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Procedura : 2007/0281(CNS)
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Ciclo del documento : A6-0046/2008

Testi presentati :

A6-0046/2008

Discussioni :

PV 11/03/2008 - 16
CRE 11/03/2008 - 16

Votazioni :

PV 12/03/2008 - 5.4
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Testi approvati :

P6_TA(2008)0092

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 11 marzo 2008 - Strasburgo Edizione GU

16. Modifica del regolamento unico OCM con riguardo alle quote nazionali per il latte (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione, presentata dall’onorevole Elisabeth Jeggle a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1234/2007 recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) con riguardo alle quote nazionali per il latte [COM(2007)0802 - C6-0015/2008 - 2007/0281(CNS)] (A6-0046/2008).

 
  
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  Iztok Jarc, Presidente in carica del Consiglio. (SL) Consentitemi di dire innanzi tutto che la Presidenza accoglie con favore la relazione dell’onorevole Jeggle sulla proposta di aumentare le quote latte e ritiene che sia un contributo costruttivo ed equilibrato alla discussione ormai in corso da più di qualche settimana.

Sulla base di condizioni di mercato favorevoli, la Commissione europea ha proposto nella sua relazione, o valutazione, un aumento del 2% delle quote latte nazionali a partire dalla prossima campagna, vale a dire dal 1° aprile 2008.

Le quote latte non sono semplicemente un problema di percentuale; sono una questione più ampia connessa alla revisione della politica agricola comune. Questo è il motivo per cui il Consiglio non si è limitato al solo problema, ma è entrato in una discussione più ampia e contemporanea sull’intero pacchetto relativo alla valutazione dello stato di salute della politica agricola comune.

Devo dire che la presente proposta ha suscitato molte opinioni simili o dubbi in sede di Consiglio e di Parlamento. Per esempio, sono state avanzate richieste per una maggiore anticipazione e stabilità nel settore lattiero. Ci si preoccupava delle regioni con un potenziale agricolo meno favorevole in cui vi sono poche alternative alla tradizionale produzione lattiero-casearia. Dall’altra parte, ci sono state ferme richieste affinché si consentisse agli agricoltori europei di trarre vantaggio dalle opportunità offerte dai mercati in via di sviluppo internazionali ed europei.

Nonostante la complessità di questo problema, siamo convinti di poter trovare risposte e soluzioni equilibrate nel quadro della valutazione dello stato di salute della politica agricola comune. Desidero aggiungere su questo punto che il Consiglio sostiene il Parlamento nel suggerire alla Commissione che elabori una strategia generale a lungo termine per il settore lattiero-caseario, ossia una proposta di strategia per tale settore. Riteniamo che parte essenziale di essa dovrebbe essere una cosiddetta transizione morbida all’eliminazione delle quote latte, che garantirebbe un passaggio senza ostacoli a una politica nel settore lattiero-caseario maggiormente orientata al mercato nonché la prevedibilità di tale settore.

A questo scopo, il Consiglio intende chiedere alla Commissione di esaminare tutti gli strumenti appropriati per questa attuazione. Tuttavia, riteniamo che la proposta della Commissione per un aumento del 2% nelle quote per la prossima campagna dovrebbe essere considerato quale parte di un pacchetto e che il resto dovrebbe essere adeguatamente discusso nel contesto della valutazione dello stato di salute della politica agricola comune.

Desidero inoltre aggiungere che la proposta sarà sull’agenda della sessione del Consiglio “Agricoltura e pesca” che si terrà la prossima settimana, e auspico che sarà adottato. Pertanto, se verranno soddisfatte le condizioni, l’attuazione inizierà nella campagna attuale, ossia nel 2008.

Infine, consentitemi di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla discussione sulla presente relazione, in particolar modo la relatrice. Dal nostro punto di vista è un’osservazione equilibrata e ben fondata. Grazie per i vostri sforzi.

 
  
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  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, ritengo che sia un segnale molto positivo da parte della Presidenza che il ministro per l’Agricoltura sia qui presente oggi per partecipare a questa discussione di estrema importanza.

Inizierò il mio discorso in un modo tradizionale, ringraziando la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e in particolar modo la relatrice per il suo lavoro molto costruttivo sulla proposta di aumentare del 2% il sistema di quote latte, come dichiarato dal ministro, per la prossima campagna che inizierà il 1° aprile 2008.

In molti hanno esortato la Commissione ad alleviare la situazione molto complessa del settore lattiero-caseario. In sede di Consiglio, una vasta maggioranza di Stati membri ha invitato la Commissione a presentare una proposta sull’aumento delle quote. Una risoluzione qui in sede di Parlamento europeo, adottata nell’ottobre 2007, sull’aumento dei prezzi dei generi alimentari ha inoltre chiesto alla Commissione, quale priorità, di proporre un aumento temporaneo delle quote latte. A dicembre 2007 la Commissione ha presentato una relazione di previsioni di mercato in cui dimostrava che esiste, e ci sarà in futuro, una crescente domanda di prodotti lattiero-caseari.

La vostra relazione conferma inoltre che dovremmo accrescere le possibilità di produrre una maggiore quantità di latte. Ritengo che tutti concordino sul fatto che la proposta della Commissione sia piuttosto chiara e prudente, con un risultato prevedibile ed equo per tutti gli Stati membri. Potrei osservare con tutto rispetto che i vostri emendamenti sembrano non prestare la completa attenzione alla necessità di prevedibilità e pari trattamento per gli agricoltori?

L’emendamento inteso a rendere l’aumento del 2% volontario per gli Stati membri, se applicato, creerebbe probabilmente alcune difficoltà. In primo luogo, ritengo che dovremmo tutti concordare che stiamo cercando un orientamento più commerciale e una maggiore produttività. Pertanto, credo personalmente che si dovrebbe offrire al produttore la possibilità di scegliere se produrre più latte. Penso che dovremmo inoltre essere concordi sul fatto che i produttori lattiero-caseari hanno bisogno di prevedibilità, di certezza in merito alla loro possibile produzione nel contesto del sistema delle quote, e non credo che un sistema volontario vi contribuirebbe.

Quale soluzione, gli Stati membri hanno l’opportunità di decidere di non distribuire le quote ma mantenerle nella riserva nazionale. Questa è una possibilità, nonostante incoraggerei gli Stati membri, e sarei felice di vedere le quote distribuite, poiché ritengo che sia il modo più adeguato.

L’emendamento per l’impiego della perequazione delle quote al termine della campagna non è un’idea nuova. Infatti, è un aspetto che la Commissione ha esaminato molto da vicino, in quanto una simile teoria potrebbe facilitare l’uso in alcuni Stati membri delle quote inutilizzate in altri Stati membri. Tuttavia, ritengo che dovremmo concordare che la teoria è diversa dalla pratica.

Innanzi tutto, ritengo che introduca palesemente l’incertezza per i produttori lattiero-caseari. Dovrebbero pertanto formulare la loro migliore ipotesi riguardo a come la situazione potrebbe apparire alla fine dell’anno di produzione e, su tale base, cercare di compiere una scelta per la loro produzione, e solo l’anno successivo saprebbero se tale produzione è esente o meno da imposte. Sotto tutti gli aspetti credo che questo non vada a beneficio della decisione presa sul settore caseario. E’ ovvio che la produzione del latte comporta enormi investimenti, e dobbiamo ai nostri agricoltori un sistema prevedibile fino alla scomparsa delle quote nel 2015.

