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RC-B6-0277/2008

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PV 04/06/2008 - 20
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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 4 giugno 2008 - Bruxelles Edizione GU

20. Vertice UE/Stati Uniti
Processo verbale
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  Presidente. − L’ordine del giorno reca le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sul prossimo Vertice UE-Stati Uniti.

 
  
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  Dimitrij Rupel, Presidente in carica del Consiglio. (EN) Signor Presidente, desidero intervenire sul Vertice UE-USA. Parlerò nella mia lingua, se me lo permette.

(SL) Sebbene le relazioni tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America siano essenzialmente bilaterali, i relativi risultati hanno effetti globali. Il partenariato transatlantico ha abbandonato ormai da molto tempo il carattere prettamente economico. L’Unione europea e gli Stati Uniti vantano una stretta cooperazione sia sul piano bilaterale che in sede di organizzazioni internazionali in merito alla composizione di questioni irrisolte, tra cui i problemi regionali più urgenti, quali l’Afghanistan, il Medio Oriente e i Balcani occidentali.

Come in tutte le relazioni, l’Unione europea e gli Stati Uniti sono talvolta, com’è ovvio, divisi da divergenze di opinione su determinati temi, tuttavia li risolviamo positivamente grazie a un approccio costruttivo e alla comprensione reciproca. L’Unione europea e gli Stati Uniti sono un sistema importante, anzi, il più importante, che esercita un notevole effetto sulle relazioni internazionali. Abbiamo le nostre divergenze, ma nel complesso lavoriamo insieme come alleati e amici. Condividiamo molti valori comuni e un legame storico, sviluppatosi durante tutto il XX secolo, e che alla fine ci ha permesso di restare fianco a fianco durante la fine della guerra fredda e l’espansione dei legami euro-atlantici.

Poiché per l’Unione europea è più complesso pervenire a un consenso rispetto agli Stati Uniti, le relazioni non sono, com’è logico, semplici. Ma neppure gli Stati Uniti riescono sempre a trovare un’intesa. Se osserviamo i rapporti sulla campagna elettorale constatiamo che persino all’interno dello stesso partito è difficile raggiungere l’accordo. L’Unione europea è unita nella diversità e, direi, ne è orgogliosa. Questo è anche il punto di partenza del Trattato di Lisbona che entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno.

Nel corso della nostra Presidenza del Consiglio europeo la Slovenia ha dedicato grande attenzione al rafforzamento delle relazioni transatlantiche, soprattutto per quanto attiene la dimensione strategica. Faccio presente che si sono già svolti molti incontri importanti, quali la riunione della troika dei ministri degli Esteri dell’UE e degli USA, la riunione dei responsabili politici e la sessione della troika dei ministri della Giustizia e degli affari interni; in maggio a Lubiana è stato inoltre organizzato un incontro tra legislatori europei e americani. Tuttavia, l’evento di maggior rilievo nell’ambito delle relazioni transatlantiche sarà il Vertice UE-USA in programma il 10 giugno a Brdo pri Kranju.

Sono lieto di poter affermare che riteniamo che l’organizzazione dell’evento sarà adeguata, e i lavori sono già molto avanzati. Il vertice ci offrirà anche l’opportunità di spiegare l’importanza del partenariato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti al grande pubblico nonché di dimostrare i nostri valori comuni, il valido dialogo e gli interessi compatibili nell’affrontare problemi regionali e globali.

Il vertice sarà strutturato in quattro parti, ossia l’incontro dei capi di Stato, la sessione plenaria, il pranzo cui seguirà una conferenza stampa. I capi di Stato discuteranno delle questioni regionali più urgenti quali il Medio Oriente, i Balcani, l’Asia centrale e così via, il Caucaso, l’Iran, mentre altre tematiche di carattere regionale saranno trattate nell’ambito della sessione plenaria e del pranzo. I colloqui riguarderanno anche problemi globali come il cambiamento climatico, l’energia, i negoziati in seno all’OMC, lo sviluppo, la salute e la sicurezza, nonché il libero scambio e la libera circolazione delle persone.

In occasione della sessione plenaria del vertice, verrà presentata la prima relazione sullo stato di avanzamento del Consiglio economico transatlantico, istituito al Vertice UE-USA svoltosi a Washington nel 2007 e nel cui ambito il Parlamento europeo ha un ruolo importante quale organo consultivo attraverso il dialogo transatlantico dei legislatori.

La relazione sullo stato di avanzamento della riunione del Consiglio economico transatlantico tenutasi il 13 maggio a Bruxelles sarà presentata dai copresidenti del Consiglio, portavoce del presidente statunitense per gli affari economici internazionali, e il Commissario per le Imprese e l’industria nonché Vicepresidente della Commissione europea Günter Verheugen, presente qui oggi. La conferenza stampa dopo i colloqui costituirà un importante appuntamento del vertice, in quanto offrirà l’occasione di inviare un messaggio positivo al pubblico europeo e mondiale in merito ai progressi compiuti nell’ambito delle relazioni transatlantiche e dei progetti congiunti in programma.

Il documento da adottare al vertice è stato oggetto di molti mesi di colloqui tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Stiamo stilando una dichiarazione che comprenda l’intera gamma della cooperazione transatlantica. Tra i vari argomenti, figureranno le questioni regionali, la sicurezza globale, il partenariato economico transatlantico e le sfide globali, compresi i cambiamenti climatici e l’energia. E’ nostra intenzione nonché obiettivo della Presidenza elaborare un documento breve e conciso che contenga un messaggio politico determinato e mi auguro che la nostra impresa riesca.

Anche per quanto attiene ai cambiamenti climatici, su cui abbiamo opinioni divergenti, abbiamo trovato, spero, una soluzione di compromesso. Il breve testo concreto proposto al riguardo riporta i principali obiettivi dell’Unione europea e al contempo tiene conto delle posizioni degli Stati Uniti – non ripeterò argomentazioni ben note a questo Parlamento. La dichiarazione viene elaborata nell’ambito del gruppo di lavoro per le relazioni transatlantiche (COTRA) e gli sviluppi dei colloqui sono stati presentati il 20 maggio al comitato politico di sicurezza, il 21 maggio alla riunione dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Unione europea (COREPER) e il 26 maggio, ossia la scorsa settimana, al Consiglio “Affari generali e relazioni esterne” (GAERC).

Stiamo facendo tutto il possibile per fissare una data per la firma dell’accordo in materia di sicurezza aerea – la cui elaborazione è ora alla fase finale – e ci piacerebbe poter siglare tale documento almeno entro la fine della nostra Presidenza, vale a dire per la fine di giugno. Inoltre, sosteniamo la creazione entro il minor tempo possibile dei “cieli aperti”, che rappresenteranno l’ulteriore liberalizzazione del trasporto aereo transatlantico nonché una nuova fase nelle relazioni tra l’Unione europea e gli Stati Uniti di cui beneficeranno i cittadini di entrambe le sponde dell’Atlantico.

La Presidenza slovena è consapevole del fatto che alcuni Stati membri non sono ancora stati inclusi nel programma di esenzione dall’obbligo del visto, che consente di viaggiare negli Stati Uniti senza visto. Abbiamo dedicato molta attenzione al problema in tutti i contatti con gli Stati uniti e nei nostri lavori in prospettiva del vertice. La Presidenza slovena ha raggiunto un compromesso in base al quale gli Stati membri dell’Unione europea definiranno accordi bilaterali per tutti gli aspetti che non rientrano nella sfera di competenze della Commissione.

Onorevoli deputati, vi garantisco che la Presidenza slovena investirà molta energia nei preparativi per il vertice e pertanto sono convinto che potremo definire un successo questo appuntamento in Slovenia.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, onorevoli deputati, oggi l’Unione europea è un valido e importante partner di molti paesi. In un mondo sempre più multipolare, abbiamo concluso partenariati strategici con i nostri principali partner, ma di tutti i partner strategici quelli con cui abbiamo più in comune sono gli Stati Uniti. Condividiamo una parte notevole della responsabilità di un mondo più equo, in cui tutti beneficiamo della prosperità e in cui la nostra sicurezza sia solidamente ancorata in termini politici, economici, sociali, ecologici e anche militari.

Il partenariato in questione è ambizioso quanto arduo; richiede a noi europei di dimostrare maggiore solidarietà sulla scena internazionale, ma anche un ripensamento da parte dei nostri amici americani, in quanto li pone di fronte al fatto di accettare che il ruolo di leadership nel mondo deve essere condiviso. La situazione esige un’apertura che equivale a più che semplicistiche reazioni pro o contro Europa o America.

Abbiamo bisogno di percepire a fondo che è poco quello che ci divide, ma è molto più quello che ci unisce. In occasione del Vertice UE-USA verranno affrontati varie questioni importanti. Nell’area della politica estera, la discussione si incentrerà sulla cooperazione tra l’UE e gli Stati Uniti nei Balcani occidentali, in particolare in Kosovo, e nel Medio Oriente. L’agenda prevede anche un confronto su come collaborare al fine di contrastare il cambiamento climatico, un tema difficile su cui l’UE e gli Stati Uniti sono ancora ben lungi dal trovare un punto d’incontro.

