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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 7 maggio 2008 - Bruxelles Edizione GU

12. Peggioramento della situazione in Georgia (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sul peggioramento della situazione in Georgia.

 
  
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  Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. (SL) Prima di iniziare a parlare della Georgia, desidero replicare alla dichiarazione che il Presidente del Parlamento europeo ha fatto all’inizio della seduta di oggi riguardo alla Birmania/Myanmar. Poiché è la prima volta che intervengo oggi, vorrei, a nome della Presidenza, esprimere le mie sincere condoglianze a tutti i parenti delle vittime del ciclone Nargis in Birmania/Myanmar. Desidero altresì richiamare la vostra attenzione sulla dichiarazione della Presidenza pubblicata ieri in cui viene manifestata la disponibilità dell’Unione europea a fornire al paese aiuti umanitari di emergenza.

Tornando alla Georgia, onorevoli deputati, accolgo con favore la decisione del Parlamento europeo di inserire in agenda la situazione di tale area, in quanto le relazioni tra la Georgia e la Federazione russa sono estremamente instabili. Il Consiglio segue da molto vicino lo sviluppo della situazione nel paese. Il Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” ha discusso l’argomento di recente, il 29 aprile. La questione è stata oggetto di dibattito anche ieri da parte del Comitato politico e di sicurezza, cui è intervenuto anche il vice Primo Ministro Baramidze.

Il 2 maggio la Presidenza ha risposto, a nome dell’Unione europea, pubblicando una dichiarazione sull’acuirsi delle tensioni tra la Georgia e la Russia. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier Solana si era incontrato in precedenza due volte con il Presidente Saakashvili e il 30 aprile aveva parlato con l’inviato speciale georgiano David Bakradze. La Presidenza ha anche discusso i recenti avvenimenti con il ministro russo degli Esteri Lavros in occasione dell’incontro tra la troika dell’Unione europea e la Russia tenutosi in Lussemburgo.

Desidero sottolineare che l’Unione europea è molto preoccupata per la recente serie di eventi che hanno portato a un acuirsi della tensione tra la Georgia e la Federazione russa. E’ per noi motivo di particolare apprensione l’annuncio di un aumento in Abkhazia del numero delle forze di pace da parte della Comunità degli Stati Indipendenti e dell’introduzione di altri quindici posti di controllo lungo il confine amministrativo. E’ anche causa di preoccupazione il fatto che il 20 aprile nello spazio aereo georgiano sia stato abbattuto un apparecchio georgiano senza equipaggio. Siamo inoltre allarmati per la decisione della Federazione russa di instaurare contatti ufficiali con le istituzioni dell’autorità de facto dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia, create senza l’accordo delle autorità della Georgia.

L’Unione europea ribadisce il proprio impegno nei confronti della sovranità e dell’integrità della Georgia all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale, come confermato dalla risoluzione 1808 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’Unione europea continua a sostenere gli sforzi internazionali volti a pervenire a una soluzione pacifica dei conflitti nell’Abkhazia e nell’Ossezia del Sud. In particolare, appoggiamo le attività delle Nazioni Unite condotte sotto l’egida del Gruppo di amici del Segretario generale delle Nazioni Unite, nonché gli interventi dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

L’Unione europea esorta tutte le parti ad astenersi da qualsiasi azione che possa acuire la tensione, e ad adottare misure volte a riportare la fiducia. A tale proposito, l’Unione europea accoglie con favore l’iniziativa del Presidente della Georgia intesa a pervenire a una soluzione pacifica del conflitto in Abkhazia. Auspichiamo che tale iniziativa promuova un dialogo costruttivo al riguardo. Anche il Rappresentante speciale dell’Unione europea e la Commissione europea proseguiranno i propri sforzi mirati a ripristinare la fiducia a sostegno di una risoluzione dei conflitti in Georgia.

L’Unione europea accoglie inoltre con favore la decisione della Federazione russa di riportare alla normalità le relazioni con la Georgia in merito a certi settori. Tale scelta comporterebbe l’eliminazione delle restrizioni sui visti per i cittadini georgiani, il ripristino dei collegamenti postali e altri provvedimenti positivi. Per quanto attiene alla situazione politica interna in Georgia, desidero, in questo frangente, esprimere l’auspicio dell’Unione europea che le prossime elezioni parlamentari del 21 maggio siano libere ed eque. E’ importante che le autorità georgiane adottino tutte le misure possibili affinché l’opinione pubblica abbia fiducia nell’organizzazione delle elezioni. Appoggiamo pertanto il lancio di un programma di assistenza elettorale finanziato dallo Strumento per la stabilità.

Accogliamo altresì con favore l’offerta della Polonia che propone il presidente del Senato polacco quale mediatore per facilitare il dialogo tra il governo e l’opposizione. Tutti i partiti politici della Georgia – sia al governo che all’opposizione – devono prodigarsi e fare qualunque cosa al fine di migliorare il clima nel periodo preelettorale e di introdurre una cultura politica davvero democratica.

In conclusione, desidero ribadire l’importanza cruciale che media liberi e indipendenti rivestono nel processo di costruzione della democrazia. La parità di accesso a rappresentanti del governo e dell’opposizione ai mezzi di informazione è una delle precondizioni per elezioni libere ed eque. Onorevoli deputati, con questo concludo. Attendo di sentire le vostre opinioni riguardo alla situazione in Georgia.

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, innanzi tutto condivido appieno quanto espresso dalla Presidenza dell’UE riguardo alla gravità degli ultimi sviluppi in Georgia.

La missione di domani dei responsabili politici dell’UE rappresenterà in effetti un’ottima opportunità per ribadire il nostro incondizionato appoggio alla Georgia in questa difficile congiuntura.

Le tensioni riguardo ai conflitti irrisolti in Abkhazia e Ossezia del sud si stanno purtroppo acuendo a ritmo sostenuto. Le recenti decisioni prese dalla Federazione russa riguardo al potenziamento dei legami con le autorità separatiste de facto in Abkhazia e Ossezia del sud costituiscono uno sgretolamento dell’integrità territoriale della Georgia, e queste misure hanno rafforzato le aspettative in merito a un futuro riconoscimento nelle due regioni separatiste e, pertanto, pregiudicano gli sforzi volti a pervenire a una soluzione pacifica. La Commissione chiede quindi alla Federazione russa di ritirare le proprie decisioni – o, almeno, di non attuarle, come ha affermato chiaramente anche ‘Unione europea nella sua dichiarazione.

Dobbiamo ora concentrarci su come interrompere questa partita a scacchi, dove ogni mossa provoca una contromossa. Qualsiasi azione proposta potrebbe essere paragonata alla capacità di abbassare la temperatura.

Dico questo soprattutto perché un ulteriore peggioramento dell’attuale crisi potrebbe pregiudicare la stabilità non solo in Georgia, ma nell’intera regione del Caucaso meridionale.

Abbiamo accolto con favore la nuova iniziativa di pace per l’Abkhazia proposta dal Presidente Saakashvili. Ritengo sia importante svilupparla affinché costituisca una base per un dialogo costruttivo con il coinvolgimento di tutte le parti. Questo significa, innanzi tutti, con gli stessi abkhazi, che mi auguro saranno disposti – e spero anche autorizzati – a impegnarsi nel processo diplomatico.

La Russia rimane un attore essenziale se vogliamo raggiungere un accordo pacifico e sostenibile riguardo a questi conflitti.

