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Procedura : 2008/2001(INI)
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Ciclo del documento : A6-0136/2008

Testi presentati :

A6-0136/2008

Discussioni :

PV 21/05/2008 - 3
CRE 21/05/2008 - 3

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PV 21/05/2008 - 5.12
CRE 21/05/2008 - 5.12
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P6_TA(2008)0223

Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 21 maggio 2008 - Strasburgo Edizione GU

3. Dati scientifici relativi al cambiamento climatico: conclusioni e raccomandazioni in vista dell’adozione di decisioni (discussione)
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca la relazione interlocutoria dell’onorevole Karl-Heinz Florenz, sui dati scientifici relativi al cambiamento climatico: conclusioni e raccomandazioni in vista dell’adozione di decisioni [2008/2001(INI)] (A6-0136/2008).

 
  
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  Karl-Heinz Florenz, relatore. – (DE) Signor Presidente, signor Commissario, benvenuti al Parlamento europeo. Che cosa ha spinto l’Unione europea a istituire una commissione temporanea sul cambiamento climatico? E’ stato il giusto approccio per presentare una visione generale di come noi, l’Unione europea, intendiamo trattare la questione. Se vogliamo contribuire a livello internazionale a garantire che tale questione sia mantenuta all’ordine del giorno – come fa con successo Stavros Dimas in Commissione – in quanto Unione europea, in quanto Parlamento, dobbiamo illustrare qual è la nostra idea; in altre parole, dobbiamo dire qual è il nostro biglietto da visita in merito a tale questione. Da ultimo, l’Europa deve mostrare come stiamo trattando tale questione e quale approccio stiamo adottando al fine di incoraggiare altri paesi e continenti ad andare con noi nella stessa direzione. Ecco perché è importante iniziare dagli aspetti scientifici di questa discussione ed è ciò di cui parliamo oggi.

Concentrandoci su tale aspetto non produrremo mai una relazione allettante, perché tratterebbe semplicemente dello status quo. Non è una questione di negoziati: dare un po’ di qua, prendere un po’ di là. Si tratta di concentrarsi sui fatti. Abbiamo raccolto tali fatti in numerose strategie tematiche, durante le quali abbiamo invitato a Bruxelles e a Strasburgo due vincitori del Premo Nobel. Signor Presidente, ha organizzato un ottimo evento e ha tenuto un discorso molto significativo sul cambiamento climatico, che dal mio punto di vista è stato estremamente gratificante e che mi ha incoraggiato a raddoppiare i miei sforzi.

Abbiamo ascoltato le opinioni di numerosi esperti provenienti da organismi internazionali di tutto il mondo, sotto l’eccellente presidenza del mio buon amico Guido Sacconi, che ha gestito le questioni ottimamente. Abbiamo anche potuto invitare alcuni critici, sebbene purtroppo non siano venuti tutti, perché non vogliono che le loro critiche siano oggetto del controllo internazionale. Esprimere critiche per iscritto senza volere che siano oggetto di un controllo formale difficilmente è una condotta eroica. Avrei accolto con favore la presenza di almeno uno o due critici desiderosi di affrontare il dibattito internazionale.

Abbiamo letto molti documenti eccellenti. E’ stato coinvolto il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) e abbiamo altresì consultato l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, la conferenza sul clima della Repubblica federale di Germania e molti altri, con il risultato che ora abbiamo di fronte i fatti. Non si tratta di una sorta di documento aggressivo, come alcuni dei miei onorevoli colleghi hanno a volte affermato; si tratta di una relazione sullo status che costituisce una base su cui determinare come dovremmo procedere in futuro. Gli argomenti mostrano chiaramente che vi è un’opinione scientifica diffusa in base alla quale possiamo ora procedere con il nostro lavoro. Vi è un consenso su come valutare l’influenza antropogenica; questo punto è trattato all’articolo 3. Disponiamo di informazioni sufficienti per affermare che è importante l’obiettivo di limitare in futuro l’aumento medio della temperatura a livello globale di non più di 2°C rispetto ai livelli preindustriali.

Cosa dobbiamo fare in futuro allora? In Europa, dobbiamo raccogliere l’energia di cui disponiamo per una nuova terza rivoluzione industriale basata sui tre pilastri di sostenibilità, e, nella fattispecie, sostenibilità produttiva, dimensione sociale e certamente dimensione economica. Non si tratta di un fardello, bensì di un’enorme opportunità che dobbiamo sviluppare ulteriormente così come la nostra visione.

Una cosa è certa: il dibattito sul clima costituisce solo una parte minima del nostro problema. Dobbiamo impegnarci in un dibattito sulla sostenibilità. Il fatto che in soli 500 anni stiamo sperperando riserve energetiche per la cui formazione sono occorsi milioni di anni e che non abbiamo assolutamente alcuna risposta alla domanda su come i nostri figli, e i figli dei nostri figli, saranno in grado di sviluppare in futuro le loro fonti di energia.

Questa è la grande opportunità. Abbiamo bisogno del coraggio di essere creativi. L’età della pietra non si è conclusa perché non c’erano più pietre. Lasciatemi dire che l’età della pietra è finita, fortunatamente, perché noi politici abbiamo avuto coraggio: il coraggio di cogliere il futuro, il coraggio per i nostri figli e il coraggio per questo nostro pianeta.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. − La ringrazio molto, onorevole Florenz, anche per le cordiali parole che ha rivolto al Presidente. E’ più un’eccezione che una regola che questo genere di sentimenti venga espresso. Dato che il mio ruolo qui è di essere obiettivo e neutrale, mi tratterrò dal constatare che le lodi tendono a essere molto poche, in particolare dalla propria famiglia politica. Ciò che è accaduto questa mattina è stato di conseguenza un fatto eccezionale!

 
  
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  Janez Podobnik, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Signor Presidente, onorevole Florenz, onorevoli deputati, è ora disponibile la prova che l’uomo è corresponsabile dei grandi cambiamenti subiti dal sistema climatico e che tali cambiamenti hanno già avuto un impatto negativo sulla natura e sulla società umana. E’ altresì certo che, se non agiamo prontamente e non riduciamo in modo considerevole le emissioni di gas a effetto serra nel corso di questo secolo, la temperatura globale continuerà ad aumentare, portando a danni e disagi generali.

Il quarto rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, pubblicata in Spagna nel novembre 2007, a oggi rappresenta la valutazione scientifica sul cambiamento climatico più completa e credibile. Il rapporto dichiara che non vi sono dubbi in merito al fatto che il sistema climatico si stia riscaldando e che l’aumento della temperatura media globale nel corso degli ultimi 50 anni sia stata causata molto probabilmente dalla concentrazione antropogenica dei gas a effetto serra.

Le relazioni di valutazione sulla situazione pubblicate dall’IPCC dal 1990 mostrano che la scienza del cambiamento climatico e delle conseguenze a esso relative hanno compiuto considerevoli passi avanti nel corso degli ultimi anni, il che può essere attribuito a diversi fattori: la prova sempre crescente del noto cambiamento climatico, il duro lavoro degli scienziati e la migliore disseminazione delle scoperte scientifiche.

Com’è stato affermato nella relazione interlocutoria dell’onorevole Florenz, che a nostro avviso mette in evidenza alcune nuove formulazioni estremamente importanti in merito ai problemi odierni descritti di cui siamo a conoscenza, la situazione è sufficiente a giustificare l’immediata creazione e attuazione di politiche volte a contribuire alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Come tutti noi sappiamo, questo è il motivo per cui, a marzo dello scorso anno, i capi di Stato e di governo europei hanno deciso di inviare un messaggio risoluto alla comunità internazionale, con impegni relativi alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

L’Unione europea è determinata a rispettare tali impegni con un approccio integrato al clima e alla politica energetica. In secondo luogo, dedicherà particolare attenzione all’efficienza energetica, alle fonti rinnovabili di energia, ai biocarburanti, alla cattura e allo stoccaggio del biossido di carbonio e in generale alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Desidero altresì ricordarvi, onorevoli deputati, le ultime decisioni del Consiglio europeo. Come ho già accennato, lo scorso anno l’Unione europea ha adottato impegni risoluti e su vasta scala relativi al clima e alla politica energetica. Oggi, nel 2008, è tempo di agire.

Alla Conferenza sul cambiamento climatico, tenutasi a Bali nel dicembre dello scorso anno, è stato compiuto un importante passo avanti con l’avvio di un processo di negoziati internazionali, che coinvolge tutti, i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Tale processo è stato delineato nel piano d’azione di Bali. L’Unione europea è determinata a continuare a mantenere il suo ruolo di leader a livello internazionale nell’ambito del cambiamento climatico e dell’energia e a conservare l’impeto necessario ai negoziati nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite, in particolare in occasione di una delle sue sessioni di quest’anno a Poznań. L’obiettivo è garantire che, a Copenaghen nel 2009, venga raggiunto un accordo integrato, globale e ambizioso sul cambiamento climatico per il periodo successivo al 2012, il che sarà in linea con gli obiettivi dell’Unione europea, per i quali la temperatura globale non deve aumentare di più di due gradi. L’UE contribuirà anche in modo considerevole in merito a questo punto, rispettando gli obiettivi definiti in occasione dell’incontro del Consiglio europeo di primavera del 2007.

La sfida principale è che la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sicura e sostenibile sia condotta in modo tale da essere in linea con lo sviluppo sostenibile dell’Unione europea, la sua competitività, un affidabile approvvigionamento energetico, sicurezza alimentare e finanze pubbliche sane e sostenibili.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EL) Signor Presidente, onorevoli deputati, grazie per l’opportunità che mi avete concesso oggi di discutere la relazione interlocutoria della commissione temporanea sul cambiamento climatico, presentata dall’onorevole Florenz. Mi congratulo con lui per l’eccellente lavoro svolto.

La relazione conferma l’appoggio del Parlamento europeo a un’ambiziosa politica comunitaria sulla lotta al cambiamento climatico. Mi lasci cogliere quest’opportunità, signor Presidente, per ringraziare tutti i membri del Parlamento europeo per il loro continuo appoggio e contributo vitale volti alla promozione della nostra politica climatica, sensibilizzando l’opinione pubblica e informando i membri del parlamento di altri paesi. Signor Presidente, desidero anche far notare l’importante ruolo che ha giocato nel promuovere la politica dell’UE sul cambiamento climatico. Sono certo che lei e i membri del Parlamento europeo continuerete con lo stesso impegno, così che, nei due brevi anni che abbiamo davanti, potremo raggiungere un accordo a Copenaghen entro la fine del 2009. Saremo pertanto in grado di trattare con efficacia questa grave minaccia per il pianeta. Sia nell’UE, in cui si intensificano le discussioni sul pacchetto di misure in materia di clima ed energia, che nei negoziati internazionali, dobbiamo riunire tutte le nostre risorse e cooperare il meglio possibile. Dobbiamo fare uso del vantaggio acquisito dell’UE, tenendo presente la Conferenza di Copenaghen del dicembre 2009.

Due fattori ci hanno aiutato a giungere alle importanti decisioni prese a Bali: la posizione dell’Europa, in quando leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico, e le scoperte scientifiche del Gruppo di lavoro intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC). Grazie a tali scoperte, molti leader mondiali hanno riconosciuto che vi è effettivamente la necessità urgente di intraprendere misure. Tale serie di relazioni scientifiche ha ora permesso ai cittadini e ai leader politici, tra cui i membri di diversi paesi, di comprendere meglio le dimensioni di tale sfida e i seri pericoli che affrontiamo, se non interveniamo per arrestare il cambiamento climatico. Ritengo che quasi tutti concordiamo sul fatto che è stata indubbiamente scientificamente provata la necessità di misure urgenti e coraggiose per la lotta al cambiamento climatico. Tali misure sono riassunte nella relazione interlocutoria che abbiamo dinnanzi, che fa capire in modo più chiaro che mai il messaggio scientifico lanciato nel 2007 dall’IPCC e da altre fonti.

Il dibattito scientifico sul fatto che il cambiamento climatico sia causato dall’attività umana o meno è durato per decenni a causa dello scetticismo, che ha impedito di prendere misure decisive. Ora il dibattito si è concluso. Ciò non significa che è stata data una risposta a tutte le domande o che abbiamo compreso ogni dettaglio; ma ora sappiamo abbastanza per concludere che è nel nostro interesse la rapida adozione di misure ambiziose, in termini di sicurezza energetica e in termini sociali, ambientali ed economici. Non solo non ci possiamo permettere il lusso di aspettare, ma, peggio ancora, il tempo di cui disponiamo è molto limitato. Se dobbiamo limitare il riscaldamento globale a 2°C, limite al di sopra del quale perdiamo la capacità di arginare o di invertire il suo impatto ambientale, le emissioni di gas a effetto serra raggiungeranno il culmine entro i prossimi 10 o 15 anni al massimo.

Per darci una buona possibilità di non superare i 2°C, sul lungo periodo, è necessario che nel 2050 le emissioni globali siano ridotte al 50 per cento dei loro livelli nel 1999. Al fine di ottenere tale risultato, è necessario un cambiamento radicale nel modo in cui produciamo e utilizziamo l’energia. Vi deve essere una transizione mondiale a un’economica a basse emissioni di CO2, e sono necessari cambiamenti piccoli, ma significativi, in molti aspetti della nostra vita quotidiana. Quello di cui abbiamo bisogno non è altro che una rivoluzione verde.

Le relazioni dell’IPCC hanno palesato che alcuni effetti gravi del cambiamento climatico sono probabilmente inevitabili, persino con misure ambiziose volte a ridurre le emissioni. La comunità internazionale deve pertanto essere pronta a farvi fronte. Per tale ragione, sarà necessario un supporto, in particolare ai più vulnerabili tra i paesi in via di sviluppo, che affronteranno i problemi più gravi.

Passo ora ai negoziati dell’ONU. Sappiamo di avere a disposizione poco tempo, dato che la nostra principale priorità è ottenere un accordo a Copenhagen nel 2009. La firma di un accordo sostanziale e completo, che soddisfi gli obiettivi fissati dalle scoperte scientifiche costituisce una sfida considerevole. Persuadere i nostri partner internazionali a sottoscrivere tale ambizioso accordo è un nostro obiettivo e richiederà uno sforzo titanico. L’UE deve pertanto restare fedele alla sua strategia fino ad oggi apprezzabile, il che significa che dobbiamo raggiungere risultati positivi a casa e mostrare ai nostri partner internazionali all’estero che l’adozione di misure ambiziose non è né contraria ai loro interessi, né di ostacolo al loro sviluppo economico.

A tal proposito, una delle nostre sfide sarà garantire la partecipazione dei paesi sviluppati a uno sforzo volto a ridurre le emissioni ai livelli corrispondenti all’obiettivo di 2°C, il che corrisponde a una riduzione, entro il 2020, del 25-40 per cento delle loro emissioni rispetto al livello di queste ultime nel 1990. Non fatemi girare intorno alla questione. Esortiamo gli Stati Uniti a lanciare la sfida; anziché ostacolare il progresso, lo devono incoraggiare. Come si sarà reso conto nel corso della sua recente visita negli Stati Uniti, laggiù le discussioni in corso hanno iniziato a muoversi nella giusta direzione, ma ovviamente da parte loro ci aspettiamo ancora molto di più.

Oltre a lavorare con i paesi sviluppati, dobbiamo anche lavorare per realizzare impegni ambiziosi in merito alla riduzione delle emissioni da parte dei paesi in via di sviluppo, in particolare da parte di quelli più avanzati. Vi sono molte possibilità per ridurre le emissioni; tali possibilità comportano significativi vantaggi ulteriori per la sicurezza energetica, la salute umana e lo sviluppo in generale. Le misure in tale direzione devono essere fornite dal prossimo accordo del 2009 e in esso appoggiate. Anche a tal proposito, ritengo che le cose stiano andando nella giusta direzione. Vi è maggiore consapevolezza della necessità di intraprendere azioni per combattere il cambiamento climatico. Al contempo, stanno altresì diventando evidenti vantaggi ulteriori in relazione alla salvaguardia o dell’energia, o della salute umana, o dello sviluppo economico, che non solo saranno salvaguardati, ma, probabilmente, ne beneficeranno.

La recente visita dei rappresentanti della Commissione in Cina ha confermato che la nostra controparte è pienamente consapevole del suo obbligo pressante di attuare misure interne. Ha già iniziato ad attuarle e intende continuare i suoi sforzi. Dobbiamo appoggiarla bilateralmente e multilateralmente. Avremo molte opportunità durante i mesi a venire e il prossimo anno per far comprendere il nostro messaggio. Ad esempio, vi sarà la Conferenza del G8 e del G8+5, per cui la presidenza giapponese si sta concentrando sul cambiamento climatico. Ulteriori opportunità arriveranno con l’iniziativa sotto l’egida dell’ONU per le economie leader a livello mondiale e per i diversi programmi di cooperazione bilaterale dell’UE sul cambiamento climatico. Faremo uso di tutte queste opportunità. Persuaderemo i nostri partner del fatto che vanno prese misure urgenti e che vanno programmate politiche solide e fattibili in materia di energia e di cambiamento climatico. Nei nostri tentativi dobbiamo evidenziare sistematicamente le scoperte scientifiche alla base delle nostre azioni; dobbiamo continuare a riferirci alla passata mancanza di azione o alle misure inadeguate.

Come sappiamo, la visione condivisa deve essere oggetto di negoziati nel quadro della tabella di marcia di Bali. E’ molto importante che tale visione sia negoziata sulla base delle autorevoli opinioni scientifiche di cui disponiamo. Dobbiamo insistere sul fatto che i negoziati siano condotti alla luce delle scoperte scientifiche. Sono fiducioso che insieme abbiate un importante ruolo da svolgere, proprio come la Commissione, nel far comprendere questo messaggio ai nostri partner, ai nostri cittadini e ai loro rappresentanti parlamentari.

 
  
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  Joseph Daul, a nome del gruppo PPE-DE. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, mi scuso per il ritardo, ma ho cercato di contenere la velocità in modo tale da rispettare il clima.

La discussione principale di oggi riguarda i dati scientifici relativi al cambiamento climatico. Desidero innanzi tutto ringraziare il mio collega Karl-Heinz Florenz per l’eccezionale lavoro compiuto e la sua costante devozione a questo tema.

Onorevoli colleghi, è stata ora stabilita una conoscenza scientifica sul cambiamento climatico. Secondo una maggioranza degli esperti in materia, non possiamo più avere alcun dubbio in merito al fatto che il riscaldamento globale sia ormai una realtà e che sia in gran parte dovuto alle attività umane. Qualche dissidente mette in questione la realtà di tale fenomeno, senza offrire alcuna prova effettiva. La relazione interlocutoria della nostra commissione temporanea sul cambiamento climatico costituisce la prima fase di un processo che porterà alla ricerca di soluzioni.

Quasi tutti noi concordiamo che l’aumento della temperatura mondiale deve limitarsi a due gradi al di sopra dei livelli preindustriali, tenendo presente al contempo che in effetti si deve mirare a un aumento inferiore ai due gradi. Il dibattito sul cambiamento climatico non può, tuttavia, essere ridotto a una battaglia di statistiche. Quando parliamo di clima, menzioniamo lo scioglimento della calotta artica, la desertificazione, il riscaldamento globale, lo spostamento di specie animali e soprattutto fenomeni che potrebbero avere conseguenze catastrofiche in termini di spostamenti umani.

Si tratta di una sfida importante per l’umanità nel suo insieme. Le regioni colpite più duramente saranno i paesi più poveri di Africa, Asia e America centrale e latina, dove si prevede una migrazione ambientale. Con il manifestarsi di condizioni climatiche estreme si prevede la comparsa di un nuovo tipo di rifugiato. Non si tratterà più di rifugiati politici o migranti economici; saranno rifugiati climatici. Vi è altresì il rischio di una crisi alimentare, dato che vi saranno meno terre coltivabili. Quando le scorte di acqua potabile scarseggeranno, aumenteranno le tensioni e potrebbero scoppiare delle guerre per il controllo delle risorse.

Abbiamo un’enorme responsabilità a tal proposito. Non si tratta più della questione di mettere in discussione il fenomeno del cambiamento climatico, bensì per tutti noi di collaborare per trovare delle soluzioni e attuarle. Anche il pacchetto relativo a interventi per il clima e alle energie rinnovabili presentato a gennaio dalla Commissione è ora oggetto di discussione da parte della commissione parlamentare per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e della commissione parlamentare per l’industria, la ricerca e l’energia: il sistema per lo scambio di quote di emissioni, la ripartizione degli oneri climatici, la cattura e lo stoccaggio di biossido di carbonio e le energie rinnovabili.

I membri del nostro gruppo PPE-DE in tali commissioni e il gruppo PPE nel suo insieme sono estremamente coinvolti. Ci aspettiamo molte discussioni di questo tipo e siamo determinati a collaborare al fine di trovare un compromesso in prima lettura. E’ fondamentale che il Parlamento e il Consiglio giungano a un accordo prima delle elezioni europee.

Onorevoli colleghi, l’Unione europea si è assunta il ruolo di leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico nei confronti dei suoi partner internazionali e deve continuare a mantenerlo. Se non prendiamo sul serio il nostro ruolo di incoraggiare gli USA e altri paesi, quali la Cina e l’India, come ha detto lei, signor Commissario, a unirsi a noi nella lotta al cambiamento climatico, allora chi lo farà?

Alla Conferenza mondiale di Poznań del dicembre 2008, che darà forma all’accordo che ci auguriamo di sottoscrivere a Copenaghen nel dicembre 2009, l’Europa dovrà essere unita e pienamente operativa. Si tratta di una sfida globale, ma l’Europa ha il potere di riuscire a persuadere i suoi partner a unirsi alla sua lotta e abbiamo il dovere di preparare il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

 
  
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  Martin Schulz, a nome gruppo PSE. – (DE) Signor Presidente, il gruppo socialista ha proposto che fosse istituita la commissione temporanea sul cambiamento climatico e quando abbiamo avanzato tale proposta eravamo più convinti che mai di trovarci in una fase decisiva in termini di politica europea e senza dubbio internazionale, poiché ciò che ci aspettiamo da tale commissione è che assolva un compito erculeo e non solo qui in quest’Assemblea.

Le questioni di cui si sta occupando costituiscono – e va detto – un compito monumentale: un compito, come si dice da noi in Germania, per un intero secolo. Si tratta senza dubbio di questioni che devono essere risolte in questo secolo, perché se non lo facciamo, le future generazioni perderanno irrevocabilmente molto. Accolgo pertanto con favore il fatto che il presente dibattito abbia svelato tra i membri di quest’Assemblea un consenso molto forte a compiere sforzi enormi al fine di dominare le sfide che abbiamo di fronte.

Desidero pertanto unirmi ai ringraziamenti rivolti a Karl-Heinz Florenz che, come membro di un gruppo parlamentare diverso ma nelle sue funzioni di relatore, ha presentato una relazione di cui noi, come gruppo socialista, appoggiamo senza dubbio i contenuti. Sono grato anche per il fatto che, insieme all’onorevole Karl-Heinz Florenz e al mio collega Guido Sacconi, vi siano due persone appartenenti a quest’Assemblea alla guida della commissione, il che a mio avviso costituisce un segnale positivo in merito al fatto che siamo in grado di raggiungere un risultato sulla base del consenso. Vi sono così tante questioni che richiedono il consenso: la questione che a mio avviso verrà senza dubbio sollevata è se saremo ancora in grado di collaborare quando si tratterà di questioni essenziali riguardanti la direzione politica che dovremo seguire, nonché quando inizieremo ad affrontare punti specifici.

Desidero pertanto sottolineare due o tre linee di frattura di cui ci dovremo occupare. Non voglio entrare nei dettagli della relazione interlocutoria, che ritengo sia eccellente; desidero soltanto attirare la vostra attenzione su un esempio. Qualche anno fa eravamo tutti molto entusiasti quando abbiamo detto che, riducendo le emissioni di CO2, intendevamo allontanarci dal petrolio e avvicinarci alle fonti rinnovabili. Abbiamo detto che la risposta erano i biocarburanti, ma all’epoca nessuno si è reso conto che l’utilizzo massiccio di terreni agricoli per la coltivazioni di colture energetiche avrebbe portato a una carenza di terreni agricoli per le colture alimentari.

Quando qualche anno fa, in Messico, vi sono stati dei disordini, quando all’improvviso non c’era più disponibilità di farina di mais o i prezzi erano aumentati drasticamente, noi – o per lo meno io – non abbiamo collegato subito le cose. Oggi sappiamo che dobbiamo risolvere problemi energetici e climatici, ma anche combattere la fame nel mondo. Dobbiamo riconciliare questi due aspetti e questa è solo una piccola indicazione del fatto che stiamo affrontando un compito interdisciplinare, che ci imporrà di dimostrare una risolutezza considerevole, ivi compresa la risolutezza nel fare compromessi, tra cui cui anche compromessi altrove.

L’Europa è un continente industriale. Le strutture industriali che sono state istituite nel corso di 50 o 60 anni sono state responsabili dei danni causati al clima. E’ necessario un cambio di direzione, ma tutti noi dobbiamo riconoscere che non si possono cambiare nel giro di due settimane mediante una risoluzione parlamentare strutture industriali che sono state istituite nel corso di 50 o 60 anni. Anche per fare questo occorre tempo e a tal proposito dovremo trovare il giusto compromesso tra gli obiettivi estremamente ambiziosi che ci stiamo dando.

Il Commissario Dimas ha ragione; non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo trovare un giusto compromesso tra tali obiettivi ambiziosi, da un lato, e quello che è fattibile, in termini di cambio di direzione, dall’altro. Entrambi tali aspetti sono estremamente importanti ed entrambi necessitano di un approccio razionale finalizzato a un compromesso. Accolgo pertanto con favore il fatto che la Presidenza francese abbia affermato di essere intenzionata a tentare di produrre un risultato entro la fine dell’anno. Se abbiamo la stessa volontà di trovare un compromesso e se il grado di impegno in seno al Consiglio sarà lo stesso che è evidente qui in Parlamento, allora ho motivo di essere ottimista. Tuttavia, se osserviamo la medesima posizione tattica in seno al Consiglio, come osserviamo sempre in questa specifica istituzione, allora perderemo tempo.

Ho l’impressione che sia il Parlamento che la Commissione dimostrino grande disponibilità. Se anche il Consiglio dimostrerà la stessa disponibilità e se tutte e tre le istituzioni collaboreranno, allora potremo ottenere, prima delle elezioni europee, quanto affermato dall’onorevole Daul, e cioè informare il grande pubblico che i capi di Stato e di governo concordano sulle linee generali della politica, mentre il Parlamento europeo esegue il lavoro nel dettaglio. Si tratta di una divisione del lavoro abituale, che alla fine sarà poi effettivamente visibile.

(Applausi)

 
  
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  Graham Watson, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, non è un fatto negativo se la relazione interlocutoria della nostra commissione per il cambiamento climatico non fa nulla di più che dichiarare l’ovvio, poiché conferma, nero su bianco, ciò che la maggior parte di noi ha riconosciuto da tempo. La scienza del cambiamento climatico è inconfutabile. I ghiacci perenni e le calotte polari si stanno sciogliendo, i livelli del mare e le temperature si stanno alzando, in gran parte a causa dell’attività umana. Una mancanza di azione in questo momento significa che l’umanità si lancerà verso uno strapiombo da cui non c’è ritorno.

Le scadenze per la politica climatica non sono fissate né dall’Unione europea né dalla comunità internazionale: sono fissate dalla natura. Il risultato finale è che – nonostante gli impegni di Kyoto – le emissioni di gas a effetto serra stanno aumentando più rapidamente che mai, fino a un quarto dal 1990. Alcuni scienziati affermano che le concentrazioni di CO2 sono già andate troppo oltre. Tutti concordano sul fatto che la finestra aperta, che rappresenta l’opportunità a nostra disposizione al fine di stabilizzare le emissioni e limitare l’aumento della temperatura a due gradi al di sopra dei livelli preindustriali, si chiuderà tra sette anni.

Le democrazie sono guidate da una direzione in crisi. Spesso non vengono affrontati problemi gravi finché non è necessario farvi fronte e, come ha messo in evidenza l’onorevole Karl-Heinz Florenz nella sua eccellente relazione, è necessario tagliare le emissioni di gas a effetto serra non del 20 per cento, ma possibilmente fino al 40 per cento, in base all’accordo che si potrà raggiungere con i paesi terzi in occasione dei colloqui di Copenhagen del prossimo anno.

Vi sono segnali positivi dagli altri principali responsabili delle emissioni, la Cina e gli USA. Pechino ha dimostrato una ritrovata volontà di negoziare in occasione del vertice ONU di Bali e tutti i tre candidati presidenziali americani si impegnano ad affrontare il cambiamento climatico. Ciò che dobbiamo fare – in assenza di ulteriori prove e con le risorse a portata di mano – è approvare il pacchetto sul cambiamento climatico della Commissione. Plaudo al lavoro svolto in quest’ambito dai miei colleghi Lena Ek, Chris Davis e Vittorio Prodi.

Dobbiamo altresì raddoppiare i nostri sforzi al fine di promuovere l’energia pulita – è la cosa assurda è che sappiamo come. Generare energia dal sole del deserto per integrare le fonti di energia rinnovabile qui in Europa potrebbe accelerare il processo volto a ridurre le emissioni di CO2 in un sol colpo. Infatti, studi satellitari condotti del Centro aerospaziale tedesco ci hanno dimostrato che, utilizzando meno dello 0,3 per cento dell’area desertica del Medio Oriente e del Nord Africa, è possibile generare corrente ad alta tensione sufficiente a far fronte alla domanda attuale e futura di Europa, Medio Oriente e Nord Africa. Non ci vuole una scienza. Lo si fa da 20 anni in California. In Spagna e in Marocco si stanno costruendo impianti per fare altrettanto.

Se potessimo fare appello a grinta e determinazione, a coraggio e risolutezza, potremmo abbandonare il petrolio e al contempo fornire posti di lavoro, acqua potabile e migliori infrastrutture a coloro che subiscono maggiormente il cambiamento climatico. Potremmo combatterlo senza dover spegnere le luci.

Il nostro scopo deve essere investire in maniera efficace il denaro europeo, investirlo nel generare energia solare termica ad alta tensione e investire il capitale politico nelle relazioni umane in tutto il Mar Mediterraneo per renderlo possibile. Non potremmo trovare un argomento migliore da usare nei negoziati con l’ONU al fine di ottenere un accordo internazionale innovativo a Copenaghen.

(Applausi)

 
  
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  Rebecca Harms, a nome del gruppo Verts/ALE. – (DE) Signor Presidente, desidero esprimere i miei ringraziamenti all’onorevole Karl-Heinz Florenz per l’ottima collaborazione nella commissione temporanea sul cambiamento climatico. Se prendiamo la relazione Florenz e diciamo: “Questa è la situazione del dibattito sulla politica climatica nel Parlamento europeo”, potremmo concludere che qui, tra i membri del Parlamento europeo, c’è un “clima” meraviglioso, non fosse per il fatto che – come la Banda Bassotti dei famosi fumetti – nello stesso luogo al contempo venga portata avanti un’agenda molto diversa!

Purtroppo, parallelamente alla commissione temporanea sul cambiamento climatico, la politica climatica viene portata avanti anche in altre commissioni del Parlamento europeo: nella commissione per l’industria, nella commissione per l’ambiente e nella commissione per lo sviluppo. In tali commissioni i nostri colleghi spesso giungono a risultati molto diversi; non giungono alla conclusione che ci troviamo all’alba della rivoluzione “verde”, di una seconda o terza rivoluzione industriale.

Prendiamo come esempio solo la controversia sulla regolamentazione delle emissioni di CO2 dei veicoli a motore. Al momento quanto è stato avanzato in tale contesto dall’onorevole Langen, il relatore della commissione per l’industria, non ha nulla a che vedere con l’ambiziosa politica climatica o con lo sforzo di garantire sicurezza energetica attraverso tecnologie efficienti, che è quanto stiamo pretendendo dalle industrie automobilistiche in Europa. Questo nuovo ambizioso inizio difeso dal Commissario Dimas è stato costantemente bloccato da diverse maggioranze del Parlamento europeo nel corso dell’ultimo anno e mezzo.

Mi piacerebbe sapere cos’è accaduto allo spirito del più ambio dibattito sul clima in merito a tale controversia sulle automobili. Su questo punto, non è il mio gruppo che dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza; coloro che stanno ponendo dei freni in proposito sono distribuiti tra tutti gli altri gruppi di quest’Assemblea.

Lasciatemi fare un’altra constatazione: lo scambio di quote costituirà una questione importante a Poznań e a Copenhagen. La Commissione dovrebbe garantire il conseguimento di una riduzione del 20 per cento in Europa. Questa era la proposta fatta da Angela Merkel, quando la Germania ha esercitato la Presidenza del Consiglio, eppure non appena la Commissione presenta la sua proposta in merito allo scambio di quote, i membri entrano ancora una volta in azione come il braccio parlamentare della lobby dell’industria europea, con il risultato che i negoziati si concentrano non sul raggiungimento di obiettivi di riduzione ambiziosi, ma sull’ottenimento di esenzioni ancor prima che siano state stabilite le regole.

La relazione dell’onorevole Florenz è buona. Resta il fatto, tuttavia, che quanto votiamo oggi non ha nulla a che vedere con la realtà della politica climatica del Parlamento europeo.

 
  
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  Liam Aylward, a nome del gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, anch’io desidero unirmi alle congratulazioni rivolte all’onorevole Florenz e sottolineare quanto siamo fortunati ad avere un uomo delle sue capacità alla guida del presente dibattito e fargli i miei complimenti per quanto ha prodotto fino a oggi. In questa istituzione siamo spesso accusati di essere distanti, di non essere a contatto con i nostri cittadini, ma in questo caso l’UE sta lavorando per loro. Non è una coincidenza che il 95 per cento dei cittadini europei creda nell’importanza di proteggere il nostro ambiente e che più di due terzi ritenga che le politiche volte ad affrontare il cambiamento climatico debbano essere avviate a livello europeo.

Proprio come qualsiasi altro paese, il mio paese, che è una piccola isola, non può risolvere o far fronte da solo al cambiamento climatico. Nel trattato di riforma, che nel mio paese al momento costituisce un importante argomento di dibattito, l’Unione europea ha posto l’accento su misure che vedranno i 27 Stati membri uniti nella lotta al cambiamento climatico. L’Unione europea faciliterà in modo costruttivo il passo avanti costituito dall’accordo ONU di Bali dello scorso dicembre e tutte le parti ora riconoscono la necessità di agire con urgenza.

Dobbiamo accettare le difficoltà che stiamo affrontando; le prove scientifiche sono ormai schiaccianti. Il cambiamento climatico costituisce una seria minaccia globale. Ci costerà. Abbiamo la seria volontà di sacrificare non solo il nostro clima e il nostro pianeta, ma anche le nostre economie? Una prolungata mancanza d’azione ci costerà forse fino a un quinto del nostro prodotto interno lordo, mentre un’azione effettiva significherà una spesa dell’1 per cento.

Abbiamo altresì la volontà di esporre il nostro clima a un punto di non ritorno? Gli scienziati ci hanno già informato del fatto che l’ultima decade è stata la più calda mai registrata e che il 2007 è stato uno dei 10 anni più caldi. Non dimentichiamo i nostri impegni e obiettivi di Bali. Dobbiamo continuare a rispettare una tabella di marcia di soluzioni di coesione di fronte alla minaccia del cambiamento climatico, garantendo che sia incentrata sulla flessibilità degli Stati membri.

 
  
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  Jens Holm, a nome del gruppo GUE/NGL. – (SV) I contenuti della presente relazione sono corretti, ma avrei preferito vedere di più in merito alle misure concrete volte a rispondere al cambiamento climatico. Nonostante ciò, la relazione ha certamente l’appoggio del gruppo GUE/NGL.

Notiamo dalla relazione che le emissioni globali sono aumentate del 70 per cento tra il 1970 e il 2004, che l’ultima decade è stata la più calda di sempre e che affrontiamo diversi punti critici, ad esempio lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia. Chiediamo pertanto una riduzione del 60-80 per cento delle emissioni dell’UE entro il 2050. Chiediamo l’etichetta clima per i prodotti di consumo e misure volte a reagire alle considerevoli emissioni generate dall’UE attraverso le importazioni da altri paesi. Chiediamo inoltre un cambiamento nei modelli degli stili di vita.

Tutto ciò è assolutamente corretto, ma dobbiamo anche rendere più facile per le persone vivere in modo non dannoso per il clima. Dobbiamo ad esempio mangiare meno carne e spostarci meno in auto e in aeroplano. Purtroppo l’UE sovvenziona l’industria della carne con ingenti somme. Allo stesso modo l’UE purtroppo sovvenziona la costruzione di autostrade, che porta soltanto a un numero più elevato di veicoli. Anche le nostre misure volte a rispondere al trasporto aereo sono lontane dall’essere adeguate. Se i politici non creano sistemi sostenibili, non siamo credibili quando esortiamo le persone a modificare il loro stile di vita.

Come ho detto, dobbiamo andare oltre. Dobbiamo attuare maggiori misure concrete al fine di apportare cambiamenti e dobbiamo avere maggiori obiettivi di riduzione. Dobbiamo altresì essere autocritici e mettere in discussione l’ordine economico prevalente nell’UE. Dopotutto, l’UE è impegnata nel completamento del mercato interno e nella crescita permanente. Ciò porta solo a più trasporti, il che non è sostenibile.

 
  
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  Johannes Blokland, a nome del gruppo IND/DEM. – (NL) Desidero innanzi tutto ringraziare il relatore, l’onorevole Florenz, per l’approfondita relazione interlocutoria che abbiamo dinnanzi oggi. E’ positivo disporre di tutte le pertinenti informazioni scientifiche sul cambiamento climatico raccolte nella presente relazione. Può servire da utile passo verso la relazione finale della commissione temporanea sul cambiamento climatico. Non ho nulla da aggiungere in merito ai contenuti e non ho pertanto presentato alcun emendamento.

Molto è noto riguardo al cambiamento climatico, ma sono necessari numerosi altri studi, dato che sono ancora sconosciuti molti parametri. La presente relazione, insieme a tali ulteriori studi, costituisce un inizio attivo.

Non posso appoggiare gli emendamenti, tra gli altri, dell’onorevole Březina, in quanto essi sono completamente inammissibili. In merito agli emendamenti dell’onorevole Doyle e di altri, mi atterrò all’opinione del relatore. Infine, desidero fare i miei migliori auguri all’onorevole Florenz per la stesura della relazione finale.

 
  
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  Jana Bobošíková (NI).(CS) Signor Presidente, la relazione di cui discutiamo oggi è un simbolo dell’arroganza e della convenzionale cecità del Parlamento. Si trova pericolosamente vicina a soffocare la libertà, la democrazia e la solidarietà verso i più deboli della società. In merito alla libertà di pensiero, non vi è nulla di peggio che insistere che solo un’opinione scientifica sia corretta e denunciare le altre idee. In merito alla democrazia, non vi è nulla di peggio che dare la benedizione politica a tale opinione e cercare di controllare di conseguenza le vite delle persone. In merito alla solidarietà verso i più deboli, non vi è nulla di peggio che versare generi alimentari in vagoni cisterna per benzina e guardare la persone morire di fame. Tali politiche non salveranno il pianeta. Gli unici vincitori saranno i produttori di semi di colza sovvenzionati e i produttori di componenti per mulini a vento. Tenendo conto del fatto che tale relazione tenta di sopprimere lo scambio di opinioni, che detta quali debbano essere i risultati scientifici e che ignora le necessità dei più poveri della società, non posso in alcun modo dare il mio appoggio. Ritengo che la commissione temporanea sul cambiamento climatico vada immediatamente sciolta. In conclusione, desidero solo dire che provengo dalla Repubblica ceca e che posso affermare con orgoglio che, a differenza di altri politici, il pensiero del Presidente Václav Klaus non si è surriscaldato e il suo cervello non è diventato verde.

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  Presidente. − Grazie, onorevole Bobošíková. In futuro metterò maggiore impegno al fine di pronunciare il suo nome correttamente. Ritengo che ci troviamo tutti lungo una curva di apprendimento, non solo il Presidente, ma senza dubbio anche l’oratore. La ringrazio, onorevole.

 
  
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  Cristina Gutiérrez-Cortines (PPE-DE).(ES) Signor Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Karl-Heinz Florenz e l’intero gruppo di lavoro per aver coinvolto scienziati di livello così elevato a lavorare su tale questione. Penso che sia la prima volta che degli scienziati abbiano lavorato fianco a fianco con i membri di quest’Assemblea. Si tratta di un vantaggio da non scartare, dato che è chiaro, come hanno affermato gli scienziati, che affrontiamo incertezze enormi sotto forma di cambiamento climatico. In altre parole, la scienza compie progressi e mano a mano modifica le sue idee e pertanto non possiamo far diventare la scienza verità assolute. Che cosa significa questo? Significa che se gli scienziati, nel loro lavoro, rivedono costantemente le proprie scoperte e noi li seguiamo, allora anche noi dobbiamo essere flessibili e adattare le nostre soluzioni ai cambiamenti verificatisi nella conoscenza.

Questa simmetria tra una conoscenza sempre maggiore e la nostra flessibilità è molto importante. Una delle mie preoccupazioni è pertanto l’enorme fiducia che in Europa abbiamo in noi stessi. Il dubbio e l’incertezza costituiscono la base del lavoro scientifico e in questo caso per fare la cosa giusta. Ritengo che dobbiamo essere consci del fatto che vi possono essere altri paesi, quelli che critichiamo, che in taluni ambiti stanno facendo la cosa giusta.

Dico questo, e mi sento in dovere di ribadire che appoggio il progetto, perché ritengo che si debbano prendere in considerazione i concetti di complessità e di impatto, il che è confermato da quanto ci è accaduto con i biocarburanti. Dobbiamo altresì regolarci mediante una disciplina assoluta in relazione all’impatto ambientale, all’impatto economico e alla fattibilità delle soluzioni.

Dato che, tuttavia, lo scopo del presente documento non è fornire soluzioni, continuo ad appoggiarlo. Ciononostante, desidero altresì dire che dobbiamo applicare una politica combinata e a tal proposito il documento deve compiere un passo avanti nella seconda parte, con decisioni prese dall’alto a livello nazionale, senza trascurare il fatto che il cambiamento climatico è una questione che va risolta attraverso l’adattamento a livello locale.

Dobbiamo pertanto iniziare a contemplare una politica di ampia conoscenza del cambiamento climatico dall’alto, in combinazione con una politica operata dal basso, nell’industria, nei settori economici, nell’agricoltura, nei nostri diversi territori, per permettere a ciascun paese di confezionare i suoi progetti in linea con il progetto generale.

 
  
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  Guido Sacconi (PSE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch’io naturalmente mi associo a tutti i colleghi che hanno espresso il loro ringraziamento e apprezzamento per il lavoro del nostro relatore, Karl-Heinz Florenz. A questo io voglio aggiungere, in modo niente affatto formale, un ringraziamento a tutti i membri e ai gruppi politici che lavorano e hanno lavorato in modo molto intenso in quest’anno di impegno della commissione speciale sui cambiamenti climatici, nella quale – devo dire la verità – si è realizzato un clima di unità molto forte, molto convinto al di là di aree marginali di dissenso che è bene ci siano.

Questo mi fa ben sperare perché tutto il materiale che abbiamo già accumulato e quello che stiamo accumulando per il rapporto finale, sono sicuro troverà una sintesi e ci consentirà insomma di consegnare al futuro Parlamento una buona eredità per sviluppare il suo lavoro successivo, con una visione veramente integrata, come è necessario in questo problema.

Quello di oggi è il primo capitolo, quello che riguarda la presa di atto sullo stato dell’arte in materia di conoscenza scientifica del problema. Intendiamoci non è che il panel dell’IPCC è una corrente scientifica, è una sede nella quale è una sede nella quale, con un lavoro durato anni, si è presa in considerazione tutta la letteratura scientifica in materia e si è operata una sintesi, una verifica raggiungendo gradi di probabilità circa i diversi settori, i diversi giudizi, che si è arrivati molto presto vicino al 100%, il che non ha precedenti – credo – nella storia scientifica.

Io penso che questo sia interessante anche da un punto di vista più generale, potrebbe essere preso un po’ come modello per stabilire una relazione intelligente, diciamo così, tra conoscenze scientifiche e decisione politica di fronte alla straordinaria complessità dei problemi del mondo contemporaneo.

Il cambiamento climatico c’è, corre veloce, bisogna agire quindi molto tempestivamente e, come diceva bene Karl-Heinz non è solo un problema ma anche un’opportunità. E’ proprio sulla base di questa conoscenza che nell’arco di un anno, vero Commissario Dimas, è cambiato anche il clima politico mondiale, non c’è stato solo il surriscaldamento globale. Anche il clima politico mondiale è cambiato fino ad arrivare a Bali, ad una presa di atto comune di tutti, della validità della ricerca IPCC e fino ad arrivare agli ultimi mesi ai cambiamenti delle posizioni delle leadership veramente interessanti.

Parte del nostro lavoro è stato anche fare numerose visite in Cina, India, di recente negli Stati Uniti, a Washington, e abbiamo potuto cogliere quello che poi, come lei ricordava, i candidati presidenti hanno detto molto chiaramente, che cioè ci sarà un impegno diverso anche di quel paese nei prossimi mesi che fa davvero bene sperare in vista dei negoziati internazionali che dovranno concludersi a Copenaghen nel 2009.

Io sono d’accordo con lei in questa direzione e stiamo producendo risultati che soltanto un anno fa erano inimmaginabili.

 
  
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  Vittorio Prodi (ALDE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie Commissario per la sua presenza costante. Come scienziato non posso che rallegrarmi del fatto che il quadro scientifico sia finalmente accettato e riconosciuto anche nelle sedi di alta rappresentanza politica come questa. Come vicepresidente della commissione speciale sul cambiamento climatico sono soddisfatto dei primi risultati del lavoro comune e mi congratulo con il relatore Florenz, con i colleghi e il presidente Sacconi.

Personalmente, però, ho l’apprensione che tutta la nostra buona volontà non sia sufficiente a risolvere i gravosi problemi che abbiamo davanti. Penso soprattutto alle prospettive catastrofiche che il cambiamento climatico proietta sui problemi già difficilissimi quali la povertà, la salute pubblica, l’accesso alle risorse naturali e, prima fra queste, l’acqua e credo che una volta affrancata la prima tappa di questo viaggio di scoperta nel fenomeno con la redazione di questa prima relazione sulle prove scientifiche dovremmo farci carico di una mission impossible.

Dare elementi di speranza, prevede piani fattibili per un futuro che non sia fatto solo di conflitti e disparità, offrire una visione in cui la scienza ci aiuti a riequilibrare gli scompensi che da uomini abbiamo creato o contribuito a peggiorare. Questo dobbiamo dire ai nostri concittadini: ce la faremo e con questo avremo anche fatto un salto di civiltà.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. ALEJO VIDAL-QUADRAS
Vicepresidente

 
  
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  Caroline Lucas (Verts/ALE).(EN) Signor Presidente, a prima vista, la presente relazione potrebbe sembrare di tipo tecnico, riassumendo semplicemente le conoscenze scientifiche per quelle che sono. Ma fate attenzione, la presente relazione è altresì profondamente politica e costituisce una chiamata alle armi, perché il fatto è che essa dimostra la necessità urgente di una completa rivoluzione del modo in cui gestiamo le nostre economie.

La conoscenza porta con sé responsabilità e sapere quello che sappiamo circa le realtà del cambiamento climatico e tuttavia non agire in modo commensurato equivarrebbe a niente meno che a un crimine contro le future generazioni.

La logica della relazione è pertanto questa: l’obiettivo di ridurre del 20 per cento le emissioni dell’UE è semplicemente incompatibile con la scienza sui due gradi; dobbiamo pertanto muoverci unilateralmente al fine di conseguire ora riduzioni interne almeno del 30 per cento; dobbiamo rispondere a fatti nuovi – solo il mese scorso uno scienziato del clima di spicco, James Hansen, ha messo in guardia in merito al fatto che gli obiettivi attuali sono decisamente troppo deboli e che dobbiamo impegnare molte più risorse al fine di aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi, essendo destinate all’azione sul cambiamento climatico tutte le entrate derivanti dalle vendite all’asta delle quote del sistema ETS.

La buona notizia è che l’UE è l’unica a trovarsi in una posizione valida per assumere un ruolo guida nel cambiamento climatico e che, se dovessimo raccogliere tale sfida, potremmo anche trovare rivitalizzate le nostre stesse istituzioni e l’UE riconnessa con i cittadini che si suppone rappresenti.

 
  
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  Bogdan Pęk (UEN).(PL) Signor Presidente, da qualche tempo a questa parte ascolto allarmato le argomentazioni pseudoscientifiche avanzate nel cuore dell’Europa. Mi riferisco alle presentazioni fatte in quest’Assemblea, da cui si suppone venga disseminato in tutto il mondo il sapere fondato su prove scientifiche certe. In effetti, tuttavia, vi sono semplicemente tanti scienziati che sostengono che non ci troviamo nella posizione di poter influenzare il cambiamento climatico con i mezzi attualmente disponibili quanti ve ne sono che sostengono il contrario.

Immaginate per un momento che il primo gruppo abbia ragione, onorevoli colleghi. Se le cose stanno così e noi destiniamo enormi risorse a un presunto cambiamento climatico, che influenza di conseguenza il benessere dell’umanità, in particolare in Europa, condanneremo le nazioni europee a un rapido declino rispetto ad altre nazioni che nel frattempo si svilupperanno più rapidamente.

Posso garantire a quest’Assemblea che il presidente di una commissione parlamentare tiene conto solo delle opinioni di un gruppo di scienziati e, se il Commissario Dimas non si riferirà a tutto il lavoro scientifico noto in merito a tale argomento, permettendo di conseguenza la nascita di un mito, protesterò con vigore e lo farò perché azioni di questo tipo devono essere intraprese solo ed esclusivamente sulla base di prove scientifiche conclusive.

 
  
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  Roberto Musacchio (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ringrazio molto il relatore Florenz perché ha fatto un buon lavoro e soprattutto ha valorizzato il lavoro di alcuni mesi della commissione clima così ben diretta da Guido Sacconi. Il punto politico chiave che mi fa concordare sulla relazione di Florenz è proprio l’assunzione che si fa dell’impianto dell’IPCC, quindi dell’ONU e delle indicazioni della Conferenza di Bali. Guardate, questo è un punto non solo scientifico, ma un punto di democrazia, quella è una sede di democrazia mondiale.

Ora il tema che è di fronte a noi è che se l’Europa vuole essere credibile e trainante nell’accordo del dopo Kyoto dobbiamo avere le carte in regola. Occorre che il pacchetto dei provvedimenti definito sia realmente approvato in tempi certi e che esso sia all’altezza degli impegni di Bali, cioè sia un pacchetto che rispetti gli impegni, che sia trasparente, realizzato e verificato.

E’ fondamentale che si eviti la corsa alle eccezioni, alle deroghe che creano non credibilità all’interno dell’Europa e nei rapporti con gli altri. Bisogna evitare le furbizie degli Stati membri e dell’imprenditoria, bisogna cioè fare sul serio!

 
  
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  Graham Booth (IND/DEM).(EN) Signor Presidente, concordo con l’onorevole Pęk. Molti eminenti scienziati da tutto il mondo hanno firmato la dichiarazione di Manhattan del 4 marzo di quest’anno. Tra le altre cose in essa si afferma che “non vi è alcuna prova convincente che le emissioni di CO2 delle moderne attività industriali abbiano causato in passato, causino ora o causeranno in futuro un catastrofico cambiamento climatico”. La scorsa settimana, altri 31 000 scienziati hanno appoggiato il punto di vista della petizione Oregon.

Non si tratta più dell’eccentrica voce di dissenso e anche Nigel Lawson, un membro della commissione per il cambiamento climatico della Camera dei Lord, è concorde nel dire che la discussione non è chiusa. Prima di impegnarci in costi enormi mediante imposte climatiche, scambio di quote e così via, proprio nel momento in cui siamo stati avvertiti di una probabile recessione economica globale, dobbiamo ascoltare entrambe le parti del dibattito e accertarci assolutamente in merito a chi ha ragione.

 
  
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  Roger Helmer (NI).(EN) Signor Presidente, per una volta vengo in quest’Aula con una buona notizia: il riscaldamento globale si è arrestato. Il 1998 è stato l’anno più caldo a memoria d’uomo. Nel corso degli ultimi 10 anni, le temperature globali sono state stazionarie o in diminuzione. Il recente modesto riscaldamento è paragonabile a quello verificatosi nel periodo caldo dell’età medievale; prima di allora, durante l’Optimum romano e prima ancora, durante l’Optimum olocenico.

Oggi, le temperature sono al di sotto delle massime degli ultimi 2 000 anni. Viene sempre più messo in dubbio il ruolo della CO2. Dal 1850 le temperature medie si mettono bene in relazione con i cicli solari ma in modo molto scarso con la CO2 atmosferica. Il modello di riscaldamento, in termini sia geografici che temporali, è completamente diverso da quello previsto dai modelli computerizzati.

I modelli relativi all’effetto serra prevedono un riscaldamento massimo nell’alta atmosfera, ma le osservazioni dimostrano che quel poco di riscaldamento presente si trova sulla superficie ed è in gran parte il risultato dell’effetto “isola di calore urbana”.

L’effetto serra della CO2 è logaritmico; si tratta cioè di una legge dai ritorni decrescenti. In termini di effetto serra, l’atmosfera è già satura di CO2, e ulteriori emissioni avranno un effetto minimo.

Il livello del mare si sta alzando non più rapidamente di quanto abbia sempre fatto, circa 15-20 centimetri ogni secolo; in generale, la massa glaciale globale è costante; gli eventi meteorologici violenti non sono più frequenti di quanto siano sempre stati; l’estinzione delle specie è portata non dal riscaldamento globale ma dalla perdita di habitat e in particolare dalla corsa ai biocarburanti. Studi recenti dimostrano che gli orsi polari se la stanno cavando molto bene.

L’isteria climatica è sempre più lontana dalla realtà. Dobbiamo riconsiderare le nostre politiche prima che facciano altri danni.

(Applausi)

 
  
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  Markus Pieper (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, onorevole Harms, danneggiare i carri armati è effettivamente una cosa positiva da un punto di vista pacifista! I fatti scientifici sono ben noti: il cambiamento climatico di cui oggi siamo testimoni ha molto a che fare con l’attività umana. Sono pertanto esemplari, a tal proposito, i risultati ottenuti dalla commissione temporanea.

Quello che mi turba della presente relazione è, tuttavia, la sua sfumatura minacciosa. Sono allarmato dal fatto che non venga dato assolutamente nessuno spazio a opinioni scientifiche divergenti. Il fatto è che ogni qual volta che i politici sostengono di essere infallibili, sbagliano qualcosa. La relazione parla di un’ondata di calore di intensità eccezionale e di estinzione di specie fino al 70 per cento a causa del cambiamento climatico. Afferma che quasi ogni regione della Terra sarà colpita negativamente. Tali dichiarazioni si basano su proiezioni da modellazioni sul lungo periodo, ma non possono essere attribuiti in modo così semplicistico solo al cambiamento climatico indotto dall’uomo.

Con queste premesse, ritengo che sia scandaloso per il nostro Parlamento che gli emendamenti proposti dall’onorevole Březina, che attirano l’attenzione proprio su tale situazione, siano dichiarati inammissibili. Signor Presidente, desidero chiedere in modo particolare che l’emendamento n. 15 sia dichiarato ammissibile. La protezione ambientale non è servita a dovere se talune opinioni sono soppresse semplicemente mediante procedure amministrative. Una minaccia esagerata innesca misure politiche che porteranno a una visione distorta delle priorità politiche. Ne costituisce un esempio la dichiarazione che il cambiamento climatico debba diventare una priorità nell’assistenza allo sviluppo. Oggi, tuttavia, l’AIDS, la malnutrizione, la malaria e i terremoti costituiscono problemi più urgenti ed è in questi ambiti che dobbiamo dispiegare le nostre risorse politiche.

Anche in Europa il dibattito sul cambiamento climatico ha raggiunto proporzioni che stanno mettendo a rischio le conquiste sociali. Una famiglia tedesca già paga allo Stato più del 40 per cento del prezzo dell’energia elettrica e alle pompe di benzina il dato è ora tra il 55 e il 78 per cento. Il nuovo sistema per lo scambio di quote di emissione porterà a un ulteriore aumento dei prezzi dell’energia elettrica di almeno il 30 per cento.

Appoggio un approccio razionale alla questione del cambiamento climatico, in modo tale da poter poi individuare soluzioni che siano socialmente ed economicamente compatibili. Gli emendamenti proposti dall’onorevole Březina offrirebbero diversi punti di partenza e desidero chiedere il vostro appoggio.

(Applausi)

 
  
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  Dorette Corbey (PSE).(NL) Desidero ringraziare l’onorevole Florenz, che ha prodotto un’eccellente relazione. Il dibattito sul cambiamento climatico è estremamente denso di emozioni e certamente è giusto che sia così. Oggi, tuttavia, dobbiamo optare per un approccio sensibile. Nei prossimi mesi lavoreremo intensamente sul cambiamento climatico e molte misure ambiziose sono all’ordine del giorno.

Per l’Europa è molto importante dimostrare la sua credibilità prima di Copenhagen e giungere a un accordo sul pacchetto clima, il che può verificarsi se abbiamo una base comune e tale base è la conoscenza. L’onorevole Florenz può attribuirsi il merito di aver esposto l’opinione scientifica diffusa. Il punto di partenza della nostra politica sono le scoperte del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), in cui lavorano insieme migliaia di scienziati. E’ un fatto che la Terra si stia riscaldando ed è altresì un fatto che il riscaldamento sia per certi versi causato dalle azioni dell’uomo. Al fine di mantenere il cambiamento climatico nei limiti, dobbiamo ridurre prima del 2050 le emissioni di gas a effetto serra del 60-80 per cento. Non si tratta di un compito facile. Sono coinvolti interessi importanti. Senza dubbio, la produzione pulita può introdurre molti vantaggi e occupazione ed è altresì positivo che in questo modo metteremo fine alla nostra dipendenza dal petrolio ed entreremo nel mondo dell’energia sostenibile. La transizione a un’economia a basse emissioni di CO2 non è tuttavia semplice.

Sono tuttavia importanti due elementi. Innanzi tutto, la politica deve basarsi sulla conoscenza, il che non significa, onorevole Pieper, che l’opinione diffusa nell’IPCC sia immutabile. Possiamo pensare che l’IPCC sia aperto a critiche e ad argomentazioni adeguatamente supportate da parte degli scettici, perché ciò è di aiuto alla conoscenza e pertanto il nostro gruppo appoggia pienamente il paragrafo 10.

Il secondo punto è la necessità del sostegno pubblico sul lungo periodo. Affinché sia possibile per il grande pubblico appoggiare misure risolute, chiediamo che siano esposti i punti scientifici di base in un opuscolo disponibile al pubblico, affinché tutti possano essere consapevoli delle sfide che affrontiamo. In tal modo possiamo occuparci di tali sfide insieme. Penso che la presente relazione dell’onorevole Florenz costituisca per noi la base per intraprendere un’azione maggiormente congiunta e per istituire una buona politica entro il 2009.

 
  
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  Lena Ek (ALDE). - (SV) Signor Presidente, anch’io desidero congratularmi con l’onorevole Karl-Heinz Florenz per l’eccellente relazione. Desidero sottolineare che ha un significato politico e simbolico molto forte, che è non meno evidente nel fatto che i leader dei tre grandi gruppi politici hanno introdotto la discussione.

Tutti concordiamo sui contenuti della relazione Florenz. E’ altresì redatta in modo tale che la gente comune possa effettivamente leggere il testo e comprenderne il significato. La sua presentazione chiara e istruttiva costituisce un ulteriore aspetto positivo che desidero sottolineare.

Restano tuttavia dei problemi che dobbiamo discutere. Vi esorto ad appoggiare gli emendamenti relativi all’aumento di 1,5°C della temperatura della superficie del mare. Dobbiamo altresì esaminare la questione della salute pubblica. Affronteremo questo tema nella prossima relazione. Penso che in tale ambito vadano presentate alcune idee sensate. Noi membri del Parlamento europeo abbiamo ora la possibilità di dimostrare la determinazione e la serietà del nostro impegno in merito a tali questioni. L’onorevole Avril Doyle e io siamo entrambi relatori sullo scambio dei diritti di emissione. Se di fronte al voto saremo tutti seri in merito alle cose dette oggi, allora ci aspettiamo che le proposte che avanzeremo nelle nostre diverse commissioni saranno appoggiate con vigore.

Desidero infine sottolineare che ci troviamo nel cuore dei preparativi per la Conferenza di Copenaghen. Tali preparativi devono procedere in modo completamente diverso, con la cooperazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione e insieme ai paesi in via di sviluppo. Mancano solo 18 mesi.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, anch’io desidero congratularmi con l’onorevole Florenz per la sua relazione. Sarebbe perfetta se si fondasse sulle scoperte scientifiche della commissione ONU competente e se evidenziasse la necessità di maggiori e migliori informazioni per i cittadini.

Onorevoli colleghi, signor Commissario, dobbiamo, tuttavia, passare dalle scoperte all’azione. Dobbiamo adattare le nostre politiche alle misure proposte dalla scienza. Necessitiamo di carburanti e di automobili più puliti. Siamo a conoscenza, signor Commissario, della sua lotta, anche in seno alla Commissione, contro i gruppi di pressione e gli interessi che minano gli sforzi dell’UE per diventare leader a livello mondiale nella lotta al cambiamento climatico. La grande maggioranza del Parlamento europeo è un alleato. Esso appoggerà sforzi più ambiziosi da parte della Commissione e dei governi, perché la vita umana e la protezione dell’ambiente sono di importanza considerevolmente maggiore rispetto agli interessi di taluni ambienti imprenditoriali.

 
  
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  Jerzy Buzek (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, non sono il primo a congratularmi con il relatore per la sua eccellente relazione e sono certo che non sarò l’ultimo. Di recente la comunità internazionale ha ricevuto un documento del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) contenente un ampio studio scientifico sul riscaldamento globale. Facciamo riferimento a tale studio nella nostra relazione e nella nostra risoluzione. La maggior parte dei ricercatori ha accettato tale documento, vale a dire il quarto rapporto di valutazione dell’IPCC. Così ha fatto anche la maggioranza dei governi dei 110 paesi rappresentati nel Gruppo. Ciononostante alcune voci si sono fatte sentire per contestare la validità del documento. Sono state ascoltate anche in quest’Assemblea. E’ pertanto opportuno iniziare con la valutazione della controversia.

Per prima cosa, quasi tutti al momento concordano almeno sul fatto che il riscaldamento globale è una realtà, anche se capita che qualche angolo del nostro pianeta sia temporaneamente più freddo che in passato. A causa, tra le altre ragioni, del rapporto dell’IPCC, sembra ora che sia accettata l’esistenza del riscaldamento globale. Di conseguenza non è più così importante riferirsi a ulteriori indizi dell’avvicinarsi dell’apocalisse collegati alle temperature in aumento. D’altro canto, è certamente necessario spiegare e provare le ragioni di tale aumento.

Desidero chiedere all’Assemblea di ricordare che la maggior parte degli scienziati, che hanno condotto ricerche in merito a tale problema, sono seriamente convinti che la responsabilità del riscaldamento globale dipenda principalmente, sebbene non esclusivamente, dagli esseri umani, il che è particolarmente vero in relazione alle emissioni di gas a effetto serra. Varrebbe la pena dedicare ulteriori sforzi a documentare e provare tale teoria. La ricerca delle cause del riscaldamento globale deve senza dubbio continuare e questa deve essere la principale conclusione delle nostre valutazioni.

Ciononostante, la cosa più importante è che teniamo a mente il fatto che sembra già molto probabile che i gas a effetto serra prodotti dagli esseri umani costituiscano la causa principale del riscaldamento globale ed è pertanto necessario agire. Ecco perché l’Unione europea si è assunta il ruolo di leader mondiale nel limitare le emissioni. E’ di conseguenza particolarmente importante per noi europei raggiungere a Poznań e a Copenaghen un accordo globale in merito a tale questione. Dobbiamo ricordare che non possiamo salvare il pianeta da soli. Abbandonare ora le nostre azioni sarebbe, tuttavia, imperdonabile. Non possiamo cancellare le nostre responsabilità nei confronti della civiltà.

 
  
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  Riitta Myller (PSE). - (FI) Signor Presidente, esistono dati ben consolidati e riconosciuti sul cambiamento climatico mondiale e le origini umane dell’attuale andamento del riscaldamento globale vanno al di là di ogni ragionevole dubbio scientifico. Ciò è quanto l’onorevole Florenz afferma nella sua relazione all’inizio delle sue conclusioni. Dopotutto, lo scopo di redigere la presente relazione interlocutoria era nello specifico di stabilire una base comune per la versione finale.

Il lavoro della commissione e del Parlamento deve essere fermamente ancorato al quarto rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico. In tale rapporto è palese l’opinione diffusa che la temperatura media globale debba essere stabilizzata così che non aumenti di più di 2°C, il che costituisce anche un modo per tenere conto dell’impatto economico, ecologico e sociale del cambiamento climatico.

Questi sono i fatti, come ha affermato l’onorevole Florenz. Ora è questione di come capiamo quello che leggiamo – in base alla nostra capacità di lettura – il che sarà palese quest’anno quando discuteremo il pacchetto di leggi che la Commissione ci ha presentato. Desidero sottolineare in modo particolare che, dato che si tratta di una questione di impatto ecologico, economico e sociale del cambiamento climatico, dovremmo concentrarci di più sulla questione dell’efficienza energetica. Mi auguro che, nelle sue attività future, la Commissione considererà come una questione speciale il potenziale per l’aumento dell’efficienza energetica. Dato che l’energia risparmiata è l’energia più economica, è altresì il modo migliore, dal punto di vista ecologico, per combattere il cambiamento climatico e pertanto mi auguro, in merito a tale punto, che vi saranno nuove proposte e stimoli da parte della Commissione.

 
  
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  Avril Doyle (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, stiamo discutendo un’ottima relazione interlocutoria sui fatti scientifici relativi al cambiamento climatico, presentata dal relatore della commissione temporanea sul cambiamento climatico, onorevole Karl-Heinz Florenz. Desidero ringraziare lui, così come tutti i colleghi della commissione temporanea appartenenti a quest’Assemblea, per l’enorme mole di lavoro svolta per realizzare il presente documento.

Per i legislatori, ignorare il parere oggetto di revisione tra pari della stragrande maggioranza degli scienziati nel campo del cambiamento climatico di tutto il mondo costituirebbe un mix esplosivo di arroganza, irresponsabilità e totale inadempimento dei propri obblighi. Noi siamo i decisori. I nostri cittadini ci hanno conferito un mandato democratico e su questo tema, la questione più urgente che la comunità mondiale sta affrontando oggi, non possiamo farci trovare inadeguati anche quando, o soprattutto quando, le decisioni dinnanzi a noi sono estremamente impegnative.

Esorterei i nostri cari colleghi, che potremmo tranquillamente definire “scettici del clima”, a percorrere questa strada con noi, fosse solo sulla base del concetto molto abusato ma molto importante del principio precauzionale. Sì, la scienza è complessa e dinamica, ma con un rapporto di cinque a uno della comunità scientifica a sostegno della tesi che presentiamo, dobbiamo mettere alla prova, dobbiamo mettere in discussione e soprattutto dobbiamo reagire – e reagire in modo adeguato – al lavoro oggetto di esame tra pari di alcuni dei migliori e dei più brillanti esponenti nell’ambito della climatologia e della meteorologia.

Più di due terzi della superficie mondiale è ricoperta di oceani e tre quarti delle megacittà mondiali si trovano sul mare. Più del 97 per cento delle acque del pianeta è contenuto negli oceani e il pesce fornisce la più alta percentuale di proteine consumate dall’uomo a livello mondiale e da esso dipendono 3,5 miliardi di persone, dato che costituisce la loro fonte alimentare primaria. Secondo le previsioni scientifiche, con l’aumento delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dall’uomo, cambiamenti drammatici, quali il riscaldamento degli oceani, lo scioglimento delle calotte polari, l’aumento del livello del mare e l’acidificazione degli oceani, porranno serie minacce agli ecosistemi marini e alla comunità dei pescatori.

Nelle vesti di Vicepresidente della commissione per la pesca, desidero raccomandare che le sue opinioni ponderate vengano prese in considerazione nella relazione interlocutoria di oggi. Due rapidi punti: è stata una grave omissione non aver incluso i membri della commissione per la pesca nella commissione temporanea sul cambiamento climatico e, in secondo luogo, mi rammarico del fatto che la commissione temporanea non sia stata in grado di accettare l’opinione della commissione per la pesca.

Per concludere, vi è una serie di emendamenti che pongono l’accento sull’impatto scientifico delle conseguenze del cambiamento climatico sugli oceani del pianeta. Esorto i colleghi ad appoggiare tali emendamenti, dato che la relazione su cui si basano le decisioni del Parlamento deve essere quanto più possibile esaustiva e integrata.

 
  
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  Agnes Schierhuber (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, anch’io desidero iniziare ringraziando il nostro relatore per il lavoro svolto. La relazione – come affermato dai precedenti oratori – riferisce per intero i fatti scientifici riguardanti il cambiamento climatico, che sono stati discussi nel dettaglio con esperti di fama mondiale nel corso delle riunioni tematiche.

Il settore agricolo e della silvicoltura costituisce una delle industrie colpite più duramente dal cambiamento climatico e pertanto nutre un forte interesse nell’adozione a livello globale di misure efficaci volte alla protezione del clima. E’ essenziale il coinvolgimento di tutti i paesi, in particolare dei paesi in via di sviluppo, nel processo post-Kyoto. E’ altresì importante sottolineare che l’agricoltura non influenza affatto i prezzi dei prodotti alimentari: nel prezzo di un panino, ad esempio, il grano utilizzato per produrlo ammonta a meno del 2 per cento dei costi.

E’ altresì ben noto che le fonti rinnovabili per i carburanti derivati da colture agricole non rilasciano più CO2 di quanta ne sia stata immagazzinata durante la loro coltivazione, il che significa che sono neutrali in termini di CO2. E’ stato altresì riconosciuto che, sulla base di ricerche che hanno portato a solide scoperte, gli esseri umani sono parzialmente responsabili del cambiamento climatico. Per tale ragione, è importante condurre ricerche più intensive così come risparmiare energia attraverso un suo più efficiente utilizzo. Prendiamo coraggio dal fatto che ci sono voluti 3 000 anni perché venisse accettato che la Terra è rotonda e non piatta.

Desidero esortare questo Parlamento a impegnarsi in un serio dibattito, che riconosca che il cambiamento climatico è un problema globale; si tratta di un problema macrosociale che non può essere risolto per mezzo di politiche settoriali in singoli Stati membri dell’UE. Si può ottenere una soluzione solo a livello mondiale e l’Unione europea deve certamente assumere un ruolo di leader e di mediatore nella lotta al cambiamento climatico.

 
  
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  Valdis Dombrovskis (PPE-DE). - (LV) Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzi tutto congratularmi con il relatore per la sua posizione chiara e inequivocabile, che, sulla base dei risultati degli studi scientifici, riconosce che il riscaldamento globale si sta realmente verificando e che è causato dall’uomo. Dobbiamo ricordare che qualche anno fa molti politici influenti, tra cui i leader di talune importanti potenze, cercavano ancora di negarlo. La relazione compie un passo avanti e rifiuta, in quanto non fondate dal punto di vista scientifico, dichiarazioni secondo le quali il riscaldamento globale non si sta verificando e che si tratta solo di naturali variazioni della temperatura. La presente relazione dimostra ancora una volta che l’UE è un leader a livello mondiale per quanto riguarda il riscaldamento globale, il che tuttavia non è affatto motivo di euforia. Al fine di mantenere il riscaldamento globale nei limiti del 2 per cento, secondo stime recenti il volume delle emissioni di CO2 dovrà essere ridotto almeno della metà entro il 2050. In tale contesto, l’affermazione contenuta nella relazione secondo cui quasi tutti gli Stati membri dell’UE hanno compiuto buoni progressi verso il rispetto degli obiettivi di Kyoto è eccessivamente ottimistica. Nel periodo tra il 1990 e il 2005 i vecchi Stati membri dell’UE hanno ridotto le loro emissioni solo del 2 per cento ed è molto improbabile che nel corso dei restanti cinque anni ridurranno le loro emissioni di un ulteriore 6 per cento al fine di rispettare il loro obiettivo collettivo di Kyoto. E’ solo grazie al fatto che i nuovi Stati membri dell’UE hanno ridotto considerevolmente le loro emissioni in modo più rapido che l’UE nel suo insieme può rivendicare uno status di leader mondiale in questo ambito. Ci si aspetta che i nuovi Stati membri ridurranno le loro emissioni di CO2 del 21 per cento entro il 2010. E’ solo questo fatto che mette in condizione i leader europei di parlare di un obiettivo apparentemente ambizioso di ridurre le emissioni del 20 per cento entro il 2020. Certo, questo obiettivo deve essere accolto con favore, ma è importante che i principali responsabili delle emissioni realizzino la maggior parte di tale riduzione. E’ inaccettabile permettere che gli sforzi delle politiche dell’UE in materia di cambiamento climatico si basino solo sui risultati esistenti conseguiti dai nuovi Stati membri e da isolati vecchi Stati membri, così come è inaccettabile caricarli di oneri aggiuntivi, essendo al contempo indulgenti con i principali responsabili delle emissioni. A prescindere dalla distribuzione delle riduzioni delle emissioni tra gli Stati membri dell’UE, tuttavia, non otterremo nulla a meno che non si giunga a un accordo mondiale e paesi, quali Stati Uniti, Cina, India, Russia e altri, non siano coinvolti nella risoluzione del problema. Tale questione deve essere prioritaria nella politica estera e nella politica sul cambiamento climatico dell’UE. Grazie per l’attenzione.

 
  
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  Romana Jordan Cizelj (PPE-DE). - (SL) Solitamente optiamo per cambiamenti e misure solo se si basano su fatti consistenti. Nella commissione per il cambiamento climatico abbiamo accumulato numerosi dati da molti scienziati. La maggior parte dei dati indica che i cambiamenti negli ecosistemi sono la conseguenza delle emissioni antropogeniche e suggeriscono possibili tendenze per il futuro.

Mentre alcuni sono preoccupati e utilizzano tali dati come una minaccia, dobbiamo altresì considerare il loro lato positivo, e cioè che possiamo ancora agire. Dobbiamo tuttavia farlo in modo rapido, responsabile, serio e coordinato: prima all’interno dell’Unione e poi anche a livello globale. Possiamo riuscire con gli accordi internazionali solo se siamo sufficientemente sensibili anche in merito ai problemi dei paesi terzi, che si preoccupano delle questioni dello sviluppo sostenibile e molti persino dell’eliminazione della povertà.

Un approccio integrale richiede un cambiamento nella nostra testa di europei, perché fino a oggi ci siamo preoccupati solo o principalmente dello sviluppo di una società a basse emissioni di biossido di carbonio. Possiamo tuttavia giungere a un accordo internazionale solo se consideriamo in modo equo sia le misure volte a ridurre le emissioni che le misure volte a modificarle, al fine di allinearle con i cambiamenti climatici.

I miei ringraziamenti al relatore per l’eccellente relazione e mi aspetto che il nostro lavoro continui in tal senso nel corso del prossimo anno.

 
  
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  Csaba Sándor Tabajdi (PSE).(HU) Signor Presidente, mi congratulo con l’onorevole Florenz per la notevole relazione. Il dibattito sulle basi scientifiche del cambiamento climatico è di straordinaria importanza, poiché purtroppo noi politici spesso manchiamo di tener conto dei fatti, sebbene i fatti siano molto persistenti. Concordo con l’onorevole Martin Schulz in merito al fatto che dovremmo arrestare il dibattito basato sulle convinzioni e considerare i fatti.

In Ungheria, ad esempio, il livello delle acque sotterranee della Grande pianura ungherese tra il fiume Danubio e il fiume Tibisco è calato di 3-4 metri nel corso degli ultimi 30-40 anni; si è verificata una grave desertificazione, il che significa che gli scienziati hanno eseguito delle misurazioni e hanno scoperto che la desertificazione è dovuta per il 50 per cento al cambiamento climatico e per il 50 per cento alla dannosa attività dell’uomo.

In breve, consideriamo nel modo dovuto quanto dicono gli scienziati. Sono inoltre concorde nel dire che l’Unione europea non può risolvere questo problema da sola; USA, Giappone, Cina, Brasile e i paesi in via di sviluppo devono essere partner in questa impresa. Grazie per l’attenzione.

 
  
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  Anneli Jäätteenmäki (ALDE). - (FI) Signor Presidente, la colpa del cambiamento climatico è l’umanità e l’uomo può pertanto anche contribuire a modificarne direzione.

L’obiettivo dell’UE è aumentare al 10 per cento il quantitativo dei carburanti destinati ai trasporti su cui incidono i biocarburanti. Si tratta per di più di un obiettivo che da raggiungere. Dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere per conseguirlo, ivi compreso incorporare l’utilizzo della torba come materia prima per il biodiesel.

E’ necessario più denaro da destinare alla ricerca in modo tale da poter impiegare i metodi più efficaci. Alcuni studi, ad esempio, mostrano che la produzione di energia dalle alghe è, per ettaro, fino a 15 volte superiore alla produzione dall’uva, dall’olio di palma e dalla soia, è pertanto necessaria una ricerca maggiore in questo ambito. Si tratta pertanto di un modo mediante il quale è possibile ridurre l’utilizzo dell’olio di palma e, se tutto va come deve, anche interromperlo del tutto, dato che è un’attività assolutamente dannosa per l’ambiente. Dobbiamo pertanto intraprendere azioni in collaborazione con gli Stati Uniti d’America, la Cina, l’India e la Russia.

 
  
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  Péter Olajos (PPE-DE). - (HU) La ringrazio signor Presidente. Se vogliamo conseguire un successo a Copenhagen alla fine del 2009, credo che vi siano due punti di cui dobbiamo assolutamente tenere conto, punti di cui ho avuto un’esperienza diretta durante le mie visite degli ultimi mesi in India, Bangladesh, Cina e California.

Innanzi tutto, dobbiamo compiere uno sforzo genuino. In altre parole, non è sufficiente congratularci l’un l’altro; non è sufficiente parlare del 10, 20, 30 o 40 per cento. Secondo i dati dell’Agenzia europea per l’ambiente, non solo le emissioni di biossido di carbonio dal 2000 non sono diminuite, ma in effetti esse sono alquanto aumentate, dell’1 per cento. Il sistema di scambio di emissioni (ETS) è un grande successo ed è attualmente in fase di riforma, ma ritengo che sarebbe utile avviare riforme simili nel sistema non ETS; i due sistemi potrebbero forse essere persino consolidati. Appoggio fermamente la proposta del Consiglio di fissare come anno di base il 1990 piuttosto che il 2005.

L’altro punto molto importante è il Fondo di adattamento. Se vogliamo conseguire un successo a Copenaghen, dobbiamo istituire tale Fondo. La relazione Stern ha dimostrato che, a meno che non vi sia un Fondo di adattamento, le altre regioni del pianeta hanno poche possibilità di evitare le conseguenze spiacevoli del cambiamento climatico. Grazie.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (PSE). - (RO) L’Unione europea è già colpita dal cambiamento climatico. Negli ultimi anni la Romania, ad esempio, è stata soggetta a siccità, inondazioni e temperature elevate. In alcune zone della regione meridionale e sud-orientale della Romania è iniziato un processo di desertificazione. L’Unione si è assunta un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico, per quanto riguarda sia la riduzione delle cause che l’adattamento al cambiamento climatico.

Il Trattato di Lisbona contiene disposizioni sul cambiamento climatico e a tal proposito anch’io apprezzo la clausola di solidarietà nel caso di catastrofi naturali. Purtroppo la governance mondiale nell’ambito della protezione ambientale è decentralizzata e a volte manca di coerenza nelle decisioni generali; 18 istituzioni multilaterali sono responsabili del controllo di circa 500 accordi internazionali, di cui 300 a livello regionale. L’Unione europea deve avere un ruolo di leader in questo settore.

Vi sono soluzioni. Necessitiamo di azioni coerenti sul cambiamento climatico, trasporti più ecologici, programmi di ricerca e sviluppo per adattare l’agricoltura a un adeguato consumo idrico, rimboschimento e, soprattutto, una migliore gestione dei rifiuti. Mi congratulo con il relatore.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE-DE).(SK) Il cambiamento climatico comporta gravi implicazioni, non solo per gli ecosistemi, ma anche per l’economia, la salute pubblica, la sicurezza idrica e alimentare, così come per la migrazione. I più recenti studi scientifici portano alla convinzione che anche l’attività umana abbia contribuito all’andamento del riscaldamento globale e pertanto spetta alla nostra società la responsabilità di attuare misure politiche efficaci.

Accolgo con favore la relazione interlocutoria della commissione temporanea sul cambiamento climatico e le sue raccomandazioni sulla futura politica climatica dell’UE in materia di cambiamento climatico, e appoggio fermamente l’idea che l’aumento globale della temperatura media debba essere limitata a non più di 2°C. Oltre a ciò, l’Unione europea deve compiere gli sforzi necessari a ridurre le emissioni in modo tale da mantenere le temperature ben al di sotto del punto limite di due gradi. Rendere disponibili al pubblico le informazioni scientificamente provate e pertanto contribuire a una maggiore sensibilizzazione del grande pubblico in merito a questa questione deve costituire uno strumento importante delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico.

 
  
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  Anni Podimata (PSE).(EL) Signor Presidente, signor Commissario, accolgo innanzi tutto con favore la relazione interlocutoria sui fatti scientifici relativi al cambiamento climatico. Sono particolarmente lieta perché pone l’accento sul fatto che gli scienziati siano concordi in merito alla gravità del problema. La relazione mette altresì in evidenza il grande impatto del fattore umano, in particolare l’energia, sul cambiamento climatico.

Il quarto rapporto di valutazione dell’IPPC afferma che le emissioni di CO2 a livello mondiale sono aumentate di circa l’80 per cento tra il 1970 e il 2004 e che tali aumenti sono dovuti principalmente all’utilizzo di combustibili fossili. Dato che esiste un legame stretto innegabile tra il clima e la pianificazione energetica, desidero sottolineare quanto sia necessaria la creazione di un piano integrato a livello europeo in modo tale da conoscere quali siano le scelte energetiche maggiormente indicate ed efficaci.

 
  
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  Marios Matsakis (ALDE). - (EN) Signor Presidente, ascoltando la discussione di questa mattina sento la necessità di fare un paio di osservazioni.

Innanzi tutto, la prova scientifica. Non vi sono dubbi che stabilire l’esistenza del riscaldamento globale e le sue cause sia una questione molto complicata. Non si tratta di una situazione in provetta per la quale è possibile condurre un esperimento in laboratorio al fine di determinare se una cosa è in un modo o in un altro. Le prove si basano su osservazioni sul lungo periodo e su procedure molto complicate e certamente vi sono alcuni scettici, alcuni scienziati, che hanno un’opinione differente. Non è una cosa nuova. Gli scienziati sono famosi per avere idee diverse: non dimentichiamo che molti di essi hanno dubitato ampiamente persino del fatto che il fumo provochi il cancro e ancora oggi hanno dei dubbi. Tutti noi sappiamo senza dubbio qual è la verità. La stessa cosa è successa per la talidomide come causa della focomelia negli embrioni umani.

Il secondo punto riguarda l’enfasi che si dovrebbe dare a un approccio globale perché tutti noi sappiamo che i paesi che inquinano di più, ad esempio USA, Cina e India, stanno facendo molto poco per combattere il riscaldamento globale.

 
  
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  Janez Podobnik, Presidente in carica del Consiglio. − (SL) Ho seguito con grande interesse la vostra discussione estremamente vivace, che ha costituito una base molto buona per la relazione interlocutoria presentata dal relatore, l’onorevole Karl-Heinz Florenz, per la quale mi congratulo e lo ringrazio.

La vostra discussione è stata tale che ne trarrebbe vantaggio qualsiasi parlamento. E’ stata molto complessa; la prendo come una critica positiva, dato che tutte le opinioni sono preziose, anche quelle critiche.

Dalla vostra discussione posso trarre due conclusioni fondamentali. L’Unione europea è e rimarrà una forza capace di far fronte… certamente, in cooperazione con i suoi partner a livello mondiale, alle continue pressioni al fine di ottenere un confronto serio sui cambiamenti climatici. Mentre la seconda conclusione consiste nel fatto che il cambiamento climatico non è solo un problema, ma anche un’opportunità. Possiamo tuttavia farvi fronte efficacemente innanzi tutto agendo a livello globale.

Desiderò altresì dire che, nel quadro del pacchetto clima ed energia, l’Unione europea sta preparando con successo e in modo accurato tutte quelle misure con cui potremmo in effetti rispondere alle conseguenze del cambiamento climatico.

La transizione verso un’economia a basse emissioni di biossido di carbonio sicura e sostenibile influenzerà diverse politiche, tra cui l’economia e la vita quotidiana dei cittadini. In diverse aree dell’Unione europea, sono necessarie misure politiche coordinate e qui è dove desidero appoggiare le vostre riflessioni secondo le quali dobbiamo aiutarci a vicenda, non solo in merito alle decisioni globali, ma essere altresì unanimi in merito ai dettagli relativi a tali misure politiche.

Desidero menzionare in modo particolare le sinergie tra cambiamento climatico ed energia. A tal proposito è necessario creare politiche europee e nazionali armoniose nei settori della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione; dobbiamo incoraggiare un sistema di trasporti sostenibile, che permetta agli Stati membri di adottare le misure necessarie nella lotta al cambiamento climatico; dobbiamo migliorare l’efficienza energetica, in particolare negli edifici, così come altre fonti di energia in tutti i settori, nonché tenere informati i consumatori in merito a un utilizzo efficiente dell’energia, al fine di ridurre le implicazioni sociali e anche per sfruttare al massimo le nuove opportunità.

Come è già stato accennato nella relazione dell’onorevole Florenz, la scienza del cambiamento climatico è ben consolidata e riconosciuta e il fatto che l’attuale riscaldamento globale sia una conseguenza dell’attività umana è scientificamente inconfutabile.

Permettetemi di commentare brevemente i vostri punti di vista relativi al quadro scientifico dell’IPCC. In merito a tale questione sono a favore del rispetto dell’ambito politico. Il Parlamento europeo costituisce un’arena politica illustre. Certamente dobbiamo rispettare anche l’ambito scientifico, che è, tuttavia, impegnato secondo i principi etici della ricerca e dell’accuratezza scientifica.

Non dobbiamo dimenticare, al contempo, lo spazio dei cittadini, dell’uomo comune, che sarà colpito da misure individuali in termini di qualità della vita, anche quando calcola il suo bilancio familiare e pianifica il suo futuro.

In modo particolare, desidero dire che sembra importante che, secondo l’onorevole Sacconi, nel corso delle sue sessioni, la commissione temporanea sul cambiamento climatico se la sia cavata bene e abbia discusso le questioni relative al cambiamento climatico in un’atmosfera positiva e che abbia anche adottato, a larga maggioranza, una relazione interlocutoria sui fatti scientifici relativi al cambiamento climatico.

Accogliamo con favore in modo particolare la decisione del Parlamento europeo di estendere fino al febbraio 2009 il mandato della commissione temporanea sul cambiamento climatico. Signor Presidente, consideriamo questo fatto come una prova aggiuntiva specifica che, nell’ambito del cambiamento climatico, il Parlamento europeo appoggi con le sue azioni a livello internazionale l’ambiziosa politica dell’Unione europea, avendo cura che le sue decisioni politiche siano supportate dai più recenti risultati scientifici.

Siamo altresì lieti dell’annuncio, fatto nel corso della discussione di oggi, che seguirà poi il dibattito sul pacchetto cambiamento climatico, il che significa il pieno rispetto degli impegni presi dal Consiglio europeo nel marzo 2008.

 
  
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  Stavros Dimas, Membro della Commissione. − (EL) Signor Presidente, ringrazio tutti gli oratori della discussione di oggi per i loro interventi estremamente interessanti.

Desidero in particolare sottolineare che l’UE, l’UE a 15 o l’UE a 27, rispetterà l’obiettivo di Kyoto e che non vi sono dubbi in proposito. Dato che avrò, o mi auguro di avere, questo incarico per altri 18 mesi, vi garantisco che non falliremo in nessun caso nel raggiungere l’obiettivo di Kyoto. Dico ciò perché le misure che abbiamo già preso, e che stiamo prendendo ora, garantiscono che l’obiettivo di Kyoto sarà raggiungo. Al momento questo è il minimo che dobbiamo fare nei prossimi anni. Per la cronaca, i dati che avete fornito prima sono corretti. E’ stato affermato che l’UE sta riducendo le sue emissioni di gas a effetto serra, mentre altri paesi come gli Stati Uniti le stanno aumentando e a un tasso significativamente più rapido rispetto al 1990. Nel 2005, com’è stato detto, eravamo al di sotto del livello del 1990 del 2 per cento e nel 2006 poco sotto il 3 per cento per i paesi dell’UE a 15, che hanno un obiettivo comune. Il nostro successo è tuttavia sempre maggiore come UE a 27, dato che siamo al di sotto del livello del 1990 di circa l’8 per cento. Alla fine del periodo che il protocollo di Kyoto ci ha riconosciuto per il rispetto dei nostri obblighi, l’UE a 15 sarà al di sotto di almeno l’8 per cento e l’UE a 27 di almeno l’11 per cento rispetto al livello del 1990. E’ da notare che la nostra diminuzione di poco sopra l’8 per cento è molto positiva, perché ci aiuterà a raggiungere l’obiettivo del 2020 e a superarlo.

Secondo la relazione interlocutoria, le scoperte scientifiche giocheranno un ruolo importante nei negoziati internazionali perché ci permetteranno di intraprendere misure decise. Serviranno da base per la valutazione della sostenibilità delle proposte da presentare per i negoziati nel corso del periodo precedente alla Conferenza di Copenaghen.

La risoluzione ci ricorda i pericoli che il cambiamento climatico incontrollato comporta e che colpiranno la società umana in diversi modi, nonché che avranno un serio impatto sulle nostre economie e tradizioni culturali.

La risoluzione evidenzia molto giustamente quanto sia importante evitare grandi sconvolgimenti climatici, quali il prosciugamento degli affluenti del Rio delle Amazzoni e il collasso di grandi volumi di ghiaccio a entrambi i poli.

Ritengo che sia parimenti importante porre l’accento sulle probabili conseguenze del cambiamento climatico in termini di sicurezza internazionale, di scarsità idrica e alimentare, nonché di controversie sul controllo delle risorse e degli spostamenti dei migranti. La pressione sulla comunità internazionale aumenta in continuazione a causa delle emergenze ambientali derivanti da condizioni meteorologiche estreme e dei violenti conflitti causati dal cambiamento climatico. La recente crisi dei prezzi dei prodotti alimentari costituisce a oggi l’esempio più concreto di quello che può accadere: gli scarsi raccolti in molte parti del pianeta sono causati da condizioni meteorologiche estreme. Purtroppo questa situazione non sembra essere temporanea o eccezionale; è pronta a diventare un fenomeno integrante e ricorrente, che non può essere controllato senza cambiamenti drastici alla politica e alle pratiche agricole.

Permettetemi a questo punto di menzionare qualche altro argomento esposto nella relazione. Inizierò con la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra mediante azioni sostenibili a livello nazionale nei paesi in via di sviluppo. C’è bisogno del supporto e delle prospettive offerte dalla tecnologia. Vi devono essere finanziamenti volti a trasferire la tecnologia e a promuovere la capacità agricola di tali paesi, così che le riduzioni in questione possano essere misurate, registrate e verificate. Quest’idea costituisce il cuore dei negoziati del piano d’azione di Bali. Com’è stato evidenziato a Bali, qualsiasi mossa da parte dei paesi in via di sviluppo dipenderà solo dai seri impegni presi dai paesi sviluppati e volti a ridurre le emissioni, ma anche dagli sforzi sostanziali di tali paesi al fine di fornire i finanziamenti volti in particolare a trasferire tecnologia e a creare la capacità amministrativa necessaria.

Per l’UE è importante trarre vantaggio da qualsiasi opportunità per il dialogo con i principali paesi in via di sviluppo, affinché vi sia un accordo su ciò che significa esattamente e come l’UE possa appoggiare tali azioni, o attraverso la cooperazione nella formulazione della politica, l’assistenza tecnica, il trasferimento del know-how e la disposizione di incentivi sul mercato della CO2, o attraverso l’assistenza finanziaria. E’ necessario intraprendere misure in tutti i settori, ivi comprese azioni in merito alle emissioni derivanti dal consumo di energia e al disboscamento.

Passerò ora all’aspetto scientifico della presente discussione. La Commissione concorda appieno sul fatto che le scoperte scientifiche debbano essere rese note al grande pubblico. I consumatori devono essere pronti e maggiormente consapevoli di quanto i gas a effetto serra siano generati dal loro stile di vita e dalle loro abitudini di consumo. Allertare sempre più il grande pubblico deve, tuttavia, essere accompagnato da forti incentivi finanziari per le imprese volti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dai prodotti e servizi che forniscono.

E’ necessaria una transizione su scala mondiale verso un’economia a basse emissioni di CO2, il che può essere realizzato solo attraverso misure sistematiche e coordinate volte a ridurre le emissioni in tutti i settori.

Il pacchetto di misure sul cambiamento climatico e l’energia, attualmente in fase di codecisione, ci dà un vantaggio nella transizione. Ci permette altresì di dimostrare che per le nostre economie e società una politica climatica ambiziosa è sia fattibile che maggiormente vantaggiosa.

Dobbiamo continuare la nostra cooperazione estremamente costruttiva su questo importante pacchetto di misure politiche e quest’anno dobbiamo giungere, mi auguro quanto prima, a un accordo.

Per concludere, desidero congratularmi con il Parlamento europeo per il suo importante contributo agli sforzi volti a combattere il cambiamento climatico e mi complimento con l’onorevole Florenz per l’eccellente lavoro svolto.

Mi auguro che il Parlamento prosegua in questo modo costruttivo. Che la nostra cooperazione e il nostro scambio di opinioni possano continuare, sia in merito al pacchetto di misure sul clima e sull’energia, che in merito ai negoziati internazionali nel corso del periodo precedente a Poznań e Copenaghen.

 
  
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  Karl-Heinz Florenz, relatore. − (DE) Signor Presidente, signor Commissario, signor Presidente in carica, vi ringrazio molto per le vostre parole di chiusura che sono estremamente incoraggianti. Ritengo che siamo stati in grado di identificare un’opinione prevalente qui in quest’Assemblea e che tale opinione naturalmente ci obbliga a portare avanti ulteriori studi scientifici e a eliminare i dubbi rimanenti, poiché, dopotutto, in quale area della conoscenza umana non c’è spazio per i dubbi? Ciò è qualcosa che, in quanto relatore, desidero senza dubbio veder accadere.

Sono grato per gli elogi che sono stati gentilmente fatti oggi e desidero passarli ai miei collaboratori che stanno dietro le quinte, che hanno lavorato davvero duramente su questa relazione. Desidero cogliere questa opportunità per ringraziarli di cuore ancora una volta.

Ascoltando la discussione di oggi si può avere l’impressione che stiamo discutendo della CO2. Lasciatemi dire che avremo molte altre questioni di cui parlare, dato che la CO2 è solo la punta dell’iceberg. Sì, costituisce un problema grave, non vi sono dubbi in proposito, ma la vera sfida è come ci occupiamo delle nostre strategie per la sostenibilità. Come dobbiamo avere cura del nostro pianeta, la Terra, affidatoci per i nostri figli? Ci sono voluti milioni di anni per creare le fonti di energia che stiamo bruciando al momento e le stiamo sprecando in circa un solo migliaio di anni. La sfida allora è come fare in modo che con un litro di carburante si percorra una distanza doppia rispetto a quella che si percorre attualmente. Questo è quanto dobbiamo ottenere e allora avremo adempiuto il nostro compito. Questa è la sfida di maggior rilievo: aumentare l’efficienza in Europa, sviluppare tecnologie d’avanguardia, utilizzare tali tecnologie al nostro interno – va da sé – e inoltre venderle in modo proficuo in tutto il mondo al fine di creare posti di lavoro. Questa è la nostra opportunità, per come la vedo, e desidero chiedere a tutti voi di aiutarci a cogliere tale opportunità con ambo le mani.

Desidero ringraziare tutti nuovamente, ma con un occhio sul Regolamento, desidero attirare la vostra attenzione su un ultimo punto. Sin dall’inizio di questa discussione, vi è stato un terribile errore nella traduzione dell’articolo 10, in cui si dice che condanno qualcosa, il che non è affatto nella mia natura. Posso disapprovare una cosa o un’altra, ma non condanno mai nulla. Parlerò senza mezzi termini: ritengo che sia importante evidenziare che c’è un problema di traduzione in quest’Aula, il che è evidente nell’intera relazione, e desidero attirare la vostra attenzione sulla corretta dicitura degli emendamenti in questo ambito che sono stati presentati a quest’Assemblea.

Desidero ringraziare tutte le persone coinvolte e invitarvi a lavorare con noi nel corso della prossima e più difficile fase di questo processo, vale a dire la risoluzione della questione di come dobbiamo ora rispondere a questi fatti scientifici.

 
  
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  Presidente. − La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà alle 12.00.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Neena Gill (PSE) , per iscritto. – (EN) Al fine di affrontare con successo il cambiamento climatico, i mercati si devono adattare in modo tale da riflettere i costi ambientali del biossido di carbonio. Chi inquina deve pagare. Dobbiamo impiegare ogni tipo di strumento politico, tra cui riduzioni dell’aliquota IVA, scambio di quote di emissione e sovvenzioni, al fine di modificare il comportamento dei consumatori e delle imprese in modo tale che siano maggiormente incentivati a scegliere opzioni ecologiche. Come ha sottolineato Nicholas Stern, i costi economici e sociali del cambiamento climatico saranno catastrofici.

Non sono pertanto affatto d’accordo con chi, in quest’Assemblea, nega il cambiamento climatico. Per vedere il suo impatto, devono solo guardare il numero e la frequenza in crescita dei disastri naturali in tutto il mondo. Tali disastri per noi costituiscono un chiaro appello a un’azione più incisiva.

L’UE ha un ruolo legittimo nell’affrontare il cambiamento climatico e deve dare l’esempio nonché fare da guida per gli altri paesi. Serve un dialogo maggiore con le economie emergenti di India e Cina, al fine di garantire che la loro crescita contribuisca alle emissioni globali in minor misura rispetto a quella di UE e USA nel corso dell’ultimo secolo. E’ di fondamentale importanza il trasferimento di tecnologia dall’UE ai paesi in via di sviluppo, così che possano evitare uno sviluppo industriale ad elevate emissioni di biossido di carbonio e passare direttamente a un’economia a basse emissioni di carbonio.

 
  
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  András Gyürk (PPE-DE) per iscritto. – (HU) Quando si prendono decisioni in merito a tale questione, è assolutamente fondamentale tener conto dei dati concreti relativi al cambiamento climatico basati su prove scientifiche. Dopotutto, il rischio di prendere decisioni sbagliate sulla base di conclusioni errate è per lo meno altrettanto elevato quanto la mancanza d’azione. Vale la pena notare una cosa in proposito: il cambiamento climatico è un dato di fatto che può essere scientificamente dimostrato e sono urgentemente necessarie misure rapide ed efficaci per porvi rimedio.

Un serio esame dei fatti scientifici può altresì aiutarci a valutare come strumenti di protezione ambientale basati sul mercato possano contribuire a promuovere la qualità dell’ambiente. A nostro avviso, sono necessari maggiori sforzi da parte degli Stati membri al fine di diffondere incentivi non dannosi per il mercato. La creazione del sistema di scambio delle quote di emissione, che affronta la questione della riduzione delle emissioni sulla base dei meccanismi di mercato, costituisce uno sviluppo gradito. Il fatto che il sistema funzioni costituisce una prova che il mercato, la concorrenza e la protezione ambientale non sono idee reciprocamente esclusive.

In Ungheria vi sono molti esempi che dimostrano come conclusioni sbagliate possano risultare in decisioni errate. Produzione di biomassa significa in realtà bruciare legname; le conseguenze dannose del sostegno obbligato ai biocarburanti stanno diventando sempre più evidenti. Le misure messe in atto in questi due settori non rispettano i requisiti di sostenibilità e inoltre non offrono una risposta al problema non dannosa per il mercato.

Desideriamo porre l’accento sul fatto che il cambiamento climatico richiede l’avvio di misure che non solo tengano conto delle prove scientifiche, ma anche permettano ai meccanismi di mercato di assumere peso .

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE) , per iscritto. – (FI) Signor Presidente, la nostra risoluzione sui fatti scientifici relativi al cambiamento climatico contiene alcune importanti osservazioni su cui è difficile non essere d’accordo. Ciononostante va detto che contiene anche alcune osservazioni irritanti. Vi sono esempi di ciò nella storia della scienza, che devono servire da avvertimenti. In quanto filosofo non ritengo che per un politico sia assolutamente innocuo interpretare i risultati scientifici, trarre da essi conclusioni affrettate e cercare di controllarle, figuriamoci “condannare” qualche altra interpretazione. Qual è il punto di tutto ciò e perché queste cose vanno affermate come regole generali? Si tratta della questione della nostra credibilità, elemento di cui necessiteremo enormemente nella nostra lotta al cambiamento climatico.

Al punto 5 si dice che è scientificamente provato che l’uomo costituisce la causa principale del cambiamento climatico. Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico non lo asserisce in nessuna fase. Il rapporto parla di probabilità. Il contributo dell’uomo al riscaldamento nel corso dell’ultimo decennio costituisce una grande probabilità.

Il punto 7 pone l’accento sui risultati scientifici che “indicano chiaramente come evolverà il cambiamento climatico nel prossimo futuro, basandosi su modelli regionali diversi”, il che è precisamente ciò che non sappiamo. La scorsa settimana, a Reading, i simulatori climatici hanno fatto appello nella loro dichiarazione alla necessità di supercomputer. Al momento i meteorologi non sono in grado di dare una risposta alla domanda relativa al tipo di effetti regionali che avrà il cambiamento climatico, in parte a causa delle insufficienti capacità informatiche.

Al punto 8, si accenna al fatto che la deglaciazione della Groenlandia e della calotta polare antartica occidentale costituiscono esempi di punti critici del cambiamento climatico. Attualmente tuttavia i dati relativi alla deglaciazione sono molto contraddittori, a causa del fatto che al momento lo spessore del ghiaccio in aree centrali della Groenlandia e dell’Antartico sta aumentando.

Né accuserei o condannerei gli scettici e i critici del cambiamento climatico, come nel caso del punto 10. Neanche i politici in particolare lo dovrebbero fare: la questione dovrebbe essere lasciata al dibattito scientifico.

 
  
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  Marian-Jean Marinescu (PPE-DE) , per iscritto. – (RO) La CLIM può fare raccomandazioni e fornire soluzioni per le future politiche dell’Unione europea in questo ambito, raccomandazioni e soluzioni basate su prove scientifiche chiare e, soprattutto, sul fermo sostegno dei cittadini europei.

Le prove scientifiche sono indiscutibili. La relazione dell’onorevole Karl-Heinz Florenz è esauriente, il che prova che i dati scientifici sono sufficienti al fine di prendere decisioni politiche ferme e avviare azioni concrete non solo a livello europeo, ma anche a livello globale, per ridurre drasticamente il fenomeno antropico responsabile del cambiamento climatico e mitigarne gli effetti.

E’ necessario continuare gli sforzi nella ricerca, in particolare nell’ambito delle nuove tecnologie, dell’energia rinnovabile e dei biocarburanti, al fine di trovare l’equilibrio necessario a mantenere concorrenza economica, sviluppo sociale e garantire la sicurezza alimentare ed energetica, che sono fondamentali per il benessere dei cittadini europei.

La comunità scientifica e i rappresentanti politici devono unire le loro forze e appoggiare le attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nonché stimolare la partecipazione dei cittadini in attività concrete, perché lo scambio di buone pratiche, la cooperazione e il dialogo internazionali, regionali e in particolare transfrontalieri, così come il coinvolgimento diretto dei cittadini rappresentano il mezzo più efficace per lottare contro il cambiamento climatico.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE-DE) , per iscritto. – (EN) Signor Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi anni l’Unione europea è stata uno degli attori internazionali che hanno mostrato la via per lo sviluppo di una politica climatica globale sostenibile. E’ una posizione che l’UE deve mantenere anche in futuro.

Desidero ringraziare il relatore e la commissione per questa relazione apprezzabile. Servirà a rafforzare la visione delle basi scientifiche su cui si deve appoggiare il lavoro per il controllo del cambiamento climatico. Occorre notare che la scienza e la conoscenza da essa portata cambiano in continuazione a causa delle nuove tecnologie e scoperte. Di conseguenza, dobbiamo restare aperti a tutte le informazioni su questo fenomeno e altresì rispettare le opinioni diverse.

E’ estremamente importante reagire in modo decisivo al cambiamento climatico. Fino a oggi, ciascuno dei quattro Gruppi intergovernativi ha dovuto rivedere le stime relative alla velocità con cui si sta verificando il cambiamento climatico operate dai loro predecessori. Il fenomeno si è sviluppato più rapidamente rispetto alle prime stime della Comunità in merito. Anche ora sembra che vi sia la necessità di rivedere le precedenti stime dell’IPCC. Gli studi condotti dalla NASA, l’agenzia spaziale americana, mostrano che il controllo del cambiamento climatico richiederà azioni più drastiche: il contenuto del gas presente nell’atmosfera causato dal cambiamento climatico deve essere limitato in modo più rigoroso in modo tale da poter evitare tali drastici cambiamenti.

L’UE deve tener conto dell’opinione scientifica sempre più diffusa secondo cui le emissioni di biossido di carbonio debbano essere ridotte in modo più drastico al fine di rallentare il riscaldamento climatico, come raccomandato dall’IPCC. Avendo osservato da vicino tale sviluppo, temo che gli obiettivi del pacchetto clima dell’UE non siano sufficientemente ambiziosi. L’Unione deve ora compiere sforzi molto più determinati al fine di istituire nell’Unione società effettivamente ecologiche. La modernizzazione in termini ecologici deve costituire il principio guida di tutti i settori politici dell’UE. La capacità di cambiare di fronte a tale rivoluzione costituirà altresì il fattore principale che influirà sulla competitività internazionale dell’UE.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (PSE) ) , per iscritto. – (RO) La lotta al cambiamento climatico è diventata un argomento presente sempre più spesso nell’ordine del giorno dei lavori delle organizzazioni internazionali. Iniziando con il Vertice del 2007, quando è stato deciso l’obiettivo del 20 per cento per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili entro il 2020, il riscaldamento globale è diventato una priorità per tutti i paesi del pianeta.

Tale decisione è stata seguita da altri importanti eventi internazionali, quali il Vertice del G8 a Heiligendamm, la discussione del Consiglio delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico o il piano d’azione di Bali. In seguito a tali eventi internazionali, è stato raggiunto un accordo scientifico, secondo il quale le tendenze del riscaldamento globale si basano sulle attività umane e i risultati della ricerca e della raccolta dei dati sono sufficienti ad avviare azioni urgenti e decisioni politiche volte a ridurre le emissioni di gas. E’ fondamentale creare il Fondo di adattamento e includere le foreste in un nuovo accordo di protezione del clima volto a evitare un ulteriore disboscamento ed emissioni di biossido di carbonio causate dagli incendi boschivi.

Sensibilizzare il grande pubblico diffondendo le prove scientifiche relative all’impatto umano sul cambiamento climatico giocherà un ruolo fondamentale al fine di ottenere l’appoggio dei cittadini dell’UE per azioni politiche volte a ridurre le emissioni di carbonio.

 
  
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  Andres Tarand (PSE) , per iscritto. – (ET) Il clima sta cambiando e ciò accade a causa dell’attività umana. Fino a 40 anni fa, quando ho prelevato dei campioni di ghiaccio dalla stazione di ricerca in Antartide, ne eravamo inconsapevoli. Oggi l’IPCC, che collaziona il lavoro di migliaia di scienziati, ha fornito prove sufficienti a dimostrare che il cambiamento climatico si sta verificando e il nostro compito è agire piuttosto che continuare a fornire prove. Su questo punto mi trovo pienamente d’accordo con l’approccio del relatore, l’onorevole Florenz.

L’Unione europea deve essere ambiziosa e adottare un obiettivo più vicino a una riduzione del 30 per cento delle emissioni di gas a effetto serra entro l’anno 2020. Altrimenti la questione sarà complicata in previsione di contributi genuini da parte di altri paesi. E’ strano che un forum più elevato voti all’unanimità sul livello di dettaglio degli obiettivi generali, ma che, quando si tratta degli obiettivi relativi al contenuto delle emissioni di CO2 nei gas di scarico delle automobili o di diverse altre misure specifiche, non osa più essere così ambizioso. Questo non è il modo di affrontare in modo efficace il cambiamento climatico.

Appoggio le proposte di modifica che concentrano l’attenzione sulla necessità di eseguire studi più dettagliati e modelli della situazione degli oceani e dei mari e dell’influenza del cambiamento climatico sulla fauna ittica. Non posso, tuttavia, trovarmi d’accordo su diverse proposte di modifica in cui si manifestano dubbi in merito al fatto che si stia verificando il cambiamento climatico, in cui è messa in risalto l’importanza dei combustibili fossili e dell’energia nucleare e in cui è ridicolizzato lo sviluppo dell’energia rinnovabile.

Ritengo che la commissione temporanea sul cambiamento climatico del Parlamento abbia contribuito a sensibilizzare i rappresentanti di diversi livelli sociali e a individuare una posizione comune. Come compromesso è ragionevole l’estensione di nove mesi del mandato della commissione fino all’incontro di Poznań. Una scadenza più lunga per noi avrebbe voluto dire eseguire un compito importante dovendo tenere decisamente d’occhio le elezioni.

 
  
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  Gabriele Zimmer (GUE/NGL) , per iscritto. – (DE) Ho votato a favore della relazione. La discussione sul cambiamento climatico, che è necessaria con urgenza, deve fondarsi su solidi fatti scientifici. Essi sono stati forniti dalla relazione interlocutoria dell’onorevole Florenz. La presente relazione deve assumere un ruolo di rilievo sia nell’arena pubblica che in seno alla Commissione e al Consiglio. Le scoperte scientifiche sull’effetto serra sono disponibili da più di 180 anni.

E’ stato a causa di particolari condizioni sociali che sono state ignorate tali conoscenze relative alla minaccia alle basi naturali e climatiche della vita, impedendo un’azione tempestiva e facendo sì che anche oggi si continui ad agire in questo modo. O iniziamo ad agire ora sulla base della cooperazione internazionale al fine di limitare danni ulteriori ed evitare i disastri che sono stati previsti e che colpiranno con tutta la loro forza innanzi tutto le popolazioni più povere del pianeta, o continuiamo sulla strada verso la distruzione. I fatti dimostrano in modo convincente che è necessaria un’azione immediata volta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e che dobbiamo limitare il riscaldamento a meno di 2°C modificando il nostro stile di vita e le abitudini di consumo, nonché mediante l’adozione di criteri e quadri politici e sociali. Appoggio la dichiarazione del relatore secondo la quale non di tratta di discutere i valori delle emissioni; ora il dibattito deve concentrarsi sulla sostenibilità.

La Strategia dell’UE per lo sviluppo sostenibile deve tener conto di tali problemi e istituire finalmente politiche su basi sostenibili, il che richiede una modifica delle priorità politiche. Ogni giorno perso è potenzialmente devastante e ciò non può trovare giustificazione.

 
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