Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Alexander Stubb, sostituito da Ingo Friedrich, a nome della commissione per gli affari costituzionali, sull’elaborazione di un quadro per le attività dei rappresentanti di interessi (lobbisti) presso le istituzioni europee (2007/2115(INI)) (A6-0105/2008).
Ingo Friedrich, relatore. − (DE) Signor Presidente, il contesto è il seguente. Con il Trattato di Lisbona, le competenze del Parlamento europeo di fatto aumenteranno nuovamente, e, in considerazione di questo, è particolarmente importante per noi compiere ancora una volta un’analisi accurata del processo legislativo. Nel farlo, constatiamo che anche i rappresentanti di interessi (o lobbisti, come vengono spesso chiamati) svolgono un ruolo molto significativo a Bruxelles. Stimiamo che a Bruxelles operino circa 15 000 rappresentanti di interessi, di cui 5 000 sono già registrati con il Parlamento europeo.
Il nostro compito quindi è istituire un quadro in cui possano essere svolte le attività dei lobbisti in un modo equo e ammissibile. Il Parlamento ha conservato il suo registro quasi obbligatorio di lobbisti sin dal 1996, nonché un codice di condotta molto preciso. Il compito adesso è quello di verificare se possa essere raggiunto un accordo simile per tutte le istituzioni europee. I contenuti della relazione sui quali votare oggi costituiscono pertanto un importante passo verso una maggiore trasparenza: in altre parole, verso la diffusione di informazioni precise circa coloro che partecipano quali lobbisti, rappresentanti di interessi, nello sviluppo della normativa europea, in quale modo lo fanno e in quali ambiti.
Inoltre, intendiamo istituire norme etiche e morali che disciplinino queste attività lobbistiche. Devono per di più essere attuate tutele adeguate al fine di garantire l’indipendenza del processo decisionale politico in sede di Parlamento e Commissione. Le attività dei lobbisti devono essere eliminate dalla zona grigia, in cui si trovavano, in modo tale da disporre di un quadro chiaro e basato sui fatti dei settori in cui viene realmente esercitata l’influenza. Abbiamo pertanto introdotto i seguenti elementi nella relazione che sono nuove caratteristiche rispetto alla situazione precedente: in primo luogo, una definizione relativamente ampia del significato di lobbismo o di cosa sono precisamente le “attività svolte al fine di influenzare l’elaborazione delle politiche e il processo decisionale delle istituzioni europee”.
La seconda nuova caratteristica è l’introduzione di una “impronta legislativa”. Ciò significherebbe che al momento di deliberare o adottare una nuova direttiva in sede di una commissione parlamentare, la segreteria della commissione allegherebbe al documento una pagina con un elenco delle associazioni che hanno partecipato alla discussione e se l’hanno fatto nel contesto di un’udienza pubblica o di un altro tipo di riunione. Tale elenco dovrebbe inoltre aiutare i gruppi di interesse a verificare chi è coinvolto nel processo, e chi non ha voluto, o potuto, prendervi parte.
Inoltre, il nostro obiettivo è istituire un registro comune per i rappresentanti di interessi nelle istituzioni comunitarie. Resta da vedere se questo accadrà veramente con la Commissione e il Parlamento. Abbiamo intenzione di formare un gruppo di lavoro che si occupi di questa questione. Sarebbe di certo più semplice per tutti i lobbisti se potessimo disporre di una specie di “sportello unico” in cui si potrebbero registrare e iscrivere per indicare di voler rispettare le regole. Questo è l’obiettivo ma, in qualità di relatore, devo dire che non sono sicuro, in questa fase, che disporremo realmente di un registro comune. Affinché la creazione di questo registro comune sia un processo completo in termini di burocrazia coinvolta, i registri devono essere collegati a ogni livello. Il paragrafo 21 parla inoltre di requisito di divulgazione delle informative finanziarie, che sarebbe un elemento del tutto nuovo. Parliamo anche dell’opzione di sanzioni che si applicherebbero ai lobbisti che violano il codice di condotta. Su questo aspetto, dobbiamo valutare il tipo di sanzioni che desideriamo. L’idea dei Verdi è di disporre di una lista nera, ma, dal mio punto di vista, è una reminiscenza della berlina nel medioevo. Le liste nere non sono appropriate in una democrazia. Ciò che vorremmo invece è che l’inclusione nel registro conferisse un livello di prestigio così elevato che le associazioni serie desidereranno che il loro nome compaia nel registro ufficiale delle istituzioni europee. Deve essere un’aspirazione prestigiosa e desiderabile, non solo perché verrebbe loro rilasciato un lasciapassare che accordi loro l’accesso agli edifici delle istituzioni, ma anche perché l’inclusione nel registro sarebbe apprezzata in sé, a significare che l’associazione interessata è riconosciuta quale interlocutore importante e utile che viene preso sufficientemente sul serio dalle istituzioni da garantirne l’inclusione nel registro. In caso di cattiva condotta, l’associazione sarebbe esclusa dal registro e il lasciapassare ritirato: questa sarebbe la sanzione.
Sì, sarò quanto più breve possibile. È importante che le organizzazioni ecclesiastiche non vengano definite come lobby. Mi dispiace molto che nell’emendamento n. 3 dell’onorevole ‘t Veld del gruppo liberale si affermi che le chiese dovrebbero essere lobbisti. Questo sarebbe davvero contrario a tutto ciò che abbiamo concordato sinora in Parlamento. In virtù dei Trattati, le chiese sono partner per le nostre istituzioni, ma non lobbisti.
Nel complesso, la mia valutazione è che questo è un passo importante verso una situazione più trasparente, corretta ed equa. Di conseguenza, auspico che saremo un esempio da seguire in tutto il mondo, dimostrando in quale modo il lobbismo può e deve essere preso sul serio.
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Signor Presidente, sono molto lieto di partecipare a questa sessione plenaria nel corso della quale si concluderà la vostra discussione sull’Iniziativa europea per la trasparenza. Ho seguito le vostre discussioni e partecipato ai vostri dibattiti nelle diverse commissioni. Sono convinto che la presente relazione sia così com’è un vero progresso nell’aumento della trasparenza nel processo decisionale europeo.
La Commissione accoglie con favore la reazione positiva del Parlamento europeo al suo suggerimento di considerare un approccio interistituzionale per un registro e un codice di condotta dei rappresentanti di interessi, che ritengono che questo sportello unico di registrazione contribuirebbe in modo più efficace all’obiettivo di accrescere la trasparenza, evitando al contempo un inutile carico amministrativo. Ritengo che la vostra relazione sia un eccellente punto di partenza per le discussioni nel futuro gruppo di lavoro interistituzionale che voi stessi suggerite.
Desidero sottolineare un punto. La Commissione europea è convinta che le attività dei rappresentanti di interessi siano legittime e offrano un contributo valido al processo decisionale, ma le cose devono accadere in modo trasparente. Questo è il motivo per cui l’Iniziativa europea per la trasparenza mira ad aprire quella che troppo spesso viene considerata una scatola nera. I cittadini, le parti interessate, i responsabili politici e il pubblico possono quindi ampiamente farsi una loro opinione su quanto accade a Bruxelles.
Quando penso alle informazioni che il Parlamento e la Commissione vorrebbero che i soggetti registrati divulghino, constato che siamo, anche su questo aspetto, largamente d’accordo. La Commissione considera che sia importante conoscere l’identità dei lobbisti, quali interessi rappresentano e in quale contesto finanziario. È ovvio che il mancato rispetto delle norme del codice di condotta dev’essere punito con sanzioni, che sarebbero la sospensione o anche la cancellazione dal registro.
La Commissione ha annunciato che dovrebbe lanciare il suo registro dell’Iniziativa europea per la trasparenza nella primavera del 2008. Posso garantirvi che prevediamo di rispettare tale scadenza. Avendone parlato di recente con i servizi, il registro dovrebbe essere aperto nel giro di sei settimane. Abbiamo inoltre stabilito che sarà un progetto pilota e che dovremo riesaminarlo dopo un anno, ossia all’inizio dell’estate del 2009. La Commissione europea è pronta a discuterne con il Parlamento e il Consiglio dei ministri, nonché con le due commissioni consultive, nel lavoro inteso allo sviluppo di un sistema condiviso.
