Presidente . − L’ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B6-0019/2008).
Le seguenti interrogazioni sono rivolte alla Commissione.
Parte I
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 45 dell’onorevole Manolis Mavrommatis (H-0218/08).
Oggetto: Scambio di informazioni sui conti bancari
Il recente scandalo fiscale del Liechtenstein ha avuto ripercussioni in numerosi Stati membri dell’Unione europea. In base alle indagini svolte dalle autorità competenti, cittadini di Stati membri sarebbero coinvolti in pratiche di frode fiscale. Come si è appreso, i ministri delle Finanze dei 27 hanno sollecitato alla direzione generale competente della Commissione una rapida indagine e una proposta di revisione del quadro normativo atta a consentire lo scambio di informazioni per quanto riguarda i conti bancari dei cittadini.
In tale contesto, come verranno protetti i dati personali dei cittadini mentre, parallelamente, si realizzeranno condizioni di trasparenza e si impediranno il traffico e il riciclaggio di denaro sporco? Quale procedura proporrà la Commissione per far sì che “l’apertura” dei conti bancari avvenga in tutta legalità? Secondo quali modalità è previsto che abbia luogo l’armonizzazione dei sistemi fiscali degli Stati membri, onde evitare in futuro analoghe situazioni di traffico di denaro sporco attraverso conti bancari?
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo combattere l’evasione fiscale. Qualora non lo facessimo, le basi della nostra società democratica potrebbero erodersi.
Ogni nazione ha il diritto di promulgare regolamenti volti a garantire che s’impongano oneri fiscali in modo efficace con l’assenso dei rappresentanti dei cittadini. Tuttavia, provvedimenti individuali in questo settore spesso non hanno l’effetto desiderato in termini nazionali. Occorre quindi una cooperazione internazionale tra le autorità fiscali, prevedendo lo scambio di informazioni relative ai conti bancari. I ministri delle Finanze dei 27 Stati membri stanno collaborando in merito a livello europeo. Sono già state introdotte alcune misure a livello europeo. La direttiva 2003/48/CE del Consiglio in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi è di particolare importanza al proposito.
Inoltre, l’Unione europea ha concluso accordi con paesi terzi, incluso il Liechtenstein, che perseguono il medesimo obiettivo della presente direttiva. Tali accordi garantiscono che gli interessi ricevuti e concessi ai cittadini europei in questi paesi terzi siano soggetti all’imposta sul reddito nel proprio Stato membro o alla ritenuta alla fonte. Tale ritenuta può essere rimborsata a un individuo soggetto a oneri fiscali nel proprio Stato membro di residenza anagrafica qualora il reddito corrispondente sia reso noto a scopi fiscali.
Il Consiglio Economia e finanza il 4 marzo 2008 ha sostenuto uno scambio di vedute in merito all’applicazione della direttiva in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi. In seguito alla discussione, i ministri hanno chiesto alla Commissione di proseguire con il lavoro su una relazione riguardante l’attuazione della direttiva dalla sua entrata in vigore il 1° luglio 2005. La relazione dovrebbe affrontare la definizione dei termini “pagamento di interessi” e “beneficiari effettivi”.
L’interrogazione giustamente presentata chiede in che misura i sistemi di scambio di informazioni sono compatibili con la protezione dei dati personali. In questo contesto, è possibile rilevare che le norme comunitarie relative alla protezione dei dati, che sono altresì applicabili all’area economica europea, offrono agli Stati membri la possibilità di intraprendere un’azione sul piano legislativo. Tale azione può limitare i soggetti interessati nei loro diritti, quale il diritto di accesso o di informazione, se ciò è necessario per la tutela di importanti interessi finanziari o economici dell’Unione europea o di uno Stato membro. Queste misure sono applicabili anche ai settori della finanza, dei bilanci e della tassazione.
Simili restrizioni si applicano inoltre all’effettiva attuazione della terza direttiva sul riciclaggio. Gli Stati membri devono in tutti modi garantire ragionevolmente che i loro organi competenti osservino i regolamenti UE opportuni e quelli nazionali sulla protezione dei dati nel momento in cui forniscono ed elaborano dati personali.
Occorre trovare un equilibrio in merito tra il legittimo perseguimento degli obiettivi in termini di politica fiscale e la tutela della vita privata.
Manolis Mavrommatis (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, la storia fiscale è piena di conti bancari fasulli, che sono addirittura più pericolosi nel momento in cui vengono alla luce tali scandali nei paesi europei. Quando accade, ne teniamo semplicemente conto, ma ogni volta che un simile episodio si ripete, la nostra memoria lo richiama.
Signor Commissario, la sua visione d’insieme è che il sistema sia effettivamente “failsafe”?
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) La domanda del deputato può essere risposta con un semplice no. I sistemi di cui siamo attualmente dotati non sono a tenuta stagna, ne siamo consapevoli. Ci stiamo quindi adoperando per migliorarli. I regolamenti specifici volti a combattere il riciclaggio di denaro sono di certo aperti a perfezionamenti e stiamo compiendo sforzi in collaborazione con i paesi europei che fanno parte dell’area economica europea, ma non dell’Unione, al fine di ottenere questi rispettivi miglioramenti.
La Commissione ha richiesto e inoltre ricevuto un mandato negoziale dal Consiglio che la autorizza a trattare nello specifico con il Liechtenstein per quanto riguarda il metodo con cui i punti deboli esistenti nel sistema per la lotta contro il riciclaggio di denaro e la frode fiscale possano essere eliminati. La mia speranza è che la decisa opinione pubblica cui ci siamo recentemente trovati di fronte in Europa in merito a tale questione, ci aiuti a raggiungere gli accordi necessari. Stiamo lavorando duramente a tale scopo, ma, come sapete, i problemi fiscali sono alquanto delicati. Di certo anche negli Stati membri esiste tuttora margine di miglioramento al proposito.
Reinhard Rack (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, lei ha giustamente evidenziato che dobbiamo combattere l’evasione e la frode fiscale, senza dubbio. Ha richiamato l’attenzione sul fatto che occorrono risorse giuridiche a tale scopo conformemente allo Stato di diritto dell’Unione europea.
Secondo articoli di stampa, alcune informazioni di questo scandalo nel Liechtenstein stanno ora pervenendo alle autorità finanziarie in seguito al fatto che le autorità tedesche hanno pagato per dati acquisiti con mezzi illeciti. Si tratta della giusta direzione?
Jörg Leichtfried (PSE) . – (DE) Signor Presidente, indipendentemente dal fatto che si tratti della giusta direzione o meno, è positivo che si sia venuto a sapere. Signor Commissario, è emerso un sistema che continua ad avvantaggiare chi già garantisce che le grandi imprese corrispondano sempre minori oneri fiscali e chi ora in apparenza rinuncia a farlo. Ritengo sia uno sviluppo che non è possibile accettare. Vorrei sapere che cosa state esattamente negoziando con il Liechtenstein e quali sono precisamente le iniziative che intendete intraprendere in futuro per fermare questi crimini, e dico volutamente “crimini”.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Alla prima domanda dovrei replicare che di certo non è compito della Commissione esprimere un giudizio su quali metodi utilizza uno Stato membro per combattere l’evasione fiscale dei suoi cittadini.
Ho evidenziato che le norme generali relative alle questioni fiscali sono applicabili anche alla protezione dei dati personali, che gli Stati membri sono autorizzati a limitare tali norme qualora quest’azione servisse a tutelare i propri interessi finanziari.
Ritengo che la domanda che mi ha posto debba essere rivolta al governo tedesco. Che io sappia, ha esaminato la questione della legalità dei procedimenti nel caso che lei ha descritto in grande dettaglio prima della decisione e ha raggiunto la conclusione che le autorità fiscali tedesche fossero autorizzate a tutelare i dati interessati.
Per quanto riguarda la seconda domanda, molto generale, concordo con lei che sia irritante non dover assicurare la possibilità nell’esistente Trattato UE che la frode e l’evasione fiscale siano perseguite allo stesso modo ovunque in Europa e che non sia tuttora possibile garantire che nessuno sia complice per questi misfatti.
Negli ultimi anni abbiamo raggiunto grandi risultati, in particolare alla luce della necessaria battaglia contro il riciclaggio di denaro e tutte le forme di crimine internazionale e terrorismo. Ho già evidenziato, tuttavia, che la Commissione ritiene che esistano possibilità di miglioramento al proposito e ciò che intendiamo ottenere con il Liechtenstein, come con altri paesi, è del tutto evidente. Dovremmo mantenere la medesima cooperazione e lo stesso scambio di informazioni, in relazione al Liechtenstein, di quelli già esistenti tra gli Stati membri dell’UE.
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 46 dell’onorevole Saïd El Khadraoui (H-0234/08)
Oggetto: Emissioni di polveri fini dai ciclomotori
Uno studio dell’Università di Utrecht indica che i ciclomotori e gli scooter emettono grandi quantità di polveri fini e ultrafini. In una dozzina di città di media grandezza, i ricercatori hanno infatti misurato le emissioni cui sono esposti i ciclisti e gli automobilisti. Da tale studio emerge che i ciclisti sono esposti a una punta massima di polveri fini al passaggio di un ciclomotore. I ciclomotori, infatti, emetterebbero più polveri fini al secondo che gli autocarri. Benché la direttiva 2002/51/CE(1) prescriva norme di emissioni per questo tipo di veicoli, essa non menziona le polveri fini.
La Commissione è consapevole del problema dell’inquinamento rappresentato dagli scooter? Quali misure intende essa adottare per affrontare adeguatamente tale problema?
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Commissione europea da anni sostiene la causa relativa alla riduzione del particolato fine e ultrafine. Dal 2005 la Commissione ha proposto una serie di misure legislative per migliorare la qualità dell’aria, di cui siete coscienti. In quanto parte del Settimo programma quadro di ricerca, tuttavia, si analizzano importanti aspetti di una politica dei trasporti rispettosa dell’ambiente.
Stabilendo norme per le emissioni di particolato dei veicoli, la Commissione si è concentrata innanzi tutto sulle automobili diesel e i veicoli commerciali, poiché la dotazione di questi mezzi era considerevolmente maggiore rispetto a quella dei veicoli a due ruote. Quindi, ci siamo impegnati a iniziare ad affrontare il problema di dove comparivano in grandi quantità. Al proposito abbiamo raggiunto alcune tappe importanti.
