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Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 19 febbraio 2008 - Strasburgo Edizione GU

12. Tempo delle interrogazioni (interrogazioni alla Commissione)
Processo verbale
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  Presidente . − L’ordine del giorno reca le interrogazioni alla Commissione (B6-0010/2008).

Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte alla Commissione.

Parte I

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 39 dell’onorevole Anne E. Jensen (H-0051/08)

Oggetto: Omologazione di velivoli da parte dell’EASA

Nell’autunno 2007 tre velivoli del tipo Dash8 Q400 hanno registrato avarie rispettivamente ad Aalborg, Vilnius e Copenaghen. I rapporti provvisori delle autorità preposte indicano che le avarie del 9 e 12 settembre sono imputabili a difetti di costruzione, come convengono le autorità aeronautiche scandinave (SLV) e l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA). L’avaria del 27 ottobre è imputabile invece ad una combinazione di difetto di costruzione e conseguente disfunzione. Le autorità aeronautiche scandinave hanno introdotto un divieto di volo per il velivolo scandinavo e ha posto una serie di condizioni per la prosecuzione dei voli, mentre l’EASA ritiene che il difetto di costruzione in questione sia di secondaria importanza.

Ha l’EASA il compito di garantire un elevato livello di sicurezza?

Come è possibile che l’EASA e l’SLV valutino il caso in modo così divergente allorché l’ispezione eseguita dalla compagnia aerea ha dimostrato che 16 velivoli Dash8 Q400 su 18 presentano lo stesso difetto di costruzione o disfunzione come quello che ha provocato l’atterraggio di emergenza a Copenaghen?

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. − (FR) Sono lieto di rispondere all’interrogazione posta dall’onorevole Jensen.

In attesa delle relazioni finali delle indagini sui tre incidenti che hanno coinvolto velivoli Dash8 Q400, la Commissione ritiene che sia prematuro fare congetture in merito ai fattori che hanno provocato questi particolari eventi, nonché a qualsiasi possibile errore di progettazione o difetto di costruzione.

Il compito dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea è, naturalmente, garantire il più elevato livello di sicurezza possibile. L’Agenzia ha esaminato questo caso con molta attenzione, e sta continuando a farlo, considerato che nel mondo sono stati forniti 170 velivoli di questo tipo specifico e che quindi ancora oggi sono in funzione.

Secondo le informazioni dettagliate ricevute dall’EASA, in più occasioni ci sono stati contatti tra l’EASA, le autorità aeronautiche civili in Norvegia e Danimarca, la pertinente autorità canadese e il costruttore del velivolo. In seguito sono state compiute molte azioni al riguardo, inclusa la pubblicazione da parte dell’EASA delle direttive di navigabilità che forniscono le misure correttive da intraprendere.

Una valutazione dettagliata del meccanismo di ritrazione in questo tipo di velivolo ha portato l’EASA a concludere che la sicurezza del velivolo non fosse in dubbio. Le autorità scandinave avevano quindi raccomandato di rinnovare il certificato di navigabilità del velivolo, una volta applicate le misure correttive necessarie, ovviamente.

Le autorità scandinave hanno informato la compagnia aerea delle condizioni da rispettare al fine di rinnovare i certificati di navigabilità per la flotta degli aerei coinvolta. Tuttavia, la compagnia non ha ancora fornito la prova necessaria che i suoi velivoli siano stati sottoposti ai controlli e alle modifiche richieste.

A questo punto, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea non è stata informata del fatto che le autorità danesi hanno rinnovato i certificati di navigabilità per la flotta di Q400 della SAS. L’EASA rimane in contatto con le autorità competenti nel tentativo di chiarire la questione.

Signor Presidente, questa era la risposta che intendevo fornire all’onorevole Jensen.

 
  
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  Anne E. Jensen (ALDE) . – (DA) Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario Barrot per la sua osservazione. È vero che la divergenza cui facevo riferimento nella mia interrogazione possa essere stata parzialmente corretta; tuttavia, permane il fatto che le autorità aeronautiche danesi non consentono ad aerei della SAS di decollare prima di aver risolto i loro problemi tecnici, mentre altre compagnie aeree stanno effettivamente impiegando velivoli che presentano tali problemi. Ritengo che la questione fondamentale in questo caso, a parte la discriminazione tra la SAS Scandinavian Airlines da un lato e le altre compagnie aeree quali Flybe, Augsburg, Tyrolean e Luxair dall’altro, sia che i cittadini possano non essere in grado di esigere sicurezza aerea. Che cosa farebbe, Commissario Barrot, per garantire che io possa essere sicura dell’autorità aeronautica comunitaria come di quelle nazionali, dal momento che dopo tutto è di tali autorità che stiamo discutendo?

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. − (FR) L’EASA ha fornito istruzioni precise che, ove osservate, implicano che tali velivoli siano atti alla navigazione aerea. Pertanto non si tratta di un problema di sicurezza, ma solo che le autorità danesi non hanno informato l’EASA delle risposte della compagnia aerea in questione.

Onorevole Jensen, la realtà dei fatti è che l’EASA ha dato le istruzioni complete finalizzate a correggere i problemi che potrebbero sorgere dall’utilizzo di questo velivolo.

Per il momento l’EASA deve attendere i risultati delle indagini prima di esprimere un’opinione definitiva in merito, ma intendo sottolineare che l’Agenzia, ovviamente, ha fornito le istruzioni complete per un utilizzo sicuro di tali velivoli, che in effetti non hanno provocato incidenti in cui qualcuno è rimasto ferito, ma che sono stati nondimeno coinvolti, come lei ha affermato, in incidenti, e occorre intervenire per sistemare la situazione.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE) . – (DE) Signor Commissario, paradossalmente la situazione ora sembra essere che un’agenzia europea per la sicurezza aerea stia impedendo a un velivolo di volare, mentre un’altra, come quella austriaca, ritiene che, dopo tutto, potrebbe farlo. La mia domanda è la seguente: per l’EASA sarà più semplice intervenire adesso, grazie alle competenze più ampie che abbiamo deciso per questo settore, considerato che pare, come lei ha affermato, che la società che produce questi velivoli stia creando alcune difficoltà al momento? Qualora l’EASA possa fare ciò su cui ci siamo trovati d’accordo, ovvero infliggere sanzioni e non ritirare immediatamente una licenza, le cose saranno più semplici? Credo che in futuro per l’EASA sarà così grazie alle competenze che abbiamo deciso.

 
  
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  Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. (FR) Consentitemi di chiarire che l’EASA ha fornito le istruzioni, e che tutte le compagnie sono tenute ad applicare le norme fissate dall’Agenzia.

La sua domanda va ben oltre tale aspetto tuttavia. Sì, l’EASA è responsabile quando si tratta di certificare aerei, e di concedere certificati di approvazione della progettazione in tutto il mondo, ma dipende dai controlli degli Stati membri dell’UE verificare se le norme congiunte sono applicate con uniformità.

In altre parole, come lei giustamente ha affermato, abbiamo esteso le competenze dell’Agenzia, ma non al punto in cui le autorità aeronautiche civili nei vari Stati membri non abbiano più alcuna responsabilità. Gli Stati membri devono assumersi le proprie responsabilità tramite queste autorità.

Un giorno probabilmente saremo in grado di andare oltre, ma per il momento l’EASA ha numerosi incarichi difficili da svolgere, e deve riuscire a continuare a verificare con grande attenzione l’applicazione delle norme congiunte mediante ispezioni negli Stati membri.

In questo caso particolare ritengo che l’EASA abbia fatto esattamente il necessario per garantire la sicurezza.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 40 dell’onorevole Jörg Leichtfried (H-1062/07).

Oggetto: Trasparenza nelle retribuzioni dei dirigenti d’impresa

Nell’intera Europa le retribuzioni dei dirigenti d’impresa continuano ad aumentare. In Austria per esempio le retribuzioni di base dei dirigenti d’impresa sono aumentate di circa il 3,7% dal 2006 al 2007, tuttavia hanno subito un incremento ancora maggiore le parti variabili della retribuzione. Con l’aumento delle retribuzioni aumenta anche l’interesse pubblico in merito all’effettiva remunerazione delle attività dei dirigenti d’impresa. Tra l’altro, visto che gli stipendi variabili non devono figurare nei bilanci, sono soprattutto gli azionisti a voler sapere l’uso dei loro soldi. Di conseguenza nella popolazione europea esiste una netta richiesta di maggiore trasparenza in merito alle retribuzioni dei dirigenti d’impresa.

È la Commissione al corrente di tali sviluppi? Sono programmati atti legislativi europei per maggiore trasparenza delle retribuzioni dei dirigenti d’impresa oppure esiste già ora una legislazione in materia

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione. − (EN) Le retribuzioni dei dirigenti d’impresa rappresentano una questione attuale e lo sono da qualche tempo. In risposta, la Commissione ha intrapreso azioni volte ad aumentare la trasparenza in materia.

La raccomandazione della Commissione adottata nel 2004 prevede una divulgazione annuale relativa alla politica aziendale sulla remunerazione dei dirigenti e alla retribuzione dei singoli amministratori. La Commissione ha inoltre dato un seguito a tale raccomandazione controllando se è effettivamente applicata dagli Stati membri. Di recente abbiamo condotto una verifica generale in merito.