La Commissione ha preso nota della richiesta della Georgia che invita l’Unione europea a intraprendere le azioni che potrebbero indurre la Russia a rivedere la sua attuale politica. Penso che esamineremo altri interventi, ma dobbiamo stare attenti nell’adottare misure simboliche che potrebbero non migliorare le opportunità di una soluzione della crisi e portare, in realtà, a un acuirsi delle tensioni.

Detto questo, ritengo che un riesame complessivo dei meccanismi di pace, come, ad esempio, suggerito dal Segretario generale delle Nazioni Unite nell’ultima relazione sull’Abkhazia, potrebbe contribuire ad accelerare una risoluzione pacifica di questi conflitti, con il sostegno però di tutte le parti. Dobbiamo essere tutti disposti ad assumere un ruolo più attivo nell’appoggiare questi sforzi.

Non dimentichiamoci che negli ultimi quattro anni la Georgia ha compiuto sforzi incredibili per andare verso una società democratica e orientata al mercato.

Abbiamo appena pubblicato una relazione sui progressi compiuti da cui emerge che la Georgia ha ancora molto lavoro da fare, ma che ha registrato sviluppi notevoli in molte aree del piano d’azione ENP. Questi risultati confermano l’impegno della Georgia di voler rafforzare i suoi legami con l’Unione europea nel quadro della politica europea di vicinato.

Per quanto riguarda le prossime elezioni politiche, abbiamo mobilizzato un pacchetto per l’assistenza elettorale pari a 2 milioni di euro (già citato), nella prospettiva di garantire le condizioni per un processo elettorale più equo e più trasparente. Forniamo anche una significativa assistenza europea, sosteniamo programmi di riabilitazione a favore della popolazione nelle zone di conflitto al di là delle divisioni etniche.

La Commissione continuerà a sostenere la Georgia nel suo sviluppo politico, sociale ed economico, nella convinzione che il paese disponga della forza necessaria per superare le sfide che deve affrontare.

 
  
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  Jacek Saryusz-Wolski, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, qui in questo Parlamento il recente acuirsi in Georgia di una situazione già tesa deve essere motivo di gravissima preoccupazione. Il Parlamento europeo deve dimostrare il proprio fermo impegno nonché appoggio alla sovranità e all’integrità territoriale della Georgia.

La recente decisione del governo russo di instaurare contatti ufficiali e di rafforzare la presenza militare russa in Abkhazia va al di là e viola gli accordi in essere nonché l’integrità territoriale della Georgia. Aggrava inoltre le tensioni nelle zone di conflitto pregiudicando così gli sforzi di pace internazionali.

Che cosa si potrebbe fare per restaurare pace e stabilità nell’intera regione? Qui vi sono alcune possibili raccomandazioni per quest’Assemblea in vista della nostra risoluzione. Primo, dovremmo chiedere a Russia e Georgia di dare prova di moderazione, di continuare a perseguire soluzioni pacifiche al conflitto e di consentire la mediazione dell’UE. Secondo, dovremmo esortare il governo russo a revocare la propria decisione di stabilire relazioni ufficiali con l’Abkhazia e l’Ossezia del sud e a ritirare i propri contingenti dall’Abkhazia. Terzo, dovremmo chiedere al Consiglio di sicurezza dell’ONU di potenziare il mandato e le risorse dell’UNAMIG onde stabilire gradualmente forze internazionali di mantenimento della pace effettivamente indipendenti. Dovremmo raccomandare al Consiglio dell’UE e alla Commissione di assumere un ruolo più attivo e di partecipare alla risoluzione del conflitto, prendendo magari in considerazione una missione PESD. Dovremmo appoggiare l’invio quanto prima da parte dell’Unione europea di una missione che si occupi di valutare quanto accaduto. Infine, dovremmo invitare la comunità internazionale a unirsi agli sforzi dell’UE volti a stabilizzare la situazione e a risolvere il conflitto nella regione.

Questo conflitto è una sfida per la politica europea di sicurezza e di difesa dell’UE. Offrirà all’UE l’opportunità di agire in linea con le ambiziose disposizioni in materia di PESC alla base del Trattato di Lisbona – in modo da non essere solo un pagatore nelle situazioni di conflitto, ma anche un attore.

 
  
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  Hannes Swoboda, a nome del gruppo PSE. (DE) Signora Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signora Commissario, la scorsa settimana ho avuto l’opportunità, insieme alla delegazione, di recarmi non solo a Tbilisi, ma anche in Abkhazia e nella parte occupata del distretto di Gali. Due cose mi hanno colpito in particolare: la prima è la sorte di coloro che sono stati costretti a fuggire, di cui solo alcuni hanno avuto la possibilità di tornare a coltivare i propri campi e che, naturalmente, hanno difficoltà a vendere i prodotti attraverso un confine tracciato d’improvviso nel paese.

Quello che mi ha anche allarmato è stato il rappresentante del governo de facto con cui ci siamo incontrati, che si è rivelato, com’è ovvio, molto incompetente. Signora Commissario, temo che ne conseguirà – lei lo ha affermato in modo specifico – che la Russia offrirà al popolo dell’Abkhazia ben poche opportunità o possibilità di rientrare in un piano di pace.

La nostra solidarietà va pertanto, ovviamente, alla Georgia, un piccolo paese schiacciato dalla pressione di un vicino molto grande. Tuttavia, ritengo che entrambe le parti debbano dimostrare moderazione, soprattutto ora, e quindi appoggio le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione.

Un’altra ragione a giustificazione della mia posizione è che ho ritenuto quanto detto ieri dal vice Primo Ministro della Georgia alla nostra commissione, e il modo in cui lo ha detto, piuttosto insoddisfacente, in quanto sapeva di discorso da guerrafondaio che in questa fase critica sarebbe bene evitare.

Le elezioni sono imminenti e, com’è ovvio, si approfitterà di alcune condizioni, tra cui la direzione delle elezioni stesse. La Russia sta proprio cadendo in questa trappola, anche sostenendo indirettamente e non intenzionalmente quelle forze in Georgia che potrebbero volere usare il conflitto per i propri scopi politici. Permettetemi di ribadire: appoggiamo appieno la Georgia e le sue aspirazioni di indipendenza e integrità – questo punto è indiscutibile. Auspichiamo anche che le prossime elezioni siamo condotte davvero all’insegna dell’equità e della libertà.

Due elementi, in particolare, spingono la Georgia verso l’Unione europea e anche questo è importante, secondo me. Il primo riguarda la distensione delle restrizioni sui visti. E’ inaccettabile che i russi – e indirettamente, i cittadini di Abkhazia e Georgia cui viene rilasciato un passaporto russo – godano di libertà di visto negate agli stessi georgiani. E’ una situazione iniqua e ingiusta, e deve essere cambiata. Il secondo elemento concerne la necessità di creare in Georgia una missione realmente internazionale di mantenimento della pace. Non possiamo permettere che nella regione sia presente un gruppo di pace costituito, da un lato, dalla Russia, una delle parti in conflitto, e, dall’altro, dal principale partner che ha virtualmente occupato l’area e ora fornisce anche i contingenti di mantenimento della pace.

Ritengo che il desiderio della Georgia di prevenire questo sia giustificato ed è fondamentale – la signora Commissario lo ha già detto in sede di commissione – che manteniamo la capacità di condurre i negoziati. Logicamente, non possiamo ammettere l’uno per cento dei dettagli e delle formulazioni che la Georgia utilizza – siamo l’Unione europea – ma queste due richieste da parte del paese meritano particolare sostegno. Mi auguro che la Commissione sarà attiva e riuscirà ad appoggiare validamente qui le istanze della Georgia.

