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Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B6-0209/2008

Discussioni :

PV 07/05/2008 - 13
CRE 07/05/2008 - 13

Votazioni :

PV 08/05/2008 - 5.6
CRE 08/05/2008 - 5.6
Dichiarazioni di voto
Dichiarazioni di voto

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 8 maggio 2008 - Bruxelles Edizione GU

9. Dichiarazioni di voto
Processo verbale
  

Dichiarazioni di voto orali

 
  
  

− Relazione Ioannis Gklavakis (A6-0166/2008)

 
  
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  Katerina Batzeli (PSE). – (EL) Signora Presidente, per un prodotto delicato e particolarmente importante dell’agricoltura greca, ci si aspetterebbe che, con una riforma flessibile, se non altro, alla pressione delle sentenze della Corte di giustizia europea, ci fosse una tutela per il nuovo OCM nel cotone fino al 2013. Tale consolidamento si baserebbe sui principi della PAC nel contesto del regime di pagamento unico, la garanzia finanziaria dei fondi comunitari nel pacchetto nazionale di ogni paese, e la possibilità di flessibilità negli Stati membri sulla gestione del pacchetto nazionale.

Dovremmo mirare all’area più grande possibile di pagamenti per ettaro nei vincoli della neutralità di bilancio. Dovremmo inoltre incanalare gli aiuti ai produttori, che miglioreranno la qualità di ciò che producono.

Tuttavia, questo non è stato realizzato. Infatti, in una creazione proposta di fondi di ristrutturazione, come suggerito nella relazione nel quadro del primo pilastro, viene consigliato che dovrebbero esserci finanziamenti intesi a modernizzare il settore, in particolare l’industria della sgranatura, come affermato innanzi tutto negli emendamenti nn. 9, 14, 16, 23, 26, 31 e 39. Esiste una ricostruzione per compensare le perdite che il settore della sgranatura subirà quale risultato di qualsiasi diminuzione della produzione o tumulto nel mercato del cotone.

Per questi motivi, il gruppo parlamentare PASOK ha votato in plenaria contro la relazione sui regimi di sostegno diretto per il cotone.

 
  
  

− Consiglio economico transatlantico (RC-B6-0209/2008)

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, la ringrazio molto per questa opportunità di spiegare il modo in cui ho votato sulla relazione relativa al Consiglio economico transatlantico.

Penso sia giusto dire che tutti noi accogliamo con favore la cooperazione normativa, in particolare negli ambiti in cui contribuirà ad agevolare un maggiore scambio e semplificare il commercio transatlantico, in quanto sin troppo spesso, i nostri due grandi blocchi commerciali, UE e USA, si trovano in disaccordo sulle questioni commerciali.

Tuttavia, dovremmo garantire che ogni accordo che raggiungiamo sugli standard normativi comuni non venga impiegato quale scusante per un protezionismo comune. Dobbiamo garantire che ogni principio globale cui giungiamo insieme non sia usato come scusa per escludere i produttori e fornitori di altri mercati mondiali.

Pertanto, poiché cerchiamo di adottare principi globali comuni, assicuriamoci di trovarci anche nella posizione di aiutare i produttori dei paesi più poveri ad adottarli, per non usare tali principi quale scusa per escluderli dai mercati mondiali.

Nel complesso, ritengo che valutiamo positivamente l’accordo da entrambi i punti di vista, ragion per cui ho votato a favore.

 
  
  

− Relazione Marco Cappato (A6-0153/2008)

 
  
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  Milan Horáček (Verts/ALE). – (DE) Signora Presidente, ho votato a favore della relazione dell’onorevole Cappato poiché si occupa di una delle più importanti funzioni del Parlamento europeo, ossia lo svolgimento di una funzione di controllo rispetto alle attività del Consiglio e della Commissione sulla politica in materia di diritti umani. Ciò rafforza il ruolo dell’Unione europea quale custode dei diritti umani del mondo. Quale parte di tale processo, è essenziale, per esempio, che la sottocommissione per i diritti dell’uomo svolga una valutazione sistematica degli strumenti pertinenti, e che il Parlamento venga coinvolto nei dialoghi dell’Unione europea sui diritti umani.

Tuttavia, qualsiasi politica intrapresa in quest’ambito sarà semplicemente decorativa, a meno che non tenga, come punto di partenza, la premessa di base che questi diritti fondamentali sono indivisibili. Questo è l’unico modo di garantire che la credibilità trionfi sui doppi standard.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, ho votato contro il paragrafo 141, che dichiara pieno appoggio ai principi di Yogyakarta. Adesso, tali principi sono tutt’altro che definiti chiaramente, in particolare su quelle questioni delicate come l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Ho votato invece a favore dell’emendamento n. 15, che “tiene conto di” tali principi. Il punto è che questi non dovrebbero essere interpretati alla stregua di un modello per gli Stati membri.

 
  
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  Dimitar Stoyanov (NI). – (BG) La ringrazio, signora Presidente. Prendo la parola sulla relazione Cappato a causa dell’emendamento proposto dallo stesso relatore; in particolare il primo emendamento in cui il relatore inizia improvvisamente a filosofeggiare sull’adeguatezza dello Stato nazionale moderno e della sovranità nazionale nei tempi moderni. L’onorevole Cappato può non essere molto chiaro su questi argomenti; dipende da lui, ma le stesse identiche idee sono state promosse dai regimi comunisti totalitari cui non importavano i diritti umani. Lo stesso punto descritto nel suo emendamento è stato spiegato dai comunisti in Bulgaria e in altri paesi dell’Europa orientale. Pertanto, suggerirei all’onorevole Cappato di visitare Kim Chen Ir nella Corea del Nord se desidera continuare sulla stessa linea. Lì le sue idee verrebbero condivise e, ne sono certo, accolte calorosamente.

 
  
  

− Relazione Véronique de Keyser, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (A6-0138/2008)

 
  
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  Martin Callanan (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, ho votato a favore della presente relazione. Ritengo che il lavoro dell’Unione europea nelle missioni di osservazione elettorale sia estremamente efficace e importante nonché condotto con un certo grado di professionalità. Contribuisce al processo democratico e allo sviluppo democratico in molti paesi meno fortunati e sottosviluppati.

Ho avuto il privilegio di essere il responsabile della missione di osservazione elettorale del Parlamento in Sierra Leone, un paese molto complesso, un paese molto povero, un paese che ha presentato numerose difficoltà logistiche, in particolare relative al tempo atmosferico nella stagione delle piogge, in cui è stata condotta la missione. Quest’ultima è stata svolta con estrema professionalità da tutto il personale, sia dell’Unione europea che reclutato localmente.

È stato di certo molto umiliante assistere all’entusiasmo con cui le elezioni erano accolte da molti cittadini comuni della Sierra Leone, in coda per diverse ore nella pioggia per dare il loro voto in un’elezione democratica. Il nostro contributo a questo è di un importo relativamente scarso di denaro, e sono lieto di accogliere positivamente la presente relazione e votare a favore.

 
  
  

− Relazione Glyn Ford, Vicenzo Aita (A6-0151/2008)

 
  
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  Syed Kamall (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, la ringrazio molto per avermi dato questa opportunità di fornire la mia dichiarazione di voto sulla relazione Ford relativa all’accordo con i paesi ASEAN.

In generale, credo che preferiamo migliorare e aumentare il commercio internazionale attraverso il quadro multilaterale dell’Organizzazione mondiale del commercio, ma ritengo che dobbiamo riconoscere il ruolo che gli accordi bilaterali svolgono nell’espansione commerciale nonché i vantaggi della globalizzazione in tutto il mondo.

Ho pensato fosse particolarmente importante che in questa relazione abbiamo sottolineato le questioni relative ai diritti umani. In generale, sono abbastanza scettico quando lo facciamo, poiché molto spesso è una scusa per il protezionismo contro i prodotti di altri paesi. Ma in questo contesto è particolarmente appropriato, dato che la Birmania fa parte dei paesi ASEAN.

Tuttavia, ho avuto un vero problema in proposito, poiché all’inizio ho presentato un emendamento in sede di commissione, che è stato accolto, in cui si affermava che se determinati paesi ASEAN non intendevano partecipare all’accordo, avremmo dovuto proseguire ugualmente con gli accordi con quei paesi che lo volevano. Non dobbiamo consentire che il paese più protezionista resista agli accordi.

Purtroppo, l’Unione europea è ostinata sui negoziati da blocco commerciale a blocco commerciale, motivo per cui mi sono astenuto.

 
  
  

− Relazione Ingo Friedrich (ex Alexander Stubb) (A6-0105/2008)

 
  
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  Carlo Fatuzzo (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con grande soddisfazione che faccio questa dichiarazione di voto sotto la sua presidenza, onorevole Morgantini, e a seguito anche dei graditi applausi dei parlamentari alle mie spalle. Voglio dire personalmente che, e questo riguarda la mia persona come singolo deputato e anche come rappresentante del Partito pensionati, ho votato contro questa relazione che regolamenta le lobby perché sono rimasto negativamente impressionato dal fatto che si dà per scontato e quindi si regolamenta che i parlamentari europei vengano influenzati nelle loro decisioni da altre persone.

È vero, io sono stato sempre influenzato nelle mie decisioni da Carlo Fatuzzo, solo da Carlo Fatuzzo e da nessun altro che Carlo Fatuzzo, trovo quindi molto strano che si accetti questa possibilità. Se proprio qualche cosa si dovesse, si debba, fare per farci comprendere meglio i documenti su cui votiamo, dovremmo avere a disposizione degli esperti che dicono ciascuno il contrario dell’altro e poi noi con la nostra intelligenza decidiamo.

Concludo domandandomi e domandandole, presidente: chi ha influenzato la decisione di regolamentare le lobby? Quindi c’è una lobby, la lobby delle lobby, che ha influenzato il provvedimento sulle lobby!

 
  
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  Presidente. − Vedo che lei continua ad essere un autarchico, quindi spero che abbia la possibilità di relazionarsi con gli altri.

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, prima di tutto è un enorme piacere vederla alla presidenza oggi. Dovrebbe condurre più sessioni. È inoltre un enorme piacere ascoltare l’onorevole Fatuzzo in una dichiarazione di voto. Fortunatamente, non l’ho fatto per il mio primo mandato, altrimenti non avrei mai pranzato a Strasburgo.

Mi domandavo, quando votavamo sulla presente relazione, se ci stessimo realmente rivolgendo al giusto pubblico. È positivo che siamo onesti sui rappresentanti di interessi che vediamo in quest’Aula, ed è positivo che disponiamo di dati relativi agli incontri della Commissione. Ma mi domando se non dovremmo disporre di informazioni relative anche a chi la Commissione sta influenzando per cercare di influenzare le votazioni parlamentari sulle direttive che ci presenta.

Abbiamo già illustrato con il mio onorevole collega Hannan, nel corso del Tempo delle interrogazioni alla Commissione, la quantità di denaro che le associazioni benefiche, come la NSPCC nel Regno Unito, ricevono direttamente dalla Commissione europea, e quindi non ci si deve sorprendere quando ci scrivono per dire, in realtà, dovremmo essere a favore del Trattato di Lisbona.

Esiste un intero gruppo di organizzazioni che ha ricevuto risorse comunitarie al momento dell’Agorà dei cittadini nella realizzazione del Trattato di Lisbona, ed erano tutte dello stesso parere sull’argomento. C’è un piccolo problema con la democrazia in quest’Aula: le persone che finanziamo tendono ad essere quelle sbagliate, e sarebbe meglio in realtà se tagliassimo tutte queste risorse.

 
  
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  Daniel Hannan (NI). – (EN) Signor Presidente, i lobbisti amano Bruxelles. Arrivano nelle istituzioni europee e percepiscono da subito che il sistema è stato progettato da e per persone come loro.

Possono far passare leggi in quest’Aula che non verrebbero mai approvate da una legislatura eletta dal popolo. Sto pensando a norme quali il divieto all’eccessivo dosaggio di integratori vitaminici e di sali minerali che è stato oggetto di un’intensa opposizione in tutti gli Stati membri ma che è stata faticosamente approvata in Parlamento da poche grandi imprese farmaceutiche con manovre di corridoio.

Ritengo pertanto che molto sia noto fuori da quest’Aula. Ciò che forse è meno apprezzato su ampia scala è la misura in cui queste organizzazioni di lobby, come ha appena detto il collega onorevole Heaton-Harris, siano esse stesse creature dell’Unione europea, completamente dipendenti dalla Commissione per i loro finanziamenti.

Quindi, quando la Commissione europea approva le proposte di consultazione con la società civile, ciò che significa realmente è che sta consultando l’unione europea dei giornalisti, la lobby delle donne europee, il congresso europeo dei sindacati e una serie di altre organizzazioni che dipendono dai contribuenti europei per ogni euro delle loro entrate.

Sono costretto a chiedere se c’è qualcuno negli Stati nazione che sostiene davvero questo progetto senza essere pagato, a qualsiasi livello. Il modo di provare se ho ragione su questo è di sottoporre il vostro Trattato di Lisbona ai cittadini attraverso un referendum: Pactio Olisipiensis censenda est!

 
  
  

− Relazione Manolis Mavrommatis (A6-0149/2008)

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, nel contesto di questa importante relazione, desidero richiamare l’attenzione sulla questione dello sport tra i giovani a livello locale.

Le azioni intese a rendere l’attività fisica più attraente per i bambini e i giovani dovrebbero essere promosse, come dovrebbero esserlo le scuole che sostengono attivamente lo sport. E’ pertanto essenziale sostenere i progetti volti allo sviluppo delle strutture sportive nelle scuole e altrove, assieme a programmi che coinvolgano i bambini in attività extracurricolari.

Ritengo sia importante sostenere le attività sportive di massa, ossia, a un livello che sia vicino più vicino ai cittadini. Ciò può essere realizzato fornendo sostegno finanziario appropriato ai club più piccoli e alle strutture sportive.

 
  
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  Christopher Heaton-Harris (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, ho preso la parola nella discussione principale su questo argomento. Ma ciò che non ho fatto è stato spiegare perché ho votato contro. Questo perché tutti i tipi di motivazioni sono spiegate dal mio voto. Mi sarebbe piaciuto votare a favore, se solo le istituzioni europee stessero facendo qualcosa di utile allo sport.

Lo scorso anno, nella discussione sul bilancio, abbiamo in realtà votato come Parlamento contro una voce di bilancio che fosse cofinanziata per lo Special Olympic Movement for Unified Sports, un programma che avrebbe funzionato in 10 paesi dell’Unione europea coinvolgendo 3 000 persone con disabilità mentali.

Ripresento questa proposta, e ho parlato con tutti i diversi relatori in Aula, ma vi domandate quanto sia realmente interessato questo posto allo sport. Forse si aspira al potere soltanto perinterferire nelle vite quotidiane della gente. Ma a volte non si intende fare nulla in realtà di positivo per quanto riguarda le persone disabili.