Ciononostante, il dibattito politico negli Stati Uniti è cambiato in misura notevole e si sta muovendo nella nostra direzione. Il nostro obiettivo europeo è prevenire a un ambizioso accordo sostanziale per il periodo successivo al 2012 nel quadro del processo negoziale globale sotto l’egida delle Nazioni Unite. Dovrebbe essere un accordo che vede la partecipazione della nazione più industrializzata al mondo, gli Stati Uniti d’America.

In agenda figura anche la politica in materia di energia. E’ nostra intenzione imprimere impulso alla cooperazione nella scienza e nella tecnologia e, al contempo, dobbiamo instaurare un dialogo aperto e costruttivo non solo con i nostri fornitori di energia tradizionali, ma anche con quelli potenziali. Sarebbe sensato per noi scambiare esperienze in un contesto transatlantico.

La nostra cooperazione nella lotta contro il terrorismo internazionale è diventata un elemento chiave comune l’11 settembre 2001, se non prima. Vogliamo migliorare le occasioni di scambiare informazioni personali al fine di individuare i ricercati, un’attività che tuttavia presuppone lo sviluppo e il rispetto di principi comuni per la protezione dei dati.

Il tema dell’esenzione dal visto è un tema inevitabile di questo vertice. L’anno scorso, la riforma del programma statunitense di esenzione dall’obbligo del visto, il Visa Waiver Programme, ha aperto la via a un’eventuale soluzione. Gli Stati membri e la Commissione lavorano a stretto contatto al riguardo – sono lieto di poterlo affermare – e l’Esecutivo si occupa in particolare delle competenze comunitarie.

Devo dire in tutta franchezza che, da una prospettiva politica, è incomprensibile che a noi europei, uniti grazie al sistema Schengen, venga riservato un diverso trattamento quando entriamo nel nostro principale paese partner. Pertanto, ricorderemo al Presidente degli Stati Uniti che ha promesso di eliminare il requisito del visto.

Vorrei ora tornare alle relazioni economiche, cui ha accennato il Presidente in carica del Consiglio. Il Consiglio economico transatlantico, il TEC, creato l’anno scorso ha apportato uno strumento politico volto a imprimere impulso all’integrazione economica transatlantica. Questa crescita economica è il cuore dell’economica globale. E’ il centro di gravità degli scambi e degli investimenti su scala mondiale e rimarrà tale per molti anni a venire. Pertanto, siamo determinati a ricorrere al TEC per trovare soluzioni alle questioni che sono in sospeso da anni – alcune da 10, 15 o persino 20 anni – e che ostacolano in misura significativa il commercio transatlantico.

Il bilancio dopo il primo anno è positivo. Abbiamo affrontato con successo le prime questioni difficili; siamo soprattutto riusciti a creare uno spirito di cooperazione e di fiducia reciproca che non avevamo mai conosciuto prima d’ora. Sono lieto che possiamo contare sul pieno sostegno del Parlamento europeo, coinvolto in ogni fase di questa cooperazione. Vantiamo buoni rapporti di lavoro con tutti gli attuali partner del dialogo transatlantico e ringrazio inoltre il Consiglio per il suo appoggio che continuerà a essere importante anche in futuro.

Abbiamo al nostro attivo alcuni risultati tangibili: abbiamo compiuto passi avanti per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti delle merci importate; gli Stati Uniti hanno accettato i principi contabili internazionali; condividiamo la stessa visione in merito alla promozione di un ambiente aperto per gli investimenti globali, tema sul quale il vertice formulerà anche una dichiarazione. Abbiamo già intensificato la cooperazione sulla proposta legislativa e tendiamo a principi comuni euro-statunitensi onde non competere gli uni contro gli altri sui mercati mondiali con i nostri principi.

Abbiamo compiuto un passo importante che ci ha permesso di accorciare le distanze rispetto al riconoscimento reciproco delle condizioni di sicurezza per le apparecchiature elettriche, qualcosa che noi europei chiediamo agli americani da molti anni. Gli americani hanno riaperto questo particolare fascicolo, un gesto che non ci aspettavamo avvenisse dopo così poco tempo. Abbiamo iniziato a coordinare i nostri interessi di politica economica verso i paesi terzi e nel contesto internazionale.

Finora non si è aperto ancora alcuno spiraglio per quanto riguarda il controllo sul 100 per cento dei container per il trasporto merci ed è davvero preoccupante. Vi invito pertanto, onorevoli deputati, a fare buon uso dei vostri contatti in seno al Congresso, perché è stata una decisione del Congresso statunitense e non del governo degli USA, il che spiega anche perché i miei sforzi per pervenire a una soluzione nell’ambito dei colloqui con il governo americano non sono molto promettenti. E’ il Congresso che deve intervenire, il governo non può. Mi auguro che i vostri contatti all’interno del Congresso ci aiuteranno in questo caso.

La Commissione ha preparato due proposte in relazione all’attività del Consiglio economico transatlantico sul divieto di importazione di pollame dagli Stati Uniti. Proponiamo di eliminare tale divieto poiché è ingiustificato da un punto di vista giuridico o scientifico. So che il dibattito in materia è talvolta dettato da non poca emotività, senza ovviamente una conoscenza accurata del contesto e delle circostanze. Desidero invitare chiunque voglia dire qualcosa al riguardo di informarsi prima a dovere.

Inoltre, è una questione eliminata arbitrariamente dal dibattito parlamentare da molti anni, come ho scoperto. Non dobbiamo parlare a favore del protezionismo, né assumere la posizione arrogante per cui le nostre soluzioni sono le uniche positive per i consumatori e il modus operandi altrui è automaticamente sbagliato. Può benissimo accadere che qualcosa di diverso non sia peggiore di quello che facciamo. Si deve valutare caso per caso. Solo perché qualcosa è diverso non significa che non sia valido.

Se non risolviamo questo problema, che è essenzialmente un problema marginale, ma profondamente importante per gli americani, non avremo neppure la più remota possibilità – e lo dico con la massima serietà – di portare sul tavolo negoziale i principali temi di politica agricola che vogliamo affrontare con gli americani, per esempio non concluderemo alcunché con le nostre richieste agli americani relative al settore agricolo. Rivolgo questa osservazione ai ministri europei dell’Agricoltura, che pensavano fosse sensato respingere questa iniziativa ancor prima di averle dato un’occhiata. Si sono danneggiati non poco in questo modo.

Non mi faccio illusioni: tutte le questioni di cui si occupa il Consiglio europeo transatlantico sono difficili e nulla avverrà in tempi rapidi. Tuttavia, con la necessaria saggezza e l’opportuna lungimiranza tutte queste tematiche possono essere risolte su entrambi i versanti. Questo strumento è troppo importante e troppo prezioso per poterlo sprecare. Inoltre, alla luce dell’impasse dei negoziati di Doha, non si deve sottovalutarlo, anche se abbiamo alla fine tutti gli interessi a vedere il commercio mondiale con un risultato positivo che sia vantaggioso per tutti coloro che sono coinvolti.

Al vertice giungeremo a una rapida conclusione dei negoziati sulla seconda fase dell’accordo sul trasporto aereo che darà ulteriore slancio all’economia transatlantica.

Onorevoli deputati, nel complesso le relazioni tra l’UE e gli Stati Uniti si stanno sviluppano in un modo molto soddisfacente. A prescindere dai contrasti che inevitabilmente si creano, le nostre relazioni costruttive e orientate al futuro. Ci auguriamo che da questo vertice parta un forte segnale che indichi che siamo partner pronti ad assumerci la responsabilità della regione transatlantica e a risolvere le questioni globali, a prescindere dai diversi periodi legislativi e dai diversi mandati applicabili all’Amministrazione, al Consiglio, al Parlamento e alla Commissione.

Sarei veramente grato al Parlamento europeo se continuasse a sostenere e a promuovere questo processo con forza.

 
  
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  James Elles, a nome del gruppo PPE-DE. – (EN) Signor Presidente, qualche giorno fa eravamo a Lubiana con il dialogo transatlantico dei legislatori e abbiamo apprezzato molto la calorosa accoglienza della Presidenza slovena.

I dibattiti avuti con i nostri colleghi congressuali hanno dimostrato quale ampiezza abbia acquisito l’agenda tra il Congresso statunitense e il Parlamento europeo in questo quadro transatlantico: questioni economiche, di cui abbiamo sentito poc’anzi per voce del Commissario, aspetti politici, che potrebbero anche essere economici, quali il cambiamento climatico, ma anche temi difficili come l’Afghanistan e il concetto di sicurezza nel complesso. Pertanto, accogliamo con favore questa discussione prima del vertice UE-USA della prossima settimana.