In secondo luogo, chi beneficerà di questo? Non occorre precisare che andrà ad ampio beneficio di un gruppo ristretto di Stati membri, il che rende la questione complessa da un punto di vista politico. L’aspetto più importante è che ne trarranno vantaggio i produttori che hanno già superato le loro quote, che hanno prodotto troppo, e non coloro che hanno cercato di mantenersi nei limiti del sistema delle quote. Pertanto non vi è alcuna certezza che ciò si traduca in una maggiore disponibilità di latte sul mercato.

In terzo luogo, dal mio punto di vista, questo è anche in contrasto con l’idea di semplificazione della politica agricola comune. Temo che le norme di attuazione in questo settore sarebbero estremamente complesse, e non sono favorevole a rendere il nostro sistema più complicato considerato che rimangono solo sette anni di vita a questo sistema di quote.

Per concludere, rilevo con piacere che tutti concordiamo sulla necessità di rafforzare le opportunità per il settore lattiero-caseario europeo di aumentare la propria produzione. E’ un segnale politico estremamente importante per me e per tutti gli Stati membri che la commissione per l’agricoltura abbia scelto all’unanimità questo approccio, dopo le opinioni molto divergenti all’inizio della discussione. Porgo pertanto le mie migliori congratulazioni alla relatrice per questo risultato e auspico di ottenere lo stesso livello di successo in sede di Consiglio.

 
  
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  Elisabeth Jeggle, relatrice. − (DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, come già affermato, la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale ha respinto all’unanimità la proposta della Commissione di aumentare le quote latte del 2% per la prossima campagna. Il che sarebbe pari a circa 2,8 milioni di tonnellate. Riteniamo tale proposta troppo rigida e inflessibile, e costituisce il segnale sbagliato nell’attuale situazione, in particolare per i mercati. Sulla base delle decisioni del 2003, ci sarà comunque un aumento delle quote dello 0,5% per 11 Stati membri il 1° aprile di quest’anno, l’equivalente di 700 000 tonnellate in più di latte nell’Unione europea.

Le discussioni intense con i miei colleghi della commissione per l’agricoltura hanno dimostrato che non ci sarà una panacea, né un modo agevole di condurre ulteriori discussioni. Esistono opinioni largamente divergenti e tutte le posizioni, dal generale e fondamentale rifiuto di ogni aumento delle quote, compreso l’aumento del 5%, sono state rappresentate. Siamo riusciti nondimeno a pervenire a un compromesso che tiene conto delle posizioni di tutti i gruppi, il che è stato accolto all’unanimità con nessun voto contrario o astensioni. Porgo i miei sentiti ringraziamenti a tutti gli onorevoli colleghi per la loro cooperazione costruttiva.

Il compromesso raggiunto ha due aspetti principali. Signora Commissario, lei ne ha parlato, ma io ho un’opinione diversa in merito.

Primo, l’istituzione di un meccanismo europeo di perequazione, in base al quale possa essere compensato a livello comunitario un eccesso o un difetto nelle quote nazionali esistenti. Non sarebbe molto burocratico e si tradurrebbe in una penalizzazione dei produttori che superano le loro quote solo dopo la perequazione.

Secondo, dal 1° aprile gli Stati membri possono decidere di aumentare su base volontaria le quote nazionali per la campagna 2008/2009. Desideriamo flessibilità, non rigidità! Tale compromesso significa che le quote già esistenti verranno impiegate in modo più efficace. Per gli Stati membri con maggiore potenziale vi è inoltre l’opportunità di impiegare questo quadro di quote europee seguendo un sistema comune di mercato interno europeo.

Signora Commissario, lei sottolinea regolarmente che le quote latte esistenti scadranno in tale sistema nel 2015. Un aumento lineare nelle sole quote, tuttavia, non creerà l’atterraggio morbido che lei ha promesso. Ripensi, se vuole, ai laghi di latte del passato! La commissione per l’agricoltura si è pertanto dichiarata inequivocabilmente, al pari di quanto aveva già fatto nel mini-pacchetto “latte”, favorevole all’istituzione di fondi destinati al settore lattiero-caseario intesi a registrare un risparmio nei costi derivanti dalle riforme esplicitamente per tale settore. Secondo noi, una simile promozione e tutela di ampia portata dell’intero settore può essere possibile solo in questo modo. In particolare, tale strumento dovrebbe essere impiegato per i produttori lattiero-caseari nelle regioni svantaggiate e in regioni del tutto prive di terreni da pascolo. Le domando, quindi, signora Commissario, di integrare concretamente questa richiesta del Parlamento europeo nella sua proposta di legge sullo stato di salute.

Dal nostro punto di vista, l’applicazione dell’articolo 69 non è sufficiente poiché non è chiaramente definito in termini di misure pratiche, in particolare per il settore già citato. E’ inoltre puro cinismo quando un funzionario di alto livello della Commissione annuncia in una riunione di agricoltori che non dovrebbero lamentarsi dei prezzi di produzione che in realtà stanno già diminuendo di nuovo, poiché ci sono già i 27 centesimi al litro. Questo è disprezzo per gli interessi legittimi di un’intera categoria professionale, che io, in qualità di membro di un Parlamento, perorandone la causa al più elevato livello democratico, non accetto!

 
  
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  Czesław Adam Siekierski, a nome del gruppo PPE-DE. – (PL) Signor Presidente, sono certo che un aumento nelle quote latte per la campagna 2008/2009 non minaccerà la stabilità del mercato lattiero-caseario dell’Unione europea, e non si verificherà alcuna riduzione significativa nei prezzi del latte. Ci saremmo aspettati un aumento maggiore, ma ascoltando le osservazioni formulate dall’onorevole Jeggle e da altri colleghi sosteniamo il pacchetto di emendamenti di compromesso che parla di un aumento volontario del solo 2%.

Trapela dalle informazioni della stampa che la signora Commissario è a favore delle proposte per un aumento annuale delle quote del solo 1% dal 2010 quale parte di quello che viene chiamato atterraggio morbido. E’ un approccio piuttosto conservatore, benché, da quel che si dice, la signora Commissario sia una liberale, ma torniamo a noi. Da un lato le quote basse limitano lo sviluppo dell’industria lattiero-casearia riducendone la competitività e il potenziale di esportazione. Dall’altro, questa è una garanzia di reddito stabile per i nostri agricoltori.

In futuro, dovremo continuare a discutere la scelta della migliore soluzione.

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Rosa Miguélez Ramos, a nome del gruppo PSE. (ES) Signor Presidente, la verità è che i prezzi estremamente ridotti pagati per anni ai produttori lattiero-caseari europei hanno causato un danno importante per il settore. Hanno provocato un abbandono su vasta scala del settore, in particolar modo in alcune regioni come la mia, la Galizia, e un’altra delle conseguenze è stata l’enorme riduzione delle riserve strategiche di latte, che è un alimento di prima necessità.

Vorrei dire che, dal 2007, il mercato si sta sviluppando in modo positivo, e questo sta di fatto dando respiro ai produttori, consentendo loro persino di investire nelle loro aziende agricole, cosa sinora impensabile. Su questo aspetto vi sono due buone notizie, secondo la relazione della Commissione: le prospettive positive per il futuro significano che il mercato richiede quantità aggiuntive di latte, quindi si propone un aumento del 2% per quest’anno. Signora Commissario, sono stata d’accordo con tale proposta sin dall’inizio.

