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Procedura : 2007/2153(INI)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0063/2008

Testi presentati :

A6-0063/2008

Discussioni :

PV 09/04/2008 - 25
CRE 09/04/2008 - 25

Votazioni :

PV 10/04/2008 - 11.3
Dichiarazioni di voto
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Testi approvati :

P6_TA(2008)0123

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 9 aprile 2008 - Bruxelles Edizione GU

25. Industrie culturali in Europa (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione di Guy Bono, a nome della commissione per la cultura e l’istruzione, sulle industrie culturali in Europa [2007/2153(INI)] (A6-0063/2008).

 
  
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  Guy Bono, relatore. − (FR) Signor Presidente, la relazione che presento fa seguito alla richiesta presentata dall’onorevole Trüpel – che è qui presente quest’oggi e alla quale do il mio benvenuto – e dal sottoscritto, all’epoca della relazione sulla cultura 2007 tre anni fa, per un maggiore riconoscimento delle industrie culturali, che, sottolineo, sono quest’oggi più grandi dell’industria automobilistica nell’Unione europea, dal momento che ammontano al 3,1 per cento della popolazione attiva nell’Unione europea, e generano il 2,6 per centodel suo PIL.

Ho quindi preparato questa relazione consultandomi il più possibile con tutti coloro i quali sono coinvolti in questo settore. Vorrei dunque ringraziare tutti gli esperti e i professionisti di questo settore, nonché le associazioni di navigatori di Internet e di consumatori e, infine, i miei colleghi della commissione per la cultura per tutte le discussioni svolte su queste tematiche fondamentali.

La relazione si basa sul seguente postulato: la cultura e l’economia sono oggi inseparabili. L’economia ha bisogno della cultura e la cultura dell’economia. Date queste premesse, la cultura deve essere ricollocata con urgenza al posto che le spetta nell’agenda di Lisbona. In questa prospettiva, illustrerò a tal fine una serie di proposte.

La prima è quella di creare una task force per esplorare la relazione tra cultura, creatività e innovazione nel contesto delle politiche comunitarie.

Secondo, è fondamentale garantire maggiori fondi comunitari ai settori culturali. Nella relazione, suggerisco, a livello di Stati membri, forme di finanziamento pubblico-privati nonché la promozione di un quadro regolamentare e fiscale favorevole alle industrie culturali, e, più specificamente, l’applicazione di crediti d’imposta e aliquote IVA ridotte su tutti i prodotti culturali, comprese le opere in linea. Esorto inoltre la Commissione a verificare la possibilità di creare un programma simile al programma MEDIA per tutte le industrie culturali.

Terzo, la relazione propone una migliore integrazione della cultura nelle politiche esterne dell’Unione europea perché – e ci tengo a sottolinearlo – ciò che rende l’Europa così ricca è la sua cultura, o, piuttosto, avrei dovuto dire la diversità della sua cultura. Per cui, invito la Commissione e gli Stati membri ad aumentare gli aiuti alla traduzione.

Infine, se me lo permette signor Presidente, vorrei tornare alla questione dei diritti di proprietà intellettuale, che in questa relazione sono oggetto di un gran numero di emendamenti. Riguardo a questo aspetto, mi oppongo con decisione alla posizione di alcuni Stati membri le cui misure repressive sono dettate da industrie incapaci di cambiare il proprio modello economico in linea con le esigenze imposte dalla società dell’informazione. Bloccare l’accesso a Internet è una misura sproporzionata agli obiettivi. E’ una punizione con effetti molto importanti, che potrebbero avere ripercussioni serie in un mondo in cui l’accesso a Internet è fondamentale ai fini dell’inclusione sociale.

Onorevoli colleghi, ritengo che dobbiamo fare una distinzione tra la pirateria di massa e i consumatori che non perseguono profitto. Anziché criminalizzare i consumatori, dobbiamo creare nuovi modelli economici che consentano di trovare un equilibrio tra la capacità di accesso ad attività e a contenuti culturali, la diversità culturale e un’autentica remunerazione per coloro che detengono diritti di proprietà intellettuale. Mi sembra che questo sia l’unico modo in cui l’Europa della cultura possa davvero fare il proprio ingresso nel XXI secolo.

 
  
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  Ján Figeľ, Membro della Commissione. (EN) Signor Presidente, sono lieto di essere qui per il dibattito sulla relazione dell’onorevole Bono e vorrei ringraziarlo per il suo contributo e ringraziare la commissione per il lavoro svolto. Come l’onorevole ha affermato, la cultura è importante per le nostre esistenze ed è sempre più centrale per il futuro dell’Unione europea.