La vasta maggioranza degli Stati membri ha introdotto le norme di elevata divulgazione sulla retribuzione dei singoli esecutivi nel proprio sistema nazionale di governo societario o nella normativa vincolante. Tuttavia, soltanto circa il 60% degli Stati membri ha rispettato la raccomandazione per quanto riguarda la trasparenza sulla propria politica remunerativa. Pochi consigliano di votare questa disposizione durante l’assemblea generale dell’azienda. In quest’ambito esiste un margine di miglioramento.

La Commissione valuterà anche la misura in cui le aziende aderiscono in pratica alle norme raccomandate di trasparenza. La retribuzione è un settore in cui alcune imprese hanno dimostrato forte riluttanza a divulgare informazioni, nonostante le raccomandazioni del sistema nazionale di governo societario. Esamineremo la questione.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE) . – (DE) Signor Commissario, lei stesso ha affermato che il 60% delle imprese ha intenzione di non fare nulla. Ora le chiedo: che cosa intende fare la Commissione?

Procedo con la mia seconda domanda. Siamo adesso venuti a conoscenza di un caso attuale in Germania, relativo al fatto che questi gentiluomini, perché sono principalmente gentiluomini, non solo guadagnano molto denaro, ma non vogliono pagare le tasse su ciò che percepiscono, ed è il motivo per cui si rivolgono al Liechtenstein o altrove. Come intende agire la Commissione in futuro per porre fine a tali pratiche?

 
  
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  Charlie McCreevy, Membro della Commissione. − (EN) Per rispondere a entrambe le domande dell’onorevole deputato, posso affermare che sono questioni che dovrebbero essere trattate da uno Stato membro. Per replicare alla domanda riguardante ciò che intende fare la Commissione, faccio presente che la Commissione è già intervenuta.

Il mio predecessore ha deciso di elaborare una raccomandazione in questo particolare settore. Perché ha optato per una raccomandazione anziché altro? Non ho dubbi che fosse per un’intera serie di ragioni, ma soprattutto per il fatto che non esiste un accordo atto a disporre in Europa di un sistema universale di governo societario o di un regime di diritto delle società. Non saremmo mai in grado di ottenere un tale accordo.

Esistono molte differenze culturali nell’intera area, e sarebbe stata una delle ragioni per rafforzare la decisione del mio predecessore di elaborare una raccomandazione in materia.

Per quanto riguarda la raccomandazione, il nostro studio ha mostrato che la maggior parte degli Stati membri ha introdotto le norme di elevata divulgazione in merito alla retribuzione dei singoli dirigenti nel sistema di governo societario, e alcuni le hanno inserite nel diritto avente valore vincolante. La maggioranza ha anche trattato la raccomandazione sulla trasparenza della politica remunerativa.

La seconda domanda concernente gli oneri fiscali è certamente una questione da stabilire per ogni singolo Stato membro in qualsiasi modo ritengano opportuno e in conformità del proprio diritto nazionale.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 41 dell’onorevole Cristina Gutiérrez-Cortines (H-1041/07)

Oggetto: Lavori del tracciato sotterraneo del treno ad alta velocità (AVE) in prossimità della Sagrada Familia

Come è noto a tutti, la costruzione del tracciato sotterraneo del treno ad alta velocità in Spagna (AVE) nel territorio di Barcellona ha provocato numerosi spostamenti di terra e gallerie, mettendo a rischio le abitazioni e gli edifici in superficie, tra cui anche la chiesa della Sagrada Familia e altri monumenti storici.

Dato che si tratta di un progetto sovvenzionato dall’UE, può la Commissione comunicare gli studi di impatto ambientale eseguiti (direttiva 85/337/CEE)(1) e precisare se essi abbiano valutato i rischi per la Sagrada Familia e gli altri monumenti storici?

Può inoltre la Commissione comunicare se tra i fascicoli pervenuti figura lo studio dell’università Pompeu Fabra che sconsiglia il tracciato sotterraneo a causa dei rischi che comporta per il complesso architettonico?

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EL) Signor Presidente, per prima cosa desidero ricordare la decisione irremovibile della Commissione: per quanto un progetto possa essere utile o necessario, non dovrebbe mai essere realizzato a danno dell’ambiente, della salute pubblica o del patrimonio culturale di uno Stato membro.

Gli Stati membri devono intraprendere tutte le azioni necessarie finalizzate a tutelare e salvaguardare il patrimonio culturale. Questo aspetto è particolarmente vero per i centri storici delle città, che talvolta sono sottoposti a pressioni aggiuntive per la crescente urbanizzazione.

Per quanto riguarda l’interrogazione dell’onorevole deputato, vorrei sottolineare quanto segue: i progetti di costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Madrid-Saragozza-Barcellona sono stati solo in parte cofinanziati dal Fondo di coesione.

Il fondo delle reti di trasporti transeuropee cofinanzia l’elaborazione di studi sui progetti lungo l’intero tratto del percorso, inclusa l’estensione da Barcellona a Gerona e Figueres.

Ciononostante, le risorse dei fondi europei possono non essere state considerate o utilizzate per progetti connessi alla linea sotterranea. Si dovrebbe anche notare che la progettazione e il completamento dei progetti è di esclusiva responsabilità dello Stato membro, che ha il dovere di osservare e attuare rigorosamente le norme pertinenti del diritto comunitario.

In questo caso particolare, non era previsto alcun finanziamento comunitario per il lavoro di preparazione sulla porzione che collega le stazioni Sants e Sagrega, o per l’apertura della galleria in prossimità della Sagrada Família. Pertanto la Commissione non è stata tenuta al corrente, né ha ricevuto una copia della valutazione d’impatto ambientale condotta dalle autorità spagnole.

La Commissione sa che l’autorità spagnola competente, ovvero il segretariato generale per la prevenzione dell’inquinamento e del cambiamento climatico, ha approvato la valutazione d’impatto ambientale in seguito alla sua decisione del 30 maggio 2007. Il testo della decisione di approvazione è stato pubblicato nel giugno 2007 sulla gazzetta spagnola e contiene riferimento agli effetti che il progetto avrà sul patrimonio culturale, ad esempio sulla Sagrada Família.

Infine, la Commissione non è stata informata dello studio condotto dall’università Pompeu Fabra. Le autorità spagnole sono responsabili di prendere in considerazione il contenuto degli studi, come in questo caso, e l’opinione pubblica.

La Commissione continuerà a controllare la situazione. Speriamo che non si rechi alcun danno a questo monumento storico dell’eredità culturale appartenente alla città di Barcellona.

 
  
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  Cristina Gutiérrez-Cortines (PPE-DE) . – (ES) Signor Presidente, non ho dubbi che siano state osservate correttamente le procedure giuridiche; dovremmo dire con un minimo di costrizione. Mi rivolgo alla Commissione per cercare il suo appoggio in quanto custode dei Trattati e faccio appello alla sua coscienza per respingere le misure e applicare in modo rigoroso la direttiva sull’impatto ambientale in merito.

Il fatto che questa frazione di galleria non sarà finanziata dall’Unione europea è fuori proposito, dato che tutti siamo consapevoli che suddividere i progetti in sezioni è una prassi negativa e che, in effetti, l’Unione europea ha avuto occasione di criticare.

Perché l’AVE non è stato dichiarato un progetto fondamentale che richiedeva studi d’impatto dettagliati, considerato che sappiamo che passerà al di sotto di zone molto sensibili quali Pedrera e, soprattutto, accanto alla Sagrada Família?

Lo spirito dell’articolo 3 della direttiva VIA richiede che sia condotta una valutazione delle potenziali ripercussioni sul patrimonio culturale. La parete protettiva profonda 40 metri che sta per essere eretta, si trova solo a un metro e mezzo dalla facciata della Sagrada Família, che pesa 40 000 tonnellate.

Inoltre, viste le caratteristiche del terreno e il fatto che la cattedrale sia un’opera estremamente complicata di un genio, tutto ciò che chiedo è che si ascoltino e si tengano in considerazione tutte le parti. Sono lieta che l’AVE sia in corso, ma non si tratta di una questione di gruppo politico, è stato il PP a cambiare strada e ora penso che dovrebbe essere cambiata nuovamente per percorrere via Valencia.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EL) Vorrei ancora una volta sottolineare che la Commissione non ha l’autorità per intervenire. Certamente l’onorevole deputato ha ragione nell’affermare che dobbiamo porre particolare attenzione nel conservare la nostra eredità culturale e in particolare quella dei nostri capolavori architettonici. Finora, tuttavia, non siamo stati avvisati di alcun pericolo: la bozza di valutazione ambientale condotta non ci è stata presentata come errata.

Tutto quello che è stato sottoposto all’attenzione della Commissione è la questione delle petizioni presentata alla pertinente commissione del Parlamento europeo da parte dell’associazione Llave para Litoral, i cui membri vogliono un tracciato costiero diverso da quello sotterraneo.

Questi, tuttavia, restano problemi delle autorità locali e regionali, e del governo centrale, da risolvere applicando la direttiva sulla valutazione d’impatto ambientale. Hanno l’obbligo di farlo al fine di conservare il nostro patrimonio culturale.

