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Procedura : 2007/2101(INI)
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Testi presentati :

A6-0510/2007

Discussioni :

PV 16/01/2008 - 15
CRE 16/01/2008 - 15

Votazioni :

PV 17/01/2008 - 6.4
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Testi approvati :

P6_TA(2008)0017

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 16 gennaio 2008 - Strasburgo Edizione GU

15. Una politica UE più efficace per il Caucaso meridionale: dalle promesse alle azioni - Approccio in materia di politica regionale per il Mar Nero (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta,

– la relazione di Lydie Polfer, a nome della commissione per gli affari esteri, su una politica UE più efficace per il Caucaso meridionale: dalle promesse alle azioni [2007/2076(INI)] (A6-0516/2007), e

– la relazione di Roberta Alma Anastase, a nome della commissione per gli affari esteri, sull’approccio in materia di politica regionale per il Mar Nero [2007/2101(INI)] (A6-0510/2007)

 
  
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  Lydie Polfer , relatrice. – (FR) Signor Presidente, vorrei ringraziare i membri della commissione per il commercio internazionale e, soprattutto, i miei colleghi della commissione per gli affari esteri, cha hanno contribuito attivamente all’elaborazione di questa relazione che abbiamo voluto fosse equilibrata e che alla fine è stata adottata all’unanimità.

Sì, l’interesse per i tre paesi del Caucaso è grande. L’Armenia, l’Azerbaigian e la Georgia, tutti sorti dal crollo dell’Unione Sovietica, subiscono ancora oggi il retaggio di quei tempi, in particolar modo con i conflitti irrisolti in Nagorno-Karabakh, Abkhazia e Ossezia, che inaspriscono i rapporti tra loro e i loro vicini e che hanno provocato una nefasta corsa al riarmo. Tuttavia, negli anni ’80 i tre paesi hanno scelto di adottare i valori europei diventando membri del Consiglio d’Europa e successivamente sottoscrivendo accordi di partenariato e di cooperazione con l’Unione europea.

La loro prossimità geografica e la loro situazione quali zone di transito tra l’Iran, la Turchia, la Russia, il Mar Caspio e il Mar Nero, fanno sì che siamo interessati ad aiutare questi paesi nel consolidare la democrazia e lo Stato di diritto in questa regione, nonché a realizzare un quadro di sviluppo e di cooperazione regionale fattibile che consenta una stabilità politica. Questo è ancora più importante in quanto questi paesi, nonostante abbiano conosciuto una forte crescita, hanno ancora livelli di povertà e disoccupazione elevati.

Abbiamo analizzato la possibilità di agire in diversi capitoli che riassumerei brevemente. Innanzi tutto, nel quadro della politica europea di vicinato, abbiamo posto l’accento su un approccio differenziato basato sui propri meriti, rendendo la cooperazione regionale l’obiettivo principale. Chiediamo alla Commissione di allargare questi contatti con la società civile e in particolare sosteniamo l’iniziativa di eseguire uno studio di fattibilità su un accordo di libero scambio con la Georgia e l’Armenia nonché di assistere l’Azerbaigian nel corso del processo di adesione all’OMC.

La parte democrazia, diritti umani e Stato di diritto costituisce evidentemente un elemento essenziale, e noi accogliamo positivamente gli sforzi compiuti dall’Armenia a seguito della riforma costituzionale, ma la incoraggiamo a perseguirli al fine di istituire un sistema giudiziario e un’amministrazione pubblica indipendenti. Per quanto riguarda l’Azerbaigian, siamo preoccupati del deterioramento della situazione dei diritti umani e della libertà dei media, ma plaudiamo alla grazia presidenziale che ha consentito la liberazione di numerosi giornalisti e chiediamo di indagare sulle accuse di violenze da parte della polizia. Riguardo alla Georgia, che ha attuato riforme su ampia scala a partire dal 2003 e che è stata teatro dei tumulti che ben conosciamo, siamo lieti del pacifico svolgimento delle elezioni presidenziali, tuttavia il clima rimane molto teso e le accuse di violazioni ai diritti umani ci portano a domandare alle autorità di istruire senza rinviare un’indagine sulle denunce presentate. Chiediamo inoltre alle forze di opposizione di comportarsi in modo responsabile e di rispettare le elezioni. In sintesi, chiediamo ai tre paesi di garantire la libertà di espressione, di assemblea e dei media nonché un accesso equilibrato e onesto ai mezzi di informazione per l’opposizione, e domandiamo loro di intensificare la lotta alla corruzione e di mettere a punto un clima favorevole agli investimenti. Per quanto riguarda i negoziati al fine di agevolare il rilascio di visti alla Georgia, non possiamo che raccomandare alla Commissione e al Consiglio di avviarli, considerato quanto sta accadendo in Abkhazia e Ossezia.

La risoluzione pacifica dei conflitti, invece, è evidentemente la conditio sine qua non di una stabilità duratura nella regione. Noi ce ne siamo occupati, credo, in maniera equilibrata. Non entrerò nel dettaglio, ricorderò semplicemente, come abbiamo sottolineato, che la contraddizione fra i principi di autodeterminazione e integrità territoriale contribuisce al perpetuarsi dei conflitti nella regione e il problema può essere superato soltanto attraverso negoziati condotti sulla base dei principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e dall’Atto finale di Helsinki. Auspichiamo che le recenti proposte del gruppo di Minsk contribuiscano a superare le divisioni. Questo sarebbe il più bel regalo per le centinaia di migliaia di rifugiati e profughi che soffrono terribilmente di questa situazione.

Infine, per quanto riguarda la cooperazione nel campo dell’energia e dei trasporti, se da un lato è evidente che le nuove iniziative aumentano le possibilità di apertura, dall’altro diventa sempre più palese che l’isolamento dell’Armenia non può che aggravarsi.

Per concludere, vorrei ricordare che questa relazione non ha altri obiettivi se non quello di mostrare il nostro sincero interesse per la regione del Caucaso meridionale, i suoi abitanti e la loro storia, i loro obiettivi e le loro speranze, e che noi vorremmo conoscerli in modo più approfondito per poterli meglio aiutare a realizzarli.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. RODI KRATSA-TSAGAROPOULOU
Vicepresidente

 
  
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  Roberta Alma Anastase, relatrice. − (RO) Un anno fa, a gennaio del 2007, sempre in quest’Aula, abbiamo celebrato l’adesione della Romania e della Bulgaria. Abbiamo dunque pensato alle nuove opportunità a disposizione dei due nuovi Stati membri e dell’intera Unione europea. Un coinvolgimento attivo e concreto nella regione del Mar Nero, oltre allo sviluppo di un’autentica politica di cooperazione regionale, paragonabile a quelle relative alla dimensione mediterranea e del nord, sono requisiti ovvi e necessari.

Oggi, a gennaio del 2008, quale relatrice per la cooperazione nel Mar Nero, ho il privilegio di aprire questo dibattito in plenaria inteso a discutere sulle raccomandazioni del Parlamento relative allo sviluppo di una sinergia per l’area del Mar Nero, proposta dalla Commissione europea ad aprile. Tali raccomandazioni sono il risultato di un ampio processo di riflessione e consultazione con tutti i colleghi interessati, con gli esperti indipendenti e i dipendenti pubblici.

La relazione sottolinea l’importanza strategica del Mar Nero per l’Unione europea, definendo al contempo con estrema chiarezza l’obiettivo della politica di cooperazione in questa regione: la creazione di uno spazio comune di sicurezza, democrazia e prosperità. La relazione evidenzia inoltre l’importanza della cooperazione regionale nel condurre al dialogo e all’azione congiunta altri dieci paesi, riunendo la loro diversità e il loro enorme potenziale, che non possiamo ignorare. Di conseguenza, l’Unione europea ha la principale responsabilità di assumere la guida nella promozione della cooperazione regionale attiva nella regione del Mar Nero.

La domanda fondamentale cui la presente relazione cerca di rispondere è la seguente: in quale modo possiamo rafforzare e attuare in modo efficace la politica europea di cooperazione regionale nell’area del Mar Nero al fine di raggiungere l’obiettivo di creare uno spazio comune di sicurezza, democrazia e prosperità?

Innanzi tutto, sono necessarie iniziative decise, coerenti e basate sui risultati da parte dell’Unione europea. A questo proposito, la relazione individua tre questioni fondamentali: la mobilitazione di tutti gli strumenti finanziari pertinenti disponibili, una maggiore cooperazione con le altre istituzioni e gli altri organi della regione e, non ultimo, il controllo delle iniziative inteso a garantire la loro prosecuzione ed efficacia, e l’elaborazione di un piano d’azione.

Nella relazione si raccomanda inoltre che l’Unione europea dovrebbe concentrarsi su cinque aree prioritarie. La regione del Mar Nero è probabilmente di importanza strategica per la sicurezza e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico dell’Unione europea e per questo motivo necessita di un approccio globale. Tuttavia, è fondamentale che l’Unione europea non si limiti alla cooperazione economica, e miri piuttosto a creare una regione in cui prevalgano la stabilità, la democrazia e la buona governance. La politica comunitaria per il Mar Nero sarà completa solo quando l’Unione europea si impegnerà nella risoluzione dei conflitti esistenti, e lo sviluppo della società civile, dei contatti personali e delle buone relazioni tra i vicini sono essenziali a questo scopo.

Poiché discutiamo anche della relazione dell’onorevole Polfer sul Caucaso meridionale, e i paesi di quella regione fanno parte anche della più vasta area del Mar Nero, accolgo con favore la stesura di questa relazione. È fondamentale che entrambe le relazioni concordino nelle loro idee principali e nell’evidenziare l’importanza della cooperazione e del dialogo tra tutti gli Stati quale premessa allo sviluppo e alla prosperità, nonché nell’evidenziare la necessità di un concreto coinvolgimento dell’Unione europea.

Infine, desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla relazione su una sinergia per il Mar Nero. Sono lieta della cooperazione e del sostegno unanime da parte dei colleghi di tutti i gruppi. Auspico che lo stesso spirito guidi l’Unione europea e i paesi del Mar Nero nel loro sforzo congiunto volto allo sviluppo della cooperazione regionale in quest’area.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner , Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, mi permetta di dire che mi dilungherò abbastanza, in quanto riferisco in merito a due relazioni. Sono entrambe eccellenti, e portano nella nostra agenda odierna, da una parte la complessa tematica della politica di vicinato e, dall’altra, la questione della regione del Mar Nero. Leggere le relazioni ha certamente rafforzato la mia convinzione che, mentre i rapporti bilaterali differenziati rimangono ai margini della politica europea di vicinato (PEV), molte delle sfide e opportunità dinanzi a noi necessitano, credo, di una risposta a livello subregionale o regionale, come abbiamo già detto.

Adesso parlerei in primo luogo della regione del Caucaso meridionale. Concordiamo con molte delle opinioni contenute nell’ottima relazione sul Caucaso meridionale. L’inclusione dell’Armenia, dell’Azerbaigian e della Georgia nella nostra politica di vicinato accorcerà, gradualmente, le distanze tra i tre paesi e l’Unione europea, sulla base dei valori europei condivisi.

La Commissione pubblicherà in primavera le sue relazioni sui progressi riguardanti l’attuazione dei tre piani d’azione PEV, offrendo un aggiornamento sullo stato attuale della situazione nella nostra impresa comune.

Siamo consapevoli che bisogna ancora fare molto. Il rispetto della democrazia, dei diritti umani e dello Stato diritto è ancora debole e ha bisogno di miglioramenti. Oggi, per esempio, ho conversato a proposito di questi tre paesi con Thomas Hammarberg, Commissario per i diritti umani presso il Consiglio d’Europa. Restiamo preoccupati dei diritti umani e della libertà dei media in Azerbaigian. I recenti avvenimenti politici in Georgia dimostrano che la libertà di espressione delle opinioni politiche attraverso i mezzi di informazione è fondamentale per la stabilità e, per esempio, nonostante i progressi, in Armenia sono necessari ulteriori sforzi al fine di combattere la corruzione e di rispettare completamente le norme in materia di diritti umani. Malgrado la rapida crescita economica, la povertà è ancora diffusa nella regione e noi continuiamo a promuovere riforme economiche e progressi intesi a migliorare l’ambiente imprenditoriale ma anche a rafforzare lo Stato di diritto. Concordo inoltre con il bisogno, evidenziato nella relazione dell’onorevole Polfer, di maggiori attività di cooperazione a livello regionale, in particolare nei settori dell’energia, dei trasporti e dell’ambiente. È nostro auspicio che l’Unione europea sia in grado di adottare una posizione più coraggiosa e proattiva nel sostenere la risoluzione dei conflitti interni nella regione.

Come accennato nella recente comunicazione relativa alla PEV, l’Unione europea potrebbe offrire un contributo persino maggiore impegnandosi sulle questioni che riguardano il conflitto, affrontandone le cause sottese e, senza dubbio, costruendo la fiducia da entrambe le parti dei confini.

La relazione ha sottolineato che la Commissione dovrebbe prendere iniziative concrete intese a fornire assistenza e informazione, onde poter finalmente contribuire a questi obiettivi. Affrontare le sfide che ho descritto brevemente resta, pertanto, una priorità fondamentale per i prossimi mesi della mia Commissione riguardo al Caucaso meridionale.

Continueremo a utilizzare l’intera gamma di programmi di assistenza finanziaria dell’Unione europea adeguati a tale scopo. Potenziare la nostra delegazione in Armenia e aprire una delegazione in Azerbaigian all’inizio del 2008 ci consentirà certamente anche di accrescere la visibilità e operare in modo più efficace.

Consentitemi uno specifico commento sulle attuali elezioni presidenziali in Georgia. Come sapete, la missione di osservazione elettorale internazionale, alla quale ha contribuito il Parlamento europeo, ha confermato che le elezioni si sono svolte, complessivamente, in conformità delle normative OSCE e del Consiglio d’Europa. Tuttavia, la missione di osservazione elettorale internazionale ha individuato numerose irregolarità e carenze. Il compito adesso più urgente è affrontare questi problemi: indagare sulle irregolarità elettorali e creare le condizioni appropriate per le prossime elezioni politiche. Siamo pronti a continuare a sostenere la Georgia nel portare a termine questi compiti in modo rapido e preciso.

