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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 16 gennaio 2008 - Strasburgo Edizione GU

10. Situazione in Pakistan in seguito all’assassinio di Benazir Bhutto (discussione)
PV
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  Presidente . – (FR) L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla situazione in Pakistan in seguito all’assassinio di Benazir Bhutto.

 
  
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  Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) L’assassinio dell’ex Primo Ministro e principale leader dell’opposizione, Benazir Bhutto, ha aggravato la già complessa situazione che precede le elezioni in Pakistan. Inoltre, ha avuto ripercussioni negative sul processo di graduale transizione verso un sistema più democratico nel paese. Benazir Bhutto era di certo tra coloro che avrebbero contribuito al progresso nei settori dello sviluppo economico, della riduzione della corruzione e della maggiore libertà dei mezzi di informazione.

Sin dalla proclamazione dello stato di emergenza il 3 novembre dello scorso anno, l’Unione europea e il Parlamento europeo hanno sottolineato la necessità di stabilità e chiesto la riconciliazione e la reintroduzione della democrazia. La stabilità in Pakistan è sicuramente nel nostro interesse strategico, ciò significa che sosteniamo la lotta della maggioranza moderata dei pakistani contro la minoranza violenta degli estremisti.

I nostri interessi, gli interessi dell’Unione europea in Pakistan, sono inoltre strettamente correlati alle nostre missioni prioritarie in Afghanistan e nella regione nel complesso, nonché alla nostra lotta contro il terrorismo e alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, e a favore del rispetto dei diritti umani; tutto questo è stato più volte evidenziato nei nostri messaggi rivolti alle autorità pakistane.

Probabilmente il Presidente Musharraf verrà a Bruxelles la prossima settimana e sarà un’opportunità per comunicargli il nostro messaggio. Assieme ai nostri partner internazionali, abbiamo stabilito contatti anche con altre importanti parti pakistane.

Il messaggio principale del Consiglio dell’Unione europea è che è di fondamentale importanza in Pakistan condurre il prossimo mese elezioni libere, oneste e aperte a tutti. Il governo pakistano deve cercare di offrire le adeguate condizioni politiche e di sicurezza utili allo svolgimento delle elezioni. Inoltre, tutti i partiti devono accettare la decisione della commissione elettorale affinché le elezioni del 18 febbraio si svolgano con dignità e moderazione.

Invitiamo anche le autorità pakistane a impiegare il lungo tempo che precede le elezioni al fine di migliorare le condizioni per il loro svolgimento, conformemente alle norme internazionali. Le autorità devono garantire, in primo luogo, che faranno quanto in loro potere per evitare brogli elettorali e intimidazioni, nonché la trasparenza per una libera attività dei mezzi di informazione e il rilascio dei prigionieri politici. Tutto questo contribuirebbe a un processo elettorale democratico e trasparente in condizioni di sicurezza adeguate. Come sappiamo, l’Unione europea invierà una missione di osservazione elettorale completa. Auspichiamo che queste elezioni vengano seguite nella loro completezza a livello internazionale.

Alla fine di questo mese, nel corso del primo vertice del Consiglio “Affari generali e relazioni esterne”, i ministri degli Esteri discuteranno in modo approfondito la situazione pakistana e le possibilità a disposizione dell’Unione europea per assistere la positiva prosecuzione e il rafforzamento dei processi democratici nel paese.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner , Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, l’assassinio di Benazir Bhutto è una tragedia nazionale che ci ha sconvolto tutti. Benazir Bhutto era, credo per tutti noi, il simbolo di un Pakistan liberale e moderato. Aveva il sostegno del popolo nonché il coraggio di affrontare l’estremismo e il terrorismo. Molto probabilmente è stato a causa di questo coraggio che alla fine, purtroppo, ha pagato con la vita. La sua uccisione è una perdita per i milioni di pakistani che avevano riposto in lei la speranza della democrazia e di un futuro migliore. La sua morte è inoltre una perdita per l’Europa e l’intero pianeta.

Purtroppo, le notizie allarmanti provenienti dal Pakistan sono diventate troppo frequenti, quasi quotidiane. Difficilmente trascorre una settimana senza un grosso attacco terroristico, e circa 700 pakistani sono stati uccisi da kamikaze nel corso degli ultimi sei mesi. Credo che possiamo trarre una lezione dalla morte di Benazir Bhutto, ossia che al Pakistan occorre una democrazia che funzioni, lo Stato di diritto e una società civile forte cui affidare le crescenti sfide del paese.

Ricorderete che il 3 novembre il paese è stato dichiarato in stato di emergenza. Questo, senza dubbio, ha indebolito enormemente la fiducia nel processo democratico prima delle elezioni politiche. Lo stato di emergenza è stato poi ritirato il 15 dicembre, ma solo in seguito a nuove restrizioni imposte ai mezzi di informazione e alla sostituzione di gran parte della magistratura superiore. Alcuni giudici e avvocati sono rimasti in prigione fino ad oggi. Dovrebbero essere rilasciati immediatamente.

Lo sfogo della collera seguito all’assassinio di Benazir Bhutto ha condotto alla sollevazione civile e infine alla decisione di spostare le elezioni dall’8 gennaio al 18 febbraio. Tali consultazioni dovrebbero ora svolgersi come previsto, senza ulteriori ritardi. Ritengo che il Pakistan debba andare avanti, e il modo per farlo è organizzare elezioni democratiche e trasparenti che si traducano in un ampio e credibile mandato popolare per i nuovi governi, a livello federale e provinciale. Dovremmo trasmettere insieme questo messaggio al Presidente Musharraf quando verrà in visita in Europa la prossima settimana.

Alcuni attori cercano di trarre profitto politico dall’assassinio di Benazir Bhutto. Non dimentichiamo che, di fatto, sono le forze estremiste quelle interessate alla destabilizzazione del paese nonché le responsabili di questo atto spregevole, e non dovremmo consentirlo. Un’inchiesta credibile sull’omicidio può contribuire a calmare le acque, ma solo se ciascuno mantiene l’equilibrio. Consentitemi di aggiungere che Scotland Yard sta svolgendo un encomiabile lavoro nel tentativo di contribuire su questo aspetto.

Il 2 gennaio, il Presidente Musharraf ha parlato della necessità della riconciliazione nazionale quando si è rivolto al paese. Penso che sia esattamente quello che è necessario. L’opposizione deve essere presa in considerazione a fronte della situazione attuale. In particolare, tutti gli importanti partiti politici dell’opposizione parteciperanno alle prossime elezioni. Tuttavia, il Pakistan ha purtroppo un passato di mancanza di fiducia per quanto riguarda i risultati elettorali, cosa che potrebbe condurre ad un’ulteriore polarizzazione politica. Naturalmente, le possibilità di una riconciliazione nazionale aumenterebbero notevolmente se il Presidente Musharraf e le autorità competenti facessero tutto il necessario al fine di garantire che queste elezioni si svolgano in modo onesto e trasparente.

Data l’importanza di queste elezioni, non solo per il Pakistan ma per tutta la regione, ho deciso di inviare una missione di osservazione elettorale (EOM) intesa a contribuire alla democrazia e alla stabilità del paese. Se le elezioni si tenessero realmente l’8 gennaio come previsto in origine, la nostra sarebbe solo una missione di osservazione limitata. Tuttavia, in vista del tempo attualmente disponibile fino alle elezioni, in una consultazione con l’osservatore responsabile, onorevole Michael Gahler, deputato di quest’Assemblea, ho deciso di ampliare la missione in una missione di osservazione elettorale completa. Siamo tutti ben consapevoli dell’importante ruolo che tale missione probabilmente svolgerà nelle prossime settimane.

Resto molto preoccupata delle condizioni in cui si svolgono le elezioni e il loro potenziale di provocare una dichiarazione di crisi da parte dell’EOM, se non vengono presi urgentemente provvedimenti per affrontare queste questioni. In Pakistan esistono tutti i principali problemi, tra cui la mancanza di fiducia nella gestione delle elezioni, la mancanza di trasparenza nel conteggio dei risultati, nonché la mancanza di denunce e ricorsi sui quali le parti interessate possano fare affidamento.

Progressi concreti potrebbero essere compiuti dallo Stato e dalle autorità elettorali al fine di migliorare le condizioni delle elezioni. Comprendo che i responsabili della missione dell’Unione europea a Islamabad e la missione di osservazione elettorale sul posto hanno già sottolineato i miglioramenti fondamentali necessari. Ritengo che dovremmo fare ogni sforzo per evidenziare tali punti alle autorità pakistane, nonché al Presidente quando verrà in visita a Bruxelles.

Resto inoltre preoccupata della situazione della sicurezza in Pakistan, in particolare a seguito dell’assassinio di Benazir Bhutto, ma anche dei recenti attacchi terroristici a Lahore, Karachi e, com’è ovvio, nella provincia del territorio di frontiera nord-occidentale. Sollecitiamo le autorità pakistane a fare tutto il possibile al fine di fornire un ambiente più sicuro in cui svolgere le elezioni, e pertanto valuteremo con attenzione la situazione della sicurezza alla luce della spedizione degli osservatori dell’Unione europea.

Il Presidente Musharraf ha rinunciato alla propria uniforme come promesso. Mi auguro che questo si traduca in progresso verso più solide istituzioni civili e una democrazia sostenibile in Pakistan. È altresì importante che questo paese continui a lottare contro la povertà. La Commissione ha, quindi, aumentato in maniera significativa i suoi finanziamenti di cooperazione allo sviluppo a favore del Pakistan, per i prossimi anni, anche nel campo dell’istruzione. Confermo il mio impegno riguardo a questo approccio che ritengo inoltre un contributo alla lotta agli estremismi.

 
  
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  José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra , a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signora Presidente, discutiamo nuovamente della situazione in Pakistan nel nostro Parlamento, a seguito del dibattito e della risoluzione che abbiamo adottato a dicembre. Da allora sono accadute molte cose, come ci hanno ricordato la Commissione e il Consiglio.

In primo luogo, la revoca dello stato di emergenza, in seguito la conseguente liberazione, benché non completa come ci ha ricordato la signora Commissario, di numerosi avvocati, magistrati, giudici, giornalisti e rappresentanti della società civile. Tutto questo seguito dall’assassinio dell’ex Primo Ministro Benazir Bhutto, che ha causato un’enorme instabilità nel serio processo di disgregazione che sta vivendo la società di questo paese e il conseguente rinvio del processo elettorale ai prossimi giorni del mese di febbraio. Ovviamente, c’è anche la visita imminente e l’interventolunedì prossimo del Presidente del Pakistan dinanzi alla commissione per gli affari esteri del Parlamento.

La prima cosa che desideravo fare, signora Presidente, a nome del mio gruppo politico, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei, è quella di esprimere la nostra più energica condanna a questo selvaggio attacco terroristico, che in realtà non fa altro che confermare ciò che ci ha detto il precedente relatore, onorevole Díaz de Mera: il terrorismo è un fenomeno che ci riguarda tutti allo stesso modo.

Prima di concludere il mio intervento, signora Presidente, vorrei rivolgere due domande alla Commissione e al Consiglio.

Riconosco gli sforzi della signora Commissario Ferrero-Waldner, nel fornire una risposta positiva alla richiesta del Parlamento sul fatto che si potesse contare, a fronte di questa situazione, su una missione di osservazione elettorale. Tuttavia, ha espresso anche la sua preoccupazione per le condizioni in cui si svolgono le elezioni. Signora Commissario, ritiene che, visti i livelli di violenza, di terrore e di instabilità di questo paese, fondamentale per la stabilità dell’Asia centrale, tra l’altro quale unico paese musulmano in possesso di armi nucleari, pensa che ci siano le migliori condizioni per lo svolgimento di questo processo?

Infine, signora Presidente, la signora Commissario ha parlato di un’indagine credibile. La famiglia, il vedovo e il figlio, nonché il partito popolare pakistano e la stessa signora Bhutto prima di morire, in una comunicazione con il segretario del ministero degli Esteri del Regno Unito, hanno espresso il desiderio che tale indagine venga condotta dalle Nazioni Unite. La Commissione e il Consiglio condividono la necessità di un’indagine indipendente che chiarisca definitivamente questo terribile assassinio?

 
  
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  Robert Evans , a nome del gruppo PSE. – (EN) Signora Presidente, in qualità di presidente della delegazione per le relazioni con i paesi dell’Asia meridionale, mi unisco al Consiglio e alla Commissione nella condanna dell’omicidio di Benazir Bhutto. Quest’Assemblea ha sempre condannato il terrorismo ovunque si manifestasse e continueremo a lottare per il diritto dei politici di esprimere le loro opinioni e di manifestare in sicurezza.

Tornando al Pakistan, Benazir Bhutto conosceva i rischi e, che la si consideri coraggiosa o folle, bisogna rispettare il suo impegno per il suo partito e per il suo paese. In sua memoria, e in memoria di altri che sono morti in questo periodo di elezioni, credo che sia intenzione di tutti noi, europei e pakistani, finanche al Presidente Musharraf, fare tutto il possibile per assistere il Pakistan.

Come dichiarato dall’onorevole Lenarčič, la soluzione al problema deve essere una continua lotta al terrorismo. Abbiamo verificato che quest’ultimo è una minaccia in Pakistan, così come lo è in Europa e negli Stati Uniti. La signora Commissario Ferrero-Waldner ci ha ricordato che centinaia di civili innocenti sono stati uccisi in sparatorie e attacchi suicidi in Pakistan, pertanto l’Europa deve continuare a offrire piena assistenza e sostegno alle operazioni pakistane contro il terrorismo.

Alcuni colleghi qui presenti potrebbero suggerire che dovremmo lasciare che il Pakistan si occupi poco di questo, ma credo fermamente nel contrario. In quanto 27 paesi democratici forti, abbiamo bisogno di collaborare collettivamente per sostenere gli sviluppi economici, sociali e politici del Pakistan. Concordo, ancora una volta, con il Consiglio: il rilascio di tutti i rimanenti detenuti politici sarà fondamentale per questo processo, in quanto garantirà elezioni libere, oneste, trasparenti e sicure il 18 febbraio 2008, nonché una sicura e soddisfacente preparazione in vista di tale data.

Oltre a quanto affermato dalla signora Commissario, ritengo che un’elezione vorrà dire avere 90 milioni di elettori con adeguato accesso alla copertura di notizie provenienti da tutti i gruppi politici. Ciò significa creare un ambiente più sicuro per i mezzi di informazione. Il Pakistan è diventato il paese asiatico più pericoloso per il mondo dell’informazione: nel 2007 sono stati uccisi almeno sei giornalisti, circa trenta sono rimasti gravemente feriti, oltre cento sono stati arrestati e tantissimi perseguitati. È necessario fermare la censura della stampa e dei programmi radiotelevisivi, e dobbiamo eliminare le restrizioni su quanto possono dire senza interferenze delle autorità militari o civili. Il divieto sul canale di informazione televisivo GEO deve essere soppresso e il canale televisivo del governo PTV deve essere più equilibrato nelle notizie e informazioni che diffonde al pubblico.

Tutti gli accordi per la votazione attuale, il conteggio e la comunicazione dei risultati devono essere chiari e trasparenti per tutti, ma in particolare per gli elettori pakistani. Un segnale di democrazia si ottiene anche quando chi perde accetta la sconfitta e la transizione politica da un partito di governo all’altro, se necessario, può procedere tranquillamente. Tutti questi saranno fattori cruciali nel valutare se le elezioni potranno essere considerate un risultato reale della volontà popolare e se il Pakistan potrà cominciare a uscire dalla lunga ombra gettata dal proiettile dell’assassino il 27 dicembre 2007.

 
  
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  Annemie Neyts-Uyttebroeck, a nome del gruppo ALDE. – (NL) Signora Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, ovviamente anch’io desidero iniziare esprimendo il mio profondo cordoglio per la tragica morte di Benazir Bhutto, la quale era stata insignita del Premio liberale internazionale alla libertà, che le abbiamo conferito la prima volta che fu nominata Primo Ministro.

È vero che Benazir Bhutto è, era, un essere umano, e in quanto tale non era perfetta. Ci siamo chiesti successivamente se avessimo fatto la cosa giusta. In quel momento, posi questa domanda ad Asma Jahangir, un’attivista pakistana per i diritti umani, ora impegnata in una missione speciale a nome del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Mi rispose che avevamo fatto assolutamente la cosa giusta, poiché Benazir Bhutto era un autentico esempio in Pakistan per molti aspetti, in particolare riguardo al ruolo delle donne nella società pakistana.

È un fatto noto che Benazir Bhutto sia stata assassinata da terroristi violenti, ma chi fossero i mandanti resta una questione aperta. Non credo che in Pakistan sia possibile la riconciliazione in mancanza di un chiarimento attraverso un’indagine indipendente. Non so se questo voglia dire assecondare la richiesta della famiglia di un’inchiesta delle Nazioni Unite, ma in tutti i casi ci deve essere la garanzia di imparzialità, in quanto il Presidente Musharraf non ha esattamente dato prova di un grande rispetto per le autorità giudiziarie del paese, anche di quelle di più alta istanza.

Desidero inoltre annunciarvi che ho ricevuto alcune relazioni dal Pakistan relative al raduno, all’arresto e all’accusa di poco tempo fa di migliaia di militanti del PPP. Anche questo deve cessare se vogliamo che le elezioni si svolgano in condizioni ragionevoli.

 
  
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  Jean Lambert , a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signora Presidente, desidero fortemente unirmi al coro dei miei colleghi nel ringraziare il Consiglio e, ovviamente, la Commissione in particolare, per i progressi concreti che sono stati sottolineati in termini di aiuto nel sostenere il processo di amministrazione elettorale e nel cercare di migliorare la qualità e, si spera con essa, anche i risultati delle elezioni che dovrebbero svolgersi.

Valutiamo inoltre positivamente l’impegno di ulteriori finanziamenti per lo sviluppo, non ultima l’istruzione, in quanto ci sono molti di noi in quest’Aula che ritengono che investire in questo settore dimostrerà almeno la stessa efficacia, se non maggiore, dell’investire nelle armi, che sembrano essere state una priorità per alcuni organismi esterni nel loro sostegno al Pakistan degli ultimi anni. Ci auguriamo che la comunità internazionale in generale sosterrà gli sforzi dell’Unione europea in questi settori.

Al pari di altri qui presenti, desideriamo esprimere il nostro cordoglio alla famiglia di Benazir Bhutto, ma anche alle altre famiglie di tutti coloro che sono stati assassinati in Pakistan in oltraggiosi attentati e attraverso azioni militari. Vorremmo concordare sul bisogno di stabilità, per la popolazione pakistana e, certamente, trattandosi di un paese che possiede armi nucleari, per la comunità internazionale.

Tuttavia, come già affermato da altri, ritengo che non sia sufficiente stimolare e sviluppare la fiducia delle persone nel sistema elettorale e relativi risultati. La magistratura è un’altra fondamentale istituzione democratica. È necessario che sia operativa e indipendente. La gente deve percepire che avrà un processo giusto, che la detenzione senza accusa non ci sarà più e con essa le prigioni segrete e che qualsiasi governo salga al potere dopo le elezioni si impegni davvero a continuare le indagini sulle sparizioni avvenute nel paese.

Riteniamo anche che la libertà di stampa sia essenziale, ma desideriamo chiedere che alcuni dei nostri Stati membri fermino le estradizioni verso il Pakistan finché non siamo sicuri che vi sia un sistema giudiziario onesto, indipendente e funzionante.

 
  
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  Philip Claeys (NI). (NL) Signora Presidente, l’assassinio di Benazir Bhutto è una tragedia per il Pakistan e dimostra l’enormità dei problemi di questo paese. Con 165 milioni di abitanti, è un paese in possesso di armi nucleari ed è impegnato nella lotta contro le organizzazioni terroristiche quali Al Qaeda e i talebani. Ovviamente, è di notevole importanza che in Pakistan venga raggiunta la stabilità politica quanto prima e che adesso il Presidente Musharraf svolga un ruolo fondamentale a questo scopo.

Tuttavia, non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alle numerose lacune della politica di Musharraf. Per esempio, l’approccio del suo governo al problema del terrorismo è stato sin troppo rilassato. Nella maggior parte della regione di confine afghana, i talebani e Al Qaeda hanno libero dominio, e per questo non si sta facendo molto. Con la proclamazione dello stato di emergenza del 3 novembre, Musharraf ha inoltre dimostrato un’attitudine alla democrazia piuttosto superficiale.

Inoltre, purtroppo, è già stato additato dopo il primo attentato a Benazir Bhutto del 18 ottobre e lo stesso è accaduto dopo il suo effettivo assassinio. Il suo eventuale coinvolgimento nella faccenda deve essere chiarito il prima possibile, perché altrimenti la fiducia del pubblico nel governo si estinguerà, e questo può solo favorire gli estremisti islamici.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, The Economist ha recentemente dichiarato che il Pakistan è il paese più pericoloso al mondo in possesso di armi nucleari. Purtroppo, dal mio punto di vista, l’impegno del Presidente Musharraf di sradicare completamente il terrorismo islamico è stato sempre piuttosto debole, e il suo controllo sull’ISI o i servizi di intelligence, che presumibilmente sono in contatto con gli islamici, è altrettanto debole. A questo bisogna aggiungere le questioni del combustibile del Kashmir, il separatismo baluchi, l’attività di Al Qaeda e dei talebani alla frontiera dei territori nel nord-ovest e in zone tribali, che hanno causato problemi per la NATO in Afghanistan, e si ottiene un paese sul punto di implodere.

Come il ritorno di Benazir Bhutto in Pakistan ha offerto al paese un barlume di speranza, allo stesso modo il suo ignobile assassinio, i cui colpevoli devono essere individuati e puniti, ha riportato la regione sull’orlo della catastrofe. Un ritorno alla democrazia è più complesso che mai. La convinzione dell’Unione europea e degli Stati Uniti è che Musharraf, per tutte le sue tendenze autocratiche, rappresenti la migliore soluzione nella lotta al terrorismo.

L’esperienza pakistana di democrazia negli ultimi sessant’anni è stata travagliata. Probabilmente è arrivato il momento di abbandonare la speranza che la democrazia pluralista sul modello occidentale possa adattarsi con successo al Pakistan, che è sempre stato dominato da una ristretta élite. È più simile a una monarchia feudale ereditaria, fatto sottolineato dall’immediata nomina alla guida del partito popolare pakistano del figlio diciannovenne di Benazir Bhutto, che senza dubbio otterrà ottimi risultati alle imminenti elezioni del 18 febbraio.

Anche la scelta apparente per l’occidente tra Pakistan e India è una falsa dicotomia. È una conseguenza della guerra fredda. L’India, quale alleato strategico, è la migliore speranza per il progresso, la prosperità, la pace e la stabilità dell’Asia meridionale. I valori di questo paese sono gli stessi dell’Unione europea: democrazia laica, diritti umani e Stato di diritto. Cominciamo a sostenere coloro che condividono i nostri valori prima di tentare di persuadere coloro che non li condividono.

 
  
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  Marianne Mikko (PSE). – (ET) Onorevoli colleghi, già a novembre la delegazione del Parlamento europeo in Asia meridionale aveva avvertito il governo pakistano delle falle nelle misure di sicurezza per Benazir Bhutto. Purtroppo, i nostri timori di un attacco terroristico si sono dimostrati fondati. Benazir Bhutto continuerà a essere un’eroina per la popolazione pakistana e per la comunità internazionale. La sua assenza tra i candidati chiama in causa la legittimità delle prossime elezioni.

La crisi in Pakistan è anche un’opportunità di guidare il paese verso la strada della democrazia. Il popolo pakistano non ha eletto presidente il generale Musharraf. Tuttavia, quest’ultimo ha adesso l’opportunità di scegliere se passare alla storia quale dittatore militare o quale presidente democratico.

In qualità di statista, sicuramente Musharraf deve comprendere che la democrazia deve vincere le elezioni, anche se lui stesso perderà il potere. E noi desideriamo chiederglielo di persona la prossima settimana nel corso dell’incontro con la comunità internazionale che si terrà a Bruxelles.

Noi, come Unione europea, dobbiamo continuare il nostro dialogo con il Pakistan ed è per questo, come ha giustamente affermato la commissione, che occorre inviare i nostri osservatori alle elezioni del 18 febbraio. Gli avvenimenti in Pakistan non devono essere appannaggio esclusivo degli Stati Uniti.

Sono inoltre questioni fondamentali per l’Unione europea: un’indagine internazionale trasparente sull’assassinio di Benazir Bhutto, il completo ripristino della libertà di stampa ed elezioni libere e oneste. Non raggiungeremo i nostri obiettivi se non agiamo e non abbiamo alternative se non quella di proseguire in una politica attiva nei nostri rapporti con il Pakistan.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, mi associo appieno alle dichiarazioni dei miei colleghi, ma desidero dire qualcosa in più sulla persona anziché sulla situazione. Esiste un proverbio in finlandese che dice che la guerra non dipende da un uomo solo. Dovrebbe essere così, ma la guerra tra democrazia ed estremismo potrebbe dipendere molto da una sola donna.

Penso a Benazir Bhutto, ex Primo Ministro del Pakistan, ora assassinata. Ho avuto il piacere di incontrarla e di collaborare con lei e sono rimasta molto colpita dalla sua cordialità, la sua intelligenza e il suo coraggio. Sono molto orgogliosa nel dire che per me era un’amica e un alleato politico. È stato detto e scritto molto finora su di lei, tanto da potersi domandare cos’altro si possa aggiungere. Credo di poter condividere con voi qualcosa che, forse, non sapete. Il suo ultimo grande progetto per la democrazia, i diritti umani e i diritti delle donne ha riguardato la creazione di un’organizzazione chiamata Muslim Women for Democracy and Human Rights. Assieme ad altre donne coraggiose, quali Asma Jehangir del Pakistan e la dottoressa Shrin Ebadi dell’Iran, ha creato una struttura intesa a incoraggiare le donne musulmane di tutto il mondo a lottare per i diritti che il Corano attribuisce loro, secondo Benazir Bhutto, ma che sono stati negati per secoli.

A maggio del 2007 è stata scelta dalle donne attiviste democratiche e musulmane leader nel mondo, per essere la prima presidente di questa nuova organizzazione. Benazir Bhutto ha voluto che l’organizzazione sostenesse le donne musulmane, che fornisse loro consulenza legale e aiuti concreti e, soprattutto, che le aiutasse a formare una rete di donne musulmane nel mondo al fine di costruire un mondo di pace, in cui le diverse religioni potessero convivere nella pace e nel rispetto. Ha dichiarato: “Voglio costruire un Pakistan in cui un ebreo possa andare in sinagoga, un cristiano in chiesa e un musulmano in moschea, tutti senza alcun timore”. Il suo desiderio era che questa nuova organizzazione contribuisse a far diventare il suo sogno realtà in tutto il mondo, sia in occidente che nel mondo musulmano. Ritengo che il miglior modo di onorare la memoria di questa coraggiosa sorella della democrazia sia sostenere l’organizzazione che ha creato come segno di speranza, anche dopo la sua scomparsa.

 
  
  

IN PRESIDENZA DELL’ON. Manuel António DOS SANTOS
Vicepresidente

 
  
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  Jo Leinen (PSE). (DE) Signor Presidente, si pensa che Benazir Bhutto avesse detto a suo figlio: la realizzazione della democrazia in Pakistan è la nostra rivincita sul potere militare. Onorevoli colleghi, abbiamo il dovere di garantire che l’eredità di Benazir Bhutto non sia solo un compito per suo figlio, ma per tutti noi e che la comunità internazionale si assicuri che in Pakistan vengano stabilite le condizioni per la democrazia, cui noi contribuiremo.

La situazione nel paese non è positiva, come hanno già dichiarato molti oratori, e il modo in cui è stato affrontato questo attentato a Benazir Bhutto è realmente preoccupante. Chiederei inoltre che da parte nostra vi sia la garanzia di un’indagine internazionale su questo assassinio. Scotland Yard può già occuparsi del lavoro preparatorio, ma ritengo sarebbe bene che le indagini si svolgessero su iniziativa dell’ONU.

Signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, avete affermato che la stabilità in Pakistan è nel nostro interesse. Molto bene, ma stiamo pensando, come sempre, alla minoranza terrorista. Se ci si trova in Pakistan, ci si rende conto che il sistema militare crea instabilità e che il Presidente Musharraf contribuisce in modo significativo all’aggravarsi della situazione.

Lo scorso anno era qui in Parlamento e gli abbiamo sottolineato tutte le nostre principali critiche. Non è migliorato niente e molto è invece peggiorato; pertanto, davvero non capisco come sia possibile che possa tornare nuovamente in quest’Aula la prossima settimana. La società civile in Pakistan la considera un’implicita complicità: quando si tratta di questo, l’Occidente accetta il sistema militare e lo stesso Musharraf. Ritengo che la prossima settimana dovremo chiarire questo punto.

 
  
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  Giulietto Chiesa (PSE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Pakistan di oggi è davvero il luogo più pericoloso, il groviglio centrale in cui si annodano tutti i fili del terrorismo. Questo paese è però nello stesso tempo il principale alleato dell’Occidente contro il terrorismo. A questa contraddizione non si può sfuggire, così come non sarà possibile la fine della guerra in Afghanistan senza averla risolta.

L’attuale politica europea è in grado di risolvere poco, almeno fino a che agirà a supporto di quella degli Stati Uniti. Possiamo e dobbiamo chiedere a Musharraf il ripristino della costituzione e regolari elezioni. Ma lo strano e tragico assassinio di Benazir Bhutto ci dice che siamo impotenti, e lo siamo perché il terrorismo in Pakistan è dentro le strutture dello Stato, anzi promana da esse, da quei servizi segreti che – non si dimentichi – costruirono i talebani e tuttora li sostengono e li aiutano.

Ma allora dovremmo chiedere a Musharraf di fare pulizia e agli Stati Uniti, che con quei servizi hanno rapporti molto stretti, di chiarirci quei rapporti, perché se Osama Bin Landen fosse ancora vivo, lo sarebbe grazie a quei servizi, a meno che non già sia stato ucciso. Del resto Benazir Bhutto – lo voglio ricordare – lo disse in un’intervista ad Al Jazeera il 2 novembre del 2007, disse anche il nome dell’assassino, Omar Sheikh, colui che Musharraf nel suo ultimo libro sospetta come ex collaboratore dell’MI6 britannico.

Alla luce di tutto questo credo che la richiesta di una commissione internazionale d’inchiesta sulla morte di Benazir Bhutto sarebbe una giusta decisione europea.

 
  
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  Neena Gill (PSE) . – (EN) Signor Presidente, desidero porgere le mie condoglianze alla famiglia e agli amici di Benazir Bhutto. La sua morte non è solo una perdita per il Pakistan, ma per tutto il mondo.

Sono molto orgogliosa di averla conosciuta di persona. Mi ha invitato a partecipare al suo ritorno in Pakistan, ed è stato un momento molto toccante per me quando ho ricevuto i suoi auguri di buon anno, alcuni giorni dopo il suo omicidio.

Ricordo Benazir come una donna molto forte e carismatica, che rivendicava il proprio diritto di governare quale primo leader di sesso femminile a essere stata eletta, all’età di trentacinque anni, in uno Stato musulmano. Credo che sarà ricordata come una delle maggiori personalità del nostro secolo, una leader che ha ispirato uomini e donne non solo dell’Asia meridionale, e che ha rappresentato, soprattutto, la speranza per un futuro migliore in Pakistan.

La morte di Benazir ha scatenato agitazioni nel suo paese, e ritengo che il solo modo di portare stabilità sarà rispondere alle domande sul suo assassinio. Molte persone, non solo in Pakistan ma anche quelle che rappresento della contea delle West Midlands, desiderano sapere chi sono i veri colpevoli. Pertanto, chiedo al Consiglio di sostenere con forza le richieste di un’indagine internazionale sull’omicidio da parte delle Nazioni Unite, e chiedo inoltre al Consiglio e alla Commissione di informare quest’Assemblea riguardo alla loro posizione in merito.

Benazir Bhutto ha lottato per un Pakistan democratico e una transizione pacifica verso un governo civile. La sua lotta le è costata la vita. Non lasciamo che la sua morte sia avvenuta invano. Dobbiamo portare avanti questa causa, e valuto positivamente il fatto che la signora Commissario stia inviando una missione di osservazione elettorale forte. Tuttavia, se tale missione di osservazione deve acquisire credibilità, è necessario che indichi adesso alle autorità pakistane i valori di riferimento che impiegherà al fine di valutare se le prossime elezioni saranno libere e oneste, e ciò implica una partecipazione di tutti i partiti nella revisione delle norme elettorali e delle procedure nonché un sistema imparziale di condurre le elezioni e di verifica dei risultati che sia totalmente trasparente. Ma, soprattutto, desidero realmente sottolineare la necessità di annullare tutte le restrizioni per la stampa e la libertà di riunirsi per le manifestazioni e campagne politiche che, nelle ultime settimane, sono state ostacolate.

 
  
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  Nickolay Mladenov (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, la tragica morte di Benazir Bhutto ci ha lasciato un’importante eredità: credere in ciò in cui lei credeva, ovvero il potere del popolo pakistano di essere governato in modo democratico.

Secondo un recente sondaggio che risale a novembre dello scorso anno, il 70% delle persone in Pakistan ha confermato di volere la soppressione di tutte le restrizioni sulle manifestazioni politiche, ha dichiarato inoltre di essere contro il divieto di eventi politici e di opporsi alla detenzione del presidente della Corte Suprema.

Questa è la maggioranza silenziosa di pakistani che vuole vivere in pace e democrazia, e se cerchiamo stabilità in un paese così mutevole, possiamo trovarla unicamente attraverso un processo politico di riconciliazione e democrazia.

Accolgo con favore l’appello della Commissione di inviare una missione di osservazione per queste elezioni ma ho due domande per la signora Commissario. La prima è la seguente: abbiamo sentito diverse notizie su liste elettorali distrutte nel paese, come possono svolgersi le elezioni in questo contesto?

La seconda è: il Presidente Musharraf ha vietato anche le proiezioni indipendenti sulle elezioni. Esorto la Commissione a farlo presente dinanzi alle autorità pakistane al fine di consentire la conferma indipendente dei risultati di queste consultazioni elettorali.

 
  
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  Richard Howitt (PSE) . – (EN) Signor Presidente, l’obiettivo degli assassini non era semplicemente Benazir Bhutto, ma tutti coloro che sono impegnati nel principio di democrazia. Dovremmo sostenere la maggioranza moderata in Pakistan che cerca di mantenere la democrazia, e l’onorevole Tannock sbaglia a dire che tutti in Pakistan rifiutano i valori europei, in quanto gli 800 000 britannici di origini pakistane potrebbero confermargli il contrario.

Guardo con favore all’iniziativa della signora Commissario Ferrero-Waldner di rafforzare la missione di osservazione elettorale dell’Unione europea e di riconoscere il nostro importante ruolo nel costruire la fiducia nel processo elettorale. Attraverso di lei e attraverso il dibattito odierno, chiedo al Pakistan di eliminare tutte le restrizioni sulla campagna politica, di rilasciare i restanti detenuti politici, di pubblicare in anticipo i luoghi dei seggi elettorali e garantire che tutti i risultati vengano immediatamente annunciati in pubblico.

Dovremmo valutare positivamente la revoca dello stato d’emergenza, le dimissioni del Presidente Musharraf da capo di Stato maggiore e l’invito al mio paese, il Regno Unito, ad assistere alle indagini sulla morte di Benazir Bhutto. I militanti estremisti non sono una minaccia solo in Pakistan: costituiscono una minaccia per tutti noi.

 
  
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  Sajjad Karim (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, il 14 novembre, in quest’Aula, ho dichiarato che la maggiore minaccia interna al Pakistan era la minaccia terroristica. L’orrendo assassinio di Benazir Bhutto ne è la prova, se mai questa fosse stata necessaria.

Gli estremisti hanno colpito quel giorno ma non bisogna consentirgli di aver vinto quel giorno. Nella stessa data abbiamo chiesto al Presidente Musharraf di revocare lo stato di emergenza, di ripristinare la Costituzione e la Corte Suprema e di agire a favore di elezioni libere e oneste.

Ha fatto tutto questo, anche se non perfettamente, e ha inoltre rinunciato al suo ruolo militare. Dobbiamo chiedere ai politici pakistani di unirsi e investire in questo processo. Il paese sta affrontando tempi difficili e dobbiamo sostenerlo.

Solo un’altra osservazione. Sono molto preoccupato riguardo al modo in cui ciò che accade in quest’Aula viene distorto da una parte dei mezzi di informazione pakistani nei loro notiziari, in particolare sul canale GEO. Quest’Assemblea si è sempre dimostrata a favore di media liberi e leali. Rimarremo su questa posizione e chiederemo loro di non abusare delle libertà che noi portiamo.

 
  
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  Véronique De Keyser (PSE) . – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, comprendo molto bene la preoccupazione di molti, la vostra e quella di Bernard Kouchner, di inviare una missione elettorale in Pakistan.

In effetti questo è uno dei pochi strumenti di cui ancora disponiamo per fare pressione su Musharraf, ma bisogna capire che questa missione di osservazione si svolgerebbe in condizioni molto particolari.

Abbiamo l’abitudine di studiare e di fare osservazioni prima, durante e dopo. Per quanto accaduto prima, noi sappiamo già quante cose siano state truccate. Benazir Bhutto aveva scritto, con Latif Khosa, una relazione di 160 pagine sui possibili brogli delle elezioni, in particolare per via informatica, un testo che era in procinto di consegnare a due membri del Congresso americani la stessa sera del giorno in cui l’hanno uccisa.

Abbiamo, oggi, la possibilità di controllare una truffa informatica in una missione di osservazione elettorale? In caso contrario, potremmo allora stabilire che anche se nel “prima” ci sono stati più che piccoli dubbi, il “mentre” si è svolto in modo regolare nonostante ci sia stata una frode. Pertanto, desidero chiedere una missione di osservazione del tutto speciale e che noi non dichiariamo democratiche queste elezioni se non abbiamo la possibilità di controllarle.

 
  
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  Sorin Frunzăverde (PPE-DE). – (RO) Benazir Bhutto conferma il tragico destino della sua famiglia, iniziato da suo padre, Zulfikar Ali Bhutto. L’assassinio di Benazir Bhutto aveva lo scopo di porre fine alla democratizzazione del Pakistan e di compromettere la stabilità del paese che, non dovremmo dimenticarlo, è il nostro principale alleato nella lotta al terrorismo in Afghanistan. Vi ricordo che attualmente 25 Stati membri dell’Unione europea hanno rappresentanti civili o militari in Afghanistan. L’esercito pakistano è impegnato in importanti operazioni intese al mantenimento dell’equilibrio militare sui confini afgani, in particolare nelle province di Zabol e Helmand, in cui ci rappresentano principalmente le truppe britanniche, lituane e rumene.

A questo proposito, è molto importante parlare delle responsabilità dell’assassinio di Benazir Bhutto, del processo di democratizzazione e della sua prosecuzione, ma è importante anche discutere della questione del mantenimento di un equilibrio militare sui confini afgani e di chi possa agire quale garante di tale equilibrio in quanto, signor Presidente, ogni fallimento in Afghanistan dovuto all’instabilità del Pakistan sarebbe un momento terribile per il mondo libero e democratico che sosteniamo.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, in una mozione di procedura, desidero rispondere all’onorevole Howitt in base alla procedura “catch-the-eye”, in quanto ha fatto dichiarazioni non corrette. Mi riferivo all’India e al Pakistan in quanto Stati e ai loro rispettivi governi, non alle persone di quei paesi o provenienti da quei paesi che attualmente vivono in Stati membri dell’Unione europea. Mi riferivo ai sistemi e non alle persone, per questo motivo desidero che l’onorevole Howitt ritiri le proprie osservazioni.

 
  
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  Presidente . – Posso concederle trenta secondi per concludere.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE) . – (EN) È molto gentile da parte sua, ma credo di aver già detto tutto. Stavo semplicemente spiegando che, nel mio discorso, mi riferivo al fatto che l’India è una democrazia laica, che rispetta i diritti umani, non ostacola i mezzi di informazione, non perseguita i cristiani o i musulmani ahmadiyya, e consente alle persone di esprimere il loro punto di vista e di praticare la loro religione. Purtroppo, negli ultimi cinquant’anni il Pakistan ha attraversato periodi difficili di dittatura militare e repressione delle minoranze religiose ed etniche. Questo riguarda lo Stato e il governo, e non il popolo di alcun paese. Allo stesso modo, non dubito minimamente che i pakistani e gli indiani che vivono a Londra, e che rappresento, condividano i valori dell’Unione europea.

 
  
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  Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. (SL) Sarò breve. Sono state poste alcune domande riguardo all’indagine, molte richieste di un’indagine indipendente o internazionale e alcune altre sull’opinione del Consiglio in proposito. Desidero sottolineare che il Consiglio non ha discusso l’argomento, pertanto non possiamo parlare della sua posizione. Tuttavia, posso esprimere la ferma convinzione della Presidenza che l’indagine verrà condotta in conformità della normativa internazionale. A questo proposito, siamo lieti che almeno uno Stato membro, il Regno Unito, stia già cooperando attraverso l’invio alle autorità pakistane competenti di professionisti esperti.

Per quanto riguarda le elezioni, vorrei ricordarvi la dichiarazione pubblicata dalla Presidenza il 3 gennaio di quest’anno, in cui è stata posta particolare enfasi sulla necessità di fare quanto attualmente possibile al fine di mantenere, rafforzare e proseguire il processo di democratizzazione, la democrazia e il processo democratico in Pakistan.

A tale proposito, desidero nuovamente salutare con favore la decisione della Commissione europea di rafforzare la missione di osservazione elettorale in Pakistan, e ribadire il nostro invito alle autorità pakistane di impiegare il tempo disponibile fino alle elezioni al fine di migliorare la situazione e lo svolgimento di queste ultime.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner , Membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, desidero iniziare formulando osservazioni di carattere generale a seguito di questo dibattito molto interessante.

Sono consapevole che qualcuno sosterrà sempre che la stabilità e la democrazia sono concetti incompatibili con il Pakistan. Ma personalmente ritengo che, senza un ritorno alla governance democratica e al consolidamento delle istituzioni civili pienamente responsabili, non ci potrà essere una stabilità duratura nel paese e gli estremisti ne trarranno il maggiore vantaggio. Per questo motivo, è fondamentale la nostra presenza in Pakistan, e che accompagniamo questo paese verso un maggiore progresso. Nonostante la terribile e tragica morte di Benazir Bhutto e di molte altre vittime, continuo a credere che il Pakistan abbia una possibilità di compiere un reale passo avanti verso la stabilità e un modello di democrazia più ampio, attraverso l’elezione di un nuovo governo che godrà della più vasta legittimità popolare.

Affinché questo accada, le elezioni dovranno essere democratiche e trasparenti. È un momento cruciale per il Pakistan in cui il Presidente Musharraf dovrebbe dimostrare, al proprio paese e al mondo, il suo impegno nel garantire che queste elezioni si svolgeranno in modo democratico e trasparente, conformemente alla normativa internazionale.

Quali sono le migliori condizioni per lo svolgimento delle elezioni? Oltre alle condizioni politiche e di sicurezza, come ho già sottolineato nelle mie osservazioni di apertura, per un contesto elettorale adeguato è necessaria la presenza dei seguenti elementi fondamentali.

In primo luogo, l’amministrazione elettorale deve agire in modo trasparente e collaborativo al fine di promuovere la fiducia tra gli elettori; in seguito, tutti i risultati dei seggi elettorali e tutti i livelli di consolidamento dei risultati devono essere annunciati pubblicamente; inoltre, il processo di conteggio e classificazione deve essere completamente aperto allo scrutinio; infine, sono necessari la libertà dei mezzi di informazione e un quadro indipendente per le procedure di protesta e appello.

Per quanto riguarda la pubblicazione delle sedi dei seggi elettorali, è risaputo che saranno le stesse delle ultime elezioni. Quindi questo punto è chiaro.

In merito alla questione di alcune liste elettorali distrutte, sappiamo che si sono verificati singoli casi ma, fortunatamente, sono tutte catalogate in CD con la commissione elettorale e quelle distrutte saranno recuperate e pertanto disponibili.

Riguardo alle proiezioni indipendenti, non costituiscono elemento essenziale per le elezioni. Tuttavia, è pratica sempre più diffusa in molti paesi che anch’esse ci siano.

Ecco ora alcune problematiche nel dettaglio.

Innanzi tutto le indagini. Come ho menzionato nelle mie osservazioni di apertura, è in corso un’indagine nel paese, affiancata da Scotland Yard. Dovremmo attendere i risultati di questa indagine nonché avere fiducia che, con la sua esperienza, Scotland Yard sarà in grado di aiutare le autorità pakistane. Indubbiamente, sarà necessario fornire loro pieno accesso e sostegno nello svolgimento di questo lavoro.

Dopo le elezioni, potrebbe esserci un compito per un gruppo internazionale di persone autorevoli, ma prima di tutto dobbiamo verificare a quali conclusioni avrà portato l’inchiesta. Ritengo sia troppo presto per prendere adesso decisioni al riguardo. Si è tenuta solo una breve discussione nel gruppo di lavoro del Consiglio, che non ha portato a conclusioni.

Detto questo, mi si consenta dire che è notevolmente importante sostenere il Pakistan nella sua lotta al terrorismo, e che saranno fondamentali tutti gli altri requisiti cui si è fatto riferimento nel corso della discussione, come il rilascio di tutti i detenuti.

Ho inoltre affermato molto chiaramente che per un paese come il Pakistan è importante concentrarsi maggiormente sull’istruzione. Siamo già impegnati a questo proposito da tempo, e ne servirà dell’altro; siamo all’inizio di un lungo percorso. Ma se vogliamo la democrazia, esiste un settore in cui dobbiamo davvero cambiare la situazione e, quindi, desidero mantenere i miei progetti di cooperazione, in particolare nelle aree più problematiche, ossia la frontiera della provincia di nord-ovest, il Belucistan, il Waziristan, eccetera.

Desidero ripetere ancora una volta che il vostro collega, onorevole Gahler, nonché osservatore responsabile delle elezioni, credo sia una persona che ha già dimostrato, in quei giorni così difficili in Pakistan, il suo livello di responsabilità assumendosi l’incarico, con 52 osservatori a lungo termine e un nucleo centrale di 11 persone che esamineranno tutte le questioni dettagliate della missione di osservazione elettorale. Sarà una missione molto specifica nonché un’ottima opportunità per voi di dichiarare al Presidente Musharraf quello che pensate. È pertanto positivo che lo incontriate in sede di commissione per gli affari esteri.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE-DE). (CS) Signor Presidente, posso cortesemente domandarle in quale modo una donna con dignità possa attirare l’attenzione su se stessa attraverso la procedura di “catch-the-eye” se è seduta in un angolo remoto dell’Aula? Desidero sapere se sono stata inclusa nell’elenco, o in quale modo le donne possono esserlo in questo Parlamento.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, in una mozione di procedura, sono stato probabilmente la prima persona questo pomeriggio ad applicare la procedura “catch-the-eye”. Non capisco come mai lei mi abbia negato la possibilità di parlare, ma ha dato un’ulteriore opportunità a uno dei miei colleghi già intervenuto nella discussione. Gli ha concesso quindi più tempo!

Non sono in disaccordo su quanto ha affermato. È stata solo la procedura da lei seguita, e ritengo fosse alquanto scorretto negarmi la possibilità di parlare.

Volevo solo puntualizzare che abbiamo bisogno di un governo stabile e affidabile in Pakistan.

 
  
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  Presidente – Onorevole Van Orden, mi hanno riferito che lei oggi ha già preso la parola con la procedura “catch-the-eye” e pertanto, conformandomi alle norme stabilite al fine di garantire che gli interventi dei deputati coprano il più ampio raggio possibile, ho preso la mia decisione, che per questa volta l’ha ovviamente esclusa. Tuttavia, desidero ricordarle che ci saranno altre occasioni in cui avrà l’opportunità di parlare. In ogni caso, è stato aggiunto all’elenco che verrà senza dubbio rispettato. Dobbiamo proseguire, altrimenti non avremo il tempo per le interrogazioni. Sono spiacente, ma non possiamo continuare questo discorso. Pertanto, il prossimo punto sono le interrogazioni al Consiglio.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, ciò che è stato affermato poc’anzi non è corretto. La precedente procedura “catch-the-eye” è stata applicata perché nessun altro voleva prestarmi attenzione, per questo motivo sembrava un’opportunità.

Ho chiesto specificatamente di prendere la parola in questa discussione sul Pakistan. L’ho scritto e ho indicato il punto sul quale avrei voluto intervenire. Non c’erano scusanti, quindi, per negarmi l’opportunità di parlare, e avevo importanti osservazioni da fare.

Temo di essere molto deluso per il modo in cui lei ha condotto questo specifico confronto.

 
  
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  Presidente. – La sua protesta è annotata, onorevole Van Orden.

 
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