fortunatamente, il relatore della commissione per l’industria ci propone una serie di soluzioni, tra cui l’impiego di uno psicologo e di un religioso ogni 500 dipendenti.
Ma, in realtà, non veniamo minimamente informati riguardo alle cause delle malattie professionali, che sono tre. La prima è l’ideologia dello smantellamento delle difese alle nostre frontiere, che mette pertanto i nostri lavoratori in concorrenza sleale con i lavoratori schiavi dell’Asia. L’unico modo in cui le nostre aziende possono sopravvivere è inseguendo la produttività, a discapito della salute.
Il secondo problema è la futile politica dell’euro forte, che ci priva della competitività a livello di tassi di cambio. L’unica variabile rimasta per risolvere la situazione è accelerare ancora una volta la produttività, , che compromette nuovamente la salute.
La terza causa dei nostri problemi è la filosofia nevrotica della competitività, in realtà una guerra economica tra Europa e Asia o America latina. Tuttavia le guerre provocano morti e feriti, e in questo caso le vittime sono le persone colpite da malattie professionali e infortuni sul lavoro. In altre parole, il lavoratore europeo si trova nell’arena economica mondiale come un toro affaticato e sanguinante, prossimo alla morte. La soluzione è allora far uscire i lavoratori da quest’arena mondiale con le sue regole sleali, e ciò richiederà una nuova tecnologia relativa ai dazi doganali deducibili.
Romano Maria La Russa, relatore per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, avrei voluto passare in rassegna i punti focali di questa strategia ed elaborare le raccomandazioni contenute nel mio parere: la necessità di garantire uguale copertura sociale a tutti i lavoratori indipendentemente dalle forme di contratto, lo snellimento delle procedure burocratiche per le medie e piccole imprese, l’esigenza di prevedere incentivi anche di carattere finanziario nella formazione sono aspetti di primaria importanza.
Ma parlare solo di ciò sarebbe tuttavia ingeneroso nei confronti di chi giustamente chiede spiegazioni e giustizia di fronte ad immani tragedie, ultima quella avvenuta pochi giorni orsono a Torino e ricordata poc’anzi anche dall’onorevole Panzeri. Nella notte del 6 e 7 dicembre un incendio divampato nello stabilimento della Thyssen Krupp ha causato la morte di sette operai: gli estintori non funzionavano. Solo in seguito si è avuta conoscenza che l’azienda era inadempiente circa le norme di sicurezza! Il Parlamento europeo e il sottoscritto non possono esimersi dal ricordare questa disgrazia.
Lungi, comunque, da me il voler emettere una totale condanna sulla condotta della multinazionale tedesca e di pensare anche lontanamente che l’azienda, pur colpevole, possa aver dolosamente e volontariamente omesso di adempiere agli obblighi sulla sicurezza per risparmiare. Non intendo sposare le tesi ideologiche di alcune parti di certi sindacati della Sinistra italiana che, alla notizia della chiusura dello stabilimento, lo scorso mese di giugno, si erano erti a paladini della sicurezza dichiarandosi responsabili e vigilanti sulla sicurezza degli impianti. Ma non è il momento ancora di procedere a giudizi soprattutto se affrettati.
Pur rispettando le competenze nazionali in materia, ritengo dunque urgente che l’Unione europea si adoperi per garantire piena applicazione delle leggi, in primo luogo rafforzando l’attività di vigilanza dell’Agenzia per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, e di rafforzare il coordinamento degli interventi rispettivi a livello nazionale, migliorando il funzionamento del Comitato europeo dei responsabili dell’Ispettorato del lavoro.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EL) Signora Presidente, non c’è dubbio che la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro contribuiscono alla gestione di qualità, al rendimento economico e alla competitività, e favoriscono lo sviluppo dell’economia e il raggiungimento degli obiettivi di bilancio, tra cui i bilanci destinati ai regimi di sicurezza sociale. Oltre a tutte le questioni tecniche, esistono, com’è ovvio, ragioni umanitarie che rendono non solo un’esigenza, ma una priorità, proteggere la salute dei dipendenti e garantire che i luoghi di lavoro siano sicuri.
La strategia per il periodo 2002-2006 ha sortito risultati concreti, e le prospettive dal 2007 in poi sono positive se tutti rivestiamo un ruolo, non solo in termini di pianificazione europea, ma anche al corrispondente livello nazionale, nel controllo e nell’organizzazione per la salute e la sicurezza, soprattutto per quanto riguarda le categorie vulnerabili, vale a dire i giovani, i dipendenti più anziani, che sollecitiamo a partecipare alla produzione per un periodo più lungo delle loro vite, e anche le donne, esortate in modo analogo a prendere parte alla vita lavorativa. Una vita lavorativa con nuove richieste, frammentata in diversi tipi di contratto, lavoro autonomo e piccole e medie imprese che sono prive della capacità delle grandi imprese di far osservare condizioni idonee di lavoro e sicurezza. Pertanto, dovrebbe essere interesse di tutti noi gestire correttamente le risorse nazionali e comunitarie, come propone la relazione Willmott, in modo da ottenere i risultati desiderati.
Maria Matsouka (PSE) . – (EL) Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare la nostra collega, l’onorevole Willmott, poiché la sua relazione ha ampiamente colmato le gravi lacune della comunicazione della Commissione.
La dignità dal punto di vista lavorativo significa salute e sicurezza sul luogo di lavoro. Comporta condurre indagini sulla prevenzione dei rischi professionali e che i datori di lavoro forniscano controlli medici preventivi. Implica apprendimento permanente, istruzione e formazione professionali. Prevede che la salute e la sicurezza siano i criteri essenziali per gli accordi commerciali con paesi terzi. Se queste proposte devono tuttavia avere qualche fondamento, un requisito basilare è di certo un dialogo sociale costante, ma occorre soprattutto affrontare le principali minacce che offuscano il settore delle relazioni sindacali.
Mi riferisco in particolare alla diffusione della povertà tra i dipendenti, alla rapida crescita di forme non ufficiali di occupazione e all’aumento delle ore di lavoro. Se non si mettono a punto politiche incentrate totalmente sull’uomo in grado di mutare questi nuovi “anni bui” dell’occupazione, i conflitti sociali saranno inevitabili.
Adamos Adamou (GUE/NGL) . – (EL) Signora Presidente, le misure proposte dalla Commissione europea per una strategia fino al 2012 sono in prevalenza superficiali e sono tese a garantire che non sia colpita la competitività.
L’obiettivo di ridurre del 25% gli infortuni entro la fine del periodo previsto dalla strategia può sembrare impressionante, ma in realtà è del tutto inadeguato. L’obiettivo dovrebbe gettare le basi e rafforzare gli interventi istituzionali da parte dello Stato, cosicché il tragico tasso di mortalità di migliaia di individui ogni anno, nonché numeri analoghi per coloro che sono vittime di gravi problemi di salute a causa della qualità del loro ambiente di lavoro, si avvicini il più possibile all’eliminazione. La relatrice si interessa piuttosto allo sfruttamento cui sono soggetti i dipendenti, ad esempio coloro che svolgono attività pericolose, donne, lavoratori interinali, immigranti, gli anziani, e propone provvedimenti più severi per i datori di lavoro e una sorveglianza garantita.
Uno dei contributi più rilevanti della relazione è forse la scoperta che il lavoro a tempo indeterminato è un requisito volto a contrastare gli infortuni e le malattie collegati al lavoro.
Inoltre, oltre agli infortuni, si dovrebbe riservare maggiore attenzione alle cause all’origine di malattie mentali, dipendenza e rischi psicologici del luogo di lavoro.
Occorre pertanto un approccio multilaterale a tutti i fattori che incidono sulla salute e sulla sicurezza sul luogo di lavoro.
Jiří Maštálka , a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Onorevoli colleghi, devo ammettere che, quando ho letto la strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, presentata lo scorso febbraio dalla Commissione europea, sono rimasto molto deluso. Anche se la Commissione ha fissato l’obiettivo relativamente ambizioso di ridurre del 25% il numero di infortuni sul luogo di lavoro, questa strategia contiene solo un numero ristretto di iniziative e suggerimenti concreti su come conseguire tale obiettivo. Inoltre, pone di nuovo la propria attenzione soprattutto sugli infortuni sul luogo di lavoro, che ovviamente rappresentano soltanto un aspetto dei problemi di salute connessi al lavoro. Le malattie professionali sono alquanto trascurate. Secondo me, questo costituisce un passo indietro.
D’altro canto, devo ringraziare e congratularmi con l’onorevole Willmott per la sua relazione su questa strategia. Il documento, a differenza del testo della Commissione, contiene proposte e suggerimenti concreti su come ottenere risultati migliori in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro. Sono lieto che anche la relatrice abbia sottolineato l’esigenza di definire correttamente il tumore e di rappresentare numericamente la patologia come una malattia professionale, nonché di indicare gli obiettivi volti alla riduzione di questo grave disturbo. Finora solo il 5% dei casi di tumore provocati dal lavoro è stato classificato come malattia professionale.
Ho accolto con grande favore l’inserimento del mio emendamento nella relazione, presentato alla commissione per l’occupazione e gli affari sociali, relativo alla necessità di garantire ai cittadini accesso gratuito alle norme tecniche. Questo è un problema che i dipendenti di numerosi Stati membri si trovano ad affrontare costantemente e che dovrebbe essere risolto.
Kathy Sinnott (IND/DEM) . – (EN) Signora Presidente, se abbiamo intenzione di ridurre gli infortuni sul luogo di lavoro, dobbiamo sapere come avvengono. Non possiamo analizzare tutti gli incidenti e le negligenze ma, lasciatemelo dire, un giovane irlandese di 19 anni è morto in un cantiere edile poiché il suo bulldozer giapponese più leggero montava una pala escavatrice europea pesante. La sua morte è stata registrata come un decesso in cantiere e la Irish Health and Safety Authority non ha mai indagato oltre. Allora in che modo possiamo salvare il prossimo alla guida di un trattore con attrezzature non adatte? Perché non lo sappiamo.
Non è possibile esaminare tutto, ma possiamo impedire tutti gli infortuni fatali e debilitanti, in particolare quelli nei settori più pericolosi come l’agricoltura, la pesca, l’edilizia e i trasporti. Abbiamo bisogno di interrompere questa tendenza per introdurre misure pratiche. Inoltre, a parte i lavori rischiosi, esistono gruppi vulnerabili della forza lavoro, anziani, disabili e lavoratori che non parlano la lingua del luogo in cui lavorano.
Luca Romagnoli (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, inizio partecipando al cordoglio per la tragedia del lavoro che ha colpito gli operai dello stabilimento torinese e vi sottopongo l’incontestabile fatto che in Italia troppo spesso si muore per incidenti sul lavoro perché troppo poco si fa in termini di prevenzione e rispetto delle norme.
La responsabilità di questo è equamente ripartita tra impresa, sindacati ed enti di controllo: c’è chi fa impresa anche ricorrendo al lavoro nero, soprattutto di extracomunitari, o chi fa impresa come la Thyssen Krupp, con arroganza veteroindustriale; c’è chi dovrebbe difendere gli interessi dei lavoratori e spesso è assente, se non connivente, invece che vigile e pronto a segnalare agli enti preposti le lacune nel sistema di sicurezza; c’è, infine, l’ispettorato del lavoro e gli altri uffici preposti ai controlli e alla vigilanza che di propria iniziativa spesso non brillano.
Nell’Unione è necessario promuovere la sicurezza sul luogo di lavoro e la relazione Willmott in questo soddisfa assai più della proposta della Commissione. Ritengo che non si debba limitare, quando parliamo di lavoro e di industria, il discorso alla semplice garanzia della libera concorrenza e della competitività
Iles Braghetto (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei luoghi di lavoro si muore ancora. Là dove con forza e creatività si dovrebbe manifestare la capacità dell’uomo di manipolare la materia, sviluppare la conoscenza e trovare sostegno per la propria vita, si manifestano troppo spesso episodi di morte e di attentato alla vita ed alla salute della persona.
Per questo la rabbia e lo sconcerto, che hanno colpito l’opinione pubblica italiana per i 7 operai morti tra le fiamme alla Thyissen Krupp di Torino nel dicembre scorso, non possono non interrogarci su cosa non ha funzionato in quella fabbrica per evitare tale disastro; di quali inadempienze siamo responsabili in tutti i luoghi in cui l’uomo lavora.
L’impianto normativo per sostenere una corretta politica di prevenzione, per definire gli obblighi delle imprese, per affrontare le nuove malattie professionali è oggi in fase avanzata in Europa. Ma sono carenti i controlli, le ispezioni per far rispettare le leggi, il personale ed i mezzi finanziari. Manca ancora una cultura che valuti l’importanza di rigorosi servizi di prevenzione, che ritenga la prevenzione un processo continuo e non un obbligo una tantum, che attui un dialogo continuo tra le parti per un effettivo sviluppo di elevati standard di sicurezza, che sappia cogliere l’emergere di nuove malattie professionali di carattere psicosociale.
Penso anche e concludo, che vada ripreso, il tema oggetto del Libro verde sulla responsabilità sociale delle imprese, quale elemento coagulante ed innovativo, rispetto all’impegno per la riduzione degli infortuni e delle malattie professionali.
Richard Falbr (PSE) . – (CS) Per prima cosa desidero ringraziare l’onorevole Willmott per la relazione accuratamente elaborata. È stato affermato che l’obiettivo della Commissione è ridurre del 25% gli infortuni sul luogo di lavoro. Non credo che sarà possibile. Il numero di ispettori del lavoro non è sufficiente e questi non dispongono di strumenti adeguati per effettuare cambiamenti. L’influenza dei sindacati è stata costantemente ridotta ; in vari paesi non partecipano più alle indagini nelle cause di infortuni sul luogo di lavoro e all’eliminazione delle loro conseguenze. Inoltre, occorre fare i conti con la giungla costituita dall’impiego dei lavoratori tramite agenzie e anche con la pressione per ottenere un continuo aumento della cosiddetta flessibilità nei tempi lavorativi dei dipendenti. Tale situazione fa sì che i dipendenti lavorino molte ore e i rischi d’infortunio stanno crescendo.
Ewa Tomaszewska (UEN) . – (PL) Signora Presidente, il progetto di risoluzione evidenzia la responsabilità sociale delle aziende riguardo alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro, prestando attenzione alla questione della giusta concorrenza. Prende in considerazione la grande importanza del dialogo tra le parti sociali, in particolare il ruolo dei sindacati nel rafforzare la sicurezza nell’ambiente di lavoro.
Richiama inoltre l’attenzione sulla necessità di un trattamento speciale per le piccole e medie imprese nella strategia per il miglioramento della salute e della sicurezza, nonché sull’esigenza di offrire ai dipendenti una formazione continua. La maggior parte degli infortuni coinvolge persone che hanno appena iniziato a lavorare, che mancano di esperienza, ma anche persone che non dispongono di un periodo di riposo sufficiente dopo il lavoro.
Contiene importanti osservazioni relative alla riabilitazione e all’integrazione nel luogo di lavoro dei soggetti che tornano a svolgere la loro attività dopo un infortunio, nonché requisiti riguardanti la non discriminazione in merito all’accesso al lavoro per le persone affette da tumore. Desidero congratularmi con la relatrice.
Jacek Protasiewicz (PPE-DE) . – (PL) Signora Presidente, in quest’Aula discutiamo da diversi anni della strategia europea per il mercato del lavoro. Le nostre opinioni riguardo alla direzione che dovrebbero seguire le nostre attività sono molteplici. Alcuni si mostrano a favore di una profonda armonizzazione della normativa in materia di occupazione, altri difendono la visione che la naturale diversità nei mercati del lavoro europei sia vantaggiosa per l’economia dell’UE.
Come sapete, il mio punto di vista in merito è a favore della seconda opinione, con un’importante eccezione riguardo alle norme per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Ritengo che, in questo settore, il coinvolgimento attivo delle istituzioni dell’UE sia giustificato e necessario.
A seguito dell’ultimo allargamento dell’UE, possiamo osservare persino una maggiore diversità di condizioni di lavoro. Tale situazione è in effetti territoriale e ambientale, poiché, a prescindere dal paese, la maggior parte degli infortuni sul lavoro e le malattie connesse ad esso colpiscono quei gruppi tra cui figurano i lavoratori migranti, i dipendenti giovani o le persone più mature. Non voglio insinuare che questi siano gruppi soggetti a una discriminazione mirata e intenzionale. Più propriamente si tratta di una conseguenza di un’istruzione insufficiente e di una mancanza di esperienza. Proprio per questo occorre fornire condizioni di lavoro e di sicurezza appropriate soltanto per questi lavoratori.
Vorrei anche sottolineare che in tutti gli Stati membri è possibile rilevare problemi maggiori nel conformarsi alle norme di sicurezza sul luogo di lavoro più rigide in settori quali l’edilizia, l’agricoltura e i trasporti. È soprattutto in questi comparti che si collocano le piccole e medie imprese e per loro, dal punto di vista delle caratteristiche finanziarie, organizzative e giuridiche, risulta complicato osservare gli standard elevati in materia di salute e sicurezza. Sono queste aziende che necessitano di un sostegno da parte dell’Unione europea, da parte delle sue istituzioni e dai governi degli Stati membri, un sostegno che si rivela urgentemente necessario. Non si tratta soltanto di una questione di sanzioni e controlli intensificati. Tali strumenti, che sono certamente essenziali, dovrebbero essere accompagnati da investimenti nell’istruzione di dipendenti e datori di lavoro, e da assistenza finanziaria per attrezzature del luogo di lavoro perfezionate e più sicure.
Gabriela Creţu (PSE) . – (RO) Accogliamo con favore le buone intenzioni della Commissione, tuttavia nutriamo dubbi per quanto riguarda la loro efficacia.
Sono necessarie accurate statistiche relative alle malattie professionali al fine di sfruttare al massimo l’impatto delle politiche e tutelare i lavoratori. I dati esistenti sono incompleti, valutano per di più i fatti in modo sbagliato o ignorano la realtà. Le donne sono le principali vittime di tale situazione lacunosa, soprattutto perché sono maggiormente coinvolte nel sistema economico non ufficiale, o “sommerso”.
In questo ambito, gli effetti delle condizioni di lavoro sulla salute non sono minimamente registrati. Il quadro giuridico esistente conserva un approccio che mette in evidenza gli infortuni e i rischi nei cosiddetti settori “pesanti” dell’economia, dominati dagli uomini.
Esortiamo la Commissione a prestare maggiore attenzione alle particolari differenze tra dipendenti di sesso maschile e di sesso femminile e a una valutazione della disponibilità dei dati disaggregati per genere e di quelli riguardanti gli effetti a lungo termine e le conseguenze psicologiche del lavoro.
Per concretizzare la nostra richiesta, vorremmo invitarvi a visitare uno stabilimento tessile. La vista e l’udito possono essere indeboliti in maniera significativa, e la diffusione di disturbi alla circolazione è elevata. Le statistiche ignorano la situazione. Questa è la cosiddetta industria “leggera”, in cui la maggior parte dei lavoratori è costituita da donne, e i salari sono addirittura bassi poiché apparentemente non esistono rischi. Pertanto, le attuali statistiche conservano la storica disparità tra uomini e donne, incluso il divario di genere nella retribuzione.
Harald Ettl (PSE) . – (DE) Signora Presidente, una strategia comunitaria per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro è assolutamente essenziale. Se le misure tecniche per la salute e la sicurezza stanno determinando rapidi miglioramenti, la repentina crescita del cambiamento nel mondo del lavoro prevede nuovi rischi. I problemi e i rischi connessi a occupazioni a contatto con nuove sostanze chimiche sono evidenti.
In primo luogo, tuttavia, la crescente pressione incentrata sul rendimento che caratterizza i moderni luoghi di lavoro genera non solo problemi fisici, ma anche psicologici. I lavori precari e la paura delle persone di restare prive dei propri mezzi di sussistenza conducono a problemi psicosociali. Nasce un nuovo potenziale per l’aggressività, nuovi fattori di stress conducono alla violenza psicologica e i fenomeni di prepotenza diventano comuni.
Le PMI sono particolarmente suscettibili a questi fenomeni contemporanei, a meno che non siano bloccate da contromisure, informazioni, controllo e formazione. Di conseguenza, questa risoluzione è più importante di quanto probabilmente si creda. Mi congratulo con la relatrice.
Paul Rübig (PPE-DE) . – (DE) Signora Presidente, deve essere data priorità alla salute sul luogo di lavoro. Gli edifici del Parlamento a Bruxelles e Strasburgo figurano tra i luoghi in cui occorre maggiore intervento. Consideriamo solo la temperatura ambientale in quest’Aula, rasente un rischio per la salute. Credo inoltre nell’efficacia del buon esempio.
Alcuni mesi fa sono rimasto bloccato in un albergo in Grecia, poiché tutt’intorno divampava un incendio boschivo, e devo dire che l’albergo, una tipica PMI, era preparato a questa eventualità nella maniera più esemplare. Se non avesse disposto di tutte le precauzioni di sicurezza perfettamente concepite, ben organizzate ed esercitate correttamente, molti dei presenti, con molta probabilità, non avrebbero potuto sopravvivere. Questa è la ragione per cui credo che occorra attribuire grande importanza a questo processo di apprendimento a cui ha fatto riferimento l’onorevole Ettl, a questa formazione e preparazione in caso di emergenza. A questo proposito si rivelerebbero anche utili i sistemi di incentivi; ad esempio, gli assicuratori potrebbero concedere sconti appropriati sui premi alle imprese dotate di personale formato, e gli enti di previdenza e di assistenza sociale potrebbero inoltre offrire relativi corsi di formazione.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE) . - (SK) In quanto membro del Parlamento europeo e medico, accolgo con favore il progetto della Commissione di ridurre in media del 25% gli infortuni sul lavoro nell’Unione europea, e sono consapevole della necessità di applicare misure più efficaci in tutti gli Stati membri, tra i quali esistono disparità enormi.
Oltre a settori quali quello elettrico, della metallurgia, dell’edilizia e della silvicoltura, vorrei anche evidenziare i lavori ad alto rischio dei medici e del personale di assistenza, che durante l’espletamento delle loro attività sono esposti a enormi rischi di infezione e all’AIDS, alla tubercolosi, all’epatite e a numerosi altri contagi. Inoltre mi rammarico che la riduzione del numero di lesioni sul luogo di lavoro e di malattie professionali in particolare, non includa, ad esempio, i lavoratori migranti, i lavoratori con contratti temporanei e quelli con basse qualifiche, e le donne in determinate aziende, come le piccole e medie imprese.
Desidero evidenziare le disposizioni di alcuni paesi che attuano con successo una completa riabilitazione a seguito di un infortunio in quanto condizione per un riuscito ritorno nel mercato del lavoro.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE) . – (RO) In quanto relatrice dell’ITRE per il presente documento, ho chiesto di promuovere in modo attivo il coinvolgimento dei sindacati europei e ho invitato la Commissione a proporre un quadro giuridico che incoraggi le parti sociali a intraprendere negoziati transfrontalieri.
La Commissione europea e gli Stati membri potrebbero fornire i finanziamenti per la formazione dei rappresentanti sindacali che tutelerebbero e promuoverebbero i diritti dei lavoratori per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro.
Abbiamo anche chiesto agli Stati membri di firmare e ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei lavoratori migranti e dei propri familiari e di impegnarsi congiuntamente per migliorare l’accesso alla formazione, in particolare per i lavoratori a tempo parziale e i lavoratori contrattuali, al fine di consentire loro di trovare un posto di lavoro più stabile.
Ritengo che gli Stati membri dovrebbero applicare le misure necessarie affinché i lavori difficili o pericolosi non siano disgiunti dai relativi diritti di protezione sociale di cui possono avvalersi i lavoratori interessati sia durante la vita lavorativa che nel periodo della pensione.
Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE) . – (RO) Una strategia europea per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro è un’iniziativa gradita da parte della Commissione europea. Tuttavia, ritengo che dovrebbero essere analizzati anche altri aspetti. Come uno degli oratori che mi ha preceduta ha opportunamente sottolineato, dovremmo considerare che esiste una particolare situazione riguardante gli immigrati sul mercato europeo del lavoro.
Da un recente studio condotto dalla Commissione europea emerge che gli immigrati sono esposti a rischi molto più elevati per quanto riguarda la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Ciò è dovuto alla diffusione del lavoro illegale e ad altri fattori quali una mancanza di consapevolezza dei vantaggi sociali e dei diritti pensionistici negli Stati membri, e problemi nell’utilizzo transfrontaliero dell’assicurazione sanitaria.
Tali questioni rientrano nella sfera di competenza comunitaria, e la Commissione dovrebbe verificare attentamente l’applicazione delle norme europee, in modo da migliorare le precarie condizioni degli immigrati.
Inoltre, i finanziamenti europei potrebbero essere usati per la formazione di ispettori supplementari della tutela del lavoro in grado di individuare le omissioni relative all’osservanza delle norme in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro.
Stephen Hughes (PSE) . – (EN) Signora Presidente, desidero parlare delle lesioni da ago, poiché sono stato il responsabile della relazione del 2006 relativa a tale questione. Mi domando se il Commissario concordi con me sul fatto che, laddove si stabilisca che un rischio necessiti di essere affrontato a livello europeo, allora occorra che la Commissione ne chieda conto senza indugi.
Se è d’accordo con me, mi domando se possa spiegare il motivo per cui la Commissione abbia impiegato un anno intero per organizzare e valutare il primo ciclo di consultazione con le parti sociali relativo alle lesioni da ago, nonostante siano pervenute solo 10 risposte al riguardo.
Mi chiedo inoltre se sia in grado anche di garantirci che il lavoro su tale questione procederà più rapidamente nell’anno venturo. Ogni anno un milione di lavoratori è vittima di da lesioni da ago. Ciò significa che dal completamento della relazione da parte del Parlamento ne sarà interessato circa un milione e mezzo di persone. La Commissione può agire un po’ più velocemente in futuro?
Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signora Presidente, ringrazio tutti gli oratori per i loro contributi molto positivi.
In effetti, ogni infortunio, ogni lesione, ogni morte sul luogo di lavoro, com’è avvenuto lo scorso dicembre a Torino, in Italia, ci ricorda che occorre compiere maggiori sforzi al fine di tutelare i lavoratori e le lavoratrici d’Europa, e di raggiungere il nostro obiettivo finale: rendere l’Europa un luogo di lavoro sicuro.
La nuova strategia mira precisamente a ridurre l’attuale livello inaccettabile di infortuni sul lavoro e di malattie professionali.
Desidero sottolineare che, prendendo in considerazione le risorse umane disponibili, si può affermare che l’attuale assegnazione del personale permetterà ai servizi della Commissione di svolgere adeguatamente i loro incarichi in quest’ambito. Nel quadro della collocazione complessiva delle risorse umane destinate al settore dell’occupazione e degli affari sociali, la Commissione verificherà costantemente il carico di lavoro nelle diverse aree specializzate, e assegnerà il personale di conseguenza.
Vorrei anche far notare che, in merito alla questione delle ferite provocate da aghi, stiamo preparando una proposta pertinente per un emendamento alla direttiva, che presenteremo nel 2008.
Desidero nuovamente ringraziare quest’Aula per la discussione e per l’approvazione della relazione dell’onorevole Willmott.
Abbiamo assistito, ancora una volta, alla dimostrazione del solido sostegno politico del Parlamento europeo a favore del principio volto ad attribuire priorità nell’agenda alla questione della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, a vantaggio dell’economia e, inoltre, come garanzia che i lavoratori tornino sani e salvi dalle proprie famiglie a fine giornata.
Glenis Willmott, relatrice. − (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare i colleghi per le loro osservazioni e formulare solo un paio di considerazioni.
Primo, in merito alla questione dei tumori, è necessario aggiornare la direttiva sulle sostanze cancerogene al fine di riflettere i progressi tecnici e la diversa conoscenza scientifica nel mondo del lavoro. È importante essere dotati di efficaci limiti vincolanti per agenti cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche per la riproduzione. I valori limite dovrebbero essere basati su prove scientifiche e desidero esortare il comitato scientifico dell’UE a esaminare la silice cristallina come questione primaria. Vorrei sollecitare i colleghi a non cancellarne il riferimento e a opporsi all’emendamento n. 6.
Secondo, la relazione richiede di controllare le nanotecnologie e valutare i potenziali rischi per la salute, e vorrei esortare i colleghi a opporsi all’emendamento n. 5, che mira a cancellare questo passaggio. Riconosco appieno i possibili benefici delle nanotecnologie. Tuttavia, la loro rapida crescita supera la nostra comprensione di potenziali rischi professionali per la salute: i lavoratori possono essere esposti a nanoparticelle attraverso inalazione, contatto dermico e ingestione, e non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e rifiutarci di condurre ricerche e di valutare la presenza di rischi.
Terzo, vorrei soltanto ribadire alla Commissione la richiesta di portare avanti un emendamento legislativo alla direttiva sui rischi dovuti ad agenti biologici sul luogo di lavoro al fine di affrontare il problema delle lesioni da ago. È necessario che ciò sia fatto con urgenza.
Come ho detto in precedenza, salute e sicurezza sono un diritto fondamentale incluso nella Carta. Abbiamo bisogno di una strategia europea forte per garantire il rispetto di questo diritto fondamentale e una tutela adeguata dei lavoratori nell’UE. Ciascun infortunio e ogni malattia professionale costituiscono una violazione dei diritti fondamentali del lavoratore.
Tutti sappiamo che esistono ottime ragioni economiche e commerciali per mantenere salute e sicurezza sul luogo di lavoro ma, essenzialmente, l’argomento più convincente deve essere il costo per la salute e le vite che possono essere salvate. Una vita ogni tre minuti e mezzo, chi se la sente di discuterne?
(Applausi)
Presidente . – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi, martedì 15 gennaio 2008, alle 12.00.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Desidero innanzi tutto congratularmi con la Commissione europea per la strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro e per il lavoro svolto dalla nostra commissione parlamentare. Ogni anno almeno 500 000 persone muoiono o sono colpite da disabilità permanente per cause connesse al lavoro, e dobbiamo lodare l’obiettivo della Commissione di ottenere una riduzione media del 25% degli infortuni sul lavoro nell’UE. Appoggio il progetto di un incremento dell’attività dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro di Bilbao (Spagna). Riguardo a tale questione e, più genericamente, allo sviluppo di un’Europa sociale, deploro il fatto che né la relazione, né per di più la comunicazione da parte della Commissione europea, sottolineino che è fondamentale sostenere le parti sociali; dobbiamo sempre ricordare che, secondo i Trattati esistenti, negli articoli 137 e seguenti del Trattato che istituisce la Comunità europea (e ciò è stato confermato dal Trattato di Lisbona in corso di ratifica), gli strumenti legislativi sono disponibili al fine di facilitare lo sviluppo del diritto sociale europeo.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
6. Applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all’interno della Comunità (discussione)
Presidente . – L’ordine del giorno reca la relazione presentata dall’onorevole Csaba Öry, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, relativa all’applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all’interno della Comunità [COM(2007)0159 – C6-0104/2007 – 2007/0054(COD)] (A6-0515/2007).
Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signora Presidente, onorevoli membri del Parlamento europeo, il documento presentato oggi è l’ultimo regolamento che emenda il regolamento n. 1408/71, il famoso regolamento relativo al coordinamento dei regimi di sicurezza sociale. Da oltre 30 anni, il regolamento in questione costituisce la base per coordinare i regimi nazionali di sicurezza sociale. Negli ultimi anni, è stato avviato il tentativo di aggiornare e semplificare tale testo nonché il suo regolamento di esecuzione. Il Parlamento ha già approvato il nuovo regolamento n. 883/2004, e i restanti strumenti necessari per la sua attuazione sono già in fase di negoziato, ossia il regolamento di esecuzione e il testo degli allegati. In attesa dell’entrata in vigore di tali nuovi strumenti legislativi, occorre aggiornare la validità del regolamento n. 1408/71. Questo nuovo aggiornamento tecnico è pertanto sottoposto alla vostra attenzione, è applicabile esclusivamente agli allegati del regolamento, e mira a tenere conto delle modifiche apportate alle normative nazionali.
È importante che questo testo sia approvato senza indugi, in modo che il regolamento n. 1408/71 possa essere aggiornato, garantendo certezza giuridica e rispetto dei diritti dei cittadini.
Desidero ringraziare in modo particolare il relatore, l’onorevole Őry, per la collaborazione tra le nostre due istituzioni. Come ha chiaramente affermato nella sua relazione, un voto in prima lettura su questo documento renderà possibile la sua adozione senza indugi. Con questo spirito, sono stati formulati gli emendamenti, comprese le modifiche tecniche apportate dal Consiglio. D’altro canto, l’onorevole Őry non ha incluso, in questa fase, le discussioni che possono essere affrontate in modo più efficace nel contesto dell’analisi del regolamento di esecuzione, di cui è relatrice l’onorevole Lambert, o del testo degli allegati, soprattutto l’allegato XI, di cui è relatrice l’onorevole Bozkurt.
Alcuni vorrebbero cogliere l’opportunità fornita da questa relazione per affrontare questioni più ampie, ad esempio i servizi sanitari transfrontalieri. Nonostante l’ovvio interesse in materia, non penso sia opportuno esaminare tali questioni nel campo di applicazione del presente aggiornamento tecnico. Un approccio limitato ma pragmatico all’aggiornamento tecnico rappresenta una migliore tutela dei diritti dei cittadini. Per questo desidero rivolgere un particolare ringraziamento all’onorevole Őry.
La Commissione è a favore degli emendamenti dal n. 1 al n. 6, ai nn. 9 e 11, che conformano il testo originale all’orientamento generale del Consiglio, nonché degli emendamenti nn. 7 e 8, che disciplinano una particolare difficoltà incontrata di recente in uno Stato membro, i Paesi Bassi, a seguito dell’entrata in vigore della riforma delle assicurazioni sanitarie. Per contro, la Commissione non accoglie l’emendamento n. 10, la cui stesura imprecisa non consente di gestire in modo adeguato le specifiche situazioni che mira a regolare. L’emendamento richiama le regole di priorità nel settore dei vantaggi familiari. Un tale emendamento avrebbe conseguenze giuridiche ed economiche i cui effetti andrebbero ben oltre gli Stati membri interessati.
Vi ringrazio per l’attenzione e mi congratulo nuovamente con il relatore per il suo contributo e l’eccellente collaborazione.
Csaba Őry, relatore.? – (HU) Signora Presidente, signor Commissario, consentitemi di dire alcune parole in merito alla normativa in questione e al suo significato, prima di affrontare temi di minore portata relativi agli emendamenti proposti.
Come ha affermato il Commissario, è vero che questa è una legislazione molto datata. È nata nel 1971 e da allora ha abitualmente rivestito un ruolo importante in quanto strumento normativo secondario per il diritto fondamentale di libertà di lavoro nell’Unione. Non si può negare che il diritto alla libera circolazione dei lavoratori sancito nel Trattato avrebbe ben misero valore se i cittadini in cerca di occupazione in altri Stati membri non potessero disporre dell’accesso ai regimi di sicurezza sociale, o se non potesse essere garantita la trasferibilità dei diritti.
In collegamento alla circolazione nell’Unione, i lavoratori soggetti a rischi significativi non devono subire condizioni sfavorevoli per quanto riguarda la sicurezza sociale e i diritti sociali fondamentali. Soltanto allora la libera circolazione dei lavoratori assumerà un ruolo importante nell’equilibrare i mercati del lavoro dell’Unione, di cui ha bisogno l’economia dell’Unione.
D’altro canto, dobbiamo anche notare che il regolamento n. 1408, oggetto della presente discussione, può espletare la propria funzione solo se costantemente armonizzato con la normativa nazionale. Tuttavia, le questioni relative alla politica sociale, all’occupazione e alla circolazione del lavoro di base fanno parte e riguardano le competenze nazionali. Questa è la ragione per cui è stato, ed è, necessario emendare e integrare di anno in anno in modo continuo la legislazione.
La legislazione in parola è fondamentale, poiché sembra che ci stiamo soltanto accordando su formulazioni diverse, ma in realtà questo testo incide sulle persone, sulle loro sorti e sui loro problemi quotidiani. Di conseguenza, in qualità di legislatori, è ancora un nostro dovere, anche se sappiamo che il documento entrerà in vigore solo per un breve periodo poiché, come ha già ricordato il Commissario, il nuovo regolamento e la nuova direttiva sono ormai pronti. Sono già nati.
Fino a quando non presentiamo il regolamento di esecuzione, gli interessi della certezza giuridica impongono che aggiorniamo e adeguiamo continuamente le definizioni ai cambiamenti nella legislazione nazionale. Un buon esempio al riguardo è il primo emendamento proposto, in cui nella normativa ungherese il concetto di “familiare a carico” è stato emendato nel codice civile, e ora abbiamo la possibilità di adattarne la definizione europea.
Eppure, questo aspetto è anche connesso agli emendamenti proposti che riguardano i Paesi Bassi, in cui in modo analogo si trattano molto chiaramente le sorti delle persone e in cui si nutrono dubbi in merito al diritto a diversi vantaggi sociali per le famiglie dei militari all’estero. Ciò è inaccettabile e deve essere integrato.
Tuttavia, abbiamo trovato una soluzione a questo problema durante le attività della Commissione approvando la proposta verbale avanzata dal Consiglio e incorporandola nel testo. Da questo punto di vista pertanto non ci sono problemi, poiché penso che il decimo emendamento citato abbia originato una soluzione rassicurante, da quando il governo olandese si è impegnato ad avvisare i cittadini interessati con una circolare di spiegazione, in modo che ora non occorre che il Parlamento adotti questo emendamento.
Ciononostante sussisteva la necessità di una collaborazione, perciò desidero ringraziare coloro che hanno partecipato, i colleghi che hanno presentato gli emendamenti, il Consiglio e la Commissione. Signora Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola.
PRESIDENZA DELL’ON. MARIO MAURO Vicepresidente
Ria Oomen-Ruijten, a nome del gruppo PPE-DE. – (NL) Signor Presidente, come ha appena affermato l’onorevole Őry, la mobilità nel mercato del lavoro è di massima importanza. In effetti, il regolamento sul coordinamento che stiamo discutendo oggi conforma ogni anno gli adeguamenti alle normative degli Stati membri.
Gli Stati membri effettivamente dovrebbero verificare ogni norma o emendamento alla sicurezza sociale o alla legislazione fiscale per controllare se è anche a prova d’Europa. Così agendo, non emergerebbero troppi problemi. Con un risultato chiaro, non occorrerebbe procedere ad adeguamenti successivi.
Insieme all’onorevole Őry, ho presentato alcuni emendamenti e penso realmente che ogni collega dovrebbe vigilare sul rispettivo Stato membro quando arriva il momento dell’adeguamento annuale per vedere se tutto ciò che è stato proposto durante la concertazione amministrativa è stato effettivamente adattato alla reale situazione europea.
Abbiamo proposto due o tre emendamenti. I primi due, gli emendamenti nn. 7 e 8, trattano l’assicurazione sanitaria per i familiari di militari residenti in Belgio o in Germania. Il personale militare olandese non è coperto dalla legge sull’assicurazione malattia e nemmeno i relativi familiari potevano essere assicurati e pertanto dovevano aderire a un regime che diventa sempre più costoso. Il governo olandese si è rivolto all’Assemblea chiedendo al Parlamento europeo d adottare gli emendamenti, poiché è la soluzione più rapida.
Il terzo emendamento, il n. 10, riguarda la legislazione olandese sulla custodia dei bambini. A una famiglia che viveva nei Paesi Bassi e lavorava dall’altra parte del confine non avevano diritto all’indennità per la custodia dei figli. Questa situazione ora è stata risolta grazie a una modifica nella legislazione.
Ciò significa che, grazie alla nostra perseveranza, abbiamo conseguito una serie di risultati per molte persone. Inoltre, sono grata ai miei colleghi per non aver permesso di essere dissuasi da tutte le argomentazioni della seconda lettura, ma per averci sostenuto, il che ci ha permesso di ottenere un ottimo risultato.
Joel Hasse Ferreira, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto desidero congratularmi con il relatore, l’onorevole Őry, per la sua equilibrata relazione. In secondo luogo, vorrei sottolineare quanto sia importante che i diversi regimi di sicurezza sociale dell’Unione europea siano coordinati e migliorati, e adattati ove necessario. È piuttosto evidente che alcuni degli emendamenti che consideriamo essenziali sono stati presentati per consentire una discussione informata come parte di un processo volto a facilitare l’approvazione in prima lettura della relazione Őry.
Le questioni della sicurezza sociale in Europa implicano chiaramente maggiori problemi rispetto a quelli che tale relazione tenta di risolvere e le pratiche normative associate. Tuttavia, a questo punto, la questione è considerare i cambiamenti intervenuti nella legislazione in materia di sicurezza sociale in paesi quali Irlanda, Ungheria, Polonia, Paesi Bassi e Austria al fine di garantire una modernizzazione e un adeguamento efficaci.
Onorevoli colleghi, come sappiamo, si stanno svolgendo in parallelo dibattiti relativi all’introduzione del nuovo sistema normativo, in particolare la negoziazione dei rispettivi regolamenti di esecuzione. Anche in questo caso accogliamo con favore la posizione del relatore, e comprendiamo e condividiamo l’opinione secondo cui debba essere sostenuto solo un numero limitato di emendamenti assolutamente fondamentali, come abbiamo affermato in sede di commissione. Questi emendamenti sono volti a garantire la necessaria certezza giuridica affinché il nuovo regolamento possa entrare in vigore nel miglior modo possibile. Nel frattempo ho appreso che l’onorevole Őry ha ritirato il relativo emendamento per le ragioni esposte.
In conclusione, signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la cosa più importante è contribuire ad assicurare, anche nel settore della sicurezza sociale, l’adeguata applicazione del principio della mobilità dei lavoratori nell’Unione europea, riconfermato durante il vertice di Lisbona e nel 2006, l’Anno europeo della mobilità. Senza tale mobilità e in mancanza di un adeguato coordinamento del sistema di sicurezza sociale, i lavoratori europei avranno solo opportunità limitate di spostarsi nei mercati del lavoro. Questo è ciò che non vogliamo e perciò appoggiamo la presente relazione.
Ona Juknevičienė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo garantisce la libertà di movimento e di residenza dei cittadini. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea garantisce la libertà di scegliere un lavoro e il diritto di esercitare una professione. Tuttavia, sappiamo che in pratica esistono ancora numerosi ostacoli che impediscono ai cittadini di avvalersi appieno di tali diritti nella Comunità. Dal 1971, il regolamento in esame oggi in quest’Aula è stato considerato la base volta ad assicurare la sicurezza sociale per i cittadini che si spostano da uno Stato membro a un altro. Il regolamento, com’è stato affermato, è applicato da oltre 30 anni e le sue disposizioni sono oggetto di rettifica piuttosto frequentemente nel rispetto della legislazione nazionale. Il regolamento in questione stabilisce tuttavia il principio generale secondo cui tutti i governi nazionali, gli enti per la sicurezza sociale e anche i giudici devono conformarsi quando applicano la legislazione nazionale. Questo garantisce pertanto ai soggetti che si avvalgono del loro diritto di spostarsi in altri paesi della Comunità di non subire alcun danno laddove sia applicata una normativa nazionale diversa.
I sistemi di sicurezza sociale sono estremamente diversi da paese all’altro e, anche se il regolamento è emendato con frequenza, non mira a unificare i sistemi ma a renderli validi per tutti. È pertanto gratificante che in questo modo sia possibile tutelare i cittadini più vulnerabili della Comunità, quali le donne, i pensionati e i disabili nonché i loro familiari. Ritengo che questo documento contribuisca a unire non solo gli Stati membri dell’UE, ma anche i cittadini. Perciò, onorevoli colleghi, vi esorto seriamente a votarlo.
Wiesław Stefan Kuc, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la libertà di circolazione, la libertà di lavoro e quella di residenza nell’Unione europea costituiscono alcuni dei vantaggi più importanti acquisiti dai nostri cittadini. Per questo motivo la loro situazione relativa all’assicurazione sociale è una delle questioni fondamentali, in particolare ora, nel momento in cui si è verificato uno spostamento di persone mai osservato prima in Europa, una migrazione fortemente sostenuta da tutte le istituzioni dell’UE.
Capisco che, considerando l’attuazione del regolamento modificato sui regimi di sicurezza sociale (al momento il regolamento del 1971 è ancora in vigore), stiamo cercando di cambiare solo ciò che è necessario e di adattarlo alle modifiche introdotte in determinati paesi.
Tuttavia, ritengo che non abbiamo colto l’opportunità che si è presentata e non abbiamo modificato il regolamento secondo la direzione proposta in quello nuovo. Anche se sono già passati quattro anni da quando è stato approvato il progetto del nuovo testo, non è ancora entrato in vigore e il vecchio regolamento ora ha oltre 37 anni. Sarebbe consigliabile migliorare in modo radicale ciò di cui già disponiamo anziché attendere il regolamento nuovo, siccome il tempo passa e le persone diventano impazienti.
Jean Lambert, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, anch’io desidero ringraziare il relatore per il lavoro svolto. So che spesso appare come un lavoro molto tecnico, ma questi rapidi aggiornamenti annuali sono importanti poiché offrono trasparenza ai cittadini per quanto riguarda i loro diritti. Significa inoltre che alcuni soggetti possono essere tutelati più rapidamente.
Vorrei inoltre evidenziare, al pari di altri, che si tratta di coordinamento, non di armonizzazione. Spesso ciò significa che alcune cose che sembrano molto ragionevoli non siano necessariamente accettabili nel campo di applicazione piuttosto limitato del coordinamento. Ritengo anche necessario chiarire che tale coordinamento non è inteso a indebolire i sistemi nazionali e li apre alle forze del mercato, come credo stiamo iniziando a vedere, in particolare nell’ambito della salute.
Come altri hanno ricordato, il regolamento di esecuzione per l’aggiornamento è in corso, tuttavia sappiamo già che certe questioni non saranno trattate. Ritengo sia indispensabile trovare una soluzione per gli aspetti che non rientreranno nel campo di applicazione di tale coordinamento, e vorrei esortare la Commissione a prestarvi attenzione: ad esempio, quando il gettito fiscale, sempre più utilizzato per sostenere i sistemi di previdenza sociale, e le persone che lavorano all’estero si accorgono di pagare le tasse per contribuire a un sistema di previdenza sociale a cui non hanno più accesso.
Vorrei inoltre suggerire, come ha fatto il Parlamento qualche tempo fa, che la prassi nazionale si adegui allo spirito del regolamento in modo che non si scopra, come accade attualmente in Francia, che alcune persone ora non sono più in grado di accedere a sistemi per cui hanno pagato a causa di modifiche nelle normative nazionali.
Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Commissario, non c’è dubbio che sia necessario approvare le modifiche tecniche proposte negli allegati a questo regolamento. Così facendo, armonizzeremo il regolamento con la nuova terminologia di alcuni paesi. Tuttavia, desidero ancora una volta sottolineare che la normativa europea contraddice già da molti anni le sentenze della Corte europea di giustizia su specificazioni di norme più precise concernenti le richieste di rimborso di pazienti per i costi dell’assistenza fornita all’estero. La contraddizione è più evidente per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera e si estende a tutte le pronunce: vorrei sottolineare che si riferisce a tutti i procedimenti, non solo ai casi per cui il Consiglio ha già raggiunto il consenso. È vero che se si rivolgono alla Corte europea di giustizia, i pazienti vedono accolti i loro diritti , ma questa situazione giuridica non è accettabile.
Vorrei nuovamente ricordare l’opportunità sprecata di modificare, secondo un metodo appropriato, le richieste di persone assicurate quando si stava preparando il nuovo regolamento semplificato (CE) n. 883/2004. È inoltre andata persa una possibilità di emendare i principi stabiliti dalla Corte europea di giustizia nella direttiva sui servizi, elaborata due anni dopo. Ora è iniziato un nuovo anno e stiamo apportando soltanto cambiamenti tecnici, non concettuali. Il nuovo regolamento di esecuzione potrebbe risolvere la questione, ma non tutti i problemi, poiché il Consiglio non è riuscito a trovare un accordo per tutti i punti. Inoltre, la situazione potrebbe complicarsi dato che la DG SANCO al momento sta presentando una proposta per una nuova direttiva sulla mobilità dei pazienti. Questo è il motivo per cui il Consiglio può attendersi negoziati controversi. Un tema al centro di controversie è la discussione sulle sovvenzioni. Ci possiamo aspettare anche ulteriori ritardi per quanto riguarda la messa in legge del diritto dei cittadini di ottenere un rimborso per l’assistenza ospedaliera. Esistono divergenze d’opinione in merito al livello di rimborso e alle condizioni di autorizzazione da parte di una società assicuratrice nel paese di origine.
Secondo me, questa situazione è intollerabile dal punto di vista della certezza legale, dell’accessibilità e della comprensione della legge da parte dei cittadini. Alcuni paesi ovviano al problema non informando i loro cittadini delle denunce accolte dalle decisioni della Corte europea di giustizia. Sono convinta che occorra risolvere questo problema il più rapidamente possibile modificando il regolamento (CE) n. 883/2004. Non dovremmo affidarci alla nuova direttiva controversa sulla mobilità elaborata dalla DG SANCO per garantire, senza ulteriori proroghe, conformità con le sentenze.
Emine Bozkurt (PSE) . – (NL) Signor Presidente, ringrazio l’onorevole Őry per il suo ottimo lavoro. Nel breve tempo a disposizione per parlare, desidero evidenziare un punto. Non tutto ciò che non è adatto per il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale può ricadere sulla legislazione. Molti problemi che sorgono sono provocati dall’applicazione delle norme, alcune delle quali ricadono sotto la responsabilità degli stessi Stati membri.
Nel corso del lavoro relativo alla relazione Őry è sorta una serie di tali problemi pratici. Questo è proprio il caso in cui si tratta del coordinamento; non solo la legislazione deve essere giusta, ma la sua applicazione pratica deve anche essere coerente con essa. Perciò plaudo al fatto che di quando in quando i Presidenti del Consiglio consultino il Parlamento, ad esempio in merito agli allegati XI e VI del Regolamento n. 883, di cui io stessa sono relatrice.
È certamente di massima importanza che il lavoro del Consiglio su questo regolamento e gli allegati venga portato a termine nel corso di questo mandato del Parlamento. Auguro ai futuri Presidenti del Consiglio ogni successo al riguardo.
Janusz Wojciechowski (UEN) . – (PL) Signor Presidente, desidero appoggiare la relazione dell’onorevole Őry. È estremamente positivo che l’UE coordini i regimi di sicurezza sociale, dal momento che, nell’Unione europea allargata, milioni di persone lavorano al di fuori dei confini dei propri paesi. Prevalgono senz’altro i miei connazionali, i polacchi, di cui oltre 2 milioni attualmente svolgono la professione in diversi Stati membri.
Se, da un lato, il fatto che i lavoratori possano spostarsi liberamente è incoraggiante, dall’altro, siamo dispiaciuti per il crescente numero di casi di lavoratori stranieri trattati in modo scorretto. In alcuni paesi, sono stati scoperti casi di trattamento criminale di lavoratori polacchi, costretti allo schiavismo. I lavoratori polacchi stanno diventando vittime di attacchi di stampo razzista. Ciò è avvenuto nel Regno Unito e, più recentemente, in Germania – i mezzi di comunicazione della Polonia hanno descritto casi di brutali aggressioni ai polacchi nella città tedesca di Löknitz nel Meclemburgo.
Sono avvenimenti gravi e ci attendiamo che tutti gli Stati membri prendano provvedimenti al fine di tutelare i lavoratori stranieri dallo sfruttamento e dalla persecuzione.
Gyula Hegyi (PSE) . – (HU) Con l’abbattimento delle frontiere d’Europa e i cambiamenti nello stile di vita, ci sono molti milioni di cittadini europei che sono nati in un paese, hanno lavorato in un uno o più paesi diversi e che vorrebbero trascorrere il loro pensionamento in un altro paese ancora. Versano i contributi previdenziali e assistenziali in un luogo diverso da quello in cui godranno in seguito delle prestazioni.
La parità di condizioni concorrenziali richiede anche che i servizi di sicurezza sociale siano armonizzati. A lungo termine, è quindi inevitabile l’introduzione di un sistema europeo di sicurezza sociale standardizzato, che includerà un sistema pensionistico, l’assicurazione sanitaria e le prestazioni sociali.
Un gruppo di lavoro del partito socialista ungherese ha suggerito di unire questa visione al programma a lungo termine del Partito socialista europeo. Naturalmente l’armonizzazione richiederà tempo e controversie giuridiche, ma sono certo che, nell’Europa di domani, il futuro apparterrà alla sicurezza sociale standardizzata.
Petya Stavreva (PPE-DE) . – (BG) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per un’Europa unita, l’armonizzazione della legislazione sociale e il coordinamento sociale tra gli Stati membri dell’UE riguardo ai regimi di sicurezza sociale sono elementi essenziali, considerato che la libertà di circolazione è uno dei nostri principali valori.
Chiunque desideri lavorare in un paese dell’UE necessita di essere ben informato sui propri diritti e responsabilità; analogamente, gli Stati membri hanno bisogno di tutelare i diritti sociali dei propri cittadini nonché di garantire le condizioni di lavoro e di vita più favorevoli. Lo stato di sicurezza sociale di cittadini lavoratori in paesi dell’UE ha un impatto diretto sul benessere della Comunità e sulla sua prestazione economica.
In Bulgaria, in quanto nuovo Stato membro, la questione della sicurezza sociale è un tema di particolare attualità. Ritengo che l’armonizzazione della sicurezza sociale a livello europeo garantirà norme più chiare e semplificate per i cittadini d’Europa. Appoggio la relazione dell’onorevole Őry e vi invito a fare lo stesso con il vostro voto.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. – (EL) Signor Presidente, il primo punto da evidenziare in merito a questo documento è che sia approvato rapidamente, allo scopo di rafforzare la certezza giuridica per i cittadini.
Sappiamo che i regolamenti relativi al rinnovamento e alla semplificazione sono in corso di approvazione, e pertanto, se rinviassimo ancora, l’attuale proposta perderebbe gran parte della sua importanza.
Per quanto riguarda l’esigenza di inserire le recenti decisioni della Corte di giustizia delle Comunità europee nella nostra legislazione, vorrei ribadire che si tratta di una questione tecnica e deve essere dibattuta nel quadro della discussione dell’applicazione del regolamento.
La Commissione ha già ampiamente preso in considerazione la recente giurisprudenza della Corte nella sua proposta per l’assistenza sanitaria transfrontaliera, di cui si discuterà presto in seno al Collegio dei Commissari.
Un voto a favore da parte del Parlamento europeo su questo documento consentirà alla Commissione di concentrare i propri sforzi futuri sull’aggiornamento e sulla semplificazione dei testi. Abbiamo ancora molto lavoro davanti a noi prima che i nuovi testi inizino a essere applicati. Questo impegno a lungo termine faciliterà l’esercizio dei diritti dei cittadini che si spostano nell’Unione europea e, in questo modo, tale obiettivo fondamentale dell’unificazione europea otterrà una forma più concreta.
Permettetemi ancora di una volta di ringraziare il relatore per l’ottimo lavoro svolto.
Csaba Őry, relatore. - (HU) Signor Presidente, la ringrazio per la parola concessami. Per concludere, probabilmente vale la pena sintetizzare una questione in secondo piano in questo dibattito, a cui molti presenti hanno fatto riferimento, non ultimi le onorevoli Lambert e Bozkurt.
In effetti, mentre elaboravo questa relazione, non ne abbiamo mai discusso il contenuto, poiché ci siamo sempre trovati d’accordo in merito. Ciò di cui abbiamo esaminato era dove risiedesse la competenza dei legislatori europei e dove quella dei legislatori nazionali. Desidero assicurarvi che in questo caso siamo riusciti a raggiungere questo equilibrio molto delicato.
Abbiamo quindi esposto alla Commissione e al Consiglio tutti gli emendamenti proposti. Talvolta alla fine nasceva una discussione, a volte con frequenza, ma abbiamo trovato la soluzione. Questa è una fortuna o un buon esempio poter persino collaborare di tanto in tanto ove necessario. Il fatto che fosse necessario è evidente per noi, ma penso altresì che non dovremmo dubitare che anche i cittadini europei hanno bisogno di noi.
Per quanto mi riguarda, nella relazione non ho cercato di suggerire di apportare al testo cambiamenti di vasta portata, semplicemente perché siamo in attesa delle relazioni delle onorevoli Bozkurt e Lambert sul regolamento n. 2003. Credo pertanto che per ora la legislazione rimarrà in vigore, probabilmente l’abbiamo migliorata un po’, ma continueremo il dibattito nel momento in cui realizzeremo il regolamento di esecuzione, e ritengo che ciò sia giusto e appropriato.
Desidero ringraziare il Consiglio, la Commissione e nuovamente i miei colleghi per la loro collaborazione.
Presidente . - La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà oggi alle 11.30.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Il regolamento (n. 1408/71) che ci accingiamo a modificare riveste un ruolo molto significativo nel conseguimentodi una delle quattro libertà fondamentali dell’Unione europea, vale a dire la libertà di circolazione. La libera circolazione dei lavoratori nell’Unione europea non deve essere limitata né direttamente, ponendo restrizioni alle categorie professionali aperte ai cittadini di altri Stati membri, né indirettamente, indebolendo i vantaggi sociali a cui hanno diritto i lavoratori stranieri.
Per questo motivo, il regolamento proposto dalla Commissione, con gli emendamenti aggiuntivi elaborati dal Parlamento, indicherà esattamente quando i cittadini potranno godere delle speciali prestazioni concesse dal loro Stato, in quali circostanze tali prestazioni potranno essere esportate e se sono applicabili ulteriori regimi sociali, in modo da garantire un trattamento equo ai cittadini di altri Stati. Inoltre, se abbiamo intenzione di ampliare le categorie dei contratti di lavoro utilizzati in Europa, occorre una comprensione comune di ciò che comporta un’attività individuale o un lavoro autonomo.
Non ultimo, ritengo che questa relazione contribuisca a salvaguardare i diritti sociali dei cittadini che lavorano in un altro Stato membro. Eliminare gli ostacoli al riconoscimento dei diritti sociali condurrà a una maggiore mobilità nell’Unione e a una crescita dell’occupazione.
7. Credito ai consumatori (discussione)
Presidente . - L’ordine del giorno reca la raccomandazione per la seconda lettura dell’onorevole Kurt Lechner, a nome della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell’adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di credito ai consumatori e che abroga la direttiva 87/102/CEE (09948/2/2007 - C6-0315/2007 - 2002/0222 (COD)) (A6-0504/2007).
Kurt Lechner, relatore. - (DE) Signor Presidente, signora Commissario Kuneva, onorevoli colleghi, ottenere credito è una questione diversa dall’acquistare merci. La complessità giuridica dell’operazione è ben maggiore, e le prassi nazionali di finanziamento e la cultura giuridica rivestono un ruolo molto più importante. Quindi, la fiducia del pubblico è spesso essenziale in casi riguardanti il credito ai consumatori. In questo scenario, l’armonizzazione della normativa in materia di credito ai consumatori ha i propri limiti e dovrebbe essere eseguita con cautela e in modo graduale.
In qualità di parte più debole del contratto, il consumatore deve senza dubbio ottenere una tutela giuridica, ma, allo stesso tempo, i principi orientativi di questo settore, come nel diritto delle obbligazioni in generale, devono essere la libertà contrattuale e la responsabilità personale degli adulti, non la prescrizione e il paternalismo. I legislatori nazionali devono avere abbastanza criterio al fine di garantire in maniera flessibile la protezione dei consumatori nel proprio paese e di gestire con rapidità nuovi sviluppi critici in materia. Un corpus di disposizioni giuridiche da solo non assicura che i consumatori siano effettivamente tutelati. Le valutazioni d’impatto sarebbero state fondamentali, dato che il credito ai consumatori interessa centinaia di milioni di persone. La legislazione dovrebbe basarsi su scenari tipo e non su eccezioni.
A questo proposito, devo innanzitutto ringraziare il Parlamento europeo nel complesso per aver respinto la proposta iniziale del tutto inaccettabile presentata dalla Commissione e per averla rettificata in modo sostanziale e decisivo in prima lettura. Secondo, accolgo incondizionatamente il nuovo approccio adottato dalla Commissione nella sua proposta emendata del 2005, in cui soltanto gli elementi fondamentali specifici sarebbero da ultimo stati armonizzati.
Devo tuttavia criticare la posizione comune del Consiglio. Anziché concentrarsi su una soluzione europea percorribile, i rappresentanti degli Stati membri hanno introdotto le proprie norme specifiche, difendendole e facendone una litania nel compromesso. Il risultato è una serie di disposizioni che generano eccessiva burocrazia. Non è vantaggioso per i consumatori. Sommergere di informazioni i consumatori non li favorisce, crea piuttosto costi aggiuntivi considerevoli, che hanno un impatto esageratamente pesante sui crediti relativi a importi contenuti.
Perciò, fin dall’inizio il mio obiettivo è stato cercare di semplificare le norme e fornire più margine ai legislatori nazionali. Date queste premesse, desidero ringraziare i miei colleghi, poiché tutti i voti nella commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori hanno seguito la medesima direzione, e tutte le decisioni di quest’Assemblea sembrano procedere in modo analogo.
Permettetemi di citare solo due esempi chiave, vale a dire i miglioramenti sostanziali e le ridotte disposizioni concernenti le possibilità di scoperto e l’intesa risultante sull’articolo 16 relativo all’indennizzo per il rimborso anticipato. Nonostante questi sviluppi, ritengo che la maggioranza emergente sia pronta ad arrivare solo a metà strada, senza dubbio parzialmente influenzata dalla mancanza di consenso nel Consiglio e dal desiderio di portare a termine il progetto legislativo. Nondimeno considero fondamentale che, se la proposta dovesse essere valutata positivamente nella sua interezza, occorra apportarvi ulteriori miglioramenti.
Desidero trattare altri due punti che per me sono importanti e chiedere ancora una volta la vostra approvazione. Primo, la soglia a partire dalla quale si applica la direttiva deve essere portata a 500 euro. Sono ben consapevole che il valore di questa somma varia in Europa. Tuttavia, il punto non è che la direttiva dovrebbe applicarsi soltanto una volta che la soglia di 500 euro è stata superata, ma che i legislatori nazionali dovrebbero mantenere la possibilità di applicare le proprie disposizioni dal primo euro, anziché essere costretti a circoscrivere la loro azione a crediti di almeno 500 euro.
Secondo, i consumatori dovrebbero avvalersi della possibilità di rinunciare alle spiegazioni imposte riguardanti le informazioni precontrattuali, dal momento che tali spiegazioni potrebbero ostacolare il mercato interno. Credo che sarebbe sufficiente fornire anticipatamente al consumatore una copia dei termini contrattuali al fine di soddisfare la richiesta di informazioni precontrattuali, che, per inciso, è ciò che la Commissione ha considerato nella sua proposta. Ciò limiterebbe le formalità.
