PRESIDENZA DELL’ON. HANS-GERT PÖTTERING Presidente
(La seduta è aperta alle 17.05)
1. Ripresa della sessione
Presidente. − Dichiaro ripresa la sessione del Parlamento europeo, interrotta l’8 maggio 2008.
2. Dichiarazione della Presidenza
Presidente. − Onorevoli colleghi, mercoledì 14 maggio 2008, l’organizzazione terroristica ETA ha sferrato un altro attacco in Spagna. Un funzionario della Guardia Civil, Juan Manuel Piñuel Villalón, è stato ucciso da un’autobomba di fronte alla caserma della polizia a Legutiano, nella provincia di Álava. Il Parlamento europeo condanna duramente questo spregevole omicidio così come l’atto disprezzabile che ha ferito altri funzionari.
A nome dell’intero Parlamento europeo vorrei esprimere il nostro profondo cordoglio e le nostre sincere condoglianze alla famiglia della vittima. Vorrei inoltre dichiarare la nostra solidarietà agli spagnoli e alle autorità pubbliche, alle loro istituzioni democratiche e alle autorità di sicurezza.
Osserveremo un minuto di silenzio in memoria del poliziotto ucciso.
(Il Parlamento, in piedi, osserva un minuto di silenzio)
3. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
4. Composizione del Parlamento: vedasi processo verbale
5. Composizione dei gruppi politici: vedasi processo verbale
6. Composizione delle commissioni e delle delegazioni: vedasi processo verbale
7. Verifica dei poteri: vedasi processo verbale
8. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale
9. Interrogazioni orali e dichiarazioni scritte (presentazione): vedasi processo verbale
10. Trasmissione di testi di accordo da parte del Consiglio: vedasi processo verbale
11. Dichiarazioni scritte decadute: vedasi processo verbale
12. Storni di stanziamenti: vedasi processo verbale
13. Petizioni: vedasi processo verbale
14. Seguito dato alle posizioni e risoluzioni del Parlamento: vedasi processo verbale
15. Dichiarazione di interessi finanziari: vedasi processo verbale
16. Calendario delle tornate: vedasi processo verbale
17. Firma di atti adottati in codecisione: vedasi processo verbale
Bernd Posselt (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, riguardo al coordinamento del calendario, è stato distribuito un documento in cui è indicata in blu la data delle elezioni per il primo fine settimana di giugno. Sa che tutte le elezioni europee dal 1979 si sono tenute il secondo o il terzo fine settimana di giugno. Vorrei chiedere chi ha deciso, e quando, di spostare le elezioni del prossimo anno a questa nuova data del primo fine settimana di giugno.
Presidente. − Metteremo a verbale la sua questione procedurale onorevole Posselt, e le daremo una risposta nel modo idoneo.
18. Ordine dei lavori
Presidente. − Il progetto definitivo di ordine del giorno, fissato dalla Conferenza dei presidenti, ai sensi degli articoli 130 e 131 del Regolamento, nella riunione di giovedì 15 maggio 2008, è stato distribuito.
Hartmut Nassauer (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, una volta all’anno – in maggio, per qualche inspiegabile ragione –, tutte le commissioni si riuniscono abitualmente a Strasburgo. Sembra non ci sia una giustificazione logica. Di conseguenza, questa sera si svolgono riunioni di commissioni alla stessa ora poiché gli argomenti che rientrano nella loro sfera di competenza sono nell’ordine del giorno della plenaria.
Si tratta di una situazione insostenibile. Per risolvere il conflitto l’unica soluzione davvero possibile è che in futuro le commissioni si riuniscano a Strasburgo e che le sessioni plenarie siano spostate a Bruxelles! Le riunioni delle commissioni qui a Strasburgo non possono continuare a scontrarsi con le sedute plenarie e le riunioni dei gruppi come sta accadendo, soprattutto negli ultimi due anni e nonostante le dichiarazioni che tali collisioni avrebbero dovuto essere evitate. Ora abbiamo un periodo di ripensamento. Non esiste alcuna ragione pratica per cui le riunioni delle commissioni a Strasburgo si debbano scontrare con le attività plenarie. Le sarei grato se potesse fare qualsiasi cosa in suo potere per sistemare la situazione.
(Applausi)
Presidente. − Grazie onorevole Nassauer. Metterò al corrente la Conferenza dei presidenti riguardo alla situazione che ha descritto e confido di trovare una soluzione soddisfacente.
Sono stati proposte le seguenti modifiche all’ordine del giorno:
Per quanto riguarda lunedì
Nessuna modifica.
Per quanto riguarda martedì
Il gruppo socialista ha richiesto di inserire nell’ordine del giorno di martedì una dichiarazione della Commissione sulla situazione dei Rom in Italia senza proposte di risoluzione.
Martin Schulz, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi di chiarire la natura della nostra proposta. Chiediamo una dichiarazione della Commissione non solo sulla situazione dei Rom in Italia, ma in Europa in generale. Durante la nostra riunione di gruppo oggi, abbiamo discusso il fatto che attualmente la situazione in Italia è molto difficile. Non vogliamo tuttavia insinuare che la situazione sia confinata all’Italia o che la protezione delle minoranze e l’integrazione sociale dei Rom siano questioni esclusivamente italiane. Abbiamo semplicemente fatto riferimento all’Italia perché è dove il problema sta attualmente emergendo su ampia scala.
Vorremmo sapere dalla Commissione come sono stati impiegati negli ultimi anni gli ingenti fondi messi a disposizione per sostenere in modo efficace progetti locali al fine di evitare lo scenario che si sta attualmente vivendo in Italia.
Ciò che chiediamo quindi è un dibattito. Il punto di partenza sarebbe la situazione in Italia, ma vorrei sottolineare che non intendo che si concentri solo sull’Italia. Abbiamo molti altri elementi da considerare, non solo la situazione italiana. Innanzi tutto, vorremmo sapere dalla Commissione che cosa è stato fatto nel passato e quali ulteriori provvedimenti intende assumere in futuro. Saremmo quindi grati se la Commissione potesse produrre tale dichiarazione martedì.
Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Gruppo Verde/Alleanza libera europea sostiene questa proposta e la sostiene nei due casi sia perché riteniamo che sia importante discutere di quello che succede intorno ai rom nell’Unione europea come tale – avendo però bene in testa quello che è successo negli ultimi giorni in Italia – e anche perché sappiamo tutti che esistono dei mezzi attraverso i quali l’Unione europea può intervenire, ma questi mezzi non sono conosciuti e non se ne discute.
Da tutti e due i punti di vista siamo perfettamente d’accordo di avere questo dibattito, ma temo che non sarà l’ultimo, almeno per quello che riguarda l’Italia.
Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, la Conferenza dei presidenti non lo prevede, ma ovviamente c’è spazio nell’ordine del giorno. Abbiamo avuto un dibattito nel settembre 2007. Il problema dei Rom è reale, per l’Europa in generale e anche per la Romania, ed era qualcosa di cui eravamo a conoscenza quando siamo stati in Romania. Ritengo che abbiamo previsto di discutere tale questione a settembre. Non sarebbe meglio – come propone il nostro gruppo – che il problema in Italia sia affrontato inizialmente dalla commissione per le libertà civili e attendere un dibattito ufficiale in Aula quando ci saremo preparati? Questa è la posizione del gruppo PPE-DE.
(Il Parlamento accoglie la richiesta)
Riguardo a mercoledì, giovedì
Nessuna modifica.
(L’ordine dei lavori è così fissato)
Hannes Swoboda (PSE). - (DE) Signor Presidente, per amore del buon ordine, vorrei annunciare che intendiamo posticipare la votazione sulla relazione dell’onorevole Grosch, relativa ai periodi di riposo e alla questione dei conducenti degli autobus. In linea generale esiste un accordo tra i datori di lavoro e i dipendenti e intendiamo verificare che ne sia tenuto conto nella relazione dell’onorevole Grosch. Vorrei solo avvisare gli altri gruppi che chiederemo di posticipare la votazione.
19. Interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica
Presidente. − L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto su questioni di rilevanza politica.
Erna Hennicot-Schoepges (PPE-DE) . – (FR) Signor Presidente, da oltre due anni è vacante un posto di direttore presso l’ufficio informazioni del Parlamento europeo a Lussemburgo. Vorrei conoscere il risultato della pubblicazione dell’annuncio relativo al posto; perché c’era un candidato la cui domanda era incompleta; e che cosa mancava nella documentazione? Perché non ne siamo stati informati? Vorrei inoltre sapere che cosa intende fare l’amministrazione per assegnare questo posto che è vacante da così tanto tempo.
Antonio Masip Hidalgo (PSE). − (ES) Signor Presidente, la ringrazio per le parole che ha rivolto all’inizio della sessione plenaria alla famiglia del poliziotto ucciso della Guardia Civil, le forze armate spagnole, e ovviamente agli spagnoli. La ringrazio, signor Presidente.
Credo che l’unico modo per sconfiggere l’ETA e i terroristi sia rimanere uniti contro il terrorismo.
Ritengo che tutti i democratici europei dovrebbero dimostrare la loro unione e il loro sostegno ai governi di Spagna e Francia in questo obiettivo comune e dovremmo mettere da parte le assurde divisioni del recente passato. Dimostriamo di essere tutti uniti contro il terrorismo.
Jelko Kacin (ALDE). - (SL) Il 28 aprile un aereo appartenente alla compagnia aerea macedone MAT, diretto in Egitto con a bordo 76 passeggeri, ha dovuto atterrare a Istanbul poiché le autorità greche gli hanno impedito di sorvolare lo spazio aereo greco.
A febbraio le autorità greche hanno rifiutato di rilasciare alla MAT l’autorizzazione per i voli charter diretti a Corfù, adducendo quale motivo il nome della compagnia, MAT (Macedonian Airlines). L’obiettivo dell’accordo sullo Spazio aereo comune europeo firmato nel giugno 2006 era quello di creare uno spazio aereo comune allargato con gli Stati vicini, compresa l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia.
Conformemente al Trattato, le autorità greche devono emettere richiesto dalla MAT. Il blocco greco dei voli MAT costituisce una violazione della legge, dei Trattati dell’UE, e del diritto internazionale sul traffico aereo. Inoltre, menzionare il nome della compagnia aerea come motivo di tale decisione è contrario ai valori europei comuni.
Vorrei sapere quali azioni le istituzioni europee e la Commissione propongono di adottare per porre fine a tale prassi discriminatoria, che è contraria alla libera circolazione di persone, merci e servizi ed è rivolta contro gli Stati che fanno domanda di adesione all’Unione europea.
László Tőkés (Verts/ALE). – (HU) Signor Presidente, anche nella regione dell’Europa centrale e orientale stiamo affrontando la dannosa eredità del comunismo riguardo all’ambiente. Non si può in alcun modo considerare una semplice questione nazionale, è un problema comune europeo che riguarda tutti noi. Quando è avvenuto il cambiamento di regime, i nostri Stati, compresa la Romania, non erano preparati alle strategie per la salvaguardia ambientale.
Sostengo la relazione dell’onorevole Hartmut Nassauer del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei (gruppo PPE-DE) sulla salvaguardia dell’ambiente attraverso il diritto penale, e auspicherei di vedere coloro che causano gravi danni ambientali ritenuti responsabili conformemente al diritto penale inasprendo e garantendo il rispetto della legislazione dell’Unione europea.
A Roşia Montană (Verespatak) si deve vietare la tecnologia a base di cianuro. Anche la distruzione delle foreste nella regione dello Szekler e in altre regioni della Romania rappresenta un pericolo per l’ambiente. L’autostrada in costruzione in Transilvania potrebbe verosimilmente causare gravi danni ambientali. Proseguono i lavori di costruzione del canale Bystroye in Ucraina. In Bulgaria è in costruzione un nuovo impianto nucleare dopo che lo Stato membro è stato obbligato a chiudere quello di Kozloduy. Dobbiamo riservare maggiore attenzione a tali questioni.
Sylvia-Yvonne Kaufmann (GUE/NGL). - (DE) Signor Presidente, nel dibattito in Germania sul Trattato di Lisbona, alcuni gruppi di sinistra contestano e invocano la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali a sostegno della loro tesi, secondo cui il Trattato reintrodurrebbe la pena di morte in modo tale che – come affermano – le persone potrebbero essere condannate al fine di reprimere una ribellione. Questa è sostanzialmente un’ingiuria offensiva per la CEDU, che rappresenta il fulcro inalienabile del sistema europeo dei valori e quindi il simbolo dell’Europa impegnata sul versante della pace, della libertà e dello Stato di diritto.
Sono inorridita che le persone siano esposte a tale tipo di allarmismo sulla CEDU, a cui l’UE deve accedere conformemente al Trattato di Lisbona. Inoltre protesto fermamente contro le dichiarazioni di alcuni seguaci della Sinistra che equiparano il Trattato di riforma all’Ermächtigungsgesetz di Hitler del 1933. Queste dichiarazioni non sono solo assolutamente assurde, ma equivalgono alla mostruosa banalizzazione del fascismo tedesco. Questa va al di là dei limiti della decenza e della moralità.
Gerard Batten (IND/DEM). - (EN) Signor Presidente, il Regno Unito è uno dei sette Stati che hanno proposto una legge per adottare una decisione quadro del Consiglio per norme comuni relativamente all’applicazione delle sentenze pronunciate in processi contumaciali. Questo significa che un cittadino britannico può essere processato, giudicato colpevole e condannato in uno Stato estero senza essere presente dinanzi a un giudice ed essere quindi trasferito in quel determinato paese per la detenzione. Si ritroverà nella posizione di non potersi difendere in un processo, ma di dimostrare di essere innocente dopo una condanna.
Sebbene esista una disposizione per nuovi processi, non tutti gli Stati membri li riconoscono nei propri sistemi giudiziari. Questo distrugge ulteriormente il principio dell’habeas corpus e della libertà dall’arresto e dalla detenzione arbitrari di cui beneficiano tradizionalmente i cittadini britannici e fondamentali per il diritto e le libertà britannici. Ogni elemento positivo del Regno Unito viene gradualmente distrutto dall’appartenenza a questa malvagia organizzazione conosciuta come Unione europea.
Slavi Binev (NI). – (BG) Signor Presidente, onorevoli colleghi, le azioni intraprese dalle autorità bulgare durante le ultime settimane indicano chiaramente ancora una volta che non hanno intenzione né alcuna volontà di dedicarsi al problema principale a cui il nostro Stato deve far fronte: la riforma del sistema giudiziario e degli affari interni. Anziché proteggere la vita e i diritti dei cittadini, il Presidente, il Primo Ministro, il pubblico ministero, il ministero degli Interni e il sindaco di Sofia si sono uniti in un’entità simbiotica e utilizzano le leve del potere esclusivamente per racket politico nei confronti di coloro che non condividono le loro idee.
Ciò che è peggio è che la maggior parte dei media in Bulgaria, che dovrebbero essere i difensori più leali che garantiscono l’irreversibilità del cammino democratico dello sviluppo del nostro paese, si sono vincolati, attraverso interessi finanziari, con soggetti criminali e col potere e sono diventati i loro più forti protettori e complici.
Chiunque non sia d’accordo con la linea ufficiale viene imbavagliato ed è privato dell’accesso alla scena pubblica. Purtroppo tutti i nostri sforzi per sollevare tali questioni e discuterne in Bulgaria hanno incontrato notevoli resistenze da parte delle autorità corrotte, ed è per questo motivo che siamo stati costretti a coinvolgere la Corte di giustizia al fine di salvare la sovranità nazionale nel nostro paese.
Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, vorrei dire qualche parola riguardo alla situazione particolarmente critica e preoccupante in Libano.
In Parlamento osserviamo la situazione e in molte occasioni abbiamo discusso le conseguenze di una crisi prolungata dovuta al mancato funzionamento delle istituzioni, all’incapacità di eleggere un Presidente della Repubblica, al ristagno economico imputabile all’occupazione del centro commerciale ed amministrativo e alla paura di attacchi terroristici.
Questa situazione è culminata in ogni tipo di violenza ad opera di Hezbollah in seguito alla decisione del governo di vietare l’attività della rete autonoma di telecomunicazioni di tale partito.
Signor Presidente, vorrei ricordarle che in Qatar è in corso una delicata consultazione nazionale. Dobbiamo incoraggiare tale dialogo nazionale, che deve essere gestito tenendo in considerazione gli interessi generali dei cittadini libanesi e il loro desiderio di prosperità, sicurezza e indipendenza nazionale. Traiamo tutti i benefici dalle opportunità che ci offre il nostro accordo di associazione con il paese.
Proinsias De Rossa (PSE). – (EN) Signor Presidente, vorrei invitarla a unirsi a me, a nome del Parlamento europeo, nel porgere gli auguri di buona fortuna ai contingenti inviati dagli Stati membri in Ciad. La rischiosa missione dell’UE, approvata dalle Nazioni Unite, sarà costituita da 4 000 uomini degli Stati membri, con l’obiettivo di proteggere e assistere i 430 000 profughi e sfollati che attualmente vivono in 42 campi. Vi sono inoltre diverse centinaia di soldati irlandesi che seguono la fiera tradizione dell’esercito irlandese nel ruolo di forze di pace e umanitarie.
Tale missione è un esempio di come possiamo contribuire in Europa e indica cosa potremmo fare con ancora più efficacia e in modo più tempestivo non appena riusciremo ad attuare gli aiuti umanitari, le missioni di Petersberg e le disposizioni della politica estera e di difesa comune previste dal Trattato di Lisbona.
Vorrei chiederle, signor Presidente, di trasmettere urgentemente i nostri migliori auguri ai contingenti sul campo.
Graham Watson (ALDE). – (EN) Signor Presidente, sollevo la questione delle minoranze e dei cittadini Rom dai nuovi Stati membri in Italia. Negli ultimi giorni vi sono stati alcuni raid della polizia nelle comunità dei Rom a Roma. 118 dei detenuti sono stati immediatamente espulsi e il nuovo sindaco ha affermato che espellerà 20 000 persone. Vi sono stati incendi dolosi nei campi dei Rom alla periferia di Napoli dove la folla ha impedito ai vigili del fuoco di spegnere gli incendi. Centinaia di famiglie immigrate sono scappate e molti bambini risultano scomparsi. La mia collega, Viktória Mohácsi, è stata a Roma e ha inviato relazioni allarmanti, e mi auguro che avrà la possibilità di rispondere alla dichiarazione del Consiglio domani.
Sappiamo che gli attacchi alle comunità di immigrati in molti Stati membri rappresentano un problema, ma il livello di violenza in Italia è inconsueto. L’OCSE ha accusato l’Italia di stigmatizzare gli emigranti e mi sembra che la natura della recente campagna elettorale abbia portato a una cultura di impunità per coloro che compiono tali attacchi. Persino il Commissario Frattini, che è stato il primo a rimproverare i nuovi Stati membri relativamente all’integrazione delle minoranze etniche, ora mette in discussione gli accordi di Schengen. Tale questione riguarda tutta l’Europa. Va al cuore dei motivi che hanno portato alla costituzione dell’Unione europea e vorrei esortare la Commissione e il Consiglio affinché discutano con urgenza la questione per valutare quale aiuto si possa fornire.
Ewa Tomaszewska (UEN). – (PL) Signor Presidente, al Vertice di Lima un membro del Parlamento europeo ha proposto emendamenti abrogativi alla risoluzione sulla povertà e sull’esclusione sociale. Si tratta di una questione che va oltre il potere decisionale delle Istituzioni dell’Unione europea e tali questioni devono essere decise dal diritto nazionale.
Nel corso delle delibere della commissione per gli affari sociali, i programmi di scambio, l’ambiente, l’istruzione e la cultura, nell’ambito della votazione separata dei rappresentanti dei parlamenti dei due continenti, i rappresentanti del Parlamento europeo hanno rifiutato l’emendamento, questo significa che la commissione non l’ha approvato e neanche il parlamento ha ritenuto che fosse meritevole di essere approvato. Tra le delibere della commissione e le plenarie, la procedura di votazione è stata trasformata in una votazione congiunta dei rappresentanti di entrambi gli emicicli. Gli emendamenti quindi sono stati adottati grazie ai voti dei parlamentari dell’America latina. Accettare tale prassi significherebbe che ciascuno di noi potrebbe inserire nei documenti internazionali, a nome dell’Unione europea, disposizioni che non rientrano nel mandato dell’UE, assumendosi la propria responsabilità. Sono contraria a tali prassi.
Daniel Strož (GUE/NGL). – (CS) Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che gli enti e le istituzioni della Comunità coinvolti debbano occuparsi urgentemente del grave fenomeno relativo alla comparsa di gruppi paramilitari nazionalisti in alcuni Stati membri e precisamente nella Repubblica ceca e in Ungheria. Come sa, sono state istituite le cosiddette guardie nazionali in questi Stati e le autorità di Stato le tollerano. L’obiettivo di tali organizzazioni di estrema destra è sostenere il nazionalismo e il razzismo nonché intimidire coloro che sono stranieri e chiunque abbia opinioni di sinistra. Questo è stato dimostrato chiaramente a Praga qualche giorno fa. La Guardia ungherese si propone principalmente di distruggere le relazioni tra gli ungheresi e le nazioni vicine, ma la Guardia ceca, sebbene sia anch’essa bigotta, si sta trasformando in uno strumento di intimidazione non solo della sinistra, ma di tutti i cittadini con idee democratiche. Tali organizzazioni, che sono incompatibili con l’idea di un’Europa fondata sull’amicizia tra le nazioni, sono pericolose poiché reclutano tra i propri ranghi sia gli ex sia gli attuali membri delle forze militari di questi Stati. Vorrei che fosse messo a conoscenza di questi fatti quali questioni di urgenza.
Thomas Mann (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, la Conferenza dei presidenti ha deciso recentemente di contenere l’influenza degli intergruppi. Le nostre riunioni d’ora innanzi si potranno tenere a Strasburgo solo di giovedì. In quel giorno gli esperti di diritti umani, ad esempio, non potranno partecipare alle riunioni degli intergruppi, in quanto sono sull’elenco degli oratori per le discussioni relative a questioni urgenti. Inoltre la maggior parte dei membri partono per i rispettivi collegi elettorali il giovedì pomeriggio e molti devono viaggiare per diverse ore prima di arrivare a casa.
Sebbene capisca pienamente la necessità di dedicare tempo sufficiente ai lavori legislativi, gli intergruppi sono indispensabili. Abbiamo unito volontariamente le nostre forze per analizzare le questioni che non possono essere trattate in commissione per mancanza di tempo, come ad esempio il Tibet, la famiglia e la tutela dei minori, il quarto mondo, la regione dei Balcani o il benessere degli animali. Siamo visibili, udibili e siamo responsabili di molte iniziative che scaturiscono dal Parlamento europeo. Ora questi deputati parlamentari più attivi vengono presi di mira, costretti al silenzio, bloccati nei loro ranghi e messi dinanzi a un fait accompli sotto forma di una decisione per cui non devono più riunirsi di giovedì o mercoledì. La prego di assicurarsi, signor Presidente, che tale decisione incauta sia revocata.
Presidente. − Non intendo rilasciare commenti su tale decisione, ma devo ammettere che il Presidente del Parlamento non è così potente come pensa. Ciononostante, esaminerò sicuramente a fondo la questione.
Magda Kósáné Kovács (PSE). – (HU) La ringrazio, signor Presidente. La scorsa settimana il Papa ha accolto in Vaticano i membri della Conferenza episcopale di Ungheria. A tale udienza, il capo della Chiesa cattolica ha apprezzato le attività svolte dalla chiesa ungherese e ha criticato lo Stato secolare, che, ha detto, penalizza le famiglie, ha condannato la legge che permette ai conviventi di potersi iscrivere come coniugati poiché legalizza la convivenza di coppie non sposate e concede diritti civili alle coppie di omosessuali. Ha affermato che questa legge non solo è contraria alla dottrina alla Chiesa, ma viola anche la costituzione ungherese.
Nell’Europa secolare gli Stati membri non intervengono nelle questioni religiose e la Chiesa non esercita pressioni sullo Stato. Il Trattato di Lisbona garantisce i diritti umani fondamentali, tra cui la libertà di religione, e determina i rapporti tra l’UE e le chiese.
La cooperazione si può tuttavia esclusivamente basare sulla reciprocità e per tale ragione esortiamo il Presidente della Commissione Barroso ad agire secondo il mandato che gli è stato conferito e ad avviare un dialogo con la Chiesa cattolica per proteggere l’Europa secolare e i valori europei. Grazie.
Tunne Kelam (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, vorrei riprendere l’argomento che ha sollevato il mio collega, Thomas Mann, riguardo allo spostamento delle riunioni degli intergruppi al giovedì pomeriggio. Se la questione è quella di aiutare i deputati di quest’Assemblea a concentrarsi maggiormente sulle plenarie, nutro molti dubbi al riguardo. In un certo senso è il nostro lavoro essere Mädchen für alles, suddividere il nostro tempo tra diverse attività e un tale provvedimento può impedire alla maggior parte dei parlamentari di quest’Aula di partire il giovedì pomeriggio poiché devono prendere l’aereo per rientrare a casa e incontrare i propri elettori il giorno seguente, venerdì. Temo che in tal modo gli intergruppi saranno posti tra l’incudine dei collegi elettorali e il martello delle plenarie. Penso che questo assesterebbe un duro colpo alle loro stimolanti attività.
Probabilmente la soluzione migliore è di confidare che gli intergruppi trovino il modus vivendi più pratico e flessibile da soli e sono incoraggiato dalla risposta che ha dato all’onorevole Thomas Mann, signor Presidente.
Catherine Guy-Quint (PSE) . – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, è in qualche modo preoccupante che si debba ricordare alla Commissione di essere responsabile della corretta attuazione delle politiche europee su ogni territorio nazionale.
Il fatto è che il governo francese ha scelto la regione dell’Auvergne e ha ritirato la responsabilità della gestione delle risorse del Fondo sociale europeo dai programmi locali per l’occupazione. La posizione del governo è incomprensibile. Gli organismi coinvolti hanno un eccellente bilancio amministrativo e questa decisione di parte compromette strutture che da anni lavorano per integrare le persone più povere nella società.
La Commissione deve ricordare al governo francese che i suoi doveri devono essere coerenti e deve rispettare le norme sull’applicazione dei finanziamenti europei. Non possono esistere accordi con l’Unione europea che vengono applicati in modo settoriale e fazioso in parti diverse dello stesso Stato.
Toomas Savi (ALDE). – (EN) Signor Presidente, l’apertura dei negoziati di un nuovo accordo di partenariato e cooperazione con la Federazione russa ha subito una battuta d’arresto a causa del comportamento di alcuni Stati membri che potrebbe essere percepito come ostruzionistico. Sono lieto che la Presidenza del Consiglio, la Commissione e la Lituania abbiano raggiunto un’intesa che ci permette di rinnovare il vecchio accordo, scaduto lo scorso anno.
Posticipando i negoziati con la Russia stiamo segando il ramo su cui siamo seduti. Esistono molti argomenti, dall’ambiente e l’energia ai regimi sui visti, l’immigrazione, ai progetti transfrontalieri e alle questioni irrisolte relative alla Georgia e alla Moldova, che richiedono un esauriente accordo politico su obiettivi e provvedimenti comuni. Confido che la Commissione usi il proprio mandato nei negoziati nel migliore interesse di tutti gli Stati membri.
András Gyürk (PPE-DE). – (HU) La ringrazio per avermi concesso l’opportunità di parlare, signor Presidente. Onorevoli colleghi, il prossimo vertice tra l’Unione europea e la Russia che si terrà in Siberia potrebbe offrire nuove possibilità. Un eventuale risultato importante del vertice sarà il trattato bilaterale, che potrebbe delineare le relazioni tra le due parti a lungo termine. Occorre attribuire un posto chiave alle questioni sull’energia in tale accordo, tenendo presente, allo stesso tempo, il principio della reciprocità.
Un prerequisito fondamentale per costruire la reciprocità è che la Russia ratifichi il Trattato sulla Carta dell’energia, il quale crea relazioni trasparenti nel mercato dell’energia, contribuisce a garantire le forniture e stimola gli investimenti. Tutti questi aspetti sono di vitale importanza anche per la Russia. Dopotutto, se sono negati gli investimenti di capitali nello sviluppo, la Russia potrebbe improvvisamente ritrovarsi non in grado di rispettare i propri impegni. La ratifica del Trattato sulla Carta dell’energia da parte del Cremlino è dunque nell’interesse di entrambe le parti.
Il successo del prossimo vertice dipenderà dal fatto se gli Stati membri saranno in grado di uscire dall’ombra delle considerazioni a breve termine e parleranno all’unanimità per salvaguardare gli interessi comuni. Grazie molte, signor Presidente.
Pervenche Berès (PSE) . – (FR) Signor Presidente, poco fa ha dichiarato di non essere onnipotente: tuttavia sono certa che sia sufficientemente potente per far applicare le decisioni da parte della Conferenza dei presidenti.
Il 24 aprile di quest’anno la Conferenza dei presidenti ha giustamente deciso di chiedere ai questori di riconsiderare la loro decisione del 26 settembre 2007, che concedeva dotazioni nei locali del Parlamento europeo per lo European Business and Parliament Scheme.
Nel corso dell’ultima sessione plenaria abbiamo approvato la relazione Stubb/Friedrich sui lobbisti. In tutta onestà, il fatto che i rappresentanti delle organizzazioni dei datori di lavoro si installino all’interno dell’istituzione parlamentare mi sembra che porti a mescolare due cose che dovrebbero essere distinte e che falsi le nostre relazioni con le parti sociali – un passo completamente estraneo alla nostra tradizione parlamentare nell’Unione europea.
Inoltre non capisco perché – in seguito a quella decisione della Conferenza dei presidenti – abbiamo ricevuto l’invito a nome suo dall’onorevole Vidal-Quadras, Vicepresidente del Parlamento, alla cerimonia di inaugurazione di questo European Business and Parliament Scheme il 3 giugno.
Mi auguro, signor Presidente, che ricorrerà a tutta la sua autorità per riportare l’ordine e garantire che la decisione della Conferenza dei presidenti sia rispettata.
Filiz Hakaeva Hyusmenova (ALDE). – (BG) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la prossima relazione sui progressi compiuti dalla Bulgaria si sta avvicinando. In qualità di vicepresidente della commissione per lo sviluppo regionale e di membro del Movimento per i diritti e le libertà, un partito della maggioranza, ho seguito da vicino l’attuazione dell’accordo sull’adesione della Bulgaria all’UE. Sono fiduciosa che nell’ultimo mese il governo del nostro paese abbia nuovamente reso un’analisi imparziale delle aree problematiche e abbia espresso la propria determinazione ad affrontarle.
Un fatto indicativo è che al fine di migliorare l’assorbimento dei fondi europei, è stata introdotta una nuova carica di vice primo ministro il cui compito è controllare e coordinare programmi operativi. Tale figura migliorerà le comunicazioni con la Commissione europea e sorveglierà l’adempimento preciso e adeguato degli impegni presi.
Sono in corso modifiche strutturali volte a ottimizzare il funzionamento delle amministrazioni all’interno dei ministeri e delle agenzie statali. Vi sono stati cambiamenti nei ministeri del governo, il quadro giuridico relativo agli affari interni e alla sicurezza sta per essere modificati, i massimi funzionari verranno sostituiti. Il nuovo ministro degli Interni sta adottando provvedimenti volti a contrastare la corruzione e la criminalità.
La Bulgaria sta seguendo la propria strada verso la coesione con gli Stati membri e sono fiduciosa che le istituzioni europee formuleranno una valutazione oggettiva degli sforzi compiuti dal nostro paese.
Laima Liucija Andrikienė (PPE-DE). – (LT) Coglierò l’opportunità di parlare della missione diplomatica dell’UE in Bielorussa.
Recentemente è stato aperto un ufficio della Commissione europea a Minsk. Sono 14 gli Stati membri che hanno le proprie missioni diplomatiche nella capitale bielorussa. Due altri Stati dell’UE – i Paesi Bassi e la Finlandia – stanno coprendo la Bielorussa da altri Stati membri. Tuttavia, 11 Stati membri stanno proteggendo la Bielorussia da Mosca, ad esempio Austria, Belgio, Grecia, Danimarca, Spagna e, purtroppo, anche il paese che attualmente detiene la Presidenza dell’UE, la Slovenia. Ritengo si stia inviando un segnale sbagliato ai bielorussi, in particolar modo quando lottano per resistere ai disegni del regime volti a sacrificare la Bielorussia alla Russia. Credo che sia tempo di esortare tutti gli Stati membri ad iniziare a proteggere la Bielorussia dal loro stesso territorio e non da Mosca.
Presidente. − La discussione è chiusa.
20. Tutela penale dell’ambiente (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione, presentata dall’onorevole Nassauer a nome della commissione giuridica, sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla tutela dell’ambiente [COM(2007)0051 – C6-0063/2007 – 2007/0022(COD)] (A6-0154/2008).
Hartmut Nassauer, relatore. − (DE) Signor Presidente, l’Unione europea ricorre allo strumento del diritto penale. In altre parole, in futuro le sentenze saranno pronunciate in nome dell’Unione europea e tali poteri saranno esercitati inizialmente in materia di violazione del diritto ambientale. Si tratta di una notevole decisione di vasta portata, poiché il diritto penale non rientra in realtà nella sfera di competenza dell’Unione europea. Infatti è una delle aree fondamentali della sovranità nazionale degli Stati membri.
Questo è proprio il motivo per cui si è dovuto ricorrere a due sentenze della Corte di giustizia per aprire la strada a tale direttiva. Questo è di per sé curioso in quanto il Consiglio, la Commissione e il Parlamento sono da tempo concordi sul fatto che i provvedimenti penali rappresentano un valido strumento per far applicare il diritto ambientale. Ci sono voluti diversi anni, tuttavia, per stabilire chi sia responsabile di tali misure – gli Stati membri sulla base delle decisioni quadro oppure la Comunità in forza di una direttiva.
Non sorprende che la Corte di giustizia abbia sostenuto la posizione adottata dalla Commissione. Inoltre, essendo stato ora eliminato ora, il conflitto difficilmente riaffiorerà, in quanto il nuovo Trattato di Lisbona risolve il problema ed è maggiormente a favore della Comunità rispetto alle sentenze della CGCE.
Questa è infatti la ragione per cui abbiamo concluso un accordo in prima lettura. Volevamo evitare di iniziare di nuovo l’intera procedura dal principio qualora non si fosse pervenuti a una soluzione quest’anno. In considerazione del cambiamento della base giuridica sostanziale e delle prossime elezioni europee, avrebbe potuto senza dubbio trascorrere molto tempo prima di poter introdurre la normativa corretta. E’ per questo motivo che abbiamo convenuto all’unanimità di compiere qualsiasi sforzo per giungere a una soluzione in prima lettura. Quando dico “noi”, mi riferisco alla Presidenza slovena – e mi dispiace molto che non sia rappresentata qui, soprattutto perché ho indossato un’elegante cravatta in suo onore – la Commissione e i relatori ombra, ai quali desidero riconoscere il merito speciale della cooperazione amichevole, costruttiva e istruttiva. E’ stato un piacere lavorare con loro.
La nuova direttiva poggia su tre pilastri, che vorrei descrivere almeno brevemente. Innanzi tutto, non abbiamo solo definito gli atti penali che d’ora innanzi saranno passibili di condanna, ma abbiamo delineato anche in un allegato le disposizioni specifiche ai sensi delle quali i trasgressori possono essere accusati, in base al principio del nulla poena sine lege. Non sarebbero perseguibili solo i reati, ma la violazione di una delle disposizioni giuridiche indicate nell’allegato. E’ essenziale introdurre questo principio nella legislazione.
Il secondo punto è, in una certa misura, l’integrazione del principio di proporzionalità. L’obiettivo della direttiva non può essere di incriminare chiunque compia anche la trasgressione ambientale più banale, ma piuttosto contrastare i reati gravi. Per tale ragione, i reati minori non sarebbero perseguibili conformemente alla direttiva.