 
  
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  Georgs Andrejevs, a nome del gruppo ALDE. (LV) Signora Presidente, signor Ministro, signora Commissario, onorevoli colleghi, una settimana fa anch’io ho avuto la possibilità di appurare di persona la situazione in Georgia, quando mi sono recato a Tbilisi in quanto ero uno dei membri della delegazione del Parlamento europeo. A nome del mio gruppo politico, il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, desidero richiamare l’attenzione della comunità internazionale sul ruolo destabilizzante delle forze militari della Federazione russa presenti nella zona di conflitto. La richiesta della Georgia rivolta alla comunità internazionale e alle organizzazioni internazionali di valutare la possibilità di sostituire le forze russe di “mantenimento della pace” con un’altra formula dovrebbe essere presa in considerazione e sostenuta dal Consiglio e dalla Commissione europea, che dovrebbero anche esaminare la possibilità di inviare sotto la supervisione dell’UE una missione di mantenimento della pace nella regione georgiana dell’Abkhazia. Per risolvere questo conflitto occorrono un appoggio e una cooperazione internazionali forti, ma vorrei anche invitare il governo georgiano a intervenire nel modo migliore onde migliorare il clima politico interno nella stessa Repubblica di Georgia. Le elezioni presidenziali del 5 gennaio di quest’anno sono state una decisione per togliersi dall’impasse, ma durante il processo elettorale sono state osservate diverse violazioni e ambiguità, e purtroppo devo ammettere che le azioni da parte delle autorità georgiane competenti non sono state sufficienti a convincere elettori e candidati che ci fosse la volontà politica di esaminare tutte le violazioni occorse all’epoca di quelle consultazioni elettorali. Sono convinto che nelle elezioni parlamentari in programma per questo mese di maggio le autorità georgiane responsabili adotteranno tutte le misure necessarie per rafforzare la fiducia dell’opinione pubblica nel processo elettorale. A tale proposito, desidero accogliere con favore il programma di assistenza elettorale, finanziato dalla Commissione europea, cui partecipano quattro ONG, le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa. I partiti politici, il governo e l’opposizione devono fare tutto quanto in loro potere per migliorare l’attuale clima estremamente teso in Georgia e per instaurare una cultura politica realmente democratica. Entrambe le parti – la coalizione e l’opposizione – e, ovviamente, anche la società civile, devono comprendere che l’instabilità interna aumenta il rischio e la probabilità di altre influenze distruttive dagli Stati vicini, in particolare dalla Federazione russa. Grazie per la vostra attenzione.

 
  
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  Marie Anne Isler Béguin, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signora Presidente, signora Commissario, Ministro Lenarčič, intervengo anche a nome della delegazione; sono infatti presidente della delegazione del Parlamento europeo ai tre paesi del Caucaso.

Avete ragione quando affermate che la situazione è allarmante e grave, e non ritengo che possiamo limitarci a stare a osservare impotenti questa escalation di provocazioni. Personalmente, parlerei piuttosto di un’annessione di un paese da parte di un altro. Quando a marzo la Russia si è ritirata dal regime di sanzioni ordinato dalla CSI, le si è aperta la possibilità di offrire assistenza militare all’Abkhazia. Il 16 aprile, la Russia ha legalizzato le relazioni bilaterali e i documenti ufficiali dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud. Questa decisione non significa, indirettamente, un riconoscimento delle due regioni separatiste? E, infatti, il 24 aprile la Russia ha unilateralmente aumentato il numero di contingenti e inviato materiale armato. Non sappiamo. Persino l’ONU, nel paese, non sa in quale misura la Russia abbia aumentato le proprie forze di mantenimento della pace. Come hanno riportato in miei colleghi, la settimana scorsa eravamo a Gali e apparentemente non c’era nulla che giustificasse l’aumento di queste unità, passate da 2 000 a 3 000 uomini. Per tutti i colleghi che non lo sanno, questo accordo risale al 1994 quando la Russia si è proposta quale mediatore e ha suggerito di inviare forze di mantenimento della pace sul territorio abkhazo, tra l’area abkhaza e la zona dell’Abkhazia in cui vivevano le popolazioni georgiane. Oggi, mentre la CSI parla di diversità, sono presenti solo militari russi. Poiché noi stessi siamo mediatori potremmo chiedere: quale tipo di risultato ha ottenuto tale mediazione?

Voglio anche chiedere qual è la nostra responsabilità. Ho, ovviamente, ascoltato tutti i vostri suggerimenti, ma ritengo che al momento dobbiamo fermare l’escalation della violenza. Ho anche ascoltato le due ultime dichiarazioni del Consiglio. L’Unione europea sostiene solo il ripristino della fiducia. Ministro Lenarčič, oggi sul territorio non vi è la minima fiducia. Non esiste più alcun dialogo. L’Abkhazia ha interrotto il dialogo con la Georgia nel 2006. Per quanto riguarda la comunicazione dell’Unione europea, anche la Commissione sta intervenendo. L’Esecutivo afferma che l’Unione europea si impegnerà nel conflitto solo se le parti presenti lo chiedono. In risposta, posso dire che non accadrà mai. La Russia non ci chiederà mai di aiutare a risolvere il problema, perché la Russia ha sempre sostenuto di non essere una parte coinvolta in questo conflitto. Ora si pone pertanto la questione della responsabilità dell’Unione europea.

Anche se annunciate il sostegno dell’ONU, sappiamo benissimo che all’ONU è tutto bloccato e che ha anche fallito, perché quando è stata chiesta una risoluzione ONU, la Russia non ha risposto. La Russia frena quindi anche questo processo. penso che con questo abbiamo abbastanza argomenti, nonché la possibilità di fornire aiuto in un modo molto più concreto. Non si tratta più della risoluzione del conflitto; siamo al punto di prevenire un eventuale conflitto. Dobbiamo quindi intervenire, ed è per questo motivo che, nel contesto della risoluzione che abbiamo votato la settimana scorsa a Tbilisi, consideriamo, per esempio, di proporre alla Russia di ripartire l’onere del mantenimento della pace inviando un contingente civile di pace in loco. Ritengo che dovremmo ricordare i Balcani. Penso che la storia non ci perdonerà per la seconda volta la nostra inerzia. Il conflitto nei Balcani doveva essere l’ultimo, e credo spetti a noi stroncare sul nascere la guerra nel Caucaso meridionale.

 
  
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  Konrad Szymański, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Ministro, signora Commissaria, all’ultimo minuto rompiamo il silenzio piuttosto compromettente dell’UE sulla questione della Georgia.

Nel conflitto in corso in Abkhazia e Ossezia non sono in discussione i diritti di una minoranza russa. Nonostante l’epurazione etnica sperimentata da trecentomila georgiani nella regione dopo il 1993, la Georgia democratica offre da alcuni anni all’Abkhazia una serie di libertà autonome. Malgrado ciò, di recente la Russia si è mossa a favore del riconoscimento di un’amministrazione fantoccio in Abkhazia rafforzando i collegamenti commerciali ed espandendo il campo di applicazione del diritto russo civile, commerciale e in materia di famiglia per coprire quest’area.

Oggi dobbiamo porci una domanda molto importante: ostacolando l’adesione alla NATO della Georgia, non abbiamo incoraggiato la Russia a intervenire in questi termini? E’ una domanda che andrebbe rivolta in particolare a Berlino. Il conflitto è di natura geopolitica. Sono in gioco la credibilità dell’Unione europea e la pace nella regione. Se non riusciamo a dissuadere la Russia dal proseguire con azioni volte a distruggere uno dei nostri partner chiave nel Caucaso, in futuro nessuno ci darà credito.