Se non si apportano tali modifiche, temo che non sarà possibile raggiungere gli auspicabili obiettivi alla base di questa direttiva, in altre parole aprire il mercato unico ai consumatori in Europa e offrire loro una più vasta gamma di prodotti e scelte.
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) Signor Presidente, il voto di quest’Aula nella giornata di mercoledì in merito alla direttiva sul credito ai consumatori è un momento molto importante per i 500 milioni di consumatori d’Europa.
Influenzerà direttamente le vite di molte persone e tratta due questioni di importanza cruciale. La prima è relativa ai consumatori che sono in grado di compiere scelte più informate quando accendono prestiti: per un matrimonio, una lavatrice o una nuova automobile, le cose della vita.
La seconda riguarda i consumatori che ottengono maggiore scelta e un mercato più competitivo. Si rivela inoltre un voto importante per le imprese, realizzando un unico semplice quadro normativo in modo che banche e altri creditori possano svolgere più facilmente la loro attività oltre confine.
Dobbiamo cogliere questa opportunità per progredire. È chiaro che lo status quo non funziona. I dati parlano da soli. In Europa il tasso d’interesse medio del credito al consumo varia da circa il 6% in Finlandia, lo Stato membro più economico, a oltre il 12% in Portogallo. In Italia, i tassi di credito sono di circa il 9,4%, in Irlanda quasi il 6,8%.
Il mercato europeo del credito ai consumatori è frammentato, diviso in 27 “mini mercati”. E, in un mercato europeo dei crediti che vale 800 miliardi di euro, i servizi finanziari transfrontalieri diretti costituiscono solo una piccola quota, l’1%, delle operazioni di credito totali a distanza.
Chiaramente, il mercato interno e la concorrenza a livello di UE non funzionano. Il risultato è che ai consumatori vengono negate scelta e offerte più competitive, e alle imprese concorrenziali le opportunità di accedere a nuovi mercati.
La direttiva relativa al credito ai consumatori è necessaria per iniziare a liberare la potenzialità del mercato interno e a promuovere concorrenza e scelta. La direttiva relativa al credito ai consumatori ha due obiettivi principali: offrire ai consumatori norme e informazioni confrontabili per compiere scelte informate, e fornire alle imprese un unico insieme di norme per vendere oltre confine offerte di credito competitive.
La direttiva relativa al credito ai consumatori si concentra su trasparenza e diritti dei consumatori. Vorrei sottolineare solo pochi importanti elementi comuni che attua. Riguardo alla pubblicità per i prestiti: se esiste un modello per la pubblicità sui crediti, sarà obbligatorio fornire il medesimo elenco tipo di informazioni essenziali in tutta l’Unione europea.
L’aspetto più importante è che, per la prima volta, la percentuale annua delle spese sarà calcolata con lo stesso metodo in tutta l’Unione europea. Questo è un passo avanti davvero significativo, in modo che i consumatori possano verificare il costo effettivo del credito utilizzando un unico dato.
Per quanto attiene alle informazioni precontrattuali, le informazioni fornite ai consumatori su offerte di credito saranno presentate nell’UE in un modello tipo, fornendo tutti gli elementi e i dati principali, dai tassi di interesse ai dettagli relativi a oneri e assicurazioni collegate. Ciò consentirà ai consumatori di confrontare in modo diretto le varie offerte presentate in modo standard e confrontabile.
Inoltre la direttiva stabilisce due diritti fondamentali per i consumatori. Una volta concluso il contratto di credito, i consumatori potranno ritirarsi dal credito senza essere obbligati a fornire spiegazioni o sostenere spese. Tale diritto, una nuova peculiarità in quasi la metà degli Stati membri, sarà applicata a tutti i crediti ai consumatori nell’Unione europea.
La direttiva relativa al credito ai consumatori conferma inoltre il diritto del consumatore a cambiare idea, e ciò deve costituire una linea politica molto salda, non solo in questo settore. Il diritto a cambiare idea insieme a quello di chiedere in qualsiasi momento rimborso rapido: questa è una questione davvero importante per la Commissione, garantire un rimborso equo alle banche e nello stesso tempo salvaguardare il diritto del consumatore di scegliere liberamente e di optare per un’offerta più competitiva sul mercato. Questo passaggio si rivela essenziale se si vuole far crescere la concorrenza.
Riconosco appieno che armonizzare la normativa in questo delicato settore non è un compito facile, ma sono convinta che i mercati siano costituiti da persone e debbano funzionare per le persone, e ritengo che in Europa abbiamo il compito di collocare le persone al centro del mercato, dare loro la possibilità di scegliere, offrendo alle imprese la capacità di competere e di far sì che il mercato europeo operi per i consumatori.
Vorrei sottolineare che, nel mondo moderno, non si tratta di adattare i consumatori alle imprese, ma di costruire mercati sani dove i consumatori possano scegliere e le imprese competere.
Credo che gli emendamenti proposti dai gruppi PSE e ALDE, con cui il Consiglio si è trovato d’accordo, costituiscano un compromesso equo e ragionevole.
A mio parere, questa è la scelta migliore nell’interesse di consumatori e fornitori di servizi finanziari. Ritengo che il voto a favore di questo compromesso sia un voto a favore di mercati competitivi, informazioni chiare e scelte dei consumatori più informate.
È un inizio modesto nella dimensione del consumatore dei servizi finanziari, dove si deve fare ancora molto. Pertanto, mi rivolgo ai membri di quest’Assemblea: siete quelli a cui parlare direttamente, a nome dei cittadini europei; avete lottato per così tanti anni per ciò che realmente interessa alle persone nella loro vita quotidiana.
Il dovere di oggi è votare al fine di sostenere un accordo relativo a norme di credito che offriranno un valore aggiunto effettivo ai cittadini d’Europa in quell’ambito in cui conducono le loro vite e di inviare un chiaro segnale della volontà europea di rimboccarsi le maniche e operare in un settore che, attualmente, riguarda i nostri cittadini e le imprese, grandi e piccole.
Malcolm Harbour, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, desidero iniziare con un riconoscimento per l’enorme lavoro svolto dall’onorevole Lecher, relatore per il nostro gruppo, ed esprimere inoltre la mia stima alla Commissione e al Consiglio per l’attività svolta in collaborazione su una proposta difficile e talvolta controversa, che, come ha evidenziato la signora Commissario, ha percorso un tragitto di vari anni.
Il suo fulcro, e in questo caso concordo pienamente con la signora Commissario, è una proposta veramente importante per i consumatori europei nel mercato interno. Il credito ai consumatori è un sistema molto importante per portare i consumatori sul mercato. Vogliamo un mercato florido e innovativo; società che offrano in modo attivo una vasta gamma di prodotti e servizi adeguati alle esigenze dei consumatori per acquistare articoli, prodotti o servizi specifici.
Tuttavia, desideriamo soprattuttoun mercato ben regolamentato cui i consumatori possano accedere con fiducia nella consapevolezza che riceveranno le informazioni, ma anche le garanzie di termini contrattuali chiari. È evidente che nei servizi finanziari norme adeguate promuovano l’attività del mercato, e questo è ciò che abbiamo tentato nel corso di tale processo. Tuttavia, il problema sorto con questa direttiva è il fatto che il mercato del credito ai consumatori nell’Unione europea è a livelli molto diversi di sviluppo: vari paesi, come il mio, sono dotati di norme ben strutturate. L’idea originale di massima armonizzazione avrebbe significato che i consumatori in quei paesi sarebbero stati svantaggiati, ed è il tentativo di pervenire a un equilibrio che ci ha impegnati.
Vorrei solo correggere l’impressione che credo la signora Commissario abbia dato, probabilmente non in modo intenzionale: il pacchetto di emendamenti di compromesso proposto è stato sostenuto con una sola eccezione da parte di questo gruppo. Abbiamo presentato gli stessi emendamenti; è una posizione consensuale nel Parlamento. Ritengo che vi sia un aspetto su cui stiamo ancora discutendo, ma sono certo che arriveremo a un punto di incontro e avremo quindi un pacchetto valido e importante. Tuttavia, la cosa fondamentale è continuare a controllare l’evoluzione di questo mercato, assicurare che si sviluppi in modo responsabile e affrontare alcuni dei problemi che possono nascere dall’evoluzione e dallo sviluppo del mercato. Sono sicuro che saremo all’altezza delle responsabilità e che domani otterremo un pacchetto adatto.
Arlene McCarthy, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, e, in precedenza, la commissione giuridica, hanno sempre riconosciuto i potenziali benefici, per imprese e consumatori, di sviluppare un mercato interno e un credito ai consumatori. Durante la preparazione di questa normativa ero presente e spero di esserci domani per assistere, per così dire, al parto conclusivo del nuovo credito al consumo!
Gli ultimi cinque anni di discussioni e dibattiti hanno evidenziato le differenze fondamentali tra la Commissione e il Parlamento, e più nello specifico tra gli Stati membri, riguardo al metodo migliore per raggiungere tale obiettivo, e credo fermamente che sia stata una lezione da cui trarre un insegnamento. Tutte le proposte, anche una proposta modificata della Commissione, devono essere sottoposte a una severa valutazione d’impatto al fine di consentire a ognuna delle parti interessate di valutare i pregi delle proposte e instaurare fiducia nei consumatori e nelle imprese.
È deplorevole che né la Commissione, né il Consiglio fossero preparati a ciò all’epoca. Tuttavia, oggi il nostro compito è rivolgerci al testo nuovo, un vasto perfezionamento della proposta originale. Esso si concentra sugli elementi e le componenti essenziali per iniziare ad aprire il mercato e tutelare il consumatore. I benefici comprendono la possibilità per i consumatori di confrontare le offerte di credito, obbligare i prestatori a valutare l’affidabilità del consumatore, aspetto rilevante nella lotta ai debiti nell’UE e a fornire spiegazioni, e, risultato dei nostri emendamenti, tutti i prestatori saranno ora responsabili di offrire informazioni standard e complete in un formato semplificato.
Accolgo con favore il diritto di ritiro entro 14 giorni e il diritto a un rapido risarcimento, validi elementi per generare fiducia nei consumatori e incoraggiarli a guardare al di là del loro mercato nazionale per le offerte di credito. Non si tratta solamente di aprire il mercato, e il fatto che ora possiamo avvalerci della libera circolazione dei lavoratori e delle persone nei 27 Stati membri dell’UE attribuisce un nuovo significato a questa norma. Ad esempio, un idraulico polacco che lavora in Francia o Germania e che ottiene un prestito da un istituto di credito in questi paesi, ovviamente ora può confrontare le diverse offerte relativamente al TAEG sapendo di essere in possesso delle informazioni standard che permettono di prendere la decisione giusta.
Infine, accolgo con favore il fatto che la Commissione, esentando le organizzazioni di credito da questa norma, non soffochi con la burocrazia i piccoli fornitori comunitari. Inoltre, sono favorevole alla flessibilità attuale degli Stati membri. Ad esempio, ciò ha permesso che fosse mantenuto un elevato livello di tutela per i consumatori nel Regno Unito, che attualmente hanno il diritto alla responsabilità in solido per le carte di credito. In questa proposta esiste poi sufficiente flessibilità per far sì che funzioni, ed esorto i deputati ad accordare il loro sostegno.
In quanto presidente della commissione, ritengo che il nostro lavoro non terminerà qui...
(Il Presidente toglie la parola all’oratore)
Diana Wallis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, di regola questo è il periodo dell’anno in cui ci auguriamo un “Felice Anno Nuovo”. Tuttavia, nel Regno Unito, e, a livello mondiale, le notizie in questo nuovo anno sono state dominate dalle preoccupazioni relative all’economia, e in particolare al credito ai consumatori. Non è solo un problema di normale depressione post-natalizia; tutti sappiamo che è una situazione molto più critica. Il credito sta diventando una questione difficile per l’immediato futuro, sia per gli erogatori di prestiti che per coloro che li ricevono.
Al pari dei legislatori che sono confrontati con la situazione globale, noi dobbiamo fare qualcosa. Abbiamo bisogno di stimolare il mercato dell’UE nei servizi finanziari, mentre, dall’altro lato, dobbiamo assicurarci che i nostri consumatori compiano scelte ragionevoli e informate, e che tutte le informazioni e i comparatori siano loro disponibili per poterlo fare. Molti di noi qui presenti e, in particolare, nella commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, hanno trascorso gli ultimi due anni discutendo di una richiesta da parte del Parlamento relativa alla cessione dell’assicurazione inglese, Equitable Life. Sappiamo che le conseguenze colpiscono i consumatori, a livello di servizi finanziari, se mettiamo in atto in modo improprio il sistema normativo transfrontaliero. In questo caso, necessitiamo di tale sistema e di applicarlo correttamente, in particolare in considerazione degli avvenimenti globali che stiamo affrontando.
La presente direttiva può aiutarci. Può aiutare il mercato dei servizi finanziari d’Europa in un momento delicato e autorizzare e favorire i nostri consumatori nell’ottenere credito e in modo competitivo. Il mio gruppo, con il PSE, ha sottoscritto e proposto un pacchetto che speriamo sia accettato. Ci sembra che, a fine giornata, siamo di fronte a una discussione quasi in merito a una parola, in un articolo, dopo sette anni di trattativa e stesura. Sarebbe piuttosto triste per il Parlamento e le istituzioni europee se non superassimo tale questione e non notificassimo questa direttiva, che, fiduciosamente, porterà al mercato europeo tutti i benefici che abbiamo sentito descrivere.
Eoin Ryan, a nome del gruppo UEN. – (EN) Sostengo la necessità di aggiornare la normativa UE in questo ambito. L’ultima direttiva relativa a tale settore risale al 1987 e da allora il mercato del credito ai consumatori è di certo cambiato in modo radicale.
La direttiva europea sui crediti ai consumatori cerca di introdurre un livello più elevato di concorrenza nel mercato del credito ai consumatori, pari a 800 miliardi di euro. Procurerà ai consumatori certezza giuridica, fattore assolutamente fondamentale se le persone devono confrontare i prezzi e cercare il prodotto migliore che si adatti alle loro esigenze. Sosterrà inoltre le imprese a livello di concorrenza. Quando si osservano le differenze nei tassi di credito ai consumatori in Europa, dal 6% in alcuni paesi fino al 12% in altri, è certamente arrivato il momento che il consumatore ottenga una scelta migliore.
Queste nuove norme renderanno il mercato più trasparente per i consumatori e per i concorrenti. L’effetto principale della direttiva sarà fornire informazioni confrontabili e standard ai consumatori che richiedono prestiti nell’UE. Per le offerte di credito, le informazioni fornite ai consumatori, sia tassi di interesse, cifre e frequenza dei pagamenti, devono essere disposte in un nuovo modello europeo di informazioni di credito a livello UE.
Accolgo ciò con vero piacere. Ritengo che sia fondamentale che i consumatori abbiano fiducia e che esista certezza giuridica in questo settore, ma credo che ciò porterà concorrenza maggiore in materia e, tutto sommato, come già è stato evidenziato, offrirà più scelta ai consumatori e che questi ultimi trarranno molti benefici da tale direttiva.
Heide Rühle, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, domani purtroppo dobbiamo adottare una direttiva che non soddisfa il nostro criterio inteso a legiferare meglio. Non è stata condotta una valutazione d’impatto, anche se questa è una proposta completamente nuova, nonostante l’allargamento dell’UE con l’adesione di 12 nuovi Stati membri, le considerevoli differenze tra gli Stati membri nelle pratiche di finanziamento e nei sistemi normativi e malgrado le disparità sociali nei paesi membri.
Anziché una completa armonizzazione, si è presentata un’urgente necessità di fornire agli Stati membri maggiore libertà d’azione. Ora gli Stati membri hanno la possibilità di rispondere in maniera piuttosto diversa e molto più rapida ai vari nuovi modelli che compaiono quotidianamente sul mercato. Sono inoltre più adeguatamente preparati a reagire a una crisi finanziaria e possono gestire i problemi in un intervallo di tempo più breve rispetto a quanto occorrerebbe all’Unione europea per intervenire.
Questa è la ragione per cui sarebbe stato sensato limitarci a un’armonizzazione minima, anziché cercare di armonizzare quanto più possibile. È la critica che muoviamo nei confronti della direttiva dei consumatori. Inoltre, ci dispiace che numerose clausole di opt-out abbiano dovuto essere adottate al fine di convincere tutti gli Stati membri. Purtroppo ciò non ha affatto apportato nulla in termini di severità delle disposizioni.
Esiste anche, tuttavia, un’esenzione di cui vorremmo discutere, e si riferisce al rinnovo dei prestiti. In considerazione delle terribili sfide poste dai cambiamenti climatici, c’è un’impellente esigenza di esentare da questa proposta il rinnovo dei prestiti collegato a un’ipoteca, che non ha nulla a che vedere con il credito ai consumatori, ma dovrebbe essere trattato alla stregua di un mutuo.
Eva-Britt Svensson, a nome del gruppo GUE/NGL. – (SV) Signor Presidente, quando si definiscono le norme relative a come stilare un contratto tra due parti, occorre ovviamente prendere in considerazione se le parti hanno pari status o se dall’inizio una parte ha un vantaggio sull’altra. Qualora una parte sia avvantaggiata, si deve tener conto della situazione in fase di stesura del contratto ed è necessario concepire una formula che rafforzi la parte più debole.
Quando si tratta di credito ai consumatori, ciò di cui ora stiamo discutendo, è il soggetto che necessita il credito a trovarsi nella posizione meno favorevole. Purtroppo, né il relatore né la proposta di compromesso prendono a sufficienza in considerazione tale responsabilità, i diritti dei consumatori e la loro protezione. Ciò è particolarmente grave, poiché sono immancabilmente coloro con minori risorse finanziarie a chiedere credito per acquistare.
Vorrei anche affermare che, nonostante disponiamo di una decisione che richiede l’integrazione di genere in tutti i lavori qui in Parlamento, non è stato condotto alcuno studio di genere di questa direttiva, malgrado fossimo a conoscenza che numerose donne con le retribuzioni inferiori sono proprio quelle che spesso rimangono invischiate nella trappola dei debiti. Ribadisco che occorre un limite al livello di indennizzo da versare in caso di rimborso anticipato dei prestiti, e che, inoltre, un periodo di ripensamento di tre giorni sia troppo breve. Oltre a ciò, desidero un’armonizzazione minima, non massima.
Godfrey Bloom, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, mi chiedo se qui forse posso pronunciare poche parole di saggezza. Ho trascorso la maggior parte della mia vita in attività di merchant banking, sebbene non in attività bancaria al dettaglio, e devo dire che non la considero come il compito dei politici distinguere tra un consumatore, o un erogatore di prestiti e chi li riceve. Non mi sognerei di tentare di disciplinare questa materia con tutta la mia esperienza. Osservo l’elenco di persone che al momento fanno parte di questa commissione e questo Parlamento e non noto molta esperienza, perciò è un problema di un cieco che fa da guida a un cieco. Ritengo che sia un po’ assurdo che questa sede, che non è stata capace di verificare i propri documenti per quasi 11 anni, formuli commenti in materia.
Il fatto che siate dotati di norme per Bucarest, Londra e Parigi e per i consumatori di queste città è assolutamente ridicolo. Probabilmente potrei consigliare ad alcuni come il governo del Regno Unito che soccorre le banche con il 50% delle loro intere riserve fondamentalmente è sbagliato.
Quindi, se posso, lasciatemi dare un suggerimento ai consumatori: “non siate mai un erogatore o un destinatario di un prestito”, e ai governi: “uno sciocco e il suo denaro son presto separati”!
Andreas Schwab (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare il relatore e, ovviamente, la signora Commissario, che ha rivestito un ruolo altamente costruttivo in tale questione complessa.
L’onorevole Wallis ha accennato al fatto che questo documento ha rappresentato ciò che io tendo a paragonare a fantasmi che infestano i corridoi del Parlamento e delle altre istituzioni europee da oltre sette anni e, secondo me, questo non è stato un settennato all’insegna di un processo legislativo trasparente o teso a legiferare meglio, ma un groviglio che ben pochi membri di quest’Aula sono finora riusciti a districare.
A questo proposito, non credo che abbiamo fatto grandi favori ai consumatori europei e ai cittadini che sono stati costretti ad assistere a tale retroscena di discussioni tra gli Stati membri, ma se l’esito finale offre maggiore trasparenza per i consumatori che hanno intenzione di acquistare, ad esempio, un’automobile, consentendo loro di effettuare una scelta informata tra un prestito rateale e uno personale, ritengo sarà utile.
Si è fatto riferimento al valore di 800 miliardi di euro del mercato europeo del credito e al differenziale pari al 6% tra il tasso di interesse più elevato e quello più basso. Di certo esiste un ampio margine di profitto in ciò, e occorre sperare che i consumatori saranno in grado di trarre beneficio anche da questa libertà d’azione disponibile, tuttavia ho motivo di essere scettico. Il fatto è che un consumatore che desidera acquistare una fotocamera digitale a 220 euro e che deve quindi compilare per iscritto un modulo di credito di dieci pagine, difficilmente riuscirà a comprendere tutti i rischi connessi a un’operazione di credito pari a 220 euro.
Secondo me, il risultato è che la maggior parte di ciò che è considerato positivo in questo pacchetto, in definitiva non favorirà il consumatore medio vulnerabile, ma genererà tali difficoltà per i consumatori che preferiranno addirittura non acquistare nulla a credito al fine di evitare lo scoraggiante compito di compilare l’interminabile serie di moduli. Questa rimane la mia opinione, e spero che le oscillazioni dei tassi d’interesse diventeranno più trasparenti per i consumatori e che ciò rappresenterà un vantaggio, anche se continuo a ritenere che il precedente processo sia stato inaccettabile.
Evelyne Gebhardt (PSE) . – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, ritengo che occorra considerare tale situazione in modo che i consumatori e le banche sappiano che cosa si applicherà e cosa che non si applicherà loro in futuro.
Credo che il compromesso elaborato la scorsa settimana e che ora anche i liberali hanno approvato, sia del tutto ragionevole e che siamo giunti a una soluzione comune sostenibile e favorevole ai consumatori. Questo è l’aspetto principale.
Se posso dissentire dall’onorevole Schwab, in primo luogo, il modulo non è lungo dieci pagine, e in secondo luogo, penso che sia molto positivo disporre di un modulo comune in cui si illustra in modo chiaro e trasparente al consumatore l’importo totale del credito, i termini del contratto, le norme che determinano il diritto di recesso e il tasso annuale applicabile, che potrebbe quindi essere calcolato sulla stessa base comune in tutti gli Stati membri. Questa è la trasparenza di cui abbiamo bisogno e che è in gioco nel voto di domani sulla proposta contenuta nell’emendamento n. 46. Spero che garantiremo che la trasparenza prevalga sul serio.
Scusate la mia affermazione, ma se il relatore ha indiscutibilmente svolto un duro lavoro, il mio gruppo non può giustificare che quest’Assemblea sia stata coinvolta in una situazione in cui il Consiglio appare improvvisamente più favorevole ai consumatori rispetto al Parlamento. Il mio gruppo considera semplicemente tale circostanza del tutto inaccettabile, la ragione per cui dobbiamo garantire che si raggiunga un giusto equilibrio tra il diritto naturale delle banche di svolgere la propria attività, una normale caratteristica di qualsiasi economia di mercato, e la necessità di tutelare i consumatori assicurando che siano loro fornite le informazioni di cui hanno bisogno per scegliere la forma di credito appropriata e rifiutare le opzioni sfavorevoli. Questa è la via da percorrere e ciò che dovremmo adottare domani.
Toine Manders (ALDE) . – (NL) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare l’onorevole Lechner per il suo piano e la sua collaborazione costruttiva, nonché la signora Commissario e il Consiglio poiché è stato un lungo trilogo. Purtroppo non siamo stati in grado di raggiungere un compromesso, ma eravamo soltanto a un soffio dal riuscirci, perciò sono lieto che mercoledì mattina voteremo sul medesimo compromesso e ritengo che lo otterremo.
Per quale motivo? In effetti, ne discutiamo già da sette anni. Se desideriamo avere una credibilità politica con il mercato e con i nostri cittadini, con i consumatori, ma anche con il settore e l’industria, alla fine è importante per noi prendere una decisione. Un compromesso rappresenta sempre un dare e avere e di certo ci sono aspetti che potrebbero essere migliorati, ma ciò riguarda tutte le parti. Il fatto è che un compromesso mescola l’acqua al vino e si ottiene quindi un risultato di cui essere soddisfatti.
Ritengo che il progetto attuale sia nell’interesse dei consumatori e del settore finanziario. Questa è la direzione che dobbiamo percorrere, a favore dell’Europa e del mercato interno.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, signora Commissario, per prima cosa desidero congratularmi con il relatore per il suo ottimo lavoro, che ha senza dubbio richiesto una notevole pazienza, ma che gli ha di certo arrecato una considerevole soddisfazione. Il presente testo può essere senz’altro considerato uno dei compromessi più controversi e complicati. Il suo obiettivo è ravvicinare il più possibile i vari regolamenti nei paesi dell’UE, che sono realmente molto diversi, e la legislazione in materia è ampiamente sotto il controllo degli Stati membri.
L’armonizzazione in questo settore è semplicemente impossibile. Possiamo soltanto cercare di introdurre una convergenza parziale di requisiti, e persino questo piano, come abbiamo notato nei mesi precedenti, ha causato notevoli problemi. Concordo riguardo all’approccio adottato dal relatore, in base al quale in un settore difficile come questo occorre fornire agli Stati membri il massimo margine di manovra. Questa appare l’unica soluzione sensata al fine di consentire che tutte le parti interessate accolgano tale relazione complicata e corposa.
Sembra che, nella sua forma attuale, il testo sia stato semplificato. Ciò che è possibile osservare in tutto il lavoro sulla relazione, è l’assenza di un’analisi delle cause, un’analisi che ne avrebbe di certo migliorato la qualità. Complessivamente, questo progetto mi pare soddisfacente. Ovviamente, questa versione è ben lungi dall’essere ideale, ma è stata adattata all’attuale situazione negli Stati membri. La proposta in parola abolirà gli oneri finanziari e amministrativi a carico dei consumatori e, secondo me, introdurrà importanti disposizioni volte a tutelare il consumatore, facilitando l’ottenimento del credito. Una delle proposte più vantaggiose è l’introduzione dei confronti.
Mia De Vits (PSE) . – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, non posso condividere l’entusiasmo per il presente testo. Sono stati intraprese importanti iniziative, ma questo documento non giova allo scopo, ovvero creare un quadro armonizzato, che non è stato conseguito su alcuni punti che consideriamo fondamentali.
Permettetemi di spiegare. Ci sono due punti che, per quanto riguarda la nostra delegazione, sono ancora complicati o molto complicati. Il pacchetto di informazioni precontrattuali è rafforzato e armonizzato, e ciò è positivo. Tuttavia, è indebolito dalle diverse formule per il calcolo del tasso percentuale annuo per l’apertura di un credito. Occorre soltanto una spiegazione su come i consumatori riusciranno a confrontare in modo oggettivo queste varie formule.
Secondo, nel caso del mio paese, il Belgio, è possibile che la posizione dei consumatori sia indebolita, poiché si deve consultare la banca dati, ma non esistono sanzioni relative per le banche. Ciò potrebbe condurre le persone a ulteriori debiti. Penso inoltre sia un’opportunità mancata per le banche stesse. È ancora una normativa sprecata.
Wolf Klinz (ALDE) . – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, accolgo con favore il tentativo pieno di buone intenzioni della Commissione di istituire un mercato interno funzionante con diritti dei consumatori migliorati nell’ambito del credito ai consumatori. L’esito di tali sforzi, tuttavia, deve rispettare l’impegno preso con i consumatori di offrire una scelta più vasta, termini e condizioni migliori come conseguenza di una maggiore concorrenza e minore burocrazia. Considerate queste premesse, il progetto finale di direttiva sul credito ai consumatori è insoddisfacente sotto vari aspetti.
Primo, le informazioni tipo previste, pari a circa otto pagine, sono eccessive. Dubito che i consumatori le utilizzino effettivamente per informarsi sulle condizioni e sui termini dettagliati. In pratica, si tratta di un aumento concreto delle lungaggini burocratiche, di cui i consumatori risentiranno alla fine della giornata.
Secondo, le disposizioni relative al rimborso anticipato del credito sprecano l’opportunità di permettere ai consumatori di condividere guadagni imprevisti che potrebbero pervenire al creditore a causa di una variazione favorevole nei tassi d’interesse occorsa successivamente alla data del prestito.
Terzo, il compromesso raggiunto, in effetti, porrà fine alle facilitazioni di scoperto, che sono prassi consueta in Germania e impiegate ampiamente altrove. L’opinione pubblica si rammaricherà profondamente per questa situazione e avrà una ragione in più per lamentarsi del Moloch di Bruxelles. Ciò che conta è la qualità e non la quantità.
Zita Pleštinská (PPE-DE) . – (SK) Desidero ringraziare il relatore, onorevole Kurt Lechner, per l’impegnativo lavoro svolto durante la stesura della presente relazione. È riuscito a semplificare tramite nuovi emendamenti la proposta eccessivamente complicata e burocratica del Consiglio.
Vorrei cogliere l’opportunità offerta dalla presenza della signora Commissario Kuneva in questa discussione, importante per i consumatori europei, per attirare ancora una volta l’attenzione sul considerevole ruolo delle organizzazioni per i consumatori, che devono essere in grado di rivestire le loro funzioni appropriate in ogni Stato membro e di ricevere un idoneo sostegno da parte della Commissione. Al fine di migliorare la qualità della protezione dei consumatori, i singoli enti per i consumatori richiedono finanziamenti aggiuntivi per poter educare i consumatori e fornire una consulenza indipendente sul credito ai consumatori, soprattutto ai gruppi più vulnerabili dei consumatori.
Signora Commissario, anche se sono stati ottenuti progressi molto incoraggianti per le associazioni dei consumatori e se il suo arrivo ha dato il via libera alla tutela dei consumatori, chiedo nuovamente il suo appoggio per il 2008.
Margarita Starkevičiūtė (ALDE) . – (LT) Accolgo con favore la presentazione di questa direttiva; rappresenta un passo nella giusta direzione. Vorrei tuttavia attirare l’attenzione, in particolare l’attenzione della signora Commissario, sull’articolo 16. Nel mio paese i consumatori non ricevono alcun indennizzo in caso di rimborso anticipato del credito. Ora, quando questo articolo entrerà in vigore, i consumatori in effetti pagheranno di più. Trovo difficile credere che ciò rappresenti una tutela per i consumatori. Certo, si afferma che nell’articolo ci sono varie difese giuridiche volte a garantire che i consumatori non paghino, ma quando parliamo di difese giuridiche facciamo riferimento a giochi giuridici e non all’economia reale. Nell’economia reale, se è possibile tassare un consumatore, viene sempre fatto. Pertanto, chiedo di fare in modo di strutturare meglio l’articolo 16 in considerazione del fatto che in molti paesi questo onere non è affatto applicato.
Piia-Noora Kauppi (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, ritengo siamo riusciti a ottenere un buon risultato nei recenti negoziati. Ciò che non siamo riusciti a migliorare è la semplicità. Credo che ora esistano fin troppe informazioni per un normale consumatore in Europa. Ogni volta che i membri del Consiglio e gli Stati membri richiedono più deroghe dalle informazioni standard, la direttiva nel suo complesso diventa più complicata.
Penso che le informazioni standard dovrebbero davvero essere tali. Dovrebbero esistere condizioni paritarie a livello dell’UE. Quando noi in Parlamento o gli Stati membri nel Consiglio affermano che dovremmo avere norme di adattamento differenti da parte dei paesi membri, rendiamo tale questione più complessa.
Concordo pienamente riguardo all’obiettivo della Commissione. Probabilmente le consultazioni per un compromesso sono condotte nella giusta direzione, tuttavia bisogna fare qualcosa per quanto riguarda il problema della semplicità prima che questa direttiva sia pubblicata e raggiunga i consumatori.
Jean-Paul Gauzès (PPE-DE) . – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, desidero solo formulare alcune osservazioni.
Ritengo sia positivo per l’immagine del Parlamento dimostrare ai consumatori europei che la tutela dei loro interessi è nelle nostre mani. La relazione dell’onorevole Lechner di certo riflette un’enorme mole di lavoro, per cui mi congratulo con lui, ma penso che, al momento, in questa fase finale del processo, sia necessario trovare un compromesso che ci permetterà di sottolineare l’importanza che noi, in quanto parlamentari, attribuiamo ai consumatori. Sarebbe difficile da capire se il Consiglio venisse delineato alla fine come il miglior difensore dei consumatori.
Dobbiamo pervenire a un compromesso sulle poche parole che ci dividono, in modo da evitare una procedura di conciliazione che, credo, sarebbe dannosa per tutti. Occorre evitare di compiere passi indietro, e il fatto è che i consumatori in Francia, o in Lituania, non sono finanziariamente penalizzati in caso di rimborso anticipato. Non è possibile proporre ai consumatori una condizione meno vantaggiosa rispetto a quella di cui godono attualmente in virtù della normativa nazionale.
Presidente . - Se non vi sono altri interventi, ricordo comunque ai colleghi che la procedura “catch the eye” può essere utilizzata anche per intervenire di nuovo, se si ritenesse di non aver terminato il proprio intervento la prima volta.
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) Signor Presidente, vorrei anche formulare i miei più sinceri ringraziamenti al relatore, l’onorevole Lechner, e agli onorevoli deputati per aver espresso numerosi commenti importanti ed equilibrati.
Vorrei fare qualche osservazione su alcuni di questi. Riteniamo che il limite sia fissato in modo molto attento. Il nostro comune obiettivo è non privare della tutela i consumatori vulnerabili tramite la direttiva. Questa è la ragione per cui abbiamo stabilito un limite massimo che ha equamente inserito gli interessi dei nuovi paesi e non ha escluso la maggior parte dei crediti medi nell’UE a 12.
Crediamo, inoltre, che sia un gran vantaggio essere dotati di un modulo di informazioni standard, che molti di voi hanno indicato come uno dei passaggi più importanti della direttiva. Questo sarà uno dei maggiori vantaggi e non priveremo i consumatori se lo sostituiremo alla copia del contratto, poiché i consumatori non sono facilmente in grado di confrontare copie del contratto. Spesso hanno difficoltà nel comprendere le copie del contratto, e ciò è stato riportato dalla ricerca condotta da Eurobarometro.
In merito alla totale armonizzazione, in realtà vorrei sottolineare che questa è totale armonizzazione mirata. Il motivo per cui si rivela migliore dell’armonizzazione minima, come alcuni di voi hanno proposto di discuterne oggi stesso, è che pensiamo che sia necessario ridurre gli ostacoli all’accesso al mercato per i prestatori di servizi finanziari, e questa è una delle ragioni principali per cui la proposta di direttiva procede il suo iter. Tramite ciò, abbiamo bisogno di accrescere la fiducia dei consumatori. Questo è perché la totale armonizzazione mirata rappresenta il modo migliore per raggiungere l’obiettivo.
La Commissione vorrebbe rassicurare l’onorevole Harbour in particolare sul fatto che controllerà il mercato. I miei servizi hanno avviato uno studio al fine di raccogliere indicatori e dati relativi al mercato attuale. Tra alcuni anni impiegheremo gli stessi indicatori e raccoglieremo i medesimi dati. Tale studio ci consentirà di decidere in merito alle successive decisioni.
Per concludere, posso solo ribadire che, dal mio punto di vista, proseguire con la procedura di conciliazione non ci aiuterà a ottenere un compromesso migliore di quello che abbiamo oggi. Perciò, spero davvero che domani il Parlamento sarà in grado di adottare questo testo in seconda lettura.
Kurt Lechner, relatore. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, durante il dibattito è emerso chiaramente che abbiamo un obiettivo comune. In particolare, appoggio senza riserve ciò che ha detto la signora Commissario nelle osservazioni introduttive. L’unico problema è se il progetto presentato ora possa realmente raggiungere i nostri obiettivi comuni. Ritengo che in merito a tale questione ci siano numerose considerazioni difendibili.
I tassi annui effettivi globali uniformi rappresentano certamente un vero e proprio progresso, così come il diritto di recesso comune uniforme. Tuttavia, permettetemi di porre nuovamente l’accento sul fatto che la tutela dei consumatori è servita in modo migliore se consideriamo il quadro globale, come ha giustamente indicato la signora Commissario, anziché abbozzare tutte le disposizioni applicabili dovunque in Europa. Disposizioni più ufficiali non comportano maggiore protezione dei consumatori.
In materia di differenziali tra tassi d’interesse in Europa, devo rilevare che avrei accolto con favore la presentazione di un’analisi che indicasse in quale misura tali differenziali possano dipendere da disposizioni giuridiche divergenti e da complessità in particolari paesi e se è possibile che laddove le norme giuridiche sono più semplici, i tassi d’interesse sono inferiori. Non conosco la risposta, ma l’interrogativo andrebbe esaminato. Concorrenza ed educazione generalizzata dei consumatori sono anche utili per accrescerne la tutela, ma norme eccessivamente complicate hanno l’effetto opposto.
Vorrei soffermarmi brevemente sul trilogo. Ritengo certamente che dovremmo chiarire le nostre controversie qui in Parlamento. Lungi da me impedire un accordo. Tuttavia, poiché discutiamo sempre per la trasparenza, soprattutto in Consiglio ma anche in altre sedi, non penso sia corretto che un organo non ufficiale tenga questi dibattiti a porte chiuse. Al contrario, ogni istituzione dovrebbe inizialmente esprimere il proprio parere, si dovrebbero presentare mozioni per trovare quindi su tale base una soluzione.
Desidero ribadire ancora una volta che il progetto è stato considerevolmente migliorato nel corso di oltre sei anni di delibere, voglio sia totalmente chiaro, e che il Parlamento ha rivestito un ruolo fondamentale nel processo di perfezionamento. Inoltre, in qualche modo, considero ciò come un sostegno al mio stesso lavoro. Secondo me, tuttavia, il progetto non è sufficientemente valido. A ogni modo, entrerà in vigore. Non esito a ringraziare i miei colleghi, la Commissione e il Consiglio, che, in realtà, ha sempre fornito risposte molto dirette e informazioni dettagliate, per il loro contributo al compimento di ciò che in generale è stato un incarico gratificante e piacevole sotto tutti i punti di vista.
Presidente . - La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì 16 gennaio 2008, alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Lasse Lehtinen (PSE), per iscritto. – (EN) Il voto del Parlamento su questo importante documento significa che ora siamo più vicini ad attuare appieno le quattro libertà. La direttiva comporterà maggiori diritti e trasparenza per i consumatori in caso di credito al consumo. Confrontare le condizioni di credito applicate nei vari paesi e scegliere l’offerta migliore da adesso in poi diventerà più semplice rispetto al passato. Dopo cinque anni di preparativi, la direttiva sarà applicabile a tutti i prestiti non garantiti compresi tra i 200 e i 75 000 euro. Desidero far notare che è importante fissare la soglia minima a 200 euro, in quanto spesso i prestiti non superano i 500 euro, soprattutto nei nuovi Stati membri.
Il consumatore trarrà non pochi vantaggi da tutte le informazioni contrattuali, da un metodo comune per il calcolo del tasso annuo e da un periodo di recesso pari a 14 giorni.
Normative equilibrate come questa contribuiscono a ottenere l’approvazione dei cittadini dell’Unione europea.
Mairead McGuinness (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Da un po’ di tempo si parla di una direttiva dell’UE sul credito ai consumatori, pertanto il dibattito di oggi sul testo in questione è accolto con favore. Si auspica fortemente che la direttiva porterà i consumatori a guardare oltre i propri confini nazionali per i prestiti, consentendo loro di fare confronti per il prestito più conveniente disponibile.
Ove applicata e accettata dai cittadini europei, dovrebbe far sì che le persone si possano avvalere del credito meno oneroso.
Questa è la chiave del suo successo: primo, la consapevolezza tra i cittadini europei della possibilità di avvalersi di prestiti in altri paesi, e, secondo, la disponibilità dei cittadini di optare per questa opportunità.
Al momento, è evidente che i cittadini siano restii a cercare nei propri Stati membri il prestito migliore, al pari dei consumatori che sono tuttora riluttanti a cambiare gli istituti bancari, sebbene tale situazione stia lentamente cambiando.
Il successo o meno di questa direttiva dipende dalla sua reale applicazione da parte degli Stati membri. Solo il tempo ci dirà se è all’altezza delle nostre aspettative e se fornisce una scelta più ampia ai consumatori, una maggiore disponibilità di prestiti ai consumatori e, aspetto più importante, costi più contenuti in merito.
Alexander Stubb (PPE-DE), per iscritto. – (EN) I crediti ai consumatori sono un pilastro fondamentale del mercato interno.
In primo luogo, ritengo che questa direttiva rappresenti un primo passo e un buon esempio di come l’UE offra risultati concreti, anche in questioni così controverse.
In secondo luogo, dal mio punto di vista, una volta acquisita esperienza sul funzionamento di questa direttiva, sul più lungo periodo occorrerà un’ulteriore armonizzazione, in modo da facilitare l’acquisto transfrontaliero per i consumatori e fornire piena certezza giuridica alle imprese in merito ai loro vincoli quando offrono questi crediti in altri Stati membri.
In terzo luogo, desidero ringraziare tutte le persone interessate per la loro perseveranza in questo processo durato anni.
(La seduta è sospesa fino alle votazioni alle 11.15 e ripresa alle 11.30)
Presidente . - L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.
(Per i risultati dettagliati della votazione: vedasi processo verbale)
Nigel Farage, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, su una mozione di procedura, ai sensi dell’articolo 160 del Regolamento, il nostro gruppo ha richiesto di sostenere le votazioni per appello nominale su ogni argomento, e sono venuto a conoscenza che ciò ha suscitato nell’Aula un certo interesse.
Solo per spiegare, non soltanto il mio gruppo, ma numerosi membri del Parlamento appartenenti a tutti i gruppi sono molto preoccupati riguardo al metodo di votazione qui condotto. Infatti, solo alcuni mesi fa, proprio lei come Presidente ha affermato che abbiamo compiuto errori, che, in un votazione di tale importanza, sono consueti dal punto di vista statistico. Vorrei sostenere che nella votazione in merito alla normativa non dovrebbe esistere alcuna possibilità di errori.
Mentre svolgono questa lunga procedura di voto per appello nominale, vorrei chiedere ai membri di considerare soltanto quanto questo voto sia importante, e forse alla luce di ciò che i membri del Parlamento otterrano il mese prossimo, quando voteremo sul Trattato UE di Lisbona, di votare per un emendamento al fine di concedere a quei 10 paesi che hanno promesso ai propri cittadini un referendum, l’opportunità di farlo.
Hannes Swoboda (PSE) . – (DE) Signor Presidente, ho una sola richiesta. L’articolo 159 del Regolamento dichiara che “Il Parlamento vota normalmente per alzata di mano”. Per questa ragione sarebbe corretto verificare se la richiesta del gruppo IND/DEM di svolgere tutti i voti per appello nominale sia compatibile con il Regolamento. Non credo. Vorrei chiedere di procedere entro domani. Ritengo che dovremmo votare oggi come stabilito dall’ordine nell’elenco, ma chiederò che la questione dell’ammissibilità giuridica sia esaminata entro domani.
Marco Cappato (ALDE). – Signor Presidente, due cose: questa telecamera che è posta qui, credo che andrebbe rimossa, per consentire al collega Donnici – come a tutti quanti noi – di potere vedere la presidenza e gli altri colleghi; e ne approfitto per congratularmi con la decisione dell’Ufficio di presidenza del Parlamento europeo di dedicare la sala stampa del Parlamento ad Anna Politovskaja.
Presidente . - Il Regolamento stabilisce che la votazione normalmente avviene per alzata di mano, eccetto nel caso in cui sia specificatamente richiesto un voto per appello nominale.
Quando si svolge una votazione per alzata di mano può accadere una situazione simile, non spesso, ma di tanto in tanto, e solo di tanto in tanto, o perché i deputati non alzano la mano, o perché c’è confusione o, ancora, perché la presidenza commette un errore quando valuta il risultato di una votazione. Pertanto se ciò dovesse succedere, ripetutamente di nuovo , un deputato chiederà una verifica e di conseguenza il Presidente annuncerà una votazione per appello nominale risolvendo così la situazione.
Quindi questo è tutto ciò che è previsto e le nostre votazioni si svolgono in modo assolutamente corretto il 99,9% delle volte.
In ogni caso, il Presidente del Parlamento ha ricevuto una lettera dall’onorevole Booth che evidenzia tale questione e richiede un intervento in merito.
Il problema sarà discusso in sede di Conferenza dei presidenti e, ovviamente, dal gruppo di lavoro che si occupa della riforma dei metodi di lavoro di quest’Assemblea. Questo processo è in corso. Onorevole Farage, stia dunque tranquillo che presteremo grande attenzione alla questione; stiamo cercando di garantire che le cose si realizzino in maniera più agevole ogni giorno.
Onorevole Swoboda, oggi voteremo per appello nominale, in conformità del Regolamento, poiché un gruppo politico ha chiesto questo tipo di votazione. Oggi. E da oggi in poi decideremo.
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, proprio su questo punto, durante l’ultimo mandato parlamentare, un gruppo presieduto dall’onorevole Corbett, del gruppo PSE, ha sottoposto una serie di proposte a quest’Assemblea secondo cui qualora fossero stati presentati più di 100 emendamenti in fase di plenaria, la relazione in questione sarebbe tornata indietro. Si sono susseguite varie occasioni in cui questo non è avvenuto. Mi chiedo se, nel raccomandare alla Conferenza dei presidenti di esaminare tali questioni, possa anche suggerire di prendere in considerazione le ottime racocmandazioni avanzate dall’onorevole Corbet durante lo scorso mandato parlamentare.
Graham Booth (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, conformemente all’articolo 145, vorrei soltanto fare una dichiarazione personale. Sì, come sapete, ho scritto al Presidente del Parlamento lamentandomi della votazione. Da allora, l’ho aggiornato molte volte, poiché la mia richiesta di voto elettronico non è stata accolta dalla commissione. La risposta è stata “nessun seguito”. Infatti, ho scritto numerose volte. Il caso peggiore che ho riportato è stato trasformato da “rifiutato” ad “approvato” con 567 voti contro 17, e 18 astenuti. Questo è il motivo per cui in passato ho definito ridicolo tale sistema. Bisogna davvero occuparsi di ciò.
8.1. (A6-0517/2007, Jacek Saryusz-Wolski) Istituzione di partenariati nel quadro del processo di stabilizzazione e d’associazione (votazione)
8.2. (A6-0506/2007, Bogusław Liberadzki) Controllo dei trasporti su strada di merci pericolose (Competenze esecutive conferite alla Commissione) (votazione)
- Prima della votazione
Bogusław Liberadzki, relatore. - (PL) Signor Presidente, la discussione verte sulla direttiva 95/50/CE. Ho avuto l’onore di riferire all’Assemblea in merito alla sua modifica nel settembre dello scorso anno. Fondamentalmente riguarda funzioni di controllo, dal momento che tale direttiva contiene una notevole quantità di dettagli tecnici relativi a veicoli, carichi e strade. Nel 1996 è stata introdotta una nuova procedura di comitatologia, ovvero una procedura di regolamentazione con controllo.
La nostra commissione vorrebbe proporre di introdurre la nuova procedura di regolamentazione, con controllo come parte del quadro delle competenze della Commissione europea quale condizione di attuazione della direttiva 95/50/CE aggiornata. Di conseguenza, la carica del Parlamento europeo non ne risentirà. Dovremmo evitare un’eccessiva minuzia nella nostra funzione di controllo. La commissione ha adottato all’unanimità il presente progetto di regolamento. Desidero chiedere all’Aula di esprimersi a propria volta con una voce unanime.
8.3. (A6-0513/2007, Paolo Costa) Soppressione delle discriminazioni in materia di prezzi e condizioni di trasporto (votazione)
- Prima della votazione
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, come sappiamo, la proposta originale della Commissione europea includeva in un unico regolamento la proposta emendata del regolamento n. 11 riguardante l’abolizione di discriminazioni nel campo dei prezzi e delle condizioni di trasporto, e l’emendamento al regolamento (CE) n. 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari.
La proposta della Commissione si basava sugli articoli 75, 152 e 95 del Trattato che istituisce la Comunità europea, e la procedura stabilita per adottare la risoluzione è stata la codecisione. I colegislatori, il Consiglio e il Parlamento, hanno deciso di dividere la proposta originale in due regolamenti separati: uno per la modifica del regolamento n. 11 relativo ai trasporti, sulla base dell’articolo 75, paragrafo 3, che non fornisce alcun intervento da parte del Parlamento europeo nel procedimento legislativo, e su cui la commissione per i trasporti ha fornito il suo parere; e un altro regolamento concernente la modifica del regolamento sull’igiene dei prodotti alimentari, sulla base degli articoli 95 e 152, paragrafo 4, lettera b ), su cui la commissione per l’ambiente è in procinto di esprimere a breve un parere. Oggi siamo chiamati a decidere se l’articolo 75, paragrafo 3, offra una base giuridica adeguata per emendare il regolamento sui trasporti. La modifica del regolamento n. 852/2004, come abbiamo affermato, sarà discusso in seguito.
Il regolamento proposto, presentato oggi, contempla la cancellazione dell’articolo 5, la cui validità è cessata nel 1961, e un emendamento all’articolo 6, volto a ridurre gli obblighi amministrativi dei trasportatori, abolendo l’obbligo di conservare copie dei documenti con informazioni complete sui prezzi, poiché tali indicazioni sono comunque incluse nelle note di spedizione e nei sistemi contabili dei trasportatori. Questo emendamento permette di controllare i prezzi e le condizioni di trasporto, e di individuare qualsiasi discriminazione. Perciò si tratta di un emendamento che corrisponde esattamente a ciò che è contemplato nell’articolo 75, paragrafo 3, seconda frase, del Trattato CE, giacché l’emendamento all’articolo 6 è necessario al fine di consentire alle autorità europee di verificare il rispetto del principio di non discriminazione in materia di trasporti conformemente all’articolo 75, paragrafo 3, del Trattato, la commissione giuridica ha osservato che l’articolo 75, paragrafo 3, è l’unica base giuridica utilizzabile in caso di emendamento al regolamento n. 11.
8.5. (A6-0406/2007, Johannes Blokland) Esportazione e importazione di prodotti chimici pericolosi (votazione)
8.6. (A6-0515/2007, Csaba Őry) Applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all’interno della Comunità (votazione)
8.7. (A6-0494/2007, Jorgo Chatzimarkakis) CARS 21: Un quadro normativo competitivo nel settore automobilistico (votazione)
PRESIDENZA DELL’ON. PÖTTERING Presidente
9. Seduta solenne - Gran Muftì della Siria
Presidente . - Onorevoli colleghi, è uno speciale onore e un grande piacere per me oggi, nell’Anno europeo del dialogo interculturale, accogliere con un caloroso benvenuto al Parlamento europeo Sua Eminenza Sheikh Ahmad Badr El Din El Hassoun, Gran Muftì della Siria.
(Applausi)
Come ho sottolineato la scorsa settimana a Lubiana, durante la cerimonia di apertura dell’Anno europeo del dialogo interculturale, il Parlamento europeo attribuisce grande importanza a questo anno dedicato al dialogo tra culture.
Sono fermamente convinto, al pari di molti altri, che sia possibile e fondamentale per le persone di culture e religioni diverse convivere in pace, sia nell’Unione europea che nel mondo intero. Di particolare rilevanza in questo ambito sono le nostre relazioni con i popoli dei paesi sull’altra sponda del Mediterraneo e del Medio Oriente. Il fatto è che i frutti di questo dialogo avranno un effetto duraturo sul nostro futuro comune. Dobbiamo costruire insieme un ponte intellettuale e culturale attraverso il Mediterraneo, parte integrante di un arricchimento reciproco e di valori condivisi.
Costruiamo questo ponte tutte le volte che ci impegniamo in un dialogo continuo, onesto e aperto in cui ci ascoltiamo, scambiamo con franchezza le nostre opinioni e sviluppiamo una comprensione reciproca.
La tolleranza è al centro del dialogo interculturale. Tolleranza non significa indifferenza, ma esprimere i nostri punti di vista, ascoltare e rispettare le convinzioni degli altri.
Nel momento in cui ci sembra impossibile accettare il punto di vista di un’altra persona, occorre ancora considerare tali opinioni con rispetto, scambiare idee e pareri in modo pacifico e, ove possibile, preparare il terreno per un’azione congiunta e pertanto smorzare le tensioni.
Dobbiamo evidenziare ciò che abbiamo in comune, compreso il senso dei valori democratici universali. Primi fra tutti figurano la dignità umana e la difesa dei diritti inalienabili dell’uomo.
Nel 2008 e in seguito, il Parlamento europeo coglierà varie opportunità per impegnarsi in tali confronti. La visita di oggi da parte del Gran Muftì della Siria rappresenta la prima di queste opportunità. Ahmad Badr El Din El Hassoun, già Muftì di Aleppo, è considerato uno straordinario sostenitore del dialogo interreligioso in un paese in cui le comunità religiose in tutte le loro diversità tuttora vivono e lavorano insieme in pace.
Ciò è chiaramente rappresentato dal fatto che nella visita di oggi il Gran Muftì sia accompagnato da autorità religiose di alto rango. È stata una sua espressa volontà, e desidero soprattutto citare Monsignor Antoine Odo, Vescovo cattolico della Chiesa caldea di Siria, che accolgo con piacere.
Sua Eminenza, è ora un onore per me invitarla a rivolgersi al Parlamento europeo.
(Applausi)
Ahmad Badr El Din El Hassoun, Gran Muftì della Siria. -
(L’oratore ha parlato in arabo. Questa è la trascrizione dell’interpretazione inglese)
Un saluto a tutti voi nel nome del nostro Creatore, che ha generato gli uomini dalla stessa terra e il cui spirito ci consente di vivere. La fonte di energia che giunge fino a noi proviene da Dio, il Creatore; noi siamo una sua creazione e quindi vi saluto come fratelli su questo pianeta, miei fratelli nello spirito e nell’umanità.
Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevoli membri, sono giunto qui da un paese in cui non ho deciso di nascere, ma il cielo ha scelto che ne fossi cittadino. Questa terra, che noi chiamiamo “terra santa”, la terra di Al-Sham, che comprende Libano, Palestina, Siria, Giordania e Israele, la terra che ha racchiuso tutte le culture del paradiso: nella nostra terra ha camminato il profeta Abramo, il profeta Mosè vi ha vissuto felicemente, nella nostra terra è nato Gesù (possa la benedizione di Dio posarsi su di lui) e dalla nostra terra è salito al cielo. Maometto, il Profeta, è giunto dalla Mecca nella nostra terra per salire al cielo. Vorrei pertanto che comprendeste il significato di questa terra, fonte di luce e illuminazione, senza la quale non saremmo stati cristiani e discepoli di Abramo e Mosè, e non saremmo stati musulmani, non avremmo avuto la responsabilità di trasmettere al mondo il messaggio divino.
Ringrazio quindi con tutto il cuore voi e il Presidente del Parlamento, che mi ha permesso di aprire questo dibattito culturale nell’anno del dialogo tra le culture.
Dico culture, ma in realtà non esistono culture separate, ma solo un’unica cultura.
Le culture hanno avuto un impatto e arricchito la civiltà degli uomini, e la cultura è una nostra creazione: noi abbiamo dato vita alla cultura. Questo Parlamento non è stato realizzato da un cristiano, da un ebreo o da un musulmano, ma dall’uomo. Questo è un simbolo di cultura, della sua costruzione.
Formiamo tutti un’unica cultura, la cultura dell’umanità. Perciò noi, nella nostra regione, non crediamo affatto in un conflitto tra culture. C’è una cultura unica nell’universo, non è molteplice. Tuttavia, possono esistere o coesistere culture diverse.
(Applausi)
Perciò, vediamo dove esiste un conflitto tra culture. Il conflitto nasce dove c’è ignoranza, terrorismo e arretratezza, ma una persona colta, qualunque sia la sua religione, prenderà la mia mano in modo che possiamo costruire insieme la cultura dell’umanità. Quando l’uomo è andato sulla luna, all’epoca l’Agenzia sovietica e la NASA non erano solo americane o russe, ma anche europee, italiane, tedesche, francesi, belghe e arabe. Tutti insieme hanno realizzato la cultura che ha permesso agli uomini di raggiungere lo spazio.
Così consideriamo ancora una volta il termine o la parola “conflitto” tra culture o civiltà. Ciò si rivela pericoloso poiché una civiltà non si costruisce isolatamente. Coloro che hanno eretto le piramidi sono i nostri progenitori, anche coloro che hanno eretto le piramidi in Cile appartengono ai nostri antenati e quindi, come ho detto, la civiltà è una.
Seconda questione. La civiltà ha una religione? Oppure è una cultura dell’uomo in cui la religione dà i propri valori morali? Non esistono civiltà islamiche, cristiane o ebree. La religione fornisce alla civiltà valori morali, ma la cultura è un qualcosa che abbiamo costruito. Dio ha creato la religione, ma noi la cultura. Questo è ciò che abbiamo realizzato, però la religione è opera di Dio. Quindi, non poniamo limiti alla civiltà poiché è il risultato del nostro lavoro, mentre la religione, come ho detto, è opera di Dio.
Chi crea la civiltà? L’umanità, voi e io. Chi siamo noi, voi e io? Siete diversi da me? No. Non siete l’altra parte. L’animale può essere l’altra parte, ma voi siete miei fratelli e sorelle, qualunque siano la vostra religione o lingua, poiché mia madre è vostra madre, mio padre è vostro padre, e la terra è nostra madre e Abramo nostro padre. Perciò, creiamo una nuova generazione che creda che “l’altro” sia l’animale. Ma l’uomo, di qualunque religione o di qualsiasi luogo, è mio fratello o sorella, il suo sangue è il mio sangue. Il suo spirito è il mio, le sue idee sono le mie, la sua libertà è la mia e la sua cultura è differente dalla mia. In questo modo costruiamo insieme la civiltà. Nella nostra regione non crediamo nella molteplicità delle religioni: non esistono più religioni.
Abramo, Mosè, Gesù e Maometto provengono da un’unica religione, l’adorazione di Dio e la dignità degli uomini. Come per la legislazione e la legge, queste differiscono di quando in quando e a seconda del periodo. Possono esistere molte legislazioni, ma non molte religioni. Quindi, il vostro e il nostro Dio sono lo stesso e l’unico e tutti adoriamo il medesimo Creatore. Perciò non può esistere un conflitto religioso. Questo fatto mi porta ad affermare che non c’è guerra santa. Non credo nelle guerre sante, poiché una guerra non potrà mai essere santa: la pace è santa.
(Applausi)
Allora insegniamo ai nostri bambini nelle scuole, nelle chiese, nei luoghi religiosi e nelle moschee che ciò che è davvero sacro nell’universo è l’uomo e non la Kaaba, la Moschea al-Aqsa o la Chiesa della Trinità, ma l’umanità, la cosa più santa e sacra nell’universo ed è più importante di qualsiasi altra cosa sacra.
(Applausi)
Per quale motivo, onorevoli deputati, vi dico queste cose? Poiché la Kaaba è stata creata da Abramo, un uomo, il muro della Mecca è stato costruito da un ebreo e la chiesa della Trinità da un cristiano. Ma l’uomo: chi lo ha creato? Questa è la creazione di Dio e chiunque distrugga la creazione di Dio non deve essere rispettato.
Chiunque uccida un bambino israeliano o iracheno sarà chiamato a rispondere della sua azione di fronte a Dio, dal momento che quei bambini sono la creazione di Dio su questo pianeta e abbiamo distrutto quella creazione. Possiamo restituire la vita a quelle persone? Se la Kaaba fosse distrutta, i nostri bambini potrebbero nuovamente costruirla e se la Moschea al-Aqsa fosse abbattuta, potremmo ricostruirla. Se la Chiesa della Trinità fosse demolita, la generazione successiva la ricostruirebbe, ma, credetemi, se un uomo viene ucciso, chi è in grado di restituirgli la vita?
Quindi accolgo con estremo favore e mi congratulo con l’Europa che mi ha invitato a venire in questa sede. In questo modo inizio con voi e vi esorto a garantire che il dialogo tra civiltà sia continuo e aperto al fine di creare condizioni fondate su una base civile, non religiosa o etnica, poiché la religione è una relazione tra voi e Dio, ma noi dobbiamo convivere in questo mondo in maniera pacifica. Non impongo a voi la mia religione e voi non imponete a me la vostra. Questa è una faccenda tra noi e il Creatore.
Allora, costruiamo una nuova generazione che crede che la civiltà degli uomini sia un compito comune e che i più nobili di tutti siano umanità e libertà, dopo Dio certamente. Se vogliamo vedere la pace nel mondo, cominciamo dalla terra di pace: Palestina e Israele. Così possiamo dire alle gente, coma aveva fatto il Papa anni fa, anziché erigere il muro, edifichiamo ponti di pace, dal momento che la Palestina è la terra della pace. Considerando il costo della costruzione di quel muro, in realtà potremmo consentire a bambini cristiani, ebrei e musulmani di frequentare la stessa scuola e vivere come fratelli e sorelle in una scuola di pace.
(Applausi)
Sì, lo scorso anno in Siria abbiamo teso le nostre mani verso di voi. Il Presidente Bashar-al-Asad ha teso le mani verso il mondo e ha affermato “Voglio una vera pace”. Oggi non porterò con me un’arma, ma porterò sempre le parole di pace per pormi dinanzi al mondo e affermare che non ci sarà più nessuna guerra da oggi in poi. Il vincitore in guerra sarà uno sconfitto se è per un momento vittorioso perché ha ucciso esseri umani, tuttavia i reali vincitori sono coloro che sono diventati fratelli di altre persone. Non è la terra a essere santa, ma l’uomo. Creiamo un mondo santo una volta che l’uomo diventa la persona santa.
Inoltre, non credete ai mezzi di informazione, poiché questi ultimi in numerose occasioni non dicono la verità. Molti di voi mi hanno fatto visita in Siria e sono venuti alla mia moschea, e io li ho accompagnati nelle chiese e hanno osservato il modo in cui viviamo, come un’unica famiglia, e che non crediamo nella semplice coabitazione, ma nella famiglia. Musulmani, ebrei o cristiani, crediamo in un’unica casa, la casa della vita.
Come voi, per 10 anni ho vissuto quale parlamentare in Siria, e, nel momento in cui sono entrato in aula, non ho sentito di rappresentare il mio partito politico o il mio gruppo perché fossi indipendente; piuttosto, rappresentavo ciascuna persona che mi aveva chiesto, ma anche che non lo aveva fatto, di rappresentarla, dal momento che le persone sono miei fratelli o sorelle, e io ero il rappresentante di ciascuno nel paese. Perciò, voi rappresentate i vostri paesi o partiti politici oppure l’essere umano? Siate rappresentanti per noi e la vostra gente, poiché l’umanità nell’universo è unica.