Il Parlamento e il Consiglio nel 2007 hanno adottato un regolamento in materia di emissioni dei veicoli leggeri e commerciali. Si tratta delle norme Euro V ed Euro VI. Sono già state approvate e stanno entrando in vigore. Ora le emissioni aggiuntive di particolato dei veicoli diesel sono state ridotte da queste norme dagli attuali 25 milligrammi a 5 milligrammi per chilometro.
Inoltre, il 21 dicembre 2007 la Commissione ha presentato una proposta per un regolamento sulle emissioni dei veicoli commerciali pesanti, e si tratta della norma Euro VI, che riduce i limiti per le emissioni di ossido d’azoto dell’80 per cento e di particolato del 66 per cento in confronto alla norma Euro V oggi in vigore.
Il problema delle emissioni di particolato dei veicoli a due ruote sorge essenzialmente per il motore a due tempi. In confronto, le emissioni di particolato da motori a quattro tempi sono molto basse, anche quando corrispondono alla norma Euro V.
Nel 2004 la Commissione ha ordinato uno studio finalizzato a chiarire se fosse ragionevole una disposizione giuridica volta a limitare le emissioni di particolato dei motori a due tempi. Il risultato dello studio è stato che il particolato emesso da questi motori è in larga parte costituito da idrocarburi. I limiti per le emissioni di idrocarburi per motocicli e ciclomotori, due ruote quindi, erano già stati sostanzialmente inaspriti nel 2004 e nel 2007, e la situazione è già considerevolmente migliorata per le nuove automobili. Inoltre, i costruttori stanno passando da motori a due tempi a motori a quattro tempi in modo che i limiti degli idrocarburi possano essere in genere mantenuti. Per questa ragione, la Commissione non ha presentato misure specifiche per ridurre le emissioni di particolato dei veicoli a due ruote. Devo dire, tuttavia, che la situazione è chiaramente più critica per i veicoli non recenti dotati di motori a due tempi che emettono idrocarburi e particolato in maggiore quantità. Eppure, tali emissioni possono essere ridotte in maniera significativa, se si usasse olio sintetico per lubrificare il motore anziché olio minerale. La Commissione pertanto sostiene la corrispondente campagna dell’Associazione dei costruttori europei di motocicli e dell’Associazione dei motociclisti. Ciononostante, la Commissione sta esaminando la necessità di una revisione delle disposizioni legislative per i veicoli a due e tre ruote.
All’inizio di quest’anno è stato commissionato uno studio che analizzerà i risultati di quello del 2004, tenendo in considerazione l’ultimo sviluppo tecnico. Le conclusioni di questo studio saranno disponibili alla fine dell’anno. Qualora emergesse che occorre una proposta legislativa da parte della Commissione, e sono pronto a presentarne una se necessario, avverrà pertanto nel 2009.
Conformemente alla direttiva quadro sulla valutazione e la gestione della qualità dell’aria e le relative singole direttive, che determinano i limiti per le emissioni di particolato PM10 e benzene, gli Stati membri devono garantire mediante adeguati provvedimenti che i limiti siano mantenuti a livello nazionale alla data prevista. Gli Stati membri devono inoltre fornire misure d’emergenza in caso di superamento temporaneo di tali limiti. In aree in cui esiste una probabilità considerevolmente più elevata di motori a due tempi che non rispettano i limiti, i paesi membri, dopo che la Commissione avrà condotto una valutazione, terranno conto di questa situazione con i loro rispettivi piani di qualità dell’aria e misure d’emergenza.
Saïd El Khadraoui (PSE) . – (NL) Signor Presidente, signor Commissario, la ringrazio per la sua risposta articolata. Lei ha giustamente fatto riferimento agli sforzi che ha già compiuto la Commissione in relazione alle emissioni di camion e furgoni, eppure non è ancora stata sviluppata una proposta legislativa in merito ai ciclomotori. Lei si è riferito all’impegno dell’industria volto a sostituire i motori a due tempi con motori a quattro tempi, che determinerebbe uno sviluppo positivo.
Primo, mi chiedo in che misura non si tratti solo di un accordo informale. E’ un accordo autentico? Secondo, dobbiamo essere consapevoli che l’inquinamento è altamente localizzato e, ad esempio, ha un effetto maggiore sui ciclisti nelle immediate vicinanze dei ciclomotori, cosa che costituisce un problema per la salute pubblica.
Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. − (DE) Comprendo molto bene la domanda del deputato. Siamo preoccupati non per un’intesa con l’industria operata dalla Commissione, come è accaduto, ad esempio, con la riduzione delle emissioni di CO2 degli autoveicoli, piuttosto per una sorta di sviluppo automatico. Come ho affermato, i costruttori di veicoli a due ruote non possono osservare i rigorosi limiti già stabiliti per le emissioni di idrocarburi con i motori convenzionali a due tempi. Semplicemente, non sono in grado. Questa è la ragione per cui stanno passando a motori a quattro tempi, che fanno sorgere un problema diverso.
Lo studio cui ho accennato divulgherà i risultati di questo sviluppo tecnico e ribadisco nuovamente: se dovesse emergere che il problema di cui parlavo non potesse essere risolto in modo automatico, per così dire, allora, in effetti, sarebbe necessario presentare una proposta legislativa. Ripeto ancora una volta: sono pronto a farlo.
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 47 dell’onorevole Johan Van Hecke (H-0243/08)
Oggetto: 2,2 miliardi di bambini in stato di indigenza
In tutto il mondo ci sono 2,2 miliardi di bambini che soffrono per la povertà, l’analfabetismo, gli abusi sessuali e le guerre. Un bambino che nasce nell’Africa subsahariana ha una possibilità su sei di morire prima di raggiungere il quinto anno di età. Secondo l’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, oltre 27 000 bambini muoiono ogni giorno soprattutto a causa di malattie che è possibile prevenire. Gli ultimi dati dell’Unicef evidenziano che al mondo 93 milioni di bambini in età scolare primaria non sono scolarizzati, inclusi 41 milioni di bambini dell’Africa subsahariana, 31,5 milioni dell’Asia meridionale e 6,9 milioni del Medio Oriente e del Nordafrica.
Dato che la Convenzione sui diritti dell’infanzia celebrerà l’anno prossimo il suo ventesimo anniversario, questi dati sono particolarmente toccanti. Intende la Commissione adottare iniziative concrete per contrastare lo sfruttamento dei minori da parte dell’industria del sesso e il loro reclutamento come soldati? Con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, in cui figurano anche i diritti dell’infanzia, avrà la Commissione una maggiore capacità di azione in tale materia?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, la Commissione concorda con l’analisi dell’onorevole Van Hecke, e desidero riassicurarlo che la Commissione è molto attiva nei suoi sforzi volti a combattere gli abusi sui minori. I diritti dei bambini figurano tra le principali priorità degli obiettivi strategici della Commissione per il periodo 2005-2009. Questa priorità era stata espressa nella comunicazione della Commissione del 2006 “Verso una strategia dell’Unione europea sui diritti dei minori”, e di recente nella comunicazione della Commissione “Riservare ai minori un posto speciale nella politica esterna dell’UE”, adottata il 5 febbraio 2008. L’obiettivo di tale comunicazione è realizzare un quadro per un approccio europeo comune alla protezione e alla promozione dei diritti dei minori nei paesi terzi, che si rifletterebbe in tutti i settori delle nostre relazioni esterne, inclusi l’assistenza allo sviluppo, gli aiuti umanitari e la politica commerciale.
Il Piano d’azione sui diritti dei minori in materia di azione esterna dell’UE, compreso in questa comunicazione, individua le principali aree prioritarie che richiedono un intervento a livello regionale e globale: lavoro minorile, tratta dei minori, violenza contro i bambini, inclusa la violenza sessuale, e i minori esposti alle conseguenze di conflitti armati. Al fine di attuare tali politiche, la Commissione impiegherà i 25 milioni di euro del programma tematico “Investire nelle risorse umane” per sostenere iniziative nei seguenti settori: tratta dei minori, bambini esposti alle conseguenze di conflitti armati, salute sessuale e riproduttiva, e diritti dei giovani. La Commissione continuerà ad appoggiare, nel quadro dello strumento europeo per la democrazia e i diritti umani, progetti volti ad applicare i basilari principi europei di sostegno e tutela dei diritti dei minori, nonché i principi riguardanti i bambini esposti alle conseguenze di conflitti armati. Anche se il Trattato di Lisbona non è ancora stato ratificato, vale la pena menzionare che stabilisce che, nelle sue relazioni con il mondo, l’Unione dovrebbe contribuire alla protezione dei diritti umani, in particolare quelli dei minori. Facendo ciò, l’Unione fornisce la priorità nella sua politica esterna alla questione dei diritti umani del gruppo probabilmente più vulnerabile della società.
Johan Van Hecke (ALDE) . – (NL) Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario e inoltre la Commissione per gli sforzi che in effetti stanno compiendo al fine di proteggere per quanto possibile i diritti dei minori. Tuttavia, vorrei aggiornare la mia interrogazione. L’UNICEF ha recentemente pubblicato una relazione che dimostra che la scorsa settimana, nel Congo orientale, le milizie hanno rapito tra i 2 000 e i 3 000 bambini e li hanno vergognosamente impiegati nel conflitto militare. Che cosa intende fare concretamente la Commissione per evitare tali situazioni? Apprezzo tutti gli sforzi e il contenuto del piano d’azione. Se si parlasse con le persone impegnate sul campo, tuttavia, sembrerebbe che non si utilizzino persone o risorse sufficienti per proteggere i diritti dei minori nei conflitti armati.
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevole Van Hecke, ovviamente un atto così tragico e crudele fa sì che ci chiediamo se non possiamo fare di più. A mio parere, la strategia della Commissione europea è logica e coerente nei limiti della possibilità e della base giuridica a disposizione della Commissione. Per quanto riguarda le situazioni che si verificano a livello locale, ritengo sia importante prendere una decisione al momento e nel luogo in cui esiste il rischio, in base alle strutture disponibili per la Commissione e secondo le alternative politiche e organizzative. Pertanto lei ha ragione: al fine di rafforzare la protezione dei minori contro una simile violenza, è sempre necessario impiegare le strutture e le attività che esistono laddove accade l’episodio.