Ho tre brevi riflessioni in merito al presente dibattito. Prima: quando si ha un programma ampio con tante questioni diverse e strutturato in modo notevolmente dissimile rispetto a quello di dieci anni fa, di certo dobbiamo cominciare a costruire una qualche forma di approccio comune a una dimensione di sicurezza, una strategia in materia di sicurezza. Abbiamo discusso proprio ora sulla strategia europea in materia di sicurezza. Dobbiamo cominciare a confrontarci con la strategia statunitense in materia di sicurezza sul lungo periodo, onde poter poi affrontare insieme questi problemi su una base più ampia.

Seconda riflessione: in questo confronto manca concretamente il dialogo dei legislatori. Veniamo, per così dire, messi da parte a Lubiana e poi il vertice si svolge in quello stesso posto fra due settimane. Sembra piuttosto un’organizzazione del XIX secolo, perché manca un reale contatto tra i dialoghi delle amministrazioni e dei legislatori. Di certo, come indica la presente proposta di risoluzione, dobbiamo prevedere un’assemblea transatlantica nel cui ambito i principali legislatori di entrambe le sponde dell’Atlantico possono confrontarsi e definire insieme iniziative comuni.

La mia ultima riflessione è personale. Poiché l’UE, gli USA e la NATO dovranno affrontare di concerto queste tematiche, forse potrebbe essere un’idea organizzare a margine del vertice della NATO che si svolgerà a Kehl nella primavera del 2009, quello UE-USA onde dimostrare che la NATO, l’UE e gli USA si occupano di questi problemi congiuntamente.

 
  
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  Jan Marinus Wiersma, a nome del gruppo PSE. – (NL) Signor Presidente, a nome del mio gruppo desidero ringraziare il signor Ministro e il Commissario per i loro interventi introduttivi. Condivido la conclusione del Commissario Verheugen secondo cui l’atmosfera è positiva, meglio di quella di qualche anno fa. Ovviamente ci attendiamo anche ulteriori miglioramenti con l’insediamento del nuovo governo all’inizio del prossimo anno. Ritengo che entrambi i candidati vogliano cambiare, vogliamo maggiori investimenti da parte degli Stati Uniti nella cooperazione internazionale e nelle istituzioni multilaterali. Questa situazione offre anche prospettive per un rafforzamento delle relazioni tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Mi perdonerete se le mie preferenze vanno a uno dei due candidati, ovviamente, e con oggi si sa con certezza chi saranno.

Molti problemi rimarranno tuttavia sull’agenda. Non parlerò di cooperazione economica, dal momento che il Commissario Verheugen ha trattato poc’anzi questo punto e noi abbiamo avuto un ampio dibattito sull’argomento qualche settimana fa. Una questione che vorrei sollevare di nuovo, come nella precedente discussione, è quella della non proliferazione delle armi nucleari. E’ ora di una nuova iniziativa. Credo che gli Stati Uniti dovrebbero compiere un gesto, ad esempio firmare il trattato sul divieto totale di test nucleari; si profilano comunque nuove opportunità per quanto riguarda la conclusione di accordi sulla militarizzazione del ciclo del combustibile nucleare. Mi fa piacere quanto affermato dal candidato presidenziale John McCain in merito al ritiro dall’Europa delle armi nucleari tattiche, una dichiarazione che indica che McCain prende seriamente questa agenda.

Il secondo punto riguarda la questione del sistema di difesa antimissile. Il mio collega, l’onorevole Rouček, approfondirà l’argomento, che continua a essere importante per noi, in quanto riteniamo che possa essere regolamentato unilateralmente nell’ambito dei negoziati bilaterali in corso con alcuni paesi membri della NATO. E’ un problema europeo; concerne la situazione della sicurezza in Europa. Dovrebbe perlomeno essere affrontato a livello multilaterale in seno agli organismi europei competenti. Condivido le critiche per il finora mancato accordo sui visti e sul programma di esenzione dall’obbligo del visto. Riteniamo, com’è ovvio, che tutti gli Stati membri dell’UE, in particolare i paesi che aderiscono all’area Schengen, debbano essere inseriti a pieno titolo nel programma. Adesso che la Commissione può partecipare direttamente ai negoziati, mi auguro che compirà passi avanti in merito.

Un’altra osservazione per concludere: continuiamo a essere insoddisfatti delle risposte americane alle nostre denunce relative alle pratiche della CIA delle extraordinary rendition e all’esistenza di Guantánamo. Per una volta, porvi termine continua a rappresentare un obiettivo importante sull’agenda della consultazione comune.

 
  
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  Anneli Jäätteenmäki, a nome del gruppo ALDE. – (FI) Signor Presidente, è importante che gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea abbiano un forum aperto di discussione e vantino un rapporto di cooperazione. Anche il Commissario Verheugen ha sottolinea l’importanza della cooperazione con il Congresso. Anch’io ho avuto circa una settimana fa l’occasione di partecipare a un incontro della delegazione della Commissione europea negli Stati Uniti. Questo tipo di contatto è importante. Come altrove, ovviamente, vi sono discussioni aperte su questioni difficili e ogni interlocutore cerca, com’è logico, di riservare particolare attenzione ai problemi che riguardano la sua parte di mondo. Quello che emerge chiaramente da questi colloqui è che quando gli Stati Uniti cercano di addurre argomenti in merito a tematiche legate alla sicurezza, molto spesso si tratta di argomentazioni afferenti al protezionismo economico e commerciale.

Sono pienamente d’accordo con l’onorevole Wiersma e anch’io deploro che agli Stati membri dell’UE non venga riservato un trattamento equo e corretto riguardo alla questione dei visti. Con il nuovo corso nell’amministrazione statunitense, si spera che l’UE possa parlare agli USA con una voce sola in materia e che poi tutti gli Stati membri vengano trattati esattamente su un piano di parità.

Infine, e a livello personale, vorrei ricordare che qui in Europa e tutti nel resto del mondo seguono il primo round della corsa alla Casa Bianca. Infatti, offre un quadro assolutamente perfetto della macchina democratica americana. L’UE potrebbe in effetti dare un’occhiata nello specchio qui. Parliamo qui delle selezioni per le massime cariche dell’UE. Non esiste alcun forum aperto, e tanto meno un processo davvero democratico, mentre queste funzioni vengono distribuite prima delle elezioni. Potreste immaginare l’amministrazione più importante e le cariche politiche assegnate negli Stati uniti prima delle elezioni, come succede qui nell’UE? In altre parole, dobbiamo davvero apprendere un lezione dagli Stati Uniti in molti campi, non ultime le questioni relative alla democrazia.

 
  
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  Cem Özdemir, a nome del gruppo Verts/ALE. (DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, onorevoli colleghi, vogliamo buone relazioni tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea. Il prerequisito a tal fine, tuttavia, è anche che l’Unione europea parli con una voce. Le sfide e la crisi nei Balcani occidentali, nella reazione del Caucaso meridionale, nel Medio Oriente e in Afghanistan, la lotta contro il terrorismo oggi presente nei media e la crisi alimentare che è ora evidente, le questioni relative a sicurezza energetica, cambiamenti climatici, recessione economica nonché gli aspetti legati alla trasparenza e alla regolamentazione dei mercati finanziari – tutti punti su cui abbiamo bisogno gli uni degli altri e dobbiamo collaborare. Tuttavia, vogliamo anche rafforzare la dimensione parlamentare coinvolgendo il Congresso USA e il Parlamento europeo.

Un elemento che riveste primaria importanza per i nostri cittadini è – e lo affermo in piena coscienza, in quanto persona che si considera transatlantica – la chiusura del carcere di Guantánamo Bay e di tutte le prigioni segrete nel mondo. E’ importante spiegare ai nostri amici americani che i restanti detenuti devono essere accusati su una base legittima o rilasciati e, se del caso, adeguatamente indennizzati. Anche noi tuttavia dobbiamo contribuire, accogliendo i detenuti uiguri nell’Unione europea e aiutando così a porre termine a questa vergogna il prima possibile.

Un altro punto importante per la reputazione collettiva dei nostri valori democratici è che, da un lato, siamo d’accordo sul fatto che incomba una minaccia terroristica, ma, dall’altro, dobbiamo anche sottolineare che la presente discussione si svolge con strumenti costituzionali. Non è esattamente quanto avviene con l’attuale pratica delle liste delle organizzazioni terroristiche sia nell’Unione europea che negli Stati Uniti. Pertanto anche tale questione deve essere messa con urgenza sul banco di prova. Mi permetto di evidenziare ancora una volta che il terrorismo e la criminalità organizzata devono essere affrontati sulla base di diritti fondamentali e di principi costituzionali comuni. Questo discorso vale anche per lo scambio di dati personali tra gli Stati Uniti e l’Unione europea.

Un altro punto importante è infine il problema del cambiamento climatico, che incide su molti aspetti, dalla sicurezza alimentare all’energia fino all’approvvigionamento idrico. A questo tema è stata pertanto attribuita elevata priorità al vertice. Entrambi i partner devono definire un approccio comune volto a contrastare i cambiamenti climatici. Il nostro obiettivo deve consistere nel limitare l’aumento della temperatura a un massimo di due gradi rispetto ai valori preindustriali. Esortiamo i paesi industrializzati a mantenere la loro responsabilità.