Per quanto riguarda il Mar Nero, concordo anche con la maggior parte della relazione sull’approccio in materia di politica regionale per il Mar Nero. Essa fornisce un valido slancio politico per la nostra comunicazione di aprile sulla sinergia del Mar Nero e ritengo significativo che, a seguito delle conclusioni del Consiglio dello scorso maggio e dell’attuale discussione in sede di Parlamento europeo, tutte le principali istituzioni dell’Unione europea avranno confermato la necessità di adottare un approccio regionale e globale alle nostre politiche applicate nella regione del Mar Nero.

È assolutamente appropriato il tempismo della relazione del Parlamento. Come effetto della nostra iniziativa, i ministri degli Esteri dell’Unione europea si incontreranno fra meno di un mese a Kiev con i loro omologhi del Mar Nero in una riunione sulla sinergia del Mar Nero. Naturalmente, parteciperò di persona. Interverranno anche le organizzazioni internazionali e del Mar Nero e prenderemo parte a una discussione che dovrebbe accogliere positivamente e approvare il maggiore sostegno dell’Unione europea alla cooperazione regionale del Mar Nero, nonché definire le aree prioritarie per un’azione coordinata.

Vorrei citarne alcune. La Commissione promuove un dialogo nella regione del Mar Nero sulla sicurezza energetica, facendo uso della struttura INOGATE. Continuiamo a incoraggiare l’armonizzazione giuridica e normativa attraverso l’iniziativa Baku. La nostra intenzione è proseguire nella collaborazione a stretto contatto con i nostri partner per la costruzione di una nuova infrastruttura energetica, sviluppando un corridoio energetico transcaspico che attraverserà la regione del Mar Nero. Inoltre, una cooperazione nella regione aumenterà il coordinamento tra TRACECA, programma di accesso ai trasporti paneuropeo, e i programmi sui trasporti dei nostri partner. Stiamo anche per avviare un dialogo regionale sulle politiche marittime del Mar Nero e sulla realizzazione di un coordinamento regionale nel settore della pesca.

La Commissione è impegnata sul rafforzamento del collegamento tra Mar Nero e Danubio e vogliamo coinvolgere la commissione del Mar Nero, che si occupa di problemi ambientali.

Pertanto, la Commissione sta elaborando alcune proposte per i modelli regionali intesi a combattere i cambiamenti climatici e abbiamo anche avviato l’attuazione del nostro programma di cooperazione transfrontaliera sul Mar Nero che si concentra sulla società civile e le autorità locali.

Ci sono numerose proposte in fase di discussione con i nostri partner del Mar Nero nei settori della lotta al crimine organizzato, del commercio e della cultura, e abbiamo instaurato contatti con le organizzazioni regionali, in particolare l’Organizzazione per la cooperazione economica nel Mar Nero.

Per quanto riguarda il finanziamento alla sinergia del Mar Nero, la regola principale sarà il cofinanziamento. Lo Strumento europeo di vicinato e partenariato sarà certamente al centro del contributo economico dell’Unione europea, ma verranno impiegati anche altri dispositivi comunitari, tra cui quelli tematici e lo strumento di assistenza preadesione, nel caso della Turchia.

L’incontro ministeriale di Kiev offrirà un forum al fine di discutere, avviare e coordinare le iniziative dell’Unione europea con le idee provenienti dai nostri partner. La nostra aspettativa è quindi che nel contesto regionale del Mar Nero si apra un nuovo spazio per la cooperazione sulla base di un equo partenariato con tutti i paesi della PEV orientale e partner importanti quali la Russia e la Turchia.

Il nostro impegno nella regione del Mar Nero si può trasformare in uno sforzo a lungo termine con un chiaro potenziale per accrescere la stabilità, il progresso e la prosperità nell’intera area, e il sostegno del Parlamento è estremamente importante per questo successo.

 
  
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  Marusya Ivanova Lyubcheva, relatrice per parere della commissione INTA. − (BG) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la commissione per il commercio internazionale si congratula con la Commissione europea e con la relatrice per la loro tempestività e per il loro approccio equilibrato al Mar Nero e alla regione.

Il Mar Nero è al confine con l’Unione europea, un crocevia geostrategico e una regione di transito, un’area di cooperazione nel commercio, nella pesca, nel turismo e nella navigazione, nonché una zona strategica nella politica energetica europea.

La commissione per il commercio internazionale chiede un migliore coordinamento della cooperazione attraverso una strategia separata del Mar Nero e pone in rilievo la partecipazione dell’Unione nei progetti per le infrastrutture correlati alla trasmissione di risorse energetiche.

È importante promuovere l’investimento nella tutela dell’ambiente, nella prevenzione dei rischi, nel ripristino successivo alle calamità e nelle operazioni di soccorso in caso di incidente come accaduto nello stretto di Kerch e con il naufragio della nave bulgara Vanessa.

Al fine di garantire procedure aperte e norme di alto livello nella regione, il Parlamento europeo deve tenere in considerazione l’oleodotto di Bourgas-Alexandroupolis, assieme alle altre reti di trasporto di gas e petrolio, dato che coinvolgono gli Stati membri dell’Unione europea. Mi congratulo con l’Unione europea per la responsabilità con cui affronta “la sfida del Mar Nero” nonché per la responsabilità delle persone che vivono nella regione.

 
  
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  Eugenijus Maldeikis, relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. (LT) Desidero prima di tutto ringraziare la relatrice, l’onorevole Polfer, per la sua analisi accurata dei problemi di una regione sensibile come il Caucaso meridionale, nonché per le proposte e le disposizioni presentate, che oggi prendiamo in considerazione. Di norma, le politiche comunitarie nella regione del Caucaso meridionale valutano per lo più gli aspetti dell’energia e del trasporto in termini economici. Desidero richiamare la vostra attenzione in particolare sul significato di un’efficace politica commerciale dell’Unione europea, in quanto consente di risanare l’economia in modo più rapido, di sviluppare le imprese e di ridurre il tasso di povertà, poiché i paesi non sempre trovano utili i progetti in materia di energia. Parlando di politiche comunitarie efficaci, importanti nella regione del Caucaso meridionale, desidero sottolineare due punti. In primo luogo, continuiamo ad aspettare lo studio di fattibilità della Commissione che valuta che gli accordi di libero scambio con l’Armenia e la Georgia siano del più ampio respiro possibile, e incoraggiamo anche la Commissione e il Consiglio ad applicare misure che consentano ai paesi del Caucaso meridionale di beneficiare quanto più possibile del sistema di preferenze generalizzate.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău, relatrice per parere della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia. − (RO) Grazie all’adesione della Romania e della Bulgaria, l’Unione europea è diventata un attore di primo piano nella regione del Mar Nero. La regione riveste un’importanza geostrategica per la sicurezza energetica e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico dell’Unione, data la sua vicinanza al Mar Caspio, al Medio Oriente e all’Asia centrale.

I principi dell’Unione non possono essere promossi unicamente a livello dei valori politici, ma è necessario anche promuovere mercati aperti e trasparenti nella regione.

La commissione ITRE sottolinea l’importanza del progetto di gasdotto Nabucco per la diversificazione dell’approvvigionamento ed esorta gli Stati membri a garantirne l’attuazione, unitamente ai loro partner. Siamo lieti della nomina di un coordinatore per tale progetto prioritario di interesse europeo.

Al fine di garantire il commercio internazionale e il trasporto di petrolio e gas nella regione, è essenziale sviluppare le infrastrutture portuali comunitarie sulla costa del Mar Nero e sul Danubio. La commissione ITRE deplora la mancanza di coordinamento degli investimenti destinati ai progetti in materia di trasporti, energia e turismo nella regione e richiama l’attenzione sul rischio di inquinamento del Mar Nero.

Pur riconoscendo l’importanza del forum del Mar Nero e dell’Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero, la commissione ITRE raccomanda la creazione di una dimensione europea per il Mar Nero basata sul modello della dimensione nordica.

 
  
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  Bernd Posselt, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signora Presidente, non possiamo discutere del Caucaso meridionale senza pensare alla nostra ex collega Ursula Schleicher, che si è occupata in modo particolare di questa regione e alla quale siamo grati per la sostituzione della parola colonialista “Transcaucaso” con il termine “Caucaso meridionale”. La regione comprende tre paesi molto diversi con culture antiche, che tuttavia nel recente passato hanno sofferto sotto il colonialismo e il neocolonialismo. Pertanto, nei confronti di questa regione dobbiamo adottare un approccio di grande sensibilità.

La popolazione dell’Armenia occidentale è stata vittima del genocidio, il che significa che ancora oggi la Turchia pensa all’Armenia attuale, ossia l’Armenia orientale, in termini di inaccettabile ostruzionismo. La Georgia è stata una colonia della Russia e dell’Unione Sovietica in particolare, e ciò vuol dire che oggi i poteri separatisti georgiani vengono ancora utilizzati e sfruttati da Mosca al fine di destabilizzare il paese, situazione analoga a quella dell’Azerbaigian.

Per questi motivi, noi, in quanto Unione europea, dobbiamo svolgere un ruolo forte in questa regione, poiché in passato era una regione in cui, per una volta, non siamo stati noi europei la causa di sviluppi incauti, ma altri. Pertanto, abbiamo l’opportunità unica di mediare, democratizzare e stabilizzare tale area e dobbiamo riconciliare principi e interessi in conflitto, tra cui ovviamente figurano la stabilità delle frontiere, ma anche il diritto dei popoli all’autodeterminazione.

È necessario sostenere i diritti delle minoranze al massimo grado possibile, ma al contempo evitare il separatismo distruttivo. Abbiamo il dovere di salvaguardare gli interessi commerciali e geopolitici, nonché renderci conto che questi paesi non sono colonie, ma partner, con i loro interessi e la loro dignità, che meritano sia finalmente riconosciuta.

Pertanto, la relazione Polfer rende giustizia a questa complessa sfida in modo eccellente e ringrazio anche la signora Commissario per l’enorme sforzo che compie a nome di questa regione.

 
  
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  Adrian Severin , a nome del gruppo PSE. – (EN) Signora Presidente, il Caucaso meridionale è una regione di massima importanza, non solo per l’Unione europea, ma per gran parte degli attori globali. Ritengo che l’Unione europea debba definire i propri interessi in tale area, che, in pratica, consistono nel rendere il Caucaso meridionale un luogo pacifico e stabile, disporre di un vasto mercato sufficientemente libero e integrato, nonché di una zona aperta al transito sicuro di merci strategiche, in cui siano presenti istituzioni e normative interoperabili con quelle dell’Unione europea.

Al fine di promuovere i nostri interessi, l’Unione europea dovrebbe sviluppare specifiche relazioni graduali e bilaterali con gli Stati membri della regione. La solidità di tali rapporti bilaterali dovrebbe risultare dal nostro approccio strategico regionale, e non in altri modi.

Dato che non possiamo proporre ai paesi del Caucaso meridionale di far parte dell’Unione europea, dobbiamo offrire loro il modello comunitario e assisterli, in modo concreto, al fine di favorirlo. L’Unione europea non dovrebbe esitare a impiegare tutti questi strumenti onde raggiungere i propri obiettivi regionali nel Caucaso meridionale. Al contempo, dobbiamo riconoscere che altri operatori internazionali hanno un interesse nella regione nonché il fatto che l’Unione europea non potrebbe in alcun modo modificare le proprie priorità in mancanza di una cooperazione con gli altri attori globali.

Alcuni dei conflitti irrisolti nella zona, infatti, fanno parte di un più ampio problema comprensibile in quanto legato allo status post-sovietico della Russia. Pertanto, l’Unione europea dovrebbe affrontare con coraggio la questione e cercare di trovare una soluzione concordata riguardo al modo in cui la Russia, l’Unione europea e altri soggetti mondiali debbano condividere le responsabilità per garantire stabilità e sicurezza regionali e globali sostenibili.

D’altra parte, dobbiamo ammettere che i principi di integrità territoriale e autodeterminazione sono in conflitto nel Caucaso meridionale. Il mio punto di vista è che si potrebbe risolvere tale conflitto di principi combinando l’integrazione regionale, seguita al modello comunitario dell’Unione europea, con un impiego appropriato di autodeterminazione interna, devoluzione e autonomia. Tutto ciò necessiterebbe di negoziati onesti, volontà politica, uno spirito pragmatico e di rispetto per la normativa internazionale. Questo è il momento per l’Unione europea di passare dalle promesse ai fatti nel Caucaso meridionale. Mi auguro che accadrà.

 
  
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  Janusz Onyszkiewicz, a nome del gruppo ALDE. (PL) Signora Presidente, desidero fare riferimento alle parole conclusive del precedente oratore. L’obiettivo è rendere una realtà le vie di trasporto di gas e petrolio attraverso il Mar Nero.

Tutti noi nell’Unione europea sosteniamo che questi sono progetti strategici, e che anche il progetto Nabucco lo è, ma ancora niente è stato fatto al riguardo da anni. La domanda è la seguente: per quale motivo, se ci sono difficoltà, non possiamo impiegare i fondi o altre risorse, al pari di quanto accaduto con il progetto Galileo, al fine di trasformare questo progetto in realtà? Se non ci sono progressi concreti e visibili in merito, i russi costruiranno presto i loro gasdotti attraverso il Mar Nero, con la conseguenza che il nostro ampio programma di diversificazione delle vie di trasporto verrà eliminato.

Tuttavia, esiste anche un’altra questione, ossia che l’Europa si assicuri gli approvvigionamenti dall’intera regione del Mar Caspio. Solo l’Azerbaigian è in grado rifornire l’Europa per cinque anni con un terzo del gas che attualmente viene fornito dalla Russia, ma ci sono anche il Kazakistan e il Turkmenistan. Al fine di realizzare gasdotti che attraversino tali paesi e che non passino dal territorio russo, occorre tuttavia risolvere il problema dello status della regione del Mar Caspio, ossia dovremmo prendere una decisione definitiva se considerarlo un lago o un mare. Un modo più sensibile e utile per poter fare questo sembrerebbe essere il suo riconoscimento generale quale mare, poiché renderebbe la costruzione di gasdotti o di condutture di altro tipo nelle sue acque molto più semplice, che partano dal Turkmenistan o dal Kazakistan.

