Presidente. − L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0010/2008).
Saranno prese in esame le interrogazioni rivolte al Consiglio.
Annuncio l’
interrogazione n. 1 dell’on. Manuel Medina Ortega (H-1042/07)
Oggetto: Immigrazione dopo il vertice UE-Africa
Può il Consiglio informare sulle misure che intende adottare per applicare gli accordi conclusi nel recente vertice di Lisbona tra l’Unione europea e i paesi africani in materia di immigrazione?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Nel corso del vertice UE-Africa tenutosi il 9 dicembre dello scorso anno a Lisbona è stato concordato di istituire un partenariato strategico che comprenda tutti gli ambiti e le questioni di interesse reciproco.
Desidero richiamar in particolare l’attenzione su tre importanti documenti adottati al vertice in questione: la dichiarazione di Lisbona, la strategia comune UE-Africa e il suo primo piano d’azione. Quest’ultimo istituisce un partenariato tra l’Africa e l’Unione europea in ulteriori ambiti quali la migrazione, la mobilità e l’occupazione.
Il partenariato tra Africa e Unione europea in tali settori dovrebbe garantire risposte globali a queste problematiche con l’obiettivo specifico di creare più posti di lavoro e migliori per gli africani nonché un controllo più adeguato della migrazione.
Al momento, gli organi competenti del Consiglio stanno valutando ulteriori misure che sarà necessario adottare sulla base delle decisioni del vertice di Lisbona nonché della strategia comune UE-Africa e del suo primo piano d’azione, compreso il partenariato in materia di migrazione.
Manuel Medina Ortega (PSE). – (ES) Signora Presidente, la domanda è la seguente: quale tipo di misure può essere effettivamente adottato, in quanto la pressione migratoria sull’Europa continua a essere molto alta, in conseguenza dell’angosciante situazione sociale ed economica di molti paesi africani.
La domanda specifica che desideravo porre era, in effetti, se il Consiglio disponesse attualmente di un piano concreto, poiché il tempo trascorre e la situazione in Africa non migliora e, in particolare, molti paesi europei si lamentano dell’immigrazione incontrollata e dell’incapacità delle istituzioni europee di controllarla.
Che cosa stiamo facendo realmente? Che cosa possiamo aspettarci nel breve periodo?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Onorevole Medina Ortega, i problemi da lei citati non verranno risolti in un breve periodo di tempo. La situazione in Africa nei settori dello sviluppo economico, della sicurezza e del benessere della popolazione, sono di dimensioni tali che il tempo necessario alla loro risoluzione non può che essere a lungo termine.
Si possono alleggerire a lungo termine le pressioni migratorie solo se si migliorano le condizioni di vita nel continente africano. Il vertice non potrebbe fornire risposte a tutte le questioni, tantomeno soluzioni rapide. Come ho detto, il vertice si è svolto a dicembre e le discussioni sulle misure da adottare per l’applicazione degli accordi conclusi in quella sede stanno iniziando solo ora.
Posso affermare che il vertice UE-Africa ha istituito un quadro per tutte le consultazioni sulla gestione delle migrazioni condotte in molte conferenze tra Africa e Unione europea. Tale vertice integra adesso i processi di Tripoli, Rabat e tutti gli altri. Questo è il primo risultato, il consolidamento dei nostri sforzi.
Desidero citare la caratteristica essenziale della politica dell’Unione europea in materia di migrazione relativamente all’Africa. Stiamo innanzi tutto mirando a un approccio globale, che comprende la lotta alla migrazione clandestina, gli sforzi intesi a migliorare la gestione della migrazione legale, la prevenzione della tratta di esseri umani, migliori controlli alle frontiere e, soprattutto, lo sviluppo di quei paesi da cui partono i flussi migratori. Solo questa evoluzione fornirà una soluzione a lungo termine alle pressioni migratorie che l’Unione europea deve affrontare. Le altre misure che ho già elencato sono le migliori soluzioni a breve termine che non eradicheranno il problema fondamentale cui lei stesso ha fatto riferimento, il problema delle condizioni prevalenti nei paesi di origine, che è poi la principale forza trainante alla base della migrazione.
Hubert Pirker (PPE-DE). – (DE) Accolgo con favore il modo in cui osservate il quadro generale in quest’Aula e distinguete tra strategie a medio e lungo termine. Avete fatto riferimento a un vertice che si terrà a breve. Lei, in qualità di Presidente in carica del Consiglio, è disposto a chiedere un accordo da parte degli Stati interessati in Africa sulla riammissione degli immigrati clandestini quale condizione per la cooperazione positiva, per una maggiore assistenza economica nonché assistenza di altro genere?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) La politica del Consiglio sul rimpatrio degli immigrati clandestini è ben nota. È una delle parti costitutive della politica dell’Unione europea in materia di migrazione in fase di attuazione con i nostri partner africani.
L’aiuto allo sviluppo è un altro aspetto della politica relativa alla migrazione di cui occorre tenere conto, e tale politica dovrebbe essere vista anche da questa prospettiva, in quanto affronta il problema a lungo termine di creare condizioni migliori nei paesi in cui si origina la migrazione.