In terzo luogo, abbiamo stabilito che la punibilità dovrebbe presupporre un comportamento illecito. Abbiamo inserito all’unanimità questi tre principi nel progetto. Abbiamo inoltre migliorato decisamente le definizioni. Ora attendo con impazienza il dibattito. Vorrei ringraziare nuovamente tutti i membri dell’Aula che hanno reso possibile questo compromesso.
Presidente. − La ringrazio onorevole Nassauer. Ha fatto riferimento alla particolare qualità della sua cravatta. L’ho notata anch’io, ma non ho osato fare commenti. Ora che l’ha fatto lei, tuttavia, confermo con piacere che in effetti aveva attirato la mia attenzione.
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. − (FR) Signor Presidente, l’onorevole Nassauer ed io non indossiamo la stessa cravatta, ma ha tutto il mio sostegno per il lavoro che ha svolto – e il mio sincero ringraziamento.
La Commissione accoglie con favore il risultato dei negoziati con il Parlamento e il Consiglio e il fatto che risulti possibile l’accordo in prima lettura. E’ un altro successo per le tre istituzioni e dimostra, signor Presidente, che la procedura di codecisione è molto efficace, persino laddove le questioni sono complicate e difficili. Devo ammettere che l’onorevole Nassauer, in qualità di relatore della commissione giuridica, il relatore per parere della commissione per l’ambiente e i relatori ombra hanno tutti lavorato con grande impegno e in modo costruttivo con la Presidenza del Consiglio e la Commissione per raggiungere tale compromesso dal trilogo informale, che è dinanzi a voi oggi.
L’onorevole Nassauer ha spiegato bene le questioni, quindi sarò breve. E’ vero che un’efficiente tutela ambientale dipende dal recepimento efficace e totale della politica comunitaria. Il diritto penale è uno strumento indispensabile in tal senso. Nel caso dei reati più gravi, l’unico vero deterrente è un’elevata sanzione dei reati penali, sempre tenendo presente, come ha sottolineato lei, la necessità di rispettare il principio della proporzionalità.
La Commissione avrebbe desiderato ravvicinare il livello delle pene, ma la sentenza pronunciata dalla Corte di giustizia nell’ottobre 2007 lo rende impossibile conformemente alla base giuridica del Trattato e la decisione della Corte deve essere rispettata. Anche senza il ravvicinamento delle sanzioni, comunque, la direttiva contribuirà in misura significativa a rafforzare la protezione dell’ambiente – non ultimo attraverso il suo effetto dissuasivo. Gli Stati membri si accorderanno sulle definizioni di illeciti penali in ambito ambientale, sull’estensione della responsabilità delle persone giuridiche di tali illeciti penali e sulla necessità di introdurre sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive.
Auspichiamo, pertanto, e confidiamo, tenuto conto del cammino già percorso, di conseguire questo obiettivo. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla tutela penale dell’ambiente è stata firmata qui a Strasburgo 10 anni fa – e non è ancora entrata in vigore! Quindi è tempo che creiamo un efficace strumento giuridico europeo in materia di diritti penale per la tutela dell’ambiente. Conto sul sostegno del Parlamento per poter raggiungere il nostro obiettivo senza ritardi e vorrei ringraziare nuovamente il relatore.
In conclusione, la Commissione è tenuta a formulare certe dichiarazioni che costituiscono parte del compromesso concordato con le istituzioni legislative. Ora leggerò tali dichiarazioni, signor Presidente.
Dichiarazione n. 1: la Commissione europea prende nota del seguente emendamento, adottato dalla commissione giuridica parlamentare del Parlamento. “Qualora risulti che un’attività continuativa dia luogo, dopo un certo tempo, a un danno ambientale che a sua volta potrebbe far scattare una responsabilità penale ai sensi della presente direttiva, per stabilire se l’autore del danno abbia agito intenzionalmente o per negligenza è opportuno far riferimento al momento in cui questi si è reso conto, o avrebbe dovuto rendersi conto, della fattispecie di reato, e non al momento in cui egli ha avviato l’attività. A questo proposito, occorre tener presente che, in tali circostanze, la concessione preventiva di un’autorizzazione, licenza o concessione non dovrebbe costituire una giustificazione.” La Commissione comprende perfettamente le preoccupazioni espresse in questo emendamento. Tali questioni rientrano nella sfera di competenza degli Stati membri e confidiamo che essi terranno conto di questi aspetti importanti.
Dichiarazione n. 2 della Commissione europea: il diritto derivato associato all’allegato B della presente direttiva relativo alla salute e alla sicurezza e volto a tutelare il pubblico e l’ambiente dai pericoli derivanti dalle attività che coinvolgono la radiazione ionizzante, è stato adottato sulla base del Trattato Euratom. Gli obblighi degli Stati membri di introdurre sanzioni penali in applicazione della direttiva si estende quindi al comportamento illecito in violazione delle disposizioni della normativa adottata in conformità del Trattato Euratom, e devono essere definiti con riferimento a quella normativa.
Sono desolato di aver dovuto leggere questi due testi, ma mi è stato chiesto di farlo. Ora, signor Presidente, ascolterò con la massima attenzione la discussione.
Dan Jørgensen, relatore per parere della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare. – (DA) Signor Presidente, in primo luogo desidero dire che non c’è solo una ragione per elogiare la cravatta dell’onorevole Nassauer. C’è inoltre motivo per dire molte belle cose sull’importante contributo che ha apportato riguardo al compromesso che ha trovato in questa difficile questione. La decisione che siamo in procinto di prendere è di estrema rilevanza. Uno dei principali problemi della politica ambientale dell’UE è che purtroppo non è applicata uniformemente nei singoli Stati e soprattutto non è gestita in modo uniforme nei paesi. Si tratta dunque di un problema che stiamo cercando di risolvere con questo importante sviluppo. In futuro garantiremo che la stessa violazione sia punita nello stesso modo in tutti gli Stati membri, ovunque sia commessa. Sono inoltre molto lieto di constatare che ora disponiamo di alcune definizioni che spiegano in che cosa consistano tali violazioni. Ora abbiamo un elenco preciso, che, dobbiamo sottolineare, non è statico, bensì dinamico e che indica quando i principi fondamentali della politica ambientale sono violati. Nella commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare ci siamo preoccupati molto di garantire la protezione in particolare degli habitat, e siamo lieti che questa proposta sia stata inserita. Avremmo anche voluto maggiori dettagli in merito alla severità delle sanzioni. Purtroppo questo non è stato possibile conformemente agli attuali Trattati, ma in linea generale siamo molto soddisfatti del risultato. Questo è un grande passo verso la tutela ambientale.
PRESIDENZA DELL’ON. MANUEL ANTÓNIO DOS SANTOS Vicepresidente
Georgios Papastamkos, a nome del gruppo PPE-DE. – (EL) Signor Presidente, la scorsa estate la Grecia ha subito uno dei peggiori disastri che abbia mai vissuto negli ultimi tempi. Sono decedute oltre 60 persone, vi sono stati molti feriti e migliaia di ettari sono stati ridotti in cenere. Questo è stato il tragico bilancio degli incendi divampati nel Peloponneso occidentale, nell’Attica e nell’isola di Evia. In anni precedenti si sono verificate calamità simili in altri Stati mediterranei dell’UE quali Spagna, Italia e Portogallo.
Gli incendi delle foreste mettono in pericolo le vite umane e le ricchezze naturali di una regione. E’ senza alcun dubbio uno degli atti criminali più gravi ed efferati dei nostri tempi.
E’ stata proposta una direttiva della Commissione sulla tutela penale dell’ambiente. La direttiva non prende in considerazione il risultato finale del pertinente processo legislativo, che dovrà più alle differenze dei particolari giuridici che alle questioni sostanziali. Tuttavia è stato compiuto un passo nella giusta direzione; fornirà strumenti essenziali per tutelare l’ambiente più efficacemente nei prossimi anni.
Vorrei ringraziare personalmente il relatore del Parlamento europeo, onorevole Nassauer, per la sensibilità che ha dimostrato nell’emendamento di conciliazione adottando una disposizione che definisce l’incendio doloso come un reato. Ringrazio inoltre i membri della delegazione spagnola del gruppo del partito Popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei che hanno sostenuto il mio emendamento.
Manuel Medina Ortega, a nome del gruppo PSE. − (ES) Signor Presidente, ritengo che, nell’arco di pochi anni, questa sessione del Parlamento europeo sarà considerata come quella che ha stabilito un precedente importante nello sviluppo del diritto dell’Unione europea.
In linea di principio, l’Unione europea non è competente nelle questioni di diritto penale, che sono di competenza degli Stati membri. Come ha affermato il relatore, le due sentenze della Corte di giustizia hanno aperto la via per un certo livello di competenza comunitaria nel diritto penale, sebbene limitata.
L’onorevole Jørgensen ha affermato che non si tratta di armonizzazione, ma di ravvicinamento delle legislazioni e in tal senso ritengo che il Parlamento, attraverso il suo relatore, l’onorevole Nassauer, il Consiglio e la Commissione, la Presidenza slovena e il Commissario Barrot abbiano promosso un accordo che è gradito a tutti.
Come ho detto, stiamo parlando di armonizzazione e non di ravvicinamento legislativo. Armonizzeremo le categorie dei reati, che è il principio del diritto penale e, come ha rilevato l’onorevole Nassauer con precisione giuridica, le categorie penali non possono essere generiche o arbitrarie.
Rispettiamo il principio della proporzionalità eliminando sanzioni minime e definiamo il principio secondo cui non è possibile perseguire la condotta se non esiste una sanzione idonea per tale comportamento.
Credo che la dichiarazione della Commissione, in particolare quanto ha detto riguardo alla negligenza e alla determinazione della responsabilità, ci aiuterà a compiere passi avanti in questo ambito. Per il momento non possiamo andare oltre e credo che saremo in grado di fare ciò solo se saranno apportati cambiamenti sostanziali alla legislazione europea, con nuove norme costituzionali. Tuttavia il Parlamento, insieme al Consiglio e alla Commissione, sta facendo il possibile per rafforzare il diritto in materia di tutela ambientale e le corrispondenti norme penali, conformemente alla vecchia convenzione del Consiglio d’Europa, che prevedeva la responsabilità penale in caso di violazione delle norme ambientali. Grazie.
Diana Wallis, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, come è già stato detto, dovremmo ringraziare l’onorevole Nassauer per il lavoro svolto sull’accordo in prima lettura, un particolare ringraziamento dovrebbe essere rivolto, inoltre, alla Commissione per averci aiutato ad arrivare alla conclusione.
Come ha appena detto l’onorevole Medina, è stato e sarà un notevole accordo in prima lettura. Si tratta di un risultato storico nello sviluppo del processo di codecisione e in particolare per questa Aula essere coinvolta nella definizione delle sanzioni riguardo al diritto penale. Si tratta veramente di uno sviluppo notevole. Questa direttiva porterà almeno certezza giuridica in un’area dove in passato siamo stati testimoni di un ping-pong piuttosto indegno tra la Corte di giustizia e i vari bracci della legislatura europea. Ora abbiamo un certo grado di certezza e di chiarezza.
Si tratta soprattutto di un enorme fattore positivo per la tutela ambientale. Nel corso degli anni, in qualità di membro della commissione per le petizioni, ho constatato che è il danno all’ambiente che sempre più di frequente porta i nostri cittadini a cercare il nostro aiuto per applicare quello che ritengono sia il diritto europeo. Finalmente ora potremo dire che abbiamo – o dovremmo avere – gli strumenti efficaci per garantire la reale attuazione e applicazione del diritto europeo in materia di ambiente come si aspettano i nostri cittadini in tutta l’Unione europea.
Ma non si tratta solo di questo – c’è un altro messaggio forte per questo Parlamento. Uno degli aspetti su cui abbiamo insistito in tale accordo erano le cosiddette tavole di concordanza, che ci dovrebbero permettere di sapere esattamente, nell’ambito di questa legislazione così complessa, dove gli Stati membri inseriscono la legislazione europea nel loro diritto nazionale. Si tratta di qualcosa che prendiamo seriamente come Parlamento e almeno siamo stati ascoltati. Credo che fornisca un grande contributo per dimostrare la nostra competenza e potenziare l’efficacia della legislazione, che è di buon auspicio per la prossima entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio gruppo di solito non ama gli accordi di prima lettura, perché spesso avviliscono la qualità della legge, nella fretta e nella pressione per avere un accordo. Devo dire, onorevole Nassauer, che se un anno fa mi aveste chiesto se secondo me saremmo arrivati ad un accordo bipartisan sulla protezione dell’ambiente in materia penale, avendo come relatore l’onorevole Nassauer e in prima lettura, probabilmente non ci avrei creduto. Eppure è successo, grazie al prezioso lavoro di squadra che abbiamo saputo e potuto realizzare, reso possibile anche dall’osservanza scrupolosa delle procedure informali di dialogo con la Commissione e con il Consiglio che hanno coinvolto, nel limite del possibile, il relatore, ma anche i relatori ombra e, ovviamente, il lavoro molto prezioso della commissione ambiente. Voglio quindi anch’io ringraziare veramente di cuore il relatore e i colleghi, i miei collaboratori, perché questo risultato è importante, come già tutti gli altri hanno detto.
Presidente, è indubbio che la sentenza della Corte non ci ha permesso di fissare le sanzioni e questo ci ha tarpato un po’ le ali, ma è anche per questa ragione che spero che dopo questo voto noi collettivamente, Unione europea, non ci dimenticheremo di questa questione. Io penso che dovremo riprendere con energia questo tema quando il trattato di Lisbona sarà ratificato.
Come tutto nella vita, naturalmente anche questa direttiva non è perfetta. A noi, per esempio, non piace molto il complicato allegato che fa una lunga, anche se completa lista, delle direttive cui questa nuova legge si dovrà applicare. Avremmo preferito semplicemente un sistema proposto dalla Commissione e approvato dalla commissione ambiente, che rendeva molto chiaro che tutta una serie di delitti venivano automaticamente considerati da punire penalmente al di là delle direttive di riferimento.
Non ci piace neanche tantissimo il fatto che il periodo di trasposizione sia di due anni. Pensiamo che si sarebbe potuto fare meglio e siamo anche noi, come ha già detto l’onorevole Wallis, estremamente contenti che sia entrato l’obbligo di fare le tavole di correlazione da parte degli Stati membri, cioè gli Stati membri ci devono dire rapidamente come applicano le leggi, cosa che molto spesso non fanno.
Noi comunque siamo assolutamente soddisfatti e contenti del fatto che una serie di reati oggi non potranno più essere depenalizzati. Io vengo da un paese, l’Italia, dove questa tentazione è esistita, è stata realizzata e sono contenta che con questa direttiva caccia, distruzione di siti naturali, abusivismi e altre questioni di questo tipo non potranno più essere impunite.
Jens Holm, a nome del gruppo GUE/NGL – (SV) E’ chiaro che chiunque violi le norme ambientali debba essere punito. Le sanzioni devono essere severe e devono avere un effetto dissuasivo in modo tale che i reati non si ripetano. Ma dovremmo armonizzare le disposizioni penali? Dovrebbe l’UE dire quali dovrebbero essere le sanzioni –pene detentive, ammende e altre sanzioni? No, spetta agli Stati membri decidere su tali questioni.
Il rischio dell’armonizzazione della legislazione risiede sempre nel fatto che gli Stati progressisti potrebbero essere costretti ad abbassare gli standard delle proprie disposizioni e questo è inaccettabile. Se conferiamo all’UE l’autorità decisionale su tali questioni, quale sarà il prossimo passo? Certamente l’UE deve intervenire al fine di garantire che gli Stati membri migliorino la propria legislazione ambientale. Possiamo e dobbiamo divulgare una buona prassi e dobbiamo aiutare e sostenere quegli Stati membri che per vari motivi sono in ritardo. Un esempio perfetto è l’elaborazione di tabelle con indicatori reali con cui si possono operare confronti tra Stati membri. In tal modo creiamo un sistema con un elevato livello di legittimità e democraticamente ancorato. E’ anche la via migliore che possiamo seguire per difendere l’ambiente.
Aloyzas Sakalas (PSE). - (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il relatore per aver collaborato così seriamente ed esprimere la mia soddisfazione per il fatto che siamo riusciti a pervenire a una soluzione nei nostri dibattiti che ognuno di noi potrebbe accettare. Detto questo, vorrei esporre tre punti.
In primo luogo, sostegno pienamente l’idea secondo cui questa relazione debba essere approvata prima che entri in vigore il Trattato di Lisbona. Ciò significa che tutti gli Stati membri dovranno applicare sanzioni penali conformemente alla nuova direttiva il prima possibile. Gli incendi delle foreste in Grecia dovrebbero essere di grande insegnamento per tutti noi.
In secondo luogo, vorrei sottolineare quanto sia auspicabile la nuova dicitura della lettera “h” dell’articolo 3 relativo a qualsiasi comportamento che provoca “il significativo deterioramento di un habitat posto all’interno di un sito protetto”. Si tratta di un miglioramento importante al di là della formulazione limitata originariamente proposta dal relatore.
In terzo luogo, le nostre discussioni maggiormente controverse hanno riguardato gli allegati. In tal senso ho notato che l’ambito della competenza degli Stati membri non sarà limitata, per quanto riguarda l’articolo 176 del Trattato CE. Inoltre, un elenco della pertinente legislazione comunitaria fornirà la certezza giuridica necessaria richiesta nel contesto del diritto penale. Tale approccio evita anche la necessità di definire certi termini nella direttiva, quali acqua o rifiuti. Per tale motivo sostengo l’introduzione dei due allegati alla direttiva.
Sostengo appieno il documento proposto dall’onorevole Nassauer.
Mojca Drčar Murko (ALDE). - (SL) Nella commissione per l’ambiente ci aspettavamo la creazione di norme comune per l’azione penale in caso di reati ambientali per andare oltre questo compromesso e, in aggiunta al diritto comunitario, per coprire la legislazione degli Stati membri. Tuttavia, attualmente il compromesso raggiunto è il limite di quello che è accettabile. Ciononostante, si tratta di un passo importante sul fronte della tutela dell’ambiente, in quanto in caso di reati penali gravi contro l’ambiente quali descritti nell’allegato, è prevista l’applicazione coordinata di sanzioni efficaci, adeguate e dissuasive.
Per quanto attiene alla politica in materia di diritto penale dei singoli Stati, che si svilupperà su tale base, vorremmo attirare l’attenzione sulle norme del moderno diritto penale, in conformità del quale il livello delle sanzioni minacciate è meno importante dell’affidabilità dell’azione penale. Gli autori possono essere certi che non troveranno un luogo sicuro in nessuna parte d’Europa.
Hiltrud Breyer (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, è davvero molto rincuorante che la Commissione non si sia lasciata intimidire dagli Stati membri e abbia presentato una proposta sulla responsabilità penale degli autori dei reati ambientali, poiché non possiamo continuare a trattare le violazioni del diritto ambientale alla stregua di peccatucci. E’ anche incoraggiante che, proprio il giorno in cui si è aperta la Conferenza dell’ONU sulla biodiversità, la proposta legislativa definisca meglio e più chiaramente le riserve naturali e contribuisca a specificare ciò che costituisce un reato.
E’ tuttavia deplorevole che non vi siano sanzioni e che non vi sia un trattamento generale dei reati come atti penali. Questo purtroppo crea scappatoie soprattutto relativamente alla tutela della flora e della fauna, dove i reati non sono in linea di principio condannati e molti possono sfuggire adducendo la propria ignoranza in materia. Quindi sarebbe stato logico e positivo se questa direttiva avesse coperto anche l’ingegneria genetica. Il comportamento penale in questioni ambientali deve essere punito, e mi auguro che questa direttiva sia una pietra miliare e dimostri chiaramente che l’ambiente è un bene che vale la pena di tutelare e che dobbiamo fare qualsiasi sforzo per garantire che le violazioni del diritto ambientale non rimangano impuniti.
Jacques Barrot, Vicepresidente della Commissione. − (FR) Signor Presidente, questo dibattito ha sottolineato il fatto che stiamo compiendo un importante passo verso una nuova fase. Forse dovrei dire che compiremo quel passo se, come speriamo, il presente testo – e vorrei ringraziare ancora l’onorevole Nassauer per il ruolo che ha svolto nella sua stesura – chiarisce che, per utilizzare le parole dell’onorevole Frassoni, “i reati non potranno più essere depenalizzati”. Credo che sia questo ciò che conta. E’ un autentico passo avanti. Vorrei aggiungere che la Commissione non era inizialmente a favore degli allegati, tuttavia, sebbene la Commissione ritenga che questo tipo di allegato non sia necessario, il sua inserimento, secondo il desiderio della maggior parte degli Stati membri, è accettabile. L’allegato nella formulazione in cui viene è presentato è esaustivo e comprende tutte i principali dispositivi della legislazione ambientale di potenziale rilevanza per i reati descritti nella direttiva.
Al contempo, non possiamo sostenere di aver prodotto un elenco completo e infatti sarebbe stato rischioso sostenere la completezza di un qualsiasi elenco. D’altra parte sono convinto – e vorrei semplicemente condividerlo con i membri di quest’Assemblea, signor Presidente – che, una volta adottata la direttiva, gli Stati membri avranno 18 mesi per recepirne il contenuto nei rispettivi diritti nazionali e va da sé che la Commissione esaminerà dettagliatamente il processo di trasposizione. Alla luce del quadro giuridico, rivaluterà la necessità di portare avanti le proposte per ulteriori normative.
Sono convinto che sarà necessario un controllo particolarmente accurato per garantire che il recepimento rispecchi correttamente lo spirito che, da parte del Parlamento europeo, ha guidato questa legislazione. Mi viene detto che il periodo del compromesso è di 24 mesi. Sì, è corretto, 24 mesi sono in effetti il compromesso. Era più ambizioso. Detto questo, la Commissione può garantirvi oggi che vigilerà sulla trasposizione del presente testo, che è il segnale del principale progresso sulla tutela ambientale in Europa.
Hartmut Nassauer, relatore. − (DE) Signor Presidente, se mi è concesso iniziare con l’ultimo punto, e precisamente il periodo di recepimento, vorrei dire che questa direttiva stabilisce un precedente. L’onorevole Medina ha giustamente sottolineato che tutte le normative in materia ambientale nella Comunità dovranno essere verificate per la compatibilità penale, per così dire, alla luce delle nuove definizioni dei reati penali. Sarà fatto per la prima volta ed è un’impresa molto ampia. Di conseguenza, è giusto concedere agli Stati membri 24 mesi anziché solo 18.
L’altra cosa che volevo dire è rivolta alla Commissione. Tale questione non deve necessariamente rientrare adesso nella sua sfera di competenza, Commissario Barrot, ma in futuro. La Commissione ora ha una nuova risorsa; ha una nuova serie di strumenti a disposizione che, come ho detto, sono essenzialmente e sostanzialmente nelle mani degli Stati membri. Ritengo che la Commissione dovrebbe essere cauta nell’utilizzo di questi strumenti. Il controllo penale del diritto comunitario ovviamente non è solo applicabile alla normativa ambientale, ma in linea di massima può essere applicato a tutti gli altri settori dell’attività comunitaria. Ritengo pertanto che la Commissione dovrebbe procedere con cautela, in quanto la legge penale è l’ultimo espediente nell’applicazione della legislazione e non uno strumento per un utilizzo quotidiano. Gli Stati membri non saranno proprio al settimo cielo per tutto questo. Inoltre, per dirla con delicatezza , gli studiosi giuridici sono stati estremamente restii a incorporare le sentenze della Corte di giustizia europea nella dottrina giuridica e nella giurisprudenza.
Il consiglio che rivolgo alla Commissione è dunque di utilizzare in modo cauto questi strumenti e la direttiva sarà più efficace quando si applicherà successivamente in pratica.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì 21 maggio 2008.
21. Stato di previsione delle entrate e delle spese del Parlamento europeo per l’esercizio 2009 (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione dell’onorevole Lewandowski, a nome della commissione per i bilanci, sullo stato di previsione delle entrate e delle spese del Parlamento europeo per l’esercizio 2009 [2008/2022(BUD)] (A6-0181/2008).
Janusz Lewandowski, relatore. − (PL) Signor Presidente, nel redigere lo stato di previsione delle entrate e delle spese del Parlamento europeo per l’esercizio 2009 abbiamo tenuto conto delle circostanze particolari e delle sfide che si prospettano per l’anno a venire. Siamo concordi nell’affermare che tali sfide riguardano: il necessario adeguamento del Parlamento ai maggiori poteri che gli saranno conferiti a seguito dell’attesa entrata in vigore del Trattato di Lisbona; l’imminenza delle elezioni, e la necessità di finanziare la campagna elettorale; l’adozione di nuove norme relative alla remunerazione dei deputati e, auspichiamo, anche norme trasparenti che regolino l’impiego e la remunerazione degli assistenti parlamentari.
Non tutte le sfide che si presentano per l’anno a venire sono state quantificate e prese in considerazione nello stato di previsione delle spese. Qualora si presentino situazioni all’oggi non prevedibili con certezza, si ricorrerà a una riserva di bilancio, di cui si è discusso nella riunione con l’Ufficio di presidenza, la quale è stata definita nel nostro gergo finanziario riunione di “preconciliazione”. Sono lieto di poter affermare che la riunione si è svolta in un clima di serenità e che molte delle nostre proposte sono state accolte. Nello specifico, i 65 nuovi posti proposti sono stati integrati nello stato di previsione, iscrivendo parte degli stanziamenti nella riserva. Inoltre, è stata creata una “riserva per Lisbona” che tenga conto dei risultati ottenuti dal gruppo di lavoro incaricato di esaminarne l’impatto in termini di nuove necessità del Parlamento. La commissione per i bilanci ha vagliato anche le esigenze dei gruppi politici ritenendo opportuno un incremento del personale pur nel rispetto della prudenza del bilancio; ciò significa che la rioccupazione avrà la precedenza sulla creazione di nuovi posti.
Riguardo agli edifici e alla politica immobiliare si attende la presentazione nel mese di maggio di un piano strategico a lungo termine in quanto, per il momento, gli importi stanziati e iscritte a riserva, congiuntamente ai riporti di quest’anno, sono considerevoli. Abbiamo deciso di riservare uno stanziamento di 3,4 milioni di euro ai lavori di eliminazione dell’amianto nell’edificio SDM a Strasburgo. Tenuto conto della pubblicità piuttosto negativa che circonda il conflitto con le autorità municipali di Strasburgo, e considerando che si tratta di un argomento delicato, la questione necessita di chiarimenti e a tal fine sono previsti alcuni emendamenti. Finora ci è stata chiesta una riserva in grado di coprire le misure necessarie. Non affronto adesso altre questioni che richiedono un pesante onere finanziario, vale a dire l’informatizzazione del Centro visitatori e i servizi aggiuntivi per i deputati. Sarebbe invece necessario porre l’accento soprattutto sul fatto che si è ancora al di sotto della quota del 20 per cento della spesa amministrativa complessiva delle Istituzioni europee. La suddetta percentuale non è fine a se stessa ma costituisce un limite ragionevole che ci siamo imposti, volto ad accrescere la nostra credibilità nel momento in cui pretendiamo disciplina di bilancio da parte di altre istituzioni. Mi auguro che lo stato di previsione delle spese sia prossimo al bilancio definitivo del Parlamento. Auspico altresì il mantenimento del clima di fiducia che è in larga misura un risultato personale del Segretario generale Rømer. Le votazioni di domani dovrebbero svolgersi senza problemi considerando il fatto che sono stati presentati solo quattro emendamenti.
In conclusione, desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito fino a questo momento all’attuazione del progetto pilota, che si riteneva inizialmente problematica, facendo sì che proseguisse senza intoppi. Mi auguro che proseguiremo in questo modo fino all’approvazione del bilancio del Parlamento.
Reimer Böge, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il fatto che siano stati presentati solo quattro emendamenti alla relazione dell’onorevole Lewandowski è un’ampia dimostrazione dell’eccellente lavoro preparatorio del relatore e dei suoi straordinari sforzi di giungere a un accordo con i gruppi politici. Probabilmente rivela anche il fine del cosiddetto progetto pilota, attraverso il quale cerchiamo quest’anno di compiere un primo passo verso un sistema di cooperazione tra l’Ufficio di presidenza e la commissione per i bilanci, basato su una ripartizione delle responsabilità e preceduto da discussioni approfondite sia con l’Ufficio che con l’amministrazione parlamentare al fine di evitare quel genere di malintesi e incomprensioni a cui abbiamo spesso assistito. A prescindere da qualsiasi cosa, vi è la necessità di adottare un approccio comune.
E’ inoltre importante, in un momento in cui è ancora in discussione l’attuazione del Trattato di riforma, mettere di nuovo in evidenza il fatto che il Parlamento manterrà saldamente il suo impegno ad agire nel rispetto della disciplina di bilancio e che non supererà il limite del 20 per cento della rubrica 5 fino a quando persisterà la situazione attuale.
E’ altrettanto importante rimarcare il fatto che tutto ciò equivale a una potenziale rivoluzione culturale, e rappresenterà quantomeno un buon inizio, nel momento in cui l’Ufficio di presidenza deciderà, come ha appena fatto, di iscrivere parte degli stanziamenti nella riserva di bilancio e di ingaggiare una discussione sostanziale più dettagliata su ciò che si cela dietro il bilancio, anziché approvare semplicemente una proposta amministrativa. Questo faciliterà anche il lavoro della commissione per i bilanci e favorirà la collaborazione tra la commissione per i bilanci e l’Ufficio di presidenza.
In prima lettura dobbiamo discutere sommariamente della questione della riassegnazione dei fondi destinati al consolidamento delle commissioni e dei gruppi politici in modo da poter adempiere efficacemente ai compiti previsti dal Trattato di riforma.
Francamente ritengo, non in ultimo sulla base della decisione in plenaria e delle nostre discussioni preliminari con l’Ufficio di presidenza, che questa settimana, oggi o mercoledì, l’Ufficio prenderà effettivamente una serie di decisioni importanti concernenti il regime e lo statuto degli assistenti ed altre questioni ancora in sospeso. Ci sono state decisioni chiare in plenaria al riguardo e l’Ufficio dovrebbe solo attuarle in modo da rispondere pienamente al dibattito interno e a quello pubblico.
Thijs Berman, a nome del gruppo PSE. – (NL) Per quanto tempo ancora almeno uno su dieci assistenti parlamentari svolgerà il suo lavoro presso questa istituzione senza un’adeguata protezione sociale, in un labirinto oscuro e intricato costituito da diverse tipologie di contratto, che desta sospetti di fraudolenza?
Quandunque il gruppo socialista del Parlamento europeo cerchi di accordare un vero e proprio contratto agli assistenti parlamentari, con tutte le normali garanzie sociali, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei tentano di ostacolare l’introduzione di un tale statuto. Lo stesso termine “statuto” costituisce un tabù per il PPE-DE. Questa volta il termine “statuto” dovrà essere sostituito dal termine “regime”. E non si tratta di un semplice gioco di parole. Il Parlamento dovrebbe redigere un esempio che illustri le condizioni di lavoro, ma è disperatamente in ritardo rispetto agli standard da tempo perfettamente accettati. Senza uno statuto uniforme ai nostri colleghi non sarà mai garantita la protezione cui hanno normalmente diritto.
Tale punto, relativo allo statuto per gli assistenti, è dunque importante, e l’emendamento mirato a demolirlo costituirebbe una macchia sull’altrimenti eccellente relazione dell’onorevole Lewandowski. Concordo riguardo ai suoi commenti e a quelli dell’onorevole Böge. Il bilancio resta nei limiti, nonostante le più ampie responsabilità riconosciute al Parlamento nel quadro del nuovo Trattato. Sicuramente occorre maggiore chiarezza: in primo luogo riguardo alla ridistribuzione del personale, in secondo luogo riguardo ai lavori di rimozione dell’amianto dagli edifici del Parlamento europeo. La chiarezza su questi punti è un preciso requisito affinché gli importi che desideriamo iscrivere in riserva per tale scopo siano accordati.
Anne E. Jensen, a nome del gruppo ALDE. – (DA) Signor Presidente, il bilancio del Parlamento non sarà approvato prima del prossimo mese di ottobre, ma nella relazione dell’onorevole Lewandowski sosteniamo la proposta di bilancio per il 2009 approvata dall’Ufficio di presidenza ad aprile e in particolare il dialogo sui dettagli della proposta, previsto quest’anno nell’ambito del progetto pilota. Ritengo che i primi risultati rivelino l’utilità di un tale dialogo. Ciò significa che il bilancio sarà esaminato nel dettaglio dai responsabili politici e che la commissione per i bilanci sarà opportunamente chiamata in causa. Questo è un fatto positivo. Il dialogo si è incentrato soprattutto sulle richieste di personale in relazione alle nuove responsabilità riconosciute al Parlamento dal Trattato di Lisbona, non in ultimo la questione di garantire che le richieste siano soddisfatte anche attraverso possibili rimaneggiamenti, prima di iniziare a parlare di un incremento del personale. Abbiamo assistito a un considerevole potenziamento del personale a seguito dell’allargamento dell’UE, e ora occorre un periodo di consolidamento, durante il quale le richieste di personale occorre che siano essere esaminate con attenzione.
Siamo inoltre concordi nello stilare un piano strategico a lungo termine per gli edifici e la loro manutenzione entro la fine di questo mese. D’altra parte è necessario considerare una politica futura in questo ambito. Il caso dell’amianto rivela particolari interessanti. Siamo sorpresi del fatto che sia stato iscritto nella riserva uno stanziamento per l’eliminazione dell’amianto dall’edificio SDM, dato che quando il Parlamento ha acquistato l’edificio non siamo stati informati della presenza dell’amianto. Il gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa dunque sostiene la proposta avanzata dal gruppo socialista al Parlamento europeo di iscrivere l’importo in riserva.
Ultimo punto, ma non per questo meno importante, desidero sottolineare la necessità di approvare un regime per gli assistenti parlamentari, come discusso con il Segretario generale del Parlamento, Harald Rømer. Questa volta non bisogna sbagliare. Occorre risolvere la questione.
Wiesław Stefan Kuc, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la proposta di risoluzione del Parlamento sullo stato di previsione delle entrate e delle spese per l’esercizio 2009 presentata dall’onorevole Lewandowski, congiuntamente al progetto preliminare di bilancio, racchiude i compiti che il Parlamento sarà tenuto ad espletare per l’anno a venire, compiti imposti dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, dalle elezioni al Parlamento europeo, dal nuovo statuto per i deputati, dalla politica immobiliare, dal miglioramento dei servizi per i deputati, dal risparmio energetico, e così via – nel rispetto della prudenza di bilancio. L’impossibilità di ottenere di più con importi minori, ciò che è stato sempre dichiarato per il bilancio dell’UE nel suo complesso, ora è stato dimostrato essere possibile. L’abilità e la grande esperienza dell’onorevole Lewandowski e di tutti noi, congiuntamente all’eccellente cooperazione con l’Ufficio di Presidenza hanno compiuto un miracolo. Il mio gruppo voterà a favore della proposta di risoluzione.
Gerard Batten, a nome del gruppo IND/DEM. – (EN) Signor Presidente, lo scorso 21 aprile l’Ufficio di presidenza ha approvato il progetto preliminare di stato di previsione che ammonta a più di 1,5 miliardi di euro per la spesa del Parlamento europeo. Nel 2009 si potrà osservare l’impatto del Trattato di Lisbona, se verrà effettivamente ratificato da tutti gli Stati membri.
Ci era stato riferito che il Trattato di Lisbona – in pratica la Costituzione comunitaria con diversa denominazione – sarebbe stato soltanto un esercizio di riassestamento volto a semplificare il funzionamento del Parlamento. Tuttavia una richiesta pari a 2 milioni di euro è stata avanzata dai funzionari per far fronte ai costi aggiuntivi che emergeranno con l’entrata in vigore del Trattato e solo al Parlamento saranno necessari 65 nuovi posti di lavoro affinché i gruppi politici lo comprendano correttamente. Tutto questo sarà approvato prima ancora che il Trattato sia ratificato nel Regno Unito e prima ancora che gli irlandesi abbiano avuto modo di esprimere il proprio voto attraverso un referendum.
