– Strategia politica annuale della Commissione per il 2009 (RC-B6-0144/2008)
Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, mi sono astenuto dal voto su questa particolare questione poiché ritengo che la Commissione abbia molto da fare e non necessita realmente di riesaminare i punti in cui procede politicamente o in direzione politica. Dovrebbe discutere molto di più della deregolamentazione, e non del modo in cui possiamo procedere con una politica comune in materia di immigrazione.
Molte piccole imprese della regione che rappresento vorrebbero vedere che da questo posto provenissero meno regolamenti. In realtà, molte persone vorrebbero che i regolamenti dell’Unione europea venissero attuati meglio in tutto il territorio comunitario.
Infine, molti nella mia regione esprimono preoccupazione sul fatto che la Commissione non faccia quanto è preposta a fare. Per esempio, in questo preciso momento la Commissione dovrebbe rinviare casi di violazione contro numerosi Stati membri, quando si tratta di scommesse, di nascondere al pubblico la questione per un paio di anni. Questo è qualcosa su cui la Commissione dovrebbe procedere adesso.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM). – (PL) Signora Presidente, le priorità della Commissione per il 2009 sono una maggiore occupazione, il cambiamento climatico e un’Europa sostenibile. L’occupazione nell’Unione europea merita una particolare attenzione.
Il Trattato di Amsterdam è stato adottato nel novembre 1997 durante il Vertice di Lussemburgo. Questo ha creato le basi per la realizzazione di una strategia europea per l’occupazione. A causa del problema della disoccupazione negli Stati membri, in cui 17 milioni di persone all’epoca non avevano un’occupazione, tale questione è stata resa una priorità. Nove anni dopo, nel 2006, nell’Unione europea allargata, il 64,3 per cento della popolazione in età da lavoro era occupata. La Danimarca aveva il più elevato livello di occupazione, la Polonia il più basso. Un totale del 7,9 per cento di persone era disoccupato. Per fare un paragone, la disoccupazione negli Stati Uniti era del 4,6 per cento. Lo scorso anno 24 Stati membri hanno registrato un crollo della disoccupazione e tre ne hanno registrato l’aumento. Le maggiori diminuzioni si sono verificate in Polonia, Bulgaria e Lettonia, e il maggiore aumento della disoccupazione è stato rilevato in Estonia.
La relazione dell’onorevole Haug dimostra solo l’importanza del ruolo svolto dagli Stati membri nella politica occupazionale dell’Unione europea.
Kathy Sinnott (IND/DEM). – (EN) Signora Presidente, in questa votazione, nonché in quella sul petrolio del Golfo, mi sono di nuovo trovata costretta ad astenermi o a votare contro, semplicemente perché la votazione sta già anticipando il Trattato di Lisbona.
Ritengo questo sia presuntuoso e irrispettoso nei confronti dei parlamenti che non l’hanno ancora ratificato, in particolare nei confronti del popolo irlandese, che deve ancora procedere a referendum.
Chiederei al Parlamento e alle persone che scrivono queste proposte di risoluzione di trattenersi, nella loro fretta, dal presupporre un Trattato che può o meno essere ratificato. Dovrebbero trattenersi nell’interesse della democrazia.
– Vertice Unione europea-America latina e Caraibi (RC-B6-0147/2008)
Bernard Wojciechowski (IND/DEM). – (EN) Signora Presidente, sostengo pienamente la proposta di risoluzione adottata dell’onorevole Salafranca Sánchez-Neyra e di altri. Ci sono quelli che parlano solamente e quelli che agiscono concretamente.
L’Europa dovrebbe rafforzare i suoi rapporti con l’America latina. Raccoglieremo i frutti di questo rapporto per le generazioni future, qualcosa che non potevamo affermare per quanto riguarda il progetto Galileo.
Dopotutto, e come viene sottolineato nella risoluzione, il partenariato Europa-America latina ha una popolazione complessiva di più di un miliardo di persone, e rappresenta un terzo degli Stati membri delle Nazioni Unite, al quale è riconducibile più di un quarto degli scambi commerciali a livello mondiale.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN). – (PL) Signora Presidente, il fine per cui è stata istituita l’Organizzazione mondiale del commercio è stata la realizzazione di un commercio libero e multilaterale. E’ stato riconosciuto che un mercato aperto basato sui principi di amicizia e onestà è la chiave per una crescita economica stabile e per la riduzione della povertà mondiale.
Tuttavia, per molte persone, l’OMC costituisce ancora un problema. Ciò è dovuto alla mancanza di trasparenza nelle sue attività e alle informazioni inadeguate che vengono rese pubbliche. Gli attuali gruppi di lavoro G4 e G6 ridotti vengono spesso considerati come incontri dei rappresentanti dei grandi paesi che impongono, o vogliono imporre, la loro volontà sugli altri membri.
Un altro problema è la mancanza di assistenza tecnica e legale da parte dell’OMC per i paesi meno sviluppati che non traggono alcun vantaggio economico da una maggiore liberalizzazione del mercato.
Paesi come India, Cina o Brasile vengono trattati come paesi in via di sviluppo, ragion per cui possono beneficiare delle condizioni più vantaggiose e di diversi obblighi. Ritengo questo sia un errore nella politica dell’OMC. L’OMC non tiene conto dell’enorme potenziale di tali paesi e delle loro risorse. Essi approfittano di questo e spesso praticano il dumping dei prezzi nelle relazioni commerciali, il che danneggia gli altri paesi. Dovrebbe esserci una netta divisione tra i paesi in via di sviluppo, che tenga conto di fattori quali la forza e lo sviluppo economici, la crescita del PIL e nelle esportazioni.
Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, tutti noi siamo d’accordo sulla necessità di una riforma dell’OMC, ma la migliore riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio sarebbe nel cambiamento dei comportamenti delle parti negoziali, comprese quelle dell’Unione europea.
Invito i colleghi a sostenere la campagna globale trasversale che chiede un commercio reale della quale sono copresidente assieme a Abdi Abdirahim Haithar dell’assemblea legislativa dell’Africa orientale. Abbiamo cinque richieste: aboliamo le sovvenzioni agricole; aboliamo le tariffe agricole; liberalizziamo le norme di origine; poniamo maggiore enfasi sugli aiuti commerciali e per le infrastrutture, anziché sul sostegno diretto al bilancio per i governi corrotti. E incentiviamo i paesi a basso reddito a eliminare le frontiere tra loro affinché possano creare benessere (gli imprenditori possono creare benessere) e affinché possano entrare a far parte del sistema del commercio mondiale.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM). – (PL) Signora Presidente, gli europei apprezzano l’ambiente naturale. I sondaggi dell’Eurobarometro dimostrano che oltre il 70 per cento delle persone desidera che i responsabili politici diano alla politica ambientale lo stesso peso che conferiscono alle questioni economiche e sociali.