Francamente, non desidero parlare della diretta applicazione delle condizioni sull’aiuto allo sviluppo relativamente a tali aspetti. Tuttavia, è un dato di fatto che sono elementi dell’intera politica in materia di migrazione, che devono ancora essere collegati tra loro e rafforzati in futuro.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Signor Presidente in carica del Consiglio, se esiste un settore in cui i cittadini europei desiderano che l’Unione europea si assuma la responsabilità, è quello dell’immigrazione clandestina e della politica in materia di immigrazione nel suo complesso. Benché, a mio avviso, il Parlamento e la Commissione siano molto attivi in questo ambito, non sono così sicuro per quanto riguarda il Consiglio. Lei ha affermato che tutti sanno ciò che il Consiglio sta facendo in merito. Io lo so, ovvero che fa quanto gli è possibile per evitare la creazione di competenze europee di vitale importanza, che è quello che fa da anni. Sarei interessato a sapere che cosa vi rende così ottimisti che qualcosa cambierà e quali misure concrete state formulando per apportare tale cambiamento.
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) La ringrazio per la domanda. Non sono d’accordo sul fatto che il Consiglio sia passivo per quanto riguarda la migrazione. Al contrario, di recente, in particolare lo scorso anno, il Consiglio ha prestato molta attenzione alla migrazione. Vorrei inoltre ricordare che il Consiglio europeo ha in programma di discutere della migrazione nella sua sessione di dicembre di quest’anno. Ciò significa che se ne discuterà al più elevato livello politico.
Il problema della migrazione è un problema reale per l’Unione europea. Ho già fatto riferimento alle soluzioni e indicato la direzione in cui dovremmo cercarle. Più precisamente, potrei citare l’ulteriore rafforzamento di FRONTEX, che è anche uno dei settori in cui il Consiglio è impegnato.
È importante affrontare la questione della migrazione. Dobbiamo gestire in modo migliore i flussi migratori e ridurre la fuga di cervelli dall’Africa in quanto favorisce il perpetrarsi delle situazioni negative in ampie zone del continente.
Il Consiglio è impegnato nello sviluppo dei concetti di partenariato mobile e migrazione circolare e, a tale scopo, prosegue le sue missioni nei paesi africani. Vi ricordo che nel corso della nostra Presidenza ci sarà una missione in Nigeria e nella Repubblica sudafricana. Il Consiglio è proattivo e desidera contribuire.
Tuttavia, è anche vero che questo è un ambito che rientra nel terzo pilastro, uno spazio di giustizia e affari interni, in cui di frequente ci sono state lunghe procedure alla ricerca di un consenso. Se il Trattato di Lisbona viene ratificato e attuato, questa sarà un area in cui il futuro processo decisionale sarà più semplice e più rapido.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 2 dell’on. Claude Moraes (H-1046/07)
Oggetto: Finanziamenti regionali successivamente all’ampliamento
Quali soluzioni ha trovato il Consiglio per la questione della ridistribuzione dei finanziamenti regionali resa necessaria dall’ampliamento UE?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Rispondo alla domanda dell’onorevole Moraes facendo presente che l’accordo interistituzionale tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria ha definito il quadro finanziario per l’Unione europea e i 27 Stati membri per il periodo tra il 2007 e il 2013. L’accordo istituzionale è stato adottato a maggio. A luglio 2007 sulla base di tale accordo è stato adottato il pacchetto normativo sulla politica di coesione. In breve, a seguito dell’allargamento di gennaio 2007, non vi è stato bisogno di una ridistribuzione delle risorse.
Claude Moraes (PSE). – (EN) Lei ha parlato dell’ampia valutazione dei finanziamenti strutturali, ma dovrebbe sapere che, la scorsa settimana, Eurostat ha pubblicato dati che mostravano quali erano le zone e le città più ricche dell’Unione europea. Tra queste figurava la mia circoscrizione di Londra, benché io viva in una parte di Londra che si colloca tra le aree più povere dell’Europa occidentale in termini di povertà infantile e così via.
In realtà, la mia domanda era: continuerete a tenere in considerazione il fatto che persino nelle aree più ricche, come Londra e Francoforte, vi sono ancora sacche di povertà che sono state lasciate indietro, cosa che non dovrebbe accadere, poiché stiamo giustamente aiutando le regioni povere d’Europa?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) La ringrazio per questa domanda complementare. Penso di aver adesso capito meglio la sua domanda originale sull’effetto dell’allargamento sui finanziamenti regionali, alla quale ho risposto che non vi sono stati effetti in quanto le risorse sono state stanziate in modo adeguato prima dell’allargamento.
Tuttavia, anche la domanda complementare è ragionevole. La questione è se tale fenomeno debba essere affrontato nel quadro delle politiche regionali. Si dovrebbe probabilmente consentire o obbligare le regioni ricche a impegnarsi di più per eliminare tali sacche di povertà. Forse ciò è più facile che avvenga nelle regioni ricche che non in quelle meno agiate.
In breve, dobbiamo tener presente il concetto di politica regionale e risorse regionali nel contesto dell’Unione europea, la qual cosa non modifica la realtà del problema da lei sollevato.
Danutė Budreikaitė (ALDE). – (LT) Signora Presidente, signor Ministro, desidero domandare se è in possesso di informazioni o dati che dimostrino come la crescita del PIL sia stata influenzata dai finanziamenti strutturali erogati ai paesi di recente adesione e forse anche ai vecchi Stati membri. Dalla ricerca condotta nel mio paese, la Lituania, è emerso che non sono stati gli aiuti strutturali, ma lo sviluppo del mercato unico e del mercato interno che ha avuto un impatto importante sulla crescita economica. Lei è in grado di fornire questi dati? Grazie.
