– Relazione Richard Corbett, Iñigo Méndez de Vigo (A6-0013/2008)
Frank Vanhecke (NI). – (NL) Signor Presidente, la votazione sulla relazione Corbett-Méndez de Vigo appena svolta è l’ulteriore conferma da parte di questo Parlamento della condotta che abbiamo assunto da molto tempo: quella del totale disprezzo della volontà espressa democraticamente dalla maggioranza in Francia, nei Paesi Bassi e altrove. Nonostante quest’Assemblea sostenga di rappresentare tutti i cittadini europei, questi ultimi in realtà non hanno alcuna voce in capitolo. Quando il Presidente del Parlamento, l’onorevole Pöttering, ha detto poco fa che, con questa votazione, il Parlamento esprimeva l’opinione della maggioranza dei cittadini europei, non ha fatto altro che dire una patetica bugia. Il Parlamento non ha fatto alcuna richiesta affinché venisse rispettata la volontà popolare, né affinché venisse indetto un referendum in tutti gli Stati membri. Al contrario, l’unica cosa che quest’Assemblea ha richiesto è stata che la copia dell’ultima Costituzione entrasse in vigore quanto prima. Purtroppo, quest’Aula non rappresenta i cittadini, ma solo il consenso dell’élite dell’Europa ufficiale.
Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, ho votato contro la relazione poiché, ancora una volta, l’élite politica dell’Unione europea sta cercando di introdurre forzatamente il Trattato costituzionale senza consultare i cittadini europei. Il governo britannico ha promesso un referendum su questo Trattato, che adesso pretende sia qualcosa di diverso. È sufficiente che ascoltiate le parole di ciascun leader, come Valéry Giscard d’Estaing, per comprendere che davvero non c’è alcuna differenza.
Mi rivolgo a voi, élite politica europea, per dirvi che se pensate di costruire un progetto europeo, lo state facendo senza la volontà dei cittadini, e di fatto costruite un castello di sabbia. Alla fine, disse una volta il grande Jimi Hendrix, i castelli di sabbia cadono nel mare. La ratifica della Costituzione europea, nonostante sia stata respinta in due consultazioni referendarie, è antidemocratica, vigliacca e illegittima.
Daniel Hannan (NI). – (EN) Signor Presidente, nei miei otto anni in questo Parlamento, ho sentito alcune richieste piuttosto assurde avanzate in Aula, ma un premio speciale per l’ipocrisia va all’affermazione che abbiamo appena fatto nell’approvare questo Trattato con un voto ampio che ha rappresentato un libero esercizio della volontà dei cittadini d’Europa.
Sapete molto bene che è falso, voi che avete applaudito così calorosamente quando sono state pronunciate queste parole. Ne siete consapevoli, e posso dimostrarlo, in quanto di solito eravate a favore dei referendum finché non è stato chiaro che li avreste persi. Infatti, questa votazione non ha fatto altro che sottolineare la lontananza degli eurodeputati dai loro elettori. La cancellazione dei referendum è un atto di vigliaccheria e una rinuncia alla leadership, e voi lo sapete.
Se mi sbaglio, dimostratemelo. Sottoponete il Trattato ai referendum che avete sostenuto quando pensavate di vincerli. Sottoponete al voto il Trattato di Lisbona. Pactio Olisipiensis censenda est!
Hannu Takkula (ALDE). – (FI) Signor Presidente, desidero spiegare brevemente il motivo della mia astensione. Ritengo non dobbiamo dimenticare che il nostro Parlamento non ha competenza su questa materia: rientra infatti tra quelle degli Stati membri, e dobbiamo rispettarlo. Sono loro a decidere se adottare o meno il Trattato di Lisbona.
Adesso credo dovremmo soffermarci e ricordare che cosa sono i rapporti di forza. Personalmente, sono dell’opinione che bisognerebbe lasciare che la decisione venga presa dagli Stati nazione. Non sarebbe una cattiva idea se si chiedesse al pubblico, in quanto il processo decisionale acquisterebbe maggiore legittimità se venisse consentito ai cittadini di influenzarlo.
Il Trattato presenta molte parti valide, ma ve ne sono anche che non possono essere accettate, e penso a questo dal punto di vista di uno Stato membro, la Finlandia, il mio paese, poiché ci sono molti aspetti che non possiamo accettare. In ogni caso, il potere decisionale in questi ambiti resta tuttavia nelle mani dei parlamenti nazionali.
(Applausi)
– Proposta di risoluzione sulla strategia di Lisbona (B6-0073/2008)
Zita Pleštinská (PPE-DE). – (SK) Ho votato a favore della proposta di risoluzione sulla strategia di Lisbona, che sarà presente nell’agenda del Consiglio europeo di primavera. Concordo con i relatori sul fatto che la strategia di Lisbona avrà successo solo se attinge alle risorse umane in un contesto favorevole e propenso all’apprendimento, alla conoscenza, alla scienza, alla ricerca, alla cultura, all’informazione e all’innovazione.
Al fine di raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona sono necessari tre protagonisti: le accademie quali architetti della conoscenza, le imprese che sanno come impiegare tale conoscenza nella pratica, un settore pubblico e gli enti dei governi locali che possano creare infrastrutture stabilmente sostenibili per la scienza, la ricerca e lo sviluppo a livello nazionale e regionale. L’innovazione necessita di investimenti finanziari: i finanziamenti porteranno conoscenza e la conoscenza investita nell’innovazione accrescerà il contributo finanziario. Solo le piccole e medie imprese che hanno inventiva e sono creative possono sopravvivere alla concorrenza aggressiva. Ritengo che l’Europa sarà in grado di trovare il suo posto al fianco del treno della conoscenza americana e giapponese del XXI secolo.
Ivo Strejček (PPE-DE). – (CS) Non ho votato a favore della relazione e, con il vostro permesso, vorrei spiegare i motivi di una simile decisione.
In primo luogo, l’intero testo presenta l’Unione europea come una potenza economica e sociale globale. In secondo luogo, nel documento si parla di un cosiddetto ruolo di guida per l’Unione europea nel mondo e si crede ciecamente che il resto del mondo si svilupperà secondo i desideri della stessa Unione. Inoltre, si dichiara che l’Unione europea svolgerà un ruolo preminente nella creazione di una sorta di norme globali. La strategia di Lisbona, poi, rende la cooperazione economica con i paesi terzi subordinata all’applicabilità delle principali norme in materia di lavoro e deriva esplicitamente dal cosiddetto Trattato di Lisbona, nonostante non sia stato ancora ratificato dalla maggior parte degli Stati membri. La dichiarazione chiede l’introduzione di un salario minimo in paesi che non lo prevedono.
Othmar Karas (PPE-DE). – (DE) Il partito popolare austriaco Europaklub al Parlamento europeo ha votato con entusiasmo a favore della relazione Corbett-Méndez de Vigo perché il Trattato di Lisbona dà forza ai cittadini d’Europa, agli Stati membri e all’Unione europea. I cittadini, assieme ai parlamenti che li rappresentano, sono i vincitori. Alla luce della discussione sul Kosovo, ci rendiamo conto dell’importanza di questo Trattato, poiché è grazie a esso che realizzeremo con molta più probabilità una politica estera e di sicurezza comune. Rendere la Carta dei diritti fondamentali giuridicamente vincolante ci mostra il modo di rendere possibili i diritti fondamentali per tutti i cittadini dell’Unione europea. Chiunque non sia a favore di questo Trattato nella sua interezza è contro i propri cittadini. Dobbiamo continuare a sostenere le persone e avvicinare a loro il Trattato.
Hubert Pirker (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, ho votato a favore della relazione in cui credo con tutto il cuore, poiché crea un equilibrio tra le disposizioni economiche e sociali che deve essere trovato perché, per la prima volta, viene introdotta in quest’Aula un’Europa sociale e gli Stati membri sono stati coinvolti dall’ampia maggioranza di questo Parlamento a elaborare misure per introdurre un salario minimo. Sono soddisfatto che la maggioranza sia stata in grado di evitare disposizioni intese ad abolire risultati a livello sociale, quali per esempio la direttiva sull’orario di lavoro, e l’esportazione oltre frontiera dei vantaggi sociali. Pertanto, nel complesso ho votato con entusiasmo affinché questo equilibrato pacchetto di misure venga approvato.
Nirj Deva (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, desidero far presente che ho votato contro la relazione sul Trattato di Lisbona. Il gioco è stato scoperto e abbiamo eliminato anche ciò che era positivo. Nel tentativo di creare un mercato comune, abbiamo in realtà, furtivamente, creato un paese comune.
Ci siamo rifiutati di coinvolgere i nostri cittadini nel processo e abbiamo negato loro il naturale diritto di potersi esprimere sul modo in cui dovrebbero essere governati, ignorando, il più possibile, il fatto che avrebbero dovuto avere un referendum.
Come possiamo dire alla nostra gente, ai nostri elettori, che questo Parlamento rappresenta i loro punti di vista, se non permettiamo loro di essere ascoltati? Il governo britannico, in particolare Gordon Brown, ha promesso un referendum. Brown e Blair, nello specifico, hanno dichiarato che avrebbero concesso un referendum al popolo britannico. Sono molto, molto spiacente per questo giorno e per le promesse infrante dal governo laburista.
Ewa Tomaszewska (UEN). – (PL) Signor Presidente, nella votazione sul Trattato di Lisbona sono stata obbligata ad astenermi. Nella mia lingua, e in Polonia, il Trattato non è disponibile. Il mio elettorato non ha avuto l’opportunità di prendere familiarità con esso e, dopo tutto, mi trovo qui per rappresentare i suoi punti di vista e interessi, e non solo le mie convinzioni. Lunedì, qui nel Parlamento europeo, è stata presa la decisione di votare oggi su un documento che alcuni tra noi non hanno la possibilità di leggere nella versione consolidata nelle rispettive lingue. Solo uno stupido o un disonesto può prendere una decisione su un documento dal contenuto inaccessibile. Questo è il motivo per cui mi sono astenuta.
Ivo Strejček (PPE-DE). – (CS) Signor Presidente, ho votato contro la relazione per le seguenti ragioni.
Nella relazione si parla di una più equa distribuzione dei profitti e introduce il concetto di piena occupazione attraverso gli investimenti pubblici. Il tentativo è quello di compensare il cosiddetto fallimento del mercato attraverso i contributi fiscali: introducendo le ecotasse e sostenendo la scienza e la ricerca per mezzo di sgravi fiscali, che renderanno i regimi fiscali meno trasparenti e richiederanno una nuova normativa europea.
Philip Claeys (NI). – (NL) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Starkevičiūtė, poiché il passaggio riguardante l’immigrazione dimostra la tipica ristrettezza di vedute che ci è già costata tanto. È evidente che ci sono coloro che vedono una ripetizione degli errori degli anni ’60 e ’70, quando si pensava solo a breve termine e gli esseri umani erano considerati beni materiali. I risultati di tale politica sono adesso visibili nelle nostre città: disoccupazione diffusa, criminalità, lo sviluppo di società parallele. Anziché imparare dagli errori del passato, continuiamo ostinatamente sul medesimo percorso. Adesso sta diventando persino peggiore, essendoci una proposta di realizzare una politica in materia di immigrazione che “integri” le politiche degli Stati membri. È certo che questo porterà ancora più lassismo di quello cui già assistiamo, e che è probabilmente l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.
Koenraad Dillen (NI). – (NL) Signor Presidente, non ho votato a favore di questa relazione come il mio collega, l’onorevole Claeys. Certamente, molti aspetti del documento sono reali e pertinenti quali, per esempio, la modernizzazione dei mercati del lavoro, gli investimenti nell’imprenditorialità e la semplificazione dei regimi fiscali, che in esso sono sostenuti. Tuttavia, quest’Assemblea sta mancando completamente il bersaglio se considera una politica europea in materia di migrazione che attiri i migranti economici quale punto di riferimento della strategia di Lisbona. Inoltre, l’apertura economica non è una cura miracolosa all’immigrazione clandestina, come è stato affermato, ma piuttosto il controllo rafforzato delle frontiere esterne dell’Unione, un rifiuto di ogni politica nazionale e di legalizzazione di massa e una politica risoluta di espulsione degli immigrati clandestini.
Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL) Signor Presidente, abbiamo approvato un documento importante sulle relazioni tra l’Unione europea e l’Asia centrale. È un esempio della nostra volontà di condividere esperienza e valori che in Europa sono universali, e di convincere le nuove democrazie di questa regione del mondo di tali valori. Questi paesi hanno compiuti enormi passi avanti in direzione dello sviluppo economico. Tuttavia, devono intraprendere iniziative risolute mirate a evitare la violazione di diritti umani e libertà fondamentali ed essenziali. Devono affrontare una serie di problemi, in particolare l’aumento del traffico di droga, la criminalità organizzata, la corruzione e la tratta di esseri umani. Un’altra questione di base dovrebbe essere il miglioramento dei contatti tra i nostri cittadini, promuovendo lo scambio culturale e istituendo un programma speciale di sovvenzioni destinate ai giovani per studiare nelle scuole europee, avvicinandosi così ai valori e alle norme europee.
Auspichiamo che i nostri partner di Kazakistan, Repubblica del Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan abbiano successo nella strada verso la prosperità, la libertà e la democrazia, e possano così sostenere altri in futuro e condividere i loro risultati.
Dichiarazioni di voto scritte
− Relazione Richard Corbett, Iñigo Méndez de Vigo (A6-0013/2008)
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Oggi, noi socialdemocratici svedesi abbiamo votato a favore della relazione sul Trattato di Lisbona. Sosteniamo il nuovo Trattato, tuttavia comprendiamo che il fatto che due Stati membri abbiano rifiutato la Costituzione proposta, ha significato che eravamo obbligati ad apportare cambiamenti. Pertanto, non condividiamo il punto di vista secondo cui è deplorevole che la bandiera e l’inno siano stati eliminati dal Trattato. A differenza della maggior parte del Parlamento, riteniamo sia positiva l’introduzione di un “acceleratore d’emergenza” nel processo decisionale in settori sensibili in termini di sovranità nazionale.
Sosteniamo il principio di solidarietà e respingiamo quindi la richiesta del Parlamento europeo di indire referendum negli Stati membri. È una questione che ciascuno Stato membro deve decidere da solo.
Infine, desideriamo commentare la votazione sull’emendamento n. 36 relativo alla causa Laval. Abbiamo deciso di non votare in modo favorevole sulla prima parte in quanto riteniamo ci siano differenze tra il vecchio Trattato e il Trattato di Lisbona, per esempio nella Carta dei diritti, che sancisce tra l’altro il diritto ad azioni di sciopero in conformità delle procedure nazionali. Sosteniamo le disposizioni della Carta dei diritti nonché la seconda parte dell’emendamento che tutela il diritto alle vertenze sindacali. Desideriamo precisare che tale posizione è condivisa dal nostro gruppo politico in Parlamento che ha scelto di votare contro la proposta poiché la relazione riguarda il Trattato e non la causa Laval.
Batten, Bloom, Booth, Clark, Farage, Nattrass, Titford e Whittaker (IND/DEM), per iscritto. − (EN) Benché l’UKIP non approvi il Trattato di Lisbona, ci siamo astenuti sull’emendamento n. 31 in quanto non siamo d’accordo sulla motivazione dell’emendamento.
Pervenche Berès (PSE), per iscritto. – (FR) Poiché il Presidente Sarkozy non era in procinto di indire una consultazione referendaria, credo ancora fermamente che l’astensione fosse la posizione che i socialisti dovevano assumere nel parlamento francese. Tuttavia, il solo fatto che il Presidente francese abbia svolto un pessimo lavoro negoziale riguardo a questo Trattato e che abbia ignorato il voto dei francesi, non vuol dire che non dovremmo rispondere alla domanda postaci quest’oggi.
Il Trattato è ben lungi dall’essere perfetto, ma ci consente di avvicinare il dibattito istituzionale e dotare l’Europa di norme che gli consentono di funzionare. Oggi, i socialisti dovrebbero far sentire la propria opinione riguardo ai cambiamenti di politica, la questione principale nella revisione delle prospettive finanziarie, la Presidenza francese dell’Unione europea, e l’impegno del PSE nel redigere il suo programma per le prossime elezioni.
Un “no” avrebbe reso possibile eliminare le politiche dal testo che avrebbe dovuto essere una Costituzione, in quanto obbliga l’Europa a concentrarsi sul problema degli obiettivi del progetto europeo, il che è molto importante.
Tuttavia, poiché desidero che questo testo venga approvato al fine di poter essere coinvolta nei prossimi negoziati sulle politiche, e poiché il mio “no” di due anni fa era a favore dell’Europa, mi assumo le mie responsabilità e sostengo il Trattato di Lisbona.
Adam Bielan, Marcin Libicki e Konrad Szymański (UEN), per iscritto. − (PL) Ci siamo astenuti nella votazione finale della relazione sul Trattato di Lisbona, poiché tale documento è andato ben oltre gli accordi raggiunti ai vertici dell’Unione europea a Bruxelles e Lisbona.
Il Trattato di Lisbona è stato un compromesso molto difficile per tutte le parti coinvolte. Andare oltre tale compromesso (come sottolineato dalle dichiarazioni di un’assenza di simboli comunitari, di accordi sul sistema di votazione del Consiglio relativo alle clausole di opt-in e opt-out e alla Carta dei diritti fondamentali), è dannoso in termini politici per il processo di ratifica.
Inoltre, non possiamo sostenere i punti che costituiscono una preparazione alle campagne intese alla costituzionalizzazione dell’Unione.
Carlos Coelho (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Il Trattato di Lisbona è il miglior compromesso per superare la crisi istituzionale e per portare una maggiore flessibilità ai meccanismi del processo decisionale essenziali affinché un’Unione europea allargata a 27 Stati membri funzioni nell’attuale mondo globalizzato e in costante cambiamento.
Plaudo al fatto che l’Unione europea venga dotata di personalità giuridica, e che la struttura a tre pilastri venga eliminata a favore di un quadro istituzionale unico e dell’applicazione transfrontaliera del metodo comunitario.
Sono soddisfatto delle misure intese ad aumentare trasparenza e affidabilità, nonché a rafforzare la partecipazione e i diritti dei cittadini europei a livello delle informazioni e attraverso l’iniziativa dei cittadini di carattere legislativo.
Accolgo con favore i cambiamenti relativi allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, in cui l’azione comporterà obiettivi più ambiziosi e procedure più efficaci, senza più l’utilizzo di strumenti e procedure intergovernative.
Valuto positivamente il maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali, in particolare nel controllare il rispetto del principio di sussidiarietà.
Mi spiace che siano state decise varie concessioni, per esempio rimandare l’applicazione di importanti elementi, come l’entrata in vigore di un nuovo sistema di votazione in seno al Consiglio, e le clausole opt-in e opt-out di Gran Bretagna e Irlanda riguardo a questioni che in precedenza rientravano nel terzo pilastro; temo che l’introduzione di un Presidente del Consiglio europeo eletto significherà perdere i vantaggi della rotazione delle Presidenze senza apportare alcun valore aggiunto al funzionamento dell’Unione europea, creando problemi nelle relazioni tra le istituzioni.
Paul Marie Coûteaux, Patrick Louis e Philippe de Villiers (IND/DEM), per iscritto. – (FR) Il Parlamento europeo ha appena approvato il Trattato di Lisbona, nonostante nessuno ne abbia fatto richiesta.
La delegazione del Mouvement pour la France al Parlamento europeo ha ovviamente votato contro questa relazione, consapevole della natura puramente simbolica di tale azione.
È significativo che i rappresentati eletti francesi e olandesi che siedono a Strasburgo votino a favore del Trattato ammettendo chiaramente che è un clone della defunta Costituzione europea, nonostante i loro cittadini abbiano ufficialmente respinto il testo. È inoltre significativo che il Parlamento europeo voti su un Trattato anche se nessuno dei suoi deputati ha potuto leggerne una versione consolidata. Dopo che il parlamento ungherese l’ha ratificato al buio, il Parlamento europeo approva un testo che non ha letto.
La delegazione del MPF al Parlamento europeo augura ora tutta la fortuna agli irlandesi amanti della libertà: il loro referendum non sarà solo loro; voteranno a nome di chiunque non abbia avuto l’opportunità di farlo, in particolare dei francesi, il cui voto è stato ignorato.
Manuel António dos Santos (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore di questa relazione e sostenuto la rispettiva risoluzione.
Tuttavia, all’ultimo momento, si è verificato un problema con la macchina per il voto, e non sono stato quindi materialmente in grado di esprimere il mio totale appoggio.
Affinché venga registrato adeguatamente, presento questa dichiarazione di voto.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Questa è una deprecabile risoluzione del Parlamento europeo con il solo scopo di confondere i cittadini ed esercitare pressioni sugli Stati membri affinché ratifichino il Trattato di Lisbona, visto che il Parlamento europeo non ha la competenza per tale approvazione. Solo gli Stati membri possono ratificarlo.
Nonostante ciò, nel corso della discussione e della votazione, abbiamo sostenuto le iniziative democratiche finalizzate a introdurre un elemento di pluralismo nel dibattito e abbiamo sottolineato la necessità di una maggiore democrazia, chiedendo i referendum. Questo è il motivo per cui il nostro gruppo ha presentato alcune proposte di risoluzione, purtroppo respinte, che esprimevano la nostra opposizione al Trattato di Lisbona, sottolineando alcuni degli aspetti più preoccupanti in esso contenuti, quali la tendenza alla militarizzazione dell’Unione europea strettamente legata alla NATO, che impone un aumento della spesa militare e stabilisce lo svolgimento di operazioni militari al fine di preservare i valori dell’Unione e di servirne gli interessi.
Condanniamo inoltre il fatto che le disposizioni degli attuali Trattati, sulle quali la Corte di giustizia europea ha di recente basato le sue sentenze (nelle cause Laval-Vaxholm e Viking Line) per giustificare il dumping sociale e subordinare i diritti dei lavoratori ad agire collettivamente per rispettare la libertà di fornire servizi, siano state incluse nella loro interezza nel Trattato di Lisbona, che richiede che il diritto di intraprendere azioni collettive debba rimanere di esclusiva competenza degli Stati membri.
Glyn Ford (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore la presente relazione degli onorevoli Méndez de Vigo e Corbett che, evidenziando il fatto che il Trattato di riforma non è la Costituzione, consente all’Europa di assumere il nuovo ruolo globale che dovrà svolgere nei prossimi decenni.
Rafforza il potere istituzionale dell’Unione; accresce la democrazia conferendo maggiori competenze al Parlamento europeo; consente alla politica estera e della sicurezza comune dell’Unione di svilupparsi al fine di garantire che la forza economica e industriale europea si esprima nella politica globale, e in particolare consentirà all’Unione europea di svolgere un ruolo chiave nell’affrontare il riscaldamento globale.
Robert Goebbels (PSE), per iscritto. – (FR) Ho votato “sì” al Trattato di Lisbona perché, purtroppo, non esistono alternative. Tuttavia, dobbiamo essere chiari. Non è con un mini-trattato di 300 pagine che è incomprensibile quanto poco chiaro che l’Unione europea conquisterà la fiducia dei suoi cittadini, in particolare in quanto i molteplici opt-out condurranno a un’Europa costantemente bloccata, o persino a un’Europa a “geometria variabile”.
Questo nuovo Trattato è solo un’ultima risorsa. È necessario che redigiamo molto rapidamente un Trattato di riforma radicale, da ratificare con un unico referendum del popolo europeo. Tutti i paesi in cui gli elettori dicono “no” saranno liberi di lasciare l’Unione europea o di sottostare alle norme comuni. Questo è il prezzo che si deve pagare per un’Unione europea realmente integrata con politiche di maggiore coesione.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Raramente in quest’Aula ci siamo imbattuti in una relazione stalinista come questa: è pura propaganda bugiarda! Solo qui e a “Sarkolandia” è possibile dire che il Trattato di Lisbona è sostanzialmente diverso dalla Costituzione europea, mentre la maggior parte dei capi di Stato e di governo e lo stesso padre della Costituzione, Valéry Giscard d’Estaing, dichiarano l’esatto contrario.
All’inizio della motivazione, i relatori si sono lasciati andare a un po’ di cultura, citando alcune righe del Giulio Cesare di Shakespeare. Tale citazione spiega in pratica che dovete seguire le forze nascoste che conducono ai grandi cambiamenti nella società, altrimenti cadrete in rovina e nel fallimento. Il problema, per loro, è che tali forze sono il Trattato di Lisbona e la creazione artificiale e imposta del superstato europeo centralizzato, nel cui caso le forze reali sono costituite dal crescente rifiuto di questo progetto da parte delle persone. La gente aspira a riscoprire le proprie radici e la propria identità, e a trovare protezione contro i cambiamenti che rifiuta ma che altri le impongono: le interpretazioni politiche che la privano della libertà e la globalizzazione finanziaria che la porta in rovina.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) La maggioranza di questo Parlamento dimostra ancora una volta il suo distacco dalla realtà. È chiaro che i risultati dei referendum non hanno alcun valore se sono contrari alla volontà dell’istituzione politica.
Noi del partito Junilistan siamo a favore di una consultazione referendaria sul Trattato di Lisbona in Svezia. Stabilire se indire un referendum è anzitutto decisione che spetta a ogni Stato membro.
L’intero processo che ruota attorno a un nuovo Trattato dell’Unione europea è stato una vergogna. Una Convenzione, il cui metodo di lavoro è stato duramente criticato, ha presentato una proposta di una Costituzione dell’Unione europea. È stata poi evitata la discussione, le frasi sono state rimaneggiate e modificate al fine di far passare un Trattato ancora più federalista nonostante il “no” dei cittadini francesi e olandesi.
Desideriamo un nuovo Trattato che si basi sull’Unione europea quale forum in primo luogo per la cooperazione intergovernativa.
Pertanto, abbiamo votato contro la relazione del Parlamento sul Trattato di Lisbona.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) La maggioranza del Parlamento europeo, tra cui i membri del partito socialista (PS), i socialdemocratici (PSD) e il partito per i diritti del popolo (CDS/PP) portoghesi, farebbe bene a proclamare la sua “adozione” del Trattato UE proposto che, come molti ben sanno, non ha alcun valore o conseguenza giuridica.
Hanno un obiettivo diverso: fanno pressione e propaganda, in particolare al fine di garantire che il Trattato proposto venga ratificato e possa quindi entrare in vigore il 1° gennaio 2009.
Questo è il motivo per cui la relazione contiene parti oscure e omissioni, nel tentativo di celare il reale contenuto e le conseguenze del Trattato UE proposto. Ecco qua, tanto per dare qualche esempio.
Da un lato descrive come “una maggiore efficacia” il dominio rafforzato del processo decisionale delle grandi potenze dell’Unione europea e come “ruolo rafforzato dei parlamenti nazionali” il trasferimento delle competenze dei parlamenti nazionali alle istituzioni sopranazionali dell’Unione europea. Dall’altro lato, omette la militarizzazione dell’Unione europea nel quadro della NATO; il mercato unico liberalizzato con la sua libera circolazione di beni, capitali e servizi in cui la concorrenza è dominante; l’Unione economica e monetaria con l’euro, la Banca centrale europea e il Patto di stabilità, la liberalizzazione del commercio internazionale quali politiche e obiettivi dell’Unione europea.
Questo è il motivo per cui abbiamo votato contro.
Marian Harkin (ALDE), per iscritto. − (EN) Voto a favore di questo emendamento, nonostante il Trattato di Lisbona possa entrare in vigore solo dopo essere stato ratificato da tutti gli Stati membri; rispetta quindi automaticamente il risultato del referendum irlandese. Pertanto, voto per l’emendamento, benché non aggiunga nulla alla relazione.
Anna Hedh (PSE), per iscritto. − (SV) Come in precedenza, riguardo a questioni relative al nuovo Trattato dell’Unione europea, ho deciso di prendere le distanze dal mio gruppo e di votare contro la relazione sul Trattato di Lisbona. Ci sono di sicuro molti miglioramenti nella proposta, ma mi oppongo all’attuale orientamento dell’Unione verso un maggiore sopranazionalismo. Vorrei una cooperazione europea a livello intergovernativo. Sostengo fermamente l’idea che la cooperazione internazionale possa risolvere i problemi comuni. Ci sono compiti importanti che dobbiamo svolgere insieme, non ultimi quelli relativi all’ambiente, al traffico di esseri umani e al dumping sociale. Tuttavia, ritengo che la proposta rafforzi la supremazia del diritto comunitario sull’ordinamento nazionale, che venga sottratto potere agli Stati membri e che i paesi più grandi detengano più potere dei piccoli. Sono contraria a tutto questo.
Ho scelto di votare contro l’emendamento che propone che l’Unione europea decida in merito ai referendum in tutto il suo territorio, poiché ritengo che ogni Stato membro debba decidere autonomamente.
Mieczysław Edmund Janowski (UEN), per iscritto. − (PL) Mi sono astenuto nella votazione finale sulla relazione sul Trattato di Lisbona (A6-0013/2008) degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo. La ragione per cui l’ho fatto è che le conclusioni che emergono dalla presente relazione superano di gran lunga il quadro adottato nel corso delle discussioni ai vertici di Lisbona e Bruxelles, il 13 e 14 dicembre 2007.
Il compromesso raggiunto all’epoca è stato il risultato di alcune concessioni da parte di tutti gli attori coinvolti. Pertanto, ritengo che le critiche espresse a tali accordi, che si trovano in alcuni punti della relazione in oggetto, non siano utili al processo inteso a trovare soluzioni che possano essere accettate da tutte le parti interessate al compromesso stesso. Questo riguarda, per esempio, le clausole di opt-in e di opt-out, la Carta dei diritti fondamentali, il sistema di voto del Consiglio e i simboli dell’Unione europea, nonché le frasi che conducono a un ritorno dell’idea, dopo tutto respinta, di una Costituzione europea.
Timothy Kirkhope (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici hanno votato contro la presente relazione. Sin dall’inizio, abbiamo reso chiaro che questo Trattato (la Costituzione) non è la soluzione per l’Europa. I conservatori sostengono un’Europa di Stati indipendenti che cooperano al fine di affrontare le sfide della globalizzazione, la povertà nel mondo e il riscaldamento globale, in quanto nostre priorità, in un modo collaborativo, e siamo stati chiari e coerenti nel nostro approccio, nella piena consapevolezza dei probabili effetti del Trattato sui nostri obiettivi e le nostre ambizioni per l’Europa. Tutte cose non ottenute con il testo presente o con le aspirazioni di coloro che desiderano uno Stato europeo integrato.
Jean Lambert (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Ho votato a favore della presente relazione, non perché ritenga che gli emendamenti del Trattato di Lisbona aprano la strada a un’Unione europea che è saldamente ancorata a un impegno per lo sviluppo sostenibile, a favore della pace e dei diritti umani, anziché del mercato e della concorrenza, ma poiché credo che contenga fattori più positivi delle disposizioni dei nostri attuali Trattati. La Carta dei diritti fondamentali è un’importante parte aggiuntiva. Tutta la normativa comunitaria e la sua attuazione a livello degli Stati membri dovrà essere ora esaminata in base alla Carta e può essere modificata se ritenuta insufficiente.
Una maggiore codecisione significherà più scrutinio e trasparenza nel processo decisionale. L’iniziativa dei cittadini è un importante passo avanti. Nutro serie preoccupazioni riguardo all’aumento dell’attuale cooperazione militare, e desidero che i nostri parlamenti nazionali e quello europeo valutino da vicino questi sviluppi. È fondamentale che l’Unione europea accresca le proprie forze quale potenza diplomatica e impegnata nel mantenimento della pace.
Credo sia importante che i cittadini dell’Unione europea vengano coinvolti nel processo di ratifica attraverso consultazioni referendarie i cui risultati dovrebbero essere rispettati. Questa è la missione dei governi e del Consiglio, e non di questo Parlamento, al fine di rispondere in modo concreto a tale principio generale.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Voterò a favore della relazione su una risoluzione del Parlamento europeo sul Trattato di Lisbona in quanto quest’ultimo è essenziale per l’ulteriore sviluppo dell’Europa, che a sua volta è assolutamente necessario per una continua evoluzione del modello austriaco di benessere nonché per la sicurezza dei nostri cittadini. Condivido il punto di vista secondo cui, nel complesso, il Trattato rappresenta un miglioramento importante rispetto ai precedenti Trattati e garantirà l’aumento dello scrutinio democratico nell’Unione. Constato la crescita nel valore democratico dell’UE in primo luogo nell’estensione della procedura di codecisione, in secondo luogo nel meccanismo di votazione a doppia maggioranza e, terzo, nell’elezione del Presidente della Commissione attraverso una decisione maggioritaria del Parlamento europeo e, non ultimo, nella più forte rappresentatività dei parlamenti nazionali grazie alla possibilità di opporsi alle violazioni relative alla distribuzione delle competenze, nonché di esprimersi su tutte le iniziative legislative dell’Unione.
Caroline Lucas (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Non ho votato a favore della presente relazione affinché fosse notata la mia opposizione all’arroganza e al disprezzo dimostrati dai leader politici di tutta l’Unione europea nei confronti dei desideri dei cittadini comunitari, nonché al fine di dichiarare con molta chiarezza che ritengo che ai cittadini dell’Unione europea debba essere concesso un referendum su questa questione.
Il Trattato di Lisbona è essenzialmente una riformulazione della vecchia Costituzione, che è stata rifiutata dalla Francia e dai Paesi Bassi, due paesi in cui sono stati consentiti i referendum. Quale uno dei principali autori del testo originale, lo stesso Valéry Giscard d’Estaing ha dichiarato che “Le proposte dell’originale Trattato costituzionale rimangono sostanzialmente invariate. Sono semplicemente state disseminate nei vecchi Trattati sotto forma di emendamenti”.
Non mi oppongo al principio di una Costituzione, ma a questa in particolare (e al Trattato che la riproduce) in quanto i cittadini comunitari meritano di meglio. Il Trattato contiene alcune disposizioni positive, ma vengono superate da quelle negative, per esempio, l’ulteriore militarizzazione dell’Unione europea, nonché le misure intese a promuovere una maggiore liberalizzazione e privatizzazione. Per di più, spreca un’ottima opportunità di collocare la sostenibilità e la sicurezza climatica realmente al centro dell’Unione, e non avvicina le istituzioni comunitarie ai cittadini europei.
Astrid Lulling (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Se ci fosse una gara per la migliore tesi di dottorato sul Trattato di Lisbona, il testo della relazione della commissione per gli affari costituzionali avrebbe meritato il primo premio summa cum laude.
La risoluzione è un’analisi e una critica eccellente al contenuto di questo Trattato incomprensibile. Chiunque temesse l’emergenza di un “superstato” centralizzato e onnipotente, dovrebbe essere più che rassicurato. Non sono stati fatti cambiamenti sostanziali rispetto al contenuto del Trattato costituzionale, ma molto è stato tralasciato o eliminato.
I correlatori constatano la mancanza di lungimiranza e di ambizione dimostrata dai leader nazionali in ambito europeo, se non addirittura di sfiducia nei confronti dell’Unione e delle sue istituzioni.
Gli euroscettici dovrebbero essere soddisfatti delle concessioni: il ritardo della sua entrata in vigore, il mantenimento dell’unanimità in 72 casi, tra cui la fiscalità e l’adozione del quadro finanziario pluriennale, le deroghe, le clausole di opt-in e opt-out, in particolare per il Regno Unito, nonché la possibilità di “recedere volontariamente” dall’Unione europea.
Coloro che lamentano le “concessioni difficili da accettare da parte del Parlamento” dovrebbero, da un lato, sentirsi confortati dal ruolo rafforzato del Parlamento europeo quale colegislatore e dalla condivisione delle sue competenze relative al bilancio per stabilire la parità con il Consiglio, e, dall’altro, dal fatto che il principio di una doppia maggioranza semplificherà il processo decisionale del Consiglio.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Nella relazione in oggetto sul Trattato di Lisbona osserviamo chiaramente che il Trattato potenzierà le credenziali democratiche dell’Unione europea. Con il maggiore coinvolgimento dai parlamenti nazionali e del Parlamento europeo nel processo decisionale, offriamo ai cittadini comunitari ciò che hanno sempre chiesto per l’Unione europea: una voce più forte. Il Trattato si concentra maggiormente sulle decisioni politiche efficaci e coerenti, sottolineate nella relazione, dotandoci della capacità di affrontare anche la più impegnativa delle sfide globali. Ho votato a favore della relazione e desidero congratularmi con i relatori per l’eccellente testo su una questione molto sensibile nonché cruciale per il futuro dell’Unione.
Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. − (NL) La caratteristica della proposta di Costituzione respinta da due Stati membri nel 2005 è stata che rispondeva ai desideri delle grandi imprese, dei governi nazionali e della maggioranza dei parlamenti nazionali, ma è stata poco sostenuta tra gli elettori. I referendum, nei pochi paesi che ne hanno indetto uno, hanno rivelato un intenso dibattito pubblico e un’elevata affluenza che hanno portato voti di dissenso. I cittadini non vogliono che l’Europa imponga loro le decisioni che non avrebbero mai voluto prendere.
I cittadini considerano l’Europa utile nella risoluzione pacifica delle questioni transfrontaliere e nell’affrontare i problemi su vasta scala che i singoli Stati membri non possono risolvere da soli, ma non comprendono l’impiego di un’Europa che prenda sempre più il posto dei paesi in cui vivono. La Costituzione è stato un caso di congiunzione di aspetti positivi e negativi, senza l’opportunità di eliminare i punti negativi negli ambiti economico e degli armamenti. Il nuovo Trattato somiglia ancora molto alla Costituzione. Il rifiuto dei referendum rispecchia la paura dell’elettorato. Oggi, l’adozione della Costituzione modificata da parte di un’ampia maggioranza trasmette un messaggio chiaro: “Tutti fuori; quest’Europa è solo per i politici professionisti.”
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) L’Unione europea e il suo Trattato profondamente impopolare non possono nascondersi dietro le rivendicazioni demagogiche di essere più democratici e vicini alla società. Le lotte imperialiste sono state temporaneamente celate al fine di lanciare un attacco persino maggiore ai diritti e alle libertà dei lavoratori, e di realizzare un aumento dei profitti dei monopoli.
La relazione sul Trattato d Lisbona e la Costituzione europea ribattezzata è una richiesta affinché l’ordinamento comunitario combatta contro l’opposizione dei lavoratori negli Stati membri. L’alleanza dei sostenitori politici dell’Unione europea, tra cui i partiti New Democracy e PASOK, sono contrari ai referendum in quanto sanno che è l’opposizione dei lavoratori a subire il capitalismo barbaro e l’aggressione imperialista.
Il Trattato di Lisbona e la Costituzione europea rafforzano l’Unione europea affinché possa operare in modo più efficace e favorire i monopoli europei. Ne consegue che la Convenzione di Lisbona e la Costituzione europea:
- potenziano l’impopolare corsa agli armamenti dell’Unione europea,
- favoriscono la riorganizzazione capitalista,
- sviluppano nuove politiche di sfruttamento dei lavoratori violandone i diritti sociali,
- intensificano la militarizzazione dell’Unione europea,
- adottano il dogma della guerra preventiva,
- ratificano interventi imperialisti, persino negli Stati membri,
- limitano i diritti di sovranità degli Stati membri,
- aboliscono il diritto di veto a beneficio dei paesi più forti,
- promuovono e creano nuovi meccanismi di repressione,
- riducono ulteriormente i diritti individuali e le libertà della persona.
I lavoratori dell’Unione europea hanno il potere di condannare il Trattato europeo e la stessa Unione.
Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Il Trattato di Lisbona è un passo indietro rispetto alla Costituzione europea. Non si è liberato di alcuno dei sui carichi neoliberali: non vi è assolutamente il concetto di responsabilità democratica riferito alla Banca centrale europea, il patto di stabilità e di crescita non è imparziale e viene sostenuto il libero mercato.
Alla richiesta di Gordon Brown e dei gemelli Kaczyński, il Trattato di Lisbona ha eliminato alcuni simboli positivi liberamente accessibili a ogni Stato, quali le bandiere e gli inni. La natura vincolante della Carta dei diritti fondamentali è stata distorta da una clausola di opt-out.
Abbiamo chiesto i referendum per rafforzare il dialogo pubblico e la partecipazione dei cittadini. Il rifiuto di svolgere consultazioni referendarie dimostra quanto sia grande la distanza tra l’élite europea e le speranze e le necessità dei cittadini europei, e lo scetticismo e l’indifferenza nei confronti dell’Europa sono rafforzati.
Noi, il SYN (coalizione di sinistra) e il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, diciamo “no” a questo Trattato: nelle nostre lotte quotidiane stiamo delineando un percorso diverso per l’Unione europea. Vogliamo essere più parte dell’Europa. L’Europa che desideriamo è più unita a livello politico, con un significativo aumento del bilancio comunitario, senza rinunciare al controllo sulla BCE. Un’Europa simile è attiva e indipendente nell’occuparsi dei problemi della pace nel mondo; non è agli ordini del Presidente Bush.
Tobias Pflüger (GUE/NGL), per iscritto. − (DE) Il Trattato di Lisbona renderà possibile un’Europa militaristica.
I precedenti Trattati CE e UE non consentono un bilancio militare comunitario permanente, ma il “fondo iniziale” (articolo 28, paragrafo 3) adesso finanzia le spese delle operazioni militari dell’Unione europea. Oltre ai bilanci militari dei singoli Stati, prevede che l’Unione europea disponga di un proprio bilancio militare. L’articolo 28 C, paragrafo 3, contiene il tanto criticato aiuto reciproco e obbligo di assistenza da attuare attraverso un’Agenzia europea per la difesa (articolo 28). Nel Trattato viene stipulata la collaborazione istituzionale tra UE e NATO (articolo 28 A, paragrafo 7).
Il diritto del Bundestag di decidere se l’esercito federale tedesco verrà inviato in altri paesi è compromesso in modo significativo. Il Trattato di riforma consente la formazione di un centro militare europeo attraverso una “cooperazione strutturata permanente”. Questo crea un quadro normativo primario per un maggiore impiego dei gruppi tattici (articolo 28, protocollo 4). La Corte di giustizia europea non è esplicitamente competente (articolo 11, 240 A), come non lo è il Parlamento europeo; è semplicemente tenuto aggiornato (articolo 21). Questo svincola i futuri interventi militari dal controllo democratico.
Questa realizzazione di un’Europa militaristica è accompagnata da una divisione repressiva delle frontiere esterne. Il nuovo articolo 62 del Trattato di riforma è elaborato al fine di “instaurare progressivamente un sistema integrato di gestione delle frontiere esterne”.
Grazie all’entrata in vigore antidemocratica del Trattato di Lisbona evitando i referendum, la codifica delle politiche economiche neoliberali e delle parti militaristiche del documento, l’Europa si sta sviluppando nella direzione totalmente sbagliata.
Bogusław Rogalski (UEN), per iscritto. − (PL) Ho votato con profonda convinzione contro il Trattato di Lisbona, in quanto viola i principi i democrazia. È un Trattato pieno di menzogne e disprezzo per la voce dei popoli d’Europa; è un Trattato di eufemismi. Nonostante la Costituzione sia stata respinta dai francesi e dagli olandesi, se ne sta introducendo una versione estesa in una forma camuffata, giocando con le parole e ignorando l’esito dei voti.
La parola “Costituzione” è stata sostituita dalla parola “Trattato”. Il Presidente dell’Unione europea (Prezydent) viene chiamato “Przewodniczący”, il ministro degli Esteri è l’Alto Rappresentante per la politica estera. Questa è pura ipocrisia finalizzata a introdurre un nuovo “superstato” che governi le persone. All’inizio, l’Unione europea era nata ai fini di una profonda cooperazione economica. Ho votato anche contro la relazione in quanto questo Parlamento ha respinto la possibilità di ricorrere alla forma massima di democrazia: il referendum.
Un atto giuridico così importante, di grado costituzionale, dovrebbe essere adottato in questo modo specifico. Lo scandalo è che il Parlamento non ha approvato l’emendamento n. 32, che obbliga al rispetto del risultato di un referendum in Irlanda. Inoltre, abbiamo appoggiato un documento con cui ancora non abbiamo familiarizzato, non essendo ancora disponibile il testo consolidato del Trattato nelle lingue degli Stati membri.
Questa è democrazia controllata, che ignora i cittadini e si rifiuta di accordare loro il diritto di voto. Non voglio avere niente a che fare con una simile democrazia, e i commenti derisori del Presidente Pöttering dopo la votazione dimostrano che la democrazia in quest’Aula, come in Europa, sta morendo.
Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono fermamente contrario a questa relazione.
Sin dal principio ho espresso il mio parere negativo al modo in cui il Trattato di Lisbona è stato concepito e ratificato. Ritengo infatti che un Trattato non possa essere semplicemente ratificato dai Parlamenti nazionali, ma necessiti di un referendum.
Entrando poi nel merito del testo non ne condivido assolutamente alcuni passaggi. In particolare al paragrafo 6, terzo interlinea, deploro fermamente il riferimento, seppure implicito, all’Italia. Infatti nel testo si legge “si esprime rammarico che il seggio parlamentare supplementare attribuito a uno Stato membro, in deroga al principio della proporzionalità degressiva”. Nella realtà dei fatti è tutto assolutamente falso. Anzi, con l’attribuzione, seppure nella forma di seggio supplementare, è stata in parte ripristinata una discriminazione orchestrata ai danni dell’Italia.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. − (SV) Il Trattato di Lisbona è un passo fondamentale nel garantire un’Unione europea più efficiente e che funzioni meglio. Valuto pertanto positivamente il fatto che, insieme nel Parlamento europeo, abbiamo adottato la relazione sul Trattato di Lisbona. Ciò significa una struttura relativa al processo decisionale più chiara e maggiore potere per l’unica Assemblea dell’Unione europea eletta dal popolo, il Parlamento europeo, una politica estera comune rafforzata e nuove cariche, quali l’Alto Rappresentante per la politica estera e il Presidente del Consiglio europeo. Il Trattato vuol dire cambiamenti profondi, motivo per cui sostengo la proposta di un referendum paneuropeo, alternativa interessante al referendum svedese, che ritengo necessario al fine di offrire ai cittadini l’opportunità di esprimere la loro opinione su questioni che sono di cruciale importanza per loro.
Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) È un momento davvero storico, il momento in cui l’Unione europea cerca di traghettarsi nel XXI secolo. Molti dell’estrema destra di questo Parlamento temono un’Unione europea efficiente in quanto diminuirà la loro capacità di alimentare il fuoco della paura a livello nazionale. Pertanto, le loro richieste sono quasi isteriche, per un verso, e un comportamento totalmente inaccettabile, per l’altro.
Mi congratulo con i nostri corelatori per il loro lavoro. Tutti dobbiamo ricordare che ci troviamo dinanzi a un Trattato di riforma e a un Trattato di modifica che garantiranno che un’Unione europea a 27 possa operare in modo efficiente e, aspetto ancora più importante, collaborare a stretto contatto con i suoi cittadini.
Sosterrò la presente relazione nella speranza che invii il messaggio, non solo ai nostri cittadini ma anche ai governi dei nostri Stati membri, che questo Parlamento è serio riguardo al suo auspicio di assistere a un’Unione europea più affidabile ed efficiente.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) Desidero sostenere quanto precisato dalla signora Commissario Wallström riguardo a una rappresentanza garantita delle donne nelle quattro cariche principali dell’Unione europea. Da troppo tempo tali cariche al vertice sono considerate appannaggio esclusivamente maschile. Dobbiamo allontanarci dall’idea di “club di soli uomini” a favore di un gruppo più rappresentativo che faccia funzionare l’Unione europea. Le donne meritano di essere rappresentate.
Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto. − (PL) Voterò a favore della relazione degli onorevoli Corbett e Méndez de Vigo sul Trattato di Lisbona.
La relazione precisa in modo corretto che i cambiamenti introdotti dal nuovo Trattato realizzeranno i principi in base ai quali l’Unione europea agisce in modo più democratico e adeguato allo sviluppo futuro della Comunità. Un elemento importante è il rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, nonché l’introduzione della Carta dei diritti fondamentali. Dovrebbe inoltre essere sottolineato che per le istituzioni comunitarie è stato introdotto un processo decisionale più efficace.
Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. − (SV) La Costituzione dovrebbe essere respinta. Abbiamo bisogno di una Costituzione nuova, non solo di un nome nuovo. È necessaria una revisione sostanziale che, come una costituzione nel comune senso della parola, limiti e chiarisca le competenze della Corte di giustizia europea e il ruolo dell’Unione europea. È fondamentale definire le questioni che sono di natura sopranazionale, ossia il libero mercato, il cambiamento climatico, la lotta alla criminalità internazionale, il terrorismo e l’integrazione. È notevole che in tutti questi settori la Gran Bretagna sia stata una forza trainante nello sviluppo dell’Unione europea.
Ritengo che la Svezia dovrebbe chiedere le stesse eccezioni accordate alla Gran Bretagna, sia le clausole di opt-in che le clausole di opt-out. Non vi è alcuna ragione di trattare la Svezia in modo differente. I cittadini svedesi hanno votato “no” all’euro e sarebbe almeno opportuno che il prossimo Trattato chiarisca che non è necessario che la Svezia partecipi alla cooperazione monetaria.
Niente di tutto questo è ravvisabile nella proposta attuale, motivo per cui ho scelto di votare contro la relazione.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) In prima istanza, pensiamo che dovrebbe spettare a ciascun paese, conformemente alle sue pratiche, tradizioni e necessità specifiche, la decisione sul modo in cui organizzare, raccogliere e compilare i dati pertinenti, nonostante dovremmo riconoscere che a volte occorre stringere accordi al fine di ottenere dati confrontabili sui quali condurre studi per i diversi paesi. Tuttavia, è nostra opinione che la proposta di regolamento presentata dalla Commissione europea non sembra offrirci la necessaria tutela della riservatezza o rispettare i diversi aspetti insiti nel complicato processo di raccolta di tali dati.
Nel corso della discussione in sede di commissione per l’occupazione e gli affari sociali è stato sostenuto con forza che la proposta avrebbe dovuto essere adottata in prima lettura, il che dimostra un’eccessiva impazienza di vedere approvate tutte le condizioni ai fini di un’eventuale entrata in vigore del nuovo Trattato.
Nonostante abbiamo sostenuto alcune delle proposte introdotte nel corso della fase preparatoria parlamentare, nutriamo alcuni dubbi riguardo ai risultati raggiunti sulla base di un accordo tra i principali gruppi politici del Parlamento. Questo è il motivo della nostra astensione.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) La presente relazione raccomanda l’armonizzazione dei censimenti di popolazione e abitazioni degli Stati membri a un livello decisamente assurdo. Dal nostro punto di vista, spetta agli Stati membri decidere in modo autonomo se desiderano registrare tutto, dalla composizione generazionale delle famiglie, alla distanza tra la dimora abituale e gli spazi verdi e di ricreazione. Riteniamo che il regolamento del Consiglio e la relazione del Parlamento formulino proposte oltremodo dettagliate e invadenti. Pertanto, abbiamo votato contro la proposta modificata del Parlamento e nella votazione finale.
Jens Holm e Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. − (SV) Oggi abbiamo votato sulla relazione Ona Juknevičienė relativa ai censimenti di popolazione e abitazioni, scegliendo di non votare in modo favorevole. Gli Stati membri sono in grado di affrontare da soli le questioni riguardanti i censimenti della popolazione e delle abitazioni e questo è un ambito in cui non è necessaria l’ingerenza dell’Unione europea.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) La precisione e l’affidabilità delle informazioni sulla popolazione e le abitazioni sono essenziali ai fini dell’attuazione di politiche efficaci a livello nazionale e comunitario. In passato, le incongruenze che sono emerse tra i diversi Stati membri hanno reso complessi i confronti internazionali, pertanto accolgo con favore le iniziative volte a chiarire le questioni in oggetto. Tuttavia, sono consapevole anche che tali questioni sollevano problematiche relative alla protezione dei dati e riconosco che il duro lavoro svolto in sede di commissione affronta tali preoccupazioni. Ho potuto pertanto appoggiare l’emendamento n. 71 e l’intera relazione.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore la presente proposta di regolamento sui censimenti della popolazione e delle abitazioni. Nel formulare una serie di linee guida comuni europee che consentono un confronto statistico paneuropeo, migliorando la capacità dell’Unione di elaborare una normativa coerente con i cambiamenti che i cittadini d’Europa necessitano. Ho votato a favore della relazione.
Mary Lou McDonald (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Comprendo la necessità di raccogliere statistiche adeguate e affidabili ai fini della pianificazione. Riconosco inoltre che la presente relazione è un miglioramento significativo della proposta della Commissione.
Tuttavia, l’idea di un’Unione europea che conduce statistiche a un livello così dettagliato mi pone qualche problema. Francamente, alcune domande non riguardano l’Unione europea. Quale possibile rilevanza ha per l’Unione europa la situazione coniugale dei cittadini?
Inoltre, mentre vi sono alcune garanzie riguardanti l’anonimato e la protezione dei dati, sono preoccupata che queste non possano essere sufficientemente forti, in particolare alla luce dei recenti fallimenti nella protezione dei dati su vasta scala.
Per questi motivi ho votato contro la risoluzione legislativa.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) Come abbiamo verificato, le differenze culturali possono a volte aumentare. Riguardo a ciò, noi in Europa, in particolare nei grandi agglomerati urbani, sediamo su una polveriera da non sottovalutare. Per quanto attiene ai conflitti su base etnica che divampano di tanto in tanto, è quindi positivo che l’Unione europea desideri chiedere apertamente del contesto etnico e infine di quello religioso, in un censimento paneuropeo che si svolgerà nel 2011. I dati statistici sulla composizione etnica e culturale della popolazione residente potrebbero contribuire alla prevenzione della violenza.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) È fondamentale disporre di dati affidabili sulla popolazione e le abitazioni nell’Unione europea, poiché tali dati sono di primaria importanza per la pianificazione, l’amministrazione e il monitoraggio di diverse politiche, che spesso contengono una componente europea. Sono necessarie stime annue della popolazione e di alta qualità poiché hanno implicazioni per due pilastri fondamentali dell’Unione europea: il suo processo democratico, in cui le stime della popolazione annuali vengono impiegate per il calcolo preciso del voto a maggioranza qualificata in sede di Consiglio, nonché ai fini della convergenza dei Fondi strutturali, la principale priorità della politica di coesione comunitaria, in particolare nel determinare quali regioni sono ammissibili.
Ritengo pertanto che questa proposta sia di rilevanza politica significativa nella misura in cui ci aiuta a soddisfare con maggiore precisione i criteri per la democrazia, lo sviluppo e la coesione nell’Unione europea.
Elisabeth Schroedter (Verts/ALE), per iscritto. − (DE) È un successo per il gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea che la proposta della Commissione per questo regolamento non sia passata al Parlamento come semplice questione di routine.
Con la nostra tenacia, noi Verdi siamo riusciti a garantire che il regolamento preveda la protezione nella raccolta di dati sensibili relativi alla popolazione e alle condizioni di vita. L’allegato volontario, che prevede la raccolta di microdati e domande su argomenti estremamente sensibili quali il comportamento sessuale e il grado di istruzione, è stato del tutto eliminato.
Inoltre, grazie alla pressione esercitata dai Verdi, in due occasioni è stato chiamato il garante europeo della protezione dei dati. Da questo punto di vista, la protezione dei dati è stata presa in considerazione in misura sufficiente nella proposta emendata, che adesso si trova all’attenzione del Parlamento. Per esempio, il regolamento contiene il nostro emendamento relativo all’osservazione delle disposizioni in materia di protezione dei dati sia negli Stati membri che a livello comunitario. Inoltre, vi sono adesso chiari riferimenti alle disposizioni sulla tutela dei dati per quanto riguarda la loro trasmissione ed elaborazione.
Con questo ulteriore sostegno a suo favore, adesso il regolamento fornisce ciò per cui era stato pensato, ossia non la raccolta di nuovi dati, ma semplicemente la standardizzazione della raccolta dei dati statistici sulle principali caratteristiche sociali ed economiche delle regioni, già messa in pratica a livello nazionale, al fine di essere in grado di effettuare confronti in tutta Europa. La standardizzazione dei dati europei garantirà che i finanziamenti regionali vengano assegnati proprio a quelle aree che più ne hanno bisogno.
Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Dichiarazione di voto relativa alla proposta sui censimenti della popolazione e delle abitazioni.
Oggi il Parlamento europeo ha deciso in prima lettura sulla proposta della Commissione per un nuovo regolamento sui censimenti della popolazione e delle abitazioni.
La proposta è dettata da alcune buone intenzioni, con la prospettiva di semplificare il confronto tra le statistiche sui censimenti della popolazione e delle abitazioni. Tuttavia, il risultato finale è di portata estremamente vasta per quanto riguarda le informazioni richieste. Nella sua proposta la Commissione ha dichiarato che ciascuno Stato membro dovrebbe raccogliere informazioni sui propri cittadini, come l’orientamento sessuale, la data del primo matrimonio per le donne e del matrimonio attuale, l’origine etnica, la religione e il numero di figli nati vivi.
È davvero sorprendente che la nostra Commissione presenti una proposta che contiene tali domande invadenti che in pratica equivalgono alla registrazione dei cittadini.
Oggi il Parlamento ha eliminato alcune delle domande di portata più ampia. Tuttavia, io ho deciso di votare contro l’intera proposta in quanto si spinge troppo oltre.
− Risoluzione sulla strategia di Lisbona (B6-0073/2008)
Giles Chichester (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici hanno sostenuto in modo coerente gli obiettivi e il fulcro delle politiche della strategia di Lisbona. In particolare, abbiamo sottolineato l’importanza di un mercato unico di beni e servizi completamente funzionante, che crei un contesto imprenditoriale migliore (in particolare per le PMI), incoraggi l’innovazione e introduca riforme del mercato del lavoro che si concentrino sulle competenze e sulla flessibilità e incoraggino la creazione di nuovi posti di lavoro.
Ancora una volta, abbiamo votato a favore di questa proposta di risoluzione annuale sulla strategia di Lisbona al fine di dimostrare il nostro sostegno continuo all’agenda di riforme che è alla base. Tuttavia, ciò non implica che tutti sosteniamo le raccomandazioni dettagliate che sono state inserite. In particolare, siamo assolutamente contrari alle misure sociali aggiuntive (tranne la trasferibilità delle pensioni) definite nella versione originale dell’articolo 41.
Rifiutiamo inoltre l’integrazione dei trasporti nel Trattato di Lisbona, come sancito nell’articolo 27, e cogliamo l’opportunità di ribadire la nostra decisa opinione secondo cui, nel Regno Unito, tale Trattato deve essere sottoposto a ratifica dell’elettorato attraverso un referendum.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della risoluzione sulla strategia di Lisbona e all’introduzione di un riferimento al Consiglio europeo di primavera del 2008, poiché ritengo che la rinnovata strategia di Lisbona accresca gli ambiziosi obiettivi relativi all’intera società europea, che sembrano essenziali per affrontare le opportunità e le sfide della globalizzazione, il cambiamento demografico, le disparità sociali, il cambiamento climatico, la sicurezza energetica, la sicurezza alimentare, la crescita economica e l’integrazione degli immigrati.
La rigida attuazione della strategia di Lisbona, sarà pertanto decisiva al fine di rafforzare la posizione competitiva dell’Europa nel mercato globale attraverso la creazione di posti di lavoro, la riduzione della povertà e l’inclusione sociale.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Innanzi tutto, siamo spiacenti che la proposta di risoluzione da noi presentata sulla strategia di Lisbona sia stata respinta, che è la cosa più grave dato che stiamo per avviarne iniziando il ciclo finale.
Una volta di più la maggioranza del Parlamento europeo sta rifiutando un cambiamento di politica ed esprimendo il suo pieno sostengo e coinvolgimento nelle seguenti politiche: la deregolamentazione dei mercati e dei rapporti di lavoro, la liberalizzazione di beni e servizi essenziali (servizio postale, trasporti, telecomunicazioni, energia, eccetera) e il loro passaggio nelle mani degli operatori privati, a danno dei contribuenti, dei lavoratori e dei cittadini.
Com’è possibile constatare in Portogallo, tale politica palesemente neoliberale si sta sempre più diffondendo in altri settori. Stiamo assistendo alla crescente commercializzazione della salute, dell’istruzione e della formazione, che aggrava le disuguaglianze sociali e aumenta la povertà e l’emarginazione sociale nell’Unione europea.
Ora, si insiste anche per il rafforzamento dell’elemento esterno della strategia di Lisbona, ossia di imporre a paesi terzi, molti dei quali sono meno sviluppati, condizioni economiche e politiche che richiedono l’apertura di quei mercati di interesse per le grandi multinazionali europee.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) La risoluzione sulla strategia di Lisbona contiene molte disposizioni importanti per gli imprenditori e i consumatori. Un’iniziativa particolarmente degna di nota e sostegno è lo Small Business Act, che rappresenta la filosofia del principio del “pensare prima in piccolo”. Auspico che tale iniziativa venga messa realmente in pratica in tempi rapidi, con l’attivo coinvolgimento delle parti interessate. Non ritengo necessario ricordarvi qui il significato del ruolo delle piccole e medie imprese nella vita economica, o l’importanza per il futuro dell’Europa che venga accordato loro uno status privilegiato.
Desidero inoltre richiamare la vostra attenzione sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Siamo tutti consapevoli che, rispetto agli Stati Uniti, il sistema europeo dei brevetti, con la sua eccezionale mancanza di coesione, è un grosso problema per alcuni Stati membri che chiaramente, su un versante più ampio, frena l’innovazione e la ricerca e danneggia l’intero continente. Pertanto, è importante redigere proposte e soluzioni per la situazione attuale affinché tutti i consumatori dell’Unione europea possano trarre beneficio dai prodotti nuovi e moderni a un prezzo che corrisponda ai poteri d’acquisto dei consumatori medi.
Stanisław Jałowiecki (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Mi sono astenuto dal voto sulla risoluzione relativa all’agenda di Lisbona. Sono stato alquanto sorpreso nel leggere in particolare il paragrafo 3, dal quale apprendiamo che al fine di garantire il successo di questa agenda, occorre anche potenziare la crescita economica in Europa. Si tratta di una sola piccola parola: anche.
Finora ho vissuto nella convinzione che la crescita fosse l’obiettivo principale, e che il punto fosse raggiungere alcuni paesi e non lasciare che gli altri ci raggiungessero. Una lettura attenta della proposta di risoluzione indica che purtroppo non è solo una delle solite sviste, ma la conferma di una regola. In questo testo troviamo dichiarazioni che potrebbero essere inserite con successo in dozzine di altre risoluzioni. Spesso sono problemi che senza dubbio fungono da freno per la crescita. Ciò che effettivamente abbiamo è un elenco di auspici che potremmo stilare da soli in molte altre occasioni, e non solo al momento di discutere dell’agenda di Lisbona.
Tuttavia, esiste un’eccezione: i progressi nell’introduzione dell’agenda di Lisbona. Tale frammento della risoluzione è molto importante, ma purtroppo le conclusioni non sono ottimiste. Non sappiamo in quale modo misurare i progressi, se realmente ce ne sono stati, poiché non c’è un monitoraggio adeguato, il che significa che il nostro lavoro non ha punti di riferimento. La valutazione è un aspetto problematico per noi e non sappiamo se stiamo andando avanti o se siamo fermi. Ritengo che noi, in quanto Parlamento, dovremmo impegnarci soprattutto su questo.
Othmar Karas (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Lunedì, la commissione del Parlamento europeo per l’industria, la ricerca e l’energia ha dato il via libera all’approvazione finale delle basi giuridiche per l’Istituto europeo di tecnologia e innovazione (IET). Ciò significa che tutte le questioni relative ai finanziamenti e all’organizzazione interna dell’IET sono state affrontate, e che è pronto al lancio.
L’IET è una componente essenziale per ottenere di più per la nostra economia, per la scienza e per i posti di lavoro sostenibili in Europa. Pertanto, è fondamentale che venga presa rapidamente una decisione sull’ubicazione dell’IET.
Chiedo ai capi di Stato e di governo dell’UE di accordarsi sui tempi per tale decisione in sede di Consiglio europeo di primavera. La decisione deve essere presa entro e non oltre il vertice dell’Unione europea di giugno. Anche il Cancelliere della Repubblica federale d’Austria, Alfred Gusenbauer, deve essere coinvolto nello stabilire il calendario, in quanto l’Austria ha presentato una richiesta molto appropriata.
Tali scadenze per la decisione devono essere definite al vertice di primavera e far parte del documento conclusivo di tale riunione. Considerata l’eccellente richiesta di Vienna per ospitare l’IET, il Cancelliere Gusenbauer ha l’enorme responsabilità di garantire che la decisione venga presa rapidamente e che venga definito un preciso calendario.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Con il rinnovo della strategia di Lisbona sottolineo la necessità di un vero aggiornamento degli orientamenti politici integrati, assieme a un ruolo rafforzato del Parlamento europeo nel controllare il modo in cui procede la strategia. Ci si dovrebbe concentrare maggiormente sulla realizzazione di un’Europa socialmente sensibile, che si occupi degli attuali problemi economici che abbiamo di fronte, senza isolare i più deboli. La necessità di introdurre il salario minimo in tutti gli Stati membri è uno dei modi principali che possono garantire che tutti i cittadini europei godano di un tenore di vita di base dignitoso. Sono soddisfatto della risoluzione e ho votato a favore.
Athanasios Pafilis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) I raggruppamenti politici di centro-destra e centro-sinistra competono tra loro su chi può apportare maggiore sostegno agli interessi e alle scelte delle grandi imprese. Superano persino la Commissione nella promozione della strategia di Lisbona, che è impopolare e contro i lavoratori.
Questa vergognosa risoluzione non versa neanche lacrime di coccodrillo sulla povertà o sull’emarginazione sociale. Al contrario, chiede di portare avanti le riforme dei mercati del lavoro e dei sistemi di previdenza sociale; pone in rilievo gli orientamenti della Commissione attraverso la richiesta di adozione delle direttive sull’orario di lavoro e sulle condizioni di lavoro dei lavoratori temporanei; chiede agli Stati membri di porre la competitività dell’Unione europea al centro delle loro politiche e di fare del completamento del mercato unico la loro principale priorità politica ed economica.
Secondo la risoluzione, lo strumento più adatto inteso a promuovere queste e altre misure e politiche contro i lavoratori è la cooperazione di classe, che avrà successo grazie all’ampliamento del dialogo sociale e la creazione di un clima di fiducia tra imprese e dipendenti.
I lavoratori hanno sopportato sette anni di attuazione di tale strategia, che ha prodotto il peggioramento del loro tenore di vita, dell’impiego, della pensione e dei diritti sociali. Questo è il motivo per cui rifiutano la strategia di Lisbona e si oppongono agli interessi del capitale. Noi la pensiamo allo stesso modo riguardo all’Unione europea, che è a servizio di tali interessi.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Anche se ho votato a favore della proposta di risoluzione della maggioranza dei gruppi parlamentari, poiché concordo sull’approccio costruttivo e sull’essenza delle raccomandazioni, in modo particolare per quanto riguarda la necessità di incoraggiare gli investimenti in ricerca, innovazione e sviluppo, e di politiche intese a promuovere la conoscenza, nell’apertura dei mercati e in una maggiore flessibilità, assieme alla sicurezza, nei mercati del lavoro, non riesco ancora a pensare che alcuni dei dati presenti nella risoluzione alternativa destino preoccupazione. È esattamente questo il motivo per cui non potrei sostenere la risoluzione del gruppo comunista.
A due anni dalla scadenza dell’agenda di Lisbona, dobbiamo riconoscere che gli obiettivi delineati, obiettivi ambiziosi, sono lontani dall’essere raggiunti, e la nostra relativa accelerazione rispetto al rallentamento dell’economia americana non è motivo di festeggiamenti. Ritengo pertanto che sarebbe meglio ammettere la necessità di seguire il percorso tracciato ma non seguito, anziché tentare di compiere uno sforzo finale inteso a raggiungere in due anni ciò che non siamo riusciti a raggiungere in otto. Le cause e le circostanze che hanno motivato le misure contenute nell’agenda di Lisbona sono ancora davanti a noi, se non persino più marcate; pertanto la strada corretta è segnata, e dobbiamo seguirla davvero.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. − (SV) Una risoluzione sulla strategia di Lisbona sarà inevitabilmente di proporzioni gigantesche se vengono coinvolti tutti i problemi centrali, il che può essere verificato anche nel risultato finale. Tuttavia, la relazione contiene molti punti importanti e necessari, che sono lieto di poter sostenere. Ciò è particolarmente vero per le parti più avventurose, quali le questioni ambientali e il collegamento alla crescita, che dimostrano che il Parlamento è al passo coi tempi. La discussione sulla flessicurezza che adesso sta acquistando impulso, individua inoltre la questione fondamentale (forse la più importante di tutte) relativa al modo in cui competitività e sicurezza possano essere combinate. Come dichiarato nella relazione, non stiamo costruendo il futuro sul protezionismo e sulla burocrazia, ma sull’apertura, l’accesso e le buone condizioni per lavoratori e imprese.
Tuttavia, desidero chiarire che il mio voto a favore dell’emendamento n. 12 non dovrebbe essere interpretato in alcun modo quale sostegno per l’istituzione delle retribuzioni minime nell’Unione europea. Al contrario, comprova chiaramente che i contratti collettivi hanno una collocazione nel modello europeo. Oggi ho spiegato questo anche nell’emendamento n. 32 della relazione sugli orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione, che si occupano nello specifico della questione.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) La strategia di Lisbona è essenziale per il futuro successo dell’Unione europea. È fondamentale che tutti gli Stati membri rispettino il loro impegno nel rendere l’Unione europea l’economia basata sulla conoscenza più dinamica del mondo.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. − (RO) La risoluzione relativa alla strategia di Lisbona esprime l’auspicio del Parlamento europeo di garantire una vita dignitosa a tutti i cittadini europei attraverso la creazione di posti di lavoro nuovi e meglio retribuiti nonché grazie all’aumento degli investimenti in ricerca, innovazione e una società dell’informazione.
Il punto 37 della risoluzione sottolinea l’importanza della politica dei trasporti nella lotta ai cambiamenti climatici e chiede che le reti transeuropee di trasporto vengano sottoposte a una valutazione adeguata del loro impatto ambientale.
Ho votato a favore dell’emendamento n. 12, nella versione modificata oralmente dal gruppo dei socialisti europei, poiché in questo modo “invita gli Stati membri a tutelare le condizioni preliminari di un partenariato sociale ed economico per tutti e, in particolare, a fornire regolamentazioni, ad esempio in materia di salari minimi, ovvero altri accordi legalmente e generalmente vincolanti o accordi collettivi nel rispetto delle tradizioni nazionali che consentano ai lavoratori a tempo pieno di guadagnare in modo da vivere in condizioni decorose”.
Ho votato a favore della risoluzione proposta con la convinzione che l’Unione europea non sia solo un mercato comune, basato sulla concorrenza, ma dovrebbe essere un’Europa sociale in cui ogni cittadino sia integrato nell’attività economica e sociale e viva in condizioni dignitose.
Lars Wohlin (PPE-DE), per iscritto. − (SV) La strategia di Lisbona è ora operativa dal 2000 e gli Stati membri non hanno ancora notato alcun risultato evidente. L’attuale proposta presenta un nuovo progetto che si estende fino al 2013.
Credo nella concorrenza istituzionale. Esistono obiettivi della strategia di Lisbona che sono validi e che meritano di essere realizzati, quali la proposta di maggiori investimenti in ricerca e sviluppo. Le parti che si riferiscono all’“Europa sociale”, dall’altra parte, non appartengono al livello europeo e dovrebbero essere i singoli Stati membri a decidere al riguardo.
Un altro problema della risoluzione è che contiene molte disposizioni vaghe che consentono alla Commissione di interpretare e spiegare le misure che non abbiamo richiesto.
Il mio punto di vista di base è che gli stessi paesi dovrebbero elaborare una strategia di crescita in quanto scelgono in un sistema democratico. Alcuni optano per una direzione socialdemocratica, altri per una estremamente liberale, un approccio basato sul mercato. Dobbiamo rispettarli entrambi. La questione principale è che la decisione deve essere presa a livello nazionale. Pertanto, ho scelto di non approvare la proposta nella sua interezza.
Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo deciso di votare a favore dell’intera relazione 29/2008.
Tuttavia, abbiamo votato contro l’emendamento n. 32 presentato dal gruppo dei Verdi sui salari minimi quali parti del modello europeo.
Comprendiamo che la questione delle retribuzioni minime sia importante in molti Stati membri.
Tuttavia riteniamo che ogni Stato membro debba decidere come occuparsi del problema.
In Svezia lo affrontiamo al meglio attraverso i contratti collettivi negoziati dalle parti sociali.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Dando voce agli interessi, alle aspirazioni e alle richieste delle grandi organizzazioni di imprenditori, la maggioranza del Parlamento europeo ribadisce che la strategia di Lisbona deve essere soddisfatta, in conformità degli orientamenti economici della Commissione e con l’intensificarsi delle relative politiche neoliberali.
Pertanto, persino tra la minaccia di una crisi finanziaria e un arresto della crescita economica, insistono sulla riduzione dei salari, la limitazione della spesa pubblica e sul modernizzare la pubblica amministrazione quali principali fattori di sviluppo, congiuntamente all’eliminazione degli ostacoli alla concorrenza e all’accesso al mercato, in altre parole, la liberalizzazione dei servizi pubblici. Tutto ciò, accompagnato da una maggiore insicurezza occupazionale, un’insistenza sulla flessicurezza e sulla modernizzazione dei regimi pensionistici, ossia la svalutazione e lo smantellamento del sistema pubblico di previdenza sociale universale nell’interesse degli assicuratori privati.
Al fine di garantire che gli Stati membri raggiungano tali obiettivi, raccomandano maggiori controlli e pressione su questi paesi, come se non condividessero la responsabilità dell’adozione degli orientamenti. Mentre pretendono che non si comprenda l’effetto profondo che simili politiche avranno sulla situazione economica e sociale degli Stati membri, ne continuano a proporre di più, cosa che noi rifiutiamo completamente.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Abbiamo votato contro la presente relazione che detta agli Stati membri il contenuto delle loro politiche economiche e sociali per i prossimi tre anni.
Questo è il momento giusto di riaffermare quanto qualsiasi cosa, proprio tutto, oltre alla moneta unica e ai diktat imposti agli Stati membri, venga ora deciso a Bruxelles. Non si tratta più semplicemente del problema di fissare obiettivi per gli Stati membri (la riduzione del debito o del disavanzi della spesa pubblica, la lotta alla disoccupazione, il rilancio della crescita, e così via), ma di spiegare loro nel dettaglio che cosa dovrebbero fare, come farlo, e con quali strumenti.
Il problema è che gli orientamenti sono gli stessi da 15 anni: flessibilità nel lavoro, immigrazione per rinnovare la popolazione e fornire manodopera a basso costo, deregolamentazione dei servizi pubblici, riduzione dei salari, politiche di bilancio maltusiane, liberalizzazione del commercio estero, concorrenza, eccetera. L’elenco è ben noto, come lo sono i suoi risultati: disoccupazione, riduzione del potere d’acquisto e maggiore povertà, deindustrializzazione, disgregazione sociale, e così via. È giunto per noi il momento di domandare: le cose vanno male perché gli Stati membri non sono abbastanza diligenti nell’obbedire agli ordini, o perché lo sono troppo e sono gli ordini invece ad essere sbagliati? Riteniamo, senza ombra di dubbio, che la risposta corretta sia la seconda.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) La presente relazione di iniziativa si occupa di molte sfide che l’Europa del futuro dovrà affrontare, quali la crescente globalizzazione, l’invecchiamento della popolazione e il cambiamento climatico. Molte delle misure proposte sembrano ragionevoli e potrebbero costituire un percorso possibile da intraprendere per gli Stati membri.
Il partito Junilistan si oppone ai complessi regimi fiscali, all’emarginazione sociale e al degrado ambientale. Tuttavia, spetta a ciascuno Stato membro stabilire il modo in cui elaborare la propria politica al fine di rispondere alle sfide future. Le soluzioni più riuscite emergono attraverso la concorrenza istituzionale, esempi che possono ispirare e incoraggiare misure volontarie in altri Stati membri.
Abbiamo scelto di non votare a favore di questa relazione in quanto si occupa di ambiti per i quali gli Stati membri hanno la responsabilità politica.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Il mio gruppo ha proposto una serie di emendamenti su questioni importanti quali il cambiamento climatico, la distribuzione più equa della ricchezza e la retribuzione equa, per i quali ho votato a favore.
Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Nel settimo anno di attuazione della strategia di Lisbona, la valutazione del Parlamento europeo sulla situazione attuale dell’Unione europea tiene conto delle nuove condizioni che caratterizzano il 2007 e il 2008. Alla luce dell’esperienza di quest’anno e dello scorso anno, nello specifico dell’incertezza e dell’aumento del rischio nei mercati finanziari, sarebbe logico prestare particolare attenzione alla stabilità macroeconomica della Comunità.
È fondamentale che la zona euro sia dotata di una regolamentazione e soprattutto che quest’ultima venga mantenuta. Tuttavia, nelle condizioni dei sistemi finanziari globali deregolamentati, la maggiore responsabilità è degli Stati nazione, che devono occuparsi di mantenere in equilibrio le finanze pubbliche. Questo ambito lascia molto a desiderare, persino nei paesi che pensano di essere “motori” di integrazione, in particolare quando possono contare su una tariffa clemente da parte della Commissione europea.
Una richiesta che per alcuni anni non è stata soddisfatta è l’autentica liberalizzazione del mercato comunitario, in particolare il mercato dei servizi, che creerebbe una pressione concorrenziale più autentica ed eliminerebbe finalmente le barriere di protezione, che non sono più costituite dai regolamenti di grado normativo, in quanto sono stati trovati modi più nascosti di complicare la vita ai concorrenti esteri.
La questione incompiuta della costruzione di un mercato interno dell’Unione europea significa che il potenziale per l’impresa e la creatività nella Comunità a 27 paesi non è impiegato completamente. I costi di questo calo sono calcolati per 150 miliardi di euro. Questi sono motivi sufficienti affinché la questione della liberalizzazione del mercato comune occupino una posizione importante nelle relazioni che valutano la condizione e le prospettive di crescita dell’economia europea.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo positivamente la relazione sugli indirizzi di massima per le politiche economiche per il 2008-2010. Nell’attuale contesto economico, dobbiamo fornire all’Unione europea gli strumenti necessari che ci aiutino a resistere alla tempesta. Nel far questo, l’Europa deve rimanere un’Europa sociale che disponga di meccanismi ben coordinati per l’elevata qualità della spesa pubblica, la ricerca, l’innovazione e l’istruzione. Inoltre, il cambiamento climatico deve essere tenuto in alta considerazione nell’elaborazione delle priorità economiche europee se intendiamo raggiungere gli ambiziosi obiettivi che noi stessi abbiamo fissato.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) Poiché l’argomento in oggetto nella presente relazione è, nello specifico, l’attuazione a livello nazionale della strategia di Lisbona, non posso esentarmi dal tracciare in questa sede un bilancio più preciso delle mie preoccupazioni, quale eurodeputato portoghese, riguardo al fallimento del mio paese nella realizzazione della strategia di Lisbona, in termini di risultati e di misure.
Comprendo che, per molti aspetti, le critiche che potrebbero essere mosse al Portogallo sono le stesse che si potrebbero sollevare nei confronti dell’intera Europa. Tuttavia, noi siamo ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e, per quanto riguarda alcuni criteri quali l’occupazione, ci allontaniamo persino di più da tale esito; non siamo neanche vicini dall’adottare le politiche appropriate intese a ottenere i risultati voluti. Equilibrare l’economia pubblica nazionale è una priorità ma l’equilibrio deve essere conseguito attraverso la riduzione dello spreco e il rifiuto delle spese improduttive, nonché grazie all’equa distribuzione delle entrate.
Non è corretto se si raggiunge sovraccaricando i bilanci delle famiglie e riducendo gli obblighi effettivi dello Stato. Come nel settore privato, la competitività e il successo si ottengono fornendo migliori servizi a prezzi inferiori, senza però eliminare nessuno dei fattori dell’equazione.
Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole alla relazione Starkevičiūtė. L’attuale formulazione degli orientamenti costituisce una cornice sufficientemente ampia e ancora valida per accogliere i recenti sviluppi economici e politici. Pertanto, si concorda con la proposta di mantenere invariato il testo degli indirizzi di massima per le politiche economiche nel prossimo ciclo triennale, in coerenza con le conclusioni del Consiglio.
La stabilità, infatti, è un elemento importante ai fini dell’efficacia della strategia di Lisbona e degli orientamenti integrati. Questo nuovo ciclo dovrebbe pertanto imperniarsi sull’attuazione della riforma e sul raggiungimento di risultati concreti. Si condividono inoltre le proposte di modifica al testo esplicativo che accompagna gli indirizzi di massima per le politiche economiche, in quanto consentono di focalizzare meglio il contenuto degli orientamenti per rispondere alle sfide che attendono l’Europa (globalizzazione, rafforzamento delle basi della crescita economica nel medio e lungo periodo, rapidi cambiamenti demografici e sociali).
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. − (SV) Oggi ho votato a favore della relazione che definisce gli orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione per il 2008-2010. Da un lato, mi ha fatto piacere trovare che siano stati inseriti emendamenti del gruppo socialista che rilevano la necessità di creare un’Europa favorevole alle imprese, non ultime le piccole imprese.
Dall’altro lato, lo stesso gruppo ha proposto norme molto più rigide in campo finanziario, regole che si suppone tutelino i consumatori, ma che significano per loro profitti sempre più ridotti. Questa condotta è più propensa a ostacolare anziché ad aiutare e per questo motivo ho votato contro la proposta. Se l’ambizione europea di essere una forza competitiva leader a livello globale deve diventare una realtà, occorre investire in modo più aggressivo anche nella modernizzazione del mercato del lavoro, nell’incoraggiare ricerca e istruzione, e nel trarre vantaggio dalle opportunità offerte da un’economia “più verde”. Pertanto, ho votato come i Verdi, a favore delle ecotasse a livello comunitario, anche se, come di consueto, ho difeso l’indipendenza della Banca centrale europea dai loro frequenti attacchi.
Se qualcosa ci è stato dimostrato dalle recenti turbolenze finanziarie, è che il vantaggio di una banca centrale forte è che può resistere alle soluzioni nel breve periodo, senza parlare dell’effetto stabilizzante della partecipazione in un’ampia zona monetaria.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) La delegazione dei laburisti britannici sostiene il principale significato della presente relazione, in quanto si occupa di promuovere politiche generalmente accettabili per l’economia dell’Unione europea. Tuttavia, l’EPLP ha pesanti riserve sul paragrafo 26, che chiede l’armonizzazione o coordinamento fiscale, che è solo di competenza nazionale. Pertanto, su questo paragrafo in particolare, l’EPLP ha deciso di astenersi.
Catherine Stihler (PSE), per iscritto. − (EN) Riguardo al paragrafo 26, l’emendamento si riferisce a una base comune dei regimi di imposizione societaria consolidati. Non concordo su questo aspetto in quanto ritengo dovrebbe essere stabilito dagli Stati membri. Mi sono astenuta su questo punto.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. – (RO) La relazione del Parlamento europeo sugli orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione esamina gli indirizzi di massima proposti dalla Commissione europea per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità per il periodo 2008-2010.
Ho votato a favore del paragrafo 26, come proposto dalla Commissione, poiché sottolinea la necessità di un “quadro fiscale coordinato, che dovrebbe essere favorevole alle società e in particolare alle PMI ed essere impostati in funzione di una ripresa della crescita e della creazione di posti di lavoro”.
Ho votato inoltre a favore dell’emendamento n. 23, in quanto “chiede che i redditi e la distribuzione della ricchezza garantiscano ripartiscano equamente i benefici della crescita economica”. L’emendamento dichiara che il salario minimo in ogni paese, proporzionato al PIL pro capite, dovrebbe essere un modo per garantire che i lavoratori a tempo pieno possano vivere del proprio lavoro, un elemento che dovrebbe essere considerato parte del modello europeo di società.
Di conseguenza, ho votato a favore della presente relazione con la convinzione che la sicurezza economica di tutti i cittadini europei, l’inclusione sociale, la parità di genere e la creazione di un’economia di mercato renderanno l’Unione un modello economico e sociale in un contesto globale.
Adam Bielan (UEN), per iscritto. − (PL) Ho appoggiato la relazione dell’onorevole Özdemir in quanto uno dei problemi politici più urgenti che l’Europa deve affrontare è garantire la sicurezza energetica dell’Unione europea. La diversificazione degli approvvigionamenti dell’Unione europea delle materie prime energetiche è un modo per renderci indipendenti dalla Russia, e il passo fondamentale in questa direzione è una politica comune europea riguardante l’Asia centrale. La Russia ha fortemente approfittato della mancanza di una politica comune dell’UE in questo ambito, e la maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea ha adottato un atteggiamento passivo. Progetti quali l’estensione dell’oleodotto da Odessa-Brody a Gdańsk, o del gasdotto Nabucco, non sono più molto realistici quale risultato delle iniziative delle società russe dominate da servizi speciali.
Bernadette Bourzai (PSE), per iscritto. – (FR) Desidero congratularmi con l’onorevole Özdemir per la sua relazione di iniziativa su una strategia comunitaria per l’Asia centrale. Secondo me, ha chiarito perfettamente gli obiettivi e le priorità delle relazioni dell’Unione europea con ciascuno dei cinque paesi dell’Asia centrale. Ha inoltre evidenziato a dovere la necessità di un approccio regionale più coerente a questa regione strategica, sottolineando le differenze tra i paesi.
Approvo il parere della commissione per lo sviluppo, soprattutto riguardo alla necessità di eradicare la povertà, migliorare la sanità pubblica e l’istruzione primaria, nonché eliminare qualsiasi forma di discriminazione contro le donne e le minoranze.
È inoltre importante che la presente relazione sottolinei l’urgenza di compiere progressi per quanto riguarda la democrazia, il rispetto dei diritti umani, le libertà fondamentali e lo Stato di diritto nella regione, aspetto, questo, che personalmente ritengo essenziale.
La relazione ritiene che la cooperazione in materia di energia sia di primaria importanza nella strategia europea. Nonostante ciò, le istituzioni europee devono essere vigili e garantire che nella regione non vengano sacrificati i diritti umani o l’ambiente per favorire i bisogni energetici e gli accordi commerciali.
Patrick Gaubert (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Accolgo con favore l’adozione di oggi a larga maggioranza della relazione su una strategia comunitaria per l’Asia centrale. È fondamentale che l’Unione europea si interessi più da vicino di questi cinque paesi: Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kazakistan.
La relazione chiede giustamente una differenziazione della politica comunitaria nei confronti di ciascun paese e non posso far altro che approvare il fatto che vengano sottolineati criteri quali la situazione dei diritti umani nei paesi in questione e il rispetto da parte loro degli impegni OSCE.
Il testo evidenzia inoltre in modo risoluto l’importanza di questi paesi per l’Unione europea, attualmente e in futuro, in particolare per quanto riguarda il commercio e l’energia. La situazione geopolitica dell’Asia centrale è tale da rendere necessaria una maggiore cooperazione con i paesi in questione, a livello bilaterale e comunitario. La relazione chiede riforme nel settore sociale, nonché in quelli della salute, della sicurezza alimentare, e della lotta alla corruzione per garantire a lungo termine la stabilità, la sicurezza e la prosperità nei paesi della regione.
È pertanto un testo globale, che definisce le sfere di intervento in cui l’Unione europea può offrire la propria assistenza, per avere quanta più visibilità e credibilità nella regione.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. – (PT) Conformemente a quanto è stato approvato dalla maggioranza del Parlamento europeo sulle relazioni esterne dell’Unione europea, abbiamo ancora un’altra relazione composta essenzialmente da una raccolta di disposizioni intese a interferire nei paesi terzi, senza nascondere, al contrario, il chiaro obiettivo di ottenere, nel contesto economico di tali paesi, condizioni favorevoli agli interessi dei grandi gruppi finanziari ed economici.
Osservate come la relazione sostiene il rispetto delle “norme internazionali per gli investimenti stranieri” e la disposizione per “assicurare una migliore tutela degli investimenti diretti esteri” in tali paesi. È chiaro che dichiarazioni di questo tipo non significano nient’altro che “la privatizzazione delle banche statali (!) e la creazione di mercati finanziari nazionali che siano realmente competitivi e aperti alle banche straniere (!)”; in altre parole, tali paesi sono stati semplicemente messi in svendita…
Inoltre, in accordo con i suddetti obiettivi, emergono gli interessi primordiali dell’Unione europea per quanto riguarda le “notevoli risorse energetiche” dei paesi della regione, e si fa riferimento alla necessità di garantire gli approvvigionamenti energetici, senza disturbare le vie di trasporto e con la massima regolarità possibile.
In pratica, rispecchia il vero significato del tanto esaltato “ruolo dell’Unione europea nel mondo”, in particolare nell’attuale Trattato proposto: la sua ambizione di raggiungere il predominio politico ed economico.
Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. − (EN) Desidero congratularmi con il collega, l’onorevole Özdemir, per la sua relazione sull’Asia centrale, alla quale do il mio totale sostegno. La democrazia e i diritti umani sono principi fondamentali dell’Unione europea, che dovrebbero essere al centro della politica comunitaria nei rapporti con altre regioni. I paesi dell’Asia centrale hanno attirato l’attenzione delle potenze economiche mondiali in primo luogo grazie alle loro risorse naturali. L’Unione europea deve dimostrarsi superiore e cercare di investire anche nelle loro risorse umane, sostenendo la democrazia e i diritti umani.
Jaromír Kohlíček (GUE/NGL), per iscritto. − (CS) Qual è stata l’eredità dell’Unione Sovietica nei paesi dell’Asia centrale? La parità per le donne, l’abolizione del lavoro minorile e dell’analfabetismo, la monocoltura. In nessuno di questi paesi le componenti religiose sono riuscite a stabilire una supremazia.
La priorità fondamentale dell’Unione europea è l’impiego delle risorse naturali di tali paesi, in particolare il petrolio, il gas naturale e l’uranio. Un’altra priorità è bloccare uno dei principali canali di traffico di oppio dall’Afghanistan. Questo ci porta alla diretta responsabilità dell’Unione europea e degli Stati Uniti per il sostegno all’instaurazione di regimi totalitari nei paesi della regione. I singoli paesi tentano di limitare la proliferazione dei gruppi terroristici e la diffusione delle ideologie islamiche militanti, ma una situazione del genere si ripercuote negativamente sullo sviluppo della società civile e della democrazia partecipativa e tende a sostenere i regimi totalitari.
Nonostante tutte le critiche dei paesi della regione in questa relazione, dobbiamo sempre ricordare le difficili condizioni storiche che tali paesi hanno dovuto affrontare nel corso del loro sviluppo. L’Unione europea deve aiutarli a superare le conseguenze di molti anni di negatività creata dalla presenza dei grandi Stati dell’UE e degli USA nel vicino Afghanistan.
Non vi è alcuna ragione di favorire la Turchia quale principale mediatore potenziale ai fini di un’influenza positiva nella regione. L’attuale situazione per quanto riguarda il rispetto dei diritti delle minoranze in Turchia non giustifica di certo un simile approccio. Al contrario, si dovrebbe prestare molta più attenzione ai tradizionali legami con la Russia. Quando si tratta della nostra lotta contro la diffusione del terrorismo e delle droghe nei paesi della regione, la Russia è il nostro alleato più vicino.
Nonostante le riserve sin qui menzionate, sono a favore dell’adozione della relazione.
Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. − (DE) Voterò a favore della proposta su una strategia comunitaria per l’Asia centrale, in quanto le cinque repubbliche della regione ricevono aiuti pubblici allo sviluppo e l’Unione europea ha una responsabilità particolare nell’assistere tali paesi. Desidero sottolineare il ruolo dell’Unione europea quale mediatore tra i paesi dell’Asia centrale, compensando le differenze significative tra le cinque repubbliche in termini politici, economici e di condizioni sociali. In particolare, desidero sottolineare la terribile situazione in ambito sanitario, attribuibile all’insignificante sistema di assistenza sanitaria.
Fornire accesso all’acqua potabile e collegare i residenti alla rete nazionale presenta un problema di vasta portata in Tagikistan, Uzbekistan e Repubblica kirghiza. Ritengo importante che il mio voto su una strategia comunitaria per l’Asia centrale sia anche un voto per migliorare le condizioni di vita delle persone della regione negli aspetti sociale, sanitario e giuridico.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La relazione dell’onorevole Özdemir su una strategia comunitaria per l’Asia centrale si occupa di una questione fondamentale dell’agenda di politica estera dell’Unione europea. Accolgo con favore l’accento posto sul rispetto dei diritti umani nella regione dell’Asia centrale, un accento che l’Unione europea dovrebbe porre nelle sue relazioni esterni più in generale. Nella regione non è molto evidente il progresso democratico, in particolare in Uzbekistan e Turkmenistan, e qualsiasi strategia comunitaria per la cooperazione dovrebbe cercare di condurre questi Stati su un percorso verso il concetto di democrazia. Come la relazione sottolinea chiaramente, l’Asia centrale necessita di una cooperazione attiva comunitaria in materia di energia allo scopo di trovare soluzioni reciprocamente vantaggiose all’attuale situazione del mercato energetico. Concordo riguardo alle raccomandazioni dell’onorevole Özdemir e ho votato a favore della relazione.
Véronique Mathieu (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Eccezion fatta per la Repubblica kirghiza, nella regione dell’Asia centrale gli sviluppi sono allarmanti per più di un motivo.
In primo luogo, nel settore dei diritti umani e della democrazia, gli abusi su molte donne (matrimoni forzati, sfruttamento sessuale, stupro, e così via) e il lavoro minorile nella regione sono totalmente inaccettabili.
Inoltre, per quanto riguarda l’aspetto sanitario, l’aumento di malattie infettive (in particolare l’HIV) è un fattore preoccupante.
Infine, l’Asia centrale non beneficerà di un’effettiva integrazione nel sistema economico mondiale finché tutti i cinque paesi della regione non faranno parte dell’OMC (la Repubblica kirghiza vi ha aderito nel 1998).
La strategia comunitaria per l’Asia centrale può apportare un efficace contributo allo sviluppo economico e umano di questa regione del mondo. L’Unione europea non deve ignorare l’Asia centrale, che costituisce un crocevia strategico tra Europa e Asia nonché un partner tradizionale nelle relazioni commerciali e nella cooperazione energetica.
Sostengo con forza il presente documento nel suo auspicio di veder chiarite le priorità dell’Unione europea nell’Asia centrale, potenziati i progetti europei lanciati nella regione e accelerata la loro attuazione. Questo è il motivo per cui ho votato a favore della relazione.
Andreas Mölzer (NI), per iscritto. − (DE) La pianificazione strategica per l’Asia centrale è senza dubbio una buona idea, di certo necessaria, in particolare per la cooperazione economica e l’apertura dei mercati. Sarebbe inoltre ragionevole accelerare tutto questo al fine di stare al passo con gli sviluppi.
Tuttavia, non può proseguire la situazione in cui alcune norme che possono essere applicate a livello europeo diventano inutili in Asia centrale. D’altro canto, applicare gli stessi parametri dell’Europa nella regione significherebbe mostrare una significativa arroganza nei confronti dei gruppi di persone citati nella relazione e dei loro diritti all’autodeterminazione. Per quanto riguarda il ruolo delle donne, vi è sufficiente bisogno di iniziative in altre regioni del mondo, non ultimo l’intero mondo arabo, in cui tale necessità è molto più urgente.
Il lavoro minorile, diffuso particolarmente in Cina, rientra tuttavia nelle norme che ho già citato, che i partner commerciali sono tenuti a osservare.
La lotta al terrorismo e al traffico di droga, che in qualche modo sono connessi, devono occupare il primo posto in assoluto dell’agenda. Questi sono gli aspetti da combattere in modo implacabile.
Cristiana Muscardini (UEN), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo un parere positivo sul documento presentato dalla Commissione europea per un nuovo partenariato con i paesi dell’Asia centrale, ma desidero sottolineare i seguenti aspetti.
In primo luogo, l’importanza crescente nel commercio internazionale dell’area dell’Asia centrale, che costituisce oggi un serbatoio alternativo importante per le materie energetiche.
In secondo luogo, il fatto che l’Europa deve quindi guardare con molta attenzione a questa parte del mondo, favorirne l’inserimento nel commercio mondiale e nel sistema economico internazionale, sostenendo le candidature di quei paesi dell’area che sono ancora fuori dall’OMC. Il rafforzamento delle relazioni commerciali con tutta l’area deve quindi essere visto come parte di una strategia volta a determinare maggiore cooperazione e integrazione fra gli stessi paesi e a incrementare l’influenza, anche politica, da parte europea in un’area dove sono stati compiuti progressi per la democrazia.
In terzo luogo, nell’approccio globale verso l’Asia centrale si deve tenere conto delle forti differenze politiche ed economiche esistenti fra i paesi della regione. Si è dato particolare risalto al ruolo esercitato da un paese come il Kazakistan, che ha un’economia avanzata, e quindi alla potenzialità dei benefici dovuti al rafforzamento dei legami con questo paese anche nell’ottica di uno sviluppo generale dell’intera regione.
Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. – (PT) L’Unione europea ha tentato di instaurare strette relazioni e un dialogo attraverso la sua politica di vicinato. Nel caso dell’Asia centrale, l’elaborazione di una nuova strategia e il partenariato con cinque nuovi Stati sta contribuendo a promuovere una maggiore stabilità, lo sviluppo socioeconomico e democratico nonché la sicurezza in tutta quella zona dell’Asia.
Constatiamo che esiste un interesse globale nella stabilità dell’Asia centrale, dato che le gravi crisi prolungate nella regione potrebbero avere conseguenze disastrose e ripercuotersi sull’Unione europea e i suoi Stati membri. Inoltre, la situazione geopolitica dell’Asia centrale attrae l’interesse sempre maggiore delle potenze economiche quali la Russia, gli Stati Uniti, la Cina e la Turchia.
Ritengo che il futuro di quelle relazioni intese alla maggiore stabilità e sicurezza nonché cooperazione politica, economica e sociale, debbano tener conto anche della situazione dei diritti umani in ciascun paese e del rafforzamento delle relazioni commerciali e della cooperazione in materia di energia, nonché prestare attenzione alle necessità di sviluppo e agli impegni assunti per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini della regione.