Sì, dovete rappresentarci in merito alle questioni di pace, sincerità e fede. Oggi il mondo islamico è testimone di guerra in molti dei suoi paesi. Questo mondo deve conquistare la pace, l’ha sempre agognata e, se esistono crisi inevitabili, ciò accade per colpa dell’ingiustizia. La cristianità è giunta per assicurare la pace, altrimenti non siamo in grado di comprendere quale fosse la missione dei profeti come Mosè, che chiedevano di conseguire la pace. Nessuno voleva uccidere una persona, e chiunque voglia uccidere una persona si oppone alla propria fede e religione. Non utilizziamo la religione per uccidere; la religione è a favore della pace e della vita.
Sì, questo è il messaggio dal mio paese, da una terra benedetta dal cielo e in cui tutti i profeti hanno camminato e vissuto.
La donna è una persona importante nella nostra terra ed è onorata, sia ebrea, cristiana o musulmana, nonostante probabilmente abbia subito ingiustizie a causa dell’uomo. Le donne partecipano a tutti i livelli nel nostro paese e i leader del mio paese, compreso il presidente, chiedono la partecipazione delle donne in tutti i settori della società.
Questa città è un nome per la pace. Ho visto come è stata edificata e ho affermato che il miracolo del XX secolo è l’Europa. Questo miracolo ha assistito alla prima e alla seconda guerra mondiale ed è quindi riuscito ad abbattere il muro di Berlino senza spargimenti di sangue, non una sola goccia. Tutta l’Europa si è riunita e la sua gente si è riunita in un solo Parlamento. Quindi, potete aiutarci a ottenere un parlamento così, un parlamento dell’uomo, spirituale, universale? Aiutateci, poiché la Siria e l’intero mondo islamico attendono voi, musulmani o cristiani che siano.
Infine, dal momento che quest’anno Damasco è la capitale della cultura araba e voi avete avviato l’Anno del dialogo interculturale, vorrei esortare a concordare l’organizzazione di un incontro per le culture nella capitale della cultura araba, Damasco, per sostenere che il mondo è uno solo e che stiamo porgendo le mani al Libano, poiché il Libano ha un unico popolo, e tutti dovremmo favorire la creazione di un Libano e di una vera Palestina, un vero Israele, un vero Iraq, una terra di pace per ognuno.
(Applausi prolungati)
Presidente . - Onorevoli colleghi, i vostri applausi dimostrano che quest’Assemblea è unanime nel ringraziare il Gran Muftì della Siria, Sheikh Ahmad Badr El Din El Hassoun, per il suo messaggio di opposizione alla violenza, alla guerra e al terrorismo. La dignità umana è fondamentale per lui, e questa è la base per la cooperazione tra culture. La sua è una tolleranza che afferma che noi abbiamo il nostro punto di vista, che non siamo costretti ad accettare il punto di vista di un altro, ma che lo rispettiamo e che, quindi, conviviamo pacificamente in questo mondo, riconoscendo la dignità dell’uomo. La ringrazio, Sua Eminenza, per essersi rivolto a noi qui al Parlamento europeo.
Presidente . - L’ordine del giorno reca il turno di votazioni.
(Per i risultati dettagliati della votazione: vedasi processo verbale)
Graham Booth (IND/DEM) . – (EN) Signor Presidente, molto brevemente, non ritengo si sia attenuto in modo al Regolamento nel corso della votazione.
Ha detto “la votazione è aperta”, ma non ha domandato “tutti i membri hanno votato?” prima di dichiarare “la votazione è chiusa” e non ha letto ad alta voce i risultati.
Penso non abbia seguito la procedura.
Presidente . - Onorevole Booth, il risultato della votazione è sullo schermo. Dato che per tutte le votazioni di oggi ha chiesto il voto per appello nominale, questa è la procedura che stiamo utilizzando; ciò che cerco di fare è rendere questa forma di votazione il più semplice possibile per l’Assemblea, se lei è d’accordo, onorevole.
10.1. (A6-0481/2007, Piia-Noora Kauppi) Trattamento fiscale delle perdite in situazioni transfrontaliere (votazione)
10.2. (A6-0518/2007, Glenis Willmott) Strategia comunitaria 2007-2012 per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro(votazione)
⁂
Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, mi riferisco agli articoli 152 e 160 del Regolamento, riguardanti la procedura di voto e le votazioni per appello nominale. È ovvio che il Regolamento è stato utilizzato male e in modo totalmente opposto alle intenzioni. Potrei chiedere, tramite lei, che esperti come l’onorevole Corbett e altri esaminino molto attentamente ciò che è accaduto oggi? A mio modo di intendere, il Presidente ha facoltà di decidere che qualsiasi richiesta di votazione per appello nominale sia dichiarata non valida. Ciò può diventare una necessità nel momento in cui, in futuro, ci troveremo di fronte a sessioni di voto più impegnative.
Reinhard Rack (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, in quest’Aula disponiamo di un Regolamento molto liberale e, soprattutto, favorevole alla minoranza, e giustamente è così. È nostra volontà e nostro dovere preservarlo. Tuttavia, questa situazione presuppone che i diversi gruppi esercitino adeguatamente i loro diritti di minoranza e non ne approfittino. Qualora ciò accadesse, come oggi, dovremmo ripensare a questa pratica.
Daniel Hannan (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, devo contestare le due mozioni di procedura appena sollevate. In merito a ciò le norme sono assolutamente chiare. Ogni gruppo ha il diritto di chiedere votazioni per appello nominale. La Presidenza non è dotata di potere discrezionale. In definitiva abbiamo sempre accettato che, in qualsiasi sede democratica, la maggioranza seguisse il suo corso, ma ciò che abbiamo appena sentito è la posizione più intollerante che non consente alcuna opposizione, alcun parere discordante, e, se i miei colleghi desiderano capire perché l’Unione europea è così impopolare presso gli elettori fuori da qui, dovete soltanto considerare il vostro atteggiamento intollerante nei confronti di chiunque esprima un parere diverso dal vostro.
(Applausi)
Presidente . - Onorevole Hannan, che io sappia, tutte le votazioni avvenute questa mattina, si sono svolte per appello nominale. Pertanto, il Regolamento è stato seguito meticolosamente.
Nigel Farage (IND/DEM). – (EN) Signor Presidente, vorrei richiamare l’attenzione sugli onorevoli Beazley e Rack, e forse su di lei, Presidente, poiché oggi è la prima volta da quando siedo al Parlamento europeo che possiamo effettivamente essere sicuri che i risultati siano corretti, poiché normalmente si tratta di una farsa! Perciò non lamentatevi di noi, vi stiamo aiutando nel riordinare questo luogo in modo che in futuro la maggior parte di tale lavoro sia fatta in commissione e non dobbiamo avere a che fare con centinaia e, in alcuni casi, migliaia di emendamenti. Ciò che abbiamo portato a termine rientra pienamente nel Regolamento e tutti voi, in particolare coloro che credono in questa sede, dovrebbero trarne una lezione.
Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, in base all’articolo 171 del Regolamento, presento la seguente mozione a nome del gruppo socialista al Parlamento europeo: considerata l’urgente necessità di discutere il Regolamento e la sua interpretazione, chiedo che la seduta sia sospesa da questo momento e che tutte le altre discussioni, incluse le dichiarazioni di voto, siano posticipate alle dieci di questa sera.
(Applausi)
Presidente . - Quattordici deputati hanno chiesto dichiarazioni di voto per ciascuna delle sette discussioni tenutesi ieri e questa mattina. Quattordici deputati, ognuno dei quali ha chiesto una dichiarazione su ciascuno dei sette dibattiti: dieci sono membri del gruppo IND/DEM, due del gruppo PPE/DE e due sono Non Iscritti.
Se tali dichiarazioni di voto si svolgessero ora, probabilmente occorrerebbero circa due ore del nostro tempo.
Pertanto, propongo all’Assemblea la seguente mozione di procedura: svolgiamo le dichiarazioni di voto e rimaniamo in Aula ancora per due ore oppure sospendiamo adesso la seduta come proposto dall’onorevole Schulz e procediamo stasera con le dichiarazioni di voto.
(Il Parlamento manifesta il suo assenso)
Onorevoli deputati, la notifica delle dichiarazioni di voto sarà fornita alle 15.00.
11. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
(La seduta, sospesa alle 12.55, riprende alle 15.00)
PRESIDENZA DELL’ON. Gérard ONESTA Vicepresidente
12. Ordine del giorno
Presidente . – Onorevoli colleghi, vi rammento che 19 deputati hanno chiesto tempo per le dichiarazioni di voto orali su ciascuna delle sette relazioni adottate prima di pranzo. Inoltre ci sono dieci ulteriori richieste individuali di dichiarazioni di voto. In teoria, la durata delle dichiarazioni di voto sarebbe così pari a 143 minuti, un po’ più di due ore. Al fine di poter svolgere oggi tali dichiarazioni di voto, propongo pertanto la seguente modifica al nostro ordine del giorno:
la dichiarazione della Commissione relativa ai rifiuti in Campania, al momento prevista per le 21.00, sarà effettuata immediatamente dopo la relazione Angelilli sui diritti dei minori.
Le dichiarazioni di voto saranno quindi effettuate nel corso della seduta serale, dopo l’interrogazione orale relativa allo statuto dei deputati europei eletti in Polonia.
L’ordine dei lavori sarà pertanto il seguente:
– dalle 15.00 alle 17.30: relazione Cashman, relazione Angelilli, quindi la dichiarazione della Commissione relativa ai rifiuti in Campania,
– dalle 17.30 alle 19.00: Tempo delle interrogazioni alla Commissione,
– in seguito, durante la seduta serale, dalle 21.00 a mezzanotte, avremo nell’ordine: la relazione Pack, la relazione Graefe zu Baringdorf, le interrogazioni orali relative allo statuto dei deputati eletti in Polonia e, infine, le dichiarazioni di voto relative alle questioni messe al voto prima di pranzo.
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, una mozione di procedura riguardo a un chiarimento del Regolamento come è stato utilizzato poc’anzi. Conformemente all’articolo 171, invocato dall’onorevole Schulz, relativo alla sospensione della seduta, non si dice che, poiché avevamo terminato le votazioni ed eravamo prima di una dichiarazione di voto, la disposizione potrebbe essere invocata in quel particolare momento. Se quindi la seduta venisse sospesa, è consuetudine in quest’Aula che, quando si riprende la seduta, si prosegue con l’ordine dei lavori, e quest’ultimo, in base a esperienze precedenti in Parlamento e a ciò che abbiamo fatto negli otto anni in cui sono stato presente, riporterebbe le dichiarazioni di voto. Mi fa piacere tornare qui in qualsiasi momento sia necessario per fornire le mie dichiarazioni di voto, poiché desidero farlo per numerose relazioni.
Vorrei chiederle quale fosse la base della decisione relativa all’articolo 171, poiché non credo rispettasse la procedura; lei sa di alterare il Regolamento, come faccio io qui, per andare contro le volontà democratiche di alcuni membri del Parlamento. È uno strano tipo di democrazia quando si tenta di zittire una minoranza che sta cercando di operare attenendosi al Regolamento.
Presidente . – Onorevoli colleghi, vorrei richiamare alcuni punti fondamentali della nostra attività. Il Presidente può sospendere la seduta in qualsiasi momento.
È sufficiente che mi alzi, che abbandoni questo seggio e i nostri lavori saranno automaticamente interrotti. State tranquilli, non ho intenzione di allontanarmi dal seggio, ma tenete presente che basta che il Presidente si alzi e lasci l’Aula per far cessare le attività.
Quindi la mia prima osservazione è: la seduta è stata interrotta poiché rientra appieno nelle competenze del Presidente sospendere i lavori quando lo ritiene opportuno.
Una seconda regola assoluta è la seguente: si tratta di una seduta plenaria e soltanto la seduta plenaria ha il controllo, il controllo totale, dell’ordine del giorno. Questa è la ragione per cui vi propongo di modificare l’ordine del giorno secondo i principi appena proposti.
Se non aveste intenzione di apportare le modifiche presentate, allora in questo caso, e solo in questo caso, onorevole Heaton-Harris, lei avrebbe ragione, e riprenderemmo a lavorare secondo l’ordine del giorno precedentemente stabilito.
Quindi ora domanderò se i deputati si oppongono formalmente alle modifiche all’ordine del giorno che ho appena proposto. Ascolteremo formalmente la motivazione contro la proposta, e poi sceglierò un oratore a favore.
Jim Allister (NI). – (EN) Signor Presidente, senza dubbio è vero che lei, come Presidente, potrebbe abbandonare il seggio e l’Assemblea sarebbe sospesa. Tuttavia, non è sulla base di questo quanto è avvenuto prima della pausa pranzo, ma di una proposta ai sensi dell’articolo 171, da parte dell’onorevole Schulz, che l’assemblea andava sospesa.
L’articolo è chiaro, quando è avanzata una tale proposta, deve esserci un oratore a favore e uno contro. Non era questo il caso, ammettendo che la proposta fosse irregolare e non fosse possibile votarla e che la decisione non è vincolante. Perciò lei ora deve reinserirla nell’ordine del giorno.
Presidente . – Vi ricordo nuovamente che l’Assemblea è un’autorità sovrana. Perciò, il Presidente della seduta ha facoltà di comportarsi come sto facendo ora, vale a dire invitare due colleghi a parlare, uno a favore, l’altro contro. Rientra nelle prerogative del Presidente.
L’Assemblea deve senza dubbio tenere una votazione, ma ritengo che stamattina si sia svolta una votazione e che sia stata confermata per via elettronica. Non penso che il risultato del voto possa essere contestato.
Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, desidero soltanto riconoscere che il Presidente che ha guidato la seduta questa mattina, ha in effetti dimenticato di chiedere chi avrebbe voluto esprimersi a favore e chi contro la proposta. Allo stesso modo, tuttavia, è vero che un’evidente maggioranza di quest’Aula ha votato per non discutere o ascoltare ora le dichiarazioni di voto, ma alle dieci di questa sera. Adesso c’è una nuova proposta, che vorrei sostenere a nome del mio gruppo e, credo, anche a nome di altri deputati. Ritengo che la soluzione che ha avanzato sia ragionevole, e dovremmo vedere come si svolgerà la votazione. Inoltre, come ha affermato, l’Assemblea è sovrana. La maggioranza dell’Aula deciderà.
(Applausi)
Presidente . – Onorevoli colleghi, ho scelto un oratore contro e uno a favore della mozione. Se qualcuno desidera intervenire in merito, dovrà essere per un’altra questione, non per esprimersi nuovamente a favore e contro. Se invece è questa la vostra intenzione, non posso concedervi la parola.
Daniel Hannan (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, una mozione di procedura, quest’Aula, come ha affermato, deve essere sovrana, tuttavia deve seguire il proprio Regolamento.
La sospensione o la chiusura di una seduta rientrano nell’articolo 171 e cito “Nel corso di una discussione o di una votazione la seduta può essere sospesa o chiusa”. Ora, questa mattina non ci trovavamo nel corso di una discussione o di una votazione, eravamo dopo una votazione.
In aggiunta, l’articolo 163, “Dichiarazioni di voto”, non prevede la discrezione della Presidenza di non ascoltare le dichiarazioni o di modificare la durata. Stabilisce in modo esplicito “Allorché la discussione generale è conclusa, ogni deputato può rilasciare una dichiarazione orale di non oltre un minuto”.
È vero che le regole di quest’Aula forniscono un consistente potere arbitrario all’oratore. Tuttavia, questi sono due elementi a cui tale potere non è applicabile, e quest’Assemblea ha scelto, nella maniera più evidente, di sradicare il proprio Regolamento anziché ritardare il pranzo di un paio di persone.
Devo dire che tale situazione rappresenta il modo in cui l’Unione europea sta procedendo con la ratifica del Trattato di Lisbona, anzi, della Costituzione europea, dal momento che straccia il regolamento quando non le sembra adatto, anziché tollerare un altro punto di vista.
Presidente . – Onorevoli colleghi, vi propongo quanto segue: ovviamente questo pomeriggio, in sessione plenaria, non possiamo valutare tutte le diverse discussioni in merito all’interpretazione di questo articolo.
Se i deputati hanno intenzione di presentare recriminazioni, fate sì che avvengano per iscritto al Presidente del Parlamento. Sono certo che le farà pervenire alla commissione competente.
Ora sono soltanto interessato a definire l’ordine del giorno. Ho avanzato una proposta. Ho ascoltato un deputato contro e uno a favore e adesso la metto ai voti.
(Il Parlamento approva la richiesta)
(L’ordine del giorno è così modificato)
13. Approvazione del processo verbale della seduta precedente
Presidente . – Il processo verbale della seduta di lunedì 14 gennaio 2008 è stato distribuito.
Vi sono osservazioni?
Cristiana Muscardini (UEN). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, lei è molto gentile a darmi la parola dopo venti minuti rispetto a quella in cui la chiedevo, eppure sono centrale rispetto alla Presidenza. Signor presidente, io parlo giusto per il verbale e per la democrazia di quest’Aula.
È bene che la Presidenza del Parlamento e tutti i presidenti dei gruppi sappiano che due errori non fanno mai una ragione. Ciò che è politicamente utile non sempre è politicamente corretto, e dopo avere sentito oggi il Gran Muftì, noi dobbiamo decidere in maniera chiara e univoca per tutti se in quest’Aula noi seguiamo la democrazia del regolamento o seguiamo l’interesse che ciascuno di noi può avere a seconda delle circostanze.
Questa mattina è stato fatto un errore rispetto al regolamento del Parlamento e non è che facendo una votazione oggi con un’Aula vuota noi rimediamo a quell’errore. Noi facciamo un altro errore a scapito della nostra democrazia. Io non sostengo per il gruppo UEN se sia importante parlare dei rifiuti in Italia , alle 21.00 di questa sera o alle 17.00 del pomeriggio. Se sia importante che le dichiarazioni di voto seguano, come sempre è stato in questo Parlamento, il voto quando il voto si è espresso come avrebbe dovuto essere questa mattina. Ma vi chiedo, le chiedo, signor presidente, lei mi può togliere anche la parola, le dico che non mi interessa nulla, le dico, signor presidente, qual è il regolamento di questo Parlamento? Lei lo sa? Rispetto di questo quesito lei vuole rispondere a quest’Aula deserta che vota in base a chi è stato chiamato e non a chi autonomamente voleva esprimere un giudizio! Buffone!
Presidente . – Signora presidente, confido nel fatto che il mio tono sarà misurato quanto il suo è stato alterato. Le ho dato la parola per sapere se fosse a favore o contro l’approvazione del processo verbale di lunedì 14 gennaio. Non è intervenuta in merito. Tuttavia, mi sono mostrato gentile nell’ascoltarla fino alla fine e spero che i nostri colleghi saranno grati per il tono con cui ha deciso di rivolgersi all’Assemblea.
Devo quindi presumere che non ci siano osservazioni, poiché la signora presidente non ha nuovamente richiesto la parola.
(Il Parlamento approva il processo verbale della seduta precedente)
14. Quadro pluriennale per l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (2007-2012) (discussione)
Presidente . – L’ordine del giorno reca la relazione presentata dall’onorevole Michael Cashman, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, relativa alla proposta di decisione del Consiglio recante attuazione del regolamento (CE) n. 168/2007 in merito all’adozione di un quadro pluriennale per l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali per il periodo 2007-2012 [COM(2007)0515 - C6-0322/2007 - 2007/0189(CNS)] (A6-0514/2007).
Una mozione di procedura: l’onorevole deputato può spiegarmi a quale articolo del Regolamento si riferisce?
Roger Knapman (IND/DEM) . – (EN) Signor Presidente, intervengo in merito a una mozione di procedura ai sensi dell’articolo 171. Proprio ora ha annunciato all’Assemblea che 19 deputati hanno chiesto di prendere la parola. Prima di pranzo, eravamo stati informati che si trattava di 14 deputati. So che quando si parla di statistiche, e, in particolare, quando non ci sono votazioni per appello nominale, le cose si svolgono liberamente in quest’Aula, ma potrebbe spiegare la differenza tra questi due dati?
Presidente . – Mi risulta difficile fornire una spiegazione immediata, tuttavia cercherò di fare del mio meglio.
Riceviamo le richieste d’intervento in tempo reale, e ho spesso presieduto in occasione delle dichiarazioni di voto. Sicuramente, nel momento in cui l’onorevole Vidal-Quadras ha fatto l’annuncio, erano presenti quattordici nomi sulla tribuna di fronte a lui, poi nei secondi o nei minuti successivi, altri deputati si sono avvicinati alla tribuna per chiedere al Presidente di parlare. Questa è senza dubbio la ragione per cui il numero è salito da quattordici a diciannove nell’intervallo tra il mio annuncio di un momento fa e quello dell’onorevole Vidal-Quadras. Tuttavia, è una questione molto interessante e verificheremo l’articolo in merito.
Se è possibile, torniamo ora alla relazione Cashman, e iniziamo subito con il rappresentante della Commissione.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. - (EN) Signor Presidente, prima di tutto, vorrei ringraziare il Parlamento per la cooperazione molto costruttiva e il sostegno a favore della rapida adozione del quadro pluriennale per l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali per il periodo 2007-2012.
In particolare, desidero ringraziare il relatore, l’onorevole Cashman, per il suo personale impegno sull’argomento. Il quadro pluriennale 2007-2012, come proposto dalla Commissione e discusso in sede di commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, consentirà all’Agenzia di operare al meglio delle proprie capacità. Vorrei ribadire che comprendo appieno il ragionamento alla base di ciascun emendamento presentato dal relatore. Sono lieto di affermare di poter accogliere l’emendamento n. 1, l’emendamento n. 2 relativo alla nozione di minoranze etniche, gli emendamenti nn. 3, 4, 5, 8, 13 (in parte) relativo alla nozione di discriminazione multipla, 15 relativo alla nozione di esclusione sociale e 16 – in particolare poiché tutti questi emendamenti riflettono le soluzioni di compromesso raggiunte durante le discussioni tra la Presidenza, la Commissione e il relatore.
Per quanto riguarda gli altri emendamenti, non posso accoglierli per varie ragioni giuridiche e tecniche che ora illustrerò molto brevemente. Alcuni emendamenti non rispettano il regolamento di base, vale a dire gli emendamenti nn. 10, 11 e 18. In alcuni casi, gli emendamenti vanno oltre il regolamento, in particolare l’emendamento n. 17. In altri, sono in contraddizione con il regolamento, naturalmente secondo me, come l’emendamento n. 10. Altri non sono in linea con i requisiti relativi al principio di legiferare meglio, nello specifico gli emendamenti nn.2, 7 e 13, relativamente all’aggiunta di “minoranze nazionali tradizionali e linguistiche”, già coperte dal regolamento.
Alcuni emendamenti non rientrano nella competenza comunitaria o dell’Agenzia, ovvero gli emendamenti nn. 14 e 15 (in parte). Infine, l’emendamento n. 12 limiterebbe in modo significativo il campo di applicazione delle aree trattate dall’Agenzia, come indicato nell’articolo 2 della nostra proposta.
Una considerazione relativa all’emendamento n. 6. Non sono a sfavore della sostanza della disposizione. Tuttavia, la proposta del quadro pluriennale non è, secondo me, la sede migliore per introdurre dichiarazioni generali sulla natura e la definizione dei diritti dell’uomo.
Questo aspetto è affrontato al meglio nelle relative convenzioni internazionali e nella Carta. Tuttavia, non mi opporrò a tale emendamento se il Consiglio e il Parlamento intendono accoglierlo.
Infine, non posso accogliere gli emendamenti nn. 7 e 9. In merito all’emendamento n. 7, il quadro pluriennale è progettato per disciplinare gli obblighi a carico delle istituzioni europee e/o degli Stati membri finalizzati a controllare il rispetto di tutte le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo cui aderiscono gli Stati membri.
In merito all’emendamento n. 9, non è necessario un riferimento a una revisione del quadro pluriennale prima del periodo di cinque anni, dato che la Commissione, il Consiglio e il Parlamento possono sempre chiedere di andare al di fuori del campo di applicazione dell’articolo 2 del quadro.
Parlando in generale, il periodo di tempo di cinque anni è stato stabilito al fine di evitare di compromettere l’efficacia del lavoro dell’Agenzia, che ha bisogno di tempo per pianificare la sua attività e comunicarla. L’introduzione di revisioni sistematiche potrebbe rischiare di indebolirne il lavoro.
Infine, secondo me, l’istituzione dell’Agenzia rappresenta un grande successo a favore della promozione del rispetto dei diritti fondamentali nell’Unione europea. È inoltre un successo in termini di cooperazione interistituzionale. Ora dobbiamo definire le condizioni adeguate per l’Agenzia affinché operi con successo e dimostri il suo valore negli anni a venire.
Michael Cashman, relatore. - (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Vicepresidente Frattini per le parole che ha pronunciato.
Se il Parlamento potesse avvalersi della procedura di codecisione in merito, godremmo di una posizione molto più solida. Devo dire ai colleghi presenti qui oggi, che ho incontrato ONG e società civile all’inizio, al pari di altri relatori ombra, per vedere in quale modo potessimo intervenire. Per me era chiaro sin dal principio che, se avessi potuto, avrei compilato un elenco infinito, poiché i diritti dell’uomo sono davvero importanti: sono la ragione principale per cui sono state fondate le istituzioni in modo da non tornare mai a quelle condizioni che hanno generato la seconda guerra mondiale e l’ombra spaventosa allungatasi su così tanti popoli diversi e così tante minoranze diverse.
Tuttavia, la realtà è che siamo solo consultati, motivo per cui sono stato costretto a prendere una posizione tutt’altro che facile. È estremamente difficile per me, essendo omosessuale, rifiutare di includere nello specifico l’omofobia. Eppure, se voglio essere coerente nell’applicazione del principio secondo cui necessitiamo di inserire ciò che non è incluso, devo quindi rinunciare proprio alle cose che desidero nel profondo del cuore. È stato veramente complicato.
Sono lieto di affermare che tale relazione è stata adottata con 48 voti a favore, nessuno contrario e 8 astensioni. Questo indica che ciò di cui disponiamo – anche se, a dire il vero, ci sono alcuni emendamenti che personalmente non condivido – rappresentano le volontà della commissione. Desidero congratularmi con la Presidenza portoghese e il mio collega presente qui in Aula che ha lavorato a strettissimo contatto con me, che ha sostenuto il Parlamento al fine di cercare di raggiungere una posizione che il Consiglio e la Commissione potessero appoggiare.
Mi fa piacere che il Commissario abbia escluso nove dei diciotto emendamenti. Abbiamo ottenuto il 50% del sostegno, certo vorrei un sostegno totale, ma vivo nel mondo politico reale. Desidero soprattutto che l’Agenzia abbia successo. Le fonti dell’Agenzia sono la Carta dei diritti fondamentali e tutte le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo che condividiamo con gli Stati membri.
Tuttavia, alcune delegazioni, vari politici e determinati Stati membri vorrebbero che l’Agenzia non riuscisse nel suo compito. Non vogliono che sia efficace ed è questa la ragione per cui sono stato assolutamente specifico nelle richieste che stiamo avanzando al riguardo. Voglio che ce la faccia. Ritengo che gli emendamenti adottati in sede di commissione contribuiranno a conseguire l’obiettivo, senza gravare l’Agenzia con indebite richieste che vanno al di là delle risorse, in termini sia umani che finanziari.
Alcuni gruppi di donne hanno affermato che non sono stati compiuti molti progressi, ma abbiamo introdotto la prospettiva di genere e abbiamo tenuto conto dell’Istituto per l’uguaglianza di genere. Certamente, è essenziale la complementarietà, ma non dobbiamo avere duplicazione poiché, di nuovo, sarebbe uno spreco di risorse.
Quindi permettetemi di concludere e ascoltare, molto probabilmente la cosa più importante e una delle più difficili da mettere in pratica in politica. Consentitemi di ascoltare il dibattito, ma non sarò in grado di sostenere gli emendamenti che saranno presentati prima della plenaria domani per un semplice principio: all’inizio ho affermato che non è stato possibile inserire un’intera gamma di emendamenti e per modificare tale posizione adesso occorrerebbe riprendere l’accordo raggiunto con i relatori ombra. Di certo le lingue minoritarie sono importanti, sicuramente altri settori sono rilevanti, ma non esiste niente di più importante dell’Agenzia per i diritti fondamentali che ottenga buoni risultati nel lavoro per cui è stata concepita.
Libor Rouček, relatore per parere della commissione per gli affari esteri. – (CS) Onorevoli colleghi, l’istituzione all’inizio dello scorso anno dell’Agenzia per i diritti fondamentali è un passo molto importante e necessario verso la tutela e il sostegno dei diritti umani fondamentali all’interno e al di fuori dell’Unione europea. Purtroppo, il quadro a lungo termine non è ancora stato approvato e al momento devono essere risolte alcune questioni personali. La commissione per gli affari esteri chiede pertanto che questa situazione sia risolta il più presto possibile. Laddove è coinvolta l’attività dell’Agenzia al di fuori dell’Unione europea, la commissione per gli affari esteri sostiene le misure adottate al fine di evitare il raddoppiamento del lavoro e di garantire il necessario coordinamento delle iniziative con le organizzazioni internazionali impegnate in materia, soprattutto il Consiglio d’Europa, le Nazioni Unite e l’OSCE. Anche noi riteniamo che il dialogo sui diritti umani sia essenziale per le relazioni tra l’Unione e i paesi in via di sviluppo. Accogliamo quindi con favore il fatto che l’Agenzia sia disposta alla partecipazione di paesi candidati. Infine, supponiamo che, non appena entrerà in vigore il Trattato di riforma e sarà creata la carica di Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, l’Agenzia fornirà tutto il contributo alle attività di tale figura.
Kinga Gál, a nome del gruppo PPE-DE. – (HU) Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Sono molto lieta che abbiamo conseguito l’adozione del programma quadro per l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, e desidero ringraziare il relatore per il suo lavoro e per la disponibilità a collaborare dimostrata nell’ambito di ciò che ha rappresentato un compito straordinario.
Ora è altrettanto importante per le istituzioni, gli Stati membri e i cittadini dell’UE che l’Agenzia avvii la propria attività quanto possibile, dato che è stata ufficialmente creata il 1°marzo dello scorso anno a Vienna, ma non è ancora dotata di struttura, mandato o direzione adatti allo scopo.
È dunque molto importante che il programma quadro sia adottato adesso. Abbiamo affrontato un problema piuttosto complesso qui; da un lato, potremmo elencare infinite problematiche relative ai diritti umani e questioni giuridiche fondamentali, ma, dall’altro lato, dobbiamo considerare ciò che oggi renderebbe questa Agenzia davvero idonea allo scopo.
Secondo me, il mio collega, l’onorevole Cashman, ha cercato di riunire questo parere in modo da soddisfare al contempo i due criteri precedenti: occuparsi con flessibilità dei problemi relativi ai diritti umani che riguardano tutti noi in modo sensibile, e allo stesso tempo far sì che l’Agenzia sia idonea allo scopo.
Penso che il Parlamento sostenga appieno queste proposte, e, nonostante abbia ascoltato attentamente il Commissario Frattini che ha affermato che è inaccettabile per lui e per la Commissione, spero sinceramente che il Consiglio comprenda le nostre numerose questioni, dato che possono essere i principali fattori per la corretta gestione da parte dell’Agenzia del proprio lavoro in modo da concentrarsi su problemi reali.
La tematica delle minoranze linguistiche e nazionali è stata omessa dall’elenco originale, ma è inclusa nella proposta. La considero un elemento molto importante, dal momento che oggi rileviamo che questi problemi emergono a più riprese, e l’Unione dovrà assolutamente confrontarsi con loro; deve essere coinvolta. Spero quindi che quest’Agenzia sarà in grado di rivolgere ad essi la propria attenzione. Non si tratta di “una tigre di carta”, ma di un’istituzione realmente operativa. Grazie per l’attenzione.
Stavros Lambrinidis, a nome del gruppo PSE. – (EL) Signor Presidente, l’Agenzia per i diritti fondamentali deve alla fine iniziare a compiere la sua importante attività. Questa è la ragione per cui il relatore, con cui mi congratulo, è stato costretto a limitare gli emendamenti al programma proposto al fine di facilitare un rapido accordo interistituzionale su tale questione di rilievo. Di certo sarebbe preferibile se i settori considerati includessero i diritti sociali, e ci fossero riferimenti espliciti ai problemi della tratta di essere umani e alla tutela della sfera privata e della dignità umana nel quadro delle misure contro il terrorismo. Tuttavia la porta rimane aperta.
Oggi mi concentro in particolare su un importante emendamento che io e alcuni altri colleghi abbiamo presentato, un emendamento che è stato approvato e che si riferisce esplicitamente a un’amministrazione efficace e indipendente della giustizia, tra cui i diritti dell’imputato e dei sospettati.
Signor Presidente, una volta indebolita la fiducia pubblica nell’autonomia e nell’imparzialità del sistema giudiziario, anche la base delle nostre società democratiche è minata, e per questo motivo, molto giustamente, tra le responsabilità dell’Agenzia figurava dall’inizio questa dimensione. Allo stesso tempo, tuttavia, tendiamo a dimenticare che ciascun individuo è innocente fino a prova contraria. La messa alla berlina dell’accusato da parte dei mezzi di informazione per alzare gli indici d’ascolto, o perfino da parte dei governi e dei funzionari per effimeri vantaggi politici, viola palesemente questo principio. E i sospettati, signor Presidente, soprattutto in questo periodo e in un’era in cui accade che numerosi principi fondamentali possono essere distorti nel nome della lotta al terrorismo, non possono essere oppressi, maltrattati e privati dei loro diritti fondamentali senza conseguenze. Se esiste una qualche fonte di insegnamento, allora di certo è Guantánamo, il cui sesto anniversario è appena trascorso e a cui, purtroppo, nessuno ha fatto riferimento.
Sophia in ‘t Veld, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto permettetemi di esprimere tutta la mia stima per il relatore, l’onorevole Cashman. L’ho sempre considerato un grande alleato nella lotta per la difesa dei diritti fondamentali. Ciò che non condivido con il relatore, pertanto, non è la sostanza o il contenuto, ma la strategia. Sarebbe una strategia rinunciare a due priorità in cambio del sostegno da parte del Consiglio, ma il Consiglio ci offre abbastanza affinché abbandoniamo ciò a cui miriamo? Secondo me no, e visto come stanno le cose preferisco chiarire la mia posizione.
Gli emendamenti presentati dal gruppo ALDE propongono quattro priorità aggiuntive, vale a dire l’omofobia, la vita privata, la politica antiterrorismo e i diritti fondamentali, e la discriminazione contro i rom, e ora rappresentano le quattro principali aree in cui gli Stati membri violano in continuazione i diritti umani. L’Agenzia per i diritti fondamentali dovrebbe diventare una sorta di custode al fine di mantenere gli Stati membri sulla retta via, ma purtroppo non è riuscita a farlo. In ogni caso, è già divenuta una tigre sdentata. Per quanto mi riguarda, e certamente anche quando ho ascoltato le parole pronunciate poc’anzi dal Commissario Frattini, il Parlamento europeo, quale partner più importante dell’Agenzia per i diritti fondamentali, dovrebbe semplicemente stabilirne con chiarezza le priorità.
Onestamente, se contiamo sul contributo o su un accordo con il Consiglio, mi chiedo allora dove sia il Consiglio oggi. Temo perciò di trovarmi profondamente d’accordo con il relatore sul contenuto – mi consulterò con il mio gruppo, ma mi spiace affermare che non posso sostenere la strategia.
Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, l’Agenzia per i diritti umani è stata istituita sulla base dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia. Tale cambiamento potrebbe essere stato il precursore di un miglioramento. L’Osservatorio di Vienna era noto per la sua inaffidabilità e per la facilità con cui le denunce di razzismo e antisemitismo fossero usate in maniera inappropriata, come nel caso, ad esempio, nel 2001 e nel 2005, in merito a Radio Maryja, alla Lega repubblicana e al mio stesso paese, la Polonia.
Se la nuova istituzione seguirà le raccomandazioni del relatore, presto ripeterà i vecchi errori. La proposta di riesaminare e valutare le aree tematiche, la flessibilità o le cosiddette misure proattive, sono solo citazioni dalla motivazione fornita per questa relazione, non sono altro che il via libera all’Agenzia di agire in maniera incontrollata, imposta da ideologie estreme e al di fuori del diritto internazionale. Nulla di tutto ciò ha realmente importanza, in fin dei conti non sarebbe l’unico caso in cui si sprecherebbe denaro europeo, ma un sistema per la tutela dei diritti umani che è privo dell’inquadramento del diritto internazionale, e che è lasciato ad antirazzisti di professione, perde la risorsa più importante di cui dispone, vale a dire la credibilità.
Cem Özdemir, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, abbiamo votato per la relazione in sede di commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. La approveremo di nuovo in questa sede, anche se ci associamo a molte delle critiche espresse in Aula, perfino dallo stesso relatore. Una delle mie questioni è già stata sollevata dal relatore. Anche se l’Agenzia per i diritti fondamentali continuerà a occuparsi di discriminazione sessuale, problemi come l’omofobia, purtroppo, non rientrano nel suo mandato. Alla luce dei dibattiti svoltisi in Europa e allo stato attuale delle discussioni, è deplorevole che non siamo stati in grado di giungere a un compromesso con il Consiglio e la Commissione.
Occorre affrontare altre questioni. In sede di commissione abbiamo presentato alcuni emendamenti, ma purtroppo sono stati tutti respinti. Ho intenzione di ricordarne solo alcuni. La discriminazione contro i Rom sarebbe stata un importante problema da affrontare, al pari della tutela della vita privata. La protezione dei dati sarebbe stata un altro punto essenziale. Qui in Europa abbiamo conseguito un certo livello, che dobbiamo far rispettare nell’ambito dell’Unione nell’interesse della nostra credibilità. Tuttavia, è fondamentale, non ultimo alla luce della nostra esperienza nella lotta al terrorismo, esaminare il contesto in cui la lotta al terrorismo possa essere conciliata con i diritti fondamentali. Si tratta di un’altra questione che varrebbe includere nel mandato dell’Agenzia per i diritti fondamentali.
Tutti concordano che l’Agenzia per i diritti fondamentali dovrebbe diventare operativa il più presto possibile, ma non siamo ancora riusciti a trovare un accordo su un direttore. Esiste quindi un certo margine di dubbio riguardo al fatto che l’Agenzia sia effettivamente in grado di svolgere le sue funzioni. La buona notizia è che non ci saranno più molte di queste procedure. Quando il Trattato UE riveduto entrerà in vigore dal 2009, dovremmo avere a disposizione altri processi attraverso i quali incanalare il coinvolgimento del Parlamento europeo in questi dibattiti.
Bairbre de Brún, a nome del gruppo GUE/NGL. – (GA) Signor Presidente, accolgo con favore la relazione dell’onorevole Cashman relativa all’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali. I membri della commissione per le libertà civili hanno svolto un lavoro notevole su questa importante questione. Mi congratulo con loro e con il relatore.
Ma approvo soprattutto i miglioramenti grazie ai quali la discriminazione relativa alle lingue tradizionali e alle minoranze viene inclusa nelle competenze specifiche dell’Agenzia. Invito i colleghi a sostenere queste riforme domani.
Le Nazioni Unite hanno proclamato quest’anno, il 2008, l’Anno internazionale delle lingue. L’Unione europea deve partecipare a quest’impresa, e anche noi dobbiamo seguirne l’esempio.
Sono personalmente coinvolta in tale questione. Sto continuando a lavorare a livello europeo onde chiedere le risorse necessarie affinché l’irlandese diventi una lingua di lavoro dell’UE, e a livello di collegio elettorale per sostenere la campagna a favore di una legge sulla lingua irlandese, una normativa estremamente necessaria nell’Irlanda del Nord per tutelare i diritti di coloro che parlano irlandese.
Questi diritti al momento non possono essere esercitati. Saranno disponibili se inseriti in una normativa vincolante e se un organismo come l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali riuscirà a sfidare i miei compatrioti e altri in materia di discriminazione in base alla lingua.
Koenraad Dillen (NI) . – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, intendo votare nel modo più assoluto contro questa relazione, poiché vedo che l’Agenzia quale custode europea per la correttezza politica sta ottenendo sempre maggiore sostegno in Europa. Se l’Agenzia afferma che tutelerà i diritti fondamentali dei cittadini, in effetti è una minaccia per alcuni dei nostri diritti e delle libertà più fondamentali e per il principio di sussidiarietà.
Il fantasma della correttezza politica che ossessiona l’Europa significa che la libertà d’espressione deve sottostare alle pretese di una particolare religione, ovvero l’Islam, che non accetta alcuna critica.
L’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia, cui l’Agenzia dovrebbe subentrare, ha in modo del tutto arbitrario posto sullo stesso piano la legittima espressione di opinioni contrarie all’immigrazione e gli aspetti negativi dell’Islam con il razzismo. L’Osservatorio ha inoltre affermato che l’islamofobia rappresenta una nuova forma di discriminazione e che, a seguito degli scontri per le vignette olandesi, occorrono leggi antiblasfeme. Quando da uno studio commissionato è emerso che la violenza contro gli ebrei in Europa era ad opera principalmente di giovani musulmani, il direttore dell’Osservatorio ha subito cestinato il testo.
Poche persone in quest’Aula sembrano ancora rendersi conto che la libertà d’espressione è il diritto fondamentale supremo e che i progressi nella storia sono sempre stati guidati da progressi nella libertà di pensiero. L’Europa in passato non sarebbe mai stata il centro del mondo priva al contempo della libertà di poter dire la verità senza mezzi termini e senza inibizioni, per quanto offensiva. Questa relazione e l’Agenzia hanno fatto prendere a tale principio una brutta china.
Íñigo Méndez de Vigo (PPE-DE) . – (ES) Signor Presidente, l’istituzione di un quadro pluriennale per l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali è una questione di straordinaria importanza per quelli di noi che ritengono che i diritti basilari fanno parte del DNA degli europei. Pertanto desidero unirmi al relatore e agli altri oratori che hanno dichiarato di voler procedere con il quadro pluriennale e con il lavoro dell’Agenzia.
Ritengo inoltre che questa sia una relazione equilibrata che, come ha affermato l’onorevole Gál, cui va il mio appoggio quale portavoce del mio gruppo, si sforza di essere proficua senza peccare di eccessiva ambizione.
Mi pare che l’espressione utilizzata dal relatore fosse realistica. Poiché la relazione è realistica, vorrei domandare al Commissario Frattini, al mio buon amico Franco Frattini, un po’ più di sostegno. Approvare soltanto nove dei 18 emendamenti da noi presentati mi sembra uno sforzo mediocre da parte della Commissione europea, e uno sforzo, signor Vicepresidente della Commissione, è ciò che occorre per una questione di tale importanza.
Ho avuto la fortuna e l’onore di essere il presidente della delegazione del Parlamento alla convenzione che ha redatto la Carta, e sono stato altresì onorato di essere a capo dell’intergruppo di ADT Fourth World, e abbiamo ottenuto un risultato positivo con un emendamento, il numero 15: includere la lotta all’esclusione sociale e alla povertà negli obiettivi dell’Agenzia. Per quale motivo? Poiché chiunque sia socialmente escluso, viva in estrema povertà, in definitiva non gode di alcun diritto di base e questa è la ragione per cui siamo del parere che sarebbe un importante segnale politico per i nostri concittadini che l’emendamento n. 15 fosse considerato in modo più favorevole da parte sua, signor Vicepresidente della Commissione. Infine, noi deputati rappresentiamo la gente e la gente ci chiede di interessarci delle persone meno abbienti come di quelle agiate.
Quindi, onorevole Commissario, spero che questo dibattito contribuirà a farle comprendere l’importanza di approvare più dei nove emendamenti accolti, e di sostenere la posizione del Parlamento europeo in merito.
Magda Kósáné Kovács (PSE) . – (HU) Molte grazie, signor Presidente. A nove mesi di distanza dalla cerimoniosa consegna dell’Agenzia per i diritti fondamentali, non mi fa piacere dire che l’istituzione non è in grado di svolgere la propria attività, e che non ha ancora una dirigenza.
Questa settimana il Parlamento adotterà perlomeno il programma quadro pluriennale, per cui desidero ringraziare il relatore, l’onorevole Cashman. Il programma quadro pluriennale è essenziale per il lavoro dell’Agenzia e per la sua efficacia nel controllare i diritti fondamentali e nel decidere come intervenire. Il processo di accordo trilaterale tre per la creazione della carta costitutiva ha lasciato aperte alcune strade che è nostro dovere continuare a percorrere.
Ad esempio, la dichiarazione del Consiglio aveva intenzione di utilizzare l’influenza politica per ottenere la possibilità per l’Agenzia di esaminare l’applicazione dei diritti umani nel settore della cooperazione con la polizia e la magistratura su richiesta dell’Agenzia. Per gli Stati membri e l’Unione è importante avvalersi delle opportunità di cui dispongono finché questo rappresenta inconfutabilmente il compito dell’Agenzia, dopo l’entrata in vigore del Trattato di riforma.
Analogamente, è nostra responsabilità comune rendere indiscussi i diritti individuali e comunitari delle minoranze nazionali ed etniche, non solo impedendo la discriminazione, ma anche richiedendo un’effettiva applicazione della legge. In linea di massima, il riconoscimento dei diritti sociali quali diritti umani, non può nemmeno essere messo in dubbio, poiché non esiste dignità umana senza la sicurezza di base.
Si tratta di un cliché, ma è vero che ogni decisione vale comunque di più della sua attuazione. Le parole del Vicepresidente Frattini hanno insinuato un piccolo dubbio, ciononostante mi auguro che l’Agenzia sia coerente nel proteggere i diritti umani.
Hubert Pirker (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, desidero cogliere l’opportunità per affrontare due questioni di fondo. La prima è che spero di cuore e chiedo con urgenza un intervento immediato affinché si nomini il direttore dell’Agenzia per i diritti fondamentali non appena il programma di lavoro sia stato adottato, nell’ottica di istituire un’agenzia che dovrebbe essere completamente operativa il più presto possibile.
La seconda questione è che vorrei utilizzare il presente dibattito per esortare ancora una volta una valutazione dell’attività e del servizio di tutte le agenzie. In realtà, non sono certo che tutte le agenzie operino nel modo in cui vorremmo o che debbano esistere per l’eternità; al contrario, credo fermamente che ci siano alcune strutture parallele e che di certo sarebbe possibile fare a meno di alcune agenzie senza che nessuno si accorga della loro mancanza o ne risenta. Vorrei domandare quando la Commissione intende avviare tale valutazione.
Genowefa Grabowska (PSE) . – (PL) Signor Presidente, mi congratulo con il relatore, onorevole Michael Cashman, e vorrei fare un’osservazione, ovvero: durante le riunioni della commissione LIBE abbiamo discusso in dettaglio se l’Agenzia per i diritti fondamentali svolgerà o meno lo stesso lavoro del Consiglio d’Europa. Siamo giunti alla conclusione che non succederà, ma ho l’impressione che invidiamo il Consiglio d’Europa per il peso che ha, che gli consente di applicare uno specifico sistema giuridico.
Mi sembra che l’Agenzia per i diritti fondamentali, nonostante le condizioni e le competenze che possiede, dovrebbe basarsi fortemente sulla Carta dei diritti fondamentali. Ciò dovrebbe offrire una chiara comprensione che anche l’Agenzia è custode della Carta dei diritti fondamentali, pure per quei cittadini e quegli Stati membri che non hanno accettato appieno la Carta dei diritti fondamentali. Ritengo che ciò sia molto importante e che l’Agenzia per i diritti fondamentali dovrebbe muoversi in questa direzione con il nostro contributo e con il sostegno del Parlamento europeo.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. - (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti coloro che sono intervenuti per i loro suggerimenti e contributi.
In primo luogo, l’Unione europea deve essere, e dovrebbe essere percepita dai cittadini, non solo come il miglior difensore ma anche come il miglior promotore dei diritti fondamentali. Con ciò, intendo i diritti dei gruppi e delle comunità nonché i diritti dei singoli. Questo è un approccio molto importante.
Inoltre, sono dell’avviso che, dopo la proclamazione della Carta e la firma del Trattato di Lisbona, l’Agenzia debba diventare il più efficace strumento europeo in questo campo. A tale proposito, vorrei che il Parlamento organizzasse quanto prima l’audizione della rosa di candidati per la carica di direttore, affinché l’Agenzia possa iniziare l’attività al meglio delle proprie capacità.
Concordo pienamente con il relatore, l’onorevole Cashman, sul fatto che l’Agenzia debba cominciare ora a operare. Un sovraccarico di mansioni rischierebbe di rendere l’Agenzia un organismo solido in apparenza, ma che nella pratica non è in grado di agire con la rapidità necessaria.
Infine, sono consapevole delle preoccupazioni espresse da molti di voi, e posso annunciare che, prima della fine del periodo di cinque anni, sarò disposto a impiegare le competenze della Commissione per chiedere all’Agenzia di trascendere il campo di applicazione dell’articolo n. 2, segnatamente nel campo della giustizia e della cooperazione in materia di sicurezza.
Un’ultima osservazione: sono d’accordo su ciò che ha dichiarato il mio collega e amico, l’onorevole Méndez de Vigo, e seguirò con attenzione i suoi suggerimenti, in particolare in merito all’emendamento n. 15, al fine di tentare di soddisfare le aspettative manifestate riguardo a una strategia europea contro la povertà.
Vorrei ribadire che sono pronto ad accogliere l’emendamento n. 6, nonostante, in linea di principio, non sia d’accordo sul suo contenuto. Mi auguro che il mio tentativo di soddisfare le vostre aspettative faccia piacere all’onorevole Cashman.
Presidente . – La ringrazio, signor Commissario, l’Assemblea sembra apprezzare.
Michael Cashman, relatore. - (EN) Signor Presidente, ringrazio il Commissario per aver ceduto sulla questione molto importante dell’emendamento n. 6, che stabilisce che “tutti gli essere umani nascono uguali e pertanto i diritti umani sono indivisibili e inviolabili.”. Ringrazio i colleghi per il loro contributo, e posso affermare soltanto che, nel momento in cui uno dei deputati non iscritti dichiara che essi non voteranno a mio favore, quando quegli estremisti in Parlamento votano contro di me e la mia relazione, il mio cuore è pieno di gioia e il mio cervello mi dice che abbiamo avuto ragione nel modo più assoluto. Poiché non deve sussistere alcun estremismo quando si tratta della tutela dei diritti dell’uomo, tranne quando li si difende.
Vorrei dire alla mia buona amica Sophia in ‘t Veld che ovviamente sono d’accordo con lei, tuttavia ritengo che le questioni dei Rom, della vita privata e dell’omofobia siano già incluse. In effetti, la problematica dei Rom sarebbe già contemplata nell’ambito della discriminazione in funzione dell’etnia e della razza. Desidero rivolgermi al collega onorevole Lambrinidis che la Carta dei diritti fondamentali e la Convenzione europea sui diritti dell’uomo ci forniscono il settore in cui operare sulla base della vita privata, impedendo la tratta di esseri umani e affrontando l’esclusione sociale. L’onorevole Gál ha affermato che è assolutamente vero che si tratta della fattibilità dell’Agenzia e questo è ciò cui dobbiamo far fronte.
È la ragione per cui ho incluso la discriminazione multipla. Dobbiamo ricordarci che non ci occupiamo soltanto delle aree che si possono coprire. Queste sono aree tematiche basate su fondamenti oggettivi quali la Carta dei diritti fondamentali e le convenzioni internazionali, che tutti gli Stati membri condividono.
Al mio grande amico l’onorevole Cem Özdemir – çok teşekkür ederim! – vorrei dire, in merito alla protezione dei dati, che sì, è stata inserita. Inoltre, possiamo avvalerci del garante europeo della protezione dei dati e delle direttive in materia, e l’ultima cosa che vogliamo è una duplicazione.
È apprezzabile e dovremmo festeggiare. Sta per essere presentata la relazione Angelilli. Si tratta di una relazione di iniziativa, benché qui esista un impegno assoluto, non una propria iniziativa, non una richiesta, sul fatto che i diritti dei bambini debbano rientrare nella sfera di competenze dell’Agenzia che protegge i diritti fondamentali. Inoltre, mi congratulo con l’Aula e la esorto a votare con me. Non discutiamo oltre, non perdiamo tempo, restiamo concentrati, portiamo a termine il nostro lavoro e, signor Presidente, risparmi il martelletto per un’altra occasione!
Irena Belohorská (NI) . – (SK) Desidero protestare con forza contro ciò che l’onorevole Cashman ha appena affermato: appartengo al gruppo dei non iscritti e vorrei affermare che in passato, quando ero membro del Consiglio d’Europa, ho elaborato una relazione riguardante il divieto del lavoro minorile e ho inoltre partecipato alla preparazione di un’altra relazione sui diritti dei minori. Questa è la ragione per cui dissento fortemente dalle osservazioni del relatore, che ha dichiarato di non interessarsi al fatto che qualcuno del gruppo dei non iscritti non voterà a suo favore.
Presidente . – Onorevole Cashman, replichi di persona alle osservazioni ricevute come un attacco personale.
Michael Cashman, relatore. - (EN) Signor Presidente, ovviamente, quando ho formulato il mio commento, non mi riferivo all’onorevole collega.
Mi riferivo in generale ai membri non iscritti, ma nello specifico alle osservazioni dell’onorevole Dillen, che ritengo siano estremiste. Non avevo comunque alcuna intenzione di offendere l’onorevole collega, il cui operato parla da sé.
Presidente . – Posso confermare che, almeno per quanto riguarda l’interpretazione francese, l’osservazione è stata fatta in riferimento agli estremisti, e non ai membri non iscritti. Il relatore ha operato una chiara distinzione.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà giovedì 17 gennaio 2008.
15. Verso una strategia dell’Unione europea sui diritti dei minori (discussione)
Presidente . – L’ordine del giorno reca la relazione presentata dall’onorevole Roberta Angelilli, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, su una strategia dell’Unione europea sui diritti dei minori [2007/2093(INI)] (A6-0520/2007).
Roberta Angelilli, relatrice. - Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio ringraziare i colleghi, per prima cosa per la preziosa collaborazione, ed in particolare il vicepresidente Frattini per l’impegno sin dall’inizio del suo mandato a favore della difesa dei diritti dei bambini.
La relazione ovviamente non ha la pretesa di esaurire tutti temi, ma credo che sia un ottimo punto di partenza. L’obiettivo era quello di porre le basi per una strategia finalizzata a promuovere e salvaguardare i diritti dei minori sia nelle politiche interne che esterne dell’Unione europea e a sostenere gli sforzi degli Stati membri in questo settore. Come premessa abbiano voluto ribadire la specificità dei diritti dei minori che vanno assolutamente distinti dalla categoria più generale dei diritti fondamentali, di cui peraltro sono parte integrante.
La strategia mira innanzitutto all’affermazione dei diritti positivi dei minori, tra cui il diritto ad una famiglia, il diritto alla salute, all’istruzione, all’inclusione sociale, ma anche il diritto al divertimento, al gioco, allo sport, come pure il diritto ad un ambiente pulito e protetto. In sostanza il fine è quello di creare una società a misura di bambino, in cui i bambini possano sentirsi protetti e protagonisti..
Proprio per questo la relazione poggia su due presupposti principali: 1) partecipazione attiva dei bambini alle scelte che li riguardano; 2) il cosiddetto mainstreaming cioè l’inserimento e la promozione dei diritti dei bambini in tutte le politiche dell’Unione europea. Insomma i diritti dei minori devono diventare finalmente una priorità politica per l’Europa, anche perché i bambini rappresentano circa il 30% dei cittadini europei e per loro c’è ancora molto da fare a partire dalla lotta alla violenza e agli abusi, con fenomeni in preoccupante crescita come la pedofilia e la pedopornografia in rete. L’obiettivo generale è quello di mettere al bando ogni forma di violenza comprese le cosiddette pratiche tradizionali, i delitti d’onore, i matrimoni forzati e non basta solo la certezza della pena per gli autori delle violenze, ma bisogna garantire una strategia di prevenzione in particolare a supporto dei minori a rischio.
Un’altra priorità è la lotta alla povertà infantile. Vale infatti la pena ricordare che anche all’interno dell’Unione europea il 19% dei bambini vive sotto la soglia di povertà e che pertanto è necessario prevedere misure d’aiuto adeguate anche a sostegno delle loro famiglie. In particolare poi si chiedono azioni mirate per i bambini Rom e per i bambini di strada, che spesso sono costretti a chiedere l’elemosina diventando facili vittime dello sfruttamento della tratta e della criminalità organizzata.
Un altro elemento su cui si poggia la strategia è garantire l’istruzione e la formazione per tutti i minori, anche quelli più poveri e svantaggiati. Così come vanno intraprese misure destinate ai minori diversamente abili al fine di evitare ogni forma di discriminazione. Siamo tra addetti ai lavori e pertanto forse è superfluo fare in questa sede l’elenco di tutte le emergenze da affrontare: dalla diffusione dei videogiochi violenti, all’aumento dei casi di sottrazione internazionale dei minori, la complessità burocratica che rende difficili le adozioni internazionali, il dramma dei bambini soldato, il lavoro minorile, la mancanza di registrazione alla nascita dei bambini, il numero impressionante dei minori scomparsi di cui non si hanno più notizie. E si potrebbe continuare questo elenco a lungo.
In realtà occorre mettere in rete strumenti adeguati ed informazioni tempestive per scambiarsi esperienze vincenti e buone prassi, mettere in sinergia strumenti di collegamento anche giuridici e penali per affrontare i problemi concretamente e in tempo reale, possibilmente riuscendo a prevenirli.
Concludo, Presidente, dicendo che con l’approvazione del trattato di Lisbona abbiano qualche chance in più. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea fa oggi parte del trattato e quindi anche l’articolo 24, che disciplina espressamente i diritti del bambino, stabilendo quindi una base giuridica per l’attuazione della strategia. A questo punto dobbiamo non solo noi Parlamento, ma soprattutto gli Stati membri, metterci immediatamente al lavoro.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. - Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio vivamente l’onorevole Angelilli per questa relazione.
È chiaro che per me, dall’inizio del mio mandato, i diritti dei bambini sono stati, come dire, una top priority, sono stati un punto centrale nella mia agenda e la collaborazione con questo Parlamento, anche in questo campo, permette oggi di avere delle linee politiche che saranno il risultato di questa relazione – che io auguro sarà adottata a larghissima maggioranza – delle linee d’azione che la Commissione seguirà, perché non vi è nemmeno un punto in quella relazione che io non condivida. Si tratta di iniziative orizzontali che toccano tante politiche, ma il comune denominatore è che i minori, cioè i bambini, sono il cuore della nostra società e quindi è chiaro che essi meritano il massimo della nostra attenzione.
Nelle settimane prossime io valuterò, e i miei uffici valuteranno con me, la concreta applicabilità con iniziative concrete, intendo dire dei singoli punti che sono contenuti nella relazione dell’onorevole Angelilli. Vi sono già, debbo dirlo, delle azioni in corso: dalla presentazione di una comunicazione che voi avete tenuta in conto, una comunicazione che risale ormai al luglio 2006, una comunicazione complessiva verso una strategia europea per i diritti dei bambini, che ha l’obiettivo tutto politico di rendere i diritti dei bambini priorità politica, come appunto ricordato dall’onorevole Angelilli.
Vi sono delle iniziative che sono state avviate: quella di attivare un numero telefonico comune, il 116 000, che sia un numero comune in tutta Europa per una linea di soccorso. Colgo l’occasione per invitare i molti Stati membri che sono ancora indietro nella concreta applicazione di questa misura a non perdere ulteriormente tempo, l’appello ovviamente non è al Parlamento, ma ai governi dei paesi membri. Questa decisione è stata presa oltre un anno fa e più della metà degli Stati membri ancora non ha linee telefoniche di soccorso in pratica funzionanti, pur essendo una decisione che, io credo, si sarebbe potuta attuare davvero in breve tempo.
Abbiamo discusso nello scorso mese di ottobre, insieme con la Presidenza a Lisbona, la possibilità di mettere insieme una rete europea di sistemi di allerta precoce in caso di rapimento o di scomparsa di bambini. Voi sapete che abbiamo preso il buon esempio del sistema francese, abbiamo visto come funziona in Belgio, abbiamo preso atto che il Portogallo e la Grecia stanno realizzando – avranno già in queste settimane realizzato – dei sistemi, ma è chiaro che un rapitore di bambini non conosce confini e quindi i sistemi di allerta non si possono fermare ai confini geografici.
Abbiamo lavorato molto sulla criminalità che attacca i bambini attraverso Internet. Abbiamo lavorato con una conferenza a livello di esperti lo scorso mese di novembre, che ha portato a dei risultati importanti sotto il profilo tecnico per una cooperazione idonea all’interconnessione dei sistemi elettronici di prevenzione e di reazione contro la cosiddetta pedofilia on line, che è una delle minacce più terribili per i bambini, e voi sapete che grazie all’inclusione tra le priorità 2007 di Eurojust ed Europol siamo stati in grado di smantellare numerose reti internazionali di pedofilia che operavano attraverso la rete Internet.
Abbiamo presentato una relazione sempre a novembre scorso – che è uno dei punti sottolineati – una relazione sullo stato di attuazione della decisione quadro del lontano 2004 sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei minori. In quella relazione, lo ricorderete, ho messo in luce come un numero troppo alto di paesi membri ancora non ha trasposto la decisione quadro del 2004, ormai quasi quattro anni fa, sullo sfruttamento sessuale dei minori.
Certamente abbiamo creato uno strumento utile con il Forum europeo. La prima esperienza in Germania, sotto presidenza tedesca, è stata principalmente dedicata all’abuso di Internet, alla violenza nei videogiochi. Il prossimo Forum europeo per i diritti dei bambini che si terrà sotto la Presidenza della Slovenia affronterà altri temi, ne sottolineo uno, quello delle adozioni internazionali. Faremo il punto e, come auspicato dall’onorevole Angelilli, stiamo verificando un modo concreto per invitare i bambini, i rappresentanti dei minori a prendere parte direttamente alle riunioni del Forum europeo. Voi capite quanto è delicato invitare dei bambini anche piuttosto piccoli a partecipare a queste riunioni, ma l’obiettivo è deciso e quindi seguiremo anche questa suggestione del Parlamento.
Stiamo sviluppando un sito web europeo dedicato ai bambini, scritto e realizzato in modo semplice, che spieghi, ad esempio, come guardarsi dai troppi pericoli alla sicurezza dei bambini nella vita quotidiana in un modo non aggressivo e non scioccante, però spiegando come si può fare a stare alla larga, diciamo così, dai pericoli. Ne abbiamo appena parlato, intendo dire dell’Agenzia per i diritti fondamentali: una delle mie proposte è stata di porre nel programma pluriennale i diritti dei bambini come una delle aree prioritarie per le attività dell’Agenzia dei diritti fondamentali.