 
  
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  Maria Badia i Cutchet (PSE) . – (ES) Signor Presidente, desidero solo aggiungere pochi dettagli e affermare, forse per tranquillizzare le persone, che sono disponibili dati geologici esaurienti per quanto riguarda questi lavori, che la tecnica di costruzione è appropriata per le condizioni del terreno, che sarà condotto un trattamento preventivo prima che inizino i lavori accanto alle strutture esistenti, che si svolgeranno costanti misurazioni al fine di individuare immediatamente la più lieve possibilità di movimento o di composizione del terreno, che non ci sarà alcun impatto negativo sulle strutture adiacenti e che saranno fornite garanzie di trasparenza in merito alle informazioni fornite al pubblico.

Ciò che sto tentando di dire è che non credo che nessuno abbia maggiore interesse delle autorità spagnole, catalane e di governo locali, nel garantire che né a questo monumento storico, né agli abitanti della zona sia recato il benché minimo danno.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EL) Non penso di avere nulla da aggiungere alle informazioni che l’onorevole deputato ci ha fornito.

 
  
  

Parte II

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 42 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-1049/07)

Oggetto: Inclusione del greco antico e del latino nell’indicatore europeo di competenza linguistica

Stante l’intenzione della Commissione di stabilire un indicatore europeo di competenza linguistica per le cinque lingue più parlate (COM(2005)0356), può essa far sapere in che misura intende includere il latino e il greco antico nei programmi di apprendimento mirato delle lingue europee, dal momento che queste due lingue costituiscono i fondamenti delle lingue europee e molte loro parole vengono utilizzate in tutte quante le lingue europee indipendentemente dalla loro origine?

Basandosi sull’importanza di dette lingue, l’Unione europea dei filologi (Euroclassica) ha già proceduto a fissare i livelli e certificare la conoscenza della lingua latina e mira a creare un analogo programma per quella greca antica. L’apprendimento delle due lingue classiche darà la possibilità di approfondire i fondamenti della civiltà europea e stringerà i rapporti fra i cittadini europei, laddove la certificazione della loro conoscenza costituirà una qualifica in più nella vita professionale.

 
  
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  Leonard Orban, Membro della Commissione. − (RO) La comunicazione della Commissione, dal titolo “L’Indicatore europeo di competenza linguistica”, adottata nel 2005, proponeva un approccio strategico particolareggiato per condurre un’indagine europea sulle competenze linguistiche come uno strumento che consentirà di raccogliere i dati necessari per la compilazione di un indicatore in materia e migliorare la conoscenza relativa all’insegnamento delle lingue straniere.

Sulla base di questo, nel maggio 2006 il Consiglio ha presentato le proprie conclusioni su una serie di problemi fondamentali concernenti l’indicatore europeo di competenza linguistica. Per quanto riguarda la lingua straniera da esaminare, il Consiglio ha stabilito che l’indicatore europeo di competenza linguistica dovrebbe essere deciso per le lingue ufficiali dell’Unione europea. Ciò significa che questo progetto è finalizzato solo alle lingue vive. Di conseguenza, la possibilità di sottoporre a test il latino o il greco antico non è stata presa in considerazione.

Per ragioni pratiche, il Consiglio ha concluso che, nel corso della prima fase dell’indagine europea sulle competenze linguistiche, tale competenza degli allievi sarà valutata per la prima e la seconda lingua fra le lingue straniere ufficiali più studiate nell’Unione europea, ovvero inglese, francese, tedesco, spagnolo e italiano, e i dati andranno raccolti in base a tre fattori: lettura, ascolto e scrittura.

Ciononostante, lo strumento per i test sarà disponibile per tutti i paesi che intendono assicurare che le prove, diverse da quelle per queste cinque lingue straniere, possano essere integrate come opzione nazionale. La Commissione prenderà inoltre l’iniziativa di garantire che la fase successiva dell’indagine riguardi tutte le lingue ufficiali europee studiate nell’Unione europea.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, vedo che l’insegnamento non rientri nella sua sfera di responsabilità, né la divulgazione, e nemmeno, come ho citato per iscritto, la conservazione del patrimonio comune che deriva dalle lingue classiche.

Tale aspetto è incluso nelle sue responsabilità oppure no? Questa è la prima domanda. La seconda è: il programma europeo di ricerca è collegato alla ricerca su queste lingue o no? Lei ha qualche dettaglio in merito alla questione?

 
  
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  Leonard Orban, Membro della Commissione. − (RO) L’interrogazione che è stata posta era connessa all’indicatore europeo di competenza linguistica. Come ho risposto, soltanto le lingue ufficiali dell’Unione europea sono oggetto di tale iniziativa. Dall’altro lato, la Commissione europea non è in possesso di informazioni relative a possibili ricerche o studi condotti negli Stati membri o in regioni degli Stati membri concernenti le lingue menzionate.

 
  
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  Manolis Mavrommatis (PPE-DE) . – (EL) Signor Commissario, in quanto relatore sull’indicatore europeo di competenza linguistica, dovrei sottolineare che il compito di tale parametro è valutare a intervalli regolari la competenza generale delle lingue moderne di tutti gli Stati membri.

Abbiamo concordato che il presente indicatore avrebbe inizialmente valutato le competenze linguistiche nelle cinque lingue più diffuse nei sistemi educativi dell’UE: inglese, francese, tedesco, italiano e spagnolo.

Ciononostante, il Parlamento ha chiesto alla Commissione e al Consiglio di intraprendere le azioni necessarie al fine di estendere quanto prima questa indagine a uno spettro più ampio di lingue ufficiali dell’Unione, a condizione che ciò non vada a discapito dell’insegnamento o dello sviluppo delle lingue moderne.

Il Commissario può rendere noto a quale fase siamo giunti e, se possibile, quali lingue saranno incluse nella prossima fase?

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE) . – (DE) Signor Commissario, nell’ex monastero di Haindorf, nella Boemia settentrionale, esiste un centro congressi polacco-tedesco-ceco in cui tutte le iscrizioni e le indicazioni sono in latino. Non potremmo fare lo stesso negli edifici delle istituzioni europee?

Seconda proposta: non potremmo elaborare un testo in latino per l’inno europeo che ognuno possa cantare all’unisono, che i singoli Stati membri possono tradurre nella loro lingua, mentre il testo comune sarebbe in latino?

 
  
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  Leonard Orban, Membro della Commissione. − (RO) Per quanto riguarda l’indicatore europeo di competenza linguistica, come ho ribadito e come lei ha giustamente osservato, nella prima fase saranno valutate soltanto cinque lingue.

Attualmente, il programma è il seguente: quest’anno stiamo elaborando un progetto pilota e nel 2009 realizzeremo tutti i preparativi per tale valutazione, in modo da disporre di risultati chiari della situazione riguardante queste cinque lingue. In seguito, come ho affermato nel mio intervento, la Commissione ha intenzione di estendere tale indicatore a tutte le lingue ufficiali. Ciononostante, è ancora prematuro per stabilire il momento preciso in cui si attuerà questa estensione. Dobbiamo certamente osservare ed esaminare nel dettaglio i risultati della valutazione relativa all’indicatore sulle cinque lingue con cui abbiamo iniziato.

Dall’altro lato, per quanto riguarda la seconda domanda che lei ha posto, l’obiettivo della Commissione europea è difendere la diversità linguistica. Da questo punto di vista, tramite tutte le azioni intraprese, la Commissione europea mira a tutelare sia le lingue ufficiali che le altre lingue parlate nell’Unione europea. Abbiamo 23 lingue ufficiali, oltre 60 regionali, lingue minoritarie e meno usate. Da questo punto di vista, gli interventi avviati sono finalizzati in particolare a queste lingue che abbiamo definito lingue vive.

In merito all’inno europeo, naturalmente i pareri differiscono. Non è compito della Commissione europea decidere in materia.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 43 dell’onorevole Bernd Posselt (H-0002/08)

Oggetto: Promozione delle minoranze linguistiche

Quali minoranze linguistiche sono state promosse nel 2007 dalla Commissione e quali possibilità ravvisa essa di promuovere maggiormente, nel biennio 2008-2009, anche le minoranze tedesche? <BRK>

 
  
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  Leonard Orban, Membro della Commissione. − (RO) Nell’invito a presentare proposte del 2007, sono stati selezionati ai fini del finanziamento nel programma di apprendimento permanente una rete e tre progetti che si rivolgono alle lingue minoritarie.

Attività chiave 2: le lingue straniere. La rete progettata per promuovere la diversità linguistica, coordinata dalla Welsh Language Board, è rivolta alle seguenti lingue: basco, bretone, catalano, cornico, frisone orientale, gaelico scozzese, frisone settentrionale, gallese, frisone occidentale, slovacco, ladino, galiziano, friulano, sardo, estone, irlandese, lettone, lituano, maltese, finlandese e svedese.

L’Ufficio europeo per le lingue meno diffuse è uno dei partner di questo progetto triennale, volto a facilitare lo scambio di attuale buona prassi e lo sviluppo di idee nuove e innovative nel settore della pianificazione dell’istruzione e della lingua nel quadro delle lingue regionali, minoritarie, indigene, transfrontaliere, dei paesi più piccoli e quelle meno diffuse. I progetti triennali finanziati nel 2007 includono lingue minoritarie e del mondo quali catalano, basco, sardo, siciliano, irlandese, russo, arabo e hindi.

Per il periodo 2008-2010, verrà data priorità ai progetti finalizzati alle lingue europee meno diffuse. Nel quadro del programma 2007-2013 per l’apprendimento permanente, tutte le lingue sono idonee al finanziamento, incluse pertanto le minoranze che parlano tedesco.

 
  
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  Bernd Posselt (PPE-DE) . – (DE) Signor Commissario, ho capito correttamente che le minoranze tedesche non possono ricevere sostegno fino al 2013? È il caso tuttavia di minoranze reali ed effettive, ad esempio, come i tedeschi in Repubblica ceca, i polacchi in Lituania e in Repubblica ceca, eccetera. Pertanto, se dispongono di progetti culturali o riguardanti i mezzi di comunicazione, al momento non possono ricevere alcun sostegno. Ho forse frainteso?

 
  
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  Leonard Orban, Membro della Commissione. − (RO) Probabilmente non sono stato abbastanza chiaro. Di certo non ho affermato che certe lingue, comprese quelle tedesche, potrebbero essere finanziate solo dopo il 2013. La risposta è categorica. Nel programma di apprendimento permanente, tutte le lingue parlate nell’Unione europea, quindi, ovviamente, anche quelle tedesche, sono atte a ricevere finanziamenti. L’unico aspetto importante è la qualità del progetto o dei progetti presentati. Pertanto, la mia risposta è, categoricamente, che tali lingue possono essere finanziate nel programma di apprendimento permanente, compreso il periodo tra il 2008 e il 2013. Ribadisco, incluso questo periodo.

 
  
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  Presidente . Annuncio l’

interrogazione n. 44 dell’onorevole Seán Ó Neachtain (H-0010/08)

Oggetto: Lingue meno utilizzate in Europa

Può la Commissione dichiarare se nel prossimo futuro intende avviare nuovi programmi per promuovere l’uso delle lingue meno utilizzate in Europa e precisare la natura di tali programmi e il probabile sostegno finanziario che potrebbe essere dato a tali programmi?

L’interrogazione n. 45 riceverà risposta per iscritto. <BRK>

 
  
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  Leonard Orban, Membro della Commissione. − (RO) La Commissione non ha intenzione di proporre un nuovo programma di promozione concreta dell’utilizzo delle lingue meno diffuse in Europa nel prossimo futuro. In effetti, la nuova elaborazione di programmi della Commissione per il 2007-2013, vale a dire il programma di apprendimento permanente, offre un’ampia serie di possibilità di finanziamento per queste lingue. Tutte le lingue sono ammissibili a tale programma.

I fondi sono accessibili in tutti e quattro i sottoprogrammi del programma di apprendimento permanente: COMENIUS, ERASMUS, GRUNDTVIG e LEONARDO. Tali finanziamenti sono inoltre possibili nella sezione trasversale di nuova creazione del programma di apprendimento permanente, soprattutto mediante l’attività principale (le lingue straniere), che propone il finanziamento di progetti e reti con lo scopo istituito di promuovere l’apprendimento delle lingue straniere e della diversità linguistica.

In seguito all’invito a presentare proposte del 2007, sono stati scelti per il finanziamento una rete e tre progetti finalizzati alle lingue meno diffuse in quanto parte dell’attività chiave 2. Per il periodo 2008-2010, sarà data priorità ai progetti mirati alle lingue meno diffuse in Europa. Nel 2008, il bilancio messo a disposizione per l’attività chiave 2 è pari a 9,9 milioni di euro, ma, considerando che il finanziamento di attività e progetti linguistici è parte di una tendenza dominante, sono disponibili ulteriori fondi nel quadro del programma di apprendimento permanente.

 
  
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  Seán Ó Neachtain (UEN) . – (GA) Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario per la sua risposta. Ammette, tuttavia, che è importante favorire le lingue meno utilizzate nel proprio contesto e non legarle in modo eccessivo con l’apprendimento permanente? Queste lingue sono vulnerabili e, se non ricevono un sostegno efficace, lo saranno maggiormente in futuro. Com’è ovvio, il sostegno finanziario è essenziale, ma lo è ancora di più quello simbolico. Il Commissario conviene che occorrerebbe aumentare questo tipo di sostegno aumentato?

 
  
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  Leonard Orban, Membro della Commissione. − (RO) Posso soltanto ribadire ciò che ho appena affermato, ovvero che, grazie alle azioni intraprese dalla Commissione europea per sostenere la diversità linguistica, non solo sono promosse le 23 lingue ufficiali, ma anche le altre lingue parlate nell’Unione europea, incluse le lingue regionali e quelle meno diffuse. Inoltre, tramite i dati forniti, ho dimostrato che questo sostegno è concreto, un importante aiuto finanziario volto allo sviluppo di queste lingue.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE) . – (GA) Signor Presidente, il mio collega, l’onorevole Seán Ó Neachtain, parla fluentemente l’irlandese. Io, tuttavia, non sono in grado di fare lo stesso e me ne scuso.

(EN) Potrei porle una domanda? Condivido la premessa della sua risposta. Il denaro è importante, ma non è più importante sapere come insegnare meglio le lingue? In paesi quali l’Irlanda, in cui le persone, come me, vorrebbero ardentemente parlare la lingua, ma si sono imbattute in un sistema che non ha dato loro la possibilità di farlo, occorre trovare metodi di insegnamento per far sì che si possa usare la propria lingua madre, poiché desidereremmo veramente farlo.

 
  
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  Leonard Orban, Membro della Commissione. − (RO) La Commissione europea intende presentare una nuova strategia relativa al multilinguismo nella seconda metà del 2008. In tale strategia, la componente educativa avrà un peso rilevante. La costituzione e i metodi di insegnamento delle lingue straniere svolgeranno un ruolo molto importante.

Per quanto riguarda la lingua irlandese, vorrei informarvi che di recente sono stato a Dublino, ho avuto l’opportunità di discutere con le autorità irlandesi, in quell’occasione e in seguito, e ho insistito sulla necessità di una formazione il più ampia possibile di persone in grado di lavorare, a livello comunitario e non solo, come traduttori o interpreti. Si tratta di un fattore essenziale al fine di riuscire a garantire una posizione del tutto identica per l’irlandese, insieme alle altre lingue ufficiali dell’Unione.

 
  
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  Evgeni Kirilov (PSE) . – (EN) Signor Presidente, ho veramente atteso di avere una risposta da parte del Commissario questa sera. Viene concessa la parola ai deputati per esprimere dichiarazioni e interrogazioni. Ho una domanda e vorrei avere una risposta. È molto semplice. Questa sera è stato sprecato tempo in dichiarazioni. Potrebbe, in questo caso, far sì che il signor Commissario replichi in modo rapido? Dopodiché non porrò alcuna domanda specifica.

 
  
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  Presidente. − Onorevoli deputati, quando le persone chiedono di prendere la parola, non posso prevedere se faranno dichiarazioni o porranno una domanda. Non ho ancora tale facoltà mentale, né poteri di divinazione. È mio dovere gestire il tempo secondo le regole e le abitudini dell’Aula, e purtroppo non ho tempo da concederle. È pregiudizievole per i nostri deputati che hanno presentato interrogazioni. Devo sottolineare che solo per questa sessione sono state proposte 70 interrogazioni alla Commissione. Ovviamente non è possibile rispondere a 70 interrogazioni. Abbiamo delle norme e dobbiamo rispettarle. Mi scuso sinceramente e comprendo la sua frustrazione. Se fossi in lei, al suo posto mi sentirei frustrato anch’io, ma non sono in grado di risponderle. Il Commissario, naturalmente, in ogni caso, le fornirà una risposta per iscritto e lei potrà quindi ottenere una replica. Spero comprenda.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 46 dell’onorevole Claude Moraes (H-1047/07)

Oggetto: Fondi di sviluppo regionale e gruppi minoritari

La maggior parte dei fondi strutturali per lo sviluppo regionale per il periodo 2007-2013 è stata assegnata. Ciò considerato, in che modo intende garantire la Commissione che tali fondi non siano usati in maniera discriminatoria e assicurare che anche le minoranze etniche, in particolare i Rom, ne beneficino?

Intende pubblicare le informazioni relative ai fondi ricevuti dai diversi gruppi etnici minoritari? <BRK>

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, mi permetta di affermare che, nel corso del processo di elaborazione della nuova generazione di programmi della politica di coesione per il periodo 2007-2013, la Commissione ha insistito sul fatto che, durante le trattative, la questione dei Rom, che è di particolare importanza per l’onorevole deputato, fosse inclusa nella progettazione e nella programmazione. Devo ammettere che gli Stati membri hanno reagito in modo positivo inserendo la questione dei Rom come tematica trasversale in numerosi quadri nazionali di riferimento strategico e inoltre tramite riferimenti diretti in programmi operativi. Questo aspetto è particolarmente evidente in paesi quali Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Estonia e Spagna, ma anche Polonia, Slovenia, Lituania e Finlandia.

A causa del metodo decentralizzato di gestione dei Fondi strutturali, per la Commissione non è possibile individuare chiaramente quali progetti sono mirati e quali lo saranno in futuro, nonché quanto denaro sarà disponibile per la questione dei Rom. Tuttavia, la nostra presenza nella commissione di controllo per il periodo 2000-2006 dimostra in modo evidente che esiste un gran numero di programmi e progetti molto interessanti e complementari che appoggiano l’inclusione dei Rom. In numerosi programmi FES e FESR, sono compresi stanziamenti specifici per l’attuazione o il sostegno all’inclusione dei Rom in maniera indiretta, mediante riferimenti ai gruppi vulnerabili. Ad esempio questo è il caso di Estonia, Finlandia e Polonia.

In merito al problema della pubblicazione dei dati, devo dire che, per il periodo 2007-2013, agli Stati membri, come probabilmente sa, si richiede di divulgare i dettagli dei beneficiari secondo ciascun programma, ma questo sistema non si estende in maniera esplicita a individuare la loro origine etnica. Ciononostante, in base all’elenco che riceveremo, saremo in grado di riconoscere le aree in cui è attiva la politica europea.

Consentitemi di aggiungere che la DG REGIO ha elaborato, per il periodo 2007-2013, una serie di orientamenti sul lavoro interno della Commissione in merito alla questione dei Rom, che sono stati utilizzati in seno ai servizi nel periodo di programmazione. Esiste un gruppo di interservizi sui Rom presieduto dalla DG REGIO che si occupa dei Fondi strutturali.

Vorrei anche dire che in molti Stati membri, e l’Ungheria ne è un ottimo esempio, abbiamo condotto sistemi realizzati appositamente per il processo di una nuova politica regionale. In Ungheria, ad esempio, c’è una rete di consulenti di origine Rom per assistere i candidati Rom nella preparazione del progetto a differenti livelli. La Commissione attualmente sta inoltre elaborando, e sarà presentata entro giugno 2008, una valutazione generale degli strumenti e delle politiche comunitari, tra cui i Fondi strutturali, e sul loro impatto sull’inclusione dei Rom.

 
  
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  Claude Moraes (PSE) . – (EN) Signora Commissario, la ringrazio per la sua risposta molto esauriente. Desidero anche ringraziarla per il suo recente lavoro nel mio collegio elettorale a Londra nel risolvere i problemi relativi ai Fondi strutturali.

Posso far sì che approfondisca la questione di individuare se le minoranze etniche sono in effetti trattate nel modo appropriato? In dicembre, il Consiglio europeo ha chiesto specificamente a lei e alla Commissione di verificare tale problema. Ritiene, a parte la risposta completa che mi ha concesso, ci sia un margine per indicare se ci si sta occupando effettivamente dei Rom e di altri gruppi, o se il denaro è filtrato in altri ambiti? Esiste un margine per lei per analizzare tale questione?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) In realtà è il Commissario Špidla che ha il compito di preparare il documento della Commissione in risposta alla richiesta del Consiglio. Ciononostante, tramite i gruppi di interservizi tutti stiamo prendendo parte al processo.

Come ho affermato, disporremo delle informazioni grazie alla relazione sui beneficiari finali, pertanto conosceremo che cosa è stato fatto per i Rom o per altre minoranze. Non abbiamo a disposizione dati suddivisi per etnia riguardanti le origini dei beneficiari. Nondimeno, l’area in cui il progetto sarà operativo, sarà assolutamente chiara, di modo che, in base a ciò, sapremo molto di più del periodo 2007-2013 di quanto sappiamo finora.

La Commissione, nella sua funzione di osservatore nel sistema di gestione delle commissioni negli Stati membri, sta anche considerando e partecipando in maniera attiva alla valutazione dell’assegnazione di fondi nelle aree importanti per le minoranze etniche, in modo da ottenere generi diversi di informazioni. Tuttavia, devo ammettere che non disponiamo di uno strumento qualificato per individuare l’intero margine d’intervento che si svolge mediante tale politica, ma siamo del tutto consapevoli e stiamo cogliendo tutte le opportunità a nostra disposizione.

Staremo a vedere. Ora stiamo preparando il materiale del documento della Commissione per il Consiglio. Verificheremo inoltre dove saranno le zone problematiche, quelle dove non abbiamo informazioni e che tipo di azione è ancora necessaria.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, dovrei chiedere alla signora Commissario se famiglie monoparentali e povere sono incluse nella definizione di gruppi vulnerabili, se rappresentano gruppi minoritari o meno. Inoltre, è possibile combinare i criteri e aumentare le prestazioni per questo tipo di gruppi?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Mi permetto di affermare soltanto che nulla è stato escluso. Con il vostro appoggio stiamo preparando i regolamenti. Siamo stati sensibili ai gruppi vulnerabili, e ci sono evidenti riferimenti al regolamento generale del FESR per quanto riguarda, ad esempio, le politiche per le pari opportunità. Pertanto si tratta di una priorità.

Esiste anche il sistema di presentazione di relazioni sul metodo di applicazione delle politiche per le pari opportunità nella nuova generazione di programmi della politica di coesione. La misura in cui è utilizzato dagli Stati membri, dalle regioni, dipende da quanto sono forti i partner che partecipano a tutte le strutture dei fondi di gestione in tale processo. Si tratta di uno sforzo congiunto.

La Commissione ha realizzato il quadro generale, al fine di includere tutti i gruppi vulnerabili. Il suo utilizzo dipende non solo dalla Commissione, ma anche dagli Stati membri. Invito con insistenza tutti i presenti interessati a verificare che tale aspetto sia preso in considerazione.

Gli Stati membri sono ora nella fase del processo di decisione relativo ai parametri selettivi, e la Commissione vi partecipa. Ciononostante, dipende dagli Stati membri e dai partner, poiché le commissioni di controllo includono tutte le parti sociali. Spero che tutti i soggetti, insieme alla Commissione, sottoporranno questi problemi all’attenzione degli Stati membri, e che i parametri selettivi comprenderanno criteri che ci consentano di avere nei nostri programmi la piena rappresentanza di tutti i gruppi vulnerabili.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 47 dell’onorevole Jim Higgins (H-1057/07)

Oggetto: Fondi regionali UE destinati all’Irlanda nel periodo 2007-2013

Può la Commissione indicare se è soddisfatta del livello di parità regionale dei finanziamenti UE a favore dell’Irlanda per il periodo 2007-2013 approvati di recente? Può altresì indicare se guarda con preoccupazione a quanto indicano i dati, e cioè che le due macroregioni irlandesi non hanno un’evoluzione convergente, dal momento che la regione BMW (Border, Midland and Western Region) seguita a registrare ritardi rispetto alla regione S&E (Southern and Eastern Region), sulla quale continua peraltro a concentrarsi la spesa governativa? <BRK>

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Per quanto riguarda l’Irlanda e gli stanziamenti per il periodo 2007-2013 e la divisione tra le due principali regioni, faccio presente che la regione Border, Midlands and Western (BMW), che è una regione che sta facendo il proprio ingresso nel secondo obiettivo, riceverà un finanziamento pro capite quattro volte maggiore rispetto a quello della regione vicina, la più fiorente regione Southern and Eastern della Repubblica.

Dei 901 milioni di euro totali stanziati per l’Irlanda, 457 milioni di euro andranno alla regione BMW e 293 milioni di euro alla regione Southern and Eastern.

Ci sono inoltre 150 milioni di euro disponibili per i programmi di cooperazione, che si traducono in un’assegnazione pro capite di circa 400 euro nella regione BMW e di circa 95 euro nella regione Southern and Eastern.

Desidero anche sottolineare che la regione BMW ha registrato ottimi risultati nel recente periodo di programmazione, con il sostegno dei Fondi strutturali dell’UE. La regione ha già raggiunto il 102,9% della media del PIL dell’UE-27 pro capite nel 2004. Ma riconosco che il divario nel PIL regionale per la BMW e la regione vicina resta una sfida, ragione per cui speriamo che nei programmi per il periodo 2007-2013, nell’ambito del FES e del FESR, assisteremo a un’ulteriore riduzione di tale divario.

 
  
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  Jim Higgins (PPE-DE) . – (GA) Signor Presidente, desidero ringraziare la signora Commissario. Vorrei soffermarmi sul piano stradale principale, che è molto importante nelle aree più remote. Nel 2006, sono stati completati 14 piani stradali, ma nessuno nella regione BMW. Nello stesso anno, erano in fase di realizzazione nuovi piani stradali, ma solo uno di questi nella zona occidentale, nella regione BMW.

Nello stesso anno, sono stati avviati 11 piani stradali che prevedevano 222 chilometri, ma solo due piani di 25 chilometri erano compresi nell’area occidentale. Lei ha ragione nell’affermare che, analizzando ad esempio il PIL o il PNL, è evidente che il divario sta aumentando e occorre intervenire.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Apprezzo molto il suo intervento. Vorrei affermare inoltre che per i prossimi anni saremo qui con la regione BMW. Come sapete, i tagli agli stanziamenti per il periodo 2007-2013 all’Irlanda sono stati estremamente consistenti, e ciò ha naturalmente avuto un impatto sull’entità del lavoro che possiamo svolgere insieme negli anni a venire.

Vorrei anche annunciare che la buona notizia per l’Irlanda è la presenza della strategia spaziale nazionale irlandese, un programma nazionale che riconosce i diversi livelli di crescita economica, sia tra le regioni che nella regione BMW. Speriamo che questo sforzo congiunto di assistenza europea e irlandese faccia sì che la regione BMW progredisca più rapidamente in termini di crescita.