 
  
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  Brian Crowley, a nome del gruppo UEN. – (EN) Signor Presidente, desidero ringraziare il Presidente in carica del Consiglio Dimitrij Rupel e il Commissario Verheugen per la loro introduzione al presente dibattito. Sotto vari aspetti, quello cui stiamo assistendo qui e un convergere di ideali e obiettivi tra gli USA e l’Unione europea. Troppo spesso ci concentriamo sugli elementi che ci dividono. Sul piano geografico ci separa l’Oceano Atlantico, ma ciò che ci unisce è quello che abbiamo nel cuore e nell’animo, alla base dei nostri sistemi di valori e che forma le nostre convinzioni riguardo al controllo democratico e alla promozione delle istituzioni democratiche nel mondo.

Dobbiamo concentrarci seriamente sugli elementi essenziali di questo tipo di immagine che gli USA e l’Unione europea possono offrire al mondo nel XXI secolo. Com’è ovvio, i miei colleghi hanno menzionato molte delle sfide che dobbiamo affrontare, che si tratti del cambiamento climatico, degli obiettivi di sviluppo o di qualsiasi altra cosa. Ma innanzi tutto dobbiamo mirare a portare la pace e la stabilità nelle regioni e nelle aree.

E’ per tale motivo che è assolutamente appropriato che il prossimo vertice tra l’UE e gli USA si svolga a Lubiana, perché in quella città possiamo guardare verso l’occidente e vedere che nell’Unione europea regnano stabilità e pace. Possiamo guardare verso il sud-est e osservare la potenziale frattura e il potenziale pericolo nei Balcani occidentali, Possiamo guardare oltre verso oriente e constatare il potenziale pericolo e la potenziale frattura dovuti a quanto sta accadendo nel Medio Oriente. E’ per questa ragione che ritengo che sia importante, in fase di incontro e di discussione, avere, naturalmente, agende sempre più estese, ma che necessariamente devono concentrarsi su elementi chiave e prioritari.

A mio avviso, tali elementi chiave e prioritari dovrebbero basarsi su quanto segue: garantire che il Quartetto prosegua i propri lavori riguardo al processo di pace in Medio Oriente; garantire la promozione e il sostegno dell’accordo di Doha delle parti in Libano in merito alla situazione libanese; garantire la necessaria sicurezza di cui il Kosovo e altre aree all’interno dei Balcani occidentali hanno bisogno al fine di sviluppare le rispettive democrazie in un contesto futuro di stabilità e pace. Ma il fattore più importante in assoluto per noi è riconciliarci per offrire una leadership al resto del mondo, in particolare nei settori del cambiamento climatico, dell’energia e dei prodotti alimentari; perché la questione più impellente che devono affrontare oggi molti paesi nel mondo, non solo quelli in via di sviluppo ma anche i paesi industrializzati, è il prezzo dei prodotti alimentari con le relative difficoltà che ne discenderanno.

Insieme gli USA e l’UE possono mantenere una posizione forte, ma possono anche offrire una grande leadership per il futuro.

 
  
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  Dimitrios Papadimoulis, a nome del gruppo GUE/NGL. (EL) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, illustrerà i punti specifici su cui non è d’accordo?

Il Parlamento europeo chiede la chiusura di Guantánamo e di recente sono state diffuse notizie relative a navi prigione, che molto probabilmente hanno fatto scalo anche in porti europei. Dirà qualcosa riguardo a questo agli americani o appoggerà le richieste dei cittadini statunitensi in merito? Dirà loro qualcosa affinché smettano di ostacolare l’accordo globale sul cambiamento climatico, li esorterà ad abbandonare il loro approccio unilaterale verso i biocombustibili e ad accettare un minimo compromesso in modo da affrontare l’attuale crisi alimentare che provoca una crescita vertiginosa dei prezzi dei prodotti alimentari? Commissario Verheugen, poiché ha svolto un ruolo essenziale nel processo che ha portato all’eliminazione del divieto sui polli al cloro, imposto nell’UE dal 1997, mi permetta di dirle che tutti coloro tra noi che non sono d’accordo con lei – e sono molti – non prendono tale posizione per ignoranza ma perché considerano la tutela della salute pubblica più importante degli interessi commerciali. Ventuno dei 27 Stati membri non sono d’accordo con lei, al pari di un Parlamento europeo unanime e della pertinente commissione parlamentare; vi sono forti obiezioni anche in seno alla Commissione. Non è un argomento da prendere alla leggera, Commissario Verheugen, e deve presentare argomentazioni in merito.

 
  
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  Philip Claeys (NI).(NL) Signor Presidente, il partenariato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti è una pietra angolare delle politiche estere dell’UE, come indica giustamente la risoluzione comune. Una tale cooperazione presuppone alcuni accordi lapalissiani, ad esempio il principio secondo cui noi non interferiamo negli affari interni dell’altro partner. Mi dispiace dover constatare che negli ultimi anni, e anche di recente, i nostri partner americani non hanno sempre rispettato questo accordo. Per esempio, il Presidente e il dipartimento di Stato hanno dichiarato a più riprese di essere apertamente a favore dell’adesione della Turchia all’Unione europea e hanno esercitato pressione a tale scopo, Tale comportamento è inaccettabile. E’ come se il Consiglio europeo o la Commissione europea intervenissero per ottenere l’adesione del Messico agli Stati Uniti, o almeno la sua integrazione. Solo perché la Turchia è un paese membro della NATO non significa che il paese abbia anche le credenziali per entrare nell’Unione europea. La NATO è importante per l’Unione europea, ma non è l’UE. Sono due questioni diverse, e il vertice della prossima settimana è un’ottima occasione per ricordare ai nostri partner questa problematica, in modo cordiale ma al contempo risoluto.

 
  
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  Elmar Brok (PPE-DE).(DE) Signor Presidente, signor Presidente in carica del Consiglio, signor Commissario, ritengo che sia del tutto chiaro, e che sia stato altrettanto chiaramente sottolineato in vari interventi, che l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America insieme possono contribuire come nessun altro alla pace e alla libertà nel mondo sulla base dei loro valori.

Sappiamo tuttavia che talvolta abbiamo divergenze di opinioni. Se anche a volte troviamo l’unilateralismo americano molto sgradevole, quest’ultimo è anche in parte imputabile alle nostre stesse debolezze. Questo è il motivo per cui una migliore politica europea nei confronti degli Stati Uniti, una forza interna e una voce sola nella politica estera e di sicurezza sono le condizioni per creare un autentico partenariato. Grazie al Consiglio economico transatlantico ora disponiamo di uno strumento volto a consolidare i nostri interessi comuni in una specifica area.

Per questa ragione mi rattrista molto constatare che la situazione minaccia già di collassare sulla questione dei polli, che il Presidente degli Stati Uniti si deve attaccare al telefono a causa della questione dei polli e che noi non dimostriamo neppure una certa volontà a trovare un compromesso su tale problema. Dobbiamo valutare se qui molti aspetti siano stati esagerati e siamo pertanto nella posizione di costruire una base che ci consente di sviluppare un mercato transatlantico, di determinare i nostri comuni interessi e – come ha giustamente affermato l’onorevole Elles - coinvolgere il Parlamento. Il Commissario Verheugen ha già dichiarato che la normativa in molti settori è già interessata, che è il motivo per cui gli emicicli di entrambe le parti devono essere coinvolti preventivamente al fine di avere sotto controlla la situazione e applicare queste norme insieme nel mondo.

Se vogliamo sortire risultati positivi e se riusciamo a mantenere lo slancio dopo le elezioni di quest’anno negli Stati uniti e le elezioni del prossimo anno nell’Unione europea, forse avremo gettato le basi per comprendere che il cambiamento climatico, la criminalità organizzata, le migrazioni e molto altro possono essere affrontati solo collaborando insieme nell’interesse di un mondo migliore. E’ per questo motivo che dovremmo lavorare più a stretto contatto con i nostri amici americani.

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MARIO MAURO
Vicepresidente

 
  
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  Libor Rouček (PSE). - (CS) Onorevoli colleghi, nel mio intervento mi soffermerò su un aspetto delle relazioni tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, vale a dire il sistema dello scudo antimissile. Nel mio paese, la Repubblica ceca, dove è prevista l’installazione di una base radar quale parte del sistema in questione, due terzi dei cittadini si oppongono costantemente a questo progetto. I cechi ritengono che lo scudo antimissile non riguardi solo le relazioni bilaterali tra gli USA e la Repubblica ceca o la Polonia, ma che le questioni relative allo scudo antimissile e alla non proliferazione degli armamenti attenga alla sicurezza dell’Europa nel complesso. Voglio pertanto esortare ancora una volta il Consiglio a creare, infine, una piattaforma che consenta a tutti gli Stati membri dell’UE di partecipare al dibattito in materia. Desidero anche sfruttare questa opportunità per chiedere agli Stati Uniti di non firmare, al momento, gli accordi sull’installazione in Europa di elementi del loro sistema antimissile. L’America e l’Europa devono affrontare problemi ben più urgenti: la lotta al terrorismo, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, il riscaldamento globale, l’Afghanistan e tanti altri. Lavoriamo quindi insieme (e intendo insieme come partner) al fine di trovare una soluzione a questi problemi, Possiamo rimandare a un momento successivo le questioni non urgenti e che in realtà ci dividono anziché unirci.