Naturalmente, il Parlamento ha già deciso di ignorare la decisione del popolo irlandese qualora questa fosse negativa, e al fine di incoraggiare gli irlandesi a esprimere un voto di fiducia, l’UE ha assicurato all’Irlanda un finanziamento pari a 322 milioni di euro. Il nostro auspicio è che gli irlandesi non rinuncino alla propria libertà per così poco. Tuttavia, come una volta ha osservato il grande inglese Ken Dodd, non tutto il mal vien per nuocere, inclusa l’IVA.
La relazione ha ravvisato la possibilità di un fabbisogno aggiuntivo per il Centro visitatori. Personalmente ho sempre ritenuto che quanto maggiore fosse il numero di visitatori che vengono in Parlamento e vedono la macchina delle chiacchiere e il tritacarne legislativo in azione tanto maggiore sarebbe il numero di coloro che si rivolterebbero contro.
Se ciascun cittadino europeo potesse vedere il modo caotico e disordinato in cui la legislazione viene messa ai voti in questo Parlamento allora ci sarebbe in ciascuno Stato membro un partito corrispondente al partito dell’Indipendenza del Regno Unito. Almeno in questo caso si tratterebbe di denaro ben speso.
Margaritis Schinas (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, ritengo che il lavoro svolto costituisca un buon punto di partenza per il bilancio parlamentare 2009. E’ un avvio realistico e politicamente perspicace dato che non bisogna dimenticare che il 2009 è un anno elettorale.
Ritengo, infatti, che il progetto di cui stiamo discutendo oggi contenga tre punti positivi che ci permettono di parlare di un buon inizio.
Il primo punto è la disciplina. Contrariamente a quanto sostenuto dagli euroscettici questo è il terzo anno consecutivo in cui le spese amministrative sono state mantenute al di sotto della quota del 20 per cento. Il Parlamento ha così smentito le opinioni delle frange estremiste operando con disciplina e in maniera razionale.
Il secondo punto riguarda le risorse umane, che riflettono per la prima volta la nostra maggiore necessità di codecisione nel quadro del nuovo Trattato; abbiamo una struttura organizzativa trasparente e ben definita.
Il terzo punto positivo riguarda la politica immobiliare. In questo caso ritengo occorra comportarsi generosamente. Quando sarà il momento di rimuovere l’amianto bisognerà essere consapevoli che non si può dare un prezzo alla sicurezza. La questione dei costi sarà marginale. Occorrerà perciò essere prodighi e agire con buonsenso. Ciascuno di noi e dei nostri colleghi funzionari ha il diritto di lavorare in un ambiente in cui siano garantite salute e sicurezza.
Ovviamente questo è solo l’inizio; non siamo ancora pronti e la prima lettura avrà luogo il prossimo mese di ottobre. Ritengo che l’eccellente cooperazione tra la commissione per i bilanci e l’Ufficio di presidenza su queste questioni debba proseguire. Auspichiamo che l’Ufficio rimanga in contatto diretto con noi in modo da garantire solide basi alle prossime fasi della prima e della seconda lettura.
Vladimír Maňka (PSE). - (SK) Innanzi tutto desidero congratularmi con il relatore per la sua eccellente relazione. Si tratta di un bilancio accurato in quanto prende in considerazione diverse e nuove importanti realtà: la ratifica del Trattato di Lisbona, le elezioni europee e l’introduzione di un nuovo statuto per i deputati e presumo anche per gli assistenti. Tuttavia, dobbiamo altresì valutare e stabilire parametri effettivi per la politica immobiliare, includendo i costi di manutenzione e di protezione ambientale. Affinché siano prese decisioni adeguate in questo ambito, occorre una strategia a lungo termine che prenderemo in considerazione a partire dal prossimo mese.
Il nostro compito principale è quello di preparare una buona legislazione. La proposta di un sistema per la gestione del sapere, dei servizi di interpretariato e traduzione e del servizio analitico della biblioteca assicureranno una più alta qualità dei servizi e risparmio delle risorse. Ecco perché occorre che tutte le analisi necessarie ci giungano entro la prima lettura del bilancio, in modo da dimostrare ai nostri cittadini che stiamo utilizzando responsabilmente il loro denaro.
Jan Mulder (ALDE). - (NL) Concordo con i tanti che auspicano l’introduzione di uno statuto per gli assistenti parlamentari nel più breve tempo possibile. Si eviterebbero in tal modo molti problemi in futuro.
Desidero ora pronunciarmi riguardo agli edifici. Quando alcuni anni fa acquistammo diversi edifici a Strasburgo costituì un fattore molto importante essere a conoscenza del fatto che tali palazzi contenessero o meno amianto. Un’accurata ispezione effettuata rivelò la presenza dell’amianto in tutti gli edifici allora eretti, ma non fu assolutamente ritenuta pericolosa. E’ stato su queste basi che abbiamo acquistato gli edifici. Non vi è stato mai alcun accenno alla necessità di eliminare l’amianto nel più breve tempo possibile.
Pertanto ritengo che l’amministrazione abbia imboccato la strada sbagliata avanzando ora tale richiesta e che la rimozione dell’amianto, posto che debba essere effettuata, deve essere a carico del consiglio comunale di Strasburgo. Pur permanendo delle perplessità su questo punto, non reputo sia il caso che il Parlamento effettui a sue spese i lavori di rimozione dell’amianto. Innanzi tutto occorre chiarire la situazione con il sopracitato consiglio comunale, che deve assumersi la responsabilità del pagamento.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). - (PL) Signor Presidente, desidero esporre tre punti.
Innanzi tutto, qualora il Trattato di Lisbona venga ratificato da tutti gli Stati membri, il 2009 sarà il primo anno in cui il Parlamento opererà sulla base delle disposizioni del suddetto Trattato. Il Parlamento europeo oltre ad avere maggiori poteri avrà anche l’obbligo di consultare i parlamenti nazionali riguardo alle proposte legislative. Questo determinerà un aumento dei costi operativi a causa di un maggior impiego di personale, una più elevata spesa per i servizi di consulenza, e così via.
In secondo luogo, nel 2009 sono previste le elezioni europee e soprattutto l’introduzione di un nuovo statuto per i deputati, che determinerà indubbiamente un incremento considerevole della spesa del Parlamento europeo.
In ultimo, gli esperti ritengono che il tasso medio di inflazione annuo nell’UE nell’anno 2009 si aggirerà intorno al 4 per cento, il che si tradurrà in un sensibile aumento dei costi amministrativi sostenuti dal Parlamento.
Confido nel fatto che questi fattori siano presi in considerazione nella definizione del progetto finale di bilancio del Parlamento europeo.
Valdis Dombrovskis (PPE-DE). – (LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, per quanto riguarda lo stato di previsione del bilancio 2009 del Parlamento, desidero innanzi tutto congratularmi con il relatore, onorevole Lewandowski, in quanto il suo rigoroso approccio alla spesa di bilancio si è rivelato esatto e, l’anno prossimo, la spesa complessiva del Parlamento europeo resterà al di sotto della quota del 20 per cento del totale delle spese amministrative dell’UE. Perciò, nonostante i cambiamenti previsti nel 2009 concernenti il funzionamento del Parlamento a seguito del Trattato di Lisbona, tra cui un incremento del carico di lavoro legislativo, un cambiamento del sistema di remunerazione dei deputati oltre a una campagna di informazione pubblica legata alle elezioni al Parlamento europeo, l’importo totale della spesa resterà entro i limiti stabiliti in precedenza. Nell’ambito del bilancio 2009 dobbiamo altresì valutare correttamente il risultato di alcuni ambiziosi progetti. In primo luogo, vi è un dibattito concernente il progetto di una web TV del Parlamento europeo. Affinché sia stabilita l’utilità di questo e di altri simili progetti è necessario raccogliere dati sulla popolarità della web TV del Parlamento europeo e valutare quanti spettatori siano effettivamente attratti da questo genere di investimenti multimilionari. Per quanto riguarda la politica di comunicazione del Parlamento europeo e l’attesa campagna di informazione pubblica, dovrebbe essere riservata maggiore importanza alla comunicazione decentralizzata mediante gli Uffici di informazione del Parlamento europeo di tutti gli Stati membri. In questo modo la comunicazione con i cittadini dei diversi Stati membri risulterebbe più efficace rispetto a una comunicazione centralizzata. Grazie per la cortese attenzione.
Brigitte Douay (PSE). – (FR) Signor Presidente, in questo dibattito sul bilancio occorre nuovamente ringraziare l’onorevole Lewandowski per la relazione molto ben equilibrata. E ancora una volta desidero rammentare a tutti i presenti l’importanza del 2009 per la democrazia europea: un nuovo Parlamento e una nuova Commissione si insedieranno in carica e sarà un anno chiave per quel che riguarda la comunicazione delle nostre istituzioni con il pubblico.
Tuttavia, affinché le questioni europee possano interessare e riguardare il pubblico, inducendolo alle urne en masse, la comunicazione emanata dalle diverse istituzioni dovrà essere chiara e coerente. Consapevoli di ciò e nell’interesse di una maggiore efficienza, una stretta cooperazione tra le tre principali istituzioni impegnate nella comunicazione – sia direttamente sia in maniera decentralizzata mediante le rispettive rappresentanze negli Stati membri – risulta essere di estrema importanza a solo un anno dalle elezioni.
Questo è il pensiero alla base dell’emendamento n. 2 proposto dal mio gruppo alla relazione dell’onorevole Lewandowski. Il nostro proposito, che è quello di essere più vicini ai cittadini, costituisce una questione di reale interesse per tutti i presenti a questa Assemblea.
Ville Itälä (PPE-DE). – (FI) Signor Presidente, ringrazio il relatore, onorevole Lewandowski, per il suo eccellente lavoro e desidero richiamare l’attenzione su alcuni punti.
In primo luogo, vorrei pronunciarmi riguardo al regime per gli assistenti parlamentari. Sono favorevole alla proposta del relatore, il quale afferma che si tratta di una questione importante e da risolvere definitivamente a seguito di questa relazione.
Ora intendo ritornare al problema dell’amianto di cui si è già discusso. Prima che qualsiasi finanziamento sia accordato occorre stabilire a chi compete la responsabilità e a quanto ammonta l’importo necessario. Occorre altresì elaborare un progetto che indichi chiaramente come procedere. E’ ovvio che non possiamo lavorare in un edificio in cui, incredibilmente, abbiamo scoperto la presenza dell’amianto solo dopo averlo già acquistato.
Desidero inoltre richiamare la vostra attenzione sul fatto che c’è stata una lunga discussione concernente il sistema EMAS (Engineered Materials Arresting System), malgrado non ci sia alcun progetto chiaro al riguardo. Auspico anche che il Parlamento si pronunci affinché l’amministrazione si impegni a redigere una proposta di investimento a favore di veicoli di uso quotidiano più rispettosi dell’ambiente in questa sede del Parlamento, ma non vi sono ancora progetti, neppure a questo proposito.
Esko Seppänen (GUE/NGL). – (FI) Signor Presidente, approvo in linea generale la relazione dell’onorevole Lewandowski, ma ci asterremo, poiché la votazione del bilancio definitivo del Parlamento non avverrà prima del prossimo autunno e il progetto preliminare di bilancio risulta essere insoddisfacente. L’esperienza ci suggerisce che entro l’autunno la situazione sarà più chiara. Non possiamo dunque ancora prendere una posizione sulla versione definitiva, che fino ad allora non sarà presentata.
Come nota positiva desidero richiamare l’attenzione sull’affermazione del Segretario generale Rømer, il quale ha dichiarato che le spese di viaggio del prossimo semestre saranno pagate interamente sulla base dei costi reali, senza adottare soluzioni temporanee.
Convengo con l’onorevole Mulder e le critiche da lui avanzate sul programma dell’edificio di Strasburgo: la nostra opinione è che sarebbe una truffa dover effettuare una serie di lavori di ristrutturazione a causa dell’amianto.
Janusz Lewandowski, relatore. − (PL) Signor Presidente, in primo luogo la trasparenza delle norme che regolano la retribuzione degli assistenti parlamentari, che è uno dei nostri obiettivi, non dovrebbe essere motivo di discussione e conflitto tra i gruppi politici: è una responsabilità collettiva che compete al Parlamento nella sua totalità, il quale l’anno prossimo sarà chiamato a un nuovo voto di fiducia. In secondo luogo la consultazione ex ante più frequente e dettagliata della commissione per i bilanci riguardo alle questioni aventi un’incidenza finanziaria contribuirà ad accrescere il clima di fiducia che si è instaurato con l’Ufficio di presidenza. Infine, lo scopo del nostro lavoro sul bilancio è quello di prepararci allo scenario più probabile che caratterizzerà l’anno a venire. Laddove si presentano situazioni non prevedibili con certezza, inclusa l’incertezza riguardo al Trattato di Lisbona e al rispettivo impatto, ci affideremo alla riserva di bilancio.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani 20 maggio 2008.
Dichiarazione scritta (articolo 142)
Nathalie Griesbeck (ALDE) , per iscritto. – (FR) Scopo della relazione presentata oggi a quest’Assemblea è quello di ottenere che la nostra istituzione esprima la sua posizione rispetto al bilancio del Parlamento europeo stimato per il 2009.
Sarà un anno cruciale: un anno in cui il Parlamento sarà rinnovato; un anno in cui si verificheranno cambiamenti rilevanti anche per lo statuto dei deputati e dei rispettivi assistenti, e soprattutto sarà il primo anno in cui entrerà in vigore il Trattato di Lisbona, che conferirà alla nostra istituzione responsabilità supplementari e conseguente lavoro aggiuntivo.
Desidero esprimere il mio sostegno al progetto preliminare di stato di previsione presentato dall’Ufficio di presidenza. Tenendo conto del maggiore fabbisogno finanziario a cui farà fronte il Parlamento, il suddetto progetto preliminare di stato di previsione ci mantiene al di sotto della soglia del 20 per cento per quanto riguarda le spese della rubrica 5. Occorre che la nostra amministrazione persegua la strada della razionalizzazione indicataci dal summenzionato progetto allo scopo di ottimizzare ulteriormente la nostra efficienza, in particolar modo attraverso la ridistribuzione del personale.
Per finire, aggiungo che sarà effettuata un’analisi il cui scopo consisterà nel valutare l’impatto generato dal Trattato semplificato una volta entrato in vigore e che sarà possibile apportare variazioni allo stato di previsione fino al voto in prima lettura del bilancio che avrà luogo in autunno.
22. Commercio di materie prime e prodotti di base (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione dell’onorevole Holm, a nome della commissione per il commercio internazionale, sul commercio di materie prime e prodotti di base [2008/2051(INI)] (A6-0134/2008).
Jens Holm, relatore. − (SV) Onorevoli colleghi, innanzi tutto, innanzi tutto un sentito ringraziamento ai relatori ombra per la loro stretta collaborazione.
Abbiamo tutti visto le immagini degli episodi provocati dalle recenti penurie di prodotti alimentati. I prezzi dei beni agricoli, non ultimo delle derrate alimentari, sono aumentati in maniera vertiginosa in un periodo molto breve. E’ stato un durissimo colpo per molti paesi in via di sviluppo, che dipendono in maniera massiccia dalle importazioni di alimenti e che già versavano in condizioni di estrema indigenza. Auspichiamo che la presente relazione sul commercio internazionale di materie prime offra un contributo alla ricerca di una soluzione a questi problemi. Dopotutto, ci siamo impegnati a eliminare la fame e la povertà con la firma dei cosiddetti Obiettivi di sviluppo del Millennio. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha di recente richiamato l’attenzione sul fatto che l’aumento dei prezzi degli alimenti sta mettendo a repentaglio l’effettivo raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, in particolare il dimezzamento della povertà nel mondo. E’, dunque, tempo di adottare misure urgenti.
In particolare, la recente crisi alimentare ha mostrato che i prodotti alimentari non sono semplicemente una materia prima. Se non si riesce neppure a soddisfare un requisito fondamentale quale la garanzia che gli individui siano sfamati, allora la retorica sullo sviluppo non ha molto valore. Dovremmo dunque stare attenti quando equipariamo i prodotti alimentari a una materia prima qualsiasi. I paesi in via di sviluppo sono perfino stati costretti a deregolamentare la loro politica alimentare e a passare da una produzione orientata al fabbisogno locale a una orientata all’esportazione. Questa è la politica del FMI, della Banca mondiale, degli Stati Uniti e anche dell’UE, che hanno tutti imposto queste condizioni. Con l’abolizione delle tariffe protettive e delle sovvenzioni, molti paesi in via di sviluppo sono diventati estremamente vulnerabili, e ancora più sensibili alle pesanti fluttuazioni nei prezzi degli alimenti e delle materie prime. Prendiamo Haiti, per esempio, che in passato era un paese autosufficiente nella produzione di riso. Nel 1995, il Fondo monetario internazionale ha costretto il paese a ridurre le proprie tariffe sul riso. Ha cominciato ad arrivare dagli Stati Uniti riso sovvenzionato a livello statale, e la produzione locale è crollata. Oggi, tre quarti del riso consumato a Haiti sono importati dagli Stati Uniti.
Mi auguro che questa relazione ci offra gli strumenti per gestire le problematiche e le sfide poste dal commercio non regolato di materie prime. Tra lee questioni su cui ci concentriamo in questa relazione figura il sostegno ai paesi in via di sviluppo per la diversificazione delle loro economie, affinché possano passare da una situazione in cui esportano solo una o due materie prime a modelli di produzione più avanzati di articoli a elevata lavorazione. Sottolineiamo anche l’importanza della flessibilità nella politica di sviluppo, che deve consentire a questi paesi di sviluppare opportunità e strumenti di politica economica a sostegno dell’agricoltura, per esempio. Esortiamo altresì la Commissione europea a rivedere lo schema di finanziamento FLEX, inteso a stabilizzare i prezzi delle materie prime. Affrontiamo anche la dimensione di parità nel commercio di materie prime, o, piuttosto, della sua mancanza. E’ estremamente importante che teniamo sempre conto della questione di genere nel negoziare gli accordi di commercio internazionale.
La presente relazione si occupa altresì del commercio equo. Quest’ultimo può essere utilizzato quale strumento per sostenere i piccoli produttori nei paesi in via di sviluppo e per esercitare ulteriori pressioni a favore dell’innalzamento degli standard sociali e ambientali in questi stessi paesi. Facciamo appello a tutte le Istituzioni UE affinché mettano in atto i principi del commercio equo negli appalti pubblici e nelle politiche di acquisto.
Sottolineiamo altresì la rilevanza della questione del crescente consumo di prodotti animali, per esempio la sempre maggiore domanda di carne e di prodotti lattiero-caseari, che a sua volta causa un aumento della domanda di grano per l’alimentazione degli animali, anziché degli esseri umani.
La relazione affronta molti altri temi ancora. Infine, devo far presente che questo lavoro ha messo in luce il vero volto dell’Unione europea. Infatti, mentre noi, da parte nostra, abbiamo cercato di dare risposta alle necessità e alle problematiche specifiche dei paesi in via di sviluppo, l’industria europea, con l’appoggio dei suoi rappresentanti al Parlamento europeo, è riuscita a spostare il fulcro del discorso sul proprio interesse commerciale a breve termine, cioè l’accesso continuo e duraturo a materie prime a basso costo.
Esorto tutti voi ad approvare gli emendamenti proposti dai gruppi della Sinistra, dei Socialisti e dei Verdi. Rivestono particolare rilievo gli emendamenti nn. 20 e 21. Solo così possiamo controbilanciare la relazione in modo da rivolgere maggiore attenzione alla dimensione dello sviluppo.
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, vorrei ringraziare il Parlamento perché ci offre la possibilità di discutere dell’accesso alle materie prime, una questione prioritaria per l’Unione europea, soprattutto alla luce della nostra agenda sulla competitività. Desidero innanzi tutto ringraziare il relatore e i relatori ombra per il testo presentato, che affronta varie aree, quali il cambiamento climatico, la riduzione della povertà e lo sviluppo.
Lo sviluppo è di certo una questione chiave in questo contesto. Mi soffermerò quindi brevemente sulle problematiche dello sviluppo, prima di entrare nel vivo delle nostre preoccupazioni e delle azioni relative alla proliferazione di misure che limitano l’accesso alle materie prime.
La lotta per la riduzione della povertà e per lo sviluppo, così come la sicurezza alimentare, figurano tra le principali priorità dell’agenda della Commissione. Sapete bene che l’Unione europea è il maggiore donatore di aiuti allo sviluppo a livello mondiale. Inoltre, nel settore specifico delle materie prime, la Commissione ha intrapreso diversi programmi di sviluppo: per esempio, attraverso il programma FLEX, la Commissione sostiene i bilanci nazionali dei paesi in via di sviluppo, laddove questi hanno registrato un crollo delle entrate fiscali legate alle esportazioni.
La Commissione promuove altresì la gestione trasparente delle entrate fiscali generate dallo sfruttamento delle materie prime e delle risorse naturali, attraverso diverse iniziative, quali l’EITI, il processo di Kimberley e il programma FLEGT. Mi riferisco inoltre all’iniziativa “tutto fuorché le armi”, che dà accesso, esente da imposte, alle importazioni di tutti i prodotti provenienti dai paesi meno sviluppati (fuorché le armi), permettendo loro, in questo modo, di diversificare le rispettive esportazioni.
Arrivo ora alla nostra preoccupazione chiave, che è legata al commercio. Bisogna essere in due per effettuare scambi. Bisogna importare e bisogna esportare. E’ dunque essenziale garantire che l’accesso alle materie prime nei paesi terzi sia esente da distorsioni immotivate come quote, tasse all’esportazione e divieti sulle esportazioni.
Oggi, purtroppo, non è così. Al contrario, la brama dei paesi terzi di imporre restrizioni sulle esportazioni è in aumento. Le restrizioni imposte da alcune economie emergenti quale parte degli obiettivi della loro aggressiva politica industriale sono motivo per noi di particolare apprensione. E desidero far presente che non sto parlando delle economie più povere in via di sviluppo, ma, piuttosto, delle grandi economie emergenti.
Le misure imposte da questi paesi si traducono in una concorrenza distorta a livello globale, che danneggia l’industria europea. Purtroppo, la dimensione del problema sta aumentando. Finora, almeno 20 paesi hanno messo in atto misure su esportazioni importanti per l’Unione europea. Abbiamo contato più di 450 restrizioni su diverse materie prime. La maggioranza, se non la totalità, dei settori industriali europei ne è interessata, in maniera diretta o indiretta.
Cosa si può fare? Il lavoro svolto finora mostra che non c’è soluzione immediata, sebbene l’eliminazione delle restrizioni sulle importazioni figuri tra le principali priorità del nostro programma, sia che queste siano previste nell’ambito di accordi bilaterali di libero scambio o nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio, ma non ci fermeremo qui.
Per prima cosa, sarà fondamentale sviluppare una strategia generale per l’accesso alle materie prime. A tale proposito, la Commissione sta lavorando a una comunicazione che contemplerà un’importante componente commerciale. Una strategia di questo genere dovrà chiaramente toccare in maniera completa e coerente tutte le aree politiche, tra cui questioni chiave quali la sicurezza alimentare, lo sviluppo e l’ambiente.
Bisognerà utilizzare al meglio tutti gli strumenti. Una politica di accesso alle materie prime sostenibile e coerente dovrà dunque combinare: primo, negoziati che assicurino gli impegni internazionali all’interno dell’OMC e a livello bilaterale; secondo, l’applicazione dei regolamenti dell’OMC e degli accordi esistenti; e, terzo, misure non vincolanti quali il dialogo e la formazione di alleanze. Nessuno di questi elementi è nuovo, ma è la combinazione di questi stessi elementi, nonché il loro coerente impiego, a determinarne la forza. La questione verrà discussa a una conferenza con le parti interessate più avanti nel corso dell’anno.
Consapevole dell’importanza dell’accesso alle materie prime, la Commissione accoglie con favore le discussioni al riguardo che si svolgono in Parlamento. La Commissione accoglie in maniera particolarmente positiva gli emendamenti al primo progetto della relazione. Il testo evidenzia ora con maggiore chiarezza la rilevanza del problema; suggerisce modi per trattare la questione in maniera costruttiva, come l’applicazione degli accordi e dei negoziati con i paesi partner. Siamo pronti a collaborare nella più totale disponibilità con il Parlamento per la definizione e per l’attuazione di ulteriori strategie.
Daniel Caspary, a nome del gruppo PPE-DE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, sono lieto che si sia reso disponibile, Commissario Potočnik. Constatiamo che il Commissario Mandelson ha preferito ancora una volta recarsi a qualche importante conferenza in un’altra parte del mondo anziché discutere con noi in Parlamento alcune problematiche chiave per l’industria europea. Immagini dunque con quale piacere l’ho ascoltata illustrare l’argomento molto meglio e con maggiore chiarezza e visione di come avrebbe potuto fare il nostro Commissario per il commercio.
Sono molto contento del risultato delle nostre deliberazioni in commissione, perché temo che il relatore, nel suo progetto originale, nell’evidenziare tanti aspetti essenziali legati alla realtà dei paesi in via di sviluppo, abbia perso totalmente di vista gli interessi della nostra politica industriale. La natura di questi interessi non lascia ormai dubbi . Dobbiamo concentrarci fermamente sul garantire l’approvvigionamento di materie prime per l’industria europea. Come il Commissario ha giustamente sottolineato, stiamo infatti incontrando difficoltà in tal senso.
Abbiamo urgente bisogno di regole a livello dell’OMC che vietino, per quanto possibile, le misure aventi effetto di distorsione sugli scambi quali le tasse sulle esportazioni. Abbiamo bisogno di libero accesso alle materie prime sul mercato mondiale. Non è tollerabile che paesi quali la Cina facciano un utilizzo improprio delle materie prime quale strumento politico.
Dobbiamo fare tutto il possibile, non solo nei negoziati multilaterali, ma anche in quelli bilaterali, per ottenere e mantenere un accesso aperto ed effettivo ai mercati delle materie prime. Il fatto che la Commissione abbia dato il via alle discussioni per l’ingresso dell’Ucraina nell’OMC e abbia accettato un margine di manovra per l’imposizione di tasse sulle esportazioni non è tollerabile e rappresenta un cattivo esempio. Anche il fatto che abbiamo accettato il dual pricing in relazione all’ingresso dell’Arabia Saudita nell’OMC, un accordo che ha provocato non poche difficoltà per la nostra industria petrolchimica, è stato intollerabile. E non sono neppure troppo fiducioso quando vedo cosa sta accadendo attualmente riguardo all’ingresso della Russia nell’OMC, e vorrei che la Commissione si preoccupasse maggiormente di garantire che non siano introdotte altre misure aventi effetto di distorsione sul commercio.
Vorrei ribadire il mio più sincero ringraziamento a tutti i miei colleghi e membri della commissione, per questa relazione; spero che non la cambieremo troppo durante il voto in plenaria di domani.
Francisco Assis, a nome del gruppo PSE. – (PT) Vorrei cominciare congratulandomi col relatore. I problemi che stanno emergendo riguardo all’accesso alle materie prime sono in ampia misura il risultato di un cambiamento strutturale nei rispettivi mercati collegato agli attuali cambiamenti nell’economia internazionale.
Il mercato delle materie prime si è sempre sviluppato in modo ciclico, passando da periodi di estrema carenza a periodi di penuria, talvolta arrivando a un equilibrio. Ora, sembra che ci troviamo di fronte a una nuova situazione di carenza strutturale che è largamente la conseguenza di un improvviso aumento della domanda, scatenato dal rapido progresso dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione in molti paesi emergenti.
E’ evidente che vanno intraprese iniziative nelle sedi appropriate, in particolare l’Organizzazione mondiale del commercio, per raggiungere un consenso globale nell’ottica di facilitare l’accesso alle materie prime. Questo non deve però condurci a perdere di vista un’altra questione fondamentale: siamo di fronte a una situazione nuova in questi mercati, sia per quel che riguarda i prodotti alimentari che l’energia. Essendo noi, nell’Unione europea, grandi importatori di materie prime, dobbiamo dunque considerare la questione con particolare attenzione. Da una parte, dobbiamo pensare all’impatto a livello mondiale, poiché si potrebbe arrivare a un aumento eccessivo del consumo di materie prime, con conseguenze ambientali, economiche e sociali decisamente negative nei paesi in via di sviluppo, mentre, dall’altra parte, dobbiamo tenere in considerazione la nostra situazione e le nostre stesse difficoltà.
Questo solleva due questioni fondamentali. Una è legata al fatto che dobbiamo rivedere il nostro modello di sviluppo economico, che è incompatibile con una situazione in cui le materie prime sono sovrasfruttate. La seconda ci suggerisce di puntare maggiormente sulla ricerca scientifica applicata per garantire più innovazione, per promuovere il riciclaggio di materie prime e per trovare nuove risposte ai problemi che questa carenza strutturale sta causando.
Zbigniew Zaleski (PPE-DE). - (PL) La natura ha distribuito le sue ricchezze sul globo – le materie prime nel sottosuolo, le derrate alimentari e gli alberi sulla superficie e i pesci nell’acqua – in maniera eterogenea. Le esigenze umane sono le stesse, ma la loro soddisfazione richiede solidarietà nello sfruttamento delle risorse e nella distribuzione attraverso il commercio internazionale. La relazione Holm ha molto da dire a riguardo. Vorrei sottolineare qualche punto, proseguendo sulla linea tracciata dall’onorevole Caspary.
Primo, sfruttamento razionale di risorse limitate. Ripeto: risorse limitate.
Secondo, protezione delle materie prime dalla confisca, contro l’appropriazione neocolonialista dei paesi poveri, soprattutto in Africa. Non c’è trasparenza nel commercio di queste materie da parte della Cina e di certi altri paesi.
Terzo, lo scopo del commercio di queste materie dovrebbe essere lo sviluppo dei paesi poveri. Questo è il nostro obiettivo principale. I benefici devono andare alle popolazioni locali, non solo ai rappresentanti delle autorità o alle grandi società internazionali.
Quarto, la politica UE per le materie prime dovrebbe far sì che l’Unione non diventi un ostaggio, per esempio, della Russia nel caso del gas, e, forse in futuro, del Brasile nel caso dello zucchero.
Quinto, tutti i partner condividono una responsabilità rispetto allo sfruttamento delle risorse marittime. Come sappiamo, diverse specie ittiche sono minacciate di estinzione, esattamente come le foreste dell’Asia e dell’Amazzonia.
Per concludere, signora Presidente, la parola chiave per un commercio che sia libero ed equo deve essere responsabilità nello sfruttamento delle risorse naturali limitate, affinché le generazioni future possano avere accesso alle materie prime necessarie per l’esistenza umana. Allo stesso modo, i paesi poveri devono essere assistiti nello sviluppo della tecnologia necessaria per la produzione dei prodotti alimentari di base. E l’Europa può fare molto al riguardo.
Marusya Ivanova Lyubcheva (PSE). - (BG) Signora Presidente, tenendo presente il ruolo rivestito dal commercio nel nostro mondo globalizzato, dobbiamo sostenere gli sforzi per la promozione del commercio equo, e tutte le iniziative che contribuiscono allo sviluppo economico sostenibile.
I prezzi delle materie prime hanno un impatto sugli sviluppi del mercato e, in certi casi, hanno un effetto negativo sullo sviluppo economico, soprattutto nei paesi dove i giacimenti di materie prime sono modesti. Tale situazione incide sulla situazione generale del mercato e sulla disponibilità di materie prime.
I previsti aumenti dei prezzi di petrolio ed elettricità possono e devono essere arginati tramite l’utilizzo di tecnologie efficienti sia nell’estrazione che nella lavorazione delle materie prime. Questa efficienza, insieme alla messa in atto delle innovazioni, così come il mantenimento di un forte settore di ricerca, determinano il grado di miglioramento della situazione e della forza del mercato e il rilancio della diversificazione e della sicurezza energetica.
In termini di commercio di materie agricole, l’attenzione dovrebbe concentrarsi sull’allentamento della pressione subita dai produttori e causata da uno squilibrio tra i prezzi di acquisto a livello di azienda agricola e i prezzi della vendita al dettaglio; tale impostazione distorce il mercato ma mostra altresì che quest’ultimo ha costi sociali.
Glyn Ford (PSE). - (EN) Signora Presidente, è un piacere intervenire sulla relazione dell’onorevole Holm sul commercio di materie prime e prodotti di base. Il mese scorso ho avuto il privilegio di partecipare, a nome del Parlamento, alla XII Conferenza dell’UNCTAD ad Accra, da cui si è levato un grido di aiuto per i poveri del mondo.
L’aumento vertiginoso dei prezzi dei generi alimentari è sempre più causa di disordini, e abbiamo bisogno di un approccio nuovo se vogliamo fare fronte a questa situazione. La nuova crisi minaccia di mietere più vittime in un giorno di quelle a opera del terrorismo in sei anni a partire dall’11 settembre. I politici e i governi forse non ci hanno fatto caso, ma i poveri del mondo vedono i loro figli diventare sempre più affamati. Le conseguenze saranno particolarmente dure in Africa, dove i prezzi dei prodotti di base sono più che raddoppiati negli ultimi 12 mesi e continuano a crescere a causa della speculazione, della penuria e dei modelli di produzione in continuo cambiamento. Le cause di fondo sono la crescente domanda da parte dell’Asia dell’est e le conseguenze in termini di offerta della mancanza di investimenti nell’agricoltura. Il cambiamento climatico, scritto nel linguaggio chiaro di inondazioni, siccità e temperature da record, sta semplicemente peggiorando la situazione, soprattutto per i più poveri del mondo. Spero dunque che adotteremo questa risoluzione.
Georgios Papastamkos (PPE-DE). – (EL) Signora Presidente, l’accesso alle materie prime è di importanza fondamentale per l’economia e la competitività europee, soprattutto perché l’UE dipende ampiamente dalle importazioni di materie prime da paesi terzi.
Lo smantellamento delle barriere che i paesi terzi hanno imposto all’accesso dell’UE ai mercati delle materie prime deve essere una priorità. Questo vale per gli attuali negoziati dell’OMC e per quelli relativi agli accordi bilaterali di libero scambio.
Infine, signora Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che meccanismi di sostegno e il trasferimento di know-how ai paesi in via di sviluppo siano necessari per permettere una gestione praticabile e trasparente dello sfruttamento delle materie prime e delle risorse naturali.
Stavros Arnaoutakis (PSE). – (EL) Signora Presidente, signor Commissario, va da sé che la competitività dell’industria europea dipende in larga misura dall’offerta di materie prime. Oggi abbiamo dunque bisogno di una strategia integrata che garantisca l’accesso al mercato mondiale. Questo ci permetterà di assicurare la cooperazione internazionale, la legittima concorrenza, il commercio equo e il rispetto delle restrizioni basate su seri incentivi allo sviluppo nei paesi meno sviluppati. Contribuirà altresì a promuovere gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di tecnologia rispettosa dell’ambiente e nel riciclaggio.
Il nostro obiettivo deve essere lo sviluppo sostenibile dell’UE, nonché la solidarietà verso i paesi più poveri del mondo.
Brian Crowley (UEN). – (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare il relatore per il lavoro svolto. Vi sono tre elementi chiave.
Innanzi tutto, esiste una concorrenza globale per le materie prime e i prodotti di base. Dobbiamo renderci conto, a livello europeo, che, se vogliamo riuscire a ottenere l’accesso a questi prodotti di base, dobbiamo godere di una posizione migliore per concludere accordi e patti bilaterali.