Dobbiamo affiancare gli Stati Uniti nell’organizzare una riunione del Consiglio di sicurezza e dell’OSCE al riguardo. Oltre a chiedere un forte sostegno diplomatico a favore dell’integrità della Georgia, dovremmo esortare a sostituire la presenza militare russa con contingenti che agiscono sotto un mandato dell’ONU o dell’OSCE. Sarebbe utile inviare una missione parlamentare a Tbilisi. Se non riusciamo in questo compito, la Russia e la sua politica neoimperialista possono spingere l’intera regione sull’orlo di una guerra.

 
  
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  Miloslav Ransdorf, a nome del gruppo GUE/NGL. – (CS) Dal 1991 la Georgia ha avuto tre Presidenti: il dissidente Gamsakhurdia, Shevardnadze, esponente dell’establishment comunista, e di recente il protetto americano Saakashvili.

E’ difficile dire chi dei tre sia stato il peggiore. Durante la sua visita, il Presidente Saakashvili ci ha fatto partecipi solo di una riflessione: ci ha sollecitato a comprare vini georgiani, che ha chiamato “vini della libertà”. Non sono sicuro che, ad esempio, il vino preferito di Stalin, il Khvanchkhara, si possa considerare tale; in ogni caso la situazione in Georgia è grave. Un quarto della popolazione è emigrato: 1 300 000 georgiani lavorano nelterritorio della Federazione russa. Il fatto in sé dimostra che è di vitale importanza che i due paesi risolvano le loro reciproche questioni, ora che il nuovo Presidente Medvedev ha assunto la guida del Cremlino. Ritengo che abbia bisogno di tempo per soddisfare le promesse fatte, ossia dare una mano alla Georgia e contribuire a risolvere la questione, che oggi è estremamente grave.

 
  
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  Ria Oomen-Ruijten (PPE-DE).(NL) Desidero ringraziare sia la Presidenza che la signora Commissario per le risposte fornite. L’acuirsi della tensione nella regione è in effetti motivo di profonda preoccupazione. Concordo riguardo alle osservazioni formulate e alle richieste di moderazione.

Tuttavia, l’interrogativo che ci si pone è a che cosa serva, dal momento che anche le conclusioni del Consiglio del novembre 2007 invitavano alla moderazione, eppure la tensione si è purtroppo acuita. E adesso, signora Presidente? Il vice Primo Ministro della Georgia Baramidze dice “Aiutateci, aiutateci!”, e per di più usa un linguaggio molto rozzo, un linguaggio che ha fatto poco per ridurre le tensioni, anche da parte georgiana. Cosa dovremmo fare, quindi?

Innanzi tutto, c’è la missione. Non solo la Georgia, ma anche la Russia deve partecipare al processo di mediazione. Il secondo punto riguarda la missione ONU di mantenimento della pace. E’ inammissibile che la Russia da sola stabilisca di inviare sul territorio i contingenti russi.

Il terzo punto, signora Presidente, attiene all’allentamento della pressione. Ho seguito poc’anzi tramite il computer nel mio ufficio la splendida cerimonia di insediamento del Presidente Medvedev. Ho sentito il Presidente Medvedev, il nuovo presidente, dichiarare con enfasi la propria intenzione di salvaguardare la sovranità e l’indipendenza della Russia. Il suo omologo in Georgia ha fatto altrettanto. Vorrei chiedere a tutti coloro che desiderano congratularsi con il Presidente Medvedev oggi di chiedergli anche di garantire la sovranità e l’indipendenza del territorio georgiano.

Signora Presidente, una cooperazione costruttiva è quello che è importante; una cooperazione costruttiva su entrambi i versanti. Un nuovo presidente in Russia rappresenta anche una nuova opportunità per noi di rivolgergli una richiesta più concreta per convincerlo di questo. Molte grazie.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma (PSE). (NL) Desidero unirmi ai precedenti oratori, tra cui la signora Commissario e il Presidente in carica del Consiglio, nell’esprimere la preoccupazione che tutti condividiamo riguardo alla situazione emersa nella regione – in particolare il Caucaso – concernente la Georgia e i problemi con l’Ossezia del sud e l’Abkhazia. Mentre fino a poco tempo fa parlavamo di conflitti congelati, la situazione è tale che questi rischiano di diventare latenti; e ovviamente dobbiamo prendere tutte le precauzioni del caso affinché non si trasformino in conflitti aperti. L’Unione europea, l’ONU e chiunque sia in grado di assumere un ruolo ha la responsabilità di appianare la situazione.

Dobbiamo naturalmente respingere le mosse compiute dalla Russia. Sono – o almeno sembrano – azioni verso la formalizzazione, verso un possibile riconoscimento dell’indipendenza. Gli interessi geostrategici assumono un peso rilevante al riguardo, com’è ovvio. Posso immaginare che a Mosca il recente Vertice della NATO abbia suscitato un senso di frustrazione, in quanto ha convenuto di consentire alla Georgia di aderire alla NATO nel lungo periodo, e che non vi manchi logicamente anche la necessaria contrarietà dovuta alla reazione della maggior parte dei paesi UE alla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Riteniamo che tali problematiche debbano essere rigorosamente distinte dalla situazione in Georgia. In passato, nel quadro dell’OSCE sono stati conclusi accordi in merito, e pensiamo che l’ONU, in particolare, debba sforzarsi di rimettere sulla giusta via la questione, le consultazioni e il dialogo.

Ora stiamo effettivamente assistendo a un acuirsi su entrambi i fronti, un’escalation nella guerra delle parole; una partita a scacchi, davvero, come afferma la signora Commissario, ma una partita che temo finirà senza vincitori – il che non è positivo per nessuno.

Da un lato, c’è la reazione della Russia che aumenta il numero di “peacekeeper”. Dall’altro, la Georgia crea problemi nei negoziati in seno all’OMC riguardo all’adesione della Russia. Credo che su entrambi i fronti si debbano eliminare dalla discussione le chiare allusioni nazionalistiche.

Tutte le parti devono dimostrare moderazione, come hanno affermato molti, e nel lungo termine si devono ovviamente compiere tentativi nella prospettiva di una soluzione strutturale. Ritengo che l’Unione europea possa svolgere un ruolo importante al riguardo, anche nel dialogo diretto con la Russia in occasione del prossimo Vertice UE-Russia. Quest’ultimo può offrire l’opportunità di chiedere al nuovo presidente che cosa prevede di fare il suo paese in merito a questi conflitti congelati, non solo nel Caucaso ma anche in Transnitria; forse in quella sede il nuovo presidente può illustrare le sue intenzioni riguardo agli accordi definiti nel 1999 nel quadro dell’OSCE, credo, riguardo alla situazione in questi paesi, Stati, repubbliche secessioniste, e così via.

Infine – e concordo con chiunque abbia criticato le interpretazioni date dalla Russia alle decisioni dell’ONU – questi “peacekeeper” non sono ovviamente tali; dovrebbero essere piuttosto visti come contingenti al servizio di un interesse militare strategico russo e certo non obiettivi ONU. A tale proposito occorre definire nuovi accordi, e l’Unione europea può svolgere un ruolo in tale contesto.

Inoltre, ovviamente si deve preservare l’integrità territoriale della Georgia, e lo stesso principio vale per il rispetto delle minoranze e dei loro problemi – l’onorevole Swoboda si è soffermato su questo punto – poiché la popolazione in loco rischia di essere schiacciata tra Mosca e Tbilisi. E’ sottinteso che è importante intervenire in qualche modo per affrontare la questione dei profughi. Forse il modo migliore per l’Unione europea di fornire aiuto è investire in misure volte a instaurare la fiducia per assistere entrambe le parti nel cammino verso un dialogo rinnovato.