Si sta verificando il cambiamento climatico. Negli ultimi 100 anni le temperature medie in Europa sono aumentate di 0,095°C e nel corso del prossimo secolo potrebbero aumentare di 2 o persino 6°C. L’OCSE stima che il 6,4 per cento dei decessi e delle malattie infantili in Europa sono causati dall’inquinamento dell’ambiente.
L’Unione europea può raggiungere i suoi obiettivi di riduzione dell’inquinamento, come definiti nel protocollo di Kyoto…
(Il Presidente interrompe l’oratore)
Presidente. − Sono spiacente, ma sta parlando troppo velocemente per gli interpreti.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM). – (PL) ... attraverso l’introduzione delle linee guida per lo scambio delle emissioni dei paesi dell’Unione europea, nonché di altri strumenti, tra cui il programma europeo per la lotta al cambiamento climatico. Ritengo che la relazione dell’onorevole Ferreira incoraggerà ulteriormente gli Stati membri a intraprendere iniziative nel campo della tutela ambientale.
Christofer Fjellner (PPE-DE). – (SV) Vorrei esprimere la mia insoddisfazione relativamente al fatto che non abbiamo avuto l’opportunità di votare contro la proposta di carte della CO2 per le persone, in altre parole carte personali in cui si dovrebbe misurare il contributo dei singoli all’effetto serra. Questo è semplicemente sbagliato. E’ contrario all’iniziativa e allo sviluppo umani e invia segnali estremamente bizzarri: non respirate, non fate esercizio, ma soprattutto non affannatevi e, per l’amor di Dio, non emettete flatulenze!
Quale sarebbe la sanzione per coloro che emettono troppo biossido di carbonio o contribuiscono eccessivamente all’effetto serra? Dovremmo vietare loro di respirare tutti insieme? No, questo tipo di idee idiote compromettono la nostra credibilità e allontanano l’attenzione dalle misure appropriate ed efficaci, in particolare i diritti di scambio delle quote di emissione, il principio del chi inquina paga e altri metodi che funzionano realmente.
Sono sorpreso che più persone non abbiano protestato contro questa proposta e sembra sia passata inosservata. Sarei davvero spiacente se questo discorso avesse avuto conseguenze sulle mie troppe emissioni di carbonio rispetto a quante io non ne abbia diritto. Mi dispiace per questo.
Bernard Wojciechowski (IND/DEM). – (PL) Ho votato a favore della risoluzione sui principi internazionali di informativa finanziaria. Gli IFRS rendono più semplice il confronto tra le relazioni finanziarie delle imprese che operano negli stessi o in diversi settori. Ritegno che l’Unione europea debba valutare se verrà tratto qualche vantaggio e, se così fosse, di quale tipo, dall’introduzione dei principi internazionali di informativa finanziaria nelle piccole e medie imprese.
Dichiarazioni di voto scritte
– Strategia politica annuale della Commissione per il 2009 (RC B6-0144/2008)
Giles Chichester (PPE-DE), per iscritto. – (EN) I Conservatori britannici appoggiano l’enfasi data alla presente relazione in merito a una migliore regolamentazione, alla riduzione degli oneri amministrativi, a una rinnovata enfasi sulla realizzazione della Strategia di Lisbona, in quanto a crescita e occupazione, e ai progressi futuri verso il rafforzamento del mercato unico. Abbiamo altresì appoggiato i riferimenti alle valutazioni d’impatto indipendenti in merito alla normativa, una politica a lungo tenuta dei membri conservatori del Parlamento europeo.
Non possiamo tuttavia appoggiare, inter alia, i riferimenti a una politica d’immigrazione comune o a una politica comune in materia di asilo, e qualsiasi mossa volta a ridurre la libertà d’azione degli Stati membri nel settore della giustizia e degli affari interni, la creazione di un “servizio europeo per l’azione esterna” o qualsiasi mossa verso una capacità di difesa dell’UE.
Per tali ragioni, ci siamo astenuti dalla votazione finale.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) La proposta di risoluzione contiene un certo numero di punti vaghi. Siamo favorevoli allo sviluppo di un mercato interno, ma dichiarare che il Parlamento europeo deplora la mancanza di una concreta armonizzazione in quest’ambito può essere interpretato in diversi modi. Uno di questi è che dovrebbero essere introdotti regolamenti armonizzati in modo più completo e dettagliato, cosa che non appoggiamo.
Poiché la proposta respinge altresì ogni tentativo di rinazionalizzazione della politica di coesione e sostiene la politica comune d’immigrazione e lo sviluppo di una politica comune sulla NATO, abbiamo deciso di non votare a favore della presente proposta di risoluzione comune.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) In un’Unione europea caratterizzata dal deterioramento delle condizioni economiche e sociali dei lavoratori e dell’intera popolazione, e in cui la concentrazione della ricchezza, le disuguaglianze e la povertà continuano ad aumentare, è significativo che né la Commissione né la maggioranza in quest’Aula ritengono che la lotta contro questa situazione inaccettabile sia un’importante priorità. Inoltre, non potrebbe esserci altro modo, considerato che questo è esattamente l’obiettivo delle politiche comunitarie intese a promuovere questa situazione.
Le priorità in questione tentano di ampliare le politiche neoliberali e concentrarsi su ulteriori misure al fine di promuovere la totale attuazione del mercato unico (vale a dire, la liberalizzazione dei mercati dei servizi, dei beni e del lavoro, assieme all’attuazione della flessicurezza) e del commercio internazionale, in linea con l’accelerazione dell’agenda federalista e militarista (che comprende la revisione della sua strategia sulla NATO), e sulle basi di un Trattato di Lisbona non ratificato!
Infine, in un anno in cui si svolgeranno le elezioni per il Parlamento europeo, siamo invitati e ci viene richiesto di rafforzare la propaganda dell’Unione europea e la mistificazione delle sue politiche. Coloro che sono a favore dell’adozione di una simile posizione hanno respinto l’emendamento proposto dal nostro gruppo, che denunciava le sentenze della Corte di giustizia europea che legittimano il dumping salariale e limitano i diritti sindacali.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) La risoluzione del Parlamento europeo sulla strategia politica annuale per il 2009 ha fatto riferimento positivamente a molti punti contenuti nel documento della Commissione europea. E’ di particolare importanza porre l’accento sull’interdipendenza tra progresso economico e sociale e protezione ambientale, tutti fondamentali ai fini della creazione di un’economia sostenibile. In qualità di membro della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, accolgo con particolare favore il sostegno alle iniziative che mirano a stimolare il potenziale delle piccole e medie imprese.