José Javier Pomés Ruiz, relatore per parere della commissione per il controllo dei bilanci. − (ES) Signor Presidente, prima di tutto, è una vergogna che il ministro degli Esteri finlandese, Alexander Stubb, non sia presente oggi in quanto ha contribuito molto nella commissione per il controllo dei bilanci e alla presente relazione.
Mi trovo qui per esprimere il parere della commissione per il controllo dei bilanci. Dando seguito alle parole conclusive del Commissario Kallas, vorrei sottolineare ancora una volta che il ruolo degli eurodeputati è quello di restare nel più stretto contatto possibile con tutti i cittadini, con i rappresentanti di interessi e non, e che il Parlamento deve quindi disporre di norme proprie. Il mio ufficio è aperto a chiunque voglia prendere un caffè con me o invitarmi a fare due passi. Non posso chiedere che le persone siano registrate in un registro speciale. Non posso dire a chi non è registrato che non posso riceverlo nel mio partito, l’Unión del Pueblo Navarro. Non posso dire “lei deve essere registrato”. No di certo: l’amministrazione è una cosa, ma la funzione politica di questo Parlamento è qualcosa di completamente diverso.
Dovremmo pertanto disporre di due modi differenti di garantire la trasparenza. Sono stato il relatore sulla trasparenza, quel grande progetto che ha portato il Commissario Kallas in quest’Aula. La trasparenza non deve evitare il nostro contatto con la vita reale, con i rappresentanti di interessi e non.
Vi ringrazio. Sono sicuro che il Commissario Kallas lo comprende.
Pervenche Berès, relatrice per parere della commissione per i problemi economici e monetari. − (FR) Signor Presidente, signor Commissario, mi trovo in una situazione paradossale, come accaduto in diverse occasioni, quando per esempio il relatore, l’onorevole Pistelli, che era all’avanguardia per quella che di sicuro sarà la posizione del Parlamento europeo sulla trasparenza, è stato purtroppo ignorato dalla nostra commissione. Pertanto, sono soddisfatta di quello che sono certa sarà il nostro risultato finale di oggi. E’ impossibile immaginare i mercati che funzionano in modo adeguato, con la trasparenza che non è nient’altro che la norma fondamentale. Noi legislatori dobbiamo applicare a noi stessi questa regola, in particolare perché sappiamo tutti fin troppo bene che nel nostro processo legislativo, e mi rivolgo al precedente oratore, i nostri rapporti con i rappresentanti esterni, che si tratti di gruppi di interesse o organizzazioni religiose, e con questo mi rivolgo all’onorevole Friedrich, svolgono un ruolo decisivo nel processo legislativo europeo. È nostro dovere essere da esempio in questo ambito, compreso il dirigersi verso la garanzia di un impiego sistematico dell’idea di “impronta legislativa”, che ritengo sarebbe estremamente benefico.
Claude Turmes, relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. − (DE) Signor Presidente, senza trasparenza, non può esistere democrazia europea. Bruxelles ha già la reputazione di consentire alle grandi imprese di dare ordini e agire dietro le quinte. Questo è pericoloso per il progetto europeo, ed è una questione che preoccupa molto me a livello personale e tutti i Verdi. Come Parlamento europeo, abbiamo quindi la responsabilità di mostrare le nostre intenzioni agli elettori nella corsa alle prossime elezioni europee. Ci troviamo dinanzi a una valida relazione, ma ci sono forze oscure al lavoro che vogliono eliminare due degli elementi principali in essa contenuti.
In primo luogo, vogliono evitare la trasparenza finanziaria. In mancanza di quest’ultima, non potremo mai essere sicuri di chi si nasconde realmente dietro le campagne. Sono stupito nello scoprire che è in realtà il gruppo socialista a opporsi alla trasparenza finanziaria e che sta pertanto minacciando uno di questi elementi fondamentali. Per quanto riguarda il secondo di questi elementi in pericolo, ci sono persone in quest’Aula che suppongono che gli avvocati non dovrebbero essere considerati lobbisti, anche se non stanno difendendo persone in tribunale, ma cercando di agire di nascosto per influenzare la legislazione in Europa.
Cito da un sito web di uno studio associato di Bruxelles. Lo dice poiché non siamo attualmente considerati lobbisti secondo l’attuale normativa,
(EN) “Quindi far rappresentare i propri interessi dagli avvocati sarà sempre più efficace e gli obiettivi avranno maggiore probabilità di essere raggiunti con un sostegno legale. Alber & Geiger, come studio associato specializzato nella rappresentanza degli interessi e le relazioni governative, sarà al vostro fianco per assistervi nel raggiungimento dei vostri obiettivi nell’Unione europea.”
(DE) Come vedete, persino gli studi legali ammettono di essere lobbisti. Onorevoli colleghi, questo è inammissibile. Se permettiamo che ciò accada, comprometteremo la nostra credibilità.
Diana Wallis, relatore per parere della commissione giuridica. − (EN) Signor Presidente, la commissione giuridica ha sostenuto in maniera netta l’iniziativa della Commissione e la posizione del relatore. Credo che abbiamo sostenuto senza dubbio che dovrebbe esserci anche un approccio coordinato tra tutte le istituzioni. Tuttavia, detto questo, desideriamo sottolineare la particolare apertura di questa istituzione quale organo decisionale democratico nonché che i lobbisti dovrebbero essere trattati equamente. In questo senso, nel lungo periodo, vorremmo muoverci in direzione di un registro obbligatorio in cui tutti vengono trattati su un piano paritario.
Vorrei tornare, se posso, alla questione degli avvocati considerati lobbisti, che l’onorevole Turmes ha appena sollevato. C’è un problema su tale aspetto, e desidero domandare a tutti di essere prudenti riguardo alla definizione, con molte sfumature, che la commissione giuridica ha fornito in merito al fatto di stabilire quando un avvocato è un avvocato e quando un avvocato è un lobbista. Tale definizione è stata esaminata molto attentamente, e vorrei chiedere che sia una di quelle da prendere in considerazione.
Søren Bo Søndergaard, relatore per parere della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni. − (DA) Signor Presidente, la relazione che stiamo esaminando in quest’Aula è valida. È un passo nella giusta direzione, non grande, ma pur sempre un passo. Occorre anche agire, non perché tutto il lobbismo sia dannoso, o perché tutti i lobbisti sono il demonio, ma perché è del tutto inaccettabile che il lobbismo abbia una così importante influenza senza che vi siano norme vincolanti su uno spazio di massima apertura. I rappresentanti di interessi hanno un’influenza importante nel sistema dell’Unione europea. Ciò è palese guardando gli importi spesi per lobbismo e il numero di lobbisti in giro.
Tuttavia, se aveste l’intenzione di adottare la proposta di emendamento, che è in parte un ampliamento della dichiarazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, la relazione potrebbe essere migliore e i controlli sui rappresentanti di interessi rafforzati. Dobbiamo disporre di un registro comune obbligatorio, che garantisca piena chiarezza e totale trasparenza per quanto riguarda la quantità di risorse spese per lobbismo. Dobbiamo disporre di un registro e un codice etico di condotta per tutti i rappresentanti di interessi, comprese le società legali che fungono da lobbisti, che possano entrare in vigore prima delle elezioni del 2009. Dobbiamo svolgere controlli efficaci e imporre sanzioni evidenti a coloro che violano le norme adottate.
Tuttavia, occorre anche guardare al nostro interno. Bisogna essere in due per ballare il tango. Proponiamo pertanto che i lobbisti siano obbligati a divulgare le stesse informazioni sulle spese di un singolo deputato che quest’ultimo deve dichiarare sulla sua dichiarazione dei redditi. Un controllo leggermente maggiore su noi stessi non danneggerebbe la nostra reputazione tra l’elettorato.
Philip Bradbourn, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, quest’Assemblea dovrebbe accogliere con favore ogni iniziativa che accresca la trasparenza delle istituzioni comunitarie, motivo per cui sostengo le proposte che ci sono state presentate oggi.