Ritengo altresì che la cultura sia l’elemento che definisce la nostra Comunità più che l’economia o la geografia. Dobbiamo anche renderci conto del fatto che la cultura apporta un contributo; la cultura crea; la cultura è qualcosa di positivo, che non consuma il nostro bilancio né è in conflitto con le nostre necessità ma è, al contrario, decisamente arricchente, anche in termini di occupazione e crescita. Per la prima volta, nello studio presentato qualche tempo fa e ora nell’agenda culturale per l’Unione europea in un’era di globalizzazione, l’Unione europea ha riconosciuto in maniera esplicita le conclusioni del Vertice dello scorso anno.

Vorrei richiamare l’attenzione soltanto su tre argomenti specifici della relazione, perché ce ne sono parecchi e non li commenterò tutti.

Primo, ci chiede di delineare una prospettiva europea sulla cultura, la creatività e l’innovazione. L’agenda europea che abbiamo ora concordato fa esattamente ciò. Stiamo rafforzando la cooperazione tra Stati membri, compresa la promozione delle industrie creative. Questo è uno dei tre pilastri. Parte del lavoro consisterà nell’esplorare come valutare in maniera più accurata il contributo che queste industrie apportano all’economia, e come sostenerle al meglio.

Secondo, ci chiede di guardare la dimensione esterna. Questa rappresenta una della tre priorità dell’agenda e siamo molto attivi oggi nell’incoraggiare i nostri partner, gli Stati membri, a ratificare la Convenzione dell’UNESCO – dal momento che non tutti gli Stati membri, così come altri paesi del mondo, lo hanno fatto – e a garantirne l’attuazione. Stiamo inserendo sempre più elementi culturali sia nella politica di cooperazione allo sviluppo che nelle relazioni bilaterali con le economie emergenti.

Terzo, concordo sul fatto che si debba riservare piena attenzione alla piena applicazione nelle politiche dell’UE dell’articolo 151. Ho instaurato ottimi contatti e una preziosa collaborazione con i miei colleghi, tra cui il Commissario McCreevy sul mercato interno, sui diversi aspetti della protezione dei diritti d’autore. Confido nel fatto che, con la collaborazione di tutti voi, raggiungeremo gli obiettivi stabiliti da quest’articolo del Trattato.

Lei ha anche accennato alla mobilità degli artisti e dei professionisti del settore della cultura, che è una priorità nella nostra agenda, in particolare quest’anno. Gli Stati membri hanno già costituito un gruppo di lavoro su questo tema e la Commissione è impegnata nell’attuazione di un’azione pilota sulla mobilità degli artisti proposta l’anno scorso da quest’Assemblea.

La Commissione appoggerà tutte queste iniziative, in particolare con uno studio volto a comprendere meglio i collegamenti tra cultura, creatività e innovazione, nonché con un altro studio incentrato su come creare un ambiente che favorisca lo sviluppo di industrie creative e culturali, tra cui il sostegno per le piccole e medie imprese e l’assunzione del rischio.

I risultati di queste iniziative contribuiranno al Libro verde sulle industri culturali e creative che la Commissione intende pubblicare nel 2009.

Attendo con ansia la discussione.

 
  
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  Rolf Berend, a nome del gruppo PPE-DE.(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, le nuove tecnologie stanno acquisendo un peso sempre maggiore nell’industria culturale europea. Si deve pertanto rivolgere particolare attenzione alla protezione della proprietà intellettuale.

Il compito dell’Unione europea, e degli Stati membri, consiste nel mettere a disposizione le risorse necessarie a garantire il rispetto e la protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Combattere la pirateria è dunque particolarmente importante. Tutte le persone coinvolte dovrebbero essere consapevoli dei loro diritti e dei loro obblighi verso una soluzione comune a questo compito.

In questa relazione, la nostra commissione promuove campagne di sensibilizzazione e di educazione, in particolare per i consumatori. Occorrerebbe avviare programmi di formazione ed educazione che spieghino il valore della proprietà intellettuale ai giovani nelle scuole. Desidero sottolineare a tal proposito ancora una volta il parere della commissione secondo cui la criminalizzazione dei consumatori che non perseguono profitto non è la giusta soluzione per combattere la pirateria digitale.

Abbiamo ripetutamente ribadito che strutture di libera informazione come il World Wide Web hanno un’importanza chiave per il settore creativo europeo e che dobbiamo quindi definire un equilibrio tra l’apertura di Internet e la protezione della proprietà intellettuale. A tale proposito, signor Presidente, mi permetta un commento finale sulla versione rivista dell’emendamento n. 22 bis, presentato da 40 deputati. Il mio gruppo – il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei – ha dichiarato in maniera esplicita di essere pronto ad appoggiare la prima parte dell’emendamento, e a respingere la seconda.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. DIANA WALLIS
Vicepresidente

 
  