Non dovremmo ignorare la questione dell’adeguata attuazione delle direttive che sono di importanza strategica per il mercato interno, nello specifico la direttiva sui servizi e la direttiva sul credito ai consumatori. I regolamenti devono essere adeguatamente recepiti negli ordinamenti nazionali di tutti gli Stati membri se si desiderano vantaggi concreti dall’integrazione europea. Tuttavia, non dovremmo dimenticare che la Commissione europea svolge un ruolo centrale attraverso il controllo, l’informazione e il sostegno agli Stati membri nei loro sforzi per il raggiungimento di questo obiettivo.
Nella risoluzione, il Parlamento europeo ha constatato le conseguenze delle ultime decisioni della Corte di giustizia europea nelle cause Viking, Laval e Rüffert, nonché la necessità di un’ulteriore discussione all’interno dello stesso Parlamento europeo. Al riguardo, conto sul coinvolgimento della Commissione europea e sulle discussioni costruttive con i suoi rappresentanti.
Concordo che il 2009 sarà un anno di svolta per il funzionamento delle istituzioni europee. Sono ottimista, tuttavia, che questo non ostacolerà l’attuazione degli obiettivi principali dell’anno.
Dan Jørgensen, Poul Nyrup Rasmussen, Christel Schaldemose e Britta Thomsen (PSE), per iscritto. − (DA) Il gruppo socialista al Parlamento europeo ha deciso di votare contro l’emendamento proposto dal gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea relativo alla totale eliminazione dell’obiettivo del 10 per cento di biocarburante entro il 2020.
Non scenderemo a compromessi per quanto riguarda la sostenibilità, sia in termini sociali che ambientali, e insisteremo pertanto affinché il conseguimento dell’obiettivo del 10 per cento resti un obbligo, e che possa essere realizzato in modo sostenibile.
Siamo pronti a rivedere tale obiettivo se diventasse palese che non può essere raggiunto in modo sostenibile. Cionondimeno, riteniamo che la strategia politica annuale della Commissione sia il contesto adeguato per prendere questa decisione, attraverso negoziati sul pacchetto dell’Unione europea in materia di cambiamento climatico, compresa la direttiva sulle energie rinnovabili.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE), per iscritto. – (RO) Ho votato a favore degli emendamenti nn. 1, 2, 3 e 4 presentati dal gruppo socialista per la proposta di risoluzione comune sulla strategia politica annuale della Commissione per il 2009. In essi, si chiede alla Commissione di sbloccare l’impasse politica della direttiva sull’orario di lavoro, la direttiva sulle agenzie interinali nonché la direttiva sulla trasferibilità dei diritti pensionistici. Questi sono aspetti essenziali della politica sociale e occupazionale europea. Tali emendamenti chiedono alla Commissione di rispettare il suo impegno di presentare una proposta legislativa riguardante gli standard minimi per il riconoscimento transfrontaliero dei contratti collettivi che consentirebbe agli Stati membri di migliorare questi standard, in particolar modo attraverso i negoziati collettivi.
Sono spiacente che gli emendamenti in questione non abbiano ottenuto la maggioranza richiesta. Di conseguenza, ho votato contro il testo finale, poiché non tiene in considerazione le necessità dell’Europa sociale.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE), per iscritto. − (PL) Il 2008 è l’anno della ratifica del Trattato di Lisbona, che deve entrare in vigore nel 2009. Esso conferirà nuove competenze all’Unione europea e avrà un impatto significativo sul bilancio comunitario.
Il Parlamento e la Commissione appena formati dovranno occuparsi di una procedura di bilancio completamente nuova, alla quale sarà soggetto il bilancio del 2010. Per questo motivo è straordinariamente importante disporre di un accordo chiaro sulle modifiche dei pertinenti strumenti legislativi e di bilancio entro la fine di quest’anno, al fine di garantire un quadro trasparente per il 2010. Inoltre, dobbiamo intensificare i preparativi per un riesame di ampia portata di tutti gli aspetti della spesa comunitaria affinché la Commissione possa presentare una relazione entro la fine del 2008.
Il principio di solidarietà deve essere una priorità per il prossimo anno, ma ai fini della sua attuazione devono essere garantite le risorse finanziarie. Ciò che mi preoccupa è che, considerato il margine di manovra disponibile con i limiti fissati dai quadri finanziari pluriennali, le priorità della Commissione già esistenti e quelle nuove che ha stabilito non possono essere realizzate di fatto contemporaneamente in mancanza della tolleranza di cui sopra.
Per questo motivo il bilancio iniziale proposto potrebbe fornire un quadro realistico di tutti i requisiti per il prossimo anno, tenendo conto della richiesta del Parlamento che vengano spese tutte le risorse stanziate per i progetti pilota a generale vantaggio dei cittadini europei.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Non dimentichiamo che, oltre alla discussione sul bilancio comunitario per il 2009, esiste un’altra discussione sul riesame dell’intero bilancio dell’Unione europea, come previsto dall’accordo interistituzionale. L’esatta portata di tale riesame deve ancora essere definita, ma siamo preoccupati di alcuni obiettivi già indicati a tale scopo.
Inoltre, il Consiglio ha già annunciato la sua intenzione di istituire un livello realistico e rigoroso di pagamenti e che il livello del suo impegno e gli stanziamenti di pagamento devono essere esaminati con attenzione in relazione alla capacità della Comunità di ammortizzarli, il che suggerisce che sono molto probabili ulteriori tagli nella politica strutturale e nei titoli di coesione, tagli ai quali ci opponiamo. Noi assumiamo una posizione diversa e riteniamo che dovrebbe essere svolta un’analisi dettagliata della mancata spesa del totale stanziato sotto queste voci di bilancio, e che dovrebbero essere adottate misure intese a garantire la loro severa applicazione.
Al contempo, la proposta insiste sui crescenti stanziamenti per l’azione esterna, al fine di fornire risorse compatibili con le ambizioni dell’Unione europea. La mancata approvazione dell’emendamento da noi proposto ha gettato luce sul reale significato di tutto questo. Ci siamo opposti con veemenza alla richiesta del Consiglio per stanziamenti di bilancio comunitari aggiuntivi per la spesa militare quale parte della politica europea in materia di sicurezza e di difesa.
Janusz Lewandowski (PPE-DE), per iscritto. − (PL) Signora Presidente, il bilancio per il 2009 deve tener conto delle speciali circostanze in cui si troverà il prossimo anno.