 
  
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  Árpád Duka-Zólyomi (PPE-DE). – (HU) Grazie, signora Presidente. La Georgia è molto prossima alla guerra, secondo una dichiarazione rilasciata ieri dal sottosegretario della Georgia per la Reintegrazione. La situazione tra la Georgia e la Russia è in effetti sempre più tesa. Il decreto di Putin che chiede alle agenzie di Stato di intensificare la cooperazione con l’Abkhazia e l’Ossezia del sud, l’abbattimento di un velivolo georgiano senza equipaggio e il rafforzamento delle unità militari russe in Abkhazia forniscono validi motivi per le gravi preoccupazioni manifestate dal governo di Saakashvili.

La Russia – indifferente all’integrità territoriale della Georgia – vuole porre gradualmente sotto il proprio controllo le due regioni secessioniste della Georgia. I motivi dei russi sono esplicativi della loro politica di predominio del potere. L’80 per cento della popolazione dell’Abkhazia ha oggi la cittadinanza russa e i russi sostengono di avere quindi la responsabilità di difenderli. Altrettanto illuminante è la dichiarazione rilasciata ieri dal generale Alexey Maslov, comandante in capo delle forze di terra russe: “Il potenziamento del numero di contingenti in Abkhazia è negli interessi della prevenzione di un conflitto armato e della promozione della stabilità nella regione transcaucasica.”

Le autorità russe non possono semplicemente sopportare di vedere la Georgia che ha scelto la strada dell’autonomia, dell’indipendenza e dell’integrazione atlantica. La regione è una parte integrante della politica europea di vicinato. Abbiamo la responsabilità di fornire tutto il sostegno possibile alle riforme in Georgia, nonché allo sviluppo della democrazia e dello Stato di diritto.

E’ anche lo scopo dei notevoli sforzi della commissione di cooperazione parlamentare UE-Georgia. Una settimana fa si è svolta una riunione a Tbilisi, in occasione della quale abbiamo adottato una serie di raccomandazioni decisive. Ci siamo anche recati nella “zona di conflitto” dell’Abkhazia dove al momento le condizioni sono insostenibili. Ritengo che dobbiamo essere più energici e meno ambigui nel nostro appoggio alla Georgia, ed esercitare una maggiore pressione su Mosca. Le forze di mantenimento della pace dovrebbero essere trasformate in unità internazionali e neutrali. Tbilisi affronta con calma la situazione, e vorrebbe risolvere i problemi con strumenti pacifici. Le elezioni politiche in Georgia sono state anticipate e ora sono imminenti. Questa consultazione elettorale sarà una prova importante per la giovane e fragile democrazia del paese e dobbiamo fornire ogni possibile assistenza al fine di garantirne la riuscita. Grazie per l’attenzione.

 
  
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  Józef Pinior (PSE).(PL) Signora Presidente, signora Commissario, in diverse occasioni il Parlamento europeo si è impegnato nel processo di costruzione della democrazia in Georgia. Assistiamo ammirati al modo in cui il popolo georgiano si è sforzato per instaurare una democrazia liberale, una società civile forte e organizzare elezioni libere. Il Parlamento europeo è ancora fermamente schierato dalla parte della democrazia in Georgia, salvaguardando l’integrità territoriale dello Stato.

Ieri ho ascoltato un discorso pronunciato dal vice Primo Ministro della Georgia, Giorgi Baramidze. Le questioni descritte da Baramidze da una prospettiva georgiana rivelano la gravità della situazione che ci troviamo attualmente ad affrontare nel Caucaso. Ovviamente, ci rivolgiamo a tutte le parti, alla Georgia come alla Russia, invitandole alla prudenza. Deve essere tuttavia chiaro che in Europa non vi è alcun consenso riguardo a una politica neoimperialista adottata dalla Russia nei confronti dei paesi caucasici o della Georgia. Sulla Russia grava il fardello di una particolare responsabilità di garantire la pace e la stabilità nella regione.

Al contempo desideriamo far presente che l’aspetto di massima importanza nella situazione internazionale, in Georgia, è la democrazia del paese. Per tale motivo ci rivolgiamo alle autorità georgiane e al popolo georgiano affinché rafforzino ulteriormente la democrazia liberale in loco, nonché la società civile e lo Stato di diritto.

Quanto ha affermato il Commissario riguardo all’assistenza dell’UE volta a sostenere le prossime elezioni in Georgia è un passo dell’Unione europea che dovrebbe caratterizzare la politica europea nel Caucaso: difesa della Georgia, ammirazione per la costruzione della democrazia, nessun consenso al disfacimento dell’integrità territoriale del paese. Rivolgiamo un appello alla Russia e alla Georgia affinché instaurino stabilità, pace e sicurezza in questa regione.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, oggi la Russia ha un nuovo Presidente, ma il nuovo incarico di Vladimir Putin di Primo Ministro gli consentirà di mantenere la sua presa sul potere, nonché di controllare il suo protetto Dmitry Medvedev. Di conseguenza, la politica estera russa non cambierà.

Una fiumana di petroldollari sta facendo della Russia una potenza in ripresa, ma, purtroppo, tutto sembra in termini a somma zero. La priorità della politica estera di Putin – ricostruire qualcosa di analogo alla vecchia Unione Sovietica – è stata incentrata su quello che la Russia chiama con toni paternalistici il suo “estero vicino” – le ex repubbliche sovietiche nei Baltici, nell’Europa orientale e nel Caucaso meridionale, dove la Russia è determinata a mantenere la propria sfera di influenza. Devono essere castigati perché guardano a occidente verso la NATO e l’UE, anziché verso Mosca.

La Georgia, sotto il Presidente Saakashvili, riformista e filoccidentale, ha sofferto in misura notevole per la tirannia esercitata dalla Russia. Oltre a utilizzare gli scambi e gli approvvigionamenti energetici come armi diplomatiche, Putin ha costantemente cercato di minare l’integrità territoriale della Georgia attraverso il tacito appoggio alla scissione, le sedicenti repubbliche di Abkhazia e Ossezia del sud. Lo spiegamento di ulteriori contingenti russi in Abkhazia – apparentemente come forze di mantenimento della pace ma senza dubbio unità di combattimento – e il recente abbattimento di un velivolo radioguidato georgiano hanno acuito in modo provocatorio la tensione nella regione.

Tuttavia, considerata la fretta dell’Occidente di avallare un Kosovo indipendente senza una risoluzione della NATO o un accordo internazionale, le azioni della Russia – purtroppo – hanno una certa logica. Il riconoscimento del Kosovo ha smosso un bel po’ di marciume e offerto alla Russia la possibilità di assumere una posizione moralista. Non dovremmo stupirci che la Russia interpreti questo come un precedente. Sarà davvero tragico se, grazie al nostro approccio nei confronti del Kosovo, abbiamo irrimediabilmente danneggiato la Georgia e scatenato un conflitto armato in un paese di cui dovremmo difendere con tutte le nostre forze l’integrità territoriale.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, assieme ai colleghi della delegazione interparlamentare, guidata dalla collega Isler Beguine, il cui intervento condivido in pieno, ho partecipato alle riunioni la settima scorsa a Tbilisi: la situazione davvero sta precipitando e l’escalation di tensione rischia di sfociare in aperto confronto armato. Nell’incontro ufficiale lo stesso presidente, Saakashvili, ci ha confermato che potrebbe stavolta non trattarsi di giorni ma di ore.