 
  
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  Sophia in 't Veld (ALDE).(EN) Signor Presidente, il Commissario Verheugen ha poc’anzi invitato il Parlamento europeo a sfruttare i suoi contatti all’interno del Congresso per la questione del controllo sul 100 per cento dei container. Molto bene, penso saremo ben lieti di accontentarli; ma allora, in cambio, credo che questo Parlamento dovrebbe essere maggiormente coinvolto in questioni quali, per esempio, il quadro per la protezione di dati transatlantici, perché da un anno e mezzo a questa parte è un argomento affrontato a porte chiuse da funzionari pubblici, come se si trattasse di un aspetto puramente tecnico che non c’entra con le nostre libertà civili e i nostri diritti fondamentali. Non è un tema per diplomatici; è ora che la Commissione e il Consiglio lo portino nel Parlamento europeo.

Un altro punto riguarda un annuncio fatto l’altro giorno dalle autorità degli Stati Uniti: il regime di autorizzazione elettronica di viaggio. Gradirei sapere se il Consiglio e la Commissione intendono sollevare la questione al vertice con gli USA. Ho l’impressione che, per ora, abbiamo un miscuglio di misure di sicurezza che interessano i viaggiatori – autorizzazione elettronica di viaggio, PNR, API, passaporti biometrici, impronte digitali, sistemi di registrazione ingressi/uscite, sistema di individuazione automatica, visto, esenzione dall’obbligo di visto – e l’UE si limita a copiarle pedestremente. E’ ora che, invece, cominciamo a parlare di un efficace quadro coerente e proporzionale di misure di sicurezza.

Date queste premesse, gradirei sapere se la Commissione e il Consiglio intendono sollevare le seguenti questioni con le autorità statunitensi. Hanno già annunciato – credo in agosto – che chiederanno a vettori aerei e marittimi di raccogliere 10 impronte digitali e le scansioni del viso di tutti i viaggiatori e di sottoporre queste informazioni entro 24 ore al dipartimento della sicurezza interna. Presenterò un’interrogazione parlamentare al riguardo e vorrei sapere se il Consiglio e la Commissione convengono con me che i vettori non dovrebbero occuparsi dell’applicazione della legge e dei compiti di sicurezza, e se hanno intenzione di intervenire.

Infine per quanto riguarda l’esenzione dall’obbligo di visto, vorrei evidenziare un particolare aspetto. Abbiamo rivolto questa domanda innumerevoli volte e non abbiamo mai ottenuto risposta: intendete affrontare la questione dell’inaccettabile divieto di viaggio verso gli Stati Uniti imposto ai malati di HIV?

 
  
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  Mirosław Mariusz Piotrowski (UEN).(PL) Signor Presidente, non molto tempo fa il Parlamento europeo ha adottato una soluzione in cui chiedeva agli Stati Uniti di abolire il requisito del visto per i cittadini di tutti gli Stati membri e di rispettare i principi di reciprocità.

I cittadini degli Stati Uniti possono viaggiare liberamente in tutti i paesi dell’UE, ma gli unici che non devono richiedere il visto per gli Stati Uniti sono gli abitanti di alcuni dei paesi più ricchi dell’Unione europea. Questo evidenzia uno squilibrio nel trattamento di certi Stati, membri a pieno titolo dell’UE. Purtroppo, a tutt’oggi questo argomento non ha ricevuto la dovuta attenzione da parte delle istituzioni dell’UE che spesso dimostrano un eccesso di zelo in altri ambiti. Siamo testimoni di una situazione impari in cui – per fare un esempio – i cittadini polacchi vengono ancora trattati come potenziali emigranti, anche se sono passati secoli da quando il loro obiettivo erano gli Stati Uniti; dopotutto, possono lavorare nei paesi dell’UE che hanno aperto loro i rispettivi mercati del lavoro. Non vi sono ragioni economiche e di certo neppure politiche per cui non dovrebbero viaggiare negli Stati Uniti senza visto.

Dobbiamo augurarci che al prossimo vertice UE-USA i paesi dell’UE siano determinati nel presentare il problema e riescano finalmente a risolverlo.

 
  
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  Jana Bobošíková (NI).(CS) Signor Presidente, dato che il Commissario Verheugen ha parlato con toni enfatici della prosperità, mi aspetto che il vertice cerchi innanzi tutto un modo di frenare l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Mi attendo una risposta politicamente corretta al fatto che dieci milioni di persone moriranno di fame quest’anno, e circa altri cento milioni scivoleranno ancora di più nella povertà. Allo stesso tempo, il latte in Europa viene versato nelle fognature proprio adesso, e la colza e la canna da zucchero, in fioritura ora nei campi, finiranno nei serbatoi dei veicoli. Sovvenzioni elevate e tariffe sulle importazioni rendono più vantaggioso coltivare combustibile anziché cereali, anche se è risaputo che il prezzo del grano scenderebbe immediatamente del 10 per cento e quello del mais del 20 per cento se i paesi dichiarassero una moratoria sui biocombustibili. Signor Presidente, credo che all’incontro di Lubiana previsto tra una settimana emergerà con chiarezza se l’Unione europea e gli Stati Uniti intendono assumersi le loro responsabilità globali o se pensano di continuare a parlarne con retorica populista. Dato che devono far fronte ai risultati (letteralmente) devastanti delle attuali politiche agricole, dovrebbero abolire quanto prima quella follia di sovvenzioni agricole, quote e tariffe doganali, e smettere di promuovere i biocombustibili.

 
  
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  Jerzy Buzek (PPE-DE).(PL) Signor Presidente, stiamo parlando al principale partner dell’Unione europea; abbiamo opinioni divergenti su molti punti, ma la realtà è che siamo più vicini agli Stati Uniti rispetto a qualsiasi altro paese oltreoceano. Al contempo, tuttavia, in termini globali il nostro approccio differisce riguardo a vari argomenti chiave che interessano l’intero pianeta.

L’Unione europea ha fatto della lotta al riscaldamento globale il vessillo delle sue attività; sono queste le preferenze di tutte le Presidenze, passate e future. Gli Stati Uniti concordano sul fatto che siano soprattutto le attività dell’uomo la causa dei cambiamenti che si osservano nel clima, ma non vogliono farsi carico dell’onere di contrastare il cambiamento climatico. Per contro, noi, l’Unione europea, abbiamo adottato un programma molto aggressivo volto a limitare le emissioni. Sarà un programma di che imporrà alla nostra economia un rigore eccezionale. Abbiamo deciso in questo senso perché vogliamo che altri si uniscano a noi. Questo è il nostro obiettivo, perché non possiamo salvare il pianeta da soli.

Gli Stati Uniti sono praticamente i maggiori responsabili dei gas a effetto serra nel mondo. Convincere il produttore numero uno ad assumere obblighi comuni può portare a una comprensione globale a Poznań e a Copenaghen, e sarà solo quando riusciremo a raggiungere tale comprensione che il nostro programma di riduzione delle emissioni non sarà andato sprecato. Ritengo pertanto che il confronto con gli Stati Uniti su tale argomento e la presentazione dei nostri progetti, nonché persuaderli ad agire congiuntamente con noi sulla scena internazionale durante le prossime sessioni sull’accordo in materia di clima, sia uno dei più importanti, forse oggi il punto unico più importante per l’Unione europea.

 
  
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  Ana Maria Gomes (PSE).(PT) L’ultimo Vertice UE-USA dell’era Bush si svolgerà il 10 giugno. Un’era che è stata macchiata per sempre dall’invasione illegale dell’Iraq e dall’ignominia di Abu Ghraib, di Guantánamo e delle prigioni segrete. Tireremo tutti un sospiro di sollievo dopo otto anni di indietreggiamento. Otto anni sprecati in termini di quella che avrebbe potuto essere una lotta efficace contro il terrorismo compatibile con i valori della democrazia e dei diritti umani. Anni sprecati riguardo alla ricerca di pace nel Medio Oriente, sprecati in termini di lotta alla criminalità organizzata nonché in termini di disarmi e non proliferazione nucleare.

Sappiamo che Barack Obama sarà il candidato del partito democratico e che la speranza è che quest’ultimo ritorni. Obama ha dichiarato di essere a favore del rafforzamento del Trattato di non proliferazione nucleare e ha anche sostenuto l’obiettivo del totale disarmo nucleare. Questa scelta ha già prodotto un effetto sul suo avversario repubblicano, il senatore McCain, che ha allineato la propria posizione a quella di Obama e ha aggiunto di appoggiare il ritiro dall’Europa delle armi nucleari tattiche. Questo dimostra che c’è una massa critica negli Stati uniti che è pronta per un cambiamento di strategia.