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, signor Commissario, senza dubbio è a conoscenza del fatto che circa due settimane fa la famiglia McCann, del mio collegio elettorale, si è recata nel Parlamento europeo. E’ stata impegnata in accordo anticipato con il Commissario Frattini circa il sistema d’allarme “Amber” per il rapimento di bambini. Mi stavo proprio chiedendo a che punto era giunto il progetto in Commissione ora che il Commissario Frattini ha lasciato il suo incarico e il Parlamento è occupato a firmare una dichiarazione scritta che incoraggia quest’idea. Ci stavamo giusto domandando se la Commissione approva tale iniziativa, se è stata esortata e a questo punto quale Commissario ne è responsabile.
Andreas Mölzer (NI) . – (DE) Sentiamo continuamente dai mezzi di comunicazione del traffico di esseri umani da parte di organizzazioni europee o persino americane. Associazioni per l’adozione in Austria, Francia e altri paesi sono sospettate di tratta dei minori. Per lungo tempo, sono state presentate relazioni in merito a casi dubbi di procedure adottive, nonché di commercio di organi di bambini e conseguente prostituzione. Quali misure intende adottare la Commissione per fermare questi fenomeni?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) La prima domanda era rivolta al Commissario Frattini, che ha deciso di tornare alla politica nazionale. Al momento, questo portafoglio è di responsabilità del mio collega, il Commissario Barrot, e sarà in grado di replicare a questa domanda e fornire tutti i dettagli più recenti relativi all’elaborazione del progetto che lei ha citato.
L’altra domanda molto importante, l’adozione internazionale, costituisce un tema estremamente delicato: in nessuna circostanza possiamo accettare l’idea che l’adozione internazionale sia sbagliata di per sé, poiché offre a numerosi bambini una famiglia e una casa adeguata. Di certo è anche vero che ai margini dell’adozione internazionale stiamo assistendo a politiche e metodi pericolosi e disprezzabili. In ogni caso, per quanto riguarda la competenza della Commissione europea, spetta agli Stati membri intraprendere misure volte a impedire che si approfitti dell’adozione internazionale. Ciò, naturalmente, si applica anche alla Repubblica d’Austria. Vorrei evidenziare che le norme in materia di adozione internazionale non sono uniformi sotto tutti i punti di vista nell’Unione europea, e che ogni paese adotta le proprie norme nazionali nel quadro delle convenzioni internazionali per la protezione dei minori; queste norme nazionali potrebbero essere modificate e migliorati in molti modi. Onorevoli colleghi, desidero ribadire che, in linea di principio, l’adozione internazionale offre a numerosi bambini l’opportunità di trovare una famiglia e una vita normale; d’altro canto, tuttavia, si tratta di un ambito delicato e rientra nell’ambito delle competenze degli Stati membri.
Parte II
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 48 dell’onorevole Marie Panayotopoulos-Cassiotou (H-0160/08)
Oggetto: Riforme del sistema di sicurezza sociale in Grecia
Le decisioni del Consiglio e i documenti della Commissione fanno ripetutamente riferimento alla necessità di modernizzare e risanare i sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri, ridefinire i limiti dell’età pensionabile come pure le conseguenze negative del pensionamento anticipato sull’economia e sulla società.
Può la Commissione dire se partecipa a titolo consultivo al processo di adeguamento e se valuta le nuove misure legislative degli Stati membri?
Dato che le recenti riforme del sistema di sicurezza sociale in Grecia rientrano nella competenza nazionale, procede la Commissione alla loro valutazione?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, la Commissione è cosciente delle questioni demografiche relative ai sistemi pensionistici. Visto che il tasso di natalità è in calo dagli anni settanta e le persone vivono più a lungo, un sempre minore numero di soggetti in età lavorativa dovrà sostenere un crescente numero di persone al di fuori dell’età lavorativa. Come sapete, conformemente al trattato che istituisce la Comunità europea, la protezione sociale rientra nell’ambito delle competenze degli Stati membri. La Commissione quindi non interviene sui sistemi pensionistici dei paesi membri, né detiene una funzione consultiva in relazione agli accordi nazionali. Questo è il motivo per cui gli Stati membri e la Commissione hanno concordato di cooperare nel settore della protezione e dell’inclusione sociale, sulla base del metodo aperto di coordinamento, il che significa che la Commissione e il Consiglio stabiliscono obiettivi congiunti, gli Stati membri riferiscono in merito a tali obiettivi e la Commissione elabora le sue conclusioni nella relazione che in seguito è adottata dal Consiglio.
I paesi membri hanno trasmesso la prima serie di relazioni strategiche nazionali nel 2002, e la seconda serie nel 2005. Questa seconda serie è stata ricapitolata dalla Commissione nella relazione congiunta in materia di protezione e inclusione sociale, adottata dal Consiglio d’Europa nel 2006. La valutazione dimostra che, anche se le recenti riforme si sono tradotte in incentivi maggiormente consistenti affinché le persone lavorino più a lungo, esiste tuttora la necessità di ulteriori misure volte a ottenere tassi di occupazione più elevati, in particolare fra le donne e i lavoratori più anziani. Raggiungere tassi di occupazione più elevati è il metodo migliore per garantire che i sistemi pensionistici restino adeguati e sostenibili. In Grecia, il rischio di povertà degli anziani è significativamente più alto rispetto alla media: 26 per cento nel 2005 per persone oltre i 65 anni, in confronto al 19 per cento per persone di 64 anni. Il sistema pensionistico greco deve essere riformato ed essere reso più appropriato e sostenibile.
Occorrono riforme volte a incoraggiare gli anziani e le donne a lavorare maggiormente e più a lungo. Considerando la ridotta partecipazione delle donne, abbiamo bisogno di attuare politiche finalizzate a ottenere tassi d’occupazione più elevati tra le donne al fine di garantire che i sistemi pensionistici siano adeguati e sostenibili a lungo termine. Poiché già i sistemi pensionistici sono ora alle prese con difficoltà finanziarie, la povertà tra gli anziani continuerà a essere un problema in futuro finché chi non è coinvolto nel sistema pensionistico di base non otterrà il diritto a chiedere una pensione dopo un periodo di tempo più ampio.
Ci si attende che la prossima serie di relazioni strategiche nazionali sia preparata per il 2008. La Commissione elaborerà un riassunto dei principali sviluppi negli Stati membri. Ciò fornirà il fondamento per la relazione congiunta in materia di protezione e inclusione sociale che sarà presentata nel 2009.
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, la ringrazio per la sua risposta informativa. Ora, mi consenta di trattare il tema del pensionamento anticipato delle madri in base al fatto che hanno bambini ancora minorenni quando vanno in pensione. La soglia per il pensionamento anticipato in Grecia è pari a 50 anni; è salita a 55 anni per le generazioni future, ma non per le madri con figli. In che modo lei valuta questa soglia dal punto di vista della Commissione e in confronto a ciò che lei sa degli altri Stati membri?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Come ho menzionato all’inizio, in conformità con il trattato che istituisce la Comunità europea, la struttura complessiva dei sistemi pensionistici è responsabilità dei singoli Stati membri e rientra nel loro ambito di competenza. I paesi membri hanno metodi differenti per stabilire l’età di pensionamento. L’età più comune è 65 anni, ma ci sono paesi in cui l’età di pensionamento è più elevata, così come paesi in cui è più bassa. Lo stesso principio è applicabile alle pensioni per le donne: le diverse età di pensionamento sono definite in base alle decisioni e ai dibattiti politici nei singoli Stati membri. Il principio fondamentale difeso dalla Commissione e inserito nel trattato, è che tali sistemi non devono compiere alcuna discriminazione. Una volta rispettata questa condizione, è piena responsabilità degli Stati membri fissare l’età di pensionamento. Perciò, non ho intenzione di commentare nel dettaglio le diverse età di pensionamento nei singoli paesi membri.
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 49 dell’onorevole Eoin Ryan (H-0179/08)
Oggetto: Lotta alla disoccupazione giovanile e di lunga durata in Europa
Può la Commissione rendere una dichiarazione completa, nella quale delinei le nuove iniziative che sta perseguendo quest’anno per combattere contro la disoccupazione giovanile e di lunga durata in Europa e, in particolare, precisi quali progetti saranno promossi per garantire che i disoccupati possano acquisire nuove abilità nel campo della tecnologia dell’informazione?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, la Commissione è allarmata per l’elevato tasso di disoccupazione tra i giovani negli Stati membri, che alla fine del 2007 era pari al 15,2 per cento , ovvero quasi il doppio del tasso di disoccupazione complessivo. La Commissione è inoltre preoccupata per la persistenza di disoccupazione a lungo termine, che colpisce circa la metà (45 per cento) di tutti i disoccupati, benché debba sottolineare che recentemente abbiamo assistito a un calo considerevole di questo tasso. Tale calo varia da uno Stato membro all’altro, ma di certo l’UE è in controtendenza.
Tuttavia, la situazione è tuttora preoccupante. Molti giovani terminano la propria istruzione senza acquisire le competenze necessarie per entrare nel mercato del lavoro. Ciò accade poiché circa un giovane su sei nell’Unione europea abbandona in anticipo la scuola e uno su quattro non conclude la scuola secondaria.
Nonostante gli sforzi significativi da parte degli Stati membri volti a migliorare il tasso di occupazione tra i giovani, circa la metà dei paesi non ha ancora realizzato l’obiettivo di offrire ai giovani disoccupati la possibilità di un “nuovo inizio” entro sei mesi, che rappresentava l’accordo per il 2007, oppure entro quattro mesi, il traguardo per il 2010.
Sono soprattutto gli Stati membri i responsabili dell’attuazione di misure volte a ridurre il tasso di disoccupazione giovanile e la disoccupazione a lungo termine. L’Unione europea svolge una funzione complementare, mediante il coordinamento delle politiche nazionali per l’occupazione degli Stati membri e il sostegno finanziario in virtù del Fondo sociale europeo.
Come sapete, ogni anno la Commissione adotta la sua annuale relazione sui progressi compiuti in materia di strategia per l’occupazione. Nel suo incontro nel marzo 2008, il Consiglio europeo ha approvato alcune raccomandazioni per gli Stati membri: fra queste, 17 erano raccomandazioni nel settore dell’istruzione della formazione professionale, e 15 in quello dell’occupazione.