Tuttavia, dobbiamo garantire che venga tenuta in considerazione anche la natura del lavoro di ogni istituzione. Su questo punto il Parlamento opera in un modo completamente diverso dal Consiglio e a un livello differente nel processo legislativo rispetto alla Commissione. Tenuto conto di questo, un registro unico comune per tutte le istituzioni sarebbe, secondo me, molto difficile da realizzare e istituirebbe di fatto una procedura molto burocratica per la richiesta di adesione nel momento in cui si esercita pressione solo sul Parlamento. Siamo inoltre un’istituzione autonoma e credo pertanto che non sia appropriato che altre istituzioni ci impongano le nostre politiche in quest’ambito.
Desidero inoltre sollevare una questione che è stata in precedenza posta all’attenzione di quest’Aula da numerosi colleghi: in quale modo le ONG, in modo particolare, vengono finanziate dalla Commissione e, in cambio, impiegano questo denaro per influenzare gli eurodeputati ad assumere determinate posizioni. Se il risultato finale della nostra discussione è accrescere la trasparenza, l’Assemblea deve disporre di una certa quantità di dati sensibili non commerciabili sul modo in cui vengono finanziate queste organizzazioni che esercitano pressione su di noi.
Su un aspetto più generale, esprimo preoccupazione per il libero accesso che hanno alcuni lobbisti nei discorsi degli uffici degli eurodeputati. Una volta nell’edificio, le persone sono libere di camminare in giro e non hanno alcun limite di accesso agli uffici privati. Avere il diritto di circolare liberamente nell’edificio non ha niente a che fare con la trasparenza, ma conduce a pratiche illecite da parte di alcuni. Sono sicuro che i colleghi abbiano tutti avuto questa esperienza. In molti dei nostri parlamenti nazionali, vi sono degli spazi riservati ai rappresentanti di interessi in cui questi ultimi, dietro appuntamento, possono essere accolti e scortati negli spazi in cui si trovano gli uffici dei deputati. Dal mio punto di vista, dovremmo cercare di attuare un sistema analogo. Nel complesso, mi fa piacere vedere che il Parlamento si occupa della questione della trasparenza, ma dobbiamo garantire anche che le organizzazioni di lobbisti siano trasparenti quanto noi.
Carlos Carnero González, a nome del gruppo PSE. – (ES) Signor Presidente, innanzi tutto, a nome del gruppo socialista, devo dire che sostengo la relazione sulla quale discutiamo stamane e che probabilmente adotteremo più tardi in plenaria.
Ritengo questo rappresenti un passo importante verso la trasparenza e il controllo in un ambito senza dubbio avvolto da molte leggende. I rappresentanti di interessi non sono buoni o cattivi per definizione; ciò dipende dal modo in cui agiscono e da come vengono controllati.
Devo dire che noi socialisti siamo stati all’avanguardia sin dall’inizio nel rafforzamento della trasparenza e del controllo e, di conseguenza, della democrazia, per quanto riguarda i lobbisti.
Onorevole Turmes, sembra che lei sia fissato con il gruppo socialista. Si concentri su altri gruppi. Mi domando, la commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare decide, per suo parere, di criticare il gruppo socialista? Lei parla a nome della commissione per l’ambiente. Le chiederei cortesemente di fornire la sua personale opinione su altri gruppi quando parla a suo nome e non a nome di una commissione.
Riteniamo che la definizione di lobbisti contenuta nella relazione sia corretta, anche se avremmo gradito una maggiore differenziazione. Le società private volte al profitto sono chiaramente una cosa diversa dalle organizzazioni non governative o dalle federazioni sindacali.
Tuttavia, l’impronta è legislativa. Il registro comune e obbligatorio e il codice di condotta, le sanzioni corrispondenti e l’informazione finanziaria sono questioni fondamentali che sono state giustamente inserite nella presente relazione.
Desidero inoltre richiamare la sua attenzione, onorevole Turmes, sul fatto che lei insiste che noi socialisti siamo contrari all’informazione finanziaria, mentre alcuni degli emendamenti del suo gruppo fissano limiti a questa informazione, laddove noi non desideriamo alcun limite.
Vorremmo inoltre che entri in vigore prima delle elezioni europee del 2009 e che il previsto gruppo di lavoro completi le sue deliberazioni entro la fine del 2008.
Sa, per esempio, che il gruppo socialista sosterrà due dei suoi emendamenti su questo argomento? Probabilmente non ne è al corrente.
Realtà e leggenda si mischiano in questa questione, ma noi socialisti, essendo stati in prima linea nella lotta per la trasparenza e il controllo, non consentiremo a nessuno di perpetrare la falsa leggenda che abbiamo un’agenda nascosta. Abbiamo un ordine del giorno aperto che coinvolge i cittadini e la trasparenza nell’Unione europea.
Anneli Jäätteenmäki, a nome del gruppo ALDE. – (FI) Signor Presidente, onorevoli colleghi, l’aumento del potere del Parlamento europeo in virtù del Trattato di Lisbona incoraggerà l’obiettivo di maggiore apertura nel lavoro legislativo. E’ di vitale importanza che il lavoro dell’Unione europea sia trasparente e che il pubblico sappia chi ha avuto voce in capitolo nel contenuto delle norme. Il fine della registrazione non è limitare o ostacolare il lavoro dei lobbisti. Il loro lavoro è importante. Il sistema attuale di registrazione dei rappresentanti di interessi nel Parlamento europeo, tuttavia, è soprattutto un problema di sicurezza che non uno di apertura.
La relazione della commissione per gli affari costituzionali è cambiata molto dalle prime versioni presentate dal relatore precedente, l’attuale ministro degli Esteri finlandese Alexander Stubb. Sono particolarmente soddisfatta, al pari del mio gruppo, che le parole della relazione siano adesso molto più efficaci di quanto non fossero inizialmente e che stia per essere creato il sistema obbligatorio di registrazione sostenuto dal mio gruppo, poiché dimostra imparzialità.
Desidero fare riferimento all’emendamento n. 3, che è stato già discusso in quest’Aula. Alcuni dei deputati del mio gruppo lo appoggiano ma, come affermato dall’attuale relatore, con il quale concordo, le chiese non sono lobby. Su questa questione il mio gruppo è diviso e probabilmente voterà in due modi.
La relazione della commissione per gli affari costituzionali propone che il relatore possa allegare un elenco alla sua relazione dei rappresentanti di interessi registrati che sono stati consultati nel corso dell’elaborazione del testo. Auspico che in futuro questa diventerà una pratica ufficiale. Porterebbe i relatori ad ascoltare in modo obiettivo le diverse opinioni espresse. In questo modo si scoprirebbe anche se qualcuno mangia direttamente dal piatto di un altro.
Ryszard Czarnecki, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, sono lieto di avere l’opportunità di prendere la parola dopo l’ex Presidente della Finlandia poiché discutiamo in merito a una relazione dell’attuale ministro degli Esteri finlandese, Alexander Stubb, che fino a poco tempo fa era un deputato di quest’Aula. Il Signore sembra muoversi misteriosamente quando si tratta di parlamentari!
L’ultima relazione delle ONG indica che l’influenza dei lobbisti sul processo decisionale della Commissione europea è diventato un problema serio. Per esempio, i rappresentanti di interessi ricoprono un numero significativo di incarichi nei diversi organi vicini alla Commissione europea. 5 000 lobbisti sui 15 000 che operano a Bruxelles hanno accesso al Parlamento europeo. Questi 5 000 devono operare in conformità di norme molto chiare. La proposta di creare un registro comune di lobbisti è una buona idea, come lo è la minaccia di sanzioni. È giunto davvero il momento che il nostro elettorato sappia chi sono i lobbisti. Gli elettori hanno diritto di sapere in quale modo vengono finanziati i rappresentanti di interessi, e chi di loro tenta di influenzare in vari modi alcune relazioni. La presente relazione è un passo nella giusta direzione. È un tentativo di regolamentare una situazione già esistente.
Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la parola all’ordine dei Verdi-Alleanza libera europea sul rapporto ex Stubb è la trasparenza. È indubbio che esista una tendenza – e abbiamo ascoltato qui alcuni dei suoi rappresentanti – a sottovalutare, probabilmente in buona fede, gli effetti e l’efficacia del lavoro delle lobby, perfino in modi in cui nessuno di noi deputati seri, in buona fede, simpatici e rispettosi anche degli altri possiamo anche immaginare. I fatti sono chiari e vengono fuori di nuovo tutti i giorni: per esempio, da qualche settimana sappiamo che ci sono 34 funzionari dentro la Commissione che sono direttamente pagati da imprese private.
Da una ricerca recentemente conclusa è emerso che la maggior parte dei gruppi – se ne sono esclusi solamente uno che è il mio ma probabilmente anche altri – che praticamente la maggior parte degli emendamenti presentati intorno a Reach hanno una provenienza di lobby. Poi emerge che tra i funzionari che assistono i lavori dei parlamentari, ce ne sono alcuni in alcune commissioni che lavorano o che hanno lavorato per delle imprese che oggi vengono a lavorare da noi come esperti nazionali e ovviamente i deputati non lo sanno.
Quindi diciamo che la questione delle lobby non è finita con il lavoro che stiamo facendo oggi e credo che il lavoro del Commissario Kallas non è finito con il rapporto che adottiamo oggi. È per questo che noi abbiamo assolutamente sostenuto in modo convinto tutti quegli emendamenti e tutto quel lavoro che è stato fatto da tutti, anche dal gruppo socialista, anche dal gruppo del GUE e anche dal gruppo dei Liberali, intorno a quegli emendamenti e a quei testi che tendono a migliorare questa situazione e a rendere la trasparenza più semplice.
Però ci sono ancora dei problemi rispetto a questa relazione Stubb che noi speriamo di riuscire a risolvere con il voto. Il primo è il tema degli avvocati: gli avvocati quando lavorano con noi e cercano di influenzare la legislazione sono lobbisti, anche quando danno un parere giuridico. Noi speriamo che questo emendamento venga respinto.
Poi c’è il tema ovviamente della definizione di quando questo codice di condotta dovrebbe entrare in vigore – e deve farlo assolutamente prima delle elezioni europee prossime perché altrimenti siamo ripartiti per un altro tema, per un altro periodo di tempo eccessivamente lungo.
Infine, presidente, io penso che la questione delle lobby non possa assolutamente essere risolta dicendo che a noi non piace, che noi criminalizziamo le lobby, però noi pensiamo che il problema della trasparenza è di sapere chi sono le persone che sono davanti a noi, che cosa fanno e chi le paga – quindi il problema della financial disclosure – sia un tema che in questa relazione non è probabilmente ancora chiarissimo ma che lo potrà diventare e su questo sono d’accordo con l’onorevole Carnero con il lavoro che dovrà fare il gruppo di lavoro che sarà istituito.
Sylvia-Yvonne Kaufmann, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, di certo non si dovrebbe fare dei lobbisti un capro espiatorio. È di sicuro perfettamente legittimo, in una solida democrazia, che i vari gruppi nella società rappresentino i loro interessi e preoccupazioni in modo proattivo e facciano presenti tali interessi nei processi sociali. È inoltre del tutto legittimo che sottopongano tali questioni agli uomini e alle donne nelle istituzioni che elaborano e prendono decisioni. Infatti, in qualità di legislatori, abbiamo il dovere di informarci a vicenda nel modo più completo e preciso possibile prima di prendere decisioni su qualsiasi iniziativa di legge della quale ci stiamo occupando, nonché di tener conto delle preoccupazioni delle parti interessate con tutti i loro punti di vista divergenti. È inoltre evidente, tuttavia, che la trasparenza è essenziale al fine di garantire l’equa rappresentanza degli interessi, ed è fondamentale per la credibilità dell’Unione europea. Questo è il motivo per cui il mio gruppo ritiene che le tre istituzioni debbano finalmente stabilire norme chiare da applicare a tutti i rappresentanti di interessi. Secondo noi, si è atteso troppo.
Abbiamo il dovere di dimostrare molto chiaramente ai nostri cittadini che le istituzioni dell’Unione europea non agiscono come complici di “forze oscure”. Pertanto, i lobbisti dovrebbero essere indotti a divulgare pubblicamente gli interessi di chi rappresentano, quali sono i loro obiettivi e, soprattutto, da dove provengono i loro finanziamenti.
Jens-Peter Bonde, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, il gruppo di lavoro del Parlamento sulla riforma è stato a Washington per studiare il Congresso degli Stati Uniti.
Abbiamo osservato che tutti i lobbisti devono registrare la loro funzione e il loro reddito percepito dai diversi clienti. Negli Stati Uniti e in Canada è obbligatorio e non volontario, come propone la Commissione. Abbiamo inoltre constatato il modo in cui ciascun membro del Congresso abbia documentato il proprio bilancio, compresa ogni tazza di caffè pagata. Se possono farlo loro, perché non possiamo farlo noi? Per quale motivo non possiamo essere completamente trasparenti con le nostre indennità di segreteria nel Parlamento europeo e poi chiediamo trasparenza nelle altre istituzioni?
Nell’ultima riunione della Conferenza dei Presidenti abbiamo appreso del lobbismo organizzato nella nostra Aula. In una stanza molto bella e spaziosa al quinto piano dell’edificio Spinelli, 28 multinazionali hanno i loro uffici, numeri telefonici e indirizzi di posta elettronica pagati dal Parlamento. Questo può essere un ottimo sistema per collegare le imprese agli eurodeputati, ma nessuno ci ha presentato questa proposta; è stato deciso alle nostre spalle.
Mancano le opinioni delle piccole e medie imprese; mancano le opinioni dei consumatori, dei sindacati, delle organizzazioni ecologiche. Può essere una buona idea affittare strutture alle lobby, ma tutti dovrebbero essere invitati e un comitato eletto potrebbe vigilare sulle attività.
Le multinazionali non sono quelle che hanno più bisogno del nostro sostegno finanziario. Il sostegno al sistema è stato selezionato e non eletto dai diversi gruppi politici. Spero che questo sia l’ultimo scandalo lobbistico al quale rimedierete.
Questo è il mio ultimo intervento al Parlamento europeo. Se potessi esprimere un desiderio, sarebbe l’adozione della proposta della Convenzione firmata da 23 governi e da ogni singolo deputato dei parlamenti nazionali, ogni europarlamentare tranne uno: rendere tutti i documenti e le riunioni aperti a meno che non si decida per una deroga ragionevole. Tale semplice proposta risolverebbe la maggior parte dei problemi che inducono al lobbismo.
Saremmo quindi in grado di vedere cosa ci scrivono e cosa scrivono alla Commissione e parteciperemmo alle decisioni senza ostacolare la trasparenza, così sapremmo che cosa ci viene nascosto e perché. Abbiamo bisogno che i lobbisti propongano e migliorino le norme. Ci occorre la loro conoscenza e il loro consiglio nonché l’argomentazione opposta di altri interessi. Abbiamo bisogno di informazioni equilibrate e pluraliste poiché siamo stati eletti per servire i cittadini in modo equo.
Presidente. − La ringrazio, onorevole Bonde. Sono sicuro che molti colleghi le augurano tutto il meglio per il suo pensionamento.
Non possiamo essere sempre d’accordo con quello che dice, ma vale sempre la pena ascoltarla.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, non è un segreto che viviamo in un’Unione europea in cui gli avvenimenti aggirano i cittadini e vanno sempre di più a vantaggio delle importanti società. Ciò è indubbiamente dovuto, in primo luogo e soprattutto, all’influenza dei rappresentanti di interessi al Parlamento, nella Commissione e nel Consiglio. Chi si sorprenderebbe, quindi, nel sentire che la Convenzione adriatico-alpina, così impopolare tra la costosa lobby, non sia ancora stata attuata? Chi si sorprenderebbe nel sentire che un numero sempre maggiore di piccole e medie imprese è costretto a gettare la spugna perché sommerso dalla burocrazia e dalle normative, e perché letteralmente privato di qualsiasi sostegno dalle opportunità disponibili di finanziamento, mentre i giganti industriali, le multinazionali, comprendono fin troppo bene il modo in cui sfruttare tali opportunità e, come cavallette, delocalizzano continuamente da uno Stato membro all’altro, lasciando una scia di posti di lavoro distrutti sul loro cammino?