Consentitemi anche un commento personale. Tutti sappiamo che l’Irlanda negli anni è stata un destinatario brillante dei fondi europei e ha adottato una strategia molto saggia, che ha condotto a un grande miglioramento in termini di sviluppo generale, se valutato in base al PIL pro capite. Tuttavia, è vero che la scelta non è stata l’infrastruttura, che ora rappresenta un problema, e a cui non è possibile fornire un contributo poiché l’Irlanda ha già promosso il programma Obiettivo 1, in cui avrebbero potuto esserci ulteriori investimenti nelle infrastrutture. Perciò si è trattato di una scelta molto diversa da quella della Spagna o del Portogallo, ma non sta a me giudicare.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 48 dell’onorevole Brian Crowley (H-0008/08)

Oggetto: Sostegno dell’UE per il processo di pace in Irlanda

Può dichiarare la Commissione qual è l’entità del sostegno finanziario accordato all’Irlanda del Nord nel quadro del Fondo strutturale nel periodo 2007-2013? Può dichiarare qual è l’entità del sostegno finanziario che ha elargito a favore del processo di pace in Irlanda del Nord dal 1994 nell’ambito dei programmi dei Fondi strutturali europei, del programma transfrontaliero Interreg, del Fondo dell’UE per la pace e attraverso il Fondo internazionale per l’Irlanda?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Ognuno in quest’Aula saprà che la Commissione è da anni un partner molto forte e presente nel processo di pace e riconciliazione nell’Irlanda del Nord.

Per il periodo 2007-2013, nell’intera Irlanda del Nord saranno investiti oltre 1,2 miliardi di euro. Questa somma proviene dal Fondo sociale europeo, ma ci sarà anche un finanziamento supplementare di 477 milioni di euro stanziato a titolo del programma PEACE 3. Si aggiungono anche i programmi IFI e INTERREG 4, che investiranno non solo nell’Irlanda del Nord, ma anche nelle regioni di frontiera irlandesi.

Guardando al passato, che rientra nella domanda, per quanto riguarda i periodi 1994-1999 e 2000- 2006, l’UE ha investito oltre 2 miliardi di euro per il primo periodo, e quasi 1,8 miliardi di euro per il secondo. Pertanto, nell’intero periodo 1994-2013, avremo stanziato quasi 5 miliardi di euro nell’Irlanda del Nord.

L’aspetto importante ora, con i nuovi esperti e il nuovo approccio e impegno da parte della Commissione europea, è poter ottenere vantaggi mediante e oltre gli stanziamenti finanziari, derivanti da un maggiore coinvolgimento dell’Irlanda del Nord nelle politiche europee. È su questo che stiamo lavorando, insieme al governo dell’Irlanda del Nord e ad altri partner.

 
  
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  Seán Ó Neachtain (UEN), in sostituzione dell’autore.(GA) Signora Commissario, il contributo al processo di pace nell’Irlanda del Nord e nelle regioni limitrofe è stato molto positivo. Signora Commissario, può sostenere se tale iniziativa proseguirà una volta terminato il periodo di spesa nel 2013?

 
  
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  Jim Higgins (PPE-DE) . – (GA) Signor Presidente, mi trovo pienamente d’accordo con il collega, l’onorevole Seán Ó Neachtain, e ringraziamo di cuore l’Unione europea per il suo contributo finanziario all’Irlanda del Nord, soprattutto alla regione di frontiera. È meraviglioso che ora ci sia la pace e vorremmo ringraziare l’Unione europea per il suo sostegno. Analizzando i dati, e di recente ho elaborato una relazione sul Fondo internazionale per l’Irlanda, è possibile notare che sono stati creati oltre cinquemila posti di lavoro grazie a tale Fondo. Ciononostante, condivido appieno la domanda posta dal collega Seán Ó Neachtain.

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) In risposta alla domanda se saremo ancora presenti in Irlanda del Nord dopo il 2013, vorrei affermare che l’IFI, che, come sapete, non è un programma della Commissione a cui Consiglio e Commissione stanno contribuendo, terminerà nel 2010. Quindi, non sappiamo se la comunità internazionale intenderà proseguire con una seconda fase o edizione di tale programma.

Per quanto riguarda i programmi europei, l’Irlanda del Nord è un Obiettivo 2. Mi auguro sinceramente che continueremo con questo programma, poiché non credo in una politica regionale che è solo per una parte dell’Europa ed esclude le altre. Qualora non ci fosse l’Obiettivo 2, non sarà prevista alcuna qualifica per l’Irlanda del Nord.

Tuttavia, ritengo anche che la cooperazione transfrontaliera e transnazionale a cui partecipa l’Irlanda del Nord, soprattutto al nuovo programma transfrontaliero mediante “C”, è molto importante, poiché pensiamo che tale cooperazione interregionale, con una dimensione transfrontaliera, sia fondamentale per avvicinare l’Irlanda del Nord all’Europa e per collaborare con altre regioni e Stati membri. Pertanto è una questione aperta. La Commissione sarà certamente coinvolta nel sostenere l’idea di proseguire quanto intrapreso in loco.

 
  
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  Presidente . Annuncio l’

interrogazione n. 49 dell’onorevole David Martin (H-1061/07)

Oggetto: Fondi strutturali europei

È la Commissione a conoscenza del fatto che, in base ai nuovi orientamenti operativi in vigore in Scozia, i progetti devono raggiungere un bilancio minimo di £ 200.000 per poter accedere ai Fondi strutturali europei? È la Commissione del parere che si tratti di una discriminazione iniqua nei confronti dei progetti di piccole dimensioni ma degni di nota?

Le interrogazioni dalla 50 alla 54 riceveranno risposta per iscritto. <BRK

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) La Commissione è consapevole della soglia introdotta dalle autorità scozzesi. Vorrei far notare che tali autorità sono state del tutto trasparenti, durante le trattative, in merito alla questione di introdurre la soglia; si sono dimostrate trasparenti non solo nei confronti della Commissione, nei nostri contatti, ma anche in Scozia, nel processo di consultazione con tutte le parti interessate e i partner del paese.

Desidero sottolineare che esiste un’interpretazione assolutamente chiara che la soglia introdotta non esclude i piccoli progetti, ma mira a incoraggiare il raggruppamento a livello tematico o regionale di questi progetti al fine di raggiungere il limite necessario. Le autorità scozzesi si sono impegnate a garantire assistenza ai titolari di piccoli progetti, affinché i progetti inferiori al limite possano in qualsiasi momento essere presentati a un organismo amministrativo intermedio, che li unirà, ove possibile, al fine di realizzare una proposta più strategica.

Questo intervento, in effetti, è finalizzato a ridurre il rischio economico e di audit di finanziare piccoli progetti. Mira inoltre a promuovere collegamenti tra piccoli progetti, di renderli parte di una strategia completa, a ridurre gli oneri amministrativi, considerati spesso una barriera per tali progetti. Pertanto, l’intenzione è buona, ed esiste un metodo per aiutare i progetti a diventare pacchetti più consistenti che saranno quindi presentati per la richiesta di fondi.

 
  
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  David Martin (PSE) . – (EN) Signora Commissario, molto brevemente, poiché so di dover combattere contro il tempo: se le autorità scozzesi venissero da lei e le proponessero un limite inferiore, ciò sarebbe possibile, e lo considererebbe in modo comprensivo?

 
  
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  Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Assolutamente sì. La risposta sarebbe sicuramente sì.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 55 dell’onorevole Georgios Papastamkos (H-1044/07)

Oggetto: Creazione di un’Autorità europea del mercato delle telecomunicazioni

Tra le proposte avanzate dalla Commissione nel contesto dell’imminente revisione del quadro normativo per le telecomunicazioni figura la creazione di un’Autorità europea del mercato delle telecomunicazioni. Tale Autorità dovrebbe, fra l’altro, assumere il ruolo svolto fino ad oggi dal Gruppo dei regolatori europei (ERG) e coordinare l’azione delle autorità nazionali di regolamentazione.

Ha la Commissione preso in considerazione le reazioni manifestate dalle autorità nazionali di regolamentazione nel loro complesso riguardo ai poteri e alle competenze della proposta Autorità comunitaria? Quali saranno le linee di demarcazione tra le competenze delle autorità nazionali di regolamentazione e quelle della nuova Autorità europea? <BRK>

 
  
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  Viviane Reding, Membro della Commissione. − (EN) Il deputato si riferisce alla proposta della Commissione di stabilire un’autorità europea del mercato delle comunicazioni elettroniche. Riteniamo che debba esistere un ente separato, non dipendente dalla Commissione e responsabile nei confronti del Parlamento europeo, e che questo ente potrebbe collaborare con la Commissione nell’affrontare i restanti problemi di incoerenza delle norme, che conduce alla frammentazione dei mercati europei.

Ho in corso contatti con le autorità nazionali di regolamentazione (ANR) e prendo in considerazione le loro opinioni concernenti le competenze e le responsabilità dell’autorità proposta.

Per quanto riguarda il gruppo dei regolatori europei (ERG), che ha espresso la preferenza per un rafforzamento del proprio modello, nell’ottica di continuare a migliorare le qualità, la coerenza e il coordinamento delle norme in Europa, vorrei solo citare quanto dichiarato dal gruppo stesso: “SE l’Europa intende assumere il ruolo di leader nell’economia globale, i suoi 27 paesi membri avranno bisogno di collaborare al fine di garantire che il settore commerciale possa trarre pieno vantaggio del mercato europeo”. Tale affermazione significa che non è fattibile oggi, e che occorre trovare soluzioni in modo che sia realizzabile in futuro.

La valutazione d’impatto che accompagna le proposte di revisione indica che l’autorità europea contribuirebbe a migliorare l’efficienza del processo decisionale, in particolare in materia di azioni transfrontaliere. Occorre tale fattore per costruire il mercato interno.

In quanto Commissione siamo quindi giunti alla conclusione che esiste la necessità di un ente separato stabilito in seno alla struttura istituzionale comunitaria esistente, poiché attualmente l’ERG è al di fuori della struttura, si tratta di un’organizzazione privata. All’interno della struttura istituzionale, si rafforzerebbero le competenze delle ANR, assumendo le funzioni dell’ERG e attribuendo loro un fondamento nel diritto comunitario.

In merito alla questione della distribuzione delle competenze, l’autorità assisterà la Commissione in questioni aventi un impatto sul mercato interno, avrà una rispettiva natura transfrontaliera, si avvarrà delle competenze e del lavoro quotidiano di regolamentazione dei regolatori nazionali. Questo sistema, basato sull’esperienza di 27 regolatori nazionali e su quella acquisita dall’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA), mira a consolidare la coerenza e la coesione delle norme dell’UE, migliorando il processo decisionale e contribuendo a promuovere un elevato ed effettivo livello di sicurezza delle reti e dell’informazione.

 
  
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  Georgios Papastamkos (PPE-DE) . – (EL) Signora Commissario, se un cittadino europeo è soggetto a una disposizione amministrativa, a quale dei tre organismi deve rivolgersi a tutela dei suoi legittimi interessi: alle autorità di regolamentazione nazionale, all’autorità europea del mercato delle comunicazioni elettroniche appena istituita, o alla Commissione?

Le decisioni dell’autorità appena istituita saranno esecutive? La stessa Commissione ha intenzione di sostenere i costi aggiuntivi che sorgeranno dalla proposta revisione del quadro legislativo, considerato lo sviluppo asimmetrico delle strutture delle telecomunicazioni esistente tra gli Stati membri più nuovi e quelli più vecchi?

 
  
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  Viviane Reding, Membro della Commissione. − (EN) Ogni cittadino ha il diritto di reclamare se qualcosa non funziona. Se fossi un cittadino comune, il primo soggetto a cui mi rivolgerei sarebbe la commissione per le petizioni del Parlamento europeo, poiché è la sede in cui interviene la voce del Parlamento. Il secondo modo è attraverso la trasparenza, che è un elemento essenziale di tutte le nostre norme.

La Commissione ha tentato di ottenere tale trasparenza. Forse vi ricorderete, ad esempio, in merito al roaming vocale, che i cittadini non erano stati informati su dove avrebbero potuto ricevere informazioni relative alle strutture di prezzo, finché la Commissione non istituì un sito Internet in cui reperire tali dati. È stata la prima volta in cui ha funzionato la trasparenza.

Nella nuova riforma, abbiamo anche fatto della trasparenza la regola e non l’eccezione, non solo per quanto riguarda le strutture di prezzi, ma anche, ad esempio, dove sono presenti violazioni della sicurezza o della vita privata. In questi casi, gli operatori hanno l’obbligo di informare i consumatori. Dopo aver detto ciò, i cittadini potranno ancora reclamare secondo il metodo ordinario e le antiche regole di telecomunicazione.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 56 dell’onorevole Giovanna Corda (H-1045/07)

Oggetto: Accesso di tutti i cittadini alla banda larga negli Stati membri

Il 13 novembre 2007 la Commissione ha approvato alcune proposte di riforma del quadro regolamentare per le comunicazioni elettroniche. Può la Commissione indicare in che misura essa intende intervenire presso gli Stati membri in maniera rapida ed efficace affinché i mercati di banda larga siano accessibili a tutti i cittadini, quando le notevoli differenze che si registrano nei prezzi attuali dimostrano che tale obiettivo è molto lontano?

Come può la Commissione, d’altro canto, garantire che esista un’effettiva concorrenza e che vengano sanzionate le pratiche contrarie alla libera concorrenza che impediscono l’apertura di tali mercati? <BRK>

 
  
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  Viviane Reding, Membro della Commissione. − (EN) La banda larga è il futuro di Internet, e non vorremmo che fosse accessibile solo ad alcuni. Questa è la ragione per cui la società dell’informazione per tutti rappresenta uno dei presupposti della strategia di Lisbona per mercati aperti e competitivi. Oggi, a causa dei nostri strumenti di regolamentazione, anche prima della riforma, consentire questo approccio aperto al quadro per le comunicazioni elettroniche, sostenuto anche dalle norme generali in materia di concorrenza, ha reso i mercati eccessivamente aperti alla concorrenza, fattore che, a sua volta, ha condotto alla diffusione delle reti di accesso a banda larga in Europa.

Sono preoccupata del fatto che in alcuni paesi abbia funzionato in modo positivo – si tratta dei paesi in cui la concorrenza opera in modo appropriato, in cui i tassi di penetrazione oscillano tra il 37% e il 40% –, mentre in altri i tassi di penetrazione sono molto modesti. Vorrei eliminare tale variazione e portare in cima coloro che si trovano nella categoria molto bassa. Questo è il motivo per cui la Commissione propone, in quanto parte della riforma, di consentirle di sopraintendere agli obblighi regolamentari posti in essere dalle autorità nazionali di regolamentazione, sostenuta dalla possibilità delle autorità nazionali di regolamentazione di imporre una separazione funzionale laddove ritengano necessario al fine di aprire i mercati.

In parallelo, la Commissione si occupa del comportamento anticoncorrenziale in quanto elemento prioritario. Ad esempio, nel 2003 abbiamo inflitto ammende a France Télécom e Deutsche Telekom per comportamento abusivo sui mercati di banda larga e, più recentemente, il 4 luglio 2007, la Commissione ha comminato una sanzione a Telefónica per aver abusato della propria posizione dominante comprimendo il margine sul mercato spagnolo di banda larga.

Vorrei anche ribadire che nel maggio 2006 è stata presentata una comunicazione relativa a colmare il divario nella banda larga. Credo veramente che la banda larga sia necessaria a tutti, ed è questa la ragione per cui riteniamo occorra disporre di strategie nazionali per la banda larga che riflettano esigenze regionali e locali.

Passando alla domanda relativa alla trasparenza, la Commissione è in procinto di avviare un portale web, che dovrebbe essere operativo nei mesi di maggio-giugno 2008, sulla questione della banda larga e dei cittadini.

Ultimo ma non meno importante, la Commissione esprime un parere favorevole riguardo all’’impiego di finanziamenti pubblici, inclusi i fondi UE (Fondi strutturali), al fine di estendere la banda larga in zone in cui l’utilizzo commerciale è inadeguato. Sono già stati elaborati progetti in merito.

Appoggiamo inoltre lo sviluppo di società dell’informazione mediante la politica regionale. Una stima provvisoria fissa gli investimenti a circa 15 miliardi di euro, il 4,4% della spesa totale per il periodo 2007-2013, di cui 2,2 miliardi di euro dovrebbero essere utilizzati per infrastrutture di banda larga. Tramite questi sforzi combinati, ci auguriamo che i dati di penetrazione attuali, tra cui figurano, a proposito, quattro leader mondiali nella penetrazione della banda larga, faranno sì che molti più paesi, nel mondo e in particolare in Europa, assumano un ruolo primario.

 
  
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  Giovanna Corda (PSE) . – (FR) Signora Commissario, ha dovuto imporre prezzi massimi per il roaming, e la scorsa settimana ha dichiarato che potrebbe essere costretta a fare lo stesso con la posta elettronica.

Nel prossimo futuro, sarà obbligata anche a controllare i prezzi di accesso a Internet a livello europeo?

So che esistono progetti di armonizzazione in alcuni paesi, che ridurranno il numero di operatori. Tale situazione implicherà un abbassamento dei prezzi? Ne dubito, se non le spiace che lo dica, signora Commissario.

 
  
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  Viviane Reding, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, per rispondere all’onorevole Corda, desidero sottolineare che non interveniamo affatto sui prezzi di mercato; solitamente lasciamo che sia il mercato a risolvere tali problemi. Tuttavia, se il mercato non è in grado di agire, i politici devono tenere conto delle proprie responsabilità. Questo è ciò che abbiamo fatto con il roaming vocale, ed è ciò che non intendo fare con gli sms e il roaming di dati.

Questo è il motivo per cui, in base al mio obbligo in conformità del regolamento relativo al roaming vocale, su cui il Parlamento mi ha chiesto di presentare un’analisi della situazione nel 2008, ho appena trasmesso un chiaro avvertimento all’industria, dichiarando in termini indubbi che, qualora non abbassasse i prezzi, i regolatori, incluso il Parlamento europeo, saranno costretti a intervenire. Tuttavia, al mercato deve sempre essere prima concessa una possibilità, e soltanto se non è in grado di risolvere il problema, i politici dovrebbero agire.