A questo proposito, quindi, desidero sollecitare le autorità dell’Unione europea a smettere di ripetere che il problema di Nabucco e dell’oleodotto Odessa-Brody-Gdańsk sono questioni importanti per l’Unione europea. Dobbiamo cominciare ad agire, o altri lo faranno prima di noi.

 
  
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  Adam Bielan, a nome del gruppo UEN. (PL) Signora Presidente, anche io desidero congratularmi con l’onorevole Polfer per aver redatto questa eccellente relazione.

La nostra discussione odierna riguarda una regione di particolare importanza per l’Unione europea, e che assume un raro significato relativamente alla sicurezza energetica dell’Unione europea. Il titolo della relazione, “Una politica UE più efficace per il Caucaso meridionale: dalle promesse alle azioni”, è la chiara dimostrazione che negli ultimi anni l’Unione europea è stata insolitamente passiva per quanto riguarda questa regione. Tuttavia, tale area costituisce un’arena per la concorrenza tra i maggiori attori internazionali, non solo l’Unione europea, ma anche la Russia, gli Stati Uniti e la Cina. È inoltre una regione con una crescita economica fuori dal comune; basti pensare che nel 2006 lo sviluppo economico in Azerbaigian ha superato il 35%.

Quest’anno, tuttavia, potrebbe esserci una svolta; il 2008 potrebbe essere un anno di crisi. Non deludiamo noi stessi: i paesi vicini al nord della Georgia possono impiegare l’esempio del Kosovo quale pretesto per violare l’integrità territoriale del paese. Pertanto, auspico che l’Unione europea non consenta alla Russia di sostenere le lotte separatiste in Abkhazia e Ossezia.

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin , a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, signora Commissario, congratulazioni, innanzi tutto, alle nostre due relatrici. La relazione dell’onorevole Polfer arriva al momento opportuno, in quanto, visto gli avvenimenti in Georgia, siamo diretti testimoni delle difficoltà della costruzione della democrazia.

Questa relazione è equilibrata e delinea le grandi sfide geostrategiche del Caucaso meridionale. È importante ricordare che le politiche di vicinato ci impegnano a sostenere e assistere questi paesi. Abbiamo una responsabilità politica e morale nei loro confronti, così come loro la hanno nei nostri, in particolare in materia di diritti umani e di libertà di espressione, come lei ha precisato, signora Commissario.

Per questi tre paesi inoltre, il nostro sostegno dovrebbe mirare innanzi tutto alla risoluzione dei conflitti. Attualmente, l’Unione europea non fa altro che gestirli. In mancanza di un compromesso politico tra l’Armenia e l’Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh, o di un progetto di pace tra la Georgia, da una parte, e l’Ossezia e l’Abkhazia, dall’altra, questi paesi non potranno ristabilire rapporti di fiducia e consolidare una stabilità duratura tra di loro e i loro più grandi vicini.

Per quanto riguarda l’assistenza alla democrazia, noi la viviamo quotidianamente. Purtroppo, gli eventi che hanno scosso la Georgia l’hanno sprofondata in una crisi politica per la quale non ha ancora trovato vie d’uscita, dato che l’opposizione contesta nelle strade i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali.

Certamente, rispondendo alla richiesta di dimissioni del Presidente, Mikheïl Saakachvili ha preso l’opposizione alla sprovvista, senza lasciarle il tempo necessario per organizzare le elezioni. Di certo, questa campagna elettorale non è stata leale in quanto due candidati hanno potuto disporre di risorse considerevolmente maggiori rispetto agli altri. È altresì indubbio che la campagna è stata inficiata da accuse e rivelazioni di una preparazione di un colpo di Stato post-elettorale di un candidato dell’opposizione, ma occorre rilevare che il giorno delle elezioni, in cui noi eravamo presenti in qualità di osservatori, non è stato segnalato nessun importante incidente e non sono mai stati così numerosi gli osservatori elettorali in un paese così piccolo.

Assieme alla comunità internazionale e alle ONG nazionali e internazionali, abbiamo potuto testimoniare la libertà di espressione dei cittadini in generale, anche se sono state notate numerose irregolarità e intimidazioni, ma nulla di sistematico.

Nella nostra conclusione, abbiamo insistito sull’obbligo di proseguire con le procedure legali, di prendere in considerazione tutte le denunce e di non considerare definitivi i risultati se non dopo aver esaminato tutti i contenziosi e che dozzine di seggi elettorali fossero eliminati.

Tuttavia, oggi, la situazione non è assolutamente regolare e dobbiamo continuare a lanciare un appello ai leader georgiani di tutte le fazioni politiche, al fine di riprendere il dialogo e portarlo avanti; alle autorità spetta comprendere le rivendicazioni dell’opposizione, la quale invece, avendo acquisito una credibilità nel corso di queste elezioni, deve assumersi la sua parte di responsabilità nel proporre compromessi, in quanto la Georgia ha davvero bisogno di ritrovare la propria collocazione, che aveva occupato a seguito della rivoluzione delle rose, ossia quella di un paese che ha chiuso la pagina della violenza e dell’instabilità. È questo quello che chiede il popolo georgiano e adesso anche l’Unione europea, e noi dobbiamo rimanere al suo fianco.

 
  
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  Athanasios Pafilis, a nome del gruppo GUE/NGL. (EL) Signora Presidente, desidero esprimere la nostra grande preoccupazione riguardo agli sviluppi che emergono in questa regione abitata da milioni di lavoratori di dozzine di nazionalità diverse. Tali sviluppi li mettono in grave rischio a causa dell’intensificazione dei conflitti imperialisti tra gli Stati Uniti d’America, la Russia e l’Unione europea sulle fonti di energia e il controllo dei mercati e delle vie di trasporto per l’energia. Il resto è retorica.

Purtroppo, l’espansione della NATO ad alcuni paesi della regione, nonché il divieto di adesione per Ucraina e Georgia, figurano ancora tra i maggiori fattori che contribuiscono alla destabilizzazione della regione. Inoltre, tra le cause dell’instabilità vi sono le basi e gli eserciti stranieri appostati in aree sensibili di crocevia, come se si stessero preparando a nuovi gravi conflitti militari.

Le ultime notizie relative al probabile insediamento di 3 000 soldati USA nella regione di Burgas, in Bulgaria, da dove parte il nuovo oleodotto Burgas-Alexandroupolis, conferma tutte le nostre affermazioni ed è motivo di grande preoccupazione.

Altrettanto preoccupanti sono le informazioni sui preparativi intesi alla presenza permanente di forze navali straniere nel Mar Nero e nel Mar Caspio, che provengono da paesi non appartenenti alla regione, come gli Stati Uniti.

Signora Commissario, l’imminente indipendenza del Kosovo, sostenuta dagli Stati Uniti e dall’Unione europea, aprirà il vaso di Pandora di un’intera serie di questioni simili nella regione di cui stiamo discutendo: l’Abkhazia, l’Ossezia del sud, la Crimea, la Transdnestria e il Nagorno-Karabakh, nonché altre questioni minori, già esistenti o preannunciate da alcune controversie.

La politica della duplice normativa che state adottando distruggerà la regione e darà origine a un nuovo spargimento di sangue. Pretendete soltanto di essere coinvolti nell’integrità territoriale di Georgia e Azerbaigian e, poiché l’Unione europea è interessata solo a trovare un modo di infiltrarsi nella regione, propone l’organizzazione di una conferenza “tre più tre” sulla sicurezza e la cooperazione nel Caucaso meridionale, che prevede la partecipazione di tre paesi più tre: i tre del Caucaso meridionale più l’Unione europea, gli Stati Uniti e la Russia. Questa è in realtà una proposta per la legittimare la presenza degli Stati Uniti.

Riteniamo che non abbiate alcun diritto di coinvolgere la popolazione europea in programmi opportunistici a servizio degli interessi delle multinazionali, che stanno accumulando enormi profitti nella prospettiva di trarre un guadagno persino maggiore dall’estrazione del petrolio.

 
  
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  Bastiaan Belder, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signora Presidente, l’importanza del Caucaso meridionale quale corridoio energetico per l’Unione europea non può essere sottovalutata. Che cosa ne sarebbe altrimenti del nostro obiettivo di diversificazione energetica? Pertanto, concordiamo appieno con la linea della relazione dell’onorevole Polfer.

L’economista Vladimir Socor ha sintetizzato la funzione di questo corridoio, affermando che la linea ferroviaria Azerbaigian-Georgia-Turchia pregiudicherà il monopolio russo del trasporto ferroviario dal Kazakistan e altri paesi dell’Asia centrale, e in modo analogo i condotti attraverso il Caucaso meridionale annulleranno il monopolio della Russia sul trasporto di petrolio e gas dall’Asia centrale. A questo si possono aggiungere i rifornimenti energetici dell’Azerbaigian necessari alla realizzazione del progetto Nabucco.

Se l’Unione europea intende trarre il massimo beneficio dal Caucaso meridionale quale corridoio energetico, è fondamentale prima di tutto che prevalga la stabilità politica interna in Georgia, Armenia e Azerbaigian. Purtroppo, su questo punto non vi è intesa sociale nei tre paesi, il che pone l’Unione europea di fronte a un compito diretto. L’opportunità di una stabilità politica esiste anche a livello regionale. Bruxelles ha il compito e il dovere di coinvolgere la Turchia, un paese candidato, in questa questione poiché, nel lungo periodo, esiste la reale possibilità dello scoppio di un conflitto militare nel Nagorno-Karabakh, dal momento che l’abilità militare dell’Azerbaigian è quadruplicata e che l’aumento dell’assistenza esterna a Baku attualmente ne è l’obiettivo.

 
  
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  Sylwester Chruszcz (NI). (PL) Signora Presidente, stiamo seguendo la situazione in Caucaso con grande preoccupazione e interesse. L’Armenia e la Georgia sono paesi molto vicini all’Europa, non solo dal punto di vista geografico, ma anche in termini di civilizzazione.

Desidero esprimere il mio sostegno per tutte le forze democratiche in questi paesi nonché a favore delle iniziative intese a contribuire alla democrazia e allo sviluppo economico per la popolazione del Caucaso. La stabilizzazione di questa regione è nell’interesse di tutti i paesi che ne fanno parte, nonché dei loro partner e vicini, tra cui i paesi dell’Unione europea. È nel nostro interesse quindi sostenere tutta la popolazione della regione, anche nei settori dei diritti umani e della libertà dei mezzi di informazione. Auspico che le autorità di Armenia, Azerbaigian e Georgia garantiscano la libertà di parola e dei media nel periodo precedente alle elezioni che si terranno nella regione nel 2008.

Negli ultimi giorni i cittadini della Georgia hanno avuto l’opportunità di esprimere la loro volontà democratica nelle elezioni presidenziali. Nonostante il Presidente Saakashvili sia uscito vincitore in questo plebiscito, sono preoccupato dalle proteste su vasta scala dell’opposizione, che tenta di compromettere il risultato elettorale, e dagli ultimi avvenimenti in Georgia sfociati nella brutale repressione delle manifestazioni pacifiste, la chiusura di emittenti radiotelevisive indipendenti e la proclamazione dello stato di emergenza.

Desidero inoltre esprimere i miei dubbi riguardo al deterioramento della situazione dei diritti umani e della libertà dei media in Azerbaigian. Non dimentichiamo le piccole e storiche popolazioni del Caucaso, gli abkhazi e gli osseti, poiché è necessario prendere in considerazione il loro diritto all’autodeterminazione nel quadro del dialogo multilaterale con le autorità georgiane. La comprensione reciproca e il dialogo sono necessari anche per la situazione del Nagorno-Karabakh, in cui si dovrebbe prestare ascolto alle aspirazioni di indipendenza della parte armena della società, nonché riconciliarle con le aspettative di coloro di nazionalità azera e appartenenti a tale popolazione.

Tutte le parti interessate dovrebbero comprendere che il loro futuro e benessere dipende dalla possibilità di giungere alla comprensione e instaurare relazioni bilaterali basate sulla pace e la fiducia reciproca.

 
  
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  Árpád Duka-Zólyomi (PPE-DE).(HU) La ringrazio molto signora Presidente. Abbiamo regolarmente prestato attenzione alla situazione e allo sviluppo della regione del Caucaso meridionale. La graduale attuazione del documento di cooperazione interparlamentare e il rafforzamento della PEV e dei piani d’azione si tradurranno in uno sviluppo positivo.

Desidero mostrare tutta la mia stima all’onorevole Polfer, che ha svolto un ottimo lavoro di sintesi e formulazione concisa e risoluta di questi problemi molto complessi. La relazione da lei elaborata definisce gli obiettivi in modo chiaro: realizzare un’economia di mercato, sostenere in modo efficace lo sviluppo economico e creare una sicurezza energetica oltre alla democrazia, lo Stato di diritto, lo stato sociale e la sicurezza.

La crescita economica è ogni anno più rapida, tuttavia è vero che l’effetto che dovrebbe avere sulle condizioni economiche e sociali della popolazione non è ancora visibile. Occorre una politica comunitaria efficace al fine di rafforzare la fragile democrazia e garantire una reale libertà di associazione, dei media e di parola.

L’esempio della Georgia dimostra quanto sia importante il contributo di un dialogo regolare tra le autorità e la società civile, nonché con le parti avverse. Il problema principale è la creazione di una stabilità politica in una regione coinvolta in tre conflitti. Al contempo, è necessario valutare un fattore sinonimo di insicurezza costante, ossia i comportamenti sovversivi della politica della superpotenza russa. Sono convinto che l’Unione europea debba agire in modo più risoluto nei confronti della Russia su questa problematica.

La questione del Nagorno-Karabakh è particolarmente preoccupante. Il gruppo di Minsk sta svolgendo un lavoro notevole, ma nonostante tutto non ci siamo mossi dalla nostra impasse. Il processo negoziale deve essere mantenuto, e per questo ritengo importanti i principi fondamentali di pari trattamento dell’integrità regionale e il diritto all’autodeterminazione. Tuttavia, il primo passo è inevitabilmente la liberazione dei territori occupati circostanti il Nagorno-Karabakh, il ritorno dei profughi e la stabilizzazione della regione. Solo in questo modo può essere determinato il futuro status del Nagorno-Karabakh. Vi ringrazio per la vostra attenzione.