Prima di tutto, le conseguenze sul bilancio della prevista entrata in vigore del Trattato di Lisbona nonché le elezioni europee e la formazione di nuovi Parlamento europeo e Commissione europea costituiranno una sfida per la continuità delle attività normative e di bilancio dell’Unione europea. Al contempo, questo è l’anno in cui la prospettiva di bilancio per il periodo 2007-2013 deve essere completamente attuata, a seguito dei due anni di fase preparatoria, contraddistinti da ritardi nella normativa e, di conseguenza, da un ritardo nell’avvio dei programmi a lungo termine.
L’accento posto sulle politiche finanziarie innovative nonché sulle ambizioni dell’Unione europea in politica estera è del tutto incomprensibile. Tuttavia, ciò non può accadere a spese della politica di coesione, che è enormemente importante al momento a causa delle differenze nello sviluppo dei diversi paesi e regioni. Il paragrafo 3 della relazione, che riguarda il principio di solidarietà, descrive il modo in cui i fondi strutturali possono essere impiegati in modo adeguato e trasparente. Ciò assume un significato particolare in vista della revisione del bilancio prevista per il 2008-2009, che ah conseguenze per le finanze comunitarie dopo il 2013. Questa è ancora una questione importante per la politica di bilancio nel 2009.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo positivamente il contenuto della relazione dell’onorevole Haug sul bilancio per il 2009, Sezione III – Commissione: quadro di bilancio e priorità per il 2009. La relazione fornisce linee guida che contribuiranno a semplificare la transizione dall’attuale alla nuova procedura derivante dal Trattato di Lisbona. Ho votato a favore della presente relazione.
Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) Anche se voterò a favore della presente proposta di risoluzione comune, devo dire che si tratta di una tipica risoluzione del Parlamento europeo presentata non a causa della preoccupazione per la sicurezza ambientale o marittima, ma poiché i politici conservatori spagnoli stanno ancora tentando disperatamente di rivendicare Gibilterra e ostacolare il loro governo.
E’ un testo che cerca di essere di tutto per chiunque e divaga lungamente sulle sciocchezze, riservando solo poche frasi all’importante questione della sicurezza marittima.
In inglese sembra non essere ben scritto e il paragrafo 12 non ha senso e costituisce un’impossibilità pratica, motivo per cui non può essere preso sul serio anche nel caso in cui lo comprendiate.
Ciò che è importante è che il petrolio sia stato rimosso dall’imbarcazione, che l’EMSA, le autorità di Gibilterra e spagnole abbiano agito in modo rapido e corretto quando è scoppiato il disastro e che occorre garantire che l’intera questione della sicurezza marittima venga affrontata. Tutto questo avrebbe potuto essere dichiarato in due pagine in modo di gran lunga più efficace delle quattro pagine incoerenti dinanzi alle quali ci troviamo.
(Testo abbreviato conformemente all’articolo 163, paragrafo 1, del Regolamento)
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della proposta di risoluzione comune sul Vertice UE-America latina e Caraibi poiché ritengo che la riunione del Vertice di Lima offrirà una straordinaria opportunità per consolidare il partenariato strategico tra le due regioni e intensificherà gli sforzi intesi al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio entro il 2015, tra cui la promozione della democrazia e dello Stato di diritto, la tutela e la garanzia dei diritti umani, con particolare attenzione alla situazione delle donne, il rafforzamento della coesione sociale e la riduzione della povertà.
Condivido la crescente convinzione dell’importanza di creare un Osservatorio delle migrazioni che ci consentirebbe di migliorare la nostra comprensione delle migrazioni tra America latina e Caraibi e Unione europea.
E’ necessaria un’azione congiunta al fine di proteggere l’ambiente, la biodiversità e le foreste, nonché di combattere il cambiamento climatico, la desertificazione e la scarsità di risorse idriche.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Siamo enormemente favorevoli alla presente proposta di risoluzione, ma una parte del contenuto implica questioni che non riguardano questo Parlamento, e che dovrebbero invece essere di competenza degli Stati membri ed eventualmente del Consiglio dei ministri degli Esteri.
Come sempre, i diversi gruppi hanno presentato emendamenti non pertinenti su varie questioni di principio, per esempio il problema se l’MRTA debba essere inclusa nell’elenco delle organizzazioni terroristiche dell’Unione europea, e sui tentativi di realizzare un processo di pace in Colombia.
Sono questioni fondamentali, ma di un’importanza tale da non dover essere decise dal Parlamento europeo, ma dai responsabili politici competenti negli Stati membri.
Questo è il motivo per cui abbiamo votato contro la relazione.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Nonostante l’attenta stesura della presente risoluzione, non è facile mascherare il desiderio sottostante di un partenariato globale biregionale e di un partenariato interregionale globale tra l’Europa e l’area dell’America latina, che sia lo stadio iniziale di un futuro spazio di libero scambio (con la libera circolazione di beni, servizi e capitale), che consenta all’Unione europea di promuovere l’integrazione dell’America latina nella sua immagine e rispondere alle ambizioni dei suoi gruppi economici e finanziari importanti (vedi gli obiettivi degli accordi di associazione tra l’Unione europea e i paesi e le regioni dell’America latina, come il Messico e il Cile).
Alcuni di noi ritengono che la ripetizione dettagliata della risoluzione di ciò che auspica diventeranno i principi, i valori e gli interessi condivisi, sia semplicemente un tentativo di promuovere le pretese e le interferenze neocoloniali delle potenze comunitarie in America latina.
Siamo completamente contrari all’intenzione dell’Unione europea di agevolare l’appropriazione da parte di aziende transnazionali della ricchezza accumulata, delle risorse naturali e della biodiversità della regione, che sfrutteranno i lavoratori, favoriranno la disoccupazione, condurranno al fallimento milioni di piccoli agricoltori, distruggeranno l’ambiente, arresteranno il progresso e negheranno i diritti e la sovranità dei popoli.
Jens Holm, Kartika Tamara Liotard e Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. − (EN) Ci dispiace che il testo sulla salute riproduttiva, che faceva parte della risoluzione del gruppo GUE, sia stato cancellato nella proposta di compromesso tra tutti i gruppi politici. Il testo eliminato recitava come segue:
“chiede politiche pubbliche intese a facilitare infrastrutture, attrezzature e servizi pubblici che garantiscano l’accesso generalizzato all’educazione sessuale e riproduttiva delle donne, compreso il controllo della fertilità e che sostengano la maternità e la paternità, affinché le donne possano pianificare la propria vita di famiglia e in altri ambiti, favorendo tutte le condizioni per una partecipazione maggiore e ugualitaria”.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La cooperazione in quest’ambito necessita di un dialogo che promuova, tra le altre cose, la coesione sociale e la cooperazione nella lotta al riscaldamento globale. La necessità per un dialogo maggiormente approfondito in tali settori è espressa dal mio voto.