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  Katerina Batzeli, a nome del gruppo PSE. (EL) Signora Presidente, signor Commissario, in un momento in cui i settori economici e le industrie tradizionali stanno attraversando un periodo di significativa recessione, e le pressioni della globalizzazione stanno mettendo l’economia europea in una condizione di grande svantaggio competitivo, il settore delle industrie culturali rappresenta uno dei pochi in grado di offrire possibilità considerevoli per uno sfaccettato sviluppo economico, regionale e culturale. In questa fase, a partire e ampliando l’articolo 157 del Trattato e della Convenzione dell’UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità di espressione culturale, l’Europa deve mirare a un equilibrio appropriato per aiutare gli affari, le agenzie, la produzione e i servizi in questo settore perché diventino competitivi al massimo. Nello stesso tempo, l’Europa non deve mettere a rischio la sua peculiare natura interculturale e la propria diversità.

Per questa ragione, signor Commissario, il prossimo anno, che è l’anno europeo della creatività e dell’innovazione, ritengo sia giunto il momento che l’UE punti in maniera significativa sulle industrie culturali, come ha affermato lei stesso. Dobbiamo allontanarci dall’idea che le industrie culturali siano un lusso, ma sviluppare politiche specifiche per dare slancio agli investimenti in questo settore.

Signora Presidente, appoggiamo totalmente la relazione dell’onorevole Bono, che, ritengo, sarà analizzata con serietà anche dal Commissario Figel’, che potrà così discuterne e proseguire nel suo lavoro creativo.

 
  
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  Zdzisław Zbigniew Podkański, a nome del gruppo UEN.(PL) Signora Presidente, ci imbattiamo sovente in casi in cui il ruolo e l’importanza della cultura vengono negati. Gli affari richiamano l’attenzione, mentre la cultura è vista come qualcosa di accidentale, una sorta di appendice. Non solo la rilevanza culturale della cultura viene sottovalutata, ma anche la sua importanza economica e sociale.

Grazie a questa relazione, possiamo guardare la cultura da un’altra prospettiva. Osserviamo i dati. L’Unione europea ha a sua disposizione l’1 per cento del PIL di tutti gli Stati membri, mentre l’industria della cultura da sola produce il 2,6 per cento del PIL e fornisce più del 3 per cento dei posti di lavoro, si tratta dunque di un problema molto importante. Questi dati sono, tuttavia, incompleti. Sappiamo che non includono il ruolo e il valore dell’artigianato né del lavoro artistico, così come non comprendono varie aree che sono influenzate dalla cultura. Ritengo dunque che questa relazione sia molto importante: dovremmo proseguire il lavoro, farci coinvolgere maggiormente, e appoggiare il Commissario Figel’, perché ha intrapreso un’ottima strada – una strada che offre a ognuno un’opportunità.

 
  
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  Helga Trüpel, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signora Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la relazione Bono ha spalancato le porte al rigido dibattito tra il concetto di cultura come un fine in sé, da una parte, e la totale “commercializzazione” della cultura, dall’altra. Stiamo evidenziando il significato delle industrie creative come parte della strategia di Lisbona per la crescita economica senza, nello stesso tempo, sottomettere la politica culturale a vincoli di carattere puramente economico.

Le industrie creative e culturali sono viste come settori economici indipendenti, e sono state, negli ultimi anni, le forze trainanti dell’occupazione in Europa. In Germania, per esempio, creano più occupazione che l’industria automobilistica, e l’Unione europea e gli Stati membri devono orientare le proprie politiche in tal senso. C’è ancora molto da fare al riguardo.

Vorrei sottolineare ancora una volta – alla luce di tutti i complicati argomenti in merito ai diritti d’autore – che si devono ancora trovare norme politiche appropriate per i prodotti di proprietà intellettuale nel mondo digitale che possano, da una parte, garantire l’accesso aperto a Internet per gli utilizzatori privati e, dall’altra, creare nuove opportunità di reddito per gli artisti che concepiscono contenuti di tipo creativo.

 
  
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  Miguel Portas, a nome del gruppo GUE/NGL. (PT) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Bono è un ottimo documento, che appoggiamo. Sarò breve e limiterò i miei commenti alla questione dei diritti d’autore. Nel mondo pre-digitale gli acquisti di libri e dischi potevano essere visti come il riflesso delle normali tendenze di consumo. Fotocopie e cassette registrate assestavano un colpo ai ricavati degli autori, ma l’acquisto continuava a essere la norma.

Con il mondo digitale arriva uno spostamento di modello. Internet significa che la condivisione e la libera circolazione delle idee, dell’informazione e delle opere hanno messo fuori gioco i vecchi limiti di tipo fisico. In questo nuovo mondo, pagare appartiene al passato. La libera circolazione delle opere è l’ambiente naturale della cultura. Combattiamo la pirateria a scopi di lucro, ma opponiamoci totalmente alla criminalizzazione dei consumatori. Abbiamo ancora bisogno di una serie di vincoli e barriere nel mondo digitale perché non abbiamo ancora scoperto un altro modo per garantire agli autori remunerazioni adeguate; ma ormai è solo questione di giorni.

 
  
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  Thomas Wise, a nome del gruppo IND/DEM. (EN) Signora Presidente, l’Europa possiede un patrimonio culturale ricco e vario, che arricchisce le nostre vite non solo dal punto di vista estetico, ma anche economico. Il settore produce il 2,6 per cento del PIL dell’UE, come si è detto. Registra una crescita maggiore rispetto all’economia in generale e occupa oltre cinque milioni di addetti.

Queste sono tre indiscutibili motivi per i quali la Commissione non dovrebbe intromettersi, se non vogliamo vedere la cultura seguire la strada della pesca e dell’agricoltura. Tuttavia, il disavanzo commerciale nella sola industria cinematografica tra l’UE e gli Stati uniti cresce di anno in anno per il fatto che i consumatori europei scelgono prodotti americani anziché europei. Questo disavanzo, secondo gli ultimi dati, ammonta in un solo anno a 7,2 miliardi di sterline.

Libere dalle limitazioni imposte dalla dipendenza dal finanziamento statale, le sei maggiori compagnie cinematografiche americane hanno incassato più di 42,6 miliardi di dollari nel 2006, mentre, secondo una relazione dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo, la situazione generale dell’industria europea cinematografica sta peggiorando. Questo avviene perché le sovvenzioni e la legislazione non ispirano gli artisti – alimentano i burocrati e i parassiti.

 
  
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  Christofer Fjellner (PPE-DE).(SV) Le opportunità per la cultura sono cambiate radicalmente con l’emergere e la diffusione di Internet. A mio parere, questi sviluppi sono stati quasi esclusivamente positivi. La cultura è stata rivitalizzata, democratizzata e ampiamente disseminata. Nonostante ciò, gran parte del dibattito in Europa si concentra su quei problemi che, sembra, Internet ha creato per coloro che vogliano cimentarsi in attività culturali. E’ un peccato.

Non voglio dire che non ci siano sfide per la cultura. La violazione dei diritti di proprietà intellettuale e la condivisione illegale di file sono esempi di queste sfide. Ampie sezioni della relazione sono incentrate su questi problemi. Attualmente, circolano in Europa diverse proposte su come trattare simili questioni. Purtroppo, in molti casi si rivolge poca attenzione alle nostre fondamentali libertà e ai nostri diritti come cittadini. Per esempio, oggi, una delle proposte forse più controverse propone di bandire da Internet chi ha violato i diritti d’autore.

Vorrei cogliere quest’opportunità per esortare i miei colleghi ad appoggiare l’emendamento che ho presentato. In breve, la mia proposta sottolinea il ruolo positivo che Internet riveste nella cultura e nella democrazia, ma rifiuta anche l’idea di vietare ai singoli cittadini la possibilità di accedere a Internet. Le violazioni dei diritti d’autore e la condivisione di file devono essere combattute con sanzioni che siano proporzionate e che rispettino i diritti e le libertà fondamentali. Vietare ai singoli di accedere a Internet è, a mio avviso, una seria violazione della libertà di espressione e di informazione ed è una pena tutt’altro che proporzionata al danno. Internet è ben più che una fotocopiatrice o un canale per la diffusione di film o musica. E’ un’arena per parole, informazioni e comunicazioni libere.

Per mio fratello più giovane, Internet è naturale così come guardare la televisione o chiacchierare nel campo sportivo della scuola durante le ricreazione. Abbiamo intenzione di applicare simili restrizioni quando un diritto d’autore è violato in altri modi? Ero all’università non così tanto tempo fa e, all’epoca, purtroppo molti studenti copiavano illegalmente i libri di corso, ma punirli vietando loro di leggere libri o di scrivere articoli sarebbe stato assolutamente irragionevole. A chi ha rubato del cibo non viene vietato di comprare del latte e a chi ha rubato una bicicletta non viene proibito di usare la strada. Dunque, non facciamo qualcosa di così sciocco per quel che riguarda altre infrazioni solo perché sono state commesse in Internet. Grazie.

 
  
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  Maria Badia i Cutchet (PSE).(ES) Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, vorrei innanzi tutto congratularmi con il relatore, l’onorevole Bono, per la relazione sulle industrie culturali, che tocca una vasta gamma di problematiche alle quali l’onorevole ha cercato di rispondere.

Vorrei commentare brevemente un aspetto che considero prioritario: nella società della tecnologia digitale, dell’informazione e della comunicazione continuano a emergere nuove forme di produzione e distribuzione, e queste costituiscono nuove opportunità per produttori, creatori, artisti e consumatori. Date tali premesse, è fondamentale trovare nuove formule equilibrate che combinino il rispetto dei diritti dei creatori con la possibilità, per i cittadini, di accedere a questi beni culturali.