 
  
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  Alexandra Dobolyi (PSE) . – (EN) Signora Presidente, prima di tutto desidero ringraziare l’onorevole Polfer per il suo ottimo lavoro e l’eccellente cooperazione. Il Parlamento europeo invia chiari e vigorosi messaggi con questa relazione: il messaggio che l’Unione europea dovrebbe essere fortemente coinvolta nel Caucaso meridionale, il messaggio che l’UE può apportare un decisivo contributo nella regione e il messaggio che l’UE dovrebbe rafforzare l’assistenza tecnica ed economica intesa ad aiutare la Georgia, l’Armenia e l’Azerbaigian al fine di rinnovarne le amministrazioni e svilupparne le istituzioni democratiche, incoraggiare la società civile a interagire e rafforzare gli impegni di questi paesi nei valori europei di rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto.

Questi sono principi fondamentali dell’Unione europea ma, come ho ripetutamente affermato in quest’Aula, dobbiamo accettare che i miglioramenti in questi settori avvengano gradualmente, il che richiederà tempo. La mia conclusione in questo contesto è che i tre paesi stanno procedendo nella giusta direzione, lentamente e a volte con battute di arresto, ma io resto convinta che la situazione sia migliore di quanto non lo fosse un paio di anni fa.

Per quanto riguarda le elezioni in Georgia, non ho nulla da aggiungere a quanto già affermato dai miei colleghi. La situazione è progredita, come ho appena detto, ma resta ancora molto da fare. A proposito della risposta ai conflitti congelati, tutti concordano che si debba trovare una soluzione pacifica al fine di raggiungere una stabilità politica. In particolar modo per quanto riguarda il conflitto del Nagorno-Karabakh, figuro tra coloro che sostengono una soluzione sulla base dei principi di integrità territoriale e del diritto all’autodeterminazione. Ritengo inoltre, al pari di altri, che i nuovi accordi di sicurezza siano necessari al fine di costruire la fiducia tra le parti avverse e porre fine al lento ma costante e belligerante processo di demilitarizzazione della regione.

Come ho asserito poc’anzi, è necessario un maggiore impegno da parte dell’Unione europea e della comunità internazionale. Una situazione “senza guerra e senza pace” è fonte di instabilità e, soprattutto, l’Unione europea potrebbe e può trasferire la propria esperienza e i propri successi nella costruzione della pace, della prosperità economica e della democrazia nella regione.

 
  
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  Samuli Pohjamo (ALDE). – (FI) Signora Presidente, desidero innanzi tutto congratularmi con la relatrice, l’onorevole Polfer, per l’eccellente relazione, che costituisce un’analisi accurata della situazione nel Caucaso meridionale e delle opportunità offerte nella regione dalla politica europea di vicinato.

L’ampliamento di tale politica all’Armenia, all’Azerbaigian e alla Georgia, è un progresso importante nell’impegno dell’Unione europea con la regione. Tuttavia, solo il nome della relazione, “dalle promesse alle azioni”, è sufficiente a incoraggiare l’Unione a essere più attivamente coinvolta nella regione. Al contempo, la PEV sarà un’opportunità per i paesi del Caucaso meridionale per cooperare a più stretto contatto con l’Unione.

Le numerose sfide della regione, però, richiedono un intervento più incisivo da parte dell’Unione e che i paesi del Caucaso meridionale dimostrino maggiore responsabilità e impegno in questo partenariato. Uno degli obiettivi principali è una risoluzione pacifica ai numerosi conflitti locali, che porterebbe stabilità alla regione e rafforzerebbe le sue possibilità di sviluppo indipendente.

Desidero sottolineare l’importanza del sostegno alla società civile e dello sviluppo dei contatti tra le popolazioni nella creazione della democrazia e dello Stato di diritto. Per esempio, i progetti transfrontalieri finanziati dall’Unione europea sono strumenti utili a ripristinare il dialogo e accrescere la fiducia tra le parti, ma che richiedono ai paesi coinvolti di accordarsi al fine di non ostacolare i programmi e i progetti delineati a questo scopo.

Inoltre, si raggiungeranno rapporti più stretti solo riducendo i limiti del traffico frontaliero, con programmi di scambio per studenti e alunni, e agevolando la mobilità di ricercatori, investigatori, artisti, imprenditori e giornalisti.

Lo sviluppo del regime dei visti tra i paesi del Caucaso meridionale e l’Unione europea rafforzerebbe la cooperazione economica e commerciale, come ha dichiarato la commissione per il commercio internazionale.

 
  
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  Inese Vaidere (UEN). – (LV) Onorevoli colleghi, nella situazione del Caucaso meridionale, in cui sono in concorrenza gli interessi di diversi attori geopolitici influenti, è importante distinguere la loro reale influenza. La relazione ha in gran parte evitato di riconoscere il vero ruolo della Russia in questa regione. La nostra esperienza nei paesi baltici ci ha dimostrato che la causa di molti problemi è la politica estera neoimperialista della Russia e il suo desiderio di riacquisire autorità nei territori persi. Non posso concordare riguardo al punto di vista espresso nella relazione, secondo cui l’adesione alla NATO potrebbe riaccendere i conflitti in Abkhazia e nell’Ossezia meridionale. Dovremmo prendere atto che più del 70% degli abitanti della Georgia ha votato a favore dell’adesione alla NATO, ma in realtà la Russia ha complicato la situazione incoraggiando i cambiamenti nella composizione etnica e alterando quella dei cittadini. Non dobbiamo ignorare che le persone desiderano avvicinarsi alla democrazia occidentale. La dimostrazione del progresso democratico della Georgia è anche fornita dalle elezioni presidenziali del 5 gennaio che, in linea di massima, si sono svolte in conformità delle norme internazionali. Probabilmente siamo stati troppo critici nei confronti dell’Azerbaigian, poiché è stato manifestato il desiderio di rispettare i diritti umani: il decreto presidenziale di dicembre ha liberato 119 detenuti, tra cui alcuni giornalisti. L’Unione europea deve essere coinvolta più attivamente nella risoluzione dei conflitti prolungati, prerequisito per la stabilità e lo sviluppo. Il primo passo dovrebbe essere quello di incoraggiare la sostituzione delle forze militari russe con contingenti internazionali di pace. Dobbiamo rivolgerci alla Russia con un linguaggio chiaro, poiché impiegare il codice delle forze di pace internazionali non è il modo di passare dalle promesse alle azioni. Grazie.

 
  
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  Jiří Maštálka (GUE/NGL).(CS) Signora Presidente, per iniziare desidero ringraziare la signora Commissario per aver risposto alla mia domanda, riguardante la responsabilità penale delle persone in Georgia. È una questione molto sensibile, affrontata nei dibattiti pre-elettorali nel paese. Vorrei citare il precedente oratore che ha dichiarato che la Russia ha intenzioni imperialistiche. Sì, è possibile. Tuttavia, devo dire che il Caucaso non sono le Alpi o i Pirenei. Il Caucaso è solo il Caucaso, e dobbiamo considerarlo nel proprio contesto geografico. Ho preparato un lungo discorso, ma sintetizzerò i sette punti della mia missione in qualità di osservatore elettorale in Georgia.

Uno: come la larga maggioranza della popolazione nella regione del Caucaso, anche noi dell’Europa occidentale, centrale e orientale desideriamo vedere la stabilità nella regione. È possibile che tale stabilità venga raggiunta con il contributo degli Stati Uniti o dell’Unione europea. Due: è nostro dovere di europarlamentari chiedere l’utilizzo delle risorse finanziarie che l’Unione europea ha fornito per i programmi pertinenti e che non dovrebbero essere impiegate per l’elezione del Presidente Saakashvili. Tre: è magnifico che il nuovo-vecchio Presidente suggerisca un dialogo con la Russia, tuttavia, esiste una regola valida in questo caso, come in un ballo ufficiale, se si porge il braccio a una dama, non vuol dire che si danzerà nel modo in cui lei desidera. Ciò che intendo dire è che se il Presidente Saakashvili propone il dialogo con la Russia, è necessario che l’altra parte comprenda che si tratta di un reale invito a danzare. Quattro: tutti i paesi sono interessati al Caucaso, tra cui gli Stati Uniti e i paesi dell’Unione europea. Purtroppo, quest’ultima è poco coinvolta nella regione. Signora Commissario, devo ammettere che la preoccupazione dell’Unione europea per questa regione non è ovvia, e che comprende anche la preoccupazione per la povertà nel territorio. In questo senso, la nostra politica europea comune dovrà essere formulata in modo migliore; non dovrebbero essere solo parole, ma anche azioni e finanziamenti.

 
  
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  Derek Roland Clark (IND/DEM) . – (EN) Signora Presidente, non posso approvare la politica relativa al Mar Nero, per la quale verrà spesa una grande quantità di denaro. Il mio paese è il secondo maggiore contribuente dell’Unione europea, e il nostro governo ha appena deciso di ridurre il nostro contributo finanziario all’Unione europea di un miliardo di sterline all’anno.

Inizialmente, una delle spinte di questa politica sarebbe stata semplificare per l’occidente l’approvvigionamento di gas e petrolio. Due anni fa, nel periodo natalizio, la Russia ha interrotto il rifornimento di gas all’Ucraina. Era solo una dimostrazione di potere, e dato che la Russia detiene una quota persino maggiore degli approvvigionamenti occidentali, chi può affermare che la cosa non si ripeterà, magari nei nostri confronti? L’Europa deve diventare più autosufficiente nel settore dell’energia, e non attraverso un’inutile energia eolica, tantomeno con i biocarburanti. Se ci fosse una carenza mondiale di grano, sarebbe folle sostituire una scarsità di combustibile con una mancanza di derrate alimentari. Il mio governo ha annunciato, quasi troppo tardi nella giornata, un programma inteso a realizzare una nuova generazione di centrali ad energia nucleare, che dovrebbero essere al pari di quelle francesi, il che significa che il 70% dell’elettricità verrà generato dal nucleare. Noi dovremmo e dobbiamo fare di più e utilizzare il potere di accesso al fine di produrre idrogeno e sviluppare la tecnologia per impiegarlo in sostituzione del petrolio.

Se l’Unione europea vuole fare la differenza, dovrebbe finanziare la costruzione di centrali nucleari nel continente, al fine di ridurre la nostra dipendenza da regimi instabili e da eccessivi tempi di rifornimento. Allora, e solo allora, l’UE disporrebbe delle risorse necessarie ad aiutare le regioni più povere dell’area del Mar Nero. Inviare denaro in questo momento accrescerebbe ulteriormente solo il ritardo dei finanziamenti promessi ai dieci nuovi Stati membri dell’Unione europea orientale, una promessa ancora da mantenere. A proposito di promesse: in Gran Bretagna ci era stato promesso un referendum sulla Costituzione europea, il Trattato di Lisbona, chiamatelo come volete. In quest’Aula, adesso chiedo che l’Unione europea ne indica uno sul Trattato in tutti gli Stati membri, compreso il Regno Unito. Chiediamo l’opinione della gente.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE). (EL) Signora Presidente, onorevoli colleghi, l’Organizzazione per la cooperazione economica nel Mar Nero è un ente regionale abbastanza maturo impegnato in una costante cooperazione intensa e ampia. Inoltre, costituisce una piattaforma di dialogo per i rapporti tra Europa e Asia, per l’espressione creativa, le differenti culture e le diverse identità etniche e le religioni.

La BSEC è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale nel garantire pace, stabilità e prosperità nelle regioni che affrontano sfide significative, quali i Balcani e il Caucaso, nonché nella creazione di uno spazio economico eurasiatico.

L’importanza geostrategica ed economica del rapido sviluppo della regione del Mar Nero è innegabile. Di particolare rilievo sono lo sviluppo di collegamenti marittimi, vie di trasporto e corridoi, nonché la cooperazione in materia di energia, assieme alla promozione dello sviluppo sostenibile.

Le relazioni tra l’Unione europea e la regione del Mar Nero hanno assunto una nuova dinamica grazie alla comunicazione della Commissione sulla cooperazione con la regione del Mar Nero. Tale documento porta il segno della signora Commissario Ferrero-Waldner. Tuttavia, ritengo sia necessario un approccio ampio, coerente e strategico alla regione. Sostengo inoltre l’istituzionalizzazione della cooperazione interparlamentare tra il Parlamento europeo e l’Assemblea parlamentare della BSEC.

Infine, vorrei evidenziare il ruolo particolarmente costruttivo svolto dal mio paese, la Grecia, con la sua doppia identità di Stato membro dell’Unione europea e della BSEC, nel rafforzare la cooperazione all’interno della BSEC stessa e a livello transregionale all’interno dell’UE.

Vorrei concludere congratulandomi con le due relatrici, in particolare con l’onorevole Anastase, nonché con la signora Commissario per il suo proficuo contributo nell’annunciare le priorità comuni di queste due strutture. Signora Commissario, continuo a pensare che dovremmo essere ancora più coraggiosi e instaurare una cooperazione transregionale istituzionalizzata tra l’Unione europea e la regione del Mar Nero.

 
  
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  Hannes Swoboda (PSE).(DE) Signora Presidente, desidero innanzi tutto ringraziare entrambe le relatrici per il loro lavoro eccellente ed altamente cooperativo. Vorrei inoltre ringraziare la signora Commissario, in quanto so che è giustamente molto impegnata in questa regione, e poiché ritengo che desideri fare persino di più di quanto probabilmente non vogliano molti Stati membri e noi le offriamo il nostro massimo sostegno. Vorrei cogliere l’occasione anche per ringraziare sinceramente Peter Semneby, in quanto rappresenta il Consiglio ed è anche molto attivo nella regione.

Ritengo che sia necessario raggiungere un punto che almeno nel suo approccio corrisponda a ciò a cui io e i miei colleghi ci riferiamo costantemente quale la regione del Mar Nero dell’Unione europea. Nicolas Sarkozy ha impiegato questo termine in un’altra accezione per la regione mediterranea, ossia come una spaccatura nell’Unione europea. No, l’intera Unione europea e questa regione circostante il Mar Nero e il Caucaso meridionale devono collaborare nel contesto di un partenariato, come anche altri hanno affermato, al fine di risolvere i problemi comuni esistenti, quali i problemi politici, per quanto riguarda la stabilità, l’emigrazione, e i problemi economici, e in questo caso mi riferisco semplicemente al passaggio dell’energia.