Dobbiamo fare ancora molte cose. Ha ragione lei, onorevole Angelilli, ci dobbiamo occupare dei bambini migranti. È un tema che affronteremo specificamente nel quadro della politica europea sull’immigrazione: i bambini sono spesso vittime, spesso comunque sono i più vulnerabili all’interno del grande sistema delle migrazioni. Dobbiamo insistere con più forza nell’attuazione del piano d’azione europeo contro il traffico di esseri umani, dedicandoci particolarmente ai bambini, oltre che alle donne, cioè le due categorie più deboli che sono spesso vittime di un traffico internazionale di esseri umani. Ci dobbiamo occupare di come finanziare con dei programmi europei delle proposte e dei progetti concreti.
Il nuovo programma Dafne, il programma anch’esso nuovo “Diritti fondamentali”, ci possono permettere, ad esempio, di aiutare anche finanziariamente la rete europea di Ombudsman per i bambini. È una rete a cui attribuisco grande importanza e, chiaramente accanto a questo, quelle organizzazioni non governative che lavorano in questo campo. Il nuovo programma, lo conoscente il “Dafne 3”, è stato rifinanziato e può essere uno strumento particolarmente utile.
In conclusione, onorevoli deputati, io sono ovviamente più che pronto, desideroso di continuare a sviluppare questa strategia politica, ma anche per dare risultati molto concreti ai nostri cittadini in uno dei terreni che ci sta particolarmente a cuore.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou, relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e dell’uguaglianza di genere. – (EL) Signor Presidente, la tutela dei diritti dei minori non è mai stata priva di politiche interne ed esterne dell’Unione europea, ma, a causa della mancanza di una base giuridica, tali politiche sono state frammentate, e per questa ragione, signor Vicepresidente, la sua proposta a favore dello sviluppo di una strategia per la tutela dei diritti dei minori è stata accolta con favore dal Parlamento europeo, e anche dalla società civile. Confidiamo nel fatto che sarà rafforzata con l’entrata in vigore del Trattato di riforma, che includerà come parte integrante la Carta dei diritti fondamentali, come ha osservato la relatrice, l’onorevole Angelilli, con cui mi congratulo per le sue capacità di sintesi e per la presentazione del testo di oggi.
Con la possibilità di un approccio integrato e coordinato alla tutela dei minori a livello europeo – tra le altre cose, un ringraziamento va alle numerose interessanti proposte avanzate dalla Commissione, il minore deve essere visto non come una vittima, ma come il titolare di diritti e obblighi inequivocabili, che dovrebbe crescere in un ambiente familiare sano con la certezza che saranno soddisfatte le sue esigenze materiali e non materiali.
Il rispetto per i diritti dei minori dovrebbe essere rafforzato non soltanto tramite la pianificazione di iniziative europee, ma anche grazie alla volontà politica degli Stati membri, con misure volte a corrispondere alle necessità fondamentali dei minori e a proteggerli da molteplici pericoli.
La commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere si è concentrata, nel suo parere, sulla questione relativa al sostegno della madre e della famiglia nell’adempimento dei loro obblighi. Ha esortato ad aiutare i gruppi vulnerabili, ovvero i minori a rischio a causa di abusi e mancanza di istruzione, assistenza sanitaria, nutrizione adeguata e opportunità per sviluppare e raggiungere il loro potenziale.
La conciliazione delle vite professionali dei genitori con la vita familiare: questo è un diritto inalienabile del minore e rappresenta inoltre la realizzazione di un capitale di valore e di un investimento nella società del futuro. Sia all’interno che al di fuori dell’Unione europea, gli innegabili diritti dei minori sono spesso violati, ed esiste ancora un trattamento discriminatorio dovuto alla diversità di sesso. Ci sono stereotipi e percezioni di genere che emarginano alcuni gruppi di minori e soprattutto le bambine e le giovani madri. La tutela delle donne, soprattutto durante la gravidanza e la crescita dei bambini, deve essere una necessità, affinché i minori, sin dai primissimi momenti della loro vita, possano godere dei loro diritti fondamentali.
Irena Belohorská, relatrice per parere della commissione per gli affari esteri. – (SK) Onorevole Chairman, la ringrazio molto e un ringraziamento va anche all’onorevole Angelilli per la relazione che ha presentato.
Accolgo con favore il fatto che la Presidenza slovena abbia scelto quale una delle sue priorità la questione dei minori coinvolti in conflitti armati, che era anche una delle mie tematiche. Il mio parere a nome della commissione per gli affari esteri affronta inoltre la necessità di registrare i bambini al momento della nascita. I bambini non registrati sono invisibili, e di conseguenza spesso diventano vittime di abusi sessuali o della tratta di minori; sono imprigionati insieme agli adulti e impiegati come combattenti effettivi nelle forze armate, poiché è impossibile stabilire se sono già adulti o meno. Il certificato di nascita di un bambino ne garantisce il nome e la nazionalità, nonché l’accesso all’assistenza sanitaria ad esempio. Tuttavia, mi dispiace che la relazione sia stata adottata solo in gennaio: la maggior parte dei pareri era stata votata e presentata alla commissione prima dell’estate e il documento avrebbe potuto essere adottato prima.
Occorre trovare con urgenza una soluzione a tale problema dei diritti dei minori. Una dimostrazione di questo è il recente caso del trasferimento in Francia di oltre 100 bambini del Ciad. Lo scopo dell’iniziativa consisteva nell’aiutare le famiglie abbandonate del Darfur, dei minori – orfani, si sarebbero occupati genitori adottivi in Europa. Tuttavia, le Nazioni Unite hanno confermato che nella maggior parte dei casi i minori non erano orfani e non provenivano dal Darfur, ma dal Ciad, il paese confinante.
Trovare una soluzione alla questione dei diritti dei minori non è soltanto una necessità per i paesi in via di sviluppo, ma anche nostra.
Glenys Kinnock, relatrice per parere della commissione per lo sviluppo. –? (EN) Signor Presidente, innanzi tutto desidero sottolineare che la commissione per lo sviluppo ritiene sia molto importante per la Commissione integrare i diritti dei minori in tutti gli aspetti della politica di sviluppo, in quanto considera tale azione come uno strumento volto al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. So che la comunicazione della Commissione propone di affrontare tali problematiche.
Vorrei affermare molto chiaramente che abbiamo bisogno di un approccio basato sui diritti dei minori e di tralasciare l’attenzione comune riservata finora in questo dibattito a temi quali la tratta di minori, i rapimenti e la pornografia. Dobbiamo garantire che comprendiamo che stiamo discutendo di diritti dei minori: i diritti dei bambini a essere consultati, i diritti dei bambini ad essere ascoltati e i diritti dei bambini a ottenere il rispetto da parte degli adulti e non a sentirsi impartire dagli adulti ciò che dovrebbero fare.
Accolgo inoltre con estremo favore il fatto che il Trattato di Lisbona menzioni i diritti dei minori. Guardiamo a ciò con soddisfazione poiché oggi soltanto i diritti degli animali godono di questo tipo di base giuridica nell’Unione europea, e noi dobbiamo con urgenza far sì che anche i bambini possano valersi della stessa.
Infine, nel mondo e nella stessa Europa, abbiamo bisogno di verificare che ciò di cui ci occupiamo sia salvaguardare la vita dei bambini e, in generale, migliorare il benessere di tutti i bambini in Europa e nel resto del mondo.
Dimitrios Papadimoulis, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. – (EL) Signor Presidente, innanzi tutto desidero congratularmi con l’onorevole Angelilli per il lavoro costruttivo che ha svolto.
La strategia per i diritti dei minori è un positivo passo avanti verso un approccio coordinato alla politica interna e alle relazioni esterne.
La commissione per l’occupazione, di cui ho redatto il parere che sto presentando, evidenzia gli aspetti sociali della violazione dei diritti dei minori. Si concentra sulla povertà dei minori, che colpisce circa un bambino su cinque nell’Unione europea. Sottolinea inoltre il problema del lavoro minorile e dell’esclusione sociale, e chiede di prestare una particolare attenzione ai gruppi sociali vulnerabili, come i minori immigrati, i bambini di strada e quelli con disabilità. Signor Presidente, temiamo che i bambini di oggi debbano vivere in un mondo peggiore rispetto a quello delle generazioni precedenti. L’Unione europea deve quindi agire adesso, con impegni effettivi, obiettivi e le risorse necessarie, sia a livello comunitario che a livello degli Stati membri.
Christa Prets, relatrice per parere della commissione per la cultura e l’istruzione. – (DE) Signor Presidente, innanzi tutto mi congratulo con la relatrice per il testo presentato e la natura collaborativa delle nostre delibere. Concordiamo appieno su molti aspetti principali della relazione.
Desidero evidenziare due fattori a cui, tuttavia, attribuisco particolare importanza. Il primo è il diritto all’istruzione quale prerequisito per lo sviluppo sociale dei minori. Gli Stati membri devono rendere possibile un accesso libero all’istruzione per tutti i bambini e i giovani, a prescindere dalle loro origini etniche e sociali e dalla loro situazione familiare. Ciò significa anche che deve essere vietato qualsiasi tipo di esclusione, discriminazione e violenza contro i minori. È essenziale avviare quanto prima il numero telefonico di assistenza. Il secondo fattore molto importante per me è la promozione della lingua, dato che le lingue sono uno dei patrimoni culturali d’Europa.
Esiste inoltre un’innovazione che non dovremmo trascurare, estendere i diritti dei minori affinché siano coinvolti anche nei nuovi sviluppi nel settore dell’istruzione e della formazione e soprattutto nella cultura dell’alfabetizzazione mediatica. La competenza nell’uso dell’informazione e dei mezzi di comunicazione è uno strumento educativo estremamente importante e deve essere approfondito con forza.
Kinga Gál, a nome del gruppo PPE-DE. – (HU) Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Ritengo che ci siano solo pochi di noi che non sarebbero colpiti direttamente o indirettamente dalla questione della tutela dei diritti dei minori.
Le istituzioni comunitarie hanno già affrontato spesso i vari aspetti di tale questione, ma sono d’accordo con la commissione che presenta il testo che, in aggiunta a ciò, occorra sviluppare una strategia completa. Esistono alcuni settori specifici che dobbiamo assolutamente tenere in considerazione nel momento in cui elaboriamo una tale visione. Tra questi, ad esempio, figurano il divieto di tutti i tipi di violenza sui minori, la lotta alla povertà e alla discriminazione e il diritto all’istruzione.
Poiché il Commissario Frattini nella sua introduzione ha affermato che l’Agenzia si occuperà in particolare di tale aspetto, desidero formulare una raccomandazione: perché non far sì che la prima precisa richiesta da parte della Commissione all’Agenzia sia di verificare l’applicazione proprio di quest’area, ossia i diritti dei minori?
Ritengo che gli abusi sessuali sui bambini, il lavoro minorile e le enormi differenze esistenti oggi relative al trattamento riservato nei singoli Stati membri ai minori con lo status di profughi siano particolarmente allarmanti. Il problema dei bambini di strada e dei minori costretti a mendicare è una circostanza grave nelle nostre immediate vicinanze.
Sono inoltre convinta che la lotta per la piena applicazione dei diritti dei minori nell’Unione debba comportare soprattutto una rivalutazione del ruolo della famiglia in questa nuova Europa, e un rafforzamento del ruolo dell’educazione insieme all’istruzione, in modo che i nostri bambini ottengano una guida oltre alle conoscenze professionali, nel nostro mondo sempre più difficile. Probabilmente meno bambini tenderebbero alla violenza, alla sofferenza fisica o al danno psicologico. Grazie.
Inger Segelström, a nome del gruppo PSE. – (SV) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare l’onorevole Angelilli e tutti i relatori ombra, ma anche tutti i deputati che hanno contribuito a portarci a una fase in cui dovremmo presto ottenere la prima decisione del Parlamento europeo su una strategia dell’UE per i diritti dei minori. La questione principale riguarda il coinvolgimento e l’influenza dei minori. Ci sarà un lavoro molto scrupoloso e importante da svolgere al fine di garantire che questa diventi una realtà e non resti soltanto a livello di parole. Anche i bambini e i giovani sono in attesa.
L’elemento che considero il miglior risultato è la proposta concernente la violenza sui minori. La commissione ha appoggiato all’unanimità la mia richiesta che ogni forma di violenza sui minori, incluse le punizioni corporali in famiglia, deve essere vietata dalla legislazione comunitaria. Rappresenta un grande successo per i bambini. Nel mio paese, la Svezia, in cui le punizioni corporali sono proibite, ogni bambino all’asilo infantile e tutti i giovani sanno che gli adulti non possono picchiare un bambino. Il fatto che ora stiamo spiegando che occorre collaborazione nel porre fine a tutte le forme di abuso sui minori significa che abbiamo bisogno di una maggiore cooperazione da parte degli organismi competenti come banche, agenzie di viaggio, società di credito e uffici di cambio per fermare la pornografia infantile, il turismo sessuale e lo sfruttamento dei minori, e per ottenere una rete Internet sicura da pedofili. I siti web illegali devono essere bloccati. Gli Stati membri legiferare contro l’acquisto del sesso al fine di garantire che i bambini non diventino una merce di scambio.
Il problema più complesso che abbiamo affrontato in sede di commissione ha riguardato l’adozione. Sono molto lieta che ora siamo giunti a un accordo che un minore abbia diritto a una famiglia, a prescindere che si tratti della sua famiglia, di una famiglia adottiva o di un’adozione nazionale o internazionale. È il miglior interesse del bambino che dovrebbe decidere in merito, non quello degli adulti. Tutti ricordiamo ciò che è accaduto ultimamente negli istituti per minori in Romania e in Guatemala, i rapimenti di minori per l’adozione sono recenti nei nostri ricordi. I bambini non sono una merce di scambio.
Ora è compito della Commissione prestare ascolto al buonsenso mostrato in Parlamento e replicare con proposte concrete su come dobbiamo applicare i diritti dei minori che adesso, con il nuovo Trattato di Lisbona, diventano un obiettivo da inserire nelle norme dell’UE. Con il nuovo Trattato di Lisbona l’UE deve ascoltare e garantire che i diritti dei minori siano inclusi nelle sue attività. Occorre che ciò avvenga automaticamente e si applichi inoltre alla prospettiva globale, alle attività di sviluppo, alla cultura e a tutti i settori. La povertà infantile sarà certamente una questione fondamentale, ma anche quella relativa a come i minori sono impiegati nelle guerre e in connessione a rischi di tutti i tipi per la salute. Sono orgogliosa di aver partecipato a questo lavoro in Parlamento, che domani adotterà una decisione in merito.
Siiri Oviir, a nome del gruppo ALDE. – (ET) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi.
Sono lieta che il Parlamento europeo sia finalmente approdato a questo dibattito sulla strategia dell’Unione europea per i diritti dei minori, poiché una politica che incoraggia i diritti dei minori costituirà le fondamenta della società di domani.
Il benessere della società e dello Stato dipende dai valori e dai metodi utilizzati dai futuri genitori. I miei ringraziamenti vanno alla relatrice per aver elaborato un documento così esauriente.
È giusto che i principi stabiliti nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e i suoi protocolli aggiuntivi siano stati utilizzati come base per sviluppare una strategia dell’UE sui diritti dei minori. Tuttavia, la strategia, per essere più efficace e applicabile in tutti i 27 Stati membri, deve comprendere disposizioni più specifiche volte all’attuazione di misure la cui applicazione sarebbe sostenuta impiegando risorse degli Stati membri e dell’Unione europea.
La strategia è esaustiva e non ho tempo per analizzarla in ogni suo aspetto. Desidero evidenziare solo un’iniziativa positiva, ma che sia efficace sotto tutti i punti di vista, vale a dire la raccomandazione nella strategia dell’Unione europea per i diritti dei minori riguardo a un numero di telefono di assistenza per i bambini valido in tutta l’Unione europea; da tre anni in Estonia abbiamo a disposizione un numero telefonico per i minori e posso confermarvi che funziona bene.
Vorrei richiamare l’attenzione su due importanti gruppi obiettivo, della cui tutela dei diritti dovremmo occuparci in maniera più approfondita.
Il primo dei due gruppi è rappresentato dai bambini disabili. Penso che nella nostra strategia sui diritti dei minori occorrerebbe prestare maggiore attenzione alla tutela dei diritti dei bambini disabili, e che, inoltre, come altri gruppi destinatari, occorrerebbe garantire effettivamente le opportunità, pari opportunità, di essere coinvolti attivamente nella vita della società.
Il secondo aspetto che desidero sottolineare è garantire i diritti ai minori di cui i genitori non si occupano. Tutti i bambini hanno senza dubbio il diritto a una famiglia. Purtroppo oggi non è possibile per tutti i bambini crescere nel grembo della famiglia, e vivono in istituti per minori. Non abbiamo prestato sufficiente attenzione nella nostra documentazione a bambini che hanno lasciato gli istituti a 18 o 19 anni circa: giuridicamente sono adulti, anche se dal punto di vista sociale non lo sono; è una questione che dobbiamo affrontare.
Bogusław Rogalski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, in quanto deputato che da alcuni anni è impegnato nella tutela dei diritti dei minori, sono molto lieto di accogliere la relazione dell’onorevole Angelilli sulla creazione di una strategia unificata dell’UE per i diritti dei minori.
La violazione dei diritti dei minori, la violenza sui bambini, il loro commercio per le adozioni illegittime, la prostituzione, il lavoro illegale o l’elemosina per le strade: tutti questi fenomeni continuano a rappresentare enormi problemi per l’UE. Ogni strategia concernente i diritti dei minori dovrebbe essere fondata sui valori e sui principi contenuti nella Convenzione delle Nazioni Unite, soprattutto per quanto riguarda la protezione contro ogni forma di discriminazione.
A ciascun bambino deve essere garantito il diritto di avere un contatto diretto e costante con entrambi i genitori, di essere cresciuto nella loro cultura e di apprendere la lingua di entrambi. Tali diritti sono stati ripetutamente violati dallo Jugendamt, il servizio tedesco che si occupa di fornire assistenza ai minorenni, nel caso di minori di cui uno dei genitori è straniero. Nei casi di divorzio, lo Jugendamt usa qualsiasi metodo per privare dei diritti parentali il genitore che non è tedesco. I bambini sono privati del loro diritto di imparare la lingua del secondo genitore, ed è vietato tenere conversazioni in lingue diverse dal tedesco durante gli incontri stabiliti. I documenti ufficiali specificano che è pericoloso per i bambini essere bilingui. Alla commissione per le petizioni sono pervenute oltre 250 denunce contro le attività di questo servizio. Malgrado un anno fa la Commissione europea avesse dichiarato che le azioni dello Jugendamt tedesco violano l’articolo 12 del Trattato UE, che vieta ogni sorta di discriminazione, lo Stato tedesco è diventato perfino più rigido nelle sue pratiche discriminatorie contro i figli degli stranieri ed è un’assoluta vergogna.
Mi auguro che, poiché questa relazione rappresenta la voce del Parlamento europeo, contribuisca a eliminare le discriminazioni osservate in questo settore.
Hiltrud Breyer, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, i minori non sono mini-adulti, né ciò che le persone definiscono una parte naturale della famiglia o della società. Sono persone giuridiche titolari dei propri diritti.
Tutti gli Stati membri dell’UE hanno firmato l’innovativa Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, ma in Europa, sotto molti aspetti dei diritti dei minori, abbiamo a mala pena grattato la superficie. Un fattore positivo è il fatto che la Commissione europea abbia collocato all’ordine del giorno i diritti dei minori, tuttavia la proposta dell’Esecutivo, a nostro avviso, contiene ancora troppe belle parole e poche misure specifiche.
Sono lieta che la relazione si ispiri alla raccomandazione della Commissione, e per questo rinnovo le mie congratulazioni alla relatrice. Occorre sperare che la Commissione svolga le sue mansioni e sarà più specifica in merito ai diritti dei minori nel Libro verde del 2008. Abbiamo bisogno di indicatori e di calendari precisi per l’attuazione dei diritti dei minori.
Permettetemi di rilevare tre aspetti che per me sono importanti. Il primo riguarda i diritti delle ragazze, in particolare le ragazze immigrate. Attuare i diritti dei minori richiede immancabilmente l’introduzione della parità tra ragazzi e ragazze e pari opportunità per entrambi, e ciò è anche considerato nella presente relazione. Desidero esprimere la mia gratitudine per l’adozione da parte della commissione e della relatrice della nostra proposta che sia vietato l’uso del velo per le bambine almeno nelle scuole primarie nell’UE al fine di fornire loro un’autentica libertà di scelta e il diritto all’infanzia. Analogamente, non esiste giustificazione al divieto per le ragazze immigrate di frequentare la scuola.
Il secondo aspetto a cui attribuisco grande importanza è quello della violenza sui minori e il crescente abbandono. Esiste la necessità di migliorare l’alfabetizzazione mediatica dei bambini. Si è osservato un allarmante aumento nella diffusione di materiale pornografico e di scene di violenza sui telefonini, e tale situazione conduce alla desensibilizzazione e a una spirale di violenza in accelerazione. Commissario Frattini, le chiedo di ricercare metodi volti a migliorare la tutela dei minori per quanto riguarda i mezzi di informazione e a proteggere più efficacemente i bambini dalla violenza.
Il terzo aspetto riguarda i diritti ambientali dei minori, una questione che nessuno ha ancora sollevato. Con ciò intendo il diritto di ogni bambino di crescere in un ambiente integro. Purtroppo, nella sua strategia per i diritti dei minori, la Commissione non ha considerato la necessità di tenere maggiormente conto dei bambini, non soltanto degli adulti, quando stabiliamo i futuri limiti degli agenti inquinanti. Questo principio si applica ai livelli di rumore e alle sostanze pericolose. Pertanto chiedo di includere i diritti ambientali dei minori, in quanto i bambini di oggi saranno i cittadini di domani. Tutti abbiamo la responsabilità di garantire che la casa europea sia a misura di bambino.
Giusto Catania, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio ringraziare la collega Angelilli per il lavoro sensibile che ha fatto su una materia molto importante: una società che sarà essere ospitale con i bambini, sarà essere ospitale con tutti i suoi cittadini. Allo stesso modo io credo che oggi in questo Parlamento facciamo un passo molto importante perché le istituzioni che sono in grado di occuparsi delle condizioni dei minori sapranno certamente in modo migliore occuparsi di tutti i cittadini europei.
Io credo che la relazione della collega Angelilli contenga molti spunti interessanti e anche dinamici, che danno delle indicazioni alla Commissione anche in vista dei passaggi futuri che ci aspettano. Io credo che ci siano alcuni punti su cui vadano fatte alcune sottolineature, in particolare sulla necessità di stare molto attenti rispetto alle figure dei minori non accompagnati nei centri di detenzione amministrativi per migranti.
La commissione per le libertà civili del Parlamento europeo, nelle sue ispezioni in questi luoghi, ha potuto constatare che in molti paesi, in Francia, in Belgio, in Italia, molti minori non accompagnati, molti bambini sono rinchiusi in questi luoghi, in una condizione disumana e degradante, inaccettabile per l’infanzia così come del resto inaccettabile per tutti gli uomini e per tutte le donne.
Per questo noi riteniamo che su questo punto vada rimarcata la necessità di insistere e per questa ragione riteniamo anche che vada fatta molta attenzione sulla necessità di evitare il lavoro minorile. Il lavoro minorile spesso è legato allo sfruttamento ed è legato alla povertà. Per queste ragioni pensiamo che un contributo che deve venire da questo Parlamento è un contributo ampio che va nella direzione di migliorare le condizioni sociali dell’Unione europea.
Kathy Sinnott, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, ho molte cose da dire in merito ai diritti dei minori. In primo luogo, accolgo gli emendamenti a questa relazione incentrati sulla famiglia e sulla sua importanza nell’offrire uno sviluppo del bambino. Vorrei sottolineare la supremazia dei genitori – non dello Stato – quali custodi dei bambini, per questa ragione, l’importanza del sostegno della famiglia nelle proprie responsabilità. Lo Stato dovrebbe assistere i genitori nel proteggere e stimolare il bambino, e non assumersi questo compito in loro vece soltanto nel caso in cui i genitori sono restii o incapaci di occuparsi dei propri figli.
Per quanto attiene alla questione della disabilità, questa relazione merita un encomio per aver riconosciuto che ai minori con disabilità deve essere garantito assoluto rispetto e accordato pari trattamento. Io stessa ho rappresentato numerosi bambini e i loro genitori nella lotta volta a garantire loro un’istruzione. Una grave mancanza presente nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia su cui si basa tale relazione, è che, nonostante garantisca l’istruzione primaria a tutti i bambini, prevede disposizioni didattiche specifiche per i bambini disabili “in considerazione delle risorse disponibili”. Queste parole, nel mio paese, hanno ostacolato l’apporto del sostegno necessario a bambini con esigenze particolari.
L’emendamento n. 3 affronta il fenomeno dei minori nell’UE che in precedenza hanno sperimentato l’assistenza in un istituto. Questa importante tematica ha attirato l’attenzione di numerosi deputati del PE a seguito del documentario della BBC Bulgaria’s abandoned children, che si concentrava sugli istituti per minori con disabilità. Il 4°marzo°2008 avverrà una proiezione di tale documentario, a cui invito tutti i miei colleghi, cui parteciperà il regista.
Di recente l’UE ha votato contro un emendamento presentato alla commissione per i bilanci che cercava di stornare finanziamenti europei destinati alle istituzioni per assegnarli a servizi a livello locale e familiare. Questo emendamento non è passato. Dobbiamo essere coerenti nel nostro approccio alla deistituzionalizzazione e integrare i bambini nella società, e in futuro dovremo riservare i nostri fondi alle strategie su base locale.
Accolgo inoltre con favore la linea dura adottata dal Parlamento per quanto riguarda la tratta di minori, soprattutto con l’emendamento n. 1. È difficile immaginare qualcosa di peggiore che possa capitare a un bambino sottratto alla propria famiglia, a scopo militare, sessuale o lavorativo, o addirittura per soddisfare il desiderio di una coppia di avere un figlio.
Vorrei anche fare un accenno alla tratta di neonati prima e dopo la nascita a fini di traffico di organi e cellule, e ricordare ai miei colleghi che il preambolo della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia comprende i bambini sia prima che dopo la nascita.
Sono lieta che la relazione prenda in considerazione le famiglie di immigranti e i minori non accompagnati. Con mescolanze culturali sempre maggiori, dobbiamo continuare a riconoscere l’importanza di considerare tutti i bambini nella nostra società in costante cambiamento. Per quanto sia meraviglioso che le migrazioni per il lavoro consentano ai genitori di recarsi all’estero, guadagnare di più e assicurare condizioni di vita migliori per le famiglie, abbiamo bisogno di operare per una parità che non implica questa separazione e che permetta alle famiglie di vivere insieme nel paese d’origine o in quello dove hanno scelto di stabilirsi.
Ora vorrei affrontare la questione dei diritti sessuali e riproduttivi, ripetuta in sei articoli della relazione. Sono personalmente responsabile di sei ragazze e due ragazzi. Ovviamente hanno bisogno di conoscere i fatti della vita ma, allo stesso tempo, devono sapere qual è il più importante: sono soggetti estremamente preziosi, che stanno crescendo, persone con una dignità e un futuro, con un contributo eccezionale da rendere alla loro comunità e alla loro famiglia. Non traggono beneficio dal messaggio che spesso è trasmesso, in nome dei diritti sessuali e riproduttivi, che non possono essere responsabili e sono, in effetti, disastri ambulanti che necessitano del sostegno di un adulto che contenga i danni, e che possono ottenere questo aiuto senza alcuna conseguenza negativa per sé o senza farlo sapere ai propri genitori. La ricchezza dell’adolescenza può e deve ricevere l’appoggio degli adulti, che amano i minori e che sono già passati per quell’esperienza.
(Il Presidente toglie la parola all’oratore)
PRESIDENZA DELL’ON. MAREK SIWIEC Vicepresidente
Luca Romagnoli (NI) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ottima la relazione della brava collega e ritengo prioritaria l’azione dell’Unione e una strategia a difesa dei diritti dei minori. È necessario riconoscere i minori quale soggetto di diritto e reclamare politiche e misure in proposito che si spingano anche a tutelare la vita dell’individuo fin dal concepimento.
La relazione sollecita ulteriori interventi e in modo assolutamente condivisibile spinge all’affermazione di diritti che costituiscono parte integrante di quei diritti che l’Unione e i suoi Stati sono tenuti a rispettare e che necessitano di una base giuridica specifica.
Delle tante emergenze legate all’infanzia sottolineo il numero impressionante di bambini scomparsi e queste scomparse spesso hanno esito tragico a causa dello sfruttamento sessuale e delle violenze pedopornografiche. L’Unione, a mio giudizio, non dovrebbe accettare che in nessuno Stato di essa vi sia alcuna tolleranza nei confronti della pedofilia a nessun titolo, vietando il diritto di propagandarla oltre che ovviamente di esercitarla.
Edit Bauer (PPE-DE) . – (HU) Signor Presidente la ringrazio. Alla luce della crisi demografica, la vita di ogni bambino ha un prezzo. Non possiamo fare unilateralmente pressione per un aumento del tasso di natalità, se poi riserviamo scarsa attenzione a garantire i requisiti necessari per condizioni di vita, pari opportunità e sviluppo spirituale e fisico dei bambini che sono nati.
Perciò considero estremamente importante l’impegno del Commissario Frattini nell’attribuire una priorità orizzontale alla politica dell’Unione volta a garantire i diritti dei minori. La relazione, per la quale mi congratulo con l’onorevole Angelilli, evidenzia con precisione certi problemi che devono essere risolti con la massima urgenza.
Il grado di povertà infantile è sconcertante, poiché, come i miei colleghi hanno indicato, un bambino su cinque vive in povertà, e di certo questo stato è strettamente connesso all’abbandono precoce degli studi. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle situazioni di varie migliaia di bambini di strada e senza casa negli Stati membri dell’Unione, minori, molti dei quali costretti all’elemosina, al furto, al lavoro illegale o alla prostituzione.
Secondo uno studio pubblicato di recente dall’UNICEF, non esistono paesi né Stati membri a non essere interessati dalla questione della tratta di minori. Sappiamo poco dei bambini, si stima che siano alcune centinaia, che ogni anno spariscono dagli istituti per minori e campi profughi. La violenza sui minori e l’aumento dell’aggressività tra i bambini rappresentano un motivo di legittima preoccupazione.
Signor Presidente, conformemente al Trattato di Lisbona, i diritti dei minori sono garantiti dall’articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali. La relazione, di cui sostengo l’adozione, è il primo passo per le istituzioni dell’Unione, tra cui il Parlamento, al fine di intraprendere importanti iniziative volte a rispettare i diritti dei minori e a migliorarne le condizioni, con maggiore coerenza. Pertanto, mi auguro che gli Stati membri non si risparmieranno nei loro sforzi. Grazie per l’attenzione.
Martine Roure (PSE) . – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, mi fa piacere che la Commissione proponga l’attuazione di una strategia europea per i diritti dei minori.
Poiché numerose politiche europee riguardano i minori, occorre intraprendere misure specifiche in modo da tutelare i diritti di questi ultimi e incoraggiarne la partecipazione attiva.
Sono particolarmente lieta che il Parlamento abbia chiesto una definizione volta a individuare i “minori a rischio”. Tale iniziativa ci permetterà di offrire un aiuto specifico ai bambini vittime di una situazione sociale che minaccia la loro integrità mentale o fisica.
Allo stesso temo, non possiamo semplicemente abbandonare al loro destino i minori che vivono in povertà. Questi bambini non sempre ricevono la protezione di cui hanno bisogno, poiché i loro genitori non dispongono delle risorse necessarie. Per non essere condannati all’esclusione sociale, hanno quindi l’esigenza di un’assistenza particolare, e i governi devono assumersi la responsabilità di garantire che tutti i bambini, a prescindere dalla situazione sociale o giuridica dei loro genitori, abbiano accesso alla sanità e all’istruzione, affinché siano effettivamente assicurate nella pratica pari opportunità.
Desidero evidenziare la particolare situazione dei bambini migranti. La detenzione amministrativa dei minori è inaccettabile. Non possiamo comprendere la ragione per cui coloro che fuggono dalla guerra o da situazioni disperate dovrebbero essere trattati come criminali, e ciò vale ancor più nel caso dei bambini, che hanno tutti il diritto di ricevere protezione e un’istruzione secondo la Convenzione sui diritti dell’infanzia.
Ona Juknevičienė (ALDE) . – (LT) Ammettiamo che i diritti dei minori facciano parte dei diritti dell’uomo, che siamo obbligati a rispettare in conformità degli accordi internazionali ed europei. I diritti dei minori sono riconosciuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che dovrebbe diventare un elemento del Trattato di riforma ed essere obbligatoria per tutti gli Stati membri dell’UE. Commissario Frattini, nella comunicazione ha dichiarato che la situazione nell’Unione per quanto riguarda la tutela dei diritti dei minori non è ancora soddisfacente. Ma ritengo sia terribile. Quasi un bambino su cinque vive in povertà. In Lituania, quasi metà delle famiglie composte da un adulto e da un bambino a carico vive in povertà. Inoltre, non siamo in grado di ottenere statistiche sul numero di minori nella Comunità allargata rimasti privi dei genitori, nel momento in cui questi sono emigrati alla ricerca di un’occupazione e hanno lasciato i loro figli senza cure adeguate.
Abbiamo appreso con orrore della violenza sessuale e psicologica sui minori. Proviamo compassione per i bambini che incontriamo per la strada e mettiamo una moneta nelle loro mani imploranti. Tuttavia, più spesso non facciamo nulla, perché è più semplice cambiare direzione, chiudere gli occhi e affermare che non è colpa nostra, che altri sono responsabili. Commissario Frattini, lei ha affermato che la responsabilità è dei singoli Stati membri e che non vuole immischiarsi nei loro affari. Bruxelles si intromette in numerosi affari degli Stati membri: per noi è importante regolamentare l’agricoltura, i mercati interni, il flusso di capitali. Riteniamo che queste siano questioni di vitale importanza. Penso che la nostra più grande preoccupazione dovrebbe essere rappresentata dai diritti umani e, soprattutto, i bambini. Sono il nostro futuro. Credo che in particolare l’Unione europea dovrebbe assumersi la responsabilità di garantire i diritti umani e, in primo luogo, i diritti dei minori. Disapprovo un documento che presta soltanto attenzione, ricorda e incoraggia. Ritengo che a questo punto occorra badare attivamente ai nostri cittadini.
Wojciech Roszkowski (UEN) . – (PL) Signor Presidente, desidero congratularmi con l’onorevole Angelilli per un’ottima relazione su un tema fondamentale per il futuro dell’Unione europea. La maggior parte delle proposte in questa relazione merita senza dubbio di essere sostenuta, ma ci sono due elementi che mi preoccupano.
Primo, si è discusso il principio di parità fra ragazze e ragazzi, che potrebbe essere inteso come un principio che afferma che maschi e femmine sono identici, laddove ogni genitore sa che ragazze e ragazzi sono diversi e richiedono un approccio differente per quanto riguarda la loro crescita al fine di soddisfare il principio della loro pari dignità. Secondo, dal punto di vista dei diritti dei minori, l’aumento del numero di strutture familiari alternative, affrontato nella relazione, costituisce una minaccia per contrastare la quale occorre intervenire. Tale minaccia non è nominata nella relazione. Terzo, poiché al paragrafo 167 c’è la richiesta di fornire un’educazione sessuale ai minori e ai giovani, i paragrafi 163 e 164, che trattano il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, sono superflui, a meno che questi termini non siano utilizzati per celare un diritto all’aborto.
A questo punto, si può notare che non è possibile separare i diritti dei minori che sono già nati da quelli dei bambini che non lo sono ancora. Anche se iniziano la vita come embrioni, inevitabilmente diventano bambini, e se qualcuno nutre dubbi in merito, ciò dovrebbe ricordarci che tutti siamo stati embrioni un tempo.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL) . – (PT) In questo intervento da un minuto, desidero sottolineare che ritengo che la principale priorità dell’Unione europea in merito ai minori sia valutare l’effetto delle sue politiche sulla mancata attuazione o sull’applicazione dei diritti dei minori, in particolare riguardo a una rapida e sostanziale riduzione della povertà infantile, offrendo pari opportunità a tutti i bambini.
In quest’ottica, vorrei domandare ad esempio: quali effetti ha la politica monetaria dell’Unione europea e il suo obiettivo della stabilità dei prezzi o, meglio, della moderazione salariale, sulla mancata attuazione dei diritti dei minori? Quali effetti hanno la “flessicurezza” dell’Unione europea, la deregolamentazione del mercato del lavoro, i licenziamenti più facili, i contratti di lavoro sempre più incerti, l’orario di lavoro prolungato e la flessibilizzazione delle ore di lavoro sulla mancata applicazione dei diritti dei minori? Quali effetti hanno le attuali politiche dell’Unione europea che promuovono la deregolamentazione e la privatizzazione dei servizi pubblici, tra cui la sanità e l’istruzione, sulla mancata attuazione dei diritti dei minori? Questi sono alcuni esempi di ciò che sarebbe l’inserimento più adeguato, necessario e urgente dei diritti dei minori nelle politiche dell’Unione europea.
Carlos Coelho (PPE-DE) . – (PT) Signor Commissario, onorevoli colleghi, la violenza su coloro che non possono difendersi è particolarmente riprovevole. La violenza sui minori è specialmente esecrabile. Occorre una normativa comunitaria che vieti ogni forma di violenza, fisica, psicologica o sessuale. Sono già stati citati i dati dell’UNICEF per il 2003, che indicano che in alcuni paesi comunitari, come la Francia, ogni settimana circa tre bambini muoiono per abusi e negligenza, mentre in altri, come la Germania e il Regno Unito, il numero è di circa due la settimana.
Accolgo con favore l’impegno degli Stati membri e delle istituzioni dell’Unione europea volto ad attuare politiche per i minori, che negli ultimi anni sono aumentate di numero. La normativa, le politiche e le strutture esistenti, tuttavia, sono ancora insufficienti per rispondere all’intera serie di questioni sollevate in merito alla protezione dei minori, siano essi vittime di povertà, tratta, violenze domestiche, abusi sessuali, pornografia, lavoro minorile o si tratti dell’abuso dei bambini soldato, che persiste nel XXI secolo.
Pertanto mi congratulo con il Commissario Frattini per questa iniziativa, che dimostra che esiste la buona volontà necessaria per far sì che ciò diventi una priorità dell’UE e per creare una strategia generale dell’UE volta a promuovere e proteggere efficacemente i diritti dei minori nelle politiche interne ed esterne. Sono anche molto lieto che il nuovo Trattato di Lisbona includa i diritti dei minori come uno degli obiettivi dell’UE, fornendo quindi una nuova base giuridica al fine di difendere tali diritti.
Occorre migliorare la prevenzione, accrescere la sensibilizzazione in materia e rafforzare i diritti sociali per sostenere le vittime. Devono inoltre essere consolidati gli interventi transfrontalieri contro i siti Internet di pornografia infantile volti a garantire che tali siti siano bloccati e le reti criminali smantellate. Internet offre ai minori ottime opportunità di comunicare e ottenere informazioni, ma dobbiamo assicurare che ciò avvenga in modo sicuro.
Stavros Lambrinidis (PSE) . – (EL) Signor Presidente, i nostri bambini hanno personalità indipendenti e un diritto inviolabile alla protezione dei loro diritti fondamentali, il che significa nessun trattamento degradante né violenza, condizioni di lavoro inumane, esclusione dall’istruzione, povertà, sfruttamento sessuale o abuso, nessun bambino soldato in guerra. I minori hanno maggiore necessità di questi valori universali rispetto agli adulti. Primo, perché, per definizione, sono giovani e vulnerabili. Secondo, perché il genitore, l’insegnante o il sacerdote e tutti coloro con cui hanno contatti si trovano sempre in una posizione di autorità nei loro confronti; terzo, perché se l’infanzia si svolge serenamente, ciò ha infine un effetto decisivo sulla vita futura del bambino.
Questi sono i diritti che siamo invitati a sostenere oggi. Mi soffermerò su due:
primo, i figli dei migranti sono probabilmente i più vulnerabili. Almeno i bambini nati in mezzo a noi devono acquisire subito la nazionalità del nostro paese. Non dovrebbero essere stigmatizzati dalla nascita, e naturalmente dovrebbero frequentare la scuola a prescindere dallo status dei loro genitori e non dovrebbero essere condannati all’esclusione sociale.
Secondo, la tutela dei minori su Internet: i bambini che spesso sono online, navigano serenamente e parlano con sconosciuti, e i bambini che possono essere vittime di abusi sessuali – prodotti di un’attività commerciale redditizia. Signor Presidente, la rete è la nuova piazza del paese. Proprio come i genitori avvertono i loro figli di non parlare agli sconosciuti nella piazza del paese, così dovrebbero essere educati e resi consapevoli che occorrono preoccupazioni e consigli analoghi quando si tratta di Internet. L’Europa deve svolgere la sua funzione nel fornire tale educazione e numeri telefonici di assistenza per i genitori e i bambini che si trovano ad affrontare queste situazioni.
Marian Harkin (ALDE) . – (EN) Signor Presidente, concordo virtualmente su tutte le raccomandazioni presentate in questa eccellente relazione. In particolare, convengo che la futura strategia dell’UE dovrebbe riconoscere l’importante ruolo della famiglia come istituzione di base nella società per la sopravvivenza, la protezione e lo sviluppo del bambino.
Appoggio inoltre il diritto del minore di mantenere, su base regolare, una relazione personale e un contatto diretto con i suoi genitori, purché, com’è ovvio, ciò non sia contrario al migliore interesse del bambino. Approvo appieno i suggerimenti di questa relazione al fine di creare una società amica dei bambini, in cui i minori possano sentirsi protetti e protagonisti.
Il paragrafo 27 invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure per garantire l’osservanza dei diritti dei minori mentalmente disabili ad accedere all’istruzione. In un contesto irlandese, godono della possibilità di un’istruzione primaria appropriata, ma ciò è subordinato alle risorse. In realtà, significa che spesso ricevono un’istruzione primaria non idonea.
Il paragrafo 27 stabilisce inoltre che i minori mentalmente disabili devono avere accesso alla giustizia. Di recente, in Irlanda, si è verificato il caso di una giovane donna affetta da sindrome di Down che ha subito un’aggressione sessuale, eppure un giudice ha deciso che non fosse in grado di dire la verità alla giuria e ne ha esaminato le capacità in tribunale con l’assistenza degli avvocati dell’accusa. Durante il test, in aula erano presenti l’accusato e i suoi legali, ma alla famiglia della giovane era stato ordinato di uscire. Qualora non possa essere garantito a tutti i minori l’assoluto diritto di accedere alla giustizia, faremo del male ai nostri figli.
Infine, vorrei porre una breve domanda al Commissario. La recente decisione di includere i diritti per i minori nel Trattato di Lisbona come uno degli obiettivi dell’UE, fornirà una nuova base giuridica per i diritti dei minori. Il Commissario può approfondire, anche in modo sintetico, i risultati pratici che si attende da tale provvedimento? Pongo questo quesito soprattutto alla luce dell’imminente referendum in Irlanda relativo al Trattato di Lisbona.
Hanna Foltyn-Kubicka (UEN) . – (PL) Signor Presidente, desidero richiamare l’attenzione sul problema evocato nel paragrafo 118 della relazione in merito alle limitazioni al contatto libero con i figli in famiglie multinazionali separate.
In Germania, esistono esempi particolarmente lampanti di questa situazione, risultato delle azioni avviate da un’istituzione denominata Jugendamt. Ne consegue che i genitori che non sono cittadini tedeschi sono privati del diritto di parlare nella loro lingua ai figli e, in circostanze estreme, perfino dei diritti parentali.
Le disposizioni alla base dello Jugendamt risalgono al 1939, ripeto, al 1939, e continuano a essere applicate in conformità del diritto, in una forma pressoché invariata. Tale istituzione agisce a nome di ciò che è definito il bene del bambino, ma questo concetto non è stato determinato da nessuna parte, pertanto può essere interpretato in qualsiasi modo. Nei procedimenti, lo Jugendamt favorisce i genitori di origine tedesca. Un’ulteriore preoccupazione è rappresentata dal fatto che non è soggetto ad alcuno controllo esterno; per questa ragione, vorrei chiedere alla Commissione europea di preparare una proposta di regolamento che renda possibile evitare qualsiasi forma di discriminazione delle istituzioni degli Stati membri, come attualmente avviene in Germania.
Tadeusz Zwiefka (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, innanzi tutto desidero esprimere il mio totale accordo riguardo alla dichiarazione dell’onorevole Foltyn-Kubicka.
La questione relativa alla protezione dei diritti dei minori ha beneficiato della crescente attenzione in materia riservata dai legislatori dell’Unione europea. Allo stesso tempo, un numero sempre maggiore di settori rientranti nella giurisdizione dell’UE ha un impatto diretto sui diritti dei minori. Per questa ragione, accolgo con piacere la comunicazione della Commissione riguardante l’introduzione di una strategia per i diritti dei minori. L’intenzione di attribuire priorità a tale aspetto nell’Unione europea, ovvero riconoscere che i bambini sono veri e propri soggetti di diritto, merita tutto il nostro sostegno. Tuttavia, il prudente titolo del documento, vale a dire “verso una strategia”, e non soltanto “una strategia”, suggerisce che ci saranno ulteriori passi da compiere in forma di consultazioni pubbliche, che potrebbero contribuire a stabilire le priorità principali per futuri provvedimenti dell’UE.
Finora l’Unione europea non ha ancora creato alcuna base giuridica speciale concernente i diritti dei minori. A questo punto, vorrei esprimere il mio disappunto, poiché, se è stato ratificato il Trattato costituzionale, avrebbe introdotto un quadro giuridico più adeguato nell’articolo I-3, che aveva un’applicazione diretta sui diritti dei minori. La tutela dei diritti dei minori quale obiettivo interno ed esterno dell’Unione europea era incluso nel Trattato di Lisbona. Tali diritti sono contenuti anche nella Carta dei diritti fondamentali. È vergognoso, tuttavia, che cento milioni di bambini che vivono nell’Unione europea non siano uguali per quanto riguarda i diritti e le libertà che possiedono.
È ovvio che, a causa della loro invulnerabilità e delle specifiche esigenze , i bambini richiedano un’attenzione speciale e una tutela giuridica appropriata. Tuttavia, i diritti dei minori non dovrebbero essere separati, né opposti, ai diritti umani in generale. Un’analisi dei documenti dell’UE suggerirebbe un orientamento volto a considerare i diritti dei minori come una questione in qualche modo disgiunta dai diritti umani nel complesso. Questa è una via rischiosa e potrebbe creare pericolose divisioni.
Desidero ringraziare la relatrice per non aver permesso alla delicata natura di tale questione di turbare il suo equilibrato approccio alla materia. È positivo che la relazione non si concentri esclusivamente sulle misure protettive, ma evidenzi anche la necessità di una conferma esplicita dei diritti dei minori, come il diritto alla famiglia, all’istruzione, all’inclusione sociale, all’assistenza sanitaria e a pari opportunità.
Magda Kósáné Kovács (PSE) . – (HU) Signor Presidente, la ringrazio. Una società e un’economia forti possono essere costruite soltanto su generazioni e cittadini integri nel corpo e nella mente; dobbiamo pertanto fare del nostro meglio al fine di assicurare il destino e i diritti delle generazioni future nel nostro stesso interesse, poiché prima o poi tutti dipenderemo dalla loro solidarietà.
L’onorevole Angelilli merita un riconoscimento per la relazione presentata, che chiarisce l’argomento in modo complesso. Il diritto dei nostri bambini a una vita piena è un sistema complicato di requisiti sociali e garanzie giuridiche: il diritto del minore a nascere e a crescere in un ambiente sano; il diritto a studiare e a realizzare i propri sogni.
La povertà della famiglia e del bambino è uno degli ostacoli principali al rispetto di tali diritti, perciò non si può sottolineare a sufficienza quanto sia fondamentale che le istituzioni europee e gli Stati membri svolgano un ruolo nella lotta alla povertà, un intervento dovuto anche nell’ottica di prevenire i crimini contro i minori e il loro sfruttamento.
Un’Europa senza confini è entrata in una nuova era alla fine dello scorso anno. È una sfida importante per l’apertura dello spazio Schengen non creare opportunità favorevoli per i criminali. Sarebbe quindi auspicabile progettare un sistema che renda accessibili agli Stati membri le informazioni relative a reati commessi sui minori e alle condanne, e contribuisca a proteggere i bambini dai criminali impiegati nel loro ambiente.
L’ottima relazione dell’onorevole Angelilli diventerà davvero preziosa se ad essa seguiranno azioni legislative, e sono convinta che accadrà. Grazie, signor Presidente.
Roberta Alma Anastase (PPE-DE) . – (RO) I diritti dei minori sono un tema essenziale che ci unisce tutti, indipendentemente dal nostro paese d’origine o punto di vista politico.
Parlare di bambini significa parlare del nostro futuro, del futuro dei cittadini europei e della stessa Unione. Quindi posso solo accogliere con favore la relazione sulla strategia europea sui diritti dei minori. La stesura della relazione è di per sé una conferma dell’importanza dell’argomento e del testo incluso nella Carta dei diritti fondamentali, poiché prevede la partecipazione di diverse commissioni che hanno fornito sei pareri.
Il miglior interesse del minore dovrebbe essere di primaria importanza. Tramite i suoi valori e la sua idea di sviluppo, l’Unione europea ha il dovere morale di garantire che i diritti dei minori siano la principale priorità d’intervento, sia a livello interno che internazionale.
Desidero ribadire l’importanza di due aspetti nell’Unione europea: primo, le conseguenze negative della migrazione e le precarie condizioni dei bambini lasciati nei paesi d’origine dai genitori migranti. Vorrei ringraziare la relatrice per aver accolto il mio suggerimento di richiamare l’attenzione su tale problema che riguarda ancora le vite dei cittadini europei, e assicurarle il mio sostegno nella richiesta di assistenza adeguata, integrazione sociale e istruzione completa per questi bambini. Non meno importante è l’obiettivo di assicurare il diritto all’istruzione per tutti i bambini europei.
Al di fuori dell’Unione europea, è fondamentale promuovere i diritti dei minori a livello internazionale, soprattutto per quanto attiene alle relazioni dell’UE con i paesi vicini e i suoi partner strategici. Tra le varie situazioni nel mondo, vorrei evidenziare la violazione dei diritti dei minori in caso di crisi e conflitti, in particolare nei conflitti congelati, in cui semplicemente non si riconosce lo Stato di diritto. L’Unione europea non può tollerare tali situazioni e deve avviare un intervento deciso al fine di garantire che i diritti dei minori siano rispettati ovunque.
Il 2007 ha visto l’Unione europea avviare iniziative essenziali in questa direzione, ma il 2008 sarà un anno fondamentale per l’effettiva applicazione della nuova strategia riguardante i diritti dei minori. Di conseguenza, invito la Commissione e il Consiglio ad attribuire la dovuta considerazione alle raccomandazioni del Parlamento, per assicurare che tale strategia sia un successo.
Iratxe García Pérez (PSE) . – (ES) Signor Presidente, la presente relazione fornisce una visione esauriente e coerente al lavoro che dobbiamo promuovere a partire dall’Unione europea per quanto riguarda i minori. Occorre coinvolgere chiunque abbia responsabilità in questo settore per far sì che i diritti dei ragazzi e delle ragazze a una pari istruzione siano reali, nel combattere tutti i tipi di violenza e lavoro minorile, e nel proteggere i minori immigranti.
Consapevoli delle tendenze della società, riconosciamo che il modello tradizionale della famiglia non può essere l’unico punto di riferimento e che esiste un numero crescente di modelli alternativi da considerare nella nostra radicata convinzione che i bambini debbano godere di un ambiente familiare positivo.
Per quanto attiene a un tema connesso, desidero sottolineare l’iniziativa sulle adozioni internazionali, ambito in cui occorrono regolamenti più adeguatamente adattati alla realtà e che possano applicarsi ai fattori sconosciuti che ci troviamo ad affrontare oggi; un processo simile è già in corso in alcuni Stati come la Spagna, nella prospettiva di tutelare il miglior interesse dei minori.
Tuttavia, prima di terminare, desidero esprimere le perplessità della delegazione socialista spagnola sul paragrafo 127, in merito al divieto di indossare il velo nelle scuole, dato che siamo più favorevoli al dialogo e alla mediazione.
Onorevoli colleghi, stiamo discutendo del settore più vulnerabile della società, ma anche di un futuro che necessita di basi solide in valori quali il rispetto, la tolleranza e la convivenza.
Mairead McGuinness (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, accolgo con favore la presente relazione e il lavoro svolto dalla relatrice.
Dall’ascolto del dibattito emerge quasi un accordo totale in merito a ciò che dobbiamo fare quando si parla di diritti dei minori, e abbiamo preso le distanze dal vecchio adagio “i fanciulli devono essere visti ma non ascoltati”. Oggi non vogliamo soltanto vederli, ma anche ascoltarli e stare a sentire cosa hanno da dire.
Tuttavia, abbiamo bisogno di chiarimenti, e forse il Commissario potrebbe farlo, riguardo a quale competenza abbia l’UE in materia di diritti dei minori alla luce del Trattato che è stato discusso e al nostro voto in Irlanda sul Trattato di riforma. Come sapete, conformemente alla costituzione irlandese, si ritiene che i diritti dei bambini siano meglio tutelati nell’ambito della famiglia. Dobbiamo riconoscere il ruolo essenziale che ricopre la famiglia nella protezione dei diritti dei minori e cercare misure volte a consolidare le famiglie e sostenerle ove necessario.
Esiste inoltre l’aspetto delle situazioni familiari all’interno e al di fuori del matrimonio e la questione se ci sia parità di diritti per i bambini in entrambi i casi. In Irlanda si registra un aumento significativo del numero di persone separate e divorziate nonché della convivenza delle coppie: una famiglia su dodici sceglie questa seconda forma, con una responsabilità di 50 000 bambini. Dobbiamo accertarci in che modo i diritti di questi minori siano salvaguardati in virtù del diritto irlandese attualmente in essere.
Un’altra questione riguarda il contatto dei bambini con entrambi i genitori e l’invisibilità dei minori secondo l’attuale diritto irlandese della famiglia, una tematica che deve essere affrontata.
Un’ultima considerazione: nel 2006 ha suscitato notevole scalpore la decisione della Supreme Court irlandese che annullava la legge sullo stupro di minore (statutory rape) asserendo che non consentiva a un accusato di difendersi per uno sbaglio legittimo sull’età della vittima. La vicenda coinvolgeva un uomo di 41 anni e una bambina di 12. Oggi, ironia della sorte, presso il giudice distrettuale di Dublino, le accuse di aggressione sessuale a carico di questo soggetto sono cadute. In Irlanda dobbiamo ottenere due emendamenti costituzionali relativi alla questione della famiglia e del caso che ho appena citato, e ritengo sia necessario considerare in quali punti l’UE si uniformi ai diritti dei minori in modo che in Irlanda voteremo in modo appropriato.
Genowefa Grabowska (PSE) . – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, la discussione di oggi dimostra che il Parlamento europeo vuole essere coinvolto nella creazione di una politica europea riguardante i minori. Per questa ragione, la posizione assunta da vari Stati membri secondo cui quasi tutta la normativa sui diritti dei minori appartiene alla sfera del diritto di famiglia, e quindi, praticamente per definizione, è una responsabilità esclusivamente nazionale, è molto preoccupante.
Un approccio nazionale così limitato esclude il Parlamento dal processo decisionale principale per quanto attiene ai diritti dei minori, e lo rende un organo puramente consultivo. Non si tratta di un approccio corretto in un’Europa che sta diventando sempre più unificata. Un esempio di ciò può essere il regolamento sul recupero transnazionale dei crediti alimentari, che il Parlamento ha approvato di recente, nel mese di dicembre, quale risultato di un processo di consultazione. Lo scopo di tale normativa è garantire che i minori trascurati da uno dei genitori non siano più affamati e abbandonati, e che ricevano i fondi ottenuti grazie a un sistema nuovo e più efficace. Per questo motivo, ritengo che il Parlamento, che in effetti sta operando a nome di tutti i bambini europei, abbia l’obbligo morale di essere coinvolto attivamente nel creare leggi per il loro bene.
In sintesi, vorrei dire: signor Commissario, il Parlamento dovrebbe essere più coinvolto nelle normative europee relative ai minori.
Edward McMillan-Scott (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare la relatrice, l’onorevole Roberta Angelilli, e gli altri relatori per il loro lavoro su questo importante fascicolo, e ovviamente il Commissario Frattini per il suo incoraggiamento a favore della comunicazione, e per l’attività svolta dalla Commissione in materia.
Anche se tali questioni sono soprattutto una prerogativa degli Stati membri, ritengo che anche l’Unione europea possa svolgere un ruolo, e ciò di certo è sancito nella Carta dei diritti fondamentali, dove, per la prima volta, sono inclusi i diritti dei minori. Credo che una società sia valutata meglio dal modo in cui si occupa della propria innocenza e, in quanto Unione europea, siamo una società.
Nutro un particolare interesse riguardo alla sottrazione internazionale di minori da parte di un genitore. Ho trattato molti casi in questo ambito e ogni anno ne accadono varie centinaia tra gli Stati membri, nonché tra questi ultimi e i paesi vicini e anche oltre. Vantiamo di convenzioni internazionali quali la Convenzione dell’Aia e, a livello interno, la Convenzione Bruxelles II, ma persistono tuttora varie lacune. Di recente, sono stato grato allo studio legale internazionale Freshfields per aver esaminato molti casi a titolo della Convenzione Bruxelles II e per aver individuato alcuni dei problemi dei nostri stessi Stati membri.
Credo che il lavoro svolto dal Parlamento europeo e dalla Commissione debba essere considerato nel quadro degli sviluppi internazionali a livello di diritto. Ritengo che sia giusto che la vecchia Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, che colloca al primo posto la prevalenza degli interessi del bambino, sia assolutamente essenziale. Nella Carta dei diritti fondamentali è anche stato introdotto il concetto del diritto di un bambino a entrambi i genitori, elemento determinante e ora diffuso in tutto il mondo.
Tuttavia, ci sono due aspetti che caratterizzano il modo in cui un caso è trattato da un giudice. Anche se tale questione non è contenuta in termini espliciti nella relazione, dovremmo anche tenere presente che i diritti dei minori abbastanza maturi per le loro richieste devono essere ascoltati da un giudice, come nel caso recente della mia elettrice, Jessica di 7 anni, presso la High Court. Secondo, ove necessario, deve essere fornita al minore rappresentanza legale indipendente. Questi sono due elementi che occorre elaborare nei mesi a venire.
Alessandro Battilocchio (PSE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie alla relatrice per l’ottimo lavoro svolto. Il secolo XX si era aperto con i bambini che non avevano praticamente alcun diritto e si è concluso con passi avanti evidenti ed incontestabili, ma la strada da percorrere è ancora lunga e non semplice, come sottolineano molti passaggi della relazione.
Nel breve tempo a disposizione, e anche sulla base di esperienze personali a fianco dell’Unicef, volevo esortare la Commissione a insistere su un aspetto: è necessario uno strumento comunitario in materia di adozioni, oggi le normative dei 27 Stati sono del tutto disorganiche. Si impone l’opportunità di adottare una cornice normativa che contribuisca a migliorare la qualità dell’assistenza nei servizi d’informazione per gestire gli step della preparazione per le adozioni internazionali e il trattamento dell’iter per le richieste e di servizi a fianco della famiglia nella fase successiva all’adozione. Troppo spesso in questi ambiti di riscontrano ancora oggi abusi, carenze, lungaggini e disagi che le famiglie adottanti e soprattutto i bambini davvero non meritano.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE) . – (SK) Tutti gli Stati membri hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia del 1989; tuttavia, la Convenzione non prevede alcun meccanismo sanzionatorio.
Esistono numerosi organi che si adoperano per migliorare i diritti dei minori; la loro attività dovrebbe essere coordinata in modo più adeguato ed essere maggiormente pubblicizzata, ad esempio tramite la creazione di un sito web condiviso. In questo modo potremmo evitare l’inutile duplicazione dei loro sforzi. Un’altra iniziativa potrebbe essere quella di affidare la tutela dei diritti dei minori a un commissario per i diritti dell’uomo. Accoglierei con favore il coinvolgimento del commissario, secondo aree di priorità, nella lotta alla povertà infantile e a tutte le forme di violenza sui minori, che non dovrebbero mai avvenire. Quindi, secondo me, non solo è importante punire gli esecutori, ma ancora di più prevenire tali azioni inumane.
A tal scopo, sostengo la richiesta della relatrice di introdurre procedure che consentano un migliore coordinamento delle incriminazioni extraterritoriali: in pratica, tale impostazione dovrebbe garantire che un soggetto condannato in uno Stato membro sia registrato come un esecutore di violenza sui minori anche negli altri Stati membri. Ritengo che questo metodo rappresenti un passo importante nella prevenzione di ulteriori abusi sui bambini, quali la mutilazione genitale e gli abusi sessuali, la pornografia infantile, il rapimento e la tratta.
Per quanto attiene alla pornografia infantile, sono estremamente favorevole all’iniziativa della Commissione europea, in collaborazione con alcuni istituti bancari e società di carte di credito, intesa a cercare di escludere le pagine che vendono pornografia infantile dai sistemi di pagamento on line. Questa operazione potrebbe contribuire alla creazione di una banca dati di commercianti di pornografia infantile, su cui sarebbero disponibili per la polizia dello Stato membro interessato, l’Europol e l’Interpol le informazioni relative ai creatori e ai divulgatori di questa ripugnante forma di commercio. Poiché sono consapevole che si tratta di un settore molto importante, sono a favore dell’accantonamento delle risorse umane e finanziarie necessarie alla tutela dei diritti dei minori. È il futuro dei nostri bambini, quindi il nostro.
Katerina Batzeli (PSE) . – (EL) Signor Presidente, a mia volta desidero esprimere le mie congratulazioni all’onorevole Angelilli, che ha in effetti fornito un quadro completo per il consolidamento della Carta sui diritti dei minori.
Focalizzerò le mie osservazioni su tre temi, oltre a quelli già discussi in quest’Aula.
Primo, occorrono una diagnosi e una risposta immediate alla questione della violenza e degli abusi sui minori, tramite l’istituzione di uno specifico protocollo per registrare e trattare questi casi, che contribuirà in modo progressivo all’efficace prevenzione del problema.