Prendiamo quale esempio il dibattito e il processo decisionale sull’argomento tanto discusso e conteso del progetto di legge REACH, cha ha l’obiettivo di aumentare l’impiego sicuro delle sostanze chimiche: se i cittadini sapessero che sui 132 emendamenti proposti, 32 erano identici e accompagnati da raccomandazioni scritte dalle associazioni delle industrie chimiche, se i cittadini o sapessero, perderebbero sicuramente fiducia nell’Europa, e avrebbero la sensazione che i responsabili politici europei sono lì semplicemente per eseguire gli ordini delle multinazionali.
Se vogliamo evitarlo, se vogliamo frenare il crescente euroscetticismo, dobbiamo raggiungere una situazione in cui sia chiaro chi sta influenzando il processo decisionale europeo, chi sta esercitando pressioni a nome dei donatori e chi sono questi ultimi, nonché chi sta cercando di influenzare il processo legislativo.
Reinhard Rack (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, numero uno: ci congratuliamo con Alexander Stubb per la sua nomina a ministro degli Esteri in Finlandia. Numero due: ci congratuliamo con l’onorevole Ingo Friedrich e lo ringraziamo per essersi fatto carico della relazione e, per averla portata, si spera, a un esito positivo questo pomeriggio. Numero tre: sosteniamo il concetto e l’orientamento della relazione Stubb/Friedrich. Ma...
(DE) Proseguirò adesso in tedesco. Dopo questo doppio tributo ad Alexander Stubb, è necessario un “ma”. È positivo disporre di norme sul lobbismo, ma in Parlamento abbiamo già norme valide, e non sono del tutto sicuro che questo tentativo di raggiungere un accordo combinato sia davvero una mossa saggia. La trasparenza è qualcosa di positivo, ma non può fare miracoli, in particolare se è di natura frammentaria.
La registrazione e la diffusione degli interessi finanziari dei lobbisti registrati vanno molto bene, ma che dire circa i numerosi scrittori di lettere, esperti, e altri nostri contatti? Come dovremmo trattarli? Tutti loro dovrebbero essere registrati in futuro, e divulgare i loro interessi finanziari? Mi auguro di no!
Ci sono poi le eccezioni: in particolare, sono proposte due eccezioni in due degli emendamenti che di certo non promuovono la trasparenza. L’emendamento n. 3 che è già stato citato, il cui obiettivo è di creare una situazione in cui le chiese saranno considerate lobby ufficiali. Dal mio punto di vista, non si tratta di trasparenza; è semplicemente lo specchio di un’attitudine anticlericale, cui dovremmo dire di no.
Un simile tentativo viene compiuto nell’emendamento n. 10, in particolare per raggiungere un accordo, attraverso un’eccezione all’eccezione, che non serve neanche al problema in questione. In realtà, è semplicemente un tentativo di penalizzare alcuni settori. Dovremmo garantire che disponiamo di un sistema trasparente e che lo miglioriamo. Tuttavia, non dovremmo presumere dall’inizio che questo rappresenti adesso una sfida importante rispetto alla situazione attuale.
Richard Corbett (PSE). – (EN) Signor Presidente, possiamo essere orgogliosi del fatto che il Parlamento europeo sia già per molti aspetti all’avanguardia, se paragonato ad alcuni parlamenti nazionali, per quanto riguarda il modo in cui affrontiamo tali questioni. Abbiamo già un registro degli interessi. Abbiamo un codice di condotta per i lobbisti, e abbiamo il divieto assoluto per gli eurodeputati di ricevere regali. Questo è positivo. La questione adesso è se possiamo estendere questo sistema ad altre istituzioni. Desideriamo avviare negoziati per tentare di farlo, di cercare e raggiungere un accordo, poiché sarebbe meglio e, inoltre, se possiamo aggiornare i criteri ed essere ancora di più all’avanguardia dell’apertura e della trasparenza.
Il mio gruppo è a favore della relazione, che tenta di fare ciò. Appoggiamo inoltre molti degli emendamenti che migliorerebbero il testo e accrescerebbero di fatto i criteri di trasparenza. Sosteniamo anche alcuni degli emendamenti del gruppo dei Verdi, tranne un emendamento che limiterebbe in realtà il modo in cui è scritto e fisserebbe una soglia al requisito di trasparenza.
Pertanto, mi sono alquanto stupito nel sentire il portavoce della commissione per l’ambiente accusare il gruppo socialista di essere meno trasparente dei Verdi, mentre in realtà i Verdi hanno un emendamento che, se lo leggete alla lettera, porrebbe realmente un limite al criterio di trasparenza. Questa è la posizione del nostro gruppo. Siamo in prima linea per l’apertura e la trasparenza su questo argomento, e respingiamo con decisione le accuse infondate alla nostra posizione da parte di gruppi che cercano di ritrarsi di fronte all’opinione pubblica come modelli di tutto questo, prima di chiunque altro, mentre non lo sono.
Luca Romagnoli (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, concordo che occorra un registro obbligatorio, un registro accompagnato da un codice di condotta per i lobbisti, ma che sia valido per tutte le istituzioni e soprattutto – mi permetto – per la Commissione. È ovviamente indispensabile che il codice etico preveda sanzioni in caso di scorrettezza e l’obbligo di trasparenza finanziaria. È opportuno che questi strumenti siano accessibili facilmente e quindi consultabili tramite Internet, mi sembra ottimale.
La relazione Friedrich riconosce che migliaia di lobbisti cercano di influenzare le decisioni delle istituzioni, anche se va riconosciuto tutto sommato che in varie occasioni informano e dettagliano i parlamentari su diversi aspetti dei provvedimenti. Personalmente, e chi mi conosce lo sa, non sono affatto incline ad essere influenzato da chicchessia, ma ciò non toglie che per garantire decisioni indipendenti, per vigilare sulle attività che spesso intendono influenzare anche sull’attribuzione dei fondi comunitari e sul controllo e l’applicazione della legislazione, è necessario operare nell’assoluto rispetto di criteri etici rigorosi. Pertanto voterò a favore della relazione Fredrich.
Astrid Lulling (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, al fine di mettere in chiaro alcune incomprensioni e correggere le dichiarazioni populiste di alcuni deputati in quest’Aula e nella stampa, vorrei precisare anche, nel mio ruolo di questore, che il Parlamento europeo dispone di norme per disciplinare i nostri rapporti con i lobbisti da 12 anni. Tali norme, delineate nell’articolo 9, paragrafo 4, del Regolamento (che varrebbe la pena leggere almeno una volta!) sanciscono che l’accesso dei lobbisti al Parlamento europeo è controllato, regolato da lasciapassare. Per ottenerlo, i lobbisti devono compilare un modulo di accreditamento e fornire una caratteristica di riferimento nonché una lettera firmata dalla polizia. Il Parlamento europeo conserva un registro di tutti i rappresentanti di interesse, pubblicato sul sito del Parlamento europeo. I lobbisti accreditati devono inoltre rispettare un codice di condotta. L’onorevole Frassoni e altri stanno pertanto parlando di ovvietà. Ogni violazione a tale codice è punita con il ritiro del lasciapassare e l’esclusione dal registro.
Per quanto riguarda la proposta di un registro unico, non credo ve ne sia qualche necessità con la Commissione poiché quest’ultima e il Parlamento operano in modi completamente diversi e, di conseguenza, hanno rapporti diversi con il lobbisti. Nell’interesse della separazione dei poteri a livello europeo, il Parlamento deve a tutti i costi continuare a essere l’unico organismo responsabile per il suo Regolamento. La Commissione può copiare il nostro eccellente sistema ma dobbiamo avere l’ultima parola quando si tratta del nostro Regolamento. La relazione adotta un approccio prudente a questo registro, e io lo condivido.
Per quanto riguarda l’informazione finanziaria, non vedo il motivo per cui i lobbisti accreditati dovrebbero essere tenuti a fornire informazioni finanziarie dettagliate che indicano la fonte del loro finanziamento e lo stanziamento di queste risorse. Una simile disposizione sarebbe del tutto impraticabile e controproducente. Ritengo inoltre che la portata del lobbismo non si rifletta sempre nei mezzi finanziari. Anche la buona reputazione di un’organizzazione e il livello di professionalità sono essenziali. Sono completamente d’accordo con la descrizione di lobbismo fornita al considerando D della relazione. Devo congratularmi con il nostro ex collega, Alexander Stubb, con il quale ho collaborato molto su questa questione, e desidero prendere completamente le distanze dalle accuse indiscriminate formulate dai Verdi che sono intervenuti in questa discussione.
Presidente. − Ho imparato molto tempo fa che è inutile cercare di interrompere l’onorevole Lulling mentre sta parlando.
(Si ride)
Jo Leinen (PSE). – (DE) Signor Presidente, più la nostra onorevole collega parla, più occasioni di attacco ci offre. La commissione desidera disporre di un sistema comune in vigore a Bruxelles, perché i cittadini non fanno distinzioni tra Parlamento, Commissione e Consiglio. Secondo loro, è solo Bruxelles; è l’Unione europea! Ritengo che un sistema comune sarebbe positivo e, Commissario Kallas, le chiediamo di consentire al gruppo di lavoro di riunirsi rapidamente dopo la discussione odierna e redigere norme comuni che lascerebbero alla singola istituzione il requisito di autonomia per prendere le proprie decisioni.
Vorrei che anche il Consiglio venga coinvolto. Il Consiglio è un organo legislativo, come lo siamo noi, e di certo il lobbismo svolge il suo ruolo anche nelle sue fila. Per questo motivo, la richiesta di partecipare a questa iniziativa è rivolta anche al Consiglio.
Nel complesso, desideriamo un nuovo sistema di trasparenza, una nuova cultura di trasparenza a Bruxelles, affinché noi possiamo quindi dimostrare apertura e costruire fiducia. Il lobbismo è positivo, e la rappresentanza degli interessi deve ovviamente avere luogo, ma le regole devono essere chiare. Deve essere un processo equo e onesto. Dobbiamo garantire, soprattutto, che non si tratta di vendere opinioni.
Con la decisione odierna, stiamo compiendo un importante passo avanti; questo è certo. Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare, poiché gli errori si trovano nei dettagli, per esempio in domande come: chi è un lobbista? La definizione che abbiamo fornito nella relazione è molto ampia. In sostanza, diciamo che un lobbista è qualcuno che cerca di influenzarci. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni. I comuni, le regioni, le parti sociali, i partiti politici: tutte queste sono istituzioni contenute nei Trattati. Sono coinvolte anche nel lobbismo, ma non sono definite come lobby nel nostro sistema. Dovremo definire i limiti anche di avvocati e chiese. Queste sono questioni ancora da risolvere.
Ritengo che l’informazione finanziaria sia importante, onorevole Lulling. Questo è il nuovo passo avanti che è mancato sinora. Il denaro non è tutto, ma viene impiegato per molti scopi. È giunto il momento di iniziare a lavorare, e desidero ringraziare Alexander Stubb e l’onorevole Friedrich nonché, ovviamente, tutti gli altri che hanno contribuito sinora a questo processo.
Costas Botopoulos (PSE). – (EL) Signor Presidente, ritengo che l’argomento di cui oggi stiamo discutendo sia estremamente interessante. Dovrei dire che per una volta il Parlamento europeo sta mostrando la strada su una questione ancora non completamente affrontata nei nostri parlamenti nazionali, ancor meno nel parlamento greco, e per la quale non è stata trovata alcuna soluzione.
Ci sono tre problemi politici importanti coinvolti in essa. Primo, in quale modo occuparsi della questione? Abbiamo timore di come i lobbisti non ufficiali si occupano dei loro affari o stiamo cercando di lavorare in modo trasparente?
Ritengo che dobbiamo fare come segue. Dobbiamo operare in modo trasparente; non dobbiamo aver paura dei lobbisti o della loro esistenza, e dobbiamo delineare alcune norme.
Secondo, qual è il modo migliore di realizzare la trasparenza? La risposta è con norme molto rigide, che regolino persino le somme di denaro, o in un quadro generalmente vincolante. Devo sottolineare su questo punto che il registro potrebbe essere molto utile se obbligatorio e condiviso dalle tre istituzioni comunitarie.
Terzo, stiamo parlando di gruppi che operano non ufficialmente, ma nel contesto di un processo istituzionale. È fondamentale distinguere tra tipi diversi di lobbisti. Greenpeace e Shell non hanno nulla in comune quando agiscono come lobby. Per questo motivo è essenziale fare una distinzione, almeno nel registro.
Zita Pleštinská (PPE-DE). – (SK) Il lobbismo è una parte legittima di ogni sistema democratico. Ovunque la democrazia non intenda diventare anarchia, devono essere applicate norme chiare anche al lobbismo.
Le lobby americane ritengono che le leggi per loro siano troppo severe; dall’altro lato, nei nuovi Stati membri, non esistono regole, al punto che spesso le persone pensano che il lobbismo abbia degli effetti oscuri negativi. Pertanto, il nuovo modello dell’Unione europea dovrebbe trovarsi in qualche punto tra questi due estremi.
Secondo me, la proposta di istituire un sistema interistituzionale comune per la registrazione obbligatoria dei lobbisti dell’Unione europea, la divulgazione del contesto finanziario e la “impronta legislativa” contribuirà alla trasparenza delle norme in materia di lobbismo. Tuttavia, ritengo anche che dopo la votazione odierna le chiese rimarranno nostri partner e non verranno classificate come gruppi di lobby.
Sono convinta che la relazione Stubb/Friedrich eliminerà tutti i tipi di pregiudizi e opinioni negative sul lobbismo e che i cittadini europei guarderanno ai lobbisti come a degli specialisti che portano conoscenza sulla base di un’esperienza pratica, contribuendo ad evitare che la normativa europea abbia un impatto negativo.
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (PSE). – (PL) Signor Presidente, il lobbismo nelle istituzioni europee è una questione complessa. Da una parte, l’accesso alle attività delle istituzioni è una conseguenza del principio di trasparenza delle loro operazioni sancito nei Trattati fondamentali. È inoltre un modo di colmare il vuoto che comprende il cosiddetto deficit democratico, in quanto le organizzazioni di esperti forniscono valide valutazioni professionali che hanno un impatto vantaggioso sulla qualità della normativa europea.
Dall’altra parte, tuttavia, le grandi corporazioni internazionali possono ricorrere a società di lobby specializzate al fine di influenzare il lavoro delle istituzioni, con l’obiettivo di promuovere soprattutto gli interessi delle corporazioni stesse.
Il problema del lobbismo al Parlamento europeo sta acquisendo importanza poiché le competenze di quest’Aula aumentano. Pertanto, dovremmo sostenere l’iniziativa della Commissione che propone un lavoro cooperativo interistituzionale inteso a definire un quadro operativo per i lobbisti, compresa la creazione di un registro comune dei lobbisti. Il principio di trasparenza conformemente al quale i lobbisti possono accedere al lavoro delle istituzioni dovrebbe inoltre essere applicato agli stessi lobbisti. La registrazione volontaria non è sufficiente. Dovrebbe diventare obbligatoria per i lobbisti che intendono ottenere l’accesso alle istituzioni dell’Unione europea.
Paul Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, sono membro del Parlamento europeo da dodici anni. Devo dire che ritengo di dover ringraziare molti dei rappresentanti di interessi, perché hanno dimostrato di essere una notevole fonte di professionalità nel nostro lavoro quotidiano. Dal mio punto di vista, è sempre positivo per i deputati ascoltare tutte le parti e tenere la loro porta aperta ai cittadini.
Se attualmente ci sono 5 000 lobbisti registrati in Parlamento (alcuni dei quali sono riconoscibili dai loro lasciapassare e sono accreditati o certificati, come dovrebbe essere), si contano quindi in media sei rappresentanti di interessi per ciascun deputato. Ritengo sia estremamente importante per noi utilizzare questa professionalità in modo appropriato nel nostro lavoro legislativo, per il fatto che i parlamentari non possono essere specialisti in tutti i campi. Questo è il motivo per cui è importante ascoltare i professionisti e riconoscere che in realtà i lobbisti migliorano il nostro lavoro parlamentare.
Carl Schlyter (Verts/ALE). – (SV) Signor Presidente, come ha precisato l’onorevole Bonde, l’Europa è una delle regioni più sottosviluppate al mondo per quanto riguarda le norme in materia di lobbismo. Tuttavia, oggi possiamo migliorare le cose sostenendo l’emendamento che chiede un registro obbligatorio per gli interessi finanziari e vere sanzioni per coloro che infrangono le norme. Inoltre, dobbiamo chiarire che cosa stanno facendo in realtà queste persone che lavorano in Commissione e sono retribuite dall’esterno.
Come molte persone hanno sottolineato, il lobbismo non è in sé negativo, ma il problema è che quando centralizziamo le decisioni diventa semplice per le grandi imprese trasformare il potere economico in potere politico. Almeno quattro lobbisti su cinque sono pagati da grandi aziende. Questo disequilibrio si ripercuote sulla nostra normativa. La trasparenza deve pertanto significare che tutti gli emendamenti ai testi giuridici presentati dai lobbisti devono essere registrati apertamente affinché possiamo verificare chi opera dietro di loro.
Quando il registro di coloro ai quali è consentito entrare in questo edificio sarà aggiornato, chiedo all’onorevole Lulling di garantire che un terzo dei posti venga riservato alle imprese, un terzo alle organizzazioni non governative e un terzo ad altri. Questo ci consentirà di avere un equilibrio.
David Hammerstein (Verts/ALE). – (ES) Signor Presidente, quando parliamo di trasparenza, non possiamo parlare in astratto. I nostri elettori dovrebbero sapere chi siede alla commissione per l’industria la ricerca e l’energia quando discutiamo di REACH o del pacchetto in materia dei telecomunicazioni; dovrebbero sapere chi presenta gli emendamenti; dovrebbero sapere chi elabora molte delle relazioni di questo Parlamento che possono trovare nella pagina web di quest’Aula, e dovrebbero sapere, mediante un registro, chi passa centinaia di ore nei corridoi del Parlamento. Tutto ciò è possibile. Così come dovrebbero sapere chi partecipa alle riunioni di una commissione e alle sessioni plenarie, attraverso il sito web del Parlamento, i nostri elettori dovrebbero sapere quali lobbisti passano centinaia di ore nelle nostre riunioni.
Vogliamo trasparenza, ma desideriamo che sia autentica. Vogliamo che si sappia, dopo la votazione su ciascuna relazione, quali lobbisti hanno presentato gli emendamenti che decidono del nostro futuro, parola per parola, emendamento per emendamento. Grazie.
Siim Kallas, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Signor Presidente, la discussione sul lobbismo è sempre interessante ed emozionante. Mi ha fatto molto piacere ascoltare le osservazioni degli onorevoli deputati, che rispecchiano l’accordo che è stato anche citato in Aula dall’onorevole Leinen: le difficoltà si trovano sempre nei dettagli. Concordo appieno con l’onorevole Frassoni sul fatto che il lavoro non terminerà con questa relazione né con l’apertura dei registri della Commissione.
Posso garantire al Parlamento che siamo molto collaborativi e stiamo facendo tutto ciò che possiamo per avviare questo gruppo interistituzionale e trovare un approccio comune al più presto e nel modo più agevole possibile. Vorrei dire che, dal mio punto di vista, questo registro comune non è una sorta di animale pericoloso che minaccerà tutti. È un pacchetto comune di informazioni, un archivio comune di tutte le informazioni necessarie affinché tutti i rappresentanti interessati non debbano presentare domande diverse per le diverse istituzioni, domande che non sono interoperabili. Questo è il nostro suggerimento per non creare un onere. Ma tutti gli altri dettagli sono stati discussi nel corso degli anni da quando abbiamo iniziato la nostra discussione sull’argomento, nel 2005.
Dirò soltanto, per rispondere a una questione da voi sollevata, che certamente ci sono molti dettagli complessi nella definizione di chi sono i lobbisti e su quale argomento. Nelle nostre discussioni abbiamo incontrato organizzazioni di avvocati. Hanno accettato il nostro approccio in base al quale, quando e se stanno agendo realmente in qualità di lobby, devono dichiararlo come lobbismo e non necessitano di rendere note le loro attività come consulenti legali o qualcosa di simile.
C’è solo una cosa che devo dire in relazione a quanto emerso: la questione relativa al fatto che alcune persone lavorano nella Commissione e ricevono retribuzioni dal settore privato. È conclusa. Abbiamo ancora qualche contratto a termine, ma questa pratica è conclusa.
Ingo Friedrich, relatore. − (DE) Signor Presidente, la ringrazio per quella che è stata, in gran parte, una discussione concentrata e ben informata. Le attività di lobbismo serio e trasparente contribuiscono ad accrescere l’efficacia del processo decisionale. Onorevole Turmes, non ha detto bene affermando che il paragrafo 21 riguarda l’informazione finanziaria. Allo stesso modo, ha sbagliato ad attaccare il gruppo socialista. Mi sento in dovere di sottolinearlo.
Inoltre, per quanto riguarda la questione degli avvocati, non possiamo affermare in modo indiscriminato che tutti gli avvocati sono su richiesta lobbisti perché hanno studiato giurisprudenza e tutto ciò che essa comporta. Abbiamo davanti a noi la definizione corretta: un lobbista è chiunque tenti di influenzare l’elaborazione delle politiche e il processo decisionale delle istituzioni europee, e ciò comprende gli avvocati.
Posso sottolineare un errore di traduzione: “comuni” è stato tradotto in tedesco come “Städte”. Il sistema statunitense è molto dettagliato; talmente dettagliato che alcuni senatori elaborano relazioni di 300 pagine alla fine dell’anno, con il risultato che è quasi impossibile ottenere una comprensione chiara di ciò che sta realmente accadendo in termini di attività delle lobby negli Stati Uniti.
Dal mio punto di vista, è stato interessante che le critiche fondamentali dell’estrema destra e dell’estrema sinistra convergano virtualmente. “Les extrêmes se touchent”, si direbbe in francese, e questa è una situazione tipica. Vogliamo raggiungere una soluzione seria che è un miglioramento rispetto a quanto accade in America, nonché in molti, quasi tutti, gli Stati membri.
Molte grazie, ancora una volta, ad Alexander Stubb. Signor ministro, la pensiamo! Grazie anche per la discussione seria.
Presidente. − Desidero ringraziare l’onorevole Friedrich per essersi incaricato della relazione dell’onorevole Stubb, cui porgiamo le nostre congratulazioni per essere stato nominato ministro degli Esteri finlandese.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà alle 11.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Urszula Gacek (PPE-DE), per iscritto. – (EN) La pluralità di interessi è una caratteristica importante della democrazia. È pertanto legittimo che membri della società si organizzino ed esercitino pressioni per i loro interessi. Tuttavia, il lobbismo conduce al rischio di corruzione dei principi democratici. Il potere delle corporazioni inteso a influenzare i politici può causare un accesso non equo ai processi decisionali e legislativi di fronte al cittadino comune.
Pochissimi paesi europei hanno un lobbismo regolamentato. La presente relazione parlamentare sul lobbismo sarà un considerevole progresso nel rafforzamento della trasparenza, la responsabilità e la partecipazione dei cittadini nel processo democratico a livello europeo. Tuttavia, l’esperienza nei paesi che hanno attuato una normativa in materia di lobbismo dimostra che dovrebbe essere solo una parte di una più ampia serie di disposizioni e linee guida.
Il passo per arrivare da un lobbismo non trasparente alla corruzione e alla distorsione del mercato, a danno di quelle imprese che giocano secondo le regole, è breve.
Il coinvolgimento dei rappresentati dell’industria nella preparazione della presente relazione è ben accolto. Dovrebbero adesso essere sollecitati a prendere l’iniziativa e dimostrare che le corporazioni responsabili hanno un ruolo essenziale da svolgere nel processo di regolamentazione del lobbismo.