Per esempio, chiunque voglia essere un po’ meno dipendente dalla Russia, deve garantire l’esistenza di altri canali, e che questi attraversino eventualmente la regione, in particolare la Turchia. A prescindere dalla vostra opinione sulla sua adesione, e so che ce ne sono di diverse, la Turchia resta un partner importante per l’Unione europea nella regione, e pertanto dobbiamo certamente coinvolgerla nella questione. Concordo con il collega onorevole Severin, che ha dichiarato che dobbiamo cercare di risolvere tali problemi di concerto con il continente russo.

Tuttavia, questo non significa che non prendiamo più in considerazione l’indipendenza, l’autonomia e il potere dei paesi di questa regione di risanarsi spontaneamente, e che possiamo risolvere i problemi solo con la Russia. Anche quest’ultima deve sapere che sosteniamo tali paesi nella loro aspirazione all’indipendenza nonché nella risoluzione dei conflitti. L’Europa deve essere un partner in questo caso, stando esplicitamente al fianco di questi paesi. Ciò vuol dire che la regione del Mar Nero è molto importante per l’Unione europea e non dovremmo dimenticare l’opportunità di sviluppare questo aspetto insieme. Solo se affrontiamo la Russia insieme saremo in grado di rivendicare i nostri comuni interessi.

 
  
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  Henrik Lax (ALDE). – (SV) Signora Presidente, desidero ringraziare enormemente la relatrice, Lydie Polfer, per la sua relazione davvero eccellente. È giunto il momento di smettere di fare promesse vuote e agire invece, al fine di garantire una migliore integrazione del Caucaso meridionale con l’Unione europea. In qualità di relatore del Parlamento per il codice sui visti, vorrei rivolgere l’attenzione alla libertà di circolazione e chiedere con forza alla Commissione e agli Stati membri di impegnarsi affinché sia possibile conseguire questo obiettivo.

Perché i paesi vicini dell’Unione europea e i paesi del Caucaso costruiscano società democratiche basate sullo Stato di diritto ed economie di mercato funzionanti, i loro cittadini devono essere in grado di adattarsi agevolmente all’Unione europea al fine di beneficiare della nostra esperienza nel campo, e non è quanto accade al momento. È risaputo che i servizi consolari degli Stati membri dell’Unione europea sono tristemente inadeguati in molti paesi del Caucaso meridionale, mancando di sussidiarietà ed efficienza. Pertanto, chiedo agli Stati membri di rafforzare la loro cooperazione. Ritengo vi siano due possibilità: una è citata nella relazione che stiamo discutendo, ossia la richiesta della creazione di centri comuni per i visti comunitari, ma purtroppo la strada è ancora lunga. Per questo motivo propongo anche una soluzione alternativa, ossia che coloro che hanno la nazionalità di paesi appartenenti al Caucaso meridionale dovrebbero avere il diritto, a prescindere dallo scopo del loro viaggio, di chiedere il visto al consolato del paese UE o Schengen situato nelle sue immediate vicinanze.

 
  
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  Ryszard Czarnecki (UEN). (PL) Signora Presidente, questa è una discussione importante su una relazione altrettanto importante dell’onorevole Polfer. La voce del Parlamento europeo cerca di farsi sentire con 10 o 20 anni di ritardo, durante i quali l’Unione non ha praticamente avuto alcuna politica concreta relativa ai paesi del Caucaso meridionale.

Adesso finalmente abbiamo capito che l’Azerbaigian, l’Armenia e la Georgia non sono un’area naturale per le influenze economiche e politiche della Russia. Dico questo esattamente 11 giorni dopo le elezioni in Georgia, in cui ero uno dei sei osservatori del Parlamento europeo, e ho controllato le elezioni, vinte ancora una volta da un rappresentante della scelta a favore dell’Occidente, che propone la massima convergenza con l’Unione e l’adesione alla NATO. Questa mia affermazione rientra anche nel contesto di un conflitto politico che minaccia tutti noi, l’intera Europa, e che può persino sfociare in un conflitto militare tra Georgia e Russia in Ossezia e Abkhazia; tuttavia, Yerevan, Baku e Tbilisi rivestono pari importanza per la politica dell’Unione in materia di energia nonché per la diversificazione delle fonti energetiche. Pertanto, passiamo dalle parole ai fatti, come dice il titolo della relazione; compiamo la transizione dalle parole inutili all’azione.

 
  
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  Nickolay Mladenov (PPE-DE).(BG) Signora Presidente, signora Commissario, consentitemi di ricordare quanto affermato dal nostro collega britannico poc’anzi. Se potessimo, a spese della riduzione dei contributi del Regno Unito, risolvere i problemi della tratta di esseri umani, dell’indipendenza energetica, della sicurezza del Mar Nero, non credo che troveremmo un solo nuovo Stato membro che non desidererebbe privarsi di un miliardo di euro dei propri fondi per risolverli.

Onorevoli colleghi, la relazione dell’onorevole Anastase contiene un messaggio fondamentale, ossia che l’Europa ha bisogno di una politica per il Mar nero al pari di quelle per la dimensione nordica e per il Mediterraneo. Nel 2007 la Commissione europea ha presentato la sua comunicazione, ora abbiamo anche la relazione del Parlamento europeo. Ricordo agli onorevoli colleghi che alla fine dello scorso anno abbiamo chiesto alla Commissione europea di formulare proposte concrete per i progetti e i programmi intesi all’attuazione di tali politiche nel suo programma annuale del 2008. Per questo motivo, facciamo in modo che il 2008 sia l’anno dell’azione nel Mar Nero.

Nel discutere le questioni energetiche dell’Europa, vorrei dire che la relazione contiene un messaggio molto importante: il Mar Nero è di importanza strategica per l’Europa in quanto può contribuire all’aumento della sua dipendenza energetica da una fonte unica, nonché alla diversificazione delle fonti…

fonti e indipendenza energetica. La nostra relazione chiede quest’ultima. E io chiedo a tutti voi: non lasciamo che l’Europa e alcuni paesi dell’Unione europea aumentino la loro dipendenza energetica da una fonte o da un’altra.

La relazione contiene un messaggio molto significativo per i nostri vicini e mi prenderò la libertà di citarlo in inglese. I rapporti nella regione del Mar Nero dovrebbero basarsi su “mutual respect, territorial integrity, non-interference in each other's internal affairs and the prohibition of the use of force or threat of the use of force.

Questo, mi auguro, è il messaggio che la Commissione europea e la Presidenza saranno in grado di presentare ai nostri partner dall’altra parte del Mar Nero, quale base della politica che attueremo nella regione, nonché quale invito rivolto a tali paesi affinchè adottino lo stesso tipo di politica nei confronti di quei paesi che hanno ottenuto l’indipendenza sulla costa del Mar Nero. Grazie.

 
  
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  Ioan Mircea Paşcu (PSE) . – (EN) Signora Presidente, dopo oltre un secolo e mezzo di indifferenza, la regione del Mar Nero è nuovamente al vertice della politica e dell’economia internazionali.

Attualmente, quest’area sta cercando di raggiungere un nuovo equilibrio a seguito dell’ingresso di nuovi attori, tra cui l’Unione europea, dopo essere stata considerata per molti anni, nel corso della guerra fredda, solo un lago chiuso.

Dopo la comunicazione della Commissione dal titolo “Sinergia del Mar Nero: una nuova iniziativa di cooperazione regionale”, l’attuale prima relazione in Parlamento è un altro passo nella direzione giusta.

Tuttavia, purtroppo, ambedue non sono sufficienti. La mancanza di identità nella stessa regione nonché le tradizionali sensibilità di alcuni paesi dell’Unione europea nei confronti della Russia, con ragioni probabilmente sia politiche (per esempio l’Ucraina, la Moldavia, il Caucaso meridionale e i conflitti congelati) che economiche (la maggiore dipendenza dell’Europa dal gas della Russia e la situazione delicata dei negoziati tra Turchia e Unione europea) alla base del fatto che l’Unione europea si sia limitata alla sinergia anziché attuare una strategia.

Se strategia significa obiettivi chiari, strumenti concreti per raggiungerli e, eventualmente, un calendario dettagliato, tutto adattato alle esigenze della stessa regione, la sinergia suggerisce semplicemente di collegare le aree di interesse vicine all’Unione europea.

Si potrebbe arrivare a una strategia attraverso misure concrete sull’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti delle numerose organizzazioni locali, sul modo in cui collegare fisicamente la regione al resto del continente in cui il Danubio è fondamentale, e sul rafforzamento dello strumento della politica di vicinato con la regione del Mar Nero, come suggerito dagli emendamenti del mio gruppo.

Per concludere, una parola sulla Moldavia, l’ultimo tratto di latinità continentale oltre i confini dell’Unione europea. Nonostante abbia fatto parte della stessa spiacevole esperienza all’inizio della Seconda guerra mondiale, questa regione non ha potuto condividere il destino positivo dei tre paesi baltici dopo la guerra fredda.

Ritengo che l’Europa abbia il dovere di modificare la situazione e di continuare pertanto a incoraggiare e a rispondere agli sforzi della Moldavia di aderire all’Unione europea. La mia speranza è che il suo caso venga finalmente giudicato per i propri meriti e non resti di fatto vittima dei rapporti dell’Unione europea con altri paesi, a prescindere da quanto strategici siano tali rapporti.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE).(SV) Signora Presidente, desidero ringraziare la relatrice per aver elaborato un’eccellente relazione su una regione che merita la nostra attenzione. Il Caucaso meridionale occupa una posizione sempre più strategica dal punto di vista politico ed economico. Noi tutti assistiamo al crescente interesse nella regione, anche in questa Assemblea.

Purtroppo, esistono molti punti potenzialmente critici, e l’ingerenza russa è notevole. La Russia desidera aumentare la propria influenza e manifesta il proprio interesse nei processi di dominio e controllo quali i rifornimenti all’Europa di petrolio e gas. L’Unione europea deve scorgere il pericolo nella condotta della Russia e rafforzare pertanto i suoi legami con il Caucaso meridionale, attraverso cui potremmo anche acquisire un utile e necessario supplemento al petrolio e al gas russi, con vie di distribuzione nell’Europa settentrionale. L’Unione europea ha tutto per poter ottenere un maggiore coinvolgimento.

Sono un membro dell’organizzazione svedese, in realtà sono tra i suoi fondatori, che mira ad accrescere le relazioni tra la Svezia e l’Azerbaigian, quindi vi dico questo come un amico. Il conflitto del Nagorno-Karabakh del 1991-1994 ha causato la fuga di un milione di persone, ed è tuttora irrisolto. Secondo Amnesty International, 600 000 profughi interni vivono in Azerbaigian in condizioni spaventose. Alcuni anni fa ho visitato un campo profughi in Azerbaigian vicino al confine con l’Iran. Io stesso non avevo mai assistito a una povertà così degradante. È totalmente inaccettabile che, dopo tutti questi anni, centinaia di migliaia di persone debbano ancora vivere in condizioni simili. A questo proposito, i leader dell’Azerbaigian, con a capo il Presidente Aliyev, devono essere seriamente criticati. L’Unione europea e la Commissione devono fare di più su questo punto. I profughi non devono essere persone dimenticate.

È inoltre fondamentale che agiamo in modo efficace al fine di garantire che un diritto fondamentale quale la libertà di espressione venga rispettato. I politici dell’opposizione e i giornalisti non devono subire minacce e intimidazioni o essere incarcerati. Se l’Azerbaigian desidera essere un paese rispettato in Europa, deve osservare i principi fondamentali di un paese democratico soggetto allo Stato di diritto.

 
  
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  Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN) . – (PL) Signora Presidente, i problemi di cui discutiamo oggi sono di eccezionale importanza, come affermato da coloro che sono intervenuti prima di me. Essi segnano una rotta per l’azione comunitaria che è stata, ed è ancora, enormemente ignorata.

L’Unione europea, se non ha intenzione di perdere il proprio elemento di europeità, può naturalmente estendersi e diffondere la propria influenza solo verso Oriente. Tuttavia, la discussione può ampliarsi all’infinito per quanto riguarda, per esempio, le prospettive di adesione per alcuni paesi in questa regione che non infondono ottimismo. Non occorre analizzare e immergersi nei documenti, per poter dichiarare che la regione, paragonata all’Africa per esempio, è considerata una lontana provincia del nostro continente.

Ogni meccanismo di cooperazione è importante quale parte della politica europea di vicinato, ma non è la prospettiva ultima per questa regione, poiché non instaura reali partenariati di relazioni bilaterali. Per l’Unione, il serio coinvolgimento nella regione è legato all’ingresso nella sfera di influenza della Russia, e questo significa ovviamente l’uso continuo di mezze misure nella regione. Dobbiamo ricordare, tuttavia, che nel lungo termine questa politica non stabilizza l’area, ma causa l’esatto contrario, probabilmente dando origine a nuove tensioni, e già ne abbiamo molte da affrontare.

 
  
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  Urszula Gacek (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, la relatrice per la politica regionale per il Mar Nero ci ricorda che l’Unione europea sostiene nuove infrastrutture energetiche e corridoi praticabili per il trasporto, che diversifichino sia i fornitori che le rotte. Il primo esempio è il gasdotto Nabucco, già riconosciuto quale progetto prioritario di interesse europeo. È pertanto spiacevole che tale progetto venga compromesso da un gasdotto alternativo Russia-Italia dal nome South Stream.

In qualità di europarlamentare polacca, vedo molti punti in comune tra South Stream e il gasdotto baltico Nord Stream. Entrambi sono molto più onerosi del trasporto via terra. Inoltre, South Stream può risultare essere più costoso di Nabucco di 4 miliardi di dollari. Entrambi possono compromettere il fragile equilibrio ecologico degli ambienti marini sensibili. Per di più, in entrambi i casi, i gasdotti possono essere considerati un’arma politica nelle mani della Russia.

Nord Stream isolerà la Polonia, gli Stati baltici e l’Ucraina; South Stream avrà lo stesso effetto nei confronti della Turchia, del Caucaso meridionale e, probabilmente, della Romania, che oggi può essere ignorata a favore della Serbia. South Stream è contrario al principio di sicurezza energetica in Europa, basata su fonti e percorsi differenti. Pertanto, se il progetto South Stream proseguisse, non dovrebbe ricevere finanziamenti comunitari in nessuna fase.

Se la Russia presenterà progetti non realizzabili economicamente e discutibili dal punto di vista ambientale, allo scopo di perseguire i propri obiettivi di politica estera, non dovrebbe comunque avvenire a nostre spese.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma (PSE).(NL) Signora Presidente, sono lieto che questo pomeriggio discutiamo insieme della situazione nel Caucaso meridionale e delle nostre ambizioni, come Unione europea e Parlamento, relativamente alla regione del Mar Nero. Dopotutto, si tratta di territori che hanno problemi a livello regionale, cui è necessario trovare soluzioni sempre a livello regionale, nell’interesse dei paesi che ne fanno parte.

Stiamo discutendo di sicurezza, energia, commercio, trasporti o, più in generale, della stabilità e dello sviluppo delle regioni confinanti con l’Unione europea, aree in cui abbiamo importanti interessi. Questi ultimi, a mio parere, devono riflettersi in una politica più attiva da parte dell’Unione europea e della Commissione europea. Siamo grati alla signora Commissario per le iniziative da lei sviluppate nel contesto della “Sinergia del Mar Nero”.

Come già affermato da altri colleghi, è importante sottolineare che in questo tipo di cooperazione anche la Russia e la Turchia svolgono unafunzione, peraltro già assunta, ed è fondamentale che l’Unione europea si assicuri che lo conservino. Inoltre, abbiamo buone relazioni con la Turchia (siamo in fase negoziale per la sua adesione all’Unione europea), nonostante debba svolgere nella regione un ruolo più ampio oltre a quello tradizionale. La Russia è altrettanto importante nell’area in questione, tuttavia con questo paese le relazioni sono ben più complicate. Ritengo che, se l’Unione europea assume posizioni più da partner che non da leader di questa cooperazione, Mosca potrà capire che la responsabilità della regione è stata condivisa, in modo tale da poter cooperare quali partner senza che l’UE svolga il ruolo principale.

La sinergia è un’ottima idea, è una buona sintesi della combinazione delle attività programmatiche dell’Unione europea e della Commissione; tuttavia, al fine di attuarla in modo più strutturato, l’onorevole Swoboda ed io abbiamo suggerito di attribuire a tale sinergia una dimensione parlamentare, con consultazioni ministeriali a livello della regione del Mar Nero. Accoglieremmo con favore una struttura più definita. Inoltre, abbiamo parlato persino di una Comunità del Mar Nero dell’Unione europea nonostante, a seguito delle iniziative di Nicolas Sarkozy, siamo diventati probabilmente più cauti nell’impiego di una simile terminologia.

È importante evidenziare che i nostri suggerimenti e le vostre opinioni non sostituiscono le relazioni bilaterali con tutti questi paesi, tuttavia possono incoraggiare i nostri vicini di parte orientale a una maggiore cooperazione a livello regionale, cosa che ritengo fondamentale per l’Unione europea.

 
  
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  Siiri Oviir (ALDE).(ET) Signora Commissario, signora Presidente, onorevoli colleghi.

L’interesse e l’obiettivo dell’Unione europea nel Caucaso meridionale è quello di sostenere e incoraggiare lo sviluppo, attualmente in corso nei tre paesi della regione, verso la creazione di paesi pacifici e stabili. La politica di vicinato è operativa, ma è necessario anche elaborare una politica regionale che la integri. Al contempo, non dobbiamo ignorare le caratteristiche diverse dei tre paesi, altrimenti le nostre politiche non saranno efficaci.

Vorrei sottolineare ancora una volta che i paesi del Caucaso meridionale, l’Armenia, l’Azerbaigian e la Georgia, sono molto diversi in termini di cultura, tradizioni, religione e geopolitica. Tuttavia, hanno in comune il loro passato storico; si sono tutti liberati dall’influenza dell’ideologia sovietica, durata per circa 100 anni, ma non si sono ancora liberati completamente della presenza militare del successore dell’Unione Sovietica, la Russia.

Questi paesi necessitano di riforme democratiche, che i loro popoli desiderano, e dell’assistenza mirata dell’Unione europea. L’aspettativa, nonché l’esigenza, è che le delegazioni della Commissione a Erewan e Baku inizino il loro lavoro immediatamente.

Il lavoro del rappresentante speciale dell’UE per il Caucaso meridionale, invece, non è sufficiente nell’attuale modalità. Non vi sono state spiegazioni sul perché le sue relazioni non siano state rese disponibili al Parlamento europeo nel corso degli anni. Questa situazione deve cambiare. Tutti noi siamo impegnati per un obiettivo comune.

Non dobbiamo dimenticare che la democrazia non è un oggetto, è un modo di pensare e non può essere un giorno semplicemente cancellata o trasferita da un paese all’altro. La piena democrazia non compare dal giorno alla notte.

Gli accadimenti che riguardano Armenia, Azerbaigian o Georgia, sono per noi fonte di disagio, sia che si tratti della lotta alla corruzione, del potere giudiziario o della situazione dei mezzi di informazione nella regione, aspetti dei quali gli stessi paesi non sono soddisfatti. È nostra competenza offrire loro un sostegno attivo per le loro istituzioni attraverso esperti e assistenza finanziaria. Oggi la regione accoglie con favore ogni aiuto concreto.

Pertanto, chiedo alla Commissione e al Parlamento europeo di fare maggior uso del know-how degli Stati membri dell’Unione europea che fino a poco tempo fa si trovavano nella stessa situazione del Caucaso meridionale. Siamo a conoscenza delle condizioni e dei problemi locali, e la nostra esperienza nel creare paesi basati sullo Stato di diritto e su un’economia di mercato sarebbe per loro un aiuto pratico.

 
  
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  Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). (PL) Signora Presidente, nel prendere la parola in una discussione incentrata sui paesi del Caucaso meridionale e sulla politica regionale nel bacino del Mar Nero, desidero richiamare l’attenzione sulle seguenti questioni.

Prima di tutto, questa è una vasta area di produzione e trasmissione di energia, nonché di eccezionale importanza dal punto di vista della diversificazione e della sicurezza degli approvvigionamenti delle materie prime per l’energia dell’Unione europea. Tuttavia, è necessario sostenere i progetti che riguardano il trasporto di tali materiali da questa area, non solo verso l’Europa meridionale, come accaduto finora, ma anche verso il nord (l’Ucraina e la Polonia) e a ovest.

In secondo luogo, solo il sostegno comunitario alla stabilità politica e ai processi di democratizzazione nella regione, nonché una risoluzione pacifica dei conflitti tra paesi vicini, possono offrire l’opportunità di un rapido sviluppo economico in tali paesi e una reale riduzione degli elevati tassi di povertà e disoccupazione.

Inoltre, la forte crescita economica in tutta la regione, che in alcuni paesi registra è superiore al 30% del PIL, si basa unicamente ed esclusivamente sulla produzione e l’esportazione del grezzo e del gas naturale. Pertanto, quest’area necessita di aiuti per le fonti di reddito alternative, in particolar modo lo sviluppo del turismo e le relative infrastrutture.

 
  
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  Christopher Beazley (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, devo complimentarmi con l’autore della comunicazione della Commissione sulla sinergia del Mar Nero, Janos Herman, per il suo eccellente lavoro, e anche con la relatrice, onorevole Anastase, che ha elaborato una relazione estremamente importante.

Signora Commissario, lei ha affermato all’inizio di questo dibattito di essere d’accordo su gran parte del testo dell’onorevole Anastase. Nella sua risposta di chiusura del dibattito, potrebbe fare specifico riferimento ai paragrafi 29 e 36 del documento? Il paragrafo 29 invita la Commissione a promuovere il dialogo interculturale nella regione del Mar Nero, e il paragrafo 36 chiede alla Commissione di sostenere la creazione di una piattaforma delle ONG al fine di istituire un contesto per gli scambi tra le società civili. Potrebbe garantire al Parlamento che la Commissione attuerà entrambe queste raccomandazioni?

 
  
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  Libor Rouček (PSE).(CS) Onorevoli colleghi, signora Commissario, nel mio breve discorso, consentitemi di concentrarmi su un unico aspetto degli argomenti odierni, ossia la cooperazione regionale. Se prendiamo in considerazione le due aree, il Caucaso meridionale e la regione del Mar Nero, possiamo notare che le relazioni bilaterali o multilaterali tra i paesi sono spesso poco sviluppate. È frequente la mancanza di un dialogo politico di maggiore spessore, il livello del commercio tra questi paesi è molto basso, e mancano inoltre quasi ovunque un sistema dei trasporti moderno ed efficiente e le infrastrutture per l’energia. Pertanto, accolgo con favore l’invito di entrambe le relatrici a rafforzare questo aspetto specifico: la cooperazione regionale reciproca nelle regioni in questione, oltre alle relazioni bilaterali con l’Unione europea. È essenziale sviluppare i sistemi democratico e dell’istruzione nonché rafforzare la cooperazione regionale nell’ambito dei diritti umani e dei cittadini, nei settori dei trasporti, dell’energia e dell’ambiente, nonché del commercio, del turismo e degli investimenti. In altri termini, è fondamentale tessere una solida rete di relazioni, in modo graduale, tra i paesi e gli Stati del Caucaso meridionale e della regione del Mar Nero. Se questo accade, sono certo che, anche in questa area geografica, i lunghi conflitti si chiariranno e finalmente risolveranno, creando così uno spazio di stabilità, democrazia e prosperità.

 
  
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  Anna Ibrisagic (PPE-DE).(SV) Signora Presidente, con questa chiara posizione geostrategica, la regione del Mar Nero è fondamentale per l’Unione europea e i paesi dell’area più vasta, non solo per motivi politici e di sicurezza, ma anche per la sua diversità e il patrimonio culturale. Tuttavia, le regioni in cui si incrociano molte strade e in cui sono presenti numerosi interessi politici e di altro genere sono spesso a rischio di conflitti di qualsiasi genere.

Io stessa sono nata nei Balcani e conosco il significato dei conflitti prolungati e irrisolti, per la situazione della sicurezza nell’intera regione e per il suo potenziale economico nonché per la normalizzazione della vita dei suoi abitanti. Sono inoltre consapevole che l’Unione europea deve svolgere un ruolo importante. L’UE può e deve avere quale proprio obiettivo, assieme alla popolazione dei paesi del Mar Nero, lo sviluppo della regione in un’area stabile e sicura, in cui prevalgano i principi democratici e lo Stato di diritto. Un elemento importante a questo scopo è inoltre una maggiore cooperazione in campo energetico. Investendo in nuove infrastrutture e potenziando la diversificazione dei fornitori, contribuiremo allo sviluppo economico e commerciale della regione, che a sua volta aumenterà le possibilità di stabilità e sicurezza.

Rafforzare i legami tra Unione europea e regione del Mar Nero, pertanto, non solo è positivo ma necessario. È quindi palese che la regione necessiti di una politica regionale nuova e più chiara che, è mio dovere sottolineare, non deve essere impiegata quale alternativa all’adesione all’Unione europea per i paesi che possono essere ammessi, né quale pretesto per ritardare il processo di integrazione della regione con l’Europa.

Infine, desidero ringraziare le due relatrici per il loro lavoro eccellente e ringraziare in modo particolare il Commissario Benita Ferrero-Waldner per il suo personale interesse e impegno dimostrati per i problemi della regione.

 
  
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  Kristian Vigenin (PSE).(BG) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero esprimere la mia soddisfazione in quanto due relazioni, sul Mar Nero e sul Caucaso meridionale, sono state redatte e discusse in sede di commissione per gli affari esteri in un’atmosfera di intesa, e sono state adottate praticamente all’unanimità.

Questo è un segnale incoraggiante della nostra consapevolezza di quanto sia importante elaborare una politica più chiara, sistematica, strutturata e unificata per la regione del Mar Nero e i paesi vicini. Non è un compito facile. La regione del Mar Nero comprende paesi con tradizioni, culture, pratiche politiche, dimensioni territoriali e densità di popolazione diverse.

Inoltre, tali paesi si trovano in fasi differenti nella loro cooperazione con l’Unione europea, dagli Stati membri, ai paesi candidati, ai paesi coinvolti nella politica europea di vicinato, fino, ovviamente, alla Russia, il cui approccio costruttivo sarebbe la chiave del successo di questa iniziativa. Tuttavia, questa diversità offre numerose opportunità per una combinazione di varie politiche volte a produrre un effetto di aggregazione più esteso.

Desidero fare tre osservazioni. In primo luogo, la regione è di estrema importanza strategica per l’Unione europea in termini di sicurezza, approvvigionamenti energetici, trasporto e commercio, ambiente, e così via. Per questo motivo, mentre valutiamo molto positivamente l’iniziativa della Commissione sulla sinergia del Mar Nero, desideriamo vedere un progetto più ambizioso basato sui successi della dimensione nordica o della cooperazione euro-mediterranea. Al momento di promuovere l’idea di un’Unione euro-mediterranea, non ci sarebbe niente di più logico del trovare una formula più ambiziosa per la regione del Mar Nero.

In secondo luogo, l’intera area è estremamemnte carente dal punto di vista delle infrastrutture per il trasporto e la trasmissione di energia. Ritengo pertanto appropriato sostenere tutti i progetti transnazionali dedicati a tali ambiti, in quanto si completano reciprocamente e non sono alternative. Questo significa una maggiore sicurezza, la facilitazione degli scambi economici e la creazione di legami tra i paesi della regione e l’Unione europea. Tutto ciò diversificherà le fonti e le strade lungo le quali il petrolio e il gas naturale raggiungeranno l’Unione europea.

Infine, molti paesi della regione soffrono di gravi problemi sociali e vorremmo garantire che le questioni sociali non vengano gettate nel dimenticatoio. Le prospettive a lungo termine per i paesi del Mar Nero e del Caucaso meridionale sono connesse allo sviluppo del potenziale umano, all’investimento nell’istruzione, alla garanzia di servizi sanitari e di assistenza all’infanzia adeguati. Grazie.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, desidero informare la signora Commissario che, assieme ad altri colleghi, sono convinto che l’Unione europea debba dimostrare un maggiore impegno nel Caucaso meridionale. Inoltre, tutti i paesi della regione sono già membri del Consiglio d’Europa e, in quanto tali, fanno parte dell’Europa.