Secondo, l’adozione da parte di tutti gli Stati membri del protocollo inteso a prevenire, eliminare e punire la tratta e lo sfruttamento sessuale di esseri umani, in cui, tra le altre cose, sarà necessario riesaminare la questione del rilasco dei permessi temporanei o non permanenti di soggiorno nell’ambtio del loro terriotorio.
Infine, il problema della gestione effettiva della criminalità tra i minori, con provvedimenti volti alla prevenzione e all’integrazione sociale dei minori, e misure d’intervento giudiziario ed extragiudiziario.
Signor Presidente, questo è l’Anno del dialogo interculturale e dobbiamo mantenere i legami tra tutte le culture e i punti di vista religiosi. Ritengo non sia possibile accogliere il paragrafo 127 di questa relazione.
PRESIDENZA DELL’ON. MARIO MAURO Vicepresidente
Zita Gurmai (PSE) . – (HU) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli deputati, la sorte dell’Europa è condizionata in modo significativo dall’essere in grado o meno di sviluppare società che includono e tutelino i bambini. Sostenere e proteggere i diritti dei minori è fondamentale per il futuro dell’Unione europea. Lo sviluppo di società a favore dei minori nell’Unione è imprescindibile dall’ulteriore approfondimento e rafforzamento dell’integrazione europea.
Occorre una strategia europea esauriente al fine di promuovere e garantire l’efficace applicazione dei diritti dei minori sia all’interno che al di fuori dell’Unione. I bambini meritano disposizioni specifiche e una tutela giudiziaria appropriata. Gli Stati membri sono responsabili del sostegno ai genitori nei loro doveri educativi in molti modi. Un’Europa sicura e comprensiva può essere costruita soltanto impiegando tali strumenti.
Le nostre politiche dovrebbero costantemente tenere presenti la diversità e le diverse esigenze dei minori, prestando particolare attenzione alla povertà, all’esclusione sociale e alla discriminazione negativa a livello europeo e mondiale.
Ritengo importante che le raccomandazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia siano prese in considerazione con coerenza e sistematicità, nel quadro degli accordi bilaterali conclusi dall’UE con paesi terzi.
Il gruppo PSE vorrebbe una votazione distinta sull’emendamento n.°127.
Catherine Stihler (PSE) . – (EN) Signor Presidente, accolgo con favore la decisione di includere i diritti dei minori fra gli obiettivi del Trattato UE di Lisbona, fornendo una nuova base giuridica in materia.
La relazione dell’onorevole Angelilli tratta molte questioni importanti relative al benessere e alla tutela dei minori. Tuttavia, vorrei sottolineare il fatto che, per i bambini, la povertà e l’esclusione sociale dei genitori rappresentano un grave ostacolo all’esercizio dei loro diritti.
Appoggio la richiesta della relazione riguardo al fatto che l’UE collabori con le agenzie delle Nazioni Unite, le organizzazioni internazionali e i centri di ricerca competenti al fine di migliorare la raccolta di dati statistici comparabili concernenti la situazione dei minori all’interno dell’UE, per sviluppare e includere una serie più ampia di indicatori relativi in modo specifico ai minori, ala loro povertà e all’esclusione sociale.
La povertà infantile è una questione trascurata, nell’UE ancora un bambino su cinque vive al di sotto della soglia di povertà. Questa situazione non condannerà il 20% dei futuri adulti europei a non raggiungere mai le loro reali potenzialità?
Se esiste volontà politica, allora cooperiamo negli Stati membri al fine di condividere la migliore pratica e imparare reciprocamente. Siamo stati testimoni della campagna a livello europeo per cancellare la povertà nel terzo mondo, allora perché non lanciare una campagna simile nell’UE, volta a eliminare la povertà infantile?
Katrin Saks (PSE) . – (ET) La ringrazio, signor Presidente.
Dato che un terzo dei bambini nel mondo non ha abbastanza cibo e un sesto non frequenta la scuola, può sembrare strano parlare di povertà in Europa. Tuttavia, il problema esiste ed è piuttosto preoccupante che il numero di minori che vivono in povertà sia maggiore rispetto al numero degli adulti. In effetti, questa situazione non significa che soffrano la fame, ma che non dispongono delle opportunità necessarie per lo sviluppo.
Desidero attirare la vostra attenzione sul fatto che nei nuovi Stati membri lo sviluppo burrascoso dell’economia di mercato ha portato con sé molta stratificazione, influenzando pesantemente il benessere dei minori. I problemi sociali, a loro volta, amplificano queste condizioni, e non si tratta soltanto di un dramma che interessa i minori.
Una parte considerevole delle risorse umane (l’unica cosa che nel mio paese d’origine, l’Estonia, manca sempre più), ad esempio, rimane disoccupata, e per questa ragione è un problema per gli Stati membri e per l’Unione.
Benché la maggioranza delle politiche relative ai minori rientri nelle competenze degli Stati membri, vorrei sottolineare l’importanza della strategia dell’Unione europea, degli indicatori, delle banche dati e delle relazioni. Mi auguro che la loro influenza aumenti ulteriormente per gli Stati membri.
Come politica, sono a conoscenza di quanto sia difficile spiegare al proprio elettorato il motivo per cui, ad esempio, un paese vicino si occupa maggiormente dei bambini.
Bogdan Golik (PSE) . – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, l’iniziativa presentataci riguardante una strategia per i diritti dei minori è un segnale non solo per l’Europa, ma per il mondo intero, su come dovrebbero essere protetti i diritti dei membri più giovani della società. Per questo motivo, desidero congratularmi con l’onorevole Angelilli per l’ottima relazione elaborata.
Purtroppo, i casi di violazione dei diritti dei minori si verificano spesso in certe parti d’Europa – in Europa, dove siamo così orgogliosi del nostro sistema altamente sviluppato per la tutela dei diritti umani. Perciò, occorre garantire che i minori che stanno subendo varie umiliazioni, sappiano che esiste qualcuno cui rivolgersi per essere aiutati e che fornirà loro soccorso. Desidero quindi sostenere la richiesta dell’autrice della relazione riguardo alla creazione di un sistema di monitoraggio più efficace nonché l’idea della Commissione europea di introdurre una linea telefonica di assistenza per i minori con problemi.
Un’altra importante questione è quella dei minori di famiglie povere, di immigranti o di profughi. Soffrono per ragioni che trascendono il loro controllo e, di conseguenza, spesso sono condannati a una vita peggiore di quella dei loro coetanei che non sono stati costretti a fuggire dai loro paesi. Approvo dunque la proposta di garantire loro pieni diritti, a prescindere dalla situazione giuridica dei genitori, e fornire loro pari accesso all’istruzione.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. - Signor Presidente, onorevoli deputati, grazie a tutti coloro che sono intervenuti anche per aver riconosciuto che stiamo, Commissione e Parlamento, realizzando insieme, per la prima volta in Europa ancor prima dell’entrata in vigore del trattato di Lisbona, una reale politica europea orizzontale in tutti i terreni per la difesa e per la promozione dei diritti dei bambini, quindi un risultato politico che fino a due anni fa non era sull’agenda europea e quindi questa è anche una risposta a coloro che vedono la necessità di risultati concreti: l’Europa si sta in questo muovendo.
Mi è molto piaciuto quanto ha detto l’onorevole McMillan: uno dei primi criteri per valutare il livello di uno Stato, il livello di civiltà di un paese, è come questo paese tratta i suoi figli più giovani, i bambini, e gli Stati membri dell’Unione europea e tutti noi europei abbiamo l’ambizione di essere protagonisti nel mondo sul trattamento e le opportunità che offriamo ai bambini.
Sono stati toccati molti temi e alcuni sono già nella proposta che io avevo presentato e nelle raccomandazioni che l’onorevole Angelilli molto opportunamente ha fatto, ma altri punti credo che nei prossimi mesi dovranno essere sviluppati. Prendiamo quest’anno 2008 come un anno per fare avanzare ancora questa strategia europea.
Il tema della famiglia, il ruolo della famiglia, l’onorevole Gál, l’onorevole Sinnot, hanno bene sottolineato come tanti dei problemi che incontriamo derivano da un ruolo della famiglia che è scaduto o che non è quello che dovrebbe essere. Ce ne occupammo, lo ricordate, l’anno scorso a proposito dei videogiochi violenti, dove emerse da un’indagine statistica in Europa che solamente il 20% dei genitori interpellati si interessano di come i loro figli usano Internet e quindi entrano in contatto con questi strumenti o usano videogiochi; quindi l’80% dei genitori interpellati non hanno conoscenza di che tipo di giochi elettronici o di che tipo di siti Internet siano visitati dai loro bambini. Ecco l’esempio del perché la famiglia, come è stato detto, è il primo luogo dove i diritti dei bambini vengono alimentati.
Poi il tema del lavoro minorile, ne ha parlato l’onorevole Catania, ne hanno parlato altri. Voi ricorderete che nella proposta che io ho formulato di una sanzione severa contro gli imprenditori che sfruttano il lavoro nero degli immigrati regolari c’è una particolare aggravante e questa aggravante è proprio l’utilizzare un bambino migrante, che è al tempo stesso vulnerabile perché migrante, è sfruttato perché lavora in nero ed è particolarmente vulnerabile perché un bambino non dovrebbe lavorare, ma dovrebbe andare a scuola; quindi c’è una proposta sul tappeto che, se adottata, sarà una direttiva europea cioè una norma che imporrà agli Stati membri di introdurre delle regole che oggi purtroppo non ci sono.
Il tema dei minori migranti non accompagnati: questo è un tema importante e ne stiamo discutendo per finanziare dei progetti mirati, perché abbiamo scoperto situazioni davvero tragiche, non solo quelle ricordate, ma anche, ad esempio, alle Isole Canarie il governo spagnolo ci ha sottoposto casi veramente preoccupanti, di cui ovviamente ci dobbiamo fare carico, di bambini che arrivano in massa e sono tutti non accompagnati perché i genitori li mandano avanti semplicemente da soli. Questo è un fatto scioccante in quanto tale. La legislazione europea contro la violenza dei bambini deve essere rafforzata e questo certamente l’onorevole Segelström lo ha ricordato.
C’è un tema molto serio che mi preoccupa personalmente. Esistono regole per garantire che l’affidamento di un bambino ad uno dei due genitori in caso di separazione o di divorzio sia effettivo. Ebbene, in molti Stati membri questa regolamentazione in vigore non è concretamente applicata, non perché i governi non la applicano, ma spesso perché c’è, da parte dei magistrati, delle Corti, una scarsa conoscenza, ci sono casi di vera e propria sottrazione di un bambino da parte di un genitore verso un altro genitore. Non si riesce in alcuni casi a dare effettività alle decisioni e quindi questo tema nell’ambito dell’affidamento dei minori va molto potenziato.
Il turismo sessuale è un altro tema su cui dobbiamo lavorare: la cooperazione tra autorità pubbliche e soggetti privati, le agenzie turistiche o le compagnie di carte di credito per aiutarci a scoprire quelli che comprano su Internet materiale pedopornografico, perché è chiaro che i pedofili non comprano cash, comprano con le carte di credito. Se ci sarà, come noi stiamo cominciando a fare, una cooperazione, allora anche, ad esempio, il dramma del turismo sessuale lo potremo ridurre e stroncare.
Un argomento nuovo è il diritto a crescere in un ambiente non inquinato, i diritti dei bambini all’ambiente. Questo è un tema su cui ci dovremo concentrare molto perché è un argomento non solo nuovo, ma di tutta evidenza per ciascuno di noi.
Qualcuno ha sottoposto il problema, l’onorevole Harkin ad esempio, dell’effetto del trattato di Lisbona. Il trattato di Lisbona non introduce una specifica base giuridica, ma dà valenza di politica europea alla strategia che oggi qui stiamo affrontando e che finora si è basata su una comune volontà politica. Oggi il trattato di Lisbona dà una copertura al ritenere davvero europea la strategia di protezione dei bambini e quindi facciamo un passo avanti davvero straordinario.
In conclusione, noi dovremo lavorare nei prossimi mesi su questo ed è evidente che si tratterà di un investimento che l’Europa fa per il suo futuro. È un investimento sui giovani, un investimento per i bambini, ma io vedo un ultimo tema in cui i bambini potranno essere protagonisti di una delle politiche più importanti dell’Unione europea: la politica di integrazione delle comunità di immigrati. Se noi ci affideremo ai bambini, ai più piccoli che stanno nelle scuole facendoli diventare ambasciatori dell’integrazione, per loro è molto più facile giocare insieme o studiare insieme a bambini che vengono da culture e storie diverse, noi avremo dato ai bambini un compito, come qualcuno ha detto, non da piccoli adulti, ma da veri protagonisti o coprotagonisti di una politica di integrazione, che se non parte dall’integrazione dei bambini nelle scuole non sarà mai una vera politica di integrazione degli immigrati che vengono da altri paesi.
Roberta Angelilli, relatrice. - Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo innanzitutto ringraziare ancora una volta il Vicepresidente Frattini per averci rinnovato la garanzia di un impegno forte della Commissione europea nel settore dei diritti dei bambini e poi lo ringrazio anche per l’appello che ha fatto nella sua introduzione, l’appello lanciato agli Stati membri per la tempestiva attivazione delle linee telefoniche di assistenza ai minori, perché in effetti questi ritardi sono davvero ingiustificabili; e lo ringrazio anche per aver ricordato che non tutti gli Stati membri hanno ancora istituito il Garante nazionale per i diritti dell’infanzia, noi l’abbiamo ricordato e deplorato anche all’interno della relazione.
Ringrazio ancora tutti i colleghi e le colleghe che hanno collaborato alla stesura di questo documento, ma anche quelli che sono intervenuti perché credo che ci siamo ritrovati tutti insieme all’unisono sul concetto del superiore interesse del bambino. Ovviamente, lo ribadisco e condivido le preoccupazioni che sono state espresse anche oggi in Aula, noi dobbiamo costringere i nostri Stati membri a passare con più tempestività dalle parole ai fatti e ovviamente anche il Parlamento e la Commissione europea devono fare la loro parte.
Qualche flash su alcuni temi che sono stati sottolineati: il tema dell’ambiente, lo ribadiva anche adesso il Commissario Frattini, sicuramente si poteva forse fare di più all’interno della relazione, però seppur sinteticamente noi l’abbiamo ribadito: il tema dell’ambiente, il diritto ad un ambiente sano e pulito deve essere uno dei diritti principali da garantire ai minori.
Mi ha fatto poi piacere sapere che uno dei temi trattati nel prossimo Forum europeo dei diritti dei minori sarà dedicato al problema delle adozioni internazionali e a tale proposito voglio anch’io ribadire che, oltre a questo problema enorme che è spesso tutto burocratico della difficoltà delle adozioni internazionali, c’è il dramma dei bambini contesi tra genitori dopo separazioni o divorzi. È davvero un’emergenza europea, che ovviamente si è andata sviluppando anche in seguito proprio all’allargamento delle frontiere.
Concludo dicendo che sono ovviamente molto soddisfatta del lavoro svolto e credo che certamente non sarà un lavoro perfetto, ma è un ottimo punto di partenza a condizione, lo ripeto, che ci sia la serietà e la responsabilità di agire con concretezza in tempi certi.
Presidente . - La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Lívia Járóka (PPE-DE), per iscritto. – (EN) La segregazione scolastica è una delle forme più pericolose di discriminazione che i minori Rom si trovano ad affrontare. Come diritto umano di base, l’istruzione è essenziale per il conseguimento degli altri diritti dell’uomo, e un investimento nell’istruzione per la prima infanzia per i Rom è una politica che opera su più livelli e apporta maggiori vantaggi rispetto al numero di bambini che si prefigge di istruire. Tra i benefici della prima istruzione figurano: la promozione della parità sociale, l’incremento della produttività sociale individuale e collettiva, ridotti livelli di povertà e l’eliminazione di comportamenti discriminatori e dell’esclusione sociale. Grazie a un’istruzione più elevata, i minori Rom aumentano le loro possibilità di diventare membri produttivi della forza lavoro. Mentre guadagnano e contribuiscono al bilancio nazionale grazie alle tasse sul reddito e sui consumi, iniziano a influenzare il modo in cui i non Rom li percepiscono, incidendo quindi su questioni sociali di più ampio respiro. Inoltre, se i Rom diventano più produttivi e il loro livello di povertà diminuisce, diventano anche contribuenti della società anziché destinatari dell’assistenza pubblica. La combinazione fra maggiore apporto e minori prestazioni erogate dal governo si traduce in un netto vantaggio per il bilancio nazionale. Un programma che sostenesse tali sviluppi sarebbe vantaggioso per tutti gli europei, non soltanto per i Rom.
Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. – (FI) Uno degli elementi fondamentali alla base dei valori europei comuni è il nostro dovere di proteggere anime innocenti, ovvero i bambini. Pochi altri argomenti ci trovano altrettanto unanimi nel pensiero.
È essenziale che i diritti dei minori siano tutelati più efficacemente di quanto accade oggi, e questo attiene anche al livello comunitario. La comunicazione della Commissione sulla creazione di una strategia per la protezione dei diritti dei minori è stata accolta con grande favore.
La relazione del Parlamento sulla strategia è eccellente. Desidero sollevare alcuni punti su questo vasto argomento.
Primo, la condizione delle famiglie è direttamente connessa ai diritti dei minori. La famiglia è senza dubbio il miglior ambiente per un bambino. La famiglia e la protezione della vita familiare sono, in effetti, diritti dei minori, e sono una realtà nel momento in cui una famiglia funziona bene. La strategia dovrebbe includere anche misure volte a promuovere il benessere delle famiglie. Il diritto di un bambino ad avere contatti con entrambi i genitori dovrebbe essere tutelato a tutti i costi.
I minori sono esposti molto precocemente a forme d’intrattenimento orribili, violente e di stampo sessuale, con conseguenze disastrose. Ad esempio, la proposta della relazione di creare nell’UE una classificazione uniforme e un sistema di etichettatura per la vendita e la distribuzione di contenuti audiovisivi e videogiochi pensati per i minori è molto valida. Il principio “chi inquina paga” dovrebbe essere applicato alle forme violente di intrattenimento commerciale, poiché il danno causato è immenso.
Terzo, occorrono sforzi decisi per eliminare la pornografia infantile. Le priorità della Commissione sono rafforzare gli interventi transfrontalieri volti a bloccare i siti Internet che opprimono i minori e intensificare la collaborazione tra le autorità pubbliche e il settore privato.
Purtroppo, i diritti dei minori non sfuggono allo spirito generale di relatività dei valori che tende a diffondersi nella società. Occorre affermare a voce alta ciò che non è assolutamente relativo. I diritti e la tutela dei minori sono al centro dei valori umani, che è la ragione per cui abbiamo ancora bisogno di ricordare alle persone le terribili conseguenze che attendono coloro che trasgrediscono.
Katalin Lévai (PSE) , per iscritto. – (HU) ) L’Unione europea ha una particolare responsabilità nel tutelare i diritti fondamentali dell’uomo, soprattutto i diritti dei minori. Malgrado ciò, il 19% dei bambini dell’Unione vive a rischio di povertà, e questa percentuale è maggiore rispetto alla popolazione adulta (15%). Nel mondo, 40 milioni di bambini al di sotto dei 12 anni sono sottoposti a qualche tipo di violenza. Circa 6 milioni sono obbligati a lavorare; un milione e mezzo è vittima dei trafficanti in esseri umani. Date queste premesse, è di straordinaria importanza una strategia europea di tolleranza zero che miri a proteggere i diritti dei minori.
Ritengo che un ruolo fondamentale in ciò possa essere rivestito da una migliore disciplina giuridica, incluso uno studio dell’impatto sui minori delle norme nuove ed esistenti. Tuttavia, non approvo l’istituzione di un organo parlamentare separato competente per i diritti dei minori. Qualsiasi attività di tale organo può essere svolta dal coordinatore per i diritti dei minori nominato dalla Commissione. Sono però a favore della creazione di una carica di commissario per i diritti umani e le minoranze, che sarebbe anche responsabile della tutela dei diritti dei minori. È importante osservare che la maggior parte dei bambini che vive in condizioni svantaggiate è di origine Rom, o appartiene alla minoranza che vive in Europa. Sarebbe inoltre auspicabile applicare riforme istituzionali europee, in base alle quali i coordinatori per i diritti dei minori che riferiscono al commissario stabilirebbero i legami tra le istituzioni, le ONG e i governi, al fine di offrire un dialogo e una collaborazione costanti. Poiché esistono già numerose organizzazioni e istituzioni europee nell’Unione che si occupano dei diritti dei minori, dobbiamo impegnarci per raggruppare quelle vecchie e far sì che operino più efficacemente, anziché crearne di nuove.
Oltre alla tutela dei diritti dei minori, sta diventando sempre più attuale la questione dell’istruzione. Un’istruzione attenta consente a giovani trasgressori disinformati di crescere come cittadini informati e rispettosi della legge.
Joseph Muscat (PSE), per iscritto. – (MT) Ometterei qualcosa se, nell’ambito del dibattito sui diritti dei minori, non citassi il caso di Shaun Attard, che ha spezzato il cuore agli abitanti di Malta e Gozo.
Questo bambino di Gozo è stato tolto al padre in un modo che ha di certo avuto conseguenze psicologiche.
È possibile che in questo caso sia stata osservata la legge e che siano state rispettate le direttive europee. Tuttavia, ci sono notevoli dubbi sul fatto che ciò che sta accadendo sia davvero nel miglior interesse del minore in questione.
Mi dispiace affermare che, da quanto posso notare, le autorità inglesi stanno rendendo difficile per il padre del bambino avere un’udienza equa in questa causa. Anche i pochi contatti tra il bambino e il padre sono densi di ostacoli.
Vorrei ricordare che, se occorre rispettare la legge, a Mario Attard dovrebbe essere data però la possibilità di un processo equo e, inoltre, si dovrebbe considerare seriamente il miglior interesse di Shaun.
Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN), per iscritto. – (PL) La discussione di oggi riguardante i diritti dei minori solleva varie questioni fondamentali sull’adeguato sviluppo dei nostri giovani. Il futuro dei nostri bambini, assicurando che possano crescere in maniera appropriata, è il problema che determina l’avvenire del nostro continente per quanto riguarda relazioni interpersonali corrette.
I diritti dei minori devono essere rispettati tanto quanto i diritti dei genitori di crescerli secondo i valori in cui credono. Parlare di diritti dei minori e tralasciare la questione del loro diritto di crescere in famiglie naturali, in cui sono presenti un padre e una madre, è una violazione dei loro diritti. Certamente una decisione in merito all’adozione di un minore, laddove il bambino sia affidato a una coppia dello stesso sesso, e quindi definendo il suo destino futuro e, in un certo modo, forzando un orientamento sessuale, rappresenta un mancato rispetto dei diritti fondamentali del minore. Non possiamo restare in silenzio al riguardo, solo perché si contravviene alla correttezza politica dell’UE.
16. Situazione allarmante dei rifiuti in Campania (discussione)
Presidente . - L’ordine del giorno reca la dichiarazione della Commissione sulla situazione allarmante dei rifiuti in Campania.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. - (EL) Signor Presidente, onorevoli deputati del Parlamento europeo, secondo le stime, la quantità di rifiuti che si accumula nelle strade di Napoli e delle città vicine dal 21 dicembre, stando alle notizie che diffondono i i mezzi di informazione, avrebbe raggiunto proporzioni enormi e superato le 100 000 tonnellate. Questa situazione, insieme agli effetti negativi, direi catastrofici, per gli abitanti e l’ambiente, è fonte di grande preoccupazione.
La crisi di Napoli degli ultimi giorni non è sorta dal nulla. È il culmine della carente applicazione della legislazione europea sui rifiuti nei 14 anni passati, per la quale l’Italia è stata ripetutamente condannata dalla Corte delle Comunità europee.
Oltre al ruolo della criminalità organizzata, enfatizzato dalla stampa, una causa diretta della crisi in questione sembra essere l’inerzia e la mancanza di volontà di adottare le misure necessarie atte a risolvere il problema cronico della gestione dei rifiuti.
Quando la Commissione è stata inizialmente informata della crisi nella raccolta della spazzatura e nel sistema di smaltimento in Campania, nella primavera del 2007, sono stati avviati procedimenti contro l’Italia per aver infranto la normativa comunitaria in materia di rifiuti. Da allora, la Commissione osserva direttamente gli sviluppi ed è già giunta a una valutazione iniziale in loco della situazione, su richiesta del governo italiano. Nei prossimi giorni si terrà un ulteriore incontro con le autorità italiane competenti. È una responsabilità delle autorità italiane adottare provvedimenti immediati al fine di sgombrare le strade dai rifiuti. Ma, come dimostra questa nuova crisi, non è sufficiente rimuovere soltanto l’immondizia dalle strade. Qualsiasi disposizione a breve termine deve essere integrata dall’adozione e, ancora più importante, dall’efficace attuazione di misure strategiche a lungo termine; ad esempio, una rete adeguata di impianti di trattamento dei rifiuti pienamente conforme alle norme stabilite dalla normativa comunitaria. Questo intervento deve essere accompagnato da una strategia integrata a lungo termine di gestione dei rifiuti allo scopo di promuovere il riciclaggio e lo smistamento dell’immondizia dopo la raccolta.
Il decreto legislativo n. 61, emanato nel maggio 2007, per risolvere la crisi dei rifiuti, non ha raggiunto il suo obiettivo. Il piano d’emergenza, annunciato l’8 gennaio dal Presidente del Consiglio Prodi, è uno sforzo più ambizioso in questa direzione, ma i tempi dei provvedimenti, che devono essere immediati ed efficaci, rimangono un fattore essenziale. Proseguiremo nel controllare da vicino l’applicazione delle misure da parte delle autorità italiane. La Commissione non cesserà di esercitare pressione sul governo italiano onde porre termine alla crisi, e intende procedere con l’azione legale nei confronti dell’Italia. Occorre porre fine alle continue violazioni in Campania della normativa comunitaria in materia di ambiente, secondo quanto richiede il diritto europeo.
Sebbene la situazione si presenti difficile, non è impossibile per le autorità italiane conformarsi alla legislazione comunitaria sui rifiuti. Sono convinto che possano essere forniti esempi utili, non solo da altri Stati membri, ma anche da altre regioni italiane, laddove sono state trovate soluzioni per lo smaltimento controllato dei rifiuti grazie a una combinazione di diversi tipi di riduzione dei volumi, di raccolta e di smaltimento.
Giuseppe Gargani, a nome del gruppo PPE-DE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io dico subito al Commissario che pur condividendo la sua relazione, credo che la situazione non sia difficile ma drammatica.
Io potrei esaurire il mio intervento riportando un giudizio dell’Economist di qualche giorno fa: i rifiuti accumulati nelle strade della città non sono solo dannosi, ma rappresentano un azzardo politico e ricordano ai cittadini la fragilità della loro civiltà, il che li può indurre a ribellarsi ai propri rappresentanti politici. È questa la situazione.
Napoli è famosa per le Quattro giornate, come tutti sanno, quando il popolo si sollevò contro lo straniero. Qualche giornale ha scritto che oggi i nemici del territorio sono quelli che hanno compromesso il buon nome di Napoli nel mondo. Si consuma appunto una civiltà. La tragedia dei rifiuti a Napoli e in Campania non è scoppiata in una notte, ma si trascina da 14 anni; otto miliardi di euro sono stati spesi inutilmente e le immagini televisive hanno mostrato all’Europa e al mondo intero l’impraticabilità delle strade della città e la tragedia vera e propria, come il Commissario ha ricordato, è iniziata appunto il 21 dicembre, quando i camion della nettezza urbana si sono fermati perché le discariche sono strapiene, non vi sono inceneritori, il pericolo sanitario è incombente e di raccolta differenziata, signor Commissario, non se parla assolutamente.
La Campania, infatti, è priva di termovalorizzatori, le discariche sono in mano alla delinquenza organizzata, la camorra. La regione Campania non ha saputo affrontare un problema che tutto sommato è di ordinaria amministrazione, come quello della pulizia della città, perché non ha voluto farlo, perché l’amministrazione regionale e il suo presidente sono succubi della malavita organizzata che ha il controllo sull’intero business.
Alcune forze politiche che fanno parte del governo Prodi e tutti i partiti dell’opposizione hanno chiesto lo scioglimento del Consiglio regionale e la nomina di un commissario con pieni poteri per reagire contro l’irresponsabile presenza del ministro dell’Ambiente, onorevole Pecoraro Scanio. Il contributo del piano europeo 1994-1999 di 200 milioni è stato utilizzato soltanto per l’81% e manca un piano regionale e perciò c’è il commissario.
Onorevole Presidente, mi dia ancora qualche secondo. Il commissario può assegnare contratti senza rispettare le regole europee per gli appalti e così si crea un circolo perverso che determina illegalità e inefficienza. Il rischio concreto è quello di perdere i 330 milioni per i fondi strutturali. La Commissione ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia, era inevitabile purtroppo, e certamente la Campania è lontana anni luce dalle regole che le direttive europee impongono e che i vari commissari anche di governo non hanno tenuto in considerazione.
Chiediamo l’ispezione della Commissione a fine mese e una presa di posizione forte per imporre la messa in opera dei termovalorizzatori e questo l’Europa può farlo e chiediamo un’ispezione anche del Parlamento, un salto di qualità da parte sua (...).
Presidente . - Devo raccomandarmi, prima di proseguire il dibattito con i colleghi, e fare oltre che una raccomandazione anche un avviso relativo alle nuove procedure. Innanzitutto chiedo ai colleghi di mostrarsi docili al richiamo della presidenza per quanto riguarda i tempi degli interventi, poi ricordo che con la procedura catch the eye chi ritenga di non avere finito il tempo del proprio intervento può chiedere eventualmente di intervenire di nuovo, ovviamente gli sarà data la parola dopo averla data a coloro che intervengono per la prima volta.
Gianni Pittella, a nome del gruppo PSE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto ringraziarla per la comunicazione chiara, puntuale ed efficace che ci ha fatto, per le preoccupazioni che ha manifestato questa sera e anche nei giorni e nelle settimane passate, per i richiami a cui noi ci rifacciamo avendo ben consapevolezza che è inderogabile il rispetto della normativa europea.
Noi pensiamo che non si debba mai trasformare il Parlamento europeo in una cassa di risonanza di polemiche nazionali ancorché su temi così sensibili e su questioni così drammatiche. Pensiamo piuttosto che sia proprio questa drammaticità a reclamare analisi serie, sia sul caso specifico che sul grande tema dei rifiuti, che non è un tema soltanto di Napoli e della Campania, ma è un tema a cui tutte le comunità devono far fronte. Un tema che chiama in causa un modello di sviluppo che spesso sacrifica uomo e ambiente alle logiche del profitto, un tema sul quale si offrono spesso ricette ideologiche e la falsa antinomia tra industrialismo senz’anima e ambientalismo senza sviluppo.
L’Italia, non dobbiamo dimenticarlo, è stato uno dei primi paesi a dotarsi con il governo Prodi e con il ministro Ronchi nel 1997 di una legge moderna, coerente con quanto dice da tempo l’Unione europea: educazione ambientale, raccolta differenziata, messa in sicurezza, utilizzo di mezzi di riciclo e di riutilizzo all’avanguardia e sicuri per i cittadini e per l’ambiente. Questa legge ha trovato anche eccellenti applicazioni e ha creato anche fonti di economia e di occupazione.
In Campania ciò non è avvenuto. Che cosa si è rotto? Che cosa non ha funzionato? Non vi è dubbio che vi siano responsabilità politiche di quanti da destra a sinistra si sono susseguiti soprattutto nelle gestioni commissariali. Non tocca a noi in questo momento accertare eventuali responsabilità di altro tipo, che se vi fossero andrebbero sanzionate in modo rigoroso, ma saremmo poco onesti tutti se gettassimo la croce solo sulla politica.
In Campania hanno svolto un ruolo decisivo in negativo molti altri fattori come la criminalità organizzata, un senso civico poco diffuso, la carenza storica di infrastrutture. Il governo italiano sta fornendo una risposta immediata, assumendo decisioni importanti con la volontà di ridare responsabilità agli enti locali, uscendo dalla logica del commissariamento e garantendo l’autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti. Scelte queste che consentono di guardare con maggiore fiducia al presente e al futuro – la par condicio, Presidente, ho finito però – io credo che tali decisioni permettano anche di rispondere in modo convincente alle legittime richieste europee. Occorre ora sostenere tali scelte, occorre ora ridare dignità ad una città, ad una regione e ad un paese, l’Italia, nelle quali, e riprendo le parole del Presidente Napolitano, non mancano energie positive, realtà nuove.
Alfonso Andria, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, su questo argomento bisogna resistere alla tentazione della strumentalità, lasciando prevalere obiettività e onestà intellettuale, senza tacere gli scenari di contesto in cui il problema si inquadra e cioè: l’interesse della malavita organizzata e le sue infiltrazioni nella gestione dei rifiuti e perciò le innumerevoli discariche abusive disseminate sul territorio campano; l’accoglienza mai negata ai rifiuti pericolosi e tossici provenienti da altre regioni, in particolare del Nord Italia; le debolezze delle classi dirigenti locali; il ritardo culturale delle popolazioni nell’approccio con la risorsa rifiuti; i veti incrociati relativamente alle localizzazioni dei vari impianti del ciclo, persino da parte di esponenti della Chiesa cattolica locale; le divisioni oltre che del mondo politico anche di quello scientifico, ad esempio riguardo alle tecniche di smaltimento; l’inadeguatezza delle tecnologie prescelte per gli impianti di smaltimento definitivi programmati a seguito di una gara europea espletata in Campania nel 1998.
Oggi però c’è un intervento massiccio dello Stato. La politica ha finalmente capito che deve fare di più, tutta la politica, perché negli ultimi 14 anni, alternandosi in ruoli di governo e di opposizione a livello locale, regionale, nazionale, tutte le forze politiche non hanno saputo attrezzare risposte ferme, determinate e coerenti.
È apprezzabile perciò il gesto alto di solidarietà che alcune regioni d’Italia, anche rette dal centrodestra, hanno compiuto per aiutare la Campania in questo gravissimo momento, concorrendo a restituirle l’immagine che merita in termine di attrattività culturale, paesaggistica, di risorse produttive e di talenti.
Non è questo il momento della fuga o del disimpegno per chi ha responsabilità di prima linea e che paga le colpe di tutta la politica. Questo è il momento della responsabilità, per questo apprezzo il taglio che il Commissario Dimas ha dato al suo intervento, un taglio costruttivo che ci fa guardare all’Europa non soltanto come ad un’Europa che sanzioni, che si limiti alla sanzione, ma ad un’Europa che aiuti un paese membro ad uscire dalla crisi.
Cristiana Muscardini, a nome del gruppo UEN. – Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la questione dei rifiuti in Campania non è più soltanto un disastro sanitario e ambientale, ma assume le caratteristiche di un thriller economico e istituzionale. Sul thriller economico risponderà, ci auguriamo, la magistratura, sul thriller istituzionale chiediamo qualche chiarimento.
L’11 settembre del 2007 la Commissione, rispondendo ad una mia interrogazione, si diceva preoccupata ma speranzosa che i provvedimenti urgenti adottati dalle autorità italiane avrebbero contribuito a risolvere la situazione e affermava che, qualora l’indagine in corso avesse evidenziato infrazioni della normativa, avrebbe adottato i provvedimenti di cui all’articolo 226 del trattato. Il 2 gennaio 2008 invece il portavoce della Commissione ha dichiarato che la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia è stata aperta a giugno 2007. Qual è la verità? Quella scritta l’11 settembre nella risposta a me o quella dichiarata dal portavoce? Perché la Commissione nella risposta non fa cenno a questa procedura d’infrazione?
Altro thriller è quello che ha visto alcuni gruppi politici europei, vicini al governo Prodi, esprimersi contro una risoluzione comune sul disastro ambientale e sanitario in Campania che avrebbe dovuto concludere questo nostro dibattito. Quando le coincidenze superano il livello normale di casualità risulta più che probabile la difesa di un interesse e quando l’interesse politico, anche inconsapevolmente, si sposa con interessi diversi, che magari coincidono con quelli delle ecomafie, non è più una questione di destra o di sinistra o di sola incapacità politica. In noi è forte il sospetto che ragioni partitiche d’interesse abbiamo volutamente tratto in inganno le istituzioni europee.
L’alta presenza di diossina nel territorio, il permanere di una situazione di illegalità, il non voler assumere come Parlamento la responsabilità di una risoluzione comune, si interseca con le scelte politiche del governo italiano, della regione Campania e del comune di Napoli che, guarda caso, hanno la stessa matrice politica.
Chiediamo l’intervento urgente dell’OLAF, al fine di verificare l’utilizzo dei fondi stanziati fino ad ora e per garantire la gestione corretta di quelli futuri. Chiediamo che la Commissione chiarisca al Parlamento entro 30 giorni da oggi quali siano e a chi siano imputabili le responsabilità di questa vergognosa e tragica emergenza che ormai non è più soltanto regionale, ma nazionale ed europea.
Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io volevo veramente ringraziare il Commissario Dimas perché ha agito in queste ultime settimane, in questi ultimi mesi, nel modo in cui molti ambientalisti vorrebbero vedere anche in altre occasioni e cioè agendo in modo forte, visibile, e soprattutto ascoltabile da parte di tutti a difesa della normativa comunitaria.
Io credo che non è sempre stato così e penso che, dal punto di vista dell’applicazione delle normative comunitarie, esistono una serie di infrazioni che sono state aperte dalla sua istituzione anche in anni precedenti- soprattutto nel periodo del governo precedente a quello di oggi - che purtroppo sono rimaste sostanzialmente inascoltate e che soprattutto sono state trattate come una semplice routine. Voglio citare le infrazioni sulle discariche abusive – ce ne sono più di 4 000 – e tutta una serie di altre questioni che riguardano la definizione dei rifiuti, ecc.
Questo prefigurava già la situazione nella quale noi ci troviamo oggi. Perché è evidente che quando uno Stato membro e quando un governo, che a suo tempo aveva un centinaio di deputati di maggioranza, non riesce a fare altro, per quanto riguarda la legislazione dei rifiuti, che semplicemente violare le direttive comunitarie cercando di fare delle scappatoie, è chiaro ed evidente che situazioni di mala amministrazione, di mala gestione, di criminalità e di assoluta inadempienza sono rese ancora più semplici.
Quindi io sono gratissima alla Commissione per il suo intervento, spero che continui assolutamente a vigilare perché credo che ce ne sarà bisogno e penso anche che l’uscita dalla gestione di emergenza sia la condizione assolutamente fondamentale per uscire da questa situazione. Penso anche che la questione di chi è responsabile sia importante.
Da questo punto di vista io sono d’accordo con coloro che dicono che la Commissione deve anche attivare dei modi attraverso i quali vengono controllati i fondi che sono stati spesi e quelli che saranno spesi, perché credo che per tutti noi cittadini europei, e non solamente come italiani, il tema di come in modo positivo si possono usare i fondi sia una questione assolutamente centrale che ci riguarda assolutamente tutti.
Detto questo, sono dell’opinione che le misure del governo italiano, soprattutto quelle che sono state descritte per i prossimi tre o quattro mesi, devono essere sostenute, fermo restando che le regole del gioco devono essere chiare e devono anche essere rispettate. Credo che non sarebbe assolutamente opportuno trovarci in una situazione nella quale a emergenza si risponde con emergenza, violando le norme, perché dove siamo adesso è anche un risultato di quella violazione.
Roberto Musacchio, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io condivido nel merito quanto ha detto il Commissario Dimas che ci richiama tutti alle nostre responsabilità e ci indica un percorso importante; e ci ricorda che il modo per affrontare i problemi è di stare alle regole europee, uscendo dalle logiche di emergenza che creano nuova emergenza. Proprio per questo il dibattito è importante, perché può e deve servirci ad aiutare a risolvere i drammatici problemi aperti a Napoli e in Campania in materia di rifiuti.
Naturalmente la cosa immediata non sono le polemiche, ma è il rimuovere i rifiuti che creano una condizione di pericolosità per i cittadini. Il governo in tal senso sta operando, ma occorre poi realizzare un’effettiva soluzione e il riferimento alle norme europee è in tal senso decisivo. Le norme europee, ce lo ricorda il Commissario, sono chiare, consolidate da decenni e ribadite anche nella nuova direttiva quadro che stiamo discutendo. C’è una gerarchia per affrontare il tema dei rifiuti e la gerarchia dice: al primo posto riduzione, poi raccolta differenziata, poi riuso e riciclaggio e solo da ultimo, se serve, lo smaltimento.
In Italia si fatica troppo a stare dentro a queste indicazioni e a Napoli e in Campania la situazione è degenerata. Ma problemi ne abbiamo anche altrove, come si vede dalle infrazioni: troppi commissari, troppa confusione tra le norme per i rifiuti e quelle per l’energia, con pratiche inaccettabili, come quella che per anni ha assimilato in Italia l’energia prodotta dai rifiuti a quella rinnovabile con enormi incentivi – 30 miliardi di euro in dieci anni, con un provvedimento che si chiama CIP 6 – che hanno creato distorsioni profonde sia alle politiche energetiche che a quella dei rifiuti e portano anche a situazioni un po’ paradossali per cui proprio in Campania ci sono sette milioni di tonnellate di ecoballe che, se fosse aperto l’inceneritore che doveva smaltirle, non potrebbero esservi bruciate.
Troppe deroghe alle leggi europee in materia ambientale. Ribadisco spesso: l’emergenza ha creato nuove emergenze. Ora dobbiamo, e sono convinto che il governo voglia, metterci in regola e le regole sono quelle europee, dalla valutazione dell’impatto ambientale alla gerarchia per i rifiuti. Per questo il dibattito di oggi non può essere una palestra per polemiche, ma un momento di confronto con il Commissario per favorire questa relazione tra Europa e Stati membri. Ripeto: al primo luogo la gerarchia, per applicare al meglio norme comunemente realizzate.
Luca Romagnoli (NI) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, che capacità ha questa sinistra italiana e che complicità trova in quella europea, per imporre che si parli della vergognosa emergenza dei rifiuti in Campania che proprio il centro sinistra governa da decenni senza che si voti. È la stessa sinistra che ci affligge con il riscaldamento globale e se ne infischia di garantire una qualità dell’ambiente e della vita decente a milioni di cittadini della Campania; e il bello è che ho sentito parlare di interesse nazionale da difendere! Sono gli stessi paladini dell’interesse nazionale che un paio di anni fa infamarono l’Italia, il suo governo e le forze dell’ordine con la discussione e il voto sul fantomatico caso Lampedusa.
Dunque, auspicare almeno che quest’Aula conosca e si informi meglio di una questione che non è solo italiana e senza reticenze stigmatizzi la questione anche con un voto va di pari passo con la mia richiesta, anche in qualità di capo dell’Azione della Fiamma, di utilizzo di tutti gli strumenti sanzionatori utili a colpire il governo regionale e quello nazionale, che hanno emblematiche responsabilità oltre che evidenti incapacità in questa annosa questione e non si risolvono a dignitose dimissioni.
Antonio Tajani (PPE-DE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, la situazione a Napoli è drammatica soprattutto perché, invece di porre rimedio alla sentenza di condanna della Corte di giustizia e quindi assicurare una gestione dei rifiuti in linea con la legislazione europea, si è perso tempo e di questo ne siamo profondamente rammaricati. Se non si vuole però rischiare che la situazione di emergenza della Campania si estenda in altre regioni, bisogna intervenire applicando le norme europee, realizzando termovalorizzatori – nonostante l’incredibile resistenza di certi pseudoambientalisti come il ministro Pecoraro Scanio – favorendo la raccolta differenziata.
Ma l’Italia non è tutta come la Campania, fortunatamente in molte regioni come la Lombardia si sono compiuti passi in avanti determinanti che hanno prodotto un efficiente sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti. Ma in altre regioni la situazione è molto preoccupante. C’è preoccupazione da parte dei cittadini ed è il caso di Roma e del Lazio. Alcuni dati: la quantità dei rifiuti è superiore a quella di Napoli e della Campania, 4 500 tonnellate di immondizia raccolte ogni giorno a Roma contro le 1 000 di Napoli e i 450 chilogrammi pro capite della Campania contro i 617 del Lazio, superiore addirittura alla media nazionale di 539 chilogrammi prodotti da un italiano. Tutto questo è contenuto in un’interrogazione che abbiamo appena presentato con gli altri parlamentari eletti a Roma.
Però il piano di rifiuti regionale non è mai partito e già ci sono due procedimenti di infrazione avviati. I cittadini allarmati guardano con fiducia alle istituzioni europee, al Parlamento e alla Commissione in modo particolare. Ecco perché, signor Commissario, le chiediamo con forza che in occasione dell’incontro del 28 di questo mese la Commissione acquisisca i dati e gli elementi sulla situazione di Roma e del Lazio preannunciando un’ispezione, ci auguriamo, da parte dello stesso Commissario Dimas e proponiamo anche l’ispezione di una delegazione di questo Parlamento, anche per valutare il grado di adeguatezza e, concludo, degli interventi per il 2008. Si intervenga, signor Commissario, prima che sia troppo tardi.
Marco Pannella (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, si consoli Presidente, non è la prima volta. Signor Commissario il 28, come è stato adesso ricordato, quando lei sarà a Roma per discutere con il nostro governo, assolutamente l’Italia – e credo l’Europa – hanno bisogno che la Commissione sia durissima a sostegno dell’azione della giustizia europea. Lei ha ricordato, mi pare, che l’Italia ha avuto un primato: quello di condanne per quell’ammasso di rifiuti che è la giustizia italiana, con vent’anni di richiami inutili.
Il problema è solo questo: abbiamo una strage di illegalità che produce necessariamente stragi di vite anche stragi maggiori, non solo in Italia e quindi quello che io mi auguro, signor Commissario, è che la Commissione tenga presente che lì adesso abbiamo la testimonianza che dall’Italia come negli anni ‘20 da una via nuova, diversa, viene una minaccia per tutta la nostra Europa, quel paese che (...).
(Il Presidente toglie la parola all’oratore)
Roberta Angelilli (UEN) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’emergenza dei rifiuti in Campania di oggi è una tragedia più e più volte annunciata e quei cumuli di immondizia che si vedono sulle strade sono solo la punta di un iceberg fatto di inefficienze, sprechi e male affare.
Ci dispiace che questa vicenda danneggi l’immagine dell’Italia intera e della regione Campania, ma tacere ancora una volta sulle responsabilità e chiudere un occhio contribuirebbe a mantenere irrisolto un problema che è degenerato anche a causa del silenzio e dell’omertà e se non bisogna fare polemica politica sulla pelle della gente, non credo che sia neanche accettabile un certo buonismo che serpeggia anche stasera in quest’Aula.
Non possiamo più tacere né più giustificare, né l’ha fatto la Corte dei conti, sul fatto che sono andati in fumo milioni di euro, di fondi europei, nazionali e locali. A chi devono chiedere il risarcimento dei danni i cittadini per questo disastro ambientale, per il danno d’immagine e per lo spreco di risorse pubbliche e soprattutto quali provvedimenti intende prendere la Commissione per obbligare fattivamente lo Stato italiano a prendere dei provvedimenti adeguati dal momento che neanche oggi i bambini di Napoli e della Campania sono andati a scuola?
Umberto Guidoni (GUE/NGL) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il Commissario per la sua lucida analisi. A Napoli e in gran parte della Campania la situazione dei rifiuti è ormai degenerata e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, ma i problemi li abbiamo anche in altre realtà, come si vede dal numero di infrazioni in materia ambientale che l’Italia ha collezionato in questi anni.
Fra questi io voglio citare il famigerato Cip6 che per anni ha assimilato l’energia prodotta dai rifiuti a quella rinnovabile con enormi incentivi sottratti alle politiche di sviluppo delle energie rinnovabili ed elargiti alle potenti lobby industriali che hanno provocato gravi distorsioni della gestione dei rifiuti. Quello che in Campania rende tutto ancor più drammatico sono i 14 anni di intrecci e di irresponsabilità che hanno portato al primo processo sui rifiuti contro imprese e rappresentanti delle pubbliche istituzioni, fino ad arrivare al ricorso contro Impregilo alla Corte europea per disastro ambientale.
L’uscita dall’emergenza deve significare anche un nuovo stile di governo del territorio: non più deroghe, ma applicazioni delle norme europee. La gerarchia stabilita dall’Europa nella nuova direttiva quadro per i rifiuti è chiara. Soltanto come estrema ratio si deve utilizzare lo smaltimento, altrimenti bisogna fare la differenziata, il riciclaggio e così via.
Oggi però dobbiamo uscire da una situazione che in Campania rischia di raggiungere un punto di non ritorno e per questo c’è bisogno di mobilitare tutte le risorse disponibili e di fare ricorso alla solidarietà delle regioni italiane e agli aiuti dell’UE, per azioni immediate nei prossimi tre o quattro mesi, per rimuovere i pericoli per i cittadini e per restituire Napoli all’Europa.
Mario Borghezio (UEN) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, dalla Padania la situazione della Campania sembra fantascienza, dalla Padania dove si fa la raccolta differenziata, dove si pagano le tasse sull’immondizia. La sinistra al governo nel nostro paese, pensate con un ministro verde dell’ambiente, deve nominare responsabile dei rifiuti l’ex capo della polizia, sembra una cosa dell’altro mondo. Noi diciamo chiaramente che la Campania è fuori dallo spazio giuridico europeo, dominata da una connection vergognosa di politica e camorra che noi abbiamo denunciato da molto tempo.
Allora basta con i finanziamenti, sospendere tutto, Commissario, non mandi più una lira alla camorra, ai delinquenti. Prendano esempio dal Nord laborioso e onesto! Liberiamo la gente onesta della Campania dal dominio della camorra, nella quale sono invischiati vari partiti! Noi ci chiamiamo totalmente fuori, siamo contro questo dominio politico mafioso! In aiuto a queste popolazioni, per il nostro paese ci vuole il federalismo! Bisogna cambiare le cose, cambiare il sistema! Liberare la gente onesta che lavora e produce anche al Sud dal dominio mafioso! Questo vi dice la Padania onesta!
(Il Presidente toglie la parola all’oratore)
Adriana Poli Bortone (UEN) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ritengo che l’Italia non abbia nessuna voglia di attenersi a quelle che sono le normative europee. Ce lo dice il fatto che sia stato l’unico paese ad astenersi in quanto governo, con un ministro verde dell’ambiente, sull’approvazione in Consiglio della posizione comune sulla recente direttiva sui rifiuti.
Io voglio fare una domanda, perché al di là della sciagura di avere un ministro verde assolutamente irresponsabile e privo di qualunque certezza nelle sue azioni, noi abbiamo anche però avuto uno scarso interesse a controllare da parte della stessa Commissione europea, perché noi abbiamo avuto fondi nel 2000-2006 e i P.O.R. della Campania sono stati utilizzati evidentemente senza che il comitato di sorveglianza esercitasse fino in fondo le sue funzioni, altrimenti avrebbe bloccato dei fondi che non avevano prodotto alcuna efficienza sul territorio. Forse è superfluo ricordare chi era Presidente della Commissione europea in quel periodo e chi oggi è Presidente del Consiglio in Italia con un ministro verde?
Riccardo Ventre (PPE-DE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, compiacimento per questa nuova forma di democrazia. Innanzitutto compiacimenti per la lucida analisi del Commissario e speriamo che ad essa faccia seguito poi un’azione concreta, un’azione che veda coinvolto anche – e lo chiediamo anche al Presidente del Parlamento – il Parlamento, perché il problema dei rifiuti a Napoli travalica l’essenza stessa dello smaltimento, l’ambiente e quant’altro per diventare fenomeno nazionale ed europeo per quanto ci riguarda.
Brevissime notazioni: la quantità di rifiuti che viene oggi tolta dalla strada è di gran lunga inferiore a quella che viene immessa sulle strade, per cui le misure adottate dal governo sono assolutamente insufficienti. La massa dei rifiuti, la quantità globale dei rifiuti aumenta di ora in ora, per cui la situazione è sempre più drammatica.
In secondo luogo una notazione politica. Diceva l’onorevole Pittella che il Parlamento europeo non deve diventare cassa di risonanza di diatribe nazionali. Ebbene, sta avvenendo questa sera in questo dibattito esattamente il contrario da parte del centrosinistra. Ne prendiamo atto e ci comporteremo di conseguenza.
Pasqualina Napoletano (PSE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho chiesto di parlare perché sono molto preoccupata di come il dibattito si sta svolgendo in Italia e anche un po’ qui, anche sul modo in cui l’informazione dà notizie ai cittadini, perché sembra che oggi di fronte al disastro bisogna avere una soluzione magica: da una parte, come dire, la forza e la militarizzazione e, dall’altra, gli inceneritori.
Quindi i cittadini pensano che forse arriverà qualcuno dal di fuori a risolvere questo problema e l’informazione non si sofferma sul fatto che, se non ci sarà una diminuzione e una differenziazione dei rifiuti e un comportamento civico diverso, non ci sarà soluzione. Questa è la responsabilità degli enti locali perché hanno pensato che affidare questo problema ad un’impresa che si chiama Impregilo avesse risolto le questioni. Si sono deresponsabilizzati e sono diventati conniventi e subalterni a questo potere.
Salvatore Tatarella (UEN) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, i termovalorizzatori funzionano in Italia e nel resto dell’Europa. La raccolta differenziata si fa in Italia e nel resto dell’Europa. Il riciclaggio si fa in Italia e nel resto dell’Europa. Solo a Napoli non si fa da almeno 15 anni e questo è avvenuto sotto gli occhi di tutte le istituzioni che avrebbero dovuto intervenire: fra queste istituzioni c’è anche l’Europa, c’è anche la Commissione.
Io ritengo che sia stato fatto poco e che si deve fare di più, anche da parte della Commissione, perché le iniziative prese fino ad oggi, anche in questi giorni, dal governo sono assolutamente inutili e inidonee allo scopo. Mandare il capo della polizia a Napoli soltanto per quattro mesi non risolve alcun problema se a Napoli non si rispetteranno tutte le normative europee, se il governo italiano non è capace di farlo, che lo faccia con tutti gli strumenti a disposizione la Commissione europea.
Armando Veneto (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, io credo che le analisi sul passato servano solo se si vuole usare il futuro per smetterla con guai che il passato ha provocato. E invece questo non credo che stia avvenendo, perché qui, come al solito, ci sono i rimpalli della politica e ciascuno prende la posizione più conveniente.
Io credo che l’unica cosa seria che si debba fare è quella di chiedere al Commissario di insistere perché finalmente il vero problema sia risolto, che è quello della raccolta differenziata, che preveda strumenti che la consentano, premi per chi la esegue e un piano straordinario per la raccolta dei cartoni e degli altri materiali. Il CONAI, l’ente che riunisce i produttori e gli utilizzatori di imballaggi, al quale è demandato il compito del riuso del materiale diverso da quello umido, finisce per incassare il prezzo anche al Sud per poi versarlo al Nord, che come al solito approfitta della situazione per drenare i fondi del Sud e portarseli al Nord. È una storia che deve finire!
Dunque noi chiediamo al Commissario, del quale apprezziamo molto le iniziative, che insista perché il commissariamento in Campania non valga per il passato, ma serva finalmente e una volta per tutte per il futuro.
Mario Mantovani (PPE-DE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, sono stato eletto in un gruppo politico che quando era al governo in Italia, prima dell’attuale, ha dovuto schierare le forze di polizia per poter avviare la realizzazione di regolari impianti di smaltimento dei rifiuti in Campania, opere urgenti, allora ostacolate da oppositori, onorevole Frassoni, che oggi sono ministri nel governo di Romano Prodi.
Infatti le recenti dichiarazioni di Prodi, proprio sul tema dei rifiuti in Campania, sono la prova del totale fallimento del governo da lui presieduto. Napoli è la prova di uno Stato che non garantisce la legalità e tollera una situazione pericolosa per la salute dei cittadini, dannosa per il turismo e per l’immagine dell’Italia, quindi per la nostra economia e per le nostre esportazioni. Va però precisato che il grave problema che i cittadini della Campania stanno vivendo è circoscritto ad una sola delle venti regioni d’Italia ed è facile individuare le responsabilità politiche e amministrative in capo ad alcuni amministratori di cui chiediamo le dimissioni.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. - (EN) Signor Presidente, prima di tutto vorrei chiarire che la responsabilità di attuare in modo adeguato il diritto comunitario spetta in primo luogo agli Stati membri. Conformemente al Trattato, la Commissione non è dotata di competenze per sostituirsi alle autorità degli Stati membri nella programmazione delle attività e delle decisioni, ad esempio se e dove costruire impianti di smaltimento dei rifiuti. Il ruolo della Commissione è verificare l’applicazione del diritto comunitario. Laddove non fosse soddisfacente, come nel caso in questione, la Commissione può avviare procedure d’infrazione, ma le soluzioni devono sempre essere individuate e messe in atto dagli Stati membri.
Siamo preoccupati del fatto che la situazione dei rifiuti in Campania stia peggiorando, malgrado le iniziative intraprese dalle autorità italiane nel 2007. È fondamentale che il governo italiano, oltre ad avviare misure immediate volte ad affrontare la crisi attuale, intensifichi i propri sforzi al fine di creare una struttura che consenta alla Campania di garantire una gestione sostenibile a lungo termine dei rifiuti, totalmente in linea con la normativa europea in materia di rifiuti. Sono certo che, questa volta, la risoluzione della crisi debba condurre a una concreta inversione di tendenza per quanto riguarda la politica di gestione dei rifiuti onde evitare ulteriori rischi per la salute e l’ambiente. Inoltre, qualsiasi azione futura avrà il compito di sfociare in una strategia attuabile in maniera efficace, concentrata non solo sulla creazione di una rete adeguata di impianti di trattamento dei rifiuti. È altresì importante fornire le strutture necessarie per sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti, riciclaggio nonché prevenzione della formazione dei rifiuti, rispettando appieno la gerarchia dei rifiuti secondo cui il loro scarico rimane l’opzione meno auspicabile.
Ogni nuovo piano di gestione dei rifiuti in tal senso non deve restare su carta, come accaduto in passato, ma essere attuato in modo rigoroso. L’attuale disastro dei rifiuti potrebbe essere considerato un’opportunità per dimostrare la capacità dell’Italia di trasformare la Campania in un esempio di migliore prassi di gestione adeguata dei rifiuti, e altre regioni italiane, come l’area di Milano, hanno dimostrato che ciò è possibile.
La Commissione, in quanto custode del Trattato, porterà avanti la procedura di infrazione avviata nei confronti dell’Italia nel giugno 2007 per una violazione della normativa europea sui rifiuti. Se le attuali violazioni della normativa comunitaria proseguissero, è pronta a intraprendere ulteriori azioni legali, avvalendosi di tutte le misure disponibili in conformità del Trattato, tra cui la possibilità di imporre ammende ai sensi dell’articolo 220 del Trattato.
A prescindere da ciò, sono tuttavia disposto ad aiutare l’Italia in qualsiasi modo si ritenga necessario e utile al fine di trovare e attuare una soluzione sostenibile a lungo termine all’attuale problema di gestione dei rifiuti.
(Applausi)
PRESIDENZA DELL’ON. DIANA WALLIS Vicepresidente
Presidente . - La discussione è chiusa.
17. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
Presidente . - L’ordine del giorno reca il tempo delle interrogazioni (B6-0001/2008).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.
Prima parte
Avril Doyle (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, potrebbe fornire all’Assemblea alcune indicazioni di tipo organizzativo, tenuto conto dell’ora, in modo che coloro che hanno presentato le interrogazioni sappiano esattamente quale sarà la procedura? Gli argomenti saranno suddivisi ugualmente in tre o in due parti di mezz’ora? Lo domando poiché i membri coinvolti in una possibile terza parte, necessitano di sapere ciò che accadrà, una volta comunicata l’ora di inizio.
Presidente . - La ringrazio, onorevole Doyle, ha ragione. Affronteremo le interrogazioni prioritarie, quindi divideremo a metà il Tempo delle interrogazioni tra la signora Commissario Kuneva e il Commissario McCreevy, per quanto possiamo. Speriamo di arrivare almeno fino alle 19.30 e potrebbe anche protrarsi un po’, con la pazienza dei nostri interpreti. Mi auguro che ognuno di voi sia contento quanto loro.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 31 dell’onorevole Mairead McGuinness (H-0980/07).
Oggetto: Tutela dei consumatori contro la contraffazione e i farmaci di scarsa qualità
In Europa la sicurezza e l’efficienza della catena di approvvigionamento dei farmaci stanno diventando fonte di notevole preoccupazione per i consumatori europei e le attuali carenze di tale sistema potrebbero avere conseguenze potenzialmente disastrose per la sicurezza dei pazienti.
È evidente che i consumatori europei vogliano farmaci sicuri ed economicamente accessibili. In Irlanda, tuttavia, i consumatori pagano un supplemento per i farmaci, a causa dell’attuale aumento pari al 17,66% dei prezzi di vendita dei farmaci all’ingrosso, circa il doppio rispetto alla media dell’UE. Tale tendenza si ritrova in tutta l’UE, dove la frammentazione del mercato ha contribuito a una crescita associata del “commercio parallelo di farmaci”.
Secondo una relazione dell’Alleanza europea per l’accesso sicuro ai farmaci, la contraffazione e i farmaci di scarsa qualità stanno entrando nella catena di approvvigionamento dell’UE.
Può la Commissione chiarire la sua posizione relativamente alla presente questione? In particolare, intende affrontare il problema attraverso un’analisi del commercio parallelo e la promozione di un vero mercato unico dei prodotti farmaceutici, elemento che rientra negli interessi dei consumatori e appare fondamentale al fine di garantire che i benefici del mercato interno, ivi compresi farmaci a prezzi accessibili, riguardino tutti i settori dell’economia europea?
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. - (DE) Signora Presidente, onorevoli deputati, lo scopo principale delle disposizioni giuridiche e delle strategie politiche della Comunità in campo farmaceutico è garantire che ai pazienti siano forniti medicinali sicuri, efficaci e di elevata qualità, che siano accessibili e disponibili a tutti.
In più di un’occasione in passato, è stata sollevata la questione della sicurezza dei farmaci immessi sul mercato attraverso il cosiddetto commercio parallelo. Ciò mi ha indotto a commissionare uno studio al fine di rintracciare la causa di tale questione; l’indagine esamina tutti gli aspetti dei canali di vendita e, in particolare, i problemi concernenti la contraffazione dei farmaci e il commercio parallelo. L’obiettivo dello studio è analizzare la situazione attuale e sviluppare scelte politiche nell’ottica di colmare le lacune, modificando, se necessario, le disposizioni giuridiche in essere. Esaminerà inoltre i potenziali legami tra il commercio parallelo di medicinali e la comparsa di farmaci contraffatti.
Purtroppo devo annunciarvi che la prima parte dello studio, dedicata al commercio parallelo, che ora è stata completata, dimostra che tale segmento del mercato procura notevoli rischi per la sicurezza del paziente. Vi concorrono numerosi fattori, compresi gli errori di reimballaggio o rietichettatura, gli effetti limitati della domanda di resa dei prodotti, i canali di distribuzione più complessi, interruzioni alla fornitura e, infine, carenze nell’applicazione delle disposizioni giuridiche pertinenti.
La Commissione sta attualmente esaminando le conclusioni dello studio nell’ottica di sviluppare una corrispondente strategia volta a eliminare tali rischi per la sicurezza. Le diverse scelte politiche sono state analizzate per il loro immediato impatto sociale, economico e ambientale. Viste le rilevanti implicazioni di tale questione nell’ambito della politica di sanità pubblica, la Commissione vi attribuisce un’elevata priorità. A breve si deciderà quale direzione prendere.
Vorrei anche informarvi che il Forum farmaceutico europeo offre una piattaforma per una più semplice adozione e condivisione delle buone prassi per quanto riguarda la fissazione dei prezzi dei farmaci e il rimborso del costo dei medicinali. Benché questi aspetti ricadano nella sfera di competenze degli Stati membri, le relative misure devono ancora essere compatibili con il diritto comunitario. L’attività del Forum farmaceutico, in cui sono rappresentati associazioni di pazienti, membri della professione medica, figure di spicco dell’industria e ministri della Sanità di tutti gli Stati membri, può contribuire a risolvere la questione principale dell’accesso a farmaci sicuri.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Signor Commissario, la ringrazio per la sua risposta, chiara ma allarmante, dal momento che ovviamente esistono problemi relativi alla sicurezza.
Vorrei che stabilisse la scadenza prevista per la sua risposta, poiché ritengo che le persone in generale non siano consapevoli di quanto potrebbero essere a rischio a causa di medicinali contraffatti. Potrei chiederle, magari per iscritto, di trattare una questione che suscita preoccupazione in Irlanda relativa a vaccini legali, ma che hanno provocato danni ai bambini e per cui le persone stanno ancora aspettando una qualche forma di risarcimento dopo 40 anni?
Probabilmente potrebbe scrivere a me specificando in che modo gli altri Stati membri gestiscono questo problema controverso.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. - (DE) Lo farò volentieri. Per rispondere alla sua prima domanda, ho già deciso che il commercio parallelo di farmaci contraffatti sarà considerato una priorità. Ho modificato il programma di lavoro della Direzione generale competente, e abbiamo intenzione di presentare proposte legislative nell’anno in corso. Ritengo che si possa procedere subito dopo la sospensione estiva.
Per quanto riguarda l’altro quesito, la ringrazio per aver riconosciuto che non sono in grado di replicare senza un’analisi preventiva. Una volta condotta tale analisi, nei prossimi giorni riceverà la risposta richiesta per iscritto.
Danutė Budreikaitė (ALDE) . – (LT) Vorrei chiedere un chiarimento sui prezzi. In Germania, le gocce nasali costano in meno circa una volta e mezzo o due rispetto alla Lituania. Ci preoccupiamo di garantire che tutti i paesi, anche quelli in via di sviluppo, abbiano accesso alle medicine. Possiamo impegnarci ad assicurare che i nostri cittadini, cittadini dell’UE, paghino almeno un prezzo simile per il medesimo farmaco? Possiamo intervenire in qualche modo qui in Europa?
Josu Ortuondo Larrea (ALDE) . – (ES) Signora Presidente, i servizi sanitari rappresentano un argomento ricorrente nelle discussioni del Parlamento europeo. Ogniqualvolta si discute della direttiva sui servizi, c’è il tentativo di includerli, un tentativo che finora abbiamo contrastato, e i servizi sanitari sono rimasti esclusi dal suo campo di applicazione.
La disponibilità dei farmaci è un servizio sanitario. Alcuni Stati, come la Spagna, sono dotati di una serie precisa di esercizi, le farmacie, che sono gli unici punti in cui è possibile distribuire medicinali.
Desidero domandare al Commissario se, nell’ambito dello studio condotto dalla Commissione, sono state notate diversità, in termini di contraffazione dei farmaci e di qualità inferiore, tra gli Stati in cui le farmacie rappresentano un commercio limitato e controllato e gli altri paesi.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. - (EN) In merito alla prima domanda, vorrei far presente che, oltre alla ricerca relativa al commercio parallelo di farmaci sicuri, sono stati esaminati metodi aggiuntivi volti ad affrontare il commercio parallelo, in particolare per quanto riguarda le iniziative in materia di fissazione dei prezzi.
Un’altra possibile soluzione sarebbe una revisione della direttiva sulla trasparenza al fine di includere informazioni specifiche sui prezzi. Ma la prima cosa che intendo fare è chiarire la situazione e sapere esattamente cosa sta accadendo. E poi, verificare se la normativa UE possa cambiare la situazione, poiché l’intera questione dei prezzi e dei rimborsi dei farmaci nell’Unione europea è ricade sotto la totale responsabilità degli Stati membri; non disponiamo della benché minima competenza al riguardo. Tuttavia, è ovvio che occorra collaborare. Questa è la ragione per cui i prezzi e i rimborsi delle aziende farmaceutiche figurano tra le nostre priorità.
Sono ben consapevole che, per i cittadini, il fatto che lo stesso medicinale abbia prezzi completamente diversi nei vari Stati membri sia difficile da comprendere. È complesso anche per me. Il fatto che questi prezzi sono regolamentati è solo uno dei fattori. Di certo un altro è che l’industria farmaceutica fa parte dell’economia di mercato. Le aziende sono libere di stabilire i prezzi, ma stiamo analizzando a fondo la situazione e ritengo che potremo proporre soluzioni.
Alla seconda domanda posso rispondere che sì, è vero: esistono sistemi diversi nell’Unione europea. Ad esempio, in alcuni paesi certi medicinali possono essere venduti soltanto nelle farmacie. In altri paesi è possibile acquistarli nei supermercati. Solo per i farmaci con obbligo di prescrizione la situazione è la stessa ovunque, vale a dire che tali prodotti sono disponibili esclusivamente nelle farmacie.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 32 dell’onorevole Chris Davies (H-0984/07)
Oggetto: Emissioni di biossido di carbonio
Quale obiettivo si è prefissata la Commissione in merito alla riduzione delle emissioni di biossido di carbonio derivanti dalle sue attività, edifici e necessità di trasporto?
Stavros Dimas, Membro della Commissione. - (EL) Signora Presidente, la Commissione gestisce attualmente il problema delle emissioni di biossido di carbonio generate dalle sue attività, attraverso il sistema comunitario di ecogestione e audit, meglio conosciuto come EMAS, e si conforma alle norme di tale sistema.
Dal 2005 la Commissione applica l’EMAS in cinque dipartimenti a Bruxelles e in otto nei propri edifici. Durante questo periodo, ha registrato una netta riduzione nel tasso di crescita nel consumo, tra le altre cose, di elettricità da parte di tali servizi, uno sviluppo senza dubbio positivo.
Gli obiettivi globali di riduzione delle emissioni di CO2 non sono ancora stati definiti per la Commissione, ma, nel quadro dell’EMAS, la Commissione sta esaminando e analizzando il volume totale delle proprie emissioni di CO2, e nel corso del 2008 stabilirà obiettivi globali di riduzione delle emissioni. In particolare, per quanto riguarda la sua flotta di veicoli, la Commissione ha già fissato un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 pari a una media del 26% tra il 2006 e il 2012.
Chris Davies (ALDE) . – (EN) La Commissione farà alcuni annunci importanti nella giornata di mercoledì, e mi attendo che ovunque le persone chiedano quindi se metteremo in pratica ciò che predichiamo. Così, sapere che al momento soltanto cinque DG hanno aderito all’EMAS non è molto incoraggiante, anche se non posso dire che il Parlamento possa sostenere di comportarsi molto meglio. Di certo non supererà la prova, benché siano state intraprese iniziative per occuparsi della questione.
Il Commissario accetta che gli argomenti che ha addotto a favore dei “cambiamenti di ampio respiro” che gli Stati membri devono mettere in atto, se abbiamo intenzione di affrontare i cambiamenti climatici, potrebbero essere indeboliti nel caso la Commissione non agisse sui piccoli dettagli, sull’attuazione di tali miglioramenti?
Stavros Dimas, Membro della Commissione. - (EN) Sì, concordo con lei. Dobbiamo mettere in pratica ciò che predichiamo, ed è ciò che faremo nel 2008. Mi attendo che la Commissione e i suoi uffici mirino a una riduzione delle emissioni ad almeno lo stesso livello richiesto per gli Stati membri.
Come sapete, abbiamo stabilito un obiettivo di riduzione del 30%, a condizione che altri paesi sviluppati si adeguino, o un obiettivo del 20% se non siglano un accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni. Noi ci prefiggeremo l’obiettivo del 30%, e mi attendo che, nel compiere ciò, dimostreremo con l’esempio che attuiamo ciò che pretendiamo dagli altri.
A proposito di questo aspetto, prima di fissare obiettivi e una tabella di marcia, dovremo condurre uno studio al fine di determinare l’esatto quantitativo di emissioni da parte della Commissione e stabilire inoltre un piano d’azione per contrastarle.
Paul Rübig (PPE-DE) . – (DE) Sarei interessato a sapere una cosa. Questo obiettivo di riduzione del 30% è stato imposto dall’alto, e sembra essere ampiamente condiviso. Come ha giustamente affermato, altri devono comportarsi in maniera analoga se occorre raggiungere tali obiettivi.
La mia domanda personale è: ha un piano su come ottenere questo 30% di riduzione nella sua diretta sfera di attività?
Karin Scheele (PSE) . – (DE) Come sappiamo, il Parlamento europeo ha fissato un obiettivo di riduzione del 30% entro il 2012 in base all’EMAS, e siamo desiderosi di vedere quali misure specifiche adotteranno il Parlamento europeo e i suoi decisori.
Signor Commissario, ha affermato che l’applicazione dell’EMAS comporterebbe minore consumo di elettricità. Mi interesserebbe conoscere quali provvedimenti specifici sono stati adottati, quali sono in programma per i prossimi anni e quale ruolo rivestiranno le fonti di energia rinnovabili.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. - (EN) Non avevo compreso del tutto che la domanda fosse rivolta a me dal punto di vista personale. In genere non dichiaro cosa faccio, ma posso dirle che a Bruxelles, ad esempio, non ho un’automobile e non guido; durante il fine settimana preferisco camminare, e fa bene alla salute. Per quanto riguarda l’auto di servizio, mi sono regolato in questo modo dal momento che mi aspettavo domande del genere: ho chiesto al WWF, promotore di 10 importanti progetti sostenibili, di consigliarmi un’automobile che fosse la più sostenibile, e ora la sto utilizzando per le mie attività. A proposito, rientra nei limiti richiesti all’industria dell’auto entro il 2012. In Grecia, poi, quando ero parlamentare, possedevo un’automobile molto piccola, addirittura più piccola di quella che utilizzo per il mio lavoro qui, e mi mettevo al volante molto raramente.
Ora, non vorrei parlarne, ma con il viaggio a Bali ho compensato la mia partenza ottenendo che fossero cancellate da uno di quei regi,i, almeno credo si trattasse dei diritti dal sistema di scambio delle quote di emissione. Pertanto, cerco di fare quanto posso, e se ha qualcos’altro da suggerirmi, sarò lieto di seguire il suo consiglio.
Passo ora alle energie rinnovabili: la discussione è impegnativa. Dobbiamo agire come deciso all’inizio dello scorso anno – nel marzo 2007 – e raggiungere l’obiettivo del 20% per tutti gli Stati membri. Per quanto riguarda gli edifici e le attività della Commissione, dobbiamo cercare di impiegare il più possibile le energie rinnovabili, poiché la principale fonte di emissioni dell’Esecutivo è data dai suoi edifici. Quasi tre quarti sono generati dagli edifici, perciò possiamo trovare il modo di utilizzare l’energia rinnovabile per le nostre attività, cosa che sarebbe molto positiva; ma questo aspetto deve essere analizzato nel piano d’azione di cui ho parlato in precedenza.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 33 dell’onorevole Claude Moraes (H-0986/07)
Oggetto: Tutela dei consumatori contro la posta elettronica indesiderata (spam), i programmi spia (spyware) e i software maligni
La Commissione europea ha fatto riferimento alla tutela dei consumatori nel mondo digitale come a uno dei temi centrali dei suoi piani in materia di politica dei consumatori per gli anni a venire. In tale contesto ha sottolineato l’essenzialità di meccanismi di applicazione efficaci e reattivi che consentano alle autorità nazionali di cooperare nella lotta contro i commercianti disonesti che fanno uso di messaggi di posta indesiderata e di pagine web fraudolente.
Quali progressi sono stati compiuti dalla Commissione nello sviluppo di tali meccanismi volti a tutelare i consumatori?
In particolare, quali azioni sono state intraprese per fornire ai consumatori maggiori possibilità di presentare ricorso e chiedere un risarcimento, qualora vittime di messaggi di posta indesiderata, programmi spia o altri software maligni?
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. - (EN) Signora Presidente, la Commissione è preoccupata per la vita privata e i problemi di sicurezza nella società dell’informazione, in particolare quando questi espongono a rischi i consumatori.
L’utilizzo della posta elettronica indesiderata (spam), dei programmi spia (spyware) e dei software maligni è un’evidente violazione della normativa europea sulla vita privata e, in alcuni casi, anche un crimine. Questo è il motivo per cui occorre una rigorosa applicazione della normativa da parte delle autorità competenti.
Lo scorso dicembre, la signora Commissario Reding (che ho l’onore di sostituire oggi) ha accolto con favore il rapido ed efficace intervento dall’ente di regolamentazione olandese, che ha imposto un’ammenda di 1 milione di euro a tre società olandesi per aver installato illegalmente software spia e adware su oltre 22 milioni di computer nei Paesi Bassi e altrove.
La signora Commissario ha esortato altri enti di regolamentazione a seguire l’esempio. Il 13 novembre 2007 la Commissione ha adottato le proposte relative alla riforma delle telecomunicazioni, che include disposizioni volte a rafforzare ulteriormente il sistema della sicurezza e della vita privata alla base della società dell’informazione.
Per quanto riguarda la posta elettronica indesiderata, le proposte hanno introdotto la possibilità per i fornitori di servizio Internet di intraprendere azioni giudiziarie contro gli autori di messaggi spam. La disposizione in oggetto dovrebbe diventare un importante strumento nella lotta in Europa contro la posta elettronica indesiderata.
Inoltre, l’efficacia dell’esecuzione della normativa contro la posta elettronica indesiderata sarà intensificata includendo quest’ultima nel campo di applicazione del regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori, che prevede una rete di autorità pubbliche di vigilanza in tutto il territorio comunitario e un minimo di poteri investigativi ed esecutivi al fine di applicare il regolamento in modo efficace.
Più in generale, le proposte includono la disposizione per gli utenti di servizi di comunicazione elettronica di essere informati delle possibili azioni che un fornitore di servizi può intraprendere per far fronte a eventuali minacce alla sicurezza o per reagire a un incidente legato alla sicurezza o all’integrità.
Introducendo il concetto di notifiche in caso di violazione, agli utenti di servizi di comunicazione elettronica verrebbero comunicate le violazioni della sicurezza qualora si traducessero nella perdita dei dati personali degli utenti o compromettessero i dati stessi, e le precauzioni che possono adottare per ridurre al minimo gli eventuali danni economici o sociali derivanti da tali violazioni della sicurezza.
Per garantire l’osservanza di tali requisiti, alle autorità nazionali di regolamentazione è attribuita la competenza di impartire istruzioni vincolanti agli operatori in merito ai provvedimenti necessari volti a difendere le reti e i servizi di comunicazione elettronica e a verificarne l’adeguata attuazione.
Uno dei principali compiti della proposta autorità europea per il mercato delle comunicazioni elettroniche sarà la sicurezza delle reti e delle informazioni, e collaborerà con la Commissione nell’attuare i provvedimenti a livello europeo ove necessario.
Claude Moraes (PSE) . – (EN) Signor Commissario, la ringrazio per l’esauriente risposta. Non so quale sia l’equivalente digitale di “epidemia”, ma dopo il periodo natalizio assistiamo a un’epidemia di questo tipo di comportamento. Tutte le organizzazioni indipendenti lo hanno affermato.
Non intendo sminuire ciò che ha fatto la Commissione; ritengo che la questione sia diventata una priorità. Ciò che desidero sapere, tuttavia, è se esempi quali quello olandese volti a promuovere procedimenti giudiziari, incoraggiare gli ISP a essere liberi di inseguire questi soggetti, arrivino ai consumatori – non credo. C’è qualcosa di semplice che la Commissione possa trasmettere ai deputati, per comunicare ai nostri consumatori come si sta operando e in che modo ciò si può verificare?
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. - (EN) Non potrei essere maggiormente d’accordo. Ho già detto che le proposte sono state presentate e al momento sono all’esame del Parlamento e del Consiglio. Mi attendo che tali proposte entrino in vigore, e allora saremo dotati di tutti i requisiti necessari.
L’attuale situazione giuridica consente di avviare azioni contro tali infrazioni, anche se ciò dipende dai casi. In caso di un reato, le persone possono chiedere aiuto alle forze dell’ordine oppure intraprendere un’altra azione legale. Come ho già affermato, l’esempio dell’ente di regolamentazione olandese OPTA è stato accolto favorevolmente dalla Commissione in un comunicato stampa. Qui ho il testo completo. Se lo desidera, posso farglielo avere una volta terminato il Tempo delle interrogazioni, cosicché possa consultarlo come abbiamo già fatto noi.
Georgios Papastamkos (PPE-DE) . – (EL) Signora Presidente, la signora Commissario Reding è assente, certo, ma sono sicuro che il Vicepresidente della Commissione Verheugen disponga di una conoscenza sufficiente per rispondere alla mia domanda su una questione supplementare: desidero sapere se la Commissione ha prove o indizi che collegano i messaggi di posta elettronica indesiderata (spam) alle società che offrono servizi e prodotti per la tutela da tali sgradite intrusioni.
Avril Doyle (PPE-DE) . – (EN) Desidero collegare la prima domanda posta dall’onorevole McGuinness sulla protezione dei consumatori dai medicinali contraffatti e di scarsa qualità all’interrogazione dell’onorevole Moraes sulla protezione dei consumatori contro la posta elettronica indesiderata (spam). Uno dei problemi più importanti che io ho, al pari della maggior parte degli altri, è il numero di farmaci pubblicizzati nella posta elettronica indesiderata, con ogni sorta di prodotti che aumentano ogni singola parte del corpo di cui qualcuno di noi nemmeno possiede! Mi chiedo se, in riferimento all’indagine parallela del mercato che ha citato, esistono studi in corso relativi alla questione di Internet, della posta elettronica indesiderata e farmaci contraffatti, e in particolare sui medicinali di scarsa qualità che non offrono garanzie di sicurezza o efficacia per i consumatori o i pazienti. In quel particolare settore si registra una crescita vertiginosa.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. - (EN) È un’associazione piuttosto interessante. In merito alla prima domanda, purtroppo la Commissione non dispone di questi dati, poiché le autorità di regolamentazione appartengono agli Stati membri. Tuttavia, informerò del problema la signora Commissario Reding e forse, in collaborazione con i paesi membri, potremo trovare una soluzione.
A livello personale, posso soltanto affermare che considero la sua domanda assolutamente ragionevole, e ritengo che dovremo individuare un metodo volto a unire i due aspetti.
Il secondo interrogativo si riferisce proprio a una questione che questa sera non abbiamo discusso, ovvero le informazioni ai pazienti. Si tratta di tre problemi: l’uso illecito dei sistemi di comunicazione elettronica; le informazioni ai pazienti, molto spesso fuorvianti; e da ultimo il problema del commercio contraffatto e parallelo. Nella mia risposta, non ho parlato di quest’ultimo aspetto, così posso aggiungerlo ora.
Siamo anche impegnati a elaborare una proposta volta a ottenere una struttura chiara per le informazioni per i pazienti e stiamo affrontando proprio il problema che lei ha citato, ossia che le norme e le restrizioni esistenti di cui disponiamo sono, per così dire, annullate dall’utilizzo di Internet. Questo è importante per noi, e questa è la ragione per cui stiamo analizzando il problema nel suo complesso e per cui realizzeremo una proposta su come dovrebbero essere organizzate le informazioni per i pazienti nell’Unione europea, anche se sappiamo che sarà un compito estremamente complicato. Ma devo dire che, per il momento, disponiamo di norme adeguate.
Ad esempio, la pubblicità di medicinali con obbligo di prescrizione non è consentita. Se questo avviene tramite Internet è ovviamente una violazione delle norme vigenti, e gli Stati membri non hanno solo il diritto ma, secondo me, l’obbligo di intervenire per contrastare questo fenomeno.
Pertanto la risposta alla sua domanda è affermativa. La Commissione è consapevole che esiste tale problema, e nelle nostre prossime proposte cercheremo di affrontare la questione.
Devo avvertire riguardo a un aspetto: non è possibile controllare l’uso di Internet. È proprio questo il problema che ci troviamo di fronte e cercheremo di trovare la migliore soluzione possibile.
Seconda parte
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 34 dell’onorevole Giovanna Corda (H-0965/07)
Oggetto: Controllo delle importazioni di prodotti di consumo pericolosi
La Commissione ha presentato, a fine novembre, un inventario del sistema di controllo di sicurezza dei prodotti di consumo che ha evidenziato numerose disfunzioni per quanto riguarda l’applicazione delle direttive vigenti negli Stati membri come pure la tracciabilità e le responsabilità dell’industria, dei distributori e degli importatori.
Può la Commissione precisare, in particolare, quali misure concrete prevede di applicare per migliorare i controlli effettuati dagli Stati membri conformemente alle disposizioni della direttiva 2001/95/CE relativa alla sicurezza generale dei prodotti nonché la cooperazione con i servizi doganali? Quali misure intende essa adottare per garantire la tracciabilità dei beni di consumo importati? Quali misure intende essa adottare per responsabilizzare e, se del caso, sanzionare i fabbricanti, gli importatori e i distributori dei prodotti di consumo importati?
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) I primi risultati dell’inventario di sicurezza dei prodotti sono stati presentati il 22 novembre 2007. Indicano che il quadro normativo è appropriato per il campo d’azione, se e ove applicato adeguatamente. Il sistema RAPEX opera in modo efficace per garantire che i prodotti pericolosi siano ritirati dal mercato su nel territorio dell’Unione europea.
Ciononostante, la relazione di inventario individua un margine per apportare miglioramenti, in azioni preventive e cooperazione internazionale, quale un’applicazione rafforzata. Alcuni miglioramenti previsti sono a uno stadio avanzato e stanno per diventare iniziative concrete, segnatamente per quanto riguarda la revisione della direttiva sulla sicurezza dei giocattoli. La Commissione è inoltre impegnata nell’elaborazione di una misura temporanea che prevede avvertimenti sui giocattoli magnetici, in attesa della revisione delle norme, al fine di fronteggiare il rischio rappresentato da tali giocattoli. La Commissione sta collaborando con le autorità preposte alla vigilanza del mercato degli Stati membri per individuare e condividere le migliori prassi con l’obiettivo di rafforzare i controlli.
Nell’ottobre 2007 gli Stati membri hanno riferito in merito a iniziative per una migliore cooperazione con gli operatori economici e relative a specifiche campagne di sorveglianza sui giocattoli. La Commissione intende pubblicare i dati comparati relativi alla capacità di applicazione nella pagella dei mercati dei beni di consumo per il 2008, un’iniziativa nuova e, mi auguro, molto utile. La Commissione continua anche a rafforzare in modo concreto la capacità di vigilanza del mercato degli Stati membri partecipando al finanziamento di progetti ben strutturati di sorveglianza congiunta del mercato. Nel 2007 tali progetti hanno ricevuto un finanziamento comunitario pari a 1,3 milioni di euro.
Oltre alle azioni volte a migliorare la tutela nell’UE, sono in corso varie iniziative intese a rafforzare la protezione alle frontiere. Recenti importanti modifiche nella legislazione comunitaria in materia di dogane contribuiranno a individuare spedizioni ad alto rischio per i controlli. Meccanismi sicuri di scambio alla dogana consentiranno inoltre di intraprendere rapide azioni nel momento in cui sono accessibili le informazioni riguardanti nuovi tipi di prodotti pericolosi. Le informazioni disponibili nel sistema RAPEX saranno distribuite tramite questo meccanismo, al fine di avvisare le autorità doganali competenti di carichi specifici e potenzialmente pericolosi. La Commissione concorda anche sul fatto che la tracciabilità sia una questione suscettibile di ulteriori miglioramenti. Dalle statistiche emerge che i prodotti di origine non conosciuta notificati tramite RAPEX sono diminuiti, per la prima volta, del 3% nell’ottobre 2007, rispetto al 17% del 2006. La Commissione sta attualmente analizzando, con il sostegno degli Stati membri, in quale modo garantire che tale miglioramento non sia soltanto temporaneo e renderlo sostenibile.
La Commissione ha già incluso, nella normativa in conformità del pacchetto per il mercato interno dei beni, una disposizione che obbliga gli operatori economici a rendere accessibile l’identità del loro fornitore. Questa iniziativa dovrebbe rivelarsi utile nell’intervento di vigilanza del mercato una volta che la normativa entrerà in vigore. La Commissione ha inoltre chiesto cosa la Cina potrebbe fare in merito alla tracciabilità, e accoglie con favore le decisioni prese nel paese volte a richiedere il codice a barre, a livello di stabilimento, in certe categorie di prodotti ad alto rischio.
Infine, la Commissione ha sottolineato la responsabilità degli operatori economici interessati, e accoglie positivamente l’impegno da parte dell’industria di lavorare su provvedimenti volti a generare fiducia nei consumatori, in particolare per mezzo del cosiddetto “patto di sicurezza”. La Commissione invierà anche esperti per condurre un’indagine delle misure di sicurezza delle imprese nella catena di fornitura, e riferirà quindi in merito nel primo trimestre del 2008.
Giovanna Corda (PSE) . – (FR) Signora Commissario, la ringrazio molto per la risposta; mi fa piacere che la Commissione intenda adottare una serie di provvedimenti volti a ridurre, per quanto possibile, i rischi associati alla circolazione di giocattoli importati, soprattutto gli articoli provenienti dalla Cina.
Uno degli aspetti importanti, come sottolineato la Commissione, è la tracciabilità dei giocattoli dal produttore al consumatore, e lei ne ha brevemente accennato nella sua risposta. Resta tuttavia priva di risposta una questione importante. Nel caso in cui si ritirino dal mercato centinaia di migliaia di giocattoli, come accaduto lo scorso anno, può dirmi, signora Commissario, che fine fanno? Quali prove possiede relative al fatto che vengano effettivamente eliminati dal mercato? Mi sono giunte notizie – il che mi ha indotto a porle oggi questa domanda – che vengano rimessi sul mercato per altri bambini. Nel mondo, tutti i bambini hanno diritto di beneficiare dello stesso approccio da parte nostra e ritengo che in merito a ciò siamo tutti d’accordo. Il sistema di tracciabilità le permette di seguire questi giocattoli lungo tutto il percorso verso la loro effettiva distruzione?
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) Ritengo che la sua domanda sia assolutamente pertinente e naturale. Dobbiamo perseguire il nostro obiettivo: questi giocattoli pericolosi non solo non devono raggiungere il mercato europeo, che è un nostro dovere, ma nessun mercato, e disponiamo di alcuni strumenti ben sviluppati per aiutarci. Possiamo avviare una sorveglianza del mercato, siamo dotati di organismi di controllo e del RAPEX, un sistema grazie al quale otteniamo informazioni sul mercato e non soltanto quando sono bloccate merci pericolose alla dogana.
Tuttavia, ciò che si rivela anche importante per noi a livello globale nel processo di sicurezza, è non permettere a queste merci pericolose, soprattutto giocattoli, di giungere ad altri bambini, anche nella stessa Cina. Non basta solo predicare la sicurezza per i bambini europei, il che fa parte del nostro dovere. Ho chiesto molte volte apertamente e chiaramente ai principali produttori di distruggere i giocattoli e li ho invitati presso la Commissione a Bruxelles, per discutere come garantire l’eliminazione dei giocattoli. Tutti hanno preso un impegno riguardo a questo aspetto. In particolare, ho esortato la Mattel, l’azienda principale con più ritiri dal mercato, ad adeguarsi, e ha accettato quest’obbligo. Non è giuridicamente vincolante: non posso costringerli a distruggere i loro stabilimenti. Ma penso che stiamo attraversando un periodo in cui il quadro legislativo è soltanto un quadro ed esistono aspetti che vanno al di là di esso. Occorre perseguire in modo rigoroso misure che siano al di sopra dell’assolutamente necessario dal punto di vista legislativo. Ho avuto l’opportunità di discuterne con l’UNICEF e gli americani nell’ambito del dialogo TACD. Sono del tutto consapevole delle sue preoccupazioni e, mi creda, non risparmierò gli sforzi al fine di rendere pubblica tale questione e perseguire l’obiettivo di distruggere questi giocattoli. Tuttavia, non ho a disposizione una base legislativa al di fuori dell’Europa.
Reinhard Rack (PPE-DE) . – (DE) Signora Commissario, ha precisato che per eliminare dal mercato i giocattoli pericolosi vengono intraprese varie azioni ed è un aspetto importante. Tuttavia, il fatto è che alcuni di questi prodotti sono stati commercializzati con i marchi di certificazione generalmente riconosciuti, tra cui in certi casi il ben noto marchio CE. Secondo le norme di buona prassi, se un giocattolo non è sicuro in modo dimostrabile o è effettivamente pericoloso, tale etichettatura non soltanto è abusiva, ma del tutto fraudolenta. In questi casi c’è la possibilità di considerare un’azione penale?
Colm Burke (PPE-DE) . – (EN) Signora Commissario, la ringrazio per la risposta esaustiva. Per quanto riguarda l’Irlanda, un articolo acquistato durante il periodo natalizio è effettivamente esploso, e il nome del produttore non è rintracciabile.
È possibile avere una normativa in tutti i paesi per rendere illegale la vendita di un articolo per cui il produttore non è chiaramente individuabile? Ritengo sia il prossimo passo e desidero domandare se possa essere una via praticabile.
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) Se non le dispiace, partirei dalla seconda domanda, perché dispongo di una base legislativa più certa per risponderle. La Commissione ha già incluso, nel pacchetto del mercato interno dei beni, una normativa contenente una disposizione che chiede agli operatori economici di rendere disponibile l’identità del loro fornitore. Questa azione permetterà di migliorare l’identificazione della merce e di avere un’etichetta chiara che riporti chi è il produttore e anche chi è il fornitore. La catena globale sta diventando sempre più lunga, e non esiste più alcun articolo assolutamente sicuro prodotto in un solo paese.
Comprendo la sua domanda, ma penso anche che dobbiamo intraprendere azioni di sensibilizzazione e far sì che i genitori siano più attenti, poiché i commercianti disonesti esisteranno sempre. Occorre sensibilizzare il pubblico per quanto riguarda il controllo dei commercianti e l’acquisto solo da un rivenditore responsabile, e su come verificare le etichette sul prodotto. Nessuno può togliere dalle nostre spalle tale responsabilità in quanto consumatori, ma credo che la sua riflessione sia assolutamente valida, e concordo sul fatto che l’etichetta dovrebbe riportare non solo il nome del produttore, ma anche informazioni specifiche, soprattutto per quanto riguarda i giocattoli.
Questa domanda probabilmente è collegata alla prima, relativa a come possiamo agire in merito alla falsificazione – se ho capito bene. Se una merce è contraffatta, è una cosa. Occorre contrastare le merci false tramite i diritti di proprietà intellettuale e le attività a livello doganale. Devo far presente che le nostre autorità doganali hanno triplicato la frequenza dei loro controlli rispetto alla media mondiale. La raccomandazione da parte dell’Organizzazione mondiale delle dogane è di ispezionare il 3% delle merci in transito alla frontiera e nei porti, e in Europa ne controlliamo il 10%. Ritengo inoltre che sarebbe un’ottima idea migliorare la ricerca e lo sviluppo al fine di rendere ancora più scrupolosi la sorveglianza e i controlli alla frontiera, con dispositivi tecnici migliori per condurre indagini e introdurre ulteriori importanti innovazioni presso le frontiere per le merci che giungono sui nostri mercati.
Vorrei inoltre sottolineare che, anche se la merce non è contraffatta e riporta chiaramente il marchio “CE”, non significa che tale merce sia necessariamente conforme a tutti i requisiti previsti nel quadro di questa direttiva. Occorre attenersi, in aggiunta, a queste direttive del “nuovo approccio”, che stabiliscono requisiti relativi al modo in cui un bene è prodotto e volti a garantire una sorveglianza costante del mercato dal punto di vista della sicurezza, poiché talvolta la sicurezza è anche più importante, o almeno altrettanto importante, e non sempre coincide con il processo di realizzazione dell’articolo.
Ad esempio, potrebbe essere, come nel caso della questione dei magneti nei giocattoli, a cui stiamo rispondendo, che quando ci accorgiamo che la situazione è cambiata dobbiamo reagire e adottare misure sulla base della sicurezza e non solo sulla base dei requisiti che il produttore è obbligato a rispettare. Se combiniamo le due serie di requisiti, relative al produttore e alla merce una volta sul mercato, allora i consumatori saranno più adeguatamente tutelati.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 35 dell’onorevole Manolis Mavrommatis (H-0966/07)
Oggetto: Fenomeni speculativi che interessano i negozi di alimentari
Nella maggior parte degli Stati membri si osservano importanti oscillazioni a livello dei prezzi dei prodotti alimentari, spesso dovuti alla possibilità che hanno i negozi di sfruttare i periodi caratterizzati da forti consumi, come i periodi festivi. Il latte, in particolare, è un prodotto il cui prezzo è in continuo aumento in tutti gli Stati membri.
Può dire la Commissione se segue l’attività commerciale dei negozi di alimentari e dei supermercati nei periodi in cui aumentano i consumi? Può dire inoltre se collabora con i centri nazionali di protezione dei consumatori al fine di trovare una soluzione concreta ai fenomeni speculativi?
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) So che questa è una domanda importante, e posso garantirle che la Commissione non controlla i negozi durante i periodi di maggior consumo, né collabora con le organizzazioni nazionali dei consumatori in merito a questa specifica questione.
Pertanto, facciamo molto affidamento sugli sforzi a livello nazionale. Tuttavia, la Commissione ha intenzione di migliorare i propri strumenti volti a verificare il funzionamento del mercato interno da una prospettiva del consumatore.
Il riesame del mercato unico stabilisce i programmi della Commissione a favore di una pagella dei mercati dei beni di consumo e per un controllo più dettagliato dei prezzi, ma vorrei sottolineare in particolare che questo aspetto è relativo al controllo.
I dati pubblicati da Eurostat mostrano che in Grecia i prezzi di latte, formaggio e uova sono del 38% più elevati rispetto alla media dei prezzi della stessa categoria nell’Unione europea. I prezzi medi per tale gruppo di prodotti nel periodo 1996-2007 sono aumentati di quasi il 52% in Grecia e soltanto del 24% nell’UE.
Tuttavia, questa crescita sembra essere strutturale anziché stagionale. Dal 2005, i prezzi dei prodotti lattiero-caseari per la Grecia non rivelano fluttuazioni stagionali.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE) . – (EL) Signora Presidente, desidero ringraziare la signora Commissario per l’informazione. Intendo anche ricorrere all’Eurostat in modo da poter consultare l’intera tabella, poiché certamente è significativa e importante per il mio paese, che ha citato, ma ritengo che esistano situazioni analoghe in altri paesi e sarebbe quindi interessante osservare come la Commissione gestirà in generale la questione, se con una raccomandazione o una direttiva che copra tutti i prodotti e non solo i beni di consumo.
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) La Commissione sta adottando misure a diversi livelli finalizzate alla riduzione dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Un’iniziativa è rappresentata dal controllo dei prezzi, che ho citato in precedenza. Questo è uno degli obiettivi della pagella dei mercati dei beni di consumo su cui stiamo lavorando e che ritengo sarà presto sostenuta dalla Commissione.
La Commissione ha inoltre proposto una serie di azioni nel quadro della politica agricola: una riduzione della superficie ritirata obbligatoriamente, già in vigore per la raccolta del 2008; un aumento delle quote latte per gli anni 2008-2009 adottato dalla Commissione e presentato al Consiglio, che se adottato, entrerà in vigore dal 1° aprile 2008; una riduzione dei dazi d’importazione nel settore cerealicolo per contenere gli aumenti dei prezzi dei cereali e in futuro del prezzo della carne. Questa misura è entrata in vigore all’inizio di gennaio 2008.
Questa è una sorta di inventario. Ma, attraverso la pagella dei mercati dei beni di consumo, uno dei principali aspetti delle nostre indagini saranno i prezzi e parte del paniere sarà dedicato ai prezzi delle derrate alimentari. Pertanto, vi terremo debitamente informati; ci consulteremo a proposito del passo successivo da compiere dopo la verifica dei dati e potremo agire per scoprirne le cause – ovviamente di pari passo con le autorità nazionali.
Mairead McGuinness (PPE-DE) . – (EN) È interessante notare che quando i prezzi degli alimentari aumentano, la Commissione agisce e desidero esortarla a fornire statistiche che ci mostrino la suddivisione del prezzo finale al dettaglio tra il produttore – intendo gli agricoltori – e il consumatore, poiché tale informazione non è disponibile. Penso che sia corretto sostenere che, in fin dei conti, l’era dei prezzi relativamente contenuti delle derrate alimentari sia terminata e che la Commissione non dovrebbe ingannare le persone dicendo che sarà possibile abbassare i prezzi di tali prodotti. Probabilmente, ciò che occorre fare è insegnare alle persone ad acquistare cibo di qualità a un giusto prezzo.
Danutė Budreikaitė (ALDE) . – (LT) La scorsa estate, i prezzi hanno cominciato ad aumentare in tutti gli Stati membri. Abbiamo pertanto sollevato la questione e chiesto se ci fossero accordi di cartello. Nel mio paese, la Lituania, è emerso che le aziende di lavorazione del latte concordavano l’aumento dei prezzi. Ora è sotto esame il settore della carne. Tali studi sono effettuati in altri paesi dell’UE? Adesso è apparsa una nuova espressione, “la fine del cibo a buon mercato”. Non utilizzano questa espressione i rappresentanti dell’industria alimentare, e in che modo i consumatori possono tutelarsi?
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) Il prezzo dei prodotti alimentari oscilla a causa del carattere stagionale della produzione agricola. Tali variazioni non passano totalmente ai consumatori poiché il costo della materia prima, fino a poco tempo fa, si è abbassato e a causa delle tecnologie di immagazzinamento per tali carenze stagionali. Di recente, si osserva un aumento più sistematico dei prezzi degli alimentari e la ragione principale pare sia la crescente domanda da parte delle grandi economie emergenti, come Cina e India. Abbiamo già discusso il fatto che lo scorso anno in India ci fossero cinque milioni di persone in più con una nuova dieta basata in maggior misura su latte, prodotti del latte e carne.
La scorsa estate la situazione è peggiorata a causa di condizioni climatiche avverse in numerose regioni di produzione, e questo è stato il motivo principale per l’aumento vertiginoso dei prezzi dei prodotti alimentari nell’Unione europea dal settembre 2007. La Commissione e le autorità nazionali garanti della concorrenza stanno controllando attentamente il mercato. Nel Regno Unito e in Grecia sono state scoperte pratiche anticoncorrenziali nel settore lattiero-caseario, e sono state imposte ammende alle aziende coinvolte in tali pratiche.
Ritengo che, se le autorità nazionali lettoni sono state informate, allora agiranno sul caso che lei cita, soprattutto se è un tema che figura in cima all’agenda pubblica. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno è di un’indagine settoriale al fine di verificare se alla base esista un qualche cartello, come già è avvenuto in due paesi dell’UE.
Presidente . - Sono appena stata informata che, purtroppo, è sorto un problema relativo alla disponibilità dei nostri Commissari. Il Commissario McCreevy deve lasciare l’Aula alle 19.20. Pertanto, ciò che intendo fare, signora Commissario Kuneva, con il suo permesso, è passare ora al Commissario McCreevy, ma se lei potesse restare per rispondere ad alcune ulteriori interrogazioni alla fine, sarebbe molto utile.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 41 dell’onorevole Marian Harkin (H-0962/07)
Oggetto: Revisione del mercato unico
Alla luce della sua recente pubblicazione sulla revisione del mercato unico, quali misure intende adottare la Commissione per promuovere l’educazione e l’integrazione dei consumatori, l’inclusione in materia finanziaria, nonché un’adeguata compensazione per i medesimi, in particolare in seguito alla recente crisi subprime negli USA e alle attuali turbolenze nel settore finanziario?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) Desidero ringraziare l’onorevole deputato per l’interesse mostrato nella revisione del mercato unico.
Oltre alla nostra comunicazione sul mercato unico per l’Europa del XXI secolo, abbiamo adottato un pacchetto di provvedimenti volti a potenziare la competitività e l’efficienza dei mercati dei servizi finanziari al dettaglio. Parte integrante del pacchetto sono le iniziative finalizzate a migliorare la fiducia dei consumatori e metterli nelle condizioni di cercare il prodotto più vantaggioso per le loro esigenze individuali. Anche se l’attenzione della Commissione rivolta a maggiori responsabilità per i consumatori non è recente, l’attuale turbolenza dei mercati finanziari certamente evidenzia l’importanza di tale questione. Vorrei approfondire tutte e tre le tematiche menzionate dall’onorevole: educazione, inclusione e compensazione.
L’educazione finanziaria si rivela più efficace se condotta il più vicino possibile ai cittadini che ne hanno bisogno, vale a dire a livello delle autorità nazionali e regionali, delle agenzie non governative e del settore dei servizi finanziari. Alla fine del 2007, abbiamo adottato una comunicazione relativa all’educazione finanziaria volta a effettuare opera di sensibilizzazione sulla necessità di affrontare il problema della scarsa alfabetizzazione finanziaria; promuovere un’educazione finanziaria di alta qualità all’interno della UE e a fornire strumenti pratici che facilitino il conseguimento di tali obiettivi. Questa comunicazione include alcuni principi finalizzati a guidare i fornitori di servizi finanziari e rende note alcune iniziative pratiche, che vanno dalla pubblicazione di una banca dati on line relativa ai programmi e alla ricerca nel campo dell’educazione finanziaria nell’UE, a un potenziamento dello strumento istruttivo on line DOLCETA volto ad aiutare gli insegnanti a inserire argomenti finanziari nei programmi scolastici.
Attualmente, avere un conto bancario rappresenta un prerequisito per essere in grado di partecipare appieno alla vita sociale ed economica, e tutti i cittadini europei dovrebbero disporre dell’accesso a un conto bancario di base. Al momento, stiamo conducendo un’indagine per individuare e analizzare i provvedimenti a livello politico adottati dagli Stati membri volti a evitare l’esclusione finanziaria. In base a tali informazioni, che speriamo di ricevere alla fine del mese, valuteremo come garantire a tutti i cittadini dell’UE di accedere a un conto bancario di base.
Infine, in caso di acquisto di servizi finanziari, i consumatori hanno bisogno di sapere che, nell’eventualità di un problema, possono accedere facilmente a un rimborso. Esistono organi extragiudiziali di composizione delle controversie in numerosi paesi dell’UE, ma non tutti fanno parte della rete FIN-NET avviata dalla Commissione, il cui scopo è facilitare l’accesso dei consumatori a un risarcimento in casi transfrontalieri. Tenendo presente ciò, stiamo operando per garantire che tutti gli organi extragiudiziali esistenti di risoluzione delle controversie aderiscano alla FIN-NET.
Stiamo anche pensando più in generale a come incoraggiare la creazione di sistemi alternativi di compensazione ove ancora non esistano. Tali iniziative non genereranno fiducia e non forniranno all’istante diritti ai consumatori, ma saranno un completamento delle iniziative che stiamo intraprendendo in altri settori collegati, come informazioni e consulenze.
Bernd Posselt (PPE-DE) . – (DE) Mi rendo conto che il Commissario McCreevy abbia rigide scadenze, ma anche altri hanno appuntamenti urgenti. Volevo semplicemente domandare se la mia domanda alla signora Commissario Kuneva sarà ancora ascoltata, in altre parole se ora posso partecipare all’incontro con il mio gruppo o se devo attendere.
Presidente . - È poco probabile che otterrà una risposta alla sua domanda. È increscioso trovarsi nella situazione in cui siamo. Alla sua interrogazione verrà quasi certamente risposto per iscritto.
Marian Harkin (ALDE) . – (EN) Signor Commissario, desidero approfondire la questione dell’educazione finanziaria, che rappresenta la nuova espressione in voga. Penso che sarà d’accordo sul fatto che ci sia un reale squilibrio nelle competenze tra le istituzioni finanziarie e i consumatori, almeno perché, primo, i consumatori hanno bisogno dell’accesso al credito, e secondo, a prescindere dal livello di educazione finanziaria, quante persone leggeranno il documento di 25 pagine che accompagna, ad esempio, la loro polizza assicurativa, e lo riguarderanno ogni anno?
Ha dichiarato che questo problema necessita di essere affrontato a livello locale e regionale, ma non concorda sul fatto che dovrebbe esserci maggiore cooperazione tra le principali parti interessate, come le autorità di regolamentazione dei mercati finanziari, i governi, le organizzazioni dei consumatori e gli organismi competenti per i reclami in materia di servizi finanziari, in modo che, collaborando, possano evidenziare alcuni dei problemi, e agire almeno in veste di sistema di “allarme” per il consumatore?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) Per quanto riguarda l’educazione finanziaria ci stiamo adoperando per inserirla in agenda e far sì che tutti siano consapevoli che, in particolare negli Stati membri, sarebbe probabilmente un migliore investimento piuttosto che in molte altri settori qualora, a partire dalla prima fase dei programmi scolastici, si insegnassero alcuni elementi di base dell’alfabetizzazione finanziaria.
Dal momento che, nel corso della vita, sia che si ricopra il ruolo di controllore finanziario capo di un’importante istituzione, sia che si abbia un lavoro comune in un’area locale, di certo ci si imbatterà, a un certo punto è una situazione che si dovrà affrontare, in transazioni finanziarie importanti quali l’acquisto di un’automobile, di una casa, una lavatrice, o qualsiasi altra cosa.
Sono convinto che incominciare il prima possibile sarebbe più efficace se si insegnasse alle persone nei programmi scolastici in modo da apprendere alcune informazioni di base.
I temi affrontati dall’onorevole Harkin prevedono un livello più elevato, ad esempio quale tipo di informazioni dovrebbero essere fornite ai consumatori, poiché ha ragione: la quantità di informazioni date ai consumatori e le 48 pagine che devono leggere in caratteri piccolissimi hanno come unico scopo, secondo me (ed è sempre stata la mia opinione), quello di soddisfare gli avvocati, affinché in una causa, possano chiedere parcelle sempre più onerose per dire se uno ha vinto o perso. Non mi fido affatto.
Alcuni aspetti di questo settore specifico rientrano direttamente sotto la mia responsabilità. Ricordo spesso un caso particolare di quando mi trovavo in Scozia, circa due anni fa, per incontrare alcuni educatori finanziari che spiegavano la direttiva sulle prospettive nel settore OICVM. Spiegavano che c’erano 81 pagine nella direttiva e 78 nel prospetto semplificato relativo a un determinato prodotto. Allora, nella direttiva sul credito ai consumatori, di cui al momento credo si stia occupando il Parlamento, la signora Commissario Kuneva apporterà alcuni miglioramenti come quale tipo di informazioni di base fornire ai consumatori. La signora Commissario Kuneva sta affrontando questi particolari aspetti. Ma nell’intero settore dell’istruzione finanziaria, la mia priorità è inserire nell’agenda che gli Stati membri includano, in una prima fase, l’educazione finanziaria di base quale parte dei programmi scolastici centrali. Ritengo che sia più vantaggioso per tutti, anziché affrontare pagine e pagine di caratteri minuscoli che nessuno legge mai.
Reinhard Rack (PPE-DE) . – (DE) Signor Commissario, sono certo che abbia ragione laddove invita a compiere un primo passo a livello di educazione scolastica al fine di collocare i consumatori in una posizione migliore per (a) conoscere i propri diritti ed (b) esercitarli.
Il problema, tuttavia, è che abbiamo ancora una generazione, in realtà più di una generazione, di persone che pensano in maniera diversa, che hanno sentito che i servizi finanziari e il relativo mercato sono sottoposti a un controllo rigoroso dei governi e che agiscono in base a queste informazioni, credendo di poter contare su tale vigilanza dei governi. In effetti, negli ultimi tempi, la situazione è molto cambiata a seguito della deregolamentazione del mercato. Non ci sono forse una o due iniziative da poter ancora intraprendere nell’ambito della vigilanza dello Stato?
Mairead McGuinness (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, posso suggerire al Commissario che le informazioni non solo soddisfano gli avvocati, ma confondono i consumatori? Questo è il motivo per cui ne discutiamo. Come molte informazioni, sono simili alle istruzioni della lavatrice: le leggiamo soltanto in caso di un guasto ed è troppo tardi.
Potrei consigliarle di controllare il ruolo delle credit union, perché ritengo che siano un problema soprattutto in Irlanda? E posso cortesemente ricordarle, avendo menzionato la compensazione, l’assoluta mancanza di compensazione per i titolari della polizza Equitable Life? Sono sicura che l’onorevole Wallis mi sosterrà riguardo a questa tematica, e probabilmente in un momento tranquillo potrebbe replicare per iscritto come è avvenuto quando la nostra relazione è stata da lei votata e sostenuta.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) La prima domanda riguarda il mercato regolamentato e credo che l’onorevole deputato la estrapoli dalle recenti difficoltà, negli ultimi otto mesi circa, dei mercati finanziari e la associ all’interrogazione dell’onorevole Harkin. Non penso che esista necessariamente una correlazione, ma in tutte le indagini e nel lavoro che i vari organismi stanno compiendo, tra cui noi in Commissione, forse ci sarebbe un ruolo per l’educazione finanziaria.
Ritengo che l’origine del problema che ha condotto alla turbolenza finanziaria sia rintracciabile nei prestiti irresponsabili in una certa parte del mondo. Sono queste le origini del problema, ma siamo lontani dal risolverlo ed è l’effetto contagio a diffonderlo in altre zone. Tuttavia, secondo me, le origini del problema forse sono collegate ai prestiti sconsiderati da parte di particolari istituzioni.
In merito all’interrogazione dell’onorevole McGuinness: l’istruzione è di competenza degli Stati membri e non rileverei alcuna difficoltà, per così dire, per uno Stato membro, compreso il paese che ben conosciamo, nell’accettare il suo suggerimento. Sembra un’idea ragionevole che si potrebbe perseguire a quel particolare livello.
Per quanto riguarda la domanda relativa a Equitable Life, sì, la sostengo. Siamo in attesa di ulteriori informazioni. Per quanto ne so, la relazione del difensore civico del Regno Unito rimane ancora l’unica fonte di compensazione e quel particolare documento per il momento è in sospeso. Domanderò ai funzionari della Commissione se dispongono di notizie recenti relative alla data di pubblicazione della relazione inglese. Se mi ricordo bene, nello stesso periodo, lo scorso anno, si sperava fosse reso noto per la fine del 2007, mi pare novembre 2007; questa data è arrivata e superata e forse potremo ottenere più informazioni al riguardo, ma di certo per quel settore sarà la prossima importante scadenza.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 42 dell’onorevole Georgios Papastamkos (H-0970/07)
Oggetto: Mercati degli strumenti finanziari
Dal 1° novembre 2007 è in vigore il nuovo quadro europeo di funzionamento dei mercati degli strumenti finanziari.
Dispone la Commissione di elementi riguardo al numero di imprese e di istituti d’investimento che beneficeranno del nuovo quadro normativo? Esistono elementi specifici relativi alla Grecia?
Secondo quanto dichiarato dal Commissario Charlie McCreevy, il costo del capitale dovrebbe diminuire con il passare del tempo. Su quali elementi si basa questa previsione? Inoltre, è possibile renderla più precisa indicando sia i settori che saranno interessati dalla diminuzione che la portata di quest’ultima in termini percentuali?
Dispone la Commissione di elementi relativamente alla negoziazione transfrontaliera di azioni e di servizi d’investimento? Qual è il volume attuale dei flussi in entrata e in uscita per la Grecia?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) La Commissione non conserva registri consolidati del numero di società d’investimento presenti in Europa o in Grecia. Tuttavia, la direttiva MiFID chiede agli Stati membri di tenere un registro di tutte le società d’investimento registrate nel loro territorio. La commissione ellenica per il mercato dei capitali deve pertanto essere in grado di fornire i dati alle aziende greche.
Grazie alla MiFID sono stati aboliti i monopoli commerciali per gli scambi, le società d’investimento dispongono di un accesso migliore per fornire i loro servizi nello Spazio economico europeo impiegando il passaporto MiFID ed è stata rafforzata la tutela dei consumatori. Questo porta a una maggiore concorrenza transfrontaliera e tra sedi di negoziazione, che, a sua volta, aumenta la liquidità e le quote dei mercati finanziari, a vantaggio di industria e consumatori.
L’aspettativa di un calo del costo del capitale è basata su un preciso studio eseguito dalla London Economics nel 2002. La ricerca in questione ha simulato l’impatto dell’integrazione finanziaria, di cui MiFID è la base, nei termini del suo effetto sull’UE a 15. Le conclusioni principali tratte dallo studio sono state che l’integrazione finanziaria avrebbe condotto a una riduzione del costo del capitale proprio in media di 50 punti base negli Stati membri, e del costo del debito di mercato per gli emittenti non finanziari di 40 punti base.
Secondo lo studio, gli effetti combinati dell’integrazione dei mercati finanziari sull’economia europea saranno i seguenti: un aumento del PIL europeo effettivo dell’1,1% sul lungo periodo; una crescita del 6% degli investimenti aziendali totali; un incremento dello 0,8% dei consumi privati e dello 0,5% nell’occupazione totale.
I dati compilati non ufficialmente dal comitato delle autorità europee di regolamentazione dei valori mobiliari nel periodo precedente l’attuazione della MiFID, dimostrano che all’epoca solo un numero limitato di società utilizzava all’interno o al di fuori della Grecia il passaporto per i servizi di investimento in conformità dell’allora direttiva sui servizi di investimento.
La Federation of European Securities Exchanges conserva le statistiche relative alla negoziazione di capitale estero proprio e alla percentuale delle quote detenute dagli investitori. A partire da dicembre 2005, il 41% delle quote scambiate alla borsa di Atene era detenuta a investitori esteri. Nel novembre 2007, il giro d’affari della negoziazione di capitale estero proprio alla borsa di Atene era pari a 970 milioni di euro.
Georgios Papastamkos (PPE-DE) . – (EL) Signora Presidente, ringrazio il Commissario per la sua risposta, e desidero inoltre domandare se la Commissione dispone di dati relativi al volume di intermediazione creditizia nell’Unione europea, e soprattutto a quale percentuale del PIL europeo corrisponde.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) Non dispongo di queste informazioni. Non sono sicuro che i miei uffici le abbiano, ma chiederò. In caso affermativo, le inoltrerò senz’altro all’onorevole deputato.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 43 dell’onorevole Colm Burke (H-0972/07)
Oggetto: Piani di sviluppo di alcune contee irlandesi
Nel giugno di quest’anno, la Commissione ha chiesto informazioni all’Irlanda in merito ai piani di sviluppo di alcune contee irlandesi e alle norme per la concessione delle licenze edilizie che potrebbero essere considerate restrittive.
All’interrogante risulta che, dopo la concessione al governo irlandese di una proroga di un mese, una risposta sia stata inviata alla Commissione alla fine di settembre.
Può la Commissione pronunciarsi sull’attuale stato di avanzamento del fascicolo in seguito alla risposta del governo irlandese?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) La Commissione, in data 29 giugno 2007, ha inviato una lettera di messa in mora alle autorità irlandesi a seguito di una denuncia.
Questa lettera chiedeva informazioni relative a condizioni restrittive stabilite in molti piani di sviluppo di contee irlandesi. La Commissione ha sollevato alcune questioni per quanto riguarda la compatibilità di certi requisiti, volti a ottenere concessioni edilizie, con due principi del Trattato, ovvero la libertà di stabilimento e la libera circolazione dei capitali.
Indirettamente, queste restrizioni potrebbero anche influenzare la libera circolazione dei lavoratori, ma tale problematica non è stata sollevata.
A seguito della decisione di concedere una proroga di un mese per replicare, le autorità irlandesi hanno inviato la risposta alla fine di settembre. I miei servizi ne hanno analizzato il contenuto e hanno intenzione di contattare le autorità irlandesi al fine di fissare un incontro a livello tecnico finalizzato a chiarire ulteriormente e a discutere la loro posizione.
Dopo questi confronti, la Commissione sarà nelle condizioni di valutare se esistano i presupposti per proseguire con la procedura d’infrazione.
Colm Burke (PPE-DE) . – (EN) La risposta da parte del governo irlandese è stata presentata il 28 settembre 2007. Credo che non sia stata resa pubblica. Si tratta di una questione che coinvolge 22 autorità locali in Irlanda.
Mi stavo semplicemente chiedendo se la risposta possa essere divulgata a questo punto, dal momento che è al vaglio della Commissione e ha avuto tempo per prenderla in considerazione. Probabilmente il Commissario potrebbe indicare una scadenza in cui la Commissione prenderà una decisione in materia.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) Non è nostra abitudine divulgare pubblicamente le risposte, ciononostante spesso diventano di dominio pubblico.
Posso confermare che abbiamo ricevuto una risposta il 28 settembre 2007, come ha dichiarato l’onorevole deputato. Come ho affermato nella mia risposta, abbiamo intenzione di fissare un incontro con le autorità irlandesi in merito a tale questione. Vedremo poi come procedere.
Devo inoltre sottolineare che l’Irlanda non è l’unico Stato membro in cui si incontrano difficoltà di questo tipo.
I miei servizi sperano di incontrare le autorità irlandesi il più presto possibile, pertanto dovremo prendere in considerazione quanto affermano e adottare i passi successivi, se del caso.
Brian Crowley (UEN) . – (EN) Desidero soltanto domandare al Commissario, riguardo alla norma sulla sussidiarietà, e in particolare alla questione delle licenze edilizie, se questo è un settore in cui la Commissione dovrebbe essere coinvolta, nel momento in cui il funzionamento della pianificazione e il diritto a costruire una proprietà sono separati dal diritto di detenere e sfruttare tale proprietà.
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) Si tratta di un’ottima domanda, onorevole Crowley, ma quando la Commissione riceve una denuncia, siamo obbligati a prendere provvedimenti in merito e condurre un’indagine. La denuncia concerne la libera circolazione di cui ho parlato in conformità degli articoli 43 e 56 del Trattato ed è ciò a cui si fa riferimento. Inoltre, siamo giuridicamente vincolati a esaminare tali questioni quando sembra che siano in conflitto con i principi di base dei Trattati. È quello che dobbiamo fare in questo caso particolare. Come ho ribadito nella risposta al suo collega, l’onorevole Burke, sono state presentate denunce in altri Stati membri che hanno simili restrizioni, e anche questi casi devono essere oggetto di indagine.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 44 dell’onorevole Gay Mitchell (H-0974/07)
Oggetto: Settore delle assicurazioni sanitarie in Irlanda
Intende la Commissione rilasciare una dichiarazione sullo stato del settore delle assicurazioni sanitarie in Irlanda, in particolar modo alla luce del recente parere motivato che richiede all’Irlanda di abolire l’attuale esenzione da alcune norme comunitarie di cui si avvale la Voluntary Health Insurance (VHI)?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) Il 17 novembre la Commissione ha trasmesso un parere motivato con il quale chiedeva all’Irlanda di abolire l’esenzione da alcune norme comunitarie di cui si avvale la Voluntary Health Insurance (VHI). Queste norme, specialmente la prima direttiva sull’assicurazione non vita del 1973, e successive modifiche, sono volte ad armonizzare alcuni requisiti per l’avvio e la gestione di imprese dirette di assicurazione non vita e, inoltre, sono di pertinenza delle assicurazioni private di malattia.
La prima direttiva sull’assicurazione non vita esentava dalle norme il VHI, tra le varie istituzioni. Tuttavia, tale esenzione è applicabile soltanto a condizione che la capacità dell’istituzione esentata non sia in alcun modo modificata da una variazione dei propri statuti o della pertinente normativa nazionale. Pertanto, subito dopo un’estensione o una modifica della capacità, l’istituzione diventa soggetta alla serie completa di norme del diritto comunitario che altrimenti si applicano alle assicurazioni non vita.
Ad esempio, queste norme impongono che le imprese di assicurazione richiedano un’autorizzazione ufficiale prima di avviare la loro attività, adottino una determinata forma giuridica e stabiliscano disposizioni di tutela adeguate sufficientemente compensate dai beni delle imprese al fine di mantenere un margine idoneo di solvenza. Uno dei principali obiettivi di tali disposizioni è salvaguardare i diritti di coloro che hanno sottoscritto una polizza d’assicurazione, garantire quindi che l’esercizio della libertà di fornire servizi non costituisca un danno alla tutela dei consumatori. Inoltre, tali norme garantiscono pari condizioni tra le società di assicurazione.
Considerata questa esenzione iniziale dalla prima direttiva, e a condizione che la sua capacità rimanesse invariata, la VHI non doveva osservare queste norme. La Commissione, tuttavia, è dell’avviso che la capacità della VHI in realtà sia stata modificata. Numerosi emendamenti alla pertinente legislazione irlandese introdotti nel 1996, nel 1998 e nel 2001 hanno esteso le competenze della VHI ben oltre a quanto concesso con la prima esenzione. Di conseguenza, l’iniziale esenzione della VHI dalle norme comunitarie per le società di assicurazione non è più applicabile. La Commissione ha espresso questa opinione nel parere motivato inviato all’Irlanda il 14 novembre. Ha chiesto alle autorità nazionali di intraprendere, entro due mesi, le azioni necessarie volte ad assoggettare la VHI a tali norme prudenziali e di sorveglianza del diritto comunitario per cui in precedenza godeva dell’esenzione.
La Commissione considera che questo parere motivato sia un passo decisivo per portare tutti i concorrenti sul mercato irlandese delle assicurazioni private di malattia a uno stesso livello conformemente alla normativa europea sulle assicurazioni. Ciò si rivela a favore sia degli interessi dei titolari di una polizza che della concorrenza leale. La Commissione controllerà scrupolosamente le iniziative intraprese dal governo irlandese e, in caso di mancanza di interventi appropriati, agirà in giudizio dinanzi alla Corte europea di giustizia.