Concordo con la proposta e ho cercato di collaborare con la relatrice, l’onorevole Jeggle, in particolare perché è chiaro che c’è stata della reticenza e che alcuni membri della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale non pensavano che la proposta della Commissione sarebbe stata sostenuta.

Tuttavia, dal mio punto di vista e da quanto capisco, il Parlamento non dovrebbe, come lei ha dichiarato, limitare i produttori che decidono di rispondere positivamente alle domande del mercato. Pertanto, io stessa ho proposto, in accordo con l’onorevole Jeggle, di rendere la disposizione volontaria.

Come già affermato dall’onorevole Jeggle, la relazione è stata adottata all’unanimità in sede di commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Nonostante sia vero, come dichiarato dalla relatrice, che le quote sono sottoutilizzate a livello comunitario, ciò non accade in modo uniforme tra tutti gli Stati membri, e lo stesso vale per il deficit di produzione in contrapposizione al consumo teorico.

Si pensi solo che nel mio paese, la Spagna, la produzione a noi assegnata è di 6,1 milioni di tonnellate e il nostro consumo teorico è di 9 milioni di tonnellate. La Spagna ha quindi, deve essere detto, quasi il più ampio deficit annuo per abitante dell’intera Unione europea.

Pertanto, abbiamo chiesto nella relazione dell’onorevole Goepel che venga in futuro apportata tale modifica delle quote, non attraverso un incremento lineare, come definito nella proposta presentata ora da lei, ma sulla base del divario esistente tra l’attuale struttura e quella che dovrebbe esserci, come lei dice, al fine di essere competitivi e affrontare da soli il mercato. Su questo aspetto, signora Commissario, desidero domandarle se sta considerando la possibilità, riguardo ai meccanismi di adattamento o all’atterraggio morbido, di delineare modelli individuali per i singoli Stati membri.

Vorrei chiarire bene che ritengo che la produzione del latte dovrebbe essere tutelata in tutta l’Europa. Per quanto riguarda le quote, prima di dire che stiamo per abbandonarle e che scompariranno, dobbiamo pensare al loro ruolo socioeconomico di protezione delle numerose economie fragili. In molte regioni la produzione lattiero-casearia è, come sapete, l’unica opzione agricola, quindi tale sistema ha aiutato...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Niels Busk, a nome del gruppo ALDE. – (DA) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, la relatrice, l’onorevole Jeggle, ha prodotto nuovamente un lavoro eccellente, per il quale desidero ringraziarla. Al momento, i produttori lattiero-caseari europei stanno affrontando grandi sfide poste dalla crescente domanda di prodotti lattiero-caseari soprattutto dall’Estremo Oriente. Questo è un problema molto positivo. Al contempo, l’economia produttiva è minacciata dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari, poiché l’Unione europea ne sta evitando l’importazione, necessaria ai paesi nostri concorrenti. Al fine di sopravvivere dobbiamo concedere adesso l’aumento delle quote. Altrimenti, se aspettiamo fino al 2015, quando si spera che le quote verranno abolite, avremo perso un’opportunità unica per l’industria lattiero-casearia europea.

Il mio gruppo vuole vedere la liberalizzazione della produzione lattiero-casearia in Europa grazie all’economia di mercato e della libera concorrenza, e il sistema delle quote costituisce un ostacolo a questo. L’aumento della produzione di almeno il 2% e la rivalutazione in una fase più avanzata dell’eventuale necessità di un ulteriore aumento di quote, sosterrà e manterrà solida e di vasta portata la produzione lattiero-casearia in Europa e offrirà una transizione agevole all’eliminazione del sistema delle quote, introdotto nel 1983, appunto quale accordo di transizione, a causa dello sviluppo del latte intero in polvere e dell’eccessiva produzione di burro. Fortunatamente, questo problema non esiste più, adesso il mercato chiede una maggior quantità di prodotti lattiero-caseari. Offriamo ai produttori europei del settore l’opportunità di rispondere alla domanda.

 
  
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  Alyn Smith, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, non farò eccezione nel congratularmi con la nostra relatrice per un lavoro serio, che ritengo essere considerato al meglio quale parte di un quadro più ampio sul modo in cui garantiamo la stabilità a lungo termine per allevatori e agricoltori europei.

Ho due osservazioni da fare. Approviamo e accogliamo positivamente le proposte della Commissione per l’eliminazione delle quote entro il 2015. Tuttavia, desideriamo vedere un sistema di controlli di produzione, e non concordiamo con il punto contenuto nella relazione secondo cui dovrebbe esserci un meccanismo volontario di opt-in per gli Stati membri. Noi, nel Regno Unito in particolare, abbiamo assistito a una modulazione volontaria che, ovviamente, non è volontaria per tutti i produttori che sono trovati in difficoltà a causa sua, e non concordiamo con tale principio. Non crediamo che la deregolamentazione asimmetrica sia sensata.

Anche più a lungo termine, desidero sottolineare ai nostri colleghi della Commissione che uno degli aspetti importanti, poiché osserviamo un mercato molto più liberale e libero nella produzione lattiero-casearia, sarà l’impatto del diritto di concorrenza su come i nostri agricoltori in particolare dovranno affrontare i contratti privati a lungo termine e la violazione di alcuni produttori e acquirenti, nello specifico, nel mercato lattiero-caseario. Tuttavia, nel complesso, è una relazione seria e ci fa piacere accordarle ampio sostegno.

 
  
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  Dimitar Stoyanov (NI).(BG) La situazione della produzione lattiero-casearia in Bulgaria è un esempio della presenza di qualcosa di sbagliato nel sistema economico dell’Unione europea.

L’aumento delle quote non ha molta importanza poiché il 30% dei bovini nel mio paese è morto di stenti solo nel corso del primo anno di adesione all’Unione europea. Ciò è dovuto agli enormi tassi di inflazione portati dall’Unione europea, nonché ai nuovi regolamenti, alle quote e ai prezzi più elevati dei generi alimentari e dei carburanti.

Quanto tempo ancora deve passare? Forse saranno necessari un paio d’anni prima che la patria dello yogurt, la patria del Lactobacillus bulgaricum, resti senza una sola mucca viva grazie all’Unione europea.

 
  
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  James Nicholson (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, prima di tutto accolgo con favore la raccomandazione che la relatrice ci ha presentato oggi in quest’Aula del 2% per 12 mesi come misura volontaria. Ritengo sia una posizione equilibrata da assumere.

Sono contrario all’apertura dei blocchi della produzione in quanto credo non risolverebbero nulla. Osserviamo il modo in cui il mercato si sviluppa nei prossimi 12 mesi. Allora, possiamo tornare sull’argomento il prossimo anno, esaminare nuovamente la situazione e assumere una prospettiva più ampia. Tutti parlano di soft landing, di atterraggio morbido, per le quote, ma nessuno sa dirmi in che cosa consisterà tale atterraggio. E’ una parola che utilizziamo, come hanno fatto il Presidente in carica del Consiglio e la signora Commissario, ma di che cosa stiamo parlando realmente adesso se aspettiamo il 2013? So che c’è una lunga strada da percorrere, ma al momento ci sono molti produttori lattiero-caseari lì fuori che si domandano in realtà come sarà la situazione quando arriverà quel momento.

Pertanto, mentre i guadagni per il settore lattiero-caseario sono cambiati drasticamente nel corso del 2007, non possiamo garantire che questo continuerà per sempre. Siamo molto onesti su tale aspetto. Non è quello che la Commissione ha fatto, né quello che abbiamo fatto noi politici. Non è quello che hanno fatto i governi nazionali o persino il settore lattiero-caseario. Sono state le forze del mercato che hanno condotto al rialzo dei prezzi e questo è quanto è realmente accaduto. I prezzi dei cereali hanno provocato il rialzo dei costi. Ma dobbiamo anche comprendere che, per quanto riguarda i prossimi 12 mesi, il costo dei cereali, dei fertilizzanti, l’elevato costo dell’energia, del foraggio questa estate, significheranno che una gran quantità di denaro in più destinato al settore lattiero-caseario verrà, di fatto, assorbito da tali costi supplementari.

Non ci facciamo quindi trasportare dalla convinzione che tutto sia roseo e meraviglioso nel settore lattiero-caseario, perché non è così. Il 2% in più produrrà una quantità considerevole. Tuttavia, concordo con la signora Commissario sul fatto di non rendere la situazione maggiormente complicata. Rendiamola più semplice per i produttori. Il settore agricolo lattiero-caseario, a prescindere dal luogo in cui si vive in Europa, è la spina dorsale della piccola azienda agricola a conduzione familiare, e dobbiamo sostenerlo.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (PSE).(HU) Signor Presidente, signora Commissario Fischer Boel, l’aumento del 2% delle quote latte proposto nella relazione riguarda numerosi Stati membri. L’Ungheria non figura tra questi ultimi, poiché impiega solo il 70% delle quote latte assegnate, ma siamo nondimeno solidali con gli Stati membri quali la Polonia e gli altri che necessitano di un aumento delle loro quote latte. Oltre a tale aumento, dobbiamo tutti prepararci all’eliminazione del regime delle quote latte nel 2015, come propone la signora Commissario, e quindi occorre che progettiamo meccanismi di sostegno che forniranno un aiuto concreto nella promozione della produzione lattiero-casearia di qualità. Un problema specifico in alcuni paesi è il ritardo nello sviluppo tecnico e tecnologico. Sarebbe pertanto positivo se venissero impiegate risorse comunitarie per incoraggiare lo sviluppo tecnologico in paesi come l’Ungheria e altri nuovi Stati membri che non sono stati in grado di utilizzare le intere quote assegnate. Al momento di aumentare tali quote, è importante anche sviluppare l’innovazione nel settore agricolo. L’incremento dei prezzi del foraggio è un problema, e ne esiste un altro in particolare per cui né la signora Commissario Fischer Boel né nessun altro può fare nulla, ossia che in Ungheria l’industria di lavorazione casearia non è purtroppo di proprietà dei produttori lattiero-caseari, e questo li pone in un enorme svantaggio in termini di concorrenza. Grazie per la vostra attenzione.

 
  
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  Margrete Auken (Verts/ALE).(DA) Signor Presidente, come la signora Commissario sa, il dibattito generale in Danimarca è molto sfavorevole alle sovvenzioni nel settore agricolo. Siamo davvero consapevoli che, se è stimolante produrre latte in Europa, ciò può essere attribuito in gran parte ai prezzi artificialmente elevati e ai limiti della concorrenza dei paesi terzi. Le condizioni sono sfociate in una sovrapproduzione, che abbiamo tentato di razionare attraverso il sistema delle quote. Non mi inoltrerò in tutte le disgrazie che questo ha comportato, ma semplicemente specificherò che, se la Commissione intende aumentare le quote per rispondere alla domanda crescente, ciò non sarà sufficiente. Le quote devono essere completamente abolite, e le distorsioni nel mercato eliminate. Pertanto, occorre una riforma profonda della politica agricola comune, con un’eliminazione dei pagamenti per area di superficie più rapida di quanto non accada al momento. Il mercato deve essere adeguatamente liberalizzato, e questo dovrebbe essere l’obiettivo principale della riforma. Inoltre, possiamo valutare le possibilità di proseguire con il sostegno a piccole aree ristrette in cui vi sono buoni motivi per la produzione di latte nonostante le condizioni economiche. La liberalizzazione deve far parte della politica agricola dell’UE: una politica che integri la sostenibilità ambientale nelle condizioni di mercato generali e che garantisca libero accesso ai mercati dell’Unione europea, sulla base di condizioni eque, ai paesi in via di sviluppo. C’è ancora molta strada da percorrere prima di poter essere orgogliosi della politica agricola dell’Unione europea.

 
  
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  Albert Deß (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, desidero ringraziare l’onorevole Elisabeth Jeggle per aver lavorato con grande capacità alla presente relazione. L’attuale sistema di quote è stato concordato fino al 2015. Rimarrà pertanto in vigore per altri sette anni e qualche giorno, per l’esattezza. Ritengo sia sbagliato, signora Commissario, aumentare adesso le quote latte del 2%.

Avrei compreso appieno se la quota fosse stata aumentata del 2% per i nuovi Stati membri in cui il consumo di prodotti lattiero-caseari è ben al di sotto della media comunitaria. Signora Commissario, pur rispettandola molto, ritengo che le proposte della Commissione siano sbagliate. Nel corso degli ultimi due mesi i nostri produttori lattiero-caseari hanno ottenuto un prezzo equo del latte per la prima volta da molti anni. Loro, che mungono le loro mucche la mattina e la sera, 365 giorni all’anno (366 quest’anno), meritano di percepire un reddito migliore di quanto non sia stato negli ultimi anni.

Pertanto, aumentare le quote adesso significa sottoporre i prezzi del latte a pressioni enormi, e sono già sotto pressione senza alcun aumento. In quest’Aula parliamo di atterraggio morbido, che secondo me significa ingannare i produttori lattieri. Non ci sarà alcun atterraggio morbido, ma duro quando si comprenderà l’idea della Commissione per quanto riguarda le quote. Credo che non dovrebbe più esserci nessun Hoelgaard o Rasmussen nella Commissione, che desiderano un calo precipitoso nei prezzi del latte. Non bisogna consentire loro di passarla liscia.

Anche senza alcun aumento abbiamo problemi e dobbiamo cercare di affrontarli in questa sede. Domani i deputati del CSU bavarese voteranno contro la presente relazione, in quanto non sono favorevoli a tale aumento. Non è una posizione contraria all’onorevole Elisabeth Jeggle, ma contraria all’aumento delle quote.

 
  
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  Bogdan Golik (PSE).(PL) Signor Presidente, desidero iniziare ringraziando la collega, l’onorevole Jeggle, per l’enorme quantità di lavoro svolto nel redigere la presente relazione. L’argomento che discutiamo oggi, è un tema che io stesso ho presentato tre anni fa quando per la prima volta ho iniziato a lavorare nel Parlamento europeo. Da tre anni affermiamo la necessità di aumentare le quote latte nei nuovi Stati membri e nell’Unione europea, per ricomporre quella spaccatura sproporzionata e impari in queste quote tra i singoli paesi, al fine di accrescere la produzione, e in primo luogo l’esportazione, e soprattutto cessare di penalizzare quegli agricoltori che desiderano aumentare la produzione e produrre ottimo latte europeo.

Gli argomenti essenziali a conferma della mia posizione di tre anni fa si trovano anche nella relazione della Commissione al Consiglio “Prospettive di mercato per il settore lattiero-caseario”, che annuncia il proseguimento degli andamenti positivi nel mercato lattiero mondiale. Le quote latte assegnate ai singoli Stati membri non sono state interamente utilizzate. D’altro canto, l’aumento del 2% nelle quote non comporta necessariamente lo stesso aumento nella produzione lattiera in tutte le regioni. Un numero sempre crescente di aziende agricole nell’Unione europea sta abbandonando la produzione lattiero-casearia, poiché ritiene che necessiti di una quantità eccessiva di manodopera. Di conseguenza, in tutti quei paesi in cui si desidera produrre latte dovremmo aumentare la quota del 5% anziché del 2%, in particolare in considerazione del fatto che si assisterà a una crescita nel numero di clienti nel mondo e, in particolare in Asia, a un aumento della domanda per gli eccellenti prodotti lattiero-caseari europei.

 
  
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  Astrid Lulling (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, le opinioni sulle quote latte sono divise. Lo abbiamo constatato anche nella nostra commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, che ha approvato tuttavia all’unanimità un compromesso concordato. Pertanto, se il Parlamento europeo intende inviare un segnale alla Commissione e al Consiglio dei ministri, dovrebbe anche essere, tuttavia, consapevole che gli agricoltori e i loro rappresentanti sono ancora divisi.

Alcuni sono perfettamente in grado di accettare un aumento nelle quote di almeno il 2% e quindi un atterraggio morbido precedente alla totale eliminazione delle quote. Desiderano opportunità di crescita attraverso un impiego migliore del loro potenziale produttivo, in quanto le opportunità di mercato nell’Unione europea e sul mercato mondiale quale risultato della domanda in costante crescita sono molto attraenti. Altri temono un crollo nei prezzi di produzione, diventati più equi solo di recente, nel caso in cui venissero prodotte maggiori quantità di latte.

Vi sono inoltre opinioni divergenti sulla perequazione europea proposta dalla commissione agricoltura. Questo non significa adesso abbandonare il sistema delle quote latte nazionali nel momento in cui in Europa vi è un deficit di approvvigionamento pari a 3 milioni di tonnellate? Non si potrebbe raggiungere ugualmente l’obiettivo riducendo il prelievo supplementare e aumentando le quote latte? Quale produttore lattiero-caseario ha il coraggio di rischiare in paesi in cui, come nel Lussemburgo, il prelievo supplementare per il 2006-2007 sarà nuovamente in ribasso a causa del superamento delle quote? Poiché l’aumento volontario del 2% nelle quote latte per il 2008-2009 fa parte del compromesso, posso sostenerlo.

Sono particolarmente soddisfatta della richiesta contenuta nella nostra relazione di istituire un programma di ristrutturazione dei fondi destinati al settore lattiero-caseario. Ritengo sia estremamente importante che venga richiesta in tempi brevi una valutazione degli effetti economici, sociali ed ecologici dell’aumento delle quote latte nonché una relazione sul comportamento dei consumatori che chieda espressamente di tenere in considerazione i fattori specifici della produzione lattiero-casearia nelle regioni svantaggiate quali il Lussemburgo, con condizioni di produzione difficili.

Le risorse previste da destinarsi al settore lattiero-caseario devono continuare ad esserci. Occorre inoltre chiarire che i prezzi alla produzione, che sul lungo periodo sono più equi, sono solo parzialmente responsabili dei prezzi più elevati dei generi alimentari. I distributori e le catene di prodotti alimentari dominanti continuano a ritenersi fortunati su questo aspetto.

 
  
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  Katerina Batzeli (PSE).(EL) Signor Presidente, desidero iniziare ringraziando e congratulandomi con l’onorevole Jeggle e con tutti i coordinatori che si sono davvero prodigati nel tentativo di raggiungere un equilibrio nel settore particolarmente sensibile delle quote latte, una politica che, secondo le aspettative di allevatori e agricoltori europei, dovrebbe apportare cambiamenti radicali e di ampia portata.

Signora Commissario, è particolarmente incoraggiante che, dinanzi a un cambiamento nell’offerta e nella domanda di prodotti lattiero-caseari, la Commissione abbia risposto modificando uno degli emendamenti principali e abbia aumentato le quote nazionali del 2% per il periodo 2007-2008. Desidero precisare che è ammissibile per la Commissione mostrare questo tipo di flessibilità in questioni relative allo sviluppo del mercato per i prodotti agricoli, in particolare i generi alimentari, nello specifico durante un periodo in cui il settore dell’allevamento si trova ad affrontare questioni di redditività dovute alle crisi del mercato internazionale.

Tuttavia, è anche una questione di principio che una simile crisi non si possa risolvere tramite le medesime disposizioni e politiche per tutti i tipi e le dimensioni delle attività di allevamento. Per questo motivo sottolineo che, nell’ambito delle loro discussioni, la Commissione e il Consiglio devono rivalutare la questione del tenore di materia grassa, al fine di evitare distorsioni della concorrenza, a spese dei paesi per i quali è stato fissato un ridotto tenore di materia grassa.

 
  
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  Maria Petre (PPE-DE).(RO) Innanzi tutto, desidero congratularmi con la relatrice per il suo lavoro e gli sforzi compiuti nella ricerca di un compromesso in questa materia estremamente delicata.

Nel mio ruolo di eurodeputato di un nuovo Stato membro, ritengo vantaggioso l’aumento del 2%, anche se desideravamo una percentuale sostanzialmente più elevata, in particolare per gli Stati membri con quote latte basse associate a un potenziale produttivo inutilizzato. L’aumento nelle quote latte nazionali non è una minaccia alla stabilità del mercato lattiero-caseario.

Desidero sottolineare il fatto che un aumento del 2% rappresenta, in effetti, un reale incremento nella produzione del latte a livello comunitario del solo 0,8%. Ritengo inoltre che occorra mantenere l’attuale sistema delle quote al fine di incoraggiare il consolidamento delle aziende agricole esistenti e favorirne di nuove. Il termine impiegato relativamente alle quote da una prospettiva di riforma della politica agricola comune è “atterraggio morbido”, che significa un’eliminazione graduale delle quote.

I nuovi Stati membri, in particolare la Romania e la Bulgaria, che hanno aderito all’Unione il 1° gennaio 2007 e che, per impiegare la stessa terminologia, “sono decollati” bruscamente, affronteranno le difficoltà dell’adattare le procedure di “decollo” a quelle di questo “atterraggio” morbido. Se tale proposta non fosse stata accolta, la quota assegnata alla Romania si sarebbe esaurita, come nel 2007, in sei mesi, il che, in effetti, non incoraggia ma anzi scoraggia del tutto i progetti di sviluppo dei nostri agricoltori. Auspico che la votazione della presente relazione nel corso della sessione plenaria si dimostri determinata al pari della votazione in sede di commissione agricoltura.

 
  
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  Gábor Harangozó (PSE).(HU) La ringrazio, signor Presidente. Signora Commissario, onorevoli colleghi, desidero cogliere questa opportunità per congratularmi con l’onorevole Jeggle per la sua eccellente relazione e per tutto l’intenso lavoro ad essa dedicato. Non vi è alcun dubbio che l’Unione europea debba rispondere in modo adeguato alla crescente domanda globale che suggerisce un aumento significativo nelle quote latte. L’aumento proposto del 2% delle quote, la cui entrata in vigore è prevista in tutti gli Stati membri all’inizio di aprile 2008, aiuterà probabilmente il settore nell’Unione europea a trarre vantaggio dall’opportunità offerta dalla domanda globale. Tuttavia, è necessario risolvere la questione delle quote latte senza creare un altro problema nel processo.