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) No, onorevole deputato, non ho con me tali dati. Tuttavia posso dire un paio di cose.
In primo luogo, tutti gli Stati membri beneficiano del mercato comune, i vecchi e i nuovi, nonché tutti gli altri collegati ad esso. Non vi è alcun dubbio su questo e può essere verificato nella relazione della Commissione europea del 2006 dal titolo “L’allargamento, due anni dopo”, che cita e valuta gli effetti positivi del mercato comune allargato e di altri aspetti.
Per quanto riguarda i Fondi strutturali, la situazione è la seguente: l’importante non è solo il livello delle risorse destinate a uno scopo particolare a titolo dei Fondi Strutturali, ma anche la qualità dell’impiego di tali risorse. In questo modo posso affermare che, quando ben utilizzate, queste risorse contribuiscono a un reddito pro capite più elevato nel paese in questione.
Jim Higgins (PPE-DE). – (EN) Il Ministro ha avuto una giornata molto lunga, pertanto suggerirò solo che, per quanto concerne i Fondi strutturali e il Fondo di coesione, guardi l’esempio dell’Irlanda, dove tali fondi hanno svolto un ruolo importante nel trasformare un’economia da terzo mondo in quella che è la Tigre celtica. Ciò dimostra che questo è possibile. Tre delle quattro zampe della tigre sono state fornite grazie ai Fondi strutturali, al Fondo di coesione e ad altri finanziamenti dell’Unione europea.
Auguriamo il meglio ai nuovi Stati membri e a voi nella vostra Presidenza.
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Desidero solo aggiungere un breve commento. È stato fatto l’esempio dell’Irlanda. Onorevole Higgins, probabilmente lei ha ragione. L’Irlanda è un esempio modello di come l’impiego positivo ed efficace dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione contribuisca a un più rapido sviluppo.
Quando affermo che l’Irlanda è un esempio modello, sono molto serio. In altre parole, diversi paesi, in particolare quelli che hanno aderito all’Unione europea nel 2004 e nel 2007, stanno facendo il massimo per adottare l’esperienza e il know-how irlandesi nell’impiegare tali finanziamenti, al fine di imitare il successo dell’Irlanda.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 3 dell’on. Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-1048/07)
Oggetto: Flessibilità con sicurezza nel lavoro
Quali provvedimenti intende prendere il Consiglio nell’immediato futuro per risolvere questioni pendenti in materia di relazioni di lavoro e sostenere l’idea della flessibilità con sicurezza nel lavoro?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) A dicembre 2007, sulla base di studi globali condotti dalle istituzioni europee e dalle parti sociali, il Consiglio ha adottato una decisione sugli otto principi comuni relativi alla “flessicurezza”. Tali principi sono stati inoltre confermati dal Consiglio europeo.
Il Consiglio ha precisato in tali decisioni che i principi comuni devono contribuire all’attuazione del nuovo ciclo della strategia di Lisbona. Di recente, la Commissione ha presentato una proposta sugli orientamenti integrati per il periodo 2008-2010. È quindi in programma che il Consiglio presti particolare attenzione alla flessicurezza nelle discussioni su questa proposta, che sono già iniziate.
La responsabilità per l’attuazione degli orientamenti integrati incomberà agli Stati membri, i quali, nel riferire al Consiglio e alla Commissione sull’attuazione di tali orientamenti, dovrebbero illustrare i loro regolamenti in materia di flessicurezza.
Il Consiglio ritiene che sia necessario sensibilizzare i cittadini sulle politiche in materia di flessicurezza e sull’importanza di tali politiche per la riforma dei modelli economici e sociali europei. Pertanto, nella sua decisione, il Consiglio ha chiesto alla Commissione di incoraggiare un’iniziativa pubblica al fine di consentire ai gruppi di interesse competenti nel mercato del lavoro di adottare i principi comuni in modo più semplice. Il Consiglio ha inoltre chiesto alla Commissione di mantenerlo regolarmente informato sulle misure in questione.
Per quanto riguarda le due importanti proposte legislative sulle condizioni di lavoro, mi riferisco alle direttive sull’orario di lavoro e sul lavoro a tempo parziale, la Presidenza slovena è disposta a proseguire l’attività in materia. Considerate le difficoltà nel raggiungere l’unanimità tra gli Stati membri, stiamo ancora valutando altre possibili procedure relative alla normativa. Occorre sottolineare, su questo aspetto, che l’Europa ha molte tradizioni diverse riguardo alla disciplina delle condizioni di lavoro. Gli Stati membri sono comunque riusciti ad accordarsi in tempi relativamente rapidi sui principi comuni della flessicurezza, anche se hanno fatto presente che tali principi devono essere adattati alle condizioni specifiche di ogni Stato membro.
Tutto questo indica che l’accordo sarà più difficile da raggiungere se si cerca una soluzione sotto forma di normativa vincolante applicabile a tutti i mercati del lavoro dell’Unione.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, i cittadini di ogni Stato membro, dipendenti e datori di lavoro, sono soggetti a pressioni per quanto riguarda i rapporti di lavoro. In molti casi ciò è certamente dovuto alla globalizzazione, ma anche dal metodo aperto di coordinamento che l’Unione europea attua da anni.
Pertanto, obiettiamo alle proposte per la riforma dei sistemi assicurativi e ad altre misure basate su tale metodo aperto di coordinamento.