Le politiche di vicinato ampliate costituiranno un valido strumento per la messa in pratica di tale impegno in termini concreti. La nostra sfida e opportunità consiste nello svolgere il ruolo di uno stabilizzatore affidabile, nonché quello di mediatore indipendente e sostenitore del processo democratico. Pertanto, dobbiamo abbandonare ogni esitazione e ambiguità. È davvero il tempo di definire in modo più chiaro le politiche comunitarie in questo settore.

Il rappresentante dell’Unione europea, Peter Semneby, ha svolto un eccellente lavoro e sono lieto, signora Commissario, che lei abbia parlato dell’aumento e ampliamento delle nostre rappresentanze nella regione. Un attivo impegno a lungo termine dell’Unione europea contribuirà sicuramente anche nel trovare una soluzione ai conflitti congelati che la commissione per gli affari esteri ha deciso di chiamare, più realisticamente, “conflitti irrisolti dell’era post-sovietica”.

Pertanto, è significativo che la relazione rifiuti tutti i tentativi di potenze straniere volti a creare sfere d’influenza esclusive nella regione, e solleciti la Russia a non opporsi a un impegno dell’UE nella gestione dei conflitti e nelle operazioni di mantenimento della pace.

Ugualmente importante, tuttavia, sarà il ruolo dell’Unione europea nel promuovere la cultura del dialogo democratico nella regione. Il Parlamento europeo contribuirà a questo in modo significativo. Gli eurodeputati possono mediare e incoraggiare il normale dialogo politico tra le parti opposte.

Infine, è fondamentale che la relazione incoraggi la Commissione ad agire in direzione di possibili accordi di libero scambio con l’Armenia e la Georgia, e a spianare la strada a un accordo di partenariato in materia di mobilità tra l’Unione europea e la Georgia.

Pertanto, il Caucaso meridionale è diventato sempre più vicino e importante per noi. Questa regione merita il nostro fermo impegno.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis (PSE) . – (EN) Signora Presidente, l’Unione europea ha la possibilità e la volontà di contribuire al rafforzamento di stabilità e democrazia, nonché di migliorare la qualità della vita nelle regioni del Mar Nero e del Caucaso. Il coinvolgimento di grandi paesi quali la Turchia, l’Ucraina e la Russia è importante, nonostante questi paesi abbiano status differenti per quanto riguarda i loro rapporti con l’Unione europea.

La Polonia apporta in questa regione il proprio potenziale e la propria esperienza, benché non sia direttamente collegata a essa, in quanto condivide la sua storia con gli Stati baltici. Tuttavia, l’Unione europea ha steso un altro velo su alcuni aspetti dell’ampliato spazio Schengen, proprio quando era indispensabile intensificare il dialogo e la cooperazione con i nostri vicini.

Per molti cittadini dell’Europa orientale, il 1° gennaio 2008 ha significato un aumento di quattro volte del prezzo dei visti per viaggiare nei paesi vicini, e di conseguenza ha oscurato alcuni aspetti economici in Europa. Sono in disaccordo con le dichiarazioni di alcuni funzionari della Commissione sulla conseguenza di un trattamento equo da questo punto di vista nei confronti dei nostri vicini della parte meridionale e orientale. Gli Stati dell’Europa orientale a noi vicini si trovano nello stesso continente e, non molto tempo fa, alcuni di noi vivevano con loro nello stesso paese, senza confini.

Mi rivolgo ai miei colleghi per il sostegno all’emendamento n. 10 del gruppo PSE della relazione sulla strategia per il Mar Nero. Sollecitiamo il Consiglio e la Commissione a ridurre le imposte sui visti a un livello accettabile per i comuni cittadini dei paesi che fanno parte della politica di vicinato dell’Unione europea o che con l’UE hanno un partenariato strategico.

 
  
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  Maria Petre (PPE-DE).(RO) Prima di tutto, consentitemi di congratularmi con la relatrice, onorevole Anastase, e con i colleghi delle diverse commissioni che hanno fornito i loro pareri sulla relazione oggetto della discussione in corso, importante quanto i problemi correlati alla creazione di una politica regionale per il Mar Nero. Desidero inoltre ringraziare i miei colleghi della commissione per lo sviluppo regionale per aver sostenuto gli emendamenti proposti al parere della commissione di cui faccio parte. Mi riferisco all’inserimento nella versione definitiva della relazione sul Mar Nero della mia richiesta di un rafforzamento della missione di assistenza europea alle frontiere della Moldavia e dell’Ucraina, e della necessità di una migliore gestione dell’emigrazione e immigrazione clandestine nella zona.

Ritengo occorra l’incoraggiamento della Commissione attraverso azioni a livello regionale e nazionale nella regione, affinché diventi un’area realmente democratica e stabile. Un coinvolgimento più attivo dell’Europa significherebbe una reale opportunità per la regione, che presenta un enorme potenziale scarsamente utilizzato, tenendo conto dei conflitti congelati e delle relazioni tese tra alcuni dei paesi dell’area.

Parlando in termini istituzionali, sono favorevole all’idea che gli Stati membri della regione (Romania, Bulgaria, Grecia) assumano la leadership, e ritengo che l’Unione e gli altri paesi dell’area dovrebbero potenziare e coordinare le attività e i meccanismi di cooperazione regionale. Solo in questo modo il raddoppiamento dei finanziamenti disponibili attraverso lo strumento europeo di vicinato e i principi all’origine dei Fondi strutturali, quali il partenariato, la sostenibilità, l’efficacia, la non discriminazione e la decentralizzazione, condurranno agli effetti positivi desiderati.

 
  
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  Zdzisław Kazimierz Chmielewski (PPE-DE). (PL) Signora Presidente, le relatrici non possono celare la loro soddisfazione per aver presentato al Parlamento europeo un’iniziativa intesa a rafforzare la sinergia del Mar Nero, una proposta avanzata dalla Presidenza tedesca e ripresa dalla Commissione europea.

Tale iniziativa ha ricevuto approvazione anche da parte dei paesi baltici meridionali e orientali, che sono stati di recente integrati nell’Unione europea. La loro posizione è inoltre la prova della convinzione che vi sia la necessità di unire saldamente la sinergia del Mar Nero a quella che è conosciuta come dimensione orientale dell’Unione europea. In questo senso, la cooperazione a livello locale acquista un significato più generale e un potenziale di realizzazione conforme al messaggio comunitario di base.

In altre parole, la sinergia del Mar Nero si dovrebbe manifestare semplicemente nell’individuazione e nella sintesi di impegni multilaterali, identificandoli nel migliore interesse della regione del Mar Nero e dell’intera parte orientale di un’Europa integrata.

Un fattore importante che accresce il particolare ruolo del Mar Nero è la singolare situazione geografica, storica e politico-economica di questo bacino idrico. Le influenze europee e asiatiche si incrociano in questo luogo da migliaia di anni. Il coinvolgimento dell’Unione europea nel bacino del Mar Nero, pertanto, deve essere scevro di influenze politiche e di istituzionalizzazioni superflue, e di restrizioni che minacciano un indebolimento delle condizioni per la cooperazione ragionevole, e persino la destabilizzazione in questa regione nel settore della sicurezza e nel funzionamento delle reti di comunicazione, la protezione dell’ambiente, e così via. Dovrebbe inoltre creare condizioni favorevoli aggiuntive per un impegno più deciso del Mar Nero nel processo di diversificazione delle strade per l’approvvigionamento energetico, probabilmente prevedendo nuove fonti, in particolare da quella che è conosciuta come la direzione caspica. Molti paesi dell’Unione europea sono noti per l’interesse che nutrono in questo senso.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE-DE).(RO) L’essenza della politica europea di vicinato è la cooperazione basata su una serie di valori comuni e preoccupazioni che l’Unione condivide con i paesi coinvolti in tale politica.

È necessario rafforzare uno spazio di vicinato stabile, che potrebbe influire positivamente sulla sicurezza interna dell’Unione e sarebbe un prerequisito per la prosperità e lo sviluppo economici dei paesi interessati.

I paesi del Caucaso meridionale sono dotati di alcune caratteristiche utili al successo dei progetti europei in settori fondamentali quali l’energia e i trasporti. L’importanza geopolitica di questi paesi è connessa alla loro posizione strategica per quanto riguarda le risorse energetiche dell’Asia centrale. Questa è un’area di transito essenziale, in quanto è uno dei pochi corridoi che possono consentire all’Unione di diversificare il proprio accesso alle risorse energetiche dalla regione caspica. Le possibili vie di transito alternative per i gasdotti che partono dall’area caspica e i progetti di condotti che attraversano il Mar Nero dipendono in gran parte dalla stabilità del Caucaso meridionale.

L’Unione europea non è l’unico attore con interessi strategici nella regione. Altri due importanti attori della scena internazionale hanno sviluppato in quest’area forti iniziative e strategie. Gli Stati Uniti hanno un piano d’azione sulla sicurezza energetica che coinvolge l’avviamento e lo sviluppo di percorsi alternativi per il trasporto di petrolio e gas. La Russia finanzia i progetti per se stessa, e rafforza la propria posizione sul mercato dell’Asia centrale.

Nel contesto attuale, data la naturale importanza della questione energetica e della dipendenza dalla Russia, il modesto livello di coinvolgimento dell’Unione europea nella regione si può ripercuotere negativamente su tutti gli Stati membri. L’Unione europea deve elaborare quanto prima una politica di sicurezza energetica unica, e gli Stati membri devono rinunciare ai loro singoli interessi e coinvolgere necessariamente i paesi del Caucaso meridionale.

 
  
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  Rumiana Jeleva (PPE-DE).(BG) Signora Presidente, signora Commissario, mi congratulo con la Commissione europea per aver avviato, con la sua comunicazione, questa discussione sul rafforzamento della cooperazione con la regione del Mar Nero, integrando le politiche bilaterali esistenti con un nuovo approccio regionale.

Vorrei ringraziare la relatrice, l’onorevole Anastase, per la sua relazione molto ben equilibrata e innovativa. Condivido pienamente l’opinione secondo cui, con l’adesione di Bulgaria e Romania all’Unione europea, il Mar Nero ha acquisito una nuova importanza strategica, non solo per i paesi della regione, ma anche per tutti gli Stati membri e le politiche e i principi dell’Unione attuati.

Chiedo alla Commissione, e rinnovo la richiesta anche ai governi nazionali che, al momento della realizzazione di progetti relativi a grandi infrastrutture, all’energia e all’ambiente, che influiscono sui mezzi di sostentamento, sulla salute e sulla qualità della vita dei cittadini, forniscano obbligatoriamente alle comunità locali, nei centri abitati e comuni in cui tali progetti devono essere realizzati, informazioni sui parametri tecnici dei progetti, conformemente alle più elevate norme internazionali adottate per interventi di questo tipo.

Nel condividere la profonda preoccupazione espressa nella relazione per la condizione ambientale del Mar Nero, che soffre di un inquinamento incontrollato, aggravato da molti disastri ecologici, ribadisco che si dovrebbe condurre una valutazione indipendente sull’impatto della costruzione di nuove infrastrutture di trasmissione di petrolio e gas sull’ambiente e la vita sociale dei cittadini; i governi nazionali dovrebbero inoltre elaborare relazioni sui possibili danni che tali progetti potrebbero causare, e sottoporli a referendum e discussioni pubblici. Un esempio significativo è il progetto di costruzione dell’oleodotto Bourgas-Alexandroupolos in Bulgaria.

Concordo pienamente riguardo ai principi di garanzia di uno sviluppo sostenibile e di recupero dai disastri ambientali come dichiarato dalla relazione, con riferimento ai due tragici incidenti nell’area di Kerch, lo scorso novembre e nella prima settimana di quest’anno; è necessario istituire un meccanismo inteso a occuparsi degli interessi delle comunità locali nei comuni costieri in cui sono minacciate le acque pulite del Mar Nero, i mezzi di sostentamento e la qualità della vita dei cittadini di queste città e villaggi. Vi ringrazio per l’attenzione.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie alle relatrici per la relazione completa ed articolata e brevemente mi soffermo su un aspetto.

In Georgia abbiamo avuto le elezioni, elezioni che l’OSCE conferma come regolari e che la Russia contesta, elezioni che hanno rieletto il Presidente uscente Saakashvili, che tra mille difficoltà ha tentato di portare la democrazia nel paese, scardinando la vecchia diplomazia post-sovietica e aprendo all’Occidente, alla NATO e all’UE. Proprio questa apertura ha causato la ritorsione della Russia di Putin che ha sempre favorito, tra l’altro, le rivolte autonomistiche in Ossezia del Sud e Abkhazia.

Ma al di là della situazione geopolitica, un altro fattore di frizione con la Russia sono oggettivamente gli oleodotti e i gasdotti in territorio georgiano, destinati a portare ad ovest il petrolio e il gas dell’Azerbaigian. Io ritengo che in uno scacchiere caucasico che, ricordiamo, è percorso dalla guerra strisciante tra Armenia e Azerbaigian, dalla questione cecena, dal contrasto turco-armeno e da cento altri problemi, avere un paese democratico e nostro alleato, che oltretutto offre un’alternativa energetica a Mosca, costituisce un fattore di strategica importanza. Dunque, rafforziamo concretamente questa sinergia.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE).(RO) Gli Stati membri e la Commissione dovrebbero accelerare la realizzazione dei progetti prioritari di trasporto transeuropeo sugli assi nn. 7, 18, 21 e 22, nonché la loro progressiva integrazione con il progetto TRACECA e con i 5 assi definiti nella comunicazione della Commissione 32/2007 sull’estensione delle principali rotte di trasporto transeuropee ai paesi confinanti.

La dimensione europea del Mar Nero dovrebbe essere analoga alla dimensione nordica e basata su partenariati paritari e su un’infrastruttura adeguata per lo sviluppo dei progetti prioritari in materia di energia nucleare, ricerca e sicurezza, trasporti, turismo e lotta contro il cambiamento climatico.

Onorevoli colleghi, ritengo che lo sviluppo economico dei paesi del Mar Nero necessiti di autostrade e linee ferroviarie a percorrenza veloce che colleghino le parti centrale e occidentale dell’Unione europea alla sua costa sul Mar Nero.

L’Unione europea dovrebbe promuovere la politica marittima unica nella regione del Mar Nero, che garantirà un approccio integrato alla tutela ambientale, allo sviluppo della zona costiera, alla ricerca marina, e al turismo.

