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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 23 gennaio 2008 - Bruxelles Edizione GU

6. Proposte in materia di energia e di cambiamento climatico (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la dichiarazione di José Manuel Barroso, Presidente della Commissione, sulle proposte in materia di energia e cambiamento climatico.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. − (EN) Signora Presidente, prima di tutto mi scuso per il lieve ritardo. Come sapete, abbiamo da poco terminato la riunione della Commissione e la prima cosa che abbiamo fatto subito dopo è stato precipitarci qui per presentare quanto riteniamo un pacchetto storico per l’Unione europea. È questo il motivo per cui io, insieme al Commissario per l’Ambiente Dimas e al Commissario per l’Energia Piebalgs, siamo riusciti ad arrivare solo ora. La stesura finale del documento è quasi completata e disporremo praticamente subito del testo, ma questa è un’occasione davvero importante per illustrarvi direttamente le conclusioni del nostro incontro di oggi.

Desidero innanzi tutto sottolineare che sono estremamente soddisfatto del risultato conseguito, ottenuto grazie all’intesa raggiunta in seno all’Esecutivo, con il vigoroso sostegno da parte di tutti i membri della Commissione a favore di una proposta dagli obiettivi molto ambiziosi, in quanto abbiamo definito quello che oggi risulta essere il pacchetto più esaustivo a livello mondiale in termini di azione sul versante dei cambiamenti climatici e dell’energia rinnovabile. Pensiamo di avere tutte le ragioni per andarne orgogliosi. Il presente pacchetto sull’azione in materia di clima e di energia rinnovabile raccoglie le sfide del futuro. Riteniamo che sia positivo per il pianeta, positivo per l’economia europea e positivo per i cittadini.

Il lavoro svolto dall’Unione europea è talvolta visto come un compito di carattere piuttosto tecnico: interessante per gli esperti, ma non utile alla vita quotidiana della gente. L’azione di cui discutiamo oggi dimostra che tale teoria è errata: la lotta contro i cambiamenti climatici e la ricerca di energia sicura, sostenibile e competitiva riguarda ogni europeo ogni giorno. Interessa tutti noi, ed è una delle sfida più importanti − se non la più importante − che deve affrontare il XXI secolo.

Gli europei chiedono una visione e un piano d’azione. Ed è quello in cui siamo impegnati ora. La visione è stata definita lo scorso anno grazie alla leadership della comunità politica europea. In occasione del Consiglio europeo è stato concordato, in seguito a una proposta della Commissione, di realizzare gli obiettivi “20/20/20 entro il 2020”, ossia una riduzione del 20% dei gas a effetti serra, o del 30% se altre economie sviluppate ne convengono, un impiego delle energie rinnovabili pari al 20% e un aumento del 20% dell’efficienza energetica entro il 2020.

È stato il Consiglio europeo a decidere in questo senso e possiamo essere fieri che l’Europa sia alla guida di tale azione. Poi l’abbiamo illustrata al Vertice di Heiligendamm, all’evento di alto livello delle Nazioni unite a New York e, infine, alla Conferenza di Bali. Senza la solida leadership europea non saremmo stati in grado di ottenere i promettenti risultati della Conferenza di Bali, con l’elaborazione di una tabella di marcia per il conseguimento dell’accordo globale che auspichiamo di raggiungere nel 2009 a Copenaghen.

Il fermo impegno di quest’Assemblea nei confronti di tale causa è stato essenziale, e desidero ringraziarvi, ancora una volta, per tutto il sostegno offerto. La collaborazione fornita lo scorso anno è stata cruciale per imprimere lo slancio politico all’azione in parola. Ritengo che le proposte di oggi non disattendano gli obiettivi che avete fissato e che rispondano al mandato conferito dal Consiglio europeo lo scorso marzo.

Il pacchetto di oggi va ad aggiungersi a una tabella di marcia nell’ottica di realizzare la visione politica definita lo scorso anno. Ci siamo accordati sulla visione e ora dobbiamo elaborare i piani concreti, gli strumenti veri e propri per darle concretezza. Riteniamo che la priorità principale sia riuscire a ridurre del 20% le nostre emissioni dei gas a effetto serra entro il 2020 ed essere pronti, se del caso, a raggiungere il 30% sulla base di un accordo internazionale. Teniamo sempre ben presente questa situazione. Questo, per quanto riguarda il riscaldamento globale, per quanto attiene ai cambiamenti climatici a livello mondiale e non solo in Europa. Dobbiamo presentare le proposte in modo tale che altri si uniscano alla nostra lotta. È molto importante dare il buon esempio ed è il motivo per cui, ad esempio, oggi illustriamo come portare al 20% la quota di rinnovabili nel consumo energetico entro il 2020.

Il pacchetto approvato poc’anzi in sede di Commissione contempla i seguenti punti: la riforma del sistema di scambio delle quote di emissione intesa a creare un sistema senza confini al fine di ridurre le emissioni di gas serra prodotte da grandi operatori industriali; la definizione di specifici obiettivi nazionali vincolanti, affinché gli Stati membri sappiano esattamente come si devono comportare al di fuori del quadro del sistema di emissioni, in settori quali i trasporti, l’edilizia, l’agricoltura e lo smaltimento rifiuti; adozione di un nuovo approccio per promuovere attivamente gli obiettivi nel campo delle energie rinnovabili, con, ancora una volta, obiettivi nazionali vincolanti; introduzione di nuove norme intese a incoraggiare la cattura e lo stoccaggio, nonché la tecnologia di domani per ridurre le emissioni; e, infine, un nuovo schema di aiuti di Stato che prenda in considerazione la specificità dell’azione necessaria in questo campo ambientale.

Una parte del nostro mandato prevedeva una quota di biocarburanti pari al 10% dei carburanti per autotrazione, in modo che il settore dei trasporti assuma un ruolo di un certo peso nella riduzione delle emissioni. Come sapete, tale percentuale è stata decisa all’unanimità dal Consiglio europeo.

Desidero sottolineare che nel presentare le proposte sui biocarburanti abbiamo anche agito nel pieno rispetto dell’altro aspetto del nostro mandato, ossia la necessaria sostenibilità ambientale. La proposta introduce il sistema più completo e sostenibile disponibile al mondo per la certificazione dei biocombustibili, siano essi di produzione nazionale o importati. Proseguiremo inoltre a promuovere il rapido sviluppo di biocombustibili di seconda generazione.

È essenziale comprendere che stiamo incoraggiando l’introduzione di biocarburanti sostenibili e che stiamo contribuendo alla creazione di un sistema globale, perché oggi ci troviamo in una situazione in cui spesso i biocarburanti non sono sostenibili e non rispondono ai criteri che abbiamo fissato, criteri che vorremmo vedere applicati non sono in Europa, ma in tutto il mondo.

Il pacchetto proposto oggi contiene le proposte legislative più lungimiranti costate anni di lavoro della Commissione europea. Come abbiamo cominciato a strutturare questo pacchetto complesso? Abbiamo dedicato un sacco di tempo a esplorare in dettato le varie possibilità, mantenendoci però sempre saldamente ancorati a cinque principi fondamentali.

Primo, realizzare gli obiettivi. In mancanza, perderemo di credibilità nei confronti degli investitori, dei partner negoziali e, aspetto della massima importanza, dei nostri cittadini.

Secondo, imparzialità: riconoscere le capacità dei vari Stati membri di finanziare gli investimenti nonché le diverse posizioni di partenza.

Terzo, competitività: studiare un sistema in grado di ridurre al minimo i costi per l’economia europea e, in alcune aree, migliorare le opportunità competitive dell’Europa offrendo un vantaggio all’industria e all’economia del nostro continente

Quarto, concepire le proposte al fine di promuovere un ampio accordo internazionale sul taglio delle emissioni di gas a effetto serra, innalzando, tra l’altro, al 30% l’obiettivo di riduzione qualora altri paesi industrializzati decidessero di agire nello stesso modo.

E ultimo, ma non per questo meno importante, dobbiamo iniziare ora a impegnarci per dimezzare le emissioni globali entro il 2050, il che significa lavorare oggi per introdurre in tempi rapidi le nuove tecnologie di domani.

Il presente pacchetto dovrebbe anche essere visto in congiunzione con alcune nostre precedenti proposte, in particolare quelle relative al mercato interno per l’energia e al Piano per le tecnologie energetiche. Fa parte di una serie estremamente esauriente di proposte creata per la prima volta, una vera politica europea in materia di energia, ma vogliamo che tale energia sia sicura e anche sostenibile. Com’è ovvio, vi saranno coloro che sostengono che i cambiamenti hanno un costo troppo elevato e che non abbiamo altra scelta se non mettere la testa sotto la sabbia e sperare per il meglio. Penso che abbiano un’idea sbagliata. Il costo c’è, ma è gestibile.

Ci siamo impegnati davvero a fondo per riuscire a elaborare la giusta formula che soddisfacesse le ambizioni dell’Europa nel modo appropriato. Lo sforzo aggiuntivo necessario per realizzare le proposte dovrebbe essere inferiore allo 0,5% del PIL entro il 2020, ossia, un costo medio di circa 3 euro a settimana per ogni cittadino europeo. È un importo molto più contenuto dei 60 euro settimanali che ci costerebbe l’eventuale inazione.

Perfino secondo le previsioni più ottimistiche del rapporto Stern, il costo dell’inazione è 10 volte maggiore di quello che proponiamo. Non si può negare che i costi ci siano, ma dobbiamo confrontare quelli stimati dal pacchetto in parola con i costi dell’inazione e, siccome questi ultimi sono molto più onerosi, possiamo affermare che adottare il pacchetto comporta un vantaggio relativo. Infatti, mentre i prezzi di petrolio e gas aumentano ogni giorno, il costo effettivo del pacchetto diminuisce. Anziché di costi, dovremmo in realtà parlare di guadagni per l’Unione europea.

(Applausi)

Il pacchetto è strutturato solidamente al fine di raggiungere gli obiettivi con la massima efficacia rispetto ai costi, ricorrendo al mercato per introdurre cambiamenti dove essi sono più efficaci rispetto ai costi e garantendo condizioni eque lasciando quanto possibile l’iniziativa agli Stati membri.

Abbiamo prestato particolare attenzione all’equità. Abbiamo quindi concepito le proposte onde garantire richieste realistiche agli Stati membri con minore capacità finanziaria: tutti contribuiranno ma in funzione della rispettiva capacità di investire.

Per quanto riguarda le imprese, tutti sappiamo che esistono settori in cui i costi dei tagli delle emissioni potrebbero incidere sulla competitività con società in paesi che non contribuiscono minimamente – o molto poco – alla lotta contro i cambiamenti climatici. È inutile essere rigorosi in Europa se questo significa semplicemente trasferire la produzione in parti del mondo che consentono di generare emissioni senza porre alcun limite.

Un accordo internazionale è lo strumento migliore per affrontare questo fenomeno, ma dobbiamo anche garantire in termini giuridici alle imprese che avvieremo gli interventi necessari. In assenza di un accordo globale o settoriale le imprese a elevata intensità energetica godranno gratuitamente di diritti del sistema di scambio di quote di emissioni. Se non riusciremo a pervenire a un accordo internazionale, vaglieremo altre possibilità, ad esempio imporremo agli importatori l’obbligo di partecipare alle aste per acquistare diritti al pari dei concorrenti comunitari, nella misura in cui tale sistema risulti compatibile con gli impegni in sede OMC.

Mi soffermo in particolare su questo punto, perché è molto importante che il presente pacchetto e le misure che l’Unione europea adotterà non siano a favore dell’ambiente e a discapito dell’economia. No, non sono solo a vantaggio dell’ambiente e del nostro pianeta, ma anche a beneficio della nostra economia e della competitività dell’economia europea. Vogliamo che l’industria rimanga in Europa, non vogliamo esportare i nostri posti di lavoro in altre parti del mondo.

(Applausi)

L’imparzialità è un fattore importante anche per i cittadini. Stiamo incoraggiando gli Stati membri ad agire con sensibilità, usando una parte dei miliardi di euro dei proventi delle aste per incentivare le persone meno abbienti a investire in abitazioni efficienti in termini di energia.

Ma non dobbiamo dimenticare l’enorme opportunità economica rappresentata dalla transizione dell’Europa verso un’economia a basse emissioni. La leadership europea significa anche dimostrare che disponiamo della tecnologia, che dovremo fare affidamento su un settore industriale competitivo ed efficace per affrontare la sfida. Esistono opportunità reali qui. Solo il settore delle energie rinnovabili creerà entro il 2020 almeno un milione di posti di lavoro, secondo le nostre stime. Sono sicuro che, ancora una volta, l’industria europea dimostrerà la propria capacità di innovazione e adeguamento. L’Europa può essere la capofila dell’era a basso livello di emissioni. Dobbiamo cogliere questa opportunità.