Ritengo ci siano tre linee d’azione che sono essenziali per migliorare l’integrazione dei giovani nel mercato del lavoro:
1. Perfezionare l’istruzione e la formazione: è importante concentrare gli sforzi sullo sviluppo di competenze fondamentali nell’infanzia e sulla creazione di un sistema di sostegno per evitare che i giovani abbandonino in anticipo la scuola. Il Programma di apprendimento permanente, operativo dal 2007, contribuisce alla crescita dell’Unione europea come un’avanzata società dell’informazione fornendo agli Stati membri un aiuto per la modernizzazione e l’adattamento dei sistemi educativi e una formazione professionale.
2. Sostenere l’inclusione sociale: in questo quadro, occorre prestare particolare attenzione al miglioramento della condizione dei giovani più vulnerabili e all’eliminazione della povertà infantile.
3. Migliorare la mobilità geografica: attualmente la disoccupazione è accompagnata dalla mancanza di lavoro sul mercato. Tale situazione ha spinto la Commissione ad appoggiare la cooperazione tra gli Stati membri, e in particolare a incoraggiare una maggiore mobilità dei giovani nell’Unione europea.
Nell’attuare le proprie politiche per il mercato del lavoro, i paesi membri ricevono inoltre aiuti finanziari dai Fondi strutturali, e in particolare dal Fondo sociale europeo.
Gli Stati membri hanno a disposizione 75 miliardi di euro per il periodo 2007-2013. Il Fondo sociale europeo è estremamente importante. Circa il 25 per cento dei soggetti disoccupati nell’Unione europea in qualche modo erano coinvolti in progetti FSE nel 2007. Ciò significa che ogni anno si fornisce assistenza a circa 1 milione di persone colpite dall’esclusione, inclusi i giovani. Ogni anno circa 2 milioni di persone entrano nel mercato del lavoro dopo aver ricevuto un aiuto dal Fondo sociale europeo.
Anche se il Fondo europeo per lo sviluppo regionale non si concentra sui giovani di per sé, cofinanzia progetti che coinvolgono direttamente i giovani, quali infrastrutture per istruzione e formazione professionale, ricerca universitaria, e sostegno alle imprese, specialmente le piccole e medie imprese. Secondo l’iniziativa Regioni per il cambiamento economico, la Commissione sostiene uno scambio di migliore prassi mediante la rete regionale “Integrare i giovani emarginati”.
Onorevoli colleghi, la lotta contro la disoccupazione giovanile e a lungo termine è una priorità per l’Europa e per gli Stati membri. Integrare i giovani nella vita lavorativa e nella società e sfruttare al meglio il loro potenziale sono le principali precondizioni per il risveglio di una crescita forte e sostenibile in Europa.
Eoin Ryan (UEN) . – (EN) La ringrazio per la sua risposta molto esauriente.
Lei sta incoraggiando o spingendo gli Stati membri a utilizzare una migliore prassi o esempi di migliore prassi da un paese all’altro al fine di cercare di limitare la quantità di disoccupazione a lungo termine tra i giovani? Sono certo che alcuni paesi, potremmo dire, hanno più successo di altri, e mi stavo chiedendo se esistono sistemi con cui i paesi potrebbero unirsi l’un all’altro per imparare da esempi di intervento in merito in altre nazioni.
In passato ho criticato alcune repliche a interrogazioni, e vorrei solo complimentarmi con lei per la sua risposta alquanto soddisfacente.
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Onorevole Ryan, lo scambio di informazioni e di buone prassi è una delle enormi risorse dell’Unione europea. E’ parte permanente del metodo aperto di coordinamento e del nostro lavoro, e vorrei sottolineare che la Presidenza slovena, ad esempio, ha dedicato una delle sue conferenze di presidenza alla questione dell’occupazione giovanile. Questa è un’opportunità tipica e ideale per confrontare i diversi approcci dei singoli Stati membri. Lei ha ragione: alcuni Stati membri sono più rapidi ed efficienti di altri nel trovare soluzioni per determinati problemi. Di conseguenza, lo scambio costante e un confronto di esperienze e conoscenze pratiche sono sistemi molto efficaci per ottenere progressi.
Reinhard Rack (PPE-DE) . – (DE) Nuove competenze, Internet, tecnologia e simili sono di certo molto importanti sul mercato del lavoro. Tuttavia, tutti abbiamo imparato che anche nella disoccupazione giovanile, di frequente è la mancanza di competenze di base (lettura, scrittura e calcolo) la vera ragione per cui i giovani non possono entrare nel mercato del lavoro per la prima volta e presto. Esistono punti chiave specifici in questo ambito?
Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, signor Commissario, lei ha parlato di disoccupazione giovanile e, nell’interrogazione precedente, di sottoccupazione delle donne.
La Commissione ha intenzione di presentare proposte volte a combinare la vita familiare e lavorativa e, in particolare, per quanto riguarda maternità e congedo parentale?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Consentitemi di tornare brevemente a ciò che ho affermato all’inizio. Attualmente, la Commissione è concentrata, soprattutto mediante il lavoro svolto dal mio collega, il Commissario Figeľ, sui tassi di abbandono e l’acquisizione di competenze di base. Lei ha ragione: è essenziale che le persone acquisiscano le conoscenze fondamentali e la capacità di imparare nell’infanzia e nell’adolescenza, poiché è più semplice per loro perseguire la propria carriera con maggiore serenità e successo più avanti nella vita. Secondo i nostri programmi, come quelli finanziati dal Fondo sociale europeo, ci concentriamo su un aspetto che definirei “seconda possibilità”, in altre parole offrendo ai bambini che hanno avuto problemi (e ce ne sono abbastanza) l’opportunità di tornare alle strutture convenzionali e completare la propria istruzione. Si tratta di uno dei punti centrali della Commissione poiché, come già menzionato, costituisce un tema fondamentale.
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 50 dell’onorevole Robert Evans (H-0185/08)
Oggetto: Legislazione dell’UE contro le discriminazioni
In base all’attuale legislazione, i cittadini dell’UE sono tutelati dalle discriminazioni dovute a motivi di età, religione o fede, disabilità e orientamento sessuale soltanto nel campo dell’occupazione e della formazione professionale, mentre per quanto riguarda l’istruzione, la tutela sociale e l’accesso a beni e servizi, sono contemplate soltanto discriminazioni legate alla razza o all’origine etnica.
Poiché la legislazione viene ampliata a più categorie nel settore dei beni e dei servizi, cosa pensa la Commissione delle conseguenze involontarie di tale ampliamento?
Ad esempio, nell’ambito della nuova legislazione, quali forme di tutela ha previsto per far sì che non vi siano ripercussioni negative sulle agevolazioni a favore degli anziani e delle categorie protette?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, come sapete, l’Unione europea ha stabilito un ampio quadro per la lotta contro la discriminazione, e può essere fiera dei risultati raggiunti. Tuttavia, alcuni gruppi godono di un livello di protezione più elevato di altri. Specificatamente ciò significa che le persone sono protette dalla discriminazione basata sull’età, la disabilità, l’orientamento sessuale o la religione, ma avviene esclusivamente sul luogo di lavoro di essere tutelati in questo modo complesso. Solo l’ambito della protezione contro la discriminazione legata alla razza o all’origine etnica e al genere è più ampio.
Come annunciato nel programma legislativo e di lavoro della Commissione del 2008, la Commissione sta progettando una proposta per una direttiva fondata sull’articolo 13 del trattato che istituisce la Comunità europea, che applichi il principio di pari trattamento al di fuori dell’occupazione e estenda il quadro giuridico europeo esistente. Devono ancora essere prese le decisioni relative ai dettagli: ad esempio, siamo in attesa dei risultati di uno studio d’impatto che è stato svolto al momento e presto saranno disponibili. Tuttavia, la Commissione comprende l’esigenza di ottenere l’equilibrio dei principi di non discriminazione e di trattamento preferenziale; in certe circostanze quest’ultimo può essere giustificabile.
Negli Stati membri esistono molti tipi di trattamento preferenziale ed essi offrono un trattamento speciale a certi gruppi per ragioni specifiche senza essere discriminatori. Un esempio di trattamento preferenziale sono le corse gratuite sui mezzi di trasporto pubblico per gli anziani: questa iniziativa appoggia la mobilità. La Commissione non considera illegali queste pratiche qualora siano dotate di una base legittima nell’ordinamento nazionale per ragioni sociali, educative, culturali o altro.
Robert Evans (PSE) . – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario per la garanzia al termine del suo intervento che la Commissione non intende che ciò che egli ha descritto come “trattamento preferenziale” abbia un’incidenza negativa. Ritengo sia positivo. Se continua il lavoro come egli descrive e può infondere il giusto equilibrio, credo che sarà accolto con favore in tutti i paesi dell’Unione europea. Grazie per questa rassicurazione.
Mentre ho la parola, in merito a una questione attinente, il Commissario ha un’idea di quando prevede di pubblicare la sua proposta relativa a una decisione per accedere alla Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità, che ovviamente rientra nella medesima categoria?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità è stata portata a termine nel corso della Presidenza lussemburghese, grazie, anche, agli sforzi coordinati dell’Unione europea. Sono sicuro che questa Convenzione non sarebbe stata conclusa senza il nostro apporto. Naturalmente, la ratifica della Convenzione è compito degli Stati membri e l’Unione europea mira a sostenere e accelerare tale processo tramite le sue discussioni con i paesi membri.
Per quanto riguarda la sua domanda in merito a quando prevedo di divulgare la proposta, la scadenza provvisoria è la fine di giugno di quest’anno, ma veramente si tratta solo di una data provvisoria.
Jim Allister (NI) . – (EN) Signor Presidente, vorrei indirizzare il Commissario verso la questione della discriminazione religiosa e al fatto sorprendente che, malgrado la tutela dell’UE contro questo tipo di discriminazione, c’è un posto nell’Unione in cui è permesso. Purtroppo si tratta del mio collegio elettorale nell’Irlanda del Nord, in cui, a causa di una deroga dalla legislazione UE, consentita dall’UE, è espressamente dichiarato che è legittimo discriminare i protestanti laddove si tratta di reclutamento nel Servizio di polizia dell’Irlanda del Nord. Il Commissario è in grado di dirci quando terminerà questa assurda situazione e i diritti di cui altri godono saranno ripristinati anche per i miei elettori?
Philip Bushill-Matthews (PPE-DE) . – (EN) Molto brevemente, sono sollevato, come l’onorevole Robert Evans, per ciò che prevede il Commissario in merito a qualsiasi futura legislazione. Ma la domanda trattava in particolare i possibili danni di conseguenze non intenzionali.
Considerata la delicatezza di quest’ambito, il Commissario potrebbe confermare, prima che sia sviluppata in uno stato conclusivo qualsiasi legislazione futura nel settore, che ogni valutazione d’impatto sarà particolarmente rigorosa e svolta in anticipo?
Vladimír Špidla, Membro della Commissione. − (CS) Le direttive esistenti prevedono regolamenti speciali riguardanti le comunità e le fedi religiose. In questo quadro, controllando le misure, la Commissione verifica anche l’attuazione dei regolamenti. Si tratta di una questione complessa ed estremamente delicata ma, in generale, è disciplinata dalle direttive europee e la Commissione può giudicare se i singoli Stati membri stanno applicando correttamente la legislazione o violando il principio di non discriminazione.
Posso fornire una risposta molto semplice all’altra domanda. Il principio di pari trattamento e non discriminazione è un valore europeo fondamentale che deve essere applicato, e nell’attuarlo dobbiamo fare uso di tutti gli strumenti disponibili per l’Unione europea. Dall’altro lato, è evidente che nel prendere decisioni che sono così importanti per molti, occorre analizzare le conseguenze e sono necessarie valutazioni d’impatto. La Commissione europea applica rigorosamente questo metodo in tutti i settori, incluso quello delle pari opportunità, dei diritti fondamentali e della non discriminazione.
Mario Mantovani (PPE-DE) . – Grazie Presidente, non aggiungo altre domande, però l’onorevole Marie Panayotopoulos aveva fatto una richiesta precisa sul tema della maternità e dei congedi parentali. Può consentire al Commissario di rispondere, grazie.
Presidente . − Onorevole Mantovani, è già terminato il tempo dedicato alla replica a queste domande e chiaramente non possiamo farlo. Il Commissario ha ascoltato la domanda e, se ritiene che sia opportuno rispondere per iscritto, può farlo. L’onorevole Panayotopoulos-Cassiotou avrebbe potuto farvi riferimento quando ha preso la parola un momento fa.
Le interrogazioni da n. 51 a n. 61 riceveranno una risposta scritta. Le interrogazioni 62 e 63 non sono trattate perché il loro argomento figura già all’ordine del giorno della tornata.
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 64 dell’onorevole Manuel Medina Ortega (H-0155/08)
Oggetto: Accordo di pesca con il Marocco
Può dire la Commissione se ha effettuato valutazioni dei risultati delle campagne di pesca realizzate dai pescherecci dell’Unione europea nell’ambito dell’ultimo accordo di pesca con il Marocco?
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei ringraziare l’onorevole Medina Ortega per la sua interrogazione, che mi offre la possibilità di esprimere la posizione della Commissione relativa all’importante questione dell’accordo di pesca con il Marocco.
La Commissione sta controllando l’Accordo di partenariato nel settore della pesca tra Comunità europea e Marocco. I dati riguardanti il primo anno di attuazione di questo accordo non sono ancora definitivi, poiché il primo anno è terminato solo il 28 febbraio 2008, e ci sono sei mesi di ritardo tra il momento in cui avvengono le operazioni di pesca e quello in cui le informazioni sono trasmesse e analizzate. Malgrado il ritardo, i dati già in nostro possesso indicano le prospettive favorevoli delle possibilità di pesca che dimostrano un tasso di utilizzo pari a circa l’80 per cento delle possibilità di pesca complessive.
Manuel Medina Ortega (PSE) . – (ES) Ringrazio il Commissario per la sua risposta e ammetto che sia difficile avere a disposizione dati a breve, ma siccome mi è capitato di vivere nelle vicinanze della zona in cui si svolge l’attività della pesca, i pescatori mi hanno detto che ci sono alcuni problemi strutturali nel settore a causa dell’eccessiva comparsa di reti e di altri attrezzi da pesca che sono stati abbandonati nell’area, che rendono la pesca estremamente difficoltosa.
Non so se il Commissario è consapevole delle difficoltà strutturali sorte nella zona di pesca sahariana dall’ultimo accordo. Era un periodo in cui i pescherecci europei non erano presenti, ma, a quanto pare, questo ha provocato un deterioramento delle condizioni di pesca a causa della mancanza di conservazione della zona.
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Se posso essere un po’ più preciso, durante il primo anno di attuazione per le categorie principali, è stato pescato oltre il 90 per cento per le categorie pesca artigianale e tonno, e circa l’80 per cento per la pesca pelagica industriale.
Tuttavia, il tasso di utilizzo dei demersali è peggiore. A questo proposito, è pari soltanto al 23 per cento. Tale situazione è attribuibile soprattutto a determinati problemi che lei ha indicato, in particolare la questione relativa agli sbarchi obbligatori su insistenza del Marocco, che sono stati inclusi nell’accordo di partenariato nel settore della pesca, nonché al problema riguardante l’assunzione di marinai marocchini a bordo di navi comunitarie.
Mi sono recato in Marocco circa due settimane fa e ho avuto l’occasione di discutere con il ministro marocchino questi, come si può dire, crescenti problemi, a riguardo dell’attuazione dell’accordo di partenariato nel settore della pesca con il Marocco. Ritengo esista una consapevolezza generale che occorra rivedere la questione relativa agli sbarchi obbligatori, considerato che in tale accordo l’intenzione era che questi sbarchi fossero necessari a scopo di riesportazione. Alle navi comunitarie sarebbe stato richiesto di scaricare il pesce preso in Marocco e sarebbe stato riesportato dopo la lavorazione.
In effetti lo sbarco di pesce è ora utilizzato per il consumo locale. Ciò significa che, poiché il pesce è catturato al di fuori del limite territoriale, è considerato importato in Marocco, e quindi c’è un dazio notevole da far pagare.
Ho sollevato la questione e c’è comprensione, e mi auguro che davvero a breve termine troveremo una soluzione. In modo analogo, a riguardo dell’assunzione di marinai marocchini, abbiamo evidenziato il problema alle autorità del Marocco, allo stesso ministro, ed è stato esteso l’elenco di persone che sono incluse e da cui gli armatori della Comunità europea possono scegliere.
Stiamo cercando di ampliare ulteriormente l’elenco in modo da tentare di diminuire il più possibile l’inconveniente di un elenco di persone molto ristretto da cui gli armatori possono scegliere i pescatori che lavorano sulle loro navi.
Rosa Miguélez Ramos (PSE) . – (ES) Signor Presidente, nel pericoloso mondo della pesca, vorrei informarmi sul destino della tonniera congelatrice Playa de Bakio, che domenica è stata dirottata al largo della costa della Somali con 26 membri dell’equipaggio a bordo, otto dei quali sono galiziani, cinque baschi e tredici africani.
Desidero chiederle, signor Commissario, che cosa sta facendo la Commissione in merito, se è intervenuta o intende farlo, poiché siamo molto preoccupati di ciò che potrebbe accadere alle persone che sono ancora a bordo di questa nave.
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Per quanto riguarda il caso specifico cui ha fatto riferimento l’onorevole Miguélez Ramos, vorrei dire che oggi la Commissione ha divulgato un annuncio sul fatto che siamo rimasti turbati per il dirottamento di un peschereccio spagnolo in acque internazionali al largo della costa somala.
La principale preoccupazione della Commissione è la sicurezza dei pescatori spagnoli a bordo. L’annuncio prosegue affermando di deplorare tutte le azioni di pirateria e rapina a mano armata. Il mantenimento della sicurezza nelle acque al largo della costa della Somalia non può essere adeguatamente garantito dalle autorità somale. Di conseguenza, esiste un grave problema con la pirateria.
Si conclude dichiarando che la Commissione è dell’opinione che un approccio coordinato alla protezione dei mercantili e dei pescherecci in zone marittime a rischio potrebbe legittimamente rientrare in una politica marittima europea, ma si collega anche alla politica europea di sicurezza e difesa. In ogni caso, è una questione su cui deve decidere il Consiglio.
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 65 dell’onorevole Sharon Bowles (H-0175/08)
Oggetto: Piccoli pescatori
E’ la Commissione a conoscenza del fatto che nel Regno Unito è stata istituita un’associazione di piccoli pescatori in seguito alle quote di pesca imposte quest’anno? E’ la Commissione a conoscenza del fatto che, in virtù delle nuove quote in alcune aree del Regno Unito, talune piccole flotte possono pescare solo un merluzzo al giorno? Sebbene spetti al governo britannico decidere la ripartizione delle quote di pesca tra grandi e piccole imbarcazioni, riconosce la Commissione l’importanza locale e tradizionale delle piccole flotte di pesca, alcune delle quali hanno ricevuto premi per la sostenibilità? Crede la Commissione che bisognerebbe fare di più in Europa per proteggerle? Se sì, come?
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Desidero ringraziare il deputato, l’onorevole Bowles, per la sua interrogazione, che mi offre la possibilità di esprimere la posizione della Commissione riguardante l’importante questione delle piccole imbarcazioni.
Sono a conoscenza della creazione di un’associazione di armatori di imbarcazioni inferiori ai 10 metri della flotta britannica. Sono inoltre consapevole che alla base di questa associazione figura l’assegnazione di un basso un contingente di merluzzo bianco, poiché la quota del contingente britannico di merluzzo per questa parte della flotta è pari soltanto al 3 per cento del totale, malgrado il fatto che il relativo potenziale di cattura per tale parte della flotta possa essere considerevolmente maggiore.
Come lei ha giustamente evidenziato nella sua interrogazione, gli Stati membri (in questo caso il Regno Unito) sono responsabili della distribuzione delle possibilità di pesca tra le loro imbarcazioni. Vorrei inoltre aggiungere che ai paesi membri spetta altresì adeguare la dimensione della flotta, se è composta di piccole o grandi imbarcazioni, alle possibilità di pesca disponibili.
Permettetemi di sottolineare che la Commissione riconosce le condizioni specifiche delle piccole flotte, più precisamente delle navi di lunghezza inferiore ai 12 metri che non utilizzano attrezzi da traino. Per questa parte della flotta, il Fondo europeo per la pesca prevede un quadro finanziario molto favorevole, che consente agli Stati membri di adottare misure volte a proteggerla.
Ciò detto, desidero evidenziare che, sulla base delle informazioni in mio possesso relative alle imbarcazioni inferiori ai 10 metri nel Regno Unito, ci sono indicazioni che questo settore della flotta ha recentemente sviluppato una capacità di cattura ben superiore alle possibilità di pesca normalmente assegnate. La soluzione a questo problema è nelle mani delle autorità britanniche.
Sharon Bowles (ALDE) . – (EN) Immagino che, probabilmente, la maggior parte di ciò che ha asserito è come sospettavo. Ma forse lei è in grado di risolvere un altro piccolo problema per me. Di tanto in tanto, in realtà, mi viene detto che i merluzzi presenti nella Manica non sono ufficialmente riconosciuti come stock indigeno.
In caso affermativo, allora i pescatori della costa sudorientale dell’Inghilterra saranno ancor più innervositi quando verranno informati di non poter catturare merluzzi che in teoria non esistono, anche se, in effetti, ve ne sono in grande quantità.
Potrebbe sciogliere questo dubbio per me e farmi sapere in quale misura i merluzzi della Manica sono stati tenuti in considerazione nelle ultime statistiche UE? Mi rendo conto che lei non possa disporre di tutte queste informazioni, pertanto, se necessario, le riceverò per iscritto.
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Non ho a disposizione le informazioni, ma certamente le consulterò e le fornirò per iscritto.
Per quanto riguarda i merluzzi, vorrei sottolineare che ora stiamo procedendo a rivedere il piano di ricostituzione del merluzzo bianco, che include larga parte dei mari intorno al Regno Unito.
Ho presentato al Consiglio una proposta di un nuovo piano in merito lo scorso lunedì, quando si è svolto un iniziale scambio di opinioni relative al piano, che si prevede comprenderà anche il Mare d’Irlanda.
Pertanto stiamo ampliando ulteriormente l’ambito del piano di ricostituzione del merluzzo bianco. Tuttavia, stiamo cercando di perfezionarlo per renderlo maggiormente sensibile alle particolari realtà delle diverse acque, quindi se esiste una zona particolare di acque comunitarie in cui gli stock di merluzzo sono più abbondanti, allora possono essere intraprese determinate misure. In altre zone in cui tali stock sono in condizioni peggiori, occorrono ovviamente provvedimenti più severi al fine di offrire loro la possibilità di ricostituirsi.
In generale gli stock di merluzzo si trovano in condizioni pessime. Ritengo che siano tra i peggiori per quanto riguarda la mortalità, e sono quindi necessarie misure molto decise volte a consentire a questi preziosi stock di riprendersi.
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 66 dell’onorevole Seán Ó Neachtain (H-0183/08)
Oggetto: Programma di smantellamento di un terzo delle attività di pesca del coregone in Irlanda
Può la Commissione europea fornire informazioni dettagliate sullo svolgimento del programma di smantellamento di un terzo delle attività di pesca del coregone in Irlanda, il cui costo ammonta a 60 milioni di euro?
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il deputato, l’onorevole Ó Neachtain, per la sua interrogazione, che mi offre la possibilità di trattare la questione dello smantellamento delle navi da pesca.
Con una lettera datata 6 agosto 2007, le autorità irlandesi hanno reso noto alla Commissione il programma di aiuti statali intitolato “Adeguamento dello sforzo di pesca”. Il programma prevede lo smantellamento delle imbarcazioni registrate nei settori polivalenti o con reti da traino della flotta irlandese, benché siano incluse anche le imbarcazioni rivolte a stock pelagici e di molluschi. Il bilancio nazionale complessivo per il programma è pari a 66 milioni di euro. La Commissione ha approvato tale programma alla luce delle norme in materia di aiuti statali il 13 novembre 2007. Il programma irlandese prevede che gli aiuti possano essere concessi fino al 1° ottobre 2009. Tuttavia, secondo le autorità irlandesi, la data ultima per le richieste conformi al programma è il 30 aprile 2008, dopo la quale il suo livello di comprensione sarà più chiaro.
La Commissione accoglie con favore l’iniziativa intrapresa dall’Irlanda nel cercare di ridurre la propria capacità della flotta di pesca in modo da diminuire la pressione sugli stock ittici esistenti. Adeguare la capacità ittica alle possibilità di pesca è un pilastro centrale della politica comune della pesca. Inoltre, il programma irlandese dà la priorità allo smantellamento di quelle imbarcazioni indirizzate ai delicati stock di coregoni, offrendo agli armatori che già si trovano di fronte a quote ridotte, a costi più elevati del carburante, ecc., l’opportunità di abbandonare il settore. Gli operatori rimanenti dovrebbero trarre vantaggio da guadagni più allettanti.
Seán Ó Neachtain (UEN) . – (GA) Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario per la sua risposta e condivido che ci sia, e ci fosse, la necessità di smantellare imbarcazioni a causa del livello insufficiente di pesce.
Tuttavia, vorrei chiedere al Commissario se la Commissione ha qualche piano o proposta che fornisca a coloro che appartengono al settore ittico che hanno perso il proprio posto di lavoro la possibilità di trovare un altro lavoro e possibilmente di rimanere in un settore simile. Queste persone, che hanno trascorso la loro vita al mare, hanno poca speranza di assicurarsi un’altra occupazione.
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Per quanto riguarda gli equipaggi delle imbarcazioni da smantellare, innanzi tutto vorrei dire che il Fondo europeo per la pesca consente l’assistenza per la cessazione permanente associata allo smantellamento. Tuttavia, spetta allo Stato membro interessato includere o meno questa voce di spesa nel suo programma operativo per il Fondo europeo per la pesca. Deduco che l’Irlanda ritenga che sia il programma nazionale di aiuti statali a fornire indennità agli equipaggi.
Detto ciò, oltre alla cessazione permanente associata allo smantellamento, il Fondo europeo per la pesca (FEP) offre inoltre la possibilità di indennità socioeconomiche, diversificazione, riqualificazione professionale e pensionamento anticipato. Pertanto è anche possibile fornire assistenza in virtù del FEP al fine di riqualificare l’equipaggio per settori differenti, anche se collegati, concedendo opportunità di diversificazione, nonché di cercare occupazioni alternative in altri ambiti. Vorrei nuovamente sottolineare che è lo Stato membro a dover elaborare il programma operativo.
La Commissione approverà il programma operativo a condizione che sia conforme ai parametri del Fondo europeo per la pesca, ma le priorità reali e le aree effettive individuate sono compito dello Stato membro interessato. La Commissione non ha il diritto di insistere che gli Stati membri scelgano per un programma piuttosto che un altro. Finché rientrano negli obiettivi o nei fini del Fondo europeo per la pesca, allora per noi è sufficiente.
Presidente . − L’interrogazione n. 67 decade, poiché il suo autore è assente.
Presidente .− Annuncio l’
interrogazione n. 68 dell’onorevole Ioannis Gklavakis (H-0221/08)
Oggetto: Gravi violazioni delle norme della politica comune della pesca (PCP) individuate nel 2005
In conformità del regolamento (CE) n. 1447/1999(2), gli Stati membri sono tenuti a comunicare annualmente alla Commissione i casi di violazione delle norme della politica comune della pesca (PCP), così come le corrispondenti ammende inflitte. Recentemente la Commissione ha pubblicato la sesta relazione sui comportamenti che violano gravemente le norme della politica comune della pesca individuati nel 2005 (COM(2007)0448).
I dati figuranti nella relazione portano a concludere che il numero delle infrazioni aumenta ogni anno, mentre il numero delle ammende inflitte in tutta l’Unione europea diminuisce. Concretamente, nel 2005 è stato registrato un aumento delle violazioni pari all’8,1%, mentre il livello delle sanzioni è diminuito rispetto al 2004 di circa il 45%. Inoltre, sussistono fortissime differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda sia i casi in cui si infliggono le ammende che il livello di queste ultime.
Può dire la Commissione se i diversi sistemi nazionali di imposizione di sanzioni garantiscono uguali condizioni di concorrenza tra i pescatori europei? Può dire inoltre se ritiene opportuno creare un sistema armonizzato di imposizione di sanzioni per i casi di violazione grave delle norme della PCP? Può dire infine in che modo potrebbe essere rafforzata la fiducia dei pescatori quanto all’applicazione uniforme delle norme della PCP, cosicché siano rispettate le norme di conservazione delle risorse ittiche?
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Vorrei ringraziare il deputato, l’onorevole Gklavakis, per l’importante questione che ha sollevato, offrendomi quindi l’opportunità di esprimere la mia posizione riguardante questo problema cruciale, nonché di accennare la riforma preparata per questo settore.
Sono cosciente delle significative disparità nelle sanzioni imposte dagli Stati membri per violazioni gravi, che conducono a persistenti mancanze nell’attuale sistema di controllo.
Come lei ha giustamente rilevato nella sua interrogazione, le ammende inflitte dagli Stati membri sono un deterrente insufficiente, che non fornisce un reale incentivo a favore dell’osservanza. Per farle un esempio: in media, la sanzione nell’Unione europea nel 2005 era inferiore a 2 000 euro, oscillando dai 98 euro in alcuni Stati membri agli 8 876 euro in altri.
Consentitemi di sottolineare che, conformemente al diritto comunitario, spetta alle autorità nazionali garantire che ogni grave violazione della politica comune della pesca sia oggetto di una misura di controllo appropriata, seguita, all’occorrenza, da una sanzione dissuasiva. Sono gli Stati membri che hanno la principale responsabilità e la discrezione di definirne l’importo e imporre le sanzioni per gravi violazioni della politica comune della pesca. La Commissione può soltanto vigilare e valutare questo processo.
Detto ciò, vorrei informarla che, sulla base dell’analisi delle relazioni annuali degli Stati membri relative alle violazioni gravi degli anni scorsi, e in particolare la relazione n. 7/2007 della Corte dei conti, la Commissione ha deciso di avviare una riforma del sistema di controllo della politica comune della pesca, che prevede l’armonizzazione delle sanzioni a livello comunitario, accanto a una più chiara definizione delle infrazioni gravi, al fine di garantire uniformità e trasparenza.
Sono fiducioso che questo nuovo sistema di controllo, più semplice ed efficace garantirà condizioni uniformi tra i pescatori comunitari rafforzando l’osservanza delle norme della politica comune della pesca e diffondendo una cultura del rispetto.
Ioannis Gklavakis (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, signor Commissario, sono particolarmente soddisfatto della sua risposta. Sono lieto che avremo un approccio uniforme in tutti gli Stati membri dell’UE. Mi auguro solo che questa iniziativa sarà applicata a tutti i settori. Spero che continuerà con questo principio. Mi permetta di rilevare ancora una cosa: più si ridurranno gli stock ittici marini, più dovremo essere severi, altrimenti il futuro sarà cupo.
