23. Mutua assistenza e collaborazione tra le autorità amministrative degli Stati membri e la Commissione nell’applicazione delle normative doganale e agricola (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Bill Newton Dunn, a nome della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio, relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola [COM(2006)0866 – C6-0033/2007 – 2006/0290(COD] (A6-0488/2007).
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Signor Presidente, questa terza relazione è strettamente collegata alle due precedenti, Il regolamento (CE) n. 515/97 del Consiglio relativo alla mutua assistenza tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla collaborazione tra queste e la Commissione per assicurare la corretta applicazione delle normative doganale e agricola è una disposizione particolarmente importante che risale al 1997, quando vi erano 15 Stati membri.
Era essenziale proporre una modifica al regolamento (CE) n. 515/97 alla luce degli sviluppi intervenuti nell’ultimo decennio, dei progressi tecnologici, delle esperienze positive acquisite nell’ambito di operazioni doganali comuni coordinate a Bruxelles, e dell’allargamento dell’Unione a 27 paesi membri.
Vorrei congratularmi con il relatore, l’onorevole Newton Dunn, per il modo in cui ha trattato la proposta in Aula. Vorrei inoltre ringraziare l’onorevole Audy, che ha redatto il parere. Le due commissioni, IMCO e COCOBU, hanno lavorato a stretto contatto, avvalendosi del meccanismo di cooperazione rafforzato. Il loro eccellente lavoro ha consentito di raggiungere un compromesso fra i vari attori politici. Grazie all’approccio costruttivo di quest’Assemblea; possiamo sperare adesso in un’adozione della normativa in prima lettura.
Le autorità doganali eseguono controlli sulle merci che entrano ed escono dalla Comunità sulla base di un quadro comune di gestione dei rischi, che prevede anche il ricorso a ispezioni casuali. In questo contesto, il loro compito in generale non si limita all’applicazione della normativa doganale; essi applicano anche il diritto comunitari in materia di IVA, di accise e le norme del settore agricolo.
Vedo che la questione della lotta contro le frodi IVA e la necessità di una più stretta cooperazione fra gli Stati membri e la Commissione è fortemente sottolineata nella relazione dell’onorevole Musotto che abbiamo appena discusso.
Per questo motivo, è importante che le autorità doganali e la Commissione siano autorizzate a scambiare informazioni sull’IVA. Nel caso di alcuni tipi di dati, il nuovo articolo 2 bis rende possibile questo scambio di informazioni.
La Commissione ritiene si tratti di un primo passo verso una più stretta cooperazione nel settore della tutela degli interessi finanziari della Comunità contro le frodi in materia di IVA.
Bill Newton Dunn, relatore. − (EN) Signor Presidente, ringrazio il Commissario. Mi sembra che si tratti di una proposta accettabile per la Commissione. Come ha affermato il Commissario: l’allargamento, il maggior numero di Stati, le nuove tecnologie, le nuove attrezzature, i computer. Dobbiamo aggiornare la normativa della Commissione per consentire una valida cooperazione lungo le frontiere interne dell’Unione contro i cattivi − la criminalità organizzata, e così via.
La scorsa settimana, ho parlato con il direttore di un’importante società anglo-olandese il quale mi ha riferito che ritiene che la criminalità organizzata si stia diffondendo e – uso le parole che ha usato lui – in modo “esponenzialmente” e incredibilmente rapido, eppure i governi degli Stati membri non fanno nulla al riguardo, dato che il pubblico non conosce l’intera storia e non spinge i governi. Quindi i governi dicono: “Tranquilli, non preoccupatevi, va tutto bene”. Il problema è serio. Abbiamo quindi bisogno di questa proposta della Commissione e tutti dovrebbero essere d’accordo a portarla avanti.