Il pacchetto in parola rappresenta un’opportunità per l’Europa di mostrare il meglio di sé: affrontare una questione di importanza fondamentale e a lungo termine, impiegare la dimensione continentale dell’Unione europea per ottenere l’effetto migliore, e trasformare l’intesa politica in azione pratica.

Se c’è qualcuno in Europa che dubiti della necessità di un’Unione europea, queste sono esattamente le politiche che dimostrano il motivo per cui oggi più che mai abbiamo bisogno di un’Unione europea forte.

(Applausi)

È l’occasione per dimostrare ai più scettici che da soli i nostri Stati membri – anche i più grandi – non hanno portata o forza sufficiente per far procedere l’agenda. Ma l’Europa, se è determinata a fungere da guida, lo può fare. Così, oltre agli aspetti ambientali, agli aspetti economici e a quelli estremamente importanti di geopolitica e sicurezza – perché non dimentichiamoci che stiamo parlando di sicurezza di approvvigionamento e che non è nostra intenzione dipendere da regimi che non sono nostri amici – si tratta anche di un aspetto di rilevanza per l’unità europea. È un’ottima opportunità per dimostrare non solo che ci occorre un’Unione europea forte, ma anche che il mondo ha bisogno di un’Unione europea forte che guidi gli interventi globali volti ad affrontare le sfide globali del XXI secolo.

(Applausi)

 
  
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  Marianne Thyssen, a nome del gruppo PPE-DE Group. – (NL) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, oggi è un giorno storico, un giorno che influenzerà il nostro modo di vivere e di pensare, quello che facciamo e quello che non facciamo.

Senza voler trascurare gli altri suoi meriti, questa Commissione verrà senza dubbio ricordata in futuro come la Commissione che ha arricchito l’integrazione europea di una nuova dimensione, come la Commissione che ha definito il pacchetto sul clima e sull’energia. È un piano le cui fondamenta sono state gettate durante la Presidenza tedesca grazie all’impulso impresso dal Cancelliere Merkel e che noi del gruppo PPE-DE abbiamo sempre sostenuto.

L’Europa spiega a chiare lettere oggi che non abbiamo timore di assumerci la responsabilità nel campo dell’energia e del clima e che possiamo agire come un pioniere globale. Ora spetta a noi conciliare l’ambizione con la fattibilità. Non inganniamoci, onorevoli colleghi: il conseguimento degli obiettivi 20/20/20 comporterà a breve e medio termine decisioni difficili per tutti noi e richiederà sforzi ingenti da parte di ogni interessato e anche riuscire a pervenire a un accordo al riguardo è un importante passo avanti.

Signor Presidente della Commissione, il piano d’azione che ha poc’anzi illustrato è adeguatamente ponderato. Il gruppo PPE-DE è a favore dei cinque principi chiave, ma in quanto gruppo responsabile ci occorre, com’è ovvio, la flessibilità per verificare se ogni proposta avanzata dall’Esecutivo è equa e realizzabile per tutti i singoli Stati membri e per i settori più direttamente interessati.

Per riuscire a ottenere un risultato positivo è in effetti necessario un approccio completo, che permetta di conciliare i nostri obiettivi ambiziosi in materia di energia e clima con gli obiettivi che ci siamo prefissati riguardo a crescita economica e occupazione. Allo stesso tempo l’Europa deve garantire il nostro approvvigionamento energetico e diventare autosufficiente.

Il gruppo PPE-DE si schiera a favore dell’approccio differenziato. Sappiamo che ora saremo bombardati con domande che suggeriscono di smorzarne i toni. È anche nostra responsabilità ascoltare con attenzione i commenti formulati dalle autorità nazionali e regionali e da una parte della società. Nondimeno, il nostro principio base è che non è colui che grida più forte che va più lontano. Dobbiamo impegnarci sul versante di un approccio differenziato basato sulla trasparenza, sull’obiettività e su criteri equi, e muoverci nella consapevolezza che costa di più non intervenire che agire con saggezza.

Nel momento in cui ci accingiamo a ripartire i costi, dobbiamo tener assolutamente conto non solo della solidarietà reciproca, ma anche della capacità economica e geografica dei singoli Stati membri. Occorre prendere in considerazione le misure già adottate e la capacità industriale per la futura innovazione. Non si può rinunciare a questi principi in nessuna circostanza. La valutazione finale del gruppo PPE-DE deve sfociare in una soluzione vantaggiosa per tutti. Da un lato, dobbiamo soddisfare i nostri obiettivi in materia di clima, e, dall’altro, dobbiamo mantenere un’economia di successo al fine di creare posti di lavoro. Se l’ago della bilancia pende più da una parte, rischiamo di perdere su entrambi i fronti, per esempio se il settore economico dovesse muoversi verso mercati dove non sono fissati neppure limiti per le emissioni di CO2.

Infine, il gruppo PPE-DE comprende che è cruciale per l’Europa, ma anche per il resto del mondo, riuscire a interrompere questa dipendenza energetica. È giunto il momento di apprendere come consumare su larga scala con basse emissioni di carbonio. Tutti noi – imprenditori e cittadini – dobbiamo invertire la tendenza e migliorare la situazione.

 
  
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  Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signora Presidente, desidero ringraziare di cuore il Presidente della Commissione e la Commissione per il lavoro svolto. Si è già sottolineato il fatto che gli obiettivi giusti in materia ambientale ed economica sono stati fissati e vengono perseguiti. Per attuare il pacchetto in parola, come affermato nel precedente intervento, dobbiamo osservare con attenzione alcuni specifici punti. Lei non ignora, Presidente Barroso, il nostro estremo scetticismo nei confronti dei biocombustibili per quanto attiene all’attuale stato dell’arte. Dobbiamo investire molto di più in attività di ricerca e sviluppo – e questo riguarda anche i prossimi bilanci – se vogliamo che la seconda generazione diventi realtà quanto prima e che l’ago della bilancia penda decisamente a favore di un ambiente più pulito. È assolutamente fondamentale che l’impiego dei biocarburanti costituisca un vantaggio netto per l’ambiente.

Per quanto riguarda le emissioni di CO2 e degli altri gas a effetto serra, molti affermeranno, e mi troveranno d’accordo, che una riduzione del 20% non è sufficiente per garantire il conseguimento degli obiettivi cui aspiriamo nella lotta contro i cambiamenti climatici. D’altro canto, sottoscrivo incondizionatamente la tesi secondo cui non è pensabile che l’Europa proceda da sola e si assuma tutti i rischi mentre altri se ne stanno in disparte, senza alcuna intenzione di partecipare, perché non abbiamo alcuna voglia di esportare tecnologia sporca e posti di lavoro. In Europa vogliamo sviluppare tecnologia pulita e anche esportarla, in modo da contribuire tutti insieme a mantenere un ambiente globale pulito. Questo deve essere il nostro obiettivo.

(Applausi)

Questo è il motivo per cui, Presidente Barroso, ci occorrono trasparenza e accordi internazionali coerenti e il motivo per cui ne abbiamo bisogno il più rapidamente possibile. Qualora quest’obiettivo dovesse risultare irrealizzabile, siamo d’accordo sul fatto di riservare qualche riflessione alla questione. Ritengo che sia un settore in cui l’Esecutivo si è mosso con troppa esitazione. Sono senza dubbio d’accordo che le decisioni debbano essere prese solo successivamente, ma credo che ora sia il momento di pensare a come muoversi nel caso in cui non si definiscano accordi internazionali. Saranno previste tasse sulle importazioni, conformi, naturalmente, ai principi dell’OMC? Dovremmo forse poi ipotizzare di introdurre una tassa sul CO2? Quest’idea è già stata presa in considerazione in sede di Consiglio e di Commissione. Qualsiasi cosa decidiamo di fare, dobbiamo esercitare una forte pressione affinché si tenga assolutamente conto degli aspetti ambientale ed economico. Non prendo per oro colato qualsiasi coro di protesta si levi dall’industria, tuttavia occorre prendere in considerazione i legittimi interessi dell’industria e della manodopera. Avete dichiarato che sarà così. Dovremo tenere gli occhi puntati sul processo legislativo per accertarci che avvenga.

Quello che dobbiamo davvero raggiungere, signor Presidente e onorevoli membri della Commissione, è lo stesso risultato ottenuto nel caso di REACH, ossia un’alleanza non solo di ambientalisti ma anche di industria e lavoratori volta a conciliare i rispettivi interessi. REACH offre un ottimo esempio di un’alleanza di tale natura. L’onorevole Sacconi e molti altri hanno contribuito nel garantire che quest’Assemblea e questa Commissione portassero a compimento il quadro REACH. Gli obiettivi ambientali devono guidarci, ma allo stesso tempo dobbiamo riservare la giusta attenzione agli aspetti economici nell’ottica di salvaguardare un’industria pulita e un’economia pulita in Europa.

 
  
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  Graham Watson, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signora Presidente, il gruppo dei Democratici e dei Liberali accoglie con favore il pacchetto in parola. Riteniamo che sia il più importante atto presentato finora dalla Commissione Barroso. I cambiamenti climatici costituiscono la sfida più impegnativa che si trovi ad affrontare la vita del pianeta, il maggiore problema posto ai governi, e un tormento per i cittadini. Sono grato agli onorevoli Davies e Ek per il lavoro svolto in seno al mio gruppo inteso a garantire una risposta ferma e tempestiva.

È importante che la Commissione intervenga. Le democrazie nazionali sono troppo spesso alla mercé della gestione delle crisi. I problemi non vengono affrontati fino a quando non è possibile ignorarli, e talvolta l’azione arriva troppo tardi. Gli scienziati della California ci hanno avvertiti 30 anni fa riguardo ai cambiamenti climatici. Non possiamo più prevenirli, ma possiamo sperare e impegnarci per tenerli sotto controllo.

Le proposte presentate dalla Commissione, Presidente Barroso, riconoscono che è estremamente urgente intervenire. Saranno fortemente osteggiate. Alcuni sosterranno che abbattono i profitti, altri affermeranno che colpiscono i posti di lavoro, e abbiamo ascoltato suggerimenti da entrambe le correnti di pensiero. Senza dubbio lei deve aver affrontato accese discussioni in seno alla Commissione. Il mio gruppo è dell’avviso che tali proposte possano essere positive sia per i profitti che per l’occupazione e che offrano alla nostra economia un nuovo vantaggio competitivo. Sono in ogni caso fondamentali per una gestione responsabile del pianeta e ci impegniamo a collaborare con lei affinché sia possibile raggiungere quanto prima un accordo in merito.

 
  
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  Liam Aylward, a nome del gruppo UEN. – (GA) Signora Presidente, aspettiamo da tempo di vedere i benefici di questo pacchetto legislativo. Forse il sogno sta per avverarsi adesso. Forse verranno fissati gli obiettivi per ridurre le emissioni di CO2 e aumentare l’energia rinnovabile.

Gli Stati membri dovranno senza dubbio fronteggiare una sfida. Ma, di fatto, è quello che stanno già affrontando. La presente normativa stabilizzerà il mercato, in particolare il mercato imprenditoriale e scientifico, offrirà certezza agli investitori e promuoverà l’energia eolica, l’energia solare e quella idroelettrica, nonché i biocombustibili. Contribuirà soprattutto a proteggere l’ambiente dai cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda i biocombustibili, il Parlamento sostiene che non acuiranno il problema del CO2. L’obiettivo ha forse un 10% di troppo. Dovremo garantire che la normativa permetta di tenere sotto controllo gli approvvigionamenti e le scarsità di derrate alimentari. Gli Stati membri dovranno adottare un atteggiamento flessibile in merito alle disparità esistenti tra i vari paesi.

La legislazione deve tuttavia essere attuabile. Accolgo con favore le proposte della Commissione relative alla bioenergia di seconda generazione, tuttavia ora dovremmo iniziare a concentrare l’attenzione sulla prossima, la terza.

 
  
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  Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, signor Commissario Dimas, vi ricordate ancora Bali? Sono sicura che il Commissario Dimas se lo ricorda. È la sede in cui l’Unione europea ha virtualmente incarnato l’approccio volto a lottare contro i cambiamenti climatici, dove si è erta a paladina della solidarietà internazionale e della sostenibilità. È stata una sensazione meravigliosa. Sono spesso stata orgogliosa di lei, Commissario Dimas, lo sono stata perfino del ministro tedesco dell’Ambiente. Mi ha ricordato che l’Unione europea è in grado di riacquistare il sostegno dei suoi cittadini guidando una campagna davvero efficace per contrastare i cambiamenti climatici globali.