L’Europa deve confrontarsi quanto prima con la nuova Amministrazione riguardo all’elaborazione di strategie congiunte per la conferenza di revisione del TNP e riguardo a tutti gli ambiti in cui sono in gioco la sicurezza globale e, in particolare, la non proliferazione delle armi di distruzione di massa, compresi i negoziati con l’Iran. Date queste premesse, i contatti tra i membri del Parlamento europeo e quelli del Congresso rivestono la massima importanza e devono essere intensificati.

Signor Presidente, la leadership statunitense non è più sufficiente per combattere le minacce di oggi e per prevenire in futuro quelle nuove. Tuttavia è tuttora indispensabile. Confidiamo nel fatto che il Presidente Obama – e mi auguro che sia lui – si dimostri all’altezza della sfida e che l’Europa sia in grado di sfruttare ogni opportunità per contribuire al rafforzamento duraturo del sistema multilaterale.

 
  
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  Dariusz Maciej Grabowski (UEN).(PL) Signor Presidente, i problemi assumono sempre più una dimensione globale. Ne è un esempio il peggioramento della situazione economica. Un secondo esempio è l’uso politico dell’accesso alle materie prime e il relativo aumento dei prezzi, tra cui i prezzi dei prodotti alimentari. Un terzo, il terrorismo; un quarto, i conflitti armati locali. Nessun singolo Stato ha il potere di risolvere questi problemi, pertanto è necessario che tra l’UE e gli Stati Uniti ci siano dialogo e cooperazione.

C’è anche il rovescio della medaglia, tuttavia, ed è la rivalità economica e politica tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Quindi, riguardo alle questioni di maggiore importanza è necessario definire opportuni accordi che questa rivalità diventi un elemento di frattura. Gli accordi sono necessari soprattutto per quanto attiene agli aspetti economici. Il mondo non deve essere ostaggio del capitale speculativo e dei monopoli delle materie prime. L’Europa non deve schierarsi con Al Gore quale propugnatore dell’idea del riscaldamento globale a scapito delle sue stesse imprese.

In previsione del prossimo cambio di presidente negli Stati Uniti, l’Europa dovrebbe chiarire a dovere le proprie priorità politiche e le proposte volte a risolverle.

 
  
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  Dushana Zdravkova (PPE-DE).(BG) In quanto rappresentante di un nuovo Stato membro dell’UE e membro della delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti d’America, desidero soffermarmi sull’importante ruolo del dialogo transatlantico dei legislatori riunitosi a Lubiana solo qualche giorno fa.

Desidero esprimere la mia gratitudine per i temi inseriti in agenda, in quanto hanno dimostrato in tutta evidenza che le sfide affrontate da alcuni nuovi Stati membri dell’UE erano le stesse che figuravano nell’agenda dell’Unione europea e delle sue Istituzioni, il che ci ha infuso un senso di sicurezza e di protezione degli interessi chiave.

Tuttavia, quello a cui voglio riferirmi innanzi tutto è l’aspetto correlato alle tanto pubblicizzate misure di sicurezza, che comprendono gli accordi sui visti, nonché i requisiti per il controllo del 100 per cento dei carichi.

Da un lato, queste misure riguardano la libera circolazione dei cittadini del mio paese e principalmente le opportunità per i giovani di godere degli stessi diritti e delle stesse opportunità di cui beneficiano ragazzi della loro età in altri paesi. Dall’altro, generano problemi economici per paesi come la Bulgaria che ha porti relativamente piccoli e dovrà accollarsi il pesante onere finanziario dovuto all’obbligo di disporre della nuova dotazione di controllo.

A causa di tali misure questi porti non gestiranno più i carichi che verranno convogliati verso strutture portuali di maggiori dimensioni. Tale situazione comprometterà gli interessi economici di regioni come la mia, vale a dire la città di Varna, e le altre zone del Mar Nero.

Nel corso degli incontri svoltisi per discutere delle questioni correlate ai visti, ho informato i nostri colleghi americani del Congresso degli Stati Uniti che la situazione in Bulgaria era sostanzialmente diversa rispetto a quella consueta di 10 o 15 anni fa, quando un gran numero di giovani andava negli Stati Uniti e, inoltre, i tassi di rifiuto delle domande di visto erano contenuti. Questa è la ragione per cui occorre avviare un nuovo dialogo tra i due paesi.

Ritengo tuttavia che la Bulgaria debba rimanere fedele alla politica comune dell’UE e insistere sull’applicazione di misure volte a proteggere tutti i cittadini dell’Unione europea sulla base della reciprocità. Al tempo stesso, i nostri colleghi statunitensi dovrebbero comprendere che noi tutti dobbiamo affrontare problemi di sicurezza che dobbiamo risolvere lavorando di concerto anziché mettendoci reciprocamente i bastoni tra le ruote. Sostengo pertanto la risoluzione e l’imminente vertice.

 
  
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  Helmut Kuhne (PSE).(DE) Signor Presidente, una relazione fondamentalmente positiva con gli Stati Uniti non preclude la divergenza di interessi e opinioni. Ritengo che un partenariato su un piano di parità sia possibile sono su una base simile. Soltanto in questo modo possiamo anche contrastare con convinzione l’antiamericanismo.

Per questo motivo noi del gruppo socialista al Parlamento europeo ci schieriamo a favore di un dialogo diretto sulla politica in materia di sicurezza con gli Stati Uniti per quegli aspetti che rientrano nell’ambito della giurisdizione dell’Unione europea. Vorrei illustrare due esempi al riguardo: la credibilità dei valori occidentali quando lottiamo contro il terrorismo e la questione della stabilizzazione e della ricostruzione.

Proprio per queste due ragioni siamo contro i legami aperti o celati dell’UE nei confronti della strategia statunitense sulla sicurezza nazionale, come possiamo evincere in uno degli emendamenti proposti dal gruppo del Partito popolare europeo (Democratici cristiani) e dei Democratici europei alla relazione sulla strategia in materia di sicurezza, che voteremo domani, perché è assolutamente palese che nessun presidente degli Stati Uniti accetterà mai che un terzo, a prescindere che si tratti o meno dell’UE, diventi un cofirmatario di tale strategia sulla sicurezza nazionale. Perché allora dovremmo impegnarci per la stessa cosa con un assegno in bianco? Questo non è un piede di parità e pertanto ci dichiariamo contro posizioni simili.

 
  
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  Atanas Paparizov (PSE).(BG) Signor Presidente, desidero esprimere il mio sostegno per la proposta di risoluzione comune e accennare a due questioni in agenda nel dialogo dei legislatori di Lubiana: i cambiamenti climatici e l’energia, due settori in cui entrambe le parti, ossia Stati Uniti e Europa, devono potenziare la cooperazione.

Mi auguro che al riguardo emergano maggiori opportunità sulla scia delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Personalmente, confido in particolare nelle attività legislative presso il Congresso americano che consentano alla Conferenza di Copenaghen di pervenire a soluzioni globali. In caso contrario, paesi come la Bulgaria subirebbero gravi contraccolpi a causa della perdita di competitività dei loro prodotti e delle esportazioni se fossimo i soli ad attuare le proposte della Commissione europea sul cambiamento climatico.

Per quanto attiene al settore dell’energia, la nostra cooperazione non dovrebbe limitarsi soltanto alle tecnologie pulite e al relativo fondo, ma dovrebbe anche occuparsi dell’energia nucleare che sembra acquisire sempre più peso nel mondo, soprattutto in paesi del calibro di Cina e India. Possiamo essere partner in questo ambito solo se l’Unione europea potrà inserire più apertamente nelle sue politiche le questioni dell’energia nucleare.

 
  
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  Peter Skinner (PSE).(EN) Signor Presidente, desidero concentrarmi su tre punti. Primo, concordo riguardo all’enfasi usata dal Commissario: diamo seguito al Consiglio economico transatlantico e al lavoro che possiamo svolgere in quella sede. Dobbiamo dimostrare che siamo in grado di prendere molto seriamente certi argomenti e che possiamo apportare i cambiamenti necessari a eliminare qualsiasi spiacevole ostacolo, che sono i rifugi di base per la protezione nazionale. Tra questi figura il provvedimento relativo ai polli, ed è sconsolante sentire in quest’Aula che non avremmo dovuto togliere il divieto.

Secondo, dobbiamo promuovere l’agenda positiva nonché spronarci a vicenda sulle questioni difficili, come il cambiamento climatico. L’aspetto finanziario fa parte di una storia molto interessante da raccontare, e spero che all’elenco dei progressi compiuti finora in questo campo venga aggiunto il settore assicurativo.

Infine, il recente dialogo transatlantico di Lubiana è migliorato. Sono stati affrontati più temi e sono state prese più decisioni, e al pari dei miei colleghi posso dirmi d’accordo sul fatto che dobbiamo potenziare questo adesso al livello stabilito nella dichiarazione comune di Huston del 1997.

 
  
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  Corina Creţu (PSE).(EN) Signor Presidente, vorrei menzionare una questione che spero figurerà nell’ordine del giorno del vertice del 10 giugno.

