Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione, presentata dall’onorevole Riitta Myller a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla revisione interlocutoria del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente [2007/2204(INI)] (A6-0074/2008).
Riitta Myller, relatrice. − (FI) Signora Presidente, signor Commissario Dimas, gli obiettivi del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente non verranno raggiunti con l’attuale politica ambientale attuata nell’UE.
Le strategie tematiche pianificate, pietra miliare del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente, e la legislazione approvata e ora largamente adottata sulla base di queste ultime sono insufficienti per raggiungere i risultati ambientali prefissati. E’ improbabile che la perdita della biodiversità si arresti e la legislazione sulla protezione dei mari non avrà alcuna efficacia fino al 2012. La protezione del suolo, come sappiamo, si è dimostrato un argomento difficile, non solo in sede di Consiglio ma anche qui in Parlamento. La legislazione sui rifiuti è ormai in fuoricampo, e non pare andare troppo bene. Dobbiamo arrivare a risultati soddisfacenti per quel che riguarda la riduzione del volume di rifiuti. Nemmeno i risultati concordati dalla direttiva sulla qualità dell’aria sono al livello deciso nel Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente.
Gli obiettivi nel programma in materia di ambiente sono stati tuttavia raggiunti in un’area, ossia la politica sul clima. Mi riferisco soprattutto a quando le misure decise quest’oggi vengono realmente messe in atto. Dobbiamo inoltre tener presente che l’attuazione di una politica sul clima è molto importante anche quando si parla di qualità dell’aria e, in parte, di rifiuti, per questo motivo assume particolare rilievo.
Dunque, cosa possiamo fare se vogliamo recuperare una possibilità di raggiungere gli obiettivi del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente? Innanzi tutto, gli Stati membri devono migliorare l’applicazione a livello nazionale della normativa dell’UE. Alla Commissione devono essere fornite le risorse finanziarie necessarie per assicurare che gli Stati membri adempiano i propri obblighi.
Un’altra questione di particolare rilevanza, e che è forse la più importante di tutte, riguarda la nostra capacità di integrare la questione ambientale nella legislazione UE. Ne parliamo da anni, ma finora non è stato messo in pratica nulla.
Ci sono ancora aree nel cui ambito destiniamo sovvenzioni ad attività che sono dannose per l’ambiente. A questo punto dobbiamo abolire gli aiuti dannosi per l’ambiente, e il Parlamento dovrebbe proporre un calendario in merito.
Qualsiasi politica a favore dell’ambiente, incluse le misure fiscali, è consigliata. A meno che non sia possibile utilizzare la legislazione europea per sviluppare una sorta di ecotassazione, dovremo utilizzare i metodi di cui disponiamo, come, per esempio, forme flessibili di cooperazione per portare avanti la questione della tassazione. Se vogliamo migliorare le condizioni ambientali, è ancora necessaria in via prioritaria una legislazione effettivamente vincolante.
Desidero ringraziare tutti i gruppi che hanno preso parte a questo lavoro, e vorrei dire che ho preparato qualche emendamento con l’unico obiettivo di fare chiarezza sul testo e di renderne i toni più equilibrati.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EL) Signora Presidente, onorevoli deputati, un’Europa che ottiene risultati è una priorità per la Commissione. La nostra politica ambientale è stata – ed è – una politica UE molto proficua, poiché ha apportato ai cittadini benefici evidenti e tangibili.
Circa l’80 per cento della legislazione nazionale degli Stati membri si basa sulla corrispondente legislazione UE. Quest’ultima ha portato contributi notevoli alla qualità dell’aria e dell’acqua, nonché alla protezione e alla conservazione delle risorse naturali d’Europa. L’UE è, dunque, chiaramente in grado di rivestire un ruolo di guida a livello internazionale in aree quali il cambiamento climatico, la biodiversità e la legislazione in materia di prodotti chimici.