Il Consiglio intende proporre misure strutturali intese a migliorare i rapporti di lavoro a livello europeo al fine di eliminare la forte opposizione e le proteste che osserviamo in televisione in tutti gli Stati membri?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Certamente il Consiglio intende proseguire e sviluppare i propri sforzi al fine di migliorare le condizioni nel mercato del lavoro. Spesso si afferma che aumentare la flessicurezza nel mercato del lavoro vuol dire ridurre la sicurezza sociale, ma non è così. Il significato del concetto di flessicurezza o flessibilità sicura è esattamente questo. Il Consiglio è convinto che questa sia l’unica direzione corretta nel contesto della globalizzazione, che comprende molte questioni.
L’importante non è semplicemente potenziare la flessibilità nel mercato del lavoro, che non deve mai compromettere la sicurezza sociale; vi è tutta una serie di altre misure quali l’apprendimento lungo tutto il corso della vita, uno sviluppo migliore delle risorse umane, ed altri aspetti della flessicurezza.
In breve, il Consiglio intende proseguire le sue attività in questo settore, e questa sarà una delle importanti questioni da discutere nella sessione di marzo del Consiglio europeo quale base per lo slancio della nuova fase della strategia di Lisbona.
Hubert Pirker (PPE-DE). – (DE) Come la parola flessicurezza suggerisce, l’ideale è una combinazione di flessibilità e sicurezza. Questa mattina, si è tenuta una discussione sull’argomento e dal Parlamento è arrivato il suggerimento di introdurre un salario minimo negli Stati membri, in conformità dei rispettivi standard minimi. Che cosa farà la Presidenza al fine di garantire che venga effettivamente introdotta una retribuzione minima negli Stati membri nel prossimo futuro?
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Potrei chiederle di approfondire un po’ il punto da lei sollevato quando ha dichiarato che vorrebbe azioni di sensibilizzazione e un’iniziativa pubblica sull’intera questione della flessicurezza. Credo che i lavoratori probabilmente conoscano molto bene la parte “flessi”, ma hanno meno chiaro che cosa sia la sicurezza in questo nuovo mondo del lavoro.
E, sulla questione del salario minimo: essendo di un paese in cui questo è previsto, ritengo che la questione sia assicurarsi che ognuno percepisca una retribuzione minima.
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Innanzi tutto, rispondo all’onorevole Pirker. Attualmente non vi è intesa all’interno del Consiglio, ossia il Consiglio non ha una posizione comune per quanto riguarda le retribuzioni minime, pertanto in questa fase la Presidenza non sta programmando alcuna iniziativa specifica su tale aspetto.
In secondo luogo, la risposta all’onorevole McGuinness. Ho citato la proposta del Consiglio, ossia un invito alla Commissione di incoraggiare l’iniziativa pubblica al fine di spiegare gli otto principi comuni a tutti i gruppi interessati nel mercato del lavoro e rendere per loro più semplice accettare tali principi, che sono stati adottati a dicembre dello scorso anno.
Al contempo, il Consiglio ha chiesto alla Commissione di tenerlo informato sulle misure pertinenti e di agire in un modo particolare; adesso siamo in attesa di una reazione da parte dell’Esecutivo.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 4 dell’on. Gay Mitchell (H-1050/07)
Oggetto: Missione UE in Ciad
Il Consiglio rilascerà una dichiarazione sulla missione UE in Ciad e in particolare sull’attuale situazione della sicurezza sul terreno, il Consiglio assicurerà che tutte le dotazioni necessarie per questa difficile missione sono disponibili? Come si sta coordinando il Consiglio con l’ONU riguardo alla situazione a lungo termine nella regione?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Il processo di strutturazione delle forze per la missione Europea in Ciad, che non è stato semplice, è stato completato l’11 gennaio di quest’anno in modo tale da consentire al comandante di iniziare l’operazione. Il 28 gennaio, il Consiglio ha confermato il piano operativo, il cosiddetto “o-plan”, e ha adottato una decisione sul suo avvio.
Come sappiamo, il generale irlandese Patrick Nash è alla guida dell’operazione. Le forze sono composte da 3 700 soldati di 14 Stati membri, e strutturate, equipaggiate e addestrate al fine di compiere in modo soddisfacente la loro missione in un contesto complicato. Le loro regole sull’impiego della forza sono severe e conformi al mandato previsto dal capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite.
Come sappiamo, tale mandato è stato conferito in base alla risoluzione 1778 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’operazione dell’Unione europea, nota come operazione EUFOR Ciad/Repubblica centrafricana, verrà condotta per un anno dalla data della dichiarazione della capacità operativa iniziale e sarà neutrale e imparziale.
La pianificazione è stata effettuata dall’inizio in stretta cooperazione con le Nazioni Unite. Al fine di garantire la trasparenza, l’efficienza e la possibilità di modificare le misure, sono stati istituiti appropriati meccanismi di coordinamento a tutti i livelli, a New York e a Bruxelles, nella sede operativa di Parigi nonché sul territorio.
A seguito dei recenti scontri tra l’esercito del governo e i gruppi di ribelli del Ciad, la situazione della sicurezza è adesso più stabile. L’impiego della missione dell’Unione europea prosegue e prevediamo che EUFOR raggiunga la sua capacità operativa iniziale entro la metà di marzo.