Innanzi tutto, per quanto riguarda il Kosovo, è ovvio che non sia negli interessi di nessuno avere un nuovo Stato mancato nei Balcani, e pertanto la Romania partecipa da anni agli interventi intesi a stabilizzare la regione. Ciò che maggiormente ci preoccupa sono la criminalità organizzata, la prostituzione e il traffico di esseri umani, la droga e le armi, e ritengo che le nuove autorità kosovare debbano potenziare i propri sforzi al fine di controllare tali pratiche.

Anch’io penso sia di estrema importanza seguire da vicino come viene preservata la cultura locale, in particolare i monasteri ortodossi presenti nell’area.

L’altra questione che vorrei sollevare riguarda i visti per tutti i cittadini europei che viaggiano verso gli Stati Uniti. Desidero ringraziare il Commissario Verheugen e il Ministro Rupel per aver portato all’attenzione il tema. Come avete potuto constatare qui, c’è una solidarietà molto forte, a prescindere dal nostro colore politico. Devo ammettere che mi ha non poco sorpresa che durante la riunione a Lubiana i nostri colleghi del Congresso abbiano caricato l’intera responsabilità di questa questione sulle spalle del dipartimento di Stato mentre, al tempo stesso, il Presidente Bush diceva che di solito è di totale competenza del Congresso. Auspico che finalmente si troverà una risposta nel corso di questo Vertice di Lubiana.

Infine, vorrei sollevare il problema del prezzo dei prodotti alimentari e della povertà.

 
  
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  Zita Pleštinská (PPE-DE).(SK) Onorevoli colleghi, quando la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori si è recata nel luglio 2007 a Washington, ho compreso l’importanza della cooperazione tra gli Stati Uniti e l’Unione europea.

Credo che le politiche comuni dell’UE e degli USA nelle aree delle tariffe doganali, della proprietà intellettuale, del mutuo riconoscimento, della reciproca comprensione e dell’armonizzazione delle norme possa sfociare nella creazione di un nuovo spazio transatlantico di commercio a vantaggio sia degli imprenditori che dei consumatori di entrambe le sponde dell’Atlantico. Poiché al momento è oggetto di dibattito in Parlamento la direttiva sui giocattoli, sarebbe molto utile trovare una politica comune anche in merito alla sicurezza dei giocattoli. Sono certa che il Commissario Verheugen, che rappresenta l’Unione europea in seno al dialogo transatlantico, possa ottenere un notevole risultato a tale proposito.

Onorevoli colleghi, mi auguro che dall’imminente Vertice UE-USA emerga che il programma di esenzione dall’obbligo di visto per gli USA venga esteso a tutti i cittadini dell’UE, tra cui quelli del mio paese, la Slovacchia.

 
  
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  Stolojan, Theodor Dumitru (PPE-DE). (RO) Signor Presidente, desidero ringraziare il Commissario Verheugen per aver inserito nell’agenda del Vertice UE-USA la questione dei visti che interessa i cittadini del mio paese, che io rappresento qui in seno al Parlamento europeo. Inoltre, insisto affinché gli USA si uniscano all’azione dell’Unione europea volta a rispondere alle sfide generate dal cambiamento climatico; in caso contrario, tutte le imprese europee saranno svantaggiate nel gioco di concorrenza con gli Stati Uniti.

 
  
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  Dimitrij Rupel, Presidente in carica del Consiglio. (SL) Permettetemi di rispondere a tre questioni che sono, a mio avviso, della massima importanza.

La prima riguarda il problema sollevato dall’onorevole Rouček in merito allo scudo antimissile. L’interrogativo posto dall’onorevole deputato trascende in qualche modo i limiti di una questione dell’Unione europea, in quanto attiene ad accordi tra due singoli paesi europei e gli Stati Uniti d’America, e due paesi in particolare, la Repubblica ceca e la Polonia che stanno concludendo accordi bilaterali con gli Stati Uniti.

Personalmente gradirei che questi aspetti venissero affrontati in sede NATO o di Unione europea, ma al momento non è possibile. Come ho detto, è una questione bilaterale che, ovviamente, rientra nella sfera di competenze dei paesi coinvolti nella definizione degli accordi.

Per quanto riguarda il programma di esenzione dall’obbligo di visto, oggetto di non poche critiche e più volte affrontato in quest’Aula, vorrei far presente quanto segue: in merito all’estensione di tale programma, il Visa Waiver Programma, auspichiamo che, in conformità dell’intesa su un approccio a due vie – quello adottato in occasione della riunione UE-USA tra i ministri della Giustizia e degli affari interni – presto si registrino risultati positivi.

A oggi è stato deciso che gli Stati Uniti negozieranno con i singoli Stati membri relativamente a questioni che sono di competenza nazionale e con la Commissione, invece, riguardo ad aspetti che afferiscono alla competenza dell’Unione europea. Ho già sottolineato questo nel mio intervento di apertura. Pertanto, ci aspettiamo un’estensione del Visa Waiver Programme che consenta di includere più Stati membri dell’Unione europea entro la fine del 2008. Al momento sono 11 i paesi non coperti da tale programma.

Vorrei aggiungere qualche parola sul cambiamento climatico, signor Presidente, se mi è concesso. L’interrogativo sollevato mirava a sapere se abbiamo fatto abbastanza riguardo a tale questione o problema. Sono lieto che durante la nostra Presidenza si siano svolti due importanti incontri, il primo sul “Dialogo di alto livello sul cambiamento climatico, l’energia pulita e lo sviluppo sostenibile” e il secondo sul “Riesame strategico dell’energia”.

Nondimeno, ci piacerebbe che gli Stati Uniti dimostrassero maggiore impegno in questo campo, e noi nell’Unione europea tenteremo di convincere i nostri amici americani dell’importanza di intervenire su scala globale e di concerto tra europei e americani. A tutt’oggi non sono trascurabili le divergenze tra noi.

Desidero altresì sottolineare che l’Unione europea è fermamente convinta che la questione della lotta al cambiamento climatico debba essere affrontata nel quadro delle Nazioni Uniti. Questo è il contributo che posso offrire alla discussione.

 
  
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  Günter Verheugen, Vicepresidente della Commissione. (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero soffermarmi brevemente su due questioni. Innanzi tutto, la cooperazione in materia di sicurezza, che l’onorevole in ’t Veld ha menzionato molti in sintesi e che riguarda il problema del giusto equilibrio tra le esigenze di sicurezza dei nostri amici americani e la rivendicazione da parte nostra della libertà individuale e dei diritti individuali dei nostri cittadini.

Vorrei spiegarle molto chiaramente, onorevole in ’t Veld, che la Commissione condivide appieno le sue preoccupazioni e io, ovviamente, informerò il collega competente della critica da lei espressa in merito alla mancanza di trasparenza nel processo e gli chiederò di garantire maggiore trasparenza.

Ci confronteremo con gli americani prima di accettare qualsiasi elemento che riguardi i principi intesi a instaurare una cooperazione tra noi su questi temi. Se mancherà la comprensione su questi principi, sarà difficile trovarla su singoli punti. Questo è, naturalmente, uno degli argomenti da affrontare al vertice della prossima settimana a Lubiana.

Non ho piacere di aggiungere altro in questa sede in merito alla questione dei polli, che tuttavia è stata menzionata da vari oratori in Aula. E’ sempre opportuno sapere di che cosa stiamo effettivamente parlando. Da molti anni a questa parte la preposta Autorità europea per la sicurezza alimentare spiega che il pollame importato dagli Stati Uniti non rappresenta in alcun modo una minaccia per la salute dei consumatori. Non stiamo parlando di un problema veterinario; stiamo discutendo di un argomento di mera politica commerciale da affrontare da questa prospettiva: quali sono i nostri interessi e come li difendiamo al meglio? Ritengo di avervi detto quanto dovevo.

A tale proposito, non ci sono divergenze di opinione in seno alla Commissione. La Commissione ha fin dall’inizio spiegato – devo ammettere – di non consentire a questa disputa in qualche modo bizzarra di diventare un onere e di sistemare per conto nostro il problema.

 
  
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  Presidente. − Comunico di aver ricevuto sei proposte di risoluzione(1) conformemente all’articolo 103, paragrafo 2 del regolamento.

La discussione è chiusa.

La votazione di svolgerà giovedì 5 giugno 2008.

Dichiarazioni scritte (articolo 142)

 
  
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  Magor Imre Csibi (ALDE), per iscritto.(RO) Quale vicepresidente della commissione ENVI, sollecito i rappresentati dell’UE che partecipano all’incontro con i funzionari degli Stati Uniti ad analizzare eventuali soluzioni riguardo alla questione del cambiamento climatico.

Il cambiamento climatico è una sfida globale alla quale dobbiamo rispondere su scala globale. L’Europa sta compiendo passi in tal senso. Ci si aspetta lo stesso esempio dai nostri vicini al di là dell’oceano. Sono lieto che gli Stati Uniti abbiano deciso di unirsi agli sforzi della comunità internazionale, dopo il 2012, con la scadenza del protocollo di Kyoto.