Inoltre, le industrie culturali e i creatori, incluse le PMI, in virtù del loro duplice ruolo, culturale ed economico, apportano un contributo alla promozione della diversità culturale e alla creazione di occupazione e di possibilità di sviluppo economico e, dato che queste industrie appartengono a uno dei settori più dinamici della nostra economia, l’aiuto per il settore creativo dovrebbe essere visto come un investimento. Quindi, la promozione della formazione continua che stimoli il talento creativo e le sinergie tra le imprese del settore e le scuole dovrebbe essere una priorità nelle politiche europee.

 
  
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  Bernard Wojciechowski (IND/DEM) . – (PL) Signora Presidente, congratulazioni per questa importante relazione sulla cultura. La citazione che, se avesse dovuto iniziare tutto da capo, lo avrebbe fatto dalla cultura, è di Jean Monet. La storia scritta dell’Europa va indietro di duemilacinquecento anni , ed è estremamente ricca e diversa nei suoi contenuti. La cultura è una componente fondamentale nello sviluppo della nostra civilizzazione. Occorre sostenere le azioni a favore dell’industria correlate alla cultura. Bisogna trovare fondi per lo sviluppo di una rete di biblioteche moderne in Polonia, pensando a quelle persone che non possono permettersi di comprare libri. Ci sono quartieri a Varsavia dove ancora mancano apposite sale di lettura accademica. Non è esiste un sistema funzionante di scambio tra biblioteche. I ragazzi devono andare in centro per avere accesso alle opere scientifiche. Il sistema di biblioteche negli Stati Uniti potrebbe rappresentare un modello. C’è bisogno di fondi per lo sviluppo di biblioteche locali che diano accesso ai materiali necessari, permettendo in questo modo alle persone di istruirsi.

Non sono totalmente d’accordo riguardo al considerando T della relazione. L’identità nazionale e la lingua sono alla base della creatività. La cultura moderna europea è cominciata soltanto quando Dante e Petrarca hanno iniziato a scrivere in italiano. La ragione alla base dello sviluppo di una civilizzazione europea è sempre stata la diffusione dell’individualità umana, il suo progresso spirituale e il fatto che i popoli ne hanno fatto uso per arricchire la propria vita collettiva.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, Commissario, la cultura è un fattore economico e particolarmente rilevante per tutti noi, e abbiamo visto che è in grado di produrre somme plurimiliardarie in Europa, che occupa milioni di lavoratori e che molte piccole e medie imprese, in particolare, operano in questo campo e stanno diventando molto attive e creative tra la popolazione.

Per quel che mi riguarda, ritengo sia importante che le forze trainanti la cultura abbiano godano di un accesso ai nuovi formati digitali e audiovisivi. E’ fondamentale avere la possibilità di presentarsi al pubblico pertinente, e di ideare nuovi prodotti soprattutto per la formazione continua, perché proprio questi strumenti innovativi stanno sviluppando e creando nuovi talenti.

 
  
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  Mary Honeyball (PSE).(EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare l’onorevole Bono per la sua relazione, che sottolinea il ruolo chiave delle industrie creative e culturali e, soprattutto, la loro crescente importanza all’interno della nostra economia.

Come molti di voi sanno, io rappresento Londra, che è, certamente, uno dei fulcri creativi d’Europa. Per questa ragione sono assolutamente consapevole dei benefici che le industrie creative possono apportare a livello locale. Londra è varia in termini di cultura e fiorente nella sua creatività e, dal momento che le industrie culturali rappresentano un settore essenziale dell’economia londinese, accolgo con grande favore la proposta di appoggiarne la sostenibilità e la crescita.

Ma, detto ciò, c’è una questione particolarmente preoccupante, che è già stata accennata durante la discussione su un’altra relazione quest’oggi. La questione è che, mentre un gran numero di addetti del settore è costituito da donne, non ci sono molte donne in posizioni elevate nelle industrie creative, e spero che saremo in grado di occuparci di questo problema nelle future deliberazioni.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN) . – (PL) Signora Presidente, il progetto di risoluzione richiama l’attenzione sul legame tra un’industria culturale fiorente e la mobilità transfrontaliera degli artisti; esorta la Commissione a pubblicare un Libro verde sul mercato interno per chi fornisce prodotti e servizi, che offrirà un’opportunità per confrontare i risultati in quest’area. La relazione sottolinea il ruolo della cultura nelle politiche della Comunità, e altresì il ruolo dell’educazione culturale nello sviluppo della personalità e di un senso di identità.

La creatività e l’impegno nella creazione di valore aggiunto sono ciò che determina il valore economico essenziale dell’industria culturale. Il suo reale contributo allo sviluppo economico, soprattutto nel settore della musica e dell’editoria, supera di gran lunga la spesa nello sviluppo della cultura. Mi congratulo con il relatore.

 
  
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  Tomáš Zatloukal (PPE-DE).(CS) Le industrie culturali sono fornitori chiave di servizi a valore aggiunto, che rappresentano la base di un’economia dinamica e basata sulla conoscenza. Sono una fonte importante di occupazione nelle aree creative e contribuiscono in misura sostanziale a una maggiore competitività dell’Unione europea. Gli appelli a sostenere le industrie creative e culturali attraverso migliori sistemi di qualificazione, di istruzione e di formazione, in particolare cercando di offrire agli studenti, a tutti i livelli di istruzione, di un insegnamento di tipo professionale nelle discipline culturali e artistiche, riflettono questa situazione.

Appoggio le richieste agli Stati membri per includere gli studi di imprenditorialità nei programmi di istruzione secondaria e superiore, soprattutto nei campi umanistici, nelle arti e nella cultura. Sono necessari ulteriori progressi nell’area del riconoscimento reciproco dei diplomi in studi artistici. Anch’io desidero invitare la Commissione a prendere in maggiore considerazione la natura particolare del settore della cultura in tutte le politiche che riguardano il mercato interno, la concorrenza, gli scambi, le imprese, e la ricerca e sviluppo.

 
  
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  Ruth Hieronymi (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, vorrei eliminare qualsiasi malinteso una volta per tutte. Questa relazione non parla di vietare a chiunque e in qualsiasi modo l’accesso a Internet. La commissione per la cultura e l’istruzione ha respinto questa impostazione all’unanimità.

Si tratta di arrivare a un rapporto equilibrato tra l’accesso aperto a Internet e la protezione della proprietà intellettuale, e qui, in effetti, dobbiamo ancora risolvere un gran numero di problemi e trovare strumenti che tengano in considerazione entrambi gli obiettivi. Vorrei dunque domandare in maniera specifica che a questo approccio si dia seguito in sede di votazione.

 
  
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  Nicodim Bulzesc (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, ritengo che questa relazione sia valida, ma vorrei formulare qualche osservazione.

L’argomento delle industrie culturali è strettamente collegato a quello del valore economico della cultura. Attualmente, si fa riferimento alla cultura in termini di strumenti mirati alla crescita economica, e molti studi ora sottolineano l’impatto economico delle attività culturali. A tale proposito, vorrei fare un accenno allo studio The Economy of Culture in Europe condotto nel 2006 da una società di consulenza privata, la KEA European Affairs, da cui emergono alcuni dati impressionanti del settore culturale; tuttavia, questi dati sono opinabili dal momento che anche i lettori di MP3, i telefoni cellulari e la pubblicità vengono considerati da questo studio come “cultura”.

Per questo abbiamo la sensazione che il concentrarsi su tali aspetti economici possa portare a confusione, e fattori importanti quali la creatività o il potenziale artistico rischiano di essere messi al secondo posto se non dimostreranno di essere sufficientemente redditizi.

Sono a favore di una politica culturale che sostenga la diversità culturale, la creatività artistica e lo sviluppo del potenziale artistico degli individui e delle comunità: questi sono tutti orientamenti che dovremmo tenere a mente per le iniziative future.

 
  
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  Ján Figeľ, Membro della Commissione. − (SK) Ho ascoltato la discussione con interesse. La relazione è indubbiamente molto interessante e, come la presidente della commissione ha sottolineato, rappresenta in diversi modi un incentivo per la Commissione, per gli Stati membri e per il mondo delle industrie creative e della cultura.

Ritengo che il principale argomento oobiettivo sia quello di ottenere una fotografia generale, di fare di questi incentivi un fulcro di attenzione e di creare un ambiente che incoraggi la creatività, l’innovazione, la cultura in sé e lo status della cultura nella nostra società e nelle nostre relazioni.

Permettetemi di fare un commento. Non possiamo esistere senza l’economia ma è la cultura a dare senso alle nostre relazioni e alle nostre identità, e a definire i valori che ci uniscono come Comunità. Questa è la mia risposta a chi si preoccupa del fatto che tutto oggi sia visto in termini economici ed espresso in valore monetario. La cultura riguarda qualcosa di più del denaro, ma è importante vederla come un bene creativo, come un fattore che crea occupazione e che contribuisce allo sviluppo dell’economia. L’assenza di cultura in molti casi risulta in un deterioramento non solo dell’economia ma anche della politica e della società. La carenza di cultura ha dunque varie conseguenze.