Consentitemi di citare alcune decisioni adottate dal Consiglio nell’ultima sessione di lunedì, l’altro ieri. Il Consiglio ha espresso la sua profonda preoccupazione per quanto riguarda le ramificazioni regionali del conflitto in Darfur e i tentativi di rovesciare il governo del Ciad. Ha appoggiato la richiesta dell’Unione africana e delle Nazioni Unite di rispetto della sovranità, l’unità nazionale e l’integrità territoriale del Ciad.
Il Consiglio ha dichiarato che i recenti avvenimenti hanno sottolineato la necessità dell’impiego della missione nel Ciad orientale, in cui il compito dovrebbe essere rafforzare la sicurezza. Il Consiglio ha inoltre evidenziato che, in linea con il suo mandato, la missione sarà imparziale, neutrale e indipendente.
Concluderò aggiungendo che il Consiglio seguirà da vicino la situazione della sicurezza in Ciad e nel Darfur occidentale a tutti i livelli, e valuterà inoltre le conseguenze di tale situazione per la missione EUFOR.
Gay Mitchell (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente in carica del Consiglio, non ha risposto alla mia domanda, che chiedeva, nello specifico, se potete garantire la disponibilità delle dotazioni necessarie per questa difficile missione. Le dispiacerebbe rispondere a questa domanda e fornire una garanzia?
Come ha detto, è sotto la guida di un ufficiale dell’esercito irlandese, il generale Nash, e questa sera 50 membri dell’Irish Army Rangers, le truppe speciali dell’esercito irlandese, lasceranno Dublino, seguite nel prossimo futuro da molti altri soldati irlandesi.
Ci sarà il sostegno logistico sufficiente? Dispongono dei servizi medici necessari, e darete una garanzia, come chiesto nella mia domanda, che tutte le dotazioni necessarie per questa difficile missione siano disponibili?
Auguro ai Rangers irlandesi e a tutti i soldati presenti nel territorio che Dio mandi fortuna e li protegga, nella loro difficile missione.
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Desidero sottolineare che all’inizio le dotazioni delle unità sono di responsabilità di ogni singolo Stato membro che invia tali unità in missione.
Onorevole deputato, lei chiede garanzie che il Consiglio non può dare, in quanto si tratta di responsabilità di ogni singolo Stato membro. Posso solo ripetere ciò che ho detto nell’introduzione, in particolare che il processo di formazione dei contingenti è stato completato con successo. È stato difficile ma alla fine ha avuto esito positivo affinché il comandante segnalasse che la missione poteva avere inizio.
Jörg Leichtfried (PSE). – (DE) Ritengo che questa missione sia una buona idea in linea di principio, finché viene condotta in modo professionale, poiché realizza esattamente ciò di cui si è parlato nella discussione sulla migrazione cui abbiamo assistito in precedenza, in particolare creare sicurezza nelle aree da cui provengono gli immigrati. Pertanto, non riesco semplicemente a capire come possano essere contrari alla missione alcuni populisti e ipocriti austriaci di destra. Tuttavia, ciò che mi preoccupa è che sia un argomento di discussione costante capire, in particolare, se l’esercito francese parteciperà alla missione con neutralità nei confronti delle parti avverse. Mi interesserebbe sapere di quali informazioni disponete a riguardo e in quale modo garantirete che la missione resti complessivamente neutrale nei confronti di tutte le parti in conflitto. Desidero inoltre cogliere l’opportunità di porgere i migliori auguri ai soldati presenti sul territorio.
Colm Burke (PPE-DE). – (EN) Ho una domanda relativa al contatto con i gruppi di opposizione al governo. Non mi riferisco ai gruppi dei ribelli, ma ad altri gruppi di opposizione. È stato compiuto qualche sforzo per coinvolgerli al fine di avere un approccio maggiormente unificato alla missione ONU in corso in Ciad, o alla missione dell’Unione europea che sta per avere inizio in Ciad?
Sinora, tutti i contatti sembrano essere stati presi con lo stesso governo. Mi domando se il modo giusto non sia coinvolgere le persone che possono essere contro il governo, ma che non fanno parte dei gruppi ribelli.
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Per rispondere alla domanda relativa alla neutralità, posso solo dire che il Consiglio ha ancora una volta deciso lunedì, l’altro ieri, che le unità dell’Unione europea in Ciad saranno imparziali, neutrali e indipendenti. A mio avviso, questo contiene la risposta alla domanda sulla neutralità delle singole unità coinvolte nell’operazione. L’intera operazione è neutrale, imparziale e indipendente.
Questo vale anche per parte della domanda complementare posta successivamente. Non si tratta di un’operazione intesa al reclutamento di sostenitori, ma di un’operazione che dovrebbe, in modo imparziale e neutrale, garantire la sicurezza nella regione in cui verrà inviata. Non dovrebbe essere considerata come la ricerca di un qualche alleato. Ripeto, è un’operazione neutrale e imparziale il cui compito è garantire la sicurezza nella regione sotto il suo mandato.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 5 dell’on. Colm Burke (H-1052/07)
Oggetto: Birmania
Con riferimento alla nomina di Piero Fassino quale inviato speciale dell’UE per la Birmania a sostegno della missione di buoni uffici delle Nazioni Unite, e in considerazione dell’importante ruolo che in relazione alla Birmania svolgono l’ASEAN, l’India e la Cina, quanto sono stati produttivi i recenti incontri del signor Fassino con dirigenti cinesi e di altre nazioni asiatiche?