Che cosa accadrà con il mercato di banda larga? Non lo so. Al momento, tutto ciò di cui sono a conoscenza è che in Europa ci sono quattro paesi a essere i migliori al mondo in termini di penetrazione del mercato, davanti a Giappone e Corea del Sud, e ben più avanti degli USA. Possiamo osservare che si tratta di mercati competitivi, in cui esistono numerose offerte, e il consumatore è finalmente libero di scegliere qualunque servizio sia meglio per lui.

Questo dovrebbe essere il sistema di funzionamento del mercato. Solo se il mercato non è operativo dovrebbe essere disciplinato. Si tratta del lavoro dei regolatori. Per consentire loro di agire in modo più efficiente e pratico, facendo sì che il mercato unico passi alla fase successiva, poiché è la carta decisiva dell’Europa in un mondo globalizzato, sto proponendo di riformare il diritto alla base dei mercati delle telecomunicazioni. Sto presentando questa iniziativa, che attualmente è in discussione in sede di Parlamento, in modo che i consumatori abbiano una scelta effettiva.

Al momento, troppe persone, e non solo privati, ma anche PMI, non dispongono di un accesso alla banda larga. In futuro non avranno accesso, tramite la banda larga, a sviluppi a livello sociale, e ritengo sia una condizione inaccettabile. La banda larga per tutti rappresenta pertanto un obiettivo politico. Si può ottenere se riusciamo a riformare i mercati delle telecomunicazioni in modo da introdurre una concorrenza autentica tra gli operatori, e quindi una scelta nei servizi da offrire ai cittadini.

 
  
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  Presidente . − Annuncio l’

interrogazione n. 57 dell’onorevole Gay Mitchell (H-1051/07)

Oggetto: Sicurezza Internet

Mentre continuiamo a beneficiare di vantaggi importanti che derivano dal progresso nella tecnologia delle comunicazioni e dell’informazione, il rischio che i bambini siano esposti a materiale inadatto o illegale è enormemente aumentato, la UE ha approvato nel 2005 il Programma Internet più sicura per lottare contro i contenuti illegali e indesiderati particolarmente in relazione ai bambini.

La Commissione vorrà riferire su quali risultati si sono ottenuti in questo importante settore politico e in particolare quali miglioramenti reali si possono individuare per migliorare la sicurezza di Internet negli Stati membri? <BRK>

 
  
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  Viviane Reding, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, la tematica mi preme molto, poiché riguarda i bambini e la loro sicurezza. Ritengo che la nuova tecnologia sia meravigliosa per i bambini, ma presenta anche rischi che dobbiamo contrastare.

È la ragione per cui abbiamo istituito due vaste reti europee: la rete di hotline INHOPE, a cui le persone possono comunicare contenuto illegale, e la rete di sensibilizzazione INSAFE, che mira a diffondere la consapevolezza sull’utilizzo sicuro delle tecnologie on line per i bambini, i genitori, le scuole, i politici e i mezzi di comunicazione. Queste reti sono organizzate conformemente al programma inteso a promuovere un uso più sicuro di Internet e sono iniziative paneuropee uniche nel loro genere.

Le hotline INHOPE sono presenti in 24 paesi europei, e hanno anche una diffusione internazionale con membri di Asia e Stati Uniti. La quantità di rapporti su materiale relativo ad abusi su minori elaborata dalla rete e trasmessa alle autorità giudiziarie è aumentata del 15% negli ultimi anni, perciò possiamo realmente notare l'importanza di queste hotline.

La seconda rete è INSAFE, che coordina centri di sensibilizzazione in 23 paesi europei e ogni anno organizza inoltre la giornata “Safer Internet”, che quest’anno si è svolta il 12 febbraio. Abbiamo istituito il Forum paneuropeo dei giovani, cui hanno partecipato numerosi deputati e rappresentanti dell’industria per parlare direttamente delle proprie esperienze con la rete a scopo di socialità e l’utilizzo del cellulare.

La rete UE Kids on line coordina ricercatori di 21 paesi che concentrano i loro studi sulla sicurezza dei minori on line, ogni anno il forum Safer Internet unisce organizzazioni non governative, esperti del settore e politici al fine di discutere il metodo finalizzato a combattere in maniera efficiente i contenuti illegali, Web 2.0 e altri relativi argomenti. Il programma incoraggia inoltre l’impegno del settore privato. Il programma Safer Internet Plus terminerà nel dicembre 2008, ragione per cui il Parlamento avrà al più presto la possibilità di considerare la revisione di questo programma per il periodo 2009-2013. Sono certa che il Parlamento rivestirà un ruolo attivo in questo processo decisionale.

Abbiamo finora osservato risultati positivi e possiamo consolidarli. Il problema non sta diventando meno grave, continua a crescere, pertanto ritengo che tali programmi dovrebbero proseguire.

 
  
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  Gay Mitchell (PPE-DE) . – (EN) Signora Commissario, la ringrazio per la risposta. Dato che il problema sta crescendo ed è destinato ad aggravarsi, può confermare che raccomanderà di continuare anche a rafforzare il bilancio? Lo stanziamento per gli ultimi cinque anni era pari a 45 milioni di euro.

È a conoscenza del fatto che un’indagine del 2003 ha indicato che il 40% dei minori ha dichiarato che le persone incontrate soltanto on line hanno chiesto loro di vedersi di persona, e che, nel 2006, il 22% dei minori ha effettivamente partecipato a un incontro di persona? Il 51% non ha mai raccontato l’accaduto ai genitori o agli insegnanti. In tale contesto, quali obiettivi si è posta, quali misure ha stabilito in previsione di tali obiettivi, e che progressi sarà in grado di riferire in Parlamento nel momento in cui rinnoveremo questo programma per il periodo fino al 2013? Sono fortemente a favore del presente programma e la esorto, signora Commissario, a perseguire qualsiasi risorsa necessaria volta a farlo progredire.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE) . – (EN) La ringrazio per la sua risposta, signora Commissario. Posso domandarle quale azione intende intraprendere la Commissione per intensificare il proprio lavoro con i genitori? Si tratta di un problema reale. I minori, purtroppo, in quest’ambito sono più avvantaggiati di noi. Temo il fatto che questo programma terminerà nel 2008, e sono anche consapevole che non tutti ne sono a conoscenza, anche se molti lo sanno. Spero che terrà in considerazione questo aspetto, e credo che debba fare di più, in modo proattivo, per incoraggiare la sensibilizzazione.

 
  
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  Viviane Reding, Membro della Commissione. − (EN) Concordo pienamente con i deputati. In effetti è un problema serio. Per una volta, i minori nella nostra società sanno più dei genitori, cosa che non è negativa, ma crea difficoltà a questi ultimi nell’aiutare i bambini a superare il problema. Tra l’altro, non riguarda solo i genitori, ma anche i nonni, in quanto molto spesso i nonni sono i primi a regalare un cellulare ai nipoti per comunicare con loro, nonché ovviamente gli educatori.

A tale proposito, non proponiamo solo di ampliare il programma con un bilancio maggiore pari a 55 milioni di euro (spero che il Parlamento lo aumenti), ma stiamo anche collaborando con organizzazioni private, come SchoolNet. Il programma SchoolNet è presente in numerose scuole europee e affronta realmente tale problema onde far sì che i bambini siano consapevoli dei rischi e dimostrare loro che non tutti coloro con cui potrebbero entrare in contatto sono raccomandabili. Fornisce inoltre informazioni tramite le hotline e le attività del programma inteso a promuovere un uso più sicuro di Internet, e stabilisce centri di sensibilizzazione per far comprendere ai genitori la situazione. Molto spesso, i genitori non hanno idea dei vantaggi e degli svantaggi delle nuove tecnologie.

Sono responsabile delle nuove tecnologie e credo veramente che la maggior parte delle operazioni effettuabile tramite tali tecnologie sia positiva. Non vorrei che pochi aspetti negativi impedissero del tutto alle generazioni più giovani di utilizzare le nuove tecnologie. Credo molto fermamente nella capacità di autoregolamentazione dell’industria.

Un anno fa, ho chiesto agli operatori di telefonia mobile di agire al fine di garantire che, con i cellulari di terza generazione, i problemi con Internet non si trasferissero direttamente ai telefoni. Sono molto lieta di affermare che, quest’anno, l’industria del settore ha presentato azioni molto concrete per informare i genitori e i bambini delle difficoltà e di bloccare i programmi pericolosi per i minori nei cellulari di terza generazione.

Sono stati pertanto compiuti passi avanti. Ritengo che probabilmente le elezioni europee rappresenteranno un momento favorevole per il Parlamento europeo al fine attirare l’attenzione dei cittadini sulle iniziative intraprese. Si tratta di azioni concrete. Lei ha ragione sostenendo che non tutti ne sono a conoscenza. Quindi, per quale motivo non approfittare del grande movimento verso l’opinione pubblica durante la campagna elettorale per illustrare ai cittadini quali interventi tangibili sta avviando la Comunità europea per la società?

 
  
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  Presidente. − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MECHTILD ROTHE
Vicepresidente

 
  

(1) GU L 175 del 5.7.1985, pag. 40.

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