Brian Simpson (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore l’opportunità offertaci dal Vertice UE-ALC di discutere sulla situazione in America latina e, quindi, sul rapporto che l’Unione europea ha con questa parte del mondo.
Appoggerò la proposta di risoluzione comune, ma vorrei sottolineare che abbiamo bisogno di garantire che venga trovata una soluzione politica ai problemi interni ed esterni alla Colombia, in linea con la posizione delle Nazioni Unite.
Conosciamo le difficoltà esistenti per i paesi di questa regione, e noi dell’Unione europea dobbiamo essere attivi nell’aiutarli a superare i loro problemi, in particolare per quanto riguarda gli stupefacenti e la criminalità, nonché nel consolidamento dei principi democratici nei loro governi e istituzioni.
Charles Tannock (PPE-DE), per iscritto. − (EN) I conservatori britannici hanno votato a favore della presente risoluzione di oggi ma desiderano chiarire che il riferimento riguardo cui hanno alcune riserve sul sostegno universale allo Statuto di Roma e il TPI, nonché il riferimento alla “lotta contro la pena di morte e il terrorismo” nel paragrafo 11 della risoluzione, riguarda una questione di coscienza di ogni singolo eurodeputato conservatore.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) La situazione in Birmania richiede una posizione chiara e unita da parte dell’Unione europea. Sanzioni più ampie e mirate sono un elemento importante di tale posizione e sono da accogliersi positivamente un embargo mondiale delle armi e il rilascio dei prigionieri politici, tra cui Aung San Suu Kyi. Tuttavia, l’Unione europea non dovrebbe fare pressione solo sulla Birmania, ma anche sui paesi ASEAN affinché intraprendano iniziative al fine di escludere la Birmania dalle favorevoli norme commerciali che l’ASEAN offre.
– Diversità biologica e biosicurezza (B6-0143/2008)
Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. − (PT) La riduzione della biodiversità è una delle sfide più grandi che la società deve affrontare oggi e sta diventando sempre più preoccupante nel contesto del cambiamento climatico.
La preoccupazione circa l’effetto del cambiamento climatico sulla riduzione della biodiversità va oltre la semplice protezione delle specie minacciate di estinzione. La riduzione della biodiversità rende gli ecosistemi meno produttivi ed efficaci nei servizi che offrono ai popoli dell’umanità.
Per esempio, i terreni con una ridotta diversità biologica sono meno abili a fissare l’anidride carbonica, e accentuano quindi ancora di più le conseguenze del cambiamento climatico.
Pertanto, sostengo la presente risoluzione, nell’auspicio che l’Unione europea continuerà ad assumere una posizione ambiziosa nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Il partito Junilistan sostiene il lavoro internazionale inteso a preservare la diversità biologica e la biosicurezza. Il mondo naturale offre ricchezze che gli esseri umani devono ancora iniziare a scoprire ed è necessario che questo tesoro di opportunità future resti per le generazioni a venire. Pertanto, appoggiamo la risoluzione odierna.
Tuttavia, è importante che l’impegno dell’Unione europea di tutelare la diversità biologica consenta che la flessibilità nonché le direttive e la normativa dell’Unione europea si adattino alle differenze nazionali. I nostri Stati membri hanno ambienti diversi e richiedono pertanto diversi tipi di protezione.
Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − La relazione presentata dal collega Miroslav Ouzky sulla “Strategia europea in materia di diversità biologica (COP 9) e di prevenzione dei rischi biotecnologici (COP-MOP 4)” chiama in causa la tutela della diversità biologica e la giusta ripartizione dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento di tali risorse.
Vorrei porre l’accento principalmente sul tema della diversità biologica, insistendo sul fatto che le varie e moderne tecniche di ingegneria genetica debbano essere sviluppate e utilizzati per scopi cisgenici e non transgenici al fine di simulare processi il più possibile naturali.
Concordo sull’importanza di adottare misure efficaci contro la biopirateria, magari apponendo la marcatura CE a taluni prodotti e comunque garantire che questi rispettino le direttive comunitarie a essi applicabili.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) La presente relazione non propone nient’altro che la trasformazione dell’OMC in un nuovo centro di governance mondiale, con una segreteria con un ruolo più forte e prerogative modellate sulla Commissione europea (personale, diritto di iniziativa, e così via), un’assemblea parlamentare, eccetera, tutto coordinato con altri organi che desiderano controllare il mondo.
Paradossalmente, cerca di giustificare il consenso, ossia l’unanimità che, cito, “che garantisce, contrariamente alla votazione a maggioranza (o ponderata) la parità di tutti i membri”. Infatti, tale parità viene calpestata nell’Unione europea.
Ugualmente paradossale è il fatto che chieda che i negoziati commerciali e la composizione delle controversie comprendano esplicitamente le considerazioni sociali, ambientali e “umaniste”, secondo cui le richieste di adesione verrebbero tenute in considerazione unicamente da un punto di vista commerciale! Una specie di motivazione ex post dell’approvazione massiccia da parte di quest’Assemblea dell’adesione della Cina all’OMC, mentre adesso denuncia il dumping sociale praticato da questo paese, per non parlare delle continue violazioni dei diritti umani.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Nonostante contenga diversi punti positivi, per esempio la necessità di un maggior coordinamento delle attività tra OMC, OIL, UNEP, PNUD, OMS e UNCTAD, la presente relazione cerca di minimizzare la liberalizzazione del commercio internazionale, che non critica minimamente.
L’approccio morbido e prudente della relazione ha il solo obiettivo di neutralizzare le critiche e celare il ruolo di coloro, come i socialdemocratici, che tentano di trovare una soluzione alle crisi che il sistema capitalista si trova ad affrontare.
Essa ribadisce il suo sostegno, anche se in termini moderati, alla liberalizzazione del commercio mondiale, nascondendone le conseguenze. La liberalizzazione del commercio internazionale ha promosso l’apertura dei mercati tra i paesi con enormi disparità nei loro livelli di sviluppo economico, a vantaggio e profitto dei grandi gruppi economici e finanziari, in particolare dell’Unione europea.
La relazione tenta con difficoltà di nascondere la sua approvazione per la liberalizzazione del commercio, e il suo ruolo nell’offensiva guidata dalla globalizzazione capitalista neoliberale, che, afferma la relazione, garantirà lo sviluppo economico e il progresso dei popoli.