Ovviamente, i negoziati di commercio internazionale sono molto importanti per gli sviluppi di lungo periodo, ma un ulteriore slancio può arrivare dalla creazione di partenariati economici con i paesi in via di sviluppo. Vorrei anche mettere in guardia sul fatto che la cessione di certi diritti nel quadro di colloqui di commercio internazionale per l’accesso di breve periodo alle materie prime e ai prodotti di base potrebbe danneggiare gran parte della nostra industria nell’Unione europea e, soprattutto, la nostra agricoltura.
Infine, come ha sottolineato il collega che mi ha preceduto, l’equità è la considerazione più importante. Dobbiamo investire ora nei paesi in via di sviluppo per permettere loro di crescere – non solo quest’anno o il prossimo per via dei prezzi elevati di petrolio e gas, ma anche tra vent’anni. Questa strategia dovrebbe essere accompagnata, in questi paesi, da investimenti in istruzione e sanità per prevenire le possibili problematiche in tal senso.
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, vorrei ringraziare gli onorevoli deputati per i loro interventi. Sono stati molto chiari nella descrizione delle sfide che abbiamo di fronte. E’ anche altrettanto chiaro che se, da una parte, dobbiamo assicurare lo sviluppo equilibrato del nostro lavoro, concentrandoci perciò soprattutto sui paesi più poveri e affermando quell’equità della quale parlava l’onorevole Crowley, dall’altra parte dobbiamo anche garantire regole eque di commercio per l’accesso della nostra industria alle materie prime. E’ un dato di fatto che l’Unione europea sia un importatore netto di materie prime e che tale rimarrà.
Oggi dobbiamo affrontare una concorrenza più forte sui nostri mercati di fornitura, nonché l’aumento dei prezzi come risultato di una maggiore concorrenza da parte di una serie di economie emergenti. Nel contempo, però, queste economie emergenti stanno innalzando barriere all’accesso alle loro materie prime, distorcendo in tal modo la concorrenza. Un accesso equo alle materie prime, con condizioni trasparenti, è dunque una parte fondamentale della nostra strategia globale per la competitività.
L’intenzione della Commissione nei prossimi anni è quella di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per mantenere un approvvigionamento sostenibile di materie prime per le nostre industrie. Nel fare ciò, perseguirà una strategia integrata ed equilibrata. Come giustamente sottolinea il Parlamento, tale strategia deve tenere in considerazione non solo gli interessi delle nostre industrie e della nostra competitività, ma anche gli interessi dei paesi più poveri.
Per quel che riguarda lo sviluppo, dobbiamo, e lo faremo, operare una distinzione tra, da una parte, quelle misure assolutamente legittime che sono mantenute dai paesi in via di sviluppo, come le tasse sulle esportazioni, che sono indispensabili per i bilanci di questi paesi, e, dall’altra parte, le misure imposte dalle economie emergenti quale parte della loro politica industriale, e che hanno effetti di distorsione sulla concorrenza sui mercati mondiali.
Apprezzo il commento dell’onorevole Assis sull’impegno nel settore di ricerca e sviluppo, che deve essere ulteriormente rafforzato in funzione di ciò che è stato detto. Vorrei anche ringraziare il Parlamento perché sostiene la nostra politica. Vi terremo informati sugli sviluppi dell’attuazione della nostra strategia.
Jens Holm, relatore. − (SV) Commissario Potočnik, attendiamo con ansia la comunicazione della Commissione e la conferenza. E’ positivo che abbia intenzione di trattare le questioni della sicurezza alimentare, dello sviluppo e dell’ambiente.
Onorevole Francisco Assis, sono completamente d’accordo con lei: abbiamo bisogno di riesaminare il nostro modello di sviluppo economico.
Onorevole Zbigniew Zaleski, concordo sul fatto che il commercio non deve trasformarsi in una rapina neocoloniale di materie prime dai paesi in via di sviluppo. Mi appello dunque all’onorevole Zbigniew Zaleski e a tutti coloro i quali sono sicuri di voler appoggiare gli emendamenti nn. 20 e 21. Per favore, analizzateli con cura.
Osservate anche l’emendamento n. 26, che riguarda i biocarburanti. Domandiamo che siano imposti standard ambientali e sociali sui biocarburanti. E’ un problema enorme il fatto che sempre più grano sia utilizzato per la produzione di carne, in altre parole lo stiamo usando per nutrire gli animali, ma che, nel contempo, sempre più grano sia impiegato per produrre carburante per le nostre automobili.
Questo è un appello alla Commissione – vogliamo misure che riducano l’automobilismo privato e il consumo di carne così avremo più grano per nutrire le persone!
Nella relazione, chiediamo misure urgenti per rispondere al cambiamento climatico. Anche il commercio deve assumersi le sue responsabilità. Dobbiamo ridurre tutte le emissioni non necessarie e il trasporto. Una parte considerevole del commercio comprende beni che potrebbero essere prodotti facilmente a livello locale. Dobbiamo agevolare il commercio di “prodotti verdi” e l’ecotecnologia intelligente. Se non lo facciamo e se il commercio non si assume le sue responsabilità, presto non avremo più materie prime da commerciare e non avremo nemmeno più cibo per sfamarci. E’ di importanza capitale che prendiamo seriamente la nostra responsabilità riguardo al clima!
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 20 maggio 2008.
23. Creazione dell’impresa comune “Celle a combustibile e idrogeno”(discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Pia Elda Locatelli, a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce l’impresa comune “Celle a combustibile e idrogeno” [COM(2007)0571 – C6-0446/2007 – 2007/0211(CNS)] (A6-0145/2008).
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, innanzi tutto, voglio esprimere la mia gratitudine al Parlamento e in particolare alla relatrice, l’onorevole Pia Locatelli, e anche all’onorevole Teresa Riera Madurell, che la sostituirà, in quanto sostengono la nostra proposta di creare l’impresa comune “Celle a combustibile e idrogeno”
Desidero altresì ringraziare tutti i relatori ombra per il loro appoggio, così costruttivo, nonché la commissione per i bilanci per il parere espresso.
L’impresa comune “Celle a combustibile e idrogeno” avrà due membri fondatori: il Gruppo industriale e la Comunità. L’industria privata ha creato il Gruppo industriale, e i suoi membri rappresentano una parte molto importante delle industrie europee nel settore delle celle a combustibile e l’idrogeno, come i l’industria automobilistica, i fornitori di energia, gli sviluppatori di celle a combustibile e coloro i quali ne gestiscono le applicazioni. Sono rappresentati le imprese di ogni dimensione – dalle microimprese alle multinazionali.
La collaborazione tra la Commissione e l’industria durante la preparazione del regolamento ha dimostrato con chiarezza la notevole forza trainante dell’industria in questione. La garanzia, da parte pubblica, di un finanziamento stabile sul lungo periodo infonderà di certo ulteriore fiducia. Come risultato, possiamo attenderci notevoli risorse aggiuntive da parte del settore privato.
Oltre ai due membri fondatori dell’impresa comune, università, centri di ricerca e altre organizzazioni di ricerca stanno attualmente costituendo un Gruppo scientifico di ricerca che dovrebbe diventare il terzo membro dell’impresa comune. La rappresentanza del Gruppo scientifico di ricerca al consiglio di direzione dell’impresa comune è stata ritenuta necessaria in ragione dell’importanza della ricerca di base sull’iniziativa tecnologica congiunta (ITC).
In totale, si stima che la costituzione di questa ITC imprimerà un’accelerata di cinque anni alla realizzazione di una robusta fornitura di idrogeno e di tecnologie di celle a combustibile, sviluppate fino al lancio commerciale nel periodo 2010-2020.
Vorrei altresì accennare alla sua rilevanza riguardo ai nostri sforzi nel settore dell’accelerazione delle tecnologie energetiche, dal momento che questa ITC è un modello molto interessante per alcune delle iniziative industriali che abbiamo proposto di introdurre a titolo del piano strategico per le tecnologie energetiche.
Il parere del Parlamento include un numero di suggerimenti molto pertinenti relativi agli emendamenti, per esempio sottolinea la rilevanza di aprire una “breccia tecnologica”. La ricerca di base sarà inclusa nel programma di ricerca e sviluppo, il che aumenterà la probabilità di ottenere risultati e successo.
Un altro esempio è chiarire i termini della partecipazione del Centro comune di ricerca alle attività dell’impresa comune. Il Centro comune di ricerca ha un’ampia competenza su svariate aree di rilevanza, e il suo coinvolgimento, in futuro, rafforzerà l’attività di ricerca dell’impresa comune.
Sia il Consiglio che la Commissione aspettano con ansia di ricevere il vostro contributo e il vostro parere, in quanto tutti sono impazienti di avanzare e di cominciare ad attuare quanto prima questa importante iniziativa il prima possibile.
Presidente. - Avrebbe dovuto in realtà prendere la parola ora Pia Elda Locatelli come relatrice, ma aveva nominato come sostituta Teresa Riera Madurell, che però ancora non vediamo e ne lamentiamo molto l’assenza.
Quindi passo direttamente la parola agli oratori a nome dei gruppi.
Jan Březina, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signora Presidente, innanzi tutto voglio ringraziare la relatrice, l’onorevole Locatelli, per l’ottimo e preciso lavoro svolto con il presente testo, che si occupa di una delle principali tecnologie strategiche per il nostro futuro energetico.
Accolgo con favore l’iniziativa della Piattaforma tecnologica europea “Idrogeno e celle a combustibile“, elemento chiave per il successo. Il concetto di ITC è stato introdotto nel Settimo programma quadro quale nuovo meccanismo per mettere in atto partenariati di ricerca pubblico-privato di lungo periodo a livello europeo. Finora sono state create quattro ITC nel settore dei farmaci innovativi, dei sistemi di calcolo integrati e così via. Con questa proposta, verrà costituita una quinta ITC nel campo delle celle a combustibile e dell’idrogeno.
Dinanzi a sfide quali la sicurezza elettrica, la dipendenza energetica e l’attenuazione del cambiamento climatico, oggetto di tante discussioni, l’UE deve dare impulso allo sviluppo e all’utilizzo di tecnologie energetiche più pulite ed efficienti. Le tecnologie delle celle a combustibile e idrogeno presentano il potenziale per contribuire in misura sostanziale al raggiungimento di questi obiettivi. La mancanza di una strategia europea comune ha finora lasciato l’Europa in condizione di svantaggio rispetto ai paesi asiatici e agli Stati Uniti.
Per quanto riguarda gli emendamenti, sostengo quelli che sono stati avanzati con l’obiettivo di rafforzare la proposta e di renderla coerente con le altre ITC. Alla luce della mia esperienza e dei miei contatti con le PMI, appoggio in particolare gli emendamenti che mettono in evidenza il potenziale di innovazione delle PMI e gli ostacoli che queste incontrano, per esempio in termini di accesso limitato alle infrastrutture di ricerca. Gli emendamenti devono altresì sottolineare l’importanza della ricerca orientata alla scoperta. Com’è stato detto nel piano di attuazione, la ricerca deve costituire un elemento fondamentale nelle attività delle ITC, soprattutto nelle fasi iniziali.
A mio avviso, quest’iniziativa congiunta tra il settore pubblico e quello privato è la strada da seguire per rilanciare la nostra competitività nei confronti degli Stati Uniti e degli altri paesi che già hanno una tradizione e una strategia di sviluppo nella ricerca incentrata sull’idrogeno.
Silvia-Adriana Ţicău, a nome del gruppo PSE. – (RO) Anch’io desidero congratularmi con la relatrice e sottolineare la rilevanza di questo documento. Quest’iniziativa è estremamente importante per la ricerca. Purtroppo, spesso i fondi non sono sufficienti o sono usati in modo improprio. Il contributo massimo della Comunità europea alle spese amministrative di quest’impresa comune sarà di 470 milioni di euro. E’ possibile ottenere nuovi fondi dopo il 2013, ma solo per quei progetti per i quali sia stato firmato un accordo di finanziamento entro il 31 dicembre 2013.
Vorrei sottolineare che quest’impresa comune è un’iniziativa molto valida perché attua ed è una parte del programma quadro per la ricerca, soprattutto nei settori dell’energia e dei trasporti, aeronautica inclusa. Ritengo che questa relazione sia estremamente importante in quanto promuove in maniera coordinata le attività di ricerca e di sviluppo tecnologico; questa iniziativa sosterrà altresì la messa in atto delle priorità di ricerca nel campo della comunicazione e della tecnologia di informazione nel campo delle celle a combustibile e idrogeno, ma stimolerà anche l’investimento pubblico e privato nella ricerca di celle a combustibile e idrogeno negli Stati membri e nei paesi associati.
Vladko Todorov Panayotov, a nome del gruppo ALDE. – (BG) L’Europa deve risolvere il problema del cambiamento climatico e garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di risorse naturali. L’aumento costante dei prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti rende estremamente difficile il raggiungimento di questi obiettivi.
Una soluzione c’è, e sta nelle nuove tecnologie, che garantiscono, da un lato, una diminuzione nelle emissioni di gas serra e, dall’altro, un utilizzo più efficiente e un risparmio di materie prime. E’ una strategia affinché l’Europa abbia un ruolo di guida nella lotta al riscaldamento globale e affinché si mantenga competitiva sul mercato globale delle materie prime. Questo richiede un aumento degli investimenti nella ricerca e nelle nuove tecnologie, tenendo presente quali sono le potenzialità di ciascuno degli Stati membri.
Lo sviluppo di nuove tecnologie, di tecnologia dell’idrogeno e, soprattutto, di celle a combustibile ha un ruolo fondamentale ai fini del superamento della carenza di risorse energetiche, nonché nella protezione ambientale e nel raggiungimento degli obiettivi stabiliti nel protocollo di Kyoto. Dobbiamo tuttavia tener presente che queste tecnologie richiedono l’utilizzo di materiali quali il platino, il palladio, l’oro, che costituiscono un elemento integrante dei nuovi dispositivi e apparecchi. Otterremo uno sviluppo efficiente e sostenibile della tecnologia dell’idrogeno e di celle a combustibile soltanto se utilizzeremo metodi nuovi, altamente efficaci e sicuri sotto il profilo ambientale per estrarre e recuperare questi materiali.
Costituire un’impresa comune significa altresì coordinare gli sforzi di tutti i paesi che hanno esperienza sia nello sviluppo diretto di tecnologia dell’idrogeno e celle a combustibile che nello sviluppo di tecnologie per l’estrazione sostenibile e rispettosa dell’ambiente delle materie prime necessarie. Bisogna incoraggiare tali attività nei nuovi Stati membri che vantano una solida esperienza in questi settori, come la Bulgaria, che ha gruppi di ricercatori che sono impegnati da molti anni su questi progetti, con risultati considerevoli.
Zdzisław Kazimierz Chmielewski (PPE-DE). – (PL) Signora Presidente, signor Commissario, è difficile essere in disaccordo con il tentativo di stabilire regole sensate per un’impresa comune nel settore della tecnologia delle celle a combustibile e dell’idrogeno. L’interessante relazione descrive quest’iniziativa come un esempio promettente di partenariato pubblico-privato per l’attuazione di un’iniziativa tecnologica congiunta. Però, nel parere che ho sotto gli occhi, il Consiglio conferma l’enorme complessità della sfida tecnologica inerente all’applicazione pratica di queste celle. Gli esperti si trovano ad affrontare il compito straordinariamente complesso di trovare attività di ricerca che garantiscano un risultato di successo. Alcuni scienziati, per esempio, prevedono il sorgere di significative limitazioni all’applicazione pratica delle celle a combustibile. Se accettiamo che l’idrogeno sia soltanto un vettore di energia, allora dobbiamo ricordare che la sua applicazione pratica, nelle celle a combustibile, per esempio, necessita ogni volta di altre fonti di energia per la sua produzione. Se superiamo questa difficoltà, ce ne troveremo comunque di fronte altre, anche solo la difficoltà di trovare tecnologie per l’immagazzinamento e il trasporto dell’idrogeno.
Richiamo l’attenzione su questa problematica nell’ottica dell’ulteriore attività legislativa sul testo sul quale il Parlamento europeo deve esprimere il proprio parere. Ve lo dico esplicitamente, e non come fosse un commento a margine: il mio esperto capo dice che questo approccio non avrà successo.
Janez Potočnik, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, desidero ringraziare gli onorevoli deputati per i commenti espressi. Desidero anche sottolineare che, con l’introduzione dell’iniziativa tecnologica congiunta, stiamo davvero puntando su un concetto innovativo. Mi auguro di cuore che funzioni, perché questo nuovo approccio dovrebbe servire a portare in Europa nuove realtà.
Quello che stiamo introducendo è un passaggio dal finanziamento dei progetti a quello dei programmi, e a un maggior sostegno al partenariato pubblico-privato, e intendo “privato-pubblico”, perché è chiaro che le iniziative e i programmi strategici di ricerca discendono da piattaforme tecnologiche che hanno costituito la base per queste Iniziative tecnologiche comuni. Lavorare insieme è assolutamente necessario, e quel che osservo in tali iniziative tecnologiche congiunte è l’unione di diversi raggruppamenti a livello dell’Unione europea. Alcuni dei principali concorrenti in Europa si stanno unendo, in questa fase precompetitiva, per poter rafforzare la propria conoscenza e la posizione dell’Europa sul panorama globale.
Voglio anche sottolineare che in tale contesto questa specifica iniziativa tecnologica è estremamente rilevante in quanto è legata al settore dell’energia, la cui importanza ci viene quotidianamente ricordata.
Uno dei principali obiettivi del Piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (Piano SET) è quello di accelerare lo sviluppo e l’attuazione di tecnologie a bassa emissione di carbonio. So che siete impegnati nell’elaborazione del vostro parere sul Piano SET, e attendo con ansia di conoscere la vostra opinione. Come ho detto prima, l’ITC “Celle a combustibile e idrogeno” è un modello interessante per altri settori e diverrà certamente parte del Piano SET, una volta approvata.
Mi auguro che questo cambierà la situazione in futuro. Voglio dire ancora una cosa, poiché non so se l’interpretazione sia stata corretta: la Commissione europea contribuirà per 470 milioni di euro per i sei anni di attuazione di questa iniziativa tecnologica congiunta e questo importo dovrebbe essere raddoppiato dall’intervento del settore privato, che apporterà certamente il suo contributo al riguardo.
Presidente. − Certamente Riera Madurell non è qui, ma sono sicura la relatrice Pia Elda Locatelli si metterà in contatto perché le cose che ha detto il Commissario sono estremamente importanti.
La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì alle 12.00.
Dichiarazione scritte (articolo 142)
Péter Olajos (PPE-DE) , per iscritto. – (HU) Negli ultimi cinquant’anni, la popolazione mondiale è raddoppiata, mentre il consumo di energia è quadruplicato. Per questa ragione, non c’è altra scelta se non quella di accogliere con favore l’impresa comune “Celle a combustibile e idrogeno” e offrire a questa iniziativa il massimo sostegno possibile.
Capisco l’apprensione dell’onorevole Haug riguardo al finanziamento dell’impresa comune, ma non possiamo permettere che questioni finanziarie ne intralcino il percorso. Le parole chiave sono innovazione e cambiamento dello stile di vita. Questo tuttavia costa denaro, ma allo stesso tempo porterà ricavi. Nelle economie moderne, l’innovazione costituisce il 70-80 per cento della crescita annua del PIL.
Perché dovremmo investire nell’idrogeno? Perché è una fonte intermedia di energia. I “giacimenti” non possono esaurirsi; è l’elemento più abbondante dell’universo. Può tuttavia diventare una valida alternativa ai combustibili fossili soltanto se riusciremo a produrlo a partire da fonti rinnovabili di energia, a un prezzo competitivo, senza emettere nell’atmosfera, nell’ambito del processo di produzione, biossido di carbonio o altri gas serra.
In Canada e negli Stati Uniti, l’importanza dell’idrogeno è stata riconosciuta già nel 2002. In quei paesi circolano ormai diverse centinaia di migliaia di “eco-veicoli”, e il numero delle stazioni di rifornimento di idrogeno sta crescendo in maniera vertiginosa. Nell’Unione europea, circolano circa diciottomila veicoli ecologici, e non vale nemmeno la pena citare quante stazioni di rifornimento di idrogeno sono disponibili.
Se vogliamo evitare il tracollo definitivo, non possiamo ritirare il nostro sostegno a questa tecnologia e a questo carburante; dobbiamo agire. Vorrei utilizzare quest’opportunità per invitare i miei onorevoli colleghi alla conferenza Greenovation, prevista la settimana prossima presso il Parlamento, il pomeriggio del 28 maggio. Dopo la discussione, i partecipanti avranno la possibilità di fare un giro su un’automobile o su un autobus alimentati a idrogeno.
24. Fondo comunitario del tabacco (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione di Sergio Berlato, a nome della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1782/2003 per quanto riguarda il trasferimento dell’aiuto al tabacco al Fondo comunitario del tabacco per gli anni 2008 e 2009 e del regolamento (CE) n. 1234/2007 per quanto riguarda il finanziamento del Fondo comunitario del tabacco [COM(2008)0051 –C6-0062/2008 – 2008/0020(CNS)] (A6-0164/2008).
Sergio Berlato, relatore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissaria, la proposta della Commissione europea prevede in sostanza di estendere la trattenuta del 5% operata sugli aiuti accoppiati al tabacco anche per la campagna 2008-2009 e di utilizzare questi fondi per proseguire il finanziamento del Fondo comunitario per il tabacco che finanzia esclusivamente programmi d’informazione con l’obiettivo di migliorare le conoscenze dei cittadini europei sugli effetti nocivi del consumo di prodotti da fumo.
Ritengo preliminarmente opportuno sottolineare alcuni elementi oggettivi di riscontro. Il trasferimento di risorse dagli aiuti PAC al Fondo è un raro e positivo esempio di integrazione e cooperazione tra le politiche agricole e le politiche della salute dell’Unione europea. Essendo l’attività del Fondo importante per i cittadini dell’Unione, come rimarrà importante anche negli anni futuri, come sottolineato anche dalla Commissione, riteniamo che non si possa prevedere la cessazione del suo sostegno finanziario con l’anno 2007 o con l’anno 2009.
La trattenuta effettuata sugli aiuti accoppiati concessi agli agricoltori è da sempre l’unica fonte di finanziamento del Fondo comunitario per il tabacco. La base finanziaria di questa trattenuta si è notevolmente ridotta con la riforma dell’OCM tabacco e con la scelta fatta da alcuni Stati membri di applicare il disaccoppiamento totale, svincolando totalmente tali risorse dalla trattenuta a favore del Fondo. È necessario prevedere, attraverso un’ulteriore estensione del periodo di applicazione della trattenuta e l’aumento della percentuale della trattenuta stessa, che vengono messe a disposizione dei programmi e del Fondo risorse finanziarie sufficienti, senza alcuna spesa aggiuntiva per il bilancio dell’Unione almeno fino al termine delle attuali prospettive finanziarie, ricercando nel contempo anche altre fonti di finanziamento del Fondo.
Tra gli altri aspetti positivi del meccanismo di azione del Fondo vi è la previsione del cofinanziamento da parte dei proponenti provati di almeno del 25% dell’importo complessivo dei progetti approvati, determinando così l’aumento delle disponibilità di risorse. La commissione per l’agricoltura ha affrontato numerose volte i temi in questione e mantiene la propria linea tesa a rafforzare misure più stringenti contro il fumo e a migliorare la comunicazione ai cittadini sui suoi effetti nocivi per la salute umana.
D’altro canto, siamo pienamente consapevoli, come già documentato nella risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 marzo 2004, che il livello della produzione europea di tabacco greggio, oggi ulteriormente ridotta e concentrata in poche e specifiche aree dell’Unione, rappresenta meno del 4% della produzione mondiale e non ha nessuno impatto sui consumi locali dei prodotti del fumo.
Seppure non sia questo il tema al centro della discussione odierna, è opportuno ricordare che l’Unione europea è il principale importatore mondiale di tabacco greggio e si approvvigiona da paesi terzi per oltre il 70% del proprio fabbisogno a vantaggio di tabacchi spesso prodotti in condizioni di minore controllo rispetto al prodotto europeo, principalmente da Brasile, Malawi, Argentina, Indonesia, Zimbabwe, India e Cina, determinando altresì un deficit commerciale di oltre 1,2 miliardi di euro l’anno.
D’altro canto, negli Stati membri, dove l’aiuto al tabacco è stato già completamente disaccoppiato, oltre all’annullamento dei trasferimenti al fondo, si è registrato l’abbandono totale della produzione tabacchicola senza che siano emerse alternative sostenibili dal punto di vista economico ed occupazionale, con gravissimi impatti negativi sull’intero spazio rurale interessato e senza determinare, come era logico prevedere, nessuna variazione sui consumi locali dei prodotti da fumo.
Per quanto riguarda la proposta di operare una trattenuta sugli aiuti per l’anno civile 2008, tenuto conto del fatto che i contratti di coltivazione per il tabacco del raccolto 2008 sono già da tempo conclusi, la commissione per l’agricoltura ritiene che l’accoglimento di tale proposta possa generare un grande numero di ricorsi giuridici ed un contenzioso che alla fine determinerebbe comunque un grave esclusivamente ai produttori agricoli.
La commissione per l’agricoltura considera, infine, che l’estensione della trattenuta fino alla campagna 2012 e l’aumento della percentuale di trattenuta a favore del fondo al 6% consente di costituire una dotazione finanziaria sufficiente per le azioni del fondo europeo per il tabacco fino all’anno 2013 e invita la Commissione ad elaborare un programma pluriennale che, grazie alle modifiche apportate con gli emendamenti qui presentati, potrà contare su un importo di oltre 81 milioni di euro senza nessun aggravio per il bilancio dell’Unione.
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Signora Presidente, ringrazio innanzi tutto il relatore, onorevole Berlato. Mi ha confortata l’entusiasmo col quale questa sera ha pronunciato il suo intervento. Ringrazio anche la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale per la relazione sul Fondo comunitario del tabacco.
Nel 2004 il Consiglio ha adottato una riforma del settore del tabacco che riduce i pagamenti parzialmente accoppiati e quelli parzialmenti disaccoppiati per i produttori di tabacco nel periodo compreso tra il 2006 e il 2009. La riforma stabilisce un periodo transitorio relativamente lungo, perché l’aiuto parzialmente accoppiato può proseguire fino al 2009. Ma abbiamo visto – come lei ha giustamente sottolineato – che alcuni Stati membri hanno preferito disaccoppiare totalmente gli aiuti dal 2006, quando la riforma è entrata in vigore.
La riforma del 2004 prevedeva anche il trasferimento di una percentuale del sostegno per il tabacco per gli anni 2006 e 2007 dai produttori di tabacco al Fondo del tabacco. La proposta della Commissione prolunga fino al 2009 il trasferimento di una percentuale dal sostegno per il tabacco al Fondo del tabacco.
Accolgo con grande favore l’appoggio al trasferimento di parte del sostegno per il tabacco al Fondo comunitario del tabacco. La sua relazione sottolinea giustamente la straordinaria importanza per il pubblico europeo delle misure attuate tramite questo Fondo, che mirano alla promozione di iniziative di informazione sui danni causati dal tabacco.
Però, la richiesta di prolungare il periodo transitorio fino al 2012 pone un problema enorme. Una tale estensione del regime transitorio parzialmente accoppiato è del tutto contraria alla filosofia sottesa sottende in quanto la Commissione proporrà domani nella sua comunicazione sullo “stato di salute” a favore di un pagamento maggiormente disaccoppiato, per concedere agli agricoltori la libertà di produrre quel che viene richiesto dal mercato.
Stando alle informazioni in mio possesso, gli Stati membri che fin dall’inizio hanno deciso di disaccoppiare totalmente il pagamento ai produttori di tabacco hanno optato per questa scelta perché era più redditizio per gli agricoltori abbandonare il settore – era più difficile ottenere un prezzo adeguato, forse a causa della qualità del tabacco.
Nel 2004 si è concordato anche che il 50 per cento del sostegno comunitario al settore del tabacco sarebbe stato destinato a misure di sviluppo rurale. Questo, a partire dall’anno di bilancio 2011, andrà alle regioni produttrici di tabacco come sostegno comunitario addizionale. Si noti che questo sostegno è riservato alle regioni produttrici di tabacco. Su questa base, una somma annuale di 484 milioni di euro è già stata inclusa nei programmi di sviluppo rurale per il periodo 2007-2013 per gli Stati membri che rientrano nella riforma del tabacco.
Sono dunque certa di non sorprendervi se non propongo un prolungamento del regime transitorio parzialmente accoppiato, in ragione dell’accordo, sostenuto da tutti gli Stati membri produttori di tabacco, stabilito quando nel 2004è stato concordato il pacchetto sui prodotti mediterranei. Attendo comunque con ansia una discussione molto animata e interessante questa sera.
Wiesław Stefan Kuc, relatore per parere della commissione per i bilanci. − (PL) Signora Presidente, signora Commissario, continuare a sostenere la produzione del tabacco mentre si combatte il tabagismo è da molti anni una questione controversa. Tuttavia, il Fondo comunitario del tabacco, che attualmente assorbe il 5 per cento del sostegno a favore del tabacco, serve a finanziare la ricerca per contrastare gli effetti del tabagismo, nonché campagne di propaganda e la formazione dei produttori di tabacco nell’ottica della riconversione a un’altra produzione.
Sono il relatore per parere della commissione per i bilanci sulla relazione dell’onorevole Berlato. Continuare a finanziare il Fondo comunitario del tabacco nei prossimi due anni è assolutamente appropriato, ma è discutibile che le ragioni alla base della sua esistenza non siano più valide dopo questo periodo , poiché sappiamo che le persone fumano e continueranno a farlo. Continueranno a fumare che l’Europa produca tabacco o meno. Il problema non scomparirà nemmeno se smetteremo di garantire sovvenzioni ai produttori di tabacco. Il Fondo deve quindi continuare a esistere. L’unico elemento che può essere modificato è il modo in cui viene finanziato.
Ioannis Gklavakis, a nome del gruppo PPE-DE. – (EL) Signora Presidente, sono felice che il Commissario sia qui quest’oggi, perché ritengo sia una persona molto corretta. Lasciate che mi spieghi.
Innanzi tutto, voglio dire ai miei colleghi della commissione per i bilanci che noi siamo contro il fumo e in favore di una campagna antifumo su vasta scala. Tuttavia, se la gente continua a fumare e c’è una corrispondente domanda di tabacco, non dobbiamo essere costretti a importarlo da paesi terzi. Produciamolo in Europa.
Mi congratulo con l’onorevole Berlato per la sua relazione cui do il mio totale appoggio. Esorto a proseguire il finanziamento a titolo del Fondo comunitario del tabacco. Signora Commissario, noi agricoltori abbiamo accettato di buon grado l’aumento dell’1 per cento nel tasso di deduzione che finisce nel fondo di pubblica informazione antifumo, benché questo denaro ci venga sottratto. Lo accettiamo volentieri. Domandiamo, però, che lo status quo nel settore del tabacco sia mantenuto fino al 2013.
Signora Commissario, lei è una persona estremamente corretta. Perché soltanto i produttori di tabacco dovrebbero subire una discriminazione? Chiediamo dunque di revocare la decisione e di prolungare lo status quo fino al 2013. Inoltre, come lei sa, i produttori di tabacco in tutti i paesi, e nel mio in particolare, sono i più poveri tra gli agricoltori; spesso provengono dalle regioni più povere e più degradate, dove in molti casi non è possibile coltivare nient’altro. Se poniamo fine a questo regime e al sostegno, queste zone diventeranno preda della desertificazione e del degrado ambientale.
Chiedo dunque che sia mantenuta la presente situazione in linea con la relazione dell’onorevole Berlato, i suoi emendamenti e i miei. Sapendo che lei è una persona corretta, signora Commissario, ritengo di poter contare sul suo sostegno alla nostra proposta.
Alejandro Cercas, a nome del gruppo PSE. − (ES) Signora Presidente, signora Commissario, grazie molte. Stavo parlando con il presidente della mia regione, che ha un’ottima opinione di lei e che posso confermare qui quest’oggi.
Parlo a titolo personale e a nome della relatrice ombra del mio gruppo, onorevole Rosa Miguélez, a sostegno dell’onorevole Berlato, dal momento che la sua posizione mi sembra la più razionale.
La relazione dell’onorevole Berlato si occupa quasi esclusivamente del Fondo comunitario del tabacco, il fondo comunitario per la lotta al tabagismo. Chiede più tempo e più soldi per la sua campagna. Quindi, perfino i deputati che sono contrari ai premi per il tabacco dovrebbero votare per questa relazione, perché mira a estendere il periodo e la portata della lotta contro il tabagismo.
Tuttavia, la parola tabacco evoca sentimenti così intensi in molti deputati che questi rimangono confusi. Confondono infatti il Fondo comunitario del tabacco con i premi comunitari e sostengono che chiediamo di prolungare i premi. Non è vero. Stiamo parlando della situazione del Fondo fino al 2013.
Confondono la produzione con il consumo. Il problema in Europa non è la produzione. L’Europa produce poco tabacco. Il problema dell’Europa è il consumo di tabacco importato dall’estero.
Confondono il tabacco con il tabagismo. E’ come confondere l’alcol con l’alcolismo. La pianta, che è una coltura di tipo agricolo, ha molti usi, anche medicinali, mentre il tabagismo è una patologia.
Se vogliono sradicare il consumo, dovrebbero attaccare le importazioni, la manifattura, la pubblicità e l’enorme industria del tabacco nel suo complesso, anziché i poveri operai del mio paese, la cui produzione costituisce solo il 5 per cento del tabacco fumato in Europa.
Infine, signora Commissario, non stiamo finanziando il tabacco di per sé, ma lo stiamo finanziando in quanto crea occupazione, non solo tra i produttori di tabacco, ma, più in generale, a livello delle economie delle regioni interessate. Infatti, molti produttori di tabacco vogliono fermare la produzione perché guadagneranno di più senza lavorare. Però, le regioni in questione crolleranno se perderanno queste migliaia di posti di lavoro per donne e immigrati, com’è accaduto in altre aree d’Europa.
Chiedono solo tempo, tempo per riorganizzare le loro aziende agricole.
Signora Commissario, grazie molte per la sua pazienza e spero che tenderà la sua mano non tanto verso l’onorevole Berlato quanto verso i lavoratori che guardano a quest’Emiciclo nella speranza che esso non permetta l’applicazione di una doppia morale. Spero che nessuno qui confonda quel che vorrebbe vedere nella situazione reale, e mi auguro altresì che nessuno qui anteponga il proprio interesse a quelli di questa umile gente.
Friedrich-Wilhelm Graefe zu Baringdorf, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signora Presidente, Commissario, ho l’impressione che l’obiettivo qui sia di, come dicono in Westfalia, lanciare una salsiccia a un pezzo di lardo, cioè di rischiare molto per ottenere nulla. In altri termini, il Fondo del tabacco è usato per mantenere l’accoppiamento del premio per il tabacco fino al 2013. Il Fondo, che – come sappiamo – è utilizzato anche per finanziare campagne di educazione sui danni provocati dal fumo, è stato creato dal Parlamento per sostenere gli attuali premi per il tabacco, dal momento che la maggior parte dei deputati era decisamente contraria al fumo, e molti deputati si domandavano come potessimo sostenere la coltivazione del tabacco alla luce dei danni provocati dal tabagismo.
Ho sempre appoggiato il regime di premi per il tabacco, perché ritengo che le due cose non siano collegate, ma allora non dovremmo essere ipocriti e vantarci di voler fare qualcosa per combattere il tabagismo se, in realtà, il nostro obiettivo è un altro, cioè il mantenimento del premio. La questione qui non è il mantenimento dell’aiuto; è fondamentalmente un problema di aiuto accoppiato, con lo scopo di evitare il disaccoppiamento. Ci comportiamo come se il disaccoppiamento privasse i tabacchicoltori degli aiuti. Sappiamo che non è vero, e abbiamo già discusso l’intera questione in relazione al cotone. Le aziende continueranno a ricevere i pagamenti; l’unica differenza è che non saranno più obbligate a coltivare tabacco, e credo che questo sia sensato.