E’ passato quasi un anno da quando la Commissione ha pubblicato la sua comunicazione sulla revisione intermedia del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente. Lo scorso anno è stato particolarmente importante dal momento che le questioni ambientali sono costantemente rimaste in cima all’elenco delle priorità politiche dell’UE. Durante questo periodo, abbiamo soddisfatto in maniera esaustiva i nostri impegni politici. Permettetemi di illustrarvi tre esempi.
Al Vertice di Bali, lo scorso dicembre, è stata lanciata una procedura per raggiungere un nuovo accordo sul cambiamento climatico fino alla fine del 2009. La “diplomazia verde” dell’UE ha dato un enorme contributo alla conquista di questo risultato. Il pacchetto di proposte sul clima e sull’energia sviluppato dalla Commissione a gennaio era ambizioso e ha dimostrato il costante impegno dell’UE a costituire un esempio a livello globale.
La nuova direttiva proposta sulle emissioni industriali rafforza i provvedimenti già in atto e semplifica la legislazione esistente combinando sette differenti direttive, sul controllo e sulla prevenzione integrati dell’inquinamento. La nostra normativa è dunque diventata di più facile attuazione e stiamo lavorando per renderla più efficace in termini ambientali.
L’anno scorso è stato registrato un progresso importante. Uno dei principali messaggi della revisione intermedia – ossia che la sostenibilità a lungo termine dell’economia europea deve essere basata su solidi principi ambientali – è stato ampiamente recepito dall’industria. Gli elevati criteri stabiliti dalla legislazione UE in materia ambientale stimolano l’innovazione ecologica, che a sua volta imprimere una forte spinta alla produttività industriale e crea occupazione. In altre parole, questi ambiziosi obiettivi ambientali stanno migliorando la qualità di vita dei cittadini europei e sono fondamentali per conquistare quegli obiettivi di sviluppo economico e di occupazione che ci siamo prefissati.
Questi risultati contraddicono l’evidenza scientifica secondo cui l’Europa non è ancora entrata in una fase di sviluppo sostenibile. Infatti, siamo solo a metà del periodo previsto dal Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente, quindi ci sono, ovviamente, ancora grandi possibilità di agire per affrontare le minacce attuali e future all’ambiente.
Nei prossimi mesi la Commissione svilupperà nuove proposte, molte delle quali sono contenute nella relazione del Parlamento. Queste iniziative includono la revisione della direttiva sui limiti di emissione a livello nazionale, e un pacchetto di proposte nel settore del consumo e della produzione sostenibili.
Stiamo anche lavorando a una proposta legislativa per limitare il traffico di legname da costruzione derivante da disboscamento illegale. Dopo l’estate, saranno pronte comunicazioni che illustreranno la posizione europea in merito all’interruzione della deforestazione e alla ricerca di sistemi per registrare i risultati delle imprese, che vadano oltre il PIL.
Stiamo anche elaborando una proposta volta a vietare il commercio di pelli di foche cacciate con metodi disumani.
Migliorare l’attuazione della normativa comunitaria rappresenta una priorità essenziale; è fondamentale per ottenere un ambiente più sano. Soltanto se garantiamo l’attuazione effettiva del diritto comunitario nella sua interezza potremo raggiungere gli obiettivi del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente. Un’efficiente realizzazione è legata ad una migliore legislazione. Posso oggi esprimere la mia soddisfazione per il fatto che negli ultimi due anni la Commissione è riuscita a dissociare una migliore legislazione da norme ambientali più basse. La verità è che la regolamentazione più vecchia e più semplice è uno dei modi più efficaci per incrementare l’attuazione di nuove regole e, di conseguenza, può contribuire a rafforzare la protezione ambientale.
Signora Presidente, onorevoli deputati, sono particolarmente lieto di vedere che nella relazione sono contenute conclusioni propositive sul modo in cui l’Europa può arrivare ad avere un ambiente più sano e un autentico sviluppo sostenibile. Vi assicuro che la Commissione esaminerà con grande attenzione queste conclusioni quando analizzerà aree in cui ci siano evidenti discrepanze in termini di politiche e quando stabilirà le priorità per gli anni a venire.