L’approvazione pubblica, tuttavia, svanisce molto facilmente, Presidente Barroso, soprattutto quando c’è un apparente abisso tra le parole e i fatti. Mi sono documentata non poco sui dibattiti in seno alla Commissione. A meno che non perseveri con una linea dura riguardo alle sue proposte sullo scambio di emissioni, sono dell’avviso che distruggerete un preziosissimo strumento. Se continua a predominare il carbone pulito e se si avvia una campagna sommersa a favore dell’energia nucleare, se l’attenzione principale viene riservata ai biocombustibili anziché a una diversa politica dei trasporti, se l’efficienza energetica – la priorità delle priorità, Commissario Piebalgs – è sempre più trascurata, rimarremo impotenti dinanzi al fenomeno del cambiamento climatico.

(Applausi)

I violenti attacchi sferrati dall’industria europea contro le proposte sono intollerabili. dopo tutto, è il libero mercato che ha scatenato questo problema del clima. Non sono state la Cina e l’India che hanno gestito le loro risorse all’insegna dello spreco e hanno emesso troppo CO2, siamo stati noi. Il libero mercato non risolverà il problema. Il libero mercato deve essere disciplinato nell’ottica di proteggere il clima. È sottinteso, considerati gli oneri amministrativi, che dovremo discutere della protezione esterna. Siamo pronti a cimentarci. Riteniamo di poter compiere passi avanti nell’ambito dei negoziati relativi a qualsiasi aspetto, tra cui la protezione esterna, solo grazie a proposte ambiziose a livello europeo. Non possiamo presentarci a Poznań con strumenti deboli. A Poznań e a Copenaghen dovremo di nuovo assumere la guida. Attendo con ansia di lavorare in stretta cooperazione con lei, Commissario Dimas.

(Applausi)

 
  
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  Roberto Musacchio, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, è importante che la Commissione abbia deciso di venire in Aula per presentare le proprie proposte. È un bel segnale che l’Europa vuole fare sul serio, su linee giuste che abbiamo contribuito a indicare e a costruire.

Ma proprio per questo voglio dire, con sincerità, che in queste proposte ci sono anche punti che sollevano in me perplessità e non condivisione. Riguardano il peso eccessivo del biofuel, nonostante i dubbi crescenti che da più parti vengono sollevati; riguardano il rischio che sia concesso a qualcuno di assimilare il nucleare a una fonte pulita e rinnovabile, cosa che non è; riguardano l’eccessivo peso delle tecniche di cattura di CO2 rispetto ad altre pratiche migliori; riguardano le deroghe ai limiti di emissione per paesi o per settori inquinanti come il siderurgico.

Così rischiamo di indebolire quella credibilità dell’Europa, che invece deve essere rafforzata in una fase decisiva come quella che si è aperta con la Conferenza di Bali. A Bali si sono poste le condizioni per arrivare alla firma dell’accordo del dopo Kyoto. Per arrivarci – e bisogna farlo – occorrerà grande volontà politica e capacità di costruire uno schema complesso, ma anche coerenza.

La volontà politica deve essere quella di considerare il tema clima il vero banco di prova dell’Europa e di una diversa globalizzazione. La coerenza richiede che ci si muova secondo l’indirizzo del 3 e 20% di riduzione delle emissioni, di risparmio energetico e di uso di energia rinnovabile.

Occorre poi individuare un pacchetto prioritario di misure da approvare nel prossimo anno, cioè prima dello scioglimento del Parlamento e delle nuove elezioni. In esso, oltre al 3 e 20%, devono essere incluse misure sulle auto e sugli aerei che rendano credibili, anche attraverso politiche verticali, gli impegni generali di riduzione. Per questo sarebbero gravi deroghe su settori come il siderurgico.

Occorre poi guardare la complessità necessaria per un accordo forte, che chiede un nuovo scenario della globalizzazione, non più fondato sulla competizione ma sulla cooperazione e il trasferimento tecnologico.

Decisivo è anche riflettere su nuovi terreni, come quello del calcolo pro capite delle emissioni proposto dalla signora Merkel, e sull’adattamento che riguarda in particolare quei continenti come l’Africa che meno inquinano e più drammaticamente sono colpiti dal cambiamento climatico. Ecco, proprio rispetto a ciò, al dramma dell’Africa, misureremo il valore e la serietà della nostra Europa.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Signora Presidente, oggi è un giorno importante per la politica in materia di ambiente e di energia, Desidero ringraziare la Commissione europea per aver presentato il pacchetto in questione, elaborato sulla base delle decisioni adottate lo scorso anno riguardo alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Un aspetto che caratterizza le proposte avanzate è il fatto di non aver considerato vari interessi, neppure nell’ambito della Commissione europea.

Negli ultimi giorni tutti abbiamo sentito le critiche mosse nei confronti di quanto suggerito, soprattutto da parte dell’industria a elevata intensità di energia. Gli emendamenti apportati alla direttiva sullo scambio di quote di emissioni danneggeranno senz’altro diversi settori. Nondimeno, ritengo che dobbiamo agire adesso, anche se può rivelarsi difficile.

Ho anche esaminato con interesse la proposta di direttiva sulla cattura e l’immagazzinamento del carbonio. Sarebbe magnifico se si reperissero maggiori fonti di energia rinnovabili: fino al 20% del consumo di energia entro il 2020, come abbiamo dichiarato. Dobbiamo guardare con occhio critico l’obiettivo fissato del 10% riguardo ai biocarburanti. La direttiva in parola deve riservare uno spazio chiaramente definito ai criteri di sostenibilità. La commissione per l’ambiente sarà l’organo responsabile della maggior parte delle proposte presentate, il che significa che deve essere efficiente, ma noi siamo ottimisti riguardo al risultato finale.

Nei mesi a venire saremo bersaglio di critiche accese da parte dei gruppi di interesse, ma anche oggetto di ampio sostegno. Dobbiamo agire con fermezza e far sì che i quadri legislativi garantiscano responsabilità e giustizia in ogni aspetto e per ciascuno di noi, ma in particolare riguardo all’ambiente.

 
  
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  Irena Belohorská (NI).(SK) Vi ringrazio, signora Presidente, signor Presidente Barroso e signori Commissari Dimas e Piebalgs per le proposte presentate. Ritengo che siano di primaria importanza per tutti noi e per il futuro dell’Europa.

La Conferenza di Bali svoltasi lo scorso dicembre ha gettato le basi per l’elaborazione di un accordo internazionale che affronti le questioni legate ai cambiamenti climatici. Il piano d’azione di Bali, il calendario di Bali e il Fondo di adattamento sono sfide in cui l’Unione europea deve prendere l’iniziativa. Dopotutto, dobbiamo ammettere che abbiamo un certo grado di responsabilità riguardo all’attuale condizione dei cambiamenti climatici.

È logico che i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo avranno obiettivi diversi. Cina e India dovrebbero essere oggetto di particolari misure di compensazione nell’ambito dell’azione volta a ridurre le emissioni dei gas a effetto serra. Temo, tuttavia, che a meno che gli USA non inizino a occuparsi seriamente della questione, i nostri sforzi saranno del tutto vani.

La Conferenza di Bali non deve essere considerata un successore del protocollo di Kyoto. Speriamo, comunque, che funga da stimolo per risolvere tale problema. Accolgo con favore soprattutto il secondo principio, Presidente Barroso, ossia imparzialità e riconoscimento del fatto che gli Stati membri presentano punti di partenza e capacità di investire diversi. Vi ringrazio nuovamente.

 
  
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  Karl-Heinz Florenz (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, signor Presidente Barroso, saprà che nutro un particolare interesse per l’economia, l’ambiente e la nostra politica comune. Oggi vi siete spinti un po’ oltre nel delineare la visione evidenziata da Angela Merkel e dai capi di Stato e di governo. La visione definita la scorsa primavera era perfetta e giungeva al momento opportuno. Ora, tuttavia, ha dovuto essere rimpolpata e al riguardo non avete svelato del tutto il segreto. Non ho sentito troppe cifre oggi. Mi piacerebbe sentirne alcune, perché vogliamo risolvere il problema insieme alle parti interessate e non malgrado loro. I programmi presentati nelle ultime due settimane, congiuntamente al programma di oggi, modificheranno pesantemente le politiche europee in materia di economia e industria. È proprio per tale motivo che ritengo che ci occorrano più spalle salde su cui poggiarci e non affidarci esclusivamente ai principali pilastri.

Devo ammettere, Commissario Dimas, di essere leggermente infastidito dal fatto che nel programma in parola alla politica di gestione dei rifiuti, e in particolare la politica relativa allo smaltimento, non viene riservata una parte rilevante. In Europa potremmo ridurre le emissioni di CO2 nell’ordine dei milioni di tonnellate solo se fossimo abbastanza coraggiosi. Non abbiamo appreso tutti negli ultimi due anni che stiamo affrontando ben di più che un semplice fenomeno climatico? In futuro avremo un problema di risorse. i nostri figli ci porranno domande imbarazzanti e scomode, signor Commissario, signor Presidente, se non adottiamo un approccio più risoluto.

Com’è ovvio, dobbiamo comportarci con imparzialità nei confronti di società e organizzazioni ambientali, e io sono fortemente a favore delle cinque priorità che avete definito. Non possiamo costringere le nostre società transfrontaliere in una camicia di forza e poi aspettarci che straccino la concorrenza. Non è possibile. Non dobbiamo lasciare le cose a metà, dobbiamo mettere il burro sul pesce, come si dice nel mio dialetto.

Per quanto riguarda il sistema di scambio delle quote di emissione, c’è solo una cosa da dire, ossia che è il sistema più noto e collaudato. Dobbiamo imparare dai nostri errori, ma dobbiamo limitarlo. Non faremo un favore a nessuno se concediamo troppo. Deve essere limitato, e deve essere equo. Pertanto sono assolutamente con voi.

L’Unione europea non dovrebbe essere così ansiosa per questo problema del cambiamento climatico. Dovremmo coglierlo come un’opportunità, per il nostro ambiente, la nostra industria e, in particolare, per le generazioni future.

(Applausi)

 
  
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  Guido Sacconi (PSE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, anch’io sottolineo l’importanza del fatto che lei, Presidente, abbia deciso di venire a informarci in tempo reale dell’adozione del pacchetto, che così faticosamente è stato composto, diciamo così confezionato, al quale non dimentichiamoci va aggiunta un’altra decisione che avete adottato a dicembre, vale a dire la proposta di regolamento sulle autovetture, che fa parte di questo pacchetto in una certa misura.

Io non commenterò i contenuti del pacchetto medesimo, perché ho la cattiva abitudine di giudicare quando conosco i testi, di approfondirli, di valutarli in tutte le loro articolazioni. Cercheremo di capire se gli equilibri che avete trovato sono quelli giusti, o se possano e debbano essere ulteriormente affinati e migliorati. Nell’insieme devo dire che mi pare che il complesso delle proposte corrisponda ai principi e agli obiettivi che anche questo Parlamento, oltre che il Consiglio, nei mesi scorsi ha suggerito.

Io sollevo una questione politica però – già accennata dal collega Musacchio – che riguarda noi tutti. Io condivido il suo giudizio su Bali. Non è stato un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma è stato un grande successo politico. Solo tre mesi prima nessuno ci avrebbe scommesso sopra neanche un centesimo. In quell’occasione l’Unione ha confermato la sua leadership mondiale, però così ha accresciuto le sue responsabilità. Noi abbiamo più responsabilità, noi non potremo andare a Poznan e poi a Copenaghen a mani vuote, dovremo andarci con dei fatti.

Voi avete fatto la vostra parte definendo questo pacchetto, ma ora sta a noi legislatori – Parlamento e Consiglio – adottarlo e trasformarlo in norme vincolanti. Ciò non sarà facile nei tempi brevi che abbiamo. La legislatura ha iniziato la sua fase finale, un po’ come dovrebbero essere le emissioni di CO2 nel 2015, quando cioè si dovrebbe raggiungere il picco per poi cominciare a calare. Noi abbiamo già toccato quel tetto.

Allora ci vuole una specie di accordo informale, di procedura speciale di lavoro, per vedere di finalizzare il massimo di questi dossier entro questa legislatura, altrimenti avremo le mani vuote quando negozieremo nei passaggi successivi a Bali. Questo quindi riguarda il Parlamento, che deve fare la sua parte magari evitando conflitti di competenza che ci fanno perdere dei mesi, riguarda il Consiglio, che può avviare con noi, come si è fatto in altri casi, una cooperazione informale molto anticipata, ma riguarda anche voi. Voi siete venuti un po’ tardi oggi perché evidentemente avete avuto da discutere. Rispetto ad altri dossier che io ho conosciuto sarebbe bene che manteneste una certa unità anche esterna.