 
  
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  Christopher Beazley (PPE-DE) . – (EN) Signora Presidente, rivolgo due domande alla signora Commissario e quando risponderà riguardo all’attuazione del paragrafo 29, sulla promozione del dialogo interculturale, e del paragrafo 36, sulla creazione di una piattaforma per le ONG intesa a favorire gli scambi tra le società civili, forse allora rammenterà il precedente che abbiamo nei Balcani nell’ambito di un’organizzazione dal nome CLIO. È indipendente dai governi e riunisce insegnanti di storia provenienti da tutti i paesi balcanici che si incontrano al fine di discutere riguardo alle proprie origini comuni storiche e culturali del passato con l’obiettivo di pubblicare libri e documenti relativi alla storia della loro regione senza conflitti nazionali.

Forse nella regione del Mar Nero ci potrebbe essere un’altra lezione: un incontro tra gli storici e i ricercatori dei paesi vicini alla regione, indipendenti dalle pressioni governative, che promuovono una visione comune della storia del Mar Nero, in assenza di conflitti nazionali.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner , Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, devo ammettere che questa è una delle migliori discussioni cui abbia mai partecipato, nonostante l’ora molto avanzata.

Si parlava di politica europea di vicinato, che è già in fase di attuazione, e molti di voi hanno affermato che l’Unione europea deve fare di più, ma l’Unione europea ha già fatto molto, come altri hanno dichiarato. Desidero ringraziare le due relatrici, onorevoli Anastase e Polfer, in quanto ritengo che abbiate alimentato un dibattito molto interessante.

Ma qual è il nuovo elemento di questa sinergia del Mar Nero? È l’elemento regionale, come hanno detto giustamente alcuni parlamentari che purtroppo non sono più in Aula; l’idea di una dimensione regionale è stata elaborata nel corso della Presidenza tedesca, alla quale desidero rendere omaggio. Adesso si tratta di dimensione regionale della parte bilaterale della politica di vicinato con i paesi orientali. Ciò significa che, al fine di pervenire a una sinergia, stiamo tentando di riunire non solo i paesi della politica di vicinato, ma anche altri due importanti attori: la Turchia e la Russia.

Pertanto, non si tratta di una strategia, bensì di una sinergia, in quanto certamente esistono diverse strategie. Pensate: disponiamo di una politica di vicinato, di una particolare strategia nei confronti della Russia e, ovviamente, di un paese candidato quale la Turchia. Tuttavia, riteniamo che sia necessaria anche una politica sulla collaborazione.

Nel quadro della troika, mi recherò con altri colleghi nella regione molto presto, credo nel giro di due settimane, e sicuramente riporterò molto di quanto è stato affermato in quest’Aula in mia presenza.

Dovrò adesso occuparmi di pochi punti, poiché ci sarebbe così tanto da dire che potrei parlare per un’altra ora e mezza, ma non desidero farlo, in quanto ritengo che la discussione sia stata molto interessante, e che se ne parlerà molto anche in futuro.

Il commercio è una delle parti importanti. Avete parlato di energia, di trasporti, di cambiamenti climatici, e ne ho parlato anch’io. Esistono altri aspetti, ma quello commerciale è davvero fondamentale, ed è in corso uno studio di fattibilità sul tema. Esiste anche un’iniziativa della Commissione. Con quale obiettivo? L’obiettivo è valutare le prospettive di ulteriori aperture commerciali, per esempio nel caso della Georgia e dell’Armenia, ma di certo dobbiamo osservare l’evolversi della situazione. E questo è un punto.

In secondo luogo, la mia opinione personale quando ho presentato la politica di vicinato in una delle mie ultime comunicazioni, non esattamente l’ultima ma quella precedente, era infatti la necessità di un’area economica di vicinato, uno spazio economico, che è anche quello che alcuni onorevoli deputati hanno citato oggi. Pertanto, l’idea è quella di disporre in futuro di una specie di libero scambio, che certamente sarà da attuarsi in maniera graduale.

Inoltre, in futuro ci sarà uno spazio di giustizia, libertà e indipendenza, ma certamente anche questo sarà un approccio graduale. Molti hanno parlato di una politica dei visti. Posso dirvi che, in qualità di Commissione, siamo stati molto aperti su questo aspetto. Ma siete ben consapevoli che è competenza degli Stati membri, quindi se vi riferite ai diritti sui visti, sapete anche che gli Stati membri hanno la possibilità di concedere all’inizio libertà sui visti, nonché di dichiarare la propria volontà di proseguire con la facilitazione del rilascio dei visti. Ma è chiaro che non è di competenza della Commissione. Volevo ricordarlo, in quanto l’Esecutivo viene sempre chiamato in causa per situazioni in cui ha fatto tentativi, ma non è andato oltre a causa di impedimenti concreti.

Ora passo alla questione energetica. È senza dubbio una regione molto importante per quanto riguarda l’energia, e abbiamo bisogno di decisioni coordinate da parte di molti, i paesi e le parti interessate del settore privato, per i gasdotti nella lunga distanza. Siete a conoscenza del fatto che la Commissione impiega la cooperazione regionale nel Caucaso meridionale e nel Mar Nero al fine di facilitare le decisioni e diversificare fonti e rotte di approvvigionamento. Questo comprende i contatti, per esempio, relativi al gasdotto transcaspico, Nabucco. Sapete che adesso esiste un coordinatore, ma non è compito esclusivo della Commissione. È un problema della Commissione e degli Stati membri. Inoltre, alcuni Stati membri hanno già intrapreso azioni sulla base di idee diverse, che non sempre rientrano nel nostro approccio unificato.

Ritengo che un altro aspetto molto importante sia lo sviluppo dei porti. Questo punto è tra i principali della nostra agenda nel quadro del nostro programma sulle Autostrade del mare. Questo si rifletterà quindi anche nella prossima fase del progetto TRACECA.

Consentitemi di rispondere ora all’onorevole Beazley. Sì, certamente a questo proposito svolge un ruolo anche il dialogo interculturale. Tuttavia, per fare un esempio, ieri ero a Madrid, dove è stata lanciata l’Alleanza delle civilizzazioni, che ora è un progetto su scala globale, nel quadro delle Nazioni Unite. Uno degli aspetti locali e regionali sarà di certo proprio questo, tuttavia ritengo che dovremmo inserirlo in questo nuovo quadro globale.

Poi, lei ha citato anche gli scambi delle ONG. A questo proposito, posso dirle che il programma di cooperazione transfrontaliera del Mar Nero già sostiene il contatto tra le diverse ONG. La Commissione sta programmando quest’anno alcune manifestazioni per le ONG riguardanti la cooperazione economica e la libertà di stampa, e noi stiamo cooperando molto da vicino in questo settore con il Forum del Mar Nero, un’iniziativa della Romania.

Infine, credo che i libri di storia di cui l’onorevole Beazley ha parlato, figurino certamente tra questi elementi interessanti. A questo proposito, sono indubbiamente necessari finanziamenti alle strutture cui si è fatto riferimento, destinati ai molti progetti. Per questo motivo, abbiamo creato, nell’ambito della politica di vicinato, il Fondo di investimento per la politica di vicinato, i cui obiettivi erano in principio le regioni meridionali e orientali. Ma all’interno della cooperazione regionale esiste anche una possibilità di portare avanti i progetti.

Ritengo che questi siano i punti essenziali che desideravo sottolineare in questa fase, ma sono sicura che possiamo tornare di nuovo su questi argomenti, probabilmente dopo che si saranno svolti gli incontri. E sapete anche che stiamo finalmente tentando, come Commissione, di semplificare le questioni sul modo di contribuire alla risoluzione dei conflitti congelati. Questo è, di sicuro, un settore molto più complicato, in quanto ognuno di essi è molto diverso dall’altro, ma stiamo cercando finalmente di contribuire con i nostri progetti e di stabilire il giusto contesto al fine di facilitare gli accordi. Auspichiamo, assieme agli Stati membri e al Consiglio, di giungere a un’ottima soluzione.

 
  
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  Lydie Polfer , relatrice. – (FR) Signora Presidente, desidero ringraziare, molto brevemente, tutti i colleghi che sono intervenuti, nonché i miei collaboratori. Ho potuto constatare con grande piacere un’ampia convergenza di vedute sulla necessità di approfondire i nostri rapporti con i paesi del Caucaso meridionale, di condividere con loro la nostra esperienza e di sostenerli nel cammino delle riforme politiche ed economiche. Desidero ringraziare soprattutto la signora Commissario per la disponibilità di questa sera, ma anche per la disponibilità dimostrata nel comunicarci che avrebbe condiviso con noi le informazioni e il seguito di questa relazione. Le posso garantire che da oggi ha conquistato il nostro interesse, la nostra attenzione e la nostra amicizia.

 
  
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  Roberta Alma Anastase, relatrice. (RO) Anch’io desidero ringraziare tutti gli oratori per il loro contributo significativo riguardante gli aspetti importanti della cooperazione nel Mar Nero. Concordo appieno riguardo al fatto che per la regione del Mar Nero dovrebbe essere elaborata una politica separata, forse persino una strategia, e vorrei sottolineare ancora una volta la sua importanza.

Accolgo con favore l’organizzazione di una conferenza interministeriale sulle politiche relative al Mar Nero e auspico che tra i risultati di tale conferenza figurino misure concrete e risolute relative a tutti i settori di cooperazione nei paesi del Mar Nero e tra questi ultimi e l’Unione europea.

Non mi soffermerò per il momento su altre questioni; certamente, la discussione è stata molto interessante, ma è necessario ribadire un concetto importante: la sinergia e la politica di cooperazione nella regione del Mar Nero non dovrebbero precludere le nuove prospettive di adesione.

Il dialogo con la società civile istituzionalizzata è fondamentale in quanto, senza dubbio, la costruzione istituzionale è possibile solo se le persone coinvolte hanno la volontà di attuare cambiamenti reali.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani, giovedì, alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  András Gyürk (PPE-DE), per iscritto. – (HU) La relazione sulla sinergia del Mar Nero chiarisce in modo adeguato quali sono i settori in cui rafforzare il dialogo che potrebbero portare benefici reciproci all’Unione europea e ai paesi della regione. Tra questi, la politica energetica svolgerà un ruolo imprescindibile.

Intensificare la cooperazione tra l’Unione europea e i paesi del Mar Nero potrebbe condurre a notevoli progressi nel campo della sicurezza degli approvvigionamenti comunitari. La costruzione di gasdotti, intesa a ridurre in modo rilevante la dipendenza energetica europea, non è concepibile in mancanza di una cooperazione attiva dei paesi della regione. Lo sviluppo di un programma quadro per i trasporti trasparente e non discriminante è fondamentale per gli Stati membri dell’Unione e per il benessere dei molti paesi della regione.

Non sottolineeremo mai abbastanza l’importanza del gasdotto Nabucco, in quanto costituisce un’alternativa per l’Europa per quanto riguarda le risorse e i partner nonché le vie di trasporto. Su questo punto, è particolarmente importante che i paesi interessati non cedano alla tentazione allettante di ripartire i benefici del breve termine. Il progetto Nabucco può essere un simbolo non solo per la politica comune in materia di energia che sta prendendo forma, ma anche per la cooperazione nel Mar Nero.

Al momento di discutere questo argomento, sarebbe utile che noi prestassimo attenzione all’aumento dell’attività della Russia nella regione. L’Unione europea deve chiarire che considera inaccettabile la sua condotta monopolistica sulle risorse energetiche, palese in questo caso. Poiché la commissione per l’industria esprime il proprio parere nella relazione, l’accesso alle risorse è un interesse comunitario legittimo. Quando l’Unione elabora la sua politica in materia, dovrebbe prevalere il principio di libera concorrenza.

 
  
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  Katrin Saks (PSE), per iscritto. – (ET) La relazione affronta la questione su una base regionale e, nonostante tale approccio abbia i suoi vantaggi, non consente di sottolineare in modo adeguato le differenze tra i paesi del Caucaso meridionale. Suggerisco di porre in rilievo in modo più deciso tali differenze poiché altrimenti agiremo nei confronti di questi paesi come non vorremmo si facesse con noi.

In secondo luogo, il modo in cui si esprime la relazione può dare l’impressione che la Georgia sia il paese più problematico della regione. Ho notato che questo è accaduto anche nelle discussioni in seno alle diverse commissioni parlamentari e nei gruppi in cui gli stessi ambasciatori hanno rilasciato simili dichiarazioni. A fronte degli avvenimenti recenti, tuttavia, questa non è esattamente la realtà e noi ne siamo pienamente consapevoli. Purtroppo, la violenza delle manifestazioni a Tbilisi ha ricevuto più attenzione dal mondo che non le quotidiane violazioni dei diritti umani in Azerbaigian, per esempio, che spesso non prendiamo in considerazione a causa delle enormi risorse energetiche del paese.

Per quanto riguarda la situazione dell’economia o dei diritti umani, il progresso delle istituzioni democratiche e la libertà dei mezzi di informazione, le prestazioni della Georgia sono quelle di un paese che ha scelto con molta chiarezza la strada della democrazia, verso la quale si muove con maggior successo degli altri. Anche questo merita maggiore sostegno da parte nostra.

 
  
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  Toomas Savi (ALDE) , per iscritto. – (EN) In qualità di europarlamentare estone, sono lieto di informarvi che un quinto dei deputati del parlamento del mio paese ha partecipato alle missioni di osservazione elettorale in Georgia.

Secondo la missione di osservazione elettorale internazionale, le elezioni che si sono svolte il 5 gennaio erano “essenzialmente conformi alla maggior parte delle norme internazionali in materia di elezioni democratiche, ma sono state rilevate sfide significative da affrontare con urgenza”.

Nonostante siano state scoperte ed evidenziate alcune irregolarità, è totalmente irresponsabile dare adito a ulteriori attriti in Georgia. In particolare, mettendo in discussione la legittimità delle elezioni agli occhi del popolo georgiano instillando il dubbio che all’inizio le elezioni non si siano svolte in modo libero e onesto.

Ritengo che i politici dei paesi vicini e persino dell’Unione europea, che hanno scelto di restare scettici ed estremamente contrari, non abbiano agito nel migliore interesse di un ulteriore sviluppo sostenibile e del consolidamento della democrazia in Georgia, la cui importanza viene sottolineata chiaramente da questa relazione.

 
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