Nulla potrebbe essere più distante dalla verità. Ciò a cui abbiamo assistito e a cui continuiamo ad assistere è un aumento delle disuguaglianze nel mondo, una tendenza che diventerà maggiore se le attuali politiche neoliberali proseguiranno. Ne è una prova l’aumento del prezzo dei generi alimentari.
Pertanto, ho votato contro la presente relazione.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Moscardini “Verso una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio”. Ambiti quali il sistema di rappresentanza, il meccanismo di composizione delle controversie dell’organizzazione e la sua generale legittimità e trasparenza richiedono tutti attenzione. Infatti, la valutazione fornita nella relazione contribuisce in larga misura alla discussione su tali questioni. Inoltre, occorre una maggiore partecipazione e consultazione con la società civile, i paesi in via di sviluppo e le organizzazioni dell’ONU in questo dibattito. Il mio voto ha rispecchiato tali opinioni.
Zdzisław Zbigniew Podkański (UEN), per iscritto. – (PL) Il fine per cui è stata creata l’Organizzazione mondiale del commercio era la realizzazione del commercio libero e multilaterale. E’ stato riconosciuto che un mercato aperto basato sui principi di amicizia e onestà è la chiave per una crescita economica stabile e per la riduzione della povertà mondiale.
Tuttavia, per molte persone, l’OMC costituisce ancora un problema. Ciò è dovuto alla mancanza di trasparenza nelle sue attività e alle informazioni inadeguate che vengono rese pubbliche. Gli attuali gruppi di lavoro G4 e G6 ridotti vengono spesso considerati come incontri dei rappresentanti dei grandi paesi che impongono, o vogliono imporre, la loro volontà sugli altri membri.
Un altro problema è la mancanza di assistenza tecnica e legale da parte dell’OMC per i paesi meno sviluppati che non traggono alcun vantaggio economico da una maggiore liberalizzazione del mercato.
Paesi come India, Cina o Brasile vengono trattati come paesi in via di sviluppo, ragion per cui possono beneficiare delle condizioni più vantaggiose e di diverse obbligazioni. Ritengo questo sia un errore nella politica dell’OMC. L’OMC non tiene conto dell’enorme potenziale di tali paesi e delle loro risorse. Essi approfittano di questo e spesso praticano il dumping dei prezzi nelle relazioni commerciali, il che danneggia gli altri paesi. Dovrebbe esserci una netta divisione tra i paesi in via di sviluppo che tenga conto di fattori quali la forza e lo sviluppo economici, la crescita del PIL e nelle esportazioni.
Luca Romagnoli (NI), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio voto favorevole alla relazione della collega Muscardini su una riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio. Una riforma del sistema del commercio multilaterale e, in particolare, dell’azione dell’Organizzazione mondiale del commercio, é un’esigenza da tempo avvertita, specialmente viste le dimensioni ora raggiunte dall’Organizzazione, la quale ad oggi conta 151 membri.
Ritengo opportuno sottolineare l’urgenza di una riforma riguardante la questione dei paesi in via di sviluppo. Attualmente paesi che hanno ormai sviluppato un commercio fiorente, tra i tanti come non citare Cina e India, godono di trattamenti privilegiati e vantaggiosi in quanto ancora considerati “in via di sviluppo” al pari di paesi meno avanzati. Condivido il suggerimento di creare raggruppamenti dei PVS più chiari, omogenei e coerenti con le reali condizioni economiche del paese interessato.
– Accordo di libero scambio con il Consiglio di cooperazione del Golfo (B6-0142/2008)
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Un vero “libretto di istruzioni” per gli accordi di libero scambio…
Il testo è pieno di riferimenti non critici alla riduzione, eliminazione e liberalizzazione delle barriere non tariffarie, alle preoccupazioni circa la possibile distorsione della concorrenza causata dalle sovvenzioni pubbliche, all’importanza di aumentare la liberalizzazione di servizi e investimenti e bandi di gara competitivi, esprimendo inoltre sostegno più o meno esplicito al Trattato di Lisbona.
La risoluzione è talmente neoliberale che sollecita i socialdemocratici a tentare di nascondere la loro connivenza con il suo contenuto, attraverso la presentazione di una serie di emendamenti intesi a smorzarlo – il cosiddetto capitalismo dal volto umano.
Ancora una volta, possiamo vedere questi trattati di libero scambio che tentano di far entrare dalla finestra ciò che non sono riusciti a far entrare dalla porta. Attraverso l’istituzione di questo tipo di accordi con le regioni e i paesi del mondo, l’Unione europea sta cercando di promuovere in modo graduale la liberalizzazione del commercio internazionale proseguendo al contempo i negoziati nel quadro dell’OMC.
Ci opponiamo fermamente agli accordi di libero scambio (non importa quanto ingannevoli sembrino essere). Riteniamo che la gente abbia bisogno di organizzarsi, unirsi e lottare per porre fine alle politiche neoliberali, arrecato foriere di conseguenze molto negative per i lavoratori e la popolazione.
David Martin (PSE), per iscritto. − (EN) L’interrogazione orale alla Commissione dell’onorevole Markov sull’accordo di libero scambio fra l’Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo deve essere sostenuta. Un accordo di libero scambio fra l’Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo dovrebbe contenere disposizioni sulle norme in materia di lavoro e di ambiente nonché di diritti umani. In assenza di simili disposizioni, il tessuto sociale degli accordi di libero scambio viene compromesso. Se l’Unione europea vuole rimanere credibile nella difesa di una politica economica socialmente responsabile in tutto il mondo, devono essere ammesse le richieste per un rinnovamento del mandato. Ho votato in linea con le mie opinioni espresse in merito alla questa questione.
Jan Andersson, Göran Färm, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Noi socialdemocratici svedesi abbiamo deciso di votare a favore della presente relazione.
Riteniamo che gli strumenti economici debbano essere stabiliti a livello comunitario al fine di affrontare le numerose sfide esistenti nei settori dell’ambiente e del clima. La relazione pone inoltre in rilievo il principio di sussidiarietà.
Tuttavia, abbiamo deciso di non appoggiare il testo sulle misure specifiche per le famiglie a basso reddito.
Esistono disposizioni generali più semplici e migliori intese a compensare le conseguenze sociali degli strumenti di politica ambientale.
Abbiamo inoltre scelto di votare contro gli emendamenti nn. 2 e 3, che riguardano argomenti importanti quali i motori a combustione e l’impiego di pesticidi.
Riteniamo, tuttavia, che questo si realizzi al meglio attraverso il lavoro del Parlamento attualmente in corso inteso a ridurre l’impatto climatico delle automobili e regolamentare l’impiego di pesticidi.