Ricordo un viaggio nel nord della Grecia con la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, quando abbiamo fatto visita ai più poveri tra i poveri. Abbiamo visto le regioni povere, non però a causa del disaccoppiamento, che non era ancora stato introdotto, ma perché l’industria del tabacco, in quelle regioni, non pagava un prezzo equo ai coltivatori, anzi, utilizzava gli aiuti erogati per abbassare così tanto i prezzi del tabacco che ai coltivatori di quei premi non rimaneva nulla. All’epoca lo ritenemmo incredibile, e ci domandammo come fosse possibile che i coltivatori di quella regione, che coltivavano tabacco speziato, utilizzato in tutto il mondo come tabacco speciale nella miscela per le sigarette, non riuscissero a ottenere un pagamento che fosse sufficiente a garantire loro il sostentamento grazie alla sola coltivazione del tabacco, a prescindere dagli aiuti.
Se il tabacco non si coltiva più come conseguenza del disaccoppiamento in alcune regioni, o in alcuni paesi in cui si è passati a un disaccoppiamento totale del sostegno al tabacco, questo non significa che in queste zone non ci siano alternative, ma, piuttosto, che i coltivatori non riescono a coprire i costi della coltivazione del tabacco. Ciò che pertanto è necessario è un confronto con l’industria del tabacco affinché questa cominci finalmente a pagare ai coltivatori un prezzo accettabile.
Credo, Commissario, che sarebbe meglio lasciare le campagne di educazione sul fumo ad altri, perché a livello dell’Unione europea ne abbiamo fatte abbastanza, e convogliare invece questi fondi nello sviluppo rurale e in misure di diversificazione per le regioni povere. Inoltre, si dovrebbero aumentare queste risorse al fine di creare altri posti di lavoro in queste regioni, al di là di quelli già esistenti nella produzione del tabacco.
Janusz Wojciechowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signora Presidente, raramente le decisioni discusse in questa Sede hanno conseguenze così serie per un così grande numero di persone. La questione che ci troviamo a discutere quest’oggi è l’esistenza o meno dei produttori di tabacco in Europa. La produzione di tabacco è la fonte di sostentamento per circa 120 000 agricoltori e, se si includono anche i lavoratori stagionali, occupa quasi 400 000 addetti sia nei nuovi che nei vecchi Stati membri. Il caso della Grecia ha già dimostrato che la cosiddetta riforma del settore del tabacco ne significa la fine. E’ una sentenza di morte per 120 000 aziende agricole, soprattutto quelle a carattere familiare. So che ci sono aziende di questo tipo in Polonia, ma se ne trovano anche qui, nei dintorni di Strasburgo. Stiamo parlando di una catastrofe per persone che hanno dedicato la propria esistenza alla produzione del tabacco. In nome di che cosa dovrebbero essere privati del loro sostentamento? Lo smantellamento della produzione di tabacco non farà smettere la gente di fumare, che fumerà sigarette preparate con tabacco importato. Questa riforma non aiuterà nessuno, ma danneggerà molti.
Appoggio dunque pienamente la relazione dell’onorevole Berlato, che, giustamente, difende i produttori di tabacco, e aggiungo la mia voce a quella degli onorevoli Glavakis e Cercas.
Diamanto Manolakou, a nome del gruppo GUE/NGL. – (EL) Signora Presidente, i produttori di tabacco sono oggetto di crudeli persecuzioni, e la campagna antitabagismo equivale a una politica antitabacco. Ne consegue che il tabacco coltivato nell’UE è ritenuto dannoso, mentre il tabacco importato non lo è. Questa tesi non è coerente, non è scientifica e non è giusta. Il risultato di tale politica è noto: nonostante le campagne, il tabagismo è in crescita, mentre la produzione di tabacco nell’UE è in netto declino. Si perdono posti di lavoro, decine di migliaia di produttori di tabacco di piccole e medie dimensioni stanno andando in rovina, ma le importazioni di tabacco sono aumentate fino a superare 1,2 miliardi di euro l’anno.
La coltivazione di tabacco in Grecia è diminuita del 73 per cento. Un numero crescente di tabacchicoltori è disoccupato. Intere aree sono in abbandono perché non sono state convertite a coltivazioni alternative.
Pensiamo sia fondamentale abrogare il regolamento che trasferisce a partire dal 2010 il 50 per cento del sostegno diretto al secondo pilastro. Tutte le deduzioni dalle sovvenzioni dovrebbero essere abolite immediatamente per permettere alla coltivazione di tabacco di continuare, dal momento che il 70 per cento della domanda è soddisfatto dalle importazioni. Le sovvenzioni dovrebbero essere legate alla produzione; dovrebbero costituire una parte integrante dei prezzi minimi garantiti, in funzione del costo di produzione di ogni varietà.
Dal momento che la relazione dell’onorevole Berlato contiene elementi in favore di quanto detto, i deputati del partito comunista greco (KKE) la approveranno.
Hélène Goudin, a nome del gruppo IND/DEM. – (SV) Signora Presidente, la coltivazione di tabacco sovvenzionata è un chiaro esempio della doppia morale che caratterizza l’UE e il Parlamento europeo. L’UE ha proclamato con orgoglio che la lotta contro le malattie deve diventare una priorità, e spende qualche milione di corone svedesi l’anno in campagne di informazione, mentre, dalla porta di servizio, sovvenziona i coltivatori di tabacco non redditizi per la bellezza di diversi miliardi di corone l’anno.
Secondo la relazione, lo schema per una riduzione graduale del sostegno si estenderebbe fino al 2013. Il relatore cerca di lavarsi le mani delle conseguenze del consumo di tabacco. La motivazione semplicistica è che, dal momento che la produzione di tabacco è tanto ridotta, solo il 4 per cento l’effetto sul consumo finale è trascurabile. Che tipo di ragionamento è questo? Vuole giustificare il proseguimento delle sovvenzioni? Penso che una produzione di tabacco del 4 per cento a livello di UE sia troppo alta. Inoltre, il tabacco europeo è così di pessima qualità che solo una parte viene venduta sul mercato europeo. Un terzo viene bruciato. Gli interessi particolari dell’industria del tabacco hanno avuto la meglio abbastanza. I cittadini hanno bisogno che ci assumiamole nostre responsabilità politiche.
Onorevoli colleghi, l’ultima boccata ha un sapore cattivo. E’ tempo di porre fine alla doppia morale. Vi esorto dunque a votare contro la relazione domani.
Esther Herranz García (PPE-DE). − (ES) Signora Presidente, nel 2010 il sostegno per il settore del tabacco sarà tagliato del 50 per cento come risultato della recente riforma. Ritengo che questa sia una misura senza precedenti, che pone i produttori di tabacco in una posizione di chiaro svantaggio rispetto agli altri produttori di prodotti agricoli della Comunità. Nessun altro settore agricolo ha sofferto un taglio altrettanto drastico che va ad aggiungersi alle riduzioni che risultano dalle modifiche al sostegno diretto che il Consiglio dei ministri deciderà domani.
Penso sia appropriato citare alcuni dati sul settore. Almeno l’80 per cento del tabacco europeo è prodotto in regioni svantaggiate. In Estremadura, in Spagna, dove è concentrata la gran parte della produzione spagnola di tabacco, la riforma interessa 20 000 famiglie, con un fatturato annuo che costituisce il 26 per cento del valore totale della produzione agricola regionale.
Inoltre, la produzione del tabacco è concentrata in piccole unità, con un elevato livello di occupazione femminile, sia nelle fattorie che nell’industria in generale. Inoltre non dobbiamo dimenticare che l’Unione europea produce soltanto il 5 per cento del tabacco a livello mondiale e importa il 70 per cento del tabacco che consuma. La scomparsa della produzione di tabacco nella Comunità non implica dunque una riduzione dei consumi.
Il cosiddetto “stato di salute” della PAC è un’occasione ideale per riflettere sulle conseguenze che questa decisione può avere su regioni quali Estremadura, dove una significativa comunità economica e sociale si è sviluppata intorno a questa coltivazione, e dove non sono praticamente possibili forme alternative.
Inoltre, una riforma in questo settore delude le aspettative dell’intero settore agricolo europeo, dal momento che la Comunità ne aveva garantito la stabilità fino alla fine del periodo coperto dall’attuale programmazione di finanziamento, nel 2013.
La relazione adottata dalla commissione per l’agricoltura, che promuove l’estensione del Fondo comunitario del tabacco, prende in considerazione gli interessi dei consumatori, mettendo al contempo in discussione la validità della decisione di ridurre il sostegno agli agricoltori, poiché il Fondo è finanziato dalle deduzioni operate all’aiuto diretto agli agricoltori.
PRESIDENZA DELL’ON. MAREK SIWIEC Vicepresidente
Lily Jacobs (PSE). - (NL) Il tabacco uccide ogni anno circa mezzo milione di cittadini europei. Anche tra i non fumatori, ogni anno figurano 19 000 decessi imputabili al fumo passivo.
Come lo so? Perché è il messaggio di una pubblicità televisiva di sensibilizzazione che l’Unione europea stessa ha diffuso in tutti i 27 Stati membri come parte di una massiccia campagna antifumo. Anche se abbiamo destinato a tale iniziativa 18 milioni di euro, questa cifra è una goccia nel mare in confronto alle sovvenzioni che l’Unione europea paga ogni anno ai tabacchicoltori. Quest’anno Bruxelles spende ancora 320 milioni di euro. Tre anni fa si trattava di circa mille milioni di euro.
Non è strano che cerchiamo di combattere il tabagismo e allo stesso tempo finanziamo la produzione di tabacco con le entrate fiscali? Inoltre, la continuazione del finanziamento è contraria all’intera filosofia che sta alla base delle nostre riforme di politica agricola, che si prefiggono l’abolizione delle sovvenzioni alla produzione. Signor Presidente, la proposta della Commissione europea di continuare a finanziare il Fondo del tabacco nel 2008 e 2009 ha il mio totale sostegno, ma il fondo non può essere usato come una scusa per prolungare le sovvenzioni per il tabacco nel 2013. Sebbene abbia un grande rispetto per le motivazioni esposte dai miei onorevoli colleghi, credo che in questo caso la salute pubblica debba avere la precedenza.
Roberta Angelilli (UEN). - Signor presidente, onorevoli colleghi, voglio complimentarmi innanzitutto con il relatore per l’ottimo lavoro svolto. Questa relazione infatti raggiunge un duplice obiettivo: rafforzare le azioni di lotta al tabagismo con la proroga del finanziamento del Fondo europeo del tabacco e allo stesso tempo uniformare il settore tabacco agli altri OCM che arriveranno a scadenza naturale con la campagna del 2012.
Non dobbiamo, comunque, dimenticare che la lotta contro il fumo non si deve condurre attraverso l’eliminazione della coltivazione del tabacco in Europa, poiché l’Unione europea è il principale importatore mondiale di tabacco greggio e si approvvigiona da paesi terzi per oltre il 75% del proprio fabbisogno, a vantaggio di tabacchi spesso prodotti senza garanzie di controllo sanitario. Un’eventuale eliminazione degli aiuti determinerebbe solo la fine della produzione, un automatico aumento delle importazioni e non sortirebbe alcun effetto contro il tabagismo.
Kartika Tamara Liotard (GUE/NGL). - (NL) E’ difficile dire che cosa sia più assurdo, che l’Unione europea sovvenzioni la coltivazione del tabacco, o che usi parte di queste sovvenzioni per un fondo che scoraggia dal fumare tabacco. Misure così ipocrite rappresentano proprio la ragione per la quale l’UE gode di così poca credibilità a livello pubblico. La motivazione secondo cui l’UE produce relativamente poco tabacco non è il punto. Rimane il fatto che in ogni pacchetto c’è una sigaretta prodotta con le sovvenzioni dell’UE. Questa sigaretta è però di qualità talmente bassa che non la fumiamo noi in Europa, ma la buttiamo altrove.
Le sovvenzioni al tabacco non possono continuare, come vuole questo Parlamento. E nemmeno bisogna usare parte delle sovvenzioni per finanziare campagne antifumo, a mo’ di foglia di fico, come vuole la Commissione. Ne ho avuto abbastanza di queste sovvenzioni. Devono semplicemente essere abolite subito.
Bogdan Golik (PSE). - (PL) Signor Presidente, signora Commissario, la relazione dell’onorevole Berlato tocca una combinazione di questioni inerenti alla salute e all’agricoltura. L’aumento del finanziamento dal 5 al 6 per cento, insieme all’estensione del sistema del periodo 2009-2012, potenzia in misura considerevole le risorse assegnate al Fondo – di 81 milioni di euro. Molti agricoltori e molte organizzazioni appoggiano appieno il regolamento proposto. Sia i produttori di tabacco polacchi che quelli europei si aspettano che l’adozione della relazione abbia come risultato il prolungamento dell’attività del Fondo comunitario del tabacco, fondamentale per la salute pubblica, e il mantenimento della produzione di tabacco per i 100 000 coltivatori europei di tabacco.
Il regolamento proposto rende possibile mantenere, senza spese di bilancio addizionali, un sistema di sovvenzioni che favorisce parzialmente la produzione di tabacco e, quindi, elimina un fattore di discriminazione contro i coltivatori di tabacco rispetto ad altri settori agricoli.
E’ fondamentale, signora Commissario, che da domani venga ripresa l’importantissima discussione sul futuro della produzione di tabacco, in concomitanza con la presentazione dello “stato di salute”.
Andrzej Tomasz Zapałowski (UEN). - (PL) Signor Presidente, nella discussione di oggi le ragioni dei produttori agricoli sono in conflitto con quelle dei gruppi che difendono la salute della società europea. Ma la società europea è più sana se fuma tabacco di qualità inferiore importato da paesi terzi? Se distruggiamo la nostra produzione, non importeremo più il 70 per cento, ma il 100 per cento. Dobbiamo anche domandarci se la discriminazione contro gli agricoltori che coltivano tabacco, anziché fornire un contributo allo sviluppo delle aree rurali, non si traduca invece, in alcune regioni europee, in un tracollo economico ancora maggiore e in un aumento della disoccupazione. Certo, a quel punto potremo erogare un aiuto finanziario ai disoccupati, dal momento che siamo talmente ricchi che possiamo permetterci di distruggere la nostra agricoltura a vantaggio dell’agricoltura dell’Estremo Oriente, che siamo obbligati a sostenere per combattere la disoccupazione laggiù.
Appoggio senza riserve la relazione dell’onorevole Berlato.
Thijs Berman (PSE). - (NL) Gli agricoltori europei che coltivano tabacco non dovrebbero ricevere un singolo centesimo dall’UE per questa coltura. E’ chiaro che le sovvenzioni al tabacco costituiscono da molti anni un’importante fonte di guadagno per gli agricoltori europei, una specie di polizza di previdenza sociale che non si merita questo appellativo. Però, le entrate fiscali non dovrebbero, in linea di principio, essere spese in produzioni dannose. C’è dunque una sola scelta per quanto riguarda le sovvenzioni: abolirle.
La proposta contenuta nella relazione dell’onorevole Berlato rappresenta un ridicolo tentativo di estendere le sovvenzioni al tabacco almeno fino al 2012. Questo non deve succedere, e c’è un’altra ragione per non farlo succedere. I paesi in via di sviluppo ritengono che sia assolutamente scorretto che il tabacco sia sovvenzionato. E’ concorrenza sleale nei confronti degli agricoltori poveri ed è decisamente in contrasto con la politica di sviluppo dell’Unione europea, un classico esempio di come un’area politica possa intralciarne un’altra.
Incoraggiamo invece gli agricoltori europei a dedicarsi a coltivazioni che hanno un ritorno elevato, come il grano, di cui ora si ha estremamente bisogno. Mostriamo però solidarietà, e lasciamo che le sovvenzioni al tabacco vadano in fumo, nell’interesse della salute pubblica e nell’interesse della coerenza, nella politica europea, verso lo sviluppo dei paesi più poveri del mondo. Questa si chiama solidarietà.
Armando Veneto (PPE-DE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci sono alcuni dati certi sui quali non si discute. Il primo: è certo che il disaccoppiamento totale riduce la produzione. Il secondo: pur evitando che in Europa si coltivi tabacco, questo non significa che la riduzione di coltivazioni di tabacco in Europa comporti una riduzione del popolo dei fumatori. Il terzo elemento è costituito dalla circostanza che noi stiamo candidando alla fame centinaia e migliaia di persone senza ottenere un risultato concreto.
Io credo allora che debba essere, per un verso, utilizzato l’aiuto alla tabacchicoltura per spiegare ai consumatori gli effetti nocivi del fumo – e da questo punto di vista è pacifico che il denaro viene proprio dagli aiuti – e nello stesso tempo dobbiamo mettere in condizioni i tabacchicoltori di uscire ma lentamente con il tempo necessario dall’intero comparto. Io chiedo, quindi, che si voti la relazione Berlato.
Zbigniew Krzysztof Kuźmiuk (UEN). – (PL) Vorrei sollevare tre questioni. Primo, l’idea di disaccoppiare i pagamenti alla produzione è ripetuta di frequente dalla Commissione europea. E’ un approccio che, ovviamente, ha come conseguenza la riduzione della produzione agricola europea. Il Commissario Fischer Boel ha ripetuto quest’idea oggi, ancora una volta, questa volta in relazione alla produzione di tabacco.
Secondo, dobbiamo ricordarci che la tabacchicoltura, sia nei vecchi che nei nuovi Stati membri, avviene a livello di piccole aziende agricole a carattere familiare nelle regioni meno sviluppate. Lo smantellamento di questa produzione ridurrà la possibilità di sviluppo di queste regioni e minaccerà l’esistenza stessa delle piccole aziende agricole.
Terzo e ultimo, è vero che la tabacchicoltura è una questione controversa, ma limitarla in Europa significa accrescere le esportazioni di tabacco da parte di paesi terzi. L’onorevole Berlato ci ha detto che le importazioni di tabacco hanno raggiunto 1,2 miliardi di euro lo scorso anno.
Spero che la Commissione terrà conto di questi richiami nella definizione della propria posizione.
Ioannis Gklavakis (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, applaudo i miei onorevoli colleghi, che hanno mostrato tanta sensibilità verso il problema del tabagismo. Credo che tutti noi, senza eccezione alcuna, siamo contro il fumo, però, amici miei, lasciate che sottolinei una differenza fondamentale: il tabagismo e la tabacchicoltura sono questioni assolutamente diverse. Mettiamo a disposizione quanto più denaro possibile, parliamo di questo problema il più possibile, e intraprendiamo tutte le iniziative in nostro potere per convincere i nostri onorevoli colleghi e i nostri cittadini a non fumare. Dato che la gente fuma comunque, non capisco perché dobbiamo importare tabacco anziché coltivarlo direttamente qui. Ora mi rivolgo a voi in qualità di ambientalisti. Il tabacco è una coltivazione che richiede poca acqua, poco fertilizzante e pochi pesticidi; è coltivato su terreno infertile da poveri agricoltori. Sono certo che l’ambientalista che è in voi e la vostra umanità, e mi riferisco anche a chi accusa il tabagismo e associa quest’ultimo alla tabacchicoltura, vi indurranno a cambiare idea. Associare il tabagismo alla tabacchicoltura è come confondere la nostra nota produzione vinicola con l’alcolismo. Dovremmo smettere di produrre vino a causa dell’alcolismo?
Mariann Fischer Boel, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, grazie a tutti voi per aver contribuito a questa discussione e grazie ancora per aver sostenuto l’estensione del trasferimento al Fondo del tabacco.
Sono consapevole del fatto che le discussioni sulle politiche relative al tabacco sono una questione molto sensibile e posso dirvi che l’ho avvertito chiaramente durante la mia visita in Grecia ad aprile. Dico anche con chiarezza che l’estensione del fondo del tabacco non è un invito a riaprire la riforma del 2004, e penso che dobbiate essere consci che questa riforma è un fatto compiuto. E credo dobbiate anche tenere conto del fatto che questa riforma è stata appoggiata da tutti gli Stati membri produttori di tabacco. Sarebbe dunque piuttosto difficile ricominciare ancora una volta l’intera discussione.
Penso sia altresì importante ricordare che non stiamo bloccando le sovvenzioni ai produttori di tabacco. In realtà, continuiamo a elargire il più elevato pagamento diretto o le sovvenzioni più alte, più che per chiunque altro nel settore agricolo. Nessun’altra coltivazione riceve un pagamento diretto di tale entità.
Terremo dunque fede alla nostra decisione di disaccoppiare nel 2009, e, a partire dal 2011, di trasferire il sostegno alla politica di sviluppo rurale.
Quindi, anziché sprecare o usare molto tempo e tanti sforzi contro quel che è stato concordato al Consiglio nel 2004, penso che gli Stati membri e i produttori di tabacco, e l’intero settore del tabacco, dovrebbero guardare invece alla politica di sviluppo rurale e capire quali siano le possibilità alternative, poiché ci sarà una grande disponibilità di denaro per la ristrutturazione, e per sperimentare attività diverse nel settore agricolo.
Con un po’ di immaginazione – anche se so bene che non si può produrre tutto in queste aree – sono certa che, se c’è volontà di collaborare tra gli Stati membri, il settore del tabacco e i produttori, troveremo soluzioni praticabili per queste regioni, anche per il periodo successivo al 2011.
Sergio Berlato, relatore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare i colleghi che sono intervenuti e la signora Commissaria. Vorrei ricordare che, per quanto riguarda il futuro del settore tabacchicolo europeo, la richiesta recentemente avanzata formalmente nei confronti della Commissione, a firma dei ministri della quasi totalità degli Stati membri produttori, compresi i paesi che hanno optato per disaccoppiamento totale ed i nuovi Stati membri, affinché la Commissione stessa presenti una proposta di regolamento al fine di prorogare le stime attuali di sostegno per il tabacco fino all’anno 2013. Tale tema ritengo dovrà essere necessariamente affrontato nell’ambito della discussione attualmente in corso sulla verifica dello stato di salute della PAC.
Concludo, signor Presidente, nell’invitare i colleghi – che a prima vista potrebbero sembrare meno interessati ad un provvedimento che riguarda solo una trattenuta sugli aiuti agli agricoltori dei cinque vecchi Stati membri – che hanno mantenuto gli aiuti parzialmente accoppiati chiamando tutti a riflettere sul fatto che l’utilizzo di tali risorse e l’azione informativa del fondo continueranno ad essere destinati a beneficio della salute di tutti i cittadini dell’Unione.
Voglio anche ricordare che forse stiamo vivendo un equivoco di fondo: questa relazione non riguarda e non decide sul prolungamento degli aiuti ai produttori di tabacco, ma semplicemente si tratta di votare una relazione che parla di una proroga al finanziamento del Fondo comunitario per il tabacco. Per quanto riguarda il prolungamento degli aiuti, sarà una decisione che sarà presa in futuro, ma il tema della relazione è ben distinto e riguarda appunto la proroga del finanziamento del Fondo comunitario per il tabacco e non la proroga dei finanziamenti ai produttori di tabacco nell’immediato e prossimo futuro.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 20 maggio 2008.
25. Valutazione del programma PEACE e strategie per il futuro (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione dell’onorevole Bairbre de Brún, a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sulla valutazione del programma PEACE e strategie per il futuro [2007/2150(INI)] (A6-0133/2008).
Bairbre de Brún, relatrice. – (GA) Signor Presidente, il programma speciale d’aiuto per la pace e la riconciliazione ha contribuito in larga misura al processo nazionale di pace e riconciliazione in Irlanda.
Tra il 1995 e il 1999 sono stati assegnati 750 milioni di euro a titolo del primo programma, PEACE I, e 994 milioni di euro dal secondo programma, PEACE II, tra il 2000 e il 2007. 333 milioni di euro saranno stanziati dal terzo programma, PEACE III, da ora fino al 2013.
Le risorse assegnate sono state usate per offrire sostegno a coloro che hanno deciso di rinunciare al conflitto e di prendere parte al processo di riconciliazione. Le somme sono state un buon investimento, come possiamo vedere, dal momento che in Irlanda del Nord e nelle contee limitrofe è emersa un’economia d’impresa.
Il processo di riconciliazione e affermazione della pace è in corso. Un esecutivo a condivisione delle competenze, a Belfast, gestisce attualmente le questioni di carattere locale per la popolazione locale. Dieci giorni fa, a Belfast, si è svolta un’importante conferenza nella quale gli investitori hanno esaminato con entusiasmo le opportunità d’investimento. Queste iniziative evidenziano un nuovo clima di fiducia nel nostro futuro politico ed economico. Il contributo del programma PEACE e del Fondo internazionale per l’Irlanda, cui partecipa in misura predominante l’Unione europea, ha avuto un ruolo fondamentale nell’ispirare tale fiducia.
Poiché i partecipanti stanno cominciando l’attuazione del terzo programma, PEACE III, è con piacere che vi illustro il parere del Parlamento sull’attività e una serie di riflessioni sul ruolo di PEACE in futuro. Ringrazio i membri della commissione per lo sviluppo regionale per il loro sostegno e tutti i relatori ombra per il contributo fornito.
La partecipazione, il riconoscimento dell’interdipendenza, la promozione della diversità e l’effettiva eliminazione delle disuguaglianze sono tutti fattori importanti per l’affermazione della pace e la ricostruzione di una società, nonché per la protezione e per la promozione dei diritti umani.
Nei programmi PEACE, le persone che sono state maggiormente colpite dal conflitto sono state educate alla fiducia ai fini di agevolare la costruzione della pace. La responsabilizzazione della popolazione locale è un elemento centrale del programma PEACE e voglio usare quest’occasione per elogiare le nostre organizzazioni volontarie, la comunità economica, i gruppi della comunità e i consiglieri locali, e tutti quelli che lavorano con gli ex detenuti e con le vittime e i sopravvissuti per il serio impegno dimostrato verso la comunità e nel processo di riconciliazione.
La cooperazione tra i partecipanti nei programmi finanziati da PEACE non deve svanire con la fine di questi programmi. Domandiamo ai dipartimenti governativi di promuovere quest’attività, cominciata in maniera tanto efficace, e di assicurare la continuazione del finanziamento. Occorre trovare un modo per garantire, ai gruppi di sostegno delle vittime e ai sopravvissuti, accesso al sostegno finanziario quando terminerà il finanziamento a titolo di PEACE.
Chiaramente, si può anche dare qualcosa in cambio, e, in particolare, è possibile condividere le esperienze positive relative alle iniziative finanziate dal programma PEACE I e dal Fondo internazionale per l’Irlanda. Le esperienze di queste iniziative devono essere condivise con coloro che sono impegnati in attività di costruzione della pace a livello internazionale, e di queste opportunità si sta discutendo proprio ora.
La presente relazione tenta di illustrare la lezione imparata, e accolgo con favore la discussione di questa sera.
Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, onorevoli deputati, onorevole de Brún, comincio col ringraziarvi per lo splendido lavoro di valutazione del programma PEACE e delle strategie future. La Commissione concorda con il parere secondo cui le iniziative intraprese dall’Unione europea a sostegno del processo di pace in Irlanda del Nord hanno contribuito a riavvicinare le due comunità e hanno agevolato lo sviluppo di legami inter-comunitari e transfrontalieri.
La Commissione riconosce altresì che la costruzione della pace è un processo di lungo periodo e multidimensionale, che richiede un approccio flessibile e la volontà di dare spazio alla sperimentazione e all’adozione di misure innovative. Ma, forse, la lezione principale appresa dal programma PEACE è l’efficacia dell’approccio dal basso verso l’alto, che ha infatti permesso alle organizzazioni che lavorano sul terreno di affrontare i problemi e le questioni con cui si confrontano le comunità locali. Ha anche riunito le comunità e, molto importante, ha dato loro un senso di proprietà, e di responsabilità, sul processo di pace.
Puntare sulle persone che più sono state colpite dal conflitto è importante, ma sono stati altrettanto fondamentali, al fine di modificare atteggiamenti e percezioni, i progetti che hanno coinvolto i giovani, il nostro futuro. Ultimo, ma non di certo per importanza, abbiamo anche imparato che i progetti a sostegno delle donne sono fondamentali, poiché le donne hanno un ruolo chiave nel garantire stabilità e durata ai processi di pace e riconciliazione.
La Commissione ritiene inoltre che l’esperienza degli interventi UE in Irlanda del Nord e le iniziative di pace debbano essere ricordate con l’obiettivo di trasmettere queste buone prassi ad altre aree del mondo, che escono da conflitti o che stanno vivendo problematiche analoghe di integrazione sociale. So che l’Irlanda del Nord sta lavorando attivamente alla costituzione di un centro per la risoluzione dei conflitti, e appoggio quest’iniziativa.
Vorrei anche accennare al successo del seminario organizzato in Irlanda del Nord durante le Giornate aperte dello scorso ottobre. Non solo l’evento è stato preso d’assalto, ma ha anche dato vita a una rete, attualmente in costituzione, per la condivisione dell’esperienza di pace e riconciliazione. Ci sarà un altro seminario anche durante le Giornate aperte di quest’anno, all’inizio di ottobre.
Mi fermo qui. Ringrazio per l’ottima relazione e ora ascolterò la discussione parlamentare.
Lambert van Nistelrooij, a nome del gruppo PPE-DE. – (NL) Se in Europa ci troviamo di fronte a circostanze piuttosto particolari, dobbiamo mettere in atto misure molto poco comuni, e, in questo caso specifico, si è trovata una soluzione fatta su misura e innovativa, grazie alle risorse del Fondo regionale per lo sviluppo.
Con questa iniziativa, siamo arrivati davvero al cuore della gente, nelle loro case, e siamo stati in grado di lavorare in organizzazioni sociali nelle quali la fiducia costituisce un elemento estremamente importante: la fiducia della gente nelle aree vicine, qualcosa di disperatamente necessario alla luce delle grandi tensioni presenti in Irlanda del Nord. A tale proposito, concordo con il Commissario Hübner che questo è un buon esempio di una situazione nella quale simili strumenti, simili risorse devono essere impiegati in situazioni analoghe, come quella di Cipro.
L’onorevole Nicholson, il relatore ombra per il gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei ha perso l’aereo, pertanto intervengo io per primo. Voglio affermare che, in qualità di coordinatore, appoggio pienamente il programma PEACE III, soprattutto il ruolo dei cittadini e – come ho già sottolineato – gli aspetti transfrontalieri. Il fatto che siano interessate altre persone nel resto dell’Irlanda, così come le infrastrutture, è molto importante.
Catherine Stihler, a nome del gruppo PSE. – (EN) Signor Presidente, non possiamo dare un prezzo alla pace, ma la serie di programmi PEACE attuati in Irlanda del Nord a partire dal 1995 ha sostenuto la pacificazione e la stabilità sociali e ha promosso la riconciliazione nella regione. Mi congratulo con l’onorevole Bairbre de Brún per questa relazione d’iniziativa, che descrive i successi e le buone prassi ottenuti con questo programma UE. L’aspetto della costruzione della pace previsto nel programma è fondamentale per il futuro dell’Irlanda del Nord e rappresenta una lezione per gli altri Stati membri dell’UE che hanno una storia di conflitto.
Il programma PEACE ha permesso un valido scambio di esperienze tra aree diverse – incluse Albania, Bielorussia, Moldavia, Serbia, Ucraina e Bosnia. Accolgo con favore l’attuale discussione sulla possibilità di creare una rete europea di regioni e città che escono da conflitti o che stanno vivendo situazioni di conflitto ed esclusione. La riconciliazione è un processo a lungo termine e, personalmente, sostengo la continuazione del programma PEACE. E’ importante coinvolgere nel processo le comunità locali, e la relazione dell’onorevole de Brún mette in luce un ampio spettro di progetti che includono strutture di assistenza ai bambini, progetti di doposcuola, parchi imprenditoriali e piccole imprese, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Molti dei progetti finanziati sotto il programma PEACE sono stati creati in funzione delle necessità locali. I progetti hanno anche attratto un’ampia gamma di partecipanti diversi per arrivare a un obiettivo o a un vantaggio comune e per contribuire allo sviluppo di modelli per il coinvolgimento pubblico nell’attività di definizione delle politiche. Le associazioni di donne hanno assunto un ruolo molto positivo nel processo di costruzione della pacificazione. Ringrazio l’onorevole de Brún e spero che appoggeremo questa costruttiva relazione.
Marian Harkin, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, innanzi tutto voglio congratularmi con la relatrice, onorevole Bairbre de Brún, per l’ottima relazione, che mette in evidenza il contributo significativo del programma PEACE nella promozione della pace e della riconciliazione in Irlanda del Nord e nelle vicine contee. Sottolinea altresì che le lezioni apprese e la buona prassi raggiunta devono essere condivise con coloro che sono coinvolti in altre attività internazionali di costruzione della pace.
Sono lieta che la relatrice abbia accolto il mio emendamento, che afferma che è fondamentale che i programmi di costruzione della pace, soprattutto quelli che coinvolgono i gruppi comunitari e volontari, continuino a essere finanziati anche una volta terminati i fondi PEACE. Infatti, la relazione chiarisce che i dipartimenti governativi, da entrambi i lati del confine, devono assicurare la continuazione del finanziamento convenzionale per quest’attività così importante, anche una volta che verrà a mancare il finanziamento UE. E’ fondamentale che non stacchiamo la spina a quei gruppi comunitari e volontari coinvolti in quest’importantissima opera. Altrimenti, deluderemmo la fiducia delle comunità e sminuiremmo gran parte dell’ottimo lavoro in corso. Le organizzazioni comunitarie e volontarie devono poter elaborare un piano strategico, anziché limitarsi a piani a breve termine senza pianificazione del futuro.
Date queste premesse, è altresì importante che quei gruppi non finiscano nel vuoto finanziario compreso tra i programmi PEACE II e PEACE III. Ho scritto alla Commissione e ho ricevuto una risposta in merito. Stasera, prima di recarmi in quest’Emiciclo, ho dato un’altra occhiata al lungo elenco di gruppi comunitari che operano su entrambi i lati del confine, che hanno ricevuto fondi PEACE e che sono stati attivamente coinvolti in progetti volti alla costruzione della pace, alla riconciliazione e alla rigenerazione. L’UE può stare certa che il denaro è stato speso bene e che il valore aggiunto derivante dal tempo e dal lavoro che i volontari vi hanno investito hanno reso il programma PEACE un ottimo esempio di impresa riuscita.
Parliamo spesso in quest’Aula di avvicinare l’Europa ai cittadini. Il programma PEACE era, ed è, un meccanismo concreto per mettere in collegamento l’Europa con i cittadini. Come il Commissario Hübner ha sottolineato questa sera, il programma dimostra il valore dell’approccio dal basso verso l’alto e mette altresì in evidenza l’importante ruolo delle donne nei processi di costruzione della pace. E’ un esempio di come l’UE può arrivare ai suoi cittadini, agendo come catalizzatore di cambiamenti e, in questo caso, di come i cittadini possano rispondere in maniera accorata e senza riserve.
Seán Ó Neachtain, a nome del gruppo UEN. – (GA) Signor Presidente, voglio innanzi tutto far presente che accolgo con favore questa relazione. Quando l’Irlanda del Nord era divisa dal conflitto e dal dissenso, i leader e le istituzioni dell’Unione europea garantirono sostegno speciale e incoraggiamento alla popolazione nel Nord per aiutarla sulla strada della pace. Come la relatrice, onorevole Bairbre de Brún, ha affermato, quel sostegno valeva 1,65 miliardi di euro, e devono arrivare altri 333 milioni di euro.
Voglio congratularmi con la relatrice Bairbre de Brún. E’ strano, però, che, tra coloro che hanno ricevuto i maggiori vantaggi e il maggior sostegno dalla campagna per l’erogazione di aiuto finanziario, sia proprio il Sinn Féin a essere contro il Trattato di Lisbona e contro il processo europeo. Il leader del Sinn Féin, Gerry Adams, raramente accenna a questi 1,65 miliardi di euro. Se stessimo ad ascoltare loro, l’Irlanda non sarebbe nell’Unione europea. Non saremmo nel sistema di erogazione di fondi per il processo di pace in Europa. E devo dire che questo è ciò che più mi irrita questo pomeriggio in Parlamento.