Joe Borg, Membro della Commissione. − (EN) Desidero ringraziare l’onorevole Gklavakis per i suoi commenti.
Vorrei invitare i deputati a sostenere la Commissione in questa iniziativa al fine di cercare di determinare una misura di armonizzazione del sistema delle sanzioni.
Ho avuto un primo scambio di opinioni in Consiglio solo la scorsa settimana in merito a un settore attinente, ovvero la lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Nella proposta IEU stiamo tentando di armonizzare le disposizioni, il sistema di sanzioni per così dire. Anche se tutti gli Stati membri concordano all’unanimità che occorra effettivamente combattere la pesca illegale, quando si è trattato di discutere i dettagli relativi al raggiungimento della proposta, all’armonizzazione delle sanzioni e a come sia possibile assicurare di controllare l’importazione di prodotti ittici trattati in modo illegale, penso ci fosse quasi l’unanimità per trovare problemi con la nostra proposta.
Ovviamente nei prossimi mesi ne discuterò con gli Stati membri. Prevedo che, quando giungeremo al regolamento complessivo di controllo, che include anche lo IEU, sarà più di un arduo scontro. Mi auguro che il Parlamento, nella relazione che intende elaborare sulla nuova proposta di controllo, che spero sarà presentata al collegio per adozione successivamente quest’anno, concederà il suo pieno appoggio.
Presidente . − L’interrogazione n. 69 riceverà una risposta scritta.
Annuncio l’
interrogazione n. 70 dell’onorevole Giovanna Corda (H-0157/08)
Oggetto: Diffusione della febbre catarrale nell’Europa settentrionale
Un recente studio condotto da due università belghe ha dimostrato l’elevato rischio di endemia causata dalla malattia della cosiddetta “lingua blu” in Europa settentrionale. Dato che il propagarsi della malattia è dovuto allo spostamento del vettore e al rafforzamento dei ceppi virali, non è opportuno prendere sin da ora delle misure urgenti in previsione della diffusione di questa malattia?
D’altra parte, visto che il numero complessivo di bovini e ovini affetti da questa malattia è passato da 695 casi nel 2006 a 6857 casi nel 2007 solo in Belgio, può la Commissione indicare quali misure intende prendere in termini di ricerca antivirale, di campagne di vaccinazione e di finanziamento in tali settori?
Androula Vassiliou, Membro della Commissione. − (EN) Ringrazio il deputato per l’interrogazione. Vorrei affermare che la Commissione è ben consapevole della situazione senza precedenti provocata dalla diffusione della “lingua blu” in diversi Stati membri negli ultimi anni e sta compiendo vigorosi sforzi per combattere questa malattia.
Lo scorso gennaio, durante la Conferenza sulle vaccinazioni da “lingua blu” organizzata dalla Commissione, è emerso chiaramente che la vaccinazione è la misura veterinaria principale e più efficace per contrastare tale malattia. Al fine di ottenere un approccio UE armonizzato, la Commissione ha rapidamente divulgato linee guida e criteri per piani di vaccinazione, lasciando agli Stati membri la flessibilità necessaria per adeguare la strategia di vaccinazione alla loro particolare situazione.
La Commissione ha quindi valutato i piani presentati dagli Stati membri, li ha approvati e ha garantito un primo contributo finanziario di oltre 64 milioni di euro su una cifra complessiva di 130 milioni di euro per l’intero esercizio. Tutte queste azioni riflettono l’importanza che la Commissione ha attribuito alla vaccinazione.
Anche la Comunità sta sostenendo diversi programmi di ricerca sulla “lingua blu”. Conformemente al V e VI programma quadro, sono stati dedicati due progetti specifici allo sviluppo di una strategia di vaccinazione per il virus da “lingua blu”. Il contributo dell’UE è stato pari rispettivamente a 1,7 milioni di euro e 804 000 euro. Tali azioni proseguiranno nel VII programma quadro. Tuttavia, attualmente gli scienziati non ritengono che lo sviluppo di trattamenti antivirali ridurrebbe effettivamente le perdite causate da questa malattia.
Giovanna Corda (PSE) . – (FR) Signora Commissario, innanzi tutto, so di essere la prima persona a rivolgerle un’interrogazione orale oggi. Credo che lei sia soddisfatta quanto me di essere in quest’Aula oggi. Intendevo solo compiere una breve digressione.
Lei ci ha fornito una grande quantità di informazioni, anche se, secondo i dati recentemente raccolti nei paesi del Benelux e in Germania, il numero di greggi infettate dalla febbre è moltiplicato per 25 in un anno, una cifra considerevole.
Vorrei menzionare un caso che accade in Belgio, poiché naturalmente lavoro in questo paese. Sono state colpite quasi 7 000 greggi. Esiste quindi un impatto finanziario molto significativo per gli allevatori.
Androula Vassiliou, Membro della Commissione. − (EN) Riteniamo che la malattia si diffonderà in tutta Europa nel 2008. Perciò la Commissione sta adottando misure molto severe per contenerla e, come ho affermato, il modo migliore per combatterla è la vaccinazione. Abbiamo investito e continuiamo a investire molto denaro per aiutare gli Stati membri per quanto riguarda i vaccini e la vaccinazione.
James Nicholson (PPE-DE) . – (EN) Signor Presidente, vorrei dire al Commissario che la “lingua blu” si è diffusa rapidamente nell’Unione europea, e lei ha asserito che la vaccinazione è il modo migliore, ma la Commissione, anche a questo punto, non vorrebbe considerare che, in qualsiasi zona non affetta dalla malattia, sia consentito di vietare importazioni di animali nella propria regione o area, nei casi in cui è stato dimostrato che le greggi hanno contratto la malattia, laddove è stato confermato? Sicuramente sarebbe un’iniziativa delicata, in modo che le persone, anche volontariamente, non importino da una zona che è stata colpita in una regione che non lo è stata, poiché sta velocemente dilagando. Lei afferma che sia inevitabile, ma io credo dovremmo intervenire.
Androula Vassiliou, Membro della Commissione. − (EN) Come sapete, abbiamo intrapreso misure. Ci sono gli esempi di Italia e Francia, e Portogallo, che hanno adottato misure volte a prevenire l’importazione di animali malati. Grazie a tali provvedimenti aggiuntivi, questi paesi stanno ora ritirando le misure unilaterali accolte in passato. Stiamo accuratamente controllando la situazione e adotteremo ulteriori provvedimenti qualora necessario.
Presidente . − Poiché vertono sullo stesso argomento, annuncio congiuntamente l’
interrogazione n. 71 dell’onorevole Marian Harkin (H-0164/08)
Oggetto: Carne di manzo brasiliana
Quali sono i requisiti vigenti in materia di importazione di carne di manzo brasiliana nell’Unione europea?
e l’
interrogazione n. 72 dell’onorevole Brian Crowley (H-0177/08)
Oggetto: Carne di manzo brasiliana
Potrebbe la Commissione rilasciare una dichiarazione esauriente sull’attuale situazione delle considerevoli restrizioni in materia di importazione di carne di manzo brasiliana nell’Unione europea?
Androula Vassiliou, Membro della Commissione. − (EN) Come sapete, per molti anni l’UE si è dotata di una politica molto efficace per la carne di manzo proveniente dal Brasile.
La carne di manzo brasiliana destinata all’UE è autorizzata solamente da territori considerati immuni dall’afta epizootica. Attualmente, questi territori sono situati in sei stati brasiliani: Espírito Santo, Goiás, Mato Grosso, Minas Gerais, Rio Grande do Sul e Santa Catarina.
I bovini la cui carne è diretta al mercato europeo devono essere rimasti in un territorio autorizzato per un periodo di permanenza di almeno 90 giorni. Inoltre, è previsto un periodo minimo di residenza pari a 40 giorni prima di essere macellati in un’azienda.
Al macello, i bovini non possono entrare in contatto con altri animali che non sono conformi alle suddette condizioni e devono essere sottoposti a un controllo ante mortem dello stato di salute e non mostrare alcun segno di malattia 24 ore prima della macellazione.
Può essere esportata nell’UE solo carne di manzo fresca e il manzo stesso deve essere stato disossato e frollato al fine di garantire l’inattivazione del virus dell’afta epizootica, dovesse ancora essere presente malgrado tutti i provvedimenti menzionati in precedenza.
Tuttavia, un’ispezione della Commissione nel novembre 2007 ha constatato gravi casi di non-conformità per quanto riguarda la registrazione delle aziende, l’identificazione degli animali e i controlli degli spostamenti, nonché il mancato rispetto dei precedenti impegni relativi alle appropriate misure correttive.
Di conseguenza, nel gennaio di quest’anno la Commissione ha adottato provvedimenti che hanno limitato le importazioni di carne di manzo brasiliana ad aziende che soddisfano alcuni requisiti aggiuntivi. Tali requisiti includono la piena identificazione e registrazione di tutti gli animali nel sistema nazionale brasiliano per i bovini. Inoltre, le aziende devono essere sottoposte al controllo effettivo dei servizi veterinari brasiliani e ispezionati con regolarità dalle autorità brasiliane.
Marian Harkin (ALDE) . – (EN) Anch’io porgo il mio benvenuto alla signora Commissario.
Probabilmente, la mia interrogazione è non è molto giusta poiché è dotata di una prospettiva storica. Ma dal suo predecessore, il Commissario Kyprianou, circa sei mesi fa ricevetti una risposta relativa alla relazione dell’ufficio alimentare e veterinario. La sua replica riconosceva che le conclusioni preliminari della relazione non giustificavano una modifica immediata della politica UE nei confronti del Brasile. Proprio solo due o tre mesi prima che fosse imposto il divieto, i funzionari dell’ufficio alimentare e veterinario insistevano in sede di commissione per l’agricoltura e in altri luoghi che i problemi non erano davvero di natura significativa. Eppure, in due o tre mesi, è stato inflitto il divieto e ora stiamo importando solo dall’1 per cento del numero iniziale di fattorie.
La mia domanda è: era necessaria la relazione dell’Irish Farmers Association per esortare l’UAV a esaminare più accuratamente la situazione, e far sì che la Commissione agisse?
Brian Crowley (UEN) . – (EN) Desidero ringraziare la signora Commissario per la sua risposta e le porgo il mio benvenuto per il suo primo Tempo delle interrogazioni nel Parlamento europeo. Ovviamente, lei è molto impegnata e lieta delle risposte fornite.
La mia domanda complementare riguarda il fatto che, durante l’incontro in Parlamento dinanzi alla commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare, ha puntualizzato che la sicurezza alimentare costituisce una delle nostre preoccupazioni principali, ma che dobbiamo anche essere leali con i nostri partner commerciali.
Tuttavia, ritengo dovremmo essere leali non solo con i regolamenti applicabili agli agricoltori e ai produttori di generi alimentari europei, ma anche a coloro che importano nell’Unione europea, e che dovrebbero essere applicati i medesimi regolamenti. In che modo garantire che la fornitura di prodotti alimentari sia sicura e affidabile per le stesse norme che i produttori europei devono rispettare, in particolare per quanto riguarda la carne di manzo brasiliana?
Androula Vassiliou, Membro della Commissione. − (EN) Nel corso di missioni della Commissione in Brasile, sono state riscontrate carenze per quanto riguarda i requisiti sanitari dell’UE. Alcune di queste carenze sono state trattate direttamente dalle stesse autorità brasiliane.
Tuttavia, durante la missione del novembre 2007, sono stati constatati gravi casi di non-conformità per quanto riguarda la registrazione delle aziende, l’identificazione degli animali e i controlli degli spostamenti, nonché il mancato rispetto dei precedenti impegni relativi alle appropriate misure correttive.
Di conseguenza, come ho affermato, sono stati adottati requisiti aggiuntivi, e al momento ci stiamo assicurando che l’impegno brasiliano sia veramente mantenuto. A questo punto, gli esperti della Commissione stanno offrendo una formazione pratica agli stessi ispettori, ma stanno anche verificando che gli ispettori che hanno seguito i corsi di formazione si rechino nelle fattorie per fornire la formazione alle persone, in modo che ogni Stato membro che riceve esportazioni di carne di manzo dal Brasile, abbia le garanzie che ci siano persone competenti a controllare la conformità ai nostri requisiti e regolamenti.
Mairead McGuinness (PPE-DE) . – (EN) Signora Commissario, benvenuta. La sua ultima dichiarazione mi preoccupa un po’, poiché l’esperienza degli allevatori irlandesi, allevatori europei, quando hanno ricevuto la visita degli ispettori della Commissione, non è stata di grande assistenza, ma di ispezione e controllo. Ho avuto l’impressione che i nostri funzionari a livello di Commissione stiano tenendo per mano e aiutando i brasiliani a rispettare le norme. Vorrei che accadesse lo stesso quando si tratta dei nostri produttori.
La mia seconda domanda è: quali sforzi sta compiendo il Brasile per migliorare, e può prevedere, e se sì quando, un ritorno, poiché sono certa che i brasiliani ne hanno intenzione, ai livelli di carne di manzo che in precedenza inviavano in Europa? So che è nuova in questo incarico, ma non ritiene che i loro standard, qualora li raggiungano, siano equivalenti ai nostri, considerato che richiedono solo 90 e 40 giorni? Noi li marchiamo dalla nascita fino alla macellazione.
Elspeth Attwooll (ALDE) . – (EN) Anch’io le porgo il mio benvenuto, signora Commissario. Considerato ciò che lei stava dicendo in merito alla relazione dell’Ufficio alimentare e veterinario e ai problemi con focolai non segnalati, sono stati individuati considerevoli imperfezioni in tracciabilità e identificazione, in effetti carenze del sistema, e il fatto che le autorità brasiliane potrebbero non indicare garanzie, malgrado le nuove misure che lei ha attuato, di certo sembra improbabile che la politica di regionalizzazione per il controllo dell’afta epizootica in Brasile stia lavorando, e persino se può essere messa in condizione di operare. Non si tratta di un aspetto improbabile signora Commissario?
Androula Vassiliou, Membro della Commissione. − (EN) Innanzi tutto, desidero assicurarvi che i requisiti che imponiamo sono equivalenti per il prodotto esportato, e i funzionari della Commissione ora stanno fornendo una formazione alle persone, su loro richiesta, per effettuare i controlli e i regolamenti appropriati, ma sono sicura che non si rifiuterebbero di offrire assistenza ai nostri operatori. Cerchiamo di essere corretti, e sono certa che il requisito primario sia la sicurezza dei nostri prodotti. La regionalizzazione è applicata allo stesso modo in Brasile e nell’UE.
Presidente . − Annuncio l’
interrogazione n. 73 dell’onorevole Avril Doyle (H-0166/08)
Oggetto: Proposta sulla sanità
Potrebbe la Commissione spiegare il ritardo nella pubblicazione del progetto di proposta sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, vista l’esigenza politica di legiferare in seguito alle sentenze della Corte di giustizia europea in materia e la promessa fatta quando l’assistenza sanitaria è stata esclusa dalla direttiva sui servizi (2006/123/CE(3))?
Androula Vassiliou, Membro della Commissione. − (EN) Onorevoli deputati, la Commissione ha ogni intenzione di rispondere alla decisione del Parlamento e del Consiglio nel momento in cui l’assistenza sanitaria è stata esclusa dalla direttiva sui servizi nel 2006 per trattarla separatamente.
L’intento della Commissione è presentare una proposta che codificherà le sentenze della Corte europea di giustizia relative alla materia, chiarendo pertanto i diritti dei pazienti in caso di assistenza sanitaria transfrontaliera e di proporre misure di accompagnamento al fine di garantire la disponibilità di assistenza sanitaria transfrontaliera di elevata qualità.
Certe preoccupazioni espresse in merito a diversi aspetti di tale questione nel corso degli ultimi mesi hanno condotto a ulteriori riflessioni e consultazioni. Tuttavia, è ora all’esame del collegio un progetto di proposta per una direttiva sull’applicazione dei diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera affinché sia adottata prima della fine di giugno 2008.
Il nostro obiettivo è presentare una proposta allo scopo ultimo di aiutare i cittadini a esercitare i propri diritti concessi loro dalla Corte europea di giustizia anziché creare maggiori problemi. Questa proposta s’incentrerà sui diritti dei pazienti e su un migliore accesso all’assistenza sanitaria. Farà parte di un pacchetto sociale da avviare in cooperazione con il Commissario Špidla, che promuova accesso, opportunità e solidarietà per tutti i cittadini dell’UE.
I pazienti saranno il punto centrale di questa iniziativa e ciò è in linea con l’approccio portante della Commissione focalizzato sul cittadino.
La proposta non produrrà nuovi diritti pecuniari per i pazienti. I diritti dei pazienti stabiliti dalla Corte si collegano ai diritti finanziari già definiti dagli Stati membri. Tale proposta crea semplicemente un quadro per i pazienti affinché esercitino questi diritti in maniera efficace con maggiore certezza giuridica e trasparenza, e una prevedibilità migliorata.
Infine, la proposta offrirà anche le basi giuridiche e amministrative per una migliore cooperazione rinnovata tra Stati membri in alcune lungimiranti aree relative alla sanità dove dovrebbero essere decisive il valore aggiunto e le sinergie dell’UE.
Avril Doyle (PPE-DE) . – (EN) Mi unisco al benvenuto al Commissario Vassiliou per il suo primo giorno di interrogazioni. E’ piacevole che sia presente e la ringrazio per la sua risposta.
L’assistenza sanitaria è stata originariamente esclusa dalla direttiva sui servizi per ragioni molto positive, poiché volevamo una direttiva sull’assistenza sanitaria. Abbiamo già atteso troppo a lungo. Non sono molto sicura di quale messaggio ci stia inviando il rimescolamento dei diversi uffici della Commissione. Si tratta dell’eccessiva privatizzazione? E’ un problema il fatto che potremmo estendere l’assistenza sanitaria negli Stati membri? Esistono già importanti discrepanze nelle competenze in questo settore e differenze nelle norme, e il mercato unico autorizza i pazienti, come ha deciso la CGCE, a viaggiare per le cure qualora non possano ragionevolmente accedervi nel proprio Stato membro. Che cos’ha esattamente causato il ritardo finora, signora Commissario?
Mairead McGuinness (PPE-DE) . – (EN) Può essere che non sia in grado di trattare immediatamente questo aspetto, ma forse potrebbe rispondermi in seguito.
Ci sono alcuni commenti in relazione al Trattato di Lisbona in merito alle proteste espresse dalla campagna del “No” in Irlanda che il trattato insisterà sulla privatizzazione dell’assistenza sanitaria e il commercio di servizi. Apprezzerei il fatto che si rivolgesse a me per un chiarimento al proposito.
Androula Vassiliou, Membro della Commissione. − (EN) L’unica cosa che posso dire al momento è sottolineare la nostra piena determinazione a proseguire. Non parliamo del passato. C’è una decisione, e le assicuro che, a giugno, la proposta sarà dinanzi al collegio. Mi creda, a giugno andremo avanti.
Per quanto riguarda la privatizzazione, esiste grande preoccupazione in merito, ma la mia risposta è che sia una preoccupazione infondata. La proposta è incentrata sulle esigenze dei pazienti e garantisce che, qualora i pazienti viaggiassero per ricevere assistenza, sia sicura e di buona qualità. Chiarisce inoltre in base a quali condizioni i cittadini possono essere rimborsati per l’assistenza sanitaria transfrontaliera dal proprio sistema sanitario nazionale o dal prestatore di cure mediche e quando non possono. Tali condizioni di risarcimento non sono nuove, ma sono una codificazione delle sentenze della Corte europea di giustizia.
Tale proposta non prevede possibilità di ricevere assistenza sanitaria all’estero che non siano state già stabilite dalle sentenze della Corte. Questa proposta è finalizzata a garantire che le cure mediche transfrontaliere avvengano in un quadro chiaro per un’assistenza sanitaria sicura, efficiente e di elevata qualità nell’Unione. L’obiettivo è fornire un quadro preciso.
Presidente . − Le interrogazioni che, per mancanza di tempo, non hanno ricevuto risposta, la riceveranno per iscritto (vedasi allegato).
Presidente . − Il Tempo delle interrogazioni è chiuso.
(La seduta, sospesa alle 20.00, è ripresa alle 21.00)
PRESIDENZA DELL’ON. MIGUEL ANGEL MARTÍNEZ MARTÍNEZ Vicepresidente