John Bowis (PPE-DE), per iscritto. − (EN) Il PPE-DE accoglie con favore la relazione sul Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi. Riteniamo contenga molti elementi positivi e costruttivi che servono a sottolineare l’importanza degli MBI nello sviluppo e nell’attuazione della politica ambientale. Per questo motivo abbiamo votato a favore della relazione.
Tuttavia, il PPE-DE desidera richiamare l’attenzione sul fatto che ha votato contro la seconda parte del paragrafo 26, che invita la Commissione a presentare entro la fine del 2008 una proposta legislativa relativa a una tassa comunitaria minima in materia di CO2. Crediamo fermamente che questo sia contrario al principio di sussidiarietà; spetta agli Stati membri determinare la politica fiscale. Il PPE-DE desidera inoltre porre in rilievo che il concetto è incompatibile con lo sviluppo permanente di un sistema comunitario di scambio di emissioni.
Il PPE-DE vorrebbe ulteriormente sottolineare che mentre, non è stata richiesta una votazione separata sul paragrafo 42 della relazione, la nostra opposizione, basata sugli stessi principi, si estende alla nozione di una tassa paneuropea sul cherosene e le imposte sulle emissioni di NOx.
Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Sosteniamo la relazione sul Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi, A6-0040/2008, in quanto si occupa di molti dei meccanismi che possono essere utilizzati al fine di proteggere o migliorare l’ambiente, tra cui lo scambio dei diritti di emissione, il principio “chi inquina paga” e una riforma delle sovvenzioni che danneggiano l’ambiente.
Tuttavia, respingiamo l’idea di introdurre una “carta della CO2” per le persone e le PMI, sulla quale registrare il loro consumo energetico e livello di emissioni di gas serra. Innanzi tutto, riteniamo che le difficoltà pratiche costituiscano un ostacolo in quanto tali. Crediamo inoltre che la proposta sia in conflitto con la libertà e la riservatezza personali, in particolar modo poiché non viene fornita alcuna motivazione sul motivo per cui raccogliere tali dati e a quale scopo verranno impiegati.
Rigettiamo anche la proposta sulle imposte sulla CO2. Libero scambio vuol dire che le risorse della terra vengono utilizzate nel modo più efficiente possibile. Ci si dovrebbe concentrare sui Trattati internazionali in materia di ambiente.
Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della relazione di Anne Ferreira sul Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi, in quanto sono d’accordo che l’impiego di tali strumenti sia essenziale al perseguimento di politiche ambientali efficaci e attuabili. Le misure che migliorano l’attività dei mercati, come l’impiego del principio chi inquina paga, che consente la valutazione dei costi delle attività economiche che danneggiano l’ambiente, sono una forma di intervento dello Stato che dovrebbe essere incoraggiata, come ha dimostrato l’esperienza nel campo della tutela ambientale.
Duarte Freitas (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Sostengo la relazione di Anne Ferreira poiché ritengo che l’impiego di strumenti di mercato a fini ambientali, quali la tassazione, i sussidi e lo scambio di emissioni, siano strumenti importanti, anche se non gli unici, per la promozione dello sviluppo sostenibile.
Nonostante concordi con la presente relazione in termini generali, ritengo sarebbe prematuro introdurre un’unica tassa europea sulla CO2, in quanto sarebbe difficile da attuare assieme al sistema di scambio di emissioni dell’Unione europea.
Inoltre, non sono d’accordo sul fatto che le norme comunitarie esistenti in materia di protezione dell’ambiente dovrebbero essere sostituite dagli strumenti di mercato che, per loro stessa natura, non offrono un’alternativa alla regolamentazione.
Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Le questioni ambientali sono uno dei settori più importanti per la cooperazione dell’Unione europea. L’inquinamento dell’ambiente transfrontaliero in Europa non può essere affrontato a livello degli Stati nazionali e ciò conferisce all’Unione europea un evidente ruolo in materia.
Tuttavia, è molto preoccupante che la relazione usi spudoratamente le questioni climatiche al fine di accrescere il potere politico dell’Unione europea e di aprire la porta alla burocrazia e al protezionismo. Ci sono molti esempi, tutti sbagliati. La relazione chiede una tassazione comune, di riconsiderare la propria concezione di libera concorrenza e l’introduzione dei cosiddetti strumenti di aggiustamento alle frontiere, in altre parole tasse.
Deve essere consentito agli Stati membri stessi di determinare il modo in cui occuparsi della politica ambientale. E’ una responsabilità condivisa tra paesi e imprese trovare soluzioni efficaci ai problemi ambientali affinché possa prosperare la creatività, e non attraverso la burocratizzazione delle nostre vite.
Abbiamo pertanto votato contro la relazione.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La presente relazione segue un’iniziativa della Commissione europea e fissa una serie di linee guida del Parlamento europeo per la creazione di strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi, una prospettiva che consideriamo con le nostre più serie riserve e preoccupazioni.
Il documento mira a ridurre l’inquinamento e proteggere l’ambiente attraverso misure di mercato e l’attuazione del principio chi inquina paga, i cui costi, alla fine, saranno a carico dei consumatori, delle famiglie in generale che già pagano la maggior parte delle tasse ambientali.
La relazione si riferisce al pagamento di tasse per il consumo idrico che comprendono “i costi di utilizzazione della risorsa e i costi ambientali”. Sappiamo che vi è già consenso per la sostituzione della tassa sul reddito con tasse basate sul principio chi inquina paga nei singoli paesi e che qualcuno la ritiene anche una futura tassa comunitaria.
Oltre alle misure in materia fiscale, la relazione introduce un sistema di scambio di emissioni di CO2 controllato da importanti interessi economici e che incoraggerà la speculazione finanziaria.
Ho pertanto votato contro.
Linda McAvan (PSE), per iscritto. − (EN) Gli eurodeputati laburisti sostengono gli strumenti di mercato intesi ad affrontare il cambiamento climatico come il sistema ETS della UE. Accogliamo con favore gran parte del Libro verde e della relazione. Tuttavia, vi sono alcuni settori in cui abbiamo delle riserve. Tra questi figurano:
– il paragrafo 47, l’Eurobollo: comprendiamo che la Commissione presenterà una proposta di legge sull’Eurobollo in futuro e ci riserviamo di assumere una posizione fino ad allora;
– il paragrafo 50, la direttiva sulla tassazione dell’energia: alcune deroghe sulle tasse per i combustibili fossili hanno obiettivi di politica sociale che devono essere rispettati.
Olle Schmidt (ALDE), per iscritto − (SV) In qualità di svedese liberale, ho un approccio fondamentalmente scettico rispetto alla tassazione comune dell’Unione europea. Tuttavia, questo non accade con le tasse ambientali. Cionondimeno, dobbiamo essere prudenti al fine di valutare quale combinazione di strumenti sarà particolarmente efficace. Sono un fermo sostenitore dello scambio dei diritti delle emissioni e non sono per principio contrario alla tassa sul biossido di carbonio. Tuttavia, bisognerebbe ponderarle bene entrambe e, poiché le proposte sono state poste l’una in alternativa dell’altra, ritengo giusto assumere una posizione.
La relazione dell’onorevole Ferreira è un insieme di elementi, la maggior parte dei quali è comunque positiva, e pertanto non ho avuto bisogno di pensarci molto per votare a favore, benché non tutto fosse positivo. Il paragrafo 66, che non è stato scelto per una votazione separata, per esempio, riguarda l’introduzione della “carta della CO2” per le persone e le PMI. E’ vero che la politica è fatta per ottenere qualcosa, ma in teoria dovrebbe anche essere attuabile.
Thomas Ulmer (PPE-DE), per iscritto. − (DE) Voterò contro la presente relazione in quanto gli strumenti proposti riguardano più l’economia prevista che non l’economia di mercato. Non condivido l’opinione prevalente su che cosa costituisce un’economia di mercato.
Bruno Gollnisch (NI), per iscritto. – (FR) Le questioni sollevate nella relazione dell’onorevole Radwan sembrano altamente tecniche, ma sono molto importanti.
Le autorità pubbliche dovrebbero certamente avere voce in capitolo nella definizione dei principi contabili, poiché questi ultimi hanno un grande impatto su tutti gli attori nell’economia e persino sui proventi derivanti dalle imposte. Non è corretto che un organismo privato venga di fatto istituito per essere un vero legislatore, senza alcun controllo politico, in particolare dal momento che la legittimità tecnica dello IASB viene sempre più spesso chiamata in causa dal suo approccio alle questioni di competenza, che è più teorico che professionale. Oltre a ciò, la sua composizione geografica e professionale lascia alquanto a desiderare. Sì, i nuovi principi dovrebbero essere adottati solo se utili e necessari, dopo un’attenta valutazione dei costi e dei benefici. Sì, il ruolo dello IASB dovrebbe essere limitato alle società quotate in borsa e non dovrebbe comprendere le PMI.
Per quanto riguarda il principio del “valore equo”, esso favorisce un approccio nel breve termine e fa dei risultati finanziari il fattore dominante nella gestione di un’impresa. Aumenta la finanziarizzazione dell’economia e la volatilità dei mercati. L’Unione europea dovrebbe rifiutarsi di applicare un simile principio. Tuttavia, la posizione del relatore sull’argomento non è del tutto chiara. Ci asteniamo pertanto dal voto sulla presente relazione.
Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Da gennaio 2005, le società dell’Unione europea i cui titoli sono negoziati in mercati pubblici sono obbligate a utilizzare i principi contabili internazionali per i loro bilanci consolidati.
Tali principi devono essere sviluppati da un organismo privato (la Fondazione del comitato internazionale per i principi contabili, IASCF, e l’Organismo internazionale di normalizzazione contabile, IASB) finanziato da fonti private (principalmente società dello stesso settore) e non soggetto a controllo pubblico.
Nonostante la presente relazione includa aspetti sui quali abbiamo delle riserve, propone alcune misure intese ad affrontare la situazione ed è prudente circa la possibilità di applicare questo tipo di principi contabili internazionali alle piccole e medie imprese.
Tuttavia, è importante essere chiari sul fatto che non è possibile curare il paziente con mezzi palliativi che mirano a ridurre al minimo le conseguenze della speculazione finanziaria e prevenire il verificarsi di situazioni che possono condurre al collasso del sistema finanziario internazionale, quale modo per perpetuare la crescente liberalizzazione dei movimenti di capitale.
Dobbiamo affrontare il problema alla radice: il controllo sempre maggiore dell’economia da parte del capitale finanziario e il livello crescente di speculazione finanziaria, con la conseguente fuga dell’investimento produttivo. Dobbiamo mettere i sistemi finanziari al servizio del progresso delle popolazioni e dei loro paesi e non al servizio del grande capitale!
Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. − (PL) I principi contabili globali di alta qualità sono enormemente importanti per la stabilità dei mercati finanziari. I principi internazionali di informativa finanziaria (IFRS) senza dubbio semplificheranno il confronto tra relazioni finanziarie e, di conseguenza, consentiranno agli investitori di prendere decisioni migliori.
Desidero, tuttavia, sottolineare che i criteri che dominano le piccole e medie imprese sono diversi da quelli degli investitori nei mercati dei capitali.
Per questo motivo concordo con il relatore sul fatto che gli IFRS proposti dall’Organismo internazionale di normalizzazione contabile (IASB) per le PMI sono troppo complessi. Vorrei evidenziare che mi opporrò in modo coerente alle soluzioni che, invece di semplificare le cose, creano ulteriori ostacoli per le imprese. La proposta dello IASB è stata elaborata tenendo presente le PMI abbastanza grandi (con più di 50 dipendenti). A questo punto, vorrei citare alcuni dati pubblicati di recente dall’Eurostat, secondo i quali le imprese con meno di 50 dipendenti costituiscono il 98,7 per cento di tutte le società attive nell’Unione europea, e solo l’1,1 per cento, circa 210 000 aziende, sono PMI con oltre 50 dipendenti.
Vorrei precisare che non sono contraria all’idea degli IFRS per le piccole e medie imprese in quanto tali. Ritengo però che l’Unione europea debba svolgere un’indagine approfondita dei vantaggi che le PMI potrebbero trarre dall’adozione degli IFRS. Seguirò la prosecuzione del dibattito sulla questione con notevole interesse.
Peter Skinner (PSE), per iscritto. − (EN) Il controllo pubblico su organismi come lo IASCF/IASB è una questione controversa. Il lavoro verso la convergenza come concordato negli IFRS può apportare sempre maggiori vantaggi alle imprese che operano su una scala internazionale. Si possono risparmiare molti milioni di euro evitando la doppia contabilità. Tuttavia, la natura di tali accordi, attuati tramite una procedura poco chiara e complessa, chiama in causa lo scrutinio pubblico di tale processo.
Anche le PMI necessitano di un’adeguata attenzione, e relativamente al loro trattamento si conosce meno di quanto non si sappia per le grandi imprese.
Oltretutto, il principio del valore equo è uno di quelli che non deve essere danneggiato da alternative e interpretazioni oltre a quelle ragionevolmente ammissibili.
Presidente. − Ciò conclude le dichiarazioni di voto.