Gay Mitchell (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, ringrazio il signor Commissario per aver risposto all’interrogazione. Potrei chiedergli se ha un’indicazione del periodo di tempo previsto per ottenere una risposta dal governo irlandese, in particolare in relazione alla VHI e se questa situazione comporterà implicazioni per la perequazione? La VHI continua a dominare il 75% del mercato in Irlanda, ma sostiene di necessitare una perequazione dei rischi per essere tutelata dal mantenere tutti i clienti di più vecchia data e inoltre con responsabilità più elevata. La questione sollevata dalla Commissione avrà implicazioni per la perequazione?
Charlie McCreevy, Membro della Commissione. - (EN) Il 14 novembre 2007 è stato trasmesso all’Irlanda un parere motivato. L’Irlanda dispone di due mesi per rispondere, data che corrisponde al 14 gennaio, ovvero ieri. Ho saputo che la risposta è pervenuta ieri sera ed è al vaglio della Commissione.
Occorre anche sottolineare che, a seguito della corrispondenza durante lo scorso anno con il ministero irlandese della Sanità e con il suo ministro competente, era stato presentato un progetto di legge sottoposto all’approvazione della Houses of the Oireachtas prima delle elezioni dello scorso maggio. Ovviamente, come sanno i deputati irlandesi, questo progetto è decaduto quando sono state indette le elezioni. In Irlanda non esiste continuità istituzionale, che ritengo sia un aspetto positivo, ma è stato reintrodotto all’ordine del giorno quando si è insediato il nuovo governo. Abbiamo già annunciato alle autorità irlandesi che saranno considerati alcuni emendamenti alla proposta di legge pubblicata.
Pertanto, studieremo la risposta ottenuta ieri sera (che non ho consultato, ma so che è pervenuta) e vedremo quali ulteriori modifiche sono state proposte. In base a ciò, procederemo con la fase successiva.
La seconda domanda posta dall’onorevole Mitchell è molto pertinente. Ha chiesto se tale situazione abbia una qualche attinenza con il dibattito relativo alla perequazione dei rischi. La risposta è no. Questa materia appartiene ad altri settori di cui sono direttamente responsabile, come la direttiva assicurazione vita, che è legata alla solvenza e a questioni di dominio pubblico. L’onorevole Mitchell ha ragione quando afferma che la VHI detiene circa il 75% del mercato, in effetti mi pare che attualmente la cifra sia pari al 76%. So che ora possiedono una quota più elevata rispetto al passato. Hanno acquisito una quota maggiore e numerosi altri clienti nel corso degli ultimi 18 mesi circa, rispetto a quelli che avevano in precedenza. È un dato di fatto e lei è ben informato in merito. Ma la mia difficoltà è operare con la direttiva assicurazione non vita e non con la quota di perequazione dei rischi. Tuttavia, per completezza, come dovrebbe sapere onorevole Mitchell, esiste la possibilità di un ricorso distinto che può essere presentato alla Corte a Lussemburgo da parte di uno dei concorrenti del mercato irlandese. È in effetti dinanzi alla Corte di giustizia, e presumo che, prima o poi, forse più avanti nel corso dell’anno, sarà presa una decisione al riguardo.
Presidente . - Annuncio l’
interrogazione n. 36 dell’onorevole Jim Higgins (H-0978/07)
Oggetto: Vendita di biglietti aerei online
Può la Commissione spiegare perché, invece di pubblicare l’elenco dei siti internet che hanno violato la normativa comunitaria per quanto riguarda l’esattezza della pubblicità sui siti web, ha permesso che si occultino i nomi di detti siti invocando il diritto di replica, a detrimento degli ignari consumatori, che continueranno a utilizzare siti che avrebbero potuto evitare se la Commissione ne avesse pubblicato i nomi a metà novembre?
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) La Commissione si serve di tutti gli strumenti disponibili per garantire l’effettiva applicazione dei diritti del consumatore in Europa. Alla fine del 2006, nel regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori, è stata introdotta una nuova rete di tutela dei consumatori,che fornisce la vigilanza congiunta del mercato e attività di esecuzione, quale l’indagine a tappeto sulle vendite dei biglietti aerei condotta nel settembre 2007.
È stata la prima iniziativa di questo genere. La Commissione ha coordinato l’azione e nel novembre 2007 ha fornito i risultati della prima fase dell’indagine. A questo punto, la divulgazione dei nomi dei siti su cui erano state scoperte alcune irregolarità, come proposto dall’onorevole deputato, sarebbe prematura e in certi Stati membri violerebbe il quadro giuridico.
Comprendo la sua impazienza, poiché tutti vorremmo che la situazione si risolvesse e nel modo giusto. Tuttavia, negli Stati membri dell’UE è riconosciuto il diritto di replica, ovvero il diritto alla difesa. Applicare tale diritto è di competenza delle autorità e dei giudici nazionali, e in alcuni paesi siamo in attesa dell’esito delle decisioni delle varie giurisdizioni. La Commissione, inoltre, farà conoscere la conclusione delle indagini e le attività di esecuzione attualmente in corso negli Stati membri una volta terminati questi procedimenti. Ho avuto alcuni colloqui con le autorità sulla base della rete in materia di cooperazione nell’esecuzione a tutela dei consumatori, che si sono impegnate a procedere e a fornire tali dati, ma i procedimenti giudiziari, in almeno due paesi, non ci consentono di disporre di un quadro completo e di divulgarlo pubblicamente.
Jim Higgins (PPE-DE) . – (EN) Lo scorso luglio tutti abbiamo accolto con favore la relazione Degutis, quando finalmente si è giunti alla conclusione di poter disporre di trasparenza nei costi e che in tutte le pubblicità le tasse e gli oneri imposti sarebbero stati ben visibili. Poi, il 31 ottobre, su The European Voice abbiamo letto: “I siti di vendita di biglietti aerei di fronte allo sdegno dell’UE: la Commissione minaccia di rivelare i nomi di centinaia di siti web che si presume ingannino i consumatori”.
Non ho la certezza di sapere perché queste grandi operazioni commerciali non siano rivelate e screditate. Continuano a raggirare le norme, i regolamenti e la garanzia. Continuano a ingannare i consumatori. Ad esempio, la scorsa settimana, Ryanair, sebbene io riconosca ciò che ha fatto, ha pubblicato su tutti i quotidiani irlandesi: “Acquista un volo, ne riceverai un altro assolutamente gratuito. Senza diritti, tasse, imposte o oneri”. Pertanto, ho prenotato un volo al costo di 153 euro. Quindi l’altro volo, che si supponeva fosse gratuito, prevede: commissione della carta di credito pari a 12 euro; tasse, diritti e oneri pari a 39,96 euro; assicurazione pari a 14 euro. Totale: volo gratuito a 67 euro. Ha bisogno di altre prove?
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) Casi simili a questo rappresentano la ragione principale per proseguire e ottenere tale azione di esecuzione.
Ma devo ribadire: in numerosi Stati membri è possibile pubblicare i nomi delle compagnie aeree solo a conclusione delle indagini e delle azioni di esecuzione.
Poiché i casi si differenziano, il tempo necessario per occuparsene può essere maggiore per alcuni piuttosto che per altri. Attualmente, la Commissione sta discutendo con gli Stati membri il periodo di tempo richiesto per terminare tali azioni e la Commissione pubblicherà i nomi, ho preso un impegno in merito, non appena sarà giuridicamente possibile, altrimenti potrebbe essere citata in giudizio.
Se gli Stati membri riusciranno a concludere i casi come previsto in origine, i nomi potranno essere diffusi nei prossimi mesi. Dapprima ho pensato saremmo stati in grado di farlo in febbraio, ma a seguito di ulteriori approfondite discussioni, confrontando il sistema giuridico e la durata prevista dalla legge, ritengo probabile uno spostamento di un mese e mezzo.
Tuttavia, ritengo che lei abbia ragione e, se mi consente, utilizzerò il suo caso come un ulteriore stimolo per proseguire. Dall’inizio dell’anno ci siamo occupati di pratiche commerciali sleali e, senza entrare troppo nello specifico, penso sia anche un valido esempio di violazione della normativa in materia.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE) . – (EL) Signora Presidente, signora Commissario, sono stato fra i primi, se non il primo, a sollevare la questione prima del mese di novembre e prima della comunicazione.
Nella sua risposta, mi ha assicurato che in tempi ragionevoli, circa due mesi, avremo a disposizione i nomi o i risultati della ricerca. In seguito, nel corso di un’intervista che ha rilasciato, ha dichiarato quattro mesi. Inoltre, quando si è reso noto il nome della Ryan, o meglio quando è apparso sui giornali, come ha appena ricordato l’onorevole Higgins, quale una delle compagnie interessate, e secondo la sua ricerca ci sono 433 linee aeree e agenzie turistiche che propongono questo tipo di biglietto a basso costo, la Ryan stessa ha dichiarato di non essere l’unica. Alcune altre grandi e note società hanno usato il loro nome, che non farò in Parlamento, e lei ha chiuso gli occhi di fronte al problema. Ritengo quindi che sia preferibile fornire subito questi nomi, cosicché l’opinione pubblica e la concorrenza tra compagnie, piccole o grandi, possa attenuarsi.
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. - (EN) Non nego di aver tratto molte volte ispirazione dal Parlamento e dai suoi deputati, pertanto sono lieta che in questo caso si tratti di indagini specifiche relative ai biglietti aerei. In effetti abbiamo scelto in modo del tutto deliberato i biglietti aerei da sottoporre alla nostra prima azione a tappeto.
Non vorrei dare l’impressione di essere sulla difensiva. Sto agendo in base alla legge. Mi sono consultata con i servizi giuridici della Commissione e in certi Stati membri, prima della conclusione dei procedimenti giudiziari, non è possibile proseguire. Se in uno Stato membro un procedimento dura quattro mesi, non posso fare nulla. Agire prima della conclusione significherebbe violare la normativa nazionale e compromettere la reputazione della Commissione. Questo è il motivo per cui, prima di poter divulgare i nomi, rimango in attesa finché tali procedimenti non saranno terminati.
Presidente . - Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
Presidente . - Desidero ringraziare per l’attesa la signora Commissario Kuneva.
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
Brian Crowley (UEN) . – (EN) Signora Presidente, porgo le mie scuse a lei e agli interpreti per aver causato un ulteriore ritardo. Desidero soltanto che sia messa a verbale la mia opposizione al modo in cui il Tempo delle interrogazioni è stato nuovamente pasticciato. Coloro tra noi che vi ricorrono come a uno strumento politico volto a cercare di ottenere risposte dalle istituzioni sono rimasti senza parole per quanto riguarda il pessimo trattamento riservato ai deputati di quest’Assemblea. Solleverò tale questione presso la Conferenza dei presidenti, ma spero che anche l’Ufficio di presidenza affronti la questione e assicuri che l’operato quotidiano di quest’Aula non invada ogni sacrosanta volta il Tempo delle interrogazioni.
Presidente . - La ringrazio, onorevole Crowley. Credo che sia consapevole del fatto che oggi sia stata una giornata difficile per un motivo o per l’altro. Abbiamo avuto a disposizione almeno un’ora e mezza, e abbiamo fatto del nostro meglio per conciliare le esigenze di tutti. Come sa, speriamo di migliorare la situazione con il gruppo di lavoro sulla riforma, tuttavia le sono grata per le sue osservazioni e ringrazio i nostri interpreti.
(La seduta, sospesa alle 19.45, riprende alle 21.00)
PRESIDENZA DELL’ON. LUIGI COCILOVO Vicepresidente
18. Istruzione e formazione degli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere (discussione)
Presidente . - L’ordine del giorno reca la relazione di Doris Pack, a nome della commissione per la cultura e l’istruzione, sull’istruzione e formazione degli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere [2007/2114(INI)] (A6-0502/2007).
Doris Pack, relatrice. - (DE) Signor Presidente, signor Commissario, il titolo della comunicazione e del piano d’azione sull’apprendimento degli adulti della Commissione “Non è mai troppo tardi per apprendere”, e il loro titolo in tedesco Man lernt nie aus (“Non si finisce mai d’imparare”), sono detti universalmente conosciuti, ma leggendo fra le righe nel quadro attuale, in realtà comportano un riconoscimento delle passate lacune in materia di politica educativa europea. Tuttavia, siamo lieti che la Commissione, con la comunicazione e il piano d’azione, stia entrando in un’epoca segnata dalla crescente consapevolezza della necessità di un apprendimento permanente, un periodo in cui occorre affrontare nuove sfide demografiche.
I cambiamenti economici e sociali nell’UE richiedono notevoli adeguamenti alle competenze professionali e alle qualifiche. Occorre misurarsi con le sfide del mercato del lavoro, vale a dire che l’occupabilità degli individui deve essere uno dei principali obiettivi dell’educazione degli adulti.
L’istruzione, tuttavia, soprattutto quella degli adulti, è anche un fattore dello sviluppo personale dei soggetti, della loro autostima, della cittadinanza attiva, dell’inclusione sociale e dell’impegno nel dialogo interculturale. Vari gruppi di risultati di ricerche hanno dimostrato che l’apprendimento apporta importanti benefici non economici quali la promozione della buona salute, l’incremento della partecipazione alla vita della società tra tutti i gruppi d’età e, certamente, la riduzione del tasso di criminalità.
È dunque una mia priorità politica accrescere la motivazione delle persone a partecipare all’apprendimento permanente. Campagne mediatiche, centri d’informazione e di assistenza e forme di comunicazione adattate per i gruppi svantaggiati sono molto importanti. Numeri telefonici speciali e siti Internet hanno registrato uno straordinario successo in alcuni paesi.
In questo contesto, rivestono grande importanza anche gli sforzi compiuti per conciliare il lavoro, la vita familiare e l’apprendimento permanente. Consentitemi di elencare brevemente alcuni elementi volti a questo obiettivo: adeguamento dell’orario di lavoro, orario flessibile, programmi di apprendimento a distanza e percorsi alternativi di apprendimento. Deve esserci una crescita costante nel numero di asili pubblici e privati e nidi aziendali.
Un altro fattore importante, dal mio punto di vista, è la solidarietà tra generazioni e tra culture. Cittadini adulti e anziani che trasmettono ai giovani la conoscenza e le competenze tecniche, in particolare l’esperienza nelle attività imprenditoriali e artigianali, può rivestire un efficace ruolo di sostegno, fornendo consigli pratici. Deve anche esserci la possibilità di creare reti a tale scopo e, in questo modo, credo, ognuno è in grado di imparare dall’altro.
Esiste anche, tuttavia, un approccio all’apprendimento basato sulla famiglia. I genitori sono motivati a imparare nuovamente al fine di aiutare i figli a scuola. Inoltre, l’istruzione degli adulti dipende dai volontari, che la arricchiscono conferendo le loro esperienze e fornendo un insegnamento qualificato.
Occorre prendere in considerazione le particolari esigenze dei migranti, aspetto che mi porta soffermarmi sui corsi di lingua. Abbiamo bisogno di tali corsi per far sì che i migranti imparino la lingua del paese ospite, ma anche per far sì che gli adulti apprendano la lingua di un paese confinante o un’altra lingua straniera, iniziativa che abbiamo sempre sostenuto.
L’accesso a istituti d’istruzione superiore deve essere facilitato per gli adulti con un’esperienza professionale pratica. Un messaggio molto importante è migliorare la qualità dei centri d’educazione degli adulti esistenti e l’istruzione che offrono. Nell’educazione degli adulti c’è la necessità di addetti ben qualificati e di programmi specifici di corsi. Posso parlare soltanto della Germania, in cui è previsto un corso universitario che sfocia in una laurea in educazione degli adulti. Ritengo che tutti dobbiamo ricordare agli organismi che forniscono corsi che possono ottenere finanziamenti per le loro lezioni dal Fondo sociale europeo ad esempio, o da altri Fondi strutturali. Naturalmente mi attendo che la Commissione offra l’attuale piano di apprendimento permanente nei programmi GRUNDTVIG e LEONARDO al fine di garantire che anche noi possiamo contribuire ad avviare il piano d’azione.
Penso che esistano vari modi per compiere un buon lavoro in materia e non dovremmo perdere tempo nel farlo.
Vorrei porre l’accento su un ultimo punto: i risultati dell’istruzione degli adulti devono essere misurabili, altrimenti nessuno saprà chi sta facendo cosa. In questo settore partecipano molti operatori, e tutti devono essere prese in considerazione, siano servizi privati, universitari o pubblici. Per farla breve, c’è molto lavoro da fare e consiglio di tirarci su le maniche.
Ján Figeľ, Membro della Commissione. - (EN) Signor Presidente, desidero esprimere il mio apprezzamento per questa relazione e congratularmi con la relatrice, l’onorevole Pack, per l’impegno, gli sforzi e la partecipazione, e anche con l’onorevole Andersson della commissione per l’occupazione e gli affari sociali e l’onorevole Flasarová della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere.
Sono molto soddisfatto che le nostre due comunicazioni del 2006 e del 2007 abbiano ricevuto una risposta concreta e forte da parte del Parlamento europeo. La prima comunicazione trattava l’apprendimento degli adulti e la seconda, relativa al piano d’azione europeo in materia, è stata adottata in settembre. Come già sottolineato, l’importanza dell’educazione degli adulti sta chiaramente aumentando. Primo, la concorrenza globale è una realtà. Abbiamo bisogno di investire nell’istruzione in tutte le fasi della vita e a tutti i livelli, e le capacità e le competenze degli adulti necessitano di essere continuamente aggiornate. Secondo, i cambiamenti demografici comportano che gli individui debbano lavorare almeno alcuni anni in più e mantenere la pertinenza delle loro capacità per poterlo fare. Terzo, la formazione degli adulti contribuisce alla lotta all’esclusione sociale. Troppi adulti con bassi livelli d’istruzione rischiano di essere estromessi dal mercato del lavoro.
Pertanto, l’educazione degli adulti ricopre un ruolo essenziale nelle strategie di apprendimento permanente. Accolgo con favore il vostro sostegno per molteplici ragioni, in particolare per il miglioramento della qualità e dell’accessibilità dell’educazione degli adulti, tra cui una migliore assistenza all’infanzia e l’apprendimento elettronico, soprattutto per gruppi con particolari esigenze, e per l’accelerazione della valutazione delle competenze e della stima dell’apprendimento informale, al fine di investire più nell’insieme e anche di adattarsi alle esigenze delle donne, dei migranti e degli anziani. Ultimo punto ma non meno importante, per sviluppare dati attendibili e confrontabili volti a misurare l’istruzione degli adulti, come ha spiegato l’onorevole Pack. Ci atterremo a tali elementi nell’applicare il piano d’azione europeo.
Come proposto, queste sono tutte tipologie di buone prassi negli Stati membri che utilizzeremo nella nostra collaborazione. Sosterremo queste buone prassi tramite attività di apprendimento e studi, attraverso il programma per l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e il Fondo sociale europeo citati in precedenza, al fine di condividere conoscenza ed esperienza. Nell’attuare il piano d’azione con la collaborazione degli Stati membri, esamineremo l’effetto delle riforme nazionali sull’educazione degli adulti, soprattutto alla luce del quadro europeo delle qualifiche recentemente adottato. Inoltre, svilupperemo norme applicabili ai professionisti dell’educazione permanente e meccanismi di assicurazione della qualità a partire dalle buone pratiche esistenti. Vogliamo esortare gli Stati membri a fissare obiettivi intesi ad aumentare i livelli di competenza degli adulti e ad accelerare il processo di valutazione e riconoscimento dei risultati dell’apprendimento non formale e informale in relazione ai gruppi a rischio. Ultimo aspetto, ma non meno importante, presenteremo una serie di dati fondamentali finalizzati a migliorare il controllo del settore. Attendo con impazienza il dibattito, ma in particolare il sostegno continuo in questa direzione.
Jan Andersson, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. - (SV) Signor Presidente, signor Commissario, ringrazio la relatrice per l’ottimo testo, che emana dall’intera strategia dell’UE e dall’intero processo di Lisbona in base a cui la formazione dovrebbe essere fondamentale, garantendo non solo crescita e occupazione nel futuro, ma combattendo anche l’esclusione sociale. Per i paesi dell’UE riveste un ruolo essenziale mantenere la propria concorrenza globale, la formazione e, non solo più posti di lavoro, ma posti di lavoro migliori nonché persone con un elevato livello di qualifiche. Accogliamo quindi con favore tale relazione.
Ho alcune altre osservazioni da fare. È importante utilizzare tutte le risorse disponibili al fine di facilitare la formazione per diversi gruppi. Un esempio di ciò è la custodia dei figli: deve essere possibile per entrambi i genitori di bambini piccoli prendere parte alla formazione. Perciò, deve anche essere elaborata una strategia per la custodia dei figli ed è importante prestare attenzione ai gruppi speciali, ad esempio gli anziani. Gli anziani che lavorano oggi sono rari. Ciò è dovuto principalmente al fatto che non hanno accesso alla formazione continua e all’educazione degli adulti; occorre quindi concentrarsi su questa categoria. Un altro gruppo è quello dei soggetti che iniziano con un basso livello d’istruzione. Se consideriamo lo stato attuale della formazione e osserviamo la formazione continua e l’educazione degli adulti, notiamo che, coloro che vantano già un buon livello di istruzione, ottengono la maggior parte della formazione. È fondamentale che ci sia parità anche nell’istruzione. Dato il breve tempo a disposizione, per concludere sottolineo semplicemente che è importante disporre di una buona cooperazione e integrare nel processo le parti sociali.
Věra Flasarová, relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. – (CS) Onorevoli colleghi, accolgo con favore la relazione dell’onorevole Pack e mi congratulo con lei per il modo in cui ha trattato l’argomento. Vorrei evidenziare la necessità di prestare attenzione all’educazione delle donne, i soggetti socialmente vulnerabili, degli immigranti e delle minoranze. Desidero fare riferimento a un altro aspetto dell’istruzione. In un mondo in cui la maggior parte delle cose è subordinata alla finanza, al commercio, alla pubblicità, alla carriera e alla concorrenza sul mercato del lavoro, l’istruzione spesso risulta soltanto un gradino verso una posizione sociale migliore. Se l’educazione raggiunge questo obiettivo pratico e fa sì che una persona sia meglio preparata per il lavoro, e se questa persona è in grado di sostenere l’ambiente competitivo, di certo è un risultato positivo. Tuttavia, l’aspetto più importante dell’istruzione è che rende una persona più ricca interiormente e meglio strutturata per distinguere il bene dal male. La società sta attraversando una crisi di valori. Anziché tradizioni e autorità, abbiamo la libertà individuale per cui abbiamo lottato nel corso di tutta la nostra storia moderna. Però, è anche la libertà di sapere o non sapere, di vedere e di tenere gli occhi chiusi, di formare le proprie opinioni e di accettare le idee degli altri. L’educazione da sola non risolve i nostri problemi, ma può spingerci a riflettere su di essi.
Pál Schmitt, a nome del gruppo PPE-DE. – (HU) La ringrazio signor Presidente. Signor Commissario, la situazione demografica europea rende necessario riorganizzare i sistemi pensionistici e innalzare il limite d’età, e stiamo sentendo parlare sempre più di immigrazione controllata, anziché di realizzare il potenziale nascosto dei nostri ultracinquantenni.
Un’educazione degli adulti ben organizzata consente alle persone con esperienza che hanno lavorato per molti decenni di aggiornare la propria conoscenza e di adattarsi alle mutate condizioni. Permette inoltre agli adulti esclusi dal mercato del lavoro, ma non in età da pensione, di essere assunti e iniziare un lavoro, tramite una nuova formazione, la lingua, le TI e altra formazione professionale. Questa funzione dell’istruzione degli adulti è particolarmente importante nei paesi dell’Europa centrale e orientale, laddove gli indici di occupazione sono ben inferiori alla media dell’UE a 15.
Oltre all’incidenza sul mercato del lavoro, l’educazione degli adulti è dotata anche di una terza dimensione sociale e personale, dato che i corsi di lingue su Internet, di ballo o di cucina organizzati per le persone più anziane contribuiscono a migliorare la qualità della vita e il benessere della mente.
Considero particolarmente rilevanti per un’efficace educazione degli adulti due fattori: da un lato, l’accesso a informazione migliori, la presentazione di progetti di successo e la condivisione di esperienze con coloro che sono interessati. Non dimentichiamoci che una percentuale minima di persone anziane nei nuovi Stati membri usa Internet, e dobbiamo impiegare metodi conservatori e tradizionali a cui è possibile accedere. Un ruolo considerevole in tale iniziativa spetta ai governi locali, che dispongono di una conoscenza dettagliata delle condizioni e delle esigenze locali.
Dall’altro lato, valutare le necessità è un incarico importante, in altre parole gli Stati membri dovrebbero raggiungere un accordo con gli attori economici, le aziende e i datori di lavoro nello strutturare i loro programmi d’istruzione degli adulti. Devono essere prese in considerazione le esigenze economiche del paese in questione, in modo che l’importo speso per l’educazione degli adulti non sia denaro sperperato, ma generi un valore stimabile per l’individuo, la società e l’economia.
Desidero congratularmi con l’onorevole Pack per la sua importante e tempestiva relazione. Grazie per la vostra attenzione.
Maria Badia i Cutchet, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto desidero congratularmi con la relatrice, l’onorevole Pack, per il suo ottimo lavoro e l’approccio collaborativo nei confronti dei nostri suggerimenti.
Vorrei porre l’accento sul tempismo di tale relazione che giunge in un momento in cui la portata dei cambiamenti socioeconomici, il rapida passaggio verso una società dell’informazione e la tendenza demografica associata all’invecchiamento della popolazione europea, richiedono tutti uno sforzo significativo nell’educazione e nella formazione degli adulti e nell’apprendimento permanente. Sono tutti elementi chiave per ottenere ciò che consideriamo gli obiettivi della strategia di Lisbona.
Nella stessa relazione desidero richiamare l’attenzione sulla necessità di incoraggiare la motivazione nelle persone a continuare ad apprendere. Credo, tuttavia, che per essere efficace, questo intervento dovrebbe essere accompagnato da politiche attive che contribuiscano soprattutto a rendere l’apprendimento compatibile con la vita familiare e lavorativa, in particolare per le donne.
Tali misure dovrebbero assumere la forma di incentivi all’avvio di programmi di formazione e più in particolare all’ampliamento dell’assistenza pubblica dei bambini e dei servizi educativi, nonché dell’assistenza per gli anziani, in breve delle persone a carico, in modo da alleviare le famiglie da oneri che in molti casi gravano sulle donne.
Inoltre, sono convinta che sia appropriato promuovere una cultura dell’apprendimento che riconosca il merito e migliori le prospettive occupazionali delle persone scarsamente qualificate, e che contribuisca a rafforzare l’inclusione sociale e lo sviluppo personale. Tale approccio è particolarmente importante per i gruppi “a rischio”.
Ritengo che sia essenziale aggiornare i sistemi d’istruzione superiore e renderli più flessibili, affinché diventino più ricettivi alla crescita delle persone e alle diverse esigenze sociali, migliorando al contempo la qualità dell’educazione e ampliando l’offerta.
Infine, vorrei sottolineare l’importanza di allargare l’offerta della formazione nelle tecnologie digitali al fine di colmare il divario digitale che esiste anche nelle nostre società tra sessi e generazioni, e tra le popolazioni di diverse aree geografiche.
In breve, accolgo con favore la proposta della Commissione e spero che tenga in considerazione le proposte del Parlamento, in modo che si possa contribuire congiuntamente ad accrescere la consapevolezza degli Stati membri sulla necessità di agire il più presto possibile in questo settore, non solo al fine di eliminare gli ostacoli al coinvolgimento degli adulti nell’apprendimento, ma onde favorire quest’ultimo, riconoscere il suo valore economico, sociale e culturale in tutti i paesi e scambiare i dati nazionali che consentono di confrontare e misurare i progressi compiuti.
Jolanta Dičkutė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) L’apprendimento permanente sta diventando sempre più importante nella società moderna. È gratificante che la rilevanza e la necessità dell’apprendimento degli adulti siano esaminate sempre più attivamente e che sia riconosciuto con forza da tutti gli Stati membri dell’UE e dalle principali istituzioni. Anche gli esperti di educazione degli adulti in Lituania sono impegnati nella presentazione di proposte per questa comunicazione. Il programma di governo ha intenzione di estendere l’offerta di servizi informali d’istruzione per gli adulti alle strutture educative comunali, nel tentativo di garantire che gli edifici di tali strutture e l’ambiente educativo degli adulti risultino moderni e allettanti, e che i centri siano dotati di materiale didattico nuovo. Desidero inoltre sottolineare che gli educatori degli adulti e le loro organizzazioni hanno bisogno di una voce più incisiva e che i politici devono prestare attenzione a tale esigenza e sostenerla al fine di registrare sviluppi nell’ambito dei cambiamenti qualitativi nell’educazione degli adulti. Non solo dobbiamo discutere i problemi emersi, ma dobbiamo anche risolverli in maniera adeguata, poiché ciò determina lo sviluppo dell’educazione degli adulti negli anni a venire.
Il problema della Lituania riveste carattere di urgenza in questo contesto, l’integrazione dei gruppi vulnerabili nella società e dei disabili in particolare. Inoltre, le possibilità per gli adulti che crescono i preadolescenti di apprendere dopo le ore di lavoro non sono ancora state chiarite. Esiste inoltre una mancanza di flessibilità nel sistema educativo degli adulti. Talvolta le persone che non hanno terminato la scuola secondaria e sono ancora al di sotto dei 18 anni desiderano proseguire i loro studi in base a programmi d’istruzione degli adulti, ma non sono in grado di farlo poiché questo tipo di educazione è consentito soltanto a partire dai 18 anni. Un’importante questione è di certo quella dei finanziamenti insufficienti. Concordo con il Presidente della Lituania, Valdas Adamkus, che ha affermato che sempre più persone nel paese capiscono che l’apprendimento non è solo un dovere del giovane. Oggi, l’apprendimento permanente sta diventando una sfida per il nostro paese e i suoi cittadini. Occorre cogliere questa opportunità poiché saremo in grado di dimostrare al mondo in rapido cambiamento che la Lituania è creativa, aperta alle innovazioni e non ha timore di fissare obiettivi ambiziosi laddove presentano possibilità e metodi di apprendimento.
Mikel Irujo Amezaga, a nome del gruppo Verts/ALE. – (ES) Signor Presidente, anch’io desidero innanzi tutto ringraziare l’onorevole Pack e congratularmi per la sua relazione, poiché, grazie al suo atteggiamento collaborativo, vi è stata inserita la maggior parte degli emendamenti presentati dal nostro gruppo. Vorrei affermare che l’educazione degli adulti è sempre stata uno dei metodi migliori per attuare uno sviluppo sociale ed economico e per contribuire a una migliore ridistribuzione della ricchezza.
Ora, in questa società dell’informazione in mutamento, in cui dobbiamo costantemente aggiornare le nostre conoscenze, l’educazione di base iniziale degli adulti, e la successiva formazione in corso, è un’esigenza di prim’ordine. Gli adulti devono adattarsi ai continui cambiamenti imposti dalla globalizzazione e prendere decisioni per essere in grado di sopravvivere mantenendo una qualità di vita adeguata.
Tuttavia, la maggioranza dei sistemi educativi non risponde sufficientemente alle necessità delle persone in modo che possano tenersi sufficientemente aggiornate sulla società che cambia in cui vivono. A differenza delle epoche precedenti, il ruolo dell’istruzione non è ottenere lezioni da applicare in un mondo conosciuto, ma in un mondo in continua evoluzione, che può generare situazioni imprevedibili.
La questione è dunque fornire un sistema educativo in grado di soddisfare le esigenze degli adulti in una società oggetto di cambiamenti continui. In breve, l’educazione deve preparare gli individui a guardare al futuro e all’innovazione e non limitarsi più soltanto a essere un adeguamento.
Stiamo passando da una società industriale a una post-industriale, e il tipo di società verso cui ci stiamo dirigendo formerà la struttura dell’educazione degli adulti; mi sono complimentato al riguardo con la relatrice e desidero anche congratularmi con la Commissione poiché ritengo che l’attuale relazione presenti lo stesso spirito.
Thomas Wise, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, l’apprendimento permanente è un settore in cui il Regno Unito ha sempre primeggiato. La nostra Open University è stata la prima struttura di questo tipo nel mondo, fondata negli anni sessanta e basata su un’idea che risale agli anni venti. Presso questo istituto si sono laureati centinaia di migliaia dei cosiddetti “studenti maturi”, molti dei quali tornando ai loro studi. Perciò, penso che il Regno Unito sia competente in materia di apprendimento permanente e, con rispetto, non ritengo dobbiamo accettare altre ingerenze da parte di questa istituzione nel campo dell’educazione, che è ancora una competenza nazionale.
Tuttavia, rendere disponibile tale competenza non è mai abbastanza per questa istituzione. Il passo successivo, ovviamente, è la coercizione. Dopotutto, perché fornire qualcosa che non è utilizzato? Eppure vantate una tradizione in quest’area di miliardi di euro e altre valute sprecate dalle istituzioni dell’UE, ed è usuale che gli Stati nazione seguano allegramente gli ordini.
Ma restringendo il discorso, nello specifico ai burocrati e i politici in quest’Aula, adesso per me è ovvio che non sia importante quanto a lungo vivrete, semplicemente non imparate! Non ascoltate neppure. Portate soltanto avanti i progetti e al diavolo chiunque possa non essere d’accordo o avere un punto di vista diverso. Mi sono ricordato del vecchio detto, attribuito a Sun Tzu, ma utilizzato a meraviglia da Kennedy: coloro che rendono impossibili le rivoluzioni pacifiche, rendono le rivoluzioni violente inevitabili. Se non imparate dai vostri errori, siete destinati a ripeterli.
Milan Gaľa (PPE-DE) . – (SK) Innanzi tutto consentitemi di ringraziare l’onorevole Doris Pack per tutta l’energia profusa nella preparazione di questa relazione. Desidero inoltre ringraziare i rappresentanti della Commissione europea per le iniziative che hanno condotto al miglioramento della situazione in essere.
In qualità di relatore per parere della commissione per la cultura e l’istruzione sul quadro europeo delle qualifiche, considero molto importante la questione dell’apprendimento permanente, soprattutto da due punti di vista. Il primo è il miglioramento delle qualifiche, un rafforzamento nella capacità di trovare lavoro e superare i divari nel mercato del lavoro, e un miglioramento della mobilità geografica e professionale. Il secondo è la ricerca dello sviluppo personale permanente e dell’integrazione nella società.
Pochissimi adulti partecipano all’educazione e alla formazione professionale. Ritengo che concentrarsi su interventi volti a stimolare la motivazione dei cittadini nei confronti dell’apprendimento permanente sia un passo positivo. In questo processo è fondamentale prendere in considerazione lo sviluppo delle condizioni per la conciliazione della vita lavorativa e familiare, la solidarietà tra generazioni e culture, l’apprendimento delle lingue e un miglioramento della qualità dell’istruzione e delle sue prospettive. Ciò che occorre esaltare è il riconoscimento e l’apprezzamento dell’educazione non formale e informale. Gli obiettivi importanti sono perfezionare le posizioni dei lavoratori con qualifiche limitate, che costituiscono un terzo della forza lavoro europea, circa 72 milioni di persone, e, infine, l’istruzione degli immigranti.
Se abbiamo intenzione di raggiungere entro il 2010 l’obiettivo di riferimento di una partecipazione all’educazione da parte degli adulti pari al 12,5%, che comporta la partecipazione di altri 4 milioni di persone, uno dei criteri è stabilire un collegamento fra i sistemi educativi a livello europeo e i quadri delle qualifiche nazionali.
Presidente . - Voglio tranquillizzare l’onorevole Pack ricordando che i ringraziamenti della Presidenza sono una testimonianza doverosa e istituzionale di rispetto per i relatori e le opinioni espresse, anche quando si è lontanissimi dal loro contenuto.
Gyula Hegyi (PSE) . – (EN) Signor Presidente, il proverbio ungherese dice “un buon prete impara fino alla morte”. In questi giorni non solo il prete, ma tutti gli adulti dovrebbero imparare nel corso degli anni da adulto. Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Pack e il piano d’azione in materia di educazione degli adulti della Commissione. Ovviamente è molto deprimente che soltanto il 9,6% dei nostri cittadini adulti partecipi all’apprendimento permanente. Non è semplice iniziare ad apprendere una volta maturi. L’armonizzazione della vita familiare e lavorativa con l’apprendimento è un compito arduo, ma a lungo termine la famiglia e la carriera professionale trarranno beneficio dall’educazione degli adulti.
In Europa ci sono milioni di disoccupati e allo stesso tempo milioni di posti di lavoro disponibili che richiedono personale specializzato. Il basso livello di qualificazione comporta un rischio elevato di disoccupazione, ma una formazione e un apprendimento continui potrebbero aiutare sia l’individuo che l’economia. Concordo con l’onorevole Pack sul fatto che non dovrebbe essere promosso soltanto l’apprendimento permanente, ma sono necessari anche strumenti economici volti a indurre i datori di lavoro ad assumere lavoratori di età più avanzata. Esiste solo una soluzione per la sfida della nostra società che invecchia: rispettare i lavoratori più anziani e fornire occupazioni adeguate alla generazione più matura. Certamente, abbiamo bisogno di apprendimento e anche di formazione professionale permanenti.
Ramona Nicole Mănescu (ALDE) . – (RO) Siamo consapevoli che gli Stati membri riconoscono il ruolo estremamente importante dell’apprendimento permanente, poiché contribuisce al benessere, all’autostima, all’integrazione sociale e al dialogo interculturale dei cittadini. Tuttavia, l’accesso degli adulti ai programmi di apprendimento permanente rimane limitato, malgrado l’obiettivo dell’Unione europea di registrare il 12,5% della partecipazione entro il 2010.
Questa è la ragione per cui il miglioramento e la promozione da parte degli Stati membri di programmi europei efficaci per l’educazione e la formazione degli adulti, soprattutto gli anziani, i disabili e i migranti, potrebbero condurre a un’integrazione più riuscita nella società e a una maggiore mobilità sul mercato del lavoro.
In quanto membro della commissione per l’istruzione e la cultura, ritengo che lo sviluppo di programmi di volontariato riguardanti la solidarietà tra le generazioni e il coinvolgimento dei governi, di iniziative private e degli individui sia un elemento fondamentale volto a cogliere le sfide poste dal cambiamento demografico, dalla povertà e dall’esclusione sociale.
In virtù del diritto all’alfabetizzazione e all’istruzione, e del dovere degli Stati membri di fornire una formazione di qualità ai loro cittadini adulti, credo, signor Presidente, che anche noi siamo responsabili dello sviluppo di strumenti sostenibili per finanziare e promuovere l’educazione e l’apprendimento permanenti.
Kathy Sinnott (IND/DEM) . – (EN) Signor Presidente, se il Commissario chiedesse alle persone dove imparano, gli direbbero quale scuola frequentano. Tuttavia, la maggior parte dell’apprendimento avviene al di fuori di tale esperienza di studio formale.
La sfida nell’apprendimento permanente non è solo offrire agli adulti l’opportunità di ottenere nuove e maggiori qualificazioni, ma anche scoprire un modo per riconoscere e mettere a frutto l’apprendimento molto prezioso che molti adulti hanno acquisito in maniera informale tramite l’esperienza di vita e di lavoro. Uno dei miei elettori è stato il promotore della gestione di successo di alcune delle più difficili varietà ittiche e anche delle tecniche di piscicoltura rispettose dell’ambiente che questa specie esige. Non possiede una laurea, pertanto quando la Commissione concede finanziamenti in questo settore, non li ottiene. Invece, i finanziamenti vanno a professori senza esperienza, che in seguito si rivolgono a lui per sapere come fa ciò che fa. È stanco di tale differenziazione, e l’industria della pesca per questo impoverirà.
Esorto il Commissario a occuparsi di tale situazione per trovare una soluzione adeguata.
Tomáš Zatloukal (PPE-DE) . – (CS) Signor Presidente, signor Commissario, il maggiore ostacolo che impedisce agli adulti di partecipare all’educazione, è la mancanza di tempo dovuta agli impegni lavorativi o familiari. Un ulteriore elemento negativo è l’assenza di informazioni e di motivazione: secondo l’opinione generale, l’istruzione per gli adulti non è valutata e stimata a sufficienza. Un aspetto importante dell’educazione degli adulti è la sua efficacia e imparzialità. I sistemi educativi degli Stati membri dell’UE s’interessano soprattutto all’istruzione e alla formazione professionale dei giovani. Finora sono stati compiuti scarsi e limitati progressi nel modificare tale situazione. L’obiettivo comune deve quindi essere il massimo utilizzo dei vari fornitori di servizi legati all’istruzione nel sistema educativo degli adulti. È nostro obiettivo consentire l’accesso a informazioni valide e tempestive sulle possibilità d’educazione degli adulti e spiegare le condizioni e i costi dell’ammissione, per non citare i vantaggi del completamento di tale istruzione.
Condivido l’opinione della relatrice secondo cui gli Stati membri devono introdurre sistemi di consultazione di qualità e incentivi finanziari mirati ai singoli, e inoltre sostenere lo sviluppo dei partenariati locali. Inoltre, è importante introdurre un sistema per il riconoscimento e la verifica dei risultati di tale formazione nell’ambito delle qualifiche nazionali, tenendo conto del quadro europeo delle qualifiche. I vantaggi di investire nell’istruzione degli adulti sono anche confermati dalla ricerca eseguita dall’OCSE. I benefici pubblici e privati includono maggiore occupabilità, produttività lavorativa più elevata, spesa inferiore per l’indennità di disoccupazione e per le prestazioni sociali, nonché minore pensionamento anticipato. Questa relazione ci invita a riconsiderare le priorità politiche fissate in materia di educazione degli adulti e a intraprendere iniziative concrete. Mi congratulo con la nostra relatrice.
Marianne Mikko (PSE) . – (ET) Onorevoli colleghi. L’allargamento del 2004 ha aumentato la crescita economica dell’Unione europea che ha scatenato una fiducia immotivata. Tuttavia, oggi l’indebolimento dell’economia sta causando tensioni sociali anche nei nuovi Stati membri.
Mi riferisco al disegno di legge sui contratti di lavoro che è attualmente oggetto di controversie nel mio paese di origine, l’Estonia. In attesa degli esuberi, gli imprenditori estoni stanno tentando di far sì che i lavoratori non più necessari sostengano il peso degli effetti sociali della perdita dell’occupazione. Probabilmente coloro che sono più vulnerabili, ovvero i dipendenti che hanno perso il lavoro, ancora una volta non riescono assolutamente a spiegarsi il motivo per cui sono stati puniti.
In mancanza di iniziative concrete, flessibilità sicura e apprendimento permanente sono ridotti alla stregua di parole vuote alla cui ombra sono lasciati i soggetti più vulnerabili della società senza il sostegno necessario. Innalzare l’età del pensionamento in linea con l’aumento dell’aspettativa media di vita, significa che un lavoratore di 45 anni deve ancora raggiungere il punto centrale della sua carriera, vale a dire un nuovo inizio alla mezza età.
Nel mondo, inclusa l’Unione europea, la discriminazione sul posto di lavoro in funzione dell’età e del sesso è ancora una realtà innegabile. La tendenza ad avere figli in età più avanzata comporta che per le donne sia doppiamente difficile tornare sul mercato del lavoro.
Il programma per l’apprendimento permanente è un’opportunità, almeno a un certo livello, per compensare l’ingiustizia che oggi predomina. Analogamente, i datori di lavoro dovrebbero essere incoraggiati a investire nelle persone con esperienza di vita, e persuasi che le conoscenze e le competenze ottenute in altri ambiti della vita, anche nell’economia domestica, sono molto preziosi.
Desidero sottolineare ancora una volta che il sistema relativo all’apprendimento permanente è soltanto un’integrazione agli impegni sociali, non una sostituzione. Gli autisti, indipendentemente da quanto siano esperti, dovrebbero sempre allacciare le cinture.
Ringrazio e mi congratulo con la relatrice, l’onorevole Pack, per il suo ottimo lavoro.
Ljudmila Novak (PPE-DE) . – (SL) L’uomo è la creatura che più sa adattarsi, per questa ragione molti adulti hanno già accettato che occorre acquisire conoscenze anche nel corso degli anni maturi e della vecchiaia. In futuro, queste persone che non hanno mai smesso di imparare, saranno di certo avvantaggiate nel conformarsi ai rapidi cambiamenti che ogni giorno dobbiamo affrontare.
È inoltre importante per il benessere degli anziani continuare a partecipare alla formazione della società grazie alla loro conoscenza ed esperienza. Ciò assicura loro la soddisfazione di sapere di essere utili e necessari alla società. Poiché la popolazione sta invecchiando, occorre creare nuove occupazioni adatte alle persone di età più avanzata.
Una mia amica, che ha dieci figli e nessuna nonna che la aiuta a crescerli, mi ha domandato: “Sai dove posso procurarmi una nonna per i miei bambini?”. Spesso ricordo anche la storia di un medico che ha chiesto a una docente in pensione di insegnare a un bambino gravemente ustionato in ospedale. Il bambino era destinato a non sopravvivere. Grazie alla tenacia, alla pazienza e all’esperienza dell’insegnante, il bambino iniziò a rispondere alle sue domande e a credere nella vita. Per quale motivo i medici mandano un docente a lavorare duramente con un bambino che pensano non riuscirà a sopravvivere? Le conoscenze di una persona anziana hanno salvato una giovane vita.
I giovani hanno a disposizione numerose capacità e vantaggi nell’apprendere di cui talvolta non si servono appieno, ma le persone più vecchie devono trovare la forza di volontà e ricevere un incoraggiamento, dal momento che non è mai troppo tardi per acquisire conoscenze e sono in grado di compensare gli aspetti per i quali, forse, in giovinezza non c’era tempo o denaro. Una maggiore conoscenza significa godersi la vita più pienamente.
Rolf Berend (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in questo secolo di certo non è difficile convincere qualcuno che la formazione generica e professionale non può essere limitata agli anni di scuola e a quelli immediatamente successivi, ma occorre che sia aggiornata ed estesa alle vite lavorative delle persone. Le diverse tendenze demografiche, ad esempio, corroborano a sufficienza tale necessità.
In questo quadro, l’ottima relazione dell’onorevole Pack avanza una serie d’idee interessanti e comunica con successo l’esigenza di creare una cultura dell’apprendimento, soprattutto tra gli adulti. A questo scopo, la relatrice elenca alcune misure che dovrebbero essere avviate a vari livelli. Ovviamente l’educazione degli adulti è, in primo luogo, un compito degli Stati membri. Per questa ragione l’UE non può imporre un intervento; al contrario, dobbiamo fornire suggerimenti e richieste, incoraggiare e invitare gli Stati membri a offrire una gamma di provvedimenti che favoriranno la partecipazione di più persone all’educazione degli adulti.
Al pari della relatrice, credo fermamente, e lo confermo in qualità di vicepresidente della commissione per lo sviluppo regionale, che numerosi Stati membri non siano del tutto consapevoli della rilevanza e dell’uso del Fondo sociale europeo e degli altri Fondi strutturali in quanto strumenti volti a ottenere l’apprendimento permanente. Dovrebbero verificare tali fondi tenendo presente questo obiettivo e garantire maggiori risorse disponibili per coloro che necessitano dell’apprendimento permanente. In breve, la relazione esorta chiaramente gli Stati membri a utilizzare efficacemente gli strumenti quali il Fondo sociale europeo, e la Commissione a potenziare programmi specifici in materia.
Carlo Fatuzzo (PPE-DE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono veramente felice di prendere la parola questa sera in un’Aula che, debbo dire, è abbastanza frequentata.
Per questo documento sull’educazione degli adulti “non è mai troppo tardi per apprendere” che così intelligentemente e con grande capacità come tutti conosciamo, l’onorevole Doris Pack ci ha oggi presentato. Mi fa piacere di avere i rappresentanti della Commissione, il Commissario Figel’, che è tra i più attivi e il più entusiasta nello svolgere la propria attività, perché c’è veramente bisogno di impegno, perché questo soggetto – cioè l’insegnamento e l’apprendimento delle persone non più giovani o lavoratori o anziani – è qualcosa che può veramente avvicinare i cittadini all’Europa.
Voglio dire qualcosa riguardo ad una categoria di persone adulte che possono beneficiare di questo apprendimento: è perché ci sono gli adulti di primo grado, gli adulti di secondo grado, gli adulti di terzo grado. Io intendo per adulti di terzo grado coloro che hanno terminato l’attività lavorativa, cominciano la pensione e possono finalmente dedicarsi a studiare quella materia che hanno sempre desiderato, ma non hanno mai potuto studiare e approfondire. Io, ad esempio, studierei l’astronomia, qualcun altro la fisica, qualcuno la geografia.
Ecco, io credo che è bello e importante che l’Europa agevoli il passaggio dall’attività e dall’età lavorativa all’età non più lavorativa, in cui però si ha egualmente il diritto di imparare, di apprendere e di formarsi. Per questo io sono molto contento di questa relazione e di questa attività del Parlamento europeo per l’apprendimento anche delle persone anziane.
Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Onorevoli deputati, lottando contro la disoccupazione, l’obiettivo principale della strategia è facilitare l’adattamento dei dipendenti al mercato del lavoro grazie all’apprendimento permanente, nell’ottica che, entro il 2010, almeno il 12% delle persone parteciperebbe all’educazione degli adulti. Ora siamo consapevoli che non raggiungeremo tale obiettivo. Tuttavia, desidero far notare che in alcuni paesi, come Paesi Bassi e Austria, hanno già conseguito l’obiettivo di Lisbona grazie a rilevanti incentivi, quali la suddivisione del tempo e dei costi tra i dipendenti, le aziende e lo Stato. Anche l’esperienza danese è apprezzabile, in quanto la rotazione dei lavoratori favorisce lo sviluppo delle qualifiche. Qualora un dipendente segua un corso di formazione, il suo posto è ricoperto da una persona che al momento è disoccupata. Questi paesi, e altri, dimostrano che è fattibile, che la flessibilità del mercato del lavoro è la via per le innovazioni che creano nuovi posti di lavoro. Il risultato è il più basso livello di disoccupazione di lunga durata: in Danimarca è pari solo allo 0,8%. Vorrei credere che la situazione fondamentalmente cambierebbe anche nei nuovi paesi in seguito a modelli e ricchi incentivi offerti dal Fondo sociale europeo. Accolgo con favore la comunicazione della Commissione e la relazione dell’onorevole Pack.
Mihaela Popa (PPE-DE) . – (RO) In effetti non è mai troppo tardi per apprendere. Desidero congratularmi con la relatrice per il trattamento di questa materia, essenziale a livello europeo e non. Purtroppo, numerosi cittadini pensano ancora che l’istruzione si acquisisca nella prima parte della vita.
Occorre incoraggiare l’accesso ai fondi europei disponibili per l’educazione degli adulti, soprattutto negli Stati membri che hanno aderito di recente all’Unione. Il livello di assorbimento dei fondi è piuttosto contenuto in questi paesi, e il numero di persone coinvolte nella riqualificazione professionale e nell’apprendimento permanente è molto basso.
Ritengo sia fondamentale mutare la mentalità dei giovani ancora nella fase iniziale della loro istruzione, in modo da prepararli a un’Europa in movimento. Sviluppando nuovi programmi a livello europeo, dovremmo trasmettere loro l’idea che la formazione non termina una volta ottenuta la prima qualifica. È importante essere consapevoli che chiunque, in qualsiasi momento, può acquisire nuove capacità e competenze, indipendentemente dall’età, dall’etnia, dal sesso o dal luogo. Considerando tutti questi aspetti, emerge un principio essenziale: dobbiamo essere in grado di apprendere.
Zita Pleštinská (PPE-DE) . – (SK) Onorevoli colleghi, i cambiamenti molto rapidi nella struttura del mercato del lavoro richiedono lavoratori altamente qualificati. Le persone dotate di scarse qualifiche restano ai margini del progresso sociale ed economico.
I fattori principali dell’età moderna sono la creatività e l’innovazione. Più un uomo è ingegnoso, più rappresenta una fonte d’inventiva per l’economia. Le economie fiorenti investono nelle persone (ovvero nell’istruzione) e nelle competenze tecnologiche e linguistiche di base della forza lavoro. È importante risvegliare, tramite l’apprendimento permanente, le abilità che rimangono latenti negli individui di ogni età e che attendono di essere utilizzate.
Ritengo che questa magnifica relazione dell’onorevole Doris Pack, “Educazione degli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere”, sarà tradotta da semplici parole in azioni. Commissario Figeľ, la ringrazio per il suo coinvolgimento personale in materia.
Roberta Alma Anastase (PPE-DE) . – (RO) Mi associo ai colleghi nel congratularmi con l’onorevole Doris Pack per il suo lavoro di relatrice. Il tema è molto importante per l’Europa di oggi e soprattutto per quella di domani.
Lo sviluppo di una nuova società e della coesione sociale sono strettamente connesse all’istruzione, e con questa espressione non intendiamo soltanto l’educazione formale, ma vorremmo anche incoraggiare l’educazione non formale e informale concentrata sul singolo.
Desidero porre l’accento sull’importanza dell’istruzione dei migranti. Credo che abbiamo avuto modo di osservare nella pratica che l’istruzione per i migranti si rivela necessaria per la loro integrazione sociale, per la tolleranza, la stabilità, la prestazione e per lo sviluppo europeo globale.
Jerzy Buzek (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, desidero congratularmi con la relatrice, l’onorevole Pack, e inoltre con il Commissario, che sta compiendo il suo dovere in maniera eccellente, anche per quanto riguarda il suo lavoro per l’Istituto europeo di tecnologia. Oggi, tuttavia, stiamo discutendo di altro e vorrei porre l’accento su una particolare questione.
All’inizio del XX secolo, l’Europa lottava contro l’analfabetismo; dalla seconda metà del XX secolo tutti gli europei sapevano leggere e scrivere. L’analfabetismo di oggi è rappresentato dalla mancanza di competenze informatiche e dell’accesso a Internet. Vorrei proporre di attribuire sempre più rilevanza a questo aspetto.
Il divario digitale determina anche quello generazionale. Il fatto è che dovremmo sapere in quanti anni, cinque o dieci, ogni cittadino europeo sarà in grado di usare un computer, indipendentemente dall’età, e disporrà dell’accesso a Internet. Gli Internet café potrebbero essere utilizzati a questo scopo nelle regioni più remote d’Europa, dove in un unico locale vengono installati molti computer , di cui tutti gli abitanti potrebbero servirsi. Questa è la sfida del XXI secolo.
Ján Figeľ, Membro della Commissione. – (SK) Ritengo che molti degli interventi sono, in effetti, un incentivo al coinvolgimento nella questione dell’educazione degli adulti.
Secondo questa filosofia e come è già stato evidenziato, non è mai troppo tardi per imparare. Il secondo documento afferma che esiste sempre una buona ragione o il tempo giusto per apprendere. Desidero far notare che ho esaminato la relazione dell’onorevole Doris Pack e le numerose iniziative che sono state citate, quali complemento o aggiunta a ciò che la stessa Commissione ha suggerito. Questa impostazione è pertanto molto apprezzabile e gradita. Vorrei ritornare su alcune delle misure specifiche, poiché contribuiscono e migliorano i fattori rilevanti per l’approccio nel complesso: l’importanza della motivazione degli adulti a partecipare all’educazione; la necessità di garantire una migliore conciliazione fra lavoro, famiglia e apprendimento permanente; l’esigenza di solidarietà interculturale e tra generazioni; l’importanza dell’apprendimento o dell’insegnamento delle lingue; il rispetto per le esigenze specifiche dei gruppi vulnerabili e il valore di insegnanti di qualità elevata, che è stato discusso di recente ed è uno degli elementi principali per il successo didattico; un migliore accesso all’istruzione superiore e la realizzazione di dati statistici o informazioni comparabili.
La Commissione considererà anche il vostro invito a valutare le prospettive di carriera connesse all’educazione degli adulti e il suo finanziamento. Sono questioni molto precise, che rientrano nelle competenze degli Stati membri.
Infine, non soltanto sulla base di questa relazione, ma anche dei documenti della Commissione, si svilupperanno le discussioni degli Stati membri e le conclusioni del Consiglio dei ministri in febbraio. Ritengo saranno onesti e faranno sì che l’educazione degli adulti sia accessibile e di alto livello. Consentitemi una riflessione per terminare: non si tratta solo di apprezzamento e gratitudine, ma anche della valutazione di un’idea brillante. In qualità di Commissario, di politico e di padre, sono certo che l’educazione, un’educazione accessibile e di qualità, sia l’elemento più importante per lo sviluppo politico, economico, sociale e culturale degli individui e della società nel loro complesso. Inoltre, l’istruzione funge da compensatore, in altre parole bilancia le questioni che sono necessarie per la parità di tutti. Vi ringrazio e attendo con ansia che possiamo collaborare.
Doris Pack, relatrice. - (DE) Signor Presidente, ringrazio innanzi tutto coloro che mi hanno fatto pervenire questi fiori. Sarei lieta di offrirne qualcuno a Jan Figeľ. Dopo aver promosso una campagna per l’educazione degli adulti sin dal 1993 e aver assistito ai primi risultati di questi sforzi, sono soddisfatta di aver ottenuto una grande apertura verso il riconoscimento dell’importanza dell’educazione in ogni settore dell’attività politica.
Sono particolarmente felice per l’introduzione di ogni possibile incentivo al fine di motivare gli adulti a rientrare nel processo educativo. Alcuni non ne hanno mai avuto la possibilità e altri necessitano di essere motivati. Esiste l’esigenza di superare le inibizioni di queste persone ed eliminare gli ostacoli. Questa è la ragione per cui ritengo inoltre che i numerosi centri di educazione degli adulti, le fondazioni e le istituzioni benefiche che, come sappiamo, stanno già svolgendo un lavoro straordinario in materia, dovrebbero essere sostenuti e che dovrebbero essere mantenuti gli elevati livelli di questi addetti, e non vedo ragione per cui non possano diventare persino più elevati. Come ho affermato poc’anzi, dobbiamo garantire che la qualità dell’educazione degli adulti sia ulteriormente migliorata.
Sono lieta di sentire che è già stato costituito un gruppo di lavoro nel suo ambito di Commissione, Commissario Figeľ, e che probabilmente possa essere collegato al GRUNDTVIG in modo da accendere, per così dire, la miccia per i governi nazionali.
Facciamo quindi il primo passo. Alle numerose belle parole devono ora seguire i fatti, e il nostro compito è soltanto confutare l’antica credenza che è impossibile far cambiare le abitudini alle persone. Nel contesto dell’educazione degli adulti, è la considerazione più errata, ed è questo il motivo per cui spero che adesso possiamo cercare, tramite i nostri sforzi e con il vostro contributo, di issare in sella i governi nazionali cosicché siano in grado di iniziare ad andare al trotto, perché occorrerà un po’ di tempo prima che siano pronti a galoppare.
Presidente . - La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì 16 gennaio 2008, alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Edit Herczog (PSE), per iscritto. – (HU) Desidero congratularmi con la relatrice e le commissioni per il loro lavoro di successo e di grande rilievo sociale. Allo stesso tempo, mi duole notare che non è presente alcun riferimento alla questione dello sviluppo delle competenze nel campo dell’informazione e della comunicazione. Dovremmo solo pensare a quante normative abbiamo realizzato negli anni che riconoscono nuovi diritti per i cittadini europei e in quanti casi abbiamo stabilito che i lavoratori, i consumatori, i pensionati e persino i turisti dovrebbero disporre di informazioni e canali pertinenti su Internet.
Tutti questi aspetti hanno un senso se i beneficiari possono accedere alle informazioni. Lo sviluppo di competenze digitali nell’apprendimento permanente e in generale nell’istruzione di base assume un’importanza essenziale, quale pietra miliare di una società dell’informazione basata sulla conoscenza. Un altro compito fondamentale degli Stati membri è promuovere pari opportunità nell’inclusione nel campo delle TI ed elettronica. Sono lieta che ciascun gruppo ungherese concordi, sebbene si trovi in dissenso su molti altri aspetti.
Le tecnologie moderne dell’informazione e della comunicazione offrono un’occasione senza eguali per promuovere realmente coesione e pari opportunità, ma possiamo coglierla soltanto se garantiamo le condizioni volte a includere ognuno lungo la vita, in modo che, anche per le competenze digitali, il titolo del parere della Commissione sarà veramente: “Non è mai troppo tardi”. Grazie per l’attenzione.
19. Azioni da attuare tramite le applicazioni di telerilevamento introdotte nel quadro della PAC (discussione)
Presidente . - L’ordine del giorno reca la relazione di Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio relativo alle relazioni che la Commissione dovrà intraprendere per il periodo 2008-2013 mediante applicazione di telerilevamento messe a punto nel quadro della politica agricola comune [COM(2007)0383 - C6-0273/2007 - 2007/0132(CNS)] (A6-0508/2007).
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. - (EN) Signor Presidente, prima di entrare nel merito della relazione, desidero ringraziare il relatore, l’onorevole Graefe zu Baringdorf e i membri della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per il lavoro svolto in merito alla valutazione della proposta della Commissione.
In primo luogo vorrei effettuare alcune osservazioni di carattere più generale al fine di collocare la proposta della Commissione nel contesto appropriato. La proposta in oggetto tratta il sistema agro-meteorologico utilizzato per preparare le previsioni sulle rese delle colture e controllare il loro sviluppo nell’Unione europea. Questo sistema è stato elaborato nel corso degli anni novanta ed è diventato completamente operativo dal 1998. Devo ammettere che lo considero uno strumento molto utile.
Il sistema fornisce agli uffici della Commissione informazioni precise relative alla situazione nel settore delle colture e inoltre assiste la Commissione nel prendere decisioni tempestive nel quadro della politica agricola comune, e quindi ritengo che sia ovvio che sia finanziato dal fondo di orientamento.
Permettetemi di dire due parole in merito ad alcune delle proposte nella relazione della commissione per l’agricoltura. Siete preoccupati riguardo all’utilizzo dei dati raccolti. Desidero essere molto chiara in proposito. Il controllo non è l’obiettivo di questo sistema, non può e non sarà utilizzato per il controllo degli agricoltori dell’Unione europea.
Se si considera la questione da un punto di vista tecnico, la risoluzione delle immagini del telerilevamento generate dal sistema è troppo bassa per consentire qualsiasi tipo di controllo, e questo sistema, deve essere ben chiaro, non ha nulla a che fare con il nostro Sistema integrato di gestione e di controllo (SIGC).
Il relatore afferma inoltre che non esiste un accordo sul fatto che il sistema indicato funzioni effettivamente. Il lavoro inteso a sviluppare il sistema è iniziato alla fine degli anni ottanta e, come ho detto, dal 1998, quando è divenuto operativo, ha in realtà fornito regolarmente ai servizi della Commissione previsioni delle rese. Usiamo queste informazioni su base quotidiana, ad esempio nella nostra analisi dell’offerta e dell’andamento dei prezzi nel settore cerealicolo.