Jim Allister (NI). - (EN) Signor Presidente, questa è una relazione retorica, non di sostanza, esattamente come il finanziamento PEACE stesso è stato speso per inezie.
Certo, è piuttosto ironico che un deputato dell’IRA/Sinn Féin sia la relatrice di una relazione sulla pace nonostante la sua malvagia organizzazione abbia fatto migliaia di vittime in Irlanda del Nord con la sua pericolosa campagna terroristica.
Non mi sorprende che possa scrivere una relazione che parla di pace senza un singolo imbarazzato riferimento, senza un moto di rimorso su come siamo arrivati ad aver bisogno della pace: a causa dei decenni di terrore causati dalla sua IRA, statene certi.
Non mi sorprende neppure che non accenni minimamente a una dei pesanti difetti del programma PEACE, cioè la disuguaglianza nella distribuzione di fondi tra le due comunità dell’Irlanda del Nord, con la comunità unionista protestante non ha ricevuto la sua quota adeguata. Certo, nulla di preoccupante per l’onorevole de Brún.
Infine, vorrei si ricordasse che la relativa pace che abbiamo oggi in Irlanda del Nord è dovuta, in primo luogo, non a qualche programma di pace UE, ma alla tenacia, al coraggio e al sacrificio ammirevole delle nostre splendide forze di sicurezza, che hanno affrontato l’IRA, che ci ha privati della pace per così tanto tempo.
Ioannis Kasoulides (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, il programma PEACE ha contribuito al processo di pace in Irlanda del Nord non solo in termini di assistenza finanziaria, ma anche nell’agevolare la riunificazione delle due comunità. L’approccio è stato quello di lavorare con la società civile e le ONG per promuovere la cittadinanza attiva. Ha permesso ai singoli coinvolti di cercare soluzione ai loro problemi. E’ un esempio del contributo della Commissione alla costruzione della pace e alla riconciliazione, e occorre congratularsi con la Commissione per questo.
La relazione fa riferimento alla condivisione con altre regioni, interessate da problematiche analoghe, dell’esperienza acquisita con PEACE. In qualità di deputato di Cipro, ritengo che sarebbe molto interessante introdurre una tale esperienza a Cipro. Mi rivolgo al governo di Cipro e alla Commissione affinché valutino la possibilità di inserire quest’iniziativa quale elemento delle disposizioni di qualsiasi decisione politica.
Stavros Arnaoutakis (PSE). - (EL) Signor Presidente, il programma PEACE ha mostrato il contributo che può apportare alla coesistenza pacifica e alla riconciliazione tra le diverse comunità dell’Irlanda del Nord. Data la garanzia del nostro sostegno alla continuazione di questo programma in Irlanda, voglio sottolineare quanto segue.
Il programma è un esempio lampante della buona prassi che può e deve essere applicata in altre regioni dell’UE, come Cipro. Il modo in cui il programma PEACE è attuato e, soprattutto, il modo in cui è gestito dai partenariati locali e dalle ONG; lo sviluppo di schemi intracomunitari; un accesso più semplice al finanziamento per schemi o gruppi che non sono finanziati da altre fonti comunitarie o nazionali: tutto questo rappresenta un’esperienza molto valida. Evidenzia modi e strumenti che dovrebbero essere adottati in maniera più generale nei programmi gestiti dai Fondi strutturali. Tale approccio lavora verso l’alto a partire dalla base, soprattutto per quel che riguarda quei programmi che sono centrati sullo sviluppo locale, e sulla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale.
Jean Marie Beaupuy (ALDE) . – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, devo innanzi tutto sottolineare i risultati straordinari raggiunti con i programmi PEACE I e PEACE II, in particolare per i beneficiari di questi programmi in Irlanda – in Irlanda del Nord – ai quali abbiamo ridato dignità e speranza. Detto ciò, signora Commissario, desidero illustrare due punti in particolare, rispetto ai quali mi auguro che possa ottenere risultati realmente positivi.
Primo, come l’onorevole de Brún ha sottolineato nella sua relazione, i governi britannico e irlandese devono assolutamente seguire le decisioni prese dal Parlamento, dalla Commissione e dal Consiglio, e attuare grazie ai loro sforzi congiunti provvedimenti temporanei e complementari.
Secondo, signora Commissario, non si stupirà se le chiedo, dal momento che lei è incaricata della task force, di garantire l’adozione di un approccio integrato, nell’interesse della coerenza tra le diverse agenzie interessate, tra i vari programmi e fondi, e tra le differenti aree geografiche.
Ultimo, ma non di certo per importanza, mi auguro che il caso irlandese rappresenti una valida lezione per altri paesi del mondo.
Daniel Hannan (NI). - (EN) Signor Presidente, perchè vogliamo approvare questa risoluzione? Si tratta di un rimedio specifico per un problema preciso? O la approviamo piuttosto per sentirci meglio, per convincerci che abbiamo dato il nostro contributo al processo di pace?
Pongo questa domanda con un po’ di rammarico. Sostengo il processo di pace in Irlanda del Nord come ognuno dei deputati in quest’Emiciclo, se possibile ancor più degli altri. Sono, per un verso, un cattolico dell’Ulster, e, per l’altro, un presbiteriano scozzese, e ho quindi sempre avuto la sensazione che sia in gioco qualcosa di personale quando si parla di condivisione del potere.
Ma il processo di pace non è garantito da sovvenzioni esterne. Al contrario, c’è il pericolo che questo afflusso di denaro renda quel che era una parte del mondo dedita all’imprenditoria e parsimoniosa strettamente dipendente dalle sovvenzioni, dalle elargizioni che arrivano da altrove.
Domandatevi – lo dico molto seriamente – se, quando firmate quegli assegni di centinaia di migliaia di euro, pensate veramente di star comprando pace e stabilità in quella regione del mondo, o se, invece, non state semplicemente permettendo a voi stessi di sentirvi un po’ meglio per qualche minuto.
L’idea che la violenza politica sia provocata dalla privazione non è semplicemente radicata nella realtà. E’ uno dei concetti attribuibili a Karl Marx e, come molte delle sue idee, sembra funzionare sulla carta, ma si rivela fallace nella realtà.
Il territorio maggiormente sostenuto da sovvenzioni a livello mondiale, più che qualsiasi aiuto pro capite in Africa, è la Palestina, che è anche una delle aree più violente.
La verità è che, se vogliamo sostenere il processo di pace in Irlanda del Nord, dobbiamo instaurarvi una reale democrazia, con una vera opposizione e la possibilità di cambiare il governo. Così facendo, non avremo bisogno di denaro.
Colm Burke (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, accolgo con favore la relazione dell’onorevole Bairbre de Brún, e mi congratulo con tutte le persone che hanno dato un contributo a questa relazione, in particolare il relatore ombra, onorevole Jim Nicholson, Marian Harkin e tutti coloro che vi hanno lavorato.
Il programma PEACE III è in corso, con 333 milioni di euro a favore del sostegno allo sviluppo di infrastrutture e comunitario in Irlanda del Nord e nelle contee confinanti. Ritengo che i tre programmi PEACE abbiano apportato un contributo enorme alla costruzione della pace in quest’area. Mi congratulo con tutti coloro che si sono impegnati per mettere insieme questo programma di pace, ma altresì con tutti i partiti politici dell’Irlanda del Nord e i gruppi comunitari, che hanno lavorato insieme affinché il programma continuasse a funzionare.
Accolgo anche con favore la task force che è stata costituita in Irlanda del Nord, ma ritengo che ve ne sarebbe bisogno anche nelle sei contee confinanti nella Repubblica per gestire lo sviluppo di infrastrutture in quell’area. E’ un peccato che il governo irlandese non abbia fatto altrettanto in queste sei contee. Bisognerebbe occuparsi della questione perché anche queste regioni hanno sofferto per un periodo di 30-35 anni. Abbiamo bisogno di una simile iniziativa in quelle sei contee. Accoglierei con favore la decisione del governo irlandese di metterla in atto.
Ancora una volta, grazie a tutte le persone coinvolte in queta attività.
Rolf Berend (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, ritengo che quasi nessuno, in quest’Aula, nutra veri dubbi sul successo del programma PEACE in termini di contributo concreto alla coesione economica e sociale, nonché di incremento del livello di coinvolgimento locale attraverso la cittadinanza attiva e la partecipazione della società civile nella costruzione della pace.
La relazione, redatta su iniziativa della commissione per lo sviluppo regionale, mette giustamente in luce la valida esperienza acquisita attraverso questo programma strutturale unico e altamente innovativo e sottolinea ciò che potrebbe essere migliorato in futuro, le sfide che ancora devono essere affrontate e le conclusioni che si possono trarre.
Poiché il sottoscritto è coinvolto in maniera diretta nella politica regionale dell’UE, sono assolutamente consapevole della necessità di attività transfrontaliere e appoggio con forza la collaborazione tra le camere di commercio locali, le istituzioni pubbliche e le organizzazioni volontarie su entrambi i lati dei confini nazionali. Non cedo sia necessario ribadirvi che il mio gruppo ed io appoggiamo senza riserve questa relazione.
Marian Harkin (ALDE). - (EN) Signor Presidente, dal momento che nessuno chiede la parola, vorrei fare un commento. In realtà non sono realmente sorpresa, ma piuttosto forse un po’ delusa dai commenti formulati questa sera dall’onorevole Jim Allister. Stiamo discutendo del programma PEACE, non del conflitto. Come in tutti i conflitti, le sue radici affondano nel profondo e non sono storia recente, e, come in tutti i conflitti, la situazione è molto più complicata di quanto spiegato dall’onorevole Allister. Ma, a prescindere da coloro che mettono in dubbio l’efficacia del programma PEACE e si dicono contrari al finanziamento UE, è indubbio che i fondi PEACE abbiano agito da catalizzatore e, come ho detto prima, grazie al tempo e agli sforzi volontari, abbiano dato ottimi risultati. Sarebbe forse meglio dire che, finalmente, il conflitto è terminato, e che il finanziamento PEACE ha contribuito davvero in misura significativa al conseguimento di questo risultato estremamente positivo.
Jim Allister (NI). - (EN) Signor Presidente, è tutto molto facile e molto bello per l’onorevole Harkin venire in quest’Aula e parlare in questo modo.
Quanti elettori ha seppellito, uccisi dai terroristi? Quante persone sono morte nella sua circoscrizione perché l’organizzazione rappresentata dall’onorevole de Brún ha deciso che dovevano morire in nome di una battaglia politica?
L’IRA ha ucciso 2 000 dei miei elettori, che dunque nessuno in quest’Aula mi dia lezioni sui profondi sentimenti che nutro al riguardo, e che nessuno mi contraddica sul fatto che chi ha ammazzato così tanti tra i miei elettori sia l’IRA, che l’onorevole de Brún rappresenta in quest’Aula.
Vedere questa gente sedere al governo del mio paese fa rivoltare lo stomaco, e sapere che vi siede perché ha ucciso e come moneta di scambio affinché non uccida più è ancor peggio.
Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, questa discussione ha confermato con chiarezza l’importanza del processo di pace in Irlanda del Nord e la fondamentale lezione appresa durante il processo stesso. La Commissione continuerà a dare il suo contributo per il consolidamento del processo di riconciliazione e agevolerà la condivisione delle lezioni apprese dall’esperienza della costruzione della pace con tutte le altre regioni che devono affrontare problematiche analoghe. Il sostegno del Parlamento europeo sarà fondamentale in questi sforzi.
Desidero formulare altre due osservazioni:
Per l’onorevole Jean Marie Beaupuy: la task force in Irlanda del Nord è stata costituita per stimolare e facilitare la partecipazione della popolazione dell’Irlanda del Nord a tutte le politiche dell’Unione europea e per garantire migliore coordinazione e maggiore coerenza tra i diversi processi che operano a favore del consolidamento del processo di pace e di riconciliazione.
Il secondo commento è che, in questi sforzi, la Commissione vorrebbe altresì aiutare la popolazione dell’Irlanda del Nord a ridurre l’attuale dipendenza dal settore pubblico, dagli aiuti di Stato e dal sostegno sotto forma di sovvenzioni. La conferenza citata dall’onorevole Bairbre de Brún aveva anche l’obiettivo di contribuire a stimolare l’investimento privato in questa parte dell’isola – in altre parole, a rendere il settore privato più vivo. Ancora una volta, grazie per tutti i vostri commenti.
Bairbre de Brún , relatrice. – (GA) Signor Presidente, ringrazio chi è intervenuto nella discussione stasera. Ho ascoltato tutte le questioni sollevate con attenzione. Sono delusa però da quanto affermato dall’onorevole Allister e non posso essere d’accordo riguardo alle sue accuse. Elogio il lavoro svolto in questi anni, tramite il programma PEACE, dal Parlamento europeo e dalla Commissione.
Ringrazio in particolare il Commissario Hübner per l’impegno personale dimostrato dal primo giorno in cui ha assunto l’incarico e per le regolari visite in Irlanda del Nord. Il Commissario Hübner e i Commissari precedenti sono stati amici sinceri durante il processo di pace in Irlanda ed è rassicurante sapere che la Commissione continuerà a operare attraverso la task force creata dal Presidente Barroso.
Il programma PEACE ha permesso a una comunità di frontiera, divisa dal tempo della separazione, di riunirsi in una sola comunità. Ha avvicinato giovani nazionalisti e giovani unionisti affinché conoscessero le rispettive culture. E’ giusto altresì riconoscere il ruolo fondamentale delle donne nella costruzione della pace e l’importante opera intracomunitaria e transfrontaliera svolta.
La mia relazione evidenzia che sono stati i gruppi più emarginati a livello sociale quelli che hanno maggiormente beneficiato del programma PEACE, come è giusto che sia. Però, se ci sono gruppi che non hanno ancora usato questa opportunità per presentare una domanda per i programmi PEACE I e PEACE II, dovrebbero essere esortati a partecipare. Il prossimo passo è quello di garantire che l’ottimo lavoro svolto da PEACE non si fermi e che le generazioni future possano beneficiare dell’importante opera iniziata con i programmi PEACE e con il meraviglioso sostegno fornito dalle Istituzioni europee.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 20 maggio 2008.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Ramona Nicole Mănescu (ALDE ), per iscritto. – (RO) Il programma PEACE non rappresenta solo uno strumento per il mantenimento della pace, ma è anche un mezzo per facilitare lo sviluppo economico e la coesione territoriale. La sua attuazione, da parte delle amministrazioni regionali e delle organizzazioni non governative, implica il coinvolgimento di un’ampia gamma di comunità, di organizzazioni locali e di gruppi emarginati nel processo di governance e di sviluppo. Inoltre, finanziare i progetti regionali attraverso il programma PEACE contribuisce ad agevolare il dialogo, la riconciliazione e il raggiungimento di accordi il cui obiettivo è quello di soddisfare l’interesse comune e, di conseguenza, evitare ogni tipo di conflitto.
L’Irlanda del Nord è un esempio di buona prassi per tutti gli altri Stati membri che hanno vissuto conflitti e devono affrontare problematiche che minacciano la pace.
E’ per questo che sostengo la creazione di una rete di regioni e città europee a potenziale rischio di conflitto, e credo che la promozione dei partenariati locali, la condivisione di buone prassi e gli organi finanziari intermedi siano fattori essenziali per convincere le comunità locali a collaborare e a lavorare al fine di mantenere la pace.
Esorto altresì l’introduzione di programmi simili al PEACE nell’Europa sudorientale, in primo luogo nei Balcani, dal momento che gli eventi degli ultimi anni costituiscono un segnale d’allarme.
26. Strategia per le regioni ultraperiferiche: realizzazioni e prospettive (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione dell’onorevole Margie Sudre, a nome della commissione per lo sviluppo regionale, sulla strategia per le regioni ultraperiferiche: realizzazioni e prospettive [2008/2010(INI)] (A6-0158/2008).
Margie Sudre, relatrice. − (FR) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, la valutazione della Commissione per una partnership più forte per le regioni ultraperiferiche è di parte, per usare un eufemismo, e non riesce a rendere l’idea di tutte le difficoltà incontrate sul terreno. Inoltre, ridurre il deficit di accessibilità di queste regioni, renderle più competitive e raggiungere l’integrazione a livello regionale sono obiettivi pertinenti che riflettono le priorità delle regioni stesse.
L’idea diffusa che Azzorre, Canarie, Guadalupa, Guyana, Madera, Martinica e Riunione siano regioni sostenute dalla Comunità o dai fondi nazionali, senza considerazione i risultati positivi di questi finanziamenti, non è compensata a sufficienza dal reale valore aggiunto che queste regioni apportano all’Unione in termini ambientali, culturali e geostrategici.
I Fondi strutturali contribuiscono ancora allo sviluppo delle regioni ultraperiferiche. Mi auguro, tuttavia, che la Commissione proceda a un adeguamento continuo delle sue politiche attuali e future alle realtà di quelle regioni, per riuscire a rispondere alle costanti limitazioni che queste devono affrontare. Un metodo troppo sistematico per quantificare i costi aggiuntivi non sarebbe adeguata e non terrebbe conto delle caratteristiche individuali di ciascuna delle RUP. L’importanza sempre maggiore attribuita alla valutazione delle politiche comunitarie non deve avere come risultato la creazione di superflui strumenti statistici.
Deploro l’iniziale mancanza di interesse – anche se forse solo iniziale – mostrata dalla DG Commercio durante i negoziati per gli accordi di partenariato economico (APE). Esorto la Commissione a continuare a cercare compromessi che rispettino gli interessi delle RUP interessate nel quadro degli accordi definitivi che saranno conclusi con i paesi ACP, nonché a dare seguito concreto al piano d’azione per il “grande vicinato”.
Per quel che riguarda i trasporti, la mia relazione esprime preoccupazione per quanto concerne l’inclusione dell’aviazione civile nel sistema europeo di scambio di quote di emissioni. E’ importante non mettere a repentaglio gli sforzi compiuti per compensare il deficit di accessibilità delle RUP:
Le azioni della Comunità devono fungere da catalizzatore dello spirito d’iniziativa per sviluppare poli di eccellenza sulla base di settori – quali la gestione dei rifiuti, le energie rinnovabili, l’autosufficienza energetica e la biodiversità – che valorizzino i punti di forza e le competenze tecniche delle RUP.
Accolgo con favore la consultazione pubblica sul futuro delle strategie UE per le RUP, ma ritengo che, sebbene le tematiche scelte – il cambiamento climatico, il cambiamento demografico e la gestione dei flussi migratori, l’agricoltura e la politica marittima – non possano essere ignorate, non rappresentano comunque tutte le principali preoccupazioni delle nostre regioni. Deploro, per esempio, che il campo di applicazione dell’articolo 299, paragrafo 2, del Trattato CE, che è una pietra miliare della politica UE di assistenza alle RUP, non sia stato incluso nell’agenda in modo da dare alle discussioni la sostanza giuridica, istituzionale e politica che meritano.
L’importanza dei servizi pubblici per la coesione economica, sociale e territoriale delle regioni ultraperiferiche, la questione degli aiuti di Stato, il mantenimento di regimi fiscali differenziati, la permanenza della disoccupazione e delle disuguaglianze, i metodi per superare la ristrettezza dei mercati locali, l’integrazione nell’ambiente europeo della ricerca, l’effettiva partecipazione delle RUP nelle politiche europee per la promozione dell’innovazione e per il superamento della frattura digitale, e gli accordi di finanziamento per i progetti di cooperazione con i paesi vicini sono tutti temi che, a mio avviso, ora devono essere affrontati.
Per concludere, voglio sottolineare ancora una volta quali sono gli obiettivi della mia relazione, cioè assicurare le condizioni necessarie per lo sviluppo economico delle RUP e, di conseguenza, garantire alle loro popolazioni reale prosperità, rafforzarne la competitività e convincere queste regioni remote che il futuro dell’Europa contempla anche loro.
Grazie fin da ora per il vostro sostegno nel voto di domani.
Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, voglio per prima cosa dichiarare che apprezziamo molto questa relazione. E’ una relazione molto professionale e desidero ringraziare l’onorevole Margie Sudre non solo per il lavoro svolto ma altresì per la sua presenza e il suo impegno nella conferenza delle regioni ultraperiferiche svoltasi la scorsa settimana a Bruxelles.
Voglio ringraziare inoltre la commissione per lo sviluppo regionale e la commissione per la pesca, in particolar modo il relatore, onorevole Guerriero, per il contributo alla riflessione sulla strategia futura per le regioni ultraperiferiche, nonché gli onorevoli Fernandes, Marques e Casaca. Desidero anche ringraziare per il contributo alla consultazione pubblica che abbiamo lanciato a settembre. Questa fase della consultazione si è appena conclusa con la conferenza la settimana scorsa.
Cosa è emerso con forza da questa conferenza è la sfida della doppia integrazione delle regioni ultraperiferiche, e anche l’idea che queste regioni facciano da banco di prova per progetti pilota, soprattutto in aree come quella dell’energia rinnovabile. E’ emerso anche con chiarezza che queste regioni hanno un’incredibile ricchezza di opportunità e che rappresentano una forza vitale nonché un fattore di forza per l’intera Unione europea.
Per quanto riguarda la relazione in sé, voglio sottolineare che condivido appieno l’importanza che il Parlamento attribuisce alla necessità di preservare una strategia adattata in modo specifico alle caratteristiche e alle ricchezze delle regioni ultraperiferiche, e siamo pronti, in Commissione, a estendere a nuove sfide il campo di applicazione della strategia. Chiaramente, le tematiche individuate dalla Commissione – il cambiamento climatico, il cambiamento demografico e la gestione dei flussi migratori, l’agricoltura e la politica marittima – non sono le uniche, e siamo aperti ad altre idee.
Sono anche d’accordo con l’onorevole Sudre quando chiede di migliorare il coordinamento tra il Fondo regionale e il Fondo europeo di sviluppo. Ritengo altresì che sia fondamentale integrare ulteriormente le regioni ultraperiferiche nello Spazio europeo della ricerca, nonché promuovere la collaborazione con le regioni vicine. A tale proposito, ritengo che la riforma della politica di coesione abbia dato un evidente contributo al rafforzamento della posizione delle regioni ultraperiferiche nel quadro dell’obiettivo di cooperazione.
La dimensione delle regioni ultraperiferiche, se posso chiamarla così, è stata salvaguardata e rilanciata in seguito alla riforma di diverse politiche comunitarie: non solo la politica di coesione, ma anche lo sviluppo agricolo e rurale, i quadri regionali degli aiuti di Stato, il programma europeo POSEI o la politica marittima dell’UE.
Credo fermamente che gli attuali sviluppi delle politiche comunitarie facciano eco alle necessità delle regioni ultraperiferiche. Con la comunicazione del settembre 2007, sottolineiamo la necessità di sfruttare tutte le opportunità offerte dalle riforme delle politiche europee nel periodo 2007-2013, e, dalle mie varie e numerose visite alle regioni ultraperiferiche, evinco che molte iniziative pertinenti sono state intraprese a tal fine, anche se queste iniziative dovrebbero essere ulteriormente rafforzate e sviluppate.
Per quanto attiene al modo in cui la Commissione ha condotto i negoziati per gli accordi di partenariato economico e le discussioni sul sistema europeo di scambio di quote di emissioni, permettetemi di dire che le regioni ultraperiferiche sono state parte integrante delle consultazioni fin dall’inizio, e che la Commissione ha informato e coinvolto in maniera sistematica nelle discussioni i rappresentanti delle regioni ultraperiferiche.
Detto ciò, voglio riassicurarvi che la Commissione continuerà a tenere conto degli interessi specifici delle regioni ultraperiferiche nei negoziati attuali e futuri.
Pedro Guerreiro, relatore per parere della commissione per la pesca. − (PT) Il parere della commissione per la pesca, l’unica commissione parlamentare ad aver deciso di redigere un parere, include un’intera serie di proposte a vantaggio degli interessi delle regioni ultraperiferiche. Questi comprendono: considerare l’area che corrisponde alle loro zone economiche esclusive come una zona di accesso esclusivo; assicurare il sostegno della Comunità per il rinnovo e la modernizzazione dei pescherecci; creare un programma comunitario a sostegno della piccola pesca costiera; garantire l’appoggio della Comunità alla ricerca scientifica sulla pesca e alla protezione e al recupero degli stock ittici; introdurre misure socioeconomiche per salvaguardare le risorse della pesca, e rafforzare e prolungare le attività di sostegno della Comunità come il “POSEI pesca”.
Poiché riteniamo che questa importante proposta della commissione per la pesca debba essere presa in considerazione nella risoluzione che dev’essere approvata domani in plenaria, stiamo riproponendo una serie di otto emendamenti, per i quali domandiamo il vostro sostegno.
PRESIDENZA DELL’ON. ADAM BIELAN Vicepresidente
Oldřich Vlasák, a nome del gruppo PPE-DE. – (CS) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la condizione specifica delle regioni ultraperiferiche merita certamente particolare attenzione da parte dell’Unione europea. Non c’è dubbio sul fatto che la strategia europea per le regioni ultraperiferiche ha registrato finora alcuni risultati positivi. La realtà è che, però, determinati problemi strutturali rimangono, e su questi dovremo concentrarci in futuro. Dobbiamo tenere presente che non tutte le problematiche delle regioni ultraperiferiche possono essere risolte, dal momento che alcune sono sui generis e che, a eccezione della Guyana francese, si tratta in primo luogo di territori insulari remoti, le cui specifiche caratteristiche geografiche e strutturali non possono essere cambiate.
Voglio aggiungere a questo punto una raccomandazione contro le attività di ingegneria sociale eccessivamente guidate a livello centrale. A proposito delle questioni discusse riguardo alle regioni ultraperiferiche, è ancora più necessario considerare l’attuazione del principio di sussidiarietà. Indubbiamente, le regioni ultraperiferiche necessitano condizioni differenziate quando si tratta di norme in materia di aiuti pubblici e di mercato interno. Bisogna tenere conto di questo anche nella legislazione europea, che deve contribuire a preservare le caratteristiche specifiche di queste regioni e mitigare l’impatto dei fattori limitanti. Si può tuttavia dibattere sull’efficacia dei programmi finanziari europei in questo contesto. A mio avviso, modelli di sostegno nazionale e regionale applicati in maniera appropriata alle condizioni locali rappresentano una forma di aiuto molto più efficace alle regioni ultraperiferiche. Ritengo che la politica strutturale europea dovrebbe essere basata, piuttosto, sul principio che l’aiuto finanziario debba essere mirato in primo luogo alle regioni più povere, che più ne hanno bisogno, che si tratti di un’isola, di una montagna o di un’area scarsamente popolata.
Emanuel Jardim Fernandes, a nome del gruppo PSE. – (PT) Signor Presidente, voglio cominciare congratulandomi con il Commissario e con la Commissione per questa iniziativa, che offre indubbiamente nuove possibilità in risposta alle problematiche delle regioni ultraperiferiche e della loro popolazione.
L’apertura di una consultazione pubblica ha stimolato una maggiore partecipazione. Credo che si sia già fatto molto, tra cui l’incontro cui ha fatto riferimento il Commissario, che è stata molto produttivo. Vorrei comunque concentrarmi sul progetto di parere, che fornisce una visione equilibrata e ha permesso di arrivare a un consenso. E’ un parere che, rispetto al cambiamento climatico, e così via, si dimostra complementare con le prospettive evidenziate dalla Commissione.
Voglio riferirmi innanzi tutto alla strategia di Lisbona, che ritengo fondamentale per dare una risposta alle problematiche delle regioni ultraperiferiche in questa nuova fase, nonché alla necessità di adattare politiche e programmi a questa particolare situazione, e altresì alla questione della garanzia dei finanziamenti.
Voglio anche far presente, in conclusione, che, sebbene il parere della commissione per la pesca si concentri senza dubbio su aspetti fondamentali, si potrebbero evidenziare alcuni dettagli. La difficoltà è quella di mettere insieme un intero settore, quando l’obiettivo consiste nel definire una strategia per le regioni ultraperiferiche che si occupi di tutte le possibili aree di sviluppo.
Jean Marie Beaupuy, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, in un periodo in cui il nostro pianeta è diventato un villaggio – è così facile spostarsi da una parte all’altra del globo – dobbiamo cogliere l’opportunità che queste regioni periferiche rappresentano per l’Unione europea. Come sottolinea la relatrice, l’onorevole Sudre, in diversi paragrafi della sua relazione, abbiamo ricchezze straordinarie nelle nostre regioni periferiche: agricoltura, pesca, ricerca, tecnologia e turismo. Con un totale di 25 milioni di chilometri quadrati, abbiamo il mare più grande del mondo. Come afferma il testo, quindi, dobbiamo puntare su queste ricchezze, perché le regioni ultraperiferiche possano avere un ruolo determinante nel nostro comune futuro.
Il mio secondo punto si riferisce alla situazione particolare delle aree urbane – parlo in qualità di presidente dell’Intergruppo urbano, di cui vedo molti miei colleghi qui stasera – perché è nelle aree urbane che è concentrato il problema della disoccupazione, disoccupazione che è tre volte maggiore di quella del continente europeo. Anche l’immigrazione è concentrata nelle aree urbane ed è per altro proprio qui che i cambiamenti della popolazione hanno l’impatto maggiore.
Signora Commissario, si trova dinanzi alla possibilità eccezionale di imporre un approccio integrato, che comprenda non solo i finanziamenti europei ma anche le diverse politiche e i vari progetti governativi, regionali e locali. Se non verrà sviluppato quest’approccio integrato, non saremo in grado di essere incisivi nelle regioni ultraperiferiche, né di utilizzare al meglio le loro ricchezze.
La ringrazio fin d’ora, signora Commissario, perché so che utilizzerà i regolamenti europei per garantire che l’approccio integrato contribuisca al successo di tutte le misure che attueremo.
Mieczysław Edmund Janowski, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, signora Commissario, voglio ringraziare l’onorevole Sudre a nome del gruppo UEN per essersi occupata di questa tematica. Il principio europeo di solidarietà ci richiede di tenere conto della particolare situazione delle regioni ultraperiferiche. E’ nostro dovere, anzi, nostro obbligo morale, preoccuparci della coesione economica e sociale di queste regioni. La coesione territoriale cui si fa riferimento nel Trattato di Lisbona – anche se non intesa in senso letterale, geografico – deve altresì avere una dimensione che includa le regioni più remote dell’Unione.
Ciò che occorre sottolineare è la necessità di un partenariato più stretto – il che significa migliore accesso, maggiore competitività e il rafforzamento dell’integrazione regionale. Non dobbiamo dimenticare che i destinatari di tutte queste iniziative sono gli abitanti dei territori d’oltremare, per i quali le questioni rilevanti sono quelle del trasporto marittimo e aereo, della disoccupazione, del turismo, della pesca, di un livello appropriato di istruzione e sanità, e un accesso generale a banda larga a Internet. Non dobbiamo neppure dimenticare che queste regioni sono purtroppo facilmente soggette ai disastri naturali. Le regioni ultraperiferiche hanno i loro vantaggi, ma hanno altresì problemi. La relazione dell’onorevole Sudre ce li rende decisamente più comprensibili.
Pedro Guerreiro, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Riteniamo che questa relazione sia positiva, sebbene includa qualche punto sul quale siamo in disaccordo.
Appoggiamo l’adozione delle proposte presentate in sede di commissione per lo sviluppo regionale a favore delle regioni ultraperiferiche, per esempio il principio che le caratteristiche specifiche delle regioni ultraperiferiche richiedono una strategia basata su politiche e misure indipendenti da criteri temporanei e da tendenze di crescita circostanziali, ma pertinenti alle differenti necessità di ognuna delle regioni ultraperiferiche e atte a offrire soluzioni ai limiti strutturali con sui queste devono confrontarsi.
La relazione mette altresì in evidenza l’importanza dei servizi pubblici per la coesione economica, sociale e territoriale nelle regioni ultraperiferiche, in aree quali il trasporto marittimo, i servizi postali, l’energia e le comunicazioni, senza dimenticare l’accesso a Internet a banda larga o l’adozione urgente di misure per combattere la disoccupazione endemica, la povertà e la distribuzione eterogenea del reddito in queste regioni, che vantano alcuni dei peggiori tassi nell’Unione europea.
Riteniamo tuttavia che alcuni aspetti possano e debbano essere rivisti. Le misure di sostegno comunitario per le regioni periferiche, per esempio, devono essere permanenti e finanziate in maniera adeguata, dato che anche gli ostacoli che queste regioni si trovano ad affrontare sono permanenti. Inoltre, per garantire che le misure a favore di queste regioni e del chiarimento del loro status siano più coerenti ed efficaci, non solo si deve tener conto in modo trasversale della loro specifica natura ultraperiferica nelle varie politiche comunitarie, ma si deve anche istituire un programma, adeguatamente finanziato dalla Comunità, che fornisca sostegno a queste regioni e comprenda tutte le misure esistenti.
Di qui gli emendamenti che abbiamo proposto.
Rolf Berend (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, quest’ottima relazione d’iniziativa elaborata dall’onorevole Sudre persegue due obiettivi fondamentali, cioè valutare le conclusioni e le raccomandazioni contenute nella comunicazione della Commissione e fornire una base – e ritengo che fornisca una base eccellente – per la discussione sulle prospettive per le nostre regioni ultraperiferiche. Anche se la relatrice ritiene che la revisione della Commissione dipinga un quadro eccessivamente roseo, o comunque parziale, dovremmo in ogni caso essere orgogliosi che il sostegno europeo abbia permesso di registrare progressi nelle regioni periferiche.
Da un lato, questo non significa in nessun modo una riduzione dell’assistenza a queste regioni, la cui concessione rappresenta indubbiamente un obbligo morale a titolo del Trattato CE. Dall’altro lato, sappiamo che puntare sulle ricchezze specifiche delle regioni ultraperiferiche è l’unico modo plausibile per assicurare che queste regioni inneschino meccanismi di un proprio sviluppo sostenibile.
Come ha giustamente sintetizzato la relatrice, non si tratta solo di preservare, salvaguardare e proteggere, ma piuttosto di attirare, stuzzicare l’interesse e continuare a cooperare strettamente. La relazione esorta, con ragione, a far sì che, per esempio, la discussione sul futuro della strategia di sostegno per le regioni periferiche non sia focalizzata esclusivamente sulle sfide del cambiamento climatico, del cambiamento demografico, della gestione dei flussi migratori, dell’agricoltura e della politica marittima, ma tenga anche conto della necessità di adottare posizioni rispetto alle altre politiche comunitarie. La nuova generazione di programmi europei deve anche segnare l’inizio di un processo, necessario, di diversificazione delle economie delle regioni ultraperiferiche, e non deve essere confinata al semplice mantenimento dello stato attuale di sviluppo, che è stato ampiamente raggiunto con il sostegno dell’UE.
Alla luce di queste considerazioni, dobbiamo garantire il nostro sostegno incondizionato a questa relazione.
Iratxe García Pérez (PSE). − (ES) Signor Presidente, signora Commissario, ribadisco il mio ringraziamento all’onorevole Sudre per il lavoro svolto in questa relazione e per aver raggiunto un consenso di maggioranza nella commissione per lo sviluppo regionale sulla politica per le regioni ultraperiferiche.
Questa politica deve avere tre aspetti fondamentali: deve aumentare l’accessibilità, migliorare la competitività e rafforzare l’integrazione regionale.
Il contributo dei Fondi strutturali allo sviluppo di queste regioni è stato fondamentale e continuerà a essere molto importante in futuro per il mantenimento del livello di coesione raggiunto e per l’ulteriore riduzione delle disparità. E’ dunque necessario che la Commissione dimostri una maggiore flessibilità. Dovrebbe agevolare l’uso del finanziamento FESR per le regioni ultraperiferiche, garantendo una definizione sufficientemente ampia del suo campo di applicazione che consenta l’impiego totale del fondo.