Desidero ringraziare la relatrice, l’onorevole Myller, per i suoi sforzi e, parimenti, gli onorevoli Karim, Jeleva e Navarro della commissione per il commercio internazionale, la commissione per lo sviluppo regionale e la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per le loro eccellenti raccomandazioni.
E’ evidente che c’è un ampio consenso sulla strada da seguire. Ora sta a noi il trasformare questa politica di sostegno in un’azione concreta per garantire un migliore ambiente dal 2012 in poi.
Rumiana Jeleva, relatrice per il parere della commissione REGI. − (BG) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, in qualità di relatrice per il parere della commissione per lo sviluppo regionale desidero evidenziare il ruolo significativo delle autorità regionali e locali nel garantire protezione ambientale e sviluppo sostenibile. E’ a livello delle regioni e dei comuni che le decisioni devono essere messe in atto, e l’acquis ambientale tradotto nella pratica.
L’approvvigionamento e il trattamento dell’acqua, la gestione dei rifiuti, la pianificazione urbana e del trasporto pubblico sono solo qualche esempio. Gli Stati membri, le autorità locali e regionali dovrebbero essere incoraggiati a utilizzare al meglio i Fondi strutturali, garantendo nello stesso tempo che i loro programmi operativi forniscano un contributo a una più efficiente attuazione in atto della normativa in materia d’ambiente. E’ chiaro che alcune regioni incontrano difficoltà nella realizzazione. Bisognerebbe sviluppare misure speciali nel quadro di una politica di coesione per superare queste difficoltà.
Per concludere, la collaborazione a livello regionale dovrebbe essere utilizzata come strumento chiave nella politica ambientale. La cooperazione tra Stati membri e paesi e regioni vicini all’UE quali il Mar Nero, il Baltico e il Mediterraneo apre possibilità di prevenire l’inquinamento transfrontaliero.
Grazie.
Gyula Hegyi, a nome del gruppo PSE. – (HU) Se guardiamo agli obiettivi stabiliti dal Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente, siamo in ritardo su molti fronti. Vorrei nominarne solo un paio.
L’aria delle nostre città è inquinata e malsana. In assenza di una legislazione comunitaria, in molte città il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nella strategia tematica sull’ambiente urbano sembra molto lontano. La Commissione deve pertanto sviluppare una legislazione che definisca chiaramente un quadro per l’ambiente e il trasporto urbani nel complesso dell’Unione europea, perché altrimenti i nostri cittadini continueranno ad avere una scarsa qualità dell’aria e a subire altre forme di inquinamento.
Analogamente, l’attuazione della direttiva quadro sull’acqua continua a rimanere bloccata. Se la legislazione sull’industria non è in linea con le politiche in materia di agricoltura e sviluppo rurale, le nostre risorse idriche continueranno a essere inquinate. La legislazione attuale non è in grado di prevenire la contaminazione delle risorse idriche, come dimostrato dalla schiuma nel fiume Raba in Ungheria che è il risultato della contaminazione provocata da aziende austriache di lavorazione del cuoio.
Gli Stati membri e la Commissione devono fare tutto quanto in loro potere per garantire una totale conformità alla direttiva quadro sull’acqua e alla direttiva sulle inondazioni. Grazie
Satu Hassi, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FI) Signora Presidente, molte grazie all’onorevole Riita Myller per la sua ottima relazione e per la collaborazione.
Come dichiara la commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare, l’attuazione del programma UE in materia ambientale è in ritardo su molti fronti, ma quel che è ancora più sbalorditivo è che, se anche gli obiettivi fissati fino a qui fossero raggiunti, l’UE non sarebbe comunque sulla strada per uno sviluppo sostenibile. Per esempio, non riusciremo probabilmente ad arrestare la perdita della biodiversità entro il 2010, anche se abbiamo preso l’impegno in tal senso.