In linea con le conclusioni del Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” del 15 ottobre, il Consiglio ha riaffermato il 14 dicembre che l’UE è pronta a riesaminare, modificare o rafforzare ulteriormente, alla luce degli sviluppi sul terreno, le misure restrittive adottate contro il governo birmano. Quali ulteriori misure restrittive prenderebbe in considerazione il Consiglio (visto che quelle già in vigore stanno avendo un’incidenza tutto sommato minima)? Può fissare un termine per la loro attuazione?
Secondo i risultati di una recente visita a scopo informativo svolta dalla ONG CSW (Comitato ONG sulla condizione della donna) al confine fra Tailandia e Birmania, il numero delle persone uccise dall’esercito birmano durante la repressione delle pacifiche proteste di settembre è stato molto più alto delle cifre ufficiali. Monaci e civili fuggiti dalla Birmania a partire dal mese di settembre hanno fornito al CSW resoconti di prima mano della brutalità del regime contro il movimento per la democrazia. La CSW ha constatato che durante le proteste in Birmania potrebbero essere state uccise centinaia di persone, mentre il lavoro forzato e gli stupri continuano in zone abitate da minoranze etniche. Qual è la risposta del Consiglio a tali notizie? Secondo il Consiglio, l’UE è determinata ad aiutare il popolo della Birmania/Myanmar a proseguire sul suo cammino verso la democrazia, la sicurezza e la prosperità. In che modo, più specificamente, il Consiglio si propone di farlo?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Vorrei subito far presente che il 6 novembre dello scorso anno l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza comune, Javier Solana, ha nominato un inviato speciale per la Birmania/Myanmar per evidenziare l’importanza che l’Unione europea conferisce al cambiamento democratico, alla riconciliazione, al rafforzamento dei diritti umani e allo sviluppo del paese.
In base a questo mandato, l’inviato speciale, Piero Fassino, ha chiesto un incontro con il Consigliere speciale dell’ONU, Ibrahim Gambari, e ha inoltre consultato i principali partner dell’Unione europea.
A novembre dell’anno scorso, a margine del vertice di Singapore UE-ASEAN, l’inviato speciale ha incontrato il rappresentante dei paesi ASEAN e a dicembre ha anche partecipato alla sua prima missione in Cina; ha incontrato i rappresentanti della Birmania e dei suoi vicini a Roma e nel corso delle visite alle Nazioni Unite a Ginevra e New York, e ne incontrerà i rappresentanti anche a Bruxelles.
Tali consultazioni e contatti politici e diplomatici instaurati dal nostro rappresentante speciale proseguiranno nei prossimi mesi. Verrà prestata particolare attenzione alla mediazione da parte delle Nazioni Unite e del “gruppo di amici” dell’ONU.
Alla sessione di lunedì, il Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” ha valutato positivamente il lavoro dell’inviato speciale, Piero Fassino, nel coordinamento degli sforzi diplomatici dell’Unione europea e dei suoi partner asiatici, e ha ribadito il suo ruolo nel sostenere e promuovere la missione delle Nazioni Unite.
Vorrei precisare che, tempo fa, l’Unione europea ha adottato una posizione comune complessiva, che prevede l’imposizione sulla Birmania di un embargo sulle armi e limitazioni di viaggio nonché congelamento dei beni per molti cittadini birmani legati all’esercito e al governo.
A novembre 2007, il Consiglio ha adottato sanzioni più severe intese a rafforzare le misure esistenti e a formularne di nuove, rivolte in particolare alle attività estrattive. Come anticipato, il Consiglio valuterà gli effetti, l’efficacia, la sostenibilità politica e la fattibilità pratica di altre possibili restrizioni.
Il Consiglio riceve e esamina le informazioni provenienti dai suoi partner e da molti rappresentanti delle organizzazioni governative relative alla loro esperienza con sanzioni più severe.
Il Consiglio ha constatato che di recente alcuni Stati membri dell’Unione europea e la Commissione hanno aumentato gli aiuti alla Birmania e ai profughi birmani nei paesi vicini. L’Unione europea dovrebbe essere pronta a garantire aiuti aggiuntivi alla Birmania/Myanmar. Per questo motivo chiede alle autorità birmane di adottare ulteriori misure intese alla democratizzazione del paese nonché al raggiungimento della riconciliazione nazionale.
L’annuncio ufficiale di un referendum sulla costituzione, che dovrebbe svolgersi a maggio di quest’anno, e in particolare delle elezioni multipartitiche nel 2010 è, secondo il Consiglio, un passo nella giusta direzione.
Colm Burke (PPE-DE). – (EN) Questo è solo un seguito alla sua risposta riguardo a questo problema molto complesso, che apprezzo molto.
Desidero solo sollevare due questioni correlate. In primo luogo, il 14 febbraio è stato assassinato il Segretario generale del KNU nella sua casa in Thailandia. Mi sembra che due giorni prima gli aveva fatto visita la Christian Solidarity Worldwide. Quali pressioni abbiamo esercitato sulla Thailandia affinché si svolgessero indagini sull’omicidio? Presumo che l’assassinio sia stato ordinato dal regime della Birmania.