I nodi risolti legati alla situazione di Abkhazia e Sud-Ossezia stanno venendo al pettine e Mosca ha confermato con atti ufficiali la volontà di instaurare rapporti legali con le due regioni, azioni queste che stanno mettendo in discussione la stessa integrità territoriale della Georgia, così come riconosciuta dalle risoluzioni ONU in materia.

L’auspicio è che l’Europa, finalmente con una voce sola, giochi un ruolo più deciso per la ricerca di pacifiche soluzioni, prima che sia troppo tardi. È sin troppo semplice prevedere, in caso di degenerazione dei rapporti, una serie di conseguenze a catena in tutta l’area, eventi che finirebbero per giungere fino ai nostri confini. Ci aspettiamo quindi un impegno concreto in tal senso del Consiglio e della Commissione.

O affrontiamo la situazione e rilanciamo la nostra azione di mediazione, o purtroppo avremo la responsabilità immane di non avere voluto o saputo fare abbastanza!

 
  
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  Corien Wortmann-Kool (PPE-DE). (NL) Siamo amici della Georgia. La vera amicizia significa offrire sostegno e assistenza, e vuol dire che l’Europa deve capire che oggi è in discussione l’integrità territoriale della Georgia. Ma la vera amicizia significa anche esprimere critiche quando queste sono doverose.

Signora Presidente, il governo georgiano deve affrontare un compito difficile. Deve costruire la democrazia, basata su valori europei, in un paese la cui storia è molto diversa. Deve inoltre costruire l’economia, e il Commissario giustamente afferma che la PEV ha registrato validi sviluppi, anche se rimane molto da fare. E’ un compito difficile per il governo georgiano in un momento in cui è in gioco l’integrità territoriale del paese minacciata dalla Russia.

L’Europa deve assumere una posizione netta al riguardo e deve sostenere le parti coinvolte nel conflitto. Le proposte del Presidente Saakashvili meritano una giusta opportunità. Rappresentano una soluzione migliore della dimostrazione di forza. La missione a cui parteciperà la Presidenza del Consiglio è una valida iniziativa, poiché sono finiti i giorni in cui potevamo sederci e aspettare che le cose si ristabilizzassero. Il Consiglio e la Commissione devono dimostrare la volontà di intervenire.

Il fatto che il 21 maggio siano in programma le elezioni politiche aumenta la tensione. Io partecipo alla missione di osservazione e vigilerò sulle elezioni con coscienza. Queste elezioni parlamentari fungeranno da cartina tornasole per il governo Saakashvili. Da qui discende la responsabilità di garantire che le elezioni si svolgano in modo equo e democratico. Questo fornirà la base in Europa per unire le forze e garantire che i cittadini dell’intera Georgia – anche Abkhazia e Ossezia del sud in altre parole – possano vivere in libertà e democrazia. E’ questo il motivo per cui la Georgia merita il nostro appoggio. Molte grazie.

 
  
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  Robert Evans (PSE).(EN) Signora Presidente, qualche minuto fa la signora Commissario Ferrero-Waldner ha iniziato il proprio intervento sottolineando la gravità della situazione, un’opinione espressa anche dal Ministro Lenarčič a nome del Consiglio. Tutti gli oratori hanno finora evidenziato la gravità dell’attuale situazione.

So dalle mie visite in Georgia che il paese si impegna realmente onde rafforzare i suoi contatti con l’Unione europea. Ritengo, onorevoli colleghi, che ora dovremmo appoggiare la Georgia in questo momento di crisi e a fronte di quello che un collega poc’anzi ha descritto come l’imperialismo russo.

La Russia non ha mai accettato l’integrità territoriale della Georgia rispetto all’Abkhazia o all’Ossezia del sud. Apprendiamo da quanto abbiamo sentito nelle ultime settimane che i separatisti russi e abkhazi sono a quanto risulta coinvolti negli incidenti degli aerei-spia che hanno portato a questo acuirsi della tensione, e tutti noi dobbiamo riconoscere che un fatto è stato conseguenza dell’altro. Non sono a conoscenza di tutte le misure diplomatiche intraprese, ma sono preoccupato perché l’Unione europea non sta facendo abbastanza per fermare questa escalation di violenza. L’onorevole Isler Béguin ha affermato qualche minuto fa che la storia non ci perdonerà la nostra inazione. Se non si interviene l’intera area potrebbe disgregarsi in una guerra – una guerra senza alcun vincitore.

Pertanto il mio messaggio di questo pomeriggio – rivolto non solo a quest’Aula, ma al Ministro Lenarčič per il Consiglio e, in effetti, al Commissario Ferrero-Waldner – è di fare tutto quanto in nostro potere, al massimo livello, al fine di garantire che tutti, in primo luogo i russi, comprendano la pericolosità degli avvenimenti che si osservano in questa regione e che dobbiamo fermare questa escalation prima di precipitare in un’altra crisi dei Balcani.

 
  
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  Vytautas Landsbergis (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, dobbiamo affermare con chiarezza: Stop alla guerra! Ruki proch ot Gruzii – Giù le mani dalla Georgia! Basta con il mandato ONU ai conflictkeeper! E’ l’unico modo per far sì che il Cremlino presti ascolto. Se l’UE non è capace di parlare in questi termini, la responsabilità sarà anche sua. Possiamo affermarlo in questa sede, chiedendo di richiamare in Russia i reparti paracadutisti russi.

Nessuno ha lanciato un simile allarme prima dello spargimento di sangue avvenuto nel gennaio 1991 a Vilnius, quando i paracadutisti erano già in loco.

Poiché ora la Russia è artefice dell’acuirsi delle tensioni intorno e contro la Georgia, attribuendovi inoltre un carattere sempre più militare, le motivazioni sottese a questo atteggiamento possono essere di natura politica, ma non solo. Che cosa se ne può evincere qui?

L’obiettivo può essere costringere grazie al fatto compiuto il nuovo Presidente Medveded se oggi scoppiano combattimenti tra soldati russi e georgiani, operazione che può essere facilmente orchestrata da parte dei servizi segreti russi – oppure, invece, offrirgli la possibilità di fare la parte della colomba; influenzare le prossime elezioni in Georgia; vendicarsi sull’UE per il Kosovo punendo la Georgia; bloccare i progressi nel paese in termini di crescita economica e lotta alla corruzione dopo un importante spostamento da una gestione russa dello Stato a una di impronta occidentale.

Purtroppo, vi è anche il pericolo diretto di un conflitto contro la disobbediente Georgia. In tal caso, pensando a un eventuale collegamento tra il veto di Bucarest a un’adesione alla NATO della Georgia e l’aggressività in rapida ascesa della Russia, potremmo chiedere alla Germania di assumere il ruolo di mediatore nel conflitto tra Russia e Georgia onde evitare il peggio. Non c’è più tempo per agire a livello locale, etnico, o usare stratagemmi congelati. Il caso è europeo.

(Applausi)

 
  
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  Urszula Gacek (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, dal dibattito di oggi sono emersi molti temi – visti, accordi di libero scambio e le prossime elezioni. Tutte questioni che meritano di essere affrontate. Tuttavia, l’argomento chiave su cui dobbiamo concentraci è l’instabile situazione riguardo alla sicurezza. Dobbiamo offrire il nostro sostegno alla Georgia in un momento in cui il paese teme ulteriori provocazioni, e persino un’aggressione, da parte della Russia.

Non attenuiamo il messaggio di oggi. Primo, non vi sarà alcuna tolleranza nei confronti degli atti provocatori della Russia. Secondo, l’integrità territoriale della Georgia non può essere in alcun modo compromessa e, terzo, le unità di mantenimento della pace presenti nelle regioni potenzialmente secessioniste devono essere neutrali e affidabili per tutte le parti. I contingenti russi chiaramente non soddisfano questi criteri.

Questi sono i temi che dobbiamo affrontare, e dobbiamo farlo adesso.

(Applausi)

 
  
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  Katrin Saks (PSE).(ET) All’incontro di ieri con il vice Primo Ministro della Georgia, l’opinione più volte espressa è stata che l’approccio adottato con il Kosovo è stato la causa scatenante dell’escalation della tensione in Georgia.

E’ vero che la Russia sta sfruttando la situazione, ma è altrettanto chiaro che gli interessi imperialisti della Russia troverebbero anche altre giustificazioni qualora fosse necessario.

Il problema oggi non è quello che la Georgia ha fatto o non è riuscita a fare. Il problema oggi è che viene provocata la guerra con la scusa di mantenere la pace, e siamo pericolosamente prossimi al conflitto.

L’importante ora è valutare con estrema chiarezza la situazione in Abkhazia e offrire il nostro incondizionato appoggio alla Georgia.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN).(PL) Signora Presidente, nel nome della lotta contro il terrore, oggi la Russia ha ucciso oltre la metà del popolo ceceno. Al momento, la Russia esercita un’influenza sulla violazione dei diritti umani in Bielorussia, e tale influenza è inequivocabile. Quello che sta accadendo in Georgia è solo un’altra minaccia. Non possiamo limitarci a considerare queste problematiche come se si trattasse di affari interni della Russia; non possiamo permettere che l’azione militare russa causi di nuovo dipendenza e guerra in paesi che fino a poco tempo fa erano subordinati alla Russia. La Russia non è capace di rispettare la libertà di un altro popolo. Preferirei non fosse così, ma secoli di storia ci hanno mostrato questa realtà, e purtroppo è un grave dramma.

L’Unione europea non può affrontare queste questioni come se si trattasse soltanto di una questione di delicate procedure diplomatiche. Dobbiamo semplicemente prendere la questione con molta serietà.

 
  
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  Janusz Onyszkiewicz (ALDE).(PL) Da qualche tempo a questa parte la Russia tenta di alimentare una sorta di spirale del terrore nei confronti della Georgia. Ne è un esempio l’abbattimento di un aeromobile teleguidato da parte di un aereo russo, e non sussiste il benché minimo dubbio che non sia stato opera di un velivolo dell’aviazione abkhaza. C’è un video che possiamo visionare, in cui possiamo vedere chiaramente un MiG-29 puntare e sparare un missile che poi va a colpire l’aeromobile. Risulta che di recente le forze di sicurezza abkhaze ne abbiano abbattuti altri due.

Si pone la seguente domanda: com’è possibile che, nonostante l’accordo concluso nel 1994 a Mosca, le forze abkhaze dispongano di tali mezzi? Noi in quest’Aula dobbiamo sostenere l’appello rivolto dal governo georgiano all’Alto rappresentante delle Nazioni unite in Georgia in cui si chiede di avviare un’indagine in merito e di andare a fondo della questione.

Non possiamo permettere che i russi alimentino questa spirale di terrore.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE).(EN) Signora Presidente, penso che oggi sia emerso con chiarezza che l’espressione “conflitti congelati” potrebbe essere fuorviante. Infatti, la nostra comprensione della sostanza di questi conflitti è stata spesso congelata. Quello cui assistiamo al momento è l’attuazione di politiche post-imperialiste e di estero vicino: politiche che il governo russo si è impegnato ad abbandonare 12 anni fa quando è diventato membro del Consiglio d’Europa.

Oggi dobbiamo sottolineare con molta precisione che l’interpretazione della Russia del suo ruolo ONU di mantenimento della pace è assolutamente inaccettabile. Non dobbiamo neppure esitare ad affermare con chiarezza che l’unità e l’integrità si devono applicare negli stessi termini per la Georgia e la Russia.

E’ l’ora di agire. E’ finita l’ora delle parole.

(Applausi)

 
  
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  Siiri Oviir (ALDE).(ET) Oggi, ascoltando gli interventi, emerge con chiarezza che tutti noi in quest’Aula, a prescindere dal fatto che si rappresenti il Consiglio, la Commissione o il Parlamento europeo, tutti noi siamo dell’avviso che le Georgia sia sull’orlo di una crisi, sul punto di precipitare in un conflitto, se non interveniamo immediatamente quale questione urgente e con notevoli risorse.

Poiché il tempo a mia disposizione è breve, vorrei affrontare solo un punto, in particolare la questione delle cosiddette forze russe di mantenimento della pace presenti da ormai 14 anni in territorio georgiano, nell’Abkhazia e nell’Ossezia del sud. E a quale scopo? In questo arco di tempo si sono susseguite innumerevoli provocazioni, tra cui voli di ricognizione senza equipaggio, pace unilaterale, e un potenziamento dei cosiddetti peacekeeper. Si è assistito a un peggioramento dell’instabilità.

In Abkhazia, dove vive l’80 per cento degli abkhazi, la Russia ha rilasciato passaporti al 90 per cento dei cittadini della regione. Per quale motivo discutiamo qui di deroghe ai visti? Stanno facendo di tutto per destabilizzare ulteriormente la situazione.

Ho solo una proposta al riguardo: i peacekeeper, i peacekeeper della Russia, devono essere sostituiti con autentiche ed efficaci unità di mantenimento della pace.

 
  
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  Zbigniew Zaleski (PPE-DE).(PL) Signora Presidente, primo, l’Unione europea deve correggere un errore riguardo ai visti, secondo, deve definire in modo non aggressivo ma determinato i fatti che riguardano l’operato della Russia in Georgia, e, terzo, deve aiutare la Georgia a risolvere i suoi problemi interni.

A proposito della Georgia, vorrei parlare e rivolgere una richiesta alla Russia. Il nuovo presidente russo potrebbe essere lanciato in un nuovo stile ad alto livello, alla stregua di un grande attore. Anziché pensare in termini imperialisti, forse la Russia potrebbe cominciare a pensare orientandosi alla cooperazione. Questo approccio non danneggerà il sentimento di orgoglio nazionale. In secondo luogo, una grande Russia orgogliosa e ricca può permettersi di rispettare l’integrità territoriale della Georgia, esattamente come noi rispettiamo il territorio russo piuttosto strano nella regione di Kaliningrad.

 
  
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  Janez Lenarčič, Presidente in carica del Consiglio. – (SL) Ho ascoltato con molta attenzione le dichiarazioni formulate nel presente dibattito e vi ringrazio molto. Desidero innanzi tutto rispondere alla dichiarazione dell’onorevole Wiersma che ritiene che l’Unione europea possa assumere un ruolo importante nell’attenuare l’acuirsi dell’attuale situazione. Ne convengo, e la Presidenza slovena e, penso, il Consiglio si impegneranno in questo senso. Come? Prima di tutto, nell’ambito delle Nazioni Unite. Possiamo condividere la valutazione dell’onorevole Isler Béguin secondo cui i progressi compiuti nel quadro delle Nazioni Unite sono stati modesti e di certo non possiamo ritenerci soddisfatti, ma il contesto ONU rimane una delle sedi fondamentali per affrontare la questione.

Ho già accennato nel mio intervento introduttivo alla risoluzione 1808 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che riafferma le sovranità e l’integrità territoriale della Georgia all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. La suddetta risoluzione del Consiglio di sicurezza è stata adottata di recente, il 15 aprile, e a tale proposito vorrei sottolineare ed evidenziare, soprattutto in relazione a quanto dichiarato dall’onorevole Evans, il fatto che senza l’accordo della Federazione russa tale risoluzione non sarebbe stata adottata.

Pertanto, l’ONU rimane una sede importante per affrontare questo problema. Un altro importante contesto è l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e anche in questo ambito l’Unione europea continuerà e, auspichiamo, intensificherà gli sforzi per attenuare la situazione. Attenuare la situazione, vale a dire calmare i toni e ridurre la tensione, è una priorità assoluta dell’Unione europea in questo momento. E’ la priorità al primo posto.

Al contempo, faremo tutto il possibile onde potenziare i nostri sforzi volti a pervenire a una risoluzione duratura e pacifica della questione. Sarà un obiettivo non solo nell’ambito delle sedi multilaterali che ho citato, ma anche nei nostri contatti bilaterali con la Federazione russa e la Georgia. La Presidenza è attiva al riguardo. Ho già fatto presente che questo tema è stato di recente oggetto di colloqui a livello ministeriale tra la troika dell’Unione europea e la Federazione russa. Proprio oggi il Ministro Rupel, il Presidente del consiglio “Affari generali e relazioni esterne”, ha incontrato il vice Primo Ministro georgiano Baramidze con cui ha affrontato la questione. Il Vertice Unione europea-Federazione russa in programma il prossimo mese fornirà una delle tante opportunità per discutere questa problematica in futuro.

Desidero sottolineare che l’Unione europea è attiva. A oggi, il tema della Georgia è stato spesso un punto dell’agenda del Consiglio “Affari generali e relazioni esterne”. Abbiamo un Rappresentante speciale dell’Unione europea per la Georgia e il Caucaso. E’ possibile che a breve, nei prossimi giorni, il Direttore politico si rechi in visita speciale nel paese, e così via. Vorrei rilevare che l’Unione europea continuerà a sostenere con fermezza la Georgia nei suoi sforzi volti a pervenire a un accomodamento pacifico dei conflitti irrisolti in Abkhazia e Ossezia del sud. Desidero altresì far presente che costituirà un tema costante del nostro dialogo con la Federazione russa nel cui ambito evidenziamo sempre la necessità di una soluzione pacifica, e esortiamo e incoraggiamo a un approccio costruttivo da parte della Federazione russa nei confronti della proposta di una soluzione pacifica avanzata di recente dal Presidente Saakashvili.

Il Rappresentante speciale dell’Unione europea proseguirà senza dubbio nel suo operato e l’Unione europea continuerà e intensificherà le proprie azioni, soprattutto per quanto attiene all’attuazione di un pacchetto di misure volte a rafforzare la fiducia – attribuiamo grande valore al sostegno della Georgia a favore di questo pacchetto. In breve, posso garantirvi, a nome della Presidenza, che ci impegneremo per proseguire e potenziare gli sforzi mirati a, primo, allentare la tensione e, secondo, a pervenire a una soluzione pacifica e duratura della questione.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MECHTILD ROTHE
Vicepresidente

 
  
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  Benita Ferrero-Waldner, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, è stata una discussione importante in un momento difficile e importante. Prima di replicare ad alcune delle idee, delle domande e delle riflessioni sollevate, desidero far presente che accolgo con molto favore la relazione della commissione parlamentare di cooperazione UE-Georgia, che è allineata con gran parte dell’analisi condotta in seno alla Commissione e condivide una base comune con le nostre relazioni periodiche sui progressi compiuti.

E’ assolutamente chiaro che dobbiamo sostenere la Georgia, ma, come sottolineato da alcuni di voi, i buoni amici devono anche seguire i buoni consigli, e ritengo che la che prima cosa che dobbiamo dire loro è: il dialogo è l’unica via da percorrere. Se la Georgia viene provocata, l’essenziale è che non cada nella trappola di reagire in modo aggressivo.

Come evidenziato da molti di voi, è più importante che mai per la Georgia consolidare la sua democrazia e svolgere elezioni libere e imparziali, e noi vedremo che cosa accade il 21 maggio. Ma è altrettanto chiaro che è fuori discussione che l’Unione europea se ne stia inerte in un momento così difficile come questo.

Continueremo sicuramente a esortare la Russia a revocare la propria decisione infatti, come ha affermato il nostro Presidente del Consiglio, si è appena svolta la riunione della troika del Consiglio di partenariato permanente UE-Russia – vi ho partecipato io stessa – dove la questione è stata affrontata molto apertamente. Si terrà poi, ovviamente, il Vertice di giugno e sfrutterò qualsiasi opportunità per chiarire al massimo questo punto.

Proseguiremo altresì ad appoggiare la Georgia nei suoi sforzi volti a consolidarsi. Ribadisco che sosterremmo anche ogni iniziativa intesa a promuovere il dialogo tra tutte le parti.

Sono d’accordo, come ho affermato in precedenza, riguardo alle proposte di rivedere i meccanismi di pace, se si può raggiungere un accordo al riguardo con tutti i partner: questa è naturalmente la difficoltà, di nuovo. Per quanto attiene alle agevolazioni dei visti, abbiamo iniziato una serie di confronti in sede di Consiglio. Sempre più Stati membri vedono ora l’urgenza di facilitare e riammettere i visti. Non siamo ancora giunti a un’intesa unanime che sia assolutamente necessario adottare questo approccio, ma forse ora ci stiamo muovendo nella giusta direzione.

Per quanto riguarda i profughi, agli sfollati che hanno dovuto abbandonare l’Abkhazia e l’Ossezia del sud abbiamo già fornito consistenti aiuti umanitari. Quest’anno sosteniamo in aggiunta l’attuazione di una nuova normativa della Georgia sulla reintegrazione degli sfollati dai loro miseri rifugi temporanei, operazione, questa, che interessa un programma di 2 milioni di euro.

Ma naturalmente continueremo a essere attivi, perché è una delle questioni su cui dobbiamo tenere gli occhi costantemente aperti.

Per concludere, ci prodigheremo per fare tutto il possibile per riportare la stabilità in Georgia e naturalmente sosterremo senza meno la sovranità e l’integrità territoriale della Georgia.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà il 5 giugno.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. – (PL) Negli ultimi giorni e nelle recenti settimane le autorità russe hanno compiuto una serie di azioni provocatorie nei confronti della Georgia, provocando un conflitto che minaccia lo scoppio della guerra. Alcuni giorni fa, la Russia, senza il consenso della Georgia, ha potenziato i suoi contingenti militari in Abkhazia, aumentandoli da due a tremila soldati, e ha anche designato un ufficiale russo di grado elevato al comando del cosiddetto personale militare abkhazo. Si tratta di un chiaro segno dei preparativi russi per un’aggressione militare in Georgia.

Invito a sostenere la sovranità e l’integrità territoriale della Georgia, e chiedo alle autorità russe di porre fine all’escalation di questo conflitto nonché di convalidare le azioni militari intraprese. La retorica aggressiva e la provocazione del Cremlino rendono impossibile una soluzione pacifica della situazione minacciano di destabilizzare l’intera regione.

Le presunte forze armate russe “di pace” dovrebbero essere immediatamente sostituite con forze pacifiche indipendenti sotto il comando dell’UE o dell’ONU.

Il ruolo dell’UE dovrebbe essere quello di “disarmare” il conflitto e di moderare le mire della Russia riguardo alle ex repubbliche del Caucaso meridionale.

L’UE deve dimostrare senza indugi il suo pieno appoggio alla Georgia, potenziare sistematicamente la propria cooperazione e facilitare gli accordi in materia di visti per i georgiani.

 
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