La spiacevole verità è che la nostra società è costituita in modo tale da funzionare in maniera insostenibile. Se sulla terra tutti consumassero le risorse come fanno gli europei, avremmo bisogno di quattro pianeti terra per produrre le risorse necessarie. Se le classi medie di Cina, India e altri paesi in via di sviluppo prendono a modello le nostre abitudini di consumo, il pianeta entrerà in crisi. Spero che la politica sul clima servirà a svegliarci e sfocerà in un riassestamento complessivo del nostro stile di vita e delle nostre abitudini di produzione.
Péter Olajos (PPE-DE). – (HU) Grazie, signora Presidente, innanzi tutto desidero far presente che non sono d’accordo sul fatto che la realizzazione del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente stia procedendo secondo quanto previsto. Inoltre, in molti casi mancano concreti obiettivi quantitativi e qualitativi, nonché calendari, non solo nel programma d’azione ma anche nelle strategie tematiche.
Non v’è dubbio che la realizzazione del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente è in ritardo; non siamo ancora riusciti a raggiungere gli obiettivi prioritari in materia ambientale stabiliti dal programma, e l’attuazione della legislazione negli Stati membri è ancora bloccata. Permettetemi di illustrarvi qualche esempio.
Primo: non sono stati compiuti passi concreti per elaborare una legislazione in materia di qualità dell’aria negli ambienti interni. Una priorità particolare a tale proposito è la stesura di disposizioni relative alle scuole e ad altri spazi pubblici al coperto che siano utilizzati da gruppi vulnerabili. Bisognerebbe almeno lanciare progetti pilota.
Secondo: anche l’attuazione delle direttive sul programma di creazione delle reti Natura 2000 è bloccata. Si devono diffondere esempi di miglior prassi, nonché mettere in atto misure fiscali contro chi inquina. Ho personalmente presentato alla Commissione una proposta sulla contaminazione delle aree Natura 2000, ma la Commissione è rimasta impassibile e non ha intrapreso azione alcuna.
Terzo: di recente è in aumento vertiginoso lo scarico illecito di rifiuti dannosi e comunali nel territorio di altri paesi. L’Africa e l’Asia sono spesso la destinazione dei rifiuti europei, e questo è inaccettabile. E’ parimenti inaccettabile che molti Länder tedeschi stiano trasportando varie migliaia di tonnellate di rifiuti in Europa orientale, e poi si rifiutino di riprendersele – si pensi al caso della Baviera, per esempio.
Quarto: cos’è mai successo al giusto principio di prevenire l’inquinamento transfrontaliero? Uno Stato membro, l’Austria, inquina il fiume Raba da sette anni, come l’onorevole Hegyi ha sottolineato poc’anzi. Una spessa schiuma galleggia sulla superficie del fiume. Ho già sollevato questo problema almeno una mezza dozzina di volte, e ho anche formulato una denuncia formale, ma invano: la schiuma sul fiume rimane, mentre la Commissione siede qui senza far nulla.
I buoni principi sono assolutamente privi di valore se non sono messi in pratica. La Commissione è il custode del diritto dell’Unione europea. E’ tempo che il custode svolga le sue funzioni anziché delegarle agli Stati membri, e garantisca il rispetto delle leggi che insieme abbiamo adottato. Grazie molte.
Evangelia Tzampazi (PSE). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, desidero congratularmi con la relatrice per l’ottimo lavoro. Penso che rifletta le preoccupazioni del Parlamento riguardo all’effettivo rispetto da parte dell’Unione degli impegni presi nel quadro del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente.
La revisione intermedia della Commissione rivela che, per colmare il vuoto legislativo con nuove proposte, sono necessari sforzi coordinati. E’ altresì indispensabile garantire le risorse necessarie per l’adeguata attuazione della legislazione comunitaria. Nel frattempo, è ormai diffusa l’opinione che occorre puntare su un modello di produzione e consumo sostenibili, e che la crescita economica non può prescindere dalle risorse naturali.
E’ altresì importante sottolineare la dimensione internazionale della politica europea in materia ambientale. L’Unione dev’essere incoraggiata a continuare a promuovere politiche e requisiti ambientali ambiziosi, e a sviluppare il trasferimento di tecnologia e lo scambio di buone pratiche con i paesi in via di sviluppo.
Cristina Gutiérrez-Cortines, a nome del gruppo PPE-DE. – (ES) Signora Presidente, non penso proprio che il documento che stiamo esaminando sia quel che potrebbe essere, e mi spiego: è in teoria un testo che mira a valutare che cosa è stato fatto delle linee guida di massima che la Commissione europea ha proposto per l’ambiente, e per la sua intera politica in tale settore. Non credo si tratti di un documento di valutazione. Non è un documento dettagliato per aiutarci a stabilire piani per il futuro; forse perché la Commissione non è abituata a essere giudicata o valutata, e nemmeno vota, né ha un gruppo di azionisti che le richieda risultati. Ritengo, tuttavia, sebbene possa sembrare una contraddizione, che ci si debba congratulare con la Commissione per i risultati che ha ottenuto negli ultimi anni, ma non per questo documento.
Ritengo che la politica ambientale sia stata pienamente integrata nelle politiche comunali e regionali, e che l’industria stessa stia rispondendo agli orientamenti dell’Unione europea.
Tuttavia, al documento manca una proiezione sul modo in cui dovremmo cambiare nel futuro, in quanto quei punti in cui il sistema non ha funzionato devono essere rivisti. Sono 25 anni che l’Europa si occupa di politica ambientale e deve quindi rivedere alcuni dei suoi metodi, perché questa non è l’unica cosa che può spiegare il fallimento di alcune politiche.
Non vedo alcuna analisi riguardo a come possiamo cambiare i metodi di coinvolgimento delle regioni, di creazione delle reti, che siano o meno di stampo prevalentemente comunitario. Esattamente come accadde per la direttiva per la protezione del suolo, oggi ci sono molti paesi che hanno una regolamentazione decisamente più avanzata di quella che l’Europa potrebbe stabilire, e altri che non ne hanno alcuna. Per rispondere a questo squilibrio, l’Europa deve assumere posizioni differenti e cercare nuovi modi di operare, poiché è chiaro che, se il mondo è cambiato, anche noi dovremmo modificare i nostri metodi di lavoro.
Grazie molte, congratulazioni per i risultati, ma cambiamo in futuro.
Miroslav Mikolášik (PPE-DE). – (SK) A mio avviso, la revisione intermedia del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente ha evidenziato un fatto importante: l’attuazione di questo programma è decisamente in ritardo rispetto al calendario pianificato.
Di conseguenza, le probabilità che quanto programmato sia realizzato entro il 2012 e che gli obiettivi prioritari siano raggiunti sono piuttosto modeste. Condivido il parere secondo cui nel programma devono essere integrati obiettivi quantitativi e qualitativi più chiari e tangibili. Concordo anche sul fatto che la presentazione di strategie tematiche non ha prodotto risultati. Per questo motivo, sottolineerei il bisogno di ulteriori sforzi per eliminare le lacune nelle normative in materia ambientale con nuove proposte legislative.
E’ altresì fondamentale garantire l’efficiente attuazione delle regolamentazioni ambientali. Il cambiamento climatico, la biodiversità, la salute e l’uso delle risorse continueranno a essere tra le sfide più incombenti per il futuro.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ritengo che dovremmo effettuare queste valutazioni di tanto in tanto, e soprattutto pubblicare i risultati degli Stati membri in un registro, poiché non è inusuale che nel tempo emergano conflitti su questioni specifiche, come nel caso della direttiva quadro sull’acqua, in cui, da una parte, promuoviamo con enfasi l’energia rinnovabile, ma, dall’altra, sprechiamo l’acqua inutilizzata.
Sussistono problemi anche con la rete Natura 2000. Dovremmo ascoltare i cittadini e di quando in quando adattare i programmi di conseguenza.
Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EL) Signora Presidente, onorevoli deputati, desidero innanzi tutto congratularmi per gli ottimi commenti di questa sera. La Commissione ne terrà senza dubbio conto e li metterà in pratica di conseguenza.
Nella sua relazione intermedia, la Commissione è giunta alla conclusione che l’UE sia, in generale, sulla buona strada per quanto attiene all’adempimento delle misure stabilite nel Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente. Se continuiamo a fare progressi in questi anni cruciali, dovremo essere in grado di mettere effettivamente in atto le proposte contenute nel programma fino al 2012. La preparazione delle proposte e perfino la loro adozione e approvazione rappresentano tuttavia soltanto la metà del lavoro necessario. Com’è stato sottolineato questa sera, senza un’efficace attuazione della politica ambientale non raggiungeremo di certo gli obiettivi ambientali stabiliti dal Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente, a prescindere da quanto adeguatamente le istituzioni europee abbiano sviluppato la legislazione pertinente.
E’ proprio per questa ragione che condivido pienamente l’opinione del Parlamento sul fatto che occorrano maggiori sforzi e che la Commissione debba disporre delle risorse sufficienti per consentirci di proseguire a occuparci adeguatamente delle problematiche legate all’attuazione. Ciò permetterà alla Commissione di assistere le autorità nazionali nello sviluppo delle capacità necessarie a raggiungere i risultati cui aspiriamo.
La Commissione condivide altresì l’opinione del Parlamento che è di fondamentale importanza integrare le questioni ambientali nelle altre politiche. Come evidenziato dalla relazione, questa integrazione è cruciale nel caso delle politiche in materia di commercio, poiché l’UE ha relazioni economiche decisamente importanti con altri paesi del mondo, e gli scambi hanno un evidente impatto sull’ambiente. E’ parimenti rilevante, tuttavia, che le questioni ambientali siano integrate nella politica agricola, in quella regionale e in quella relativa al settore dei trasporti: se saranno messi a disposizione i finanziamenti essenziali, le politiche comunitarie avranno effetti significativi sulle regioni d’Europa.
La procedura che riguarda lo studio d’impatto, anch’essa creata dalla Commissione, ha come obiettivo quello di migliorare la coesione delle politiche comunitarie e include una valutazione di tutti i parametri ambientali contenuti nelle nostre proposte. La Commissione desidererebbe il sostegno del Parlamento europeo al fine di garantire una valutazione completa di tutti gli aspetti ambientali anche durante la considerazione delle proposte avanzate da altre istituzioni.
Infine, la relazione evidenzia il ruolo chiave delle autorità nazionali, regionali e locali, nonché quello dei cittadini, dei consumatori e degli imprenditori, nel raggiungimento degli obiettivi ambientali stabiliti dal Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente. Vi garantisco che la Commissione farà tutto il possibile per innalzare il profilo del programma e per assicurarsi il sostegno delle parti interessate. Sono certo che il Parlamento offrirà il proprio appoggio in queste azioni e auspico che la protezione dell’ambiente europeo rappresenterà una delle principali preoccupazioni per gli elettori delle consultazioni elettorali del prossimo anno
Riitta Myller, relatrice. − (FI) Signora Presidente, vorrei ringraziare tutti coloro i quali hanno preso parte a questo dibattito e il Commissario.
Il Parlamento e la sottoscritta, in qualità di relatrice, vorremmo, per la verità, che la Commissione acquisisse nuovi strumenti per far sì che la politica ambientale imbocchi un percorso che conduce al conseguimento degli obiettivi a titolo del Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente. Nella sua revisione intermedia, la Commissione ha dichiarato di essere dell’avviso, come ha sottolineato il Commissario Dimas, che gli strumenti ivi citati sarebbero stati sufficienti per raggiungere gli obiettivi, ma che da uno studio intrapreso sull’attuale politica della Commissione emerge il contrario.
Questa relazione, che, spero, domani sarà adottata con una larga maggioranza, indica le aree in cui sono ancora necessari miglioramenti a livello europeo, e cita ampiamente gli stessi rimedi proposti nell’intervento del Commissario. In altri termini, siamo dello stesso avviso su quel che è necessario fare, ma, come l’onorevole Hassi ha affermato in questa sede, dobbiamo sicuramente discutere con molta franchezza se gli strumenti proposti siano in linea di principio appropriati per portare l’Unione europea sulla strada dello sviluppo sostenibile. Ora siamo nella giusta direzione in materia di politica sul clima. Se stabiliamo piani programmatici altrettanto ambiziosi negli altri settori, allora avremo senza dubbio risultati positivi.
