Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Bárbara Dührkop Dührkop, a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, sull’iniziativa della Repubblica federale di Germania in vista dell’adozione della decisione del Consiglio relativa all’attuazione della decisione 2007/…/GAI sul rafforzamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità transfrontaliera [11563/2007 – C6-0409/2007 – 2007/0821(CNS)] (A6-0099/2008).
Bárbara Dührkop Dührkop, relatrice. − (ES) Signor Presidente, la relazione che oggi proponiamo al dibattito e all’approvazione contiene un’iniziativa del 2005, nella quale i sette Stati membri hanno deciso di intensificare la cooperazione transfrontaliera in tutti i settori relativi al terrorismo, alla criminalità organizzata e all’immigrazione clandestina.
La Presidenza tedesca ha proposto di incorporare parte di quest’accordo nell’acquis comunitario attraverso una decisione quadro, vale a dire nel terzo pilastro, così come era stato fatto per l’accordo di Schengen, lasciando da parte, tuttavia, la questione dell’immigrazione clandestina che, in base al mandato di Tampere, dovrebbe rientrare nel terzo pilastro.
E’ quindi deplorevole che non siano stati inclusi poteri chiaramente comunitari nel trattato internazionale, dato che questo non solo crea confusione giuridica, ma comporta l’esistenza di due quadri giuridici di riferimento.
Il primo è stato negoziato in modo poco trasparente. Né i parlamenti nazionali, né il Parlamento europeo sono stati consultati. Siamo stati consultati solo all’ultimo minuto, in fretta e in modo non vincolante, quando lo strumento stava per essere incorporato nell’acquis comunitario.
La relazione del nostro sfortunato collega Fausto Correia contiene la posizione del Parlamento europeo al riguardo.
Oggi, siamo lieti che la consultazione del Consiglio viene presentata sulla base della procedura di codecisione. Consultazione che non si limita all’accordo in sé, ma include il manuale e l’allegato, che apprezziamo, dato che, seppur tecnici, contengono disposizioni di grande importanza politica. Molte di esse devono garantire specificamente la protezione dei dati personali e sensibili.
Deploriamo, tuttavia, che il Consiglio non abbia approvato ancora la decisione quadro sulla definizione di protezione dei dati per stabilire alcune norme minime. E’ incongruente che il Consiglio si prepari ad adottare questa decisione, piuttosto che la propria legge generale. Né è stato consultato in nessun momento il Garante europeo della protezione dei dati.
In sintesi, la relazione prevede la cooperazione mediante lo scambio di informazioni di dati sul DNA, impronte digitali, targhe di veicoli e dati personali e non personali. Lo scopo è potere paragonare un profilo di DNA di una persona con le future banche dati dei 27 punti di contatto nazionali.
La relazione stabilisce chiaramente che devono essere fissate garanzie per la protezione dei dati e il diritto di difesa dei sospettati e dei colpevoli. Solo la parte non codificante del DNA, ossia le zone che non contengono espressione genetica, possono essere trasmesse.
Qualsiasi informazione condivisa deve indicare esplicitamente la situazione processuale della persona interessata, nonché la banca dati da cui si è acquisita l’informazione.
Si dovrà consultare nuovamente il Parlamento europeo per qualsiasi modifica che il Consiglio volesse apportare all’iniziativa della Repubblica federale tedesca e in relazione, soprattutto, al numero di loci necessari per realizzare confronti accurati.
Vorrei ricordare altresì al Consiglio l’invito esteso all’epoca dalla Conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati sulla possibilità di integrare questa decisione quadro nel nuovo sistema del Trattato di Lisbona, per consentire il ricorso dinanzi la Corte di giustizia.
Desidero inoltre segnalare che, nel paragrafo relativo agli agenti e alla possibilità di cooperazione transfrontaliera, non sono d’accordo con la parte approvata in commissione, che dà competenze agli agenti a prendere e tenere dichiarazioni in un altro Stato membro diverso dal proprio.
Onorevoli colleghi, e concludo, la cooperazione transfrontaliera bilaterale esiste da sempre, ma su scala europea questa decisione sarà pioniera. E’ certo che ci preoccupa, e non poco, la proliferazione di reti che, nonostante le buone intenzioni, possono portare ad un abuso e a possibili gravi errori.
Proteggere gli innocenti è senza dubbio la prima preoccupazione di tutti e di quest’Assemblea in modo particolare, dato che rappresenta tutti i cittadini.
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. − (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, a seguito dell’accordo politico raggiunto in Consiglio il 13 giugno 2007 sulla prima parte del pacchetto legislativo teso a trasporre il Trattato di Prüm nell’ordinamento europeo, la Germania ha presentato l’iniziativa che noi ci apprestiamo a discutere, ovvero l’attuazione della decisione che è l’argomento della prima parte e del suo allegato.
La Commissione, onorevole Dührkop, ha sempre sostenuto l’integrazione del Trattato di Prüm nell’Unione. Si tratta di uno strumento importante, che rafforzerà in misura significativa la cooperazione in materia di polizia fra gli Stati membri, consentendo loro di agire con maggiore efficacia nella lotta contro il terrorismo e la criminalità transfrontaliera, ad esempio facilitando gli scambi di profili di DNA e di dati dattiloscopici delle persone ricercate.
L’abolizione dei controlli sulle persone alle frontiere interne dell’Unione, fra i paesi Schengen, è un importante passo avanti nell’integrazione europea. Ma abbiamo il dovere di garantire che lo spazio di libera circolazione sia anche, ovviamente, uno spazio di sicurezza e di giustizia.
Il miglioramento della cooperazione di polizia fra le autorità degli Stati membri, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali, e in particolare della protezione dei dati, è una misura essenziale per garantire maggiore sicurezza all’interno dell’Unione europea, a vantaggio dei nostri cittadini.
Il progetto di decisione che stiamo discutendo oggi costituisce, in effetti, il seguito necessario per permettere la piena applicazione tecnica ed operativa della decisione su cui il Consiglio ha raggiunto un accordo politico nel giugno 2007. Questo accordo mira a recepire gli elementi fondamentali del Trattato di Prüm nell’ordinamento giuridico dell’Unione europea.
La Commissione ha sempre sostenuto la necessità di coinvolgere il Parlamento anche nella procedura di modifica dell’allegato a questo trattato. Per la Commissione, le disposizioni sulla protezione dei dati che figurano nella decisione del giugno 2007, nonché nel progetto attualmente in discussione, saranno completate dalle disposizioni della decisione quadro sulla protezione dei dati nel terzo pilastro. Ovviamente, è necessario un complemento, come avete affermato.
Da parte sua, la Commissione accetta in generale gli emendamenti che lei propone, onorevole Dührkop. Ma, trattandosi di un’iniziativa degli Stati membri, la Commissione, signor Presidente, presenterà la sua posizione dettagliata sugli emendamenti nel quadro delle discussioni al Consiglio.
Questa è la mia risposta e vorrei ringraziare ancora una volta la relatrice per avere voluto sottolineare i mezzi e le condizioni per un’adeguata attuazione di questa decisione.
Herbert Reul, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono pochi i temi sui quali i cittadini europei concordano che l’Europa si sta adoperando con serietà nel loro interesse. Oggi, stiamo discutendo di un’importante questione di quel tipo: la cooperazione fra gli Stati membri per combattere con successo la criminalità transfrontaliera e il terrorismo. Sono molto lieto per il fatto che siamo riusciti a raggiungere un consenso anche in commissione, grazie al lavoro preparatorio e alla leale cooperazione con la relatrice. Ciò significa che possiamo non concordare su ogni singolo punto, ma che concordiamo sulle linee generali e intendiamo proseguire offrendo il nostro contributo nella materia.
Il processo che ha portato all’accordo Prüm è stato particolarmente laborioso e lungo. Siamo andati avanti passo dopo passo. Eppure è positivo il fatto che vi siano adesso accordi europei sullo scambio di dati, che le banche dati nazionali siano collegate e che possiamo usare quelle banche dati nazionali per reprimere e prevenire i reati.
Avrei voluto più progressi in alcuni settori dell’intero progetto. Ecco perché colgo l’occasione non solo per parlare di cosa abbiamo raggiunto fino ad oggi, ma anche per dire anche che, ovviamente, questa decisione include anche alcuni punti che forse possono valere per domani e dopodomani. Ad esempio, vogliamo avvalerci delle forze di polizia unite con maggiore efficienza e rapidità e vogliamo che le forze di polizia di uno Stato membro con capacità specifiche siano in grado di operare in un altro Stato membro. L’onorevole Dührkop Dührkop ha appena sottolineato che non è facile. Eppure è importante portare avanti questo processo per garantire più responsabilità europee e più azioni comuni. Alla fine, potremmo scoprire che un ottimo modo per promuovere l’idea europea è dimostrare alle persone che stiamo cercando di risolvere questioni importanti secondo modalità che anche loro posano considerare positive.
Alexander Alvaro, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, credo di parlare anche a nome del mio gruppo quando affermo che la cooperazione con la relatrice è stata eccellente. Ha funzionato bene, come ha appena detto l’onorevole Reul. Tuttavia, dobbiamo chiederci perché sia così urgente prendere una decisione, adesso e, in particolare, prima della fine dell’anno. Saremmo stati molto lieti se fossero state applicate vedere le norme del Trattato di Lisbona, fra cui la revisione giudiziaria, come anche l’adeguata partecipazione sotto forma di codecisione con il Parlamento europeo.
Per quanto riguarda l’aspetto della protezione dei dati che è stato affrontato in questa sede, l’accordo Prüm contiene proprie regole sulla protezione dei dati, le norme attuative e le norme del Trattato. Infatti, l’onorevole Dührkop Dührkop ha anche indicato la necessità di una decisione quadro nel terzo pilastro. Se guardiamo attentamente alle categorie di dati regolate dall’accordo Prüm, risulta evidente l’assoluta necessità di avere una normativa quadro in materia, Dobbiamo anche chiederci perché sono incluse categorie di dati cosiddette speciali, quali dati concernenti informazioni sull’orientamento sessuale, la salute, le attività politiche e sindacali e il credo religioso. Ciò va ben oltre i dati di base necessari per lottare contro la criminalità organizzata. Sono previste sull’uso di quei dati, eppure è incredibile che possano comunque essere usati.
Nel caso dei dati relativi al DNA, sosteniamo fortemente il punto di vista della relatrice secondo cui quando quei dati sono necessari e possono essere scambiati, devono essere chiaramente delimitati e usati solo per i fini per i quali erano intesi. Inoltre, deve risultare chiaramente che gli Stati membri che non hanno banche dati nazionali sul DNA non sono obbligati a crearle.
Vorrei concludere dicendo che sarebbe sensato – come hanno fatto emergere gli scambi personali di pareri con le autorità di polizia – se, invece di concentrarci sulle misure legislative, finanziassimo programmi per favorire lo scambio di personale fra le forze di polizia. Questo migliorerebbe di sicuro la cooperazione nell’Unione.
E’ sorprendente che non sia stato ancora definito con chiarezza il finanziamento dato che la decisione dovrà essere presa a breve. Prima di spendere denaro, si dovrebbe sapere quanto spendere, prima di prendere una decisione se ne dovrebbe conoscere il relativo costo.
Athanasios Pafilis, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signor Presidente, l’iniziativa del governo tedesco e la relazione che stiamo discutendo non sono tecniche per puro caso, vogliono esserlo. Riguardano condizioni tecniche e amministrative necessarie per l’applicazione rapida e di successo della raccolta preventiva di dati resa possibile dal Trattato di Prüm, incorporato nel diritto dell’UE alcuni mesi fa. Dati relativi al DNA, impronte digitali, dati personali e informazioni di tutti i tipi sono raccolti, trattati e scambiati automaticamente in ogni possibile dettaglio, 24 ore su 24, sette giorni su sette, fra i meccanismi repressivi degli Stati membri e l’UE. Ogni cittadino e lavoratore dell’UE può trovarsi sotto sorveglianza preventiva ed essere registrato come dato. Le forze di sicurezza agiscono sulla base del minimo sospetto che qualcuno, a un certo momento della sua vita futura, possa commettere un reato o mettere in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica. In altre parole, tutti sono colpevoli fino a prova contraria.
La relazione di cui stiamo discutendo approfondisce la legislazione sulla raccolta dei dati, aprendo la strada alla raccolta e allo scambio di dati relativi all’opinione politica, al credo religioso o filosofico e all’appartenenza a partiti politici o sindacati. A che cosa occorrono tutti questi dati? Per combattere la criminalità organizzata? E’ una menzogna! Voi volete raccogliere dati su ogni persona del mondo! Volete bandire e intimidire chiunque metta in discussione le vostre politiche! Per quel motivo, noi eurodeputati del partito comunista greco votiamo contro la relazione.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, fin dagli attacchi dell’11 settembre, se non prima, l’UE ha concentrato le sue misure tecniche in materia di sicurezza quasi interamente sulla lotta al terrorismo. Adesso, di certo è giusto non consentire ai potenziali assassini di scaricare da Internet le istruzioni sulla costruzione di una bomba e ovviamente una più stretta cooperazione fra Stati membri è ben accetta. Eppure, nella lotta contro il terrorismo, non possiamo consentire che cittadini innocenti diventino il bersaglio o che critici non graditi siano messi a tacere.
Credo che vi sia una tendenza pericolosa nel mondo a erodere costantemente le libertà di base per le quali i nostri progenitori hanno lottato così duramente. Stiamo correndo il rischio di diventare una società profondamente illiberale, trasmettendo dati sui passeggeri, e sorvegliando Internet. Mi auguro che non accada che ogni non conformista che partecipa a una dimostrazione o che sostenga un referendum, o anche osi criticare l’UE, sia marchiato come potenziale terrorista.
Certo è importante essere vigilanti – ma non a scapito delle libertà civili. E non dobbiamo nemmeno permettere che altri settori, come la lotta alla criminalità organizzata, ne soffrano di conseguenza. Non dobbiamo sottovalutare i pericoli delle società parallele in continua espansione, la violenza basata sull’immigrazione e i conflitti etnici e culturali.
Urszula Gacek (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, quando si parla di incitamento al terrorismo nell’era di Internet e nell’era delle nuove tecnologie, si parla di sfide e di minacce del tutto nuove e, come ha detto il collega, dobbiamo trovare un prezioso equilibrio fra la violazione delle libertà civili di varie organizzazioni politiche e la lotta contro le minacce alla nostra sicurezza e alla sicurezza dei nostri cittadini.
Nelle ultime settimane, alcuni oratori del Consiglio d’Europa, ad esempio, hanno sollevato diversi timori e ci hanno chiesto di adottare tutta una serie di raccomandazioni presentate dal Consiglio d’Europa. Dobbiamo essere selettivi su quali aspetti del prezioso lavoro del Consiglio d’Europa trasferire al Parlamento europeo, perché il Parlamento ha un proprio ruolo specifico da svolgere nella materia.
Nella gestione delle nuove minacce poste dal terrorismo, il problema più difficile da affrontare sarà la definizione di cosa sia l’incitamento, e se la critica giustificata dei governi potrebbe mai essere considerata come incitamento al terrorismo. E’ stato uno degli argomenti presentati di recente in una riunione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, da Dick Marty del Consiglio d’Europa. Mostrava scarsa fiducia nelle nostre strutture democratiche, suggerendo che vari articoli potrebbero essere usati in modo sbagliato dai governi. Ho più fiducia di lui nelle nostre procedure democratiche, e credo che saremo in grado di trattare la questione con delicatezza, ma anche con la prudenza che si richiede a questa istituzione.
Sarah Ludford (ALDE). – (EN) Signor Presidente, sono 4,3 milioni le persone il cui DNA figura nelle banche dati britanniche del DNA ed è a disposizione della polizia. E’ il 7 per cento della popolazione britannica – almeno il quintuplo rispetto ad altri paesi. Quella cifra include 150 000 bambini sotto i 16 anni, 25 000 dei quali non sono mai stati denunciati. L’esperto forense britannico più importante ha perfino suggerito di inserire nella banca dati del DNA i bambini di cinque anni nel caso in cui abbiano un comportamento che indica che potrebbero essere potenziali criminali nella vita futura. Questo è fare politica preventiva in modo ridicolo.
Il mio partito ritiene che siamo di fronte alla concretizzazione della Gran Bretagna del “Grande fratello” di Orwell. Il DNA di persone innocenti non dovrebbe essere oggetto di scambio e, quanto meno, conformemente al parere del Garante europeo della protezione dei dati, dovrebbero essere previste precise limitazioni su quali dati possono essere scambiati e un’indicazione sanitaria in quello scambio se la persona non ha la fedina penale compromessa.
Carlos Coelho (PPE-DE). – (PT) Signor Presidente, signor Vicepresidente Barrot, onorevoli colleghi, oggi stiamo discutendo su una seconda decisione per stabilire norme necessarie per l’attuazione di un’altra iniziativa che ha già ottenuto l’accordo politico del Consiglio, ma non è stata ancora adottata.
Sono a conoscenza di una serie di iniziative per combattere il terrorismo e la criminalità transfrontaliera per rafforzare la sicurezza e la vigilanza, ma deploro che la stessa attenzione non sia stata prestata anche al miglioramento della protezione dei diritti fondamentali. L’Unione europea non ha ancora stabilito norme di salvaguardia procedurale, né uno strumento giuridico adeguato nell’ambito del terzo pilastro per la protezione dei dati, come il Vicepresidente Barrot ha appena riconosciuto nel suo discorso.
Le chiedo, signor Commissario, di aiutarci a spiegare al Consiglio che questa situazione, specialmente se teniamo conto che la maggior parte delle misure di lotta al terrorismo e di promozione della cooperazione in materia di polizia prevedono la raccolta e lo scambio di dati personali. Quest’ultima iniziativa ne è un ulteriore esempio ed è ancora più importante, dato che coinvolge la raccolta, la tenuta e la condivisione di dati relativi al DNA, le impronte digitali, ecc. Le norme sulla protezione dei dati stabilite nel capitolo VI dell’iniziativa Prüm, che offrono garanzie più specifiche, non sono autosufficienti e, per funzionare correttamente, necessitano di un quadro completo e generale che può essere garantito concretamente solo attraverso la decisione quadro sulla protezione dei dati nell’ambito del terzo pilastro.
E’ con grande soddisfazione che abbiamo approvato questa iniziativa, nell’ambito della quale gli aspetti essenziali della cooperazione dell’iniziativa Prüm saranno trasposti nell’ordinamento dell’Unione. Tuttavia, non possiamo abbandonare il lavoro svolto. E’ essenziale garantire anche l’esistenza di un quadro giuridico chiaro ed efficace per la protezione dei dati.
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. − (FR) Signor Presidente, l’onorevole Coelho ci ha appena offerto un’immagine, credo, del tutto oggettiva e chiara della situazione.
La proposta iniziale della Commissione era certamente più ambiziosa e deploriamo, in particolare, che il campo di applicazione sia più limitato. Ma la decisione vuole gettare le basi necessarie per garantire un livello minimo di protezione nel terzo pilastro. In mancanza di qualsiasi decisione, non avremmo nessuna regola generale applicabile nel terzo pilastro; il che sarebbe ancora peggio. Ci auguriamo che questa decisione sarà adottata entro breve tempo, dopo che il Parlamento avrà espresso il suo parere sul nuovo testo che il Consiglio gli ha sottoposto per la seconda volta.
Come ho detto poc’anzi, ringraziando, ancora una volta, la relatrice, l’onorevole Dürkopf, ovviamente, ad avviso della Commissione, le disposizioni sulla protezione dei dati saranno completate da quelle della decisione quadro sulla protezione dei dati nel terzo pilastro.
Concludo con queste brevi osservazioni, signor Presidente, ringraziando tutti coloro che sono intervenuti per il loro contributo a questo dibattito.
PRESIDENZA DELL’ON. MAREK SIWIEC Vicepresidente
Bárbara Dührkop Dührkop, relatore. − (ES) Signor Presidente, grazie a tutti i colleghi con i quali è stato un piacere lavorare su questa relazione. Non risponderò a tutti individualmente, ma solo in generale.
Tutti siamo particolarmente preoccupati del necessario equilibrio fra la lotta contro il terrorismo e contro la criminalità e, allo stesso tempo, la protezione rigorosa dei diritti privati e pubblici, perché nessuno può essere privato dei suoi diritti civici per la lotta contro il terrorismo.
Questo equilibrio è a volte difficile, ma spetta a noi democratici saper essere sempre vigili di fronte a ogni abuso in questo campo.
Secondo, si è menzionata la cooperazione in materia di polizia: è essenziale. Io vivo in Spagna, in una regione dove esiste il terrorismo. Io stessa fruisco della protezione di polizia, e, quando devo recarmi in Francia, devo chiedere alla polizia locale di inviare dapprima un modulo a Madrid, che chiederà a sua volta alla Francia il permesso di attraversare la frontiera con la pistola, e questo richiede una settimana. Riconosco che dovremmo avere un metodo meno burocratico, più rapido, e si potrebbe pensare a un permesso di polizia europeo. Perché ritengo che le polizie europee più o meno abbiano tutte la stessa formazione.
Inoltre, onorevole Alvaro, come hanno indicato anche gli onorevoli Coelho e Sarah Ludford, abbiamo bisogno con urgenza della decisione quadro, ed è questo il messaggio che vogliamo trasmettere al Consiglio. Abbiamo bisogno di norme minime di protezione dei dati. Questa è una richiesta giusta da parte di tutti i cittadini.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì, 22 aprile 2008.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
John Attard-Montalto (PSE), per iscritto. – (EN) Oggi siamo fortunati che le autorità incaricate dell’applicazione della legge abbiano a disposizione strumenti come i dati sul DNA, le impronte digitali automatizzate, i numeri di identificazione e registrazione di veicoli. Sono del tutto favorevole alla creazione di una banca dati comune di tutti gli strumenti necessari a lottare contro il terrorismo e la criminalità transfrontaliera. La protezione dei dati è, sì, essenziale, ma nella lotta contro il terrorismo e la criminalità internazionale è un aspetto secondario.
Sono a favore non soltanto della condivisione delle banche dati, ma anche della coercizione di avere banche dati nazionali obbligatorie. La maggioranza dei cittadini e dei residenti europei rispetta le leggi e non dovrebbe temere che i propri dati, che sia il DNA o le impronte digitali, figurino su una banca dati europea comune.
Malta è uno Stato neutrale, ma quando si tratta di terrorismo non siamo neutrali. Prendere di mira civili innocenti non può mai essere giustificato. Il terrorismo è uno dei crimini più odiosi, alla pari con il genocidio e i crimini di guerra.
Attualmente, la norma è che i terroristi sono processati nei tribunali nazionali. E’ giunto il momento di prendere in considerazione la creazione di una struttura internazionale specifica per giudicare i terroristi.
Anneli Jäätteenmäki (ALDE), per iscritto. – (FI) E’ necessaria una maggiore cooperazione fra le autorità di controllo delle frontiere, le dogane, la polizia e le autorità preposte alla sicurezza per migliorare la sicurezza degli europei.
Lo scopo dell’accordo Prüm è approfondire la cooperazione fra i paesi dell’UE per contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e l’immigrazione clandestina.
L’accordo Prüm rafforzerà la sicurezza in Europa. Lo scambio lineare di informazioni fra le autorità responsabili della sicurezza, in particolare le autorità di controllo delle frontiere, sarà una priorità importante.
Lo scambio di informazioni fra i paesi dell’UE deve basarsi su motivazioni ponderate. Chiaramente, la violazione della legge è una buona motivazione perché è una prova sufficiente dell’intenzione fraudolenta.
Lo scambio di informazioni deve garantire la protezione dei cittadini europei rispettosi della legge per evitare abusi dei diritti umani come risultato di violazioni della privacy.
Lo scopo della cooperazione in materia di sicurezza è mantenere l’Europa un luogo sicuro in cui vivere e proteggere i cittadini onesti.
La cooperazione in materia di sicurezza deve proteggere gli europei contro i criminali per rendere le nostre vite quotidiane quanto più sicure possibile e consentire ai nostri figli di vivere senza paura.