Non avrei nient’altro da aggiungere, ma in realtà ho una lunga storia da raccontarle, signor Presidente, e procederò in tal senso. Con mio stupore, il mio Stato membro, il Regno Unito, ha posto un veto in seno al Consiglio dei ministri sostenendo che non avrebbe accettato questo punto. Non me l’hanno detto, sebbene io sia britannico, e dello stesso Stato membro. Nessun eurodeputato laburista del governo laburista di Londra ha presentato un qualsiasi emendamento, ma hanno scelto il mio buon amico conservatore Christopher Heaton-Harris, uomo degno di onore, che parlerà in seguito, per manifestare l’obiezione del governo laburista ed egli ha quindi presentato un emendamento, il che è alquanto strano, ma auguro a Chris buona fortuna. Ha il diritto di farlo. Ma cosa stava facendo il partito laburista in tutto questo? Ho pensato che fosse molto strano. Vi sono molte altre obiezioni e veti britannici nonché opt-out in numerosissimi settori politici. Ho pensato che avrei indagato su quale fosse la politica generale britannica su queste direttive da cui decidono di escludersi e su che cosa stesse accadendo.
Mi sono recato all’OLAF che, come sappiamo, si occupa delle frodi commesse nell’UE. L’OLAF mi ha riferito che il Regno Unito si rifiuta di cooperare, anche se perde miliardi a causa delle frodi carosello in materia di IVA. Londra dice: “Se diamo il dito all’OLAF, si prenderà tutta la mano. Abbiamo timore e quindi non coopereremo”. È molto strano, per cui ho svolto ulteriori indagini a Londra. Come funzionano le cose? E mi è stato detto quello che accade: la Commissione presenta una proposta, poi un giovane funzionario del dipartimento interessato a Londra deve scrivere una lettera per raccomandare ciò che il governo dovrebbe fare. Il giovane funzionario è guardingo, un po’ nervoso, non sa cosa fare, così dice: “Non dobbiamo fare niente al riguardo. Raccomando una grande cautela. Non penso che dovremmo approvare. Forse addirittura dovremmo scegliere di essere esclusi”. E la sua prudente lettera – dato che vuole essere promosso e non licenziato – sale in cima al dipartimento, e i funzionari che sono occupati a fare altre cose dicono “Va bene” e l’avallano. Nemmeno altri ministeri cui è stato chiesto il parere sanno cosa fare, così dicono. “Ci sembra vada bene”. Infine si arriva a una commissione a livello di Consiglio dei ministri, presieduta dal nostro ministro degli Esteri – che ha un milione di altre cose a cui pensare – e così la lettera viene approvata in automatico, senza controllo. Improvvisamente, quindi, la posizione del governo di Londra è negativa, circospetta, a favore della clausola di esclusione. “Noi non capiamo, Non sappiamo davvero cosa stia accadendo”. Davvero molto strano!
Cosa accade poi? Torno alla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento. Il blocco al Consiglio mi ha consentito di partecipare a diverse conciliazioni informali tripartite con il Consiglio, condotte dapprima dalla Presidenza portoghese, adesso dalla Presidenza slovena, in entrambi i casi in modo eccellente. E, sebbene nessun funzionario britannico mi abbia mai riferito alcunché, e io fossi quindi l’unico britannico a essere presente alla conciliazione, anche se il governo britannico a quanto pare ha espresso un veto in merito, la questione è andata avanti.
Infine, Commissione e Consiglio hanno trovato una formulazione che ha consentito di smussare l’obiezione britannica, o di superarla, o qualsiasi parola preferiate. Gli emendamenti dinanzi al Parlamento, per il voto di domani, sono stati tutti approvati dalla commissione IMCO e io spero ardentemente che l’Assemblea, domani, voterà a favore. Ma proprio non capisco cosa stia accadendo a Londra, signor Presidente.
Véronique Mathieu, relatrice per parere della commissione per il controllo dei bilanci. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, l’onorevole Audy, relatore per parere della commissione per il controllo dei bilanci, ha avuto un impedimento all’ultimo momento, motivo per cui io parlerò al posto suo.
La corretta applicazione dei regolamenti doganali e agricoli svolge un ruolo determinante per l’adeguato funzionamento del mercato interno. È inoltre essenziale per la tutela degli interessi finanziari della Comunità e, più in generale, di quelli degli operatori economici e dei cittadini europei.
L’archivio d’identificazione dei fascicoli a fini doganali consentirà ai vari servizi degli Stati membri e della Commissione di collaborare con maggiore efficacia. Alcuni emendamenti sono destinati all’attuazione delle proposte della Corte dei conti, al fine di aumentare l’utilità dell’archivio.
Il relatore condivide i timori della Corte sull’approccio integrato nella gestione delle varie banche dati relative alla lotta contro la frode, ma ritiene che questo tipo di discussione vada al di là del regolamento e che pertanto dovrebbe essere condotta in un contesto diverso.
Il relatore, l’onorevole Audy, sostiene le proposte della Commissione che hanno l’obiettivo di promuovere il valore aggiunto della cooperazione a livello europeo, in particolare il repertorio europeo di dati e la piattaforma di servizi. In mancanza di un quadro giuridico più omogeneo, lo scambio delle migliori pratiche favorirà un approccio sempre più coerente a medio termine.
Sulla questione del finanziamento, il relatore sottolinea che le spese devono essere chiaramente individuate in modo da evitare sovrapposizioni fra la proposta in questione e altri strumenti, quali il programma Hercule II.
Infine, il relatore desidera mantenere la procedura legislativa per la decisione su altri sistemi di comunicazioni e di scambio d’informazioni, fra cui il parere obbligatorio della Corte dei conti, anziché applicare la procedura di “comitatologia”.
Christopher Heaton-Harris, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, vorrei iniziare ringraziando l’onorevole Newton Dunn, un rispettabile membro di questa istituzione, per avere dipinto in modo eloquente l’immagine di come gli affari dell’UE vengono trattati – o di come egli ritiene vengano trattati – a Londra.
Forse potrei spiegare cosa stava accadendo a Londra e perché si sono rivolti a un deputato conservatore del Parlamento europeo, anziché a un laburista, o proprio da lui. In realtà, ritengo che avrebbero dovuto recarsi da lui, e non riesco a capacitarmi che non l’abbiano fatto. Può non credermi, ma io avevo più contatti con l’attuale Presidenza in carica di quanto non avessi con nessuno a Londra o con l’amministrazione pubblica britannica.
Ma forse si è trattato solo del fatto che questo giovane funzionario che egli ha descritto aveva dimenticato di leggere i giornali e credeva che le elezioni generali si fossero tenute a ottobre, che il mio partito avesse vinto e che il Primo Ministro non avesse esitazioni e che, pertanto, avesse a che fare con un membro del partito di governo.
Purtroppo, non è così, ma comprendo cosa dice a proposito di Londra, che sarebbe concentrata a dare all’OLAF un dito, e dell’OLAF che si prenderebbe tutta la mano. Questo ci riporta alla struttura stessa dell’OLAF, al documento dei saggi del 1999, e al fatto che l’Ufficio, in sintesi, non è indipendente dalla Commissione. Di questo parlerò successivamente.
Vi erano altri problemi in questa vicenda particolare: il fatto che l’IVA fosse trascinata fra pilastri, verosimilmente – e al riguardo dobbiamo chiedere una consulenza legale – e che molte di queste informazioni sono già scambiate elettronicamente. Il governo britannico ritiene – e posso dedurre come sia arrivato a quella conclusione leggendo fra le righe – che avrebbe avuto bisogno di un’unità di coordinamento permanente e avrebbe dovuto assegnare a essa del personale, avendo quindi concentrato molto personale in un posto anziché limitarsi a scambiare informazioni elettronicamente.
Tuttavia, non vi sono problemi con gli emendamenti. Non vi sono problemi con il dibattito, che dovrebbe proseguire in tempi rapidi, cosa che mi auguro.
Presidente. − La ringrazio, onorevole Heaton-Harris. Adesso che è tutto chiaro a Londra, anche l’Europa si sente sollevata.
Catherine Neris, a nome del gruppo PSE. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei congratularmi con il relatore per avere prodotto un testo eccellente e per avere collaborato su un argomento particolarmente delicato.
In un momento in cui gli scambi commerciali continuano ad aumentare non solo con i paesi terzi, ma anche in seno all’Unione, l’apertura dei mercati e l’espansione dell’attività commerciale rappresentano fattori chiave dello sviluppo dell’Europa nei prossimi anni. Tuttavia, la graduale eliminazione delle barriere che circoscrivevano lo Spazio economico europeo apre la porta anche a una serie di attività fraudolente che minacciano la redditività del mercato interno, e le cui prime vittime sono i produttori comunitari e per estensione i consumatori europei. Questo problema è evidente in modo particolare nel settore agricolo, dove le indispensabili misure che sono state attuate per fornire agli agricoltori aiuti finanziari e solidarietà hanno attirato la cupidigia della criminalità internazionale su piccola e grande scala.
In questo contesto, viste le carenze degli attuali controlli, l’Europa si prepara a dotarsi di nuove norme che consentiranno una migliore distribuzione dei dati fra gli Stati membri per quanto riguarda la circolazione delle merci e le indagini effettuate nei vari paesi dell’Unione. Accolgo con soddisfazione il compromesso raggiunto con il Consiglio, che consente di disporre oggi di un documento più equilibrato, i cui termini saranno votati domani dai deputati di quest’Assemblea. Pur continuando a proteggere i diversi aspetti della vita privata, l’accordo dovrebbe portare a una maggiore efficacia delle procedure di sorveglianza e a un migliore coordinamento delle azioni intraprese da ciascuno degli Stati membri.
Nel settore dei controlli doganali, come altrove, sono convinta che l’Europa possa svilupparsi solo attraverso una maggiore convergenza degli sforzi e la messa in comune delle nostre rispettive risorse in modo da potere dare ai cittadini il livello di protezione che si aspettano. Al riguardo, il miglioramento delle misure di cui disponiamo per combattere la frode non può prescindere dal mantenimento di un livello coerente di regolamentazione, indispensabile per conservare a monte una gestione sana ed efficace degli scambi commerciali nell’Unione e con i paesi terzi.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, ho gradito molto le osservazioni di un mio eminente collega britannico e il suo racconto su come vanno le cose nel Regno Unito. Penso che dovremmo metterlo nero su bianco e tradurlo in molte lingue, perché credo che accada in molti Stati membri che giovani funzionari abbiamo un fascicolo e preparino relazioni in merito. Ritengo che non dovremmo puntare il dito contro il giovane funzionario, ma piuttosto contro il dipartimento che consente che ciò accada.
Vorrei dire all’Assemblea che vi sono timori su Regno Unito e Irlanda – e forse la Commissione può darmi notizie più recenti se vi è stato un aggiornamento in questo caso particolare. Infatti, mentre sostengono il principio di mutua assistenza fra le autorità doganali, entrambi gli Stati membri, Irlanda e Regno Unito, hanno riserve sullo scambio di informazioni fra queste autorità in merito all’uso delle partite IVA di cui all’articolo 2 bis, lettera f), e affermano che lo scambio di informazioni usando le partite IVA sia di fatto uno scambio di informazioni fiscali che esula dal campo di applicazione del fondamento giuridico proposto. Forse potrei avere un commento al riguardo.
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Signor Presidente, anche a me ha fatto piacere venire a conoscenza di come vanno le cose nel Regno Unito. Tuttavia, posso garantirvi, in relazione a quanto è stato appena detto, che non accade solo nel Regno Unito.