Vorrei sottolineare che oltre a soddisfare l’autentica domanda del mercato e ampliare la gamma di prodotti offerti, dobbiamo contribuire a migliorare la già difficile situazione dei produttori. Questo è il motivo per cui dobbiamo garantire che venga attribuito il giusto peso all’impatto sociale e ambientale dell’aumento delle quote, e al suo effetto sulla produzione, in particolare riguardo al sostegno ai produttori nelle regioni svantaggiate. Per i meccanismi del mercato interno è indispensabile garantire che il prezzo è adeguato sia per i produttori che per i consumatori. In considerazione del fatto che il sistema delle quote sarà abolito dopo il 2015, dobbiamo iniziare a pensare adesso al modo in cui aiutare i produttori a rendere il loro lavoro efficiente e proficuo. Grazie per l’attenzione.

 
  
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  Béla Glattfelder (PPE-DE).(HU) Grazie. L’aumento delle quote latte nell’attuale situazione di mercato è avventato e rischioso per due motivi. Da un lato, la prospettiva di mercato non è neanche lontanamente favorevole come suppone la Commissione europea. I recenti sviluppi dimostrano chiaramente i rischi che l’aumento delle quote implica. I consumatori in Europa e al di fuori di essa hanno risposto in maniera sensibile all’incremento dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari. In alcuni paesi il consumo è diminuito di circa il 10-30%, e le importazioni di latte in polvere dalla Cina hanno registrato una riduzione. Di conseguenza, il prezzo d’acquisto del latte in Ungheria, per esempio, è sceso del 10-20% nelle ultime settimane. La prima ragione di tutto questo può essere che, mentre i prezzi di altri generi alimentari sono aumentati, il costo della carne non ha sinora seguito tale tendenza, con il risultato che i consumatori soddisfano il loro fabbisogno proteico consumando carne anziché i prodotti lattiero-caseari sempre più costosi.

Al contempo, in molti Stati membri una proporzione notevole di quote latte resta inutilizzata. Un aumento delle quote impedirebbe ai produttori di questi Stati di cogliere le opportunità a loro disposizione; infatti, per tali paesi quote maggiori si tradurrebbero in realtà in un calo di produzione poiché i produttori negli Stati membri che impiegano del tutto le loro quote acquisteranno il bestiame necessario per aumentare la produzione di latte di questi paesi.

Attualmente, quindi, non vi è alcuna necessità di aumentare le quote. Aspettiamo e osserviamo ciò che accade. Se il prezzo sale e continua l’aumento della domanda nel lungo termine, allora dovremo riconsiderare la questione.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).(SK) I dati relativi alla campagna 2006/2007 mostrano una sottoutilizzazione di 1,9 milioni di tonnellate di latte a livello comunitario, con 18 Stati membri su 27 con una produzione inferiore alle loro quote nazionali.

La Commissione europea prevede che per la campagna 2007/2008 si registrerà una sottoutilizzazione dell’ordine di 3 milioni di tonnellate di latte. La questione di un ulteriore aumento del 2% delle quote è d’altra parte discutibile. Concordo riguardo al punto di vista secondo cui ogni opzione dovrebbe essere considerata sulla base della sua applicabilità, prestando attenzione al rispettivo impatto economico, sociale, regionale e di bilancio.

A mio parere, i nuovi Stati membri dovrebbero ricevere maggiori sovvenzioni, fissate al 2% come proposto, al fine di non subire discriminazioni a causa del loro passato, poiché siamo tutti consapevoli della crescita della domanda nonché dei prezzi più elevati.

 
  
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  Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN).(PL) Signor Presidente, l’onorevole collega Jeggle ha presentato un’ottima proposta riguardo all’aumento delle quote latte. L’eventualità di tale aumento nonché della creazione di un sistema di perequazione a livello UE è inoltre sostenuto sia dalla situazione del mercato lattiero-caseario che dai produttori del settore.

In considerazione di questa situazione, occorre porre alcune domande. Per quale motivo la Commissione europea è stata così lenta nel reagire alla necessità di aumento delle quote latte? Sta programmando di garantire gli interessi e l’esistenza dei produttori comunitari fissando un prezzo minimo del latte a un livello che renda sicuro un profitto per tutti i produttori lattiero-caseari dell’Unione europea e che ponga fine alla vendita sotto il costo di produzione? La Commissione prevede una cancellazione dello squilibrio nella produzione di latte tra vecchi e nuovi Stati membri?

 
  
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  Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, signora Commissario, due settimane fa, si sono recati a Bruxelles 4 500 produttori lattiero-caseari da ogni angolo d’Europa. Hanno unito le forze al fine di formare una centrale del latte europea e adesso chiedono prezzi più equi.

Questo ha già avuto notevoli conseguenze in Germania. Abbiamo prezzi alla produzione che erano di circa il 40% e adesso vengono nuovamente posti sotto pressione. I produttori lattiero-caseari chiedono pertanto una politica di mercato basata sulla quantità. Se tale sviluppo fosse in procinto di crescere, se influenzasse la politica agricola, potete immaginare una Commissione nel 2015 che abbia la capacità politica di resistere alle richieste di questo movimento al fine di aumentare o applicare nuovamente il sistema di quote latte in un modo flessibile?

 
  
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  Jim Allister (NI).(EN) Signor Presidente, condivido la preoccupazione di molti in quest’Aula su un aumento definitivo delle quote latte. Ritengo che al punto in cui siamo giunti occorra porsi alcune domande fondamentali, che comprendono il fatto che, se abbiamo una sottoproduzione prevalente e una situazione al di sotto delle quote, allora qual è la reale motivazione dell’aumento delle quote? Quest’anno, ci aspettiamo tre milioni di tonnellate di sottoutilizzazione, qual è quindi la grande fretta a questo proposito?

In secondo luogo, per quanto riguarda il tanto citato atterraggio morbido, abbiamo bisogno di prestare particolare attenzione a quelle regioni che hanno costruito la loro struttura e strategia nel rifornire altre regioni che attualmente hanno una produzione limitata, regioni come la mia circoscrizione, che fornisce al di là dei confini la Repubblica d’Irlanda. In termini di atterraggio morbido, occorre trovare una strategia a lungo termine e sbocchi commerciali alternativi per regioni come questa.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, mi domando che cosa i produttori che possono ascoltare questa discussione penserebbero, è troppo complicato. Mi congratulo con l’onorevole Jeggle per un lavoro miracoloso nell’ottenere consenso. Tuttavia, chi di voi questa settimana si è trovato nella tempesta sa che un atterraggio morbido dipende dal modo in cui soffia il vento e nessuno di noi sa come soffierà tra qualche anno.

Penserei che un aumento delle quote del 2% – e la scelta volontaria, secondo me, non spetta agli Stati membri, ma sono i produttori che decidono se farne o meno uso – ci consentirà di esaminare il mercato, cosa di cui abbiamo bisogno. Il 2% non è un aumento consistente per i singoli produttori.

Per quanto riguarda le preoccupazioni, e forse la signora Commissario ha pensato troppo intensamente al meccanismo di perequazione, state tassando in modo pesante i produttori che possono produrre mentre al contempo gli Stati membri non intendono produrre. Abbiamo già discusso con altri colleghi di questo argomento, pertanto occorre fare qualcosa a riguardo.

Infine, l’iniziativa dell’OMC potrebbe rendere ...

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Neil Parish (PPE-DE).(EN) Signor Presidente, desidero ringraziare molto l’onorevole Jeggle per aver elaborato una relazione complessa. Posso solo dire rapidamente che “chi non risica non rosica”, e ritengo che in questo caso dobbiamo essere molto più coraggiosi. Le quote latte sono come una pentola a pressione: non si può tenere la pressione costante fino alla fine e poi toglierla, perché semplicemente esploderebbe. Sono abbastanza chiaro sul significato di atterraggio morbido, ossia l’aumento delle quote in modo significativo prima di arrivare al 2015, pertanto accolgo questo 2% con particolare favore.

Desidero dire alla Commissione e al Consiglio che dovremmo essere molto più coraggiosi quando giungeremo al 2010. Non pensiamo solo all’1%, ma al 2% e assicuriamoci di svolgere un autentico atterraggio morbido per le quote latte. I giovani agricoltori e i nuovi operatori sono stati tutti limitati nel corso degli anni. Questa è la nostra opportunità di fornire loro tale produzione. Finalmente il commercio lattiero-caseario è in crescita nel mondo…

(Il Presidente interrompe l’oratore)

 
  
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  Agnes Schierhuber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, il latte è un prodotto altamente sensibile e desidero ringraziare con la massima sincerità l’onorevole Jeggle per un compromesso efficace. Accolgo con particolare favore l’aumento volontario delle quote latte negli Stati membri. Tuttavia, vorrei sottolineare quanto segue: chiunque citi continuamente il prezzo dei generi alimentari quale giustificazione di un aumento delle quote o della sovrapproduzione, nasconde completamente il fatto che i produttori lattiero-caseari non percepiscono neanche il 30% del prezzo di vendita nei negozi. Ritengo dovremmo discuterne.

E’ essenziale inoltre che la produzione lattiero-casearia possa proseguire nelle regioni montane e nelle aree svantaggiate poiché costituisce spesso l’unico tipo di produzione che si svolge in questi luoghi. Abbiamo bisogno di un programma speciale in questo settore.

 
  
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  Esther de Lange (PPE-DE).(NL) Salto i convenevoli e proseguo dicendo che accolgo con favore la proposta dell’aumento delle quote del 2%. Personalmente, avrei preferito il 3%, in quanto la stessa Commissione europea ammette che il 2% significa nella pratica solo l’1%, poiché non tutti i paesi utilizzano interamente le quote; tuttavia sosterrò in ogni caso il compromesso del 2% dell’onorevole Jeggle.

Desidero dire alla Commissione europea che non è in anticipo, in quanto già nel 2006 siamo stati raggiunti sul mercato mondiale dalla Nuova Zelanda. La domanda è cresciuta, pertanto vi era il margine per sfruttare le opportunità, ma non abbiamo potuto farlo poiché costretti dal sistema delle quote. Tale sistema ha avuto un ruolo da svolgere quando esisteva il problema della sovrapproduzione ma, ora che la domanda è aumentata, occorre sviluppare un nuovo sistema che ci consenta di sfruttare le opportunità del mercato. In questo contesto, ritengo inoltre che sia una vergogna che la valutazione dello stato di salute stia chiaramente verificando al momento quattro aumenti dell’1%. Dal mio punto di vista, un vero atterraggio morbido richiede più di un aumento dell’1%. Abbiamo il coraggio di farlo.

 
  
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  Iztok Jarc, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Desidero innanzi tutto ringraziare tutti i presenti alla discussione. Come sempre in Parlamento, è stata molto complessa e fruttuosa e ha sottolineato tutti i problemi e le differenze che esistono tra gli Stati membri.

Vorrei evidenziare che la Presidenza, e ovviamente il Parlamento europeo, hanno senza dubbio offerto tempo sufficiente affinché la proposta fosse valutata da tutti i punti di vista. Se vengono soddisfatte le condizioni per l’adozione di questa proposta, considerando il parere del Parlamento europeo, tale aumento del 2% verrà impiegato a partire dall’inizio della prossima campagna, ossia dal 1° aprile 2008.

Tuttavia, desidero sottolineare che con questo non si conclude la discussione sul futuro del settore lattiero-caseario dell’Unione europea. Senza dubbio, l’approfondimento continuerà nel quadro della cosiddetta valutazione sullo stato di salute della politica agricola comune.

Posso garantire qui che la Presidenza è determinata della sua decisione di condurre tale discussione e raggiungere il nostro obiettivo comune, ovvero – e questo ve lo assicuro – una strategia equilibrata a lungo termine per il settore lattiero-caseario europeo.

Vi ringrazio di nuovo per aver partecipato a questa discussione e porgo un ringraziamento particolare alla relatrice.

 
  
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  Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, ritengo che, dopo la discussione di oggi in quest’Aula, tutti possiamo concordare che la produzione lattiero-casearia è ancora una parte molto importante della nostra politica agricola comune. Mi sembra che oggi potete valutare e scegliere tra due opinioni diverse, che riguardano l’intera serie, da zero a più rispetto a quanto abbiamo suggerito nella nostra proposta. Ritengo che questo abbia anche dimostrato la diversità riscontrabile nei vari Stati membri, e probabilmente è un motivo, per rispondere alle osservazioni dell’onorevole Parish, del nostro non essere coraggiosi a sufficienza. Tuttavia, in fin dei conti dobbiamo trovare un compromesso tra le diverse opinioni.

Desidero solo formulare qualche commento su alcune delle questioni che sono state sollevate. Per quanto riguarda l’aumento delle quote, è discrezione degli Stati membri distribuirlo ai produttori o mantenerlo nella riserva nazionale. Io preferirei chiaramente la distribuzione. Gli Stati membri possono accordare una specifica preferenza ai giovani agricoltori e a coloro che sono in difficoltà a causa dei prezzi che devono pagare per le quote.

Ritengo che, se desideriamo introdurre un aumento dal 1° aprile, dobbiamo farlo con una percentuale fissa in tutti gli Stati membri. Se adesso iniziamo a discutere dati particolari o rialzi delle percentuali per i diversi Stati membri, ci sarà una lotta che durerà mesi. Pertanto, concordiamo che ciò di cui stiamo discutendo adesso è un aumento del 2% in tutta l’Unione europea. Non penso in realtà che siamo fondamentalmente divisi nelle nostre opinioni sulla direzione da prendere. Ritengo che possiamo definire il nostro obiettivo, ma possono esserci alcune opinioni divergenti tra Commissione e Parlamento sul modo in cui raggiungerlo.