Per questo sono lieto di vedere un ampio sostegno a favore della creatività e dell’innovazione nelle proposte relative alla proposta della Commissione europea per il 2009. La proposta formale in sé è già in quest’Aula e spero che la procedura legislativa porterà in breve alla sua adozione e ai preparativi per l’Anno europeo della creatività e dell’innovazione.

In conclusione, vorrei soffermarmi sulla lotta contro la pirateria. Come molti dei presenti, ritengo che dobbiamo raggiungere un equilibrio tra l’accesso alla cultura e la sua accessibilità, le opportunità di comunicazione e culturali da un lato e, dall’altro, la protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Dobbiamo combattere contro l’abuso dei diritti di proprietà intellettuale dal momento che questo rappresenta sovente la ragione per la quale le imprese più deboli e più piccole falliscono. Questa è la posizione della Commissione europea. Un modo per trattare il problema è l’educazione: sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di proteggere i diritti di proprietà intellettuale e di non abusare delle libertà. L’altro metodo è organizzare e invitare tutti gli addetti ai lavori e coloro i quali hanno responsibilità in questo settore a collaborare e a contribuire agli sforzi per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, sviluppando allo stesso tempo la possibilità di accedere alle reti elettroniche nei moderni canali di comunicazione. Del resto questo è ciò che abbiamo suggerito per la prima volta nella nostra recente proposta sulla riforma delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica (pacchetto telecomunicazioni) e rappresenta anche la posizione della Commissione europea nella lotta contro la pirateria. Certo, molto deve essere compiuto dagli Stati membri stessi.

Questo è ciò che desideravo esprimere. Attendo con ansia di cooperare in futuro.

 
  
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  Guy Bono, relatore. − (FR) Signora Presidente, signor Commissario, penso che non dovremmo dimenticare ciò cui aspiriamo. Nonostante quel che alcuni studi non obiettivi vorrebbero farci credere, non è quel 13 per cento di europei che scarica illegalmente contenuti culturali a minacciare la nostra cultura, ma mi sembra che sia piuttosto la concentrazione della nostra cultura nelle mani di un ampio gruppo a danneggiare la nostra diversità e, di conseguenza, la ricchezza del nostro patrimonio culturale.

Citerò un esempio soltanto, quello dei dischi. Oggi, il 95 per cento di quello che è distribuito è prodotto da quattro grandi società di registrazione. Ritengo sia importante garantire ai consumatori una scelta reale ed è altresì fondamentale assicurare pluralismo di contenuti in un mercato che è molto concentrato, nel quale i principali responsabili per l’innovazione e la creatività sono piccoli, non grandi. Lei ha citato le PMI, Commissario Figel’, suggerendo uno studio che trovo un’idea davvero interessante.

Il fatto che la Commissione abbia autorizzato una fusione tra la Sony e la BMG contraddice in maniera assoluta la politica europea di sostenere nell’industria della musica le PMI, che creano più occupazione che le grandi imprese e rappresentano il 99 per cento dei protagonisti del mercato e l’80 per cento dell’innovazione in questo settore. Sembra dunque che ci sia un bisogno impellente di appoggiare la diversità nel settore della cultura, che è un autentico motore trainante per la crescita e uno strumento di sviluppo per i singoli.

Per concludere, vorrei sottolineare che è la diversità della cultura a renderla ricca, e non il contrario.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 10 aprile 2008.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  John Attard-Montalto (PSE), per iscritto.(EN) La cultura e la creatività rivestono un ruolo chiave nella promozione della cittadinanza europea. Entrambi questi elementi, la cultura e la creatività, devono essere presi in considerazione nelle future politiche dell’UE.

La Commissione ha promosso un’analisi dell’economia della cultura in Europa che ha rivelato dati importanti. Emerge che la cultura, intesa in generale, apporta un contributo fondamentale all’economia, molto più di quel che si era in un primo tempo stimato.

Cinque anni fa si era valutato che i settori culturali producevano il 2,6 per cento del PIL dell’UE. Nel 2004, il 3,1 per cento della popolazione attiva dell’UE lavorava in questo settore. Il rapporto tra le attività culturali e l’economia a Malta e Gozo è stimabile alla luce di un recente studio del 2007, effettuato dall’Ufficio nazionale di statistica, che ha coinvolto un totale di 5 086 partecipanti iscritti a 34 scuole di danza.

Queste scuole di danza occupavano 109 persone e generavano un’eccedenza finanziaria di quasi 400 000 euro. Il ricavato totale superava il milione di euro.

Questo è solo un esempio a dimostrazione dell’importanza delle attività culturali per l’economia.

 
  
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  Neena Gill (PSE), per iscritto. (EN) La mia regione, le West Midlands, è alla guida dello sviluppo delle industrie creative, con più di un impiegato su dieci nel settore. L’area è una delle regioni più multiculturali del Regno Unito e dimostra come il suo vantaggio competitivo in termini di varietà culturale stia diventando una fonte di creatività e innovazione.

