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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 7 maggio 2008 - Bruxelles Edizione GU

2. Dichiarazione della Presidenza
Processo verbale
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  Presidente. − Onorevoli colleghi, tutti conosciamo le terribili conseguenze del ciclone tropicale Nargis che sabato scorso ha devastato la Birmania/Myanmar. E’ stata una tragedia in cui decine di migliaia di persone hanno perso la vita, centinaia di migliaia sono rimaste senza casa, e le infrastrutture delle aree più densamente popolate del paese sono state distrutte. Si tratta del più grande disastro che abbia mai colpito la regione, e il bilancio definitivo in termini di vite umane e danni non è ancora noto.

Non sembra che la giunta militare alla guida del paese abbia affrontato in modo adeguato la situazione. Non è stata adottata alcuna misura preventiva, né alla popolazione è stata fornita la dovuta assistenza.

Anche se accogliamo con favore la notizia che la data del referendum costituzionale sia stata posticipata al 24 maggio nelle regioni più pesantemente colpite dal ciclone (le regioni di Rangoon e del delta dell’Irrawaddy), tale decisione deve essere estesa a tutto il paese affinché alla popolazione sia chiaro che il governo è concentrato su misure urgenti di aiuto umanitario e interventi immediati.

Le autorità hanno dichiarato che il sostegno internazionale sarebbe cosa gradita. Dovrebbe essere inteso come un gesto positivo, e ci aspettiamo che il governo agevoli l’attuazione delle misure di assistenza internazionali.

L’Unione europea ha già iniziato a elaborare misure di emergenza per prestare aiuto. Durante la nostra prossima sessione plenaria a Strasburgo ascolteremo la relazione della Commissione europea sugli aiuti umanitari forniti e sulle condizioni in loco per prestarli.

Il popolo della Birmania/Myanmar merita la nostra più sincera solidarietà. Pertanto, desidero esprimere tale sentimento a nome del parlamento europeo, e in totale sincerità, vorrei aggiungere che in quest’ora rivolgiamo anche un pensiero alla vincitrice del nostro Premio Sacharov, Aung San Suu Kyi. Siamo uniti a lei da un profondo legame di solidarietà e chiediamo che venga rilasciata affinché possa dedicare i suoi sforzi a ottenere la libertà per il suo popolo e la democrazia nel paese.

 
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