Penso che l’anno scorso abbiamo perso un’occasione. Farò pressione su questo ancora quest’anno e registro oggi qui questo interesse per le olimpiadi speciali, un’organizzazione meravigliosa.

 
  
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  Ewa Tomaszewska (UEN). – (PL) Signora Presidente, ho votato a favore della relazione dell’onorevole Mavrommatis, non solo perché la ritengo completa e ben elaborata, ma anche perché sono particolarmente grata al relatore e alla commissione per la cultura e l’istruzione per aver incluso gli emendamenti che io stessa ho presentato al documento. Tali emendamenti mirano a garantire un trattamento equo per gli sportivi disabili nel contesto delle soluzioni sociali. Alcuni ordinamenti giuridici nazionali prevedono sostegno finanziario per gli atleti olimpici che attraversano difficoltà economiche dopo la fine delle loro carriere, ma le disposizioni in questione non si applicano agli atleti paraolimpici. Il coinvolgimento nello sport accresce il senso di dignità personale e autostima nei disabili.

 
  
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  Christopher Beazley (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, non so se è il mio turno o no. Non ho presentato una richiesta scritta per una dichiarazione di voto. Ma se posso rispondere molto brevemente al mio buon amico e collega, onorevole Heaton-Harris, ritengo che tutti noi abbiamo la nostra opinione riguardo al valore delle istituzioni europee, ma non credo sia giusto accusare l’Unione europea, i governi nazionali, i governi locali, di essere interessati o disinteressati nella questione dei disabili e dello sport.

Posso citare molti esempi nella mia circoscrizione, in cui l’Unione europea ha piuttosto chiaramente portato enormi vantaggi alle persone, disabili e non. Penso solo che non sia giusto attaccare qualsiasi istituzione in quel modo. Credo che tutti noi vogliamo fare ciò che possiamo al fine di incoraggiare lo sport e incoraggiare tutti a parteciparvi equamente. Che lei sia europeista o meno, è un’altra questione.

 
  
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  Hannu Takkula (ALDE).(FI) Signora Presidente, desidero formulare qualche osservazione sulla relazione dell’onorevole Mavrommatis. Ho votato a favore del testo e lo considero eccellente. Di particolarmente positivo, secondo me, c’è che riconosce la specificità dello sport e presta attenzione ai gruppi con necessità particolari, tra cui i disabili. Concordo con l’onorevole Beazley e non comprendo del tutto la logica del mio buon amico onorevole Heaton-Harris su questo argomento, perché è esattamente in questo modo che possiamo garantire che i gruppi con necessità particolari e i disabili ricevano un trattamento equo. L’esercizio salutare è uno dei settori prioritari specifici della presente relazione. Lo sport ha inoltre dimostrato di essere un buon modo di evitare il razzismo e la xenofobia.

Vorrei dire inoltre che qualcosa non andava nel mio dispositivo per la votazione e, per esempio, al punto 42 non sono riuscito a farlo funzionare correttamente. Spero che il dipartimento tecnico troverà il problema che a volte lo fa inceppare. Ho constatato che altri hanno avuto gli stessi problemi, e desidero inviare un messaggio al dipartimento tecnico affinché si speri che la prossima volta funzioni correttamente.

 
  
  

– Relazioni Manolis Mavrommatis (A6-0149/2008), Ingo Friedrich (ex-Alexander Stubb) (A6-0105/2008)

 
  
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  Othmar Karas (PPE-DE).(DE) Signora Presidente, inizio con la relazione Mavrommatis. Ho votato a favore della relazione in quanto evidenzia in particolar modo il contributo apportato al finanziamento dello sport dalle lotterie e i casino austriaci. Accolgo con favore il paragrafo in questione. Ho votato a favore della relazione Friedrich in quanto respinge l’attacco all’unico ruolo svolto su ampia scala delle chiese riconosciute nella società, e offre inoltre un punto di vista più sfumato del ruolo degli avvocati. Conferisco grande importanza alla professionalità e alle informazioni che traiamo dal nostro scambio di esperienze e dal dialogo con i cittadini, i gruppi di interesse, gli avvocati e i lobbisti sulle soluzioni possibili.

Vorrei cogliere questa opportunità per esprimere la mia gratitudine alle centinaia di discussioni, nonché le innumerevoli e-mail e idee che ricevo. Alcune di esse sono irritanti perché occupano solo del tempo prezioso, ma trovo che la maggior parte sia utile e istruttiva. Desidero ancora porgere i miei ringraziamenti per questo, ma anche dire che la responsabilità del modo in cui ci occupiamo delle lobby è nostra alla fine. Noi decidiamo con chi vogliamo parlare, quanto tempo occupare, di cosa vogliamo parlare e in quale modo sviluppare un rapporto di lavoro. Dico “sì” a norme chiare e trasparenti, ma “no” a un’eccessiva regolamentazione che fa procedere questi rapporti in modo più difficile e burocratico.

 
  
  

Dichiarazioni di voto scritte

 
  
  

– Relazione Josu Ortuondo Larrea (A6-0085/2008)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto.(PT) Poiché riteniamo che sia importante mantenere e migliorare, come necessario, l’accordo con la Repubblica delle Seicelle, concordiamo con la valutazione che descrive come inadeguata l’integrazione nel testo del protocollo (che fissa le possibilità di pesca e la contropartita finanziaria) delle considerazioni sullo stato delle infrastrutture portuali locali e la possibilità di variazione degli aspetti (tra cui gli obiettivi dell’impiego della contropartita finanziaria) in base alla competenza esclusiva delle autorità delle Seicelle.

Analogamente, consideriamo negativa la proposta di includere misure, come quella sulla sospensione delle licenze da parte della Commissione europea, che non tengono conto, in particolare, del rispetto e della tutela delle competenze degli Stati membri.

Inoltre, il principio di pari salario per pari lavoro non viene ancora garantito in quanto l’accordo precisa solo che le condizioni salariali degli equipaggi delle Seicelle, a bordo di navi che provengono da paesi dell’Unione europea che beneficeranno dell’accordo, non possono essere peggiori di quelle degli equipaggi che svolgono una simile mansione a bordo di navi di questo paese.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE) , per iscritto. – (EN) Ho votato contro la relazione dell’onorevole Ortuondo Larrea relativa all’accordo di pesca con le Seicelle. La PCP è stata un assoluto disastro e non ha promosso un’industria alieutica sostenibile al largo delle nostre coste.

Quale risultato, centinaia di imbarcazioni scozzesi hanno dovuto essere rottamate e la comunità alieutica ne ha sofferto. La risposta a questo non è esportare l’eccessiva capacità produttiva di altri Stati membri sotto forma di accordi di pesca con paesi terzi.

Se altri Stati membri hanno troppe navi per pescare nelle loro acque di pesca tradizionali dovrebbero affrontare il problema da soli, e non dipendere dall’Unione europea al fine di trovare altre acque da depredare.

 
  
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  Margie Sudre (PPE-DE), per iscritto.(FR) Mi fa piacere che il Parlamento europeo abbia approvato gli emendamenti all’accordo di partenariato sulla pesca della Comunità europea con la Repubblica delle Seicelle per il periodo 2005-2011.

I cambiamenti non modificano gli elementi fondamentali dell’accordo. Sono semplicemente una riflessione del successo raggiunto e consentono un adattamento pratico che corrisponde alle necessità reali. Questo è il motivo per cui, dato il livello medio di catture negli ultimi tre anni, il quantitativo di riferimento è aumentato dalle 55 000 tonnellate alle 63 000 tonnellate. Inoltre, al fine di equilibrare la situazione, l’imposta pagata dagli armatori è aumentata di 35 euro a tonnellata per adeguare il protocollo con altri accordi sulla pesca del tonno, riducendo in questo modo il contributo comunitario da 75 euro a 65 euro a tonnellata. La contropartita finanziaria annua aumenta pertanto da 4 125 000 a 5 355 000 euro.

Il successo di questo accordo rispecchia il chiaro e reciproco interesse dell’Unione europea nella conclusione di accordi di partenariato, in particolare nel settore della pesca. La flotta Réunion ha potuto beneficiare di queste opportunità di pesca e auspico che la votazione odierna contribuirà al rafforzamento e solleciterà la nostra economia marittima.

 
  
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  Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto.(PL) Il mare e le risorse marittime sono molto importanti per l’Unione europea in termini di occupazione e crescita economica. Sono fonti di alimentazione ed energia. Inoltre, le regioni costiere stanno attraversando uno sviluppo significativo dell’industria del turismo, che rappresenta un settore importante dell’economia. Le risorse marittime dovrebbero essere sfruttate in modo responsabile.

Il settore alieutico dell’Unione europea è il secondo più grande del mondo. Il settore della pesca e dell’acquacoltura forniscono circa 7,3 milioni di tonnellate all’anno di pesce; 360 000 persone sono occupate nella pesca e nella lavorazione. Ritengo pertanto che l’Unione europea dovrebbe raggiungere accordi con i paesi terzi sulle politiche comuni della pesca, o migliorare gli accordi esistenti.

 
  
  

− Relazione Sérgio Marques (A6-0146/2008)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Sosteniamo l’applicazione di un maggior numero di singole norme, con deroghe e disposizioni specifiche, diverse e su misura che devono essere adeguate alle realtà economiche delle regioni più lontane nonché più favorevoli alle loro capacità produttive.

Questa relazione intende applicare un’aliquota speciale di accisa alla birra prodotta a Madeira. Tale aliquota, inferiore a quella fissata a livello nazionale, si applicherà nei casi in cui la produzione annuale di una birreria non superi i 300 000 ettolitri.

Come sottolineato dalla Commissione, il prezzo della birra prodotta localmente, anche con l’agevolazione fiscale del 50%, è ancora del 7,5% superiore al prezzo di vendita al dettaglio della birra fermentata in territorio portoghese e venduta sul mercato di Madeira. Se il beneficio della riduzione di imposta dovesse andar perso, le birrerie locali non saranno in grado di far fronte alla concorrenza.

Di conseguenza, tenendo conto delle caratteristiche specifiche e delle richieste della situazione nelle regioni più lontane, sosteniamo le misure che mirano quindi a garantire il diritto di produzione in linea con il potenziale specifico della regione, che riconoscono l’economia regionale e, quale risultato, garantiscono la sopravvivenza dell’industria locale della birra nel contesto del mercato nazionale e internazionale.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. (DE) L’unico motivo per cui voto a favore di questa decisione sull’accisa è la sua limitata portata locale, che quindi non influisce negativamente sulla birreria Brauerei zu Göss in Austria, che, come tutti sanno, produce la migliore birra europea.

 
  
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  Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto.(PL) La questione di cui si occupa il relatore invita alla riflessione sul modo in cui riconciliare il sostegno al consolidamento di un sistema di autentica concorrenza con il principio di uguaglianza dinanzi alla legge. Chiaramente, il libero mercato è il meccanismo migliore per regolamentare l’economia finché non si penserà a qualcosa di meglio, per parafrase una certa dichiarazione. Da questo punto di vista, l’iniziativa del relatore può indicare interventismo, che avrebbe conseguenze negative sull’economia. Dall’altro lato, garantire la sostenibilità del mercato implica la tutela della suddivisione e la prevenzione della monopolizzazione. Sono necessarie una discussione più ampia e una ricerca più specifica prima di prendere una decisione importante come quella in questione. La relazione non affronta tutti gli aspetti dell’argomento. Questo è il motivo per cui ho deciso di astenermi.

 
  
  

− Relazione Monica Frassoni (A6-0107/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione della collega italiana Monica Frassoni sulla conclusione di un accordo interistituzionale fra il Parlamento europeo e la Commissione relativo alle modalità di applicazione della decisione 1999/468/CE del Consiglio, modificata dalla decisione 2006/512/CE del 17 luglio 2006, recante modalità per l’esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione. Purtroppo, la procedura di comitato non funziona bene e sta diventando urgente adottare misure che consentano alla Commissione di esercitare i suoi poteri di attuazione e al Parlamento europeo di controllarla. Ove applicabile, il riferimento nei testi alla procedura di regolamentazione con controllo è obbligatoria per le tre istituzioni. Mi fa piacere che il nuovo accordo definisca in modo più preciso l’obbligo della Commissione di informare il Parlamento secondo modalità che garantiscano la trasparenza e l’efficienza del sistema di trasmissione nonché l’identificazione delle informazioni trasmesse nelle varie fasi della procedura. Accolgo con favore l’introduzione di un “sistema di allarme precoce” attraverso il quale il Parlamento è informato dei progetti di misure di attuazione. Sostengo l’idea che la Commissione dovrebbe rendere pubbliche tutte le proposte di misure attuative non appena siano formalmente presentate.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo il mio parere favorevole sulla relazione Frassoni riguardante le nuove procedure di comitatologia.

I nuovi poteri attribuiti “nel merito” al Parlamento nella procedura con diritto di scrutinio, che consentono ai deputati di bloccare l’iter di un testo approvato dal comitato nel caso in cui gli esperti non abbiano rispettato il loro mandato, costituisce un importante successo per il Parlamento e un importante passo verso il riequilibrio tra poteri delle istituzioni europee.

Concordo con l’opportunità di migliorare l’efficienza della procedura attraverso una maggiore accessibilità e chiarezza delle decisioni del comitato. Sono altresì favorevole all’istituzione di un registro elettronico che consenta un maggiore controllo sulle decisioni assunte in comitatologia.

Di certo ritengo essenziale che le limitazioni al periodo di tre mesi, previsto per il diritto di scrutinio del PE, vengano ristrette soltanto ai casi eccezionali seguendo la lettera dell’accordo interistituzionale del luglio 2007: l’abbreviamento del termine dovrebbe essere concesso soltanto nei casi di urgenza ed efficienza.

Alcune commissioni del PE hanno già sperimentato con successo l’efficacia della minaccia dell’utilizzo del diritto di veto per ottenere immediate risposte e chiarimenti da parte della Commissione. Pertanto ritengo che questo sia uno strumento di cui il Parlamento dovrà sempre di più profittare per esercitare un controllo anche politico sulle decisioni dei tecnici.

 
  
  

− Relazione Monica Frassoni (A6-0108/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione della collega italiana Monica Frassoni sulla modifica dell’articolo 81 del regolamento del Parlamento europeo sulle cosiddette misure di attuazione di “comitatologia”. L’articolo 81, paragrafo 4, del regolamento del Parlamento sancisce che se le misure di attuazione previste dalla Commissione rientrano nella procedura di regolamentazione con controllo, il termine per l’esame decorre dal momento in cui il progetto di misure è stato trasmesso al Parlamento in tutte le lingue ufficiali. Sono a favore della proposta di aggiungere che se si applicano termini ridotti, come previsto dall’articolo 5 bis, paragrafo 5, lettera b) della decisione 1999/468/CE, e in casi di urgenza, come sancito dall’articolo 5 bis, paragrafo 6, salvo obiezione del presidente della commissione parlamentare, il termine per l’esame decorre dalla data di ricezione, da parte del Parlamento, del progetto definitivo di misure di attuazione nelle versioni linguistiche presentate ai membri del comitato istituito conformemente alla decisione 1999/468/CE.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto.(FR) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Frassoni sottolinea, in un certo senso, la buona condotta che la Commissione adotta, quando ne ha facoltà, nel rapporto con il Parlamento europeo. La relatrice ha ragione a ricordare alla Commissione i suoi doveri e noi sosteniamo questo tentativo di ripristinare un minimo di scrutinio democratico delle attività dell’Esecutivo.

Tuttavia, non è sicuro che questo si tradurrà in una migliore applicazione di questo scrutinio in futuro, anche solo a causa dell’auspicio segreto della Commissione di evitare che il Parlamento conduca consultazioni sulle misure che intende attuare.

Troviamo inoltre spiacevole che non si faccia riferimento al problema fondamentale della portata delle competenze di attuazione della Commissione, che sembrano quelle di un’autentica autorità legislativa e di regolamentazione, ma affidate a funzionari pubblici, nonché la truffa democratica che rappresenta la procedura di comitato.

 
  
  

− Relazione Ioannis Gklavakis (A6-0166/2008)

 
  
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  Charlotte Cederschiöld, Christofer Fjellner, Gunnar Hökmark e Anna Ibrisagic (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Riteniamo che la politica agricola comune dovrebbe essere abolita. Al contempo, siamo convinti che gli accordi avviati debbano essere rispettati. Nella votazione odierna abbiamo quindi votato a favore della proposta della Commissione di conformarsi ai Trattati di adesione con il Portogallo, la Grecia e la Spagna in cui purtroppo l’Unione europea si è impegnata a garantire sostegno per la produzione di cotone, il che comprende il sostegno alla produzione. Pertanto, siamo spiacenti che la Commissione non abbia avuto l’opportunità di presentare una proposta in quest’ambito che sia in linea con la politica per altri settori agricoli in cui il sostegno è stato disaccoppiato dalla produzione.

La relazione del Parlamento europeo (A6-0166/2008) ha offerto un’opportunità per un disaccoppiamento ancora inferiore del sostegno, e pertanto abbiamo scelto di votare contro la relazione.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Dato che il settore del cotone ha una grande importanza socioeconomica per alcune regioni dell’Unione europea, in particolare la Grecia e la Spagna, la Commissione europea e il Parlamento europeo dovrebbero prestargli particolare attenzione.

La verità è che, con la riforma della politica agricola comune iniziata nel 2003, l’introduzione del pagamento unico degli aiuti disaccoppiati dalla produzione ha condotto, nel 2006, alla messa in pratica da parte della Commissione di questo principio nel settore del cotone.

Tuttavia, la Spagna ha deciso di adire la Corte di giustizia dell’Unione europea poiché riteneva che tale riforma non fosse stata preceduta da studi d’impatto. La Corte ha deciso in favore della Spagna e annullato il nuovo sistema di sostegno per il settore del cotone.

Tuttavia, la proposta ora presentata dalla Commissione europea è praticamente identica alla precedente. Inoltre, poco più di un anno dopo l’attuazione della riforma dell’organizzazione comune del mercato del cotone, si possono già osservare le conseguenze disastrose: la produzione nel settore è calata di circa il 20% in Grecia e di oltre il 50% in Spagna. Analogamente, il numero delle aziende agricole è sceso dell’11% in Grecia e del 25% in Spagna. Anche le piantagioni di cotone sono in pericolo.

Questo è il motivo per cui abbiamo votato contro la presente risoluzione.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) Ho votato contro la relazione Gklavakis, al pari del mio gruppo politico, in quanto, nonostante un numero ridotto di emendamenti positivi alla proposta originale della Commissione, il bilancio complessivo è negativo. È necessario un maggiore sostegno ai coltivatori di cotone senza ulteriori tagli alla produzione. Al contempo, devono essere adottate significative disposizioni per la tutela ambientale e lo sviluppo agricolo fattibile.

 
  
  

− Consiglio economico transatlantico (RC-B6-0209/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della risoluzione del Parlamento europeo dell’8 maggio 2008 sul Consiglio economico transatlantico, che sottolinea che uno stretto partenariato transatlantico è uno strumento cruciale per forgiare la globalizzazione nell’interesse di valori comuni e nella prospettiva di un equo assetto politico ed economico mondiale. Condivido il punto di vista secondo cui un mercato transatlantico funzionante e competitivo costituisce una solida base di ancoraggio per il partenariato transatlantico, che permetterà all’Unione europea e agli Stati Uniti di affrontare insieme le sfide politiche ed economiche globali. Gli scambi commerciali sono di particolare importanza in un’economia globale sempre più integrata, ma concordo con la proposta di sottoporre a scansione tutti i container esteri quale parte della lotta contro le minacce terroristiche ingiustificate e non realistiche. Vi è l’urgente necessità di una cooperazione sull’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale, comprese le misure volte a rafforzare la cooperazione nella lotta alla contraffazione e alla pirateria, con una chiara tabella di marcia per agevolare il riconoscimento reciproco del diritto brevettuale a livello internazionale. Sono spiacente che la cooperazione monetaria dollaro/euro non sia stata sviluppata.

 
  
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  Anne Ferreira (PSE), per iscritto.(FR) Mi sono astenuta nel corso della votazione finale sulla presente risoluzione per i seguenti motivi in particolare.

La risoluzione contiene punti positivi, come il riferimento al principio di precauzione. Tuttavia. Non posso sostenere determinati proposte e obiettivi.

Anche se posso accettare il principio di un mercato transatlantico, sarà impossibile, e ancor meno auspicabile, realizzarlo entro il 2015.

Ciò implica l’eliminazione degli ostacoli non tariffari (paragrafo 17), ossia gli standard sociali, sanitari, ambientali e altri. Le disposizioni adottate dall’Unione europea in quest’ambito attraverso questa normativa prevedono una tutela soddisfacente per i consumatori e i cittadini europei, e devono essere mantenute se non migliorate.

Analogamente, l’etichettatura e la tracciabilità non sono sufficienti a consentire ai consumatori di effettuare una scelta informata (paragrafo 28). Una politica di tutela del consumatore non può essere ridotta a questo tipo di misure. La scelta dei consumatori relativa ai prodotti agricoli deve inoltre essere garantita attraverso la prevenzione della contaminazione delle coltivazioni tradizionali e biologiche dagli OGM.

Infine, per quanto riguarda l’importazione di carni avicole americane trattate con acqua clorata, la frase nel testo è troppo ambigua. Le importazioni devono essere vietate se intendiamo tutelare la politica comunitaria di sicurezza alimentare.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) In un’epoca in cui la crisi del capitalismo si sta intensificando e le sue contraddizioni stanno aumentando, la presente risoluzione e gli obiettivi fissati per la creazione (“duratura”) del “mercato transatlantico” vengono presentati come una vera via di fuga, indicando la crescente liberalizzazione dei mercati in questi due poli della “triade” e dei pilastri della NATO come “soluzione”.

Oltre a riaffermare il partenariato strategico “transatlantico”, la risoluzione agisce quale autentica tabella di marcia per la liberalizzazione dei mercati finanziari e i rapporti commerciali tra Unione europea e Stati Uniti, elencando gli ostacoli a una maggiore concorrenza e la concentrazione capitalista, a gioia e vantaggio dei grandi gruppi finanziari ed economici.

La risoluzione, in un tentativo (impossibile) di nascondere i veri obiettivi, le contraddizioni e le conseguenze della realizzazione del “mercato transatlantico”, sottolinea alcuni potenziali interessi sociali o ambientali. Tuttavia, questi sembrano emergere solo quale funzione e variabile della concorrenza capitalista, in particolare dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Nonostante il tentativo di distendere la situazione attraverso il confronto della dura realtà della “globalizzazione capitalista”, la risoluzione cela le profonde conseguenze per i lavoratori e le persone in generale, nonché per le piccole e medie imprese, non solo nell’Unione europea e negli Stati Uniti, ma anche a livello internazionale.

 
  
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  Kartika Tamara Liotard e Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. (EN) Abbiamo votato contro l’emendamento n. 4, poiché recita “ritiene che ogni eventuale soluzione non debba portare a distorsioni di concorrenza”.

In considerazione di tale questione, si sottolinea che gli interessi economici sono più importanti degli interessi per la salute pubblica. Troviamo inammissibile questo ragionamento. Riteniamo che, per quanto riguarda i problemi di sicurezza alimentare, l’Unione europea dovrebbe aderire al principio di precauzione.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) La presa di coscienza che i rapporti tra Stati Uniti e Unione europea siano molto vivi, al di là delle questioni dei paesi terzi (nonostante anche in queste ultima il disaccordo non è necessariamente insormontabili), è di importanza cruciale. Questa discussione, i testi indicati e il documento adottato oggi possono pertanto dimostrarsi molto utili.

Di conseguenza, è essenziale portare a compimento i progressi necessari al conseguimento dell’obiettivo di rafforzare l’integrazione economica transatlantica. Su questo aspetto, gli sforzi compiuti, in particolare quelli intesi alla rimozione delle barriere non doganali (norme generali oscure che inibiscono severamente il commercio internazionale), sono estremamente utili, come dimostrato da studi recenti. Pertanto, ciò deve tradursi in un impegno maggiore da entrambe le parti.

Oltre a questo, in questo stesso settore del commercio internazionale, l’impegno da entrambe le parti dell’Atlantico settentrionale deve essere intensificato e reso più coerente.

 
  
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  Peter Skinner (PSE), per iscritto. (EN) In qualità di coautore della presente risoluzione, sono favorevole alle intenzioni realistiche del processo del CET.

Occorre che l’Unione europea e gli Stati Uniti svolgano questa ricerca di iniziative intese a ridurre le barriere. Accolgo con particolare favore il costante progresso che si sta compiendo sui servizi finanziari. Gli IFRS e l’accordo tra broker e agenti finanziari.

Bisogna fare di più e si dovrebbero sperimentare nuove strade, compreso l’approccio multilaterale. Tuttavia, sono preoccupato che entrambe le parti non dovrebbero attendere i rimedi che possono o meno colmare le differenze tra noi. Ciò richiederà duro lavoro anzi, e non è più evidente che nel settore assicurativo e, in particolare, la questione della riassicurazione.

Il CET non è un problema commerciale di per sé. Si tratta di un’intensificazione dei nostri rapporti a livello normativo che aumenta l’apertura e l’efficienza delle nostre prestazioni industriali e che elimina le deboli scuse del passato.

Adesso, ci troviamo dinanzi a una sfida crescente nel mondo in cui l’interesse per l’Unione europea e gli Stati Uniti è nel disporre di sistemi che promuovano la crescita anziché il protezionismo e l’isolazionismo.

Il CET aiuta UE e USA ad avvicinarsi, ma non farà affidamento sui soli risultati del CET. Occorre fare di più per adottare questo tipo di approccio nelle nostre considerazioni quotidiane a questo livello. Il fallimento è sin troppo facile da prevedere sulla base delle nostre economie politiche, è necessario un duro lavoro per superare questo timore.

 
  
  

− Relazione Marco Cappato (A6-0153/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione di iniziativa del collega italiano Marco Cappato sui diritti umani nel mondo nel 2007. Sostengo la dichiarazione secondo cui la Commissione e il Consiglio dovrebbero realizzare un’azione prioritaria di sostegno – sul modello di quanto fatto per l’istituzione del TPI – alle attività di tutti i tribunali internazionali impegnati nella tutela dei diritti dell’uomo. Il nuovo Consiglio per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite (UNHRC) ha il potenziale di svilupparsi in un quadro valido per il miglioramento della situazione dei diritti umani nel mondo. Sono a favore della promozione della nonviolenza quale mezzo essenziale per garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali e sono inoltre favorevole alla lotta contro la pena di morte. Al pari dei miei colleghi, sono sorpreso che un certo numero di paesi europei non abbia ancora ratificato il Protocollo facoltativo della Convenzione contro la tortura. Sono soddisfatto nel verificare quanto sia stato efficace lo strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo, ma questo bilancio non soddisfa appieno le aspettative in esso riposte, e sostengo un aumento per il suo bilancio a partire dal 2009.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. Dichiaro il mio voto positivo alla relazione sulla tutela dei diritti umani dato che troppo spesso assistiamo ancora oggi alla violazione di questi.

L’Unione europea li annovera tra i suoi principi fondamentali al punto che il rispetto dei diritti umani costituisce, giustamente, un prerequisito all’accesso all’Unione Europea.

L’Unione europea ha dunque la responsabilità di porsi come garante di questi in Europa e nei paesi extraeuropei, attraverso una coerente politica estera comune sganciata da interessi e posizioni degli Stati membri, promuovendo la ratifica dello statuto della Corte penale internazionale nel mondo a difesa degli individui dai crimini cosiddetti contro l’umanità e per evitare che in futuro siano compiuti genocidi ed altre atrocità senza timore che essi non siano sanzionati e incrementando l’efficacia e l’effettività dell’UNHCR. Ritengo parimenti importante che venga dato seguito alla risoluzione delle Nazioni Unite per la moratoria universale sulla pena di morte.

L’Unione Europea deve contribuire al rispetto dei diritti umani anche nei confronti di partner commerciali importanti. Auspico l’eliminazione della pratica della tortura da parte della Cina anche come segno importante d’apertura ad una cultura rispettosa dei diritti umani, coerente con lo spirito di pace, da sempre simbolo dei giochi olimpici.

 
  
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  Patrick Gaubert (PPE-DE), per iscritto.(FR) Accolgo con favore l’adozione della proposta di risoluzione dell’onorevole Cappato sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2007 e sulla politica dell’Unione europea in materia.

La presente relazione guarda ai progressi raggiunti ovunque nel mondo nell’ambito dei diritti umani e valuta gli sforzi compiuti dall’Unione europea al fine di promuovere i diritti umani nelle sue azioni e politiche.

Sottolinea giustamente la necessità di migliorare la coerenza delle politiche interne ed esterne in questo settore.

La relazione si concentra, in modo particolare, sulla questione della pena di morte, sulla lotta contro tutte le forme di tortura, e la discriminazione e la violenza contro le donne, nonché sulla necessità di rafforzare la tutela dei diritti dei minori.

Ribadisce la responsabilità dell’Unione europea di promuovere il ruolo della società civile al fine di rendere la lotta più efficace e adeguata e di potenziare i mezzi previsti a tale scopo.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Il partito Junilistan sostiene l’importante lavoro per i diritti umani che si sta svolgendo in tutto il mondo, ma ritiene che questa relazione annuale sia ancora un altro tentativo di questo Parlamento di estendere la competenza dell’Unione europea in ambiti di politica estera.

La situazione in numerosi paesi è molto allarmante, e la comunità internazionale deve certamente reagire. Tuttavia, ciò deve avvenire attraverso l’ONU e i suoi diversi organi che, a differenza dell’Unione europea, hanno legittimità e ampio sostegno nella maggior parte dei paesi.

Abbiamo quindi deciso di votare contro la relazione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Ogni anno ci troviamo di fronte a questo esercizio di ipocrisia del Parlamento europeo sui diritti umani nel mondo.

Ovviamente, la relazione contiene punti che condividiamo. Tuttavia, in sostanza, è un esempio perfetto di strumentalizzazione dei diritti umani e del loro inaccettabile impiego quale arma politica a favore degli interessi delle importanti potenze dell’Unione europea, e nei loro grandi gruppi finanziari ed economici, nonché contro coloro che respingono le loro imposizioni.

Di conseguenza, vi è totale assenza di ogni riferimento e denuncia delle palesi violazioni dei diritti umani in Palestina, Iraq, Afghanistan, Cipro occupata o il Sahara occidentale, in quanto perpetrate da paesi dell’Unione europea e/o da loro alleati come gli Stati Uniti, Israele, la Turchia o il Marocco.

Inoltre, vi è nuovamente un tentativo di dissociare i diritti umani, subordinandoli ai diritti economici e sociali. La difesa dei diritti umani, compreso il fatto che sono indivisibili e non possono essere classificati, e il loro status quale prerequisito per il rispetto dei diritti delle persone e per l’autentica giustizia sociale, pace, libertà e democrazia devono formare il quadro della nostra azione politica. Per noi riguardano la difesa dei diritti delle persone, non un esercizio di ipocrisia.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Cappato sui diritti umani. Le violazioni di tali diritti hanno luogo in tutto il mondo e noi nell’Unione europea dobbiamo sempre agire quali difensori per coloro che soffrono di conseguenza.

Dobbiamo inoltre prestare attenzione alle violazioni dei diritti umani che si svolgono nei nostri confini, con l’esempio dei “rendition flights” a dimostrazione di quanto sia semplice che avvengano queste violazioni.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. (FI) Signora Presidente, ho votato contro il gruppo sull’emendamento n. 12 del paragrafo 94 della relazione dell’onorevole Cappato, attraverso cui verrà cancellato il concetto di “salute sessuale e riproduttiva”. Nonostante l’espressione “salute sessuale e riproduttiva” riguardi anche l’aborto, che non sostengo quale diritto assoluto, dal mio punto di vista in questo contesto deve essere citato. Il paragrafo 94 è un promemoria che i programmi sulla salute, tra cui la salute sessuale e riproduttiva, dovrebbero essere prioritari nella politica dell’Unione europea in materia di sviluppo e di diritti umani, in particolare laddove è diffusa la violenza di genere e le donne e i minori corrono il rischio di contagio da HIV/AIDS o viene loro negato l’accesso alle informazioni, alla prevenzione e/o alla cura.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. (DE) Ho votato a favore della relazione sulla condizione dei diritti umani nel mondo nel 2007 e sulla politica dell’Unione europea in materia. I diritti umani sono diritti universali e si devono applicare senza limitazioni. L’Unione europea ha l’opportunità di sostenere la causa dei diritti umani a livello globale. Una valutazione precisa della situazione attuale è un prerequisito in questo contesto, motivo per cui accolgo con favore l’iniziativa dell’onorevole Cappato.

L’armonizzazione della politica comunitaria in materia di diritti umani è particolarmente importante al fine di adottare un approccio comune, per esempio contro la pena di morte o la tortura. Una posizione unica è inoltre auspicabile sulla scena internazionale. Alcuni paesi come la Cina, la Russia e l’Iran sembrano compiere piccoli sforzi per affrontare le gravi violazioni dei diritti umani che avvengono nei loro territori. L’Unione europea deve presentare un fronte unico e solido nelle sue relazioni con questi paesi, e ciò è possibile unicamente con una politica in materia di diritti umani comune per l’Unione europea.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Accolgo con favore la relazione dell’onorevole Cappato sulla condizione dei diritti umani nel mondo nel 2007 e sulla politica dell’Unione europea in materia. La relazione sottolinea la necessità dell’Unione europea di aumentare il suo impegno nei diritti umani, in particolare nei negoziati commerciali.

Oltre a riconoscere la mancanza di diritti umani individuata nella relazione, sostengo anche alcune soluzioni che l’onorevole Cappato propone, come un ruolo maggiore per la sottocommissione per i diritti umani del Parlamento e il coinvolgimento del Consiglio in tali discussioni. Ho votato a favore della relazione.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) È buffo che l’Unione europea stia proponendo di proclamare un “Anno europeo della nonviolenza” mentre è l’UE stessa a inviare missioni in Ciad, in cui gli interessi francesi rendono impossibile raggiungere il requisito di imparzialità. Per quanto riguarda le prigioni segrete della CIA e i “rendition flights”, come è stata dunque l’azione dell’Unione europea per la nonviolenza e il rispetto dei diritti umani? Per non parlare del fatto che sono in corso i negoziati di adesione con un paese che calpesta i diritti delle minoranze, tratta la parte femminile della sua popolazione come cittadini di seconda classe, e segue di buon grado l’esempio statunitense e, con la benedizione degli Stati Uniti, inizia una guerra di aggressione contro il suo vicino. Per non parlare inoltre della beffa dei diritti democratici, in particolare ignorando i risultati dei referendum, e il sacrificio di numerosissimi diritti fondamentali con il pretesto di combattere il terrorismo.

Se l’Unione europea è sincera e seria nella sua intenzione di sostenere i diritti umani, allora deve fare luce su tutte le domande rimaste senza risposta relative alle carceri di tortura degli Stati Uniti e il programma di “extraordinary rendition” della CIA, nonché interrompere immediatamente i suoi negoziati con la Turchia, affinché un elemento fondamentale della politica dei diritti umani dell’Unione europea sia inteso a sostenere la democrazia e i valori democratici al suo interno.

 
  
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  Tobias Pflüger (GUE/NGL), per iscritto. (DE) I motivi per cui non ho votato a favore della proposta di risoluzione sulla relazione sui diritti umani sono i seguenti:

1. la relazione contiene diversi punti che meritano sostegno. Tuttavia, ignora completamente l’assenza di diritti economici e sociali in gran parte del mondo, a causa del quale milioni di persone muoiono di fame o non hanno una casa e un impiego. La relazione riduce i diritti umani ai soli diritti civili, ignorando pertanto il principio di indivisibilità dei diritti umani, come sancito nella Carta dell’ONU;

2. la relazione non si occupa delle violazioni dei diritti umani perpetrate o approvate dagli Stati membri dell’Unione europea. Tuttavia, al fine di evitare tutte le accuse di ipocrisia, l’Unione europea deve indagare e fare luce sulle violazioni dei diritti umani commesse con la partecipazione o la compiacenza di Stati membri dell’UE in paesi terzi o contro cittadini di paesi terzi; queste comprendono, per esempio, le accuse di tortura contro le truppe impegnate in Congo nell’operazione Artemis dell’Unione europea;

3. la guerra continua ad essere la peggiore violazione dei diritti umani, ma viene completamente ignorata nella relazione. Ciò nondimeno, con il Trattato di Lisbona e le dichiarazioni rese relativamente all’assunzione della Presidenza del Consiglio da parte della Francia nella seconda metà del 2008, esiste una reale preoccupazione che l’Unione europea verrà coinvolta in più missioni militari. I diritti umani non dovrebbero essere impiegati quale pretesto per tali operazioni. Questo aspetto è del tutto assente nella relazione.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) La relazione sulla quale abbiamo votato oggi, che segue la relazione del Consiglio e della Commissione, ha la virtù di essere generalmente una descrizione aggiornata e critica dei diritti umani nel mondo. Purtroppo, tuttavia, non è niente più di questo. Nonostante lo sforzo compiuto per elencare le varie iniziative del Parlamento europeo in determinate situazioni, sembra che l’obiettivo di valutare il reale impatto delle politiche europee in materia di promozione di diritti umani non sia stato adeguatamente raggiunto. Tale valutazione, per essere efficace, avrebbe dovuto comprendere una chiara descrizione degli obiettivi specifici, un quadro completo di tutti gli strumenti politici impiegati allo scopo e quindi una valutazione dei risultati raggiunti. In altre parole, la nostra relazione è un elenco importante e molto eloquente, ma non sarà mai come avrebbe potuto e avrebbe dovuto. Per questo motivo, condivido la preoccupazione di molti onorevoli colleghi, in particolare nel gruppo PPE-DE, circa la modifica del termine in base al quale la presente relazione e questa discussione si svolgono ogni anno.

 
  
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  José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE-DE), per iscritto. − (ES) Il gruppo PPE-DE ha votato contro la relazione e respinge decisamente il paragrafo della relazione Cappato riguardante i principi di Yogyakarta. Solo un numero ridotto di paesi ha firmato e applicato tali principi e il loro contenuto viene preso in considerazione solo dalla comunità internazionale. Lo stesso si può dire per l’ampio concetto di “salute sessuale e riproduttiva”, un termine onnicomprensivo con il quale alcuni cercano di nascondere o introdurre idee per le quali tutto è permesso. Non possiamo essere d’accordo.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) Con il drastico aumento dei prezzi dei prodotti alimentari nel mondo, la necessità di considerare il disporre di cibo sufficiente un diritto umano è importante. Questa crisi alimentare, della quale i più poveri del mondo soffriranno maggiormente, richiede un’azione immediata. Chiedo al Consiglio europeo e alla Commissione di impiegare tutti i mezzi necessari al fine di aiutare coloro che sono colpiti dal drastico aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.

 
  
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  Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. − (SV) Ho deciso di astenermi dalla votazione sull’argomento in quanto la relazione dell’onorevole Cappato contiene parti che sostengono che le decisioni dovrebbero essere prese dall’Unione europea (in particolare i paragrafi 15, 45 e 141). Ritengo che spetti agli Stati membri decidere sulle questioni relative ai diritti umani.

 
  
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  Konrad Szymański (UEN), per iscritto.(PL) La relazione Cappato ha dato priorità alla discriminazione non specificata basata sull’orientamento sessuale e ai diritti riproduttivi.

Al contempo, ha prestato scarsa attenzione all’attuale violazione diffusa della libertà religiosa.

Questo è il motivo per cui non ho potuto sostenere la presente relazione nella votazione odierna.

 
  
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  Charles Tannock (PPE-DE), per iscritto. (EN) I conservatori britannici riconoscono il ruolo importante dell’Unione europea nella promozione dei diritti umani e della democrazia nel mondo. Possiamo sostenere un certo numero di punti importanti contenuti nella relazione Cappato.

Tuttavia, vi sono alcuni paragrafi con i quali ci troviamo fondamentalmente in disaccordo. Per esempio i paragrafi 2, 5, 14, 15, 30 e 38. Inoltre, conformemente alla convenzione, i deputati conservatori britannici hanno dato un voto libero sulle questioni relative alla pena di morte e all’aborto.

Abbiamo votato favorevolmente nella votazione finale in quanto desideriamo chiarire il nostro appoggio, in linea di principio, alla causa intesa a sostenere e rafforzare i diritti umani nel mondo. Riteniamo che gli Stati membri dell’Unione europea abbiano un ruolo importante da svolgere in questo compito.

 
  
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  Sahra Wagenknecht (GUE/NGL), per iscritto. (DE) Non ho votato a favore della relazione sui diritti umani, per le seguenti ragioni:

1. I diritti umani sono inalienabili, indivisibili e universalmente applicabili. Tuttavia, i diritti economici e sociali, e la violazione massiccia di tali diritti nel mondo, compaiono appena nella relazione. Il fatto che milioni di persone vengano private dei loro diritti più basilari, il fatto che (in parte quale risultato delle politiche altamente problematiche dell’Unione europea) abbiano sempre meno generi alimentari a disposizione, e che la fame, la malattia e la mancanza di alloggi dignitosi sia la loro crudele realtà, che molte persone non abbiano accesso all’istruzione, e che i diritti dei lavoratori vengano calpestati: tutto ciò è ampiamente ignorato.

2. La relazione non fa alcun riferimento alle violazioni dei diritti umani che avvengono nella stessa Unione europea e nelle quali quest’ultima è coinvolta nel mondo, in parte come conseguenza della sua politica militare e degli armamenti e delle sue missioni militari in continua espansione. Solo le violazioni dei diritti umani che hanno luogo fuori dal territorio comunitario vengono criticate; le omissioni e le responsabilità dell’Unione europea sono ignorate. Gli effetti interni ed esterni delle politiche neoliberali comunitarie, con le loro conseguenze negative per i diritti umani e fondamentali, non sono citate nella relazione.

3. La relazione adotta un approccio altamente selettivo nell’esprimere le critiche, come dimostra la scelta dei paesi da criticare e la portata di tali critiche. Tuttavia, se si vuole mantenere qualche credibilità, la politica dei diritti umani non può essere basata sulle esigenze politiche.

 
  
  

− Relazione Véronique De Keyser, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (A6-0138/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione di iniziativa redatta congiuntamente dalla collega belga Véronique de Keyser e dal collega spagnolo José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra sulle missioni di osservazione elettorale dell’UE (MOE-UE). L’osservazione delle elezioni, in particolare nelle nuove democrazie, deve continuare a essere una priorità comunitaria poiché anche se le elezioni non fanno una democrazia, ne sono una componente fondamentale e, di conseguenza, un diritto fondamentale delle persone.

Al pari dei miei colleghi, deploro che l’UE sia ancora priva di una strategia comune e globale per la promozione della democrazia. È essenziale continuare a svolgere operazioni post-elettorali poiché, in alcuni casi, non è sufficiente adottare un atteggiamento passivo nei confronti di paesi il cui processo elettorale è stato duramente criticato dagli osservatori.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Sostengo la relazione degli onorevoli De Keyser e Salafranca poiché sono stato in due occasioni osservatore responsabile a nome dell’Unione europea; Indonesia 2004, Aceh 2006/7. Ritengo che il lavoro svolto dall’Unione che migliora l’integrità del processo elettorale sia essenziale. Il nostro lavoro non è generalmente finalizzato a confermare i vincitori ma a garantire agli sconfitti che hanno perso in modo onesto e può essere fondamentale nella diffusione delle tensioni postelettorali.

Mentre concordo con la partecipazione di cittadini di paesi extracomunitari come la Svizzera, la Norvegia e il Canada, dobbiamo garantire che la maggioranza dei presenti sia di cittadinanza comunitaria. Per quanto ne so, in una sola occasione erano vicini a formare la maggioranza degli osservatori elettorali.

È giusto e appropriato, come affermato nel paragrafo 38, che offriamo assistenza postelettorale ai nuovi parlamenti. Sono consapevole di quanto precisamente può essere utile, come qualcuno che a nome del PSNU ha consigliato nel 1999 il nuovo parlamento indonesiano sulla revisione del suo regolamento. Mi congratulo con i due colleghi per la loro relazione sulla quale sono sicuro torneremo nel corso della nuova legislatura, dopo il 2009.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Siamo contrari ai passaggi della relazione che cercano di trasformare le missioni di osservazione elettorale dell’Unione europea in una politica favorevole ai paesi terzi. Le irregolarità riscontrate dovrebbero essere affrontate attraverso organi con maggiore legittimità e più ampio sostegno rispetto all’Unione europea, in questo caso in primo luogo dall’OSCE e dall’ONU.

Tuttavia, l’Unione europea ha un ruolo da svolgere quale osservatore elettorale assieme ad altri organismi internazionali. L’esperienza e la professionalità che l’Europa ha costruito è di grande importanza e dovrebbero in futuro essere usate.

Abbiamo pertanto deciso di sostenere la relazione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La relazione di iniziativa non deve essere considerata da sola, ma come elemento integrante della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea. Di conseguenza, diremmo che è impregnata di un atteggiamento di arroganza e autocelebrazione, di cui un esempio è l’autoproclamazione dell’Unione europea quale “guida” nell’ambito dell’osservazione elettorale internazionale.

È sulla base di questo atteggiamento di “superiorità” dei “valori” e della condotta dell’UE che vengono compiuti i frequenti tentativi di usare le missioni di osservazione elettorale quale strumento di pressione e ingerenza negli affari interni di altri paesi, principalmente quelli che insistono sui progetti di sviluppo basati sull’affermazione di sovranità nazionale e di indipendenza.

Vista da un’altra angolazione, che cosa sta realmente cercando di fare l’Unione europea con la “strategia comune e globale per la promozione della democrazia”? Che cosa sta realmente cercando di fare l’Unione europea con i finanziamenti ai parlamenti nazionali e ai partiti politici di altri paesi? La risposta viene data dalla nostra stessa situazione. L’Unione europea sta tentando di imporre un modello unico (di capitalismo). Tale modello serve gli interessi di sfruttamento intensificato e impone la liberalizzazione del commercio internazionale. Accetta sacrifici di progresso per le persone e lo sviluppo dei paesi a vantaggio delle multinazionali.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho sostenuto la relazione De Keyser/Salafranca Sanchez-Neyra, che si occupa di questioni importanti. L’impegno dell’Unione europea nel rafforzamento dei processi democratici è una causa valida e la relazione constata correttamente che la democrazia può esistere solo nel contesto di valori democratici da tempo radicati.

Questo fatto cruciale è stato ignorato quando Stati Uniti e Regno Unito hanno deciso di dichiarare guerra all’Iraq. Le attuali disastrose circostanze nelle quali versa il paese sono semplicemente la dimostrazione che i valori democratici devono essere coltivati e non possono esistere al termine di un conflitto armato.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. (DE) Sono favorevole al rafforzamento delle missioni di osservazione elettorale dell’Unione europea al fine di fornire un sostegno efficace alle giovani democrazie.

Date queste premesse, accolgo positivamente la richiesta di un consenso europeo per la promozione della democrazia che potrebbe accrescere l’efficacia delle missioni di osservazione elettorale.

Le elezioni sono un passo importante verso una democrazia stabile e hanno un grande significato simbolico sia per il paese interessato che per il resto della comunità internazionale. L’Unione europea ha assunto un ruolo di guida nell’osservazione elettorale e adesso dovrebbe sviluppare intensamente tale ruolo. In questo contesto, migliorare il seguito del periodo postelettorale è particolarmente importante, dal mio punto di vista. L’Unione europea deve individuare le sfide fondamentali che emergono dallo svolgimento delle elezioni e rispondere in un modo unito e comprensibile. Sarebbe inoltre ragionevole che il Parlamento europeo fornisse sostegno al neoeletto parlamento.

Sostengo appieno tutti questi obiettivi, in particolar modo poiché la mia esperienza in qualità di osservatore elettorale dell’Unione europea in Guatemala dimostra che sono necessari.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Le missioni di osservazione elettorale sono una parte fondamentale del ruolo politico estero dell’Unione europea. Come Unione di paesi democratici, l’esperienza dell’Unione europea dovrebbe essere condivisa in modo efficace e le richieste per la nostra cooperazione nel processo elettorale nel mondo dovrebbero essere incoraggiate.

E’ migliorando le pratiche e la metodologia delle missioni di osservazione dell’Unione che possiamo effettivamente contribuire al rafforzamento della democrazia nel mondo. Ho pertanto votato a favore della relazione comune degli onorevoli Salafranca Sánchez-Neyra e De Keyser.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI), per iscritto. (DE) Quest’Assemblea sventola la bandiera della democrazia e invia i suoi osservatori a diverse elezioni. Per i cittadini dei paesi interessati, è essenziale che le elezioni si svolgano in modo equo e appropriato. La nostra influenza in questo caso contribuisce inoltre in modo significativo al progresso democratico, a patto che, ovviamente, le nostre raccomandazioni vengano realmente prese in considerazione.

Tuttavia, non illudiamoci sulla nostra adesione agli standard democratici all’interno dell’Unione europea: non finché qualcuno che rende pubblicamente dichiarazioni impopolari viene sminuito come un radicale di estrema destra; non finché un Trattato respinto nei referendum di due Stati membri viene approvato dai parlamenti in una forma apparentemente migliorata; non finché si consente che la popolazione voti ripetutamente fino al raggiungimento del risultato desiderato; e certo non mentre ci sono programmi che consentono l’adesione della Turchia all’Unione europea contro la volontà popolare.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) Il momento di un’elezione non è in alcun caso l’unico momento o il solo esponente della democrazia. Tuttavia, è spesso il punto di svolta. Nei paesi che non hanno una tradizione elettorale, lo svolgimento delle elezioni può essere, e spesso è, l’occasione in cui il processo di democratizzazione diviene irreversibile. Ma questo è un processo di cui stiamo parlando. Per questo motivo, tutto ciò che viene dichiarato nella presente relazione sul successo, le difficoltà, le inadeguatezze e le necessità di riforma delle missioni elettorali dell’Unione europea (MOE-UE) è importante e merita la nostra totale attenzione, ma mancherà sempre il punto essenziale: il contributo complessivo dei diversi strumenti europei alla realizzazione della democrazia (in cui le MOE-UE sono naturalmente coinvolte). Ritengo che questa sia la sfida sollevata dalla discussione e che, avendoci fatto riflettere, dobbiamo accettare. La promozione e la tutela della democrazia non fanno solamente parte del DNA dell’Unione europea, ma anche della sua visione del mondo, in termini di principi e valori e in termini di interessi propri.

 
  
  

− Relazione Glyn Ford, Vincenzo Aita (A6-0151/2008)

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore dell’eccellente relazione di iniziativa dell’onorevole collega britannico Glyn Ford sulle relazioni economiche e commerciali con l’Associazione dei paesi del Sud Est Asiatico (ASEAN), che fa parte di una più ampia strategia di negoziati interregionali e bilaterali con i partner commerciali.

Un accordo di partenariato e di cooperazione (APC), contenente clausole obbligatorie sui diritti umani, è un requisito indispensabile per la conclusione da parte dell’UE di un accordo di libero scambio con qualsiasi paese. Una soluzione al problema del settore bancario a Singapore è indispensabile affinché possa esistere una prospettiva reale di concludere un accordo di libero scambio interregionale. Al pari dei miei colleghi, attribuisco un’importanza particolare alla lotta contro la contraffazione di medicine che costituisce una concorrenza sleale e un pericolo per i consumatori.

Deploro l’adozione del principio del massimo uso delle flessibilità stabilite nella dichiarazione sull’accordo TRIPS e l’accesso ai medicinali, data la mancanza di qualsiasi valutazione seria di tali meccanismi.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, sostengo questa relazione perché convinto che il libero scambio sia un passo necessario verso il benessere globale.

Tuttavia il nostro sostegno a un qualsiasi accordo economico sopranazionale non può che prevedere rigide regole per vincolare di fatto le parti a ratificare le convenzioni fondamentali dell’OIL, garantendo così la salvaguardia e la difesa dei lavoratori.

Come ha ricordato dal relatore, l’ASEAN nel suo complesso è il quinto partner commerciale dell’UE e ciò evidenzia i numerosi interessi commerciali presenti in questa regione, che rappresenta sicuramente un mercato in forte crescita.

Questa forte presenza e l’assenza di una legislazione locale efficiente in ambito lavorativo ci obbligano, tramite il nuovo accordo, a prevedere una ferrea regolamentazione non più solo di natura economica ma, soprattutto, di natura sociale, ambientale e di rispetto dei diritti umani limitando in tal modo anche l’effetto del “dumping”.

La sicurezza dei prodotti, la difesa dei lavoratori e dell’ambiente non può e non deve essere messa a repentaglio da nessun tipo di accordo meramente economico.

Noi tutti, accomunati da identici valori, abbiamo l’obbligo morale ed istituzionale di trovare il coraggio per essere molto più rigorosi e selettivi nella scelta dei partner commerciali che in ogni caso garantiscano all’Europa di essere un esempio per gli altri popoli del mondo.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Ci opponiamo al fatto che la relazione contenga numerosi aspetti che non hanno niente a che fare con la politica commerciale. La situazione politica in Myanmar e il rilascio dei prigionieri politici sono questioni molto importanti, ma non dovrebbero essere rese parte della politica commerciale sovranazionale dell’Unione europea. Lo consideriamo ancora un altro tentativo da parte dell’UE di espandere le sue competenze nel settore della politica estera.

D’altra parte, il partito Junilistan considera gli accordi di libero scambio tra l’Unione europea e altre regioni come una conseguenza naturale dell’avere un mercato unico e una politica commerciale comune. Nonostante tutto, abbiamo deciso quindi di votare a favore della presente relazione.

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Secondo la relazione, ottenere vantaggi commerciali concludendo accordi di libero scambio (FTA) con varie regioni è la migliore strategia politica per l’Europa per superare la crisi, almeno finché continua l’impasse dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Tuttavia, la relazione guarda anche in prospettiva. Parallelamente agli accordi di libero scambio, sostiene l’integrazione economica delle regioni, in un modo simile a quello dell’Unione europea e, se possibile, economicamente e politicamente subordinate a quest’ultima.

L’ampio rifiuto degli emendamenti presentati dal nostro gruppo rivela chiaramente l’obiettivo ultimo: liberalizzare senza pensare ai mezzi e alle conseguenze. Sono stati respinti anche gli emendamenti che sottolineano la necessità di tener conto delle disuguaglianze esistenti tra due regioni e gli obiettivi di creare occupazione e garantire uno sviluppo economico sostenibile, sovranità e sicurezza alimentare, nonché tutela ambientale. Non è stato approvato dalla maggioranza di quest’Aula senza condizioni neanche l’obiettivo di semplificare l’accesso ai medicinali e al trasferimento di tecnologie.

Gli effetti di questa politica sono evidenti, come l’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari e l’aumento delle disuguaglianze sociali e disparità regionali, povertà, fame, malattie.

Potremmo pertanto solo votare contro la presente relazione.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Sostengo la relazione dell’onorevole Glyn Ford sulle relazioni economiche e commerciali con i paesi ASEAN. E’ essenziale che la Commissione integri solidi clausole in materia di diritti di proprietà intellettuale nella nuova generazione di FTA che sta proponendo. Tale iniziativa non solo incoraggerebbe l’innovazione e la ricerca nei paesi ASEAN ma, ancora più importante, tutelerebbe anche i consumatori da una contraffazione pericolosa di beni come i farmaci falsi.

Infatti da una recente indagine dell’OCSE sulla contraffazione, discussa in Parlamento questa settimana, emerge che il commercio di beni contraffatti in Malesia e nelle Filippine ha raggiunto dimensioni simili alla Cina. La relazione si occupa di queste questioni e ho votato a favore delle sue raccomandazioni.

 
  
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  Brian Simpson (PSE), per iscritto. (EN) Voterò a favore di questa eccellente relazione. Sono secondo me fondamentali gli emendamenti nn. 7 e 14 e il paragrafo 42.

Queste parti riconoscono l’importanza di garantire servizi pubblici accessibili e sostenibili (emendamento n. 7); l’attuazione di norme sul lavoro attraverso un meccanismo di risoluzione delle controversie (emendamento n. 14); e la necessità di trattare in modo diverso i beni ecocompatibili e di commercio equo in termini di tariffe (paragrafo 42).

Mi congratulo con il relatore, l’onorevole Ford, per la sua relazione.

 
  
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  Andrzej Jan Szejna (PSE), per iscritto.(PL) Ho votato a favore della relazione dell’onorevole Ford sulle relazioni economiche e commerciali con l’Associazione dei paesi del Sud Est Asiatico (ASEAN).

Desidero sottolineare che, affinché produca risultati, un accordo richiede impegno da entrambe i partner. Alla luce delle relazioni sulle recenti fasi negoziali, le prospettive di un accordo precoce e ambizioso con i paesi ASEAN possono essere compromesse da una mancanza di capacità negoziali e difficoltà nello sviluppo di una posizione comune. I paesi ASEAN sarebbero il quinto partner commerciale più importante dell’Unione europea.

La relazione sostiene il concetto di accordo di libero scambio con i paesi ASEAN a patto che tale accordo soddisfi determinate condizioni. È importante garantire che la tutela dei consumatori non venga limitata o la protezione ambientale ridotta.

Negoziare un accordo con una regione composta da 10 paesi indipendenti è molto complesso e richiede molto tempo. Contemporaneamente, gli accordi interregionali offrono vantaggi significativi in quanto promuovono l’integrazione regionale, che rafforza le economie dei paesi partner e riduce il numero di regolamenti.

 
  
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  Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto. (PL) L’Unione europea dovrebbe prestare particolare attenzione quando tratta le relazioni economiche e commerciali con i paesi terzi.

Il tasso di crescita del PIL dei paesi ASEAN aumenta di anno in anno. Tra le altre previsioni, la Banca centrale delle Filippine anticipa un aumento tra il 4,8 per cento e il 5,5 per cento nel PIL del paese. Prevede inoltre un aumento dell’11 per cento nelle esportazioni e un 10 per cento di crescita nel valore delle rimesse delle valute estere dei filippini che lavorano fuori dal loro paese.

Il PIL della Malesia si traduce in 6 721 dollari per abitante. Si prevede che aumenti fino a 7 596 nel 2008. Lo scorso anno, l’economia di questo paese ha registrato un 6,3 per cento di crescita del PIL. La crescita totale del PIL per tutti i paesi ASEAN è stimata attorno al 6 per cento. Questi sono indicatori importanti per la valutazione delle relazioni economiche e commerciali con l’Associazione dei paesi del Sud Est Asiatico (ASEAN).

 
  
  

− Relazione Rosa Miguélez Ramos (A6-0103/2008)

 
  
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  Pedro Guerreiro (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) Occorre urgentemente dare una risposta al problema della mancanza di informazioni sugli stock di acque profonde e di dati sulle catture e lo sforzo di pesca, nonché sulle loro implicazioni per la popolazione di ciascuna specie.

Essendo tali informazioni essenziali per la realizzazione di studi e pareri scientifici, possono contribuire anche in modo decisivo all’istituzione di misure adeguate di gestione della pesca.

Riteniamo pertanto fondamentale che costituiscano una delle priorità delle azioni degli Stati membri in termini di miglioramento della raccolta e disponibilità di dati affidabili, tra cui la valutazione delle ragioni di una mancata applicazione o applicazione meno corretta delle misure di gestione in vigore, come affermato nella relazione. La possibilità sollevata dalle organizzazioni internazionali di alcune di queste specie che subiscono un eccessivo sfruttamento rafforza tale necessità.

L’obiettivo deve essere adottare un approccio di precauzione che tenti di equilibrare le possibilità di pesca con la stabilità degli stock. Pertanto, sosteniamo gli emendamenti presentati. Riteniamo che le misure da adottare debbano tener conto della natura specifica di ciascuna specie, dello spazio di pesca e dell’attrezzatura impiegata, in particolare quella più selettiva e che ha un impatto minore sui fondali.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della relazione Miguélez Ramos sulla gestione degli stock di acque profonde. Quest’ultima è un’innovazione abbastanza recente e un certo numero di stock ittici che in precedenza non erano sfruttati sono stati oggetto di scarsa ricerca scientifica o regolamentazione giuridica. Pertanto, è giusto affrontare queste questioni.

Accolgo positivamente la richiesta contenuta nella relazione dell’onorevole Miguélez Ramos che i pescatori e le associazioni che li rappresentano vengano pienamente coinvolti nella definizione delle misure di protezione dell’ambiente marino. La pesca sostenibile dipende dalle decisioni adottate a livello locale e che coinvolgono coloro a cui sono rivolte.

 
  
  

− Relazione Ingo Friedrich (ex Alexander Stubb) (A6-0105/2008)

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto.(PL) Signora Presidente, circa 2 500 organizzazioni lobbistiche sono attive attualmente a Bruxelles. Più di 300 di esse rappresentano le autorità locali e regionali che operano come fossero ambasciate. Esse comprendono la rappresentanza della Małopolska (piccola Polonia) che è la mia circoscrizione europea. Desidero cogliere l’opportunità offerta dalla discussione sulla relazione prima che l’Assemblea rivolga l’attenzione alla questione dei rapporti tra le istituzioni comunitarie e le organizzazioni di questo tipo. Poiché tentano di ottenere informazioni affidabili dalle istituzioni europee, i rappresentanti delle autorità regionali e locali forniscono anche i dati più recenti sulla situazione nelle rispettive regioni. Il relatore ha dichiarato che la trasparenza è un percorso a due sensi. Partendo da questa affermazione, vorrei sottolineare l’importanza di una maggiore trasparenza da parte delle istituzioni europee, e del trattamento equo di tutte le organizzazioni rappresentate a Bruxelles.

Sostengo la relazione summenzionata per gli esempi specifici del modo in cui il Parlamento europeo può accrescere la trasparenza delle procedure applicate alle organizzazioni esterne.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) È risaputo che il settore del lobbismo professionale, con l’obiettivo di influenzare il processo decisionale comunitario, si sviluppa rapidamente e costantemente a Bruxelles. Pertanto, occorre, e sarebbe finalmente il momento, elaborare norme che garantiscano che vengano fornite informazioni sugli interessi rappresentati dai lobbisti, anche se, nonostante questo, sarà sempre difficile garantire che vi sia trasparenza e che vengano evitate le pratiche immorali. Questo è il motivo per cui abbiamo votato a favore della presente relazione.

Tuttavia, possiamo solo essere spiacenti che le proposte presentate dal nostro gruppo non siano state adottate, nello specifico quelle che affermavano che i rappresentanti di interessi, oltre ad avere l’obbligo di registrazione, dovrebbero essere tenuti a divulgare la loro spesa per le loro attività, in particolare fornendo le stesse informazioni sulla spesa della rappresentanza di interessi sui deputati del Parlamento europeo in quanto questi ultimi sono obbligati a divulgare le loro dichiarazioni dei redditi.

 
  
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  Glyn Ford (PSE), per iscritto. (EN) Sosterrò la presente relazione, per come rafforza le norme delle istituzioni europee relative ai lobbisti. Sono stato autore della prima relazione su questo argomento più di dieci anni fa, nel gennaio del 1996, elaborata dalla commissione per il regolamento, e la normativa attualmente in vigore in materia di lobby è quella proposta nella mia iniziale relazione.

A distanza di più di dieci anni, è chiaramente tempo di modificare e rafforzare tali norme. L’ultima volta non avevamo un sistema comune per tutte le istituzioni, ma adesso questo sembra possibile. Secondo me, i lobbisti sono tutti coloro che intendono entrare in sede di Parlamento, Commissione o Consiglio per influenzare il processo decisionale, che siano datori di lavoro o lavoratori, gruppi di consumatori, gruppi di produttori o gruppi speciali di interesse.

Si stima che a Bruxelles ci siano circa 5 000 lobbisti, sette per ciascun eurodeputato. La grande maggioranza svolge un ottimo lavoro, una quantità molto ridotta non lo fa. Dobbiamo garantire che i pochi non corrompano i molti e che il nostro lavoro tragga vantaggio dagli apporti esterni anziché esserne distorto. Attendo le proposte per una “normativa comune” entro la fine dell’anno.

 
  
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  Robert Goebbels (PSE), per iscritto.(FR) Mi sono astenuto sulla relazione Stubb su un quadro per le attività dei rappresentanti di interessi poiché ritengo che alcuni dei miei colleghi deputati facciano troppa confusione su un’attività che è antica come il genere umano, ossia il tentativo di influenzare i responsabili politici. È normale che i cittadini si riuniscano per difendere i loro interessi. I sindacati, le associazioni dei datori di lavoro e le ONG hanno il diritto di difendere i loro interessi dinanzi a qualsiasi legislatore. Quest’ultimo ha il dovere di ascoltare prima di prendere una decisione. Tuttavia, il legislatore deve restare indipendente, da qui l’importanza che i parlamentari dichiarino i loro interessi finanziari. Tuttavia, la principale mancanza della relazione è che resta in silenzio circa il finanziamento di determinate associazioni dal bilancio comunitario. Questo è un settore in cui la trasparenza dovrebbe entrare in gioco.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI), per iscritto.(FR) Signora Presidente, onorevoli colleghi, è perfettamente normale consultare le parti interessate da una normativa in fase preparatoria o di adozione. In qualità di parlamentari chiamati a prendere decisioni su questioni che a volte sono estremamente tecniche, siamo i primi a riconoscere il ruolo informativo molto importante svolto da coloro comunemente conosciuti come lobbisti. La loro attività è utile, ma i loro rapporti con tutte le istituzioni devono essere disciplinati da un quadro solido e coerente, e questo è il motivo per cui voteremo a favore della presente relazione. Tuttavia, vorrei formulare alcune osservazioni. È importante non mettere tutti i gruppi di interesse insieme: i rappresentanti delle multinazionali o le ONG non possono essere trattati allo stesso modo dei rappresentanti delle autorità democratiche locali o nazionali. Secondo noi, l’ “impronta legislativa”, ossia il riferimento ai gruppi consultati, deve essere obbligatoria, in particolare per la Commissione. Siamo consapevoli di quanta influenza abbiano questi gruppi sull’elaborazione delle proposte di legge o sull’orientamento di una politica europea, e di quanto sia difficile per il legislatore modificare tali proposte o orientamenti in qualsiasi misura. Infine, le informazioni finanziarie dei lobbisti richieste devono essere sufficientemente dettagliate affinché ci consentano di individuare chiaramente gli interessi finanziari in gioco e la fonte dei finanziamenti.

 
  
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  Françoise Grossetête (PPE-DE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della presente relazione, che garantisce una maggiore trasparenza. I lobbisti sono attori importanti che possono fornire esperienza utile. Tuttavia, è essenziale essere in grado di individuare le organizzazioni rappresentate dai gruppi di influenza. Un registro pubblico obbligatorio per i lobbisti comune al Consiglio, alla Commissione e al Parlamento e che elenchi tutte le loro fonti di finanziamento, è un’iniziativa positiva che offrirà maggiore chiarezza. L’istituzione di uno “sportello unico” in cui i lobbisti possano registrarsi solo una volta al fine di avere accesso al Parlamento, alla Commissione e al Consiglio, semplificherà inoltre la situazione. È normale che vengano previste anche le sanzioni per quei lobbisti che non rispettano il codice di condotta.

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE-DE), per iscritto. − (SV) Dovrebbe esistere una serie di norme che regolino l’accesso permanente dei lobbisti agli edifici del Parlamento europeo. Sosteniamo l’attuale codice di condotta. Sosteniamo la maggiore trasparenza nel processo decisionale politico.

Abbiamo votato contro la relazione poiché conduce a una burocrazia che ostacola i nostri obiettivi. Una regolamentazione complessiva dei contatti dei politici ostruisce il contatto aperto e naturale tra i cittadini e i rappresentanti eletti. I cittadini dovrebbero essere in grado di contattare i loro rappresentanti senza che le loro conversazioni e opinioni vengano rese pubbliche.

Non è possibile fornire un resoconto dettagliato del modo in cui le opinioni e i punti di vista si formano. L’argomento e la responsabilità delle decisioni devono essere trasparenti, non il dialogo tra gli individui. È importante tutelare l’integrità dei singoli parlamentari e cittadini.

La trasparenza proposta nella relazione rischia di diventare illusoria e fuorviante. La trasparenza deve essere basata sui politici che si assumono la responsabilità per le loro posizioni e che tengono conto delle ragioni.

Inoltre, un registro comune di lobbisti condiviso dal Parlamento europeo e dalla Commissione sarebbe finalizzato a eliminare l’indipendenza del Parlamento.

In sintesi, il processo decisionale politico dovrebbe essere basato sui rappresentanti eletti che hanno, e si presume abbiano, integrità.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Accolgo non favore il registro dei lobbisti proposto. In tempi in cui la fiducia pubblica nella politica è al suo minimo, è essenziale che le istituzioni politiche siano quanto più trasparenti possibile nelle loro operazioni.

Accolgo inoltre positivamente il fatto che gli avvocati saranno esenti dalla registrazione se forniscono consulenza legale; ciò è nel mantenimento del principio a lungo riconosciuto nella tradizione giuridica scozzese della riservatezza tra avvocato e cliente.

Tuttavia, un certo numero di emendamenti fondamentali del mio gruppo definiti per rendere le norme più severe non hanno avuto successo e in base a ciò io e il mio gruppo ci siamo astenuti.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE), per iscritto. (RO) Ho votato a favore della presente relazione, ma ritengo che potrebbero essere intraprese maggiori iniziative al fine di garantire una rappresentanza equilibrata dei cittadini, senza favorire i gruppi di interesse, nelle istituzioni europee.

L’attività delle lobby ha attraversato un’importante evoluzione, raggiungendo attualmente le oltre 2 500 organizzazioni con più di 15 000 dipendenti solo a Bruxelles. Una volta che il Trattato di Lisbona entra in vigore e le nuove competenze vengono create per il Parlamento e l’Unione europea, tale tendenza si intensificherà. Mentre i gruppi di interesse con le sedi centrali a Bruxelles hanno accesso facile al processo politico europeo, i gruppi di cittadini e le organizzazioni non governative non hanno gli stessi mezzi per far sentire la loro voce al momento di adottare gli atti normativi europei. È ovvio che dobbiamo agevolare il dialogo tra le istituzioni europee e queste organizzazioni negli Stati membri.

Per questo motivo, ritengo che la Commissione e i rappresentanti del Parlamento debbano rispettare la funzione di trasmettere le opinioni e diverse iniziative dei cittadini alle istituzioni del processo decisionale europeo. Dovremmo inoltre creare adeguate voci di bilancio per finanziare questa attività.

 
  
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  Mieczysław Edmund Janowski (UEN), per iscritto.(PL) Sono lieto che il Parlamento europeo si occupi di lobbismo. Non può essere un soggetto tabù per l’opinione pubblica. Alcune norme erano necessarie, e la trasparenza è essenziale. Questa è un’area sensibile in termini economici e politici. Siamo consapevoli che i legislatori traggono vantaggio dalla conoscenza dell’argomento specifico ottenuta dai contatti con gli esperti. Questo è anche un tipo di dialogo con la società ed ha una sorta di effetto di reciprocità. Dopotutto, i membri e i funzionari della Commissione europea e di altre istituzioni non operano nel loro mondo isolato. La conoscenza acquisita consente loro di creare una normativa migliore e più vicina ai soggetti a cui è rivolta.

D’altra parte, emerge la questione dell’influenza non equa nella legiferazione. Vi sono anche casi in cui il diritto viene distorto al fine di favorire gli interessi di specifici gruppi di pressione, come quelli favorevoli all’aborto e le grandi corporazioni. Ciò conduce direttamente alla corruzione e il risultato finale non è una normativa autentica, ma un miscuglio di disposizioni.

Riusciremo realmente a formulare disposizioni di legge più severe e rigide al fine di prevenire il lobbismo scorretto e la corruzione? Purtroppo, la risposta è ovvia. Non saremo in grado di farlo. Sarà sempre possibile trovare una scappatoia nelle disposizioni o un modo di aggirarle. Dovremmo inoltre tener presente che il cosiddetto cattivo lobbismo è possibile anche attraverso i contatti diretti negli Stati membri.

Sono positivamente incline alla relazione, ma non posso accettare gli emendamenti in base ai quali le chiese vengono considerate gruppi di lobby. Dobbiamo tener conto anche dell’etica, del rispetto della trasparenza, e della moralità nonché della lettera del diritto. La moralità non può mai essere nemica della democrazia!

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto. (FI) Signor Presidente, è spiacevole che l’emendamento n. 7, proposto a nome del mio gruppo, non sia stato adottato. L’emendamento essere sarebbe stato essenziale per comprendere la portata della discussione sul lobbismo, non solo come promemoria per la Commissione, ma anche per il resto del pubblico. Ne sono un buon esempio le organizzazioni ambientali, le cui risorse sono frequentemente paragonate a quelle dell’industria, anche se in un modo del tutto particolare: il bilancio per una singola campagna di un’organizzazione forestale può essere paragonato al bilancio totale di tutte le aziende nel settore forestale. Questo per tralasciare il fatto che le aziende nel settore forestale non possono spendere tutte le loro risorse sulla comunicazione: in realtà sono impegnate nella produzione di legna e carta. Sarebbe più ragionevole confrontare i bilanci delle aziende per le comunicazioni, ma da questo bisognerebbe sottrarre la cessione delle azioni, che è una perdita di risorse. Inoltre, dall’altra parte, bisognerebbe calcolare la liquidità della campagna nel settore forestale per tutte le organizzazioni ambientali. Quando guardiamo sotto la superficie, quindi, le risorse impiegate si rivelano molto spesso su un piano molto più equo di quanto l’immagine creata non possa suggerire.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. – (DE) Voto a favore della relazione sull’istituzione di un quadro per le attività dei rappresentanti di interessi nelle istituzioni europee.

Al fine di tutelare la trasparenza delle istituzioni europee, occorre un quadro strutturato per le attività dei lobbisti. Concordo con la definizione di lobbismo secondo cui rappresenta tutti i settori d’attività svolte con l’obiettivo di esercitare influenza sulla formulazione politica e i processi decisionali delle istituzioni europee, e che tutti gli attori che rientrano in questa definizione dovrebbero essere considerati lobbisti e trattati nello stesso modo.

 
  
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  Kartika Tamara Liotard (GUE/NGL), per iscritto. (NL) Misure sommarie non contribuiranno del tutto al problema dei lobbisti. Solo la totale trasparenza e le registrazioni obbligatorie possono limitare l’influenza crescente della lobby industriale. Ne abbiamo bisogno velocemente, perché troppo spesso vediamo deputati che presentano emendamenti in quest’Aula che sono letteralmente controllati da un lobbista. I politici dovrebbero essere influenzati in primo luogo dai loro elettori, i loro sostenitori e il loro buon senso, non da un esercito di lobbisti professionisti. Chiedo pertanto alla Commissione europea di elaborare un pacchetto di misure di portata molto più ampia.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione sui “gruppi di interesse”, meglio noti come “lobbisti”, è un’ammissione palesemente cinica del ruolo profondamente reazionario del Parlamento europeo e dell’intera Unione europea, nonché degli interessi di classe che serve.

Il Parlamento europeo ha per anni sanzionato ufficialmente il diritto dei rappresentanti di gruppi di monopoli ad avere libero accesso al Parlamento europeo al fine di esercitare pressione, applicare tangenti e insistere su interventi legislativi che garantiscano e aumentino i loro profitti.

Impiegando le norme di trasparenza quale pretesto, la relazione cerca di nascondere l’intervento diretto dei monopoli. Bolla i sindacati, i professionisti e le organizzazioni di massa come “lobbisti”. Il movimento dei lavoratori e popolare è pertanto trattato al pari dei capitalisti, che la relazione ha il coraggio di descrivere come rappresentanti della società civile. L’unica differenza è che trovano le porte del Parlamento molto aperte per loro, mentre ai lavoratori non è neanche consentito di avvicinarvisi.

Non illudiamo i lavoratori. Il Parlamento europeo e i suoi deputati non sono indipendenti. Sono stati eletti su una piattaforma che rappresenta gli interessi di classe che a loro volta rappresentano nel Parlamento europeo.

Per i lavoratori, il percorso che serve al meglio i loro interessi è il rovesciamento dei gruppi politici, l’indebolimento dei partiti capitalisti e la resistenza e l’opposizione a un’Unione europea favorevole al capitalismo.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore della raccomandazione contenuta nella relazione “sull’elaborazione di un quadro per le attività dei rappresentanti di interessi (lobbisti) presso le istituzioni europee”.

Tali proposte di una maggiore trasparenza nel lobbismo pongono il Parlamento europeo all’avanguardia rispetto a molti altri parlamenti del mondo in termini di regolamentazione del lobbismo e nel garantire piena informazione finanziaria.

 
  
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  Erik Meijer (GUE/NGL), per iscritto. (NL) Le politiche dell’Unione europea sono in larga misura dettate dagli interessi delle grandi imprese, che cercano di rafforzare le loro posizioni di concorrenza globale tagliando i costi nei settori dell’ambiente, dei salari, della sicurezza industriale e della tutela dei consumatori. Non ci sorprende che tali aziende lo stiano facendo, ma in che misura lo fanno, deve essere chiaro a tutti. Ciò pone i sindacati, i movimenti per l’ambiente e i gruppi di consumatori nella posizione di agire.

Per anni ho sollecitato, nelle interrogazioni alla Commissione europea tra le altre cose, regolamenti quanto più severi possibile che disciplinino la trasparenza relativamente ai lobbisti. Vedo che non è stata ancora adottata la versione severa. Inoltre, i 10 emendamenti specifici presentati dalla sinistra unita e dai Verdi non hanno ottenuto la maggioranza. Queste proposte riguardavano un registro comune di tutti i lobbisti che hanno accesso alle istituzioni comunitarie, l’apertura riguardante gli obiettivi e i finanziamenti dei lobbisti, ulteriori misure da introdurre nel 2009, la pubblicazione del comportamento immorale dei lobbisti, il chiarimento relativo ai consulenti speciali della Commissione europea, e provvedimenti restrittivi sui funzionari pubblici che operano come lobbisti durante le ferie.

Nonostante il rifiuto di questa alternativa migliore, la decisione presa oggi è un passo avanti. Tenendo conto di ciò, i due rappresentanti del partito socialista olandese hanno votato a favore della relazione.

 
  
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  Lydie Polfer (ALDE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della relazione Stubb sull’elaborazione di un quadro per le attività dei rappresentanti di interessi (lobbisti) presso le istituzioni europee. Fornisce una definizione più chiara delle attività dei lobbisti, che si stimano essere attorno ai 15 000.

Sostengo pertanto l’iniziativa di introdurre un registro comune in cui i lobbisti possano registrarsi solo una volta per ottenere accesso al Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio. Inoltre, tutti i lobbisti si impegneranno a osservare un codice di condotta. È essenziale per i deputati e i funzionari europei essere in grado di individuare le organizzazioni rappresentate dai gruppi di interesse e che tali gruppi rispettino i principi di onestà e buona condotta.

 
  
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  Vincent Peillon (PSE), per iscritto.(FR) Ho votato a favore della presente relazione volta a fornire un quadro migliore per le attività dei rappresentanti di interessi nell’Unione europea.

Esiste un esercito di lobbisti a Bruxelles: si stima che ce ne siano 15 000, che rappresentano 2 500 gruppi di influenza. Il loro obiettivo principale è quello di influenzare le decisioni comunitarie e le loro attività, anche se visti con diffidenza e sospetto da alcuni cittadini, sono una parte importante della vita democratica. Per esempio, un deputato comprenderà sempre meglio le questioni relative a una proposta di legge dopo aver ascoltato l’opinione delle associazioni di professionisti, delle ONG, dei sindacati o dei rappresentanti regionali.

Tuttavia, il lobbismo può servire la democrazia sono se è trasparente. I deputati, come i cittadini, devono essere in grado di determinare l’identità precisa di questi attori. Chi li finanzia? Quali interessi stanno tutelando in realtà?

Chiedendo ai lobbisti di iscriversi a un registro pubblico condiviso da tutte le istituzioni comunitarie e indicarvi i dettagli dei loro finanziamenti, il testo soddisfa tale requisito. Inoltre, d’ora in poi i lobbisti dovranno rispettare un codice di condotta e saranno soggetti a sanzioni se non rispettano le norme in esso contenute.

 
  
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  Luís Queiró (PPE-DE), per iscritto. − (PT) I cambiamenti nel nostro mondo globalizzato e le loro conseguenze sulle istituzioni si traducono senza dubbio in un’esposizione sempre maggiore ai diversi attori della società. Stiamo assistendo pertanto a un numero crescente di gruppi che contattano questo Parlamento o la Commissione, fornendo informazioni specializzate riconosciute come importanti. È quindi necessario agire affinché questi nuovi rappresentanti di interessi vengano chiaramente individuati e che le norme relative alle loro attività vengano definite e osservate.

Questa relazione fornisce una definizione di “rappresentanti di interessi”, oltre alle misure per valutare le conseguenze di un registro comune per il Parlamento e la Commissione. Ha inoltre l’obiettivo di accrescere le misure di informazione relativamente ai dati finanziari necessari a garantire che i responsabili delle decisioni politiche e il pubblico generale possano individuare le principali forze trainanti di una determinata attività di lobbismo. Ritengo che tali misure siano passi importanti per garantire una maggiore chiarezza e legittimità del processo decisionale dei politici europei, in particolare perché, come nella votazione, alcuni emendamenti che sono stati respinti sarebbero serviti solamente a sottovalutare la corretta valutazione di questa attività, in nome di preconcetti ideologici superati.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. − (SV) Un parlamentare ha sempre una grande necessità di ottenere informazioni pertinenti al fine di poter adottare decisioni valide. Non occorre precisare che non si può essere esperti in tutto. In questo senso, il lobbismo può essere un’aggiunta valida alla raccolta di informazioni fornendo professionalità e analisi dell’impatto pertinenti.

Tuttavia, i cittadini hanno il diritto di sapere quali sono gli interessi speciali coinvolti. Quanto sia influente un gruppo di lobby non dipende necessariamente dalla forza finanziaria, gli attivisti per i diritti degli animali e altri movimenti sociali possono avere successo almeno quanto gli interessi industriali. La registrazione di interessi è, certamente, non del tutto semplice, ancora di più quando si tratta di definire chi o quali gruppi stanno svolgendo attività di lobbismo. Tuttavia, in qualità di responsabile politico, ritengo appropriato controllare continuamente chi impiega tempo e lavoro nell’influenzare la legislazione. Se non avete nulla da nascondere, non avete neanche nulla di cui preoccuparvi. I demoni vengono sconfitti con la luce del giorno.

 
  
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  Søren Bo Søndergaard (GUE/NGL), per iscritto. − (DA) Ho votato a favore della relazione sulle lobby nella sua versione finale in quanto nonostante tutto è un passo avanti microscopico rispetto alla situazione attuale. Il fallimento nel compiere ulteriori progressi è in se stesso prova dell’influenza che i lobbisti hanno sul sistema comunitario.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) La necessità di una maggiore trasparenza del lobbismo è essenziale nel Parlamento europeo. Auspico che questa relazione accresca l’apertura e la trasparenza del lobbismo in Parlamento.

 
  
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  Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. − (SV) Ho votato a favore della relazione sulle lobby nella sua versione finale poiché è, nonostante tutto, un microscopico passo in avanti rispetto alla situazione attuale. Il fatto che non sia riuscita ad andare oltre è in sé testimonianza dell’influenza che i lobbisti hanno sul sistema comunitario.

 
  
  

− Relazione Manolis Mavrommatis (A6-0149/2008)

 
  
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  Jan Andersson, Göran Färm, Anna Hedh, Inger Segelström e Åsa Westlund (PSE), per iscritto. − (SV) Lo sport fa parte del Trattato di Lisbona e pertanto acquisirà un ruolo di primo piano nella politica comunitaria con l’entrata in vigore del Trattato. Noi socialdemocratici vogliamo sottolineare che lo sport è già un’attività trasversale, ma ciò non significa che istituzioni europee come il Consiglio, la Commissione e il Parlamento dovrebbero essere coinvolte nella gestione dettagliata del movimento sportivo. Lo sport dovrebbe invece autogestirsi per quanto possibile al fine di mantenere la sua indipendenza e autonomia.

 
  
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  Alessandro Battilocchio (PSE), per iscritto. È con grande piacere che voto favorevolmente la relazione del collega Mavrommatis sulla tutela dello sport. Ritengo, infatti, che lo sport sia un elemento inscindibile dalla cultura e dalla cittadinanza europea ed, essendo uno strumento importante d’inclusione sociale e di promozione del dialogo interculturale, debba essere finalmente regolamentato per la tutela dei giovani ed a protezione dai pericoli che incombono nel settore: pressioni commerciali, frodi, sfruttamento dei minori e violenza.

Certamente il complesso sistema sportivo non può sopravvivere senza mezzi di finanziamento che, in molti casi, derivano dai diritti televisivi, in questo senso ritengo opportuno riconoscere sia il diritto ai media ad acquisire la copertura delle iniziative sportive sia un ampio accesso del pubblico, almeno alle manifestazioni principali.

Noto con piacere che la relazione si occupa anche del richiamo alla correttezza sportiva, all’appello per la lotta al razzismo ed alla lotta al doping, che, oltre alle possibili ricadute, è quanto di più antisportivo ci sia. Bene quindi che venga stretta la cooperazione ad ogni livello per affrontare il problema poiché il doping mina l’essenza stessa dello sport: amore per la competizione, mettersi in gioco e tirar fuori il meglio da noi stessi. Una sfida che da sempre impegna l’uomo.

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto.(PL) Nel contesto della discussione sul ruolo dello sport nell’Unione europea, vorrei sottolineare l’importanza delle attività locali. Ritengo che rappresenti il primo passo verso lo sviluppo di una politica europea intesa alla promozione dello sport.

Rappresento la Małoplolska (piccola Polonia). In questa regione, più di 60 000 persone soffrono di diabete. Le malattie circolatorie sono la principale causa dei decessi, circa il 51 per cento nel 2005. Tali condizioni sono di gran lunga la conseguenza dell’obesità e della sedentarietà. Uno degli obiettivi principali della strategia di sviluppo del voivodato è la promozione di uno stile di vita sano. Raggiungere tale obiettivo comporterà investimenti nelle infrastrutture e la costruzione di nuove strutture nella regione, come piscine, campi sportivi e impianti sportivi al coperto. Inoltre, la mia regione incoraggia le attività sportive istituendo premi finanziari per i migliori giovani atleti. Oltre 120 giovani hanno sinora ricevuto questi premi.

Il sostegno a questo tipo di iniziativa a livello regionale dovrebbe essere un elemento fondamentale dello sforzo per la promozione di uno stile di vita sano nell’Unione europea. Sostengo la relazione dell’onorevole Mavrommatis poiché ritengo che sollevi molte questioni importanti correlate allo sviluppo dello sport.

 
  
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  Edite Estrela (PSE), per iscritto. − (PT) Ho votato a favore della relazione sul Libro bianco sullo sport.

La mancanza di esercizio fisico si ripercuote negativamente sulla salute dei cittadini europei, causando un aumento dei casi di sovrappeso, di obesità e di molte patologie croniche come le malattie cardiovascolari e il diabete. Per questo motivo, ho difeso l’importanza di una consulenza medica per le donne sui potenziali benefici della pratica dell’attività fisica durante la gravidanza e dopo il parto.

Devo inoltre sottolineare l’importanza di regolamenti non discriminatori delle competizioni sportive, stabilendo premi equivalenti per uomini e donne.

 
  
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  Ilda Figueiredo (GUE/NGL), per iscritto. − (PT) La relazione contiene proposte presentate da noi in commissione che raccomandano che le specifiche associazioni di categoria di tutte le persone coinvolte nello sport siano adeguatamente rappresentate in seno agli organi decisionali delle federazioni internazionali e nazionali, e tutelino le misure preventive e il controllo della salute dei giovani sportivi, garantendo che siano rispettati tutti i diritti sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.

Altre proposte che abbiamo presentato sono state adottate in plenaria, in particolare raccomandazioni su: la necessità di una formazione per una “doppia carriera”, sportiva e accademica, dei giovani atleti per garantire la reintegrazione nel mercato del lavoro degli sportivi professionisti alla fine delle loro carriere; l’importanza di incoraggiare le persone a praticare sport, garantendo per tutti l’accesso allo sport e pari opportunità, nonché investendo nella formazione degli insegnanti e degli allenatori, oltre che negli impianti sportivi pubblici, con lo Stato che deve assumersi i costi della sicurezza delle competizioni non professionistiche organizzate da organizzazioni non a scopo di lucro; l’importanza di conferire un riconoscimento ai successi sportivi raggiunti dalle donne e la lotta alla discriminazione nei premi; la difesa delle opportunità di carriera per le donne in ambiti collegati al mondo dello sport, anche a livello di funzioni decisionali, e l’attenzione posta sul sport non professionistico.

Tuttavia, non siamo d’accordo con il riferimento al Trattato di Lisbona.

 
  
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  Hélène Goudin e Nils Lundgren (IND/DEM), per iscritto. − (SV) Il partito Junilistan si oppone fermamente alla presente relazione. In primo luogo, la relazione si riferisce al Trattato di Lisbona, che non è ancora stato ratificato e sarà sottoposto a un referendum in Irlanda tra circa un mese. La maggioranza federalista del Parlamento europeo sta quindi violando i principi costituzionali fondamentali. Il Trattato di Lisbona è inoltre al 96 per cento identico al Trattato costituzionale che è già stato respinto nei referendum di Francia e Paesi Bassi. È pertanto completamente amorale fare riferimento al Trattato di Lisbona nella presente relazione.

In secondo luogo, la relazione comporta che l’Unione europea interferirà ancora in un altro ambito politico che il partito Junilistan ritiene essere di competenza degli Stati membri.

Voteremo quindi contro la presente relazione.

 
  
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  Genowefa Grabowska (PSE), per iscritto.(PL) Mi congratulo con il relatore e sono lieta che il Parlamento abbia agito di propria iniziativa per occuparsi di una questione di grande importanza per i cittadini dell’Unione europea. La parte della relazione che sottolinea l’importanza del messaggio che lo sport trasmette merita un riferimento speciale. Il messaggio ci raggiunge generalmente attraverso uno slogan ben noto che dichiara che sport equivale a salute. Quale risultato di questo slogan, milioni di europei prestano maggiore attenzione alla loro salute fisica e mentale. Tuttavia, non è tutto. Sin dalla nostra più tenera età, lo sport ci insegna una competizione leale e onesta, e ci aiuta a capire che il cosiddetto ruolo nel gioco dipende dal nostro impegno personale, e che tutto il lavoro e l’enorme impegno dedicati alla preparazione delle competizioni verrà ripagato.

Gli atleti stranieri partecipano alle competizioni sportive. Ciò contribuisce a combattere la discriminazione e ci insegna la tolleranza negli stadi. Quest’ultima è un elemento fondamentale del rispetto per i diritti umani. Viene citata in tutti i documenti comunitari.

La presente relazione contiene un’altra caratteristica che contribuisce al suo valore aggiunto. Il vero sport deve essere libero dalla violenza, mentre gli sforzi individuali intesi a raggiungere i migliori risultati possibili devono essere liberi dal flagello del nostro tempo, cioè il doping.

 
  
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  Anna Hedh (PSE), per iscritto. − (SV) Ho votato contro la relazione poiché ritengo sia eccessivamente legata al Trattato di Lisbona. Non voglio rendere lo sport sopranazionale e penso invece che sia positivo così come’è oggi. Tuttavia, ritengo che l’emendamento sulle donne e lo sport fosse positivo.

 
  
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  Mary Honeyball (PSE), per iscritto. (EN) Approviamo la specificità dello sport; tuttavia, la versione in inglese del considerando 1 è molto poco chiara e aperta a interpretazioni non corrette.

 
  
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  Ian Hudghton (Verts/ALE), per iscritto. (EN) Ho votato a favore degli emendamenti alla relazione Mavrommatis che riconoscono esplicitamente l’autonomia delle organizzazioni sportive. Il mio paese, la Scozia, ha una lunga tradizione di organi sportivi indipendenti e autonomi, con organizzazioni come l’Associazione calcistica scozzese riconosciuta a pieno titolo organizzazione di Stato membro della FIFA nonché l’Unione di rugby scozzese membro dell’IRB.

Tale riconoscimento dell’indipendenza sportiva scozzese ha svolto un ruolo importante nel passato del mio paese e lo svolgerà dopo il referendum scozzese di indipendenza del 2010, quando la Scozia diventerà in tutto e per tutto uno Stato membro indipendente dell’Unione europea.

 
  
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  Jörg Leichtfried (PSE), per iscritto. (DE) Voterò a favore del Libro bianco sullo sport al fine di sottolineare l’importanza dello sport nell’Unione europea nonché di promuovere il dialogo su questa questione.

Lo sport è uno strumento efficace attraverso cui promuovere l’integrazione sociale e la comprensione reciproca a livello nazionale e internazionale. Ha inoltre un’importante dimensione economica. Per questi motivi, è importante creare un quadro in cui gli Stati membri possano sostenere le organizzazioni e gli eventi sportivi. Poiché lo sport opera in larga misura a livello nazionale, gli Stati membri devono avere la possibilità di autoregolamentarsi. Il Libro bianco sottolinea questo punto ed è inoltre una base appropriata sulla quale affrontare gli aspetti di interesse per tutti i paesi, come lo sviluppo dei giovani, i programmi contro il doping e la discriminazione nello sport.

Accolgo inoltre con favore la creazione di un fondo speciale per lo sport volto a sostenere le attività sportive e a semplificare l’accesso delle persone allo sport.

 
  
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  Kartika Tamara Liotard, Erik Meijer, Esko Seppänen, Søren Bo Søndergaard e Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. (EN) Riconosciamo che lo sport rivesta un ruolo speciale nella società quale strumento di inclusione e integrazione sociale, nonché promotore della democrazia locale. Riconosciamo la significativa importanza dello sport in termini di salute quale misura preventiva per l’obesità e le patologie croniche.

Siamo totalmente a favore dell’idea di rafforzare il ruolo delle donne nello sport; l’importanza di tutelare gli atleti di tutte le età durante e dopo le loro carriere sportive; la promozione dello sport nella società, comprese le attività fisiche nel programma scolastico; la necessità di misure di ridistribuzione nei finanziamenti sportivi; e il diritto dei cittadini all’informazione e all’ampio accesso alle trasmissioni delle manifestazioni sportive.

Tuttavia, non sosteniamo il maggiore ruolo della politica comunitaria nello sport. Pertanto, non possiamo sostenere le iniziative intraprese per accrescere ulteriormente la politica comunitaria in questo settore. Nello specifico, non possiamo sostenere l’idea di istituire una forza di polizia europea per lo sport.

 
  
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  Diamanto Manolakou (GUE/NGL), per iscritto. – (EL) La relazione, al pari del Libro bianco della Commissione, tratta lo sport come ancora un’altra area di attività economica intesa a guadagnare denaro. L’Unione europea sta cercando di convertire del tutto lo sport in una merce, affinché porti persino maggiore redditività ai gruppi sportivi imprenditoriali e alle multinazionali. Questo è il motivo per cui l’Unione europea sta impiegando il Trattato di Lisbona per estendere i suoi poteri allo sport.

Ciò equivale allo smantellamento sistematico dello sport amatoriale, anche a livello scolastico. Lo sport amatoriale fornisce la materia prima all’industria sportiva e ai campionati commercializzati. I giovani e l’intero pubblico vengono trattati come spettatori e consumatori di manifestazioni sportive organizzate dalle federazioni orientate commercialmente. Le belle parole sui valori promossi dallo sport, la lotta al doping, eccetera, sembrano una beffa quando il desiderio di emulazione viene sostituito dalla concorrenza spietata. La corruzione, il doping, il fanatismo e l’intolleranza sono parte integrante dello sport commercializzato; vengono impiegati al fine di promuovere i prodotti delle società che lo controllano.

Le esigenze di esercizio sportivo e fisico dei giovani possono essere soddisfatte unicamente creando infrastrutture e sviluppando lo sport popolare di massa. I valori di collettività e solidarietà devono essere promossi in opposizione al modello corrotto prodotto dal sistema capitalista, che subordina tutto al profitto.

 
  
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  David Martin (PSE), per iscritto. (EN) Sostengo in generale la relazione dell’onorevole Manolis Mavrommatis sul Libro bianco sullo sport. Ritengo che molte delle sue raccomandazioni andranno a beneficio dello sport a ogni livello in tutta l’Unione europea. Infatti, ritengo che incoraggiare i club calcistici a concentrarsi sul crescere talenti sia un progresso positivo per il gioco.

Ogni club – anche il più grande – deve accettare qualche responsabilità per la formazione e non fare affidamento soltanto sulle proprie forze finanziarie nel mercato di trasferimento per acquistare giocatori formati da altri. Il calcio non dovrebbe essere solo una gara economica.

 
  
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  Ioan Mircea Paşcu (PSE), per iscritto. (EN) Il Libro bianco è come una matrioska russa: prima lo sport amatoriale, poi lo sport professionistico e infine il calcio (dove circola più denaro). Pertanto, ci dà l’impressione che lo sport amatoriale, che è la sua dichiarata ragion d’essere, sia solo un alibi per occuparsi dello sport professionistico, in particolare del calcio, che sembra essere l’obiettivo principale. Il Libro bianco non è inoltre equo nel suo approccio: severo nell’estendere le norme esistenti ai settori tradizionali come la discriminazione, l’immigrazione clandestina, le sostanze illegali, e la concorrenza alle attività sportive, ma permissivo per quanto riguarda la definizione di norme speciali in materia, come se le persone coinvolte non dovessero in qualche modo avere timore. In ogni caso, il Libro bianco preannuncia una nuova era di attivo coinvolgimento da parte degli organi comunitari nella regolamentazione dello sport professionistico, principalmente il calcio europeo. La buona notizia è che intende farlo parlando prima con le persone coinvolte.

 
  
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  Luca Romagnoli (NI), per iscritto. Approvo la relazione del collega Manolis Mavrommatis sul libro bianco dello sport. Infatti, riconosco il ruolo importante che lo sport gioca nella vita di ogni persona e nella società, visto che é un mezzo attraverso il quale l’individuo supera sfide personali, scopre le proprie passioni e talenti, si identifica in un gruppo, capisce l’importanza del rispetto delle regole: estendendo tali valori su scala internazionale si comprende come lo sport sia in grado di rompere le barriere geografiche e promuovere relazioni sociali e di pace.

Ritengo opportuno sottolineare come ogni sorta di trasgressione nello sport a regole di etica civile e morale quali doping, gesti deliberatamente razzisti o gioco d’azzardo, debbano essere puniti cercando, preventivamente, di recuperare l’ideale dello sport e il suo fine ultimo.

In ultima analisi mi preme ricordare come spesso si tenda a giustificare la crescente importanza di taluni sport a scapito di altri con la forte disparità dei salari tra i giocatori nei diversi sport.

In tal senso, ritengo occorra introdurre alcune misure di sostegno in favore degli sport meno diffusi e conosciuti.

 
  
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  Olle Schmidt (ALDE), per iscritto. − (SV) La relazione sullo sport contiene molti punti interessanti e sensibili. Nessuno può opporsi ragionevolmente alle iniziative più rigide adottate dagli Stati membri dell’Unione europea contro il doping e la xenofobia nello sport. È stato più controverso, ma secondo me sensato, sostenere l’idea della Commissione di una forza di polizia comune che si occupi delle manifestazioni sportive. In questo senso, sono pronto a sostenere la relazione. Purtroppo, la vera grande questione, quella che riguarda la liberalizzazione dei monopoli delle scommesse in Europa, non ha raggiunto l’obiettivo. Personalmente, ritengo che la liberalizzazione, in modalità controllate e con società di scommesse e lotterie autorizzate, potrebbe soddisfare sia gli interessi dei consumatori in una serie di opzioni di scommesse, che la necessità di risorse del movimento sportivo. Mi astengo pertanto dalla votazione.

 
  
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  Brian Simpson (PSE), per iscritto. (EN) Lo sport è una parte importante della vita quotidiana. Anche molti cittadini comunitari partecipano o assistono a un certo numero di eventi sportivi e spesso viene considerato più importante della vita stessa a volte.

Lo sport non dovrebbe essere al di sopra della legge, ma noi in qualità di legislatori dovremmo anche riconoscere la posizione unica dello sport nell’Unione europea e il ruolo svolto da diversi organi di gestione.

Dovremmo inoltre riconoscere che, mentre l’associazione calcistica è il gioco prevalente, non è l’unico, e dobbiamo ammettere che gli altri sport e svaghi diversi come il campionato di rugby e l’hockey o il crown green bowling e l’allevamento dei piccioni abbiano un ruolo importante da svolgere.

Non spetta all’Unione europea regolare questi sport, e tantomeno agire come una sorta di polizia sportiva. Questo ruolo deve restare degli appropriati organi di gestione. Tuttavia, l’Unione europea può essere complementare per natura e contribuire allo sviluppo di tutti i tipi di sport parlando chiaramente in modo contrario alla discriminazione sportiva che ancora avviene quando uno sport si sente minacciato da un altro. Cito come esempio classico l’Unione greca di rugby.

Sosterrò la relazione Mavrommatis, forse non con l’entusiasmo con cui sostengo la squadra di rugby Wigan Warriors o il St Mirren e il Blackburn Rovers, ma alla fine di nuovo è soltanto politica.

 
  
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  Catherine Stihler (PSE), per iscritto. (EN) La presente relazione sul Libro bianco sullo sport deve riconoscere l’esistenza di un problema di sussidiarietà nello sport comunitario. Questo è il motivo per cui sostengo l’emendamento n. 2.

 
  
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  Eva-Britt Svensson (GUE/NGL), per iscritto. (EN) Riconosciamo che lo sport riveste un ruolo speciale nella società quale strumento di inclusione e integrazione sociale, nonché promotore della democrazia locale. Riconosciamo la significativa importanza dello sport in termini di salute quale misura preventiva per l’obesità e le patologie croniche.

Siamo del tutto a favore dell’idea di rafforzare il ruolo delle donne nello sport; l’importanza di tutelare gli atleti durante e dopo le loro carriere sportive; la promozione dello sport nella società, comprese le attività fisiche nel curriculum scolastico; la necessità di misure di ridistribuzione nei finanziamenti sportivi; e il diritto dei cittadini all’informazione e all’ampio accesso alle trasmissioni delle manifestazioni sportive.

Tuttavia, non sosteniamo il maggiore ruolo della politica comunitaria nello sport. Pertanto, non possiamo sostenere le iniziative intraprese per accrescere ulteriormente la politica comunitaria in questo settore. Nello specifico, non possiamo sostenere l’idea di istituire una forza di polizia europea per lo sport.

 
  
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  Glenis Willmott (PSE), per iscritto. (EN) A nome dell’EPLP. Approviamo la specificità dello sport; tuttavia la versione in inglese del paragrafo è molto poco chiara e aperta a interpretazioni non corrette.

 
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