Un’altra sfida fondamentale è migliorare le possibilità di accesso e, per questo motivo, è importante che le regioni ultraperiferiche ricevano un trattamento differenziato per quanto riguarda i trasporti.
La Quarta relazione sul Fondo di coesione risponde alle sfide attuali e auspichiamo ovviamente che la Commissione consideri l’importanza di queste sfide nelle regioni ultraperiferiche.
Kyriacos Triantaphyllides (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, signora Commissario, una questione importante, che non ha ricevuto sufficiente attenzione da parte della Commissione, è il sostegno per le regioni insulari dell’UE che non figurano tra quelle cui si fa riferimento nel Trattato, ma che hanno tuttavia molto in comune con queste ultime.
Gli Stati membri insulari all’interno dell’Unione devono essere trattati allo stesso modo delle regioni ultraperiferiche. Questo è necessario in conformità del principio di parità di trattamento, dal momento che gli Stati membri insulari e le regioni insulari degli Stati membri hanno, per certi versi, gli stessi seri svantaggi territoriali e geografici delle regioni ultraperiferiche. I piccoli Stati membri insulari e le regioni insulari degli Stati membri devono, di conseguenza, essere soggetti alla stessa strategia preferenziale di cui godono quelle regioni. Per esempio, devono ricevere un pacchetto separato di aiuti di Stato in modo tale da poter divenire un ponte tra l’UE e regioni quali il Mediterraneo orientale.
Emmanouil Angelakas (PPE-DE). – (EL) Signor Presidente, signora Commissario, sebbene la relazione dell’onorevole Sudre possa sembrare irrilevante per molti paesi europei, dal momento che davvero pochi tra questi hanno regioni ultraperiferiche remote quanto le Azzorre, Madera, e via dicendo, il suo approccio ha comunque destato il mio interesse. Ritengo che la relazione possa ispirare una politica analoga per paesi con regioni insulari, specialmente arcipelaghi e anche aree montuose, come il mio paese, la Grecia. La natura geoculturale di queste regioni rappresenta una risorsa unica, ma anche uno svantaggio.
Mi congratulo dunque con l’onorevole Sudre per il suo lavoro, perché mi ha indotto a presentare personalmente alcune proposte per queste regioni. Suggerisco pertanto di adottare misure con lo scopo di fare uso delle caratteristiche geoculturali delle regioni insulari e montane. Dev’esserci una strategia di sviluppo per mantenere e rafforzare il principio della coesione territoriale. Bisogna sviluppare un sistema di indicatori statistici che permettano una migliore valutazione delle differenze esistenti tra territori insulari e territori continentali. Bisogna anche garantire maggiore flessibilità nell’applicazione delle politiche di sostegno europee e nazionali a favore delle attività produttive sulle isole. E’ altresì necessario occuparsi delle seguenti questioni: l’accesso paritario al mercato interno e la creazione di un sistema pratico di sostegno per le isole; l’impatto del cambiamento climatico sulle isole, in particolare l’aggravarsi dei problemi esistenti, quali la siccità; l’agevolazione dei collegamenti tra le regioni insulari e montane e la terraferma. Infine, priorità particolare va attribuita a soddisfare le necessità delle isole in termini di energia attraverso lo sviluppo e l’attuazione di progetti di generazione dell’energia che siano basati su tecnologie recenti e su fonti rinnovabili di energia. Bisogna creare connessioni a banda larga, e rafforzare l’attuabilità del turismo insulare e montano.
Per tutte queste ragioni, mi congratulo ancora una volta con l’onorevole Sudre, esprimo il mio più sincero sostegno alla relazione, nella convinzione che a un certo punto la Commissione preparerà una relazione analoga riguardante le regioni cui ho appena accennato.
Manuel Medina Ortega (PSE). − (ES) Signor Presidente, alcuni degli interventi ascoltati questa sera non sembrano tenere in considerazione che la realtà nelle regioni ultraperiferiche è differente. Non si tratta di regioni povere. Stiamo parlando di territori insulari molto piccoli e molto isolati, situati a migliaia di chilometri di distanza dal territorio dell’Unione europea, e abitati da un totale di quattro milioni e mezzo di persone.
L’Unione europea potrebbe abbandonare questi territori al loro destino, condannare i loro abitanti alla povertà e forzarli a migrare verso i paesi dell’Unione, il che significherebbe accettare altri 4,5 milioni di immigrati.
Per fortuna, la Commissione europea comprende la situazione di questi territori e per questo ha creato molto tempo fa un regime speciale. E ora ci consulta. L’onorevole Sudre ha elaborato una relazione preziosa, in risposta a questa consultazione, in cui sottolinea l’importanza di mantenere l’unità RUP, per esempio, e avanza proposte molto specifiche per far proseguire i servizi, promuovere l’innovazione e superare la frattura digitale. Ritengo che il Parlamento dovrebbe approvare la relazione dell’onorevole Sudre per le motivazioni che illustrate dall’autrice.
Catherine Neris (PSE) . – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, la relazione che su cui quest’Assemblea è chiamata a votare domani ci ricorda, giustamente, che le specificità delle regioni ultraperiferiche rappresentano altresì le loro ricchezze. Accanto a quegli svantaggi che impediscono loro di crescere, queste regioni presentano però vantaggi innegabili, ed è su questi ultimi che dobbiamo puntare al più presto se vogliamo che le RUP si sviluppino in modo concreto e sostenibile nel futuro. Portare stimoli nuovi alle nostre isole implica anche una crescita: significa costituire un piano sostenibile la produzione agricola di alto livello – che contribuisce alla varietà della produzione agricola a livello UE. Significa inoltre promuovere il rapido progresso di una dimensione turistica basata sulla ricchezza dei nostri così diversi paesaggi e del nostro patrimonio culturale. Implica altresì approfittare della posizione geografica delle RUP, soprattutto nel caso dei Caraibi e dell’Oceano Indiano, promuovendo una collaborazione più stretta con i paesi terzi vicini e facendo delle nostre isole – proprio perché sono isole – centri di eccellenza per la ricerca scientifica, in particolar modo nel settore degli studi marittimi, della climatologia e degli studi ambientali.
L’unico modo per raggiungere questi obiettivi è però all’interno del quadro normativo specifico previsto dall’articolo 299, paragrafo 2, del Trattato, il cui spirito deve costituire la base per l’applicazione dettagliata della politica pubblica europea, soprattutto nei settori dell’energia e dei trasporti ma anche riguardo alle politiche di commercio internazionale, dove è fondamentale che gli interessi delle RUP siano presi in considerazione nei negoziati per gli accordi di partenariato economico. Le regioni ultraperiferiche sono autenticamente e costantemente proattive, ma il corollario di questo atteggiamento è il bisogno di essere trattate in maniera corretta – il che implica una differenziazione.
Siamo certi che la Commissione terrà in considerazione tutto questo nel definire il suo approccio.
Lambert van Nistelrooij (PPE-DE). - (NL) Le regioni ultraperiferiche sono in una posizione particolare. Molte sono piccole isole remote e penso che l’onorevole Sudre abbia trovato un buon equilibrio nell’individuare il carattere specifico e nel definire strumenti studiati appositamente.
In qualità di deputato olandese, voglio aggiornarvi sugli sviluppi del Regno dei Paesi Bassi. Tre delle nostre piccole isole, Sawa, Saint Martin e Bonaire, stanno per cambiare status e per diventare regioni ultraperiferiche. Non penso però che questo avverrà così rapidamente da permettere agli abitanti di votare sulla questione prima delle elezioni del 2009. Conformemente al nuovo Trattato di Lisbona, possiamo accoglierle più in fretta. Non dobbiamo emendare il Trattato per farlo. Forse la signora Commissario Hübner può dirci se la Commissione è disposta ad accogliere queste tre isole, che in totale hanno una popolazione locale di 19 000 abitanti.
Sérgio Marques (PPE-DE). - (PT) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, oltre a congratularmi con la nostra collega, onorevole Sudre, per la sua straordinaria relazione, voglio citare tre punti sulla strategia futura dell’Unione europea per le regioni ultraperiferiche.
Il primo punto sono le congratulazioni alla Commissione europea per aver incentivato la partecipazione nella discussione sul bilancio della politica europea per le RUP e sulla strategia da attuare in futuro. Plaudo altresì alla consultazione pubblica on line e all’importante conferenza promossa sulla questione dalla Commissione europea la settimana scorsa.
Il secondo punto è il seguente: la strategia europea per le RUP sarà necessaria in futuro esattamente com’è stata necessaria fino ad oggi. Si rischia di credere che lo sviluppo economico e sociale raggiunto nel frattempo renda l’azione da parte dell’Unione europea meno necessaria. Dobbiamo essere consapevoli, tuttavia, che la situazione assolutamente particolare delle regioni ultraperiferiche è permanente e continuerà pertanto a richiedere una risposta differenziata, a livello europeo, che sia appropriata a questa specifica situazione.
Il terzo e ultimo punto sottolinea quanto sia importante fare il possibile affinché il Trattato di Lisbona sia attuato anche nelle RUP, nonostante l’attuazione in queste regioni sia più problematica a causa delle loro caratteristiche specifiche.
Voglio dunque suggerire alla signora Commissario Hübner che lo studio promosso dalla Commissione europea sia portato avanti con la prospettiva di individuare le difficoltà incontrate dalle regioni periferiche nell’attuazione della strategia di Lisbona, nonché i modi per superare queste stesse difficoltà.
Madeleine Jouye de Grandmaison (GUE/NGL) . – (FR) Signor Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, sono molta lieta di poter commentare la qualità della relazione dell’onorevole Sudre.
Non possiamo non riconoscere, a 10 anni di distanza dall’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, che la politica europea ai sensi dell’articolo 299, paragrafo 2, ha portato un progresso reale. Oggi è tuttavia tempo di passare a una nuova fase, basata su un cambiamento di approccio nelle relazioni tra l’UE e le regioni ultraperiferiche. L’UE deve dunque tenere in maggiore considerazione i vantaggi di queste regioni, nella direzione tracciata dal seminario della settimana scorsa. A mio avviso, la nuova strategia dovrebbe puntare, oltre che a recuperare il tempo perduto, allo sviluppo – a nuove forme di sviluppo decisamente ispirate alla filosofia di concretizzare il nostro potenziale. Questo vale per la ricerca scientifica, per le risorse marine, per la biodiversità, per la politica sociale europea, per il cambiamento climatico e per l’impareggiabile contributo che le RUP apportano in termini di varietà culturale. Ho preparato una serie di emendamenti al riguardo, e spero che sortiranno l’effetto auspicato.
Dare sostanza a questo nuovo approccio significa fornire alle RUP gli strumenti per divenire partner reali dell’Europa, ed è qui che abbiamo bisogno di una prospettiva innovativa: prevedere un partenariato a due vie da cui tutti possano trarre beneficio.
Danuta Hübner, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, molto brevemente, per rispondere a ciò che ha chiesto l’onorevole van Nistelrooij, sì, stiamo lavorando con il governo olandese da un anno e mezzo. Per fortuna, le modifiche rese possibili dal Trattato sono state introdotte, speriamo dunque che un giorno avremo i tre nuovi territori.
Per quanto attiene ai commenti formulati, voglio innanzi tutto dire che, in linea con le richieste formulate dal Consiglio europeo a dicembre, la Commissione produrrà questo autunno una comunicazione che porterà avanti la strategia per le regioni ultraperiferiche, con, mi auguro, decisione e pragmatismo. Questo è il nostro approccio sia per affrontare nuove sfide che per agevolare lo sfruttamento di tutte le opportunità.
Onorevole Sudre, vedo che la sua relazione ha contribuito alla costruzione di un ponte tra la strategia attuale e quella futura, e questo costituisce un apporto estremamente importante della relazione. Anch’io credo fermamente che la strada giusta da seguire sia quella di partire innanzi tutto dalle ricchezze delle regioni ultraperiferiche, un fattore che è stato sottolineato da molti deputati.
Voglio anche menzionare, a tale proposito, il futuro Libro verde sulla coesione territoriale, che sarà un elemento essenziale della Presidenza francese. Le regioni ultraperiferiche possono svolgere un ruolo fondamentale nel processo di preparazione della dimensione territoriale della politica di coesione, dal momento che proprio queste regioni esemplificano in maniera concreta i nostri sforzi per superare le divisioni territoriali in Europa. E’ per questo che dovremmo accogliere con favore il loro deciso impegno nella consultazione pubblica legata al Libro verde sulla coesione territoriale.
Sull’ultima questione, voglio assicurarvi che la Commissione continuerà a promuovere un approccio coordinato e integrato, e cercherà di raggiungere sinergie tra le differenti politiche comunitarie che interessano le regioni ultraperiferiche.
Margie Sudre, relatrice. − (FR) Signor Presidente, desidero ovviamente ringraziare tutti gli oratori che hanno contribuito alla discussione, e voglio altresì rinnovare i miei ringraziamenti alla Commissione per l’iniziativa della settimana scorsa sulla strategia futura per le RUP.
Vorrei rispondere ad alcuni dei punti sollevati dai miei onorevoli colleghi, e li ringrazio per la calorosa accoglienza riservata a questa relazione. In risposta all’onorevole Guerreiro, il sostegno che vorrebbe vedere al rinnovo e alla ricerca sulla pesca e l’aumento nell’aiuto finanziario sono tutti temi già coperti dal Fondo europeo per la pesca. Questo forma già parte delle politiche nelle quali l’UE, e, in particolare, la Commissione e la commissione per la pesca si sono impegnate, mentre la relazione si occupa più che altro della politica regionale. E’ per questo che, nonostante il mio testo in considerazione l’incredibile importanza della pesca per il nostro sviluppo, non le dà l’ampio spazio che l’onorevole Guerriero avrebbe voluto. Voglio ricordargli che stiamo parlando di sviluppo regionale.
L’onorevole Medina Ortega ha già risposto ai nostri colleghi greci, che hanno chiesto che la stessa politica fosse applicata a tutte le isole, e ha spiegato che una distanza di molte migliaia di chilometri dall’Europa continentale cambia in effetti la situazione. Non importa quanti progressi faremo, saremo comunque lontani migliaia di chilometri. E, sebbene comprendiamo i problemi che sono tipici di tutti gli abitanti delle isole, non possiamo, ovviamente, applicare le stesse deroghe e le medesime regole a isole che distano, dall’Europa, soltanto poche ore di barca o pochi minuti di aereo. E non si tratta di non considerare la situazione delle isole – voglio ripeterlo – ma c’è un’enorme differenza tra le vostre isole, così prossime al continente, e le nostre, che ne sono molto distanti.
Onorevole Guerreiro, lei è intervenuto una seconda volta per esortarci ad adottare un approccio che non fosse basato su criteri transitori. Mi sembra chiaro che non c’è nulla di transitorio nella nostra situazione: è, al contrario, piuttosto permanente, ma non stiamo chiedendo una garanzia permanente di sostegno allo stesso livello dell’eternità, poiché nutriamo la speranza di raggiungere la media nel resto della Comunità.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 20 maggio 2008.
Dichiarazione scritte (articolo 142)
Toomas Savi (ALDE) , per iscritto. – (EN) Questa relazione ci offre una buona visione complessiva delle problematiche che Azzorre, Canarie, Guadalupa, Guyana francese, Martinica, Riunione, Saint Martin e San Bartolomeo affrontano a causa della loro distanza geografica dall’Unione europea, ma evidenzia altresì l’esistenza di disparità di trattamento dei diversi territori d’oltremare degli Stati membri.
Ci sono ancora molte regioni sotto la sovranità degli Stati membri che non godono dello stesso status delle regioni ultraperiferiche. Per esempio, i cittadini delle Isole Vergini britanniche o della Groenlandia sono cittadini dell’Unione europea, ma in queste regioni non si svolgono le elezioni del Parlamento europeo, mentre i cittadini di Aruba sono cittadini dell’Unione europea, indi autorizzati a votare nelle elezioni parlamentari europee. Ma è ancora più controverso il fatto che nessuno dei territori sopra menzionati faccia in concreto parte dell’Unione europea.
E’ mia ferma convinzione che le relazioni dell’Unione europea con i territori d’oltremare degli Stati membri e con i cittadini di quei territori devono divenire omogenee, a nome del principio di trattamento equo dei cittadini dell’Unione europea.
27. Strategia per la politica dei consumatori dell’Unione europea 2007-2013 (discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione dell’onorevole Lasse Lehtinen, a nome della commissione per il mercato interno e la protezione del consumatore, sulla strategia per la politica dei consumatori dell’Unione europea 2007-2013 [2007/2189(INI)] (A6-0155/2008).
Lasse Lehtinen, relatore. − (FI) Signor Presidente, la relazione di fronte a noi è stata oggetto di un’attenta lettura in commissione, per la quale ringrazio i miei colleghi e soprattutto tutti i relatori ombra degli altri gruppi politici. In uno spirito di consenso, abbiamo preso nota dei lodevoli sforzi della Commissione per sottolineare le questioni inerenti ai consumatori in tutte le aree politiche.
Questo continente non sarà in grado di competere sui mercati internazionali se non riesce a competere sul suo mercato interno. I 27 piccoli mercati nazionali devono essere integrati a costituire il maggiore mercato al dettaglio al mondo.
Un mercato interno funzionante richiede iniziative che stimolino la fiducia dei consumatori. Organizzazioni dei consumatori forti e indipendenti hanno un ruolo fondamentale al riguardo.
Tra le opzioni per aumentare la fiducia ne è emersa una durante le nostre discussioni che ha causato le uniche divergenze che vale la pena citare. Si tratta della possibilità per i consumatori di avere a disposizione strumenti per richiedere un indennizzo in caso di necessità. In questa relazione si parla del fatto che è indispensabile che i consumatori abbiano la possibilità di accedere a un sistema di ricorso collettivo transfrontaliero nei casi di controversie.
Il Commissario Kuneva ha promesso che comincerà a riflettere su quale sistema di ricorso collettivo possa funzionare in Europa. Sembra che perlomeno ci sia ampio consenso a livello europeo su come non dovrebbe essere il sistema: non deve presentare alcuna analogia con il sistema di ricorso collettivo americano, che è primariamente a vantaggio degli avvocati, non dei consumatori. In Europa, dobbiamo puntare a un sistema all’interno del quale i reclami siano legati in maniera diretta all’effettivo danno subito. Del pari, il modo in cui viene dispensata giustizia non sarebbe tanto incentrato sulla sanzione ma, piuttosto, sulla garanzia che i diritti dei consumatori siano rispettati. Il sistema di ricorso collettivo non deve attribuire nuovi diritti ai consumatori, ma, semplicemente, assicurare il pieno esercizio di quelli esistenti.
Il gruppo dei conservatori non ha voluto far avanzare l’idea di ricorso collettivo. La ragione addotta è che la Commissione ha già promesso di cominciare la stesura di proposte al riguardo. Tuttavia, il Parlamento rappresenta l’organo decisionale eletto dai cittadini dell’Europa, e dobbiamo rendere visibile la volontà della sua maggioranza. Abbiamo sia l’autorizzazione che l’obbligo di pensare a nuove e precise soluzioni per le questioni che l’opinione pubblica considera problematiche, e proporle alla Commissione.
Ho proposto alla Commissione di valutare la possibilità di istituire un Mediatore europeo per i consumatori che riferisca alla Commissione stessa e che si occupi in modo specifico dei casi transfrontalieri. Questo alto funzionario dovrebbe fungere da guardiano, una specie di autorità selettiva, come quando nei contesti nazionali vengono applicati strumenti di ricorso legale. Speriamo che la relazione e i compromessi ivi contenuti ricevano il più ampio appoggio possibile.
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, voglio ringraziare il Parlamento per il suo appoggio agli obiettivi e alle azioni della nostra strategia per la politica dei consumatori 2007-2013 e, certo, per il grande sostegno e lavoro del relatore.
Accolgo con favore il parere del Parlamento sulla necessità di trasformare i 27 piccoli mercati nazionali in un unico mercato al dettaglio europeo – il più grande del mondo. A tal fine, dobbiamo far sì che i consumatori si sentano sicuri nel momento in cui acquistano oltre confine. Diciamo spesso che la fiducia è la moneta dell’economia moderna. Ritengo che, attraverso i nostri tentativi e sforzi sostanziali, e aiutati dall’insieme delle nostre strategie, possiamo, passo dopo passo, arrivare a questo risultato.
In questo contesto, apprezzo davvero il sostegno dato alla proposta di direttiva quadro sui diritti contrattuali dei consumatori, che rappresenta lo strumento atto a raggiungere l’obiettivo. Sono particolarmente lieta del consenso del Parlamento sulla necessità di una totale armonizzazione nel momento in cui siano individuati impedimenti al funzionamento del mercato.
Riguardo al quadro di controllo sui mercati dei consumatori, sono grata al Parlamento europeo per aver accolto con tanto favore questa iniziativa e mi aspetto il vostro pieno sostegno più in là nel corso dell’anno. Il quadro di controllo è un fattore essenziale ai fini della strategia di migliore comprensione di come il mercato interno funzioni per i consumatori – per valutare il prodotto del mercato interno per i consumatori. Quando il quadro di controllo sarà completamente funzionante, saremo in grado di mettere in atto una regolamentazione migliore e un processo di definizione delle politiche basato sull’evidenza. Ugualmente importante, dimostreremo ai nostri cittadini che comprendiamo e sappiamo rispondere alle loro preoccupazioni quotidiane.
Lei ha sollevato la questione del ricorso. Voglio ringraziarla per il sostegno dato al fatto che la strategia per una politica dei consumatori si sia concentrata sul ricorso e sull’applicabilità. Il ricorso rappresenta, insieme all’applicabilità, un elemento chiave di questa strategia. Come lei, anch’io credo fermamente che, per far funzionare il mercato interno, i consumatori europei debbano avere la certezza di poter far valere i propri diritti e presentare ricorso sul territorio dell’intera Unione europea. Credo altresì che la complementarietà degli strumenti di ricorso – giudiziari ed extragiudiziari, sia individuali che collettivi – permetterebbe un trattamento più efficace e appropriato delle controversie dei consumatori. Questo andrebbe a vantaggio sia dei consumatori che delle imprese affidabili. Personalmente, ritengo che il ricorso collettivo – giudiziario ed extra-giudiziario – possa essere uno strumento efficace per rafforzare il quadro di ricorso già funzionante per i consumatori europei. Abbiamo fatto ciò puntando alla diffusione dei meccanismi dell’ADR – il sistema alternativo di risoluzione delle controversie –, sulla creazione di una procedura europea transfrontaliera per i piccoli reclami e sulla direttiva sulla mediazione, di recnete adozione.
Chiaramente, ogni futura azione in quest’area dovrà essere valutata con attenzione. Come sapete, ho lanciato due studi intesi a esplorare ulteriormente la questione del ricorso collettivo. Il primo esaminerà l’efficacia e l’efficienza dei meccanismi di ricorso collettivo esistenti; valuterà se i consumatori degli Stati membri nei quali il ricorso collettivo non è disponibile sono effettivamente penalizzati ed esaminerà l’esistenza di effetti negativi per il mercato unico.
Il secondo studio fornirà informazioni sugli ostacoli incontrati dai consumatori per ottenere ricorso per i reclami collettivi e analizzerà le conseguenze economiche di questi ostacoli per i consumatori, per i concorrenti e per il mercato interessato.
Ho intenzione di usare i risultati di questi studi e le informazioni raccolte dalle parti interessate e dagli Stati membri per preparare una comunicazione che sia adottata dalla Commissione entro la fine del 2008. Lo scopo di questa comunicazione è quello di valutare pubblicamente e a livello generale quali sono le opzioni disponibili nel campo del ricorso collettivo dei consumatori.
Allo stesso tempo, sto valutando come la direttiva sulle ingiunzioni sia stata attuata dagli Stati membri e l’impatto che ha avuto sull’applicazione dei diritti dei consumatori nell’UE. Le mie conclusioni saranno inserite in una relazione che dovrebbe essere adottata dalla Commissione alla fine di quest’anno.
Di nuovo, ringrazio il Parlamento perché condivide la prospettiva di una nuova politica per i consumatori basata sul mercato – una politica nella quale consumatori informati e responsabilizzati possano scegliere e approfittare delle migliori offerte in termini di qualità e prezzo nel mercato al dettaglio più grande del mondo.
Piia-Noora Kauppi, relatrice per parere della commissione per gli affari economici e monetari. − (EN) Signor Presidente, accolgo con favore la comunicazione della Commissione, nonché la relazione dell’onorevole Lehtinen, poiché sono entrambi lavori molto equilibrati.
Inoltre, sollevano una problematica fondamentale che dev’essere gestita a livello UE – la politica dei consumatori è e dev’essere parte del mercato interno.
Questo mi conduce a un tema che la commissione per gli affari economici ha giustamente inserito nella relazione: potare a termine la creazione del mercato interno è, di per sé, una grande politica per i consumatori. La concorrenza nell’UE abbassa i prezzi e aumenta la qualità e la scelta dei consumatori. Bisogna rendere effettivo, a livello di UE, l’accesso dei consumatori a queste scelte.
Sul mercato interno, i consumatori guidano l’economia di mercato e possono, con le loro scelte, proteggere i loro interessi. Quindi, l’attuazione coerente delle direttive esistenti inerenti al mercato interno è di assoluta importanza.
Il parere della commissione per gli affari economici sottolinea, giustamente, due aree che sono di particolare importanza in questo senso. Primo, i servizi finanziari: occorre un reale mercato interno per le operazioni bancarie, i mutui, le assicurazioni, e così via. per dare effettivo potere ai consumatori europei. Ciò è particolarmente urgente dal momento che gli sviluppi democratici rendono sempre più rilevante la disponibilità dei migliori servizi di investimento possibili. Bisogna superare grossi ostacoli qui.
Secondo, il commercio elettronico; è legato all’esistenza di un mercato finanziario funzionante ed è condizionato dallo sviluppo di sistemi di pagamento, ma è anche importante praticamente per tutti gli aspetti del mercato interno, dal momento che Internet costituisce un mercato europeo reale. Dobbiamo dunque assicuraci che il commercio elettronico europeo funzioni effettivamente e che i consumatori vi trovino possibilità di scelte appropriate.
Diana Wallis, relatrice per parere della commissione giuridica. − (EN) Signor Presidente, nella commissione per gli affari giuridici siamo d’accordo con lei, signora Commissario: liberiamoci di questi 27 piccoli mercati; ma, per fare ciò, abbiamo bisogno di un quadro giuridico molto più comune. Credo che un buon inizio in questa direzione sarebbe vedere tutti gli elementi della Commissione che si occupano di mercato interno lavorare insieme con coerenza. La vera questione, che ci interessati da tempo, e che, forse, non è stata citata a sufficienza, è il progetto di una legislazione sui contratti e il quadro comune di riferimento.
Non vogliamo pensare che ci si sia dimenticati di queste tematiche e che si stia passando alla prossima questione, nella quale vi appoggiamo, in termini di ricorso collettivo, ma concentriamo i nostri sforzi anche sul quadro di riferimento comune. Avremmo voluto vedere più attenzione riservata alle forme ADR di ricorso, in particolare per quanto riguarda l’universo on line, che è qualcosa che, come commissione, sosteniamo da tempo. Con il ricorso collettivo, siamo, sì, lieti che ve ne occupiate e stiamo facendo progressi in questo settore, ma non finiamo dove siamo finiti con la legislazione sui contratti, tormentandoci su questioni quali la base giuridica e simili.
Anna Hedh, relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. − (SV) Signor Presidente, mi permetta di ringrazia il Commissario, Meglena Kuneva, e il relatore Lasse Lehtinen.
Accolgo con favore la strategia e sono molto lieta che i consumatori siano trattati come un gruppo importante, da seguire con attenzione. Sappiamo che non otterremo mai un fiorente mercato interno se non avremo consumatori soddisfatti e sereni. Condivido però il parere del relatore: la strategia richiede un seguito continuo se davvero vuole essere nell’interesse dei consumatori.
In qualità di relatrice per la strategia della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere, sono, però, delusa dal fatto che la principale commissione incaricata della relazione non abbia tenuto conto di più di uno dei nostri 13 emendamenti. Questi ultimi contengono varie proposte, importanti e valide. Volevamo vedere una prospettiva di genere più delineata. La politica per i consumatori non è certamente neutrale in termini di genere. La questione di genere dovrebbe essere presa in considerazione così come si tiene conto di quella dei bambini, degli anziani e dei disabili. Spero che gli emendamenti possano essere ripresi nella prossima revisione.
Colm Burke, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, il mio ringraziamento all’onorevole Lehtinen e ai relatori ombra per l’ottima collaborazione negli ultimi mesi. La presente relazione introduce alcuni elementi molto positivi nel campo dello sviluppo della politica per i consumatori. I consumatori possono esercitare i propri diritti soltanto se li conoscono, e la responsabilizzazione dei consumatori a livello UE è un elemento focale del documento, realizzabile con campagne di educazione e sensibilizzazione. Sarà riservata particolare attenzione al fatto di dotare i consumatori delle capacità e degli strumenti necessari a incrementare la loro fiducia nell’ambiente digitale.
La relazione accoglie gli sforzi della Commissione ai fini del potenziamento della cooperazione nell’area della sicurezza dei prodotti e a livello internazionale, in particolare con le autorità cinesi e statunitensi. La continuità nel dialogo e nella condivisione delle informazioni sulla sicurezza dei prodotti è nell’interesse di tutte le parti ed è fondamentale per costruire la fiducia dei consumatori.
Riguardo al ricorso dei consumatori, appoggio con forza, insieme ai miei colleghi del PPE-DE, l’accesso facile e efficace al ricorso per tutti i consumatori dell’UE. Sappiamo che le forme extragiudiziarie di ricorso rappresentano la soluzione privilegiata da molti consumatori, dal momento che soddisfano gli interessi dei consumatori nel minor tempo al costo meno oneroso.
Come ho affermato dall’inizio di queste discussioni, non appoggio le esortazioni a un’azione legislativa che introduca un sistema sconsiderato di ricorso collettivo nell’UE. La Commissione sta attualmente preparando vari studi sugli attuali sistemi di ricorso dei consumatori negli Stati membri e, anziché anticipare i risultati degli studi della Commissione, i miei colleghi del gruppo PPE-DE e io esortiamo il Parlamento ad assumere un ruolo forte e gli Stati membri a valutare i risultati degli studi prima di decidere sulle azioni future. Introdurre frettolosamente un sistema di ricorso collettivo costoso e inefficace non è nell’interesse dei consumatori. Per quanto riguarda tutto il resto, appoggio la relazione.
Evelyne Gebhardt, a nome del gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, signora Commissario, voglio esprimere il mio ringraziamento all’onorevole Lehtinen per l’ottimo progetto di relazione, che ci fornisce una base molto solida per i nostri confronti.
Desidero evidenziare tre punti molto importanti di questa relazione. Il primo è la necessità di garantire che strumenti di cui già disponiamo, a livello di Unione europea, per la promozione della sicurezza e della prevenzione, svolgano un ruolo preponderante. Per questo è molto importante potenziare il sistema RAPEX al fine di servire gli interessi dei consumatori con ancora maggiore efficacia.
Il secondo punto di grande rilievo è che il Solvit, che è uno strumento chiave, sia alimentato e migliorato. Esiste ancora un considerevole deficit di informazione tra i consumatori, troppi dei quali non hanno mai sentito parlare di Solvit e non sanno che potrebbe risolvere loro non pochi problemi. Anche questo è molto importante.
Sono anche molto gratificata dal fatto che la Commissione europea abbia deciso di riesaminare ancora una volta il simbolo EE. Molte persone credono che il simbolo EE sia un marchio di sicurezza, ma purtroppo non è così. Dobbiamo garantire, insieme a lei e al Commissario Verheugen, che le regole che disciplinano questo simbolo siano formulate in modo tale da far sì che in futuro il pubblico possa aver fiducia nella sicurezza dei prodotti a marchio EE. Questo è un obiettivo estremamente importante.
Infine, il punto principale, perlomeno per il mio gruppo, è il sistema di ricorso collettivo che chiediamo noi nel gruppo socialista. L’intero corpus legislativo non serve a nulla se i consumatori non possono far valere i diritti sanciti, a causa di una dimensione transfrontaliera che rende molto difficile l’applicazione della legge o a causa di molti reclami per danni di minore entità, anche se questi, sul lungo periodo, possono certamente snervare le persone. E’ assolutamente fondamentale non solo incoraggiare la Commissione europea a esaminare e a sviluppare un tale sistema, ma esortarla a procedere e a presentarci il prima possibile un progetto di normativa appropriata, affinché possiamo davvero garantire ai consumatori sicurezza e protezione.
Deploro che il gruppo PPE-DE non abbia ritenuto opportuno appoggiare questo sistema con il vigore e l’impegno necessari a offrire ai consumatori e al pubblico in generale reale fiducia nell’Unione europea e nel mercato interno, perché questa fiducia deriva dalla consapevolezza di essere adeguatamente protetti quando si fanno acquisti in Europa.
Alexander Graf Lambsdorff, a nome del gruppo ALDE. – (DE) Signor Presidente, desidero cominciare congratulandomi con l’onorevole Lasse Lehtinen per questo valido ed equilibrato progetto di relazione. Concordiamo riguardo a moltissimi punti; una ragione è l’ottima attività preliminare svolta in questo caso dalla Commissione. Ci sono alcuni aspetti controversi.
La strategia per i consumatori sarà uno dei principali temi di discussione durante la prossima fase di sviluppo del mercato interno. Al cuore delle tre sfide principali cui deve far fronte l’Unione europea, cioè la crescita, l’occupazione e il riconoscimento e la soddisfazione delle esigenze dei cittadini, ci sono 490 milioni di consumatori. Il mercato interno ha la potenzialità per diventare il più grande mercato al dettaglio al mondo. Per questo il gruppo ALDE sostiene gli sforzi mirati della Commissione per creare un grande mercato al dettaglio a partire da 27 piccoli mercati.
Accogliamo altresì con favore il modo in cui il progetto rafforza l’elemento orizzontale della politica per i consumatori, nonché la proposta per la nomina dei cosiddetti funzionari di collegamento con i consumatori. A tale proposito, vorrei citare in particolare la proposta di potenziare i centri europei per i consumatori e l’attenzione speciale per le necessità dei bambini e degli anziani.
Desidero anche aggiungere una parola a proposito del tema del ricorso collettivo, che ci pone un problema. Abbiamo ricevuto poche informazioni e molto dogmatismo. Ritengo che sarebbe prematuro, Meglena, affermare di avere il solido sostegno del Parlamento sulla questione. Abbiamo appreso poc’anzi che il gruppo PPE-DE non darà il proprio appoggio. Credo che il PPE-DE non riesca a riconoscere i reali problemi. C’è una tipologia di danno imprevedibile che interessa i consumatori in più di un paese. E’ assolutamente legittimo che la Commissione faccia una riflessione su questa faccenda e la analizzi in uno studio. Dall’altro lato, abbiamo l’atteggiamento dogmatico del PSE, che desidera ardentemente questo strumento per farne un uso politico, senza tenere conto dei problemi concreti – e ce ne sono parecchi.
C’è, per esempio, il problema della base giuridica. In quale punto del Trattato si dice che Commissione e Parlamento hanno l’autorità per interferire nei codici di procedura penale e civile degli Stati membri? Cosa ci ha appena detto l’onorevole Diana Wallis della commissione giuridica? Il problema della legislazione sui contratti è ancora irrisolto. La questione della clausola opt-in o opt-out, il ruolo del mediatore – ci sono molte questioni da risolvere. Non basta semplicemente dire che non vogliamo un sistema come quello statunitense. Anche gli americani avevano le migliori intenzioni quando hanno creato il loro sistema; va da sé che non ne hanno creato uno cattivo dal principio.
Per queste ragioni, dobbiamo mantenere una posizione scettica, critica. Dobbiamo aspettare lo studio, analizzarne seriamente i risultati e poi avviare una discussione informata, non dogmatica, e responsabile, come si addice a questo Parlamento.