Ho detto che avevo presentato qualche emendamento che chiarisse la relazione. Vorrei solo dire che il finlandese utilizzato nell’emendamento 14 è davvero bizzarro: occorrerebbe usare come riferimento il testo inglese.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Genowefa Grabowska (PSE), per iscritto. – (PL) In qualità di membro della commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare, ritengo sarebbe opportuno accogliere il Sesto programma comunitario d’azione in materia di ambiente, in conformità dell’articolo 251 del Trattato CE, cioè tramite una procedura di codecisione. La protezione dell’ambiente è una questione di straordinaria importanza per il Parlamento europeo, che, dopotutto, rappresenta circa 500 milioni di europei.
Coinvolgere il Parlamento nella procedura di codecisione dimostra chiaramente quale ruolo riveste. I dieci anni di funzionamento del Sesto programma d’azione richiedono una valutazione regolare, soprattutto per quanto riguarda le priorità. E’ vero che le strategie tematiche incluse nel programma hanno rafforzato la partecipazione delle parti interessate e dato un impulso allo sviluppo della politica ambientale, ma allo stesso tempo hanno ritardato o prolungato il processo legislativo in questo ambito.
Un precedente poco fortunato è stato creato dall’incompiuta direttiva sulla qualità dell’aria. Il Parlamento ha giustamente commentato che i maggiori progressi sono stati raggiunti in quelle sottosezioni del programma per le quali non era stata prevista alcuna strategia tematica distinta (per esempio il cambiamento climatico). D’altro canto, tuttavia, dovremmo tenere ben presente che il Sesto programma d’azione ci esorta a sostenere metodi di produzione e modelli di consumo sostenibili attraverso misure fiscali.
Sebbene risulti difficile ritenere questa revisione intermedia molto soddisfacente, rimane comunque il solo meccanismo con cui l’UE può imprimere una spinta efficace ai fini del raggiungimento degli obiettivi. La mancanza di risultati in questo settore danneggerebbe la credibilità dell’UE e dei suoi Stati membri, i quali sono autenticamente preoccupati dal deterioramento delle condizioni ambientali.
Daciana Octavia Sârbu (PSE), per iscritto. – (RO) La comunicazione della Commissione relativa alla revisione intermedia del Sesto programma d’azione comunitario in materia di ambiente (EAP) conferma il fatto che il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità, la salute e l’utilizzo delle risorse rappresentano le sfide ambientali più urgenti e, per tale ragione, è fondamentale che il programma divenga uno strumento chiave nella strategia per uno sviluppo europeo sostenibile.
Se si prendono in considerazione le misure attuate finora da questo programma, risulta improbabile che gli obiettivi ambientali prioritari siano raggiunti entro il 2012. Per esempio, l’obiettivo di fermare la perdita della biodiversità entro il 2010 non può essere conseguito, e le strategie proposte per la protezione dell’ambiente marino e del suolo non daranno risultati tangibili entro il 2012. Nel contempo, le iniziative intraprese per migliorare la qualità dell’aria, nonché quelle stabilite dalla strategia tematica sull’inquinamento dell’aria e gli obiettivi sulla riduzione dell’inquinamento acustico non sono sufficienti ai fini della realizzazione degli obiettivi del Sesto programma d’azione. La risoluzione dei problemi, e la reticenza di certi Stati membri a mettere in atto le direttive concernenti Natura 2000 e sugli habitat sono temi trattati non adegutatamente dalla comunicazione della Commissione.
Una volta definiti i siti N2000, occorre formulare, promuovere e monitorare gli obiettivi di conservazione. La revisione richiama l’attenzione su queste problematiche ed esorta la Commissione ad aspirare a risultati ambiziosi nel campo della protezione dell’ambiente.