 
  
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  Lena Ek (ALDE).(EN) Signora Presidente, finalmente ci spostiamo dagli obiettivi per andare verso gli strumenti. Sono d’accordo sul fatto che la situazione possa essere gestita con accortezza – una situazione a vantaggio di tutti, in cui possiamo creare un ambiente migliore, offrire opportunità più positive ai nostri figli e più posti di lavoro in Europa. Ma occorre che le varie aree politiche siano gestite all’insegna della coerenza – politica in materia di ricerca, aiuti allo sviluppo, politica agricola comune, energetica e così via – e il primo banco di prova sarà il Vertice di primavera con l’agenda di Lisbona.

L’agenda di Lisbona del Consiglio di marzo rifletterà il pacchetto in materia di energia e di cambiamenti climatici? Questa rappresenterà la prima grande prova. Ma ce n’è anche un’altra. Abbiamo solo 13 mesi per elaborare le decisioni su questa importantissima proposta, forse la più importante, che riguarda il mandato per il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio. Tredici mesi per riuscire a formulare una posizione europea prima delle elezioni europee e prima dell’incontro estremamente impegnativo di dicembre 2009 a Copenaghen.

Tutti sappiamo che è davvero importante, sappiamo che è imperativo non disertarlo e che spetta a tutti noi singoli individui fare il possibile – e non l’impossibile – per adottare una decisione in aprile affinché, a differenza dell’antica favola danese, l’imperatore non si rechi nudo a Copenaghen!

Dobbiamo altresì affrontare le questioni della povertà energetica – non approfondita a sufficienza qui – della neutralità tecnologica e delle foreste, da migliorare. Ritengo che realizzeremo questo obiettivo in sede di procedura parlamentare in modo molto aperto e trasparente, com’è consuetudine in quest’Aula.

Infine, dagli strumenti agli obiettivi: è una nostra responsabilità e il gruppo ALDE sarà al vostro fianco quando arriverà il momento di prendere una decisione e di contribuire ai voti – finalmente!

 
  
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  Alessandro Foglietta (UEN). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, con il pacchetto energia e clima, che purtroppo non conosciamo molto bene, la Commissione ha impresso una duplice svolta: rispettare gli impegni di Kyoto, migliorare il mix e l’approvvigionamento energetico europeo. Apprezziamo in particolare l’impegno a promuovere la diffusione delle energie rinnovabili, una maggiore flessibilità nell’autorizzazione degli aiuti di Stato concessi per promuovere fini ambientali, nonché lo sviluppo di fonti pulite e di tecnologie per il controllo delle emissioni.

Tuttavia, il pacchetto contiene alcuni punti delicati per la competitività delle nostre imprese. Lo stesso Barroso ha segnalato costi per circa 60 miliardi di euro. Tuttavia bisognerà vedere l’incidenza di questi oneri. La previsione di un sistema di vendita all’asta delle quote, il costo stimato attorno ai 39 euro per tonnellata di CO2, l’estensione ai settori del trasporto e dell’edilizia preoccupano non poco le industrie e probabilmente colpiranno i consumatori finali. Contro queste fosche prospettive la Commissione e soprattutto gli Stati membri dovranno impegnarsi al massimo per ridurre l’impatto economico e sociale di questi interventi.

Ribadisco che il ruolo leader dell’Europa a livello mondiale nella lotta al cambiamento climatico è indiscusso e indiscutibile. Tuttavia, dobbiamo tenere a mente che a questa posizione corrisponde quella opposta dei nostri competitori mondiali in molti settori trainanti dell’economia. Concordiamo, per concludere, con i punti che sono stati sottolineati e segnalati dal Presidente Barroso. Dobbiamo sicuramente lavorare sodo per definire impegni e risultati e dare maggiore forza al pacchetto presentato, che non deve essere virtuale ma deve essere leale.

 
  
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  Claude Turmes (Verts/ALE).(EN) Signora Presidente, quest’Aula offre al XXI secolo una visione di 21 diverse tecnologie di energia rinnovabile. Con la proposta odierna della Commissione, compiamo un primo passo, ossia il 20% entro il 2020, verso un’Europa che fino alla fine del secolo funzionerà quasi del tutto ed esclusivamente grazie alle energie rinnovabili.

Questo significa milioni di posti di lavoro per gli europei; significa essere leader nel campo della tecnologia; significa riduzione delle emissioni di CO2 minore dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio, maggiore concorrenza in un mercato dell’energia dominato dagli eletti e, pertanto, ringrazio il Commissario Piebalgs per non aver ceduto alle pressioni della lobby dell’elettricità sacrificando i sistemi dei prezzi garantiti, perché solo sistemi di questo genere permetteranno alle piccole e medie imprese di investire in questo mercato. L’obiettivo di un uso del 10% di biocarburanti è stato imposto alla politica dai costruttori di automobili e dall’industria dello zucchero. Non abbiamo avuto il coraggio di abbassarlo, ma lo avremo.

Infine, ho una domanda ben precisa da rivolgere alla Commissione. Noi Verdi siamo favorevoli a proteggere l’industria europea contro il “dumping ambientale”, tuttavia, Presidente Barroso, in quello che ha affermato emerge una contraddizione. Se l’industria europea a elevata intensità di energia ottiene gratuitamente le quote, come giustifica il fatto che il settore siderurgico cinese debba pagare le importazioni? Se la nostra industria è completamente esclusa, l’OMC non accetterà mai un sistema in cui coloro che importano nei nostri mercati devono pagare, quindi c’è una contraddizione di fondo in quanto da lei dichiarato, o, per lo meno, deve spiegarlo bene perché, altrimenti, ci sta ingannando.

 
  
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  Esko Seppänen (GUE/NGL). – (FI) Signora Presidente, signori commissari, sono d’accordo con gli oratori che hanno ringraziato la Commissione per le sue buone intenzioni. Nondimeno, scopriremo che è proprio lì che il diavolo ci mette la coda. Con lo scambio delle quote di emissione, il prezzo dei diritti di emissione nei mercati all’ingrosso dell’elettricità dell’UE si sposterà verso il prezzo dell’energia nucleare e di quella idroelettrica, la cui produzione non prevede un sistema di diritti di emissione. L’asta dei diritti di emissione non avrà effetti su questi guadagni inattesi e infatti nel lungo periodo farà crescere gli enormi profitti aggiuntivi di queste società elettriche.

Lo scambio di emissioni favorisce la diffusione dell’energia nucleare. Se tutto va bene, la Commissione ha fatto sua la tesi presentata dal Commissario Piebalgs, ossia che l’energia nucleare non è una forma di energia rinnovabile.

Al momento è impossibile affermare se il pacchetto presentato è equilibrato in base alla realtà dei vari Stati membri. Il requisito di aumentare la quota di energia rinnovabile nell’UE a una media pari al 20% non pone i paesi piccoli, in cui questa percentuale è già superata, e i paesi grandi, dove attualmente si attesta sul 2-6%, su un piano di parità.

 
  
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  Graham Booth (IND/DEM).(EN) Signora Presidente, ormai quando salta fuori il tema dei cambiamenti climatici, viene in genere indicato come “riscaldamento globale”. È una scelta deliberata? L’unica soluzione proposta è ridurre drasticamente le emissioni dei gas a effetto serra, ossia il biossido di carbonio, in quanto si sostiene che un taglio del 30% abbasserà entro il 2020 la temperatura media del pianeta di 2°.

Una simile affermazione ha un che di sorprendente se non si fa alcun riferimento agli effetti che il sole produrrà nel periodo considerato, ma, ai fini di questo esercizio, supponiamo che i cosiddetti “esperti pagati dai contribuenti” abbiano ragione. I cambiamenti climatici sono proprio questo: cambiamenti climatici in costante evoluzione. Quindi, che cosa succede se il clima terrestre decide di raffreddarsi anziché riscaldarsi? Si suggerirà allora che dobbiamo produrre un volume molto maggiore di biossido di carbonio nel tentativo di compensare il raffreddamento? Ovviamente no. Sono così compresi nella loro attuale previsione sul “riscaldamento globale” che tale scenario non viene ritenuto un’opzione valutabile, ma, è triste dirlo, sembra che sia proprio quello che si sta verificando.

Negli ultimi nove anni, dal 1998, la temperatura globale del pianeta è rimasta inalterata. Nell’ultimo decennio il mondo non si è riscaldato. Il riscaldamento globale si è fermato. Non è un’opinione o un’inesattezza dettata dallo scetticismo, è un fatto basato sull’osservazione. È anche un dato scientifico che molte più persone muoiono per il troppo freddo anziché per la situazione opposta.

Quindi, in sintesi, se il riscaldamento globale ha costituito solo un picco temporaneo e noi ci stiamo impegnando con accanimento per la prossima era glaciale, qualsiasi riduzione delle emissioni di CO2 produrrà esattamente l’effetto negativo contrario rispetto a quello auspicato. Nei miliardi di anni di esistenza del nostro globo, una brevissima pausa per esaminare i fatti non è di certo una richiesta esagerata.

 
  
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  Jana Bobošíková (NI). (CS) Onorevoli colleghi, mi preoccupa il fatto che l’obiettivo di ridurre di un quinto nei prossimi 12 anni la produzione europea di emissioni di CO2 sia un sogno irrealizzabile. Dal 1990 non siamo neppure riusciti a diminuire del 5% la quota stabilita a Kyoto.

Togliamoci gli occhiali del populismo e concentriamoci invece sulla realtà descritta dagli scienziati e vissuta in prima persona dai cittadini. I biocarburanti non risolvono il problema energetico. Per contro, provocano l’impennata dei prezzi delle derrate alimentari, sono responsabili dei problemi delle riserve idriche e, a causa della deforestazione, contribuiscono loro stessi all’aumento della concentrazione della tanto odiata CO2. Sono semplicemente un passo nella direzione sbagliata.

Onorevoli colleghi, sono convinta che dovremmo concentrarci sull’energia nucleare e liberarci della paura dei reattori a catena. I governi ragionevoli, quali quello finlandese o britannico, hanno già iniziato a muoversi in questo senso. Da risultati scientifici emerge che l’energia nucleare non produce CO2 e riduce al minimo un ulteriore cambiamento climatico. Al tempo stesso è economica, affidabile e sicura, e riduce la dipendenza dei paesi dai combustibili fossili forniti da territori instabili.

Se è nostra intenzione agire nell’interesse dei cittadini dell’Unione europea, dobbiamo investire proprio nel campo della ricerca atomica, dello sviluppo e dell’istruzione.

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, innanzi tutto desidero congratularmi con la Commissione e con il suo Presidente per la presentazione e la proposta esposte in Aula oggi che accolgo con favore. Vengo da un paese dove abbiamo dimostrato che questi obiettivi sono realizzabili, anche se non abbiamo comunque molto sole, che sono in ogni caso risultati che si possono conseguire. E adesso, come è stato affermato oggi, stiamo trasformando gli obiettivi generali in azioni e misure concrete, un passo molto positivo.

Desidero soffermarmi su tre punti. Primo, la competitività ha bisogno della sostenibilità, ma lo stesso vale per la sostenibilità che necessita della competitività. Se vogliamo un’economia competitiva in futuro, dobbiamo disporre di fonti energetiche competitive, e questo principio si applica anche alle rinnovabili. Le diverse fonti rinnovabili devono essere inserite in un contesto di concorrenza e non in un’economia regolamentata che prevede sovvenzioni a loro favore. Dobbiamo avere una concorrenza leale e aperta, perché così vedremo la comparsa della seconda e della terza generazione di rinnovabili e le impiegheremo al meglio.

Il secondo punto è che l’imposizione di oneri elevati per alcuni paesi non significa minore responsabilità per altri. Devo ammettere che riguardo a questo aspetto mi sento leggermente a disagio, perché, forse, alcuni Stati la fanno franca con un po’ troppa facilità. Dobbiamo sottolineare questo aspetto, in quanto ciascuno deve impegnarsi.

Il terzo punto riguarda le fonti rinnovabili, ma vorrei ancora evidenziare l’importanza del nucleare, non perché io ritenga l’energia nucleare una fonte rinnovabile, ma sono dell’avviso che, se è nostra intenzione beneficiare al massimo e usare appieno le fonti rinnovabili, non dobbiamo infilarci in una situazione in cui l’eliminazione progressiva del nucleare vanifica i risultati che possiamo ottenere nella lotta contro le emissioni di biossido di carbonio. Abbiamo bisogno di entrambe e queste, a loro volta, si sosterranno a vicenda.

Le mie tre argomentazioni di oggi sono queste. Accolgo positivamente la proposta e la presentazione e auguro a tutti buona fortuna.

 
  
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  Reino Paasilinna (PSE).(FI) Signora Presidente, Presidente Barroso, le fonti di energia rinnovabili non sono solo un costo ma anche un processo che crea posti di lavoro, innovazione e capacità competitiva. Questo è un dato di fatto. Nondimeno, la Commissione non ha tenuto conto a sufficienza dell’occupazione, e questo è un problema cruciale. Quali vantaggi si ricavano se l’industria ad alta intensità energetica si sposta verso paesi che non impongono limiti di emissioni? Dobbiamo salire a bordo dei paesi più industrializzati, ed è vostro dovere occuparvi di tale aspetto.

Come nel caso del settore delle telecomunicazioni, anche nel contesto dello scambio di emissioni avviene che coloro che hanno raggiunto il livello obiettivo vengono puniti, secondo quanto sottolineato poc’anzi dall’onorevole Hökmark. Al contempo, ci nascondiamo dietro il dito e fingiamo di non vedere coloro ai quali non importa nulla di conseguire gli obiettivi a tempo debito o di prendere una qualsiasi decisione comune. Non si possono compiere progressi costanti in questo modo. La Commissione non ha preso in considerazione il livello di partenza, l’intensità energetica e l’efficienza dell’economia, il ruolo delle emissioni zero e così via. Sono fattori importanti questi.

Tuttavia, per concludere, vorrei aggiungere che l’efficacia rispetto ai costi si ottiene grazie all’innovazione, elemento che non compare nei bilanci degli Stati membri o della Commissione. Dovrebbe essere invece presente quale strumento per uscire da questa situazione.

 
  
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  Chris Davies (ALDE).(EN) Signora Presidente, nessuno ha mai detto che vincere la sfida del riscaldamento globale sarebbe stato agevole, ma sono lieto che l’Unione europea stia qui assumendo il ruolo guida nel tentativo di trasformare le aspirazioni in politiche concrete. I numeri sono stati tirati quasi casualmente – un sacco di 20 entro il 2020 – e farli apparire come per magia è facile, perché la parte difficile è raggiungere gli obiettivi ora definiti.

Per esempio, sono perfettamente consapevole che nel mio paese, il Regno Unito, si cambierà radicalmente direzione e si opterà per un cambio di marcia molto pesante nell’ottica di realizzare questi obiettivi. Ritengo che questa nuova direzione programmatica sia ampiamente in ritardo, ma non ignoro le difficoltà e le realtà di fronte alle quali ci troviamo.

Nutro essenzialmente due timori. Il primo è che i governi firmeranno l’impegno ma non riusciranno a mantenerlo, e allora vorrei sapere in che modo pensiamo di inserire una sorta di obiettivi interinali, una qualche struttura sanzionatoria, al fine di garantire che alla fine le promesse vengano mantenute.

Il secondo timore è che nel tentativo di compiere qualcosa di positivo, faremo qualche danno. La mia preoccupazione più grande riguarda i biocarburanti. Ascolto i commenti del Commissario per l’energia, ma l’idea che potremmo rischiare di distruggere la foresta tropicale e di far aumentare i prezzi delle derrate alimentari per agevolare i nostri costruttori di automobili è francamente desolante, e dobbiamo davvero essere molto cauti in merito ai criteri di sostenibilità. Mi preoccupa la china che può prendere il nostro bilancio. Promuoviamo sistemi che incoraggiano le emissioni di CO2 e mi sembra che dobbiamo correre più velocemente già solo per raggiungere noi stessi.

Molti di questi aspetti richiedono sottili adeguamenti, ma so che tutti siamo impegnati per raggiungere uno scopo comune. Il presente pacchetto di misure promuoverà l’innovazione, stimolerà gli investimenti e creerà milioni di posti di lavoro. Non deve essere visto come una minaccia, ma come un’opportunità per tutti noi.

 
  
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  Guntars Krasts (UEN).(LV) La ringrazio, signora Presidente. Desidero esprimere la mia gratitudine alla Commissione per aver avviato un dibattito su un tema di tale importanza. Benché includere il problema della riduzione delle emissioni e l’aspetto dell’aumento delle fonti rinnovabili in un unico documento sia una scelta logica in termini formali, ritengo che aumenti artificiosamente la pressione politica su ogni compito e privi i confronti della necessaria chiarezza. Affronterò pertanto solo la questione delle fonti rinnovabili. L’Unione europea vanta al momento un numero consistente di paesi che registrano risultati positivi in questo campo. I rispettivi governi nazionali devono decidere tra le sfide poste dalla sicurezza dell’approvvigionamento, la competitività economica e la protezione del clima. Al momento la sicurezza dell’approvvigionamento energetico ha assunto una determinata importanza, dal momento che sia i prezzi che la sicurezza dell’approvvigionamento del petrolio e del gas concorrono a rendere quest’ultima particolarmente fragile. Non vi è alcuna ragione per ritenere che gli Stati membri dell’UE ignorino la situazione. La definizione di obiettivi europei comuni relativi a una quota maggiore di fonti rinnovabili è una scelta accolta con favore, tuttavia non penso che stabilirli a livello di Stati membri sia qualcosa che si debba intraprendere ora. Si dovrebbe procedere a seguito di una valutazione di specifiche circostanze degli Stati membri e dei governi locali, prendendo in considerazione non solo i fattori economici ma anche quelli di carattere sociale e culturale. È grottesco che ai paesi che hanno già raggiunto notevoli risultati in questo settore vengano aggiunti altri compiti ambiziosi. Non è mia intenzione sottovalutare il ruolo delle istituzioni europee, in quanto possono apportare un notevole valore, per esempio nel processo di liberalizzazione dei mercati del gas e dell’elettricità, tuttavia la produzione di energia rinnovabile dovrebbe rimanere una questione nazionale, poiché è negli Stati membri che la maggioranza di queste problematiche viene compresa da non poco tempo.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI).(DE) Signora Presidente, fino a quanto le economie emergenti affamate di energia e le nazioni industrializzate che la sperperano non presteranno maggiore attenzione all’ambiente, tutti gli sforzi dell’UE non basteranno per ovviare ai danni provocati da tali paesi. Dubito anche della riuscita del sistema di scambio dei certificati con i suoi aiuti allo sviluppo nascosti, che di certo non ridurrà il volume totale delle emissioni ma al massimo potrebbe ridistribuirlo. L’Austria è al momento l’unico acquirente di certificati, con una spesa in merito pari a 280 milioni di euro rispetto ai soli 20 milioni di euro che investe ogni anno nelle energie rinnovabili. Ritengo pertanto che anziché usare le riflessioni di politica energetica quale pretesto per accelerare l’adesione della Turchia all’UE, sarebbe più ragionevole riesaminare le relazioni dell’Unione con la Russia alla luce della situazione energetica. L’agenda europea in materia di energia è fitta di compiti da svolgere, non ultimo l’introduzione da tempo attesa di forme totalmente sviluppate di propulsione e tecnologia nel campo energetico rispettose dell’ambiente, l’eliminazione dello spreco delle risorse idriche, l’abolizione del sostegno di operazioni di trasporto transcontinentali e una maggiore pressione sui principali responsabili del cambiamento climatico.

 
  
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  Giles Chichester (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, in linea di massima accolgo con favore il pacchetto in questione, ma dobbiamo riconoscere che le fonti rinnovabili e una maggiore efficienza sono risorse interne dell’UE che ci portano vantaggi, sia in termini di economia sostenibile a basse emissioni di carbonio che di sicurezza degli approvvigionamenti. Dobbiamo altresì ammettere che le rinnovabili non sono un regalo piovuto dal cielo come pensano alcuni: hanno insiti alcuni costi, tra cui fattori finanziari, ambientali e di inflessibilità. Condivido l’affermazione del Presidente Barroso secondo cui dobbiamo conseguire gli obiettivi senza perdere competitività globale e senza esportare posti di lavoro e imprese. Se siamo impegnati su questo versante degli obiettivi, dobbiamo rompere col passato in cui l’UE ha registrato il triste primato nel mancare gli obiettivi fissati. Possiamo solo accettare obiettivi vincolanti, se sono realizzabili.

Accolgo con favore l’approccio dei meccanismi di mercato, quale il sistema dello scambio di quote di emissioni, ma auspico si possa migliorare la metodologia e far sì che funzioni meglio onde raggiungere i nostri traguardi.

Infine, permettetemi di suggerire che dovremmo resistere alla tentazione di essere improntati in modo specifico alla tecnologia, dovremmo cercare di non essere ossessivi e vedere le rinnovabili come la soluzione per eccellenza, quando l’obiettivo che più ha importanza è ridurre drasticamente le emissioni e, quindi, dobbiamo ricorrere a tutti gli strumenti disponibili e non scartare alcuna possibilità.

 
  
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  Britta Thomsen (PSE).(DA) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, sono estremamente lieta del fatto che ora abbiamo dinanzi a noi sul tavolo un pacchetto legislativo, che, ovviamente, ci offre la base che ci permetterà di lavorare nell’ottica di conseguire i nostri obiettivi e di dimostrare che l’UE può fare ben di più che limitarsi a discutere dell’argomento. Infatti, possiamo ottenere risultati concreti! In quanto relatrice in Parlamento incaricata di occuparsi del pacchetto, ho posto l’accento sul ruolo centrale assunto da piani d’azione nazionali. Questi ultimi dovrebbero essere accompagnati da obiettivi intermedi, e mi fa piacere vedere che la Commissione ha previsto questo aspetto nella sua proposta. È un elemento centrale che garantisce l’azione immediata, adesso, da parte nostra ed esclude che ci troviamo improvvisamente nel 2020 con tutta una serie di obiettivi disattesi. Il Parlamento ha anche sottolineato la necessità di intraprendere iniziative in tutti e tre i settori, ossia elettricità, riscaldamento e trasporti, e sono altresì soddisfatta di sapere che la Commissione chiederà agli Stati membri di fissare obiettivi settoriali. Avrei tuttavia preferito che alla dimensione sociale venisse attribuito un ruolo di maggiore peso riguardo ai prezzi dell’energia, ai prezzi dei prodotti alimentari e all’ambiente locale, ma questi sono solo alcuni degli ambiti su cui il Parlamento si concentrerà ulteriormente. Desidero congratularmi con la Commissione per il risultato positivo raggiunto oggi.

 
  
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  Vittorio Prodi (ALDE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, grazie per la presentazione di questo pacchetto energia e cambiamento climatico, sulla cui priorità siamo assolutamente d’accordo.

Nella direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili quali fonti di energia, tuttavia, non mi pare sufficientemente sottolineata l’urgenza di promuovere tecnologie di conversione diretta della biomassa in gas, che permettono tante applicazioni, in particolare per l’efficienza complessiva rispetto alla combustione convenzionale.

Un altro rilievo che sento il dovere di fare riguarda la direttiva per lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Innanzitutto, l’aiuto finanziario sembra favorire particolarmente il settore del carbone e del petrolio. Tale scelta non è condivisibile, considerando che esistono opzioni diverse per la cattura dell’anidride carbonica in processi di produzione di energia, come ad esempio l’impiego di microalghe in acqua.

Un’ultima osservazione: se proprio dobbiamo usare il carbone, promuoviamo almeno la tecnologia della conversione in gas più pulita e più efficiente. Naturalmente mi riservo di esaminare i documenti finali.

 
  
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  Bogdan Pęk (UEN).(PL) Signora Presidente, rivolgo le mie osservazioni direttamente al Commissario Dimas che vorrei accusare, come minimo, di incompetenza. Sono in possesso di una lettera aperta inviata al Segretario generale delle Nazioni Unite e firmata da 100 eminenti scienziati di tutto il mondo. Gradirei che il Commissario esaminasse con attenzione l’ultimo paragrafo da cui ora citerò un passaggio: “I tentativi per prevenire il verificarsi del cambiamento climatico globale sono in ultima analisi inutili e rappresentano un drammatico errore di attribuzione di risorse che sarebbero meglio impiegate per problemi reali e pressanti che affliggono l’umanità”.

Onorevoli colleghi, non esistono prove scientifiche che ci inducano a pensare che siamo in grado di influenzare il ciclo dei cambiamenti climatici governato dalla diversa attività del Sole. Da uno studio condotto su campioni di ghiaccio, alcuni scienziati hanno stabilito che questo ciclo ha impiegato decine di migliaia di anni. Stanziare centinaia di miliardi di euro per combattere i cambiamenti climatici è alla stregua di un attacco alla civiltà umana e al senso comune. In questa sede io la accuso di incompetenza e …

(La Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE).(HU) Signora Presidente, membri della Commissione, vi ringrazio. Accolgo con favore gli sforzi della Commissione per quanto riguarda la cooperazione internazionale e la legislazione interna. La Commissione può sempre contare sul sostegno del Parlamento al riguardo. È una sensazione positiva vedere che l’Europa sta assumendo un ruolo preminente nella terza rivoluzione industriale. Sono certo che l’innovazione tecnologica che ne scaturirà contribuirà ad aiutare i paesi in via di sviluppo ad attuare le loro legittime esigenze nonché a mitigare il carico di inquinamento imputabile alla loro crescita.

Il maggiore pericolo in seno all’Unione europea è tuttavia un atteggiamento tiepido e riluttante di alcuni Stati membri che rischia di pregiudicare l’attuazione di questi piani dagli obiettivi ambiziosi. Ne è comunque responsabile anche la Commissione, in quanto chiude un occhio sulla mancanza di competenza da parte di certi Stati membri. Vorrei illustrarvi un esempio personale: quando l’Ungheria era un paese candidato per l’adesione all’UE, la Commissione ci ha obbligati a conformarci a tutte le disposizioni legislative recenti, ma adesso che siamo uno Stato membro va tutto bene. Questa non è imparzialità; questo si chiama opportunismo.

Si è parlato di abitazioni efficienti dal punto di vista energetico: sono passati due anni e l’Ungheria non ha introdotto la direttiva sulla certificazione energetica degli edifici. La Commissione, a quanto sembra, non lo richiede. L’Ungheria destina solo una parte dei fondi che riceve dall’UE a misure volte a migliorare l’efficienza nonché a ridurre in consumi in campo energetico. La Commissione non impone di farlo. La mia domanda è, come sarà possibile conseguire gli obiettivi posti dalla Commissione se la Commissione stessa [...]

 
  
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  Riitta Myller (PSE).(FI) Signora Presidente, membri della Commissione, nonostante i discorsi di alcuni scettici, abbiamo tutto il tempo di mettere in pratica la decisione che abbiamo adottato a marzo. Nell’affrontare le proposte presentate oggi, sia in sede di Consiglio dei ministri che di Parlamento europeo, dobbiamo tenere bene a mente i nostri impegni, il più importante dei quali è seguire con attenzione gli sviluppi, assicurarci di raggiungere il nostro obiettivo una volta definiti tutti i dettagli, in altre parole verificare che la temperatura globale non aumenti di due gradi rispetto all’era pre-industriale. Questa deve essere la conclusione quando discutiamo le singole proposte legislative, perché è l’unico modo che abbiamo per cambiare la situazione.

Il cambiamento, che è un aspetto importante per la politica ambientale, significa cambiamento anche a livello della nostra produzione aziendale. È logico che alcuni settori ne subiranno le ripercussioni, ma molti ne trarranno beneficio. Ritengo che dobbiamo investire in questi ultimi. L’Europa sarà così in grado di sviluppare questo suo ruolo di leadership e di creare posti di lavoro sul proprio territorio e di delineare, allo stesso tempo, una situazione vantaggiosa per tutti con soluzioni globali.

Mi auguro vivamente che sarà altresì in grado di dimostrare un profondo impegno affinché le nostre soluzioni in materia di biocarburanti inviino un segnale forte e ci spronino a sviluppare prodotti effettivamente durevoli atti a sostituire gli attuali combustibili.

 
  
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  Francesco Musotto (PPE-DE). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente della Commissione, condivido pienamente le linee guida esposte oggi dal Presidente Barroso sulla proposta della Commissione. Si tratta di una sfida importante per l’Europa che non può più essere rinviata.

Gli obiettivi proposti, e in particolare la riduzione dei gas del 20% entro il 2020, malgrado le tante difficoltà da affrontare, possono essere realizzati. Si rende necessario però un impegno comune di tutti i paesi per una politica energetica che possa affrontare l’emergenza del cambiamento climatico e che liberi finalmente l’Europa dalla dipendenza dalle importazioni e, conseguentemente, dal continuo aumento dei prezzi dell’energia.

Occorre altresì evidenziare le tematiche relative alla sicurezza dell’approvvigionamento e alle fonti energetiche rinnovabili. Tutto ciò impone un programma di diversificazione delle risorse energetiche. Si può ridurre l’emissione di gas a effetto serra attraverso il ricorso all’energia nucleare, al carbone pulito e alle energie rinnovabili che sono a bassa emissione di carbone. In particolare, occorre concentrare gli sforzi nella ricerca sul nucleare ...

(La Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Atanas Paparizov (PSE).(EN) Signora Presidente, convengo con la maggioranza degli oratori che mi hanno preceduto nel riconoscere l’importanza del pacchetto in materia di energia e cambiamenti climatici oggi presentatoci. Ritengo anche che rappresenterà una nuova grande tappa riguardo al rafforzamento del ruolo dell’Europa nella lotta contro i cambiamenti climatici.

Desidero riprendere due dei cinque principi citati dal Presidente della Commissione, vale a dire equità e competitività. Vorrei esprimere la mia soddisfazione riguardo alla scelta dell’Esecutivo di tenere conto della posizione di paesi quale il mio, la Bulgaria, soprattutto per quanto attiene allo scambio al di fuori del sistema di quote di emissione e agli obiettivi specifici sul versante delle fonti rinnovabili.

Sotto l’aspetto della competitività, tuttavia, rimane ancora non poco lavoro da compiere affinché le proposte della Commissione siano più precise e, in assenza di un eventuale accordo futuro, dovremo muoverci con particolare cautela nei confronti di paesi come la Bulgaria e del mix energetico, in modo da salvaguardare le opportunità di sviluppare ulteriormente il settore dell’energia e l’industria sulla base di obiettivi realizzabili a un prezzo abbordabile.

 
  
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  Karin Scheele (PSE).(DE) Signora Presidente, desidero ringraziare il Presidente della Commissione per aver affermato all’inizio del suo intervento in un modo che non lascia adito ad alcun dubbio che il costo dell’inazione o dell’attività insufficiente da parte dell’UE e dei suoi Stati membri sarebbe almeno cinque volte rispetto al costo del pacchetto presentato oggi in quest’Aula. Mi associo agli oratori che hanno sottolineato l’importanza delle fonti di energia rinnovabili e sono lieta di constatare che la Commissione non considera la generazione nucleare una fonte rinnovabile, argomento del resto fuori discussione.

Vorrei altresì evidenziare l’importanza dell’efficienza energetica e delle misure ancora da adottare volte a conseguire tale risultato, perché da tutti gli studi condotti è emerso che l’efficienza energetica è la soluzione più economica per contrastare le emissioni di CO2. Devo ammettere che sono non poco scettica riguardo all’immagazzinamento di CO2 e che non sono a favore di una quota vincolante del 10% posta per i biocarburanti.

Poiché il mio campo di attività è la politica in materia di sviluppo, desidero anche aggiungere che attendo con ansia le proposte che la Commissione presenterà volte a indicare il modo in cui portare ai paesi più poveri un maggior numero di progetti nel quadro del meccanismo dello sviluppo pulito, perché tutti noi sappiamo che sono proprio i paesi più poveri a risentire in massima parte degli effetti dei cambiamenti climatici.

 
  
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  Françoise Grossetête (PPE-DE).(FR) Signora Presidente, il Presidente Barroso ci ha esposto un obiettivo ambizioso nell’ambito della produzione di energia da fonti rinnovabili, finalizzato alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra non a discapito, però, delle prospettive di crescita.

Ed è proprio questo punto che mi mette in difficoltà nei confronti della Commissione, la quale intende tener conto, sulla base delle proprie stime, del prodotto interno lordo di ciascuno Stato, il che mi sembra quanto meno inappropriato. Mi sembra indispensabile che lo sforzo globale di riduzione delle emissioni che ci si attende da qui al 2020 da parte di ogni Stato membro vari a seconda del livello di partenza di tali emissioni calcolato per abitante, senza pregiudicare, sia ben chiaro, i meccanismi di solidarietà tra paesi. Questo significa che nel mix energetico a livello nazionale occorre prendere in considerazione la parte globale di energie esenti da carbonio.

Insomma, non bisogna confondere gli obiettivi con gli strumenti. L’orientamento di fondo è chiaramente quello di ridurre i gas serra e di pervenire a un’economia a bassa emissione di carbonio, come sottolineato nelle conclusioni del Consiglio di marzo 2007.

 
  
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  Dorette Corbey (PSE).(NL) Signora Presidente, oggi assistiamo alla realizzazione delle ambizioni dell’Europa in materia di clima. Ritengo che le proposte vadano bene, ma purtroppo gli obiettivi sono troppo modesti. A Bali è stato dichiarato che una riduzione del 25-40% entro il 2020 è indispensabile per salvare il clima. Improvvisamente l’impegno dell’Unione europea mostra un po’ il lato debole. Non è un segnale positivo da mandare al resto del mondo, e così agendo la Bulgaria e la Romania, tra gli altri, capiscono che possono ulteriormente aumentare in misura rilevante le rispettive emissioni.

Per quanto mi riguarda, non la reputo un’idea valida. Non offre particolari motivi alla Cina e all’India di ridurre le emissioni. Sarebbe più sensato se tutti i paesi più ricchi dell’Unione europea aiutassero paesi come la Bulgaria e la Romania a tagliare le loro emissioni. È una soluzione migliore per ottenere credibilità a livello globale.

Purtroppo, la modifica del sistema di scambio di quote di emissioni è stata in qualche modo attenuata a causa delle pressioni esercitate dalla lobby del mondo dell’industria. È un peccato che la Commissione abbia ceduto e ridotto i diritti del settore ad alta intensità energetica alla vendita all’asta delle quote. Certi paesi sfruttano in effetti questo metodo a livello internazionale, ma sarebbe molto meglio introdurre un sistema equo e stabilire imposte frontaliere.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, accolgo con favore l’annuncio di questo pacchetto di straordinaria importanza e attendo con ansia il dibattito legislativo che seguirà. Ritengo sia giunto il momento di rammentare a coloro che, soprattutto nel mio paese, sono giustamente preoccupati per il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici e l’aumento delle emissioni dei gas a effetto serra nonché, dall’altro lato, per la ratifica del Trattato di Lisbona – o Trattato di riforma come teniamo a sottolineare – che in quest’ultimo l’ambiente e i cambiamenti climatici figurano in modo specifico quale punti distinti rispetto a quanto avveniva nel vecchio Trattato costituzionale: un aspetto estremamente importante da sottolineare.

A seguito della Conferenza di Bali, è chiaro che l’Europa, in quanto Unione di 27 Stati membri, ha la capacità e le competenze per assumere la leadership a livello mondiale in merito a questo tema di massima criticità, i cambiamenti climatici, con il presente pacchetto quale fulcro della sua azione. Bali ha prodotto una tabella di marcia per un accordo globale da concludere entro il 2009, e ha riconosciuto l’urgenza di pervenire ad accordi internazionali chiari e trasparenti – ho preso in prestito le parole del Presidente Barroso – onde garantire una riduzione entro il 2020 di almeno il 50% delle emissioni di gas a effetto serra. E se rimanere competitivi è un risultato sempre più pressante, non possiamo pensare di risolvere i nostri numeri e conseguire gli obiettivi esportando posti di lavoro con il trasferimento delle attività in regioni prive di legislazione in materia di abbattimento dei gas serra …

(La Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Inés Ayala Sender (PSE). – (ES) Signora Presidente, il programma che ci presenta la Commissione, in merito al rispetto degli obiettivi nell’ottica di garantire la nostra credibilità, consiste nell’imporre obblighi a ognuno in base alle rispettive reali possibilità, raccogliere la sfida e trasformarla in un’occasione per potenziare la nostra competitività, proporci i traguardi da raggiungere in modo che, cooperando, tutti possiamo farlo a livello internazionale e senza perdere neppure un minuto, è, com’è ovvio, un programma ricco di speranze e di sfide impegnative. Tra queste ultime qualcuno ha menzionato e mi trova d’accordo la sfida di proporre energie alternative anziché energia nucleare.

Il settore dei trasporti comporta una sfida ancora maggiore e quindi pregherei la Commissione di utilizzare gli strumenti attualmente disponibili, ossia il piano d’azione di logistica. La logistica, che sta diventando un fattore competitivo, dovrebbe essere uno degli strumenti intesi ad applicare l’intelligenza alla mobilità e per dimostrare che siamo in grado di offrire soluzioni valide per quanto riguarda l’abbattimento delle emissioni.

Per quanto attiene al progetto GALILEO, il cui sviluppo è stato finora modesto, dato che non ne vediamo tutte le potenzialità, ritengo non a torto che le applicazioni per riuscire a ridurre le emissioni dovrebbero essere altre sfide.

Infine, ritengo che anche il piano sul trasporto urbano sia un’altra concreta possibilità.