Leopold Józef Rutowicz, a nome del gruppo UEN. – (PL) Signor Presidente, la relazione dell’onorevole Lehtinen tratta le principali questioni legate a una strategia orientata alla qualità per i prossimi anni. Questa strategia è importante per i cittadini dell’Unione, e voglio sottolineare alcune delle problematiche interessate. Nella definizione di una legislazione nazionale ed europea, il contributo delle organizzazioni dei consumatori dovrebbe essere maggiore; invece, queste organizzazioni stanno incontrando, in alcuni paesi, difficoltà nello svolgimento delle loro attività e nell’ottenimento di finanziamenti. L’Unione dovrebbe garantire maggiore assistenza sostanziale e finanziaria a queste organizzazioni. I sistemi di ricorso collettivo applicabili in certi paesi dovrebbero essere utilizzati contro gli operatori disonesti del mercato, e dovrebbe essere introdotto un sistema collettivo di ricorso a livello europeo.
I centri europei per i consumatori nei singoli paesi, nonché le organizzazioni dei consumatori e i portavoce dei diritti dei consumatori dovrebbero avviare attività di informazione ed educazione mirate a offrire tutela speciale per i consumatori più vulnerabili. La protezione si può rendere più efficace tramite il coinvolgimento dei centri per i consumatori Solvit e RAPEX. Appoggiamo questa relazione.
Eva-Britt Svensson, a nome del gruppo GUE/NGL. – (SV) Grazie, signor Presidente. Il sostegno ai diritti dei consumatori è spesso debole, pertanto deve essere rafforzato. Ringrazio, dunque, il relatore e i membri della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, che sono riusciti a potenziare il sostegno a quei gruppi di consumatori che hanno più bisogno di protezione: i bambini e gli anziani.
Un deciso sostegno ai consumatori richiede attive organizzazioni dei consumatori. Le persone non sono forti quando agiscono da sole. E’ tramite queste organizzazioni che i consumatori possono ottenere forza e un maggiore riconoscimento e più informazioni. Queste organizzazioni necessitano dunque di un adeguato e affidabile sostegno finanziario. Ma all’insicurezza, oggi così diffusa negli acquisti transnazionali, si deve rispondere garantendo la possibilità di intraprendere azioni collettive contro le aziende che infrangono la legge. Il maggior problema dei consumatori, oggi, sta nella difficoltà di intentare una causa tra Stati diversi, perché non ci sono giudici competenti a risolvere le controversie transfrontaliere. L’UE deve, innanzi tutto, creare tribunali dove risolvere queste controversie, anziché aumentare la normativa. Nutro perplessità sulla proposta di costituire un mediatore UE per i consumatori. Perché introdurre più servizi finanziati a livello UE, rischiando in tal modo di dover tagliare i fondi necessari alle organizzazioni dei consumatori? I consumatori non ne trarrebbero alcun vantaggio.
Per concludere, deploro che gli emendamenti proposti dalla commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere siano stati respinti – come sempre, devo dire – dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori. Si meritavano un destino migliore.
Hanne Dahl, a nome del gruppo IND/DEM. – (DA) Signor Presidente, è un piacere intervenire per la prima volta e riguardo a un’area di responsabilità in cui sono ansiosa di lavorare. E’ certamente positivo che, con questa relazione, il Parlamento europeo stia prendendo l’iniziativa di garantire i diritti dei consumatori. Temo, però, che, un pezzo per volta, questa normativa diverrà semplicemente un modo per riparare alla bell’e meglio la situazione. Ci saranno pezze a coprire il fatto che l’UE tende a dare precedenza alla libera circolazione dei beni, del capitale e dei servizi sulle considerazioni relative ai consumatori e su altre aree morbide. Ritengo che la discussione di oggi rifletta appieno questa tendenza.
Vorrei illustrare due esempi specifici dei modi in cui dobbiamo garantire i diritti dei consumatori. E’ essenziale assicurare ai consumatori il diritto di sporgere reclamo nel loro paese e nella loro lingua, ed è fondamentale che i prodotti alimentari e altre merci che possono rappresentare un rischio per la salute siano suscettibili di controlli al momento dell’importazione da parte di singoli paesi. I singoli Stati dovrebbero potere portare avanti controlli e domandare standard più elevati di quelli previsti dalla normativa UE, in nome della considerazione per l’ambiente e per la salute dei consumatori. La strategia UE per la salute dei consumatori deve basarsi sul principio di cautela, anziché su una scuola di pensiero ideologica che serve semplicemente a permettere che le merci circolino liberamente attraverso i confini. Si può realizzare questo obiettivo assicurando il diritto di sporgere reclamo e di contattare gli organi giuridici a livello locale, nonché permettendo che l’importazione di merci sia bloccata nel momento in cui ragioni di carattere sanitario lo impongano.
Sergej Kozlík (NI). - (SK) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione esamina, giustamente, l’impatto positivo esercitato dall’euro in termini di riduzione del costo delle operazioni finanziarie. I consumatori hanno trovato più semplice confrontare i prezzi nei contratti transnazionali e hanno altresì accolto con favore il crescente potenziale di vendita sul mercato interno. Concordo sul fatto che i nuovi Stati membri debbano essere incoraggiati a continuare le riforme e che debbano poter adottare l’euro non appena riescano a soddisfare i criteri di Maastricht, onde approfittare al massimo della moneta comune sul mercato interno.
Il Parlamento europeo avrà presto l’opportunità di sperimentare questa proposta nella pratica quando discuterà dell’allargamento della zona dell’euro per includere la Repubblica di Slovacchia, che ha soddisfatto i criteri di convergenza di Maastricht con uno sforzo considerevole e ben in anticipo rispetto ai tempi previsti. Rifiuto l’atteggiamento di alcuni colleghi che ci stanno stressando con contro-argomentazioni vaghe e confuse sulla sostenibilità permanente di questi criteri. Si potrebbe andare avanti all’infinito.
Charlotte Cederschiöld (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, consumatori e fornitori, nonché beni e servizi, devono poter circolare liberamente nel mercato interno.
I consumatori non devono godere in altri Stati membri di una tutela inferiore rispetto a quella garantita a casa propria, se vogliamo garantire e stimolare le attività transfrontaliere. Accolgo dunque con favore l’approccio orizzontale nella politica per i consumatori, e il più alto livello di protezione che quest’approccio garantirà.
Questo significa consumatori responsabili e maggiore protezione per i consumatori, nonché una normativa favorevole alle imprese per il mercato interno. Siamo tuttavia preoccupati per l’approccio frettoloso dimostrato verso il ricorso collettivo.
E’ prematuro perché il Parlamento prenda una posizione. Occorrono studi accurati sui sistemi esistenti negli Stati membri e una valutazione della necessità di un sistema di ricorso collettivo. Non abbiamo, in questa fase, sufficiente conoscenza delle conseguenze in termini di abuso del rischio, di costi più elevati per consumatori e aziende e di più regolamentazione.
Non credo che qualcuno di noi appoggerebbe l’introduzione di un sistema europeo se ne conoscesse gli ostacoli e le sproporzionate conseguenze. Per adesso, appoggiamo altri strumenti di ricorso più rapidi e più economici e lasciamo che la regolamentazione sia decisa a livello nazionale dagli Stati membri. Gli strumenti esistenti e quelli non legislativi possono essere usati a livello UE.
Chiediamo alla Commissione di procedere a questo studio e di presentarne i risultati al Parlamento e agli Stati membri. Perché andare più in là di quel che è necessario per raggiungere gli obiettivi del Trattato? Perché sottrarre agli Stati membri la possibilità di mantenere differenti meccanismi di risoluzione delle controversie? Dobbiamo fornire risposta a molte domande.
Non c’è certezza, per ora, che un sistema UE di ricorso collettivo sia un valore aggiunto per il mercato interno e per consumatori e aziende. L’UE non dovrebbe legiferare se non per valide ragioni.
Bernadette Vergnaud (PSE) . – (FR) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, voglio cominciare congratulandomi con l’onorevole Lasse Lehtinen per l’eccellente lavoro svolto e per la sua capacità di ascolto. La sua relazione mira a migliorare una strategia della Commissione che è già basata sui principi della protezione e della responsabilizzazione dei consumatori.
Appoggio l’approccio orizzontale difeso dal relatore quale mezzo per riconciliare la protezione dei consumatori – specialmente quelli più vulnerabili – con un mercato interno efficiente. Allo stesso modo, è fondamentale che alle organizzazioni dei consumatori sia dato un ruolo più importante nello sviluppo di proposte legislative.
Per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti, la Commissione non deve solo portare avanti iniziative di vigilanza del mercato; deve altresì agire rapidamente per stabilire principi per un sistema di marchio CE che sia garanzia effettiva di qualità, tracciabilità e sicurezza.
Infine, è fondamentale migliorare le possibilità di accesso al ricorso proponendo un sistema europeo di ricorso collettivo che permetta ai consumatori di far valere i propri diritti in caso di danno subito, evitando però i trabocchetti del sistema statunitense. Votare a favore di queste proposte può soltanto rafforzare la fiducia in un modello europeo di mercato che sia aperto e protettivo.
Andreas Schwab (PPE-DE). - (DE) Signor Presidente, Commissario, onorevoli colleghi, la strategia per i consumatori della Commissione comprende varie aree tematiche, rispetto alle quali ne appoggiamo ampiamente la posizione. La appoggiamo, Commissario Kuneva, per l’impegno personale dedicato al completamento del mercato unico e per la particolare attenzione che ha rivolto ai consumatori e al loro ruolo nel mercato interno.
Ci sono varie aree comuni. Si è già accennato all’obiettivo di rafforzare i Centri europei per i consumatori e il sistema Solvit. Quest’obiettivo gode del sostegno di tutti i partiti. Riconosciamo altresì il bisogno di un approccio orizzontale alla politica dei consumatori, ma deploriamo lo scarso accento posto sulla legislazione sui contratti. Dobbiamo assicurarci che la legislazione sui contratti non si sfilacci e così che finiamo con una legislazione incoerente. Il voto di questa sera in sede di commissione ha dimostrato che i consumatori hanno fiducia nella normativa se sono abbastanza sicuri di conoscerla. Se i limiti di tempo variano da una giurisdizione all’altra, la fiducia dei consumatori ne risulterà considerevolmente indebolita. Abbiamo dunque bisogno di un quadro comune di riferimento, perché abbiamo bisogno di norme uniformi per rafforzare la fiducia dei consumatori.
Lo stesso vale per il ricorso collettivo. Abbiamo sentito che gruppi diversi hanno adottato posizioni differenti. La posizione del gruppo PPE-DE è piuttosto chiara: concordiamo con l’analisi secondo cui ci sono certi punti deboli, nei quali gli interessi dei consumatori non sono protetti altrettanto adeguatamente, soprattutto per quanto riguarda le transazioni transnazionali. Cerchiamo, invano, un’analisi delle ragioni dell’esistenza di questi punti deboli, ma nessuno stasera in quest’Aula ha offerto alcuna spiegazione. Ci hanno promesso studi. Dobbiamo leggerli molto attentamente, pagina per pagina. Se questi studi, però, esaminano solamente la posizione giuridica e non le differenza tra Stati membri in termini di applicazione della normativa, alla fine non apporteranno alcun progresso.
Voglio pertanto dirle, Commissario Kuneva, che siamo assolutamente aperti a progressi concreti e che abbiamo un approccio decisamente costruttivo rispetto all’applicazione dei diritti esistenti, ma questi diritti non possono essere esercitati con maggiore efficacia se, in ultima analisi, non funzionano nella pratica. In Germania abbiamo una legge relativa alle cause nascenti dal mercato finanziario (Kapitalanleger-Musterverfahrensgesetz), sulla cui base molti azionisti hanno intentato un’azione collettiva contro la Deutsche Telekom; nell’ambito di questi procedimenti è emerso che la teoria e la pratica del ricorso collettivo sono spesso agli antipodi.
Gabriela Creţu (PSE). - (RO) Ovviamente, consumatori ben informati sui propri diritti possono raggiungere un elevato livello di soddisfazione e difendere i propri interessi. Al di là della conoscenza, ai cittadini occorre altresì uno strumento per richiedere indennizzi quando i loro diritti vengono violati. Per questo motivo riteniamo che azioni di gruppo siano necessarie e pertinenti, in formule che siano efficaci per i consumatori ed equilibrate per il mercato. E’ parimenti necessario proseguire e rafforzare il processo di vigilanza del mercato interno.
Riteniamo che il barometro delle opinioni sia un sistema molto utile, e ne sosterremo il finanziamento nel bilancio per il 2009, chiedendo più attenzione per la registrazione e il confronto dei prezzi dei prodotti e dei servizi commercializzati nei 27 Stati membri. Ultimo punto, ma di certo non per importanza, non dobbiamo dimenticare che i diritti dei consumatori devono essere rispettati anche nel campo dei servizi, compresi i servizi finanziari e i servizi digitali, settori nei quali il grado di rischio è decisamente più elevato e dove è più difficile dimostrare la violazione dei diritti.
Malcolm Harbour (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, voglio ringraziare l’onorevole Lasse Lehtinen per una relazione molto completa, che contiene un’enorme quanità di idee importanti. Come la signora Commissario ha affermato in precedenza, vogliamo prodotti e servizi innovativi e sicuri per rendere i consumatori più informati e più fiduciosi e per permettere loro di esercitare una scelta critica. Tutto ciò deriverà dal sostegno ai consumatori e dall’affermazione dei loro diritti.
Dico questo a Lasse soprattutto perché mi dispiace che abbia permesso che tutto questo lavoro fosse messo in ombra da un’unica questione. Il problema, in questa faccenda del ricorso collettivo, è che i nostri colleghi del gruppo socialista sembrano essere già giunti alla conclusione che vogliono una qualche nuova normativa europea. Mi ha fatto estremamente piacere sentirla confermare, signora Commissario, di avere due studi – non uno soltanto – che esaminano la questione in profondità. Da questa parte dell’Emiciclo preferiamo attendere la relazione prima di arrivare a conclusioni affrettate, ma sembra che i nostri colleghi dell’area socialista pensino che la proposta sia di per sé un’ottima cosa, e che noi che non la appoggiamo siamo anti-consumatori. Basta leggere i comunicati stampa – quelli colorati, quelli rossi – che sono stati pubblicati da quel lato dell’Aula. Ci tengo solo a rifiutare con enfasi l’idea che questo lato dell’Emiciclo sia contro i consumatori perché non adotta in anticipo una proposta sulla quale non si hanno ancora informazioni precise. Lo dico a tutti i nostri colleghi qui presenti: aumentare la burocrazia e portare potenzialmente più costi ai consumatori non è un atteggiamento a loro vantaggio. Aspettiamo e vediamo le conclusioni.
Dico all’onorevole Alexander Lambsdorff, che si è lasciato coinvolgere, che tutto ciò che deve fare domani affinché sosteniamo in maniera unanime la relazione dell’onorevole Lasse Lehtinen, è di votare per i nostri emendamenti nn. 5 e 6, che lasciano uno spiraglio. Aspetteremo la relazione della signora Commissario Kuneva e la leggeremo e studieremo scevri da preconcetti ma, al contempo, continueremo a difendere i consumatori sul mercato interno, nonché i loro diritti in base alla legislazione esistente.
Joel Hasse Ferreira (PSE). - (PT) Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione dell’onorevole Lehtinen afferma molto giustamente che le necessità legate alla protezione dei consumatori possono essere soddisfatte dalla normativa solo se questa è migliore e più semplice, e che c’è bisogno di un più coerente quadro giuridico per i diritti dei consumatori.
Mi appello dunque alla Commissione e agli Stati membri affinché garantiscano fondi adeguati per organizzazioni di consumatori forti e indipendenti. Questo finanziamento è assolutamente necessario perché si ottengano progressi nella costruzione di un vero mercato interno per i consumatori.
Il ricorso collettivo, intanto, merita la massima attenzione, nonché il mio sostegno, data l’esperienza positiva registrata in diversi Stati membri.
Come sottolinea l’onorevole Lehtinen, un sistema più forte di protezione dei consumatori andrà altresì a vantaggio di produttori e di venditori, poiché creerà incentivi per le imprese indotte a produrre e a vendere beni più durevoli, il che si tradurrà in una crescita più sostenibile.
La relazione va oltre, e mi congratulo con l’onorevole Lehtinen quando afferma che la protezione dei consumatori dovrebbe essere parte integrante della pianificazione e della progettazione di prodotti e servizi.
Infine, condivido la sua conclusione secondo cui una protezione dei consumatori efficace e migliore è necessaria per avere un mercato interno più funzionante. Lo ringrazio, e credo che ora abbiamo le migliori condizioni per una buona intesa strategica con la signora Commissario Kuneva in quest’area.
Małgorzata Handzlik (PPE-DE). - (PL) Signor Presidente, non c’è bisogno di sottolineare l’importanza, per le aziende, di avere consumatori soddisfatti. Ognuno di noi, in qualità di cliente, sa che le pratiche imprenditoriali disoneste – la deliberata diffusione di informazioni erronee o i servizi post-vendita inadeguati – ci rende concretamente meno motivati ad acquistare altri beni o servizi dall’impresa in questione. E’ però importante che i consumatori abbiano sempre la possibilità di scegliere e di cambiare fornitore di servizi o venditore. Senza dubbio, la possibilità di operare questa scelta crea un mercato competitivo nel quale agli operatori non conviene scoraggiare i consumatori. Un imprenditore attivo all’interno di un mercato competitivo sa di rischiare di perdere la propria posizione, e con essa i propri ricavi e le prospettive di sviluppo futuro. Il mercato interno dell’Unione europea ha questo potenziale. Sono lieta che esista la possibilità di creare un mercato interno, che tale possibilità sia presente grazie ai consumatori e che tale fatto sia stato notato. Non sto certamente dicendo che stiamo già operando in un simile mercato. I consumatori non hanno ancora la conoscenza necessaria per individuare le offerte più vantaggiose, e alcuni imprenditori non permettono loro di accedere a tale informazione. Inoltre, spesso gli stessi fornitori di servizi non prendono adeguatamente in considerazione gli interessi dei consumatori.
E’ dunque importante garantire che i diritti dei consumatori siano rispettati, che i consumatori abbiano il diritto a informazioni complete, comprensibili, semplici e facilmente confrontabili, e che questo diritto sia rispettato da aziende e legislatori. Non è meno importante che i consumatori siano informati sui loro diritti e sugli strumenti a disposizione per prendere decisioni sul libero mercato. In questo senso, le organizzazioni dei consumatori rivestono un ruolo fondamentale. Non dobbiamo per altro dimenticare che la difesa dei diritti dei consumatori, e la possibilità di esercitarli realmente, sono di estrema importanza per il corretto funzionamento del mercato. Come sottolinea il relatore, tuttavia, la difesa dei consumatori non deve fungere da scusa per il protezionismo. E’ nostro compito definire un equilibrio nella protezione dei consumatori in modo tale da non creare un ostacolo allo sviluppo imprenditoriale.
Zita Pleštinská (PPE-DE). - (SK) Accolgo con favore la relazione della Commissione sulla strategia UE per una politica dei consumatori, e apprezzo altresì i suoi sforzi, Commissario Kuneva, per la promozione di una cultura del consumo basata sulla consapevolezza dei consumatori e su un migliore accesso alle informazioni.
Ritengo che organizzazioni forti e indipendenti siano la spina dorsale di un’efficace politica per i consumatori, e sono lieta che la relazione dell’onorevole Lehtinen includa i cambiamenti da me proposti all’articolo 7, in cui il Parlamento esorta la Commissione e gli Stati membri a garantire un finanziamento adeguato alle organizzazioni dei consumatori. Questo interessa principalmente il sostegno finanziario a programmi intensivi di formazione per chi lavora nelle organizzazioni dei consumatori. Queste sono, infatti, le meglio informate sulle necessità dei consumatori e dovrebbero, dunque, essere consultate su tutte le aree della politica per i consumatori che interessano questi ultimi.
Appoggio appieno i due emendamenti proposti dal mio gruppo politico, il PPE-DE, al paragrafo 40 della relazione che si occupa di ricorso collettivo. Solo se lo studio d’impatto individuerà tale necessità la Commissione potrà proporre un quadro europeo per assicurare a tutti i consumatori in tutti gli Stati membri facile accesso ai vari meccanismi di ricorso nei reclami transfrontalieri.
Silvia-Adriana Ţicău (PSE). - (RO) Nel contesto della strategia dell’Unione europea per la protezione dei consumatori, voglio accennare all’importanza della qualità di prodotti e servizi. I consumatori sono già abituati a fare ricorso presso gli uffici per la protezione dei consumatori per quel che riguarda i prodotti, ma questo non succede per i servizi. Molte volte, i consumatori firmano contratti per la fornitura di servizi senza leggere con attenzione ciò che è previsto dai contratti stessi e, se non leggono con attenzione, ritengono di non poter proporre modifiche. Non hanno infatti lo stesso potere negoziale dei fornitori di servizi, anche se alcune osservazioni da parte dei consumatori migliorerebbero il contenuto dei contratti e la fiducia dei consumatori stessi.
Desidero richiamare l’attenzione sulla necessità di proteggere i diritti di turisti e passeggeri, che purtroppo molto spesso non sono noti né vengono esercitati. Attenzione speciale andrebbe rivolta anche ai servizi elettronici. La fiducia dei consumatori nei servizi digitali è fondamentale per la competitività dell’Unione europea e, soprattutto, per lo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza.
Per concludere, voglio citare il fatto che, in un contesto legato alla protezione dei consumatori, dobbiamo anche parlare della qualità dei servizi pubblici.
Magor Imre Csibi (ALDE). - (RO) Prima di tutto, mi congratulo con l’onorevole Lehtinen per la sua coerente relazione. Voglio tuttavia formulare un’osservazione sul paragrafo 35 della relazione. E’ il paragrafo che parla della creazione di un Mediatore europeo per i consumatori all’interno dell’Ufficio del Mediatore europeo. Mi sembra una procedura piuttosto complicata e non molto efficiente.
Innanzi tutto, la creazione di questa posizione richiede risorse finanziarie. Implica una redistribuzione dei fondi tra i centri europei di protezione dei consumatori e il nuovo potenziale Mediatore. Secondo, aumenta la burocrazia a livello dell’Unione europea. Ultimo, ma di certo non per importanza, i compiti del neo-istituito Mediatore vanno a sovrapporsi a quelli dei centri europei per la protezione dei consumatori. Non credo che un nuovo strumento renderebbe più efficiente la risoluzione dei reclami presentati dai consumatori europei. Ma ritengo che un’attuazione efficiente e completa della legislazione ridurrebbe l’insoddisfazione legata all’attività del mercato interno.
Per terminare, chiedo ai rappresentanti della Commissione europea di prendere in considerazione il paragrafo 7, col quale domandiamo l’assegnazione di finanziamenti adeguati alle organizzazioni dei consumatori in tutta l’Unione europea.
Zuzana Roithová (PPE-DE). - (CS) Signor Presidente, la globalizzazione del nostro mercato richiede diritti dei consumatori forti, trasparenti e facilmente esercitabili, e sono lieta che la Commissione stia compiendo sforzi molto efficaci in quest’area. Nella mia relazione dello scorso anno, ho evidenziato come si sarebbe potuta rafforzare la fiducia dei consumatori nel commercio elettronico tramite contratti campione per i consumatori, e tramite meccanismi più efficaci per la gestione dei reclami, nonché attraverso un marchio di fiducia europeo e una carta dei consumatori. Non credo però che un Mediatore europeo per i consumatori ci aiuterebbe in maniera sostanziale. Dobbiamo, invece, rafforzare il sostegno finanziario per le organizzazioni dei consumatori e per gli organi di vigilanza negli Stati membri, perché questi sono gli organi che sempre più identificano prodotti non sicuri dall’Asia, cioè giocattoli, scarpe per bambini e apparecchiature sportive. I cittadini si aspettano che sviluppiamo uno strumento più efficace di gestione dei reclami transfrontalieri, come è stato più volte sottolineato; è ulteriore motivo per armonizzare la normativa negli Stati membri. Tuttavia, il ricorso collettivo appare problematico: può essere positivo per gli avvocati, ma è spesso molto costoso per i consumatori e i fornitori. Accolgo dunque con favore l’intenzione della Commissione di valutare, prima, i risultati del modello tedesco o britannico e, solo in un secondo tempo, considerare la direzione futura, senza essere spinti dai socialisti in un vicolo cieco. Esprimo il mio apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore e per quello della Commissione sulla riforma della politica per i consumatori.
Evelyne Gebhardt (PSE). – (DE) Signor Presidente, voglio fare felice il mio onorevole collega Malcolm Harbour domani indossando il mio abito rosso per dimostrargli che l’angolo rosso sa davvero quello che vuole. E’ questa infatti la differenza tra ciò per cui ci battiamo noi della sinistra e ciò che stanno cercando di fare quelli della destra, cioè gettare fumo negli occhi per nascondere il fatto che in realtà non sono assolutamente interessati alla protezione dei consumatori, ma lottano in primo luogo per la difesa degli interessi industriali. E’ giusto che questo sia messo in chiaro per una volta.
Meglena Kuneva, Membro della Commissione. − (EN) Signor Presidente, ho solo due minuti, ma vorrei che il mio intervento potesse essere molto più lungo. Spero davvero di poter continuare a discutere con tutti voi di questioni legate ai consumatori, quando avrete tempo e interesse. Ne sarei più che lieta, poiché ne traggo parecchi stimoli – perfino in questa sessione a ora così avanzata.
Voglio affermare il mio impegno politico a continuare a occuparmi delle questioni con sviluppo sostenibile, lavorando su CEE e GPSD (la direttiva generale sulla sicurezza dei prodotti) e su come questi possano integrarsi. Continuerò ovviamente anche con la guida digitale, argomento di una delle prime conversazioni che ebbi con l’onorevole Roithová. Chiaramente, lavorerò con i miei colleghi della Commissione; questo portafoglio sta diventando sempre più ampio e sta evolvendo in altri, ma credo che questo sia parte della sua bellezza.
Dunque, ci sono molte questioni. Concordo con voi: se vogliamo completare un mercato interno, dobbiamo sottolineare i diritti dei consumatori. Questo è davvero l’unico modo per compiere e definire la seconda fase del mercato interno. Credo che, se compiremo progressi con il nostro quadro di valutazione, quest’ultimo diverrà parte di una più ampia fotografia del mercato interno, e ne ricaveremo una comprensione già piuttosto completa di come procede il mercato interno europeo.
Sono stata particolarmente toccata dall’onorevole Dahl – mi spiace che se ne sia andata – che ha affermato che questo è stato il suo primo intervento in seno a quest’Assemblea. Ma, in relazione alla cosiddetta corsa al ribasso, se abbiamo regole comuni in tutta l’Unione europea, anziché semplicemente proteggere nel migliore modo possibile i consumatori nazionali, penso che non dovremmo stare dalla parte del vincitore, eccetto in un caso: se il vincitore è il consumatore.
Abbiamo cominciato anni fa a creare un ambiente favorevole alle imprese, ed è stata la scelta giusta. Ma se vogliamo che le imprese europee si sviluppino, queste hanno bisogno di consumatori, e non possiamo negare che i consumatori hanno anche bisogno che si risolvano gli ostacoli che loro incontrano, affinché possano sentirsi a proprio agio ovunque, come svedesi che vivono a Bruxelles, per esempio – dobbiamo avere gli stessi diritti, quando stiamo facendo acquisti e quando usiamo il commercio elettronico e la vendita a distanza.
Permettetemi di soffermarmi un attimo sul ricorso collettivo. Vi ho ascoltati tutti con attenzione. Faccio presente che, nei nostri 10 riferimenti che abbiamo distribuito, discusso e sui quali abbiamo ricevuto più di 300 pareri, metà facevano riferimento a non avere compensazioni per danni punitivi e a non rendere il ricorso un procedimento costoso. Almeno cinque di questi riferimenti sono collegati e riguardano la questione di non avere costi addizionali.
Credo che la miglior cosa sia quella di aprirci mentalmente anziché essere dogmatici, ed è in questo senso la mia richiesta di sostegno. Desidero inoltre informarvi stiamo preparando una comunicazione: per questo motivo abbiamo uno studio sull’impatto economico, sociale e ambientale, come avviene di solito per tutte le nostre proposte legislative. Ma stiamo facendo molto di più in preparazione, cioè stiamo portando a termine due studi accurati molto approfonditi e comparativi.
Vi rivolgo un invito: prima della fine del mese ci saranno tre grosse conferenze per gli addetti ai lavori, con imprenditori, consumatori e accademici, e i nostri servizi riserveranno quattro posti, nel seminario, per i rappresentanti del Parlamento europeo. Tutti i risultati di questi tre eventi saranno assolutamente resi pubblici, inseriti sui nostri siti web e comunicati nella maniera migliore, e sono come sempre disponibile e aperta a continuare a discutere riguardo alle vostre speranze e ai vostri timori.
Concludo ringraziandovi e affermando che, forse per la prima volta, quasi nessuna ha accennato al fatto che l’Europa stia per intraprendere un’azione collettiva. Lo ritengo un segnale positivo.
Lasse Lehtinen, relatore. − (EN) Signor Presidente, ringrazio i miei colleghi che sono intervenuti stasera e, chiaramente, la signora Commissario Kuneva per il suo costruttivo atteggiamento, cui ci ha abituati dal momento in cui ha assunto le sue funzioni.
Ho un paio di commenti da fare. L’onorevole Kauppi ha citato i servizi finanziari. Il settore in crescita dei servizi bancari transnazionali, delle vendite assicurative e della gestione della ricchezza, che possiede strumenti molto sofisticati, è un problema in ascesa. Le norme confondono ancora i consumatori, perfino a livello nazionale. Penso, dunque, che abbiamo bisogno di un sistema di ricorso collettivo transfrontaliero in quest’area, poiché questo renderebbe le istituzioni finanziarie più responsabili e attente nello spiegare ai clienti i diritti e i rischi connessi alle operazioni.
Conosciamo i dati poco incoraggianti su quanto i cittadini degli Stati membri siano riluttanti di fronte all’acquisto di beni e servizi oltre confine, il che è dovuto totalmente alla mancanza di fiducia. Ma confido nel fatto che, se continueremo nello spirito positivo che ha contraddistinto la nostra discussione interna e quella con la Commissione, riusciremo a creare un clima di maggiore fiducia tra i consumatori europei.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 20 maggio 2008.
Dichiarazioni scritte (articolo 142)
Gábor Harangozó (PSE), per iscritto. – (EN) Accogliamo con favore i continui sforzi per intergare ulteriormente il livello di consapevolezza dei consumatori quale base essenziale per l’effettiva attuazione del quadro giuridico esistente per la protezione dei consumatori, soprattutto per i gruppi più vulnerabili della popolazione.
Non solo occorre un quadro giuridico per i diritti dei consumatori che sia più completo, ma si deve anche tenere realmente conto degli interessi dei consumatori quando si completa il processo di standardizzazione del mercato interno. Va da sé che un sistema unico per la protezione dei consumatori che sia efficace a livello dell’intera Unione è nell’interesse di tutti i cittadini. Il completamento del mercato interno rappresenta un’opportunità per mettere in atto misure di armonizzazione che rispondano alle problematiche quotidiane dei consumatori. Un’attenzione particolare va dunque rivolta ai settori legati al nuovo ambiente digitale.
Un buon consumatore è un consumatore consapevole dei propri diritti. Speriamo di sviluppare nella Comunità un’autentica cultura del consumo, quale parte del nostro sistema di istruzione, e di coinvolgere in maniera sistematica le organizzazioni dei consumatori nelle consultazioni e nel dialogo con l’industria. Accogliamo dunque con favore la proposta di creare all’interno dell’Ufficio del Mediatore europeo uno speciale Mediatore europeo per i consumatori, su base nazionale.
Roselyne Lefrançois (PSE), per iscritto. – (FR) Accolgo calorosamente la relazione dell’onorevole Lehtinen, che pone la protezione dei consumatori al centro degli sforzi per completare il mercato interno.
La relazione sottolinea che un elevato livello di protezione per tutti i cittadini dell’Unione europea può essere raggiunto solo tramite un approccio orizzontale – cioè, con l’aiuto di direttive di settore miranti all’armonizzazione delle norme nazionali – ed evidenzia altresì la necessità di rafforzare la fiducia tra gli stessi consumatori. Questo dipende soprattutto dalla garanzia della sicurezza di tutti i prodotti in circolazione e dell’affidabilità di tutte le transazioni sia nel campo del commercio transfrontaliero in servizi e nel commercio elettronico.
Sono anche lieta che la relazione proponga attività di ricerca nell’attuazione a livello europeo di strumenti efficaci e rapidi per il ricorso dei consumatori. La creazione di sistemi extragiudiziari di risoluzione dei conflitti rientrerebbe tra questi sistemi, così come l’adeguamento di certe forme di ricorso, come l’azione collettiva – che già esiste in alcuni Stati membri –, al contesto giuridico europeo.
Nello stesso tempo, ritengo che sarebbe utile indagare in profondità, e alla luce delle diverse esperienze nazionali, quali sono i vantaggi e i limiti di queste disposizioni.
Vincent Peillon (PSE), per iscritto. – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono lieto di vedere che la Commissione europea ha fatto della protezione dei consumatori una delle sue priorità tramite la sua proposta si strategia per la politica dei consumatori dell’UE 2007-2013.
Voglio anche ringraziare il mio collega socialista finlandese, onorevole Lasse Lehtinen, per lo straordinario lavoro svolto e per il contributo significativo che apporta con questa relazione.
Accolgo con favore la sua prospettiva di un approccio orizzontale a livello europeo, poiché è fondamentale che l’interesse dei consumatori sia preso in considerazione in tutte le politiche dell’Unione. Nello stesso tempo, sostengo il suo desiderio di garantire alle associazioni dei consumatori un ruolo maggiore nella stesura dei regolamenti europei, e la sua proposta di migliorare la protezione dei consumatori più vulnerabili, soprattutto i giovani e gli anziani, attraverso campagne di informazione prendano mirate.
Appoggio altresì con decisione l’introduzione di un sistema europeo di ricorso collettivo che permetta ai consumatori in diversi Stati membri di presentare i propri reclami e di fare ricorso presso i tribunali in maniera congiunta, evitando però i trabocchetti del modello statunitense. Spero quindi che, nonostante l’opposizione dei conservatori, quest’Emiciclo voterà a favore della creazione di un sistema europeo di class action.
Katrin Saks (PSE), per iscritto. – (FI) Ringrazio il relatore, onorevole Lehtinen, per il lavoro svolto con la stesura del presente testo.
Uno dei principali obiettivi della strategia per una politica dei consumatori proposta dalla Commissione è fare della protezione dei consumatori un fulcro del mercato interno europeo.
Voglio sottolineare che questo è lo strumento che può permetterci di creare le migliori condizioni possibili per i nostri consumatori, e di fare un passo concreto verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Unione europea.
Come possiamo realizzare questo obiettivo? I consumatori devono poter accedere a informazioni accurate e, su questa base, fare le loro scelte. Un consumatore informato è un consumatore più attivo! Un mercato interno funzionante deve offrire ai cittadini dell’UE opzioni valide, nonché prezzi ragionevoli e l’opportunità di acquistare prodotti e servizi di alta qualità.
Un’altra questione importante è la class action, che non può essere intentata in Estonia, a differenza di alcuni dei paesi nostri vicini. Non credo, tuttavia, che questo sia andato a vantaggio dei nostri consumatori, al contrario.
E’ fondamentale imparare dall’esperienza altrui: i reclami devono essere commisurati all’effettivo danno subito. Allo stesso modo, è importante che i consumatori possano appellarsi ai propri diritti; non devono essere costretti a rinunciare perché non hanno le risorse per portare dianzi a un giudice i fornitori di beni e servizi di altri paesi.
Una definizione chiara, da parte nostra, è la protezione degli interessi dei consumatori in questo senso, e ritengo che la necessità della class action sia divenuta una questione transnazionale.
28. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale