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Procedura : 2007/0300(CNS)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento : A6-0172/2008

Testi presentati :

A6-0172/2008

Discussioni :

PV 20/05/2008 - 5
CRE 20/05/2008 - 5

Votazioni :

PV 20/05/2008 - 8.8
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Testi approvati :

P6_TA(2008)0207

Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 20 maggio 2008 - Strasburgo Edizione GU

5. Orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (discussione)
Processo verbale
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  Presidente . − L’ordine del giorno reca la relazione dell’onorevole Van Lancker, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali, sulla proposta di decisione del Consiglio sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione [COM(2007)0803 Parte V – C6-0031/2008 – 2007/0300(CNS)] (A6-0172/2008).

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. (CS) Signor Presidente, onorevoli deputati, la relazione strategica della Commissione del dicembre 2007 ha trasmesso un messaggio molto positivo, che ha ricevuto l’appoggio del Consiglio europeo nel Vertice di primavera del marzo 2008. I risultati della strategia di Lisbona, in forma rinnovata nel 2005, sono già visibili adesso, alla fine del primo dei tre anni di ciclo. La crescita economica e occupazionale è impressionante. Molti indicatori indicano il fatto che le riforme strutturali hanno iniziato a produrre risultati.

Anche se tutti gli Stati membri hanno attuato le riforme dal 2005, alcuni lo hanno fatto meglio di altri. Nello scorso anno è diventato evidente un grado di fatica in questo settore. Tuttavia, l’Europa non deve fermarsi o rallentare il passo. Al contrario, è necessario continuare con l’attuazione delle riforme, preferibilmente con maggiore entusiasmo.

E’ questa l’idea dietro la proposta della Commissione per quanto riguarda il mantenimento degli orientamenti integrati fondamentali, inclusi quelli relativi all’occupazione, nella loro forma attuale fino al 2010. La Commissione crede fermamente che tali orientamenti fondamentali forniscano un quadro appropriato per le incombenze correnti del mercato europeo del lavoro, e che servano allo scopo. Il Consiglio europeo ha sostenuto questa iniziativa nel suo Vertice di primavera scegliendo un approccio generale basato sulla stabilità. Gli Stati membri devono ottenere la possibilità di completare le riforme che hanno avviato, nonché di conoscere un termine ultimo entro il quale rendere noti i risultati di tali riforme.

La Commissione ha inoltre ritenuto fosse necessario proporre modifiche, concentrandosi su certi aspetti importanti da affrontare nel prossimo futuro: cambiamenti climatici, energia, dimensione sociale e flessicurezza. La Commissione ha altresì espresso il suo desiderio di porre più attenzione alla necessità di una maggiore integrazione e un’attuazione più rigorosa. Di conseguenza, nel testo degli orientamenti fondamentali sono stati inclusi gli obiettivi concordati e i livelli di riferimento.

 
  
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  Anne Van Lancker, relatrice. − (NL) Innanzi tutto consentitemi di ringraziare i deputati con cui ho lavorato su questa relazione per la loro eccellente collaborazione. E’ mia convinzione che siano stati proposti pochi emendamenti ai dettagli della relazione, tuttavia, signor Commissario, il messaggio deve essere chiaro: il Parlamento europeo non accetterà una “ordinaria amministrazione” in merito alla strategia europea per l’occupazione.

E’ vero che c’è ancora molto lavoro da svolgere negli Stati membri al fine di applicare gli orientamenti, ma è anche vero che tali orientamenti devono essere adattati per porre rimedio ad alcune carenze materiali. Vorrei citare tre elementi. Primo, la strategia per l’occupazione deve essere dotata di una dimensione sociale più marcata. Esistono ancora troppi gruppi nella società che non godono dei vantaggi in termini di crescita e posti di lavoro. Disabili, migranti e lavoratori semiqualificati o non specializzati sono tuttora troppo spesso abbandonati al loro destino, mentre abbiamo bisogno di tutti nella società e sul mercato del lavoro. Per questo motivo, la strategia per l’occupazione deve anche promuovere un’integrazione sociale attiva al fine di combattere la povertà e l’esclusione sociale offrendo un reddito dignitoso e servizi di qualità, insieme a una politica attiva di assistenza alla ricerca di posti di lavoro e formazione.

Secondo, la qualità del lavoro. Chiaramente, sono stati creati maggiori posti di lavoro, ma per questa ragione non sempre si è trattato di migliori posti di lavoro. Troppe persone restano vincolate contro la loro volontà a contratti precari, posti di lavoro temporanei, attività involontarie a tempo parziale o che di frequente garantiscono soltanto una retribuzione insufficiente. Perciò, occorre prestare maggiore attenzione alla qualità del lavoro, alle opportunità di migliorare in attività lavorative permanenti con un reddito sicuro. Devono essere decisamente incrementati gli sforzi per quanto riguarda la formazione e, soprattutto, essere concessi a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro condizione occupazionale, diritti sociali. La flessibilità non è l’unico elemento necessario sul mercato del lavoro, i lavoratori hanno bisogno anche di più sicurezza.

Terzo, la prospettiva di genere. Le donne hanno compiuto un grande avanzamento nel mercato del lavoro, eppure sono ancora lontane dal raggiungere pari opportunità. Il divario nella retribuzione è tuttora intollerabilmente ampio. Le donne non dispongono del medesimo accesso alla formazione, né delle stesse possibilità di dare vita a un’impresa. Quelle che vogliono tornare al lavoro dopo un congedo trovano sempre maggiori difficoltà. Superare gli ostacoli per riconciliare carriera e vita familiare rimane troppo spesso un problema esclusivamente femminile, e più volte ne subiscono le conseguenze sul proprio reddito durante il pensionamento. E’ per questo motivo che la strategia per l’occupazione deve dedicare particolare attenzione alla prospettiva di genere, al fine di eliminare tutte le disparità tra uomini e donne.

Infine, signor Commissario, onorevoli colleghi, l’impegno degli Stati membri e dell’Unione europea a rafforzare la normativa sociale configurerà o comprometterà la strategia per l’occupazione come modello. Mi auguro, quindi, che tutti i paesi membri dell’Unione europea recepiranno e applicheranno la normativa europea in modo coerente, e spero inoltre, signor Commissario, che la Commissione, in qualche mese, forse in qualche settimana, ci proporrà un’ambiziosa agenda sociale.

Mi auguro che l’incontro di giugno del Consiglio e Commissario e Commissione ascolteranno il nostro messaggio. A questo proposito, è deplorevole, signor Presidente, che non sia presente alcun rappresentante della Presidenza del Consiglio, poiché il messaggio in effetti è indirizzato soprattutto al Vertice del Consiglio di giugno, che deve prendere decisioni definitive in merito alla strategia per l’occupazione. Spero che qualcuno, per allora, riuscirà a trasmettere loro il messaggio del Parlamento.

 
  
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  Elisabeth Morin, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevole relatrice, innanzi tutto desidero ringraziare la relatrice, onorevole Anne Van Lancker, e i membri del gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei per l’elevato livello di consultazione per cui ci siamo adoperati insieme al fine di elaborare questo testo, che riepiloga le nostre convinzioni comuni e il modo in cui vorremmo veder cambiare gli orientamenti per l’occupazione.

L’aumento dei posti di lavoro in Europa, secondo la strategia di Lisbona, d’ora in poi dovrebbe essere perseguito tenendo in considerazione i tre principali recenti o attuali cambiamenti. Questi sono la globalizzazione dell’economia, che costringe l’Europa a essere efficace da un punto di vista economico e dello sviluppo dell’occupazione; la flessicurezza, che è assolutamente necessaria per il progresso delle nostre aziende e quindi dell’occupazione; e, naturalmente la realizzazione di un’Europa sociale.

Per ottenere ciò, abbiamo introdotto tre particolari aspetti in questo aggiornamento degli orientamenti per l’occupazione.

Da un lato, è necessario lottare perché le persone smettano di abbandonare i sistemi educativi senza qualifiche. Abbandonare l’istruzione senza qualifiche implica essere poco preparati per l’integrazione in un’attività lavorativa e quindi non avere a disposizione le risorse a favore dell’inserimento sociale. Si tratta del nostro primo dovere e occorre lavorare davvero duramente in merito.

Il secondo aspetto di cui preoccuparci è il mantenimento e lo sviluppo dell’apprendimento permanente, che rappresenta l’unica via per garantire una continua occupabilità e mobilità dei lavoratori.

Il terzo aspetto riguarda la convalida dell’esperienza acquisita, che consente veramente ai lavoratori di avanzare di carriera, e permette inoltre alle imprese di adattarsi effettivamente ai nuovi requisiti.

Abbiamo raggiunto un accordo su tutti questi punti, e ringrazio pertanto i membri del gruppo PPE-DE per il loro sostegno nella votazione odierna.

 
  
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  Jan Andersson, a nome del gruppo PSE. – (SV) Signor Presidente, quando l’onorevole Anne Van Lancker ha iniziato a lavorare sulla risposta del Parlamento europeo, aveva programmato di concentrarsi su pochi aspetti importanti, poiché sapevamo che la Commissione e il Consiglio avrebbero proposto di non modificare per nulla gli orientamenti. La nostra tattica era incentrarsi su aspetti minimi nella speranza che potessero ascoltare almeno parte di ciò dovevamo dire.

Non è stato così. Anche se l’approccio di base è lo stesso, ora abbiamo una moltitudine di emendamenti, anziché pochi. Ritengo sarebbe stato meglio concentrarsi sulle parole dell’onorevole Van Lancker, ovvero di integrare con chiarezza la dimensione sociale, una politica per tutti quelli che sono esclusi dal mercato del lavoro e che non godono di prosperità. Malgrado una tendenza favorevole all’occupazione, notiamo che numerosissimi nuovi posti di lavoro sono precari e non forniscono mezzi di sostentamento. L’occupazione non offre sicurezza. E la discussione che abbiamo condotto sulla flessicurezza dovrebbe essere riflessa più decisamente negli orientamenti siccome è durata per molti anni. Lo stesso vale per le questioni di uguaglianza.

Il fatto che il Consiglio non sia presente in Aula, purtroppo, è perché non ascolta nulla di ciò che il Parlamento deve dire. Agiranno esattamente come avevano deciso in precedenza. Ritengo che nel Parlamento europeo nel corso del prossimo processo triennale di revisione dobbiamo considerare molto seriamente di modificare la nostra tattica e il modo in cui operiamo, cosicché il Parlamento abbia un’influenza reale in merito a come devono essere gli orientamenti in futuro.

 
  
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  Ona Juknevičienė, a nome del gruppo ALDE. – (LT) Le mie congratulazioni alla relatrice, l’onorevole Van Lancker, per aver elaborato questa significativa relazione. Desidero inoltre ringraziare la relatrice per la sua utile cooperazione e comprensione nell’approvazione degli emendamenti. Ritengo che questo documento sia dotato del giusto equilibrio e mi auguro che otterremo il sostegno della maggioranza nella votazione di domani.

Desidero richiamare la vostra attenzione sul fatto che la comunicazione della Commissione al Consiglio contiene una proposta estremamente gradita che incoraggerebbe lo sviluppo del mercato e accrescerebbe l’occupazione.

Si tratta della libera circolazione delle conoscenze, che si aggiungerebbe alle quattro libertà fondamentali: la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali. Questa quinta libertà dovrebbe contribuire ad accelerare il passaggio a un’economia moderna e creativa della conoscenza. A sua volta, rafforzerebbe il triangolo della conoscenza costituito da ricerca scientifica, istruzione e innovazione all’interno dell’UE.

L’iniziativa proposta dalla Commissione è indubbiamente molto valida. Tuttavia, nessuno discuterà la rilevanza delle quattro libertà originali nell’incrementare l’occupazione.

Ciononostante, accade che alcuni Stati membri non riescano ad aderire alla politica UE e che violino persino le norme giuridiche. Nel perseguire una politica di protezione, impediscono la libera circolazione di capitali e persone, e mettono a repentaglio lo sviluppo non solo dei propri paesi, ma dell’UE nel suo complesso.

A mio parere, la libera circolazione di servizi non garantirà il libero sviluppo delle piccole e medie imprese. Non dimentichiamo la considerazione di Winston Churchill, ovvero che se si distrugge un libero mercato, si crea un mercato nero.

La Commissione e gli Stati membri dovrebbero rendersi conto che possiamo ottenere molto di più insieme che in maniera separata.

 
  
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  Elisabeth Schroedter, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, noi del gruppo Verde/Alleanza libera europea accogliamo positivamente la relazione dell’onorevole Van Lancker, poiché sarebbe fatale qualora il Consiglio annunciasse importanti riforme degli orientamenti per la politica a favore dell’occupazione per il 2008 e poi dicesse: veramente, non vogliamo una riforma!

Signor Commissario, lei ha perfettamente ragione affermando che per la Commissione e, in particolare, anche per il Consiglio sembra che le riforme si siano rivelate un lavoro faticoso. La relazione Van Lancker, tuttavia, stabilisce con chiarezza le giuste priorità. Vorrei soprattutto evidenziare la definizione di nuove priorità nell’integrazione sociale. E’ fondamentale che il messaggio che si trasmette sia che non possiamo trascurare le persone e che sono importanti per noi.

Secondo, noi Verdi abbiamo fornito un contributo considerevole per garantire che la relazione del Parlamento si dotasse di una dimensione sostanziale di integrazione delle politiche relative al genere, in modo coerente, e che la politica relativa alla famiglia non fosse del tutto considerata come una politica di integrazione in materia di genere. Quest’ultima è più ampia e riguarda le donne, non uomini e donne, come la politica in materia di famiglia.

Noi Verdi, tuttavia, continueremo ad assumere uno sguardo consapevole sul settore della flessicurezza finché non sarà garantita la protezione sociale. Vorrei evidenziare ancora una volta che abbiamo bisogno di riforme e non di situazioni di stallo.

 
  
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  Ewa Tomaszewska, a nome del gruppo UEN. (PL) Signor Presidente, la politica comune per l’occupazione per gli Stati membri sta affrontando una prova. Sta progressivamente avviando programmi di incremento dell’occupazione per diversi gruppi d’età, tenendo in considerazione le loro esigenze specifiche e il potenziale, nonché il rischio di problemi nel trovare lavoro. Conformemente alla strategia di Lisbona, questi programmi sostengono soprattutto investimenti nelle persone e nella loro istruzione, e migliori opportunità sul mercato del lavoro. Il risultato visibile di tale politica è un aumento dell’occupazione di 3,6 milioni di persone nel 2007 e un dato previsto di 4,5 milioni nel 2008-2009.

Ciò significa che la promozione di un approccio al lavoro che corrisponda al ciclo della vita dell’uomo, un interesse per i giovani che non portano a termine la loro istruzione e per adattare le condizioni lavorative alle necessità familiari, in particolare gli obblighi genitoriali, l’eliminazione delle discriminazioni sul luogo di lavoro, soprattutto nell’ambito dell’accesso alla formazione e ad altre forme di qualifica professionale, e la graduale restrizione dell’attività occupazionale tra le persone più anziane dovrebbero in futuro costituire la base d’azione in questo campo.

 
  
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  Jiří Maštálka, a nome del gruppo GUE/NGL. (CS) Onorevoli colleghi, anch’io mi unisco a chi ha ringraziato la relatrice per il suo lavoro, per la relazione che sottolinea l’importanza di uno dei pilastri della Comunità europea, vale a dire il modello sociale europeo. Accolgo con favore il fatto che il documento ponga l’accento su questioni quali il miglioramento dell’integrazione sociale, la lotta alla povertà e un maggiore risalto dell’integrazione sociale nelle politiche per l’occupazione. La relatrice, inoltre, evidenzia giustamente la necessità di promuovere la parità di genere nel lavoro. Nonostante questi aspetti positivi, per come li considera il nostro gruppo politico, il progetto di risoluzione pone maggiore attenzione sul principio di flessibilità rispetto alla reale offerta di valide opportunità occupazionali e al diritto a un lavoro di qualità. Sono d’accordo con la relatrice. E’ difficile trovare una soluzione di compromesso tra queste due opzioni.

Mi spiace che la commissione abbia adottato solo una delle numerose mozioni presentate dal nostro gruppo politico, e in tali circostanze devo dire che, malgrado tutte le soluzioni di compromesso approvate, non potremo sostenere la relazione finale. Nonostante ciò, sono stato onorato di lavorare con la relatrice. Il futuro, l’esito del concetto di flessibilità, la nuova esperienza sociale, e i cittadini dell’Unione europea decideranno, alla fine, chi di noi è più vicino alla verità nel ricercare e attuare il progetto di un’Europa sociale.

 
  
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  Kathy Sinnott, a nome del gruppo IND/DEM. (EN) Signor Presidente, la conclusione di questa relazione strategica relativa alla strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione è che tale strategia sta funzionando. Tuttavia, la relatrice richiama l’attenzione sul fatto che non includa tutti i cittadini. Sei milioni di giovani nell’UE abbandonano la scuola in anticipo e il 16 per cento della popolazione europea complessiva è povero o a rischio di povertà. Si tratta di una sfida fondamentale, ma, sfortunatamente, nell’elenco delle persone che sono a rischio abbiamo di nuovo perso la possibilità di inserire i prestatori di cure.

I prestatori di cure rappresentano la maggiore forza lavoro d’Europa. Non sono senza un’attività lavorativa, ma sono persone che lavorano più duramente di altre dotate di un’occupazione. Quando ho proposto la questione relativa ai prestatori di cure in sede di commissione, mi è stato detto che questa categoria (chi si prende cura di anziani, disabili e minori) è costituita da persone in congedo. Definire un prestatore di cure un “congedo” è dimostrare ignoranza per l’attività che svolge e il suo valore.

Signor Commissario, la prego di richiamare l’attenzione sui prestatori di cure e di sostenerli. Sono la chiave con cui gestire la nostra popolazione europea che invecchia per quanto riguarda soddisfare le necessità dei nostri cittadini anziani e stabilizzare i nostri tassi di natalità. Pertanto renda i prestatori di cure una priorità. Con fiducia, in Parlamento ci occuperemo anche di tale questione in particolare.

 
  
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  Andreas Mölzer (NI) . – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, se siamo soddisfatti dei 6,5 milioni di nuovi posti di lavoro creati negli ultimi due anni, non dovremmo restare in silenzio in merito al fatto che, nel frattempo, 4 lavoratori su 10 vivono rapporti occupazionali precari. In molti paesi le agenzie di lavoro temporaneo stanno aumentando fino a diventare i maggiori datori di lavoro. Una crescente globalizzazione e il trasferimento della produzione in paesi con salari inferiori comportano consistenti perdite di posti di lavoro. Le attività occupazionali temporanee compensano solo in parte tale situazione.

Nel frattempo, 78 milioni di europei devono vivere sulla soglia della povertà con un’attività lavorativa temporanea, sottopagata o un mini-lavoro. Tuttavia, non è possibile dar da mangiare a una famiglia con un McJob. Anche il precedente garante occupazionale, una buona istruzione, al giorno d’oggi sono raramente d’aiuto. In Germania le retribuzioni lorde sono calate di quasi il 5 per cento in tre anni, ad esempio, laddove il costo della vita è salito in modo considerevole dall’introduzione dell’euro. Se possiamo essere soddisfatti del netto aumento dei numeri dell’occupazione alla luce di questi fatti, a mio parere, è assurdo per ogni individuo tra i milioni di disoccupati e per chi, malgrado un lavoro onesto, debba vivere in povertà.

 
  
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  Thomas Mann (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, a causa della globalizzazione le nostre condizioni di vita e di lavoro stanno cambiando in modo così rapido che molti cittadini non comprendono più la situazione. Si sentono sopraffatti e insicuri. Occorre che gli orientamenti della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione siano nettamente distinguibili per loro: occupazioni competitive, pari opportunità e coesione sociale.

Il concetto di flessicurezza non è ancora stato compreso a sufficienza. Non solo i lavoratori devono diventare più flessibili nei loro stessi interessi al fine di migliorare l’occupabilità, ma anche le imprese, sviluppando nuove strategia di mercato e prodotti innovativi e ottenendo nicchie di mercato, tra le altre cose. Allo stesso tempo, i dipendenti necessitano di sistemi efficienti di sicurezza sociale che garantiscano di essere integrati, anziché esclusi. Il loro lavoro dovrebbe essere adeguatamente ricompensato secondo il settore e la regione grazie ad accordi tra le parti sociali, non mediante l’intervento del governo.

L’obiettivo della politica europea per l’occupazione è offrire posti di lavoro a più persone e creare attività occupazionali di qualità più elevata. Allo stesso tempo, si deve investire in istruzione e formazione al fine di garantire che l’idea di apprendimento permanente sia sostenuta veramente e includa chi ha un reddito insufficiente. Occorre chiarire che il FSE, il Fondo regionale europeo allo sviluppo e il nuovo Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione debbano beneficiare direttamente chi è a rischio o interessato dalla disoccupazione. Dovrebbero essere preparati in modo migliore al cambiamento e essere in grado di inserirsi in nuovi settori del lavoro.

Occorre inoltre valutare se siamo riusciti a mantenere più a lungo nei processi lavorativi i dipendenti anziani, anziché deviarli verso il pensionamento anticipato. Sono estremamente motivati, in grado di lavorare sotto pressione e dotati di abbondanti competenze. Le migliori pratiche dovrebbero mostrare in che modo far cooperare i giovani e gli anziani mediante il lavoro di équipe e quanto ne trarranno vantaggio entrambe le parti.

Si accetteranno gli orientamenti per la politica in materia di occupazione in questa relazione molto accurata soprattutto se si manterrà con coerenza il principio di sussidiarietà. L’onorevole Van Lancker ha ragione: gli Stati membri devono dimostrare di partecipare a tale iniziativa, e accrescerà quindi la fiducia nel nostro modello di mercato sociale.

 
  
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  Rovana Plumb (PSE) . (RO) Desidero congratularmi con la mia collega, l’onorevole Van Lancker, per il suo lavoro e porre l’accento sull’importanza di questa relazione. Occorre prestare particolare attenzione al fatto che, attualmente, 78 milioni di cittadini dell’Unione europea sono poveri o esposti al rischio di povertà, e 6 milioni di giovani abbandonano la scuola. Noi, in quanto socialisti europei, abbiamo intenzione di offrire pari possibilità a tutti i cittadini per una vita dignitosa, per rafforzare la coesione sociale. L’attuazione di tali orientamenti contribuirà all’aumento di posti di lavoro più sicuri e con una migliore retribuzione, a garantire un’adeguata protezione sociale con l’accesso a servizi sociali di qualità, a promuovere un’integrazione sociale attiva per tutti i cittadini dell’Unione europea allo scopo di combattere povertà ed esclusione sociale.

In questo quadro, vorrei evidenziare l’attenzione che dovremmo fornire ai disabili e agli anziani per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro, nonché l’eliminazione di tutte le discriminazioni tra donne e uomini in relazione alla retribuzione. Ritengo che questo testo sia uno strumento importante volto a realizzare gli obiettivi della nuova strategia di Lisbona e contribuirà a consolidare la dimensione sociale del Trattato di Lisbona, ratificato anche in Romania. Sosterrò e voterò a favore della relazione.

 
  
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  Siiri Oviir (ALDE) . (ET) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, gli orientamenti per la crescita economica e l’occupazione per i prossimi tre anni saranno discussi al Vertice europeo di primavera. L’agenda di Lisbona ha iniziato a produrre risultati. E’ un aspetto positivo, anche se, probabilmente, non ci siamo concentrati a sufficienza sull’integrazione sociale nella sua attività. L’agenda di Lisbona, in effetti, ha creato nuovi posti di lavoro, benché non sempre di elevata qualità. Non basta fissare obiettivi coraggiosi: occorrono istruzione, adattamento dei sistemi scolastici e aumento delle loro capacità, facendo sì che soddisfino le esigenze dell’economia e della società dell’informazione.

E’ molto importante promuovere un approccio al lavoro favorevole alla famiglia. L’agenda di Lisbona richiede un rafforzamento delle misure sociali. L’attenzione non va posta esclusivamente sulla flessibilità dei rapporti di lavoro, ma su una flessibilità protetta. Solo un equilibrio tra flessibilità e tutela può migliorare l’occupazione e la protezione sociale. Dobbiamo adoperarci per garantire che sviluppi positivi nella politica economica, occupazionale e sociale si completino reciprocamente. Consentitemi inoltre di congratularmi con la relatrice per il suo eccellente lavoro.

 
  
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  Gabriele Zimmer (GUE/NGL) . – (DE) Signor Presidente, la Commissione si riferisce al fatto che, in seguito alle politiche per l’occupazione concordate con gli Stati membri negli ultimi due anni, sono stati creati 6,5 milioni di posti di lavoro. Sembra un elemento positivo, in particolare per chi ha intenzione di adeguare sempre più l’Unione europea alla concorrenza globale, ma è negativo per chi ha accettato tali occupazioni, eppure la maggior parte può a mala pena ricavarne mezzi di sostentamento.

La relazione sulla povertà pubblicata ieri in Germania ha inoltre mostrato con chiarezza che sempre più lavoratori necessitano di prestazioni al di sopra dei guadagni ricevuti al fine di non scivolare nella povertà e che la disparità tra chi gode di redditi elevati e chi non riceve praticamente alcuna retribuzione sta diventando sempre maggiore. E’ quindi urgentemente necessario per l’occupazione dell’Unione europea essere coinvolti in maniera più decisa e pratica nel combattere esclusione sociale e povertà, creare posti di lavoro di qualità, aumentare i redditi e offrire protezione sociale per i lavoratori. Questo coinvolgimento pratico, tuttavia, per qualsiasi motivo non è consciamente imminente.

L’Unione europea dovrebbe infine concentrare la sua attenzione sul concetto di posti di lavoro di qualità, un’idea che i ministri del Lavoro dell’UE diffondevano un anno fa al fine di compiere qualche progresso in merito. In questo quadro, il concetto di flessicurezza non basta.

 
  
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  Derek Roland Clark (IND/DEM) . (EN) Signor Presidente, se la strategia di Lisbona sta iniziando a funzionare, perché il lavoro a tempo parziale è aumentato da 16,2 per cento a 18,1 per cento negli ultimi anni? Per quale motivo la quota di persone con contratti a tempo determinato involontario e nessuna sicurezza a lungo termine ha raggiunto il 6,5 per cento?

La relatrice ammette che la disoccupazione nell’UE ha raggiunto l’8,9 per cento nel 2005. E’ previsto un suo calo al 7,1 per cento quest’anno, ma si verificherà? Nel Regno Unito, la disoccupazione è pari soltanto al 5,8 per cento. Per combattere la disoccupazione non occorre una politica, ma dinamicità. A questo proposito, il sistema ipodermico è stato inventato da una commissione, o un parlamento, o un comitato? No. Qualcuno ha avuto un’idea brillante, e le buone idee si sprecano sempre. Perché le buone idee, leggere la migliore prassi, e le migliori prassi sono da condividere. Guardiamo gli ottimi dati relativi all’occupazione del Regno Unito osservati attualmente. Sono migliori, poiché le nostre migliori pratiche prevedono di mantenere le nostre scelte di non fare parte dell’inutile direttiva sull’orario di lavoro e di non introdurre l’euro, ma di continuare a commerciare nel mondo al di fuori dell’UE più di qualsiasi altro Stato membro. E’ il mio incoraggiamento. Ne terrete conto?

 
  
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  Jacek Protasiewicz (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, desidero iniziare il mio intervento con un’osservazione che riferisco con piacere e soddisfazione. La rinnovata strategia di Lisbona sta cominciando a presentare risultati, e ciò che è particolarmente gradito è che nell’Unione europea esiste una crescita costante di persone con un’occupazione.

A questo punto, tuttavia, devo in certa misura dissentire dal parere della relatrice, l’onorevole Van Lancker, che la qualità dei posti di lavoro di recente creazione può generare preoccupazione. Certamente, dovremmo agire al massimo delle nostre possibilità per garantire che i posti di lavoro offerti nell’Unione europea siano della qualità più elevata, ma ritengo che qualsiasi lavoro sia meglio della disoccupazione, che è umiliante e favorisce l’impressione che non si abbiano meriti personali. Ciò vale in particolare per i giovani, tra cui il livello di disoccupazione continua a essere alto, e, di conseguenza, il loro futuro dovrebbe diventare un compito prioritario nei prossimi anni.

Uno strumento efficace per accrescere la disponibilità di posti di lavoro, che è importante soprattutto per i giovani europei, è il concetto di combinare flessibilità e sicurezza sul mercato del lavoro, noto come “flessicurezza”. Non esiste un modello unico universale di flessicurezza e, pertanto, questo concetto dovrebbe essere attuato tenendo in considerazione le circostanze e le tradizioni specifiche diffuse nei diversi Stati membri. In effetti, questa è la direzione proposta negli emendamenti presentati dal mio gruppo politico. Ci sono, tuttavia, due elementi al proposito che sono validi e universali e, allo stesso tempo, a mio parere, fondamentali.

Il primo è costituito dagli investimenti nell’istruzione, e soprattutto in un grado elevato di formazione continua nel settore dell’educazione, che consente ai lavoratori di adattare le loro competenze alle tendenze economiche e del mercato del lavoro in rapido cambiamento.

Secondo, esiste un uso più marcato di forme “atipiche” di occupazione, che permettono in particolare ai giovani di prepararsi a entrare nel mondo del lavoro al fine di ottenere competenze pratiche e di sopperire ai costi della loro formazione professionale.

 
  
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  Richard Falbr (PSE) . (CS) Innanzi tutto, desidero esprimere la mia ammirazione per l’onorevole Anne Van Lancker, che non è crollata sotto il peso degli emendamenti e non ha permesso che la sua relazione fosse mitigata. Probabilmente sarei ancora più critico, poiché ritengo che la rinnovata strategia di Lisbona contribuisca in maniera ridotta. Il tasso di disoccupazione non sta calando in modo significativo; i posti di lavoro creati non sono di elevata qualità; permettiamo che i cittadini degli Stati membri dell’UE siano lavoratori poveri. Queste considerazioni implicano che, chiaramente, ci sia qualcosa che non funziona. Nemmeno il Libro verde fornisce risposte alle domande poste dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali. Nondimeno, il nostro compito è considerare le pertinenti convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Dovremmo ricordare che, con poche eccezioni, quasi tutti gli Stati membri ne hanno ratificato le più importanti. La preoccupazione con cui le organizzazioni sindacali europee hanno ricevuto le ultime sentenze della Corte europea di giustizia nelle cause Viking – Laval – e Rüffert è incomprensibile. Il mio consiglio è offrire meno pagine e più rispetto per i risultati dei decenni passati, soprattutto nei paesi sviluppati dell’Unione europea.

 
  
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  Nils Lundgren (IND/DEM) . – (SV) Signor Presidente, la relazione è permeata dello spirito dei valori che dovrebbero disciplinare un mercato libero del lavoro. Ma c’è un grande difetto: non riesce a concretizzare tali norme a livello UE. Diventerà, quindi, parte del sistema normativo comune dell’UE, l’acquis comunitario, sarà custodita nella Sacra Scrittura. La possibilità di future riforme nell’Europa scomparirà.

Qualora, negli anni ‘70, Germania e Francia avessero imposto una politica comune per l’occupazione per la Comunità, fondata sui concetti politici che prevalevano in quel periodo, l’economia europea ora sarebbe in declino.

La parola chiave attuale, flessicurezza, ricorre costantemente nella relazione. Ciò accade poiché non è stata elaborata alcuna politica comune per l’occupazione, che a sua volta è la ragione per cui la Danimarca è stata in grado di sviluppare qualcosa che ora sembra molto promettente. Alla relazione gioverebbe essere ridotta a un’unica frase: “Il Parlamento europeo consiglia che gli Stati membri considerino con attenzione il modello danese di flessicurezza al fine di capire se si ha qualcosa da imparare”. Punto.

 
  
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  José Albino Silva Peneda (PPE-DE) . – (PT) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, i dati sulle tendenze relative all’occupazione sono effettivamente molto positivi e dovremmo risalire agli anni ‘80 per trovare simili valori. Ciononostante, occorre essere consapevoli che non tutte le regioni europee hanno mostrato risultati così incoraggianti, e anche le notizie sulla qualità dell’occupazione non sono le migliori.

Mi rendo conto che, quando si parla di politica sociale, c’è sempre la tendenza a fissare priorità, e non si tratta di un compito facile: la tentazione è di considerare tutto una priorità. L’esperienza dimostra, tuttavia, che, se tutto è prioritario, nulla lo è.

Vorrei quindi incoraggiare tutti noi a cercare di garantire l’inclusione della definizione di ruoli, responsabilità e obiettivi chiari e quantificabili in tali questioni sociali, in particolare in termini di politica occupazionale.

Come contributo, vorrei dire che, a mio parere, non esiste una priorità molto netta connessa all’azione di contenere l’abbandono anticipato della scuola, che oggigiorno colpisce il 15 per cento dei giovani compresi tra i 18 e i 24 anni, vale a dire oltre 6 milioni di persone.

Lo scenario dell’abbandono scolastico anticipato è particolarmente serio alla luce della prevista evoluzione demografica in Europa, per cui entro il 2030 ci saranno 18 milioni di bambini e giovani in meno e il 52 per cento in più di persone oltre i 65 anni.

Ritengo inaccettabile che questa popolazione preziosa e in calo di giovani, da cui dipendono i sistemi di sicurezza sociale, non debba essere formata e preparata in maniera adeguata, al livello più elevato, al fine di affrontare con successo le nuove sfide del mercato del lavoro. Tutti sappiamo che i meno istruiti sono i più esposti a disoccupazione ed esclusione sociale nella società dell’informazione e, ovviamente, corrono il rischio di ritrovarsi esclusi dal punto di vista sociale.

Al pari della nostra relatrice, l’onorevole Van Lancker, con cui mi congratulo, credo fermamente che debba essere rafforzata la dimensione sociale della strategia di Lisbona, soprattutto mediante una maggiore attenzione alla questione dell’integrazione.

 
  
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  Juan Andrés Naranjo Escobar (PPE-DE) . – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, ritengo che le principali virtù del lavoro svolto siano rappresentate dal consenso basilare relativo all’analisi della situazione e le interpretazioni che occorre applicare a livello nazionale al fine di realizzare gli obiettivi occupazionali della strategia di Lisbona.

L’Unione ha bisogno di essere estremamente solida a livello economico per compiere progressi politici senza rinunciare al modello sociale che è nei suoi geni. La migliore politica sociale è consentire alle persone di integrarsi e progredire mediante l’occupazione.

Questi otto orientamenti ci forniscono la tabella di marcia per le riforme da affrontare entro il 2010, e sono più che sufficienti per avviare programmi nazionali di riforma.

Tuttavia, esistono alcuni elementi molto decisivi su cui occorre lavorare in modo particolare.

Il primo è raggiungere un livello di mobilità che schiuda opportunità occupazionali, soprattutto per i giovani. A tale scopo, è assolutamente fondamentale garantire un sistema efficace di equivalenza delle qualifiche, non solo in termini di titoli e diplomi, ma di formazione per i lavoratori tramite la loro vita lavorativa.

Il secondo è modernizzare le norme occupazionali al fine di procedere verso un pensionamento graduale e flessibile. Tale azione impedirebbe il calo del reddito e future situazioni di povertà.

Il terzo è migliorare la conoscenza linguistica della popolazione in generale, poiché la globalizzazione ha le sue regole, onorevoli colleghi. Chiunque si adatti, vince. Gli altri perdono.

Se vogliamo maggiore produttività, posti di lavoro di qualità e più valide competenze, occorre continuare a stimolare le riforme menzionate nella strategia di Lisbona.

E’ vero che si sono ottenuti dei miglioramenti, ma qualora si trascurassero riforme straordinarie, tutto crollerebbe.

Per questo motivo, è essenziale l’attuazione, mediante un dialogo, di iniziative quali la “flessicurezza”.

 
  
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  Iles Braghetto (PPE-DE) . – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la strategia di Lisbona ha sì realizzato l’obiettivo di aumentare l’occupazione in Europa, ma non per tutti: più difficile rimane il cammino per i giovani, le donne e i gruppi sociali marginali. E non ha migliorato la qualità del lavoro: sono aumentati i contratti a tempo determinato, la flessibilità del lavoro non è stata accompagnata dalla certezza del posto, per questo va rafforzata la dimensione sociale della strategia di Lisbona, sostenendo l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e il riconoscimento delle competenze.

Vanno delineati sistemi di sicurezza sociale che forniscano un sostegno al reddito ed agevolino la mobilità del mercato del lavoro, con adeguati ammortizzatori sociali, e vanno raggiunti obiettivi per la conciliazione tra lavoro e vita familiare.

Il progetto di risoluzione va in questa direzione e per questo va da noi sostenuto.

 
  
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  Tadeusz Zwiefka (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, concordo con l’affermazione che la rinnovata strategia di Lisbona abbia offerto maggiori posti di lavoro, ma non necessariamente di migliore qualità.

In qualsiasi strategia UE si dovrebbe tenere in considerazione la necessità di combattere povertà ed esclusione sociale. Tuttavia, non condivido il parere che adottare standard sociali comuni a livello europeo sarà una panacea per i nostri problemi. Occupazione e politica sociale rientrano nell’ambito dei diritti degli Stati membri, e tutte le azioni dell’UE in questo settore devono essere conformi al principio di sussidiarietà. Stabilire e introdurre strategie fondate su modelli specifici quali la flessicurezza saranno diversi a livello nazionale.

Vorrei porre l’accento sul pericolo che accompagna un approccio unidimensionale alla questione, mentre, allo stesso tempo, si favorisce la creazione di una piattaforma europea allo scopo di scambiare informazioni e migliori pratiche.

Ritengo che nessuna strategia politica specifica in materia di occupazione sarà un pieno successo senza la totale eliminazione di tutte le barriere esistenti alla libera circolazione del lavoro come strumento sicuro per stimolare la crescita economica e promuovere l’occupazione.

 
  
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  Renate Weber (ALDE). - (RO) Mi congratulo con Anne Van Lancker per la relazione. Personalmente, sono preoccupata per la qualità dei posti di lavoro. Ci sono 78 milioni di persone al limite della soglia di povertà anche perché gli Stati membri presentano disparità in relazione alla retribuzione dei lavoratori. Conosco i problemi di discriminazione che devono affrontare numerosi rumeni che lavorano legalmente in altri paesi membri dell’Unione europea e il fatto che siano costretti ad accettare lavori al di sotto della loro qualifica e salari inferiori rispetto ai loro colleghi, cittadini dei paesi considerati. Purtroppo, a livello UE, non esiste un sistema per valutare la qualità dei posti di lavoro e ne occorre uno. Credo fermamente che il principio di equa retribuzione sia un incentivo a favore della disponibilità di servizi di qualità e sono del tutto contraria alla tendenze esistenti di sottopagare i lavoratori e che la libera circolazione del lavoro non dovrebbe in alcun modo essere limitata nell’Unione europea.

 
  
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  Miloslav Ransdorf (GUE/NGL) . (CS) In realtà, esistono solo due modi per risolvere la questione della disoccupazione: il primo è che le persone si spostino dove c’è il lavoro, e il secondo che il lavoro si sposti dove ci sono le persone. Ritengo che la seconda possibilità sia più ragionevole, poiché nessuno degli strumenti utilizzati nella prima (lavoro condiviso, contratti versatili, orari di lavoro più flessibili, e così via) ha condotto ai risultati sperati. A mio parere, la seconda opzione offre un maggiore potenziale ed è piuttosto opportuna per l’Unione europea. Una delle possibilità è la creazione di un settore pubblico europeo in modo che l’UE inizi a funzionare come un organo che concretizza opportunità lavorative.

 
  
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  Jean-Pierre Audy (PPE-DE) . – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, innanzi tutto, desidero lodare l’eccezionale lavoro svolto dalla mia collega, l’onorevole Morin, che ha espresso le posizioni del nostro gruppo politico.

Correndo il rischio di procedere lungo una tangente, vorrei conoscere il ruolo delle parti sociali, che sembra evidente per la loro assenza da questa relazione. Stiamo lavorando conformemente all’articolo 128, il che comporta che presenteremo le nostre raccomandazioni agli Stati membri, ma ritengo sia giunto il momento di intervenire in modo più deciso.

Signor Commissario, che cosa ne pensa dell’applicazione dell’articolo 139 del Trattato, che prevede proprio tale possibilità, ovvero che le parti sociali creino una normativa in materia di occupazione a livello comunitario? In che modo è possibile ottenere una politica occupazionale senza un coordinamento della normativa sociale? Ritengo che, in applicazione dell’articolo 138, signor Commissario, spetti a lei promuovere le parti sociali; occorre coinvolgerle nella creazione di un’appropriata normativa sociale europea.

 
  
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  Danutė Budreikaitė (ALDE) . – (LT) La prima fase dell’attuazione degli obiettivi della rinnovata strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione ha già prodotto considerevoli risultati: nel 2007 sono stati creati 3,5 milioni di posti di lavoro nell’UE e il tasso di disoccupazione nel periodo 2005-2007 è calato all’1,6 per cento.

Tuttavia, si tratta di una sola versione della storia. Oggi, nell’UE circa 14 milioni di lavoratori vivono in povertà. Inoltre, il numero di persone costrette a lavorare con contratti temporanei o a tempo parziale è aumentato in maniera costante. Anche i giovani europei stanno affrontando problemi molto gravi: circa 6 milioni di giovani abbandonano in anticipo la scuola e il tasso di occupazione in questa fascia d’età è inferiore alla metà di quello europeo complessivo.

Vorrei evidenziare che la rapidità e l’efficienza di realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione si differenzia considerevolmente nei diversi Stati membri. Invito la Commissione a garantire la corrispondente attuazione della strategia europea per l’occupazione e degli obiettivi di apprendimento permanente fissati nel programma Gioventù, nell’accordo sulla parità di genere e nel piano d’azione 2006-2007 a favore delle persone disabili dell’Unione europea.

 
  
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  Marie Panayotopoulos-Cassiotou (PPE-DE) . – (EL) Signor Presidente, ora richiamerei l’attenzione su due servizi che occorre rafforzare in Europa. Uno di questi è rappresentato da suggerimenti, informazioni e consigli forniti ai giovani e ai lavoratori di ogni età al fine di consentire loro di trovare occupazione adeguata, istruzione e apprendimento permanente. L’altro servizio da rafforzare in Europa al fine di promuovere condizioni di lavoro dignitose è l’ispettorato del lavoro. Gli ispettorati saranno in grado di occuparsi di lavoro nero, che è il flagello dell’occupazione legittima.

Occupazione, imprenditorialità e cooperazione con le parti sociali forse costituiscono la nostra migliore speranza fino al 2010.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE-DE) . – (PL) Signor Presidente, signor Commissario, l’attuale situazione economica dell’Unione europea sta migliorando. Stiamo assistendo a un aumento del PIL, compaiono nuovi posti di lavoro, il tasso di occupazione sta crescendo e quello di disoccupazione sta calando.

Per far sì che questo processo continui, occorre innanzi tutto consolidare l’integrazione sociale, in particolare, e aiutare soprattutto i giovani (chi entra per la prima volta sul mercato del lavoro) a trovare un’occupazione. Secondo, dovremmo facilitare l’accesso al lavoro per le persone in difficili condizioni materiali; terzo, dovremmo offrire un’opportunità ai disoccupati di lungo corso.

Si tratta di settori in cui sono necessari un sostegno e un intervento più efficace da parte dell’Unione europea. E’ importante adattare i sistemi d’istruzione e di formazione affinché soddisfino i requisiti della strategia di Lisbona e favoriscano lo sviluppo economico, che a sua volta fa sì che si creino maggiori posti di lavoro.

 
  
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  Paul Rübig (PPE-DE) . – (DE) Signor Presidente, ritengo che soprattutto le piccole e medie imprese rivestano un ruolo importante nell’occupazione. Dopotutto, due terzi dei nostri dipendenti lavorano nelle PMI, che producono il 50 per cento del reddito nazionale lordo. Quindi, nell’elaborare le nostre strategie, dovremmo concentrarci sulla promozione della formazione professionale continua nelle piccole e medie imprese e sulla creazione di nuove opportunità volte a cancellare i costi emergenti e a garantire che, infine, saranno possibili per i nostri lavoratori retribuzioni nette più elevate.

In definitiva, dovremmo inoltre realizzare le infrastrutture per consentire ai lavoratori di godere della sicurezza lavorativa. L’Unione europea, al proposito, potrebbe fornire un modello di migliore prassi.

 
  
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  Vladimír Špidla, Membro della Commissione. (CS) Onorevoli deputati, rigide norme parlamentari non mi consentono di replicare nel dettaglio ai vostri interventi. Tuttavia, consentitemi di ringraziarvi per la notevole discussione, che ha analizzato numerosi aspetti del mercato del lavoro e della strategia europea per l’occupazione, nonché di trattare brevemente alcune questioni fondamentali.

Primo, la strategia europea per l’occupazione ha condotto a risultati tangibili. Le attuali statistiche relative a disoccupazione e occupazione sono le migliori dagli anni ‘80, cosa che rappresenta un evidente successo. Durante la discussione, spesso avete espresso la vostra preoccupazione riguardante posti di lavoro di qualità. Desidero porre l’accento sul fatto che il concetto di più posti di lavoro e di più posti di lavoro di qualità rientri nella strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Qual è il risultato? Dei milioni di nuovi posti di lavoro, oltre la metà sono a tempo pieno e non esistono dubbi in merito alla loro qualità. Molti posti di lavoro rimanenti sono a tempo parziale o a tempo determinato.

A mio parere, l’ipotesi che nessuno dei posti di lavoro a tempo determinato e parziale sia di elevata qualità non regge. Non è sostenibile. Molte di queste attività lavorative sono di qualità. Tuttavia, non c’è dubbio che alcune di queste occupazioni non lo siano, ed è uno dei problemi che dobbiamo risolvere. La mia opinione personale è che la questione dei lavoratori poveri, vale a dire chi continua a essere povero malgrado un lavoro, è molto preoccupante e occorre prestarvi maggiore attenzione. Secondo i dati disponibili, i lavoratori poveri rappresentano l’8 per cento della popolazione occupata, una quantità considerevole. Si parla di milioni di persone e di un problema alquanto pressante.

Un’altra questione discussa è il legame tra le politiche per l’occupazione e l’integrazione sociale. Permettetemi di evidenziare che l’orientamento 19 pone l’accento su un mercato del lavoro inclusivo e sulla promozione dell’integrazione di persone svantaggiate su tale mercato. Perciò, nella strategia, la Commissione ha raccomandato non si dovessero apportare cambiamenti sostanziali a questi orientamenti. Tutto ciò perché hanno mostrato di essere efficaci e poiché è diventato evidente che, al fine di garantire un buon governo e un migliore equilibrio tra livello europeo e nazionale (in effetti, la maggior parte degli Stati membri ha espresso questo parere), sarebbe meglio non ampliare gli orientamenti. Dall’altro lato, è chiaro che il testo non è foggiato nella pietra, che continuerà a svilupparsi e che gli argomenti da voi menzionati richiederanno una risposta appropriata secondo i futuri sviluppi.

Vorrei replicare a un’altra domanda relativa all’applicazione dell’articolo 139 del Trattato. Paradossalmente, sarà firmato oggi l’accordo collettivo nel settore marittimo, e si è già deciso di introdurre tale accordo nella normativa europea mediante l’articolo 139. In altre parole, si tratta di un’azione concreta che dimostra che tale articolo non è stato tralasciato. A questo proposito, ritengo che l’accordo del settore marittimo sia un passo avanti estremamente importante poiché è un settore molto complesso e alquanto internazionale, e le parti sociali sono riuscite a raggiungere un notevole risultato.

Naturalmente i temi della discussione erano numerosi: la questione dell’istruzione, il numero considerevole di chi abbandona precocemente la scuola, l’apprendimento permanente. Sono tutti temi importanti, e in una certa misura saranno inclusi nella nuova agenda sociale. Per quanto riguarda l’integrazione, desidero richiamare la vostra attenzione sulla comunicazione della Commissione sull’integrazione attiva, uno dei documenti che descrivono la strategia della Commissione in merito. Consentitemi di sottolineare che, nonostante il mercato del lavoro sia la base dell’integrazione attiva, non si estende a tutti i campi in cui è necessaria l’applicazione di una politica coerente a favore dell’integrazione. Siccome, chiaramente, ci sono molte persone che sono al di fuori del mercato del lavoro per ragioni naturali, come i pensionati o chi si trova in diverse situazioni insolite, la politica in materia di integrazione deve comprendere non solo il mercato del lavoro. La strategia europea al proposito deve ovviamente tenere in considerazione quest’aspetto.

Onorevoli colleghi, desidero nuovamente ringraziarvi per la discussione, che, a mio parere, ha affrontato la maggior parte dei temi importanti relativi al mercato del lavoro europeo. Credo che questi offrano un contributo significativo al processo volto a trovare un equilibrio migliore e maggiormente efficace tra la strategia europea per l’occupazione e le attività dei singoli Stati membri. Come ho affermato in precedenza, nel corso della discussione sono stati espressi commenti molto interessanti, ma le norme del Parlamento non mi rendono possibile rispondere a ognuno di questi, ragione per cui ho replicato solo ad alcuni.

 
  
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  Anne Van Lancker, relatrice. − (NL) Innanzi tutto, desidero ringraziare calorosamente i deputati per il loro contributo a questa discussione. Penso sia evidente che molti di voi abbiano posto l’accento su pari opportunità, integrazione sociale e la qualità del lavoro, e lo ritengo molto importante. Mi spiace di aver deluso alcuni di voi per non aver inserito qualcuno in più dei vostri emendamenti, ma avevo davvero intenzione di evitare che questa relazione diventasse un albero di Natale carico di troppi fronzoli e ninnoli.

Inoltre, per replicare a una considerazione dell’onorevole Andersson, presidente della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. Mi auguro sinceramente che la presentazione di questa relazione non sia vana, poiché, anche se l’articolo 128 del Trattato concede a quest’Assemblea il diritto di essere consultata, in pratica tale diritto è a rischio di essere minato. Mi rendo conto, signor Commissario, che sia importante per il Consiglio essere in grado di prendere una decisione all’inizio dell’anno, cosicché i piani nazionali di riforma possano essere sviluppati con le parti sociali. Mi sembra, quindi, essenziale che, qualora il Parlamento riuscisse a continuare a svolgere il proprio ruolo, la Commissione europea presenti proposte prima nel corso dell’anno, in modo che le tre istituzioni possano esercitare appieno la loro posizione nel processo, come previsto nel Trattato.

Desidero nuovamente ringraziare tutti i miei colleghi, e speriamo che il Consiglio resti ancora in ascolto.

 
  
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  Presidente . − La discussione è chiusa.

La votazione è prevista oggi alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Adam Bielan (UEN), per iscritto. – (PL) Secondo le ultime relazioni della Commissione europea, il 16 per cento dei cittadini europei è minacciato dalla povertà, e nell’8 per cento di questi casi ciò avviene nonostante un’occupazione a tempo pieno. La povertà mette in pericolo il 13 per cento di polacchi adulti, incluso chi ha un lavoro a tempo pieno.

Onorevoli colleghi, la regione di Małopolska, che rappresento nel Parlamento europeo, ha il minore tasso di disoccupazione in Polonia, pari attualmente all’8 per cento; tale condizione non garantisce una qualità di vita sicura, tuttavia, poiché i prezzi in ascesa di prodotti alimentari ed energia stanno conducendo molte famiglie sull’orlo della povertà. Nella vicina provincia di Świętokrzyskie, di cui sono rappresentante nel PE, la situazione sta rasentando il dramma, con un tasso di disoccupazione doppio rispetto a quello della Małopolska. Prendendo a esempio solo queste due province, possiamo osservare un crescente livello di disparità sociale. Come afferma giustamente l’onorevole Van Lancker nella sua relazione sugli orientamenti a favore dell’occupazione, nell’Unione europea ci troviamo in circostanze in cui oltre 14 milioni di lavoratori vivono in povertà.

Questi dati potrebbero crescere molto rapidamente se non modifichiamo la strategia di Lisbona al fine di creare nell’UE maggiori posti di lavoro e di migliore qualità. Questo problema riguarda in particolare i nuovi Stati membri, in cui le differenze nella ricchezza dei cittadini sono più evidenti confrontate al resto dei paesi membri.

 
  
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  Małgorzata Handzlik (PPE-DE), per iscritto. – (PL) Crescita e occupazione sono elementi fondamentali nella strategia di Lisbona. La costruzione di un’Europa competitiva e innovativa è connessa ai cambiamenti sul mercato del lavoro. Le nostre imprese hanno bisogno di lavoratori in grado di reagire alle nuove sfide e alla richiesta di cambiamento. Naturalmente, sono d’accordo che l’occupazione debba offrire stabilità, sicurezza e certezza in merito al futuro. Allo stesso tempo, i rapporti tra datore di lavoro e dipendente devono essere flessibili a sufficienza per consentire agli imprenditori di apportare i cambiamenti cui si trovano di fronte per la situazione del mercato.

Perciò, è molto importante per datori di lavoro e dipendenti garantire che si aggiornino capacità competenze e si migliorino a livello professionale. Tale iniziativa è nell’interesse delle imprese, che otterrà lavoratori competenti ed estremamente motivati. E’ anche nell’interesse dei lavoratori stessi, che, per la loro maggiore abilità, acquisiranno una posizione lavorativa più solida e, in caso di necessità di cambiamento, la garanzia che, grazie alle loro competenze, non incontreranno problemi nel mercato del lavoro.

Infine, vorrei richiamare l’attenzione all’aspetto della mobilità sul mercato europeo. Come sappiamo, molti Stati membri mantengono tuttora restrizioni all’impiego di cittadini dei nuovi paesi membri. Ciò accade nonostante l’avvertimento dei rappresentanti del mondo aziendale in merito al fatto che esista una mancanza di manodopera in numerosi settori dell’economia.

Finché le restrizioni sul mercato europeo del lavoro rimarranno, la libera circolazione di lavoratori e servizi in Europa percorrerà solo metà del percorso verso il successo delle nostre economie.

 
  
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  Monica Maria Iacob-Ridzi (PPE-DE) , per iscritto. (RO) La rinnovata strategia di Lisbona ha condotto a risultati positivi. Ciononostante, dovremmo analizzare quei settori in cui è ancora necessario incrementare il numero di azioni intraprese a livello comunitario al fine di realizzare l’obiettivo dell’occupazione.

In particolare, mi riferisco ai problemi che incontrano i giovani durante la loro formazione e il loro ingresso nel mercato del lavoro. 6 milioni di giovani nell’Unione europea abbandonano il sistema educativo prima dei 18 anni. Il fatto che, al di fuori del numero complessivo di disoccupati nell’UE, oltre il 40 per cento sia rappresentato da giovani, è grave. Inoltre, la maggior parte dei giovani che riesce a entrare sul mercato del lavoro gode di condizioni occupazionali meno favorevoli, quali attività lavorative a tempo parziale, a tempo determinato, o basate su un contratto di fornitura di servizi.

Con gli orientamenti normativi a favore della politica per l’occupazione, dobbiamo fornire più soluzioni riguardanti i programmi e i fondi che l’Unione europea stabilisce per sostenere l’intervento degli Stati membri in merito.

 
  
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  Magda Kósáné Kovács (PSE) , per iscritto. (HU) La direttiva in materia di occupazione ha fornito agli Stati membri dell’Unione europea allargata orientamenti a lungo termine, obiettivi e strumenti per rafforzare la competitività e accrescere l’occupazione nel secondo ciclo di attuazione della strategia di Lisbona. E’ pertanto evidente che un’economia non può essere competitiva ed efficace in un mondo che deve convivere con la concorrenza, e non può compiere progressi più rapidamente di altri, se ha smarrito la strada nel deserto sociale e sta tentando di realizzarli circondata da persone a rischio di esclusione sociale.

Una vita dignitosa richiede un lavoro decoroso; ciò a propria volta ha bisogno di una forza lavoro potenziale che sia adeguatamente qualificata e in grado di aggiornare le proprie competenze, che sia fiorente e tutelata dalle discriminazioni.

Nel 2006, le esigenze riconosciute dei nuovi Stati membri hanno reso necessario rivedere la direttiva. Questa volta, si è posto l’accento su chi si trova di fronte a svantaggi particolari sul mercato del lavoro, sulla situazione disperata del mercato del lavoro delle donne anziane, sull’isolamento di lingue specifiche e su questioni relative all’occupazione dei rom.

Negli ultimi due anni, il numero di posti di lavoro è aumentato, i tassi di occupazione sono migliorati, e anche i turbolenti indicatori in merito sono stati fissati. L’aumento dei posti di lavoro di tipo classico (attività lavorativa a tempo pieno, tutelata a livello di contratto sul posto di lavoro) è stato relativamente lento, mentre è avvenuta una crescita notevole delle occupazioni a tempo parziale, stagionali e attuate in conformità a contratti di fornitura.

In questa situazione modificata, non discutiamo che il periodo della normativa dogmatica in materia di lavoro è concluso. Uno sviluppo economico ampio e intensivo ha bisogno di disposizioni legislative flessibili che impediscano un relativismo nella normativa riguardante il lavoro e la svalutazione di partenariato sociale e accordi di contrattazione collettiva.

 
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