 
  
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  Eva Lichtenberger (Verts/ALE).(DE) Signora Presidente, desidero menzionare ancora una volta il ruolo dei trasporti come una delle principali cause dei problemi legati al clima e sottolineare la necessità di farne il punto focale della nostra azione. Per quanto attiene alla riduzione delle emissioni generate dai trasporti, non si può affermare che l’Unione europea possa andare fiera di se stessa. Adesso, tuttavia, abbiamo una seconda opportunità. Per esempio, abbiamo la possibilità di imputare totalmente il costo sociale dei trasporti grazie alla tassazione prevista nell’ambito del sistema Eurovignetta a carico di autoveicoli pesanti adibiti al trasporto di merci per l’uso di alcune infrastrutture, spostando in questo modo un maggior volume di merci dalla strada alla ferrovia, comparto in cui i livelli di emissioni sono di gran lunga inferiori.

Se non affrontiamo la questione dei trasporti, non avremo alcuna possibilità di conseguire i nostri obiettivi in materia di clima. Questo vale in particolare per i paesi nel cuore dell’Europa. Affinché questi Stati membri adottino misure sul lungo periodo atte a ridurre il trasporto su gomma, dobbiamo anche introdurre sanzioni per quelli responsabili di ulteriori aumenti e che non sono disposti a diminuire i rispettivi volumi di traffico.

 
  
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  José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. (EN) Signora Presidente, innanzi tutto desidero ringraziare gli onorevoli deputati per il forte sostegno offerto in generale alle nostre proposte. Comprendo perfettamente il fatto che quest’Assemblea sia profondamente impegnata riguardo a questo tema di estrema rilevanza che vede come una delle sfide più importanti, se non la più importante, per la nostra generazione. Vi ringrazio.

Ci è stato chiesto di recarci qui in Aula non appena terminata la nostra riunione, quindi non ci è possibile affrontare una discussione approfondita, ma permettetemi di dire che la Commissione sarebbe ben lieta di partecipare attivamente a un simile dibattito, io stesso ne sarei felice, al pari dei Commissari Dimas e Piebalgs e di tutti gli altri Commissari di pertinenza. Siamo disposti a esaminare con voi ogni dettaglio di questo straordinario pacchetto di proposte.

Desidero in primo luogo far presente che alcuni vostri commenti sono stati formulati sulla base di un lavoro precedente e non sulle proposte presentate oggi. È fondamentale comprendere che le proposte sono quelle adottate oggi dal Collegio. Si tratta di un lavoro che ha richiesto mesi, un tema di estrema complessità. Voi avete avuto accesso, come la stampa, ad alcuni documenti elaborati dai servizi, molto importanti per altro, ma la decisione è stata presa proprio solo mezz’ora prima di arrivare in Aula.

Ritengo sia una decisione molto equilibrata, ambiziosa, sì, ma al tempo stesso equilibrata e imparziale, e ne siamo orgogliosi. Credo che abbiamo guadagnato tempo e che il fatto che disponiamo di un mese in più per pervenire a una solida intesa in seno alla Commissione ci aiuta a guadagnare tempo per l’adozione, auspico da parte di quest’Aula, dell’intero pacchetto. Comprendo le riflessioni degli onorevoli Sacconi e Ek riguardo alla necessità di farlo, ma mettiamola così, non vediamo il tempo che ci separa fino a giugno 2009 come la dirittura d’arrivo per quest’Assemblea. Facciamole terminare il lavoro con un’azione esplosiva, un momento di straordinaria grandezza, e adottiamo queste importantissime proposte!

Posso dire che, dai miei contatti con i governi dei nostri Stati membri, ossia con l’attuale Presidenza della Slovenia e la prossima della Francia, ho pensato che ci fosse una forte determinazione a procedere rapidi, ad andare avanti, a farne una priorità reale. E se manteniamo un atteggiamento come quello in quest’Aula, ritengo che sarà possibile adottare il presente pacchetto, dopo i dovuti negoziati, com’è ovvio, e noi siamo pronti. Non abbiamo la pretesa che la nostra proposta sia perfetta. Penso che sia possibile che quest’Assembla nel corso del suo mandato raggiunga un’intesa molto solida in merito a un insieme di proposte davvero ambiziose.

Abbiamo evidenziato gli elementi difficili e politici. Gradirei solo esprimere un breve commento finale in merito. Uno riguarda l’equilibrio tra l’impegno ecologico e l’esigenza di ridurre i nostri gas a effetto serra e, al tempo stesso, la necessità di affrontare timori che parte della nostra industria nutre riguardo a certi effetti sulla concorrenza internazionale. Che sia chiaro: non stiamo riservando alcun trattamento favorevole per nessun settore della nostra industria. Tutti saranno coinvolti in questa azione. Quello che stiamo valutando è solo come gestire la situazione in caso di mancato accordo globale, ma quest’ultimo rimane il nostro obiettivo e la nostra priorità. Certo, verranno introdotte alcune misure per ammortizzare l’impatto di questo fattore in alcune delle nostre imprese, perché è nostra intenzione, ovviamente, proteggere l’economia europea e tutelare i posti di lavoro in Europa. Questa è la cosa importante, e pensiamo di aver trovato una soluzione molto equilibrata.

Per quanto riguarda l’osservazione in merito alla suddivisione dell’onere amministrativo tra gli Stati membri, abbiamo deciso di adottare il seguente approccio di ampia portata. Valuteremo le proposte concrete in materia di fonti rinnovabili. Come sapete, l’obiettivo fissato era il 20% del consumo di energia derivato dalle rinnovabili. Oggi siamo all’8,5%, per cui ci manca ancora un 11,5%. Abbiamo deciso, parlando in generale, di dimezzare tale dato e fissare una percentuale forfettaria, in modo che tutti debbano compiere lo stesso sforzo. Per la restante parte, abbiamo deciso che sarà in base al PIL pro capite. Ci sembra la soluzione più equa, in quanto è un modo per offrire più possibilità a quelli che dispongono di più risorse da investire rispetto agli Stati membri più poveri. Ritengo sia imparziale. Ci siamo regolati sulla base del criterio di flessibilità per quei paesi che hanno già compiuto uno sforzo, in modo da offrire una sorta di premio o bonus ai primi partecipanti.

Tutta la metodologia sarà trasparente. Ve la illustreremo, riteniamo che sia una proposta valida e imparziale in termini di suddivisione del carico amministrativo tra Stati membri. Ho molta fiducia riguardo all’ottima accoglienza che le riserverà la maggior parte dei nostri Stati membri. In ogni caso, gli scenari saranno trasparenti, la metodologia verrà presentata e se il Consiglio e il Parlamento troveranno una soluzione migliore, prego, si accomodino. Riteniamo che alla fine questa sarà la soluzione, perché tecnicamente valida e anche estremamente equa.

Per quanto attiene al problema dei biocombustibili, concordiamo con la maggior parte di quanto è stato detto. Il problema è che oggi non esistono criteri di sostenibilità per i biocarburanti in produzione nel mondo e già in circolazione. Quello che stiamo facendo ora, per la prima volta in assoluto, è stabilire una serie di criteri di sostenibilità ad alto livello per i biocombustibili – sia nazionali che importati – tenendo ben presente ancora una volta che il nostro obiettivo è un accordo globale. Oggi non ne esiste alcuno: in America latina fanno in un modo, negli Stati Uniti in un altro e in Africa in un altro modo ancora. Ci occorre pertanto un sistema internazionale per la sostenibilità dei biocarburanti, e questa è la direzione in cui ci stiamo muovendo: promuovere una nuova generazione di biocombustibili. Quindi, accettiamo le critiche sollevate da coloro che hanno affermato che i biocombustibili comportano una serie di rischi – e conveniamo che ce ne sono –, ma, al contempo, vediamo di confrontare l’alternativa. Proponiamo un’alternativa che è molto più positiva dell’attuale situazione.

Alcuni di voi hanno espresso la preoccupazione circa la necessità di aumentare gli investimenti nella tecnologia. Sono d’accordo. Teniamolo ben presente quando discuteremo le prossime prospettive finanziarie. Ritengo che si debba fare di più. Sono d’accordo, perché per la cattura e l’immagazzinamento del carbonio, una tecnologia molto importante e promettente, abbiamo bisogno di capitali. A tale proposito, per quanto attiene ai proventi delle aste degli Stati membri, la nostra proposta prevede che questi ultimi ne destinino una parte alla lotta contro i cambiamenti climatici. Speriamo che accettino.

Posso dirvi una cosa che è emersa dai miei contatti con gli Stati membri durante tutti questi processi e che ho già reso pubblica. Talvolta, quando si discute di cambiamenti climatici, cito quello che John Stuart Mill disse in merito al padre. Affermò che suo padre amava l’umanità in generale, ma odiava ogni singolo soggetto. Speriamo che i nostri Stati membri e alcuni dei nostri politici nazionali non la pensino allo stesso modo. Se vogliono lottare contro i cambiamenti climatici, non possono limitarsi ad apprezzare l’agenda sotto il profilo politico e poi non assumere precisi impegni circa obiettivi e metodi. È un aspetto essenziale.

Quello che la Commissione deve fare oggi è tradurre obiettivi e intenzioni in misure concrete e in strumenti trasparenti. Sono perfetti? Parliamone. Riteniamo che siano affidabili, imparziali ed efficaci. Pensiamo che sia importante, come ha evidenziato l’onorevole Hökmark, che ci si possa basare sul mercato. Non entreremo nel merito del mix energetico degli Stati membri, che potrebbe scatenare una discussione interminabile. Non sosteniamo che la soluzione migliore sia una piuttosto che l’altra. Affermiamo che ora gli Stati membri hanno deciso all’unanimità di conseguire l’obiettivo di una quota del 20% di energie rinnovabili – per ovvie ragioni abbiamo posto l’accento sulle energie rinnovabili, perché dobbiamo offrire qualche chiaro incentivo al mercato –, e sarà poi il mercato a scegliere la tecnologia migliore e la fonte di energia. Non impartiamo istruzioni più precise, in quanto non spetta a noi.

Pensiamo tuttavia alla difficoltà del contesto. Applichiamo norme, principi e strumenti di carattere generale a 27 situazioni estremamente diverse, non solo in termini di sviluppo economico ma anche di mix energetico, di storia dei paesi e di cultura della sensibilizzazione riguardo ad alcuni di questi problemi. È inevitabile che alla fine ci siano differenze. L’importante è adottare un approccio coerente. Ritengo che oggi abbiamo offerto a quest’Aula tale approccio.

Attendo con impazienza i dibattiti che si svilupperanno necessariamente a livello legislativo e credo davvero che, con lo spirito di collaborazione dimostrato per altri determinanti atti legislativi, noi, insieme al Parlamento europeo e al Consiglio, realizzeremo una proposta molto ambiziosa e, al tempo stesso, realistica.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

Il processo verbale della seduta di oggi sarà sottoposto all’approvazione del Parlamento nella prossima tornata.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Accolgo con favore il pacchetto energia e clima che la Commissione ci ha presentato. È importante che l’Unione europea continui ad avere un ruolo leader nella lotta al cambiamento climatico, e per questo si deve impegnare seriamente per raggiungere l’obiettivo del “20, 20, 20 entro il 2020” (riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, obiettivo del 20% di risparmio energetico e 20% di energie rinnovabili). Tuttavia vorrei ricordare alla Commissione che, allo stato attuale, l’unica tecnologia a uno stadio progettuale maturo, in grado di garantire una reale efficienza energetica e una consistente diminuzione delle emissioni di CO2, é il nucleare.

Alcuni Stati europei si presentano già parecchio avanti in questo contesto, altri si stanno organizzando, altri ancora – ed è il caso dell’Italia – sono al palo: ciò che comunque è oggettivamente mancato nel passato è una cornice normativa comune e, più in generale, una strategia complessiva dell’Unione sull’argomento. È davvero ora che la Commissione europea prenda l’iniziativa, senza tentennamenti ed esitazioni, perché la contingenza internazionale impone scelte, anche coraggiose se necessario.

Ne vale il futuro della nostra economia e, indirettamente, la nostra possibilità di far sentire la nostra voce per il rispetto dei diritti in ogni angolo del mondo, senza più temere condizionamenti e ricatti.

 
  
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  Petru Filip (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Pur apprezzando le problematiche ambientali affrontate dalla Commissione, siamo tuttavia preoccupati della ridotta pertinenza degli indicatori utilizzati nell’algoritmo impiegato per calcolare la distribuzione dei certificati di emissione. Occorrono nuovi coefficienti di correzione per rispecchiare le diverse potenzialità di investimento dei paesi con un PIL analogo ma come prospettive socioeconomiche dissimili. Il livello di investimenti necessario si differenzia in misura sostanziale a seconda del grado di sviluppo di una particolare area europea. Pertanto, lo sforzo di bilancio nazionale richiesto per mantenere le emissioni nell’ambito dei limiti assegnati graverà sul bilancio per gli investimenti tecnologici, ostacolando così l’osservanza delle norme ambientali europee in aree economicamente svantaggiate.

Il rispetto dello spirito del principio di solidarietà europea può essere garantito solo se i paesi e le regioni che sono al di sotto della media europea in termini di sviluppo vengono trattati tenendo in debito conto il loro particolare livello di sviluppo. In linea con questo stesso principio, mi auguro che coloro dei miei colleghi tedeschi che hanno criticato la decisione della Nokia di trasferirsi in Romania imparino una volta per tutte – e lo dico in tutta franchezza ai lavoratori tedeschi di Bochum che sono stati licenziati – che le retribuzioni dei dipendenti romeni sono dieci volte inferiori rispetto ai loro, mentre il prezzo di un litro di latte o di benzina è uguale a quello applicato in Germania.

 
  
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  Urszula Gacek (PPE-DE), per iscritto. – (EN) Il dibattito odierno crea un nuovo ambiente favorevole che può stimolare un ampio confronto sociale sul ruolo che l’energia nucleare svolgerà in futuro in Europa. La generazione nucleare è un processo comprovato ed efficiente di produrre energia elettrica senza emissioni di gas a effetto serra. Sospetto che il cittadino medio europeo ignori probabilmente del tutto questa realtà.

Il dibattito pubblico è incentrato quasi esclusivamente sulle energie rinnovabili e sull’esigenza di limitare l’impatto esercitato dalla combustione di combustibili fossili.

Dobbiamo essere onesti e ammettere che c’è un limite alla quantità di energia che possiamo produrre da fonti rinnovabili pur mantenendo i prezzi dell’energia competitivi. Le fonti rinnovabili sono importanti, non dobbiamo ingannare i cittadini affermando che da sole risolveranno il problema. I sistemi di cattura e immagazzinamento del carbonio ridurranno le emissioni di gas serra generate dai combustibili fossili, ma le relative tecnologie devono ancora essere realizzate su scala industriale. Inoltre, avranno un notevole costo.

Un approccio responsabile per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici richiede equilibrio, una combinazione tra tecnologie rinnovabili efficaci in termini economici, sistemi di cattura e immagazzinamento del carbonio nonché tecnologie moderne nel campo del nucleare. È una nostra responsabilità garantire che tutte queste possibilità vengano esplorate, nessuna a discapito di altre.

 
  
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  Gyula Hegyi (PSE), per iscritto. – (EN) Le energie rinnovabili possono, in linea di principio, offrire una soluzione al problema dei cambiamenti climatici globali e alla crisi energetica europea. Tuttavia, i biocombustibili e altre forme di bioenergia sono strumenti contraddittori per contrastare i cambiamenti del clima. Fino a un certo livello sostituiscono in modo efficace l’energia fossile, ma su scala più vasta mettono in pericolo la sopravvivenza delle foreste pluviali e l’approvvigionamento di derrate alimentari dei paesi del terzo mondo.

Emergono già segnali inquietanti di deforestazione in Brasile, Indonesia, Malesia e altre regioni. I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati a causa del crescente consumo di biocombustibili. L’UE dovrebbe limitare il proprio consumo di bioenergia alla capacità agricola in eccesso dell’Unione stessa, scoraggiando la deforestazione.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Sosteniamo totalmente la Commissione nel suo tentativo di proporre agli Stati membri e ai cittadini un programma realizzabile volto a conseguire gli obiettivi in campo energetico e ambientale. Dovremmo tuttavia considerare gli aspetti finanziari ed economici che queste proposte contemplano.

Occorrerà riesaminare le disposizioni relative alla concessione degli aiuti di Stato a favore di progetti ambientali. Poiché alcuni settori sono responsabili di un elevato livello di inquinamento e considerato che l’adeguamento alle tecnologie verdi non è efficiente in termini di costo, potrebbe essere una soluzione percorribile stabilire aiuti di Stato pari al 60-100%. Un settore che presenta tale situazione è l’industria mineraria, la quale ha un enorme bisogno di introdurre tecnologie di cattura e immagazzinamento del CO2.

Per quanto attiene al progetto della Commissione di avviare 12 nuove centrali elettriche basate sull’impiego di carbone e gas e dotate di tecnologia di cattura e stoccaggio di CO2, desidero ribadire la disponibilità della Romania a ospitare uno di tali impianti. Il bacino della Valle del Jiu ha il vantaggio di essere ricco di risorse minerarie e vicino alle centrali elettriche attualmente in funzione.

 
  
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  Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto.(PL) Le questioni relative ai cambiamenti climatici e alla lotta per contrastare il degrado dell’ambiente naturale sono state inserite nell’agenda dell’Unione europea quali temi della massima priorità nel 2007. Le proposte avanzate dalla Commissione europea sono un’espressione concreta degli obiettivi ambiziosi evidenziati a marzo dello scorso anno, i quali riflettono il ruolo preminente assunto dalla nostra Comunità di 27 nazioni nell’azione volta a limitare le emissioni dei gas a effetto serra.

Non è mia intenzione mettere in dubbio gli obiettivi o le ambizioni, ma dobbiamo ammettere che la Comunità europea è composta da due gruppi di paesi separati fino a non molto tempo fa dalla cosiddetta “cortina di ferro”. Da vari decenni, le democrazie occidentali sono sensibili all’esigenza di proteggere l’ambiente naturale. Questo approccio emerge in tutta chiarezza nelle norme ambientali che altri continenti dovrebbero imitare. Per contro, i paesi dell’ex COMECON sono oggetto di un rapido processo di industrializzazione. Quest’ultimo ha interessato lo sviluppo delle potenzialità del settore del ferro e di quello siderurgico, il comparto dei prodotti chimici pesanti e altri generi di attività, scatenando effetti negativi sull’ambiente.

Il processo di adeguamento alle norme dell’Unione si è rivelato straordinariamente oneroso e non c’è quindi da stupirsi che questi paesi nei rispettivi trattati di adesione abbiano negoziato tanti periodi di transizione. In un lasso di tempo brevissimo i paesi dell’Europa centrale e orientale hanno conosciuto una radicale trasformazione al riguardo.

Secondo le proposte della Commissione europea, questi paesi si trovano oggi ad affrontare nuove sfide che potrebbero rivelarsi più di quanto possano sopportare e che potrebbero inficiare le loro opportunità di sviluppo. Ottenere il giusto equilibrio tra esigenze ambientali, condizioni eque di concorrenza e tutela dei posti di lavoro è una missione che riguarda l’intera Unione europea. Riveste tuttavia particolare importanza per quegli Stati che combattono per recuperare il tempo perduto.

 
  
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  Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. (EL) La presentazione da parte del Presidente Barroso delle misure del Consiglio volte a combattere i cambiamenti climatici è caratterizzata da un obiettivo e da una visione che sono:

rafforzare i monopoli europei nell’ambito della rafforzata concorrenza endoimperialista nel campo dell’energia. Si tenta di sfruttare lo scopo essenziale della riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti nella prospettiva di dividere i mercati e limitare la crescita delle nuove potenze emergenti (Cina e Brasile), che rivendicano maggiore quote di mercato.

Offre uno sbocco all’eccessivo accumulo di capitali attraverso la commercializzazione della tutela ambientale. A seguito della liberalizzazione di settori importanti sotto il profilo strategico, quali energia e telecomunicazioni, l’economia di oggi è uno dei nuovi canali cui il capitale monopolistico può ricorrere per effettuare grandi investimenti. per questo motivo, il Presidente Barroso ha parlato di investimenti in tecnologie innovative nel campo dell’energia, di modernizzazione tecnologica e dell’impiego di gruppi privati per soddisfare i requisiti della nuova normativa ambientale. Inoltre, il protocollo di Kyoto, attraverso gli scambi di quote di emissioni, ha creato un nuovo mercato capitalistico. Il diritto a inquinare viene scambiato in base alla “quotazione” del biossido di azoto.

Questa situazione alimenta una cooperazione di categoria, nel tentativo di sfruttare la sempre maggiore sensibilizzazione al riguardo a livello mondiale, cercando di conciliare il fatto che i cambiamenti pericolosi di cui è vittima il clima nonché il riscaldamento globale sono il risultato dello sviluppo industriale basato sul profitto capitalista, la commercializzazione della terra, dell’aria, dell’energia, dell’acqua e così via.

Le misure previste vanno a scapito delle esigenze dei cittadini e dello sviluppo della redditività del capitale nel settore dell’ambiente.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) Gli Stati membri dell’UE si trovano a dover fronteggiare le sfide poste dai cambiamenti climatici, dalla maggiore dipendenza dalle importazioni di energia e dall’elevato prezzo di quest’ultima. Pertanto, l’impegno assunto dall’Unione europea riguardo alla riduzione di almeno il 20% entro il 2020 delle emissioni dei gas a effetto serra, soprattutto attraverso misure specifiche nel campo dell’energia, è un passo importante nella lotta per contrastare il riscaldamento globale.

Imprimere impulso al passaggio a un’energia a basse emissioni di carbonio optando per biocarburanti e fonti energetiche rinnovabili incentiverà l’innovazione e rafforzerà la competitività industriale.

Agli Stati membri con economie in via di sviluppo, in particolare Romania e Bulgaria, sarà consentito aumentare le emissioni del 20% rispetto ai livelli del 2005 per i settori che non rientrano nel sistema dello scambio di quote di emissioni e tale aumento dovrà essere calcolato sulla base del PIL. È una dimostrazione di solidarietà da parte dell’Unione europea che garantisce ai paesi più poveri l’opportunità di mettersi al passo con le economie più sviluppate.

 
  
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  Toomas Savi (ALDE), per iscritto. – (EN) La scorsa settimana il Presidente Putin e il primo vice Primo Ministro Medvedev della Federazione russa hanno siglato a Sofia un accordo relativo alla costruzione di un gasdotto chiamato “South Stream” che attraverserà il Mar Nero. Proprio adesso, quando la ratifica del Trattato di Lisbona è alle porte, sembra piuttosto strano che la Bulgaria non abbia consultato i suoi partner europei.

La politica dell’Unione in materia di energia mira, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di energia nell’Unione stessa. Gli esperti hanno percepito una sorta di minaccia da parte del “South Stream” al progetto NABUCCO, incluso nella rete comunitaria transeuropea per l’energia.

Sono dell’avviso che la Bulgaria abbia agito in modo davvero riprovevole siglando con la federazione russa un accordo bilaterale sull’energia. Anche se il progetto NABUCCO mutuava il suo nome da un’opera di Giuseppe Verdi, l’attuale situazione assomiglia più a un’operetta o a una farsa.

 
  
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  Theodor Dumitru Stolojan (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Accogliamo con favore l’iniziativa del Presidente venuto al Parlamento europeo per illustrare le presenti proposte incentrate su energia e cambiamenti climatici. Cogliamo questa opportunità per chiedere alla Commissione europea di prestare particolare attenzione nonché di adottare tutte le misure necessarie volte ad accelerare il progetto NABUCCO, iniziativa di grande importanza atta a garantire all’UE la sicurezza degli approvvigionamenti di gas.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. – (RO) Ritengo che la lotta ai cambiamenti climatici si possa vincere solo se saremo in grado di garantire una solidarietà globale. L’Unione europea dovrebbe includere la questione dei cambiamenti climatici in tutti gli accordi che stipula, siano essi bilaterali o multilaterali.

Al fine di adeguarsi ai cambiamenti climatici è altresì essenziale prendere in considerazione e consentire lo sviluppo economico sostenibile dell’Unione. Sarebbe opportuno non promuovere le coltivazioni riservate ai biocarburanti a detrimento di quelle destinate al consumo umano. Lo sviluppo sostenibile dei trasporti può contribuire a contenere i cambiamenti climatici.

Gli Stati membri dovrebbero optare per un mix di energia che causi il minor inquinamento possibile. Chiedo alla Commissione di riesaminare le prospettive finanziarie 2007-2013 e il bilancio per il 2008, i programmi e le politiche comunitarie, nonché le principali normative, in modo da tenere nella dovuta considerazione i cambiamenti climatici.

La Commissione dovrebbe riconoscere l’importanza che le autorità nazionali, locali e regionali assumono nell’elaborazione e nell’attuazione delle misure di adeguamento ai cambiamenti climatici, e la necessità di conferire loro competenza e di offrire il sostegno di cui hanno bisogno.

Credo che sia fondamentale disporre di un programma quadro europeo volto a ridurre il rischio di desertificazione e di scarsità d’acqua.

 
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