In secondo luogo, mi risulta che i profughi che entrano in Malesia vengano trattati piuttosto male. Infatti, alcune rifugiate hanno partorito mentre si trovavano sotto custodia o in carcere. Quali pressioni abbiamo esercitato su Thailandia e Malesia affinché si occupino di tali questioni?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Il Consiglio non ha discusso tale questione in relazione con la Thailandia, né con la Malesia. Riferirò la sua domanda al Consiglio.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 6 dell’on. Jim Higgins (H-1056/07)
Oggetto: Movimento per la democrazia in Birmania
In seguito alla recente brutale repressione delle manifestazioni pacifiche di protesta in Birmania, può il Consiglio comunicare cosa sta facendo per assicurare che gli attivisti democratici siano protetti e che la giunta militare operi per una transizione rapida e pacifica verso un vero regime democratico? Il Consiglio ha chiesto al regime birmano la liberazione delle persone scomparse e dei monaci che non si sa più dove si trovino dopo le ultime manifestazioni di protesta?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Come ho affermato nella risposta precedente, il Consiglio segue da vicino la situazione in Birmania/Myanmar e riceve relazioni da varie fonti.
L’Unione europea, assieme ad altri paesi, ha risposto alle dimostrazioni di agosto e settembre scorsi e alla repressione violenta dei manifestanti pacifici con il chiaro obiettivo di esprimere la propria solidarietà con la popolazione birmana. Inoltre, ha adottato misure fortemente restrittive volte ai responsabili della violenza e alla generale stasi politica nonché alle condizioni del paese. Come precedentemente affermato, a causa delle difficili condizioni di vita della popolazione e al numero di rifugiati, alcuni Stati membri e la Commissione hanno aumentato l’assistenza alla Birmania nonché ai profughi birmani che si trovano nei paesi vicini.
Inoltre, l’Unione europea figurava tra coloro che hanno incoraggiato il vertice del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, tenutosi a Ginevra nell’ottobre 2007, che ha autorizzato il relatore speciale delle Nazioni Unite, Sérgio Pinheiro, a visitare la Birmania/Myanmar e a indagare sulla violenta repressione delle manifestazioni di settembre e i presunti omicidi e scomparse seguiti a tali eventi.
L’Unione europea sostiene appieno le raccomandazioni del professor Pinheiro contenute nella sua relazione di dicembre, e chiede regolarmente alle autorità birmane di metterle in pratica. L’UE ha più volte avuto contatti con le autorità birmane. Sta inoltre tentando di impiegare gli incontri con la Birmania/Myanmar ai forum multilaterali al fine di chiedere alle autorità di avviare un processo complessivo e inclusivo di riconciliazione e riforme politiche, nonché di eliminare le limitazioni imposte a Aung San Suu Kyi, di rilasciare i prigionieri politici e di migliorare l’accesso per le organizzazioni internazionali, in particolare la commissione internazionale della Croce rossa.
L’Unione europea ha presentato queste osservazioni ai vicini della Birmania e sottolineato l’urgente necessità di migliorare la situazione nel paese. Come ho dichiarato, l’annuncio di un referendum sulla costituzione e di elezioni multipartitiche nel 2010 ha dato una certa speranza.
Jim Higgins (PPE-DE). − (GA) Signora Presidente, valuto positivamente la risposta del Presidente in carica del Consiglio, che ha risposto al mio collega, l’onorevole Colm Burke, che desidera che la Birmania sia più democratica.
A questo proposito, vorrei porre una domanda sulla nuova costituzione: non è forse vero che tale documento è stato elaborato senza coinvolgere il leader del principale partito di opposizione democratica, Aung San Suu Kyi? Questo non è assolutamente positivo.
E non è palese che l’esercito e le forze armate manterranno stretta la presa o il controllo del potere?
Un’altra domanda importante: si procederà a un controllo indipendente da parte dell’Unione europea e delle Nazioni Unite per quanto riguarda il referendum e la costituzione?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Devo ancora ricevere una risposta riguardo alla garanzia di controllo indipendente del referendum programmato per maggio. Al momento, abbiamo solo un annuncio secondo cui il referendum si svolgerà. Come ho già detto, il Consiglio ritiene che sia un passo nella giusta direzione. La sua domanda è senza dubbio pertinente e verrà sottoposta al Consiglio.
Per rispondere alla prima parte del suo quesito, posso dire che l’Unione europea ribadisce che i processi di democratizzazione nel paese devono prevedere la cooperazione dell’opposizione e dei gruppi etnici, poiché solo in questo modo possiamo sperare in una riconciliazione nazionale e in una stabilità a lungo termine del paese.
Presidente. − Annuncio l’
interrogazione n. 7 dell’on. Mairead McGuinness (H-1054/07)
Oggetto: Direttiva sui servizi dei media audiovisivi
Ritiene il Consiglio che la direttiva sui servizi dei media audiovisivi 97/36/CE(1) sarà in grado di tenere il passo con gli sviluppi della tecnologia e della pubblicità audiovisiva?
Ritiene il Consiglio che la richiesta ai fornitori di servizi dei media di sviluppare codici di condotta nei confronti dei bambini sia una misura sufficientemente forte a tutelare gli interessi particolari dell'infanzia, ad esempio impedendo la pubblicità del cosiddetto “cibo spazzatura” rivolta ai minori?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) L’onorevole probabilmente è già a conoscenza che l’11 dicembre dello scorso anno il Consiglio e il Parlamento europeo hanno adottato una direttiva che modifica la direttiva “Televisione senza frontiere” e la ribattezza direttiva sui servizi di media audiovisivi.
Il primo considerando della nuova direttiva modificata spiega che è necessario adattare il quadro normativo a causa dello sviluppo delle nuove tecnologie e del loro impatto sui modelli di attività, in particolare sul finanziamento della radiodiffusione commerciale. L’obiettivo della nuova direttiva è trovare le risposte a questi cambiamenti tecnologici attraverso l’introduzione di nuove definizioni tecnicamente neutrali e basate sulla terminologia, che sarà possibile impiegare non solo per gli attuali servizi, ma anche per i tipi di servizi che devono ancora essere sviluppati, quali i servizi di media audiovisivi e i servizi on demand. Al fine di soddisfare questa capacità futura, riteniamo che la direttiva che disciplina il settore audiovisivo dovrebbe essere valida per alcuni anni a venire.
In conformità di tale direttiva, e non oltre il 19 dicembre 2011 e successivamente ogni tre anni, la Commissione deve elaborare una relazione sull’applicazione della direttiva e, se necessario, formulare altre proposte per il suo adattamento, in particolare per quanto riguarda gli sviluppi delle nuove tecnologie.
Per quanto riguarda la pubblicità del cibo spazzatura per i bambini, il Parlamento europeo e il Consiglio concordano che la questione potrebbe essere affrontata in modo più efficace se i fornitori dei servizi audiovisivi sviluppassero codici di condotta. A tale scopo, il secondo paragrafo dell’articolo 3 sexies della direttiva modificata comprende la prescrizione che tutti gli Stati membri e la Commissione incoraggino i fornitori di servizi di media a elaborare tali codici.
Mairead McGuinness (PPE-DE). – (EN) Lei ha risposto alla prima parte della mia domanda in modo molto esaustivo, e la ringrazio per questo.
Per quanto riguarda la seconda parte, forse ciò di cui abbiamo bisogno è un codice di condotta che sia efficace, in quanto ne abbiamo molti su carta, e non sono efficaci. Le chiederei quindi di rilasciare una dichiarazione e dire se, quando revisioniamo i codici di condotta e verifichiamo che non hanno avuto alcun effetto, adotteremo azioni decise. Ritengo che sia necessario.
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Il senso di un codice di condotta è esattamente quello di essere sviluppato dagli stessi fornitori. Tuttavia, è chiaro che se i codici non sono adeguati e non soddisfano le necessità, non saranno soddisfatti neanche il Consiglio e la Commissione. Questo è il motivo per cui la mia risposta alla sua domanda è sostanzialmente che il Consiglio e la Commissione devono insistere almeno finché i fornitori non abbiano sviluppato codici di condotta efficaci.
Jim Allister (NI). – (EN) Signor Presidente in carica del Consiglio, potrei sottoporle un altro problema riguardante la tutela dei minori nel contesto dei media, in particolare a fronte di una situazione di tassi di suicidi in allarmante crescita in Europa, e non ultima nella mia circoscrizione? È questo ciò che il Consiglio fa riguardo al cattivo utilizzo di massa, in particolare nei servizi on line, della pubblicità facilmente reperibile sul modo in cui suicidarsi? Oggi ho personalmente scaricato informazioni di uno di questi siti, in cui vi erano diversi suggerimenti su come suicidarsi.
È piuttosto raccapricciante. Anche se si visita il sito di Wikipedia si possono reperire informazioni sul modo in cui suicidarsi. Il Consiglio affronterà la questione nel contesto della tutela dei minori, nello specifico nell’ambito dei media?
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) La mia domanda si riferisce al pacchetto sulle telecomunicazioni presentato dalla Commissione, in cui emergono nuove opportunità per la televisione quale risultato dei dividendi digitali, cioè attraverso l’impiego dell’assegnazione dello spettro di frequenza digitale. Lei vede la necessità di modificare la direttiva sulla televisione sulla base di nuovi regolamenti tecnici?
Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) In considerazione del problema sottolineato dall’onorevole Allister e dei casi da condannare e che richiederebbero un intervento, faccio presente che, anche prima della modifica, la direttiva conteneva il divieto di pubblicizzare qualsiasi prodotto dannoso alla salute. Vietava inoltre le comunicazioni commerciali che arrecassero pregiudizio fisico o morale ai minori. Ritengo che tali definizioni riguardino anche i casi citati. Aggiungo inoltre che l’emendamento alla direttiva è stato pubblicato lo scorso dicembre e gli Stati membri hanno due anni per recepirlo nei rispettivi diritti nazionali.
Per quanto riguarda il pacchetto telecomunicazioni, trovo difficile rispondere alla domanda, che richiede una valutazione più dettagliata riguardo alla necessità di apportare cambiamenti. Tuttavia, la questione è stata discussa. Il pacchetto normativo relativo alle telecomunicazioni è attualmente in fase di discussione. La sua domanda verrà trasmessa al Consiglio. Non ho alcun dubbio che se è necessario introdurre una modifica, sarà fatto.
Presidente. Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.
Sajjad Karim (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, desidero solo ringraziare i servizi per aver agito prontamente riguardo alle informazioni che ho inviato loro per registrare adeguatamente la mia intenzione di voto. Adesso è stato fatto, pertanto desidero, attraverso di lei, porgere loro i miei ringraziamenti per aver lavorato in modo così efficiente. La registrazione pubblica adesso mostra la mia reale intenzione di voto. Vi sono riconoscente.
(La seduta, sospesa alle 19.05, è ripresa alle 21.00)