Tuttavia, l’UE deve impegnarsi in maniera più decisa a sostegno delle industrie culturali, incentivando la creazione di occupazione in quest’area per controbilanciare il trasferimento delle industrie tradizionali dell’UE nelle economie emergenti.

Occorrono un’azione congiunta e una maggiore assistenza finanziaria per il lancio delle imprese e per le PMI nelle industrie culturali attraverso il Settimo programma quadro, i Fondi strutturali e il Fondo sociale europeo. Questo permetterebbe di sfruttare ulteriormente le capacità e il talento dei lavoratori e degli imprenditori in Europa, per far sì che le capacità necessarie siano disponibili per l’ulteriore sviluppo del settore. L’UE deve sostenere la creatività per più innovazione e imprenditorialità.

Nell’anno europeo del dialogo interculturale, dovremmo anche riconoscere l’importanza delle industrie culturali nella sensibilizzazione e nella comprensione di altre culture e, di conseguenza, la loro rilevanza in termini di coesione sociale. Allo stesso modo, l’Europa può guadagnare molto, dal punto di vista economico, dalla sua diversità culturale.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto.(FI) Vorrei ringraziare il relatore per un testo che tratta in maniera esaustiva la natura sfaccettata delle industrie culturali e le principali problematiche a queste associate. Ci sono due principi fondamentali da tenere presenti quando si valuta lo status delle industrie culturali nella società europea.

Per prima cosa, si tratta di comprendere quanto sia importante la cultura per la qualità della vita degli individui. I prodotti culturali aumentano il benessere. La Comunità riconosce agli europei i diritti fondamentali all’istruzione, che includono il diritto delle persone alla cultura. Parliamo, dunque, di diritti civili fondamentali.

Secondo, dobbiamo capire quanto è importante la cultura per coloro che la producono. Per molti, questo lavoro non è solo una passione – è ciò di cui vivono. Ricevere un pagamento adeguato per il proprio lavoro è un diritto fondamentale. Sta al legislatore garantire che queste persone possano lavorare in un ambiente che non sia lesivo dei loro diritti. Non c’è prodotto culturale senza i suoi creatori, e se costoro non sono pagati per il lavoro che fanno, la conseguenza è limitare la crescita culturale.

La legislazione sulle industrie culturali, come la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e dei diritti di vicinato, deve dunque essere in grado di trovare un equilibrio tra le due dimensioni sociali della cultura. Ciò richiede una sensibilità speciale da parte del legislatore. Occorre riconoscere che le industrie culturali sono un settore del tutto particolare, che dunque necessita di una condizione giuridica speciale.

La sfida principale per le industrie culturali è ovviamente la tecnologia dell’informazione. Certo, beneficiano dei progressi nella tecnologia e nel mercato dell’informazione, ma allo stesso tempo hanno bisogno di protezione nel momento in cui vengono utilizzati nuovi sistemi.

Abbiamo anche bisogno che la Commissione elabori misure rapide volte a chiarire la relazione tra la proprietà intellettuale e la cultura e l’economia. La sfida principale è come assicurare una remunerazione che sia appropriata e trasparente per ogni titolare di diritti e per ogni singola industria culturale per il lavoro svolto, garantendo allo stesso tempo ai consumatori la scelta e un facile accesso ai prodotti culturali.

 
  
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  Marianne Mikko (PSE), per iscritto.(EN) Dal momento che la produzione di beni materiali è sempre più meccanizzata ed esternalizzata, un numero sempre maggiore di persone in Europa investe i propri talenti nella produzione di beni culturali.

Lo studio KEA richiesto dalla Commissione europea sottovaluta in maniera significativa il contributo delle industrie culturali alla nostra economia e alla nostra società. Anche se solo il 3,1 per cento della popolazione attiva dell’Europa genera direttamente valore monetario nel settore della cultura, il suo impatto è tangibile in quasi ogni aspetto delle nostre vite.

La cultura pop veicola messaggi culturali e sociali. Musicisti e attori sono stati fondamentali per l’onda di economia verde. La musica e il cinema possono promuovere in maniera potente una migliore comprensione tra individui e dei valori europei. Le industrie culturali hanno anzitutto creato la richiesta di nuove tecnologie, di piattaforme digitali.

Dunque, è essenziale che le industrie culturali europee rimangano produttive. Innanzi tutto, occorre offrire ai creatori la possibilità di mantenersi con la loro creatività. Il che significa che dobbiamo permettere agli autori di diffondere la loro opera il più possibile, senza paura di abusi da parte degli intermediari o dei consumatori.

Continuo a considerare ciò come il motivo guida di questa relazione, per la quale ringrazio il relatore nonché i miei colleghi per aver contribuito con le loro idee.

 
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