Ho incontrato diversi capi finanziari e vari ministri, e ho promosso l’idea della mutua assistenza amministrativa, e posso dire che questa riluttanza non si limita solo al Regno Unito. È considerata una materia sospetta, ma posso garantirvi che non vi sono motivi per nutrire sospetti. Quale organo investigativo della Commissione, l’OLAF può solo fornire una piattaforma di cooperazione ed è assolutamente chiaro che la frode sull’imposta sul valore aggiunto può essere combattuta soltanto in cooperazione fra Stati membri e Unione europea perché, sostanzialmente, la frodi peggiori si verificano proprio a livello transfrontaliero.
Si avverte quindi una reale esigenza di una migliore cooperazione e dello scambio di informazioni. Non posso commentare l’ultima questione che riguarda il merito delle informazioni. Stiamo parlando solo di favorire la lotta contro le frodi in materia di imposta sul valore aggiunto, che costituisce uno dei principali tipi di frode. Quello sarebbe il caso e sono molto lieto di sentire il parere chiaramente espresso che il Parlamento sosterrebbe questa proposta legislativa nella forma proposta.
Bill Newton Dunn, relatore. − (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti coloro che sonop intervenuti al dibattito. Al commento molto perspicace dell’onorevole McGuinness, che rappresenta Dublino, vorrei replicare: quando lei ha detto che è generalizzato e che dovrebbe essere messo nero su bianco, probabilmente sa che circa 15, o anche 20 anni fa nel Regno Unito veniva trasmesso un famosissimo programma televisivo, intitolato Yes, Minister, nel quale il ministro, che era uno stupido confusionario, immaginava di avere il pieno controllo e alla fine veniva promosso Primo Ministro. Ma le parole “Yes, Minister” (sì, signor Ministro) erano in realtà le parole dei suoi dipendenti, che gli dicevano cosa dire e cosa fare – “Sì, signor Ministro. No, signor Ministro. Certo, lei ha pieni poteri, signor Ministro”. Ma erano i suoi dipendenti ad avere il controllo.
Questo accadeva 20 anni fa e, chiaramente, accade ancora oggi. E accade in tutta Europa, il che è molto interessante, Forse quindi abbiamo bisogno di un programma europeo aggiornato – Ja, Herr Minister o Sí, Señor Ministro. Ma forse gli autori potrebbero intrattenerci in realtà con un nuovo programma sullo stesso tema, perché le vecchie verità rimangono più vere che mai.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 19 febbraio 2008.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Bogdan Golik (PSE), per iscritto. – (PL) Gli ultimi due allargamenti hanno comportato un considerevole aumento della lunghezza del territorio europeo e dei confini marittimi. ciò impone una più stretta collaborazione fra gli Stati membri e fra Stati membri e Commissione. Richiede inoltre coordinamento e coesione delle azioni finalizzate a combattere la criminalità economica e finanziaria internazionale. Concordo con il relatore che il ruolo dei paesi terzi non dovrebbe essere trascurato per quanto riguarda queste attività. Sono quindi favorevole ad autorizzare la Commissione, laddove necessario, in modo che possa fornire aiuti tecnici e formazione ai funzionari di collegamento dei paesi terzi e delle agenzie e organizzazione europee e internazionali. Accolgo con favore la proposta di migliorare le procedure di trasferimento dei dati ottenuti da un altro Stato membro verso i paesi terzi. Confido sul fatto che i cambiamenti proposti avranno un impatto positivo per limitare le irregolarità finanziarie.
Vorrei sottolineare il testo dell’articolo 18 bis relativo alla creazione e alla gestione, da parte della Commissione, di un repertorio per aiutare a individuare movimenti che potrebbero non soddisfare le disposizioni giuridiche nei settori doganale e agricolo. Al riguardo, credo che nel testo dovrebbe essere inserita una disposizione specifica per consentire a ciascuno Stato membro di accedere al repertorio suddetto se presenta una richiesta alla Commissione a tal fine. Nella versione attuale, il testo fa riferimento all’assistenza alle autorità competenti.