Ho altresì apprezzato, infine, che il Presidente degli Stati Uniti abbia ammesso che occorre una normativa volta a ridurre le emissioni dei gas a effetto serra. Sollecito i rappresentanti dell’UE a discutere di una concreta percentuale di riduzione onde porre effettivamente termine al riscaldamento globale. Non possiamo accettare di aver bisogno di una legislazione in materia per poi, una volta raggiunti i risultati, tornare indietro.

Al tempo stesso, i futuri dibattiti relativi al quadro di cooperazione sul cambiamento climatico devono basarsi su studi concreti incentrati sulle fonti di energia rinnovabili. Mi riferisco principalmente ai biocombustibili di prima generazione. Dobbiamo contenere la percentuale del loro utilizzo e mantenere basso il livello delle sovvenzioni. In questo modo, proteggeremo la biodiversità ed eviteremo l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari imputabile alla diminuzione della superficie riservata all’attività agricola.

 
  
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  András Gyürk (PPE-DE), per iscritto.(HU) Il Vertice UE-USA in programma tra qualche giorno è una buona occasione che ci permette di valutare gi sviluppi delle relazioni transatlantiche nelle principali aree. Riteniamo che alla cooperazione relativa alla politica in materia di energia debba essere riservato un ruolo di rilievo nell’agenda.

La sicurezza dell’approvvigionamento energetico continua a essere l’obiettivo primario su entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico. E’ comunemente risaputo che la maggior parte delle riserve si trovano in paesi che non sempre soddisfano i requisiti della democrazia. E’ proprio per questa ragione che sono necessari costanti sforzi e un’azione comune negli interessi della promozione dei diritti umani e dello Stato di diritto. E’ importante per noi sottolineare che diffondere i principi della democrazia significherà anche maggiore sicurezza nell’approvvigionamento energetico.

A ciò si aggiunga che la futura cooperazione deve concentrarsi anche con maggiore attenzione sulla lotta al cambiamento climatico. E’ da accogliere con molto favore il fatto che gli Stati Uniti si siano impegnati a creare le basi per il sistema post-Kyoto. Gli Stati membri dell’Unione europea e gli Stati Uniti devono assumere un ruolo di guida mirando a ottenere da parte dei paesi più industrializzati il consenso, entro la fine dell’anno, sulle principali pietre angolari del trattato internazionale. Il pacchetto di misure relativo alla riduzione delle emissioni introdotto di recente nella legislazione americana è l’ultimo segnale che dimostra la volontà di Washington di assumere un ruolo attivo nella lotta contro il cambiamento climatico.

I prezzi del petrolio, che stanno raggiungendo prezzi vertiginosi prima inimmaginabili, attirano la nostra attenzione sull’importanza dell’azione internazionale congiunta nell’area della politica energetica. Siamo convinti che gli Stati uniti e l’Europa non possano esimersi dall’assumere la responsabilità in tale ambito.

 
  
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  Gábor Harangozó (PSE), per iscritto.(EN) Negli ultimi anni le relazioni UE-USA hanno registrato sostanziali cambiamenti in molti settori e si stanno muovendo verso una fase di consolidamento riguardo a molti aspetti della cooperazione. Il recente caso dei negoziati sull’eliminazione delle restrizioni relative ai visti per i viaggiatori dell’UE è un esempio perfetto – malgrado il risultato positivo – che dimostra il motivo per cui, onde garantire la riuscita dei colloqui tra gli USA e l’UE, dovremmo evitare di definire accordi bilaterali che in realtà indeboliscono il potere negoziale dell’UE quanto entità unica.

Un accordo su un pacchetto che impegnasse i 27 Stati membri, basato sulla ripartizione delle competenze tra l’Unione e gli Stati membri, era in effetti un elemento indispensabile al fine di sostenere la politica comune dell’UE in materia di visti. E’ essenziale garantire che, laddove si applicano le competenze della Comunità, gli accordi a livello di UE con i nostri partner strategici quali gli Stati Uniti sono assicurati; ritengo che sia negli interessi di entrambe le parti. E’ in realtà il solo modo di garantire che il Visa Waiver Programme preveda la reciproca esenzione dall’obbligo di visto per i viaggi e pari trattamento per tutti i cittadini riguardo allo status dei loro passaporti, in quanto cittadini dell’UE.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE-DE), per iscritto.(EN) E’ il momento di sottolineare in tutta chiarezza e responsabilmente che il partenariato UE-USA non è solo una pietra miliare delle azioni di politica estera dell’UE all’insegna della credibilità e dell’efficienza, ma che solo la stretta cooperazione e il coordinamento tra entrambi i partner consentirebbe loro di svolgere ruoli chiave nel mondo della globalizzazione e di fungere da garanti della stabilità e della democrazia.

L’Unione europea non ha un altro partner nel mondo cui condividere i valori fondamentali della libertà, dello Stato di diritto e della difesa dei diritti umani.

E’ ora di ricostruire del tutto un rapporto normale di cooperazione di fiducia reciproca dopo i danni imputabili all’invasione dell’Iraq, che ha tragicamente diviso l’UE stessa.

Chiedo pertanto con forza a entrambi i partner di completare senza indugi i lavori del Consiglio economico transatlantico. Anche un approccio comune ai problemi del cambiamento climatico accrescerà in misura sostanziale le possibilità di risolvere questi problemi. Lo stesso discorso vale rispetto all’Iran, riguardo al quale gli USA e l’UE devono definire una strategia comune onde fermare con efficacia le attività in loco volte a sviluppare armi nucleari.

Infine, ci occorre un partenariato UE-NATO ridefinito e più forte che migliorerà anche la nostra cooperazione in Afghanistan.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE-DE), per iscritto.(FI) Signor Presidente, signor Commissario, desidero sollevare due questioni su cui l’UE deve concentrare la propria attenzione al vertice. Le sfide globali significano che è soprattutto l’Occidente a dover dimostrare coerenza e senso di responsabilità.

Innanzi tutto, l’Unione deve sviluppare un dibattito costruttivo sul ruolo dell’America nell’ambito della politica in materia di clima. Il mondo ha dinanzi a sé un anno e mezzo per invertire rotta prima dell’appuntamento di Copenaghen. Da un lato, dobbiamo sollecitare gli Stati Uniti a elaborare piani indispensabili per la legislazione sul clima. Dobbiamo sottolineare che la soluzione al problema del cambiamento climatico globale è un’economia a basse emissioni di carbonio. Questo significa che i meccanismi dei mercati del carbonio dei vari paesi devono essere compatibili nonché sempre più integrati tra loro. I sistemi regionali di scambio di quote di emissioni degli Stati Uniti fanno ben sperare.

Per un verso, dobbiamo riconoscere che il nostro partner nella lotta contro il cambiamento climatico è migliore della sua reputazione. L’UE dovrebbe ispirarsi agli Stati Uniti e riconoscerne gli sforzi positivi volti a sviluppare una tecnologia pulita. L’Unione ha ancora un po’ di strada da percorrere in questo senso. Gli Stati Uniti indicano il cammino che abbiamo dinanzi e propongono di istituire un fondo internazionale a favore della tecnologia rispettosa dell’ambiente. La cooperazione tra l’UE e gli Stati Uniti sarà inoltre molto importante per introdurre misure finalizzate all’adeguamento al cambiamento climatico.

Il vertice dovrebbe inoltre evidenziare i valori fondamentali che sono nostri impegni comuni: democrazia, diritti umani e Stato di diritto. Dobbiamo osare chiederci quale attuazione diamo alla nostra base di valori nelle politiche del mondo occidentale. Possiamo affermare a mente fredda che le azioni dei leader del mondo sono positive, ad esempio, nella lotta contro il terrorismo? Poiché il terrorismo è una minaccia che accomuna l’UE e gli Stati Uniti, occorre che gli strumenti per contrastarla siano all’altezza.

Talvolta sembra che la retorica politica globale e il mondo quotidiano dimentichino il fatto che la nostra base di valori non impone in primo luogo un obbligo ad altri, bensì a noi stessi, a prescindere che si tratti di Medio Oriente, Balcani occidentali o Africa.

 
  
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  Bernard Wojciechowski (IND/DEM), per iscritto.(EN) L’imminente Vertice UE-USA offrirà a entrambi i partner transatlantici la possibilità di trovare una base comune su questioni che interessano entrambe le sponde dell’Atlantico. I nostri continenti condividono una civiltà e un passato comuni. Dobbiamo garantire che il nodo che lega questa relazione sia il più stretto possibile onde consentirci di conseguire gli obiettivi che non sono solo importanti per entrambe le parti, ma rappresentano esigenze globali. Il crescente bisogno estremo di energia delle economie emergenti, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e i conflitti nel mondo sono solo alcuni degli aspetti su cui il partenariato UE-USA deve impegnarsi ai fini della pace e della sostenibilità e per promuovere la dignità umana sul globo. Una delle storie di successo di questa relazione è la NATO, un’organizzazione che noi tutti dovremmo sostenere e rafforzare in quanto ha garantito la pace in Europa e ha instaurato legami più profondi tra l’UE e gli USA.

 
  

(1)Vedasi processo verbale.

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