Lo scorso anno, nel settembre 2007, la Commissione ha fornito una valutazione del sistema in una relazione al Parlamento europeo e al Consiglio che ha dimostrato effettivamente l’utilità del sistema. Il metodo inoltre è applicato a livello nazionale in numerosi Stati membri, e altri paesi stanno impiegando o elaborando strumenti analoghi, pertanto su questo punto non mi trovo completamente d’accordo con lei.
Infine, accolgo con favore il principio di stabilire un inventario dei progetti e delle iniziative nel campo dei dati spaziali e del telerilevamento. Tuttavia, questa proposta non è la collocazione adatta per questa idea. In effetti, ciò rientrerebbe nell’iniziativa europea di monitoraggio globale per l’ambiente e la sicurezza. Di conseguenza, non siamo esattamente sulla stessa lunghezza d’onde, ma attendo di ascoltare le osservazioni degli onorevoli deputati.
Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, relatore. - (DE) Signor Presidente, signora Commissario, in sede di comitato di coordinamento della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale abbiamo riflettuto se presentare una relazione in materia o se far passare la questione senza. Avevo l’incarico di analizzare l’argomento in modo molto approfondito, e in seguito abbiamo deciso di redigere una relazione, il che comporta che due di noi possano nuovamente discuterne questa sera, un elemento di per sé utile.
Ciononostante, abbiamo commesso alcuni passi falsi su certi aspetti, e ciò è riflesso negli emendamenti formulati. Primo, la relazione della Commissione ha sostenuto che la proposta in gran parte non è stata contestata nel Consiglio come altrove. Le nostre ricerche, tuttavia, hanno rivelato che alcuni paesi, soprattutto nell’Europa settentrionale, non possono fare granché con questi dati da satellite poiché, quando le immagini vengono catturate, la neve ricopre ancora tutto.
Secondo, i dati sono raccolti da società private, che li mettono a disposizione della Commissione, e i clienti principali di tali società appartengono alle industrie del gas e del petrolio, un settore di attività che implica un livello di speculazione. Ciò che dobbiamo garantire, e questa è la ragione per cui intendiamo invocare le nostre competenze parlamentari di controllo, è che i dati ricavati realmente non siano connessi ad alcun obiettivo speculativo privato, ma che siano usati effettivamente, come avete affermato, al solo scopo delle previsioni dei raccolti e delle rese. Come sapete, tuttavia, questi dati sono utilizzati per speculazione nei future sulle merci alla borsa, e queste previsioni potrebbero essere impiegate con questo intento.
Prima di proseguire, consentitemi di sottolineare che la Commissione e il Parlamento condividono un interesse comune, ma il Parlamento ricopre una funzione di controllo, e per noi è quindi utile discutere e chiedere relazioni della Commissione che mostrino chiaramente ciò che è avvenuto a questi dati, in che modo sono registrati e quale scopo sono destinati. Si tratta essenzialmente di chiedervi di riferire al riguardo nei prossimi anni.
Siamo quindi rimasti piuttosto perplessi, naturalmente, di apprendere che la fonte finanziaria per la raccolta di questi dati doveva subito essere modificata. Finora abbiamo avuto a disposizione una linea di bilancio specifica a titolo della quale devono essere discussi gli aumenti agli stanziamenti e le proposte per il loro mantenimento. Ora s’intende trasferire queste attività al fondo agricolo di garanzia, su cui il Parlamento ha minori competenze di controllo. A questo punto possiamo desumere che, quando il Trattato entrerà in vigore all’inizio del 2009, il fondo di garanzia non esisterà più e tali questioni ricadranno quindi completamente nella sfera di competenze di bilancio del Parlamento. Questo approccio è stato almeno proposto, e nel momento in cui ci siamo assunti l’impegno della relazione, non era ancora chiaro quando il Trattato si sarebbe concretizzato. Pertanto abbiamo rifiutato e affermato che adesso non volevamo apportare alcun cambiamento; occorreva mantenere il precedente sistema, vale a dire in una linea di finanziamento che può quindi essere controllata dal Parlamento per quanto riguarda le uscite.
Signora Commissario, tutto sommato ritengo che, rispetto all’argomento dei nostri interventi di questa sera, ci siano problemi più importanti da discutere e tentare di risolvere in merito alla verifica dello stato di salute. Gli agricoltori, tuttavia, sono molto sensibili quando nutrono il benché minimo sospetto di essere spiati. Lei ha spiegato che non si tratta di sorveglianza o spionaggio. Trasmetterò volentieri questo messaggio, ma deve capirci. Noi, in quanto Parlamento, dobbiamo garantire che lei lo faccia. È per responsabilità verso i nostri elettori che abbiamo discusso la questione e stiamo affrontando il problema.
Esther Herranz García, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signor Presidente, signora Commissario, buonasera, un’altra sera in cui si discute di agricoltura. Come la Commissione osserva nella sua relazione, negli ultimi anni il telerilevamento ha dimostrato come possiamo affrontare in modo corretto le necessità di gestione della politica agricola comune. I sistemi tradizionali di previsione statistica e agricola iniziano a diventare obsoleti di fronte alle nuove tecnologie che invadono tutti gli aspetti della nostra vita.
Ha reso inoltre possibile migliorare l’accuratezza, l’imparzialità, la rapidità e la frequenza delle osservazioni, nonché ottenere un risparmio nei costi di monitoraggio e controllo delle spese per l’agricoltura. Il telerilevamento è, quindi, accolto con il massimo favore nella politica agricola comune.
Il progetto di relazione, che sarà messo ai voti domani, in generale sostiene la Commissione europea, ad eccezione di un aspetto che considero importante, poiché riguarda il finanziamento della misura. In sede di commissione per l’agricoltura ho appoggiato la proposta del relatore di stabilire una linea di bilancio specifica per il telerilevamento di 9,2 milioni di euro al di fuori del fondo agricolo europeo di garanzia, al fine di salvaguardare il futuro sostegno comunitario per lo sviluppo del telerilevamento in tutti gli Stati membri.
Accolgo dunque con favore il risultato del voto della commissione per l’agricoltura, la cui relazione sottolinea anche la necessità di utilizzare i servizi informatici del Centro comune di ricerca di Ispra, al fine di raccogliere informazioni dallo spazio, anziché la realizzazione di nuove strutture informatiche come proposto dalla Commissione europea.
Occorre quindi razionalizzare le infrastrutture e i finanziamenti, e noi in quest’Aula dovremmo pertanto sostenere il documento che domani sarà messo ai voti.
PRESIDENZA DELL’ON. ADAM BIELAN Vicepresidente
Lily Jacobs, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, non esiste campo in cui la tecnologia non possa intervenire. Abbiamo a disposizione una proposta della Commissione europea per l’estensione del programma, che si avvale della più moderna tecnologia al fine di controllare l’agricoltura europea. Dopo anni di ricerche, gli studiosi interessati possono essere giustamente orgogliosi di se stessi.
Tramite i satelliti, è possibile, ad esempio, verificare l’utilizzo e le condizioni della terra, studiare gli effetti dei cambiamenti climatici e persino prevedere i raccolti. Ciò significa che siamo in grado di controllare la situazione e agire con tempestività per anticipare ed evitare i problemi, quali la scarsità del raccolto di cereali quest’anno.
La mia attività in origine era quella di ingegnere e considero molto interessante questo tipo di applicazione pratica della tecnologia volta a promuovere il nostro benessere. Un sistema “TomTom” per l’agricoltura. Chi lo avrebbe mai pensato? Ora dobbiamo considerare se, in quanto Parlamento, siamo a favore di ulteriori ricerche e dell’impiego di tale applicazione. Come potremmo rifiutare?
Suggerisco ai miei colleghi del gruppo socialista di votare a favore della direttiva, ma desidero fare due osservazioni alla signora Commissario che è con noi a quest’ora così avanzata.
Primo, nutro dubbi in merito all’inclusione del bilancio e del programma nel fondo agricolo di garanzia. Finora questo progetto ha avuto la propria linea di finanziamento, che ha consentito al Parlamento di controllare la situazione ed essere costantemente informato. Nonostante il valore comprovato del programma, le attività di ricerca proseguono. Riterrei particolarmente inopportuno che la Commissione non rendesse più noti i progressi e i risultati del programma, o i costi implicati. In quanto membro del Parlamento e parte interessata, desidero insistere affinché sia mantenuta la linea di finanziamento separata, in modo da tenerci informati nel futuro ed essere coinvolti nelle riflessioni al riguardo.
Secondo, vorrei che tutti i risultati degli studi fossero liberamente disponibili ad altre parti interessate, quali le università e gli istituti di ricerca. Nel settore della ricerca climatica in particolare, i dati rinvenuti grazie a MARS e LUCAS possono essere estremamente utili.
Signor Presidente, signora Commissario, intendo concludere il mio primo discorso in plenaria con un appello alla trasparenza. Confido in una risposta favorevole da parte della signora Commissario Fischer Boel.
Samuli Pohjamo, a nome del gruppo ALDE. – (FI) Signor Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare il relatore, l’onorevole Graefe zu Baringdorf, per il modo eccellente in cui ha organizzato l’argomento per la discussione. Ha lavorato con enorme impegno e ha evidenziato i limiti e i problemi associati al telerilevamento.
In questo caso sono appropriati l’approccio prudente, il risalto alla trasparenza e una precisa definizione del campo di applicazione. In generale, il telerilevamento è un metodo volto a ottenere rapidamente informazioni relative alle condizioni delle imprese agricole, delle rese e delle colture. Questi dati possono quindi essere impiegati, ad esempio, nella ricerca, nella programmazione della commercializzazione dei prodotti agricoli e nella gestione della politica agricola comune.
Nei metodi utilizzati sono riscontrabili ancora molti limiti, come sottolinea il relatore. Le condizioni variano da uno Stato membro all’altro e i dati dei paesi non sono del tutto confrontabili. Ad esempio, nel mio paese, la Finlandia, le porzioni di terreno coperte dalla neve spesso sono talmente piccole che non sempre si riesce a determinare le superfici dalle immagini da satellite. In questo caso, l’emendamento che afferma che le informazioni raccolte dovrebbero essere impiegate soltanto per la stima delle rese, ma non a fini di controllo, è adeguato.
Oggi gli agricoltori sono gravati da burocrazia, formalità inutili e controllo costante. Se commettono involontariamente uno sbaglio dovuto a una consulenza lacunosa, vengono inflitte ammende irragionevolmente sanzioni rigorose. Mentre si sviluppano metodi per il telerilevamento, è auspicabile che si contribuisca a ridurre la burocrazia, un tormento continuo per gli agricoltori.
Per prima cosa, tuttavia, occorre raggiungere risultati di ricerca più precisi al fine di garantire che tali sistemi siano veramente affidabili e che a tutti gli agricoltori venga riservato un trattamento imparziale. Poiché s’introdurranno nuovi metodi, dobbiamo inoltre garantire la protezione della vita privata degli agricoltori e la trasparenza dell’intero processo.
Bogdan Golik (PSE) . – (PL) Signor Presidente, signora Commissario, al fine di disporre di una politica agricola comune che funzioni correttamente, occorrono soprattutto dati precisi e attendibili.
Le tecniche di telerilevamento fanno sì che sia possibile, tra le altre applicazioni, verificare le coltivazioni e prevedere i raccolti. Questo aspetto assume ancora maggiore importanza nell’ottica di anticipare i cambiamenti climatici. Tramite il telerilevamento possiamo individuare, in fase iniziale, le condizioni che sono sfavorevoli allo sviluppo delle piante e, di conseguenza, prevedere più rapidamente e con maggiore accuratezza quali aree sono minacciate dalla siccità. Tali tecniche forniscono informazioni per i modelli econometrici, che usiamo di frequente nel valutare le conseguenze delle modifiche apportate al funzionamento della politica agricola comune. Con dati iniziali più precisi, siamo in grado di ridurre la probabilità di errori nelle previsioni.
Per questa ragione, ritengo sia fondamentale continuare il progetto MARS, le cui fondi di finanziamento dovrebbero restare invariate, ovvero nel quadro di una linea di finanziamento separata, e non del fondo agricolo europeo di garanzia. Poiché il progetto è sovvenzionato da fondi europei, vale a dire le tasse dei nostri cittadini, credo dovrebbe essere condotto uno studio sull’efficienza di MARS e sulle sue potenziali applicazioni ancora non sfruttate.
Come di consueto, desidero congratularmi con il relatore per il suo ottimo lavoro, e concordo appieno con lui in merito al fatto che occorre assicurarsi che il sistema diventi più consolidato e, soprattutto, più produttivo e utile.
L’ultima questione che vorrei prendere in considerazione è l’accesso ai dati. Ognuno dovrebbe avere il diritto di servirsi di questa fonte di informazioni, non solo i decisori dell’UE, ma anche gli Stati membri e gli istituti universitari e di ricerca. I dati potrebbero rivelarsi utili persino a livello di azienda agricola: ad esempio, gli agricoltori potrebbero applicare le informazioni ottenute dal telerilevamento per ottimizzare i processi agricoli.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN) . – (PL) Signor Presidente, desidero appoggiare l’opinione del relatore ed evidenziare che le tecniche di telerilevamento possono essere utili alla Commissione europea, in primo luogo, nel contribuire alla gestione dei mercati agricoli, in secondo luogo, rendendo possibili il controllo delle coltivazioni e allo stesso tempo le previsioni dei raccolti, e, infine, queste previsioni dovrebbero influenzare i prezzi delle materie prime agricole, fattore particolarmente importante nei prossimi anni, in un periodo in cui i costi delle derrate alimentari sono in costante aumento.
Anche se fossero realizzati solo alcuni degli obiettivi sopraccitati, sarebbe sufficiente per riconoscere che il telerilevamento è un metodo che fornisce informazioni rilevanti e utili all’adeguata gestione dei mercati dei singoli prodotti agricoli.
Se valuto positivamente questo sistema, desidero anche affermare che condivido il parere del relatore secondo cui il lavoro in questo settore dovrebbe essere sostenuto da una linea speciale di finanziamento, e non dal fondo agricolo di garanzia.
Paul Rübig (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, di recente sono stato invitato a un incontro del Rotary Club, ove si è svolta una discussione molto interessante. Un membro del Rotary, un critico feroce dell’UE, si lamentava della quantità di truffe in Europa, dei mancati controlli e del fatto che abbiamo registrato un numero particolarmente elevato di problemi in agricoltura. Pochi minuti dopo, un agricoltore dichiarava di essere appena stato sottoposto a un’ispezione condotta con grande rigore e precisione e di non conoscere nessun altro settore di attività soggetto a una tale verifica come l’agricoltura.
Ritengo che tale situazione indichi molto chiaramente le esigenze delle persone, ovvero informazioni relative a ciò che accade in effetti. Questo è il motivo per cui, se abbiamo intenzione di spiegare agli europei quanta importanza attribuiamo alla politica agricola, sono essenziali la migliore prassi e l’analisi comparativa.
Jean-Claude Martinez (NI) . – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevole Graefe zu Baringdorf, questa proposta di regolamento per l’introduzione del telerilevamento via satellite è interessante. Già negli anni novanta, Michel Debatisse, il leader degli agricoltori francesi, aveva presentato a quest’Assemblea un progetto di telerilevamento, ma il campo di applicazione in quel caso erano gli allevamenti. L’idea era applicare chip elettronici alle orecchie di bovini e ovini, in quanto parte del sistema per controllare l’assegnazione degli incentivi ed evitare le truffe in certi dipartimenti della Francia meridionale. Aveva inoltre progettato pillole elettroniche che i bovini avrebbero ingerito e che si sarebbero fissate a una cavità dell’intestino, permettendo di individuarli e controllarli via satellite.
Oggi ci troviamo di fronte a un’iniziativa diversa, sebbene risalente a sette anni fa, ovvero i progetti pilota MARS e LUCAS. Il concetto è quello di fornire informazioni relative all’utilizzo delle terre, alle condizioni del suolo o dei raccolti, al fine di prevedere le rese e, allo stesso tempo, gestire i mercati agricoli ed elaborare modelli econometrici.
Esiste un rischio evidente nell’obiettivo di raccogliere informazioni, migliorare le statistiche, elaborare previsioni e, in realtà, realizzare un sito Internet. Sono tentato di definirlo un rischio dell’élite del telerilevamento, dal momento che sarà accessibile soltanto ai grandi agricoltori o alle regioni molto ricche, e non tutti saranno in grado di anticipare i prezzi, uno strumento particolarmente utile quando il costo dei cereali aumenta. Naturalmente, la possibilità di anticipare i prezzi molti mesi prima in previsione di come andrà il raccolto rappresenta una prospettiva di grande interesse per i mercati borsistici di Chicago o di altre piazze.
Il relatore, l’onorevole Graefe zu Baringdorf, ha ragione a essere particolarmente interessato a chi beneficerà del sistema, soprattutto quando si tratta di denaro (ritengo si tratti di una decina di milioni di euro, benché nell’arco di cinque o sei anni), e queste somme non giungeranno da una linea di bilancio indipendente, ma da un fondo agricolo di garanzia. Signora Commissario, vale certo la pena di tentare o portare avanti il sistema.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. - (EN) Signor Presidente, è vero che talvolta esiste la possibilità di sedere in quest’Aula la sera tardi e discutere di questioni di agricoltura, ma devo ammettere di essere lieta, non importa quanto tardi sia, di avere l’opportunità di scambiare opinioni, almeno con coloro che sono presenti questa sera, in merito a un argomento così interessante.
Per prima cosa, è evidente che, in situazioni in cui le zone sono ricoperte di neve, non è possibile (è il caso dei nostri amici finlandesi) raccogliere dati relativi alle colture, bensì dati metereologici, che saranno disponibili indipendentemente dalle condizioni del tempo. Siccome tale situazione è strettamente collegata allo sviluppo che emerge nelle discussioni sui cambiamenti climatici, penso che anche queste informazioni siano valide e importanti. Sono sorte alcune preoccupazioni in merito alla disponibilità dei dati, e posso soltanto affermare che i dati sono fruibili a prescindere da dove si provenga. Sono inoltre disponibili tramite gli Stati membri o Internet, pertanto non ci sono segreti sui dati raccolti nelle diverse regioni.
Per quanto riguarda il bilancio, ritengo sia importante, in una situazione in cui disponiamo di un bilancio limitato per l’agricoltura, considerare di utilizzare il denaro nella maniera più appropriata e, mi riferisco all’onorevole Martinez, poter difendere il modo in cui lo spendiamo e assicurare che non avvenga alcuna frode. Penso che siamo anche riusciti a illustrare al Parlamento europeo come impieghiamo le risorse finanziare e come conduciamo i controlli. Tuttavia, stasera per me è altrettanto importante ribadire che la tecnologia utilizzata dal sistema per registrare i raccolti non è applicabile allo stesso sistema a scopo di controllo. La tecnologia è completamente diversa e l’immagine è inutilizzabile per effettuare un controllo, pertanto non collegate questi due aspetti poiché è assolutamente inappropriato. Tuttavia, credo ancora che il denaro che impiegheremo in futuro per questo sistema sia giustificato. Sarà compreso tra 1,5 e 1,7 milioni di euro all’anno. Soprattutto in una situazione in cui abbiamo assistito a drammatici cambiamenti nelle fluttuazioni dei prezzi nel settore agricolo, è fondamentale essere in possesso di dati validi su cui basare le nostre previsioni.
Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, relatore. - (DE) Signor Presidente, signora Commissario, secondo il nuovo sistema, il relatore ha l’ultima parola, e al riguardo si tratta di un’analisi del modo in cui il Parlamento europeo si percepisce rispetto alla Commissione. Come sapete, non siamo in contrasto per quanto riguarda i prossimi passi da compiere nell’ambito della questione in oggetto. Non sto consigliando di smantellare il sistema; ho solo proposto qualche miglioramento, che non intendo riepilogare, al fine di rafforzare le competenze di controllo del Parlamento.
In merito al fatto che i dati sono utilizzabili per indagini sul clima, abbiamo indicato due progetti pilota, denominati LUCAS e MARS. Questo dimostra tuttavia anche che le informazioni raccolte in realtà trascendono l’ambito dell’agricoltura. È la ragione per cui nella motivazione ho chiesto il mantenimento di una linea di finanziamento specifica.
Consentitemi di terminare con un aneddoto che chiarisce la questione che dobbiamo affrontare. Un’azienda nei pressi di dove vivo è stata oggetto di ispezione da parte dell’autorità di vigilanza, poiché probabilmente il sistema satellitare aveva presumibilmente permesso di individuare un canale di scolo, in altre parole una rete fognaria non autorizzata. Gli ispettori sostenevano che si trovasse in un particolare punto, dove il sistema aveva indicato. Ciononostante, l’agricoltore ha garantito loro di non aver fatto nulla. E che cosa era veramente accaduto? Nel campo c’era uno stuoino di plastica, fatto che comunque non sarebbe dovuto succedere, su cui era cresciuta l’erba. Questo era ciò che il sistema aveva rilevato, e ora le autorità era venute per dare una lavata di capo all’agricoltore.
Noi politici potremmo sicuramente raccontare altre storie come questa delle nostre aree locali, e senza dubbio, signora Commissario, ne ha sentite anche lei, che illustrano di che cosa dobbiamo occuparci. Non c’è motivo di negare la nostra preoccupazione di fronte alla prospettiva che gli agricoltori siano esaminati con un metodo che l’opinione pubblica non è in grado di comprendere e che non è più soggetto al controllo del Parlamento. Spero quindi che apprezzi il motivo per cui abbiamo presentato e discusso questa relazione in Parlamento, e per cui dobbiamo continuare a essere vigili in futuro. Comunque sia, sosteniamoci a vicenda in questi sforzi.
Presidente . - La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà il 16 gennaio 2008.
20. Statuto dei parlamentari europei eletti in Polonia (discussione)
Presidente . - L’ordine del giorno reca l’interrogazione orale alla Commissione dell’onorevole Giuseppe Gargani, a nome della commissione giuridica (O-0082/2007 – B6-0002/2008), relativa allo statuto dei parlamentari europei eletti in Polonia.
Giuseppe Gargani, autore. - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione oggetto della discussione stasera ha avuto un approfondimento, più di una volta per la verità, nella commissione giustizia che mi onoro di presiedere e la stessa commissione, ha incaricato me, attraverso questa interrogazione, di poter avere una discussione, di poter avere un confronto con la Commissione.
Si tratta dello status dei parlamentari europei eletti in Polonia, che hanno un’eccezione rispetto alle elezioni e a tutte le norme che riguardano le elezioni degli altri parlamenti negli altri Stati membri. Le elezioni del Parlamento europeo in Polonia, infatti, sono disciplinate dall’atto del 23 gennaio 2004 che all’articolo 9 prevede i requisiti per l’eleggibilità: 21 anni per poter candidarsi fino al giorno della votazione, non aver avuto condanne per reati compiuti intenzionalmente, la residenza in Polonia e una serie di altri requisiti.
Al capitolo 17 della stessa legge si prevedono le circostanze in cui il deputato europeo in Polonia può perdere il suo seggio: la revoca dell’eleggibilità, i requisiti dell’eleggibilità al giorno della votazione, quindi la possibilità di revoca se quella eleggibilità non c’era, e una serie di altre questioni che ometto di citare per arrivare al dunque e alla posizione che voglio evidenziare qui.
Sulla base di una serie di combinati disposti, come usiamo dire noi giuristi, un deputato europeo perde il suo seggio automaticamente – cioè un deputato decade automaticamente – nel caso in cui sia oggetto di una sentenza penale che è passata in giudicato, ma per quanto riguarda i membri del parlamento polacco la legge del 12 aprile 2001 – sia per le elezioni del Sejm sia per le elezioni al Senato della Repubblica – non prevede una disposizione di questo tipo, per cui ci troviamo di fronte ad una disciplina che riguarda in maniera particolare il deputato europeo polacco e non il deputato nazionale in Polonia.
Per questa ragione, noi abbiamo discusso e ci siamo posti un interrogativo, fra l’altro un interrogativo che ha la ricaduta rispetto alla richiesta di immunità, come lei sa, noi abbiamo – e come il Commissario Frattini sa meglio di me – la competenza per poter decidere questa questione. Evidentemente, se un deputato rispetto ad una fattispecie per la quale l’immunità non può essere difesa decade automaticamente, è evidente che c’è un problema in più, una perplessità in più.
Per questa ragione, chiediamo, io chiedo a nome della commissione, al Commissario se non ritiene che la legislazione polacca in materia di elezione al parlamento nazionale violi l’articolo 10 del protocollo sui privilegi e sulle immunità, il quale dispone che per la durata delle sessioni al Parlamento europeo i membri beneficiano sul territorio nazionale delle immunità riconosciute ai membri del parlamento del loro paese. E quindi c’è un’evidente contraddizione, là dove si prevede quindi la perdita del seggio di deputato da parte di un parlamentare polacco, senza prevedere analogo trattamento per i deputati al parlamento nazionale.
Ma chiedo anche alla Commissione se non intende fare un ricorso alla Corte di giustizia, perché la Polonia modifichi questa legislazione e applichi correttamente il trattato, perché noi vediamo una diversità e una contraddizione rispetto al trattato. Allora, siccome si tratta di un’eccezione, siccome l’omogeneità e l’uguale trattamento ai deputati di tutti i paesi membri portano a questa eccezione nel membro dello Stato polacco in misura diametralmente contraria a quello che si può prevedere e si prevede per tutti gli altri deputati degli Stati membri, io chiedo queste due cose alla Commissione e evidenzio questo dato al Parlamento e chiedo al Commissario se può rispondere rispetto a questi due quesiti e se potrà trovare un rimedio rispetto ai quesiti da me indicati.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. - Signor Presidente, onorevoli parlamentari, ma certamente il tema posto dal presidente Gargani è un tema rilevante: è un tema rilevante perché qui sono in gioco due principi che sono a mio avviso entrambi rilevanti ed entrambi importanti.
Il primo principio è certamente quello richiamato dell’articolo 10 del protocollo sulle immunità e sulla condizione dei componenti del Parlamento europeo, in cui si dice che negli Stati di appartenenza ai membri del Parlamento europeo debbono essere accordate le stesse prerogative di status che sono riconosciute ai membri del Parlamento nazionale di quel paese.
C’è però un’altra disciplina che viene in gioco – un’altra disciplina ugualmente rilevante a mio avviso – è quella dell’articolo 13 dell’atto europeo del 1976 che riguarda l’elezione dei membri del Parlamento. In questo articolo è detto con grande chiarezza che quando uno Stato membro introduce una disciplina nazionale relativa proprio al caso che ci interessa, alla perdita dello status della qualità, cioè alla perdita della posizione di membro del Parlamento europeo, la fine del mandato parlamentare europeo in quel paese è soggetta alla legge nazionale.
In altri termini c’è un’apparente contraddizione, perché da un lato la normativa contenuta nel protocollo sui privilegi, quella citata dal presidente Gargani, parla di eguaglianza di prerogative tra membri del Parlamento polacco e membri del Parlamento europeo eletti in Polonia, ma contemporaneamente l’atto europeo del 1976 sull’elezione dei membri del Parlamento europeo e sulla perdita della qualità di membro del Parlamento europeo, apparentemente – anzi direi esplicitamente – disciplina la perdita della qualità di parlamentare europeo e stabilisce che la perdita della qualità di parlamentare europeo è regolata dalla legge nazionale.
A mio avviso qui, c’è piuttosto un problema di violazione di un terzo principio quadro per l’Unione europea, che è il principio di eguaglianza di trattamento operato dalla legislazione interna polacca. Quello che nella legislazione costituzionale di tutti i paesi europei è il principio che stabilisce che si debbono trattare situazioni analoghe in modo analogo. Allora è piuttosto questo principio generale che viene in gioco ed è un principio generale che però non consente alla Commissione europea di stabilire in quale direzione l’ordinamento polacco dovrebbe cambiare la sua normativa, perché siccome la materia è devoluta alla legge nazionale, se la legge nazionale volesse disciplinare non la perdita della qualità di parlamentare europea ma la perdita della qualità di parlamentare nazionale polacco in modo diverso, lo potrebbe fare, l’importante è che equipari la disciplina dell’uno alla disciplina all’altro.
Questa è la mia personale opinione nel senso che la Commissione non può oggi dire “noi ci rivolgiamo alla Corte per stabilire che la norma nazionale polacca deve essere emendata in una determinata direzione”, ma credo che si possa ricavare un principio generale. Il principio generale è che l’ordinamento polacco deve intervenire per emendare questa differenza di trattamento, ma questo, credo, lo debba fare il legislatore polacco. Siccome è una questione che non si è mai posta ed è una questione troppo delicata per essere affrontata in poche battute, io credo che si debba fare in primo luogo una ricognizione: se il legislatore polacco, come io credo, debba rimuovere questa differenza di trattamento, questa è materia che spetta al Parlamento della Polonia.
Secondo: vi è o non vi è conformità della legislazione polacca rispetto alle previsioni di quell’atto europeo del 1976 che ho appena citato? Posso dirle, presidente Gargani, che ho avviato uno studio comparativo per i 12 nuovi Stati membri, proprio per vedere se la legislazione, non solo della Polonia, ma degli altri 11 che sono entrati nell’Unione europea tra il 2004 e il 2007, se in quegli Stati membri la legislazione nazionale è conforme alle disposizioni dell’atto europeo del 1976.
In conclusione, due sono le attività da compiere. Primo: effettuare, e lo stiamo facendo, questa verifica di conformità della legge nazionale della Polonia e non solo della Polonia, perché il caso che il presidente Gargani pone parte dalla Polonia ma non si esclude che in altri Stati membri la situazione sia analoga. Io ritengo che lo dobbiamo fare per tutti.
La seconda attività è valutare se il Parlamento polacco, con una sua attività di legislazione, possa rimuovere questa che è oggettivamente un’apparente contraddizione, perché è un’apparente discriminazione tra lo status regolato con legge dei parlamentari europei eletti in Polonia e dei parlamentari polacchi. Vi è un’apparente contraddizione e l’unica cosa che io credo difficile da potersi ammettere è che sia la Commissione europea a chiedere alla Corte di giustizia in quale direzione il legislatore polacco deve agire.
Noi potremmo limitarci se il Parlamento concorderà con questa posizione a segnalare che esiste in Polonia un’apparente discriminazione tra lo status di due categorie di parlamentare. Questo è un esercizio del tutto nuovo e con spirito collaborativo cerchiamo di condurlo avanti insieme.
Tadeusz Zwiefka, a nome del gruppo PPE-DE. – (PL) Signor Presidente, l’onorevole Gargani ha illustrato molto chiaramente la condizione dei deputati del Parlamento europeo nel quadro del diritto polacco, e anche il loro diverso trattamento nello stesso contesto per quanto riguarda i parlamentari in Polonia nonché i senatori. Mi trovo d’accordo con le argomentazioni presentate dal Commissario Frattini secondo cui tale situazione viola il principio di pari trattamento dei parlamentari dinanzi alla legge.
Desidero informarvi che l’attuale coalizione di governo in Polonia, la Platforma Obywatelska e il Polskie Stronnictwo Ludowe, ha già iniziato a operare al fine di modificare questa norma per uniformarla per i deputati del Parlamento europeo, i membri del parlamento polacco e i senatori. Questa modifica seguirà la stessa direzione della disposizione contenuta nella legge elettorale del Parlamento europeo, affinché si applichi il medesimo principio ai parlamentari e ai senatori polacchi.
Tuttavia, in quest’ambito, poiché l’onorevole Gargani ha affermato che s’intende avviare una discussione concernente un problema che potrebbe essere più ampio, mi chiedo se varrebbe la pena considerare una legge elettorale comune, almeno in termini di principi generali, per il Parlamento europeo e per tutti gli Stati membri dell’Unione europea, dal momento che oggi esistono condizioni molto diverse nei 27 paesi membri. Risulta difficile non concordare, e naturalmente accetto tutte le restrizioni giuridiche nei confronti dei parlamentari europei, ma non posso essere d’accordo riguardo a una situazione secondo cui, una volta condannati a un’ammenda in una causa intentata dalla procura per un reato intenzionale, o accusati di tale reato, una persona perda automaticamente il mandato al Parlamento europeo.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, a nome del gruppo PSE. – (PL) Signor Presidente, la discussione odierna tratta la questione del diverso trattamento dei deputati polacchi del Parlamento europeo e dei membri del Sejm per quanto riguarda i criteri di eleggibilità e la revoca del mandato.
Nell’articolo 9 della legge del 23 gennaio 2004 relativa alle disposizioni elettorali per il Parlamento europeo, notiamo che il diritto di presentarsi alle elezioni per questa istituzione è concesso alle persone che, tra altri requisiti, non sono state condannate per un reato intenzionale o accusate da una procura, e l’articolo 142 afferma che un mandato può essere revocato dopo che, ad esempio, è stata invalidata l’elezione di un membro al Parlamento europeo. Ciò significa che la condanna di un deputato (del Parlamento europeo, come citato in precedenza) per un reato commesso deliberatamente equivale alla perdita automatica del mandato, mentre per i parlamentari nazionali tale fattore non rappresenta un ostacolo alla candidatura alle elezioni, né ne deriva la revoca del mandato.
Per quanto riguarda i privilegi dei deputati del Parlamento europeo, l’articolo 5, paragrafo 1, del Regolamento del Parlamento europeo stabilisce che “i deputati beneficiano dei privilegi e delle immunità previsti dal Protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee”. Nel preambolo, il protocollo dichiara di disciplinare la questione dei privilegi e delle immunità necessari a espletare le funzioni per le Comunità europee, e, nell’articolo 10, lettera a), afferma che, per la durata delle sessioni dell’Assemblea, “i membri (…) beneficiano sul territorio nazionale, delle immunità riconosciute ai membri del parlamento del loro paese”. I deputati del parlamento polacco e del Parlamento europeo sono tutelati dalla stessa immunità. Secondo l’articolo 11, “I rappresentanti degli Stati membri che partecipano ai lavori delle istituzioni delle Comunità, nonché i loro consiglieri e periti tecnici, godono, durante l’esercizio delle loro funzioni e durante i loro viaggi a destinazione o in provenienza dal luogo della riunione, dei privilegi, delle immunità e delle agevolazioni d’uso”.
Non c’è dubbio che un europarlamentare sia un rappresentante di uno Stato membro che partecipa alle attività delle istituzioni dell’Unione. Siccome i membri del Parlamento europeo e di quello polacco dovrebbero godere degli stessi privilegi e immunità, quindi le norme relative alla loro eleggibilità per candidarsi alle elezioni e alla revoca del mandato dovrebbero essere le stesse.
Con l’adesione all’Unione europea, la Polonia si è assunta la responsabilità di rispettare le leggi in vigore nell’UE, soprattutto quelle che hanno un effetto diretto sul sistema giuridico interno degli Stati membri. Desidero esortare la più rapida normalizzazione della legislazione riguardante lo status dei membri del parlamento polacco e dei membri del Parlamento europeo in Polonia, e condivido appieno l’opinione espressa al riguardo dal Commissario Frattini.
Jens-Peter Bonde, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, la legge elettorale polacca per l’elezione al Parlamento europeo è veramente ingiusta e antidemocratica se paragonata alla legge per l’elezione al parlamento nazionale. La revoca di un seggio di un deputato nel Parlamento europeo in base a norme di eleggibilità è una via facile per esercitare pressioni sugli oppositori politici e offre la possibilità di regolare politicamente i conti con coloro che hanno maggiore autorità.
Purtroppo, nonostante la presenza nell’Unione europea, in molti paesi ex comunisti il diritto è ancora abusato. È questo il caso anche dell’onorevole Tomczak. Come membri del Parlamento europeo, i deputati polacchi rappresentano non solo i cittadini del proprio paese, ma anche tutti quelli europei.
È inaccettabile che questi rappresentanti siano vittima di discriminazione a causa del mantenimento di una normativa diversa circa i membri del Parlamento polacco. Un parlamentare polacco, se dichiarato colpevole, non solo sarà punito dalla legge polacca, ma lascerà il suo seggio come membro del Parlamento europeo. Questo fatto mostra chiaramente la discriminazione dei membri polacchi del Parlamento europeo rispetto ai membri dei parlamenti nazionali. Tale situazione è inammissibile e dimostra in maniera evidente quanto la legge elettorale in Polonia sia ingiusta e scorretta.
Potrei esortare la Polonia a modificare la propria legge elettorale?
Aloyzas Sakalas (PSE) . – (EN) Signor Presidente, la presente interrogazione orale è il risultato delle discussioni in sede di commissione giuridica sull’immunità dell’onorevole Tomczak.
L’immunità dell’onorevole Tomczak è stata rilevata dal Parlamento alcuni anni fa. Recentemente la commissione giuridica ha ricevuto una richiesta dall’onorevole Tomczak di tutelare la propria immunità. La commissione ha discusso tale richiesta ed è stato elaborato un progetto di decisione. Tuttavia, l’adozione della decisione finale è stata rimandata nel momento in cui la commissione ha ricevuto l’informazione che, nel caso di revoca dell’immunità, le conseguenze giuridiche per i membri polacchi del Parlamento europeo e i membri del parlamento polacco sarebbero diverse.
Conformemente alla legge polacca del 23 gennaio 2004, un membro polacco del Parlamento europeo perde automaticamente il proprio seggio in caso di condanna penale. Per i membri del parlamento polacco tale disposizione non è applicabile. Una tale disparità viola il diritto comunitario, mantenendo una legislazione diversa circa i membri del parlamento nazionale e i membri polacchi del Parlamento europeo. Questa discrepanza tra la normativa polacca e quella comunitaria deve essere chiarita.
Pertanto, sostengo appieno la formulazione di un’interrogazione orale alla Commissione. Spero che il Vicepresidente Frattini ricorra alla propria influenza al fine di eliminare tale discrepanza tra le due normative in questione.
Paul Rübig (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, Commissario Frattini, onorevoli colleghi, ritengo che la democrazia in Europa necessiti di essere costantemente sviluppata, e stiamo assistendo a numerosi attacchi al nostro sistema democratico dall’esterno dell’Europa. Gli europarlamentari, naturalmente, prendono decisioni in merito a molte questioni che hanno un effetto diretto e immediato sui cittadini europei. I membri dei parlamenti non deliberano per sé, ma rappresentano i loro elettori.
Per questa ragione, i deputati del Parlamento europeo non devono avere uno status inferiore rispetto ai membri del parlamento nazionale, né viceversa i parlamentari nazionali non devono essere avere condizioni meno favorevoli rispetto agli eurodeputati.
Perciò ritengo che la Commissione dovrebbe verificare l’impatto del nuovo statuto, che si applicherà dal 2009, sui membri polacchi del Parlamento europeo ed esaminare i cambiamenti che ne deriveranno e se non ci sia un qualche margine affinché i suoi principi siano applicati al fine di eliminare tali disparità.
Manuel Medina Ortega (PSE) . – (ES) Signor Presidente, come sempre, il Commissario Frattini ha svolto una complicata analisi giuridica. Alle attuali condizioni, non sembrerebbero esserci le basi per agire direttamente dinanzi alla Corte di giustizia.
Tuttavia, dopo aver ascoltato l’onorevole Zwiefka, che ci ha comunicato una proposta da parte dell’attuale governo polacco volta a modificare la legge, desidero chiedere al signor Commissario se ritiene che, in effetti, la Commissione potrebbe rivolgersi al governo polacco sulla base della discussione che stiamo ora tenendo in quest’Aula al fine di verificare se il governo polacco stia davvero proponendo di cambiare la legge per armonizzare lo status dei deputati del Parlamento europeo a quello dei deputati nazionali.
Marek Aleksander Czarnecki (UEN) . – (PL) Signor Presidente, la proposta presentata dall’onorevole Zwiefka di rendere uniforme la situazione dei membri del Parlamento europeo e dei deputati del parlamento nazionale in Polonia, non rappresenta una soluzione al problema. Ritengo che la soluzione migliore, che, in effetti, è già contemplata nel diritto polacco, sarebbe che, qualora una persona sia condannata per un reato intenzionale, il giudice dovrebbe anche decidere di privarla dei diritti pubblici, vale a dire che il soggetto in questione non possa candidarsi alle elezioni.
Tale soluzione esiste, ad esempio, in Francia. Faccio un esempio specifico: un nostro collega, l’onorevole Onesta, il Vicepresidente del Parlamento europeo, qualche mese fa è stato condannato da un tribunale francese a una sospensione condizionale di molti mesi per un atto che, conformemente al diritto polacco, avrebbe automaticamente previsto la revoca del mandato al Parlamento europeo. L’attuale corrente è del tutto sbagliata. Credo che dovremmo muoverci nella direzione prospettata dal Commissario Frattini.
Giuseppe Gargani (PPE-DE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, solo per ulteriori, rapide osservazioni: io sono soddisfatto che il dibattito complessivamente ha riconosciuto che è un problema importante e un problema delicato. In particolare, voglio ringraziare il Commissario Frattini, che da par suo, da giurista qual è, è andato oltre e ha approfondito ulteriormente una questione, che naturalmente non vale solo per la Polonia, ha ragione Frattini. Vale, come principio generale e quindi mi sta molto bene, come sta bene alla commissione, che lei possa fare un’indagine complessiva per verificare aderenze e verificare legislazioni che possono essere armoniche rispetto alle due questioni nazionali ed europee.
Però, devo dirle che resta un dato di fatto, non è un’apparente contraddizione, ma la legge polacca è contraria al trattato per quanto riguarda le guarentigie, perché se un deputato polacco decadesse, evidentemente l’articolo del trattato che stabilisce che c’è la possibilità di poter durante le sessioni partecipare verrebbe meno. E allora, personalmente alla commissione, come lei ha sentito nel dibattito per ultimo da Medina, come da me personalmente, non interessa che ci sia un ricorso, ma che si segua la questione per risolverla. Se il collega polacco, l’onorevole Zwiefka, dichiara che già in Polonia questo problema lo si è posto, questo può già dare soddisfazione.
Noi vogliamo che ci sia un’omogeneità, perché l’omogeneità fa dell’Europa una garanzia di unità di Stati che concorrono complessivamente, la cittadinanza e i diritti uguali sul piano della libertà e sul piano dello status di ognuno.
Sylwester Chruszcz (NI) . – (PL) Signor Presidente, solo per aggiungere il mio contributo agli interventi, su cui concordo in gran parte, ritengo che, naturalmente, dovremmo armonizzare il più presto possibile le nostre normative. Al fine di illustrarne la necessità, vorrei richiamare l’attenzione sulla vicenda del nostro collega, un deputato del Parlamento europeo, che è presente in Aula: l’onorevole Tomczak è coinvolto da molti anni in un caso penale in Polonia, che ora sta per concludersi e che potrebbe avere conseguenze sul suo futuro di membro del Parlamento europeo. Si tratta di un caso non molto grave e in cui i testimoni negano che sia avvenuto, che in passato è stato chiuso e che, probabilmente, è stato riaperto sotto l’influenza di qualche disordine politico; adesso, l’immunità e il mandato dell’onorevole Tomczak, eletto due volte (il collega è diventato deputato nel 2005 e un europarlamentare nel 2004), potrebbero essere revocati. Questa situazione è inconcepibile e dannosa, e dovrebbe essere interrotta ed eliminata da questa sede il più rapidamente possibile.
Franco Frattini, Vicepresidente della Commissione. - Signor Presidente, onorevoli parlamentari, credo che il dibattito di stasera abbia dimostrato due cose: la prima che c’è una diffusa opinione, direi condivisa da tutti coloro che sono intervenuti – e che anche io ritengo sia l’opinione preferibile – che si debba rimuovere questa distinzione di trattamento per due categorie di deputati europei eletti in Polonia e nazionali polacchi e che quest’analisi vada estesa a tutti gli altri nuovi paesi membri dell’Unione europea per i quali una verifica di compatibilità rispetto all’atto europeo del 1976 non è stata ancora fatta.
La seconda conclusione, e mi riferisco alla proposta dell’onorevole Medina Ortega, che condivido, è di segnalare l’esito di questo dibattito alle autorità competenti del governo polacco e la necessità di rimuovere con legge nazionale la disparità di trattamento. Questo io lo farò. Posso dirvi che prenderò certamente contatti in via formale con il ministro della Giustizia del governo polacco al fine di trasmettergli una diffusa opinione di questo Parlamento – che io condivido – nel senso che ferma la sovranità del legislatore nazionale polacco sul modo in cui si può arrivare al risultato di eliminare la disparità di trattamento, l’obiettivo di rimuovere la disparità di trattamento deve essere perseguito.
Ecco la mia opinione espressa nell’introduzione: io non ritengo di poter indicare al legislatore polacco in quale direzione egli si debba muovere, ma ritengo di poter indicare l’obiettivo e cioè l’obiettivo è rimuovere la disparità di trattamento tra lo status del parlamentare polacco nazionale e lo status del parlamentare europeo eletto in Polonia.
Questa segnalazione certamente io la farò e vi aggiungo che renderò ovviamente note a questo Parlamento, visto l’interesse del presidente Gargani e della commissione giuridica, l’analisi relativa agli altri 11 nuovi Stati membri in modo che sia possibile eventualmente rivolgere analoga segnalazione ai governi degli altri paesi che fossero interessati.
Presidente . - La discussione è chiusa.
21. Dichiarazioni di voto
Presidente . - L’ordine del giorno reca le dichiarazioni di voto.
Paul Rübig (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, chiedo se la temperatura nell’Aula non possa essere impostata a un livello umano. Talvolta fa così freddo che siamo quasi costretti a indossare il cappotto. Chiedo all’amministrazione di assicurare una temperatura decente a cui svolgere le nostre attività. La ringrazio.
Presidente . - Domando al personale responsabile del riscaldamento dell’Aula di aumentare la temperatura. Potrebbe tuttavia salire nel corso di questa discussione.
Zuzana Roithová (PPE-DE) . – (CS) Signor Presidente, accolgo positivamente il fatto di aver avviato il quadro moderno per ulteriori sviluppi nell’industria automobilistica in Europa. Sono lieta che abbiamo votato per obiettivi realistici, volti a prevedere l’aumento del prezzo del petrolio e a realizzare le nostre grandi ambizioni concernenti la sicurezza e la tutela dell’ambiente. Tali obiettivi non ostacolano la capacità europea di competere. Un numero crescente di requisiti per modelli di autoveicoli sempre più sicuri e per motori più efficienti che dovrebbero emettere un terzo in meno di gas a effetto serra sono tutti obiettivi che già prevedono un aumento dei prezzi e dei costi di gestione delle automobili. Siamo consapevoli che tali criteri in sé non rappresentano la principale motivazione per la classe media e per i meno abbienti di cambiare con maggiore frequenza le vetture. L’eliminazione dei vecchi autoveicoli dalle strade europee è pertanto il requisito di base se CARS 21 deve dimostrare il proprio valore. Il fattore essenziale è modificare la motivazione dei consumatori. Le tasse e le politiche fiscali, tuttavia, non rientrano nelle competenze dell’Unione europea. È quindi compito degli Stati membri definire se e quando autoveicoli più sicuri e a favore dell’ambiente sostituiranno le vecchie auto sulle nostre strade. Questo aspetto sarebbe anche una prova tangibile dell’efficacia di CARS 21.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della relazione del collega polacco, l’onorevole Jacek Saryusz-Wolski, che chiedeva al Parlamento di approvare l’emendamento al regolamento del Consiglio del 2004 relativo all’istituzione di partenariati nel quadro del processo di stabilizzazione e di associazione. Tale variazione implica una nuova denominazione del partenariato con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia: anziché “partenariato europeo”, deve essere definita “partenariato per l’adesione”, al fine di conformarsi ai nomi dei partenariati con i due altri paesi candidati, la Croazia e la Turchia. Inoltre, occorre considerare l’indipendenza del Montenegro. Mentre scrivo, penso anche al Kosovo, nella speranza di trovare una soluzione pacifica e a livello europeo a questa difficile situazione.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. - (NL) Nel dicembre 2005 il Consiglio ha concesso lo status di paese candidato all’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, e nel giugno 2006 il Montenegro è stato riconosciuto come Stato indipendente. In una procedura d’urgenza senza discussione, ora si propone, secondo l’articolo 1 del regolamento, di concedere a Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Serbia, incluso il Kosovo, un partenariato europeo e secondo l’articolo 1, lettera a), un partenariato per l’adesione a Croazia e Macedonia. Le definizioni di queste due disposizioni sono all’incirca le stesse. Il relatore appoggia la proposta della Commissione e chiede al Consiglio di consultare nuovamente il Parlamento se intende discostarsene e mi sembra una possibilità reale. Non è precisato in quale misura debba essere preso in considerazione il riconoscimento anticipato del Kosovo in quanto Stato indipendente nelle prossime settimane.
Inoltre, non è chiaro se, di conseguenza, la Macedonia deve attendere più a lungo l’avvio dei negoziati di adesione, o se alla Serbia sia offerta la prospettiva di un’adesione come priorità. È risaputo che Paesi Bassi e Belgio si sono opposti a questa eventualità finché il criminale di guerra Ratko Mladić non sarà consegnato al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia dell’Aia. Spero che questo punto sarà rimesso all’ordine del giorno, ma non voterò contro la relazione.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. - (PL) Desidero votare a favore della relazione dell’onorevole Liberadzki sulla proposta di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 95/50/CE per quanto riguarda le competenze di esecuzione conferite alla Commissione.
L’onorevole Liberadzki ha elaborato un’ottima relazione. Concordo con il relatore, che è a favore della proposta della Commissione, e inoltre raccomanderei di approvare tale proposta senza alcun emendamento.
La direttiva 95/50/CE stabilisce procedure per controlli effettuati dagli Stati membri relativi al trasporto su strada di merci pericolose. Allo scopo di eseguire tali controlli, è stato presentato un elenco di violazioni, in base al quale i veicoli potrebbero essere ritirati dalla circolazione e obbligati a mettersi in regola prima di proseguire il viaggio. Inoltre, è importante che ciascuno Stato membro trasmetta ogni anno di calendario una relazione sull’applicazione della presente direttiva.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. - (DE) I pedaggi imposti ai veicoli pesanti, introdotti presumibilmente al fine di trasferire il traffico dalla strade alla ferrovia, come previsto non sono riusciti a rendere più allettante il trasporto su rotaia, ma sono stati scaricati sulle spalle dei consumatori. Soprattutto sui percorsi a traffico più intenso e nelle vaste conurbazioni, la concentrazione sul trasporto su strada aggraverà i problemi esistenti quali ingorghi, rumore, inquinamento ambientale e concentrazioni di particolato.
Un’altra fonte di preoccupazione è la noncuranza con cui sono eseguite alcune operazioni di trasporto. Controlli saltuari settimanali mirati agli automezzi pesanti in Austria hanno fortemente migliorato la sicurezza delle operazioni di trasporto su strada e dovrebbero quindi diventare una pratica uniforme nell’UE. Se l’Unione europea s’interessa alla salute della popolazione e alla tutela dell’ambiente, non deve assolutamente perdere tempo e garantire che le principali fonti di inquinamento quali i veicoli commerciali dotati di vecchi motori diesel verranno sostituite, che i servizi di trasporto per ferrovia saranno resi attraenti dal punto di vista economico e che verrà applicata la convenzione delle Alpi.
Bogusław Liberadzki (PSE), per iscritto. - (PL) Il relatore, onorevole Paolo Costa, ha dimostrato in che modo abolire le discriminazioni nei prezzi e nelle condizioni di trasporto. È vero che è possibile raggiungere rapidamente benefici rilevanti, introducendo poche modifiche alla legislazione esistente.
In qualità di relatore ombra, desidero sottolineare che Consiglio, Commissione e Parlamento hanno conseguito un approccio comune.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Ho votato a favore della risoluzione legislativa sulla proposta di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente i diritti aeroportuali, a seguito della relazione del collega tedesco Ulrich Stockmann.
In un momento in cui gli aeroporti europei, di proprietà principalmente pubblica, sono privatizzati, gli utenti non sempre apprezzano appieno il consumo di servizi, e le società si stanno sviluppando in un contesto che implica numerose variabili, era solo naturale disciplinare la determinazione di diritti aeroportuali.
Accolgo positivamente la creazione di autorità di regolazione nazionali indipendenti volte a vigilare su questo mercato, e spero che sia rapidamente instaurato il coordinamento europeo e che, a tempo debito, si introduca una funzione di autorità di regolazione europea indipendente.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. - (SV) Le proposte della Commissione contengono un lungo elenco di norme precise su come dovrebbero essere raccolti i diritti aeroportuali. Rientra tra le funzioni della Commissione esaminare la conformità con la normativa comunitaria in materia di concorrenza. Tuttavia, le proposte in questione, denotano una burocrazia eccessiva e un regolamento dettagliato, fattori svantaggiosi per gli Stati membri che hanno scelto di deregolamentare il settore dell’aviazione.
Il Parlamento europeo ritiene che i diritti comuni sui diritti aeroportuali dovrebbero essere applicati solo agli aeroporti con un volume di oltre cinque milioni di passeggeri l’anno, o a quelli il cui traffico annuo è pari al 15% del numero di passeggeri negli Stati membri in questione. Questa posizione è preferibile alla proposta della Commissione, che inoltre include aeroporti locali più piccoli. Spesso abbiamo chiesto di decidere se sostenere le norme comuni dell’UE finalizzate a garantire pari trattamento di tutti gli interessi coinvolti nel mercato interno. In questo caso è evidente che la linea della Commissione implica una burocrazia ingiustificata.
In base a tali argomentazioni, abbiamo votato a favore della proposta del Parlamento europeo, ma contro la risoluzione legislativa nella votazione finale.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. - (PT) Benché includa alcuni aspetti che migliorano la proposta della Commissione, la relazione continua a riflettere ed è parte integrante del processo di deregolamentazione del trasporto aereo dell’UE.
Un miglioramento della trasparenza nel metodo di calcolo dei diritti aeroportuali è certamente gradito. Tuttavia, non concordiamo con una politica che cerca di deregolamentare e privatizzare un servizio pubblico strategico come il trasporto aereo, in questo caso promuovendo “un mercato aeroportuale veramente competitivo”, o l’inserimento di principi quali “chi usa paga” e la redditività di un servizio che dovrebbe essere pubblico. Peraltro, sono stati persino compiuti sforzi volti a eliminare il suo “ruolo di regolazione” dall’arena pubblica, creando allo scopo “autorità di regolazione indipendenti”.
Le privatizzazioni avvenute nel settore non hanno aggiunto valore ai servizi forniti e hanno causato la perdita di posti di lavoro e un deterioramento dei diritti dei lavoratori, e, in alcuni casi, problemi tecnici e operativi.
Ci dispiace che le nostre proposte siano state respinte. Erano finalizzate a garantire che la direttiva includesse un riconoscimento delle limitazioni cui devono far fronte le regioni danneggiate da svantaggi permanenti di carattere geografico e naturale, quali le regioni ultraperiferiche, e stabilisse quindi eccezioni appropriate per attenersi agli obblighi dei servizi pubblici universali.
Timothy Kirkhope (PPE-DE), per iscritto. - (EN) I conservatori britannici sono a favore di una sorveglianza supplementare degli aeroporti maggiori laddove detengono una posizione dominante sul mercato. Tuttavia, nel Regno Unito disponiamo già di un forte sistema normativo e riteniamo che questa sia un’ingerenza inutile che potrebbe provocare un effetto avverso sugli aeroporti regionali, che hanno un impatto essenziale sulle economie locali.
Abbiamo tentato di perfezionare la misura al fine di mantenere una clausola opt-out su base nazionale o almeno di innalzare la soglia in modo da escludere la maggior parte degli aeroporti regionali, e anche se questi tentativi non hanno avuto esito positivo, saranno ripresi in seconda lettura. Nel frattempo riserviamo la nostra posizione.
Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. - (DE) Non ho votato a favore di questa relazione sulla direttiva concernente i diritti aeroportuali, poiché ciò che è stato proposto denota una discriminazione inaccettabile contro l’aeroporto del Lussemburgo. Non è il modo di trattare un paese piccolo. L’applicazione della direttiva all’aeroporto del Lussemburgo, con i suoi 1,6 milioni di passeggeri all’anno, e il fatto che le disposizioni pertinenti non siano imposte ai diretti concorrenti dell’aeroporto, Hahn di Francoforte e Charleroi di Bruxelles, che hanno oltre tre milioni di passeggeri, è una discriminazione intollerabile in un mercato unico ed è basata soltanto sul fatto che un confine nazionale sia situato tra il Lussemburgo e questi altri aeroporti.
L’elemento principale in questa direttiva non deve essere rappresentato dai confini nazionali, ma da criteri oggettivi se tale proposta è finalizzata a garantire che nessun aeroporto approfitti della propria posizione dominante sul mercato.
Gli aeroporti più piccoli, anche se sono gli unici scali del paese, non corrono il rischio di commettere tale abuso, soprattutto nel caso del Lussemburgo, i cui aeroporti concorrenti che ho citato sono facili da raggiungere e, per di più, sono utilizzati dalle compagnie aeree a basso costo. Il Lussemburgo è talmente piccolo che si trovano tre paesi diversi a meno di mezz’ora di automobile dall’aeroporto.
Questa proposta è una violazione imposta del principio di proporzionalità che non può essere accettata nell’attuale forma. È la ragione per cui voterò contro per protesta.
David Martin (PSE), per iscritto. - (EN) Accolgo con favore la relazione e gli obiettivi che cerca di perseguire. Con l’introduzione di maggiore trasparenza nel metodo di calcolo dei diritti aeroportuali, ritengo che si creino condizioni paritarie e che si stimoli la concorrenza nel settore. I progetti favoriranno gli aeroporti scozzesi nella concorrenza con gli omologhi inglesi, in particolare riducendo la posizione dominante rivestita dai principali snodi aeroportuali come Londra.
Luca Romagnoli (NI), per iscritto. - Gentile Presidente, onorevoli colleghi, in qualità di membro della commissione per i trasporti esprimo il mio parere favorevole alla relazione Stockmann sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sui diritti aeroportuali.
Tuttavia ritengo opportuno operare alcuni distinguo, in particolare in merito alla connessione dei diritti aeroportuali con i costi dei servizi offerti. In materia, le delegazioni di Francia e Olanda, con il sostegno italiano, chiedevano un chiaro riferimento ai costi. Sul tema, si precisa che la normativa interna italiana prevede comunque una specifica relazione tra costi dei servizi erogati e tariffe applicate dal gestore. La disposizione del paragrafo 5 rende maggiormente coerente il sistema italiano con l’impianto della direttiva, consentendo di mantenere le attuali procedure, purché siano riunite nella medesima autorità l’organismo indipendente di supervisione previsto all’articolo 10, che vigila sulla corretta applicazione delle tariffe, e l’organismo che approva a livello nazionale i livelli tariffari. Va rilevato che l’indipendenza di tale organismo dovrà essere garantita sia rispetto ai gestori che alle compagnie aeree.
Alyn Smith (Verts/ALE), per iscritto. - (EN) Questa relazione presenta alcune idee valide sul fatto di rendere più trasparenti i diritti aeroportuali e di inserire per la prima volta nel calcolo considerazioni ambientali, ma, come sempre, dobbiamo fare attenzione a non buttare via il bambino con l’acqua sporca. Nel mio collegio elettorale, la Scozia, abbiamo dozzine di piccoli aeroporti e viaggiare in aereo non è considerato un lusso, è una necessità a favore di comunità deboli. Pertanto ho sostenuto gli emendamenti volti a esonerare dal nuovo sistema gli aeroporti nelle regioni ultraperiferiche, e rimango in attesa dell’elaborazione di un quadro che tenga conto della natura fragile di numerose comunità.
Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. - (SV) Le grandi compagnie aeree hanno esercitato pressioni per una specifica disposizione dell’UE volta a disciplinare la raccolta dei diritti aeroportuali da parte degli aeroporti. Ritengono che gli aeroporti siano monopoli locali e sfruttano la loro posizione esclusiva al fine di imporre diritti insensati. L’agenzia svedese LFV per il trasporto aereo e le compagnie aeree più piccole, tuttavia, nutrono qualche dubbio in merito alla nuova normativa. Per queste società la nuova normativa e l’armonizzazione sono più di una minaccia, in quanto spesso scelgono di volare in aeroporti competitivi che applicano diritti inferiori.
Ho votato contro la direttiva per numerosi motivi. Gli aeroporti sono già disciplinati dalle autorità nazionali, e le loro attività sono limitate dalla normativa vigente nell’UE in materia di concorrenza. I paesi che scelgono un modello imprenditoriale che conduce a diritti aeroportuali più elevati derivanti, ad esempio, da un investimento o da un trasferimento di proprietà, devono essere autorizzati a farlo fino a quando i diritti non contravvengono la normativa esistente. Spetta agli Stati membri stabilire se tali diritti sono competitivi o meno.
Il Parlamento europeo ha ridotto il campo di applicazione della direttiva. Insieme ad altri colleghi, ho votato per gli emendamenti che limitano la direttiva a 67 aeroporti (rispetto ai precedenti 150). Tuttavia, non posso sostenere il regolamento sui prezzi a livello europeo.
Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Durante la procedura di codecisione in prima lettura, ho votato a favore di una risoluzione legislativa sulla proposta di un regolamento sull’esportazione ed importazione di prodotti chimici pericolosi, sulla base della relazione del collega olandese Johannes Blokland.
Sono lieto che sia stato raggiunto un compromesso, dal momento che esiste giustamente l’urgente necessità di disciplinare la situazione giuridica derivante dall’annullamento da parte della Corte di giustizia del precedente regolamento risalente al 2003, migliorando allo stesso tempo la situazione normativa al fine di prendere in considerazione gli sviluppi registrati a partire da quell’epoca.
Liam Aylward (UEN), per iscritto. - (EN) Ho votato a favore degli emendamenti di compromesso accolti dalla stragrande maggioranza dei gruppi politici, intesi a promuovere una responsabilità congiunta tra le parti riguardo al commercio internazionale di prodotti chimici pericolosi.
Le norme adottate a livello europeo sono essenziali per offrire un elevato livello di tutela dell’ambiente e della salute pubblica, ed è nostro obiettivo che tali norme siano estese a livello internazionale.
La conoscenza dei rischi è di primaria importanza per esportatori e importatori. I paesi, in virtù dello scambio di informazioni, della miglior prassi e del processo decisionale nazionale obbligatorio relativo all’accettabilità dei prodotti chimici, possono rafforzare questa consapevolezza affinché anche i legislatori e le parti interessate prendano coscienza dei rischi.
La normativa proposta applica la convenzione di Rotterdam, il principio di base che assiste i paesi aderenti nell’acquisire maggiori informazioni sulle caratteristiche dei prodotti chimici e dei pesticidi potenzialmente pericolosi. Ciò offre ai paesi le informazioni e gli strumenti atti a bloccare importazioni indesiderate di prodotti chimici tossici, fissando per l’esportatore/il paese esportatore il requisito e l’obbligo di conformarsi alle leggi del paese di importazione. Accolgo con molto favore e sostengo questa normativa e il pacchetto di compromesso del Parlamento europeo.