Credo che possiamo tutti essere d’accordo che non dovremmo mettere a rischio il settore. Questo è esattamente il motivo per cui ho proposto l’atterraggio morbido. Un “atterraggio morbido” significa in realtà che aumentiamo le quote nel corso degli anni e manteniamo una situazione in cui, al termine del sistema delle quote, nel 2015, non assisteremo a un’eccessiva e improvvisa caduta dei prezzi, che sarebbe il risultato se non intervenissimo. Ritengo pertanto che abbiamo scelto un approccio adeguato e soddisfacente. Non sottovaluto il fatto che in Europa possono essere presenti regioni, montane o vulnerabili, in cui una totale eliminazione del sistema delle quote potrebbe mettere a rischio la continuità della produzione lattiero-casearia. Pertanto, saremo pronti a cercare, nel corso della valutazione sullo stato di salute, una soluzione che aiuti tali regioni. Sono convinta che l’articolo 69 sia lo strumento più adeguato, una possibilità per gli Stati membri di ridurre il pagamento diretto agli agricoltori e impiegarlo per regioni specifiche.

Non ritengo che l’idea dell’istituzione di fondi per il settore lattiero-caseario per la ristrutturazione sia una soluzione. Da dove faremo provenire le risorse? Quanto denaro prenderemo? In quale modo lo ridistribuiremo tra i diversi Stati membri? Ritengo che vi siano molte domande senza risposta riguardo a questi finanziamenti, e i fondi a nostra disposizione sono limitati. Dovremmo attingere dal nostro bilancio, e in seguito altri produttori del settore agricolo dovrebbero pagare per questo fondo di ristrutturazione. Non credo quindi che funzionerebbe.

A mio avviso, il motivo principale dell’aumento della produzione lattiero-casearia è la presenza dei mercati emergenti in Asia. Per quale motivo non ci prendiamo la nostra quota di questi mercati in crescita? Siamo consapevoli di quanto sia difficile quando altri attori sono già coinvolti e noi arriviamo in un momento successivo tentando di prendere la nostra parte. Avremmo dovuto essere lì sin dall’inizio con i nostri prodotti di alta qualità. Quei produttori lattiero-caseari – caseifici, industrie che registrano buone prestazioni –, sono quelli che realizzano i prodotti di qualità elevata; in questo caso in particolare è il formaggio. In Europa abbiamo un marchio straordinario sui formaggi di alta qualità, quindi per quale motivo non lo impieghiamo e ci prendiamo la nostra parte? Come ha affermato il ministro, discuteremo di nuovo la questione nel corso della valutazione dello stato di salute. Sono sicura che avremo una discussione animata come quella odierna, perché penso che la produzione lattiero-casearia non sarà mai un argomento noioso.

 
  
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  Elisabeth Jeggle, relatrice. − (DE) Signor Presidente, signora Commissario, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato un’ampia gamma di opinioni. Abbiamo inoltre potuto constatare che, per tutti i presenti oggi in quest’Aula, si tratta di una questione seria con cui non si può scherzare, che ciascuno di noi ha molte preoccupazioni e che tutti siamo, ovviamente, responsabili nei nostri paesi, nei confronti dei consumatori, da un lato, e dei produttori lattiero-caseari, dall’altro.

Torno nuovamente alla questione dei mercati: non so se devo credere nel mercato cinese. Assistiamo a grandi affari nell’Unione europea e su questo mercato oggi. Tuttavia, noi abbiamo un mercato interno che ci aiuta a essere più forti, anche dinanzi alla globalizzazione e alla liberalizzazione generale. Pertanto, costruiamo un mercato interno europeo con queste quote latte. Una volta l’avremmo fatto. I mercati agricoli possono affrontare le sfide, e in modo particolare le consuete oscillazioni del mercato mondiale, solo da un mercato interno solido, stabile e organizzato.

Per una gestione sostenibile, devono essere in armonia l’economia, l’ecologia e gli aspetti sociali. Le tre componenti devono essere parimenti in primo piano in ogni iniziativa che adottiamo. Il modello agricolo europeo rappresenta sostenibilità e sicurezza per i consumatori, e tutto questo vale ancora oggi! Gli agricoltori fanno entrambe le cose molto bene. Si occupano del paesaggio e quindi costituiscono la base del turismo, contribuiscono alla sicurezza energetica, producono alimenti della più elevata qualità e mantengono la base economica nelle aree rurali fornendo occupazione.

Le prestazioni sono sempre meno compensate agli agricoltori attraverso quelli che vengono chiamati risarcimenti. I generi alimentari devono avere sempre più il loro prezzo equo! La nostra complessiva responsabilità politica è maggiore del semplice tracciare la strada della liberalizzazione con mercati aperti!

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà domani alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Constantin Dumitriu (PPE-DE), per iscritto.(RO) La relazione elaborata dall’onorevole Jeggle è estremamente importante non solo per quanto riguarda le proposte relative all’aumento delle quote latte, ma anche nella definizione di determinati principi di cui dobbiamo tenere conto al momento di discutere della politica agricola nel suo complesso.

A seguito delle discussioni della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale abbiamo concordato sulla necessità di un aumento delle quote latte per gli Stati membri a partire dal 1° aprile 2008. Nel Parlamento europeo, rappresento la Romania, un nuovo Stato membro che ha affrontato sin dal primo anno della sua adesione una crisi nelle quote latte, insufficienti a soddisfare la domanda di mercato e non corrispondenti alla realtà attuale. Il settore lattiero-caseario rumeno ha registrato progressi importanti dai negoziati per le quote latte del 2004 all’adesione, grazie a investimenti nella tecnologia moderna, all’ampliamento delle capacità produttive e all’impiego di nuovo personale. Mantenere il livello adesso assegnato delle quote latte vorrebbe dire il fallimento degli investitori nelle regioni rurali specializzate nella produzione e lavorazione del latte, nonché un aumento delle importazioni e del prezzo pagato dai consumatori.

La relazione costituisce un punto di svolta poiché l’Unione europea dimostra flessibilità nella risoluzione di un problema che riguarda numerosi Stati membri. In fin dei conti, i beneficiari della presente relazione sono i cittadini europei.

 
  
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  Richard Seeber (PPE-DE), per iscritto.(DE) La valutazione dello stato di salute è un processo importante per la riforma della politica agricola, in modo particolare nelle regioni montane. L’aumento nell’applicazione delle quote latte è fondamentale in tali aree. Si devono definire regolamenti speciali nel settore che rispondano alle condizioni specifiche dell’allevamento in zone di montagna. Il lavoro degli allevatori è reso più complicato a causa dell’accessibilità ridotta e dalle vie di trasporto scoscese, aspetto questo che deve essere inserito nella discussione.

Per gli agricoltori austriaci, è essenziale il regolamento sulle quote latte. Si dovrebbe considerare una perequazione a livello UE per il commercio delle quote. Poiché ci dirigiamo in realtà verso l’abolizione del sistema delle quote nel settore lattiero-caseario nel 2015, sarebbero necessarie adeguate misure finanziarie di risarcimento con fondi di bilancio complementari al fine di mantenere la produzione e la lavorazione del latte nelle regioni montane e nei terreni da pascolo.

Al momento di valutare l’efficacia degli strumenti di sostegno al mercato, nonché la loro riorganizzazione e il loro adattamento alla situazione attuale, non si deve in alcun caso ignorare la particolare condizione del settore agricolo nelle regioni di montagna. La produzione e la lavorazione del latte sono fattori molto importanti dell’agricoltura in queste zone e hanno un valore molto elevato. Occorre prestare particolare attenzione alle conseguenze economiche, sociali ed ecologiche di un aumento o un’eliminazione delle quote, in particolare nelle regioni montane. La totale abolizione del sistema delle quote nel settore lattiero-caseario dell’Unione europea è la strada sbagliata per la politica agricola comune dell’Europa.

 
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