Bogdan Golik (PSE), per iscritto. – (PL) Ringraziamenti speciali e congratulazioni sono dovuti non solo al relatore ma anche al Commissario Kallas, che ha svolto un ruolo di guida per quanto riguarda i nuovi regolamenti per i principi relativi al lobbismo. Ciò è particolarmente importante in considerazione delle nuove competenze che il Parlamento acquisirà a seguito dell’adozione del Trattato di Lisbona. Tuttavia, vorrei esprimere la mia preoccupazione rispetto all’efficacia e alla credibilità di un registro volontario di lobbisti. Il registro dovrebbe essere obbligatorio e comune a tutte le istituzioni europee. Ciò nonostante, in base alla sua natura, il Parlamento dovrebbe mantenere la propria autonomia.
La registrazione obbligatoria si dovrebbe applicare all’intera serie di organismi di lobby. Mi riferisco, tra gli altri, ai rappresentanti regionali, alle organizzazioni di settore, agli avvocati che esercitano un ruolo da lobbisti e agli istituti di ricerca. Tutti coloro che esercitano influenza al fine di ottenere vantaggi economici o sociali dovrebbero essere registrati. Il requisito di presentare solo informazioni finanziarie non è sempre affidabile e non consente una valutazione completa da svolgersi come previsto.
Genowefa Grabowska (PSE), per iscritto. – (PL) La regolamentazione del lobbismo dovrebbe certamente essere accolta con favore. Finalmente c’è un’opportunità di cooperazione trasparente tra il Parlamento e i gruppi di interesse, in particolare i lobbisti. Si propone di creare un registro obbligatorio di tutti i lobbisti interessati alla presentazione e alla difesa dei loro interessi nelle istituzioni europee. Tale proposta merita il nostro sostegno. L’accesso al registro consentirebbe ai lobbisti interessati l’ingresso negli edifici del Parlamento europeo, la partecipazione alle riunioni delle commissioni nonché di mettersi in contatto con i deputati nei loro uffici, ma senza disturbare il loro lavoro.
L’efficacia di un lobbismo civilizzato e quindi trasparente dipende tuttavia in gran parte dal comportamento dei lobbisti. Sarà pertanto necessario redigere al contempo un codice di pratica etica per i rappresentanti di interessi.
Il Parlamento dovrebbe inoltre verificare l’attuazione di tali disposizioni, in particolar modo per quanto riguarda il controllo della veridicità delle informazioni contenute nel registro. I lobbisti che forniscono informazioni inadeguate o false dovrebbero essere sanzionati. Le sanzioni imposte dovrebbero essere proporzionate all’illecito e servire quale deterrente, a partire dalla sospensione della registrazione all’esclusione permanente dal registro complessivo.
Non si dovrebbe dimenticare che questa nuova proposta è stata elaborata dal Parlamento europeo di propria iniziativa. La proposta sarà inoltre la dimostrazione molto utile per le altre istituzioni europee e i parlamenti nazionali degli Stati membri dell’Unione europea che non hanno ancora adottato misure in materia.
Roselyne Lefrançois (PSE) , per iscritto. – (FR) Accolgo con favore l’adozione della presente relazione che, dal mio punto di vista, ci consentirà di migliorare in modo significativo i rapporti tra i rappresentanti di interessi e le istituzioni dell’Unione europea.
Anziché cercare di istituire e tenere aggiornato un elenco completo di questi rappresentanti, un compito noioso e forse anche impossibile, si propone, in particolare, di stabilire una definizione globale del termine “lobby”, che garantirà che tutti gli organi che non sono nell’elenco non possano aggirare le norme che abbiamo elaborato.
Un altro importante progresso è l’armonizzazione e la semplificazione del quadro normativo applicabile ai lobbisti, e nello specifico la creazione di un registro unico che sia comune a tutte le istituzioni, che elencherà tutti i lobbisti e, nel lungo periodo, diverrà un riferimento e una garanzia di serietà e credibilità per tutte le organizzazioni accreditate.
Tuttavia, questo registro promuoverà anche una maggiore trasparenza di fronte al grande pubblico, poiché sarà completamente accessibile on line e comprenderà per ogni soggetto tutti i suoi dettagli identificativi, compresi quelli relativi al suo personale, nonché quelli delle informazioni finanziarie pertinenti a esso correlate.
Oltre a questo “sportello unico” e un codice comune di comportamento etico, gli europarlamentari che redigono una relazione avranno l’opportunità di elencare nella relazione i nomi delle organizzazioni che li hanno aiutati nel loro lavoro.
Marian-Jean Marinescu (PPE-DE), per iscritto. – (RO) Consultare e coinvolgere quanti più gruppi di interesse possibile nella redazione, nell’attuazione, e nel controllo dell’applicazione delle norme europee è un requisito obiettivo per il positivo sviluppo del processo legislativo, per correggere gli errori ed evitare le opinioni prevenute.
Il dialogo aperto con i rappresentanti di tutti gli attori coinvolti in questo processo pone le basi del nostro sistema democratico e rappresenta una fonte importante di informazioni, considerato che ciò accade in totale trasparenza.
Per questo motivo, è accolta con favore l’iniziativa di introdurre una “impronta legislativa”, sebbene su base volontaria, per i documenti elaborati sia dalla Commissione che dal Parlamento europeo.
Consultare quante più parti interessate possibile, tra cui le parti antagoniste, nonché rendere lo stesso processo trasparente, è essenziale per elaborare una normativa complessa e onesta che copra tutti gli aspetti del settore, garantendo l’equilibrio e l’armonizzazione efficace di tutti i punti di vista, evitando conflitti di interessi e conseguenti mancanze.
Lo scambio corretto di informazioni sulle organizzazioni lobbistiche legate alle istituzioni europee determinerà, nel lungo termine, non solo la semplificazione del processo normativo, ma anche la cooperazione trasparente ed equa tra Commissione, Parlamento e Consiglio, una cooperazione il cui beneficiario ultimo sarà, senza dubbio, il cittadino europeo.
Katrin Saks (PSE), per iscritto. – (EN) La relazione sul lobbismo di cui stiamo discutendo è un passo importante verso la trasparenza. Nel momento in cui possiamo rendere noto chi è stato consultato in merito a qualsiasi pacchetto normativo, il processo acquisisce legittimità che per noi in quest’Aula è molto importante.
È ugualmente importante garantire che debbano essere registrati tutti gli interessi che si avvicinano al Parlamento. Non possiamo consentire che non si registri ogni scappatoia per qualche interesse. Per una volta, gli avvocati e i gruppi di interesse che partecipano ad attività lobbistiche sono in tutto e per tutto lobby e dovrebbero di conseguenza essere registrati.
In breve, vorrei accogliere con favore la presente relazione, che rappresenta un passo positivo verso una maggiore trasparenza.
Andres Tarand (PSE), per iscritto. – (ET) La relazione presentata da Alexander Stubb è di estrema importanza poiché il numero di lobbisti a Bruxelles sarà presto lo stesso di quello dei funzionari della Commissione europea.
Accolgo con favore il fatto che, a differenza di quest’ultima, il Parlamento sostiene l’idea che un registro dei lobbisti dovrebbe essere obbligatorio. Se così non fosse, la relazione non soddisferebbe il suo obiettivo primario quindi fallirebbe nel suo compito.
Per quanto riguarda la questione dell’inclusione degli avvocati nell’elenco, che è attualmente il principale oggetto del contendere, sono a favore di tale inclusione in un registro obbligatorio. Non vi è ragione di escluderli dal registro perché il lobbismo delle istituzioni dell’Unione europea viene sempre di più esercitato da studi legali. Non si dovrebbe consentire a questi ultimi di classificare semplicemente qualsiasi attività come consulenza legale ed evitare quindi il registro e i requisiti di trasparenza nel lobbismo.
L’idea di uno “sportello unico” per la registrazione è valida. È importante che il Consiglio venga coinvolto nel registro al pari del Parlamento europeo e della Commissione. Nell’interesse dell’agevole impiego dei dati raccolti, dovrebbe essere creata in via prioritaria una banca dati unica, disponibile on line e accessibile a tutte le istituzioni.